Dawn of the Heart

di paffywolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Phonecall ***
Capitolo 2: *** Thoughts ***
Capitolo 3: *** Hopelessly devoted to you ***
Capitolo 4: *** Crying and smiling ***
Capitolo 5: *** Adoptions ***
Capitolo 6: *** Fight ***
Capitolo 7: *** Enemies and Friends ***
Capitolo 8: *** Sugar and Ants ***
Capitolo 9: *** Yesterday ***
Capitolo 10: *** Please, don't close your eyes ***
Capitolo 11: *** Don't stop me now ***
Capitolo 12: *** When you say nothing at all ***
Capitolo 13: *** Prom ***
Capitolo 14: *** Hiding ***
Capitolo 15: *** Nationals part 1 - Backstage ***
Capitolo 16: *** Nationals part 2 - Standing ovation ***
Capitolo 17: *** Go away ***
Capitolo 18: *** Hope ***



Capitolo 1
*** Phonecall ***


1. Phonecall
 

«E adesso, su richiesta di un nostro radioascoltatore, trasmettiamo una canzone che sicuramente ha accompagnato tante, tantissime storie d'amore. E' "Hello" di Lionel Richie. Enjoy!»
 

Sdraiata sul letto, chiusi gli occhi e iniziai a cantare con un mezzo sorriso in volto. Un'ondata di ricordi: sorrisi felici, baci e parole dolci sussurrate all'orecchio; e soprattutto canzoni, infinite canzoni cantate insieme.

Prima ancora di accorgermene, le lacrime che tentavo disperatamente di trattenere fuoriuscirono senza ritegno. E in quel momento ringraziai il cielo di essere in camera mia, senza nessuno al quale dover giustificare quella improvvisa crisi di pianto. Alzai ancora di più il volume della radio: i vicini si sarebbero di nuovo lamentati, ma a me non importava. Avrei fatto qualunque cosa pur di coprire i singhiozzi.

Il cellulare iniziò a vibrare sul comodino. Senza neanche leggere chi stesse chiamando, tirai su col naso e risposi:

"Qui Rachel."

"Non credevo avresti risposto." Riconobbi all'istante la sua voce.

Le lacrime iniziarono a scendere ancora più copiosamente, ricoprendo di piccole macchie il cuscino che stringevo al petto.

"Cosa vuoi?" cercai di balbettare, la voce rotta dai singhiozzi.

"Niente. Solo sapere come stai..." disse lui, la voce carica di apprensione.

"Sto benone, non lo senti da te? Non senti la mia voce carica di gioia?" gridai, in preda all'isteria.

"Shhh, calmati. Non urlare in questo modo. Sai che non fa bene alle tue corde vocali." disse lui, tentando di sdrammatizzare.

«'Cause I wonder where you are, and I wonder what you do... » intonava la radio.

Tentai di sciogliermi dall'assurda posizione rannicchiata in cui mi trovavo, di abbassare il volume della radio, di sbattere il telefono in faccia a Jesse. Ma il dolore mi aveva paralizzata e senza alcun motivo iniziai a cantare quegli stessi versi che mesi prima avevamo intonato insieme, seduti l'uno accanto all'altra in un negozio di musica.

"Are you somewhere feeling lonely? Or is someone loving you?" intonai io meccanicamente.

"Lionel Richie? " chiese lui.

"Non sono riuscita a cambiare stazione radio in tempo. E adesso eccomi qui, a piangere come una stupida e ad ascoltare le tue fandonie." dissi, tentando di trattenere i singhiozzi.

"Scusami, avrei fatto meglio a non chiamarti. Ma ascoltavo la radio anch'io e quando ho sentito la canzone non ho potuto fare a meno di comporre il tuo numero. Mi dispiace di averti sconvolta in questo modo, dico davvero." sussurrò mestamente. Sembrava sincero. Ma una persona come lui poteva davvero esserlo?

Every now and then I get a little bit lonely and you’re never coming around.” intonò lui. Total Eclipse of the Heart, un'altra canzone cantata insieme.

“Every now and then I get a little bit tired of listening to the sound of my tears.” gli risposi io, mentre sul mio volto compariva un involontario sorriso. Inspirai profondamente mentre asciugavo le ultime lacrime che mi solcavano le guance.

“Anche io sono stanco di sentire il suono delle tue lacrime, Rachel. E mi dispiace di esserne stato la causa. ”

“Perché dovrei crederti? Dopo tutto quello che mi hai fatto, dopo tutto il dolore che mi hai causato come puoi anche solo pensare che io possa credere a ciò che dici?” ribattei io, glaciale.

“Voglio vederti un'ultima volta. Poi sparirò definitivamente dalla tua vita, se questo è ciò che vuoi. Ma ti prego, lascia che venga da te.”

“Quando?” chiesi io, senza riflettere sulle conseguenze che quella domanda avrebbe provocato. Vedere Jesse? Ero forse diventata masochista?

“Anche subito, se vuoi. Sono tornato a casa dai miei in questi giorni, approfittando del break di primavera. Posso essere da te in pochi minuti, dipende da te...” La voce di Jesse si era ridotta ormai quasi a un farfuglio sussurrato con un sibilo di voce. Dove era finito il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore, spavaldo e sicuro di sé? Iniziai a attorcigliare le ciocche dei capelli attorno alle dita, cercando un modo per uscire fuori dalla fossa in cui mi ero sotterrata. 3 metri sottoterra, per la precisione.

“Vieni ora.” dissi rapidamente, poi chiusi il telefono. In che razza di situazione mi ero cacciata?

Continua...

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Capitolo 2
*** Thoughts ***


2. Thoughts


Ciò che desideravo più al mondo mi era stato finalmente concesso: l'Università di Los Angeles aveva accettato la mia domanda di iscrizione.
Ero un passo più vicino al mio sogno, eppure non ero felice. L'idea di partire di lì a poco, diretto nella città delle stelle, mi rendeva incredibilmente triste.
Mi resi conto, aprendo quella lettera, che il dolce sapore del sogno per cui avevo tanto lottato aveva un retrogusto amaro. Sapevo di aver ottenuto ciò che volevo, ma sapevo anche che non era questo il modo in cui desideravo raggiungerlo.
Avevo mentito troppe volte e avevo ferito troppe persone: tutti i ragazzi del Glee Club del McKinley, che mi avevano accettato nonostante sospettavano la mia reale intenzione; il professor Shuester, che mi aveva accolto e aveva cercato a tutti i costi di farmi sentire a mio agio, dandomi la possibilità di cantare anche in quella nuova scuola.
E soprattutto avevo ferito lei.


Quella lettera era appoggiata sul cruscotto della mia macchina, mentre guidavo verso casa sua dopo mesi in cui ero sparito dalla sua vita. Non sapevo come avrebbe reagito, ma ero consapevole di non poter continuare a farle credere che non la amavo. Doveva sapere che ogni cosa che avevamo condiviso non era solo una menzogna.


Non credevo fosse possibile innamorarsi in questo modo. Per me le ragazze erano sempre e solo state una distrazione dal mio obiettivo, un fardello di cui liberarsi quanto prima.
Con Rachel all'inizio non fu diverso: fingevo e cercavo solo di portare a termine la missione affidatami da Miss Corcoran, ricongiungerla con sua figlia.
Ma è stata la gelosia a farmi comprendere ogni cosa: vedere Rachel girare quel video insieme ad altri due ragazzi, due suoi precedenti flirt, mi ha fatto guardare oltre le apparenze.
Non potevo continuare a prendere in giro me stesso, non più. Non potevo più reprimere i sentimenti che nascevano nel mio cuore.

Il suo sorriso, il luccichio che si accendeva nei suoi occhi al suono di una sola nota, il profumo dei suoi capelli... ma sopra ogni cosa la sua voce dolce e potente al tempo stesso, capace di sconvolgere i miei sentimenti con la furia di un terremoto. Gli angeli hanno una voce come quella di Rachel Berry, di questo sono certo.

Eppure non ho esitato a spezzarle il cuore, pur di inseguire il mio sogno.

Non ho esitato a voltare le spalle ai miei compagni, non ho esitato a distruggere i sentimenti di Rachel in ogni modo, pur di farle capire che una persona come me non merita di far parte della sua vita.
Sapevo che solo la vittoria alle Nazionali mi avrebbe permesso di ottenere la borsa di studio che desideravo, ma da verme quale sono non ho esitato a nascondermi dietro il lancio di un uovo pur di non dirle la verità.
Speravo che il tormento nel mio animo potesse a poco a poco affievolirsi fino a sparire, quindi avevo deciso di partire comunque per la California. Ma non era stata una buona scelta. Senza Rachel non potevo andare avanti. Era da mesi che dalla mia gola non fuoriusciva una sola nota, i sensi di colpa avevano spento in me ogni voglia di cantare.
Eppure era bastato ascoltarla cantare per riscoprire quanto di bello la vita abbia da offrirmi. Non potevo lasciarla andare, non prima di averle spiegato ogni cosa.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Probabilmente quella sera il mio cervello era partito per il Tennessee insieme ai miei papà. Probabilmente la tisana che avevo bevuto poco prima conteneva qualche strana sostanza allucinogena, che mi aveva impedito di mandare a quel paese Jesse. O forse era tutto merito di qualche misteriosa congiunzione astrale o di un volo di ufo sulla mia casa?

Qualunque sia il motivo, eccomi qui: pigiamone enorme, capelli arruffati e piedi avvolti da improbabili ciabatte a forma di testa di coniglio, con il mio ex-ragazzo in arrivo di lì a poco.
Pur di distrarmi mentre i minuti trascorrevano, scelsi di fare una doccia calda e mi cambiai d'abito: indossai un semplice vestito bianco regalatomi dai miei per il mio compleanno, ma i conigli rimasero saldi ai miei piedi. Per quale motivo dovevo mettermi in tiro? Se mi ero cambiata d'abito era solo perchè farsi vedere con quel pigiama addosso equivaleva a un suicidio sociale, no? Un leggero tonfo proveniente dall'armadio attirò la mia attenzione: un paio di ballerine blu aveva deciso di precipitare dal ripiano su cui era appoggiato. Segno del destino? Sfilai i conigli dai piedi mugolando e li lanciai dentro l'armadio, indossando poi le ballerine.

I minuti trascorsero lentamente, mentre attendevo che Jesse arrivasse. Non sapendo cos'altro fare, rassettai la mia camera, il bagno e mi truccai. Il senso di quanto stavo facendo continuava a sfuggirmi.
"Probabilmente vorrà solo raccontarti come vanno le cose giù in California. Calmati Rachel, calmati. Andrà via dopo qualche minuto e tutto tornerà come prima. Ti infilerai di nuovo il tuo bel pigiamone caldo, le ciabattone di Bugs Bunny e poi di corsa a letto. Non farti illusioni."
Il suono di un campanello mi riportò bruscamente alla realtà.


Continua...

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Capitolo 3
*** Hopelessly devoted to you ***


3. Hopelessly devoted to you


Avevo perso il conto di quante volte avessi sognato il suo volto. Eppure eccolo lì, a pochi centimetri dal mio.
Rimasi ad osservarlo per qualche secondo, noncurante della scrosciante pioggia che mi stava inzuppando da capo a piedi. Addio capelli perfetti, ma poco importava.

"Ciao Jesse." sussurrò lei. Indossava un vestito bianco che non avevo mai visto prima: che fine avevano fatto i suoi orribili maglioni? Teneva lo sguardo basso, chiaramente a disagio.
"Ciao Rachel. Posso entrare?" le chiesi, indicando la pozzanghera d'acqua che si allargava sempre di più sotto le mie scarpe. Come poteva piovere in questo modo in pieno Aprile?
"Cavoli, sei zuppo! Vieni dentro, ci manca solo che debba sentirmi in colpa se ti becchi un raffreddore..." borbottò, facendomi passare.
"Grazie."
Si avvicinò a un massiccio mobile e trafficò per qualche secondo con i cassetti, che non volevano saperne di aprirsi.
"Aspetta qui, vado a prenderti qualcosa di asciutto." disse lei scoraggiata, dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto. Tornò pochi minuti dopo, stringendo tra le mani un gigantesco asciugamano e quelli che sembravano essere una camicia nera e dei pantaloni.
"E questi da dove escono fuori?" le chiesi, mentre passavo l'asciugamano tra i capelli.
"Sono dei vecchi vestiti dei miei papà, dovrebbero andarti bene."
"A proposito, dove sono i tuoi? "
"Tennessee, dalla nonna. " tagliò corto lei. "Vai in bagno a cambiarti, ti aspetto qui."

Quando tornai, Rachel era seduta su un enorme cuscino accanto al camino, con una coperta tra le mani e un fuoco appena acceso a farle compagnia. "Hai freddo?" mi chiese.
Mi limitai ad annuire, grato che avesse acceso quel fuoco. Mi sedetti al suo fianco rabbrividendo e presi la coperta che mi porgeva. Dopo tanti mesi in California non ero più abituato a quel clima... e lei lo sapeva, di certo il camino non lo aveva acceso per creare un'atmosfera romantica. Avvicinai i piedi nudi al fuoco, cercando di riscaldarli.
"Allora, come ti vanno le cose? " le chiesi, sinceramente curioso di scoprire cosa le fosse accaduto in quei mesi. Continuava a guardare le fiamme, cercando di evitare il mio sguardo.
"Bene, direi. Scuola ok, con il Glee Club le cose vanno bene tutto sommato. Abbiamo vinto le Regionali, ci siamo classificati per le Nazionali di New York e ho scritto la mia prima canzone. "
"Wow, hai scritto una canzone?" esclamai io, incapace di trattenermi.
Lei annuì con un sorrisetto, consapevole di avermi colpito. "Sì, si intitola Get it right."
"Mi piacerebbe ascoltarla."
"Non adesso. Adesso tocca a te dirmi cosa ti è successo in questi mesi." disse, guardandomi negli occhi per la prima volta quella sera.


▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Jesse era ancora capace di suscitare in me una certa attrazione, inutile negarlo.
I suoi occhi verdi rilucevano alla luce del fuoco, rendendo se possibile il suo sguardo ancora più affascinante. Rimasi immobile, mentre cercavo di capire cosa gli stesse passando per la testa. Perchè era venuto? Cosa poteva volere da me?
Dopo qualche infinito secondo, distolse lo sguardo dal mio e allungò le mani verso il camino, in cerca di maggiore calore.
"Non c'è molto da raccontare in realtà. Sto seguendo i corsi all'università, ma per il momento sto riuscendo a fare poco e niente a Los Angeles. "
"Come mai?" gli chiesi io. Era il mio turno per le domande scomode. Lui sospirò.
"Beh, sembra che il mio eccezionale talento sia svanito nel nulla. Non riesco più a cantare." disse, un'espressione insondabile sul volto.
"Stai scherzando, spero."
"Magari. E' dalle Nazionali di New York che non riesco a cantare una sola canzone."
"Ma prima tu..."
"Il massimo che ho raggiunto in questi mesi è stato quell'unico verso che hai ascoltato prima."
Mi limitai a guardarlo, convinta di non aver ascoltato bene. Jesse St James, il vincitore di 4 titoli nazionali con i Vocal Adrenaline, il ragazzo pronto per i palcoscenici di tutto il mondo, che diceva di non riuscire più a cantare?
Decisi di metterlo alla prova. Presi il telecomando dello stereo e lo accesi, sperando che i miei papà vi avessero lasciato dentro un cd decente. Dalle prime note intuii che si trattava della colonna sonora di Grease; era un cd ormai talmente consumato che l'unica traccia ancora ascoltabile era una canzone di Sandy, "Hopelessly devoted to you". Ironia del destino.

"Guess mine is not the first heart broken,
my eyes are not the first to cry
I'm not the first to know,
there's just no gettin' over you"

Sapevo che Jesse mentiva. Era impossibile per lui resistere a un duetto.

"Hello, I'm just a fool who's willing
to sit around and wait for you
But baby can't you see,
there's nothin' else for me to do
I'm hopelessly devoted to you"

Le parole uscirono dalla mia bocca con l'intonazione perfetta e i tempi giusti, come se mi fossi esercitato per mesi. Solo Rachel poteva rendere possibile questo miracolo.

"But now there's nowhere to hide,
since you pushed my love aside"

Quanta verità in quelle parole. Il dolore subito a causa del suo tradimento ancora mi distruggeva... Il mio cuore traboccava di tristezza, sapevo di non poter reggere fino alla fine della canzone.

"I'm not in my head,
hopelessly devoted to you
Hopelessly devoted to you."

Cantavo guardandola negli occhi, avvicinandomi poco a poco a lei. Presi la sua mano tra le mie e iniziai ad accarezzarla dolcemente, tentando di intuire quale fosse la sua reazione.

"My head is saying -fool, forget him-"
Intonai io, mentre il mio viso si rigava di un'unica lacrima solitaria. Lui si avvicinò ancora e mi strinse al suo petto, mentre sussurrava al mio orecchio.

"My heart is saying -don't let go-
Hold on to the end, that's what I intend to do
I'm hopelessly devoted to you"
Sentivo l'odore della sua pelle, ma cercai disperatamente di resistere alla tentazione di ricordarmi quanto le sue labbra fossero meravigliosamente morbide e calde...


Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Beh che dire, su suggerimento della mia cuorosa preferita (XD) ho lasciato il finale di questo capitolo in sospeso. Ma non preoccupatevi, non soffrirete a lungo... ;)
La canzone in questo capitolo è
"Hopelessly devoted to you" di Olivia Newton-John, tratta dal musical Grease. Mi è sembrata perfetta.
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato o letto la FF finora, sono felice che vi piaccia!
Mi raccomando, continuate a commentare, sono curiosissima di scoprire cosa pensate della mia storia... :)
A presto con un nuovo capitolo!
Roberta

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Capitolo 4
*** Crying and smiling ***


4. Crying and smiling


Jesse continuava a stringermi a sè, senza sapere quanto ciò che stava facendo stesse sconquassando il mio animo. Volevo piangere, cacciarlo via urlando mille insulti, ma mi limitai a restare lì, ascoltando il battito del suo cuore. Sentivo le sue labbra premute delicatamente sulla mia fronte, ancora gelide nonostante fossimo distesi accanto al camino da diversi minuti.

"Hai ancora freddo?" gli chiesi.

"No." rispose lui, lasciando scivolare via la coperta che lo avvolgeva. "Mi dispiace di averti fatto soffrire in questo modo Rachel, dico davvero. Io..."

"Sshhh... Ti prego, non rovinare tutto. Anche se adesso stai solo fingendo per non so quale motivo, ti prego di non dirmelo e di restare qui. Non importa, mi basta averti qui vicino a me. Mi sei mancato."

"Non sto fingendo. Da te non cerco più nulla se non il perdono. Intendo riconquistare la fiducia che prima avevi in me. So che sarà difficile, ma ci riuscirò Rachel... Non rovinerò tutto di nuovo. " disse, con voce spezzata.

Senti una goccia d'acqua cadere sul mio collo e scivolare lentamente sulla pelle.

"Jesse?" sussurrai, allontanandomi da lui. Possibile che stesse davvero piangendo?

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Tutta la sofferenza tenuta nascosta nel mio cuore in quel momento prese il sopravvento. Fui sorpreso di sentire un leggero calore sulla guancia destra, lì dove una lacrima stava tracciando la sua scia: non ricordavo nemmeno l'ultima volta in cui avessi pianto. Nei Vocal Adrenaline ero diventato un'altra persona, un automa senz'anima. E gli automi non piangono.

"Avrei fatto meglio a sparire nel nulla, ma non potevo lasciarti andare. Non senza prima spiegarti prima ogni cosa, Rachel. Non avrei dovuto comportarmi così, sono stato..."

Poggiò una mano sulla mia guancia, facendo cenno di no con la testa.

"Sei tornato, questo importa." mi disse con un leggero sorriso sul volto, mentre una lacrima scorreva sulla sua guancia. I nostri sguardi si incrociarono di nuovo, ma rimasi immobile, attendendo che lei prendesse l'iniziativa.

Si avvicinò a me e appoggiò delicatamente le labbra sulla mia guancia sinistra e sul collo. Sfiorai le sue labbra con la punta delle dita tremanti, indeciso su cosa fare. Anche lei voleva ciò che io tanto desideravo?

Avvicinai ancora di più il mio volto al suo, mentre le accarezzavo piano i capelli. Con la stessa delicatezza, la baciai sulla fronte e sulla punta del naso. Asciugai con le labbra le lacrime che le rigavano le guance e lei fece lo stesso, mentre appoggiava una mano sul mio petto.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Sentii il suo cuore battere forte come mai prima.

"Rachel..." sussurrò lui, le sue labbra ormai a un soffio dalle mie. Il mio cuore era in estasi. Le nostre labbra si sfiorarono dolcemente in un tenero bacio che durò appena pochi istanti, ma tanto mi bastava.

"Sai Jesse, forse anche tu hai bisogno di un po' di romance ogni tanto... " dissi io, sorridendo intimidita.

"No, Rachel" disse lui. "I deserve epic romance. Grazie per aver cantato per me prima. " rispose lui, un luccichio divertito nel suo sguardo. Rimanemmo a guardarci negli occhi per secondi che mi parvero infiniti, ma il silenzio non mi metteva a disagio. Non quella sera.

"Ho la sensazione che siamo davvero senza speranza. Forse è perché siamo due regine del dramma?" chiese lui, con tono teatrale.

"Tu lo sei senz'altro più di me, questo è certo." gli risposi io, divertita.

"E allora vai a prendere la coroncina che hai vinto quando eri bambina, voglio mettermela in testa." ribattè lui con aria di sfida. Non credevo potesse mancarmi così tanto. Lo abbracciai di nuovo, inspirando il dolce profumo dell'acqua di colonia che utilizzava abitualmente. Avrei voluto poter fermare il tempo.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Si è fatto tardi, meglio che vada. ” sussurrai io al suo orecchio.

Puoi restare qui a dormire se vuoi. Ti prego, non andare...” disse lei con tono supplicante, stringendomi ancora più forte di prima.

D'accordo, d'accordo. Però non iniziare a piagnucolare, abbiamo detto che fra noi due il più melodrammatico sono io, no?” dissi, baciandola sulla fronte.

Resti davvero?”

Fino a quando mi vorrai sarò sempre qui per te.”

E con il college come farai? Non torni a Los Angeles? ” Los Angeles era l'ultimo dei miei pensieri al momento.

Una soluzione si troverà, non temere. E poi da Los Angeles a Lima sono solo 36 ore di macchina, cosa vuoi che siano? ” dissi con tono affranto.

La decisione è soltanto tua, Jesse. Io non posso scegliere al posto tuo. Parlane con i tuoi e decidi cosa fare, io mi adatterò.” Adattarsi? Lei avrebbe dovuto adattarsi dopo tutto il dolore che le avevo causato?

No Rachel, adesso la mia priorità sei TU. Chiaro? Nessun altro viene prima di te, voglio sapere cosa preferiresti che io facessi.” ribattei deciso. Lei sospirò e si alzò dal cuscino, andando a sedersi sul divano.

Vorrei che tu tornassi qui a Lima. E poi, quando potrò iscrivermi al college, vorrei andare insieme a te a Los Angeles.” Mi guardò intensamente, in attesa che rispondessi. Ci meditai su qualche secondo, ma sapevo già cosa dirle.

Si può fare. Devo chiedere ai miei cosa ne pensano e chiedere allo zio se posso tornare a vivere da lui e... ”

Dici sul serio?” urlò lei, saltando su di scatto.

Mai stato più serio in vita mia.” le dissi con un sorriso. Entusiasta, si gettò addosso a me abbracciandomi forte.

Pensai a tutti i sacrifici fatti per ottenere il posto nell'università di Los Angeles, tutti i litigi con i miei genitori che insistevano per portarmi con loro a Bali, tutte le persone con le quali avrei dovuto chiarire la situazione... Ne valeva la pena?

Rachel sorrise felice e si alzò in punta di piedi per darmi un altro bacio.

Sì” dissi a me stesso mentre assaporavo ancora il dolce sapore delle sue labbra.

Ne valeva la pena.

Continua...

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Capitolo 5
*** Adoptions ***


5. Adoptions

Senza nemmeno accorgerci dei minuti che passavano, trascorremmo l'intera notte a raccontarci tutto ciò che ci era accaduto nei mesi precedenti. Rachel aveva partecipato a un'inquietante performance di Thriller, aveva giocato a football in una finale di campionato, aveva vinto le Regionali ed era riuscita a comporre la sua prima canzone.

