A Christmas Carol

di Yangrine
(/viewuser.php?uid=4179)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione, Solitudine ***
Capitolo 2: *** Passato, Dolore ***
Capitolo 3: *** Presente, Azioni ***
Capitolo 4: *** Futuro, Conseguenze ***
Capitolo 5: *** Epilogo, Tentativi ***



Capitolo 1
*** Prefazione, Solitudine ***


A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Uno: Prefazione, Solitudine

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Il “Nero Calendario dell’Avvento” volge quasi al termine! E dopo una serie di riti scaramantici che hanno portato il capo alla rinuncia, l’onore di proporre questa opera è andato a me, che prontamente ho arraffato il prompt più bello di tutti! I miei ringraziamenti tornano ancora al nerissimo forum “The Black Parade” per questa meravigliosa iniziativa!

Note: Fiction partecipante alla seconda edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2011. Primo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 17 Dicembre 2011. 219 parole (conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: Ammetto che lo desideravo dall’inizio, ma mi sembrava prepotente fregarmi questo prompt bellissimo da ultima arrivata quale ero! Ma i miei riti vudù hanno sortito il loro effetto ed è tornato libero proprio quando la fic del 15 era appena terminata! Quindi…? Io, con la mia magnanimità e benevolenza, volendo andare incontro a tutti, mi sono stoicamente incaricata di questo (XD), perché il bianco Natale è fuori moda e ogni festa ormai si tinge di NERO e perché non è Natale senza A Christmas Carol!

Dedica: Oggi, oltre ad essere il compleanno del capo Frà (a cui faccio tantissimi auguri), sarebbe stato il compleanno di mio nonno, che purtroppo se n’è andato prima di festeggiarlo. Magari con questa sciocchezza posso ricordarlo per un secondino, per il primo compleanno e il primo Natale in cui non sarà con noi.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

“A Christmas Carol”

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

-          È la vigilia di Natale, ti stanno aspettando tutti.

 

-          Ho detto che rimarrò qui, Nara. Sai bene che queste cose non fanno per me.

Silenzio

-          Se cambi idea sai dove trovarmi.

Il suono della porta che si chiudeva stabilì la fine della loro conversazione.

Era vero, il Natale non era per lei. Era per i bambini e le famiglie felici, per chi aveva avuto una vita comune ed aveva amici con cui condividere queste frivolezze.

Non si era illusa nemmeno per un istante che effettivamente “tutti” la stessero aspettando.

Forse aspettavano l’ambasciatore di Suna, forse la sorella del Kazekage. Ma di sicuro non lei, Sabaku No Temari.

Con una scrollata di spalle decise che non aveva voglia di mangiare. Senza nemmeno cambiarsi si gettò sul letto.

Subito notò tra le pieghe delle lenzuola un bigliettino stropicciato.

Stava quasi per gettarlo via irritata, quando si rese conto che conteneva un messaggio.

“Intorno a te si sta creando un algido muro di ghiaccio.

Questo non coinvolge solo te.

Questa notte riceverai la visita di tre fantasmi

che ti mostreranno passato, presente e futuro.

Nessuno ti ha mai detto che le tue azioni hanno delle conseguenze?”

Accartocciò il biglietto e lo lanciò con un ringhio. Si avvolse nelle coperte e finalmente dormì.

Dannato Nara e i suoi stupidi scherzi.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Tadaaan! Risultato di questa scelta? Una mini-long fic! Ho deciso di suddividere la storia in 5 “capitoli”, così come è diviso il Canto di Natale originale! Prefazione, Passato, Presente, Futuro ed Epilogo. In realtà i capitoli saranno davvero molto corti, ma volevo mantenere la struttura principale.

Ora, stavo molto inquietantemente notando che tendo a portare un pre-fic e un post-fic che insieme (o da soli) sono sempre più lunghi della fic stessa. Ho la chiacchiera facile anche virtualmente, a quanto pare…

Ritornando alla storia, perché il muro di ghiaccio? Nella storia originale, il collega di Scrooge lo avverte che in vita si sta costruendo addosso una catena lunghissima e pesantissima che dovrà portarsi dietro per tutta l’eternità dopo la morte. Nel caso di Temari la catena non mi sembrava una metafora adatta, perché quello che lei fa è effettivamente isolarsi dal mondo. Da qui la scelta del muro di ghiaccio.

Perché il biglietto? Perché non mi veniva in mente nessun morto che potesse sconvolgerla in questo senso. Per cui ho optato per qualcosa che lei potesse facilmente ignorare, così da sconvolgersi ancora di più nel momento in cui inizierà tutto! Ma non voglio darvi anticipazioni! Il primo fantasma è l’idea che è un po’ il mio vanto, per ora!

Ma veniamo alle cose importanti! A chi va il merito di tutto questo (a parte che a me, ovvio XD)? Ma al forum che tutto vede e tutto crea, che se potesse farebbe anche fioccar NERO! Per cui ancora occhi aperti, il Nero Calendario è quasi finito, ma noi continueremo ad esserci! A presto, anche per la pubblicazione dei prossimi capitoli!

The Black Parade

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Merry Black Christmas

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

 

……………¨*,
………,´………´*
…….*…………….. __/__
…….*…………… ..*-:¦:-*
¸.………………/.•*•.
~`,`~……………… |
¸.……………….. **
´¸*..´¸………..**
´¸¸*…………….*
´¸. ………….. **
~`,`~…………. ♦♫*
`.`………….. **
●/
…………….♠♫#*
/
…………….**
/
 \………………….. ╬╬╬╬

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Passato, Dolore ***


A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Due: Passato, Dolore

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Ringrazio chi ha sfoderato la pazienza di leggere e recensire il poverissimo capitolo introduttivo. Giuro che questo sarà più elaborato! Come nell’opera originale, dopo la presentazione del protagonista arrivano i fantasmi…

Note: Fiction partecipante alla seconda edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2011. Secondo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 21 Dicembre 2011. 1361 parole (conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: Ho ragionato molto sulla possibilità di ricalcare fedelmente il vero Canto di Natale, ma alla fine ho optato per una versione più fedele al personaggio centrale, Temari. Nel caso di Scrooge i suoi Natali sono stati un decrescendo dovuto alla sua avidità. Nel caso di Temari abbiamo comunque un decrescendo, ma meno graduale (c’è un evento ben preciso che sancirà la fine della comune vita di Temari) e che non ha nulla a che fare con le sue decisioni. La selezione della figura per il fantasma del Natale passato è stata immediata. Spero vi piaccia questa mia scelta!

Dedica: Questo capitolo sul passato vorrei dedicarlo alla persona che nella mia vita ha avuto un’importanza decisiva. A mia nonna, il cui ricordo mi accompagna ancora con estremo dolore.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

“A Christmas Carol”

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Dormiva da pochissimo quando notò qualcosa di strano. Non focalizzò immediatamente, poi si accorse di un leggero aroma di fiori e di una mano leggera che le carezzava con lentezza i capelli.

Saltò dal letto con la velocità di un fulmine e in un istante era già in posizione di difesa. Impiegò meno di un secondo a focalizzare chi aveva davanti.

-       Chi sei tu?

Menzogna!

Sapeva benissimo chi era. Aveva subito riconosciuto i suoi tratti regolari e i corti capelli scuri.

-       Sono il fantasma del Natale passato

Una voce sottile, sofferente.

Bugiarda! Non era vero, lei lo sapeva! Erano troppo famigliari quegli occhi e lei era lì davanti esattamente come ricordava di averla vista l’ultima volta. Col ventre gonfio, il viso sofferente e sulla schiena un peso troppo grande per essere sopportato.

