Il preferito di Peter

di Taila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il preferito di Peter ***
Capitolo 2: *** II. Rapine in banca e pacchi regalo ***
Capitolo 3: *** II. La Lacrima di Venere ***
Capitolo 4: *** III. Baci rubati e salvataggi in extremis ***
Capitolo 5: *** IV. Nella tela del ragno ***
Capitolo 6: *** V. Una lunga notte ***
Capitolo 7: *** VI. Faccia a faccia ***
Capitolo 8: *** VIII. Corsa contro il tempo ***



Capitolo 1
*** Il preferito di Peter ***


Titolo: Il preferito di Peter
Autore: Taila
Serie: White Collar
Genere: Romantico, azione, sentimentale
Tipo: Long – fic, slash, what if…?
Pairing: Peter Burke x Neal Caffrey
Raiting: Giallo
Disclaimers: I personaggi presenti in questa fic non appartengono a me (purtroppo!!) ma a tutti coloro che ne detengono i diritti. Li ho presi in prestito solo per soddisfare il mio desiderio di vedere Peter e Neal insieme, senza scopo alcuno di lucro.
Note: Rieccomi a far danni in questo fandom. L’idea per questa long mi è venuta per caso, ci ho pensato e ripensato a lungo, me la sono rigirata in testa fino a quando non mi ha convita e soltanto allora mi sono messa all’opera. Sarà una fic breve, di quattro o cinque capitoli – almeno nelle mie intenzioni, perché sono brava a tirar fuori dal cilindro qualche capitolo in più ^^’ Ho cercato di orchestrare alla meglio i casi per renderli il più credibile possibile. Spero quindi di non aver fatto un pastrocchio, di assicurato c’è la mia buona volontà, la voglia di divertirmi e tutto l’amore che nutro per questa bellissima coppia *.*
Ringrazio agrumi: Ciao, sono contenta che nonostante tutto la shot ti sia piaciuta. In realtà prima di mettermi a scriverla, ho setacciato internet a caccia di qualsiasi fic sul Neter e, forse, sono stata un pò influenzata da alcune di esse, lo ammetto. Per me, più che i triangoli, vedrei benissimo un'accettazione da parte di Ely, dato che è una donna intelligentissima, che tiene sia al marito che a Neal. Sono comunque lieta di non aver fatto un pasticcio totale e ti ringrazio per aver dato una possibilità alla mia shot ^.^ Ringrazio BlackCobra: Tessora che bello trovarti anche su questo fandom *.* Ti ringrazio per la fiducia e per i complimenti, prometto di fare del mio pegg... ehmmm... meglio anche qui ^^''' Spero di non deludere le tue aspettative e che ti piaccia anche questa mini long ^.^ Ringrazio Nike87: Oh, lieta di essere riuscita a farti piacere una Nc-17 ^o^ Nike per quanto riguarda le romanticherie finali... non per difendere a spada tratta la mia shot... ma la vedo dura continuare a punzecchiarsi anche in CERTI momenti... non è esattamente quella la prima cosa che hanno in mente secondo me... Persino Danny e Steve smetterebbero di rimpallarsi battute reciproche mentre... ci siamo capite, no? ^^''' Ringrazio Als Malfoy: Grazie mille, lieta che ti sia piaciuta la mia shottina *.* Ringrazio EmmaAlicia79: Oh, grazie per aver capito che quella shot è soltanto una mia fantisticheria su questa coppia che MAI potrebbe avverarsi nella realtà del telefilm ^__^ Come anche sono lieta che condividiamo i punti di vista sui ruoli di Peter e Neal. Grazie mille ancora ^.^ Ringrazio sakura_tan: Grazie mille, così però mi fai emozionare ^//^
Ringrazio: linkinstefy e Rabi che hanno inserito "Dipinto" tra i preferiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto. Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa long (inchino!).
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^.^/



Il preferito di Peter


Prologo
Neal entrò nella sezione del White Collar e subito il suo sguardo corse all’ufficio di Peter in cima alle scale. Era diventata ormai un’abitudine quella, tanto che ormai lo faceva quasi senza pensarci. La presenza rigida e sicura dell’agente riusciva a rasserenarlo in un modo tutto suo. Peter era diventato una presenza fissa nella sua vita, una costante che lo rendeva equilibrato, grazie a lui la sua vita era diventata qualcosa di più di una continua sfida alle autorità e alla comunità dei ladri, gli aveva mostrato che poteva percorrere un’altra strada, che il suo enorme talento poteva essere impiegato per qualcos’altro. Se fosse stato il protagonista di uno di quegli scadenti film che all’amico piaceva tanto guardare, avrebbe detto che poteva contribuire a un fine superiore al furto. A volte Neal si chiedeva perché dovesse sentirsi in quel modo nei confronti dell’uomo che lo aveva arrestato, ma non era sicuro di voler sapere la risposta.
Attraverso le mura di vetro trasparente, il truffatore vide che l’ufficio era vuoto, che non c’era nessuno dietro la scrivania a studiare qualche fascicolo. L’unico segno della presenza di Peter era la sua giacca gettata con negligenza sull’attaccapanni nell’angolo della stanza, come se si fosse allontanato in tutta fretta. Neal si accigliò subito davanti quella scoperta. L’agente era un irriducibile stacanovista, per lui il lavoro veniva prima di tutto, anche di sua moglie, non che lo facesse apposta ma semplicemente non ci pensava. Da quando aveva iniziato a collaborare con il White Collar aveva visto arrivare Peter in ritardo una sola volta, di solito era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Quando gli altri agenti entravano in ufficio, lui era già al lavoro da un pezzo, per questo non capiva il motivo di quell’assenza.
Neal pensò che fosse stato chiamato da Hughes, ma la porta del capo era aperta, segno che non stava ricevendo nessuno a colloquio. Provò a cercarlo tra gli altri agenti che si muovevano alacremente tra le varie scrivanie e gli scaffali zeppi di faldoni, ma non riuscì a scorgerlo. Bel modo di controllarlo quello, considerò mettendo su un broncio molto infantile. Era il suo agente di custodia, doveva verificare i suoi spostamenti e invece che faceva? Spariva nel nulla! Neal avrebbe dovuto essere felice di quell’inaspettata libertà, ma in realtà non gli piaceva poi molto, preferiva avere Peter accanto, piuttosto che vedere la sua scrivania vuota.
Quando il truffatore vide Jones che parlava con una donna bionda, che doveva essere un’agente anche se non l’aveva mai vista prima, pochi metri più in là decise di chiedere a lui. Mentre si avvicinava a loro vide l’agente chinarsi verso la poliziotta e dire qualcosa che fece ridere solo lui, la donna rimase a guardarlo perplessa mentre la risata dell’agente scemava in un gelo imbarazzato, poi la vide allontanarsi in tutta fretta appena ottenuto il documento che le serviva. Neal non poté trattenere una risata davanti l’espressione abbattuta di Jones: forse l’incapacità nelle arti della seduzione era una caratteristica propria degli agenti dell’FBI, bastava guardare Peter per rendersene conto.
- Andrà meglio la prossima volta.- esclamò divertito appena fu accanto all’uomo.
Jones si girò verso di lui e gli rivolse un piccolo sorriso.
- Dovrò farmi dare qualche lezione da te, una volta o l’altra.- disse ironico, inarcando un sopracciglio.
- Quando vuoi. – rispose il truffatore e gli strizzò l’occhio – Mi chiedevo dove fosse finito il capo: il suo ufficio è vuoto.- disse sperando che la sua voce non fosse troppo interessata.
L’espressione di Jones cambiò, diventando improvvisamente seria e Neal capì che era tornato a calarsi nel suo ruolo di agente FBI.
- Si sta cambiando. Ieri sera abbiamo ricevuto alcune informazioni, che ci hanno fatto riaprire un vecchio caso rimasto insoluto. Peter era l’agente che se ne occupava: Hughes gli ha ordinato di riprendere il suo alias e andare sottocopertura.- gli spiegò.
Non che Neal non sapesse che prima ancora di essere il capo di quella sezione del White Collar, Peter era un agente operativo, ma gli fece comunque un effetto strano. Le volte che l’aveva visto andare sottocopertura da quando lavorava con lui, si potevano contare sulla punta delle dita di una mano. In più mentire volutamente per ottenere delle informazioni utili alla buona riuscita del caso, non gli sembrava una cosa adatta a Peter, era più una cosa per lui.
Di solito era Neal quello che doveva infiltrarsi per smantellare un’organizzazione di truffatori o recuperare qualche opera d’arte, aveva imparato presto quanto potesse essere pericoloso, che bastava un niente per ritrovarti una pistola puntata contro e sapere che l’altro avrebbe dovuto affrontare tutto quello non gli piaceva per niente. E si diede dello stupido da solo. Peter era un veterano, aveva abbastanza anni di servizio alle spalle da aver dovuto affrontare decine di situazioni simili, ormai sapeva come funzionava e non gli sarebbe accaduto nulla. Perché era quello ciò che lo preoccupava di più.
- Lo trovi nello spogliatoio, se vuoi parlargli.- gli disse all’improvviso Jones.
Sentendo la sua voce, Neal si riscosse dai suoi pensieri e, quando riuscì a mettere a fuoco la figura dell’uomo davanti a lui, si rese conto che gli stava rivolgendo un sorrisino allusivo.
- Credo proprio che andrò a prenderlo in giro, grazie.- esclamò divertito, mentre gli dava le spalle e si avviava verso il corridoio.
Mentire per Neal faceva parte del gioco, non si diventava il miglior truffatore del mondo se non si era anche un ottimo bugiardo, ma quella volta era stata una necessità dettata dal desiderio di sviare l’attenzione di Jones da quel qualcosa che aveva attirato il suo interesse e che il truffatore non riusciva a focalizzare. Era una situazione fastidiosa, perché non riusciva a capire cosa fosse quel grumo ribollente di aspettativa e ansia che gli aveva invaso lo stomaco, sapeva solo che la causa scatenante era Peter.
Piegò le labbra in una smorfia davanti a quel pensiero, non aveva alcuna intenzione di indagare più a fondo, di raschiare via la patina per vedere cosa c’era sotto. Non voleva scoperchiare il celeberrimo vaso di Pandora per poi scatenare chissà quale tempesta che avrebbe sconvolto la sua vita ancora di più di quando non fosse attualmente. Il suo carceriere aveva la chiave, ma lui non aveva alcuna intenzione di inserirla nella serratura per ottenere le risposte. Stava bene così, voleva solo godersi quella fase di stallo e provare a voltare pagina.
Arrivò agli spogliatoi quasi senza rendersene conto, si incuriosì nel vedere la porta socchiusa. Scostò il battente e sbirciò all’interno, pronto a sparare una delle sue battute.
Le parole gli si gelarono sulle labbra per la scena che si trovò davanti. L’agente gli dava le spalle e si stava frizionando i capelli con un telo. Con la mente svuotata, Neal osservò la figura di Peter in piedi a qualche passo da lui, accanto a uno degli armadietti di metallo, sulla panca di legno erano abbandonati un borsone da palestra aperto e alcuni abiti appallottolati e gettati a casaccio. Gli occhi sgranati di Neal scivolarono sulla sua schiena nuda, come in una carezza, fino al sedere. Peter era a torso nudo, indossava soltanto un paio di jeans slacciati che gli scendevano morbidi sulle anche, lasciando alla vista la fossetta del bacino e il bordo dei boxer. Il truffatore deglutì pesantemente, cercando di mandare giù quella pallina da pingpong che gli si era bloccata in gola. Neal risalì con lo sguardo fino alle spalle, lasciandolo vagare su quella schiena così ampia da poterci disegnare su. Si morse il labbro inferiore, mentre si rendeva conto dei muscoli che si contraevano a ogni movimento del proprietario. Sapeva che quello di Peter era un fisico allenato, in modo diverso dal suo. Il truffatore aveva il corpo asciutto di chi sta attento alla propria alimentazione e cura la sua immagine in maniera maniacale, mentre Peter praticava regolarmente sport – in quei pochi giorni di convivenza, lo aveva visto sfruttare il poco tempo libero che avevano per andare al campetto del parco e giocare a basket – senza contare le ore di difesa personale che doveva sostenere a causa del suo lavoro. Non lo aveva mai visto impegnato in attività pratiche, ma si era reso conto che il federale era un tipo fisico. Ora lo poteva vedere con i suoi occhi, mentre metri interi di quella pelle dalla sfumatura ambrata erano esposti al suo sguardo.
Quella schiena non emanava soltanto una sensazione di protezione, ma anche una di forza e virilità che lo fecero eccitare. Neal sentiva il fuoco nelle vene quando se ne rese conto, le mani gli prudevano dal desiderio di accarezzarlo, ricalcare ogni rilievo e avvallamento di quella schiena fino a consumarsi le dita. Fu solo il terrore della consapevolezza di quelle emozioni, che riuscì a farlo desistere dal muoversi e abbracciarlo. Si schiarì la voce per attirare l’attenzione dell’altro, sperando che questo riuscisse a distrarlo quel tanto che bastava a non fargli commettere qualche stupidaggine. Peter udendolo si girò di scatto, sorpreso perché non aveva sentito che qualcuno era entrato negli spogliatoi e rilassandosi soltanto quanto vide che era Neal.
- Ehi!- lo salutò l’agente, togliendo l’asciugamano dai suoi capelli.
Il truffatore gli rivolse un sorriso teso, troppo impegnato com’era a guardare Peter. Lo aveva sempre visto impeccabile nel suo aspetto di agente FBI, era la prima volta che gli si presentava in quel modo, con i capelli arruffati che gli cadevano scomposti sulla fronte e attorno al viso. Sembrava un altro in quel momento e Neal era abbastanza sicuro che avrebbe attirato più di uno sguardo femminile. Non aveva mai avuto occasione di notare prima d’allora che Peter aveva un neo nella fossetta alla base del collo, sempre coperto com’era dal colletto delle camicie. Gli piacevano i nei perché potevano risultare molto sexy se collocati nella posizione giusta e quello dell’agente era in un punto decisamente erotico, pensò mentre cercava di deglutire.
- Ho sentito che vai sottocopertura.- buttò lì, più per distarsi che per vero interesse.
Peter sorrise e girò la testa per tirare l’asciugamano sulla panca, Neal ne approfittò per far vagare lo sguardo sul torso nudo dell’altro, soffermandosi con un’attenzione che lui stesso trovava inquietante sui muscoli ben delineati. A un certo punto di quell’attenta indagine, notò un particola che non dovette piacergli molto, visto che i suoi occhi si restrinsero appena per lo stupore. Sul fianco destro di Peter spiccava una cicatrice dalla forma rotonda e incavata, che Neal non faticò a interpretare come un foro di proiettile. L’idea che l’altro fosse stato ferito e avesse rischiato la vita, dentro il truffatore cozzò forte con quel qualcosa che ancora non riusciva bene a capire, provocandogli una fitta dolorosa al centro del petto.
- È un caso di qualche anno fa. Pensavo che la pista fosse ormai fredda e invece, dopo tanto tempo, qualcosa ha ricominciato a muoversi. Thomas Brown, il sospettato con cui allora avevo preso contatto, stamattina ha inviato una e-mail nell’account di uno dei miei alias chiedendomi di vederci.- gli spiegò velocemente, mentre prendeva una camicia bordeaux dall’armadietto e la indossava.
- Che parte dovevi interpretare?- chiese Neal, mentre osservava le dita di Peter infilare ogni bottone nella sua asola e coprire sempre più pelle.
Peter gli lanciò una veloce occhiata in tralice, prima di ritornare a concentrarsi sulla sua camicia.
- Un truffatore. – borbottò a mezza voce, sperando che l’altro non lo sentisse – Se provi a ridere ti rispedisco in galera, chiaro?- lo minacciò quando vide un principio di sorriso sulle sue labbra.
Neal, anche se ormai sapeva che quella era un avvertimento vuoto, cercò comunque di non dire nulla, anche se le parole premevano per venir fuori e non era riuscito a soffocare quel sorriso che gli aveva schiuso le labbra irresistibilmente. Di nuovo quel senso di interesse lo colse quando Peter calò i pantaloni sui fianchi, per infilarci dentro la camicia. Aveva fatto tutto con la massima naturalezza, senza pensare a nessun secondo fine, eppure Neal sentiva la bocca secca e la testa piena della voglia di vedere quella scena ancora, ancora e ancora.
- E chi doveva truffare l’integerrimo agente Burke?- scherzò quando riuscì a ritrovare un po’ della sua presenza di spirito.
- Un’agenzia immobiliare vendeva case sull’Hudson, una serie di villette a schiera con un piccolo giardino in una zona tranquilla, ancora da costruire e per questo il prezzo era molto vantaggioso. Molte famiglie hanno deciso di investire nell’affare, il problema è che i lavori non sono mai iniziati e hanno quindi perduto tutti i loro risparmi. Alcuni dei truffati si sono riuniti e hanno sporto denuncia alla polizia, ma non è stata trovata alcuna traccia di quelle transazioni: documenti, denaro, progetti e false autorizzazioni, tutto svanito come se non fosse mai esistito, perfino l’ufficio che hanno usato era stato sbaraccato. Era la parola dei truffati contro quelli dell’agenzia. La polizia non poteva fare nulla, eccetto segnalare la faccenda a noi.- disse mentre sollevava il collo della camicia.
- No, niente cravatta!- lo prevenne Neal.
Si avvicinò a Peter e sollevò le mani per slacciargli i primi bottoni della camicia, lasciando alla vista quel neo e un po’ di quella pelle che sembrava così invitante.
- Così va meglio. – esclamò convinto mentre lo osservava soddisfatto – Quindi ti sei dovuto infiltrare nell’agenzia immobiliare?- domandò poi.
- Sì, Jones mi ha fatto un curriculum di tutto rispetto, accompagnato da alcuni anni in prigione. Ho venduto a Thomas Brown alcune informazioni e quando ne ho carpito la fiducia sono entrato nella sua cerchia più ristretta. Ero quasi arrivato a raccogliere le prove che mi servivano per inchiodarlo, quando ha chiuso l’agenzia improvvisamente ed è sparito nel nulla. La polizia gli si era avvicinata troppo e non voleva rischiare l’arresto.- sbuffò Peter mentre si pettinava i capelli.
- Adesso è ricomparso.- una constatazione più che una domanda.
- Già. Vuole ricominciare con la sua truffa, mi ha contattato proprio per questo. Questa volta non posso farmelo sfuggire, potrei non avere una seconda occasione.- esclamò Peter fin troppo serio.
- L’agente che ha catturato me teme di farsi sfuggire un banale truffatore di quart’ordine?- lo provocò Neal.
- Affatto. – gli rispose subito inarcando un sopracciglio con fare ovvio – Adesso però devo andare: è quasi ora dell’appuntamento.- e si infilò la giacca del completo.
- Buona fortuna.- gli sorrise Neal.
Peter lo osservò per qualche istante con uno sguardo strano, come se volesse dirgli qualcosa ma non avesse il coraggio o le parole. Scosse la testa e, nel passargli accanto per uscire dallo spogliatoio, gli batté una pacca amichevole sulla spalla.
Rimasto solo, Neal osservò cupo la porta da cui l’altro era appena uscito. Non riusciva a comprendere cosa gli fosse capitato, né il motivo per cui aveva provato quelle strane emozioni verso Peter. Quella non era certo stata la prima volta che aveva visto un uomo mezzo nudo, allora perché aveva provato quella emozione così pericolosamente simile all’attrazione nel trovarsi davanti l’altro con solo i pantaloni addosso?