O meglio, la mia prima canzone decente. ” ammise lei ridendo, mentre versava l'impasto per i pancake in una padellina. “Le prime due erano pessime! Se ci fosse stato un concorso per la peggiore canzone mai scritta avrebbe vinto My Headband... era terrificante.”

Una canzone su un cerchietto? ” dissi io, cercando disperatamente di non ridere.

Ehi, era una metafora!” esclamò lei, con sguardo truce.

Una metafora su cosa?” chiesi io, mentre le abbracciavo la vita. Lei iniziò a declamare lodi sulla sua canzone, con il tono melodrammatico da grandi occasioni.

Sulla caducità della vita! Su come tutte le cose possono svanire in pochi minuti se non vi si presta particolare attenzione! Su... sui pancake che stanno bruciando!”

Incapace di trattenermi, scoppiai a ridere alla vista del suo viso sconsolato, mentre tentava disperata di staccare i resti bruciacchiati dalla padella con una spugnetta di ferro.

No no, se usi questa va via il rivestimento antiaderente. Mettila nel lavandino con dell'acqua calda, così piano piano si scioglie e viene via più facilmente. ”

E tu queste cose come le sai? Te le ha insegnate qualche ragazza?”

Sbuffai, mentre le toglievo la padella dalla mano e vi versavo sopra dell'acqua.

Vivendo da solo a Los Angeles ho dovuto adattarmi. Ho perso il conto delle padelle bruciate dopo la decima.” ammisi, leggermente seccato.

Potresti scriverci una canzone! Burnt pot sarebbe un titolo perfetto!”

Mi limitai a lanciarle un'occhiata torva e a borbottare un po', mentre continuavo a pulire la padella.

Ehi, non ti sarai mica offeso?” disse, abbracciandomi.

No... E' solo che mi sento un perfetto imbecille.”

Imbecille? Perché dovresti sentirti un imbecille?”

Sospirai. Sapevo che quel momento prima o poi sarebbe arrivato, il momento in cui chiarire tutto. Sapevo che era l'unico modo per lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare, eppure avevo paura.

Perché mentre tu eri qui e facevi cose fantastiche io ero a Los Angeles, incapace di decidere cosa fare della mia vita. Non riuscivo a fare nulla e sento te che hai composto delle canzoni, che sei stata con altri ragazzi dopo di me...”

Sapevi che Finn ne avrebbe approfittato. Lo sapevi quando hai deciso di mollarmi in quel modo.”

Dimmi la verità Rachel: io per te sono un ripiego? O valgo davvero qualcosa?”

Non sei un ripiego, né lo sei mai stato. Con Finn, con Puck... non c'è nulla di quello che c'è stato con te. E tu? Tu mi hai sempre rispettata, vero? O era tutto una bugia?”

Rachel, adesso ascoltami. Inizialmente agivo solo per riunirti a Shelby, non lo nascondo, però a poco a poco mi sono affezionato davvero a te. Dopo averti visto con Puck e Finn in “Run, Joey, Run” sono impazzito di gelosia. Sono andato via con i ragazzi della Carmel per il break di primavera ed è stato proprio in quei giorni che ho capito che ti amavo davvero e che non mi importava più di nulla, volevo solo stare con te. ”

Strano, quell'uovo in testa non mi era sembrato una dichiarazione di amore. ”

Lo so, Rachel. Non sai quanto vorrei tornare indietro e rimettere ogni cosa al suo posto.”

Perché lo hai fatto?” Sentivo la rabbia nella sua voce.

Avevo bisogno di una vittoria alle Nazionali per vincere una borsa di studio per l' Università della California.” ammisi io, tenendo lo sguardo basso.

Tu! Mi hai ferito in quel modo per una stupida borsa di studio!”

Rachel, io...”

Potevi vincere le Nazionali insieme a noi! Potevi spiegarmi la situazione, avrei cercato di aiutarti!” disse lei singhiozzando, mentre si accasciava sul pavimento della cucina.

Credi che non ci avessi pensato? Credi che se ci fosse stato un altro modo, io mi sarei comportato così?”

Lei non rispose e continuò a piangere, il viso nascosto dai lunghi capelli castani. Mi sedetti accanto a lei tentando di farla calmare, ma i singhiozzi, se possibile, non facevano che aumentare.

Non sapevo cosa fare, Rachel. Ma adesso sono qui, seduto accanto a te, pensa a questo. Non ci sono in ballo titoli, né premi. Sono solo Jesse. E sono tornato per restare, se tu mi vorrai.” dissi, accarezzandole piano il viso.

What I got to go to make you want me?
What I got to do to be heard?
What do I say when it’s all over?
Sorry seems to be the hardest word.”

Sentivo che piano piano si stava calmando al suono di una tra le sue canzoni preferite.

Non voglio più ferirti, Rachel, mai più. Piuttosto mi rimetto quella camicia fuxia terribile che indossavo alle Regionali lo scorso anno.”

Lei sorrise appena. “Non era poi così tremenda, quel colore ti dona.”

Non è vero, mi sta da cani. Sii sincera con me, sai che puoi esserlo.” dissi, stringendole la mano.

Non ti riferisci solo alla camicia, vero?” mi chiese lei, continuando a tenere lo sguardo basso.

No. Vorrei capire quanto il rapporto fra te e Finn fosse... profondo.” tentennai un po', alla ricerca delle parole giuste.

Non così profondo, stai tranquillo. In quello non credo di essere molto cambiata. Mi sono anche iscritta al club della castità.” confessò, asciugando con un fazzoletto le ultime lacrime che le rigavano le guance.

Caspita, sono colpito. Hai anche salvato il mondo da un'invasione aliena mentre io ero via, mia piccola Wonderwoman? ”

No, però ho adottato un orango e una tigre!”

Strano, in giardino non li ho visti. Dove sono?”

In camera dei miei, dormono sul loro letto. Vuoi vederli?” Annuii.

Mi prese per mano e mi condusse al piano superiore, entrando in camera dei suoi papà. Sul letto erano appoggiati due peluche avvolti da un vistoso fiocco rosso.

Corrispondono ai loro segni zodiacali nell'oroscopo cinese. Li ho presi qualche giorno fa, sul sito del WWF.” Ne prese uno e mi invitò a sedermi accanto a lei.

E perché non hai adottato anche un panda? ”

Un panda? Ci ho pensato, ma alla fine ho scelto questi due. Perché me lo chiedi?”

Beh, adesso somigli proprio a un panda.” Il mascara le era colato su tutto il viso, ricoprendolo di vistose macchie nere. Si osservò nel piccolo specchio appoggiato sul comodino e emise un leggero urlo.

Che disastro! E tu non mi hai detto nulla! Sono mostruosa!”

Per me resti sempre bellissima.” dissi, avvicinandomi a lei per baciarla.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

I baci di prima, così leggeri e delicati, erano nulla in confronto a questo.

Mi lasciai scivolare sul letto e Jesse si appoggiò piano a me. Il suo profumo mi avvolgeva meravigliosamente e le sue labbra morbide indugiavano sul mio collo e sulle spalle, lasciate leggermente scoperte dal vestito. Sentivo le sue mani accarezzarmi le gambe, mentre le sue labbra tornavano prepotentemente sulle mie.

Gli misi una mano dietro al collo e lo avvicinai ancora di più a me: in quel momento l'unica cosa che desideravo era sentire che in quel momento fosse davvero mio. Era una sensazione strana. Era calore, gioia, ma anche gelosia, invidia e possessione. In quel momento avrei voluto legarlo a me per sempre, per impedirgli di lasciarmi di nuovo. Iniziava ad albeggiare e i tenui colori del sole invasero la stanza, illuminandola poco a poco.

Lo allontanai quel tanto che bastava per sbottonare i bottoni della camicia.

No Rachel” disse lui sorridendo, stringendo la mia mano.

Perché?” gli chiesi io, delusa. Avevo forse sbagliato qualcosa?

Perché sono sicuro che non vuoi che la tua prima volta sia sul letto dei tuoi genitori. E poi, non eri iscritta al club della castità?” disse, baciandomi sulla fronte.

Ma...”

Non ti farò aspettare a lungo, te lo prometto. Se questo è quello che vuoi. ”

Certo che lo voglio, ma perché non ora?”

Tu meriti più di questo.” mi disse, guardandomi negli occhi.

Il suo sguardo carico di sincerità, alla luce del sole del primo mattino, non mi era mai parso più bello.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Innanzitutto buona Pasqua a tutti!
Ci ho messo un po' a sfornare questo capitolo, c'è voluto il duetto Faberry per sbloccarmi!
Glee è ricominciato, quindi vi avviso fin da ora che non seguirò gli sviluppi della storia da questo punto in poi. Conto i giorni che ci separano dal ritorno di Jesse sulle scene e non vedo l'ora di scoprire cosa ha in serbo il malefico trio per noi poveri St. Berry shippers!

Momento sponsor: anche se non siamo in periodo di regali o simili, tenete a mente questo link:
http://www.wwf.it/adozioni/
Provate solo per un momento a soffermarvi su quanti regali inutili facciamo, quando invece potremmo spendere quei soldi in modo migliore. Se Rachel Berry l'ha fatto, allora potete farlo anche voi, no? ;)
Piccola parentesi: Rachel non mangia uova, quindi non avrebbe mai potuto preparare dei pancakes! Però l'idea di vederli alle prese con padelle e fornelli mi divertiva. E io ADORO i pancakes!
A presto con un nuovo capitolo!

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Capitolo 6
*** Fight ***


6. Fight

Rachel, cosa DIAVOLO ci fa lui qui?!?”

Rieccolo lì, pronto ad aggredirmi. Ma in fin dei conti, cosa potevo aspettarmi da Finn Hudson? Stupido geloso possessivo.

Non è affare tuo, Finn. Chiudi quella bocca.” esclamò Rachel, furiosa. Non l'avevo mai vista così combattiva, ma un lieve rossore sulle guance tradì quanto ciò che stava facendo la mettesse in imbarazzo. Effettivamente presentarsi nella choir room del McKinley con me al seguito di certo non era una buona idea.

Oh certo, come no! Così passerò i giorni che ci separano dalle Nazionali a immaginare cosa diavolo sta macchinando quello lì.” continuò lui agitando i pugni, noncurante del professor Shuester che tentava di farlo restare lontano da me.

Sono qui come vocal coach di Rachel, nonché come suo ragazzo. C'è qualche problema, Finn?” dissi io, cercando di mantenere la calma.

Tu taci! Con quale faccia tosta ti presenti qui? Dopo che ti abbiamo accolto come uno di noi, ci hai pugnalato alle spalle!”

Ho avuto i miei motivi. E ho chiarito con chi dovevo.” replicai, guardandolo fisso negli occhi. Caspita, non ricordavo fosse così alto. Puck si alzò di scatto dalla sedia in cui era seduto e si avvicinò a noi minaccioso, facendo scrocchiare i pugni.

Devi chiarire anche con noi o posso assicurarti che ti caccerò personalmente fuori di qui. E non credo che le gelatine possano cantare.”

Puckerman, sta' buono...” disse una ragazza con gli occhiali che non conoscevo, trattenendolo per un braccio. L'avevo incrociata qualche volta nei corridoi lo scorso anno e ricordo solo che mi sembrava perfetta per il ruolo di una valchiria. Le mancavano solo le trecce bionde in testa.

Ragazzi, calmatevi tutti immediatamente!” esclamò il professor Shuester. “Finn, Puck, seduti. ORA.”

I ragazzi, nonostante qualche protesta, indietreggiarono. “Jesse.” disse, indicando la porta. Guardai Rachel e la presi per mano, trascinandola fuori con me. Qualunque cosa il professore avesse da dirmi, avevo davvero bisogno di lei.

Ok Jesse” disse lui, chiudendo la porta con forza. “Spiegami per quale motivo ho impedito a quei ragazzi di spaccarti la faccia.”

E' come ho detto prima. Sono il vocal coach di Rachel. Non sono più iscritto ad alcun Glee Club, quindi che interesse avrei nello spiarvi? Lo faccio solo per aiutare lei, nient'altro.”

Anche lo scorso anno avevi detto di essere disposto a passare dalla nostra parte. Eppure alle Regionali non hai esitato a ferire non solo Rachel, ma tutti quanti noi che avevamo fiducia in te. Mi spiace Jesse, non sono disposto a correre alcun rischio. Non con il futuro del Glee Club in ballo.” Rachel lasciò la mia mano per un secondo e si appoggiò alla porta, per essere sicura che nessuno potesse spiare o ascoltare.

Professore, mi ascolti. Jesse l'anno scorso aveva i suoi motivi per... beh, per quello che ha fatto. Aveva bisogno di una borsa di studio per poter andare a Los Angeles, ma lì le cose non sono andate come lui voleva. E' tornato qui per ME, professore, non per il Glee.”

E' vero, Jesse?” mi chiese.

Tutto vero, professore, ma sono tornato. Ho avuto la possibilità di congelare per un anno i fondi che l'università mi aveva messo a disposizione. In pratica, non sono tenuto a seguire i corsi, ma devo essere in regola con gli esami per non perdere l'anno.” spiegai io, mostrandogli la lettera che avevo ricevuto dall'Università qualche giorno prima.

Capisco... E la tua situazione attuale com'è?”

Ho già dato tutti gli esami del primo anno, quindi sono a posto. Il problema inizierà a partire dall'anno prossimo. Ma ci penserò poi.”

Tornerai a Los Angeles?”

Non so, professore. Devo ancora parlare con i miei e decidere cosa fare.”

Bene, allora non ho alcun problema ad accettarti nella choir room per le prove. Ovviamente non potrai gareggiare con noi alle Nazionali, ma il tuo supporto potrà esserci d'aiuto.” Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Davvero me l'ero cavata con così poco?

Dice davvero professore?” chiese Rachel, incredula tanto quanto me.

Tutto ok, Rachel. Parlerò con il Preside Figgins per un permesso, ma non credo che sarà lui il problema.”

Rachel osservò attraverso il vetro i suoi compagni con aria malinconica. Sembravano tutti furiosi, tranne un ragazzo biondo che ci guardava con aria interrogativa.

Se può servire, spiegherò anche a loro la situazione.” dissi io, risoluto. L'ultima cosa che volevo era che Rachel litigasse con i suoi compagni del Glee.

A te la scelta Jesse, ma non pensare che io non ti tenga sott'occhio. Se inizierò a sospettare qualcosa farò revocare il permesso dal preside e non potrai più venire qui. Intesi? ”

Non tradirò la vostra fiducia ancora una volta.” dissi io. “Posso aiutarvi io più di chiunque altro in questo stato. 4 titoli Nazionali consecutivi non sono pochi.”

Ci penserò su. Adesso entriamo in classe.”

Il professore ci precedette e annunciò alle New Directions che li avrei aiutati per le Nazionali. La mano di Finn si alzò in aria quando io e Rachel ci accomodammo sulle sedie.

Dimmi, Finn.”

Professore, vorrei cantare una canzone.”

Sentiamo.”

Finn si avvicinò ai musicisti e farfugliò loro qualcosa. I ragazzi si limitarono ad annuire e iniziarono a suonare.

 

Hey girl, is he everything you wanted in a man?
You know I gave you the world
You had me in the palm of your hand
So why your love went away
I just can't seem to understand
Thought it was me and you babe
Me and you until the end
But I guess I was wrong”

Rachel osservava la scena sconvolta, i suoi occhi trattenevano a stento le lacrime ma continuavano comunque a fissare Finn che cantava a squarciagola. E io, incapace di fare altro, mi limitai a continuare a tenere stretta la sua mano.


“Don't want to think about it
Don't want to talk about it
I'm just so sick about it
Can't believe it's ending this way
Just so confused about it
Feeling the blues about it
I just can't do without ya
Tell me is this fair?

 

Rachel non riuscì ad arrivare alla fine della strofa e scappò via dall'aula piangendo. Ma non era la sola in lacrime. Quinn, ormai tornata in forma dopo la gravidanza, piangeva in silenzio tutte le sue lacrime.

Non riuscii a capire: quei due erano tornati insieme? E lui cantava una canzone alla MIA Rachel nonostante ci fosse la sua ragazza a osservare la scena? Che grandissimo bastardo.

Sei un verme.” dissi io, scandendo con forza le ultime parole. Presi Quinn per mano e la trascinai fuori dall'aula, in cerca di Rachel. Quelle due dovevano parlare.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

E rieccomi qui nel mio cantuccio, a conclusione di questo capitolo. Vi è piaciuto?
La canzone questa volta è "What goes around comes Around" di Justin Timberlake. Non è tra i miei cantanti preferiti, ma penso entri bene nelle corde di Finn.
Ah, casomai non si fosse capito, Finn non mi piace come personaggio. Ho qualche dubbio sull'essere andata OOTC, quindi se vedete che esco dai binari bacchettatemi pure! :P
Ringrazio tutti coloro che hanno letto/recensito la FF, you're the best! :) E tantissimi md3 ai colleghi del "mio" Glee Club, vi adoro.
Preparatevi a un capitolo esplosivo, a un po' di Faberry... e a qualcosa di inaspettato. A presto!

 

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Capitolo 7
*** Enemies and Friends ***


7. Enemies and Friends

L'aula di Astronomia, per fortuna, era vuota. Mi appoggiai alla cattedra e cercai a poco a poco di respirare e di calmarmi, ma non riuscivo a smettere di piangere. Trascorsi diversi minuti nel silenzio assoluto, eccezione fatta per l'eco dei miei singhiozzi.

Qualcuno bussò alla porta. “Jesse?” chiesi io, cercando di controllare la voce.

Sono con Quinn, possiamo entrare?” Ovviamente era lui. Ma Quinn? Asciugai le lacrime che mi rigavano il viso, ma sapevo bene che era ridicolo fare finta di nulla.

Va... va bene.”

La porta si aprì con un cigolio e notai subito che Jesse stringeva il polso di Quinn. Inizialmente provai una fitta di gelosia, ma poi mi accorsi che lei era in lacrime.

Vi lascio sole.” Jesse non mi guardava in faccia. Pessimo segno. Avrei voluto abbracciarlo, confortarlo in qualche modo, ma mi limitai a guardarlo andare via.

Quinn rimase in silenzio, continuando a piangere. Tra noi due, di sicuro la più ferita era lei.

Quinn, calmati per piacere.”

Rachel, sta' zitta, va bene? Sta' zitta!” disse lei, avvicinandosi alla finestra.

Non posso guardarti in queste condizioni. Quindi NO, non sto zitta.”

E allora diciamoci le cose dritte in faccia.” esclamò, voltandosi di scatto nella mia direzione. “Tu vuoi tenerti in caldo Finn, così quando Jesse va via puoi rimetterti con lui, non è vero?” I suoi occhi verdi, glaciali, mi colpirono in pieno con tutta la loro ira.

Jesse non andrà via. E Finn non mi vuole.” spiegai io, ma sapevo benissimo di mentire.

Certo che ti vuole! Perché credi che abbia cantato proprio quella canzone? Ormai è una questione di principio: lui ti vuole per allontanare Jesse, non lo capisci?”

Non credo sia così, lui... prova ancora qualcosa per me. Non ne sono sicura, però.”

Te l'ho già detto in auditorium tempo fa, possibile che tu continui a non capire? Finn ti vuole nel suo territorio, esattamente come vuole me!”

Nel suo territorio?” Non riuscivo a capire.

Esatto. Da quando abbiamo vinto il campionato di Football si è montato la testa! Ricordi quel ridicolo banchetto dei baci?”

Preferisco dimenticare.” Aveva baciato tutta la popolazione femminile della scuola, eccezione fatta per le professoresse. Esibizionista.

Lui dice di averlo fatto per noi del Glee, ma in realtà voleva vedere come andassero le cose con me e te. E alla fine c'è riuscito! Non solo mi ha strappato a Sam, ma ha anche tenuto in caldo te! ”

Così se ci fossero stati problemi con te...”

Ci saresti stata tu. E la canzone di prima non fa altro che dimostrarlo. Trai tu le dovute conclusioni. ”

Rimanemmo entrambe in silenzio, ognuna con i propri pensieri. Possibile che Finn fosse davvero così... meschino?

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Ero semplicemente furibondo. Appena lasciai Quinn nell'aula con Rachel, tornai di corsa nella choir room. Quando aprii la porta, credetti di aver sbagliato aula: urla assordanti e una rissa in atto. L'intero gruppo tentava di dividere Finn e il biondo, con scarso successo.

Sam, calmati o dovrò stenderti a terra e far sedere Lauren sopra di te. Porca miseria, che diavolo ti prende?” abbaiò Puck, mentre continuava a spingere via il biondo. Dopo qualche vano tentativo di superare la muraglia di ragazzi che proteggevano Finn, decise di arrendersi e si allontanò da loro. Era livido di rabbia.

Sai benissimo cosa mi prende! Il tuo caro amichetto si mette a fare la corte ad altre quando ha già una ragazza!”

E a te cosa importa? Anche tu hai una ragazza!” urlò Santana, in preda all'isteria. Quei due stavano insieme? Coppia decisamente improbabile.

Me ne vado, andate al diavolo tutti quanti!” gridò lui, sbattendo forte la porta della choir room mentre usciva.

Sam, vieni subito qui!” Santana si lanciò fuori la porta. L'eco delle loro urla in corridoio si sentiva fino alla presidenza, questo è sicuro.

Sentivo gli sguardi di tutti addosso. “Tutto questo è colpa tua, Jesse. Se tu non fossi tornato non sarebbe successo nulla!” esclamò Finn sedendosi pesantemente su una sedia.

Oh certo! Sono io quello che canta canzoni a una ragazza nonostante io sia già impegnato! Sono io che ho fatto scoppiare in lacrime due ragazze! E' proprio tutta colpa mia, Finn. Tutta colpa mia.” Sputai fuori ogni parola con tutta la rabbia che avevo in corpo, più velenoso di un serpente a sonagli.

Basta, piantatela immediatamente! Tina, va' a chiamare Rachel e Quinn. Brittany, vai a prendere Santana. E anche Sam. E smettetela di guardarvi in cagnesco voi due, o vi caccio fuori!”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Pochi minuti dopo eravamo di nuovo tutti nella choir room. Sam stringeva forte i pugni, Santana sedeva in un angolo dell'aula, Quinn si limitava a fissare il vuoto con uno sguardo vacuo. E io continuavo a stringere la mano di Jesse, nonostante lo sguardo d'odio di Finn.

Ragazzi, cosa diavolo vi succede? Non mi interessa se non andate d'accordo, se ci sono stati dei problemi in passato o se qualcuno di voi ha esagerato. Non mi interessa, siete una squadra e stiamo per andare alle Nazionali a New York! Se non siete uniti adesso, non potremmo mai vincere!”

Sento odore di odio nell'aria. E la cosa mi fa impazzire.” Sue Sylvester: un nome, una garanzia.

Sue, esci fuori dall'aula. Subito!”

Non credo che lo farò, William. C'è più aggressività in questa stanza che in una riunione del Ku Klux Klan... e la cosa mi delizia.” Il suo sguardo si posò all'improvviso su Jesse.

Oh, il becchino cantante.” sussurrò compiaciuta. “Ecco chi è la causa di tutto questo bel caos. Passa in ufficio da me dopo, voglio offrirti qualche consiglio su come far litigare meglio questi qui. Ormai sono diventata una VERA esperta in materia.”

Basta Sue, FUORI!”

Non c'è bisogno di insistere, mio bel riccioletto.” disse lei, un sorrisetto felice sul volto mentre lasciava l'aula.

Una crepa si era aperta nel Glee Club: non potevo permettere che l'odio prevalesse su ogni cosa.

Sam continuava a osservare Quinn e Santana, alternativamente. Possibile che fosse ancora innamorato della sua compagna di duetto?

Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

E rieccomi qua! Casa vuota + Queen a tutto volume = taaaanta ispirazione.
La scena Faberry non è voluta proprio come volevo, ma poco importa. Ho sempre l'ossessione di andare OOTC, quindi preferisco non farle essere troppo zuccherose l'una nei confronti dell'altra.
Per il prossimo capitolo temo ci vorrà un po', ma non preoccupatevi. Non vi abbandono mica, eh! :P
See ya! =)

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Capitolo 8
*** Sugar and Ants ***


8. Sugar and Ants

Stasera i miei non ci sono, ti va di farmi compagnia a cena?

Non posso, stasera ho gli straordinari al lavoro, mi dispiace. Facciamo un'altra volta, ok?