Sabaku No Karura.

Sua madre in attesa di Gaara.

Sua madre nei suoi ultimi giorni di vita.

-       Cosa ci fai qui?

Notò che la figura impiegava troppo tempo ad individuarla. Quando finalmente volse il viso verso di lei, notò con orrore le iridi prive di pupilla.

Il fantasma, sua madre, era cieca.

-       Sono qui per guidarti. Ti guiderò attraverso i tuoi Natali passati.

Ovvio, era tutto uno stupido incubo dovuto alla soggezione per l’ancor più stupido scherzo di Shikamaru Nara.

Sua madre era morta quando lei era troppo piccola anche solo per ricordarne la voce. Il volto lo riconosceva dal ritratto che possedeva suo zio quando era ancora in vita.

Non avrebbe mai potuto credere che fosse davvero lì davanti a lei.

Eppure… eppure…

Eppure erano così invitanti le sue braccia tese, così rassicurante quel volto un po’ infantile.

-       Temari, vieni da me.

Lo sguardo era rivolto al vuoto. Chissà, forse lei la immaginava ancora come la bambina che aveva lasciato.

-       Perché sei cieca?

Non aveva smesso per un solo istante di tenderle le braccia. La vide scuotere la testa con rassegnazione.

-       Non farmi questa domanda. Questo mi affligge come l’ultimo giorno, quando con tutte le mie forze cercai di immaginarti donna.

Avrebbe continuato ad immaginarla. Non avrebbe mai potuto vederla. Forse era questa la sua punizione. In fondo i fantasmi non  erano tali per avere delle faccende in sospeso in vita? Forse il peccato di sua madre era il rimpianto.

Karura si alzò lentamente. Si lasciò guidare dal profondo ansimare di Temari e le strinse le mani in una presa inconsistente.

Era gelata.

-       Temari, abbiamo un luogo in due tempi da visitare.

Le chiuse gli occhi con le mani. Per un istante sembrò bearsi della sua presenza.

Temari si sentì avvolgere da un freddo pungente che profumava di erba bagnata, poi in un istante tutto cambiò ed al freddo intenso si sostituì un clima più mite e odore di sabbia.

Spalancò gli occhi.

Suna.

Ma era molto diversa da come ricordava di averla lasciata.

-       Ma dove…

 

-       È davvero Suna. Forse non ricordi, ma era così quando eri molto piccola.

Appoggiò la mano sul vetro di una finestra lì accanto.

Non impiegò molto a riconoscere il piccolo edificio ai piedi del palazzo del Kazekage. Era casa sua. Ma più nuova, più curata e con graziose tendine alle finestre.

Sentì le mani gelide di sua madre spingerla verso il vetro. Istintivamente portò le braccia al viso, ma non avvertì niente infrangersi. Semplicemente attraversò il muro e si ritrovò al centro della stanza.

Si ritrovò faccia a faccia con una bambina minuscola, che sembrava non averla nemmeno notata. Aveva i capelli biondi e indomabili, gli occhi verdissimi.

-       Mamma!

Corse verso le braccia aperte di una donna giovanissima. Accanto a lei caracollava un bimbetto ancora più piccolo con i capelli scuri.

Inutile dire che riconobbe all’istante se stessa, sua madre e un piccolissimo Kankuro.

La mano gelida di sua madre fantasma le si posò lieve sulla spalla e il suo profumo di fiori le inondò le narici.

-       Cosa vedi?

Si guardò intorno con fare circospetto. Era evidente che nessuno a parte il fantasma potesse vederla.

Kankuro giocava placidamente con una piccola marionetta. La Temari bambina si crogiolava tra le braccia della madre.

La casa era graziosamente addobbata. Un albero di Natale, festoni sulle mensole e ciotole piene di dolci.

Non ricordava nulla della sua casa così ben curata. Era davvero troppo piccola.

-       Ero felice.

Sembrava quasi innaturale pronunciare quella parola, però era così. La Temari bambina amava molto sua madre e sua madre amava lei. Era tutto così dannatamente perfetto.

Vide la sua mamma che nel passato le porgeva un piccolo dono.

-       Temari, questo è per te. Buon Natale.

Che sorriso meraviglioso aveva. Perché nessuno dei suoi figli aveva ereditato i suoi tratti così gentili? Perché il suo viso era dovuto sparire con lei?

Vide la bambina affaccendarsi con il nastro colorato e strappare la carta. Poi il suo sguardo illuminarsi ed estrarre dalla scatolina quattro elastici di un bel rosso acceso.

-       Che belli! Sono davvero per me?

La bambina si gettò di nuovo tra le braccia della mamma che le accarezzava placidamente i capelli. Dov’era finita quella creatura così affettuosa?

-       Dammi gli elastici.

Assistere alla scena successiva le strinse il cuore come mai le era successo. Nel passato sua madre le acconciava i capelli in quattro adorabili codini. Fu bello e terribile scoprire l’origine della sua abitudine.

Il fantasma di sua madre sembrò riconoscere la scena da quello che sentiva. Temari avvertì il dolore profondo che questo le provocava.

Lei parlava e camminava già in autonomia, Kankuro mostrava di avere qualche mese di vita. Il ventre di sua madre non era piatto. Significava solo una cosa.

Quello era stato il loro ultimo Natale insieme.

-       Portami via di qui.

Silenzio. La bambina rideva spensierata e mostrava orgogliosa la sua nuova acconciatura al fratello.

-       PORTAMI VIA DI QUI!

Di nuovo silenzio. Carico di tensione.

-       Non posso portarti via di qui. Posso solo andare avanti.

Temari si gettò a terra trattenendo la testa. Digrignò i denti per non pensare. Avvertì la mano gelida del fantasma carezzarle i capelli, il suo profumo farsi più forte, le risate della bambina spegnersi e l’ambiente farsi più freddo.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò nella stessa stanza, ma era molto diversa da come l’aveva lasciata.

Non c’erano decorazioni, nessun albero di Natale. Il caminetto era spento e le tendine alle finestre erano logore e ingiallite.

Si guardò ancora intorno.

-       Cosa è successo qui?

La presenza gelida di sua madre era ancora al suo fianco.

-       È solo passato del tempo.

Nella stanza c’erano tre bambini. Uno di loro se ne stava accovacciato in un angolo fissando il vuoto con occhi gelidi.

Temari rivide se stessa bambina, a forse cinque anni, guardare con odio e terrore il bambino nell’angolo. Il terzo bambino, Kankuro, si rintanava alle spalle della sorella.

Il piccolo Gaara sembrava non notarli affatto, ma quando si mossero verso la porta li fulminò con lo sguardo.

Con sguardo più adulto Temari si accorse dell’ingiustizia di quei gesti. Ricordava quel giorno, o forse ricordava le innumerevoli volte in cui era successo qualcosa di simile.

I due bambini fissarono con disprezzo il fratellino. Presero i loro giocattoli e se ne andarono verso la porta.

Fu istintivo per Temari cercare di fermarli.

-       Ti odio.

Le si gelò il sangue a sentire la sua voce di bambina dire quelle parole.

-       No, vi prego..! Non lasciatelo da solo!

I due uscirono dalla porta. Quando questa si chiuse il piccolo Gaara si rannicchiò ancora di più. Con stupore Temari notò le lacrime rigargli il viso inespressivo.

Si gettò su di lui cercando di abbracciarlo. Gli sfuggì dalle braccia.

-       NON LASCIATELO DA SOLO! Lui non ha colpa!

Rinsavì dal momento e si ritrovò ansimante e sudata tra le lenzuola del suo letto.

Si guardò intorno.