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Capitolo 2
*** II. Rapine in banca e pacchi regalo ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^o^ Ho tardato nell’aggiornare perché ho dovuto fare un paio di ricerche, dato che non sono molto pratica di diamanti ^^’’’Permettetemi una piccola protesta prima di lasciarvi al capitolo:ancora una volta Italia1 ha bistrattato questa bellissima serie, relegandola in seconda serata quando potevano benissimo trasmettere un episodio di CSI – NY dalle 21 alle 22 e un episodio di White Collar dalle 22 alle 23 e facevano tutti contenti. Infondo la Rai lo ha brillantemente sperimentato e nessuna delle serie ne ha mai risentito, anzi! Passando a cose più serie, ringrazio BlackCobra: Troppo buona *__* Oh, anche a me piace tantissimo Elizabeth: è un personaggio talmente intelligente che esce fuori da tutti gli stereotipi delle donne oche che popolano i tf (vedi l'ex fiamma di Tony -__-). Ti quoto totalmente: Peter è stato dotato di un fascino irresistibile, viste le due conquiste che ha fatto... e non dimentichiamoci quella sospettata della prima serie che disdegna Neal e si concentra su di lui ^__^ Ormai mi conosci abbastanza bene da sapere che adoro i personaggi rincitrulliti dall'amore, specialmente se tanto ma tanto capoccioni ^o^ Guarda, mi ero immaginata Peter nello spogliatoio che si stava rivestendo e sono rimasta folgorata dall'immagine di lui che si abbassa i pantaloni sui fianchi per infilarci la camicia **me rotola nella bava** Sono felice che il progolo ti sia piaciuto e spero che ti piaccia anche questo ^^ Ringrazio draco potter: Eccomi qua! No, non abbandono i miei tesssori, perchè anch'io amo tantissimo questi due capoccioni *-* Sono contenta che ti abbia interessato il prologo (Peter mezzo nudo non c'entra niente lo so ^O^) e spero che anche questo capitolo sia all'altezza del precedente ^__^
Ringrazio: BlackCobra e Kae che hanno inserito questa mini long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra che ha inserito questa long tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, draco potter, ohara e Toru85 che hanno inserito questa mini long tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente |^o^/


Capitolo 1. Rapine in banca e pacchi regalo
Peter entrò nella banca con accanto Neal: aveva sperato che dopo il caso Brown avrebbe potuto stare un po’ tranquillo e invece eccolo lì, pronto ad affrontare un nuovo caso che si non si preannunciava facile. Si guardò intorno e vide che, se si eccettuavano i suoi agenti, ogni cosa sembrava al proprio posto, come se non fosse avvenuta alcuna rapina. Aggirarono gli sportelli dei clienti e si diressero verso gli uffici amministrativi, dove Jones e Diana stavano già interrogando il personale. La donna, vedendoli entrare, si scusò con l’impiegato con cui stava parlano e si diresse verso di loro.
- Capo! Caffrey!- li salutò sbrigativa, mentre scriveva ancora qualcosa sul suo taccuino.
- Allora, cos’è successo qui?- domandò mentre la salutava con un cenno del capo.
Gli aveva già fatto un riassunto dell’accaduto l’agente che lo aveva chiamato al telefono, ma Peter preferiva sentire i fatti dalla voce dei testimoni, anche se spesso erano poco attendibili, piuttosto che da uno sterile rapporto preliminare. Le prime impressioni erano le più importanti a suo avviso.
- John Carrel è l’addetto ai depositi, conti correnti e così via. Ieri mattina ha ricevuto un certo Samuel Heindel che ha detto di dover depositare alcuni diamanti ricevuti in eredità e di voler vedere il caveau della banca, per accertarsi delle sue reali misure di sicurezza.- iniziò a spiegare Diana.
- Il nostro impiegato ha accettato.- la interruppe Peter con fare ovvio.
- Sì. Ha contattato il direttore della filiale che gli ha chiesto di fare una ricerca sul conto dell’uomo, per sicurezza. È risultato che Samuel Heindel è uno dei più giovani multimilionari al momento attivi. Ha trentaquattro anni e ha scalato rapidamente il mondo dell’economia, compiendo investimenti e speculazioni ad alto rischio che gli hanno consentito di accumulare un vasto patrimonio.- Diana finì di leggere i suoi appunti.
- Con un simile curriculum, la banca non poteva non fidarsi.- esclamò Neal.
- Già. Infatti Carrel l’ha portato subito giù nel caveau.- borbottò la donna mentre scorreva i suoi appunti velocemente.
- Ha notato niente di strano nel comportamento dell’uomo?- chiese Peter guardandosi intorno.
- No. Il signor Carrel ha riferito che durante il tragitto ha solo posto domande sui sistemi di sicurezza della banca e sulle modalità con cui sarebbe avvenuto il suo deposito. Sembrava molto tranquillo.- aggiunse risollevando gli occhi su di lei.
Peter fece un gesto esasperato e le indicò di andare avanti con il suo resoconto dei fatti.
- Una volta entrati nel caveau, Carrel ha cominciato a spiegare più dettagliatamente il modo in cui funzionavano i sistemi d’allarme. Samuel Heindel intanto ha iniziato a sollevare qualche dubbio sulla sicurezza reale di quel caveau, che non gli sembrava così sicuro da indurlo a depositare lì i suoi diamanti: infondo non era a conoscenza di altri depositi altrettanto preziosi in quella banca. Carrel ha abboccato all’esca e, in via del tutto eccezionale e confidenziale, ha aperto la cassetta che conteneva la lacrima di Venere e gliel’ha mostrata. La politica del direttore di questa filiale è fare qualsiasi cosa per acquisire nuovi clienti e Carrel ha eseguito diligentemente le direttive del suo capo. Il ladro è riuscito a distrarlo ancora con qualche domanda e così è riuscito a scambiate la lacrima con un falso senza farsi scoprire. Alla fine della visita guidata, sono risaliti fino al piano terra. Samuel Heindel ha riferito di essere molto soddisfatto, ha salutato e ringraziato tutti e se n’è andato tranquillo. Non è scattato nessun allarme e nessuno ha tentato di fermarlo: è andato tutto perfettamente liscio.- concluse Diana con una smorfia.
- Accidenti! Proprio un piano ben congegnato.- esclamò Neal.
- Sembri affascinato da questo ladro.- notò subito Peter rivolgendogli uno sguardo sospettoso.
- È quasi al mio livello e non è poco.- rispose il truffatore, con in viso uno dei suoi sorrisi migliori.
- Lasciamo perdere. Quando si sono accorti del furto?- chiese ancora l’agente Burke.
- Stamattina. Appena aprono la banca, gli addetti al caveau rifanno l’inventario della merce depositata e hanno notato qualcosa di strano nella lacrima di Venere. Un diamante vero se colpito da una luce obliqua crea quello che gli esperti chiamano “effetto laghetto”, ovvero la luce sembra diluirsi e formare una specie di lago colorato. Un copia no: era semplice zircone intagliato in modo da non destare sospetti a un esame superficiale, ma non è riuscito a superare uno più approfondito. Sono stati allertati il direttore della filiale e le alte sfere, ma ormai è troppo tardi.- Diana concluse la sua spiegazione.
- La lacrima di Venere, un rarissimo diamante blu che fa parte della collezione Blaxiel. Ho sempre desiderato aggiungerlo alla mia di collezione, ma sfortunatamente Peter mi ha arrestato prima.- disse Neal in tono quasi trasognato.
- Io lo chiamo tempismo, più che sfortuna. – precisò l’agente Burke – Abbiamo una descrizione o qualche immagine del ladro?- domandò poi.
- Carrel ha descritto un uomo bianco, con capelli biondi e occhiali da vista in completo classico beige. Ovviamente corrisponde all’aspetto del vero Samuel Heindel. All’interno del caveau non è ammesso nessun apparecchio che possa registrare dei video, dai cellulari alle videocamere, per tutelare la privacy dei clienti più facoltosi. Però nella cassetta di sicurezza, accanto al diamante falso, abbiamo trovato qualcosa che potrebbe averci indirizzati verso la strada giusta.- aggiunse poi la donna, palesemente divertita.
- Che cosa?- chiese Peter la cui curiosità era stata attirata da quelle parole.
- Venite con me!- esclamò Diana trattenendo a stento le ristate e iniziando a fare loro strada.
L’agente Burke e Neal seguirono la donna e nel mentre ispezionavano il cammino che portava al caveau che era situato sotto la banca, come nei migliori film. Esisteva una sola entrata che portava ai piani inferiori, un ascensore la cui cabina poteva ospitare al massimo tre persone. Una volta aperte le ante dell’abitacolo, i tre si trovano all’imbocco di un corridoio completamente spoglio e privo di finestre, alla fine del quale c’era la porta blindata. Nel proseguire, Peter si rese conto della presenza di una serie di sensori sia di calore che di movimento disposti strategicamente lungo la parete e che dovevano essere collegati con un allarme silenzioso che avvertiva in tempo reale la polizia della presenza di intrusi, così da farli intervenire il prima possibile. Avevano fatto le cose per bene, non c’era che dire: quei sistemi di sicurezza rendevano l’area del caveau praticamente inaccessibile ai non autorizzati.
Diana si fermò davanti la grande porta circolare e socchiusa del caveau. Sia Neal che Peter notarono subito una tastiera illuminata da una serie di led rossi proprio sotto la maniglia rotonda. Ovviamente non c’erano segni che potessero indicare un’azione di forzatura precedente alla rapina appena avvenuta.
- Tre metri di spessore di acciaio rinforzato, nemmeno una bomba avrebbe potuto scalfirla. – disse battendo la mano sul metallo – Ma quello che volevo mostrarti è dentro.- ghignò mentre scavalcava il bordo della porta ed entrava nel caveau.
- Non ho mai visto Diana tanto allegra come ora… che le prende?- domandò Neal guardando stupito l’amico.
- Non chiederlo a me. Forza: entriamo e lo scopriamo.- gli rispose un po’ seccato da quella situazione.
Avevano un caso da risolvere il prima possibile, se non desideravano ritrovarsi sul collo il fiato di Hughes e di tutte le alte sfere dell’FBI aizzate dal proprietario della lacrima di Venere, s’intende. Non avevano proprio tempo per quei giochetti, il ladro aveva troppo vantaggio su di loro e dovevano sbrigarsi a recuperare terreno, ma da quel che sembrava non aveva altra scelta. Sbuffò e finalmente si decise a proseguire. Sollevò la mano destra e la appoggiò alla base della schiena di Neal, con noncuranza, come se quello fosse un gesto normalissimo fatto soltanto per esortarlo a camminare.
A quel contatto inatteso, il truffatore sentì qualcosa tremare forte dentro di lui. Gli sembrava che nel punto in cui era appoggiata la mano dell’altro uomo, la pelle bruciasse nonostante ci fossero alcuni strati di stoffa a separarla dal suo palmo. Peter gli passò accanto tranquillo, entrando nel caveau come se non avesse notato la sua reazione. Da quando lo aveva visto nello spogliatoio semivestito, non riusciva a reagire più nella solita maniera quando si trattava di lui. Qualcosa in Neal era cambiato dopo quell’episodio e ancora non riusciva a capire se fosse un bene o un male. Tra lui e Peter c’erano sempre stati contatti fisici, ma negli ultimi tempi si sentiva aprire un buco dentro ogni volta che l’altro lo sfiorava soltanto. Poi c’erano quei pensieri che gli accendevano il sangue, desideri oscuri che non avrebbero dovuto essere rivolti all’altro uomo. Inspirò forte cercando di calmarsi e poi seguì gli agenti dentro il caveau.
Peter era accanto a Diana e stava guardando qualcosa dentro una cassetta di sicurezza appoggiata sul tavolo al centro del caveau. Neal si avvicinò ai due e scoprì che l’oggetto misterioso era una piccolissima scatola regalo blu, decorata con un nastro di raso azzurro che terminava in un fiocco, nel cui nodo era infilato un mazzetto di fiori di stoffa bianchi. Il truffatore si chiese cosa avesse di tanto speciale quel pacco regalo da attrarre in quel modo l’attenzione dei due federali.
- Dimmi che non è quello che penso.- sbuffò Peter, il suo tono di voce oscillava tra l’arrabbiato e l’esasperato.
- Mi dispiace capo!- rispose Diana trattenendo a stendo una risata e porgendogli un bigliettino.
L’agente Burke lo rigirò tra le dita: era in carta di riso blu con su applicato un velo di carta bianca, rifiniva il tutto un fiocchetto di canapa. Le labbra del federale si incresparono in una smorfia infastidita quando, aperto il biglietto, lesse la dedica che vi era stata scritta con una scrittura fluida ed elegante. “Al mio amatissimo Peter. Phineas Dulles”. Peter provò il forte istinto di fare a pezzi quel bigliettino insieme al pacco regalo e a tutto quello che conteneva. Invece lo ridiede a Diana e gli diede l’ordine di imbustarlo per la scientifica.
Neal, momentaneamente dimenticato, osservava curioso i movimenti dell’amico e soprattutto le espressioni che gli scorrevano sul volto. Peter era sempre stato serio e rigido, spesso preoccupato e qualche volta adirato, ma da quando lo conosceva non lo aveva mai visto infastidito, era una novità quella per questo non riusciva a non osservarlo. Ma ancora di più era interessato a cosa ci fosse nel pacco regalo e cosa significasse per i due agenti. Peter sollevò il coperchio e guardò dentro la scatola, accentuando ancora di più la sua espressione esasperata. Neal si avvicinò all’uomo e sbirciò da sopra le sue spalle: il pacco conteneva tre boccioli di rose rosse adagiati su di un panno di velluto color argento. Sembrava più il regalo che un fidanzato fa alla sua compagna, piuttosto che un oggetto lasciato da un ladro sul luogo dove ha appena compiuto un furto.
- Portate tutto in laboratorio.- ordinò ancora Peter richiudendo la scatola.
Aveva la faccia torva di quando accadeva qualcosa che non gli era gradita, considerò Neal. Osservò il federale mentre usciva dal caveau e riportò lo sguardo sulla scatolina: non capiva perché, ma quella storia non gli piaceva affatto.
- Mi spieghi cosa è successo qui?- chiese poi a Diana, rivolgendole il suo sorriso più accattivante.
La donna sollevò lo sguardo verso di lui, mentre infilava il pacco regalo in una busta per gli elementi di prova, palesemente divertita.
- È una storia che risale a due anni fa, per questo non la conosci. – e questo Neal l’aveva capito da solo – Dopo averti arrestato, il capo si è fatto una certa fama e per questo gli hanno affidato la cattura di un altro ladro. Phineas Dulles è comparso sulla scena criminale all’improvviso e si è subito fatto notare. Ruba di tutto, basta che sia di valore e ama sedurre le sue vittime prima di ripulirle. È stato abbastanza furbo da sfuggire alla polizia di mezzo mondo e il capo è l’unico che gli sia andato così vicino, da poterlo guardare in viso!- gli spiegò velocemente la donna.
- Ma non l’ha mai arrestato.- disse Neal, un po’ imbronciato per quella scoperta.
Non gli piaceva che questo Phineas Dulles – che razza di nome era, tra l’altro? – fosse riuscito a sfuggire a Peter, mentre lui era stato arrestato. Si sentiva un po’ messo in ridicolo, ecco, soprattutto se pensava al fatto che il federale potesse fare dei confronti tra di loro.
- Già, ma quando lo farà scommetto che getterà via la chiave della sua cella.- rise Diana.
Neal la fissò stupito da quelle parole, perché nonostante il suo modo di comportarsi severo, Peter era una persona gentile, sempre e in qualsiasi situazione. Anche prima di quella collaborazione tra di loro, non l’aveva mai trattato solo come un ladro, ma anche come un uomo e lo dimostrava ancora di più la fiducia che aveva riposto in lui, anche se fingeva tutt’altro sentimento.
- Pare che si sia invaghito del capo. Su ogni scena di un suo furto ha sempre lasciato regali come quello – e indicò con un cenno del capo la scatolina con dentro i boccioli di rosa – accompagnati da romantici bigliettini con dichiarazioni d’amore.- sghignazzò la donna.
Quella storia sembrava divertirla molto, Neal invece avvertiva un profondo senso di fastidio pungolargli le viscere. Non gli piaceva quella storia, che c’era qualcuno che aveva notato Peter al punto da infatuarsi di lui e dichiararglielo apertamente. Si chiese dove e come si fossero incontrati, quali contatti ci fossero stati tra i due. Ricordava bene il periodo in cui il federale gli dava la caccia e quante volte gli era arrivato così vicino da catturarlo. Era esaltante quel gioco tra di loro, quel loro continuo rincorrersi e sfidarsi, e si rese conto che con un certo senso d’affinità poteva capirlo quel Phineas Dulles.
Salutò la donna e uscì fuori dal caveau. Trovò Peter nel pian terreno dell’edificio della banca, intento a dare istruzioni a un altro paio di agenti. Neal fece scorrere lo sguardo sulla figura solida del federale, infagottato com’era nella giacca d’ordinanza con le lettere FBI in stoffa gialla cucite su quella scura sulla schiena. Neal, senza rendersene conto, si fermò lì dov’era per osservarlo, studiarne ogni movimento, ogni espressione. Nel mondo in cui viveva lui era la menzogna a fare da padrone, nessuno era mai ciò che appariva, lui per primo, amici e nemici si confondevano tra loro, perché la linea di demarcazione tra gli uni e gli altri era troppo sottile e labile. Peter invece ne era così lontano da tutto quello, da essere diverso come il giorno lo è dalla notte e non solo per il distintivo che portava. Il federale era onesto, leale, fedele alle proprie convinzioni e proprio per questo gli piaceva e si fidava di lui.
Scosse la testa e stiracchiò un sorriso davanti quei pensieri che ultimamente gli era diventato fin troppo naturale formulare. Quando gli altri agenti se ne andarono, Neal si decise ad avvicinarsi all’amico. Peter in quel momento aveva ancora ben stampata in viso l’espressione dei momenti peggiori e Neal ghignò davanti al pensiero di quante volte doveva averla avuta, nei tre anni in cui gli aveva dato la caccia.
- Non mi avevi mai parlato di questo Phineas Dulles.- esordì affiancandolo, mentre cercava di non mostrarsi troppo divertito.
Peter si girò verso di lui, lanciandogli un’occhiata obliqua e scontenta.
- Ho dato per scontato che tra colleghi vi conosceste un po’ tutti.- replicò cupo.
- Beh, non è che esiste il “Bar dei ladri” e ci riuniamo tutti lì il sabato sera, scambiandoci confidenze e dritte sui colpi!- rispose il truffatore con un sorriso sarcastico.
- Se così fosse, il mio lavoro sarebbe molto più semplice.- borbottò il federale.
Neal rise, perché quella risposta era così tipica di Peter e, vedendolo ridere, il federale rilassò incosciente la sua espressione.
- Andiamo dai.- lo incitò, precedendolo verso l’uscita.
Il ladro fece scorrere ancora una volta lo sguardo sulla sua figura, prima di seguirlo.