Va bene.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

 

Spensi il cellulare, seccata. Erano passati 3 giorni dal litigio nella choir room e non ero ancora riuscita a chiarire con Jesse. Ogni volta che tentavo di invitarlo da qualche parte per chiarire faccia a faccia, trovava sempre una scusa nuova: problemi con il trasloco, straordinari al lavoro o cene con i suoi. Possibile che non trovasse nemmeno un minuto per me? Era davvero così arrabbiato?

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Beh, l'hai ferito reagendo in quel modo, lo sai.”

Lo so Kurt, ma cosa potevo fare?” Mi risposi da sola: potevi non piangere, stupida.

Pensi di provare ancora qualcosa per Finn?” La domanda secca di Kurt mi colse di sorpresa.

Non lo so, io...”

Devi fare chiarezza nei tuoi sentimenti, Rachel. Devi pensare bene a chi tra i due è degno della tua fiducia innanzitutto, in secondo luogo del tuo amore. ” Aveva ragione. Come sempre.

Ma io ho già scelto!” dissi, anche se in realtà ero poco convinta.

E allora perché mi hai chiamato? Se hai già scelto devi solo chiarire con chi di dovere, no? ”

Perché la persona con cui devo chiarire non... non mi vuole.” Iniziai ad attorcigliare il filo del telefono attorno alle dita, mentre ero distesa sull'enorme divano del salotto.

Ma che assurdità! Jesse è cotto di te, lo sai.”

Ma...”

Ma un bel niente, Rachel. Dimmi quanti altri ragazzi avrebbero fatto quello che lui ha fatto per te.”

Ringraziai il cielo di aver spiegato a Kurt ogni cosa, avevo davvero bisogno di qualcuno che mi desse un'iniezione di positività.

Pensi che lui mi ami?”

Questo non so dirtelo. Però una persona che va via da Los Angeles, torna a Lima, viene da te per chiederti perdono e quasi si scazzotta con il tuo ex ragazzo perché ci ha provato con una canzone... o ti ama o è un attore incredibilmente credibile, non ti pare?”

L'anno scorso lo è stato. Aveva convinto tutti di voler davvero andare via dai Vocal Adrenaline, ma...”

... ma quest'anno i Vocal Adrenaline non ci sono. Oh, andiamo Rachel, sai benissimo che lui non ha alcun motivo per essere tornato qui! L'unica possibilità è che lui sia qui per te, non ci arrivi?”

Le parole di Kurt non mi convinsero del tutto: allora perché Jesse continuava a evitarmi?

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

La Choir Room della Carmel High era cambiata radicalmente nel corso di quei mesi.

L'odore di vernice fresca mi riportò alla mente quando, al secondo anno, tinteggiammo l'aula con un bel rosso fuoco dopo la vittoria alle Nazionali di Chicago. Ma quella meravigliosa tinta era ora parzialmente coperta da un odioso giallo limone: una ragazza poco più bassa di Rachel si affannava con rulli e pennelli e stava tinteggiando da sola l'intera aula.

Decisi di ignorarla e mi avvicinai a una gigantesca teca in cui erano custoditi i 4 trofei nazionali vinti con i Vocal Adrenaline: anche quella doveva essere nuova, la vecchia non era così gigantesca. I trofei erano però disposti in modo strano, al centro era stato lasciato un grosso spazio circolare, più grande degli altri.

Accidentalmente, sbattei un piede contro un barattolo di vernice vuota, facendolo rotolare. La ragazza bassina trasalì e mi guardò stupida:

E tu chi sei?” mi chiese.

Jesse St. James.” I suoi piccoli occhi a mandorla diventarono all'improvviso grandi quanto dei mandarini.

Oh mio Dio, dici sul serio?” esclamò stupita, esibendo uno splendido sorriso bianco.

Sì. E ora se non ti dispiace, devo prendere...”

Ooooh, ma tu sei una leggenda qui! Quattro titoli nazionali vinti consecutivamente! Ma non eri a Los Angeles? Perché sei qui?”

Mi servono dei vecchi spartiti. Li avevo lasciati in una scatola qui nella libreria, ma non li trovo più.”

Il professor Goolsby ha gettato via tutto il vecchio materiale. ”

Ah già, Miss Corcoran è andata via...” Dopo le Regionali, aveva deciso di adottare una bambina e aveva lasciato il nostro Glee Club in mano a un sostituto, pazzo come pochi. Ricordai con orrore tutti i pomeriggi passati a discutere con lui sulla scaletta per le Nazionali.

Ti andrebbe di cantare qualcosa insieme?” chiese lei, interrompendo il flusso dei miei ricordi.

Cantare?”

Beh sai, nelle choir room si fa questo. Si canta.” rispose lei, sfilando via dalle mani i guanti di lattice che indossava. Si sedette al pianoforte e iniziò a intonare una canzone che conoscevo bene.

Every night in my dreams
I see you, I feel you,
That is how I know you go on


Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on

Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on

 

La sua voce era completamente diversa da quella di Rachel. Era forte e potente, ma era... vuota? Non provavo nessun brivido mentre ascoltavo le parole di quella canzone. La ragazza mi invitò a sedermi accanto a lei per cantare. Ma che senso poteva avere un duetto con lei? Non era la compagna giusta.

Lasciai l'aula farfugliando delle scuse. Ma dopo nemmeno un metro sentii la voce di una persona che avrei voluto non vedere più in vita mia.

Ma guarda chi c'è, Jesse!” Dustin Goolsby, stupido odioso vanesio.

Buongiorno signor Goolsby, stavo andando via.”

Ho sentito che sei tornato da quella moretta del McKinley. Pessima scelta.” commentò lui, ignorando ciò che dicessi. Il suo sorrisetto strafottente mi irritò terribilmente.

Lei si faccia gli affari suoi.”

Che ci fai qui?” rispose, chiaramente seccato.

Fatti miei.” replicai io, tentando di tagliare corto.

Cercava degli spartiti, professore. ” rispose la ragazzina, che aveva assistito al nostro scambio di battute.

Gradirei riaverli. Sono un ricordo di famiglia.” dissi, cercando di mantenere la calma.

Se non sbaglio quella carta straccia l'ha presa Miss Corcoran. Ma a cosa ti servono? Ormai esistono tanti supporti digitali per leggere uno spartito, la carta è obsoleta.”

Mi limitai a scrollare la testa. Una persona come lui non avrebbe potuto capire. Che senso aveva sprecare il fiato?

Ah Jesse. Lo spazio nella teca è per il nostro quinto trofeo nazionale consecutivo. Quindi non dare false speranze ai tuoi amichetti, o potrebbero restarci male. La nostra Sunshine farà polpette della tua amata moretta.”

Non sapeva quanto si sbagliasse.

Quel trofeo finirà al McKinley, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia.” ribattei io, furente.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

Sto andando a trovare tua madre, ti andrebbe di venire con me?

Come mai?

Ha conservato dei miei vecchi spartiti e vorrei riprenderli. Se non vuoi venire non preoccuparti, lo capisco.

No, non c'è problema. Passi a prendermi?

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Jesse, che bello rivederti!” La signorina Corcoran era semplicemente radiosa, nonostante indossasse una salopette di jeans e fosse sporca di terra.

E' un piacere anche per me, Miss Corcoran. Si ricorda di Rachel?”

Certo.” disse con un sorriso. “Entrate ragazzi, vi offro qualcosa.”

Grazie.”

Non ero mai stata a casa di mia madre. Nell'aria si distingueva chiaramente il dolce profumo di gelsomini e di fiori d'arancio.

Mamma, guadda!”

Una bambina di circa un anno ci guardò sorridendo dalla finestra che dava sul giardino. Due piccole fossette si formarono sulle sue guance, appena sotto ai bellissimi occhi verdi che aveva. Gli occhi di Quinn.

No, Beth!” esclamò correndo da lei, anche se ormai era troppo tardi. “Sei proprio una maialina, tutta sporca.” disse con un sorriso, pulendole il viso dalla terra con un fazzoletto. Osservai la scena dal divano su cui ci eravamo seduti e sentii gli occhi pizzicarmi. Non dovevo piangere, non in quel momento.

Scusate ragazzi, questa piccolina è un disastro.” ci disse con un sorriso a mo' di scusa, facendola sedere su una piccola poltroncina. Trafficò qualche secondo in cucina e tornò con una brocca piena di limonata e dei bicchieri.

Ditemi pure, come mai siete venuti qui?” disse, versando la bibita.

Cercavo i miei vecchi spartiti, professoressa.”

Non sono più la tua insegnante, Jesse, lo sai. Gli spartiti comunque li ho conservati tutti io, li ho portati qui prima che quel pazzo di Goolsby gettasse tutto via.”

L'ho incontrato stamattina. L'aula della choir room è irriconoscibile.”

Lo immaginavo. Ricordi quando...”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

A poco a poco mi persi nei loro discorsi, così intimi e confidenziali. Mi avvicinai piano alla bambina e le sorrisi debolmente: era una situazione nuova tanto per lei quanto per me. “Ciao, io sono Rachel.”

Ciao.” disse con un cipiglio cupo, tenendo lo sguardo basso. Le guance arrossirono appena mentre sorseggiava la limonata.

Non badarci, Rachel, è molto timida. Però se la aiuti a cacciare gli insetti in giardino sarà tua amica per sempre.” mi disse Shelby, con fare incoraggiante.

Insetti?” chiese Jesse, divertito.

Eh già. Di solito le bambine scappano a gambe levate quando ne vedono uno, lei invece ci gioca tutta felice. Vuoi far vedere a Rachel le tue amiche, Beth?”

Fommichine” disse, diventando sempre più rossa.

Ti piacciono le formiche?” le dissi io con un sorriso.

Sì.” replicò lei.

Io conosco un trucco per farne venire tante tante. Vuoi vedere?” le chiesi, porgendole la mano.

Sì sì” disse, afferrandola. Gli occhi le si illuminarono di colpo alla prospettiva di un raduno di formiche tutto per lei.

Ha dello zucchero, Shelby?”

Certo, ci sono delle zollette nella credenza. Prendine pure quante ne vuoi. ”

Grazie”

Presi qualche zolletta e portai con me Beth in giardino. La sua piccola manina paffuta era incredibilmente morbida e calda.

Beth, dov'è la casa delle formichine?” La bambina indicò con un dito paffuto un piccolo buco nel terreno, accanto a un cespuglio di rose. Presi le tre zollette e le sbriciolai con le dita, spargendo lo zucchero intorno alla buca. “E adesso aspettiamo.”

Quanno arrivano?” mi chiese lei..

Guarda, eccone una!” dissi io, indicandola con un dito. Un sorriso radioso le illuminò il volto e mi abbracciò per un secondo, prima di sedersi accanto alle formichine che uscivano dal terreno. Sorrisi involontariamente, osservandola mentre prendeva le formiche tra le dita e le faceva camminare sul palmo della mano. L'amore per gli insetti era di sicuro un'eredità di suo padre: ricordai con orrore quando Puck aveva messo una cavalletta VIVA nel mio armadietto. Come fosse riuscito a prenderla rimase un mistero.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Grazie di tutto, professoressa.” Ero davvero grato che lei avesse conservato i vecchi spartiti di mio nonno, erano l'unico ricordo che mi rimaneva di lui.

Di niente, Jesse. Sono a vostra disposizione per qualunque cosa.”

Ehm... Shelby?” chiese Rachel, titubante.

Dimmi Rachel.”

Ecco, io mi chiedevo... Andrebbe bene se venissi qui ogni tanto? Per giocare con Beth, intendo.”

Sì mamma, sì! Rescel bella!” esclamò lei, stringendo la mano della sua nuova compagna di giochi.

Non c'è problema, Rachel. Vieni pure quando vuoi, ovviamente dopo la scuola.”

Grazie. E' un problema se porto Noah con me qualche volta?”

Non so Rachel, potrebbe essere dura per lui. L'ho visto mentre guardava la bambina appena nata e, beh... penso abbia sofferto molto nell'averla data in adozione. Parlane con lui prima, poi fammi sapere. Io non ho problemi nel fargli vedere la bambina.”

Grazie davvero, Shelby. Penso possa essere felice di rivederla. Arrivederci!”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Mentre eravamo in macchina restammo in silenzio, indecisi su come risolvere la situazione. Arrivati sotto casa sua, accostai al marciapiede e la guardai negli occhi.

Scusami se ho pianto per quella canzone.” sussurrò lei.

Ancora adesso mi chiedo perché tu l'abbia fatto. Provi ancora qualcosa per Finn?” le chiesi, tentando di nascondere l'angoscia che straziava il mio animo.

Io non lo so, Jesse. E' tutto così dannatamente complicato.”

Perché mi dici questo?”

Perché sono confusa, va bene? Prima tu sparisci per un intero anno, poi di punto in bianco ritorni qui e hai lasciato tutto per tornare da me. Finn sta con Quinn, dopo averla strappata a Sam...”

Quinn stava con il biondino? Adesso mi spiego la sua reazione.”

Già. Finn ha fatto qualunque cosa per dividerli e adesso rivuole me. Non so che pensare, dico davvero.”

Rimasi in silenzio, stringendo forte il volante dell'auto. Sentivo la rabbia salire dentro di me.

L'altro giorno Quinn mi ha detto che lui cerca di tenere in caldo entrambe.”

Lei ha già capito tutto. Ma tu?” sbottai.

Vorrei parlargli, prima di decidere.”

Rachel, smettila.”

Di fare cosa?”

Di continuare a morirgli dietro! Diamine, lo capisci che lui non ti ama?” dissi io, cercando di trattenermi.

Mi ha amato, e credo che...” La rabbia che serbavo dentro esplose all'improvviso e mi ritrovai a urlarle contro.

Credi cosa? Che voglia stare con te? Vattene via, Rachel. Sto solo sprecando il fiato.”

Perché mi cacci?”

Perché non sono un ripiego. Se vuoi chiarire con lui, significa che provi ancora qualcosa. E io non ho intenzione di farmi prendere in giro. Adesso vattene.”

Va... va bene.” disse, uscendo di corsa dalla macchina e entrando in casa.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Rachel era talmente sconvolta da aver dimenticato il cellulare sul sedile dell'auto. Lo presi e frugai nella rubrica. Trovai il numero che cercavo e lo digitai sul mio telefonino.

Quinn, sono Jesse. Devo chiederti un favore.”

Continua...

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Eccoci qua, dopo tanti giorni senza aggiornamenti. L'università purtroppo mi tiene parecchio impegnata e non posso aggiornare tanto spesso quanto vorrei.
Come al solito, grazie a tutti per le recensioni e per leggere la mia storia. A presto, si spera, con un nuovo capitolo! :)

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Capitolo 9
*** Yesterday ***


9. Yesterday

Quinn, nonostante la titubanza iniziale, aveva deciso di rivelarmi dove abitasse il ragazzo biondo.

Si chiama Sam, vive in un motel fuori città con i suoi genitori.”

Un motel?”

Ti prego, non farmi altre domande, ti mando via sms l'indirizzo. E non dire nulla a Rachel, è una situazione abbastanza complicata.”

D'accordo Quinn, grazie.”

Ah, Jesse?”

Dimmi.”

Grazie per avermi aiutato l'altro giorno.” disse con un sussurro, prima di riagganciare.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Il mio futuro commilitone indossava una t-shirt blu e dei jeans macchiati d'olio.

Ciao Sam.” dissi io, quando lui aprì la porta.

Tu non sei il ragazzo di Rachel? Che ci fai qui?” esclamò sorpreso, scrutandosi attorno per controllare se lei ci fosse o meno.

No, Rachel non è con me. Posso entrare?”

Ehm, ti dispiace se usciamo? La stanza è molto piccola, avviso mia madre e vengo con te.”

D'accordo, ti aspetto qui allora.”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Nonostante l'aspetto abbastanza innocuo, scoprii in lui una persona forte e determinata.

Sai, non ho sempre vissuto in un motel... E i miei vestiti non sono sempre stati sporchi di olio per motori. Mio padre ha perso il lavoro di recente.”

Mi dispiace, dico davvero. Però non hai nulla di cui vergognarti, secondo me dovresti parlarne con gli altri del Glee. Penso potrebbero aiutarti.”

Non voglio che gli altri mi guardino come un pezzente, mi additino come qualcuno di cui avere pena. Ho una dignità. Chiedere al padre di Kurt un lavoro part-time è già stato abbastanza umiliante...” Eravamo più simili di quanto credessi.

Anche a te piace fare le cose a modo tuo. ” Sorrisi tra me e me.

Che intendi?”

Sai chi sono? Ti hanno raccontato cosa ho fatto lo scorso anno?”

Mi è stato riferito qualcosa e, senza offesa, non era nulla di positivo.”

Non vado fiero di quello che ho fatto. E' stato sbagliato e ho chiesto scusa a Rachel. Però anche io ho voluto fare le cose a modo mio. Avrei potuto chiedere a Rachel di venire alla Carmel con me e vincere insieme quel titolo, ma sapevo che non avrebbe mai abbandonato le New Directions.” Gli spiegai, mentre ci accomodavamo sotto un'alta quercia.

Secondo me sarebbe venuta con te se le avessi spiegato tutto.”

Tu credi?”

Penso di sì. E' testarda, caparbia. Ed è disposta a tutto pur di ottenere il successo.”

Non a tradire gli amici, Sam...” dissi, scuotendo la testa. “E comunque, io non ho voluto correre il rischio. E adesso l'ho persa.” strinsi forte i pugni, ricordando le Regionali dello scorso anno, quando Rachel e Finn cantarono quel dannato duetto insieme. Mi sentivo bruciare dentro dalla rabbia, dalla gelosia, dall'odio.

Se può consolarti, anche io ho perso Quinn per colpa di Finn.”

Voi due stavate insieme, vero?”

Come fai a saperlo? Te l'ha detto Rachel?”

No, la tua reazione l'altro giorno era abbastanza eloquente.”

Sì, stavamo insieme. Ma Finn ha fatto qualunque cosa per portarmela via e alla fine lei c'è cascata. Credo di non aver mai capito fino in fondo come sia fatta.” disse con un sospiro.

Finn è un doppiogiochista. E se lo dico io, allora credimi, lo è.”

Ehi, sembra quel personaggio di Batman! Due Facce!” esclamò lui, alzandosi in piedi. Scoppiai a ridere.

Allora dobbiamo stabilire i ruoli...”

Ruoli?” chiese lui con sguardo interrogativo.

Certo, i ruoli! Dobbiamo combattere contro Due Facce, no?” I suoi occhi si illuminarono all'improvviso quando capì cosa intendevo.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

Sam mi guardava inquieto.

Stiamo per lanciarci da un aereo in alta quota. E senza paracadute.” disse lui con un sospiro, infilandosi il laccio della chitarra al collo.

Suicidarsi non è mai stato più bello, non ti pare?” gli risposi io con un sorriso, mentre scavalcavamo il muro di cinta di casa di Quinn. A quanto avevo saputo, Rachel sarebbe rimasta a dormire a casa sua per studiare, nel tentativo di recuperare un votaccio in biologia.

Sei ancora sicuro di volerlo fare?” mi chiese titubante, spostandosi sotto la finestra della camera della ragazza. Ripensai per un momento a quella scena umiliante nella choir room e annuii deciso. Finn voleva la guerra? Ne sarebbe uscito sconfitto su tutta la linea.

Eywa, proteggici!” bisbigliò.

Sai una cosa, Sam? Sei proprio un nerd.” dissi io ridacchiando. Presi il cellulare e chiamai Rachel. Rispose quasi subito, ma la sua voce fu seguita dai rumori di una piccola zuffa.

Dai Quinn, ridammi il cellulare!”

Nemmeno morta! No no, il solletico non vale!” Sentivo le risate di Quinn, mentre Rachel tentava a tutti i costi di recuperare il suo telefono.

Ah-ha, preso! Jesse?”

Ciao Rachel, potresti affacciarti un secondo?”

Affacciarmi? Guarda che io non sono a casa.”

Lo so benissimo, tu fallo e basta.”

Nella penombra distinsi appena il profilo del suo viso, mentre usciva fuori al piccolo balconcino per guardarsi intorno. Rimasi imbambolato per qualche secondo nell'oscurità, osservando il modo in cui la camicia da notte che indossava le scivolava addosso, lasciando ben poco spazio alla mia immaginazione.

Jesse. Ehi, amico!” bisbigliò Sam, dandomi una leggera gomitata.

Uscii alla luce della finestra e iniziai a cantare, mentre Sam raccoglieva il coraggio e suonava la chitarra nella penombra.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

Yesterday, all my troubles seemed so far away.
Now it looks as though they’re here to stay.
Oh, I believe in yesterday.”

“Suddenly,
I’m not half the man I used to be,
There’s a shadow hanging over me,
Oh, yesterday came suddenly.”

 

Rimasi impietrita sul piccolo balconcino. Ero in sottoveste, scalza e faceva un freddo terribile. E Jesse, a pochi metri da me, cantava delicatamente una delle mie canzoni preferite. Ma non era solo.

“Why she had to go
I don’t know, she wouldn’t say.
I said something wrong,
Now I long for yesterday.”

Quinn era accanto a me e, nonostante i brividi di freddo, sorrideva felice. La sua voce dolce accompagnò per un po' i due ragazzi attraverso le note di quella canzone.

“Yesterday, love was such an easy game to play.
Now I need a place to hide away.
Oh, I believe in yesterday.”

“Siamo due stupide, Rachel.” disse lei con un sorriso, mentre con lo sguardo seguiva i nostri due menestrelli fare un piccolo inchino e sparire nella penombra. “Non abbiamo fatto altro che azzuffarci negli ultimi due anni per decidere chi tra noi due potesse avere Finn...”

“... e ci ritroviamo una serenata dai due ragazzi che abbiamo calpestato per tutto questo tempo. Già.”

“Sai cosa ti dico? Al diavolo la biologia, ci facciamo belle e usciamo. Che ne pensi?” mi propose lei, saltando sul letto.

“Ehm, a tua madre cosa diciamo?” Quinn guardò l'orologio alla parete.

“E' tardi, di sicuro è già andata a dormire.”

“E se si sveglia?”

“Le diremo che hai dimenticato qualcosa di indispensabile a casa. Dai Rach, se non vieni ti prendo a cuscinate!” disse lei, lanciandomi addosso un pupazzo di Stitch.

“Va bene, va bene... Però temo tu debba prestarmi qualcosa, non ho nulla di carino con me.”

“Grandioso! Makeover in arrivo!”

Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


E rieccomi, dopo quasi un mese senza aggiornare. Sì, lo so, sono imperdonabile... Il finale di stagione mi ha lasciato ultra-delusa e ogni mia speranza St. Berry è stata infranta da quel perticone ( T__T ), ma la FF continua! :)
L'amicizia Sam-Jesse l'avevo messa in programma già da prima di Prom Queen: sono i Batman e Robin della situazione, in lotta contro il Frankenstein stitico (quanto ho amato Jesse quando ha detto "you seem like a zombie who has to poop") e le sue manie da sultano. La canzone è ovviamente Yesterday, dei Beatles.

Questo capitolo è dedicato alle mie cuoroseH (md3) e alla mia Rachel personale, non ho resistito a un po' di Faberry (anche correndo il rischio di andare OOTC, ma le amo dopo la scena di Prom Queen)!
Non voglio anticiparvi nulla sul prossimo capitolo, spero solo che gli impegni con l'università non mi impediscano di aggiornare. :(

Sono impegnata su un altro fronte, una FF a 4 mani con un'amica. Se volete leggerla e recensirla ne sarei felicissima. :)
Qui il link: Journey to Nationals
A presto, si spera, con un nuovo capitolo! :)

 

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Capitolo 10
*** Please, don't close your eyes ***


10. Please, don't close your eyes

Era passata più di un'ora da quando eravamo tornati a casa mia. Sam continuava a camminare intorno al divano e ogni volta che sentiva un lieve rumore scattava. A nulla erano valsi i tentativi di farlo calmare; meditavo se somministrargli o meno una dose di tranquillanti, quando il suo telefono squillò.

“Jesse! Jesse! Quinn mi ha mandato un sms!” Provai una fitta di gelosia. Perché Rachel non si era fatta sentire? Era ancora arrabbiata con me per la mia scenata del giorno prima? Mi avvicinai a lui e lessi il messaggio.

Due menestrelli sotto la mia finestra sono scappati prima di ricevere gli omaggi delle loro dame... ;)

Sorrisi euforico. “Gli omaggi? Jesse, cosa vuol dire?”

