Thoughts.

di _Marika_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Puzzle. ***
Capitolo 2: *** Muri. ***
Capitolo 3: *** Teatro. ***
Capitolo 4: *** Momenti. ***
Capitolo 5: *** Parlare. ***
Capitolo 6: *** Gatti. ***
Capitolo 7: *** Sogno. ***
Capitolo 8: *** Limiti. ***
Capitolo 9: *** Urlare. ***
Capitolo 10: *** Tu. ***
Capitolo 11: *** Valeria. ***
Capitolo 12: *** Appuntamento. ***
Capitolo 13: *** Universo. ***
Capitolo 14: *** Enzimi. ***
Capitolo 15: *** Persone. ***
Capitolo 16: *** Stelle. ***
Capitolo 17: *** Ombre. ***
Capitolo 18: *** Opinioni. ***
Capitolo 19: *** Infinito. ***
Capitolo 20: *** Stereotipi. ***
Capitolo 21: *** Cigno. ***
Capitolo 22: *** Caramella. ***
Capitolo 23: *** Pensiero. ***
Capitolo 24: *** Stormtrooper. ***
Capitolo 25: *** Tu, qui, ora. ***
Capitolo 26: *** Amicizia. ***



Capitolo 1
*** Puzzle. ***


Puzzle.

 

Cerchi i colori giusti, la forma adeguata. Tentativi, ricerche; quei pezzi irritanti che ti illudono di essere quelli giusti. E quando ti riesce un incastro perfetto provi un moto di malsana soddisfazione.

Ore bruciate per dare vita a un immagine.

Con esasperante lentezza, con centinaia di prove, con pazienza. Ti capita di rimanere sveglio la notte per completare una sezione.

E, con un sospiro di vittoriosa soddisfazione, incastri l'ultimo pezzo che si adagia perfettamente al suo posto.

Alzi il viso e ammiri il tuo risultato. L'immagine è integra, meravigliosa. Vi passi sopra una mano per gustarne la liscia compattezza.

E poi, inaspettatamente, lo trovi distrutto. Dopo tutto il tempo, la pazienza, la dedizione che avevi sacrificato per costruire quell'immagine, pezzo dopo pezzo. Cercando i colori giusti, la forma perfetta.

Ore bruciate per costruire qualcosa di così effimero, come anni bruciati in un rapporto fittizio, un aborto di amicizia. Come allora, ti senti tradito. Guardi sconsolato i pezzi gettati alla rinfusa nella scatola. Ne prendi uno, ha un lato liscio. E, con tutta la pazienza del mondo, ricominci a cercare.

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Capitolo 2
*** Muri. ***


Muri.

 

 

E improvvisamente le incontri per strada, al parco, al centro commerciale. Le sorridi, le saluti, a volte ti fermi anche a sentire come stanno. Ma qualcosa è irrimediabilmente diverso. Non sai bene se tu o loro, ma il vostro rapporto è cambiato. E' come se un filo importante si fosse spezzato, tradendo la propria fragilità. Era un filo da cucito, colorato, vivace, ma sottile. Adesso giace scomposto sui vostri sorrisi finti, sui vostri sentimenti dimenticati. Ti chiedi come quelle persone avevano potuto essere tanto importanti. Ti chiedi se quelle relazioni erano artificiose fin dall'inizio o se qualcosa è successo, dopo, come una benda improvvisamente strappata via dagli occhi del cuore. E ti chiedi se anche loro provano la stessa cosa che provi tu. Se percepiscono la nuova freddezza dei tuoi gesti e delle tue parole. Io non mi fido di te, sembra urlare il tuo silenzio imbarazzato, tu mi hai fatto del male, e io non ho dimenticato.

E come se ci fosse un muro tra te e loro. Invisibile, ma quasi palpabile. Un muro di parole non dette, di emozioni fittizie.

Eppure si continua a fingere. Perché è comodo, perché si evitano sguardi taglienti e chiacchiere fastidiose. E quindi sorrisi, messaggi allegri, inviti. Fino al distacco. Quando il cuore e la mente non reggono più, quando la ferita viene inflitta più profondamente, si va via.

Non si decide, non è una cosa programmata. La vita non è mai programmata. Semplicemente, si cambia. Si esce con altre persone, persone più intimamente legate e te, più simili a te.

E quando ripensi alle persone della tua vecchia vita, capisci che non poteva andare diversamente. Forse era un rapporto malato fin dall'inizio, un aborto di amicizia, o forse no. Rammenti persone, circostanze... emozioni che sembravano così vere!