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Capitolo 3
*** II. La Lacrima di Venere ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^__^ Ancora una volta ho tardato nell’aggiornare perché ho dovuto svolgere altre ricerche. Come ho già detto nelle note al precedente capitolo, non so nulla di diamanti, è un mondo completamente sconosciuto, quindi ho dovuto vagabondare un po’ nella rete. I dati che riporto in questo capitolo sono presi da un sito internet, poiché io non so calcolare i carati di diamante e nemmeno il relativo valore in dollari (la mia prof di matematica al liceo ha preso una bella depressione a causa mia ^^’’) spero quindi di non aver fatto nessun danno ^o^ Ma passiamo a cosa serie. Ringrazio BlackCobra: Beh, se ci mettessi mano io saremmo tutti più felici, ma temo che Neal e Peter non uscirebbero più dall'attico di Jun *__* A proposito delle coppie slash travestite da etero... hai mai visto Sherlock della BBC? Mai vista una coppia più palesemente slash di quella, mi ha fatto venire l'acquolina in bocca *p* Il peggio degli ormoni di Neal deve ancora venire, visto che come mio solito non so rispettare una scadenza che è una e ho aggiunto un quinto capitolo >.< Phineas metterà parecchio alla prova la gelosia di Neal, anche perchè non ho intenzione di fare una copia sputata di Neal *___* Spero che questo capitolo non ti annoierà, visto che è puramente di passaggio ^^'' Ringrazio il_vaso_di_Pandora_: Oddio, ma grazie davvero *__* Sono felice che le mie shot su Morgan/Reid e su Peter/Neal ti siano piaciute e che tu abbia trovato corretta quella long *___* Ringrazio margheritanicolaevna: Davvero? Sono lieta di aver fatto per te quello che Akane ha fatto per me: se non fosse stato per lei non sarei qui ora ^.^ Anche se è lei la maestra in fatto di CSI NY, io mi sono dilettata con una sola shot (anche se i nuovi episodi mi stanno solleticando l'appetito *.*) e concordo con te nel dire che non sono il top della coppia slash, ma per colpa di Akane mi sono innamorata e non riesco a vederli separatamente *ç* Tornando a questa long (sì, si dice Neter) sono lieta che tu l'abbia letta e che l'abbia trovata accurata, ma soprattutto ti sia piaciuta l'idea del truffatore innamorato di Peter che fa ingelosire Neal ^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^ç^
Ringrazio: BlackCobra, il_vaso_di_Pandora_ e kae che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio BlackCobra che ha inserito questa fic tra quelle da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, draco potter, fange69, Il_Genio_del_Male, ohara e Toru85 che hanno inserito questa long tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno solo letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^o^/


Capitolo 2: La lacrima di Venere
La Lacrima di Venere non era stata ancora ritrovata e Peter era stato messo sotto torchio da Hughes, insieme a tutta la sua squadra. Il legittimo proprietario del diamante era un membro del congresso e stava facendo pressioni affinché gli venisse restituito al più presto. Ogni pista che avevano vagliato, aveva portato a un vicolo cieco e ormai la tensione in ufficio aveva raggiunto picchi vertiginosi: la Lacrima sembrava essere scomparsa nel nulla.
Almeno fino alla sera prima. Uno degli informatori aveva avvisato Jones che entro due giorni il diamante sarebbe stato messo all’asta in una villa privata, ovviamente il tutto era perfettamente illegale. Hughes aveva incominciato a predisporre l’operazione per recuperare la Lacrima, ma Peter non sembrava essere convinto di quella situazione. C’era stato un silenzio troppo lungo, per non insospettirsi di quella soffiata che sembrava più un regalo di Natale fuori stagione che l’informazione di una spia.
Onestamente anche Neal pensava la stessa cosa. Sollevò lo sguardo verso l’ufficio in cui stava lavorando l’amico. Gli sembrava tutto troppo facile: un ladro che rubava un oggetto come la Lacrima, invendibile per il clamore che il suo furto aveva destato, non avrebbe mai cercato di rivenderlo subito. Se fosse stato lui, avrebbe atteso che le acque si fossero calmate, anche a costo di aspettare anni, prima di piazzarlo. Quell’asta aveva tutta l’aria di essere una trappola, ma Hughes aveva deciso per un intervento sottocopertura deciso a liberarsi di quella seccatura il prima possibile, e lui e Peter potevano soltanto obbedire.
Il suo sguardo si attardò sulla figura del federale, seduto alla sua scrivania e chino sopra un mucchio di documenti da visionare e firmare. Peter sembrava sempre imperturbabile, ma la postura rigida delle spalle e il modo in cui rigirava la penna tra le dita, svelavano quell’irritazione che stava cercando di nascondere. Voleva fare qualcosa per lui, decise mentre si alzava dalla scrivania e imboccava il corridoio, per poi entrare nell’ultima porta a destra, in una stanza che era stata adibita a cucinino. Si guardò intorno e vide la macchina del caffè sempre al suo posto sul fornello elettrico e sorrise soddisfatto. Da quando lavorava per l’Fbi, aveva visto gli agenti federali consumare litri e litri di caffè settimanalmente, quasi che fossero macchina che potessero funzionare bene solo con quel carburante.
Muovendosi sicuro tra i pensili, Neal preparò un caffè da portare a Peter. Non era l’aroma italiano che gustava ogni mattina, considerò guardando la marca dozzinale sopra la confezione, ma era abbastanza sicuro di fargli cosa gradita e sperava di riuscire a rilassarlo almeno un po’. Senza bussare, come sua abitudine, aprì la porta di vetro ed entrò nell’ufficio di Peter. L’uomo sollevò lo sguardo dai rapporti che stava leggendo e lo puntò su di lui.
- Tieni.- e il truffatore gli porse la tazza che teneva in mano.
- Hai qualcosa da farti perdonare?- domandò l’agente perplesso, mentre prendeva la tazza dalle mani dell’altro.
- Così mi offendi.- ribatté il truffatore in un tono leggero, mentre prendeva posto sulla sedia davanti la scrivania.
Peter sorrise senza rispondere grato per il gesto dell’altro, girò la sedia in modo da poter guardare fuori dalla vetrata e Neal, per un attimo, si perse a osservare il suo profilo troppo teso contro lo sfondo dei grattacieli di New York, il modo in cui socchiudeva le labbra e le appoggiava al bordo della tazza, prima che la inclinasse per bere un sorso di caffè e come il pomo d’Adamo si muoveva piano mentre inghiottiva. Il Signore della Truffa, con un moto di possesso irrazionale, pensò che solo lui poteva vedere il federale in quel modo e nessun Phineas Dulles avrebbe mai potuto farlo. Oh sì, perché l’altro ladro era sempre rimasto ben fisso nei pensieri di Neal e aveva chiesto a Mozzie di scoprire il più possibile su di lui. Registrando il sollievo che gli avrebbe dato sapere Phineas Dulles in manette, si rese conto di stare nuovamente sconfinando verso aree inesplorate della sua psiche.
- Hai pensato a cosa fare?- domandò poi per spezzare quel silenzio e dirottare i suoi pensieri su lidi meno pericolosi.
Con calma Peter bevve l’ultimo sorso di caffè, godendosi fino in fondo quel momento di pausa, consapevole che, nella situazione in cui era, doveva approfittare di qualsiasi momento utile per riposare, fossero stati anche pochi minuti. Aveva visto troppi agenti continuare a lavorare senza mai fermarsi, convinti di non essere stanchi, finendo poi per commettere errori irreparabili e crollando sfiniti nel momento meno opportuno. Era questo il punto di forza di Peter, il sapere sempre quando era l’ora di fermarsi per poter riprendere le forze e mantenersi lucido. Distolse lo sguardo dal panorama che si godeva dal suo ufficio e riportò la sedia dritta, in modo da poter guardare Neal.
- Per prima cosa dobbiamo sapere chi parteciperà all’asta nella villa e convincere il proprietario a collaborare con noi: è una proprietà privata e non possiamo fare niente senza il suo consenso, qualsiasi prova troveremo verrebbe ritenuta non valida in tribunale. Essendo un evento privato, sicuramente ci vorranno degli inviti e dobbiamo ottenerli, se vogliamo entrare e recuperare la Lacrima. – si fermò un attimo, tamburellando con la punta dell’indice sul foglio pieno di annotazioni che aveva davanti – Vorrei sapere anche qualcosa di più sul diamante. Il proprietario ci ha fornito soltanto dei dati della compagnia d’assicurazione, nient’altro.- si lamentò sollevando lo sguardo su Neal.
- Hai provato a chiedere a Hughes?- domandò il truffatore, sentendosi un po’ a disagio sotto quello sguardo penetrante e stanco.
- Certo. – sbuffò con tono ovvio – Ma mi ha risposto chiaramente che debbo farmi bastare la fotografia perché è l’unica cosa che mi possa servire per riconoscerlo. Il proprietario della Lacrima è un pezzo da novanta e non vuole che si scavi nella sua vita. Ma io so che c’è dell’altro. Tu che ne sai? Hai detto che volevi rubare la Lacrima, quindi ti sarai documentato.- e rivolse al truffatore uno sguardo indagatore.
- La Lacrima di Venere è un diamante blu di 3,25 carati, taglio rotondo a cinquantotto sfaccettature, il più costoso se lo vuoi sapere, stimato 79625 dollari. È comparso sulla scena una ventina d’anni fa, quando un barone inglese, sir Conrad Asquit, residente in America Latina lo ereditò insieme al titolo nobiliare da suo padre, già ufficiale della Raf durante il secondo conflitto mondiale. Appena entrato in possesso della Lacrima, sir Asquit fece valutare il diamante e così la notizia della sua eredità divenne di dominio pubblico. Prima di allora non se ne sa niente, nemmeno come il barone Asquit senior ne sia entrato in possesso. Alcuni hanno ipotizzato che lo abbia rubato a uno dei nazisti che depredarono San Pietroburgo, ma sono soltanto ipotesi.- concluse e si appoggiò allo schienale della sedia.
Peter rimase un lungo istante a riflettere sulle informazioni che gli stava fornendo Neal, chiedendosi come potessero tornargli utili.
- Come ne è entrato in possesso Blaxiel?- domandò poi.
- Sir Asquit figlio non era un tipo molto lungimirante, ha scialacquato le ricchezze di famiglia in pochi anni, vivendo con un tenore di vita particolarmente alto. Alla fine, non riuscendo più a far fronte ai debiti accumulati ha venduto la Lacrima, ricavando il necessario per risollevarsi e vivere degnamente per molti anni. Mi dicono che però non sia un uomo che impara dai propri errori. – aggiunse con un sorriso beffardo – La Lacrima è stata acquistata da Christie’s, che lo ha messo all’asta. Per un po’ di tempo è rimasto invenduto a causa del suo alto costo, ma poi Paul Blaxiel, che oltre a essere un politico è anche un fine collezionista di antichità e rarità, lo ha comprato.- finì di parlare e guardò Peter, che sembrava assorto nei suoi pensieri.
La Lacrima aveva un passato importate alle spalle che le aveva fatto guadagnare una certa fama, era da dare per scontato che avesse stuzzicato l’appetito di più di un ladro e che prima o poi qualcuno avrebbe tentato di rubarlo. Blaxiel doveva aver pensato la stessa cosa, visto che aveva nascosto il diamante nel bunker quasi inaccessibile di una banca. Ma questo non lo aiutava in nessun modo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta dell’ufficio, Peter sollevò lo sguardo e vide che era Diana, con un plico giallo in mano. Con un gesto della mano, le fece cenno di entrare.
- Hughes mi ha detto di darvi questo.- esordì porgendo al suo capo la busta gialla.
L’agente Burke la prese dalle mani della donna e la aprì, rovesciandone poi il contenuto sul ripiano della scrivania: un fascicolo di poche pagine e un paio di cartoncini bianchi ornati di rosso e decorati con una sottile corda di raso intrecciata e terminante in una piccola nappa.
- Sono gli inviti per l’asta!- esclamò prendendo tra le dita uno dei due rettangoli di carta pregiata.
Diana annuì.
- Norman Fulton, il proprietario della villa all’inizio si è rifiutato di collaborare con noi, ma quando Hughes gli ha spiegato che uno degli oggetti che sarebbero stati messi all’asta era stato rubato e che sarebbe stato accusato di ricettazione e arrestato, gli ha consegnato immediatamente gli inviti.- e sorrise compiaciuta.
Peter guardò i nomi sugli inviti e aggrottò le sopracciglia.
- Timothy Drummond e Greg Fraser?- si lamentò, inarcando entrambe le sopracciglia.
- Una piccola vendetta di Fulton.- sorrise divertita Diana.
- Io prendo Greg Fraser, Mr. Drummond.- anticipò tutti Neal, con un sorrisone in volto.
- Molto divertente, davvero molto divertente.- si lamentò seccato Peter.
L’agente, mentre tornava ai suoi documenti, mise involontariamente su un cipiglio che Neal trovò adorabile. Si chiese quante volte avesse fatto una simile espressione in passato, quando gli dava ancora la caccia e gli scivolava sistematicamente via dalle dita poco prima che potesse stringere la presa, e si sentì un po’ orgoglioso di se stesso per quella piccola vittoria. Sorrise davanti quel pensiero e uscì dallo studio del suo amico chiudendo piano la porta.