La stanza era esattamente come l’aveva lasciata. Non c’era traccia di sua madre ne dei bambini. Corse alla finestra e l’unica cosa che vide fu l’innevato paesaggio di Konoha.

Era stato un incubo.

Eppure era stato tutto così reale.

Fu colta da una spossatezza indicibile. Andò per gettarsi sul letto. La stanchezza era tale da non accorgersi nemmeno del dolce profumo che aveva impregnato le lenzuola.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Credo che siano ANNI che non scrivo qualcosa (che non sia una recensione XD) che superi le 1000 parole! Inutile dire che è questo è probabilmente dovuto alla mia passione per quest’opera.

Devo dire che la stesura di questo capitolo non è stata facile. Ho avuto diverse difficoltà e perplessità. Alla fine il capitolo ha un valore non eccelso. Avrei voluto studiarmelo di più. In fondo è il passato la parte fondamentale da approfondire in Temari.

Comunque posso ritenermi mediamente soddisfatta. Ho descritto le due situazioni che mi interessavano, il pre e il post Gaara. In fondo è stata la sua nascita a sconvolgere la vita dei fratelli. Tutto è cambiato con lui. Ma è anche vero che nel presente Temari si è effettivamente resa conto della situazione e quasi si fustiga per gli errori che ha fatto. Forse non ho descritto tutto come avrei voluto, ma le situazioni che avevo in mente erano proprio queste.

Ora, la scelta di Sabaku No Karura come fantasma del Natale passato è stata una cosa molto istintiva. Meno istintivo è stato rappresentarla come una donna sofferente, cieca agli ultimi giorni di gravidanza.

Ho fatto queste scelte perché ho pensato che rappresentassero bene i punti cruciali dei cambiamenti nella vita di Temari oltre che il concetto stesso di passato. Nel caso specifico, ho pensato che il passato di Temari non potesse vedere il presente proprio perché rappresentato da sua madre, morta nel rimpianto di non poter veder crescere i propri figli. La scelta di rappresentarla in piena gravidanza è venuta perché quella situazione di sua madre è stata il punto di cambiamento della vita di tutta la famiglia.

Non so rendermi conto se le cose che ho detto qui siano effettivamente percepibili nel componimento (è il motivo per cui scrivo il post fic, in fondo…), ma mi auguro che vi sia piaciuto e abbiate trovato piacere in queste povere righe.

Vorrei ringraziare Thomas Mordechai, che ha avuto la pazienza di leggere, recensire ed inserire la storia tra le seguite. Inoltre il mio saluto va al fantastico forum NERO che ogni giorno trova nuovi modi di costringere noi povere iscritte ai lavori forzati invogliare il nostro spirito creativo!

The Black Parade

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Merry Black Christmas

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

 

……………¨*,
………,´………´*
…….*…………….. __/__
…….*…………… ..*-:¦:-*
¸.………………/.•*•.
~`,`~……………… |
¸.……………….. **
´¸*..´¸………..**
´¸¸*…………….*
´¸. ………….. **
~`,`~…………. ♦♫*
`.`………….. **
●/
…………….♠♫#*
/
…………….**
/
 \………………….. ╬╬╬╬

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Presente, Azioni ***


A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Tre: Presente, Azioni

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Ringrazio di nuovo chi continua a leggere questo misero componimento nonostante la povertà dello stile e la trama così abusata. Spero che apprezzerete le modifiche che ho apportato alla versione originale e spero che le troviate calzanti al personaggio centrale. Inoltre mi scuso per l’anno passato senza aggiornare, ma il calendario dell’avvento è di nuovo qui, e quest’anno la mia partecipazione continua con ACC!

Note: Fiction partecipante alla terza edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2012. Terzo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 08 Dicembre 2012. 1925 (O.o) parole (conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: Il capitolo sul passato era quello che più mi interessava, ma in questo capitolo c’è la scena che preferisco. Il fantasma del Natale Passato ci ha portato negli abissi di dolore che hanno portato Temari a costruire il suo presente. In questo brano potremo osservare la realtà che circonda la nostra protagonista. Quella vera, però, non quella che lei immagina! Il tono di questo capitolo è più positivo di quello precedente, ma non vi preoccupate. Avremo tempo per sprofondare di nuovo in baratri oscuri.

Dedica: Questo capitolo sul presente vorrei dedicarlo alla persona che in questo momento è la più importante per me. Il mio fidanzato. Spero che le azioni che compiamo ora siano delle buone basi per quello che verrà.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

“A Christmas Carol”

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Quel maledetto sogno l’aveva innervosita a livelli indicibili. Il sonno l’aveva riaccolta immediatamente, ma non faceva che rigirarsi nel letto ed arrotolarsi nelle lenzuola.

Rinunciò all’intento di dormire dopo minuti interi di agonia. Decise così di prendere una buona tazza di the allo zenzero, giusto per distendere un po’ i nervi.

Con la bevanda fumante tra le mani andò a sedersi vicino alla finestra. Era notte inoltrata, ma alcune case erano ancora festosamente illuminate. Gruppi di amici camminavano per le strade, i visi affondati nelle sciarpe e le mani seppellite nei cappotti imbottiti.

La visione era così rilassante da riuscire a tranquillizzarla.

Scorse nello specchio il suo riflesso. La pelle era pallidissima per il sonno agitato. Gli occhi arrossati, come se avesse pianto per ore.

Eppure lei non aveva pianto. O almeno non ricordava di averlo fatto. Si avvicinò al vetro per scrutare meglio la sua immagine.

Quasi cadde dalla sedia quando vide l’immagine riflessa rivolgerle un pallido sorriso.

Si allontanò da dove era con un balzo. Il cuore le palpitò nel petto con violenza inaudita. Davanti ai suoi occhi una figura slanciata, letteralmente, usciva dal riflesso sulla finestra.

Quando la figura si ritrovò completa e seduta a terra ebbe modo di osservarla meglio. I capelli biondi, gli occhi verdi. Non poteva prendersi in giro. Quella che aveva davanti non era che lei, ma smunta ed emaciata, come se non mangiasse da giorni. Aveva lo sguardo vacuo, ma si notava che vedeva benissimo. La fissava con interesse e appena si mosse gli occhi guizzarono, immediatamente più attenti.

Rimasero accovacciate sul pavimento a fissarsi per qualche secondo, con le braccia strette intorno al corpo alla medesima maniera.

-       Tu, sei…

La figura la guardò sbattendo le palpebre, come se fosse perplessa, poi inclinò la testa di lato come ulteriore segno di dubbio. Fu allora che i capelli le si scostarono dal viso e furono ben visibili le bende sulle orecchie.

Istintivamente Temari portò le dita gelide al viso, tastandosi i lobi come per rassicurazione. Le bende sulle orecchie dell’altra Temari erano spesse e sporche di qualcosa di scuro su cui non aveva intenzione di indagare. Troppo rivoltante rifletterci su; era evidente che non poteva sentirla, inutile spiegarsi la meccanica del fatto. Inoltre non aveva troppi dubbi in proposito. C’erano già molte similitudini con la visione precedente.

Era chiaro che si trovava davanti al secondo degli spiriti.

La cosa stava diventando ridicola, lo scherzo di Shikamaru Nara la stava decisamente inquietando troppo.

Lo spirito continuava a volgere lo sguardo in ogni dove, come se ogni cosa in quella stanza fosse dannatamente interessante. Si alzò da terra e Temari indietreggiò fino al muro con il cuore che le martellava impazzito. La vide mentre sfiorava le coperte e stringeva il cuscino, annusandolo con affetto.

-       Kaa-san…!