Poi ricordi quel giorno in cui il mondo ti è crollato addosso, e i dubbi vengono spazzati via.

Era tutto falso, un teatro di manichini vuoti. Adesso lo sai, e sei più forte. Ripensi a quelle persone con compassione e ringrazi di esserti accorto della maschera che ti copriva il viso.

Ora quella maschera non c'è più, i tuoi occhi sono liberi di guardare, il cielo ha nuovi colori. Colori e sfumature che aspettano solo di essere scoperti.

I muri sono stati abbattuti; la vita è adesso.

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Capitolo 3
*** Teatro. ***


Teatro.

 

Non tutti possono vantarsi di essere stati fiume, albero, roccia. Smembrarsi, ridursi ad essere molecole di qualcos'altro, qualcos'altro di estremamente più semplice ed immenso. Qualcosa di eterno, immutabile.

Non tutti possono vantarsi di essere stati mercanti, guide, donne incinte.

Non tutti. Posso fingere di aver il cuore in pezzi e l'anima lacerata, se me lo chiedi. Posso fingere di volerti bene, di provare amore, odio, rabbia e rancore nei tuoi confronti.

Posso fingere di avere una vita che non ho mai vissuto, posso camminare in un deserto fatto di sacchi.

Posso essere le onde del mare, il rombo della tempesta, il battito d'ali d'una fata.

Posso essere un albero in primavera. Lo senti? Senti cosa si prova? Senti le tue mani allungarsi, irrigidirsi, diventare rami e fronde? Senti il calore tiepido sulle tue giovani foglie? Senti le tue gemme svegliarsi e schiudersi alla rugiada del mattino? Senti le tue radici che lentamente affondano nel terreno, umido e fresco? Senti le infinite terminazioni nervose? Senti fremere ogni tua singola cellula? Lo senti?

Per questo amo il teatro. Amo scindermi da me stessa per essere qualcun altro. Amo l'emozione che mi prende le viscere quando salgo sul palco. Amo il rumore meccanico del sipario che si alza. Amo avere il cuore incastrato in gola, le mani sudate, le gambe che tremano. Amo emozionarmi, sentire che sono fatta di carne e sangue.

Amo sentirmi viva.

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Capitolo 4
*** Momenti. ***


Momenti.

 

E ci sono momenti che, nell'istante stesso in cui li stai vivendo, capisci che si incideranno a fuoco nella tua memoria. E, malignamente, quel momento ti scoppierà in testa nei momenti più inaspettati, e ogni volta proverai quel brivido dal cuore allo stomaco.

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Capitolo 5
*** Parlare. ***


Parlare.

 

E tutti devono sempre parlare, parlare, parlare. Devono raccontarti i fatti loro, anche se non te ne frega niente. E se vuoi farti vedere, se vuoi emergere, devi parlare più forte. Nessuno ti ascolta? Non importa. L'importante è illudersi. Illudersi che a qualcuno interessi quello che fai, quello che pensi, quello in cui credi. Sempre che tu creda ancora in qualcosa. E sono rare le persone che ascoltano, che ascoltano perché sono interessate veramente e non perché devono farti un favore. E allora mi chiudo in un silenzio circondato di rumore, di voci che si sovrappongono, che si annullano a vicenda. Il mio silenzio è una scelta, ma non un voto. A volte vorrei solo che mi si chiedesse: “E tu? Tu cosa ne pensi?”

Credo che sia la domanda più bella del mondo.

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Capitolo 6
*** Gatti. ***


Gatti.

Mi piacciono i gatti perché sono più diretti delle persone. Non conosco nessuno che, guardandomi tutto serio negli occhi oserebbe chiedermi: “Mi fai le coccole?” con la stessa perentoria nonchalance di un gatto. Ci sarebbero meno malintesi se tutti gettassero la dignità alle ortiche e dicessero cosa vogliono senza fisime e paranoie. Imbarazzante? Certo. Ma la vita non sta lì ad aspettarti.

Prendi quello che vuoi.

...e poi acciambellati addosso a qualcuno. Se fai le fusa, sicuro come la morte, qualcuno verrà a grattarti dietro alle orecchie.

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Capitolo 7
*** Sogno. ***


Sogno.

 

E allora tutti ti dicono che nella vita bisogna sempre sapere quello che si vuole. Che si deve essere forti, sicuri di sé, che senza un obiettivo non si va da nessuna parte.