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Capitolo 4
*** III. Baci rubati e salvataggi in extremis ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^.^ Questa volta ho cercato di aggiornare il prima possibile, ma mi è scivolata un po’ la mano e rispetto a quelle dei capitoli precedenti ho sforato di una pagina, spero che mi perdoniate questa mancanza di omogeneità ^^’’’ Da questo capitolo in poi inizierò a fare sul serio e comincerà anche un po’ d’azione, perché il nostro novello truffatore non sarà un copia pedissequa di Neal *__* Ma basta con gli spoiler, passiamo a cosa più serie. Ringrazio BlackCobra: Come darti torto! Di ladro genitluomo ce n'è solo uno, ma come dimenticarci di Morgan, Callen e compagnia bella *p* Ooohhh, lieta di aver trovato in te una compagna di Sherlock/John *.* Anche se io li shippavo già dai libri e dal film (Watson - Law è semplicemente da chiudere a chiave in una stanza *ç* Ah-ehmmm perdona la digressione ma non resisto al medico militare in questione ^^'''). Per gli sbalzi ormonali di Neal... spero di soddisfare le tue papille gustative con questo ma soprattutto con il prossimo capitolo ^.^ Bella l'idea del massaggio, posso rubacchiarla per una fic futura? *^* Mi credi se ti dico che questo Neal che si trasforma in una dodicenne alla sua prima cotta mi piace parecchio? Beh, sono contenta di aver contribuito a farti conoscere un pò di più i diamanti, ma ti confesso che per me restaranno sempre un pianeta sconosciuto -__- Spero che anche questo capitolo ti piaccia *__*
Ringrazio: BlackCobra, il_vaso_di_Pandora_ e kae per aver inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra per aver inserito questa long tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, draco potter, fange69, Il_Genio_del_Male, ohara e Toru85 per aver inserito questa long tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno soltanto letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^O^/


Capitolo 3: Baci rubati e salvataggi in extremis
La villa di Fulton era immensa, gridava a gran voce e in tutto il quartiere quanto il suo proprietario fosse ricco. Era una struttura a due piani dalla forma schiacciata e a ferro di cavallo e, secondo la pianta catastale, doveva esserci anche una dependance oltre la piscina che si trovava sul retro dell’edificio. Era recintata da un alto muro in mattoni a vista che seguiva il perimetro di tutta la proprietà, in corrispondenza della facciata della villa era incastrato un pesante cancello in ferro battuto nero, munito di telecamere a circuito chiuso che mantenevano sotto controllo l’accesso all’area. Attraverso le pesanti sbarre della cancellata si intravedeva un lungo viale di ghiaia, fiancheggiato da alte palme e siepi accuratamente tosare, che portava al corpo centrale della villa.
- Accidenti!- esclamò Peter ammirato, sporgendo la testa dal finestrino per guardare meglio.
- Ti stai rendendo conto di quello che ti sei perso con il tuo stipendio da impiegato statale?- lo prese in giro bonariamente Neal.
Il federale gli scoccò un’occhiataccia in tralice e, notandolo, il sorriso sul volto del ladro di ampliò ancora di più.
- Ti ripeto che ho tutto quello che desidero.- replicò con il suo solito tono sicuro e deciso.
Ma Neal notò che quella volta l’attenzione dell’altro non era concentrata sulla moglie, ma era ferma su di lui e lo stava osservando in un modo strano, diverso dal solito, come se volesse dirgli qualcosa ma si fosse fermamente impedito di farlo. Il ladro sentì un buco aprirsi nel suo stomaco davanti quello sguardo e voleva dire qualcosa, ma sembrava che tutte le sue funzioni cerebrali e motorie si fossero improvvisamente bloccate.
Una voce metallica e distorta dal citofono comunicò loro che avevano il permesso di entrare nella villa e quello strano momento fra di loro passò, lasciando in Neal la sensazione strana di parole non dette che erano rimaste dietro le loro spalle.
La Mercedes che avevano noleggiato si mosse e imboccò il viale che conduceva all’ingresso principale, la ghiaia che scricchiolava sotto le ruote. Si fermarono davanti il porticato della villa, una breve tettoia di tegole rosse sorretta e messa in risalto dal candore di snelle colonne in stile neoclassico, scesero dall’auto e Peter consegnò le chiavi all’addetto per parcheggiare l’auto. I due si lanciarono un breve sguardo d’intesa ed entrarono nella villa. L’interno non era meno maestoso dell’esterno, pensò Peter guadandosi intorno. Si trovavano al centro di un atrio immenso, con enormi quadri in pesanti cornici appesi alle pareti e un’enorme scalinata in marmo con corrimano in ferro battuto e ottone che si dipartiva dal fondo.
- Peter chiudi quella bocca, per favore. – lo riprese Neal, divertito dall’espressione dell’altro – Se non ti togli subito quella buffa espressione dalla faccia, capiranno subito che non fai parte dell’ambiente e invece devi far credere loro che sei abituato a tutto questo.- lo istruì parlandogli direttamente nell’orecchio, le labbra che gli accarezzavano la pelle insieme al respiro caldo.
Il federale si ritrasse imbarazzato e Neal sogghignò: non l’aveva fatto di proposito, ma non era riuscito a trattenersi dal provocarlo un po’, perché era sempre molto divertente osservare il rigido Peter perdere il suo granitico autocontrollo. In realtà gli sarebbe piaciuto vederlo perdere il controllo in altri contesti, più intimi e decisamente più piacevoli, pensò quasi senza rendersene conto il truffatore mentre osservava la strana piega che avevano assunto le labbra dell’agente.
- Benvenuti.- una voce maschile dal timbro baritonale si insinuò tra di loro, così improvvisa da farli quasi sobbalzare.
I due uomini si voltarono di scatto e videro in piedi sulla cima alle scale un uomo basso e in evidente sovrappeso, strizzato in un completo classico grigio. Dei capelli che aveva avuto in gioventù rimaneva solo lo sparuto cerchio perfettamente pettinato che gli decorava il capo da un orecchio all’altro, altrettanto curati in modo maniacale erano i baffi che sembravano essere stati rubati a un gentiluomo dell’ottocento. Gli occhi neri li fissavano sospettosi e le labbra erano piegate in una smorfia aspra, mentre le mani erano congiunte all’altezza della vita in un modo che dava alla sua persona una posa rigida e composta.
Neal arricciò il naso notando il modo in cui quell’ometto stonava in quell’ambiente raffinato. Peter, invece, di nuovo col suo atteggiamento più che professionale, si avvicinò di un paio di passi alla scalinata.
- La ringrazio per la sua collaborazione, Mr. Fulton.- disse in tono pratico, mentre attendeva che il padrone di casa scendesse le scale.
- La prego, mi risparmi la messinscena. – sbuffò l’uomo con un principio d’affanno, mentre scendeva a fatica un gradino dopo l’altro – Non avevo altra scelta, mi pare. Auspico che il mio nome resti ben lontano da qualsiasi rapporto, agente, esattamente come mi è stato promesso dal suo superiore.- disse fermandosi davanti al federale, con la fronte imperlata di sudore.
- Il suo nome non verrà associato a nessun reato Mr. Fulton, ha la mia parola.- lo rassicurò Burke con il suo miglior tono conciliante e serio.
Neal aveva osservato quello scambio di battute e non aveva potuto fare a meno di notare quanto l’aspetto grossolano e appesantito del loro ospite facesse risaltare il fisico compatto e allenato di Peter. Accanto a quell’uomo basso e grasso, il federale sembrava una statua perfettamente scolpita, non che questo fosse poi così lontano dalla realtà come aveva avuto modo di appurare di persona. Fulton rivolse un’occhiata ancora un po’ indecisa all’agente Burke prima di annuire.
- Da questa parte, seguitemi. – disse indicando con un elegante cenno del braccio un passaggio alla loro destra che conduceva verso l’esterno – Prima dell’asta ho organizzato un buffet, per permettere ai presenti di socializzare. Non che questo serva, visto che arriveranno a scannarsi pur di ottenere l’oggetto che vogliono, ma i miei doveri di ospite sono questi e tant’è!- sospirò teatralmente l’ometto.
Peter pensò che quel rinfresco fosse l’occasione più propizia per guardarsi intorno e farsi un’idea di ciò che li circondava. Mr. Fulton li condusse nel giardino della villa, un’enorme spazio rivestito di prato inglese che si apriva attorno a una piscina, disseminato di tavolini coperti da eleganti tovaglie bianche e ombrelloni dello stesso colore.
- L’asta si terrà tra un’ora in una stanza al secondo piano, nel frattempo fate come se foste a casa vostra.- disse con gelida cortesia e, dopo un breve inchino, si allontanò.
Neal si portò al fianco del federale, spalla contro spalle e i dorsi delle mani che si sfioravano, e si guardò intorno. Il loro ospite aveva raggiunto una coppia molto elegante e, dai modi servili che stava usando, doveva essere anche molto importante.
- Che ne pensi?- gli domandò la voce di Peter.
- Più che la villa di un privato cittadino sembra un club molto esclusivo, questo. Fulton organizza spesso eventi di questo tipo e, secondo me, gli servono più che altro per intrecciare rapporti d’affari con gli intervenuti.- rispose meditabondo il ladro.
- Lo credo anch’io. Le persone che sono presenti sono tutti membri dell’alta società, manager, politici e banchieri. Fulton ci guadagna due volte: con l’asta e con gli accordi che riesce silenziosamente a siglare. Sfortunatamente non siamo qui per lui.- concluse accigliato Peter.
- Ma immagino che tu l’abbia già scritto sul tuo libro nero.- scherzò Neal.
- Ovviamente. – rispose il federale con un sorriso – Andiamo a fare un giro?- propose notando che restando fermi in quel punto stavano attirando l’attenzione.
- Vuoi che ci dividiamo?- domandò il ladro.
- Meglio di no!- replicò l’altro scuotendo la testa.
- Perché?- chiese ancora il truffatore, perplesso.
Ma non ottenne risposta. Peter si limitò a lanciargli un’ultima occhiata prima di iniziare a muoversi e Neal, dopo aver osservato per una manciata di secondi la sua figura che si muoveva tra gli invitati, lo seguì senza riuscire a sopprimere quel senso d’ansia che gli si era accomodato sopra lo stomaco. Il federale si guardava intorno, scrutando tra la folla e rifiutando i flute di champagne che gli venivano offerti dai camerieri, e a Neal fu improvvisamente chiaro che stava cercando Phineas Dulles. Peter era convinto che il ladro potesse presentarsi di persona all’asta per vendere la Lacrima e voleva tenere Neal il più possibile vicino a sé, dove poteva controllarlo e impedire che gli accadesse qualcosa, perché gli aveva taciuto molte cose sulla natura di quel criminale.
Camminarono per un po’ tra i presenti, prendendo nota di quello che ritenevano potesse essere utile e salutando chi rivolgeva loro la parola. Peter notò infastidito che Neal era già diventato l’idolo delle signore, lo osservò mentre chiacchierava con nonchalance con loro, seducendole con i suoi modi garbati e cordiali, e quel sorriso sempre pronto sulle labbra, muovendosi in modo naturale e sicuro in quel mondo dorato come se fosse il suo habitat. Era troppo ingenuo, considerò Peter mentre si chiedeva come fosse possibile che quel ragazzo appartenesse alla stesse categoria di Phineas Dulles. Quei due erano differenti l’uno dall’altro come il giorno lo era dalla notte e si sentiva enormemente sollevato nel sapere che il carattere di Neal era quanto di più diverso possibile da quello dell’altro truffatore. Il ladro, dopo avergli rivolto una veloce occhiata, gli si avvicinò preoccupato per quell’espressione cupa che gli si era dipinta sul volto.
- Nessuno sa niente della Lacrima. Comincio a credere che siamo su una falsa pista.- disse mentre cercava di capire a cosa stesse pensando il federale.
- Valeva comunque la pena di tentare. Sediamoci un attimo.- gli propose Peter, rivolgendogli lo stesso strano sguardo di quando erano davanti al cancello della villa.
Non fecero in tempo ad accomodarsi a uno dei tanti tavolini rotondi disseminati per il giardino, che la sedia in più vuota venne spostata e occupata da un altro uomo vestito elegantemente e con un’espressione di grande arroganza ben stampata in viso.
- Phineas Dulles.- esalò sorpreso Peter, scattando subito sulla difensiva.
- È un piacere scoprire che ti ricordi ancora di me, Peter.- disse il ladro con una voce morbida e calda e rivolgendogli un sorriso sensuale.
- Non potrei mai dimenticarmi di te!- gli rispose il federale con un tono di voce duro, sotto cui strisciava una rabbia a stento repressa.
- Suonerebbe come una romantica dichiarazione d’amore, se non fosse per l’animaletto da compagnia che ti porti dietro.- replicò Phineas Dulles spostando la sua attenzione su Neal.
Il Signore della Truffa sostenne quello sguardo affilato senza lasciarsi intimorire dalla muta minaccia che conteneva. L’altro uomo doveva essere di qualche anno più grande di lui, portava i capelli neri pettinati accuratamente all’indietro, gli occhi erano di un verde intenso determinati e freddi, le labbra erano piegate in un sorriso sfrontato che rivelava il carattere superbo di quell’uomo. Nel complesso poteva essere classificato come un uomo attraente, ma non bellissimo e Neal sorrise al pensiero che su quello era in netto vantaggio sul suo rivale.
- Lui non c’entra nulla, questa è una questione tra me e te!- intervenne Peter, schierandosi subito in difesa del suo amico.
Un lampo metallico brillò per un attimo nelle iridi di Phineas Dulles mentre ancora fissava con insistenza Neal, prima di riportare lo sguardo sul federale.
- Già, tra me e te. – ripeté il ladro e sulle sue labbra quelle parole assunsero un significato strano, un suono più sinistro – Ho soprasseduto alla presenza di Elizabeth nella tua vita, infondo ogni uomo dovrebbe fare l’esperienza di sposare una donna bella e intelligente, ma scegliere questo moccioso quando puoi avere me, ecco… questo mi ha molto deluso.- e nella sua voce non era difficile leggere una minaccia molto poco velata.
Peter si irrigidì immediatamente e, cercando di fare meno movimenti possibili, tirò fuori la pistola dalla fondina che portava alla cintura e la strinse tra le mani, sotto il tavolo con il proiettile già in canna. Se le cose si fossero messe male, avrebbe potuto difendersi e sperare che almeno Neal ne uscisse fuori vivo.
- La Lacrima, Phineas.- gli intimò il federale.
Il sorriso sulle labbra del ladro si ampliò, gelido e affilato come la lama di un pugnale, mentre muovendosi il più lentamente possibile, prese dalla tasca interna della giacca una scatolina rossa, di quelle che si usano nelle gioiellerie, e delicatamente la pose sul tavolo.
- Ecco qui il diamante, perfettamente intatto. – appoggiò i gomiti sul ripiano e si sporse verso Peter – Non che mi interessasse più di tanto, oltre il valore venale ovvio, ma era più che altro un diversivo. Puoi tenertelo se vuoi.- disse avvicinando ancora di più il proprio volto a quello del federale.
Neal, momentaneamente dimenticato, osservava la scena sorpreso dall’impassibilità che stava mostrando Peter in quel momento. Era chiaro come il sole che Phineas Dulles stesse cercando di sedurlo, i suoi sguardi, le sue movenze e il modo in cui gli parlava lo gridavano a gran voce, ma Peter era rimasto fermo al suo posto e lo aveva lasciato avvicinare. Quando il federale aveva dato la caccia a lui, c’erano sempre le sue risate divertite rincorse dalle urla dell’altro che gli intimavano di fermarsi e arrendersi, in quei momenti il sangue gli scorreva più veloce nelle vene e c’era sempre quel senso d’esaltazione, consapevole che la volta successiva Peter ci sarebbe stato ancora a corrergli dietro.
Invece sembrava che Phineas Dulles avesse il potere di congelare Peter, non che non lo avesse mai visto con un atteggiamento distaccato e freddo, ma in qualche modo gli sembrava diverso dalla persona che conosceva lui.
- Oh sì, ho rubato la Lacrima solo per attirare la tua attenzione, Peter. – ridacchiò mentre con l’indice ridisegnava la linea della mascella del federale – Mi sono stancato di giocare, da adesso in poi si fa sul serio.- e l’espressione dietro quel sorriso era terribilmente seria.
Con un movimento rapido e sinuoso, Phineas Dulles si rimise in piedi ma, invece di andarsene, si chinò in avanti fino a portare il volto davanti a quello di Peter, che tentava di mantenersi il più possibile distaccato.
- Non amo dividere le mie proprietà con altri.- disse parlandogli sulle labbra, prima di baciarlo.
Neal scattò in piedi, innervosito da quel bacio e da Peter che non aveva fatto niente per fermarlo. Phineas Dulles gli scoccò un’occhiata allusiva e derisoria, prima di rimettersi dritto e allontanarsi, il federale ancora seduto e con le mani sotto il tavolo, per nulla intenzionato a muoversi.
- Fermati.- gli gridò dietro Neal, mentre aggirava il tavolo per inseguirlo.
Udì la voce di Peter che gli ordinava di non farlo, ma in quel momento non voleva dargli retta, non quando aveva avuto le labbra di un altro sulle proprie senza reagire. Come un bambino ostinato corse dietro all’altro ladro e, soltanto quando lo vide fermarsi e puntargli contro la pistola che teneva nascosta sotto la giacca, capì di essersi fatto trascinare in una trappola. Tra le urla concitate degli astanti, Phineas Dulles sparò un paio di colpi, ma prima che i proiettili potessero colpirlo, Neal si sentì trascinare a terra e qualcosa di solido e caldo che aveva l’odore di Peter gli si stese sopra. Sollevò gli occhi di scatto e si ritrovò a guardare il collo forte del federale mentre questi era occupato a scrutare accigliato la folla in cui si era dileguato Phineas Dulles, per prevenire altre minacce.
Neal impiegò una manciata di secondi a capire che era steso di schiena sul prato inglese, con Peter a carponi sopra di lui per fargli da scudo. Anche attraverso i vestiti, riusciva ad avvertire le linee forti di quel corpo e, quasi senza rendersene conto, le sue mani si strinsero sulle spalle dell’altro. A quel contatto, il federale si girò di scatto verso di lui, fissandolo per una manciata di secondi con un’intensità che provocò un crampo nel bassoventre del ragazzo.
- Stai bene?- gli domandò preoccupato Peter, mentre con lo sguardo vagava sul suo viso in cerca di ferite.
Neal annuì con un cenno del capo, incapace di articolare qualsiasi cosa, consapevole soltanto dello sguardo e del corpo dell’altro su di sé. Peter sospirò sollevato, chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro la sua spalla destra. Il truffatore riuscì a udire a stento il per fortuna che aveva mormorato e pensò che avrebbe potuto restare per sempre in quella posizione e sarebbe stato felice.