Il suo sguardo si perse per alcuni istanti nel vuoto, poi tornò a rivolgersi alla se stessa in carne ed ossa che la fissava sbigottita dal pavimento.

Temari la guardò non osando parlare, in fondo non l’avrebbe comunque udita.

Il fantasma le si accucciò di fronte e assunse la sua stessa posizione.

Si fissarono per lunghi istanti.

-       Che giorno è oggi?

Temari la guardò intensamente, certa di non aver bene inteso.

-       Il 24 Dicembre.

Lo spirito la guardò con aria interrogativa, le fissava le labbra come a cercare di carpirne qualcosa.

-       Che giorno è oggi?

Con mano tremante Temari indicò la finestra, da cui il paesaggio di Konoha, innevato e addobbato a festa, sarebbe stato più esplicativo di qualsiasi risposta non sentita.

La Temari eterea fissò a lungo le luci splendere e la neve fioccare. Poi le porse entrambe le mani.

La Temari reale rimase impietrita al gesto e sbirciò con insistenza i palmi rivolti a lei per molti secondi, poi si decise e li afferrò.

La stanza si sbiadì come in un brutto sogno, non vedeva più il letto, la finestra illuminata non c’era più. Lentamente le pareti si allargavano, la loro tinta grigia diventava pietra e sabbia. Sul fondo della nuova stanza si fece visibile una larga finestra, un paesaggio buio a malapena illuminato da festose luminarie. Davanti alla finestra comparve una massiccia scrivania e poi riconobbe il giovane che vi sedeva.

Era suo fratello Gaara, impegnato nel suo lavoro. Solo, concentrato. Anche il giorno della vigilia di Natale.

Come aveva potuto lasciarlo così?

Era una pessima sorella.

Guardandosi intorno si accorse di essere accovacciata proprio al centro dell’ufficio del Kazekage. Era tutto come ricordava di averlo visto l’ultima volta. Addirittura le cartellette e i documenti erano esattamente come li aveva sistemati lei l’ultima volta.

-       Che giorno è oggi?

Tornò a fissare il fantasma che le rivolgeva un pallido sorriso. Notò che le stringeva ancora le mani. Guardandole meglio si accorse che erano pallide, secche. Le sembrò quasi di scorgere i malleoli delle ossa sporgere dai polsi. Le lasciò immediatamente e tornò a fissare il viso della sua interlocutrice. Era identico a prima, pallido, scavato. Ma inequivocabilmente giovane.

Eppure le sue mani…

Un leggero bussare alla porta la risvegliò dai suoi pensieri.

Si girò subito verso la fonte del rumore. Dalla scrivania Gaara invitò chiunque fosse ad entrare.

Dall’uscio fece capolino la testa castana di Matsuri, calata in un grazioso cappellino di lana.

-       Buonasera, Kazekage-sama. Vostro fratello mi manda a dirvi che vi aspetta per cena e che si sentirà molto offeso se non apprezzerete i suoi sforzi.

Gaara non sembrò minimamente toccato dall’informazione, ma posò la penna e chinò la testa in segno di gratitudine.

-       Ringrazialo da parte mia, Matsuri. E riferiscigli che sarò presto a casa.

Lei chinò la testa con rispetto.

-       Lo farò subito, Kazekage-sama.

Temari notò la ragazzina indugiare sulla porta per un istante di troppo. Dovette accorgersene anche Gaara.

-       C’è qualcos’altro, Matsuri?

Lei si riscosse da qualche pensiero e Temari giurò di averla vista arrossire per un istante.

-       Ecco, mi chiedevo se…

Dal suo posto Gaara la fissava senza espressione, ma sua sorella intuì in lui una certa curiosità. Quando lo vide alzare le sopracciglia con impazienza Matsuri aprì del tutto la porta ed entrò nella stanza. Teneva tra le mani un pacchetto infiocchettato con cura.

-       Mi chiedevo se potesse accettare questo, Kazekage-sama.

L’impeto di inchinarsi fu tale che quasi lasciò cadere il piccolo regalo a terra. Lo tenne avanti con le braccia tese mentre fissava insistentemente il pavimento. Gaara sembrò (quasi) stupito.

-       Sono dei biscotti. Li prepara la mia famiglia ogni anno per Natale. Sarei davvero onorata se voi, che siete il salvatore del nostro villaggio, poteste accettarli.

Dal pavimento Temari fissò sconcertata il fratellino che si alzava dalla sua scrivania e si avvicinava alla ragazza. Lo vide studiare il pacchettino con (quasi) imbarazzo, poi accettarlo con un piccolo inchino.

-       Naturalmente. Sarò ben lieto di accettarlo.

Matsuri si alzò dal suo inchino raggiante, come se avesse ricevuto lei stessa un dono meraviglioso.

-       Dice davvero, Kazekage-sama?

Gaara soppesò il pacchetto e annuì. Si inchinò di nuovo.

-       Certamente. Ti ringrazio molto, Matsuri.

Matsuri saltò entusiasta e si inchinò di nuovo.

-       Grazie mille, Kazekage-sama! Andrò subito da suo fratello a riferire il messaggio.

Veloce come era arrivata, Matsuri era già scomparsa dietro la porta.

Temari sentì di nuovo le mani gelide del fantasma stringere le proprie. Mentre la stanza si offuscava nuovamente riuscì a distinguere delle ultime parole.

-       Ah, e buon Natale, Kazekage-sama!

Intorno a lei le pareti cambiarono ancora.

La forma allungata dell’ufficio diventò squadrata. La pietra e la sabbia vennero sostituite da una piacevole tinta color crema. In ogni angolo iniziarono a fioccare luci e decorazioni. Al posto della grande scrivania del Kazekage apparve un imponente abete addobbato.

D’improvviso tutto si riempì di voci e di suoni. L’odore era buono ed invitante. Tavoli colmi di cibo le furono visibili agli angoli.

Poi la gente. Tanta gente.

In ogni dove comparvero visi nuovi, visi noti. Voci, canti, festeggiamenti.

Riconoscendo i volti di molti degli shinobi di Konoha, dedusse che si trattava della festa a cui voleva trascinarla Shikamaru Nara.

Fu proprio lui ad attirare la sua attenzione.

Nonostante l’aria allegra, il rumore assordante e la presenza dei suoi più cari amici al suo fianco, il volto del genio di Konoha era tutto fuorché un festeggiamento.

-       Shikamaru, dovresti provare questo piatto. Sono sicuro che ti piacerà!

Il suo grosso (non grasso) amico gli porgeva un piatto colmo di pietanze, ma lui lo rifiutò con un impercettibile cenno del capo.

-       Shikamaru, che ne dici di aprire il nostro regalo?

La voce della Yamanaka era apprensiva, gli porgeva un pacco dorato.

Lui lo guardò come se fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, ma pur di non ferirla accettò il dono e lo scartò con noncuranza.

Si trattava di un consistente libro dalla copertina spessa.

-       È un trattato di strategia militare.

Spiegò lei, con voce incerta mentre lo guardava sfogliare distrattamente le pagine.

-       Ne abbiamo scelto uno pieno di immagini. Abbiamo pensato che per te fosse meno… seccante.

Shikamaru Nara continuò a sfogliare il suo nuovissimo libro, poi lo chiuse con uno scatto.

-       Ti ringrazio infinitamente, Ino. Choji.

I due lo guardarono sconsolati mentre ripiombava nella sua totale apatia.

-       Sai, forse potrei provare a parlarle io, che ne dici?

La bionda di Konoha lo guardò di nuovo speranzosa, ma lui le rispose solo con uno sbuffo.