E io sono d'accordo. Lo so, lo so che dovrei sapere quello che voglio. Ma adesso proprio non capisco. E' come se l'ago della mia bussola avesse improvvisamente cominciato a vorticare all'impazzata. Non so più qual'è il nord, la mia strada, il mio obiettivo. Esisto senza uno scopo preciso, semplicemente assorbendo tutte le cose meravigliose che la vita mi offre. So bene quali sono i miei sogni e le mie priorità; però, forse, adesso non ho voglia di preoccuparmene. Ho sentito che un sogno brucia l'anima; il mio per ora è solo brace latente, in attesa di un soffio di vento. Però c'è. E' proprio lì, sotto la cenere. E lì rimarrà intatto, inespugnabile, senza che nessuno possa usurarlo. Le mie ali sono nascoste agli occhi del mondo, ma brillano di colori mai visti.

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Capitolo 8
*** Limiti. ***


Limiti.

 

Non è da te, non ti ci vedo, tu non sei così”.

Nutro un odio profondo per chi pronuncia queste frasi. Come se ti conoscessero, come se avessero una telecamera nella tua testa. Che ne sai, tu? Cosa sai di me, quando mi rinchiudo nel mio antro, quando sbarro porte e finestre perché nemmeno la luce possa vedermi?

Semplicemente, non lo sai. E non sai nemmeno come mi torturano le tue parole superficiali, il tuo giudizio leggero su cosa non sono. Non posso ballare, non è da me? Non mi butterei da un ponte con un elastico? Non mi ci vedi in una foresta in mezzo alle scimmie? Se tu non mi ci vedi, è solo un problema tu.

Sei tu la persona limitata, non io. Non sopporto le persone che si pongono dei limiti, e che si sentono in dovere di porli anche a me. Se non hai il coraggio di fare qualcosa che non hai mai fatto prima, se non hai il coraggio di buttarti nella vita, cazzi tuoi.

Io la voglio vivere, la mia, con i soli limiti che la mia coscienza vorrà pormi.

Tu non c'entri niente, non giudicare.

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Capitolo 9
*** Urlare. ***


 

Urlare.

Voglio solo urlare. Urlare tanto forte da sentire la gola riarsa e le tempie pulsare. Urlare tanto forte da sentirmi svenire. Stringere i pugni, gettare indietro la testa e buttare fuori tutto quello che ho dentro. I pensieri, i problemi, le fissazioni, le illusioni. Urlare e buttare via tutto. Perdere la voce e perdere la vecchia coscienza delle cose.

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Capitolo 10
*** Tu. ***


 

Tu.

Io vorrei che tutti potessero vederti per come sei realmente. Lo vorrei, davvero.

Vuoto. Una voragine deprimente di vacuità, grigia e polverosa. Forse una volta avevi dentro qualcosa che somigliava ad un carattere, ma nell'esercizio della crudeltà è andato perduto.

Non mi fido di te. Non più. Ti ho perdonato, credo, ma non pensare di potermi fregare di nuovo. Quella tua espressione inebetita, quel tuo sorriso stupido, quella tua risata contagiosa. Non mi inganni più.

Se almeno non fingessi di avere una coscienza, ti disprezzerei meno. Ti ammirerei, forse: essere stronzi e non avere paura di ammetterlo è una dote non comune.

Ma invece no! Fingiamo di essere buoni e giusti, scandalizziamoci di fronte alla crudeltà altrui.

Come se tu fossi meglio.

 

Con tutto l'amore del mondo, buttati da una finestra.

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Capitolo 11
*** Valeria. ***


Valeria.

 

Tu ci hai parlato dell'entusiasmo.

Quell'entusiasmo che fa brillare gli occhi, che ti fa sorridere senza motivo, quel fuoco che brucia l'anima, quella voglia di capire, di provare, di crederci.

Hai cercato di coinvolgerci, di farci amare qualcosa che ancora non conoscevamo fino in fondo; qualcosa che forse non riusciremo mai a comprendere del tutto.

C'è chi ha cominciato per caso, chi per gioco, chi per pura e semplice curiosità. Però tutti avevamo lo stesso tratto distintivo, fin dall'inizio: l'entusiasmo.

Forse era nascosto- okay, molto ben nascosto- forse non traspariva dalle nostre parole e dai nostri gesti; però c'era, ne sono sicura, altrimenti chi avrebbe mai cominciato questo corso?