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Capitolo 5
*** IV. Nella tela del ragno ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^____^ Chiedo perdono per l’ennesimo ritardo nell’aggiornare questa long, ma tra i problemi della tesi e la mezza influenza che mi ha beccata, non ho avuto né tempo né voglia di mettermi davanti al pc… Non che adesso stia meglio, anzi! -__- In questo capitolo ho scritto di una cosa di cui non mi sono mai occupata prima, un pochino imbarazzante, lo ammetto, ma che mi sono divertita come una matta a descrivere *__* Spero quindi che non abbia fatto un casino totale con questa mia prima volta ^^’’ Passando a cose serie, ringrazio BlackCobra: Figurati ^^ Allora non mi formalizzo più per la lunghezza dei capitoli, anche perchè ho strabordato anche in questo ^^''' A proposito di agenti federali strafighi... Hai visto? Domenica trasmettono la nuova serie di NCIS e HFO, Venerdì quella di NCIS - LA (Sono riuscita a guardare i primi quattro episodi e, se permetti una raccomandazione, munisciti di tanta, tanta pazienza perchè ci sarà un personaggio per le prime puntata che farà uscire dai gangheri Callen ^^). Per il pairing Sherlock/John... ho qualche idea per la versone libraria, ma non so se sono all'altezza di cimentarmi... invece sto approfittando a più non posso della versione bbc *ç* Se qualcuno volesse regalarmi il dottor John Watson non mi offendo *p* L'omosessualità di Matt Bomer era una voce che circolava già in internet, ma ha ufficializzato la cosa ai Grammy se non sbaglio... Ma ha anche dei figli? No, perchè mi sembra di aver letto che ha ringraziato i figli oltre al compagno. Passando alla mia longhetta... Sto disseminando briciole di pane in attesa del prossimo capitolo... Vedrai *__* Neal si vorrebbe approfittare di Peter in più di un modo ^O^ Per il mode porn on darà il meglio di lui in questo capitolo *-* Il nostro - magari! - truffatore è innamorato cotto di Peter, per questo si lascia molto andare in certi pensieri, vorrei poter avere accesso alla sua mente in quei momenti, avrei molto materiale a cui attingere ^^''' Vedo che Phineas Dulles non ha riscosso la tua simpatia... In effetti ho voluto renderlo il più sgradevole possibile ^^ Ma ha il merito di scatenare la preoccupazione di Peter x Neal, no? -__^ Sì, non ho resistito a mettere i nostri in una posizione equivoca, ma infondo dovevo ripagare Neal per averlo coinvolto in un conflitto a fuoco e quale modo migliore? ^O^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^___^
Ringrazio: BlackCobra, il_vaso_di_Pandora_, kae e malena per aver inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra per aver inserito questa fic tra quelle da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, avalen, draco potter, fange69, Il_Genio_del_Male, Selvy e Toru85 per aver inserito questa long tra le seguite.
Ringrazio tutti coloro che hanno anche soltanto letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^0^/


Capitolo 4: Nella tela del ragno
Peter è in piedi davanti al letto su cui sei disteso, indossa soltanto un paio di boxer aderenti e osserva il tuo corpo nudo, disteso tra le lenzuola, con la stessa minuzia che dedicherebbe a uno dei suoi casi. Quegli occhi scorrono in una carezza incandescente sulla tua pelle, eccitandoti ogni secondo di più.
- Peter…- lo chiami, un bisbiglio umido sulle tue labbra, mentre inarchi la schiena in un chiaro inviso.


Neal morse forte la federa del cuscino nel tentativo di reprimere un gemito che, credeva, si sarebbe udito in tutta la casa. Sentiva il corpo tremare e i muscoli scattare per ogni spasmo tra le lenzuola sfatte mentre, sdraiato bocconi e con la mano nella biancheria intima, si dava piacere da solo. Avvertiva i sensi sfrigolare e la ragione venire abbattuta una carezza dopo l’altra da quelle immagine infuocate che la sua mente gli stava maliziosamente proponendo.

Peter ti sorride e, poggiando un ginocchio sul materasso, sale sul letto sdraiandosi sopra di te. Un gemito ti rotola tra le labbra, quando avverti ogni linea di quel corpo forte e virile stendersi sul tuo, come una coperta calda in pieno inverno. Ti bacia, mentre con le mani ti accarezza il torace disegnando scie di brividi sulla tua pelle. Sollevi la testa dal cuscino e spingi il volto verso il suo, cercando di approfondire il più possibile quel bacio. Abbassi le braccia spinto dal desiderio di abbracciarlo, ma tutto quello che ottieni è di dare uno strattone alle manette con cui ti ha legato alla testiera del letto. Sospiri frustrato di non poterlo toccare, prima che un’idea si faccia largo nella tua testa: non sarai il solo a soffrire per l’impossibilità di poterlo toccare. Gli abbranchi i fianchi con le gambe e ti strofini contro di lui come un grosso gatto. Peter geme forte contro la pelle del tuo collo che era passato a baciare.
- Dio Neal!- sospira stringendoti forte i fianchi tra le dita.


Neal serrò ancora di più le palpebre, fino a vedere fontane di luce iridescenti dietro il loro schermo. Si leccò le labbra secche con la punta della lingua, mentre un brivido gli percorse la spina dorsale squassandolo fin dentro le viscere. Sentiva la pelle surriscaldarsi sempre di più, nonostante i brividi gelidi che gli scorrevano sottopelle. Aumentò il ritmo con cui muoveva la mano e, in reazione a questo, la testa scattò indietro e un gemito roco vibrò sulle sue labbra, le dita strette sulle lenzuola fino a far sbiancare le nocche.

Peter percorre il tuo corpo con una lentezza esasperante, accarezzandoti con le dita e con la bocca, lasciando dietro di sé macchie umide che a contatto con l’aria diventano fredde. La lingua di Peter affonda nel tuo ombelico, ne accarezza le pareti e ne morde i bordi, muovendola poi come se stesse mimando un rapporto sessuale e questo ti fa letteralmente perdere la testa. Muovi le anche, mentre senti la sua lingua percorrerti la pelle del ventre, chiedendogli di darti qualcosa di più di quelle carezze inappaganti.
- Dove vuoi che ti tocchi adesso?- ti chiede la sua voce.
Parla con le labbra contro la tua pelle, soffiandoci sopra il respiro che sembra ghiacciato contro il tuo corpo bollente. Riesci a pronunciare un “più giù” soffocato dai gemiti e devi morderti il labbro inferiore per non gridare, quando senti la sua bocca sul tuo sesso.
- Guardami.- mormora lui, facendo scorrere la lingua con crudele lentezza.
A fatica sollevi le palpebre e pieghi la testa in avanti fino a quando incroci il suo sguardo con il tuo. Basta quella vista erotica e il ti amo pronunciato contro la tua pelle, a procurati un brivido che ti squassa fin dentro le profondità del tuo corpo.