-       Hai voglia di perder tempo? Accomodati pure.

Lei chiuse subito la bocca e si portò le mani in grembo, mortificata. L’amico grosso (non grasso) passò lo sguardo sconsolato dall’uno all’altra.

Dopo un interminabile secondo Shikamaru si alzò battendo le mani sulle ginocchia.

-       Credo che me ne andrò a casa.

I suoi amici lo fissarono a bocca aperta.

-       Ma, Shikamaru, non è ancora mezzanotte. Non abbiamo ancora fatto il brindisi, e nemmeno…

Non si girò neanche a guardarli.

-       Sarà per un’altra volta.

Si tuffò le mani in tasca e costeggiò la folla ridente fino alla porta. Quando se ne andò, chiudendosi l’uscio alle spalle, la stanza fu immediatamente più vuota.

Con estrema apprensione Temari tornò a guardare verso gli amici di Shikamaru e quando trovò la bionda a singhiozzare intristita e l’amico grosso (non grasso) batterle colpetti affettuosi sulle spalle non poté fare a meno di odiarsi a morte per quello che aveva causato.

Quando poi si accorse che tra le braccia di Ino stava un pesante volume rilegato, non poté più guardare e di getto prese le mani della sua sé eterea, che aveva continuato a guardare tutto con occhi spalancati ed espressione incuriosita.

La stanza mutò ancora, le pareti si strinsero e tornarono grigie. Nel giro di pochi istanti si ritrovò nella sua camera.

Lasciò le mani del fantasma e si rannicchiò su se stessa, piena di rimorso.

L’altra sé la guardava inespressiva, l’ombra di un sorriso che le si aggirava sul volto.

-       Che giorno è oggi?

Temari la guardò con intensità, poi fissò di nuovo gli occhi sulla finestra. Forse iniziava a capire. Quando tornò a guardarla il suo aleggiante sorriso era sparito.

-       Perché sei qui?

Non ebbe modo di rispondere alla domanda.

Le mani ancora tese verso di lei sembravano più vecchie che mai. Lentamente tutta la sua figura andò sbiadendosi e raggrinzendosi.

Fissò lo spirito del Natale presente mentre invecchiava come un giorno che finisce. In pochi secondi fu scheletro e fu cenere. Poi più nulla.

Il silenzio si fece pesante nella sua testa.

L’attesa sarebbe stata snervante.

Si raggomitolò su se stessa in un angolo della stanza, temendo il momento in cui anche il futuro avrebbe avuto qualcosa da insegnarle.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Mi vergogno quasi, a scriverlo, ma DOPO UN ANNO finalmente aggiorno! XD Ma stavolta le mie date per il nero calendario dell’avvento mi porteranno a finirla questa fic, lo giuro!

Allora, inutile dire che la stesura di questo capitolo è stata un parto infinito. Il motivo?

Scarsa ispirazione.

Purtroppo la parte sul presente è sempre quella un po’ più particolare, per cui è stata difficile la scelta del fantasma, così come la scelta delle scene da mostrare.

Al contrario di Karura, la scelta di Temari stessa come fantasma del Natale presente è stata tutto fuorché intuitiva. Credo di aver vagliato milioni di ipotesi, dai fratelli a Shikamaru, ma alla fine ho ripiegato su questa possibilità.

Il fatto che Temari fosse sorda, effettivamente, era un qualcosa su cui sono stata in dubbio fino all’ultimo secondo. L’idea di base era rappresentare la sua ignoranza nei confronti delle cose che le accadono intorno. Credo che sia trasparso discretamente.

Le scene le adoro. Inizialmente volevo metterle in ordine inverso, ma poi mi sono resa conto che la faccenda di Shikamaru era una diretta derivazione di quello che doveva capire da Gaara. Probabilmente se avesse assistito prima alla festa non si sarebbe resa conto di essere l’unica a trascinarsi ancora appresso il peso del passato. In questo la mia Temari eterea è stata molto utile, ha deciso da sola dove portare la sua altra sé stessa.

Per il resto non credo ci sia molto altro da dire. Spero di aver chiarito tutti i punti che desideravo approfondire! Se ci fossero domande sarò ben lieta di rispondere.

Detto questo, rinnovo a tutti l’invito a partecipare al mese più NERO dell’anno! Passate sul nostro forum e ne vedrete delle belle! Felice Nero Calendario dell’Avvento a tutti!

The Black Parade

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Merry Black Christmas

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

 

……………¨*,
………,´………´*
…….*…………….. __/__
…….*…………… ..*-:¦:-*
¸.………………/.•*•.
~`,`~……………… |
¸.……………….. **
´¸*..´¸………..**
´¸¸*…………….*
´¸. ………….. **
~`,`~…………. ♦♫*
`.`………….. **
●/
…………….♠♫#*
/
…………….**
/
 \………………….. ╬╬╬╬

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Futuro, Conseguenze ***


A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Quattro: Futuro, Conseguenze

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Il Calendario dell’Avvento continua, Natale si avvicina, e come festeggiarlo se non con una bella fic NERA? Ringrazio sentitamente chi segue questa storia, chi mi è stato vicino nei momenti di difficoltà e chi mi ha minacciato di morte violenta se non l’avessi finita (ogni riferimento a cose e persone realmente esistenti è puramente casuale). Spero che vi piaccia anche quest’ultima mia fatica, la mia prossima partecipazione all’evento NERO dell’anno!

Note: Fiction partecipante alla terza edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2012. Quarto capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 15 Dicembre 2012. 2090 (O.O) parole (conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: Questo, come ovvio che fosse, sarà il capitolo più duro della serie. Nell’originale si assiste ad una serie di scene strazianti che riportano il vecchio Scrooge alla ragione. Qui non potevo fare altrimenti, nonostante il categorico divieto di angst durante l’avvento. Ma non è proprio angst, in fondo. Lo chiamerei pathos! E lo considererei l’ennesima dimostrazione del fatto che anche le situazioni più oscure alla fine possono trovare un’uscita nella luce (nera 8D).

Dedica: Questo capitolo sul futuro vorrei dedicarlo a Cecilia, Sofia, Leonardo, Mattia o quale che siano i nomi delle creature che un giorno lontano cresceranno nel mio grembo. So che sarete la conseguenza di una scelta importantissima. La mamma è in ansia e vorrebbe già avervi con lei.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

“A Christmas Carol”

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Si accorse che il momento era arrivato prima ancora di vedere alcunché.

L’aria nella stanza si era fatta un poco più scura, come se una nuvola fosse passata davanti alla luna. Il freddo pungente che penetrava dal vetro della finestra si era fatto strada tra gli abiti e la pelle e aveva, alla fine, trovato le ossa.

Un brivido le scese lungo la schiena, ma lì, nella sua posizione rannicchiata addosso al muro, non aveva il coraggio di alzare il viso dalle braccia e guardare cosa accadeva intorno.

Fu il lungo silenzio a convincerla a sbirciare.

La luce della luna e delle luminarie in strada era stranamente fioca. Ciò che ne filtrava attraverso la finestra creava un lungo sentiero chiaro sul pavimento della stanza.

Proprio lì, dove la luce si ricongiungeva con l’ombra, stavano due bambini.

La ragazzina le dava le spalle. Da dove si trovava riusciva solo a vederne la schiena e due spettinati codini biondi. Dalla sua spalla sbucava la testolina mora di un neonato che, beatamente, dormiva tra le braccia della sua sorellina.

L’emozione forte che ebbe nel guardarli rispose ad ogni domanda.