“Non lo so. Chi le capisce le ragazze?” Alla vista dello sguardo scioccato di Sam non riuscii a trattenere una risata. “Dai Sam, vogliono vederci!” gli dissi, afferrando la sua testa e strapazzandogli i capelli. "Guidi tu?" Frugai nelle tasche della giacca e gli lanciai le chiavi della mia macchina. Lui le afferrò al volo, sorpreso.

“Io non guido la tua macchina! Sei impazzito?!” esclamò lui, guardando le chiavi della mia macchina come se stesse tenendo tra le mani un serpente velenoso.

“Ma dai, che può succedere? ” dissi io tranquillo, infilando il mio giubbotto di pelle.

“Potremmo schiantarci contro un palo, fare un frontale con il camion del latte, investire un cane... Oh, Rachel ci ucciderebbe se investissimo un cane!”

“Sei proprio sicuro di non volere del Valium, Sam? Dovrei averne da qualche parte in giro...” scherzai io. Lo sguardo eloquente di Sam zittì ogni mia iniziativa. “Va bene, guido io.”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

La sedia di fronte al comò di Quinn era morbida e confortevole, eppure io continuavo a cambiare posizione mentre lei mi mostrava delle scarpe. Ero dannatamente nervosa.

“Quinn, sei sempre sicura che stiamo facendo la cosa giusta?” le chiesi, mentre cercavo di calzare un paio di sandali bianchi. “Nulla da fare, troppo stretti.”

“Aspetta, provo a cercarne un paio che mi stiano un po' grandi.” disse lei, frugando nella sua gigantesca cabina armadio. “E comunque smettila di chiederti sempre quale sia la cosa giusta da fare. Ci sono cose che uno deve fare e basta, senza preoccuparsi delle conseguenze. E se te lo dico io, allora fidati...”

Ero confusa. “Che intendi?” le chiesi.

“Jesse è un ragazzo responsabile, non rischi di ritrovarti con una gravidanza indesiderata.” mi rispose lei, esibendo un sorrisetto malizioso.

“Quinn! Non voglio andare così in fondo con Jesse... Non prima del matrimonio. ” Dal riflesso dello specchio la vidi sorridere.

“Lo pensavo anche io qualche tempo fa, eppure sai bene come è andata. Le ragazze vogliono fare sesso tanto quanto lo vogliono fare i ragazzi. La frase non è mia.” disse facendomi l'occhiolino. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Quinn Fabray, la puritana, la presidentessa del club della castità, che mi parlava di sesso?

“Come è stato?” le chiesi tutto d'un fiato, arrossendo visibilmente. “Quello, intendo.”

Quinn esitò prima di rispondere. “Beh, con Puck è stato... strano. E' stata la mia prima volta, con un ragazzo irresponsabile che mi ha messo incinta. Eppure non ti nego che quella sera ho scoperto un lato di lui che non conoscevo. E' stato molto dolce con me, sapeva che era la mia prima volta e non voleva che fosse un brutto ricordo. Però purtroppo è stato un incosciente e sono stata io a pagarne le conseguenze...”

“Ho visto Beth l'altro giorno.” le confessai, incapace di trattenermi.

“Come sta?” chiese lei, fingendo un'aria indifferente. Sembrava persino fin troppo interessata ai vestiti da indossare.

“Bene, è una bellissima bambina. Shelby è una mamma fantastica.”le dissi frettolosamente. Una lacrima scivolò sulla sua guancia, ma lei l'asciugò velocemente con il dorso della mano.

“Miss Corcoran mi aveva fatto intendere che volesse adottarla, ma non credevo l'avrebbe fatto. Beh, sono felice che stia con una persona che le vuole bene.” disse lei, con un mezzo sorriso sul volto. Rimasi qualche secondo in silenzio, osservandola mentre sceglieva qualche vestito e lo appoggiava sul letto.

“Vorresti rivederla?” le chiesi. Le scarpe che aveva in mano caddero sul pavimento con un pesante tonfo. Mi pentii all'istante di ciò che le avevo appena detto, il suo sguardo rivelava tutta la tristezza che cercava di nascondere.

“No, Rachel. Non posso farlo. Quindi non insistere, ti prego.” ribattè lei, tentando di ricomporsi. “E adesso pensiamo a te, quale preferisci?” disse, mostrandomi due vestiti. “Rosso o blu?”

Sorrisi appena. Lei conosceva già la risposta.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

La serata fu tranquilla e piacevole, ma Sam era chiaramente imbarazzato.

Rimase in silenzio quasi tutto il tempo, lasciando a me il compito di chiacchierare con le nostre ragazze. Beh, in realtà solo con Quinn, visto che Rachel non voleva saperne di aprire bocca.
Lanciai un'occhiata fugace a Sam. Sapevo che si sentiva terribilmente a disagio, con dei vestiti che gli avevo prestato io e con la consapevolezza di non poter pagare nemmeno un centesimo per le consumazioni. Più di una volta avevo provato a farlo parlare, ma si era limitato a qualche monosillabo sconnesso prima di piombare nel silenzio completo.

“Rachel, accompagnami in bagno.” disse Quinn all'improvviso, prendendo per mano Rachel e trascinandola via dal tavolo. Decisi di approfittare della loro assenza.

“Sam, che diavolo ti prende?” Lui rimase in silenzio, focalizzando la propria attenzione sulle lucide linee del marmo del bancone.

“Quinn è così bella, che ci faccio io con una come lei? Sono squattrinato e ho una bocca da Carlino...”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

“Rachel, ti lascio sola con Jesse. Sam non vuole nemmeno parlarmi, forse è qui solo per fare un favore a lui.”

“Sei impazzita? Io non resto sola con Jesse!”

“E invece sì, non è giusto che vi roviniate la serata per colpa nostra. Fammi uno squillo sul cellulare quando sei sotto casa mia, così ti apro la porta. Ti aspetto sveglia, non preoccuparti.” mi disse tutto d'un fiato.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

“Restare solo con lei? Sei impazzito, Jesse?” Sam era paonazzo.

“No, affatto. Visto che non parli, ti lascio solo con lei così forse ti si scioglie un po' la lingua.” Dissi io, sadicamente divertito. Non avevo mai conosciuto un ragazzo tanto timido in vita mia.

“Jesse, non puoi farmi questo!” sussurrò lui, mentre guardava terrorizzato le ragazze che venivano nella nostra direzione.

“Ehm, Sam? Potresti accompagnarmi a casa? Sono un po' stanca.” disse Quinn, lanciandomi uno sguardo d'intesa.

“Non ho la macchina. La macchina è di Jesse...” balbettò lui.

“... e Jesse te la presta volentieri.” continuai io, infilandogli le chiavi della macchina in tasca. Sam sembrava quasi un camaleonte, vista la velocità con cui il suo viso cambiava colore. Adesso era impallidito dal terrore e mi guardava supplicante, ma non mi feci abbindolare da quello sguardo da cucciolo abbandonato.

Sorrisi appena e dissi nell'orecchio a Quinn: “E' imbarazzato da morire, fallo sciogliere un po'.” Lei annuì con un lieve sorriso sulle labbra, afferrò la mano di Sam e lo portò via con sé, prendendolo sottobraccio. Lanciai uno sguardo incoraggiante al mio commilitone, sperando che potesse essermi grato a fine serata per averlo spinto tra le braccia della sua bella.

“Siamo rimasti soli.” disse Rachel, sorseggiando il suo frullato.

“Già.” dissi con un sospiro. “Scusa per ieri.” le dissi, afferrandole la mano. “Sono stato un cretino. Critico tanto Finn e poi mi comporto esattamente come lui, da perfetto imbecille.”

“Dai, smettila di parlare male di Finn.” mi disse, chiudendo gli occhi. Le lunghe ciglia, avvolte fittamente dal mascara, contribuivano a rendere il suo sguardo ancora più dolce e ammaliante.

“Ti prego, non chiudere gli occhi. Non mi piace quando lo fai.” Lei si limitò a guardarmi con aria interrogativa.
“Scusa... E' solo che a volte mi sembri insondabile, non riesco a capire davvero quello che pensi. Ma i tuoi occhi non mi mentono mai, sono sempre sinceri.”

“Cosa ti dicono i miei occhi adesso?” disse lei, voltandosi finalmente nella mia direzione. Leggevo rabbia e irritazione nel suo volto, ma nei suoi occhi vedevo un oceano di sentimenti contrastanti, distinguibili chiaramente uno ad uno. Paura. Indecisione. Insicurezza. Tristezza.

“Mi dicono che sei spaventata. Mi dicono che stai soffrendo. E mi dicono anche che non hai ancora fatto chiarezza nel tuo cuore.” le risposi, accarezzandole piano i capelli. Lei rimase in silenzio.

“Scusami, vorrei andare a casa adesso. Non mi sento a mio agio qui.” disse dopo un po', alzandosi e prendendo il soprabito.

“Va bene, pago il conto e arrivo. Tu aspettami qui.”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Jesse camminava al mio fianco, mentre mi accompagnava a casa di Quinn.

Sentivo la sua presenza accanto a me, ma non osavo avvicinarmi a lui, né interrompere il silenzio che aleggiava intorno a noi, rotto solo dal rumore delle mie scarpe sul marciapiede.

Ero persa nei miei pensieri, indecisa su cosa fare. Finn aveva dimostrato di tenere ancora a me, e lo stesso era per Jesse, ma non ero ancora riuscita a capire di chi dei due avrei potuto fare a meno.

Ripensai ai mesi precedenti, quando Finn aveva colmato il vuoto nel mio cuore lasciato dalla partenza di Jesse. Era stato un periodo felice, ma fu colpa mia se ci lasciammo. La mia gelosia ossessiva e il mio tradimento con Puck erano stati troppo per lui. Potevo biasimarlo se aveva scelto di tornare con Quinn?
Eppure rividi nella mia mente la scena della settimana prima, quando aveva cantato quella canzone.

Is he everything you wanted in a man?” mi aveva chiesto. Ma non sapevo dare una risposta sincera a quella domanda. Jesse mi aveva tradito in passato, ma si era dimostrato sincero ed era tornato solo per me, senza averne nessun tornaconto personale. Ma tutto questo poteva bastare a cancellare tutti i momenti felici trascorsi con Finn per ricominciare davvero la mia storia con lui? O sarebbe stata solo una menzogna?

I piedi pulsavano dolorosamente. Maledette vesciche e maledette scarpe nuove di Quinn. Mi fermai qualche secondo e provai a sfilare piano le scarpe dai miei piedi. Jesse guardò i miei poveri piedi e disse semplicemente: “Dai, sfilati le scarpe. Ti porto io.”

No Jesse, ce la faccio.” Ma non era vero, e lui lo sapeva. Mi sfilò piano le scarpe e me le porse, schivando abilmente il mio sguardo. Si accovacciò poi di fronte a me, invitandomi a salirgli sulla schiena.

Dai, sono troppo pesante per te.” dissi io, imbarazzata. Finn o Puck non avrebbero avuto problemi nel portarmi in braccio, ma lui era decisamente più mingherlino rispetto a loro due.

Non puoi continuare a camminare in quelle condizioni. E io non voglio disturbare Sam. Quindi monta in spalla.” Valeva la pena discuterne? Con un leggero mugolio di disapprovazione, mi arrampicai sulla sua schiena stringendo forte le scarpe tra le mani. Lui afferrò le mie gambe con decisione e io mi ritrovai a piedi penzoloni, con il vento freddo che dava un minimo di sollievo ai miei piedi martoriati.

Non metterò mai più scarpe che non siano le mie. Soprattutto se sono quelle di una ragazza con i piedi da fatina come Quinn.” dissi io, tentando di alleggerire l'atmosfera, ma Jesse non rispose. Camminava piano, quasi a voler prolungare ancora un po' il tempo da trascorrere insieme da soli.

Ok, hai ragione. Non ce la faccio.” disse lui ridendo, sdraiandosi su un prato a un paio di isolati da casa di Quinn. “Hai mangiato tanto in questi mesi, eh Rachel?” mi chiese, mentre scendevo dalle sue spalle e mi accomodavo sull'erba umida.

Sei un cafone! ” dissi io, tirandogli un leggero buffetto dietro il collo. Lui si voltò all'improvviso, ipnotizzandomi con i suoi occhi.

Io non sono un cafone.” mi disse dolcemente, avvicinandosi piano a me. “Vero?”

Sì che lo sei.” dissi io con voce flebile. “Sei un rozzo troglodita.”

Io non sono un troglodita. So coniugare tutti i tempi verbali e conosco a memoria quasi tutti i sonetti di Shakespeare.

When my love swears that she is made of truth
I do believe her, though I know she lies,
That she might think me some untutor'd youth,
Unlearned in the world's false subtleties.” *

Rimasi in silenzio mentre recitava quei versi, senza staccare nemmeno per un istante il suo sguardo dal mio.

“Io non voglio che tu sia un bambino. E poi so bene che tu sei abituato a tutte le menzogne del mondo.”

Rachel, questa è la vita vera. La vita vera è adesso, nell'umido dell'erba, nel fruscio delle foglie. E' nel suono della tua voce, è nel suono della mia. E' nel profumo che porti, nei capelli che ti sfiorano la guancia. Questa è la vita reale, Rachel. Non quella delle poesie di Shakespeare, né quella delle canzoni. E' quella che vivi e senti direttamente sulla tua pelle, nella tua anima e nel tuo spirito.”

Non riesco a capire dove vuoi arrivare.” dissi io. Lui sospirò appena.

La vita vera è quella che ti fa sentire viva, Rachel. Non puoi continuare a vivere nei ricordi, nei rimpianti del passato. Non puoi vivere continuando a chiederti cosa sarebbe accaduto.” mi disse, deciso. “Adesso siamo io e te qui, adesso. Io vorrei capire cosa provi per me, perché questa tua indecisione mi sta uccidendo, Rachel. ”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Rimasi a guardarla in silenzio, dopo aver pronunciato le parole più difficili che avessi mai detto in vita mia. Avevo fatto tutto quello che potevo, adesso stava a lei capire cosa fare.

Io ho avuto dei forti sentimenti per Finn. L'ho amato davvero molto, è stato il primo a farmi sentire così. Però... ”
“Però?” la incalzai io, mentre sentivo la stretta al mio cuore farsi sempre più forte e dolorosa.
“Hai ragione tu, non si può vivere nel passato. E io non voglio entrare a far parte dell'harem del sultano Hudson. Voglio una persona che sappia rispettarmi e che mi ami per quello che sono.”

Non ho amato nessuna come amo te. Amo più i tuoi difetti che i tuoi pregi, perché sono i difetti a fare di te la persona che sei. Ho sacrificato qualunque cosa per te, Rachel, e continuerò a farlo se tu me lo chiederai. Io voglio solo che tu dimentichi Finn e che decida di stare insieme a me. Questo mi renderebbe la persona più felice del mondo.”
Rachel si avvicinò a me e mi baciò piano su una guancia. Sentii il calore delle sue labbra in un modo nuovo, diverso, come se prima di allora non fosse mai stata del tutto mia. La strinsi forte a me.
Tutto in quel momento mi sembrava perfetto, come se finalmente io e Rachel fossimo diventati indivisibili. Ma non sapevo quanto mi sbagliassi.

Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

*

*Sonetto 138 – traduzione
Quando il mio amore mi giura che lei è fatta di verità
io le credo davvero, sebbene io sappia che lei sta mentendo,
così lei può vedere in me un bambino senza guida,
che non ha ancora imparato come vada davvero il mondo.


Ta-dan! 5 pagine di capitolo, sono fiera di me stessa! :')
Il sonetto che Jesse declama a Rachel è il 138, che però ho "tagliato a metà" visto che i versi importanti erano questi primi 4, che trovate tradotti qui su. In questo capitolo non ci sono canzoni, assurdo a dirsi per una song-fic, perchè ho voluto concentrarmi essenzialmente sulle relazioni tra i vari personaggi.
Leggero OOC Faberry, lo so. Ma queste due ragazze insieme mi fanno impazzire, e poi anche Quinn merita un piccolo happy ending (RIB, vi odio!).
Per la cronaca: Rachel alla fine sceglie il vestito blu. So che non ve ne frega una mazza, ma non potevo lasciarvi con questo dubbio amletico (sempre per restare in ambito Shakespeariano!).
Un grazie infinito a tutti i fan di questa FF, che con il primo capitolo è arrivata a 500 visualizzazioni. Quando ho iniziato non l'avrei mai nemmeno immaginato, quindi grazie a tutti!
Come al solito, commenti e recensioni sono graditissimi!
Che altro dire? A presto! :)

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Capitolo 11
*** Don't stop me now ***


11. Don't stop me now


Mancavano 15 giorni alle Nazionali. La consapevolezza di quanto poco tempo mancasse non faceva altro che farmi innervosire ogni giorno di più. Fortunatamente Jesse credeva che io fossi nervosa unicamente per questo. Camminavamo mano per mano nei corridoi, uscivamo quasi tutte le sere, ma niente di più.
Non riuscivo a capire per quale motivo non riuscissi più a baciarlo con la stessa passione e lo stesso amore di qualche tempo prima. La risposta alla tacita domanda che ponevo a me stessa era scritta chiaramente nel mio cuore: Finn. Fino a quando non avessi chiarito la situazione con lui non avrei mai potuto vivere in serenità il mio rapporto con Jesse.
Presi il cellulare dal comodino e, sotto la calda coltre delle coperte, gli inviai un sms.


Ciao Finn, domani pranziamo insieme?

D'accordo, ti tengo un posto libero.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Finn era già lì, con un vassoio pieno zeppo di carne.
“Ciao Rachel.” mi disse con un sorriso, invitandomi a sedermi. “Ho già preso il pranzo anche per te.” esclamò fiero, indicando la gigantesca bistecca al sangue che troneggiava al centro del vassoio.
“Finn, quando ti ricorderai che sono vegetariana?” dissi con un sospiro, scuotendo la testa. “Vado a prendere qualcosa di commestibile, ti prego fai sparire quel cadavere prima del mio ritorno.”

Mangiammo in silenzio, lanciandoci di sfuggita qualche occhiata. Leggevo nel suo volto non so quale aspettativa, come se avesse del tutto frainteso il mio sms della sera prima.
“Allora, come mai mi hai chiesto di vederci?” disse lui, inghiottendo l'ultimo boccone di carne.
“Devo parlarti di due cose, iniziamo dalla più importante.”
“Dimmi pure, sono tutto orecchi.”
“Che scaletta prepariamo per le Nazionali? Tutti si aspettano un duetto tra noi due, ma...”
“... ma tu non vuoi.” continuò lui, sbuffando. “Dovevo immaginarlo.”
“Già. Penso che Santana e Mercedes potrebbero preparare delle canzoni spettacolari. Dovremmo lasciare loro la possibilità di cantare.”
“Stai parlando delle Nazionali, Rachel! Non puoi lasciare che loro si prendano tutti gli applausi, no?”
“No, infatti. Per questo pensavo anche a un mio assolo. O a un duetto con Noah, le nostre voci si combinano bene insieme. Tu che ne pensi?” Lui quasi soffocò al sentire il nome del suo “migliore” amico.
“Tu e Puck? E io? Anche io voglio il mio momento su quel palco!”
“E lo avrai. Il numero finale avrà tutti come protagonisti. Tina, Quinn, Sam, Artie... anche loro meritano il loro momento.”
“Queste idee non possono essere tue. Te le ha suggerite il tuo
amato Jesse, non è vero?” esclamò lui, fumante di rabbia.
“No Finn, non me le ha suggerite Jesse. Se fosse per lui tu non saliresti nemmeno su quel palco, quindi smettila.” ribattei io, tentando di trattenere la rabbia che covavo.
“Diamine, possibile che non capisci davvero cosa ti sta facendo quello strizzacervelli? Ti sta manipolando!” esclamò lui, alzandosi in piedi di scatto.
“Ma se sei proprio tu il primo manipolatore!” ribattei, puntandogli l'indice contro. “Credi che non abbia capito cosa volessi fare l'altro giorno in choir room? Tu vuoi tenere in caldo sia me che Quinn!” gridai io, noncurante delle molte teste volte nella nostra direzione.
“Tenere in caldo? Ma cosa...”
“Sai cosa c'è di nuovo, Finn? Sono stanca dei tuoi maledetti tira e molla, quindi lasciami in pace! Io sto con Jesse adesso e se la cosa non ti sta bene sono fatti tuoi!” urlai con tutta la rabbia che avevo in corpo.
“Certo che non mi sta bene, lui vuole solo usarti!”
“Jesse non mi sta usando, ficcatelo in quella maledetta testaccia! L'unico che mi abbia mai usata finora sei TU, stupido!”
Presi di scatto la borsa e uscii dalla sala mensa. Non gli lasciai il tempo di ribattere.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

“Ehm, professore?” disse Mike, leggendo un sms dal suo telefonino. “Finn oggi non viene.”
“E' uscito fuori di testa? Le Nazionali sono tra due settimane e lui si permette anche di non venire a lezione?”
“E' colpa mia, professore.” spiegai io, mentre mi accomodavo su una poltroncina dell'auditorium. “Abbiamo avuto un brutto litigio oggi a mensa.”
“Capisco, ma questo non giustifica la sua assenza...” disse lui, chiaramente seccato. “Bene ragazzi, ci siamo tutti?”
“New Directions al rapporto, professore!” esclamò Puck, poggiando i piedi sulla poltrona di fronte a lui. “Ok, oggi abbiamo una lezione speciale e vorrei che ognuno di voi prestasse la massima attenzione. Ho chiesto a Jesse il favore di farci vedere uno dei numeri con i quali i Vocal Adrenaline hanno vinto le ultime Nazionali. Jesse, sei pronto?”
In tutta risposta tutte le luci dell'auditorium si spensero all'unisono, tranne un enorme faro che illuminava il centro esatto dell'auditorium. Jesse uscì dalle quinte a passo lento e si fermò lì, piantando il microfono sull'asta. Lanciò uno sguardo nella mia direzione e iniziò a cantare, privo di qualsiasi accompagnamento musicale.


Tonight I'm gonna have myself a real good time
I feel alive and the world I'll turn it inside out - yeah
And floating around in ecstasy
So don't stop me now don't stop me
'Cause I'm having a good time ,having a good time

I'm a shooting star leaping through the sky
Like a tiger defying the laws of gravity
I'm a racing car passing by like Lady Godiva
I'm gonna go go go
There's no stopping me


Nonostante rimanesse immobile al centro del palco, la sua energia mentre cantava era incredibile. Potevo quasi vedere nella mia mente i favolosi ballerini dei Vocal Adrenaline che, alle sue spalle, accompagnavano la canzone del loro leader con le loro perfette performance. Non c'era da stupirsi se quel numero avesse permesso loro di vincere il quarto campionato consecutivo.


I'm burnin' through the sky, yeah
Two hundred degrees
That's why they call me Mister Fahrenheit
I'm trav'ling at the speed of light
I wanna make a supersonic man out of you


Don't stop me now I'm having such a good time
I'm having a ball
Don't stop me now
If you wanna have a good time just give me a call
Don't stop me now ('Cause I'm having a good time)
Don't stop me now (Yes I'm havin' a good time)
I don't want to stop at all


Lo vidi sorridere appena, mentre teneva gli occhi chiusi e cantava con tutta la sua anima. Provavo quasi imbarazzo nell'essermi vantata con lui di aver composto una canzone da sola. Come performer, lui sarebbe sempre stato migliore di me.

Yeah, I'm a rocket ship on my way to Mars
On a collision course
I am a satellite I'm out of control
I am a sex machine ready to reload
Like an atom bomb about to
Oh oh oh oh oh explode


I'm burnin' through the sky, yeah
Two hundred degrees
That's why they call me Mister Fahrenheit
I'm trav'ling at the speed of light
I wanna make a supersonic woman of you


La sua canzone si interruppe all'improvviso, lasciando ognuno di noi con la pelle d'oca. Io stessa non riuscivo a riconoscere il mio ragazzo, quasi come se Freddie Mercury in persona fosse uscito fuori dalla tomba e avesse cantato quella canzone al posto suo.

Dopo qualche secondo, tutte le New Directions esplosero in un boato di approvazione. Io e il professore ci scambiammo un'occhiata fugace: questo era un numero da Nazionali. E per vincere non avremmo potuto fare nulla di meno.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Allora, cosa te n'è parso della mia performance?” mi chiese Jesse, mentre mi accompagnava a casa.
“Sconvolgente. In senso buono, ovviamente.” risposi io, incapace di trovare qualsiasi parola che potesse esprimere appieno l'ammirazione che provavo nei suoi confronti. Jesse rise appena.
“E' lo stesso termine che ha usato il giudice delle scorse Nazionali.” disse lui, muovendo appena il volante e accostando sotto casa mia.