Neal ansimava a occhi chiusi contro il cuscino, il corpo preda delle ultime scie dell’orgasmo e la mano sporca ancora infilata nei boxer. Strinse i denti mentre affondava ancora di più il viso nel cuscino, quasi desiderasse di nascondersi. Non ce la faceva più, quella situazione era diventata insostenibile oramai. Da quando Peter lo aveva salvato dai proiettili di Phineas Dulles e aveva sentito il suo corpo stendersi caldo e solido sopra il suo, non trascorreva una notte senza che si masturbasse pensando a lui. Era il ricordo del suo fisico forte sul proprio, del calore della sua pelle così intenso da poter essere percepito anche attraverso i vestiti che indossava e di quell’odore intenso di dopobarba a eccitarlo in quel modo. La parte peggiore era però il dopo, quando, passato l’ottundimento dei sensi, si sentiva schifosamente solo senza il corpo di Peter steso accanto al proprio, mostruosamente il colpa verso Elizabeth per quello che provava verso suo marito e terribilmente male perché sapeva che nessuna di quelle fantasie che gli stavano riempiendo la testa si sarebbe mai potuta realizzare.
Doveva smetterla di pensare a Peter in quel modo, si stava facendo soltanto del male da solo e avrebbe dovuto ricominciare a pensare nuovamente a lui come a un amico ma da domani, rifletté mentre scivolava con la mente nel sonno accompagnato dall’immagine del corpo nudo dell’altro.

Neal entrò nella sezione del White Collar con l’espressione stravolta di chi ha trascorso l’ennesima notte in bianco, tanto che tutti gli agenti presenti si voltarono a fissarlo sorpresi e il ladro assunse un’espressione ancora più imbronciata perché odiava fornire agli altri un’immagine disordinata di sé. Stava per crollare di peso sulla sedia della sua scrivania, sperando di poter dormire un po’ senza che il suo subconscio gli riproponesse di continuo l’immagine di Peter nudo intento a fargli tutto quanto una la mente umana potesse inventare per il piacere del sesso, quando l’oggetto dei suoi pensieri lo chiamò nel suo ufficio. Neal represse a stento un gemito di protesta, perché non era molto sicuro di voler affrontare l’altro vista la situazione particolare in cui si trovava, ma ugualmente salì le scale ed entrò nell’ufficio sopraelevato dell’agente Burke.
- Che succede?- domandò mentre si sedeva sulla sedia davanti la scrivania, ma la sua voce risuonò stanca.
Peter sollevò incuriosito la testa dai rapporti che stava compilando e posò lo sguardo sul volto pallido del ragazzo davanti a lui.
- Questo dovrei essere io a chiedertelo. Hai un paio d’occhiaie che sembri uno zombie, si può sapere che hai combinato la scorsa notte?- gli chiese il federale, preoccupato e sospettoso.
E Neal si ritrovò a fissarlo senza sapere cosa rispondere, perché non poteva dirgli che aveva passato la notte in bianco a causa dei sogni erotici che faceva su di lui. Cercò di assumere un’espressione il più possibile innocente e di recuperare quel suo sorriso brillante che era un po’ il suo marchio di fabbrica.
- Ho dipinto fino a tardi.- rispose con nonchalance.
Puntò tutto sulla sua proverbiale faccia da baro e anche quella volta dovette fare il suo lavoro, perché Peter lo fissò diffidente per un’altra manciata di secondi prima di annuire con un cenno del capo e Neal sospirò sollevato.
- Come stai?- domandò ancora il federale. Questa volta Neal comprese che si stava riferendo alla sparatoria contro Phineas Dulles di alcuni giorni prima, perché uno dei proiettili che l’altro truffatore gli aveva sparato contro, lo aveva colpito di striscio alla spalla sinistra. Non se n’era accorto subito, troppo scombussolato da quanto accaduto e dalla vicinanza con Peter, ma quando si era rialzato e aveva mosso la spalla il dolore gli aveva morso ogni centro nervoso facendolo gemere. Da quando il federale aveva visto la sua camicia bianca inzupparsi di sangue, gli chiedeva come stesse almeno una volta al giorno e lo fissava con uno sguardo a metà tra il inquieto e il pentito. Non che a Neal non facessero piacere quelle attenzioni, ma non voleva che l’altro si preoccupasse a quel modo per lui, per una sciocchezza oltretutto.
- Peter sto bene davvero. Era soltanto un graffio.- protestò il ladro sbuffando.
L’altro uomo sospirò pesantemente, mentre si passava una mano sulla fronte. Si sentiva dannatamente in colpa per aver messo Neal in pericolo in quel modo, senza dirgli nulla del truffatore con cui avevano a che fare, ma non voleva metterlo in allarme più del necessario. Peter sollevò poi lo sguardo su di lui, deciso a raccontargli come stessero effettivamente le cose.
- Ma sarebbe potuta andare peggio. Phineas Dulles non è come te o Mozzie, è una persona pericolosa con cui sarebbe saggio non mettersi a giocare. – gli rispose cupo, poggiandosi contro lo schienale della sedia – E’ un assassino, si diverte a uccidere le persone.- e si fermò a osservare l’espressione dell’altro.
Neal lo stava fissando con quei suoi enormi occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Lui sapeva usare le armi ma non amava adoperarle e la sola vista di un cadavere gli procurava la nausea, per questo si era sempre concentrato sulla nobile arte del furto e della truffa, perché anche se alleggeriva il conto in banca di qualcuno non si faceva male nessuno. La viveva come una sfida d’intelletto, mentre l’omicidio era un reato brutale, privo di ogni eleganza e logica, che veniva compiuto da persone che perdevano il controllo e agivano in preda a un raptus, scevri di una guida razionale.
- Diana non me l’ha detto quando mi ha parlato di lui in banca.- disse parlando piano, sempre con lo sguardo fisso sull’altro.
- Perché non lo sa, è una cosa di cui siamo a conoscenza soltanto io e Hughes. I colleghi del BAU hanno classificato Phineas come un sadico narcisista: deruba le persone per mettere alla prova la sua intelligenza e le uccide per attuare le sue fantasie sessuali. Siamo riusciti a collegarlo a sei omicidi per adesso, ma non ci sono prove, tutto ciò che possediamo sono indizi che non reggerebbero mai in tribunale, per questo Hughes mi ha proibito di farne menzione nei rapporti. Ufficialmente è soltanto un ladro e un truffatore.- gli spiegò Peter parlando lentamente come per assicurarsi che capisse con chi avevano a che fare.
In quel momento un solo pensiero attraversò però la testa di Neal: quell’uomo si era innamorato di Peter e questo non avrebbe portato a nulla di buono. Il pensiero che potesse accadere qualcosa di grave al federale gli strinse lo stomaco in una morsa gelata.
- Cosa pensi di fare con lui?- chiese celando a fatica la sua preoccupazione.
Peter prese un attimo ancora prima di rispondere, come se dovesse raccogliere le idee.
- Ho già mandato Elizabeth da sua sorella e messo un paio di agenti in incognito a sorvegliarle, anche se non credo che l’obbiettivo principale sia lei.- e lanciò un’occhiata significativa al ladro davanti a lui.
Neal sussultò e, nella sua mente, ripercorse la conversazione che avevano avuto con Phineas Dulles alla villa di Fuller e improvvisamente gli fu tutto chiaro. Era lui quello che voleva uccidere, perché credeva che aveva occupato quel posto nella vita di Peter che doveva essere destinato a lui soltanto e Dio solo sapeva quanto Neal avrebbe voluto che fosse davvero così.
- Non hai idea di ciò che fa alle sue vittime, gli piace usare il coltello e le riduce in uno stato che è quasi impossibile riconoscerle dopo. Non ti allontanerai un attimo da me, ok? Ho anche chiesto ai Marshall di cambiare i dati della tua cavigliera per farti trasferire da me, sto aspettando il loro via libera. Senza volerlo ti ho coinvolto in un gioco molto pericoloso e mi dispiace, ma ti prometto che farò il possibile perché non ti accada niente.- gli promise Peter fissando il suo sguardo serio e fermo in quello dell’altro.
Neal deglutì a vuoto sentendo qualcosa di caldo e denso sciogliersi dentro il suo petto. Cercò qualcosa di sensato da dire, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di annuire con un cenno del capo.
- Bene! – gli sorrise Peter – Allora adesso aiutami con questi.- e gli lanciò un fascicolo di estratti conti.
- Avrei dovuto saperlo che tanta gentilezza nascondeva un secondo fine.- borbottò scherzoso il truffatore.
A stento riuscì a nascondere quel sorriso che gli stava incurvando irresistibilmente le labbra.
- Non lamentarti e lavora, piuttosto.- lo rimproverò l’agente.
Voleva sembrare serio, ma Neal notò che il suo tono di voce era leggero e, con le labbra tese in un piccolo sorriso, abbassò la testa sui fogli che doveva esaminare.

Peter piegò il braccio e guardò l’ora sull’orologio da polso, mentre camminava il più velocemente possibile verso il bar che c’era vicino al palazzo del White Collar. Un minuto, gli aveva dato le spalle per un minuto e Neal era sgattaiolato via dall’ufficio, e per quale motivo? Per prendere una stupidissima tazza di espresso al bar, visto che la miscela che usavano per la caffettiera dell’ufficio era terminata e il suo palato sopraffino non si sarebbe mai abbassato a bere il caffè del distributore automatico giù nell’atrio. Ma quando l’avrebbe ritrovato… Eppure lo aveva avvertito di stare attento, che adesso che era diventato il bersaglio di Phineas Dulles doveva evitare colpi di testa che sarebbero serviti soltanto ad avvicinarlo di un passo alla morte, ma era stato come parlare al vento. Forse Neal aveva pensato che esagerasse i fatti quando gli aveva raccontato di che razza di persona spietata fosse l’altro truffatore, forse aveva creduto che non sarebbe accaduto niente visto che il bar era vicinissimo agli uffici federali, ma questo non lo autorizzava comunque a dileguarsi dall’ufficio per andare al bar, senza avvertirlo tra l’altro. Dannazione, non poteva capacitarsi di come una persona intelligente come Neal, possa aver fatto una cosa tanto sconsiderata.
Peter svoltò l’angolo e, a causa della fretta, quasi investì un paio di persone, ma per fortuna il bar era proprio davanti a lui. Entrò dentro e si guardò intorno, cercando la figura del ladro tra gli avventori, ma non riuscì a scorgerla e un primo campanello d’allarme iniziò a suonare nella sua testa. Uscì nuovamente in strada, si fermò al centro del marciapiede e fece correre lo sguardo in ogni direzione, senza riuscire a individuare Neal da nessuna parte. Fu in quel momento che il suo cellulare squillò, lo prese dalla tasca sperando che fosse il suo ladro di fiducia, ma sul display campeggiava l’avviso dell’arrivo di un nuovo messaggio da un numero sconosciuto, lo aprì e vide che c’era scritto soltanto davanti a te. Peter rialzò lo guardo e notò che dall’altra parte della strada era parcheggiato un suv nero, bastò quello e l’sms che gli era arrivato per comprendere cosa era accaduto.
Mentre attraversava la strada per raggiungere il suv, Peter sentiva il cuore battere furiosamente nel petto di preoccupazione e di tutto quel marasma di emozioni che si era sempre imposto di non provare e, quando si fermò davanti l’auto, lanciò uno sguardo veloce verso i finestrini posteriori, distinguendo la figura di Neal e accanto a lui un uomo dall’espressione feroce che non aveva mai visto. Il finestrino dal lato dell’autista si abbassò con un basso ronzio, svelando il viso pago e trionfante di Phineas Dulles.
- Non fare quella faccia arrabbiata, il sorriso ti dona di più mio adorato. – esordì il truffatore con un sorrisone ben stampato sulle labbra – Te l’avevo detto che i giochi erano finiti.- gli ricordò con voce melliflua.
- Che gli hai fatto?- chiese in tono duro Peter, riferendosi a Neal.
- Niente, per il momento. Lui è l’unico modo che ho per farti collaborare, per questo l’ho preso, ma ho ben altri piani per noi tre.- e il tono allusivo non prometteva niente di buono.
- Tu, bastardo…- iniziò a imprecare il federale.
- Per favore, non è nel tuo stile. – lo interruppe Phineas – Adesso, se ci tieni a che il tuo animaletto resti vivo e vegeto, sali sul suv senza fare storie, dal lato del passeggero. Ah, prima getta via pistola, cellulare e distintivo.- gli ordinò.
Peter lo guardò furioso e impotente per un lungo istante, poi fece quanto gli era stato detto: sganciò la fondina con la pistola dalla cintura e sfilò il suo distintivo dal portafogli, il cellulare già lo aveva in mano, quindi gettò il tutto sulla strada da qualche parte alla sua destra, sperando che i suoi agenti li trovassero e facessero i giusti collegamenti.
- Bravo. Adesso sali!- ripeté impaziente Phineas Dulles.
Mentre aggirava l’auto, il federale cercò e incontrò lo sguardo di Neal, cercando di comunicargli quella sicurezza che si sarebbero salvati anche quella volta, che lui non sentiva di avere.

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Capitolo 6
*** V. Una lunga notte ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^O^ Sono consapevole di aggiornare sempre in un ritardo a dir poco vergognoso, ma oltre a lavorare alla tesi – la seduta di laurea è il mese prossimo – sto anche scrivendo altre shot e una serie di long che spero di iniziare a postare presto. Questo capitolo era già pronto da qualche giorno, ma non sono mai riuscita a mettermi al computer. Ringrazio margheritanicolaevna: Ok, il prosieguo di questa mini long è tutto "colpa" tua ^O^ Ho letto la tua recensione al capitolo precedente e mi hai fatto accendere la lampadina, certi stimoli non dovete darmeli ^^''' Per la tua fic, prometto di leggerla prestissimo, in realtà l'avevo già sottocchio, ma aspettavo che la terminassi, appena posso mi ci dedico completamente ^^ Ringrazio BlackCobra: Immagino che a quest'ora tu abbia già visto la sostituta pro tempore di Hatty... che ne pensi? ^^''' Guarda, per i personaggi della BBC ho già scritto parecchie shot, una anche a raiting rosso, non mi sono fatta troppi problemi, ma per i libri di Sherlock Holmes ho ancora qualche blocco, comunque ti ringrazio per la fiducia *^* Beh, io l'avevo letto per caso: se cu google metti Matt Bomor esce subito il menù a tendina con nome e cognome seguito da gay, quindi due conti me l'ero fatti ^^ Oh, capito per la questione dei figli. No, no, non ti eri persa niente, è Neal che si è messo a fare le cosacce in solitario ^^''' e sì, si da da fare alla grande ^^''' Oddio, quando ho letto del "pennello" mi sono rotolata dalle risata, non riuscivo più a controllarmi, ma ci sta tutta! Pensa pure liberamente se questi sono i risultati ^O^ Lieta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo ti soddisfi, perchè ti avverto che siamo arrivati a... non lo dico! ^=^ Ringrazio il_vaso_di_Pandora_: Sorpresa!!! \^0^/ Sono contenta di essere riuscita nel mio intento di sorprendervi ^^ Per il mode porn on... il "peggio" dovrà ancora arrivare ^____^ Ringrazio Danyel: Guarda, questa mini long doveva terminare già due capitoli fa, ho il brutto vizio di sforare e di non rispettare mai i termini, e devi dirti che ho aggiunto un altro capitolo, non uccidermi please ^^''' Ti ringrazio davvero, me emozionata ^//^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^O^
Ringrazio: BlackCobra, Danyel, il_vaso_di_Pandora_, kae e malena che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra e Danyel che hanno inserito questa long tra quelle da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, avalen, Danyel, draco potter, ELE106, fange69, Il_Genio_del_Male , Selvy e Toru85 che hanno inserito questa long tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente\^O^/