Il suo respiro affannoso attirò l’attenzione della bambina che si girò a sbirciare da sopra la spalla. I suoi brillanti occhi color tortora la investirono di uno sguardo così freddo ed inespressivo da non farle quasi riconoscere, in quel taglio o quelle ciglia, gli occhi ben più profondi di Shikamaru Nara.

Restò a guardarla a lungo, mirandone i tratti delicati, i capelli biondo miele così simili ai suoi, le sopracciglia sottili, gli occhi a mandorla tipici dei Nara.

Poi si girò.

Ebbe il buon gusto di non distogliere lo sguardo o di non urlare a squarciagola perché, con suo sommo orrore, scoprì che le labbra della bambina erano cucite insieme da uno spesso filo nero, più simili ad una orrenda cicatrice che ad una morbida bocca infantile.

Dovette raccogliere a se tutto il suo coraggio per distogliere gli occhi da quella orribile mutilazione e portare lo sguardo altrove. Decise di osservare il neonato dormiente.

Lui era in tutto e per tutto la copia perfetta di suo padre: ormai lo aveva capito, era inutile negarlo. Intuì che anche lui aveva gli occhi dei Nara, così come i capelli. La sua bocca non era cucita, ma probabilmente non sapeva nemmeno parlare. Dormiva con i pugni vicino al viso e la bocca leggermente aperta.

Quando ebbe esaminato ogni centimetro visibile di quello che un giorno sarebbe stato il suo secondogenito, tornò con gli occhi alla bambina.

Lei la guardava con rimprovero e sospetto, e stringeva tra le braccia il fratellino come se potesse proteggerlo da ogni male. O da lei.

Fece di nuovo appello a tutti gli anni di addestramento per trovare il coraggio di smuovere quella situazione. Cielo, quello sguardo era così straziante.

-       Sei qui per me?

Lo chiese cercando di essere il più dolce e conciliante possibile. La bambina strinse gli occhi con diffidenza, poi annuì.

-       Sai scrivere il tuo nome?

La guardò a lungo prima di fare cenno di no.

Temari sospirò, sconfitta. La guardò ancora cercando un qualche gesto, poi allungò le mani.

-       Portami dove vuoi.

La bambina strinse forte il suo fratellino al petto e si girò come per nasconderlo.

-       Non ho intenzione di farvi del male.

Lei la guardò con dubbio e le vide sul volto migliaia di domande inespresse. Poi mosse i primi passi, esitanti, nella sua direzione.

Quando le fu davanti si sedette a terra con somma educazione, poi le porse il neonato.

Temari lo guardò con timore quasi reverenziale.

-       Posso farti una domanda?

La piccola spalancò gli occhi e inclinò la testa di lato. Poi annuì.

-       Voi siete i miei figli?

Gli occhi della bambina si oscurarono per un istante. Temari pensò che era stato inutile chiederlo, l’aveva capito benissimo già da sola, ma non credeva di vedere in quella bambina uno sguardo tanto sofferente. La guardò annuire nuovamente ed abbassare lo sguardo al terreno. Poi porgerle di nuovo il bambino nella sua copertina.

Decise di non voler prolungare ancora l’agonia di quella creatura, quindi accettò il neonato.

Quando lo ebbe tra le braccia fu assalita da migliaia di emozioni contrastanti. Su tutte preponderava lo stupore. Rimase immobile come una statua a fissare il bambino dormiente, chiedendosi come avrebbe mai potuto generare qualcosa di così meraviglioso.

Ci mise un po’ a rendersi conto che non stava accadendo nulla.

Alzò lo sguardo interrogativo sulla bambina, che sembrò riscuotersi da un qualche pensiero. La guardò a lungo, poi scosse appena il fratellino.

Temari iniziò a sentirlo contorcersi nella copertina, mentre si riprendeva dal sonno. Alzò i pugni al viso e se lo stropicciò a lungo, sbadigliando sonoramente. Quindi aprì gli occhi.

Ebbe modo di notare solo per un istante i suoi perfetti occhi Nara, prima di affogare nel suo sguardo e perdere completamente contatto con la realtà.

Quando riacquistò lucidità, si ritrovò in un salottino ben curato. In un angolo della stanza stava un albero di Natale perfettamente addobbato e le mensole erano decorate con meticolosità. L’effetto complessivo era tanto preciso quanto freddo.

Sul tappeto del salotto stavano due bambini. Temari non si stupì di riconoscere in loro esattamente gli stessi che l’accompagnavano in quel momento. Il neonato succhiava con soddisfazione l’angolo della sua copertina. La bambina, sdraiata sulla pancia, colorava con attenzione un grande disegno.

Su una poltrona vicino al fuoco stava seduta la Temari del futuro.

Temari la guardò a lungo. Si vide poco cambiata nei lineamenti, probabilmente non dovevano essere passati troppi anni. Nella sua nuova mise di madre di famiglia aveva abbandonato l’acconciatura che portava in gioventù. Ora i suoi capelli erano pettinati con cura in una crocchia stretta alla base della testa. Indossava ancora gli abiti da lavoro, ma aveva abbandonato le scarpe sul tappeto e si stringeva in uno spesso soprabito di pile.

A parte la rigidità della scena, il tutto sembrava avere un tono discretamente rilassato.

Quando qualcuno bussò alla porta, la bambina saltò in piedi con uno strillo eccitato.

-       Kazeko!

La vide sussultare e osservare con timore la mamma e i suoi occhi fiammeggianti. Possibile che fosse diventata una madre così severa?

-       Vai ad aprire.

Il tono severo sembrò riecheggiare a lungo nella sala come uno schiaffo sonoro. La bambina si avviò alla porta con timore, come se ogni suo passo scomposto potesse meritare una sgridata.

Quando finalmente la piccola Kazeko aprì la porta, l’aria nella stanza cambiò radicalmente.

-       Tou-san!

Le braccia del papà erano troppo occupate per accogliere la figlioletta entusiasta, ma lei si strinse comunque addosso alle sue gambe, mettendo in serio pericolo la stabilità della pila di pacchetti colorati che quasi gli oscurava la faccia.

-       Buonasera, mendokuse-chan.

Lei sorrise radiosa e gli si attaccò alla giacca con affetto.

Shikamaru Nara si fece avanti portando sotto l’albero i doni. Osservò le impeccabili decorazioni, poi si girò verso sua moglie.

-       Hai addobbato la casa.

Lei si strinse nelle spalle con sufficienza.

-       Me l’avevi chiesto.

Si guardarono per un lungo istante, l’aria che si faceva sempre più pesante.

-       Ti ringrazio.

Lei alzò di nuovo le spalle e si strinse ancora di più nel suo soprabito.

Kazeko era felice a livelli inimmaginabili.

Saltellava intorno all’albero emozionatissima, cercando di riconoscere i kanji del suo nome tra le targhette dei regali.

Temari la guardava con tenerezza, ma vide la se stessa del futuro fissarla con rimprovero. Perché la guardava con tanta durezza? Era una bambina così adorabile.

-       Tou-san, questo è per me?

La piccola Kazeko alzò un pacchetto dalla pila e lo porse al padre, che la guardò con affetto.

-       Credo proprio di sì.

Lei cominciò a scuotere la scatola con curiosità. Il neonato iniziò a piangere sentendosi ignorato, e Shikamaru lo raccolse da terra. Lo strinse al petto ed andò a sedersi sull’altra poltrona vicino al camino. Il bambino si rilassò di nuovo e torno a succhiare la copertina.

-       Posso aprirlo?

Shikamaru sghignazzò divertito, poi scosse la testa.

-       Certo che no, mendokuse-chan. Babbo Natale si è raccomandato di aspettare la mattina di Natale. Altrimenti lì dentro troverai solo carbone!