Abbiamo vissuto emozioni uniche. Ognuno l'ha vissuto in modo diverso, chiaro: chi con falsa compostezza, che con attacchi d'ansia, chi con l'isteria più pura.

Ma non c'è modo di spiegarlo. Solo chi era là può capire.

Il cuore che batte furioso nel petto, l'ansia, il respiro accelerato, un fuoco che brucia dentro.

E il sipario, chiuso.

Quando andavo a teatro non avevo mai pensato a che lavoro ci fosse dietro ad uno spettacolo. Entravi in sala, ti sedevi e alla fine te ne andavi decidendo se ti era piaciuto o meno. Non credevo ci fosse così tanto dietro. Così tante prove, emozioni, risate, gioia, dolore.

E paura. Una paura sana e sorridente, come adrenalina sparata in vena, come valvola di sfogo.

Gli attori sono pronti: il tecnico dà il via.

Le luci si abbassano, le voci si spengono, il sipario si alza con un suono meccanico.

I fari puntano l'obiettivo. L'ultimo respiro.

Comincia lo spettacolo.

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Capitolo 12
*** Appuntamento. ***


 

Appuntamento.

 

Ragazzi, ragazze. Concedete un cazzo di appuntamento a chi vi confessa il proprio amore. Non liquidatelo con un lapidario "Non sei il mio tipo". E' una cosa stupida da dire, che ferisce e riduce in brandelli una speranza che comunque non si estinguerà. Provoca solo dolore, un dolore immeritato. E nemmeno i contriti "mi dispiace, non è colpa tua" o "mi piace un altro/a". E allora? Perché vi piace una persona -la quale, la maggior parte delle volte, nemmeno vi considera- significa forse che non potete vederne un'altra? Credo si sia perso il senso dell'appuntamento. Si esce insieme per CONOSCERSI. Non ci sono regole sottintese. Non dovete farvelo, scoparvelo o sposarvelo. Anche se credete che non sia la persona giusta per voi, provateci. Se lo odiate, rifiutate. Ma se nemmeno lo conoscete, e vi si pone davanti con una dichiarazione con i fiocchi, non potete ignorarlo. Pensate ai vostri amori passati, falliti. Cosa avreste dato anche solo per vedere una certa persona? Non fate gli egoisti. Ragazze, non fate l'errore di aggiungere con snobismo alla lista di "quelli che mi vengono dietro" un ragazzo che, fingendo una sicurezza che non prova, vi chiede di uscire. Ragazzi, non fingete dispiacere a quella ragazza che voi ritenete "non abbastanza figa" che dopo mesi che vi guarda con gli occhi a forma di stellina trova il coraggio di dichiararsi. Uscite insieme; le persone sorprendono. E se l'attrazione è sincera, buttatevi. Andate al cinema, al bar, a fare un giro al parco, non importa dove. L'importante è ascoltare, cogliere i segnali. Ma siate diretti, e espliciti. Se dopo uno, due, tre uscite, questa persona non vi piace proprio, diteglielo. Se invece la trovate brillante, divertente, simile a voi, dategli una possibilità. Una possibilità. Non significa che vi piace, né siete tenuti a fare alcunché. Potrà funzionare come no, ma non fate l'errore di non provare. Anche solo per uscire con una persona diversa, per spezzare la routine, per provare un po' di emozioni. E' così strano che, essendo tutti alla ricerca dell'amore, così pochi lo trovino. La verità è che tutti lo stanno cercando nella persona sbagliata. Quindi smettete di essere così egocentrici e guardatevi intorno; se sarete disponibili, l'amore vi troverà.

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Capitolo 13
*** Universo. ***


Universo.

 

Mi sto perdendo in pensieri troppo grandi per me. Chi siamo, perché siamo qui... è davvero tutto frutto del caso?

E' stato il caso a spingere quella particella contro quel preciso punto di nulla, scatenando un'esplosione di entità indicibile?

E' un caso che dopo millenni di storia si sia accesa una scintilla di raziocinio nella testa di uno scimpanzé spelacchiato, una scintilla che lo differenziava in modo assoluto dalle bestie venute prima di lui?

Da qualche parte ho letto che se la storia del mondo potesse essere racchiusa in un anno, 365 giorni, la storia dell'uomo non occuperebbe nemmeno un secondo.

Nemmeno un secondo.

Quindi come possiamo ritenerci superiori, speciali, eletti?

In fondo i dinosauri hanno dominato la Terra molto più a lungo di noi.

Eppure, eppure... nel loro cervello nulla è scattato.