Capitolo 5: Una lunga notte
Peter batteva con le mani contro la superficie della porta, ne percorreva il profilo con la punta delle dita senza sosta, cercando un punto debole su cui fare leva per poter uscire da quel posto. Phineas Dulles li aveva rinchiusi in una specie di scantinato umido e freddo, ma almeno non lo aveva separato da Neal e si era sentito più sicuro ad avere accanto un esperto di evasioni come lui. Almeno fino a quando non aveva visto la porta della loro cella, di acciaio rinforzato e senza serratura all’interno, c’era soltanto una finestrella con lo sportello che si apriva anch’esso dall’esterno e che, a giudicare dallo strato di ruggine sul cardine, non veniva adoperato da un pezzo. Non avevano alcun modo di fuggire, non per il momento.
- È tutto inutile con la porta, smettila di agitarti.- gli disse la voce scocciata di Neal alle sue spalle.
Peter si voltò verso di lui e lo trovò seduto a terra, con la schiena contro la parete e gli chiusi, esattamente come mezz’ora prima. La rabbia gli iniziò a bruciare nel fondo dello stomaco, a quella vista.
- Chiedo scusa se ti ho disturbato, ma sto cercando un modo per tirarci fuori di qui, perché tu non hai una chiara visione della persona con cui abbiamo a che fare, ma io sì!- esclamò il federale arrabbiato.
Il tono sarcastico nella sua voce attirò subito l’attenzione dell’altro, che raddrizzò la testa e dischiuse le palpebre, puntandogli addosso le sue iridi azzurre ed enormi, simili a quelle di un bambino.
- Anch’io voglio andarmene di qui, ma quella porta si apre solo dall’esterno e quindi non c’è alcun modo di farlo dall’interno.- disse parlando piano e nel tono più neutro possibile.
- Quindi è finita? Basta così, dovremmo arrenderci?- domandò incredulo il federale.
- Hai già provato abbastanza e non hai ottenuto alcun risultato, che differenza farebbe?- rispose piatto, tornando a chiudere gli occhi.
- Non ti sei mai arreso davanti a niente, che diavolo è cambiato adesso?- replicò iroso l’altro.
- Che senso ha combattere contro chi ha già vinto? Se ci troviamo in questo casino è tutta colpa mia.- sbottò il ladro arrabbiato con se stesso e il mondo intero.
Soltanto in quel momento, quando vide Neal in quello stato, Peter comprese il suo stato d’animo e sospirò sentendosi improvvisamente troppo stanco. Con un paio di passi lenti e pesanti si avvicinò al ragazzo e si sedette accanto a lui, che continuava ostinatamente a non volerlo guardare.
- Neal non è colpa tua ciò che è accaduto, lo sai. Se non fosse stato questa volta, Phineas avrebbe trovato un altro modo per portarci qui, quindi smettila di colpevolizzarti e guardami. – lo riprese bonariamente – La nostra situazione non è poi così disperata, sai?- provò a incoraggiarlo.
- Che vuoi dire?- chiese il ladro incuriosito, voltando finalmente lo sguardo verso di lui.
- Che il nostro Phineas Dulles non è così intelligente come vuol sembrare. – Peter sorrise saputo – A quest’ora i miei avranno già trovato il distintivo e la pistola che mi ha fatto gettare via prima di salire in macchiane e i Marshall saranno già in allerta, visto che ha avuto la brillante idea di tagliarti la cavigliera. Ormai saranno sulle nostre tracce, è solo questione di tempo prima che ci trovino, dobbiamo soltanto guadagnare tempo fino ad allora.- gli spiegò rivolgendogli un sorriso furbo.
Non che Neal non sapesse quelle cose, semplicemente non era riuscito a riflettere lucidamente, schiacciato com’era dal rimorso per aver contribuito a far finire Peter nelle mani di Phineas Dulles e dal timore di ciò che avrebbe potuto fargli. Il loro antagonista era un uomo senza scrupoli e il suo amico non si sarebbe tirato indietro pur di difenderlo. Venne distratto dalla mano di Peter che si stringeva attorno alla sua, stranamente calda visto il freddo che faceva in quello scantinato.
- Sei gelido. – constatò preoccupato – Devi scaldarti prima che ti succeda qualcosa. Dai, vieni qui.- e sollevò il bordo della giacca per indicargli di stringersi a lui.
Neal lo osservò per una manciata di secondi, incredulo che stesse davvero accadendo a lui e, per un attimo, il suo cervello venne bruciato da tutte le immagini che avevano popolato le sue notti e dal pensiero che, per quanto Phineas Dulles potesse fare, era soltanto lui quello che poteva abbracciare Peter, nessun altro. Si prese ancora un attimo per assaporare l’immagine di Peter che stava aspettando il suo abbraccio, un pezzetto di paradiso nel cuore stesso dell’incubo che stavano vivendo, poi deglutì e si mosse piano, quasi temesse che fosse uno dei sogni che faceva, che l’altro potesse scomparire appena l’avesse toccato. Invece Peter rimase lì, solido e caldo sotto di lui, mentre si infilava sotto il suo braccio sollevato e appoggiava la testa contro la sua spalla. Neal sorrise mentre faceva passare un braccio attorno alla vita del federale, sotto la giacca, facendolo sussultare quando chiuse la mano gelida sul suo fianco coperto solo dalla stoffa sottile della camicia e stava per appoggiare l’altra sul suo petto, quando Peter la intercettò e la strinse nella sua.
- Vuoi forse congelarmi?- scherzò mentre gli massaggiava le dita con le proprie.
- Il freddo tonifica la pelle.- commentò Neal nello stesso tono, senza togliere la testa dal nido caldo che si era ricavato.
Era troppo piacevole restare rannicchiati in quell’abbraccio forte e caldo, avrebbe dovuto sospettare che con Peter sarebbe stato in questo modo.
- Stai forse dicendo che sono vecchio?- protestò il federale, mentre si portava la mano del ragazzo davanti la bocca.
- Assolutamente. Sei in forma perfetta per la tua età.- rincarò la dose il truffatore, stranamente ilare e rilassato, nonostante la situazione.
- Per la mia età? Ti informo che sono in forma perfetta e basta, moccioso. Quando usciremo di qui te ne darò la prova.- lo minacciò in tono leggero, prima di iniziare ad alitare sulle dita intorpidite dal gelo del ladro.
Peter si aspettava un’altra battuta da Neal, invece questi rimase in silenzio e, incuriosito, abbassò la testa per guardarlo. Il signore della truffa si sentiva riempire il cuore a ogni gesto e premura che l’altro gli riservava, gli sembrava di essersi avvicinato in modo incredibile a lui, tanto da sentire come scomparsa quella sottile linea divisoria che c’era tra il federale e il ladro. In quel momento Peter gli sembrava vicino, a un livello superiore e alternativo a quello puramente fisico, e quell’affinità era qualcosa che gli scaldava e straziava l’anima. Gli occhi blu di Neal stavano guardando il federale enormi come quelli di un bimbo spaurito, sembravano annullare tutto il resto del mondo e occupare tutto lo spazio attorno a loro, splendenti di una luce azzurrina che catturava l’attenzione di chiunque ne incontrasse incautamente lo sguardo per non lasciarlo più libero. In quel momento, per Peter non esisteva null’altro che il volto bellissimo del giovane uomo tra le sue braccia, troppo vicino anche solo per pensare di opporre una qualsiasi resistenza. Nessuno dei due avrebbe mai saputo dire chi si fosse spostato per primo, chi avesse baciato chi, ma tutto quello che Neal era riuscito a registrare erano le labbra calde e morbide dell’altro uomo che si muovevano caute sulle sue, come se temesse di spaventarlo. Sentiva il naso di Peter contro il suo, il suo respiro umido e tiepido sulle labbra, e realizzò che desiderava di più, che voleva catturare quel momento prima che finisse e goderselo fino in fondo. Sollevò il braccio con cui gli stava stringendo la vita e con esso gli abbracciò il collo, mentre si spingeva contro di lui il più possibile, mosso dal desiderio di annullare ogni distanza tra di loro, affondando il più possibile nella bocca dell’altro e cercando di approfondire quel bacio.
La reazione di Peter non tardò ad arrivare: con la mano libera gli strinse le spalle, piantandogli le dita nella punta della spalla, in un abbraccio forte e possessivo, mentre aveva incrociato le dita dell’altra mano con quelle del ladro che stava ancora stringendo con le proprie, facendo combaciare i palmi e incrociando le loro dita, in una stretta dolce che contrastava la passionalità delle loro altre azioni. Quando si allontanarono per respirare, mantennero comunque i volti vicinissimi, fronte contro fronte e nasi incrociati, tanto che ognuno sentiva il respiro sostenuto e caldo dell’altro sulle proprie labbra, mentre le mani stringevano la stoffa dei loro abiti così forte da dare l’idea che temessero che l’atro potesse svanire in una nuvoletta di fumo da un momento all’altro.
Neal osservava affascinato il viso di Peter davanti al suo, mentre decine di emozioni diverse si riversavano dentro di lui, confondendolo al punto di farlo sentire come se stesse guardando quella scena dall’esterno, eppure il federale era caldo e solido contro di lui, e lo stringeva così forte da fargli quasi male. Quando, dopo una lunga pausa, l’uomo più grande sollevò le palpebre per guardarlo, Neal si ritrovò a trattenere il fiato, perché gli occhi di Peter erano simili a oceani in tempesta, sbattuti da venti implacabili e improvvisamente privi di ogni certezza.
- Peter?- provò a chiamarlo il ladro, in un sussurro così basso da essere appena percettibile.
Il federale inspirò forte, sentendosi sul punto di cadere. Sapeva bene che teneva a Neal più di quanto fosse lecito a un uomo sposato come lui, ne aveva preso coscienza pian piano, mentre il loro rapporto diventava sempre più ambiguo e stretto. Prenderne coscienza era stata la cosa peggiore del mondo per lui, perché si sentiva sempre uno schifo nei confronti di sua moglie e di se stesso, era arrivato al punto di non riuscire più a guardarsi allo specchio. Alla fine aveva deciso di lasciar fare alle cose il loro corso, avrebbe cercato una soluzione se e quando il problema si sarebbe presentato e, adesso che il momento era arrivato, non sapeva cosa fare. Aumentò la stretta sulle dita del ragazzo e spinse il suo volto contro il suo, come se cercasse un appiglio per non precipitare giù.
- Neal io… non…- provò a spiegarsi, ma venne interrotto dal bacio a stampo che gli diede l’altro.
- Sta’ tranquillo. Non devi dirmi niente ora. Pensaci bene e fai la scelta che ritieni più giusta, sappi soltanto che tu potresti prendere tutto se volessi.- parlò con le labbra a pochi centimetri da quelle dell’altro, sfiorandole a ogni lettera pronunciata.
- Mi dispiace.- mormorò Peter, chiudendo gli occhi e accarezzandogli il volto con il suo.
Neal sorrise mentre aumentava la stretta del braccio attorno al suo collo e seguiva i suoi movimenti. Era ancora incredulo che tutto ciò stesse accadendo davvero, aveva trascorso così tanto tempo a immaginare di avere un contatto simile con Peter, che ora faticava a credere che di non stare sognando. Riappoggiò la testa sulla spalla dell’altro, che gli poggiò la guancia sulla tempia.
- Dobbiamo trovare un modo di uscire di qui.- bisbigliò Neal, senza muoversi.
Peter rimase a lungo in silenzio, come se stesse riflettendo sul da farsi, poi affondò le dita tra le ciocche di capelli di Neal, per tenerlo fermo contro di sé.
- Quando Phineas verrà io lo terrò occupato e tu troverai un modo per fuggire, raggiungerai la mia squadra e gli racconterai tutto, ok?- ordinò con voce seria e distaccata, come se non stesse parlando di se stesso.
- Non puoi chiedermi questo.- protestò immediatamente il ladro, cercando di divincolarsi, ma il federale lo tenne ben fermo contro di sé.
- Questa è la nostra unica speranza di sopravvivere, cerca di capirlo. Lo farai?- gli chiese ancora, con un tono di voce in cui iniziava a serpeggiare una certa disperazione.
- Peter.- provò ancora a replicare il ladro, senza riuscire a liberarsi della sua presa.
- Lo farai, Neal?- domandò ancora il federale, in tono perentorio e parlando con le labbra premute contro la sua tempia.
Il signore della truffa si fermò un attimo, indeciso se seguire le indicazioni dell’altro o meno, ma l’abbraccio di Peter era così disperato in quel momento, che alla fine cedette. Avrebbe fatto come gli chiedeva, sarebbe corso a chiedere aiuto, ma non per questo l’avrebbe abbandonato. Abbracciò più forte il federale, spingendo il volto contro il suo collo e ispirando il più a fondo possibile il suo odore.
- Va bene.- sussurrò poi contro la pelle del suo collo, prima di lasciarci un bacio sopra.
Peter sussurrò un grazie contro la sua pelle basso e roco, trasudante di sconforto e rassegnazione che fece salire le lacrime agli occhi a Neal, che si aggrappò alla sua camicia come un bambino spaventato e cercò di stringersi a lui il più possibile. Rimasero stretti in quell’abbraccio fino a quando non si addormentarono, sfiniti dallo stress di quella lunga giornata e così li trovò Phineas Dulles quando entrò in quella cella. Li osservò per un lungo istante accigliato, la gelosia era una morsa gelata attorno alle viscere che gli stava avvelenando il sangue. Odiava Neal Caffrey perché era riuscito dove lui aveva miseramente fallito e questo non sarebbe mai riuscito a perdonarglielo.
Studiò interessato e irritato il volto di Peter, disteso in piccolo sorriso felice per quell’abbraccio di cui stava godendo, mentre a lui erano state riservate soltanto espressioni di sofferta sopportazione e rabbia. Si era dovuto accontentare di guardare la persona che amava da lontano, mentre quel piccolo patetico ladruncolo scavalcava con una facilità disarmante tutte le riserve del federale e si ricava un posto nella vita e nel cuore di Peter che non gli spettava.
Ma avrebbe pensato lui a rimettere a posto le cose, perché Peter era suo, soltanto suo.
- Sveglia belli addormentati.- urlò prima di dare un calcio negli stinchi di Neal.
I due si svegliarono di soprassalto, guardandosi intorno ancora intontiti dal sonno e senza mai sciogliere quell’abbraccio che li teneva uniti, notò furioso Phineas. Peter studiò il volto del giovane uomo che stringeva tra le braccia per accertarsi che stesse bene, prima di spostare e soffermare lo guardo sul loro carceriere.
- Lascialo andare, Phineas, è me che vuoi non lui.- gli disse con un tono di voce che voleva essere autoritario.
- È qui che ti sbagli mio adorato. – rispose cinguettando il truffatore – Io voglio entrambi. Lui è la garanzia che tu farai tutto quello che ti ordinerò di fare.- spiegò loro con un sorriso tetro.
- Che intendi dire?- chiese Neal cercando di apparire sicuro e determinato.
Gli occhi verdi e gelidi di Phineas si spostarono su di lui, carichi di una furia a stento trattenuta che lo fece rabbrividire.
- Ti facevo più sveglio visto la fama che ti circonda. – lo derise cattivo – Comunque la spiegazione è semplice: tu resterai qui sotto la sorveglianza del mio amico – e indicò l’uomo che aveva portato con sé e che era rimasto fermo davanti la porta della cella – mentre Peter verrà con me e se si azzarderà a negarsi soltanto una volta, io farò una chiamata al mio amico che si rivarrà sul suo cucciolo da compagnia, sono stato chiaro?- li minacciò tenendo lo sguardo fermo su Neal.
- Cristallino.- rispose Peter tetro.
Aveva immaginato cosa avesse in mente per lui Phineas e la cosa non gli piaceva per niente. Non era quello il modo in cui avrebbe voluto che andassero le cose, se proprio doveva avere rapporti sessuali con un uomo avrebbe preferito che fosse stato Neal il primo e possibilmente l’unico, non uno psicopatico ossessionato da lui, ma non poteva fare niente tranne che accettare quella situazione e sperare che si risolvesse il prima possibile. Phineas si volse verso di lui e quegli occhi verdi gli scatenarono un brivido gelido lungo la schiena.
- Sono contento che tu mi abbia capito, amore mio. Allora vieni con me!- e gli tese la mano destra.
Peter la osservò per un attimo, prima di farsi coraggio e afferrarla, rimettendosi in piedi. Lanciò una breve occhiata al suo giovane ladro e poi seguì il suo carceriere fuori dalla cella. Neal osservò la sua schiena allontanarsi, sentendo un peso schiacciargli il petto e le lacrime riempirgli gli occhi.