Come hai ottenuto un simile risultato? Voglio dire, nessuna mia performance è mai stata come la tua, eppure io non sono così scarsa, no?” gli chiesi io, sinceramente curiosa di capire quale fosse il suo segreto.
“Non so, è una sorta di rogo, che mi brucia dentro e mi consuma fino alla fine della canzone. Non ti nego che le scorse Nazionali furono estremamente difficili per me, perché avevamo preparato altri 2 pezzi come quello.”

Altri due pezzi? Come hai fatto a cantare in quel modo per...” feci un rapido calcolo nella mia testa. “10 minuti?”
“11, per la precisione. Goolsby è stato un pazzo. Correvo il rischio di rimanere afono durante le infinite prove che facevamo, ma non volevo dargli la soddisfazione di dire che per colpa mia avevamo perso.”
“Goolsby? Il sostituto di Miss Corcoran?”

Sì, insisteva nel dire che non ero in grado di reggere alla pressione. In effetti, non mangiai quasi nulla quando eravamo a New York, andavo avanti a zollette di zucchero.”
“Alla fine dell'ultimo numero svenni dietro il sipario, il mio corpo non aveva retto più alla tensione. Sono un essere umano anche io, no?” disse, tentando di sdrammatizzare. “Però alla fine raggiunsi il mio obiettivo. Dovevi vedere la faccia di quel maledetto di Goolsby quando consegnarono a me quella coppa e non a lui. Sembrava gli avessero spruzzato del pepe nel caffè.” Ridacchiò divertito. Rimasi ad ascoltarlo incantata, mentre mi raccontava tutto quello che mi aspettava a New York: Times Square, i teatri di Broadway...
“Posso chiederti una cosa?” gli dissi io dopo un po'.
“Certo, dimmi pure.”
“Quante speranze abbiamo di vincere?”Jesse rimase in silenzio qualche secondo, in cerca delle parole giuste.
“Dipende tutto da voi, Rachel. I numeri di gruppo sono il vostro forte, ma Goolsby ha quella ragazzina asiatica...”
“Sunshine? Sunshine Corazon?”
“Sì, proprio lei. L'ho incontrata qualche tempo fa, quando andai a scuola. Ha una voce pazzesca, ma non trasmette emozioni quando canta. E questo potrebbe fare la differenza. Ricordi quando avete cantato “Give up the Funk” in auditorium? Volevate dimostrarci che potevate batterci, visto che non siamo mai stati in grado di fare un numero funk. Questo è quello di cui avete bisogno per battere i Vocal Adrenaline.”
“Pensi che Santana e Mercedes possano farcela?” gli chiesi, titubante.
“Siete in 3, un numero a testa per ciascuna di voi vi garantirebbe il successo assoluto.” mi rispose lui. “Loro due sono entrambe cantanti pazzesche, ma non sono ai tuoi livelli. Non possono vincere, non senza il tuo aiuto.” disse, incoraggiante.
“Mi aiuterai?”
“Esattamente come aiuterò loro due. Sono qui apposta.” mi disse con un sorriso. “Però domani ti prendi una sera di pausa e vieni da me, che ne dici? Mio zio è fuori città per impegni col lavoro.”
“Non lavori domani sera?”
“Ho chiesto a Jeff una serata libera. I miei affezionati clienti al negozio di musica potranno sopravvivere per una serata senza di me.”
Soppesai la sua offerta. Io e lui, da soli a casa sua? Lessi nei suoi occhi una timidezza e un imbarazzo che non avevo mai visto prima. Nascondeva la sua insicurezza dietro gesti disinvolti, ma sapevo bene che era una situazione nuova tanto per lui quanto per me. C'eravamo arrivati vicini, forse anche troppo vicini, qualche tempo prima, ma mi ero tirata indietro all'ultimo secondo. Jesse non me l'aveva fatto pesare, ma sapevo quanto avesse sofferto per via di quel mio rifiuto.
“Allora, Rachel? Passo a prenderti alle 8?” mi chiese lui, passandosi una mano tra i capelli.

Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

E rieccomi qui, come al solito nel mio spazietto. Capitolo più corto del precedente, ma mi rifarò con il prossimo, promesso!
Approfittando di un po' di tempo libero, ho re-impaginato e corretto tutti i primi 10 capitoli, quindi vi troverete qualche piccola differenza, ma nulla di rilevante dal punto di vista della trama.
Importantissimo: collaboro con un'amica in una FF a quattro mani, se volete leggerla e recensirla rendereste molto felici entrambe! :)
Qui
il link: Journey to Nationals
Come sempre, commenti, recensioni e suggerimenti sono graditissimi! E un grazie enorme a tutti voi che continuate a leggere questa FF!
A presto con un nuovo capitolo!

 

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Capitolo 12
*** When you say nothing at all ***


12. When you say nothing at all



La sveglia sul mio comodino segnava le 2 e io ero sveglio come se fosse mezzogiorno.

Rivedevo nella mia mente l'immagine del volto di Rachel. Diamine, come mi era saltato in mente di chiederglielo in quel modo?!

I suoi occhi erano... spaventati. Erano gli occhi di un cerbiatto che nella penombra distingue il riflesso della lucida canna del fucile. Appena prima dello sparo, appena prima del buio.

Le sue labbra erano tremanti mentre mi diceva un flebile sì. Le sue gambe insicure mentre scendeva dalla macchina e saliva il vialetto di casa, dopo avermi salutato con un filo di voce.

Non avrei dovuto chiederglielo in quel modo. O forse non avrei dovuto chiederglielo affatto.

Lanciai un cuscino contro l'armadio, maledicendo me stesso.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Avevo fatto sì che il mio istinto prendesse il sopravvento sulla mia ragione. Avevo fatto sì che il desiderio di sentire il calore di Jesse sulla mia pelle prendesse il sopravvento sulla mia stramba morale. Avevo fatto sì che i miei ormoni, i miei maledetti ormoni, mi spingessero di getto tra le braccia del mio ragazzo.
Ma sotto le coperte, avvolta nel mio pigiama preferito, tremavo. Non era l'eccitazione, non era l'adrenalina di un salto nel vuoto. Era paura allo stato puro.

Cercai di affrontare con razionalità la situazione. In fin dei conti, di cosa avrei dovuto avere paura?

Di restare incinta? Basta usare le giuste precauzioni e il problema si risolve.
Di non piacergli? Ma se Jesse era pazzo di me!
Di essere inadeguata? Che stupidaggine.
No, non erano quelli i motivi per i quali sentivo una morsa allo stomaco ogni volta che ripensavo a cosa mi attendesse il giorno dopo. Il motivo era un altro.

Non volevo essere abbandonata. Non un'altra volta. Non dopo avergli dato tutta me stessa.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Ciao Rachel.” le dissi, cercando di mantenere un tono disinvolto.
“Ciao Jesse” mi rispose lei, sorridendo appena. “Ai miei papà ho detto che dopo cena mi accompagnavi da Quinn.”

Loro cosa fanno, vanno a teatro?” le chiesi, avviando il motore.
“Come ogni sabato. Tuo zio è andato via?” mi rispose lei, con la voce leggermente tremante.

Sì, è partito stamattina. Tu... come stai?”
“Bene, perché me lo chiedi?” Approfittando del semaforo rosso, mi voltai nella sua direzione. Si passava le mani tra i capelli osservando il proprio riflesso nello specchietto, cercando di rimettere al proprio posto qualche ciuffo che era sfuggito via dallo chignon.
“Beh, è dura stare con le scarpe con la punta in gesso se hai le vesciche. Non ti danno più fastidio?”
“No, ho usato dei cerotti.”

Se ti fanno troppo male avvisami, possiamo rimandare le prove a un altro giorno.”

Avevo chiesto a Mike il favore di farle da partner per la coreografia che stavamo ideando: qualcosa di semplice, ma abbastanza elaborato da non passare inosservato. Brittany assisteva alla loro performance ogni giorno in sala prove con aria afflitta, leggevo nei suoi occhi la voglia di esibirsi su un palco come protagonista. A volte si stufava di correggere gli evidenti errori di Rachel e si metteva al posto suo, invitando Mike a provare con lei.

 

Anche quel giorno non andò diversamente e Rachel, dopo infinite cadute, era uscita di corsa dalla sala prove in preda allo sconforto. Mike e Brittany mi lanciarono uno sguardo d'intesa, mentre si avvicinavano l'uno all'altra e provavano ancora una volta la coreografia che avevano ormai imparato alla perfezione. Li lasciai soli e andai verso la caffetteria, dove di solito Rachel si rifugiava. Era seduta su un muretto, le gambe ciondolanti e il viso rivolto verso il muro d'acqua che era a pochi metri dal suo naso. Ispirava forte: amava l'odore dell'aria nei giorni di pioggia. “Mi tranquillizza”, mi aveva detto un giorno.

Cosa diavolo sto facendo?” sussurrò, una volta che la raggiunsi. “Brittany è molto più brava di me, non ha senso che io mi metta in mezzo in un modo così... umiliante! Io ci rinuncio, Jesse!”

La lasciai sbollire per qualche minuto, ma più passava il tempo più sembrava innervosirsi. A volte qualche lacrima sembrava voler fare capolino dai suoi occhi, ma lei era sempre pronta ad asciugarla via velocemente, convinta che io non notassi nulla.
“Rachel, cosa c'è davvero che non va?” le chiesi, dopo un silenzio che mi parve infinito.
“Io... sono nervosa.” ammise lei.
“Le Nazionali saranno una passeggiata per una come te, vedrai.” le accarezzi una mano, cercando di confortarla.

Non sono le Nazionali il problema. Il problema sono io.” disse lei, osservando gli alberi scossi appena dal vento. “Ho paura di... stanotte.”

All'improvviso, tutto riacquistò un senso.

Aspetterò, se è questo che vuoi. Per me l'importante è che tu sia serena.” le dissi, scendendo dal muretto e mettendomi davanti a lei. Vidi una lacrima che le rigava la guancia destra, un tremore nelle labbra che tentava di nascondere. E i suoi occhi, i suoi occhi sinceri, che rivelavano molto più delle sue parole. “E al momento non mi sembra che tu lo sia. ”
“Jesse, io vorrei davvero...
farlo. Ma ho paura.”

Di cosa hai paura, Rachel?”
“Di essere lasciata, di nuovo. Di darti tutta me stessa e soffrire di nuovo come ho sofferto tempo fa, quando sei andato via.” La voce era sicura, come se stesse recitando le battute di un copione ormai imparato a memoria.

Rachel, voglio presentarti una persona.” Le porsi una mano.
“Oh no, non di nuovo!” esclamò lei. Le feci l'occhiolino, invitandola a stare al gioco. Le sue mani, leggermente infreddolite, si avvolsero attorno alla mia.
“Io sono Jesse St. James: bello, affascinante, con un talento musicale fuori dal comune. Sono innamorato pazzo di una ragazza e combatto tutti i giorni contro il suo molesto ex-ragazzo, il clone di Lurch Addams, un essere con capacità di ballerino pari a quelle di una marmotta che ha fatto indigestione.” La vidi sorridere appena, mentre le baciavo piano la punta del naso.
“Ma s
oprattutto, sono solo un semplice ragazzo che sta di fronte a una ragazza e le sta chiedendo di amarlo. E vorrei che lei ricambiasse, che dimenticasse tutto il male che ha subito e che ritornasse ad amare senza più paure. Perché io non potrei mai abbandonare quella ragazza, non dopo aver fatto qualunque cosa fosse in mio potere per riconquistarla.”
Rachel rimase in silenzio, continuando a stringere la mia mano tra le sue. “Sei tu quella ragazza?” le chiesi, con voce ferma. Lei scese dal muretto e mi abbracciò forte, appoggiando il viso nell'incavo della spalla. Sussurrò piano nel mio orecchio una sola parola.
“Sì.”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Sai, credo proprio che abbiamo fatto la scelta giusta. Mike e io non saremo mai andati bene.” dissi a Jesse, stretta sul divano accanto a lui, mentre i titoli di coda di “My fair lady” correvano sullo schermo.

Sai, ero un po' geloso. Non mi piaceva il modo in cui ti toccava.” Vidi un leggero sorriso imbronciato sul suo volto, mentre spegneva il televisore. Gli mordicchiai appena le labbra, ridendo.

Dai, sai bene che Mike è cotto di Tina! E poi, stavamo solo ballando.”

Jesse rimase impietrito sul divano, mentre i miei denti si stringevano attorno al suo labbro inferiore.

Non farlo più Rachel, ti prego. O potrei rischiare seriamente di perdere il controllo.” disse lui, avviandosi in cucina.

Ehm... scusa.” Era una situazione del tutto nuova per me, non avevo la minima idea di cosa fare. Lo seguii verso la piccola cucina, ormai si era fatto tardi.

All'improvviso, lo stomacò di Jesse brontolò rumorosamente.

Credo che il mio corpo reclami cibo.” disse lui, voltandosi nella mia direzione e brandendo un gigantesco coltello nella mano destra. Sul suo volto si stagliava un ghigno malefico e camminava piano verso di me.

Jesse, piantala. Non sei divertente!” dissi io, avvicinandomi a lui. Lui appoggiò il coltello sul piano di marmo e mi strinse tra le braccia con un ringhio, mordicchiando il mio collo. Il contatto dei suoi denti sulla mia pelle sensibile scatenò all'istante una risata sincera, dovuta al solletico che provavo.

Dai su, fatti assaggiare un pochino. Ho tanta fame e tu sei proprio appetitosa...”

Non avevi detto che saresti diventato vegetariano anche tu?”
Lui sbuffò appena, poi mi guardò negli occhi, continuando a stringermi la vita.

Neanche un assaggino?” disse, le labbra incurvate in un'espressione tenerissima.

Magari dopo cena.” risposi io, baciandolo su una guancia.

Allora, cosa propone stasera la chef Berry?” disse lui, lavandosi le mani per aiutarmi a cucinare.

Zuppa di porri e patate.” risposi, mentre frugavo tra le buste della spesa alla ricerca degli ingredienti.

Ugh, odio le zuppe. E questa roba cos'è, arsenico?” chiese, mostrandomi una bustina trasparente. “Allora sei tu che vuoi uccidermi!” Mi lanciò uno sguardo terrorizzato.

No, sono spezie mediterranee miste.” dissi io ridendo, iniziando a pulire le patate.

Non nasconderlo, tu mi vuoi morto!” ribatté lui, allontanandosi da me con fare teatrale. Dopo qualche secondo sospirò e si riavvicinò a me. “Va bene, vorrà dire che mi godrò l'ultimo giorno della mia vita. Però se posso trascorrerlo insieme a te, sono felice.”

Piantala di fare lo scemo e aiutami, io ho fame!” dissi, schiaffandogli una patata tra le mani. Lui ignorò il tubero e si avvicinò allo stereo, sintonizzando la radio.

Si lavora meglio con un po' di musica.” disse lui, sorridendomi.

Lo speaker alla radio, una ragazza dalla voce allegra, annunciò:

 

E adesso riviviamo la magica atmosfera di uno dei più apprezzati film degli ultimi anni, Notting Hill. Questo è Ronan Keating e la canzone è When you say nothing at all. Enjoy!


Le note della canzone aleggiarono nella piccola cucina. Jesse si avvicinò a me, aiutandomi a pulire le patate dalla terra. La sua mente però era interamente sulla canzone e quando il cantante iniziò il primo verso, Jesse era perfettamente a tempo.

It's amazing how you

can speak right to my heart
 

Continuava a spazzolare via la terra dalla buccia dei tuberi, ma vedevo sul suo volto comparire un leggero sorriso.

Without saying a word,
You can light up the dark

Proseguii io, dandogli un leggero bacio sul bicipite e sorridendo a mia volta. Sì, ero felice di essere con lui, in quella piccola stanza. A pulire patate, cantando insieme.

Try as I may I could never explain
What I hear when you don't say a thing
The smile on your face
Lets me know that you need me

Lui iniziò a pelare la patata appena pulita, cantando sereno quella canzone che si adattava perfettamente alla nostra situazione. Sì, il sorriso sul mio volto dimostrava quanto avessi bisogno di lui.

There's a truth in your eyes
Saying you'll never leave me

E c'era davvero la verità nei suoi occhi verdi, quando quel pomeriggio mi aveva detto che non mi avrebbe abbandonato mai più.

 

The touch of your hand says
You'll catch me whenever I fall
You say it best
When you say nothing at all

 

Il suo sguardo rimase fisso sul mio, mentre cantava gli ultimi versi del ritornello.

E all'improvviso non c'era più nulla. Non c'erano più i chili di patate da pulire, non c'era più la pentola che bolliva sul fuoco, non c'era più la fame né i gorgoglii dello stomaco. Ma soprattutto non c'era più la paura.

Eravamo solo io e lui.

Io e la sua bocca, che divorava avidamente la mia.
Io e il suo respiro affannoso, mentre entravamo di fretta in camera sua e lui mi faceva sdraiare sul letto.
Io e il suo petto nudo, mentre gli sfilavo via la t-shirt e mi beavo del calore del suo corpo.
Io e le sue braccia, che mi avvolgevano in un caldo abbraccio che non lasciava spazio alle parole.

Perché tra le sue braccia... io non avevo più paura.

 

 

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Il fragore del getto di acqua calda interruppe il silenzio nel bagno di Jesse. Mi stesi piano nell'enorme vasca e frugai tra i vari flaconi di bagnoschiuma appoggiati su una piccola mensola di cristallo. Li aprii uno a uno, annusando il profumo che avevano, fino a quando non riconobbi l'essenza all'arancia che Jesse utilizzava abitualmente. Era un sapone da uomo, ma non mi importava.

Ne raccolsi una piccola quantità sulla mano e la versai nell'acqua, sotto il getto scrosciante del rubinetto: all'istante si formò una piccola, ma gratificante, schiuma candida.

Rimasi per un po' nella vasca, strofinando piano ogni parte del corpo con una piccola spugna che avevo portato da casa. Sentivo i muscoli, indolenziti dal pomeriggio di prove perpetue, che si rilassavano a poco a poco mentre il profumo di Jesse mi tranquillizzava.

Vado a farmi il bagno, non entrare!” gli avevo detto. Ma che senso aveva? Ormai aveva visto il mio corpo nudo, quindi perché continuare a provare imbarazzo?

Sorrisi di me stessa. Fare l'amore con lui era stato meraviglioso, perché avevo avuto così tanta paura che quel momento arrivasse?

La porta del bagno si aprì di scatto e lui entrò, con addosso solo un piccolo asciugamano annodato in vita.

Jesse, esci subito!” esclamai io, lanciandogli addosso una saponetta. Lui rise e si avvicinò alla vasca, inginocchiandosi sul pavimento.

Se volevi stare da sola, dovevi chiudere la porta a chiave, no?”

Non c'era la chiave nella serratura.”

Forse perché ce l'avevo io?” disse lui, mostrandomi una piccola chiave leggermente arrugginita. Maledetto, avevo passato ore a cercarla!

Sei uno scemo.” dissi io, fingendomi offesa. In tutta risposta, nonostante i miei lamenti, Jesse aveva fatto scivolare l'asciugamano a terra e era entrato nella vasca, schiacciando con il suo corpo la soffice schiuma.

Dai, non fare l'offesa. Vieni qui, ti lavo la schiena.” disse lui, prendendomi la spugnetta dalle mani.

No, so che non vuoi lavarmi e basta. Tu vuoi...” balbettai un po', alla ricerca delle parole giuste. “Farlo. Di nuovo.”

Fare cosa?” disse lui, divertito.

Fare di nuovo l'amore con me.” Mi sentii avvampare all'istante. Lui si avvicinò a me, causando un leggero sussulto nell'acqua.

Certo che voglio fare di nuovo l'amore con te. Adesso che l'abbiamo fatto, potrei non averne mai abbastanza.” mi disse con voce suadente, chinandosi verso di me. Sentivo il calore del suo corpo attraverso l'acqua e lo abbracciai, mentre lui mi baciava piano il collo.

If you believe in love tonight, I'm gonna show you one more time...” intonò, i suoi occhi smeraldo che ipnotizzavano i miei. Mi attirò a sé e mi baciò con passione, accarezzando il mio corpo sotto la superficie dell'acqua. Mi avvinghiai a lui, desiderosa di protrarre il più a lungo possibile quel meraviglioso contatto...

Continua...

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Yeeee, ce l'ho fatta! Questo capitolo è stato un parto, ma spero ne sia uscito fuori un bel bimbo. ;P
La frase che pronuncia Jesse è riadattata da Notting Hill, sono impazzita per tutto il pomeriggio nel tentativo di ricordare da quale film fosse tratta. Sì, ricordavo la frase, ma non ricordavo chi diavolo la dicesse! Maledetta la mia memoria...
La canzone che dà il titolo a questo capitolo mi sembrava adattissima alla situazione, ma ce n'era un'altra che mi balenava in testa mentre scrivevo. Jesse la accenna appena nella vasca da bagno, due canzoni in un capitolo solo erano troppe e così ho dovuto riadattarmi.
L'immagine che c'è a metà capitolo l'ho creata io, utilizzando delle immagini promozionali di Spring Awakening. Le ho viste e mi sono detta, perchè no? E così eccovele qua, riadattate per la mia OTP. 
Un grazie gigantesco a IrishMarti, che ha letto il capitolo in anteprima e mi ha aiutato a non andare fuori di testa. E un grazie enorme a tutti voi che continuate a leggere questa storia, frutto della mia mente bacata. Per il prossimo capitolo non ho assolutamente idee, quindi mi sa che dovrete pazientare un po'. Ma non preoccupatevi, non vi abbandono!
Come al solito, recensioni e commenti sono graditissimi! Quindi dateci dentro e buttate giù insulti! XD
A presto!

 

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Capitolo 13
*** Prom ***


13. Prom


La prima cosa di cui mi accorsi appena sveglia era che il mio viso non appoggiava sul cuscino. O meglio, non su un cuscino di piume. Il petto di Jesse era più confortevole di qualsiasi cuscino che avessi mai provato in vita mia, il suono del battito del suo cuore la più dolce delle ninne-nanne.
Aprii gli occhi, facendoli abituare a poco a poco alla penombra. La luce entrava fioca dalla finestra, illuminando di mille riflessi la pelle di Jesse. Sorrisi, stringendomi ancora di più a lui. Avrei voluto fermare quell'istante per sempre, renderlo indelebile dalla mia mente. Lui respirava piano e continuava a dormire, ignaro che fossi a pochi centimetri da lui, sveglia. Alzai appena lo sguardo, ispezionando con attenzione ogni centimetro del suo viso, piacevolmente rilassato nel sonno.

La barba iniziava a spuntargli e accarezzai incuriosita la sua pelle, trovandola leggermente ispida sotto le dita. Aveva un neo sul mento: strano, non lo avevo mai notato. I capelli gli cadevano sugli occhi disordinatamente, in un modo decisamente differente rispetto alla piega quasi perfetta che gli avevo sempre visto. Le labbra, di solito perfettamente morbide, erano leggermente secche mentre lo baciavo piano, attenta a non svegliarlo. Lo sentii muoversi appena, mentre mi sdraiavo piano su di lui e lo abbracciavo con delicatezza.

Buongiorno, Rachel. ” disse lui con voce roca, dandomi un leggero bacio sulla fronte.
Buongiorno, Jesse.” gli risposi io serena.
“Ti dispiace alzarti? Il braccio è morto.” disse lui, gli occhi socchiusi in una leggera smorfia.

Oh, scusa. Ti si è addormentato perché ci ho appoggiato la testa tutta la notte!” dissi io, iniziando a massaggiargli piano il punto che mi aveva indicato.

No no no, non toccarlo. Se lo tocchi è solo peggio!” borbottò lui, gemendo appena. In tutta risposta, iniziai a solleticargli appena il bicipite con le dita.

Più mi dici di non toccarti, più mi viene voglia di farlo!” Lui in tutta risposta mi afferrò di peso e mi fece sdraiare di nuovo sul letto, appoggiandosi poi sopra di me.

Sai cosa rischi adesso?” mi chiese lui, baciandomi il collo. Ridacchiai.

No, cosa?”