La bambina lo guardò stralunata, come se stesse dicendo una enorme sciocchezza.

-       Ma, tou-san, Babbo Natale non esiste.

Il sorriso di Shikamaru si congelò in un istante. Fissò lo sguardo incuriosito della sua bambina poi, con lentezza esasperante, si voltò verso sua moglie che lo guardava con freddezza.

-       Ha cinque anni.

Temari soppresse il brivido freddo che le scese lungo la schiena al vedere i propri occhi rimandare uno sguardo così sprezzante.

-       Non crederai davvero che io voglia che mia figlia si illuda di credenze tanto sciocche, vero?

Lo sguardo di Shikamaru passò dal freddo del ghiaccio al bruciore del fuoco in meno di un istante.

-       Questo è veramente troppo.

Temari guardò se stessa alzare le sopracciglia con sufficienza, poi il bambino che stringeva tra le braccia iniziò ad agitarsi e a muovere freneticamente i pugni.

La scena davanti ai suoi occhi sembrò correre veloce.

Vide Shikamaru alzarsi, la bambina prendere il suo fratellino e nascondersi dietro l’albero. Udì urla indistinte e vide se stessa alzarsi e urlare contro il suo uomo.

-       Kazeko, mettiti la giacca e vesti anche Shikashi, per favore.

La bambina fece capolino da dietro l’albero e guardò il suo papà. Lui non la degnò di uno sguardo, troppo impegnato a squadrare con durezza la moglie, che lo guardava con identica forza.

-       Fai quello che ti ho chiesto. Andiamo dalla nonna. Adesso.

La bambina uscì timorosa dal suo nascondiglio e andò a preparasi nella sua cameretta, tenendo tra le braccia il fratellino urlante.

La Temari del futuro seguì con lo sguardo i suoi figli finché non li vide sparire dietro la porta. Il suo sguardo vacillò per la prima volta. Quando aprì le labbra la sua voce era poco più di un sussurro.

-       Cos’hai intenzione di fare?

Gli occhi di Shikamaru mandavano solo disprezzo.

-       Me ne vado. E porto i bambini con me.

Temari guardò se stessa sbiancare e quasi perdere i sensi. Si vide appoggiarsi alla poltrona e prendersi la testa tra le mani.

-       Perché?

Gli occhi di Shikamaru erano tanto determinati quanto addolorati. Si vedeva chiaramente la sua sofferenza in quella scelta.

-       È da quando ti conosco che provo a darti tutto ciò che potrebbe aiutarti. Ti ho amata più di quanto avrei mai pensato di poter fare. Ho sopportato ogni tua bizzarria e ogni tuo malumore. Ho cercato di capire il dolore che ti portavi dietro e in ogni modo, IN OGNI MODO ho cercato di portarti fuori da quel circolo vizioso che era stata la tua esistenza. Ti ho offerto tutto quello che potevo darti, ti ho dato una famiglia e tu l’hai data a me. Eppure, ogni volta, questo non bastava mai. Ogni anno, ad ogni Natale, ritorniamo su questo e finiamo sempre per rinfacciarci cose che forse non pensiamo nemmeno. Ora basta.

Sulla sua poltrona, la Temari del futuro si strinse le ginocchia al petto, infinitamente dolorante. La Temari del presente stringeva il neonato urlante come se potesse darle conforto. Ma ancora non era finita.

-       Fino a che le tue maledette convinzioni ferivano me e chi mi stava intorno, ho fatto finta di niente. Ma adesso stai superando ogni limite e non permetterò che i mostri della tua infanzia rovinino anche la vita dei MIEI figli! KAZEKO!

La bambina uscì dalla camera perfettamente imbacuccata, così come il piccolo Shikashi che ancora piangeva. Grossi lacrimoni scendevano anche sulle guance arrossate della piccola e si perdevano tra le pieghe della pesante sciarpa di lana.

Suo padre le porse la mano e lei l’accettò subito, dopo avergli lasciato il fratellino.

La trascinò di malagrazia verso la porta, senza curarsi di prendere il cappotto.

Kazako guardò la mamma per tutto il tragitto fino alla porta. Non si curò di nascondere gli occhi grondanti o il naso gocciolante.

-       Kaa-san!

La porta venne sbattuta con violenza. Il silenzio nella stanza era disturbato solo dal pianto disperato del piccolo spirito che Temari ancora teneva tra le braccia.

Osservò se stessa stringersi, rannicchiarsi e poi piangere tutte le sue lacrime.

Kazeko la fissò con rimprovero, poi non riuscì a fermare le lacrime. Le lunghe scie umide le percorsero le guance e si infilarono tra le maglie strette della sua bocca cucita. Shikashi urlava inconsolabile.

Per un periodo che le sembrò crudelmente lungo, gli spiriti la costrinsero ad osservare la scena di se stessa che si distruggeva.

Nel giro di poco, iniziò a piangere anche lei.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Incredibilmente puntuale, nonostante i mille problemi tecnici che si sono posti sul mio cammino, dopo una settimana esatta sono QUI! E aggiorno nuovamente, con l’ultimo dei capitoli centrali! Io lo dico, non è stato affatto facile scrivere quello che avevo in mente, e ammetto di aver anche indorato un pochino la pillola, dato che avevo pensato a ben di peggio, ma l’angst era vietato! Stavolta, non ho davvero nulla da dire, perché credo che risponderò alle domande direttamente nell’ultimo capitolo, per cui se qualcosa non è chiaro, fatevi sotto!

Mi rendo conto di essermi cimentata in una impresa ben più grande di me. Inaspettatamente l’esperimento sembra riuscire, e le mie amate commilitone mi sono vicine e mi sostengono con perizia!

Chiarisco subito che fin dall’inizio lo scopo era di arrivare a questo. Ovvero il divorzio.

Per la mia indole materna scrivere di questi bambini sofferenti è stato un colpo al cuore, ma spero di aver reso l’idea abbastanza da renderla credibile. Per me è stata dura. Davvero.

Come dicevo alla mia degna prole qualche giorno fa, il discorso delle mutilazioni agli spiriti ha un senso ben preciso. Rispettivamente, il passato non PUÒ vedere, il presente non VUOLE sentire e il futuro non DEVE parlare. Per cui il passato ha una malformazione genetica, se vogliamo dire così, indipendente dalla volontà di chiunque, poiché, in effetti, il passato non potrà mai vedere ciò che è dopo. Il presente ha le orecchie mutilate e, anche se non l’ho detto, le ha per propria scelta, perché nel presente è Temari stessa a non voler sentire ciò che le accade intorno. Il futuro non deve vedere, e le labbra cucite della povera Kazeko sono la violenza di ‘qualcuno’ che non vuole che il futuro si riveli a ciò che è stato prima. Nello specifico il ‘qualcuno’ non è altro che il continuum temporum. Non avrebbe senso nessuna situazione diversa da quelle illustrate e a Temari è stata offerta una possibilità unica nel poter sbirciare uno dei suoi possibili avvenire.

Detto questo, aspetto domande, dubbi e perplessità nel caso in cui qualcosa non fosse chiaro, perché dietro a questa storia, la mia mente ha creato un universo assurdo. Mi sentirò sola quando sarà finita.

PS: stavolta non l’ho riletta! Ero in ritardassimo e avevo mille problemi di linea! Non ho proprio avuto tempo. Quando sarà la riprenderò in mano e la sistemerò come si deve, perché mi sono affezionata a questo componimento e non mi va di lasciarlo pieno di casini, errori e distrazioni!

PPS: passate al forum NERO! Il calendario dell’avvento continua e cerchiamo di rendere questo Natale il più NERO di sempre!