Non hanno cominciato a seppellire i loro morti o a temere l'aldilà.

Non hanno dipinto le caverne con le loro zampe artigliate e le loro relazioni affettive si sono limitate ai branchi e alla mera procreazione.

E' stato quindi il caso a far scattare la molla?

E' stato il caso a far sì che io, qui, ora, stia scrivendo queste righe?

 

No, questi pensieri non sono troppo grandi per me, mi sbagliavo.

 

Significa solo che esiste qualcosa di più grande del caso da cui posso attingerli.

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Capitolo 14
*** Enzimi. ***


Enzimi.

 

Il nostro corpo, con tutti i suoi enzimi, i suoi meccanismi silenziosi. La pelle, i muscoli, le ossa. Ingranaggi perfetti, ma così fragili.

Studiamo le armoniose volute del DNA, la struttura delle ossa del cranio, le fasi di riproduzione di una cellula.

Ma come può una cosa tanto materiale -ossa, muscoli, tendini, tessuti- essere soggetta a cose così astratte come i sentimenti? Cosa succede nel nostro cervello perché al primo “ti amo” mandi delle scosse elettriche fin giù nello stomaco? Perché la presenza di una determinata persona suscita tensione, nervosismo, panico? Perché le gambe tremano in questo modo imbarazzante? E cosa diavolo è questo caldo insopportabile?

E' una cosa così affascinante. Come la nostra carne, così animale, si abbandoni ai sentimenti.

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Capitolo 15
*** Persone. ***


Persone.

 

Amo le persone che camminano cantando per la strada; le persone che comprano un fiore senza motivo; le persone che guardano gli alberi e il cielo; le persone che cercano le stelle cadenti. Le persone che osservano le altre persone, che ne colgono i particolari.

 

Amo le persone che non si fanno problemi, che prendono la vita così come viene. Amo le persone entusiaste, curiose, che adorano leggere, correre, imparare.

 

Amo le persone che si espongono completamente, indifese, che parlano con lo sguardo basso e il cuore in mano. Amo le persone che perdono il controllo, che si abbandonano ai sentimenti, che si emozionano.

Amo le persone che guardano il tramonto.

 

Amo le persone irrazionali, impetuose, irruente. Le persone che amano e odiano con incontrollabile passione.

 

Amo le persone trasparenti, che non temono il giudizio altrui.

 

Amo le persone che si strappano l'anima dal petto e dicono: “Ecco, questo sono io; amami per quello che sono”.

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Capitolo 16
*** Stelle. ***


 

Stelle.

 

Eccomi, la cacciatrice di stelle. Suona bene. Suona romantico, folle, insensato.

Chi dovrebbe mai dare la caccia alle stelle? E per quale motivo poi? Le stelle non si possono afferrare, legare e mettere in gabbia. Le stelle brillano e si burlano di noi dai confini del cielo.

Le stelle sono come i sogni. Fulgide, speranzose, sorridenti.

E se le stelle sono sogni, sono dunque una cacciatrice di sogni?

Forse i sogni si possono cacciare, se si possono chiudere in un cassetto.

Ma si può imbrigliare un sogno, costringerlo a compromessi?

Si può impedire ad un sogno di brillare? 

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Capitolo 17
*** Ombre. ***


 

10/08/11.

Ombre.




Non voglio compiere questo cammino da sola. Voglio l'amore nella mia vita”.

Questo pensiero mi ha attraversato la testa come un proiettile, lasciandomi immobile sul posto, tremante, folgorata. E' successo mentre guardavo la mia ombra sul selciato chiaro di Avignone, un'ombra sola in mezzo a tante.

Voglio che ci sia un'altra ombra accanto alla mia, ho pensato. Voglio qualcuno che mi tenga per mano e passi tutta la vita con me. E' stato un flash, un'emozione insopprimibile che mi ha colto impreparata.

Quell'ombra, da sola, mi ha messo una tristezza che non potevo sopportare. Mi sono detta che mai più volevo provare quella sensazione; mai più, in tutta la mia vita.

Non sono fatta per la solitudine.

Solo allora ho capito che volevo una persona accanto a me, ma non una persona qualunque. Non lo nego: ho pensato solo e soltanto a te in quel momento.

E, in quel preciso istante, mi sei mancato da morire.

 

Voglio l'amore nella mia vita”.

 

...voglio te nella mia vita.

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Capitolo 18
*** Opinioni. ***


 

Opinioni.

 

 

Dire il sacro è sbagliato: sei un religioso del cazzo.