Dovrai fare l'amore con me fino a quando non ne avrò voglia!” esclamò, mordendo piano il mio mento.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Sei proprio un maiale!” ribatté lei, cercando di sgusciare via dalla mia presa.

Io non sto scherzando. Voglio farlo al parco, in auditorium e anche nella choir room, ovunque!” dissi ridendo, facendola rotolare tra le coperte, accanto a me. Alzai lo sguardo e nei suoi occhi vidi tutto quello che avevo cercato da quando ero tornato. Felicità, gioia, amore.

Ti amo.” sussurrò lei, un lieve luccichio nello sguardo.

Ti amo anche io.” le risposi, baciandola poi sulle labbra. Sentivo il suo respiro sulla pelle, mentre mi accarezzava piano la schiena, con gesti lenti e delicati.
Rimanemmo così per un tempo che mi parve infinito, guardandoci negli occhi e baciandoci di tanto in tanto. Le lenzuola di cotone bianco aderivano alla pelle di Rachel, evidenziando le curve lievi del suo corpo. Vidi il suo braccio muoversi nella mia direzione, mentre cercava la mia mano tra le coperte. Gliela porsi piano e lei se la portò al petto, invitandomi a sentire i palpiti del suo cuore.

Lo senti?” mi disse dopo un po'.

No, non benissimo.” mentii io. Mi avvicinai a lei e appoggiai l'orecchio sul suo petto, chiudendo gli occhi. “Adesso lo sento meglio.” sussurrai, stringendo forte la presa attorno alla sua schiena nuda.

Non ha mai fatto così, non ha mai battuto così forte. Dici che è normale?” mi chiese lei, sinceramente preoccupata.

Certo che è normale. Anche il mio fa così, cosa credi? E' l'amore, è tutta colpa sua. Adesso anche tu sei malata.” le dissi, ispirando il profumo della sua pelle. “Ah, a proposito. Non usare più il mio bagnoschiuma, questo profumo sta malissimo su di te.”

A me piace. Adesso profumo come te.”

Va bene, sarò anche un narcisista, ma sentire su di te l'odore della mia colonia non mi piace. Preferisco il profumo del bagnoschiuma alla frutta che usi di solito. ”

Lei sbuffò appena e afferrò una camicia che avevo appoggiato sulla sedia. Sistemò qualche bottone mentre si avviava verso il bagno. Tornò pochi minuti dopo, con aria insoddisfatta.

Ecco, l'ho lavata via.” disse lei con un leggero broncio, sedendosi a gambe incrociate accanto a me. Inclinò appena il collo, invitandomi ad annusare. In tutta risposta, seguii con la punta della lingua il profilo delle sue spalle, salendo piano verso il collo, fino ad arrivare all'orecchio sinistro. Lei gemette appena e sorrise complice, iniziando a slacciare i pochi bottoni della mia camicia che aveva indossato.

Continuando di quel passo, saremmo rimasti in camera mia per tutta la giornata. Ma a me la cosa non dispiaceva affatto.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Jesse, forse dovrei tornare a casa. E' quasi mezzogiorno e i miei saranno preoccupati.” disse lei, infilandosi la gonna.
“Non vuoi nemmeno mangiare qualcosa? Siamo svegli da 3 ore e non abbiamo ancora fatto colazione. Dai, dici ai tuoi che ti fermi da me per pranzo, ti riaccompagno a casa più tardi.”
“E se vengono qui?”
“Dirò loro fieramente che ho rubato la verginità alla loro figlioletta adorata.” scherzai io. Lo sguardo assassino di Rachel fu abbastanza eloquente, mentre si avvicinava a me e mi dava un pizzico sul braccio.
“Piantala di fare lo scemo e vestiti, devi accompagnarmi al centro commerciale. Me lo devi!”

Centro commerciale? Perché diavolo doveva andare al centro commerciale... Oh. Lanciai un'occhiata veloce al calendario.“Diamine, il ballo è stasera?”

Sì, e tu non mi hai nemmeno chiesto di andarci assieme.” Come avevo potuto dimenticarmene?

Scusa Rachel, andiamo subito. Ti comprerò il vestito più bello del mondo, dovessi anche andare a vendere il sangue.”
“Io non ci vengo con te. Te ne sei dimenticato!”

Posso rimediare?” la supplicai.

Vediamo se riesci.” rispose lei, quasi sfidandomi. Aprii un cassetto del comodino e ne estrassi un vecchio ciondolo. L'argento si era leggermente ossidato nel corso degli anni, ma la catenina era ancora perfetta.

Mi è stato regalato da mio padre quando sono nato. So che i diamanti sono i migliori amici di una donna e che questo decisamente non è un diamante, ma... vorrei che lo tenessi tu.” dissi, poggiandole la piastrina sul palmo della mano. In tutta risposta, lei se la appoggiò subito al collo, tentando di indossarlo.

No, la catenina è troppo corta. Dammi, te lo sistemo io.” Lo presi dalla sua mano e lo avvolsi due volte attorno al suo polso, mentre la piastrina tintinnava appena.

Sì.” disse lei, osservando alla luce del sole il nome inciso nel metallo. “Sì, hai rimediato. Però mi devi un vestito. Un vestito rosa confetto.”
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Vote Quinn Fabray for Prom Queen” recitavano i piccoli volantini colorati che Quinn aveva attaccato su tutti gli armadietti. Sorrisi divertita vedendola sistemare i capelli di Sam, tutta presa da quella sua strana mania di diventare reginetta.

Indossava un vestito blu oltremare, coordinato al papillon di lui. Lo smoking che Jesse gli aveva prestato gli andava leggermente piccolo, ma Quinn era stata brava: aveva applicato qualche fascia dello stesso blu del suo vestito sulle maniche della giacca, allungandola appena. Ma il cambiamento radicale di Sam erano i capelli: corti, leggermente scuriti. Sarebbe stato irriconoscibile se non ci fosse stata la sua enorme “trouty mouth”.

Ehi, girlfriend!” esclamai io, camminando con Jesse verso di loro. Quinn si aprì in un sorriso raggiante, venendoci incontro.

Siete uno schianto! Sam, hai fatto bene a abbandonare il look alla Justin Bieber.” commentai io, alla vista del nuovo taglio.

Mi ha costretto lei, dice che fa molto macho. ” disse lui, a metà tra l'imbronciato e il divertito. Quinn squittì all'improvviso, quando notò il bracciale al mio polso. Le lanciai uno sguardo interrogativo.

Rachel, dammi una mano con il trucco, sono un VERO disastro stasera. Ragazzi, vi raggiungiamo dopo.” disse frettolosamente, afferrandomi la mano e trascinandomi di peso nel bagno delle ragazze, senza nemmeno avere il tempo di salutare il mio accompagnatore.

Tu hai qualcosa da raccontarmi, vero?”

Ero in trappola.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Quando Rachel e Quinn uscirono dal bagno, dopo circa mezz'ora, ridevano come matte. Erano riuscite a superare il controllo-alcol della Sylvester e a portare a scuola bottiglie di liquore clandestine? Le vedevo tirarsi leggeri spintoni divertiti e sussurrare piano l'una nell'orecchio nell'altra. Fui piacevolmente sorpreso da quel cambiamento, non ricordavo che quelle due fossero così buone amiche.

Rachel avrebbe dovuto cantare il suo assolo adesso, un lento strappalacrime che aveva provato all'infinito. Ma, con mia enorme sorpresa, furono entrambe a salire sul palco con dei fogli in mano. Spartiti musicali?

Mandarono “gentilmente” via i musicisti che avrebbero dovuto accompagnare il numero e si sedettero poi entrambe al pianoforte, una vicino all'altra, gli spartiti ben distesi davanti ai loro occhi.

Quinn intonò piano qualche nota e Rachel iniziò a cantare.

 

Although loneliness always has been a friend of mine
I'm leaving my life in your hands
People say that I'm crazy and that I'm blind
Risking it all in glance

 

Oh, mio Dio. Mi sentii avvampare fino alla punta dei capelli, ma decisi di far finta di nulla e continuare a bere il mio cocktail. Sam, al contrario mio, aveva la bocca leggermente aperta, incantato nel guardare la sua Quinn che attaccava con la seconda strofa.

How you got me blind is still a mystery
I can't get you out of my head
Don't care what is written in your history
As long as you're here with me


Rachel si affiancò a Quinn e insieme improvvisarono un arrangiamento perfetto. Sorridevano complici, facendosi l'occhiolino l'un l'altra. Sembrava quasi che stessero cantando per sé stesse e non per un'intera platea a un ballo studentesco.

I don't care who you are
Where you're from
What you did
As long as you love me
Who you are
Where you're from
Don't care what you did
As long as you love me


Le note della canzone si modificarono appena, alla ricerca di una nuova melodia. Riconobbi un altro brano della mia infanzia e sorrisi appena, sinceramente divertito da quell'insolito, ma splendido, sodalizio musicale. Quinn proseguì nel mash-up, la voce leggermente tremante mentre cantava.


Even in my heart, I see
You've not being true to me
Deep within my soul, I feel
Nothing's like it used to be

 

Rachel le si affiancò di nuovo, poggiando piano la testa sulla sua spalla, cercando di tirarla su.

Sometimes I wish I could
Turn back time
Impossible as it may seem
But I wish I could
So bad, baby


Le due ragazze lasciarono che il pianoforte suonasse l'ultima nota, mentre loro cantavano insieme.

Quit playing games with our hearts
With our hearts, our hearts

Vidi la mano di Rachel stringersi a quella di Quinn per un'istante, mentre la palestra rimbombava del fragore di un sincero applauso. Avevano improvvisato tutto, quelle due? Altro che incipriarsi il naso!

Sam mi tirò un lieve calcio sotto il tavolo per attirare la mia attenzione.

Jesse, non credo di aver ben capito cosa sia successo... me lo spieghi?”

Continua...
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

Tattaratà, rieccomi qua! Nonostante gli infausti pronostici, sono riuscita a pubblicare un capitolo in tempo decente. Yeeee, evviva me! :P
Il rompi-Finn in questo capitolo è sparito. Non aveva una compagna per il ballo e quindi è rimasto a casa. Meglio così. OOC Faberry, palesemente. Ma come avrete capito io AMO quelle due assieme. :')
Ognuno è libero di leggere come preferisce le due canzoni che cantano al prom, visto che si aprono a parecchie interpretazioni. Se non le aveste riconosciute, sono "As long as you love me" e "Quit playing games with my heart" dei Backstreet Boys. Sì, Rachel e Quinn facevano parte di quella schiera di bambine che 10 anni fa cantavano le loro canzoni. O meglio, se ascoltavano Britney Spears perchè non avrebbero dovuto ascoltare i Backstreet Boys? XD
Ok, fine del delirio. Un grazie ENORME a tutti quelli che leggono e recensiscono, ogni volta che vedo una nuova recensione i miei occhi diventano delle stelline sbrilluccicose. *_* Probabilmente mi cimenterò nella traduzione di una lunghissima one-shot  americana nel periodo di offline di EFP. Ovviamente a tema St. Berry. :P
A presto!

 

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Capitolo 14
*** Hiding ***


14. Hiding


Era l'ultima riunione del Glee Club prima di partire. Con il professore avevamo concordato di fare una sorta di “prova generale” in auditorium, per provare le coreografie e le canzoni in uno spazio adeguato. Quello che gli altri non sapevano era che avevamo invitato ad assistere l'intera scuola.

Ma ci massacreranno!” aveva protestato Mercedes, una volta appresa la notizia.

Io lassù non vado!” gridava Santana. “I Titan avranno fatto il giro dei fruttivendoli dell'intera provincia in cerca di pomodori marci da tirarci addosso!”
“Ragazzi, ascoltatemi.” dichiarò il professore. “Qualunque cosa vi attenda su quel palco, non andate in panico.”

Professore, ci manda in pasto alle belve! Scommetto che è stata una sua idea!” dichiarò Finn, lanciando uno sguardo di puro odio verso Jesse, che lui ricambiò senza troppe cerimonie.

Sì, l'idea è stata mia. Quando ero nei Vocal Adrenaline, ci spedivano nelle peggiori bettole, a cantare per ubriaconi che ci tiravano addosso bottiglie e boccali di birra. ”

Sì, sarà umiliante. Ma peggio di questo non può esserci nulla. E le Nazionali sono uno scherzo rispetto a cantare per una folla inferocita!” dichiarai ai miei compagni. Presi un grande ombrello nero, pronta ad aprirlo all'inizio della pioggia di ortaggi.“Quindi, io adesso vado lassù e canto il mio pezzo. E mi aspetto che tutti voi mi raggiungiate, o potrei mangiarvi vivi.”

Nessuno rispose.
“Jesse, hai promesso di andare via. Voglio che tu scopra la canzone che ho scelto solo quando sarò sul palco.” Lui si limitò ad annuire e lasciò in fretta il backstage, dirigendosi verso il parcheggio della scuola.
Salii decisa sul palco, determinata a offrire a quell'ingrato pubblico una performance che non avrebbe dimenticato per tutta la vita. Fui accolta da fischi e grida, ma non me ne curai. Più la gente mi urlava addosso, più ero determinata a dimostrare cosa fossi in grado di fare.

Perché io sono Rachel Berry... e quei fischi non li merito.” dissi, prima di iniziare a cantare.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Ero seduto in macchina, passando da un canale radio all'altro alla ricerca di una canzone decente. Il cellulare vibrò nella tasca della mia giacca di pelle. Una chiamata persa: mamma. Quando diavolo aveva telefonato? Composi il suo numero.

Ciao mamma.” le dissi quando rispose.

Ciao Jess. Come vanno le cose a Lima?” disse con voce civettuola. I suoi soliti stupidi convenevoli.
“Vieni al dunque. Perché hai chiamato? E' successo qualcosa a papà?”

No, affatto. Volevo dirti che saremo a Lima stasera, mi aspetto che tu sia a casa da tuo zio.” La sua voce non lasciava spazio alle repliche.

Dove diavolo dovrei andare?” ribattei, stizzito.

Alle 8 a casa di tuo zio. E non accetto defezioni.”
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

I giorni prima di partire per New York furono tremendi.
Jesse trascorreva i pomeriggi nella choir room, aiutando Santana e Mercedes nel loro duetto. Le due ragazze insieme erano superlative, ma insistevano per provare incessantemente.

Io mi sedevo sui gradini della saletta e li guardavo provare insieme per ore e ore, avvolta da una fitta nuvola di gelosia. Santana lanciava a Jesse delle occhiate che non mi piacevano affatto, ma lui sembrava quasi non fare caso a ciò che lo circondava. Per lui in quel momento c'erano solo le loro voci e il suo accompagnamento, null'altro. Le rare volte in cui una delle due sbagliava, lui smetteva istantaneamente di suonare e si limitava a dire “Di nuovo”.


C'era però qualcosa di diverso in lui. Non sorrideva più, non rispondeva nemmeno alle provocazioni di Finn. Come se avesse assunto a pieno il suo ruolo di vocal coach dell'intero Glee, e si limitasse all'assoluta professionalità per relazionarsi con noi. Con tutti noi, me inclusa. Mi rivolgeva di rado la parola, chiedendomi se volevo provare la mia canzone con lui o se quantomeno volevo dirgli quale fosse il titolo che avevo scelto. Ogni volta rifiutavo, evitando il suo sguardo.

Probabilmente erano solo supposizioni stupide, dovute al nervosismo. Probabilmente era soltanto una sua premura, non volendomi trattare in modo differente rispetto agli altri.

Professionalità innanzitutto, quello era il suo motto. O perlomeno io così credevo.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

La sera prima di partire per New York casa di Rachel era libera.

Lei mi aveva chiesto se mi andasse di trascorrere un po' di tempo insieme, e io trattenni a stento la crescente voglia di abbracciarla e dirle tutta la verità. Ma da meschino, di nuovo, le celavo ogni cosa, serbando nel mio cuore tutto il dolore.

E adesso eravamo distesi sul divano abbracciati, guardando Titanic per la milionesima volta. Rachel si strinse a me, mentre Rose dava il suo ultimo saluto a Jack. Nonostante conoscesse quasi a memoria le battute del film, non riusciva a non commuoversi ogni volta.
“Tu resterai sempre con me, vero?” disse lei, asciugandosi le poche lacrime che le rigavano le guance. Un groppo mi si formò in gola e mi limitai a baciarle i capelli, trovando le forze per risponderle.

Certo, non ti lascerò mai più.” dissi, sperando che Rachel non notasse il tremore nella mia voce. Ma così non fu.
“Jesse, che hai?” disse lei, sciogliendosi dall'abbraccio e cercando il mio sguardo. “Ti prego, guardami. Cosa c'è che non va?” I suoi occhi incrociarono i miei, quando mi afferrò il volto con entrambe le mani.
“Niente.” mentii. “Assolutamente nulla, stupidina. Cosa credi?” dissi, cercando di sorridere. I muscoli facciali non risposero al comando.

Mi stai nascondendo qualcosa.” Quelle 4 parole rimbombarono nella mia testa, pesanti come macigni. Distolsi lo sguardo, tentando di recuperare il controllo di me stesso. “Non ho nulla da nasconderti.”

C'è qualcosa che non va, Jesse. E' dal giorno della prova in auditorium che ti comporti in modo strano. Sei offeso perché ho fatto sentire la canzone a tutti tranne che a te?” Tipico di Rachel: credeva che il mio malumore nascesse da un'infantile gelosia.

No, se il tuo desiderio è quello di farmela sentire alle Nazionali io non ho problemi.”

E allora dimmi cosa ti turba. Ti conosco, mi stai nascondendo qualcosa.” Le mani di Rachel tremavano appena, mentre mi accarezzava la guancia.

Disperato, mi lanciai sulle sue labbra, alla ricerca di un conforto che le parole non potevano dare. Parole che avrebbero soltanto distrutto tutto quello che nelle settimane precedenti eravamo riusciti a costruire. Parole che avrebbero sancito il nostro addio, forse definitivo. Parole che l'avrebbero ferita, di nuovo.

Il suo tormento era il mio, mentre cercava nei miei gesti una risposta alle tacite domande che si stava ponendo. Sentivo il sapore del sale sulla lingua: il sale delle sue lacrime. Continuavo disperato a ripetere “mi dispiace” ogni volta che potevo, prima di bearmi di nuovo del sapore delle sue soffici labbra. L'unico rumore ad accompagnare il tutto era il ritmico tintinnio della medaglietta sulla catenina: una campana che segnava inesorabile l'avvicinarsi del momento in cui avrei dovuto dirle la verità.
“Jesse ti prego, non resisto più.” sussurrò lei, allontanandosi appena dalle mie labbra. “Cosa può distruggerti in questo modo?”
Sentivo il suo sguardo su di me, ma fui incapace di alzare gli occhi mentre segnavo con le parole una condanna, tanto inevitabile quanto crudele.

A Settembre io... dovrò tornare a Los Angeles.”

E una lacrima mi rigò il volto, segnando per sempre il nostro destino.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


Le parole che avevo tanto temuto di sentirmi dire erano state appena pronunciate: sapevo che c'era la possibilità che sarebbe dovuto andare via, ma in cuor mio avevo sempre sperato che ci fosse un modo per restare insieme nonostante tutti i problemi. Povera illusa.
Jesse si allontanò da me, nascondendo il viso tra le mani, il corpo scosso dai singhiozzi. Allungai una mano nella sua direzione, ma poi la ritrassi.

Questo vuol dire che... è tutto finito?”

Lui non rispose, ma si rannicchiò sul divano e continuò a singhiozzare. Sentivo un peso sul petto crescere sempre di più, una morsa che avvinghiava il mio cuore in una presa micidiale.

Jesse, ti prego. Deve esserci un'altra soluzione.”
“No Rachel, non c'è soluzione!” gridò lui, soffocando le parole nel cuscino.

Non può finire così... Non è giusto!” ribattei, decisa a non arrendermi.

Sai che c'è Rachel? La vita non è giusta. La vita fa schifo, se proprio vuoi saperlo.” ribatté freddamente, mentre una nuova crisi di pianto si scatenava. Mi avvicinai a Jesse, tentando di abbracciarlo, ma lui si alzò di scatto dal divano, avvicinandosi alla porta. Prese la giacca e la infilò, facendo tintinnare le chiavi nella tasca.

Non avrei voluto che finisse così. Ti avrei detto tutto dopo le Nazionali, per garantirti la serenità di fare una buona performance. Mi dispiace Rachel, ma è meglio finirla qui. Potrai tornare insieme a Finn, se vuoi. Io non ti intralcerò. In bocca al lupo per le Nazionali.”
Non mi diede nemmeno il tempo di reagire, mentre chiudeva con forza la porta di casa mia. Le mie gambe erano paralizzate e dai miei occhi non fuoriusciva più alcuna lacrima. Sentivo solo un lieve mugolio venire dal mio petto: un pianto silenzioso, insopportabile.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


E così, di nuovo, le avevo spezzato il cuore.

Continuavo a sentire nella mia mente le parole pronunciate da mia madre, odiandola dal profondo. Tornare a Los Angeles, alla mia vecchia vita, sarebbe stato impossibile. Ma non si può vivere di solo amore e non potevo perdere l'opportunità che avevo avuto, in questo lei aveva ragione. Mio padre continuava a guardarmi supplichevole, confidando nel mio buon senso.

Avrei potuto dare a Rachel la speranza di restare insieme, avrei potuto chiederle di resistere per un solo, maledetto anno. Ma sarebbe stato troppo egoista da parte mia.
“L'hai fatto per lei.” continuavo a ripetere a me stesso, avviando la macchina. Accesi la radio, il silenzio dell'abitacolo era troppo doloroso da sopportare.


Sometimes late at night
I lie awake and watch her sleeping
She's lost in peaceful dreams
So I turn out the lights and lay there in the dark
And the thought crosses my mind
If I never wake up in the morning
Would she ever doubt the way I feel
About her in my heart


A un paio di isolati da casa di Rachel, fui costretto ad accostare la macchina. Le lacrime mi offuscavano la vista, rendendomi impossibile guidare.

If tomorrow never comes
Will she know how much I loved her?
Did I try in every way to show her every day
That she's my only one?
And if my time on earth were through
And she must face the world without me
Is the love I gave her in the past
Gonna be enough to last?
If tomorrow never comes...

Continua...

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

Premessa: odio me stessa per questo capitolo, più di quanto mi odiate voi. Quindi, prima di riempirmi di insulti nelle recensioni leggete qui.
Il Jesse della mia FF non è il mezzo scemo comparso nella 2x20, che molla il college. E' un Jesse più serio, più maturo, che conosce le proprie responsabilità e sa quanto costi studiare in America (e credetemi, lì costa davvero tanto!). Non è il Jesse che dice "ehi, inventiamoci un business scapestrato e abbandoniamo gli studi!". E' il Jesse della prima stagione, che conosce i propri obiettivi e sa quello che vuole. Come avrete intuito, sono i genitori di Jesse a spingerlo a continuare gli studi.
La madre la immagino una mezza stronza in stile Crudelia De Mon, una che abbandona il figlio per andarsene a Bali con la testa non c'è tanto. .___.
La canzone di questo capitolo l'ho scoperta per caso. E' di nuovo Ronan Keating, la canzone è "If tomorrow never comes". Leggendo il testo ho supposto che parlasse di una morte improvvisa (soprattutto se scovate e leggete la traduzione dell'intero testo), quindi ho isolato solo le parti che mi interessano, ossia la prima strofa e il ritornello. Non so se c'entrino molto, ma il ritornello secondo me ci stava bene.
Come sempre, ho detto fin troppo. Non vi anticipo nulla sul prossimo capitolo, vi dico solo un nome:
Whitney Houston
E no, non è "I will always love you". A presto... e ovviamente grazie a tutti voi che continuate a seguirmi! ^______^
 

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Capitolo 15
*** Nationals part 1 - Backstage ***


15. Nationals part 1 - Backstage


Eravamo pronti. Leggevo negli sguardi sicuri dei miei compagni la voglia di vincere quella competizione.

Il professor Schuester, se possibile, era ancora più nervoso di noi: si limitò a qualche occhiata di ammonimento quando Puck iniziò a esprimere il proprio parere sull'esibizione di un Glee Club di Atlanta.

Probabilmente hanno preso le tende delle loro stanze e se le sono avvolte attorno. Svestirle sarebbe un giochetto da ragazzi.” sussurrò, facendo l'occhiolino a una delle ragazze sul palco. Lauren, in tutta risposta, gli pizzicò il braccio fino a fargli venire le lacrime agli occhi.
Lanciai un'occhiata d'intesa a Mercedes e Santana, sedute accanto a me.