The Black Parade

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

Merry Black Christmas

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´* ,´       ´*,´        ´*

 

……………¨*,
………,´………´*
…….*…………….. __/__
…….*…………… ..*-:¦:-*
¸.………………/.•*•.
~`,`~……………… |
¸.……………….. **
´¸*..´¸………..**
´¸¸*…………….*
´¸. ………….. **
~`,`~…………. ♦♫*
`.`………….. **
●/
…………….♠♫#*
/
…………….**
/
 \………………….. ╬╬╬╬

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Epilogo, Tentativi ***


A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Cinque: Epilogo, Tentativi

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Il Calendario dell’Avvento continua, Natale si avvicina, e come festeggiarlo se non con una bella fic NERA? Ringrazio sentitamente chi segue questa storia, chi mi è stato vicino nei momenti di difficoltà e chi mi ha minacciato di morte violenta se non l’avessi finita (ogni riferimento a cose e persone realmente esistenti è puramente casuale). Spero che vi piaccia anche quest’ultima mia fatica, la mia prossima partecipazione all’evento NERO dell’anno!

NoteFiction partecipante alla terza edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2012. Quinto e ultimo capitolo. Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: è stato TREMENDO scrivere questo capitolo. Proprio non voleva uscire. Con questo epilogo chiudo la fic che mi ha accompagnata per oltre un anno. É stato bellissimo poter condividere con tutti la mia passione per quest'opera, ed è stato toccante trovare persone così felici di condividerla con me. Vi lascio all'epilogo con il cuore in mano.

Dedica: questo capitolo lo dedico con tutto il cuore a quelle persone che vedo così poco, ma sono nella mia vita con una costanza impressionante. Per cui questo capitolo e tutta questa opera sono per Frà, Clàh, Vitto, Clà, Marmy, Sel, Giù, Asu e tutte le altre ragazze della tBp. Vi adoro .

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*

A Christmas Carol”

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*

Riemerse dalla sua prigione di lenzuola con ancora addosso ansia, paura e sudore. Portò le mani alle guance, trovandole umide. Strinse gli occhi ancora brucianti.

Poi si rese conto dei raggi di sole che filtravano dalla finestra.

In pochi istanti fu in piedi, aggrappata al davanzale a fissare le strade innevate di Konoha.

Le luminarie spente avevano un che di malinconico, ma dei lunghi ghiaccioli si erano formati durante la notte, e gocciolavano allegramente disperdendo la luce solare in un amabile scintillio ben più affascinante dell'illuminazione artificiale.

Per strada passeggiava poca gente, e un bambino trasportava con impegno un grosso pacco.

Temari spalancò le ante con forza, spargendo in ogni dove un'onda di neve.

- Ehi, ragazzino! Sì, dico a te!

Il bambino alzò lo sguardo incuriosito.

- Ehi, che giorno é oggi?

La guardò come se fosse pazza, la piccola bocca aperta per lo stupore.

- È il giorno di Natale, signora!

Represse la marea di insulti che le salirono alla bocca a quel "signora" detto con tono tanto scontato, poi focalizzò ciò che aveva sentito.

Il suo cuore saltò un battito. Era ancora in tempo.

Rinchiuse la finestra e si gettò in fretta sui suoi abiti, indossando le prime cose che le capitarono sotto mano. Lasciò i capelli nelle condizioni peggiori in cui si fossero mai trovati, non si diede nemmeno il tempo di lavarsi il viso.

In pochi minuti fu già in strada, con il cuore palpitante e mille cose in testa.

Dopo un istante si rese conto di non avere idea di cosa dovesse fare.

Avrebbe voluto scusarsi con Shikamaru, e anche con l'amica bionda se ne aveva la possibilità. Avrebbe voluto scrivere almeno una lettera ai suoi fratelli, e magari accendere un incenso per sua madre.

Troppe. Davvero troppe cose da fare.

Camminó per la strada, decidendo di iniziare dal santuario. A sua madre doveva perlomeno la precedenza.

Lo trovò alla fine di un pittoresco viale alberato, candido di neve, scintillante di ghiaccio. Lo scricchiolio dell'erba rigida di ghiacciata brina l'accompagnò in ogni suo passo.

Davanti ai simulacri ebbe nuova conferma di aver fatto la scelta giusta.

Inginocchiato davanti ad un incenso fumante, stava Shikamaru Nara.

Non si era preparata a questa eventualità ne, in effetti, aveva minimamente pensato a cosa avrebbe dovuto dirgli una volta che l'avesse incontrato.

Si rese conto che non sarebbe mai stata abbastanza pronta per quell'incontro, per cui decise di gettarsi nell'impresa senza pensarci troppo.

Si avvicinò all'ara con circospezione, il cuore in gola, poi accese il suo incenso. Giunse le mani in preghiera e attese.

- Hai un aspetto orrendo.

Paradossalmente le venne da sorridere.

- Ho avuto una nottata movimentata.

Lui continuò a guardare altrove.

- Ma davvero..?

Temari sospirò esausta. Doveva sapere che non le avrebbe mai reso le cose facili. Per quanto ancora avrebbe continuato a non guardarla?

- Ho fatto un sogno molto interessante.

Neanche le rispose.

- E... e credo di aver capito di essere stata molto ingiusta nei tuoi confronti. E nei confronti dei tuoi amici.

Intuì che aveva finalmente deciso di guardarla, ma stavolta era lei a non avere la forza di alzare lo sguardo.

- Quando stamattina mi sono svegliata, ho avuto paura di non poter rimediare a ciò che avevo fatto. E quando mi sono resa conto che potevo ancora farlo, non ho saputo da dove iniziare.

Riprese fiato, quasi sofferente.

- Volevo scusarmi con tutti, rendere onore a mia madre, scrivere ai miei fratelli, ma soprattutto, ecco, volevo scusarmi con te.

Sentì ancora il suo sguardo addosso. Se lo immaginò completamente girato verso di lei, le sopracciglia alzate. La bocca con quella piega caratteristica di quando era davvero sorpreso.

- Non ti prometto che mi troverai a cantare carole natalizie, ne che inizierò ad indossare sciocchi cappellini. Ma per il resto giuro che ci proverò, davvero.

Shikamaru rimase in silenzio a lungo. Troppo a lungo.

Iniziò a credere che le sue scuse fossero arrivate davvero troppo tardi.

- Era esattamente ciò che volevo sentire. Vieni, chiedo a mia madre di aggiungere un posto a tavola anche per te.

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*


Qualche anno nel futuro, una bambina bionda si crederà perfettamente mimetizzata nel suo nascondiglio. Quando la sua mamma la troverà, le dirà che è inutile nascondersi, che Babbo Natale è magico, e compare solo quando tutti i bambini di casa stanno dormendo.


¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*


Dopo mille peripezie alla fine è finita davvero. Di questo epilogo c'è ben poco da spiegare, per cui rinnovo ancora tutti i miei ringraziamenti e il mio ammmore. La chiudo qui prima che mi commuovo davvero. Sommo amore a tutti .


¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*

Merry Black Christmas

¨*,           ¨*,           ¨*,
,´        ´*✫ ,´       ´*✫ ,´        ´*

 

……………¨*,
………,´………´*
…….*…………….. __/__
…….*…………… ..*-:¦:-*
¸.………………/.•*•.
~`,`~……………… |
¸.……………….. **
´¸*..´¸………..**
´¸¸*…………….*
´¸. ………….. **
~`,`~…………. ♦♫*
`.`………….. **
●/…………….♠♫#*
/…………….**
 \………………….. ╬╬╬╬

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=895994