Dire il profano è sbagliato: sei un figlio di Satana.

 

Essere moralista è sbagliato: perché non ridi un po'?

Essere cazzoni è sbagliato: perché non capisci che la cosa è seria?

 

 

Essere secchioni è sbagliato.

Essere nullafacenti è sbagliato.

 

Avere una fede è sbagliato.

Non averla è sbagliato.

 

Essere alternativi è sbagliato.

Essere fighetti è sbagliato.

 

Essere comunisti, fascisti, leghisti, di destra, di sinistra... tanto il governo è ladro.

 

Farsi piercing, tatuaggi e canne è sbagliato.

Andare in chiesa è sbagliato.

Andare a puttane è sbagliato.

 

Essere radicali è sbagliato: ci sono tradizioni che vanno mantenute!

Essere conservatori è sbagliato: ci sono cose che vanno cambiate!

 

Essere razzisti è sbagliato.

Essere sessista è sbagliato.

 

Essere zoccole è sbagliato.

Essere pudiche è sbagliato.

 

Non osare è da codardi e osare è da stupidi.

 

Amare i fumetti è da nerd.

Leggere è da secchioni.

Guardare il Grande Fratello è da deficienti.

 

Cercare di cambiare il mondo non serve a niente; non farlo, pure.

 

 

 

 

 

 

 

Ci sarà sempre qualcuno a cui le tue scelte non piaceranno.

Che le riterrà sbagliate.

 

Sbagliate per chi?

 

E quindi cosa dire per ottenere il cento per cento dei consensi?

Facile!

 

Non mi importa”

Ma chi se ne frega?”

Ah, io mi faccio gli affari miei”

 

 

Funzionano sempre, sono scientificamente testati. Ti fa sembrare figo, superiore e talmente vissuto da poter passare oltre a queste piccolezze. Vivi e lasci vivere senza che nulla ti tocchi veramente.

 

 

 

 

 

ma siamo sicuri che sia giusto?

 

 

 

 

 

 

Qualunque opinione tu possa avere, per qualunque fazione tu parteggerai, verrai giudicato, deriso, umiliato.

 

Per una volta, abbi il coraggio di alzarti e di urlare al mondo quello in cui credi.

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Capitolo 19
*** Infinito. ***


 

 

Infinito.

 

 

 

Eccolo.

L'attimo.

Lo percepisci solo nel momento in cui accade.

Non puoi prevederlo né prevenirlo.

Non puoi descriverlo né raccontarlo.

 

Puoi solo ricordarlo.

 

Eccolo.

Quell'attimo in cui tutto si frantuma.

Quell'attimo in cui lo spazio e il tempo si spalancano, risucchiando l'eternità.

Come una ferita che si nutre del sangue pulsante nelle tue tempie.

Come una voragine in cui precipitano i tuoi occhi, intrappolati per sempre.

Non puoi fare niente.

Non puoi muoverti, non puoi capire.

Precipiti, immobile, percependo in modo vago e trascendentale che tu sei lì, ma anche tutto il resto è lì.

Tu sei il tutto.

L'infinito invade il finito, facendolo esplodere.

Tutte le tue convinzioni scivolano via, effimere come fiocchi di neve.

 

E ti ritrovi in piedi, proprio dov'eri prima. Nulla è cambiato. Fuori.

Le persone attorno a te continuano a ridere e a parlare, serene.

Ma tu, tu sei diverso.

Adesso hai visto qualcos'altro.

 

Il mondo non è come hai sempre creduto che fosse.

C'è un mistero.

Un mistero che pervade ogni cosa.

E tu l'hai visto. Per un una frazione microscopica di secondo, ma l'hai visto.

 

L'infinito pervade tutto.

Tutto è infinito.

Tu sei infinito.

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Capitolo 20
*** Stereotipi. ***


 


 

 

 

 

Stereotipi.

 

 

 

Lo stereotipo, nell'immaginario collettivo, è sinonimo di banalità, di pregiudizio, di modello prestabilito, di ignoranza o di mancanza di fantasia.

E' tutto ciò che si dovrebbe evitare; lo stereotipo uccide una buona lettura e deprime un bel film.

 

Ma è davvero così?

 

No. Gli stereotipi, nella vita reale, ci rilassano. Ci tranquillizza sapere che tutto è esattamente come ce l'eravamo aspettato.