Andiamo a prepararci, sono nervosa.” sussurrai loro. Si limitarono ad annuire e mi seguirono, mentre uscivamo dal teatro. Sentii chiaramente Santana che sussurrava a Mercedes: “Se viene in teatro, giuro che gli tiro la mia scarpa in un occhio...”
Jesse non sarebbe venuto, ma non avrei permesso al mio stato d'animo di influire sulla nostra vittoria. Anzi, se possibile, mi sarei impegnata ancora di più.

Mentre eseguivo i vocalizzi di riscaldamento, nella mia mente risuonarono le parole che il professor Schuester aveva pronunciato quasi due anni prima.

Da qualche parte c'è un ragazzo che ti amerà per tutto quello che sei, comprese le cose di te stessa che nemmeno tu sopporti. Saranno proprio quelle le cose che lui amerà di più.”

Trassi un lungo sospiro per mantenere la calma, ma le mie mani tremavano appena.

Hai sentito i tuoi papà, Rachel?” chiese Mercedes.

Sì, li ho chiamati prima di entrare in teatro... e ho mandato un SMS a Shelby, ma non mi ha risposto.” Santana digrignò i denti, prima di iniziare a borbottare una sfilza infinita di imprecazioni in spagnolo, mentre mi riempiva i capelli di lacca.

Ehi ehi, piano! O rischio di avere i capelli più dritti di Kurt! ” dissi io, afferrando il flacone dalla mano di Santana. “A proposito, sapete se viene?”

A quanto ho capito, il professor Schuester ha riservato 3 posti in platea, uno è per lui.” rispose Mercedes, scorrendo gli SMS sul telefonino. “Spero solo che arrivi in tempo per salutarci prima dell'esibizione...”

E che non si porti dietro quel nano, per piacere! Un hobbit basta e avanza...” ridacchiò Santana, riservandomi una delle sue adorabili occhiate arcigne.

La porta si aprì dietro di noi di scatto e il professor Schuester entrò trafelato nella piccola saletta, reggendo tra le mani una camicia grigia e un paio di pantaloni neri, uguali a quelli dei nostri compagni del Glee. Nessuna di noi tre riuscì a proferire parola, dopo aver visto chi lo accompagnava.

Kurt, hai qui i documenti del trasferimento, vero? ” Il professore appoggiò i vestiti su una poltroncina.

Sì prof, me l'ha già chiesto tre volte. La cartellina è questa, lei adesso vada e cerchi di corrompere qualche giudice per far partecipare anche me, la supplico!” rispose Kurt, euforico.

Lascia fare a me Kurt, tu sbrigati a prepararti. Ragazze, Kurt vi spiegherà tutto. Io cerco di capire cosa si può fare, tra meno di un'ora si va in scena!”

Un silenzio di tomba calò nella saletta, non appena il professore chiuse la porta.

Beh, mi date una mano? Non c'è tempo da perdere!” disse Kurt, al limite dell'isteria. Mercedes si avvicinò a lui e, in tutta risposta, lo schiaffeggiò sulla guancia con tutta la sua forza.

Sei un cretino, stupido, deficiente, idiota! Perché non mi hai detto niente?” gridò, mentre una lacrima solitaria scivolava velocemente lungo la guancia.

Oh, Mercedes!” disse lui, abbracciandola. “Non sapevo se avrei fatto in tempo, non ho voluto darvi false speranze.” Lei si divincolò per qualche secondo, prima di arrendersi e abbracciarlo a sua volta.

Sei un cretino, dovevi dirmelo! Stupido stupido stupido!” disse lei, stritolandolo.

Caspita Mercedes, hai imparato davvero a fare a botte. Guarda che bello schiaffo sulla guancia della nostra Biancaneve!” ridacchiò Santana, seguendo il profilo del segno rosso lasciato dalle mani di Mercedes. Kurt lanciò un urletto isterico e corse allo specchio.

Segni rossi? Oh no ragazze, aiuto! Mi serve del correttore, della cipria, una maschera di cera, una colata di cemento, qualunque cosa per coprire quest'oscenità! Non posso girare con la faccia rossa come un clown! E poi guardate quelli!” disse, indicando i vestiti appoggiati sulla poltrona. “Oh mio Dio. Si vede che queste camicie le ha scelte il professor Schuester, vero? Che orrore...”
Scoppiai a ridere, alla vista dell'espressione disgustata di Kurt.

Hai un'ora per imparare 3 numeri e ti metti a pensare al look? Ah Kurt, quanto mi sei mancato...” dissi, scuotendo la testa.

Santana incrociò le braccia al petto e fece una smorfia. “L'idea di Kurt che si esibisce a torso nudo mi eccita da morire, ma penso che sia il caso di muoversi. Ah, Cenerentola, non credere che tu mi sia mancato, eh?” disse, facendogli l'occhiolino.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Il teatro, se possibile, era ancora più caotico dell'anno precedente.
Era strano essere di nuovo lì, da solo. Il dolce gusto della vittoria, risalente a un anno prima, era ormai scomparso e quel luogo era solo sede di rimpianti. La sala era cambiata molto nel corso di quel lunghissimo anno, eccetto per un particolare: l'asse di legno di fronte alla porta principale continuava a scricchiolare al passaggio.

Dustin Goolsby, odioso come al solito, parlottava allegramente con i giudici, esibendo un sorriso tanto splendido quanto falso. Dietro di lui stava quella ragazzina, che sorrideva a sua volta mentre stringeva loro la mano.
Il professor Schuester arrivò trafelato alle loro spalle e, incurante degli sguardi di odio che Goolsby gli lanciava, mostrò un plico di fogli ai giudici di gara, che annuirono soddisfatti prima di congedarlo con un saluto. Tra di loro riconobbi la chioma cremisi di Mark Jelliff, un ex compagno dei Vocal Adrenaline, diplomatosi quando vincemmo il nostro primo campionato Nazionale. Fortuna volle che stesse venendo nella mia direzione e così presi coraggio e mi avvicinai a lui, sorridendo.

Mark!” dissi, dandogli una pacca sulla spalla.

Jesse St. James? Oh mio Dio! Ti sapevo dall'altra parte della nazione, cosa diavolo ci fai qui?” disse lui, strofinandosi gli occhi con il palmo delle mani.

Consulente di un Glee Club di Lima.”risposi io, alzando appena le spalle.

Ohio? Ma non eri in California?”

Per un po' ho mollato l'università, ma a Settembre torno a Los Angeles. E tu? Come diavolo sei finito qui?”

Beh, diplomarmi in meno di 3 anni con il massimo dei voti ha sicuramente influito... ma mia sorella mi ha aiutato per trovare degli agganci e così eccomi qua. Giudice delle Nazionali di Canto Coreografato.” disse con una smorfia. “Però mi sono dato da fare: faccio da comparsa in Wicked, andiamo in scena tutte le sere al Gershwin Theatre. Se ti va, ti trovo un biglietto.”

Mi piacerebbe moltissimo, Mark, grazie. Ti lascio lavorare adesso, anche io ho qualcosa da sistemare.”

Ciao Jess, stammi bene!” disse lui, allontanandosi.

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Ok Kurt, sei sicuro di avere capito tutto?” chiese il professore, preoccupato. “Se non te la senti, io...”

Oh no no, professore. Nessuno al mondo può tenere lontano Kurt Hummel da un palcoscenico, ho memorizzato la coreografia e i miei capelli sono perfetti. Il problema sono... le camicie.”

Professore, sono autorizzata a tappargli la bocca con l'imbottitura del divano?” intervenne Santana, mostrando al professore un'enorme pezzo di gommapiuma esibendo un sorrisetto diabolico.

La risposta poco gentile di Kurt venne censurata dall'apertura della porta: ora tutto il Glee era riunito nella piccola sala. Guardai innervosita l'orologio alla parete, che ticchettava fastidiosamente. Mancavano 3 minuti alla nostra performance e gli altoparlanti della filodiffusione gracchiavano appena mentre trasmettevano la performance dei nostri diretti avversari: i Vocal Adrenaline.

Ci esibiremo subito dopo i campioni in carica?” chiese Sam, contendendosi con Puck l'unica poltrona libera.

In carica? Io carico solo le pile... Come si caricano i campioni?” commento Brittany, infilandosi le scarpe. Il professore la ignorò, scuotendo la testa con un sorriso.

Sì, i vincitori della scorsa competizione hanno da sempre il diritto di decidere quando esibirsi. E, casualmente, Goolsby ha scelto di esibirsi appena prima di noi.” Il suo sguardo la diceva lunga: rientrava tutto nel suo piano.

Faremo schifo in confronto a loro, sono così bravi...” mormorò Finn scoraggiato: gli altoparlanti, incapaci di rendere a pieno la potenza vocale di Sunshine, continuavano a gracchiare fastidiosamente.

Oh, basta scoraggiarsi ragazzi! ” li rimbeccai io, arrabbiata. “Siamo arrivati fin qui e abbiamo 3 numeri straordinari pronti per il pubblico! E non mi interessa se a cantare su quel palco c'è Madonna o Patti LuPone, noi saliremo lassù e ci esibiremo al meglio delle nostre possibilità!”

Rachel ha ragione, ragazzi.” disse Puck, alzandosi di scatto e facendo rotolare Sam per terra. “E' ora di prendere sonoramente a calci qualche cu...”

Noah!” gridò il professore, gli occhi sgranati.
“Culetto professore, culetto.” continuò lui, sul volto una smorfia divertita. “Forza New Directions, abbraccio di gruppo!”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

 

Come mi avevi chiesto, non ho detto niente a Rachel.” sussurrò il professore, prendendo posto accanto a me.

Grazie, professore.

Com'era il numero dei Vocal Adrenaline?” chiese lui, arrotolando tra le mani il foglio con il programma, chiaramente nervoso.

Niente di straordinario. Mercedes e Santana mangeranno viva quella piccoletta.” dissi io, tranquillo.

E le coreografie?” continuò lui.

Professore, andrà tutto bene. Se serve posso mettere una buona parola per noi, ho un amico nella giuria...” sussurrai, facendogli l'occhiolino.

No Jesse, noi giochiamo pulito.” disse lui, leggermente irritato.

Stavo solo scherzando, professore.”

Lo so Jesse, scusami. Sono nervoso.” Mi limitai a ridacchiare. La voce dello speaker interruppe la nostra chiacchierata.

 

E ora dal McKinley High di Lima, Ohio: le New Directions!


Continua...
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

E rieccomi qui, alle prese con un piccolo problema. In qualche modo Kurt doveva ritornare al McKinley in modo dignitoso, senza canzoni strappalacrime, ma al 100% da Kurt Hummel. Niente Blaine al seguito, ma solo Kurt che ritorna felicemente all'ovile. La frase di Puck è una citazione involontaria di "Let's Kick Some Ass!" alla partita di football in "Sue Sylvester Bowl Shuffle". =)
Niente St. Berry in questo capitolo, ho dovuto spezzare le Nazionali a metà o ne sarebbe uscito un minestrone extra-lungo e strapieno di canzoni. E avrei impiegato tutta la vita per finirlo, con vostra somma gioia... Niente da dire, anticipare, aggiungere. Non vi rovino la lettura del prossimo capitolo, al quale finirò di lavorare tra oggi e domani.
E, per la cronaca, sto ancora riprendendomi dal Brittana/Heya Kiss. Dio, quanto le shippo... :')
Recensioni graditissime, insulti un po' meno. :P A presto!

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Capitolo 16
*** Nationals part 2 - Standing ovation ***


Nationals part 2 – Standing ovation


Le prime note della canzone iniziarono a diffondersi nella sala.

Iniziano Mercedes e Santana, vero?” sussurrai al professore. Lui annuì.

A un certo punto dovrebbero entrare anche Kurt e Rachel, ho lasciato decidere a loro come organizzarsi.”

Mercedes e Santana entrarono dai lati opposti del palco e salirono sulla piccola piattaforma al centro, reggendo ciascuna un microfono in mano. Mercedes socchiuse gli occhi qualche secondo, trasse un respiro profondo e iniziò a cantare, avvicinandosi piano al pubblico.

Many nights we prayed
With no proof anyone could hear
In our hearts a hopeful song
We barely understood

 

Santana la raggiunse al centro esatto del palco e le porse una mano, che l'altra accettò con un sorriso. Rimasi stupito nel vedere come si attenessero scrupolosamente ai consigli che avevo dato loro: piccoli gesti d'effetto, nessuna coreografia a distogliere il pubblico dalle loro meravigliose voci.

 

Now we are not afraid
Although we know there's much to fear
We were moving mountains
Long before we knew we could

 

La voce di Santana tremava appena per l'emozione, ma l'amica le fece un sorriso incoraggiante. Mercedes si unì a lei nel ritornello.


There can be miracles
When you believe
Though hope is frail
It's hard to kill
Who knows what miracles
You can achieve
When you believe somehow you will
You will when you believe

 

Da un lato del palco comparve Kurt, mano nella mano con Rachel. La mia Rachel.
Le loro voci si alternavano melodiosamente a quelle di Santana e Mercedes, in un'intesa perfetta di voci, sguardi e sorrisi. Non sembrava di essere a un concorso di show choir: sembravano solo 4 amici in un karaoke, che desideravano semplicemente divertirsi.

Il contrasto con le esibizioni precedenti fu enorme: nessuna coreografia, nulla di studiato. Pura e semplice gioia e spontaneità, mentre si rincorrevano l'un l'altro alla ricerca delle note più alte.

 

La fine della canzone giunse troppo presto. Mi guardai intorno e notai molte signore che si tamponavano gli occhi con dei fazzoletti di stoffa, tentando di riguadagnare il controllo di sé.

Il professore era invece balzato in piedi ancora prima che l'ultima nota finisse, lo sguardo carico di orgoglio e aspettativa. Era fiero dei suoi ragazzi, questo era sicuro.

Vidi Mercedes, Santana e Kurt fare un sorriso incoraggiante a Rachel, prima di posizionarsi a circa 2 metri da lei, lasciandole il centro del palco. Una sola, unica luce splendeva su di lei, mentre appoggiava il microfono sull'asta.
Fece un cenno verso le quinte e la base musicale partì subito. Riconobbi all'istante la canzone e un brivido mi scosse. Celine Dion, come poteva essere altrimenti?


For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through, through it all


La voce le tremava appena mentre cantava e un lieve bagliore sul suo viso catturò la mia attenzione, ma lei non se ne curò. Asciugò quell'unica lacrima con un gesto fiero e si fece accompagnare da Kurt, Santana e Mercedes nel ritornello.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

 

La voce dolce di Rachel non esitò più mentre si esibiva, nonostante altre lacrime scivolassero sul suo volto. In quel momento nulla le avrebbe impedito di completare il suo numero nel migliore dei modi, niente l'avrebbe ostacolata nell'ottenere ciò che desiderava.

Mentre la canzone si avviava alla fine, gli altri compagni del Glee entrarono in teatro, salendo piano le scalette e prendendo posto sul palco: i ragazzi a destra e le ragazze a sinistra.

Rachel concluse la canzone con le parole sussurrate appena. La sala esplose in un boato assordante e tutti erano in piedi ad applaudire. Io rimasi seduto al mio posto, impietrito dall'emozione.

Il professore mi diede una pacca sulla spalla, continuando a ridere euforico.

Ragazzo mio, se ti lasci scappare una ragazza così sei davvero un pazzo.” disse con un enorme sorriso nel volto, continuando a saltellare per incitare la folla a continuare ad applaudire.

Rachel continuava a restare al centro del palco, quasi sconvolta. Senza sapere bene cosa stessi facendo, mi alzai dal mio posto e percorsi l'intera galleria, avvicinandomi a lei nella penombra, mentre il pubblico festante continuava ad applaudire.

Notai Mercedes mentre dava una gomitata a Santana, indicando verso di me. La latina divenne all'improvviso livida di rabbia e mimò con le mani il caricamento di un fucile, lanciandomi un'occhiata carica di odio. “Vai via” lessi sulle sue labbra.

Rachel non si accorse di me e arretrò leggermente, avvicinandosi ai suoi compagni. Era il momento del numero di gruppo: un mash-up di due canzoni che avevano provato all'infinito.

Mike e Brittany erano nascosti dietro le quinte, pronti a entrare in scena. Non appena le prime note si diffusero nella sala, i due saltarono fuori e iniziarono a ballare scatenati, mentre gli altri incitavano il pubblico a seguire il ritmo con il battito delle mani.

Puck e Sam si avvicinarono a Lauren e Quinn sorridendo con fare sornione e iniziarono a cantare.

 

I need love, love
ooh, ease my mind
And I need to find time

someone to call mine;

My mama said


Le due ragazze afferrarono le mani che i ragazzi porgevano loro e si accodarono loro nel ritornello, girando su se stesse.


You can't hurry love
No, you'll just have to wait
She said love don't come easy
But it's a game of give and take

You can't hurry love
No, you'll just have to wait

Just trust in a good time
No matter how long it takes

 

Finn e Mercedes si avvicinarono a loro e continuarono a cantare, continuando a battere le mani. Stranamente Finn era abbastanza coordinato: forse le prove infinite erano servite anche a quel ciocco di legno.
Brittany e Mike continuavano a volteggiare attorno ai loro compagni, eseguendo alla perfezione la coreografia che avevamo ideato.

A poco a poco, le ragazze e i ragazzi nel coro introdussero la seconda canzone, mentre la musica cambiava a poco a poco. Artie e Tina si alternarono nei primi versi, facendo schioccare le dita mentre cantavano.

 

Well, there was no reason to believe she'd always be there
But if you don't put faith in what you believe in
It's getting you nowhere
Cos it hurts, you never let go
Don't look down, just look up
Cos she's always there to behind you, just to remind you

 

L'esibizione filava liscia come l'olio e non vi furono errori, anche se qualcuno era fin troppo euforico. Sorrisi divertito nel vedere Puck e Sam che si spintonavano con affetto, entusiasti.


Two hearts, believing in just one mind
Beating together till the end of time
You know we're two hearts believing in just one mind
Together forever till the end of time

 

I due riconquistarono il centro del palco e cantarono insieme l'ultima strofa, mentre tutti attorno a loro accompagnavano con dei mormorii ritmati le parole.


She knows (she knows)
There'll always be a special place in my heart for her
She knows, she knows, she knows


Involontariamente, mi ritrovai a cantare insieme a loro, a bassa voce. Continuavo a osservare Rachel, che continuava a cantare tenendo per mano Quinn e Mercedes, sorridendo felice.


Yeah, she knows (she knows)
No matter how far apart we are
She knows, I'm always right there beside her

 

L'intero gruppo si unì in due file per il ritornello finale, con Artie al centro. Mike e Brittany raggiunsero i loro compagni per gli ultimi versi e nonostante fossero sfiniti, si unirono anche loro nel canto.

 

Two hearts, believing in just one mind
Beating together till the end of time
You know we're two hearts, but we live in just one mind
Together forever till the end of time


La canzone si interruppe all'improvviso e tutti abbassarono la testa. In quel momento ebbi davvero paura che il teatro stesse per crollare. Non avevo mai sentito degli applausi così scroscianti in tutta la mia vita...

Vidi Mercedes abbracciare Kurt, entrambi in lacrime. Mike e Tina strofinarsi i nasi tenendosi per mano. Santana e Brittany che si tenevano per il mignolo, lanciandosi sguardi complici. Tutto in quel momento era perfetto, ma all'improvviso Rachel mi notò. Rimase immobile per qualche secondo, il suo sguardo catturato dal mio. Incurante di tutto quello che la circondava, incurante dei suoi compagni che festeggiavano allegri il loro successo. Provai a fare un passo: fortuna volle che in quel momento davanti a lei c'era l'intero gruppo, o la sua fuga a rotta di collo verso le quinte non sarebbe passata inosservata...

Continua...

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Yes, I made it! Prima di dire qualunque cosa, vi linko le 3 (in realtà 4) canzoni cantate alle Nazionali. Ho impiegato una vita a sceglierle, ma mi sono sembrate azzeccatissime.
1. Mercedes, Santana, Kurt, Rachel:
    When you believe - Mariah Carey & Whitney Houston

2. Rachel: 
    Because you loved me - Celine Dion

3. New Directions:
    
You Can't Hurry Love/Two Hearts - Phil Collins


Paradossalmente, la canzone più difficile da scegliere è proprio quella delle ND, ma dato che amo Phil Collins ho scelto queste due, che sono in assoluto le mie preferite. Non perdonerò mai il malefico trio per non farci sentire nemmeno una cover delle sue canzoni, o di quelle dei Genesis, proponendoci cacchette tipo Giustino Biberon. Mariah Carey e Whitney Houston sono uscite fuori quasi per caso: cercavo dei duetti femminili e zac! sono uscite fuori loro. Quella di Celine Dion è stata invece la più semplice da scegliere, proprio per via del testo. E poi Rachel adora Celine. :P
Sto meditando su cosa accadrà nel prossimo capitolo. Ho le idee chiare, ma vorrei renderle al meglio possibile, cosa che non credo di essere riuscita a fare in toto in questo capitolo: 3 canzoni sono troppe! XD
Grazie di cuore a ciascuno di voi, lettori e recensori. Senza di voi questa storia sarebbe rimasta nel dimenticatoio. Ora più che mai, dateci dentro con le recensioni, sono curiosa di scoprire cosa ne pensate delle "mie" Nazionali. A presto con un nuovo capitolo! :)


 

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Capitolo 17
*** Go away ***


17. Go away
 


Santana Lopez era sempre stata famosa per la sua irruenza. Ma tutto mi sarei aspettato, fuorché di ricevere uno schiaffo in piena faccia da lei, in agguato nei corridoi dei camerini. Il rumore fu talmente forte da spingere le poche persone presenti nel corridoio a voltarsi e ridacchiare, godendosi la scena.

Che cosa diavolo ci fai qui, riccioletto? Questo non è posto per te, quindi smamma!” disse imprecando, agitando le mani di fronte al mio viso. Sentivo la guancia sinistra bruciare appena, ma non mi importava. Dovevo parlare con Rachel e nemmeno un esercito mi avrebbe fermato.

Fino a prova contraria sì, questo è posto per me. Ti ricordo che il mio lavoro ti ha permesso di svolgere quel bellissimo numero ed ero venuto per congratularmi con te, Mercedes e Kurt.”

Un attimo di stupore sul suo viso fu la mia piccola soddisfazione personale. Ma tornò poco dopo alla carica, ancora più aggressiva di prima.

Ah sì? E Rachel?”

Fa parte del gruppo. Volevo complimentarmi con lei per la performance.” dissi, tentando di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato, da vero professionista. Prima che Santana mi saltasse addosso, la porta del camerino si aprì e ne uscì Brittany, che prese per mano l'amica e la trascinò tranquilla nell'altra direzione, incurante delle urla in spagnolo che Santana diffondeva nel corridoio. Qualche secondo dopo, Quinn uscì a sua volta dalla porta aperta e la chiuse velocemente alle sue spalle.

Jesse, te lo chiedo per piacere: vai via. Rachel non vuole vederti. ” disse lei, appoggiandosi al muro, accanto a me.

Lei...” esitai. Trassi un lungo sospiro e poi chiesi tutto d'un fiato “Come sta?”

La ragazza abbassò piano la testa, alcune ciocche di capelli le ricadevano sulle spalle in modo disordinato.

E'... sconvolta, Jesse. Cosa potevi aspettarti? La conosci, sai come è fatta.” mi rispose, incrociando le braccia al petto.

Non avrei voluto che mi vedesse, Quinn. Però non potevo stare lontano... da qui.”

Stare lontano da cosa? Dallo show... O da lei?” continuò Quinn, gli occhi di ghiaccio fissi su di me. Rimasi in silenzio per qualche secondo, indeciso su cosa risponderle.

Lei continuò. “Se davvero la ami, smettila di comportarti così e decidi cosa fare. ”

Non sono un codardo Quinn, la mia scelta l'ho già fatta.” le risposi, risoluto. Mi avvicinai però titubante alla maniglia del camerino, indeciso se aprire la porta oppure no.

Rachel è sola adesso. Se vuoi parlarle fallo ora, vengo a chiamarvi quando verranno pubblicati i risultati. Ma non strapazzarla troppo, St. James, o dovrai vedertela con la sottoscritta.” esclamò minacciosa, prima di avviarsi nella direzione di Santana e Brittany.

Il corridoio deserto era perfettamente silenzioso, eccezione fatta per il leggero rumore che emettevano gli altoparlanti della filodiffusione: un Glee Club del Texas si stava esibendo in un numero country a dir poco agghiacciante.

Quasi a voler prolungare l'agonia, ascoltai l'intera canzone, continuando a tenere poggiata la mano sulla maniglia. Rimasi lì in silenzio diversi minuti, in cerca del coraggio per affrontare consapevolmente ciò che mi attendeva al di là di quella soglia.

All'improvviso, senza nemmeno accorgermene, lasciai che la mano spingesse sulla maniglia e la porta si aprì appena, silenziosamente.

Rachel era seduta su uno sgabello, le spalle alla porta, con le cuffie dell' iPod nelle orecchie. Di fronte a lei un piccolo mobiletto, il cui specchio si era ormai ossidato per i troppi anni di umidità.

Non si accorse di me e rimase seduta immobile, nonostante qualche piccolo singhiozzo che ogni tanto la faceva sussultare. Mi avvicinai piano a lei, misurando ogni passo con attenzione per evitare di fare troppo rumore. Quando fui appena dietro di lei, le poggiai piano una mano sulla spalla. Rachel si alzò di scatto voltandosi verso di me e le cuffie dell'iPod le scivolarono dalle orecchie, iniziando a dondolare accanto allo sgabello. Fui più rapido di lei e la strinsi in vita, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. Lei rimase immobile per qualche istante, mentre io aspiravo felice l'odore della donna che amavo. Ne avevo sentito terribilmente la mancanza in quei giorni, come se fosse diventato all'improvviso l'ossigeno di cui avevo bisogno per vivere.

Qualche secondo dopo, Rachel fece per allontanarmi da sé con vani, deboli tentativi. Continuava a restare in silenzio e a evitare il mio sguardo, ma le lacrime che fuoriuscivano dai suoi occhi erano più chiare e dirette di qualsiasi parola potesse pronunciare. Dopo poco rinunciò ad allontanarmi e afferrò la mia giacca con forza, stringendo i pugni sopra al mio petto e poggiandovi il viso, bagnando di acqua e di sale il lucido pellame nero.

Il suo corpo scosso dai singhiozzi si avvicinava sempre più al mio, morbosamente desideroso di quel contatto che era mancato in quei lunghi giorni in cui eravamo stati distanti, e io a mia volta stringevo sempre più la presa attorno alla sua vita, fino a quando il suo viso fu a pochi centimetri dalle mie labbra. Sciolsi appena l'abbraccio e mi chinai su di lei, sfiorando con la punta del naso la sua fronte prima di baciarla.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


In quel momento le uniche cose di cui avevo bisogno erano esattamente quelle che stavo ottenendo. Jesse continuava ad accarezzarmi la schiena delicatamente, mentre le sue calde labbra restavano fisse sulle mie. Mi alzai sulle punte e lo attirai a me con forza, poggiando una mano dietro la sua nuca.

Jesse, dal canto suo, mi strinse più forte a sé e incurante dei miei singhiozzi disperati mi trascinò con sé in un bacio sempre più caldo e profondo; sussultai appena quando sentii la sua mano calda scivolare sotto la stoffa e accarezzarmi la schiena nuda. Il mio respiro divenne tutto d'un tratto irregolare e affannoso, ma non permisi al mio corpo di cedere all'istinto; mi allontanai da Jesse di scatto e mi appoggiai alla parete, alla disperata ricerca della lucidità necessaria per affrontare quella situazione. Lo sentivo respirare piano, alla ricerca del controllo di se stesso, i pugni chiusi che ciondolavano accanto alla vita, inerti.

Non saresti dovuto venire.” gli dissi, continuando a tenere lo sguardo basso.

Invece l'ho fatto.” ribatté lui, avvicinandosi a me. “E ti prego, guardami.”

No. Vai via.” risposi, la voce ormai ridotta a meno che un sussurro.

Non voglio andarmene.” Sentii la rabbia bruciarmi dentro, mentre pronunciava quelle parole. Non voleva andarsene? E allora perché mi aveva abbandonato in quel modo giorni prima?

Dici tante cattiverie su Finn e poi alla fine ti comporti esattamente come lui. Prendi una decisione!” gridai, avvicinandomi di nuovo a lui e puntandogli un dito sul petto. La mia sfuriata non ebbe l'effetto desiderato.

Prima di ucciderti ti ho baciata. Ora non mi resta che uccidermi per morire con un bacio.” disse lui semplicemente, accarezzandomi piano la guancia. I suoi occhi catturarono i miei con la loro dolcezza, come era accaduto tante volte in passato. Dopo qualche istante, qualcuno bussò alla porta e chiesi: “Chi è?”

La voce di Quinn mi annunciò che erano stati pubblicati i risultati. Jesse le rispose al posto mio, dicendole che sarei arrivata in pochi minuti.

Tu non vieni?” gli chiesi, la voce carica di aspettative che forse sarebbero state tradite. Lui scosse la testa e si accomodò sulla poltrona.

No. Non è quello il mio posto. Ma parleremo dopo, te lo prometto.”

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Troppe lacrime sul palcoscenico? Cosa significa?” esclamò il professor Schuester, sbattendo i pugni sul tavolo.

Mark scosse appena la testa, invitando il professor Schuester ad accomodarsi su una sedia, ma lui rimase in piedi, incurante del suo tentativo di essere gentile.

Purtroppo tutte le manifestazioni emotive non sono bene accette qui a New York. In Ohio forse le lacrime sono accettate sul palco, ma non qui. Siamo alle Nazionali, signor Schuester. E lei, in quanto vincitore nel '93 con il suo Glee Club, avrebbe dovuto ricordarsi questa regola.”

A una ragazza viene impedito di esprimere i propri sentimenti attraverso il pianto?” gridò il professore, stringendo con forza la cartellina che aveva tra le mani.

Qualche lacrima forse sì, ma ha pianto ininterrottamente per tutta la durata della canzone. Mi dispiace davvero, avreste meritato un posto nella finale per i primi 3 posti. Le vostre esibizioni erano straordinarie.”
Il professore si accomodò sulla sedia, stravolto. Lanciai un'occhiata fugace a Mark, sorpreso di vederlo così imbarazzato e dispiaciuto.

Va bene, mi scusi se sono stato scortese.” disse il professore dopo un po', alzandosi e porgendo il palmo a Mark per stringergli la mano.

Mi dispiace davvero. Spero di rivedervi l'anno prossimo.” disse lui, accompagnandoci alla porta.

Grazie amico, so che hai fatto il possibile.” gli dissi, riconoscente.

Ti lascio il mio numero di cellulare, chiamami stasera.”sussurrò, infilandomi un bigliettino in tasca. “Ho ancora 4 dirigenti con cui parlare, incluso quella feccia di Goolsby. Voglio proprio vedere la sua faccia quando gli dirò che i Vocal Adrenaline si sono classificati quinti!” disse ridacchiando, chiudendo la porta alle sue spalle.

Tutto il gruppo era saltato su di scatto sentendo il rumore della porta che si chiudeva. Il professore si avvicinò a loro e disse, senza troppi giri di parole.

Niente da fare ragazzi, siamo arrivati quarti.”

In pochi secondi, tutte le ragazze erano in lacrime, inclusa Santana, la donna di ghiaccio. Mi avvicinai a Rachel e la presi per mano, invitandola a venire con me.

La sua stretta era forte e salda nella mia mano, nonostante fosse chiaro quanto stesse soffrendo in quel momento.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Un anno fa salimmo qui a festeggiare la vittoria. Andrea stava quasi cadendo di sotto dopo aver bevuto troppo.” dissi a Rachel, appoggiandomi alla ringhiera del terrazzo.

Era da poco calata la sera e le luci di New York brillavano in tutto il loro splendore. Rachel osservava rapita il panorama e continuava a restare in silenzio, le braccia incrociate intorno al petto per proteggersi dal freddo. Mi sfilai la giacca e gliela poggiai sulle spalle. Lei sorrise appena, infilandosela e arrotolando le maniche.

Grazie.” mi disse, chiudendo la zip.

Trascorremmo diversi minuti in silenzio, accompagnati solo dal caos della città sotto di noi.

Dopo poco mi chiese: “Perché mi hai portato qui?”

Trassi un lungo sospiro. “Dobbiamo parlare: qui non ci disturberà nessuno, questo terrazzo viene usato solo dagli inservienti.”

Dimmi, ti ascolto.” disse lei, sedendosi a terra. Mi accomodai accanto a lei, in cerca delle parole giuste.

Sono... tornato per te, Rachel.” dissi, tentennando.

Questo lo so, quello che non capisco è perché tu lo abbia fatto. Mi avevi detto che volevi chiudere con me.”
“Perché sarò dall'altro lato degli Stati Uniti, Rachel. E i biglietti aerei non sono gratis.” le dissi, passandomi una mano tra i capelli.
“Non mi importa se ci saranno migliaia di chilometri a dividerci. Sarà solo una cosa temporanea, fino a quando non mi diplomerò. Possiamo resistere, Jesse.” mi disse, afferrando la mia mano e stringendola forte tra le sue.

Non so cosa fare, Rachel. Impazzirò di gelosia. Finn potrà vederti ogni giorno, cercare di riconquistarti.”

Finn non mi interessa. E non mi importa della distanza, riuscirò a resistere.” disse lei, nessun tremito nella sua voce sicura.
“Adesso dici così. Quando saremo lontani sarà tutto più difficile, Rachel. Mi lascerai e ti rimetterai con Finn.”
“La vedi questa?” mi disse, tirando fuori la medaglietta dalla borsetta. “Alba del cuore, Jesse. Non tramonto, non eclissi. Perché me l'hai regalata?”

Mio padre me la regalò alla mia nascita. Ed è da quando siamo tornati insieme che mi sentivo rinato. Però... non capisco. Perché l'hai conservata?”

Perché io ho scelto te, Jesse. Non avrei mai accettato qualcosa di così importante per te, se non fossi stata convinta che tu eri la persona giusta. Non avrei mai fatto l'amore con te, se nella mia testa vi fosse stato Finn o chiunque altro. E non dubitare di me, perché non fai altro che ferirmi in questo modo.”

Non dubito di te, Rachel. Ho soltanto... paura.”

Se lo vuoi, possiamo vivere quest'ultima estate sereni. E poi deciderai a Settembre se restare insieme a me, oppure... ” mi disse con voce spezzata, voltandosi nella mia direzione.

La flebile luce della luna illuminava i suoi occhi, che rilucevano di lacrime trattenute troppo a lungo. Senza indugiare, avvicinò il suo volto al mio e mi baciò sulle labbra più volte, aspettando una mia reazione.

Strinse la mia mano e la guidò lungo il fianco, invitandomi ad accarezzarla come avevo fatto poco prima nel camerino. Continuavo a ripetere a me stesso di non perdere il controllo: non era giusto che Rachel soffrisse di nuovo a causa del mio abbandono.

Ti prego, non rubarmi questi ultimi mesi che possiamo trascorrere insieme. Se mi ami, non farmi questo...” mi sussurrò, respirando a fatica per via dei tremiti che le scuotevano il corpo.

Rachel, non puoi chiedermi di restare insieme in questi mesi. Come farai a Settembre, quando andrò via?”

Tutto mi sarei aspettato, fuorché di essere assalito a metà frase. Il bacio di Rachel era tanto disperato quanto bisognoso di amore e io non potei rinunciarvi. Sarei morto mille volte, pur di assaporare un bacio di Rachel Berry. 

Continua...

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

Sinfonia di sogliole siamesi, questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere! Arghh!
Il finale non mi convince del tutto, probabilmente perchè fa troppo caldo e il sudore mi annebbia la vista. Voglio andare al mare! :'(
Commenti e recensioni sono sempre graditissimi... sempre se voi, amati lettori, non vi stiate godendo un bel bagno fresco al mare/in piscina. Io purtroppo devo accontentarmi della vasca da bagno. .___.
A presto con un nuovo capitolo! ^_^

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬

DLIN-DLON - momento spot!
Ho iniziato una raccolta di drabble a tema Faberry (Rachel/Quinn)... quindi perchè non venite a darci uno sguardo? :P

 

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Capitolo 18
*** Hope ***


18. Hope
 

 
Ogni sera, prima di andare a dormire, cancellavo mestamente con una X un giorno sul calendario, contando quelli che mi separavano da Settembre.
Jesse, se possibile, fu ancora più dolce e premuroso in quel periodo. Sapeva quanto detestassi quella situazione e trascorreva ogni istante con me, per quanto gli fosse possibile. A volte andavo a trovarlo al negozio di musica e mi divertivo a vederlo girovagare tra gli scaffali, alla ricerca di CD di dubbio gusto per clienti decisamente alternativi.

Approfittando dei viaggi saltuari dei miei genitori, restava spesso a dormire da me, stretti tutta la notte in un abbraccio che non lasciava spazio alle parole. Anche perché di spazio sul mio letto, nato per una persona sola, ce ne era ben poco, quando dormivamo insieme.
La mattina si alzava sempre prima di me, correva in cucina e preparava la colazione per entrambi, poi si sedeva sul letto accanto a me e mi svegliava stuzzicandomi l'orecchio con la punta di un dito.

Svegliati dormigliona, è ora di alzarsi.” mi diceva, prima di iniziare a intonare dolci melodie.

 

Ancora oggi, a distanza di anni, ricordo ogni singolo dettaglio di quelle giornate insieme. Ricordo i pic-nic in campagna, circondati da nulla se non il silenzio e una tiepida brezza estiva. Ricordo il giorno in cui lavammo insieme la sua macchina, tirandoci addosso spugnoni intrisi di schiuma. Ricordo persino quando, nella foga di svestirmi, aveva tirato via un bottone dalla mia camicia preferita: per farsi perdonare mi trascinò al centro commerciale e non fu contento fino a quando entrambi non avemmo le braccia stracariche di pacchi e pacchettini. Mi viziò in ogni modo possibile: serenate improvvise, cenette romantiche e fiori, montagne di fiori che inondavano la mia stanza del loro dolce profumo.

Jesse andò via il 31 Agosto.

Nessuna parola può descrivere quello che sentii in quel momento. Ricordo soltanto il suo sorriso, visibile appena attraverso il velo di lacrime che mi offuscava la vista ma che coraggiosamente continuavo a trattenere. Soltanto due parole fuoriuscirono dalle mie labbra, appena prima che lui andasse via.
“Mi aspetterai?”

Ti aspetto da tutta una vita, Rachel. Come il sole aspetta tutta la notte di sorgere, così il mio cuore ti ha aspettato per tutto questo tempo. Non rinuncerei mai alla mia alba.”
Un ultimo bacio, poi più nulla.


Ancora oggi, ripensando ai mesi in cui eravamo rimasti lontani, provo una stretta al cuore. I litigi furono innumerevoli, così come innumerevoli furono le volte in cui Finn aveva tentato di riavvicinarsi a me. Ma il mio cuore era diventato come un terreno cosparso di sale: arido, impossibile da coltivare.

Stranamente, ricevetti un aiuto proprio dalla persona dalla quale me lo sarei aspettato meno: Noah Puckerman era ormai diventato una sorta di fratello maggiore per me. Ascoltava i miei sfoghi con incredibile pazienza e più di una volta aveva telefonato a Jesse riempiendolo di insulti.
“Ehi amico, guarda che se io sono qui è per evitare che la tua ragazza rimanga chiusa in casa tutto il giorno!” gli aveva spiegato, dopo una sfuriata di Jesse. Era geloso di Noah: delle attenzioni che lui aveva per me e del fatto che fossimo sempre insieme. Ma io non potevo farci nulla: egoisticamente, avevo bisogno del mio fratellone adottivo più di ogni altra cosa al mondo. E lui, per non so quale motivo, aveva a sua volta bisogno di me.

Il giorno di Hanukkah andammo al tempio insieme e invitammo la madre e la sorellina di Puck a cenare a casa nostra: recitammo la beracha tutti insieme e trascorremmo la serata giocando a carte. Ricordo ancora le guance rosse di mio padre, leggermente brillo, mentre inseguiva la sorellina di Noah per tutta la casa. E ricordo il sorriso che mi aveva lanciato sua madre mentre apparecchiavamo la tavola, convinta probabilmente che io e suo figlio stessimo insieme. Questa ambiguità serpeggiava nell'aria e più di una volta sia io che Noah avevamo dovuto chiarire ai nostri genitori che non stavamo insieme, che eravamo soltanto amici. O meglio, così definivamo quello strano gioco di sguardi, abbracci e sorrisi che facevano naturalmente parte del rapporto che avevamo creato. Non amavo nessuno al di fuori di Jesse... e Noah lo sapeva.

Anche Quinn e Sam avevano vissuto per un po' la stessa situazione, ma decisero di rompere pochi mesi dopo la partenza di lui per il South Carolina. Si erano lasciati senza rancori e senza drammi, ma più di una volta avevo visto Quinn piangere dietro le gradinate del campo da football. Sam era stato importante per lei esattamente come lo era stato Finn per me, ma era un veleno nel suo corpo che doveva estirpare il prima possibile, per far spazio a un nuovo amore.
Accadeva spesso che si unisse a me e a Noah durante i nostri pomeriggi di studi. Passavamo il tempo chiacchierando tranquillamente seduti nel salotto di casa mia, con i libri come unici compagni. A volte andavamo a casa di Quinn e sua madre ci faceva sempre trovare una teglia di biscotti al burro appena sfornati. Noah, da solo, ne divorava più della metà.
Io e Quinn ci limitavamo a guardarlo e ridacchiare tra di noi, ascoltando le sue lamentele su quanto quei biscotti fossero grassi, ma dannatamente buoni. Non eravamo quindi sorprese di ricevere gli SMS di Noah a tarda serata: “Sono in coma da cibo, maledetti burrobiscotti!” Eppure ogni volta ci ricascava.

 

Il Glee Club aveva passato senza alcun problema sia le Provinciali che le Regionali. L'arrivo di Jessica, una biondina tutto pepe, fu quello che serviva al nostro club. Aveva lingua tagliente, una voce poderosa e ambizione senza limiti.
Suo padre e sua madre erano morti in un incidente d'auto e lei si era trasferita in Ohio per vivere insieme alla nonna materna, una vecchina minuta ma arzilla come pochi. La vedevo ogni giorno venire a prendere la nipote a scuola in bicicletta e tornavano insieme, chiacchierando come due migliori amiche.
“E' l'unica persona che mi rimane a questo mondo, non ho nessuno oltre lei.” ci raccontò il giorno del provino per il Glee Club, durante il quale cantò una canzone degli Evanescence senza sbagliare una sola nota. Da quel giorno, Jessica entrò a far parte del nostro piccolo gruppo di disadattati. Ma quando il primo slushie all'arancia le arrivò in faccia non si scoraggiò, anzi corse a ringraziare il suo aggressore per essere stato così cortese nel scegliere il suo gusto preferito. Nemmeno due ore dopo, Azimio Adams dovette correre negli spogliatoi maschili, per cambiarsi d'abito e ritrovare la dignità perduta dopo essere diventato un arcobaleno ghiacciato. “Arancia, uva, limone, fragola, mirtillo e kiwi.” spiegò orgogliosa all'uscita di scuola a sua nonna, che ridacchiò divertita.

Le New Directions, quell'anno, garantirono al McKinley la sopravvivenza del Glee Club con la vittoria alle Nazionali. Ricordo ancora il boato del pubblico al termine della nostra esibizione nel teatro di Los Angeles. E ricordo il sorriso fiero di Jesse e del professor Schuester, seduti in platea l'uno accanto all'altro come era accaduto l'anno prima. Ma quella volta non ebbi alcun motivo per essere triste.

 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬


“Hope, lascia stare la mamma. Non vedi che sta scrivendo?” le prendo una mano, invitandola a venire insieme a me. Le sue labbra paffute si aprono in un sorriso smagliante mentre si alza in piedi, le piccole scarpine nere che ticchettano appena sul pavimento in piccoli passi incerti. Rachel ci lancia uno sguardo divertito, poi prende di nuovo la penna in mano e ricomincia a scrivere, riempiendo righe su righe con la sua grafia ordinata.

Amore, tra poco dobbiamo andare o rischiamo di arrivare tardi.” le dico, infilando il cappotto alla bambina. Hope allunga le braccia verso di me e strizza le manine per farsi prendere in braccio. Le mordicchio il collo scherzosamente e la lancio in aria, beandomi del suono delle sue risate.
Non avrei mai creduto di poter essere un buon genitore, ma con Hope tutto risulta naturale e semplice, proprio come dovrebbe essere. Ero terrorizzato all'idea di diventare padre, ma quando Rachel poggiò la mia mano sul suo ventre e sentii mia figlia tirare un leggero calcio non potei trattenere una lacrima di gioia. E' il mio piccolo miracolo personale e vederla crescere così sana e bella continua a riempire il mio cuore di felicità ogni giorno. E non mi importa di aver lasciato la mia carriera ad Hollywood per trasferirmi a New York con Rachel: la vita ha saputo darmi molto più di un manifesto pubblicitario con su scritto il mio nome.

“A che punto sei con la biografia?” le chiedo, allacciandomi la cintura di sicurezza.
“Direi ottimo, ho quasi concluso.” mi sussurra con un sorriso. “Però ieri sera ho scritto fino a tardi, ti dispiace guidare tu stanotte? Ci diamo il cambio domattina.”
“Certo tesoro, non ti preoccupare. Riposa pure tranquilla, ci sono io a badare a voi.” Le sussurro, dandole un leggero bacio sulla fronte.

La strada corre serena sotto le ruote della nostra auto e una flebile luce illumina l'abitacolo mentre proseguiamo lungo la strada. Guardo Rachel per un istante dormire accanto a me e le stringo la mano, mentre lei continua a riposare. Ripenso a tutto ciò che abbiamo vissuto con un sorriso: dopo tanto penare, dopo tanto soffrire siamo finalmente insieme.

Oggi torneremo a casa, in Ohio, per far finalmente conoscere Hope ai suoi nonni materni e a mio padre. Di mia madre non ho notizie da anni, dopo la sua partenza per l'Europa accompagnata da un affascinante giovanotto francese. Ma in fin dei conti, è meglio così. Ho come la sensazione che non avrebbe approvato le mie scelte di vita.
Rachel non ha rinunciato a nulla. Ha tirato fuori la grinta e poco a poco sta scalando quel monte impervio che sono i teatri di Broadway, decisa a raggiungerne la cima. Ogni volta che c'è un provino in vista prova e riprova mille canzoni diverse, invitandomi a dare il mio parere in quanto suo agente. Ma per me lei è sempre perfetta. Perfetta come il giorno in cui incrociai il suo sguardo in una libreria affollata. Perfetta come il giorno in cui l'ho sposata, splendida nel suo lucido vestito di raso. Perfetta come Hope, la nostra bambina nata in una fredda giornata d'inverno.

Il sole sta spuntando all'orizzonte e i suoi raggi illuminano il viso di Hope, serenamente addormentata in braccio a sua madre. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma non mi importa. L'importante è essere insieme a lei, nel grande viaggio della mia vita.
 

▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
 

So che diverse persone avevano perso le speranze che aggiornassi questa FF. So che in tanti volevano un finale per questa storia ma oggi sono riuscita a dare forma ad alcuni dei pensieri che mi hanno balenato in testa per questi lunghi mesi.
La mia vita è cambiata radicalmente grazie all'arrivo di una persona che ha fatto tornare il sorriso sul mio volto e la pace nel mio cuore. E anche se adesso siamo lontani, so che prima o poi potremo stare insieme. Questo capitolo in particolare, anche se non lo leggerà mai, è dedicato a lui. Perchè è stata il sole delle mie giornate più nere, l'alba dopo una notte senza luna nè stelle.
Questo, se ve lo state chiedendo, è il capitolo conclusivo della storia. Ma, dato che [SPOILER] ho saputo che Jesse dovrebbe tornare nella serie come responsabile dei Vocal Adrenaline [FINE SPOILER] è altamente probabile che possa venirmi qualche idea in proposito.
Intanto, per tutte voi fan della coppia più "drama" che ci sia, vi segnalo la meravigliosa "Inevitabile" di Giulia/groffgasm. La trovate QUI.
Non so quando tornerò, ma ogni tanto date un'occhiata nella sezione Glee. Prima o poi potrebbe comparire di nuovo il mio nome. :)
A presto e buon Natale a tutti voi!
Roberta

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