E' piacevole. E' piacevole conoscere un napoletano che sa fare un'ottima pizza, per esempio. O incontrare un canadese che gioca a hockey. E' come se la realtà si incastrasse perfettamente con le nostre aspettative, e ciò ci dà una sorta di sicurezza, come se avessimo tutto sotto controllo.

Gli stereotipi ci fanno, in qualche modo, sentire meglio.

Ci fa bene constatare che la tipa che lavora al bar sotto casa, così bella e desiderabile, è solo un'oca senza cervello.

Ci tranquillizza che un un ragazzo si comporti male con noi, così da poterlo schiaffare senza pietà nella categoria degli stronzi senza cuore.

Ci rilassa un francese snob, così da poterlo poi criticare.

Ci piace un gay fissato con la moda.

Ci fa sentire a casa un governo ladro, un extracomunitario senza permesso di soggiorno, un mafioso con coppola e lupara.

Ci fa sentire bene con noi stessi il limite che non può essere superato.

 

E invece, come ci mettono a disagio le discrepanze!

Detestiamo dover riconoscere che quell'oca giuliva del bar è in realtà molto più profonda di noi.

Ci da fastidio credere che un diversamente abile possa essere una buona compagnia.

Non è facile accettare un prete divertente, un bimbominchia umile, un fascista gentile, una modella intelligente.

E finché ascoltare musica metal ci renderà metallari e ascoltare Justin Bieber ci renderà idioti, non ne usciremo mai. Perché etichettare tutto? Perché non si può essere omosessuali e allo stesso tempo profondamente credenti? Perché non si può guardare il Jersey Shore ed essere laureandi in lettere antiche?

 

Ma perché gli stereotipi sono così comodi, così rilassanti!

 

Com'è facile credere che gli uomini siano tutti stronzi e che le donne siano tutte volubili! E poi, increduli, imbevuti di tutti questi cliché, ci chiediamo come sia possibile che qualcuno possa davvero amarci proprio così come siamo.

 

 

La verità è che il mondo è molto più vario di quello che preferiremmo fosse.

Forse è il momento di smettere di aspettarci che le cose siano in un certo modo, e cominciare ad apprezzarle per quello che sono.

Diverse.

 

 

E accettare che gli stereotipi esistono solo nella nostra testa.

 

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Capitolo 21
*** Cigno. ***


 

Cigno.

 

 

 

Tu sei come un cigno.

L'eleganza per antonomasia.

L'armonia della curva del tuo collo, il bianco niveo del tuo piumaggio, l'intensità dei tuoi occhi indagatori.

Chi non desidererebbe averti, metterti in una gabbia dorata e guardarti per l'eternità?

Sei così bello.

L'acqua del lago si muove appena al tuo passaggio.

E' inverno. Il cielo bianco opprime ogni cosa, ma allo stesso tempo la rende più vivida. E così il tuo profilo sinuoso emerge dall'acqua verde-blu.

Le alghe e il fango passano in secondo piano: tutto si copre di meraviglia al tuo passaggio.

I tuoi occhi, neri, mi violano.

Non oso muovermi, affascinata da te.

Sei perfetto.

Sembri scivolare sulla superficie dell'acqua come se non fosse fatta di materia.

Vedo che ti avvicini alla riva, dove sono io, e il tempo sembra dilatarsi.

La distanza tra di noi sembra non accorciarsi mai.

Eppure, arrivi.

Mi accechi con il tuo candore, mi affascini con la tua maschera nera.

Non posso staccare gli occhi da te.

Parlami, penso, parlami, e io sarò tua.

E tu ti avvicini. L'acqua di muove appena, le tue piume si sollevano un poco dalla superficie...

E ti alzi.

Ti alzi sulla terraferma, perdendo in un istante tutto ciò che prima avevo ammirato.

Caracolli sulla fanghiglia, sgambettando superbo e ridicolo sulle tue zampette arancioni.

I tuoi occhi mi scrutano ancora, ma hanno perso tutto il loro fascino.

Il tuo collo è ancora armoniosamente arcuato, ma ha perso finezza nell'agitarsi avanti e indietro come quello di un volgare piccione.

Non scivoli più come un essere etereo, ma zampetti goffamente verso di me.

Le tue piume sono ancora soffici e candide, ma si rivelano per ciò che sono in realtà: solo piume.

Solo apparenza.

E qui la maschera cade, tutto il sogno si infrange.

Rido di te.

Rido del tuo atteggiarti, del tuo fingere di essere perfetto.

Rido del tuo essere così meschino e ridicolo, sotto le piume.

 

L'apparenza, a volte, è tutto.

Perché dentro c'è solo vuoto.

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Capitolo 22
*** Caramella. ***


Caramella.

 

 

Esitazione. Voglia di musica, di energia, voglia che suscita e si gonfia, voglia che irrompe fuori dai pori della pelle. Pupille dilatate, movimenti fluidi e nervosi, eleganti e disarticolati. Voglia che accelera il respiro, che fa sorridere come un ebete davanti allo specchio.

Capire che la vita è fantastica così com'è, con lo studio, la scuola, gli amici, la musica, il sabato sera. Essere felici di esistere, semplicemente. Di poter provare questa intima e esaltata letizia.

Di poter assaporare la vita come una caramella, avvolgerla con la lingua, succhiarla e morderla fino a consumarla. Fa venire l'acquolina, questa vita. E, assurdo: è mia. E' mia, tutta esclusivamente mia.

E non voglio sprecarne un attimo.

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Capitolo 23
*** Pensiero. ***


Pensiero.

 

 

-“Ho visto un pensiero”.

-“Dove?”.

-“Proprio lì, impigliato sulle labbra”.

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Capitolo 24
*** Stormtrooper. ***


 

Stormtrooper.

 

La frazione di secondo in cui percepisci il vuoto sotto di te; lo stomaco sembra spostarsi un po' più in alto, impaurito; gli occhi si spalancano, come a voler ingoiare tutto l'immenso paesaggio blu e verde nelle loro piccole orbite celesti; il cervello, spento, non può fare altro che inviare scariche di adrenalina lungo tutto il corpo.

E quello il momento: il momento in cui tutto sembra reale, e reale non è.

La paura sostituita dall'esaltazione.

Le onde blu zaffiro che lambiscono i piedi, le gocce inondate di luce che colpiscono il viso, i capelli che frustano la faccia. Alzare il timone al massimo per non finire sfracellati sullo sperone di roccia davanti a sé, e librarsi in volo in un astronave che sfida legge dell'aerodinamica. Percepire suoni, odori, un dirompente senso di libertà.

Sentirsi così vivi in un luogo in cui nessuno ha mai vissuto.

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Capitolo 25
*** Tu, qui, ora. ***


 

Tu, qui, ora.

 

 

Il problema delle persone è che vivono la vita come se ne avessero un'altra a disposizione.

Vivono sprecando il loro tempo in attività inutili.

Osservano le giornate scivolare via una dopo l'altra, grigie e demoralizzanti, finché non si ritrovano vecchi e si lamentano che la loro vita è stata ingiusta, piena di amarezze, senza soddisfazioni.

E troppo, troppo breve.

Ma la vita non è breve, non lo è affatto.

La vita è perfettamente sufficiente perché ognuno di noi possa adempiere alla propria missione.

Quale sia questa missione, non sta a me dirlo.

Ognuno sa cosa può dare ragionevolmente senso alla vita.

Basta forse una felicità da inseguire. Solo da inseguire. Raggiungerla non è così importante.

 

Ma questa missione non è “domani”, perché adesso non ho voglia.

 

La vita è adesso.

La vita sei tu in questo preciso momento. Non era ieri, non è domani. “Vita” non è un numero limitato di anni. Non sai quanto vivrai, come, perché.

Vita” è l'ossigeno che adesso entra nei tuoi polmoni, è un battito di ciglia, è il sangue che pulsa ad un ritmo misterioso.

Non è ieri, non è domani.

Solo adesso -adesso- tu sei vivo. Senti lo stomaco contrarsi piano, le spalle pendere malinconiche, gli occhi sbattere secchi, vitrei, vuoti.

 

Non sprecare il tempo. Non ne avrai altro.

Hai solo questo. Questo preciso momento.

Non sai cosa accadrà dopo.

Questo preciso momento è la tua vita.

Tu, qui, ora.

 

Molla tutto e fa' quello per cui sei nato.

 

 

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Capitolo 26
*** Amicizia. ***


 

 

Amicizia.

 

 

 

 

Secondo te è vero che le amicizie che nascono quando siamo piccoli sono diverse da quelle che possiamo instaurare più avanti?”

Sì”.

Perché?”.

Perché le persone che hai conosciuto da bambino hanno visto i tuoi giorni migliori. La parte migliore di te”.

La tua... essenza?”.

Sì. Hanno visto l'essenza. Tutti quelli che vengono dopo vedono solo quello che sei diventato, non quello che sei”.

 

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