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Capitolo 7
*** VI. Faccia a faccia ***


Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovare ^__^ Con il capo cosparso di cenere chiedo umilmente venia per l’immondo ritardo con cui sto aggiornando questa long, ma nel mentre mi sono laureata alla magistrale, sono mancata da casa qualche giorno e soltanto qualche giorno fa sono riuscita a riprendere in mano questa fic. Ringrazio il_vaso_di_Pandora_: Ti ringrazio davvero ^o^ Per come è la sua personalità, ho immaginato che l’abbraccio di Peter non poteva essere altro che caldo e dolcissimo… inoltre, immaginarli abbracciati è stato piacevolissimo *___* Spero che anche questo capitolo di ti piaccia ^^ Ringrazio Danyel: Finalmente, come promesso, son tornata ^^ Sono contenta che il bacio tra Peter e Neal ti sia piaciuto, perché ho sempre paura che inserire scene romantiche tra di loro, con la situazione sentimentale che hanno, possa stonara… Ehmmmm… Mi spiace ma sulle intenzioni di Phineas ho la bocca cucita ^^ Ringrazio margheritanikolaevna: Beh, immagino che dopo questo capitolo le tue perplessità sulla remissività di Peter siano placate, soprattutto visto che le condividevi con Phineas. Peccato che non possa sbottonarmi di più, ma altrimenti spoilerei sui prossimi capitoli ^^ Comunque lieta che la scena del bacio ti sia piaciuta ^_^ Ringrazio BlackCobra: Alla fine ce l’ho fatta a tornare, infatti la sostituta di Hatty ha fatto in tempo a creare altri problemi a Callen e andarsene ^^ Diciamo che Peter sta ancora cercando di fare l’etero convinto (come il Watson della bbc che continua a ripetere che non è gay e nessuno ci crede ^O^) Beh, Neal è un po’ sottotono, ma prometto che si riprenderà, anche perché altrimenti non potrebbe aiutare il suo federale ^__^ Beh, ammetto che la mossa di Peter è parecchio sleale, ma non oso pensare a quello che Phineas potrebbe fare a Neal se finisse nelle sue grinfie geloso com’è O||O Già dove sono Jones, Diana e gli altri? Tu li hai visti per caso? ^O^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^^
Ringrazio: BlackCobra, Danyel, il_vaso_di_Pandora_, Kae e Malena che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra e Danyel che hanno inserito questa long tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, avalen, Danyel, DamonLady, draco potter, ELE106, fange69, Il_Genio_del_Male, Pamy91 e Toru85 per aver inserito questa long tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente |^O^/


Capitolo 6: Faccia a faccia
Neal per una manciata di minuti rimase a fissare la porta della cella che Phineas aveva chiuso dietro di sé. Sapeva che doveva mantenere la parola data a Peter e trovare aiuto, ma non riusciva a pensare a nient’altro che al suo amico che si era sacrificato volontariamente per permettergli di scappare.
Nervoso, si morse le labbra e avvertì un sapore diverso sotto la lingua, che non faticò a ricondurre al federale e nella sua mente esplosero le immagini della notte che avevano trascorso in quella cella, della gentilezza di Peter e di quel bacio così spontaneo e giusto, non gli veniva altro termine per definirlo. Si portò la punta di due dita alle labbra, mentre un soffuso calore si condensava sotto la pelle delle sue guance e avvertiva ancora il sottile piacere che Peter era riuscito a fargli provare con un solo bacio.
Non posso abbandonarlo!
L’energumeno che Phineas aveva lasciato di guardia era sempre lì, immobile davanti la porta con un’ottusa espressione neutra da film di spionaggio, con le braccia incrociate sul petto per evidenziare i bicipiti e il cellulare stretto nel pugno destro. Neal lo studiò a lungo, ma quell’uomo era una montagna di muscoli d’acciaio e cattiveria, e non sarebbe mai riuscito ad avere ragione di lui, avrebbe dovuto quindi cercare di superare la sua forza con la propria astuzia. Si guardò intorno in cerca di un’idea e a un tratto il suo sguardo venne attirato da una finestrella mezzo nascosta da uno scaffale, impolverata e dall’apertura a bocca di lupo che avrebbe potuto fare a caso suo.
Un inquietante sorriso divertito si formò sulle sue labbra, un attimo prima che riportasse la sua attenzione sulla guardia.


§§§



Peter seguì in silenzio Phineas Dulles, cercando di fare attenzione a dove stessero andando e memorizzare così il percorso, ma quei corridoi che stavano percorrendo erano tutti uno identico all’altro, tutti ugualmente bui e maleodoranti di muffa e stantio. Non sarebbe stato facile ritrovare la via, nel caso avesse avuto la sorte di liberarsi di Phineas.
Il truffatore si fermò all’improvviso e, aguzzando la vista, il federale riuscì a distinguere una porta che l’altro aprì con un fastidioso rumore di cardini arrugginiti che ruotano, per poi fargli cenno di entrare. Peter passò accanto all’altro uomo e lo precedette nella stanza che si rivelò essere una camera da letto. L’interno era arredato con gusto ed eleganza, ma in qualche modo gli risultò più inquietante della cella fredda e spoglia in cui aveva trascorso la notte con Neal.
- Prego accomodati.- lo invitò Phineas, indicandogli con un cenno della mano una sedia accanto a un tavolo posto lungo la parete orientale della stanza.
Peter si sedette, mentre il ladro si avvicinò all’angolo bar e iniziò a trafficare con bottiglie e bicchiere, e il federale ne approfittò per guardarsi intorno, in cerca di una qualsiasi via di fuga. Sperava soltanto che Neal fosse riuscito a trovare un modo per scappare e a dare l’allarme.
- Sono sicuro che il tuo cuccioletto sia già lontano.- esclamò la voce divertita di Phineas.
Il federale si volse di scatto e lo trovò in piedi accanto a lui, mentre gli tendeva un bicchiere con ghiaccio e qualche dito di bourbon.
- Non capisco.- cercò di glissare, mentre prendeva l’oggetto dalle mani dell’altro.
Phineas rise, sedendosi sulla sedia accanto alla sua e squadrandolo con un misto di divertimento, malizia e lussuria che lo fecero deglutire a vuoto.
- Avevo creduto, e anche un po’ sperato lo ammetto, che facessi parecchia resistenza, ti lascio quindi immaginare quanto sia stata grande la mia delusione quando ti ho visto seguirmi come un cagnolino obbediente. Mi sono chiesto perché, ma poi ho capito. – e si interruppe per prendere un sorso di liquore – Hai cercato di distrarmi, mentre il tuo uccellino prendeva il volo!- e gli rivolse un sorriso falso e inquietante.
- No, non è come credi. Io…- Peter provò a difendersi, ma venne interrotto da un gesto perentorio della mano dell’altro uomo.
- Va bene così. È stato molto nobile da parte tua sacrificarti per lui, ma credo che tu non abbia ben compreso in cosa ti sia cacciato.- e il suo sorriso assunse una sfumatura sadica.
Peter sentì qualcosa tremargli dentro al pensiero di cosa celassero quelle parole, ma si impose di calmarsi e per fare questo bevve un lungo sorso di bourbon. Quando aveva seguito Phineas fin lì, sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro e non si sarebbe tirato indietro proprio in quel momento. Avrebbe lottato per non lasciarsi sottomettere e se fosse morto lo avrebbe fatto con orgoglio.
Phineas intanto si era sporto verso di lui fino a portare il volto contro il suo, esattamente come quel giorno alla villa di Fulton, ma questa volta si ritrasse di scatto, come se l’altro scottasse, facendo irritare il ladro che lo afferrò per il bavero della camicia e lo riportò nella sua posizione originaria.
- Tu appartieni a me, vedi di capirlo. Nessun altro può accampare diritti su di te eccetto me e prima te ne farai una ragione, meglio sarà.- gli ringhiò contro.
Il federale strinse i denti sotto le labbra serrate, imponendosi di stare calmo.
- Io appartengo a me stesso e alla donna che ho sposato, appartengo a Neal e ai miei amici. Scelgo io a chi appartenere.- replicò in tono duro, fissandolo diritto negli occhi.
Le iridi verdi di Phineas furono attraversate da un lampo di gelida furia, prima che colpisse con un violento manrovescio l’uomo davanti a sé, la cui testa scattò di lato per il contraccolpo. Dopo un istante che parve troppo lungo, Peter raddrizzò la testa: un’ombra rossa stava formandosi sulla sua guancia e dal labbro spaccato scendeva un rivolo di sangue, ricalcando la forma del suo mento e condensandosi in una goccia sul profilo della mandibola, che tremolò un attimo prima di staccarsi e precipitare in una perfetta forma ovale sul colletto bianco e inamidato della sua camicia. Lo sguardo che piantò in quello di Phineas era così deciso e sicuro, che l’altro si ritrovò a deglutire affascinato.
Il ladro allungò una mano e con le dita tremanti lo ripulì dal sangue, perché odiava vedere quella pelle dalla meravigliosa sfumatura ambrata, macchiarsi con quell’orrido liquido che nella sua testa era associato alla morte.
- Vedi che cosa mi fai fare? Non voglio farti del male, io desidero soltanto amarti come meriti.- disse con un tono di voce addolcito, fissandolo con uno sguardo carico d’affetto.
- Ho già qualcuno che mi ama e che io amo, Phineas.- cercò di spiegargli ragionevole.
In un nuovo scatto di rabbia, il ladro si rimise in piedi e lo fronteggiò con un cipiglio furioso, lasciandolo a bocca aperta per il repentino cambio di umore.
- E chi sarebbe? Quel moccioso che ti porti sempre dietro e che aspetta soltanto l’occasione giusta per pugnalarti alle spalle e scappare via?- gli abbaiò contro, le mani strette a pugno e uno sguardo di fuoco.
- Neal non lo farebbe mai.- replicò convinto il federale.
A quella risposta, Phineas esplose in una risata stonata, falsa, che fece rabbrividire l’altro uomo.
- L’ha già fatto. Non stava forse per partire con la sua bella fidanzatina lasciandoti qui? – gli ricordò cattivo – Cosa ti fa credere che il Signore della Truffa mantenga la sua parola e torni a salvarti da me, dopo che lo hai così eroicamente lasciato fuggire?- insinuò sperando di instillare in lui un’ombra di dubbio.
Peter non rispose ma al contrario strinse le labbra fino a farle sbiancare, conscio che qualsiasi cosa potesse dire sarebbe sembrata come un’infantile giustificazione. Phineas allungò una mano fino a toccargli con la punta delle dita la guancia.
- Neal Caffrey appartiene alla mia stessa razza, amore mio. Non viviamo bene costretti da catene e ogni occasione è buona per liberarcene. Eppure io sono disposto a imprigionarmi volontariamente per il tuo amore, puoi dire lo stesso di quel moccioso? Dimmi di sì mio adorato, dimmelo e stringerò con le mie stesse mani i ceppi attorno ai miei polsi.- quasi lo supplicò.
Davanti quello sguardo implorante e innamorato, il federale si sentì vacillare. Sapeva che Neal non avrebbe mai tradito la sua fiducia, che il loro rapporto era arrivato a un punto in cui non era più possibile includere il tradimento, tuttavia non poteva dimenticare che Neal era in debito con la giustizia americana e le parole di Phineas erano andate a toccare quei dubbi che negli anni aveva sepolto sotto la cenere. Peter strinse i denti e per un attimo non seppe che fare, perché quel truffatore aveva una personalità sadica e narcisista, che non avrebbe mai sopportato un netto rifiuto, eppure non poteva lasciarsi andare perché avrebbe significato dargli qualcosa che non era disposto a concedergli.
Per prendere tempo prese un lungo sorso del liquore che gli aveva portato Phineas e per un attimo avvertì sulla lingua un vago sapore amarognolo, per questo si allarmò quando l’altro uomo iniziò a sogghignare vittorioso.
- Hai messo qualcosa nel bicchiere.- disse piano e non era una domanda.
Lentamente l’espressione di amorevole dedizione sul volto di Phineas mutò e venne sostituita da una colma di lascivia che fece rabbrividire immediatamente Peter.
- Oh, è solo un aiutino mio adorato. Ti conosco, so per certo che tu non cederesti mai volontariamente ai miei desideri, quindi ho dovuto forzare un po’ la mano. Mi perdonerai se non indugio in tipiche romanticherie di questi momenti, ma ti desidero troppo e da troppo tempo e la mia pazienza è giunta veramente al termine.- sorrise crudele.
Peter deglutì, mentre sentiva la testa improvvisamente vuota e una senso di confusione gli stava offuscando i sensi. Avvertì una fitta di rabbia trapassargli il petto nel rendersi conto di quanto fosse stato stupido in quel frangente, nel non prevedere che Phineas avrebbe potuto drogarlo per ottenere ciò che voleva.
- Phineas ti… ti prego… non…- cominciò a parlare, a fatica e sentendo la lingua impastata, ma venne interrotto dall’altro.
- No, non pregarmi adesso, avrai tempo per farlo dopo.- sogghignò il truffatore.
Il federale lo fissò con un ultimo sguardo arrabbiato, prima che gli occhi velati dal sonno gli si chiudessero e la testa ciondolasse in avanti priva di controllo. Phineas si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, gli mise due dita piegate sotto il mento e gli sollevò il viso addormentato.
- Adesso ti insegnerò quale piacere sia essere amati da un uomo, amore mio.- rise e si chinò in avanti per baciarlo sulle labbra.


§§§



Neal si fermò ansante allo sbocco di un vicolo e si guardò intorno per controllare che non ci fossero poliziotti in giro. Non sapeva quando avessero intuito in ufficio di quella storia, ma era fermamente convinto che i Marshall avessero diramato l’allarme della sua fuga indipendentemente dal motivo e l’ultima cosa che desiderava era finire in galera.
Appurato di essere fuori pericolo, Neal attraversò la strada e, cercando di comportarsi il più normalmente possibile, entrò in un bar. Una cameriera gli si fermò accanto e gli sorrise civettuola, per poi chiedergli cosa desiderasse.
- Vorrei un caffè e potrei fare una telefonata? Il cellulare si è improvvisamente scaricato e il mio capo mi ucciderà se non lo richiamo subito.- le spiegò rivolgendole la sua espressione più irresistibile.
- Ma certo. Il telefono è proprio lì, accanto alla porta dei bagni.- rispose lei arrossendo e indicandole un corridoio alle sue spalle.
Il truffatore la ringraziò e si diresse verso il punto indicatogli, era un vecchio telefono a gettoni, di quelli che erano ormai in disuso da anni e che potevano interessare soltanto ai nostalgici ormai. Compose il numero, curando di inserire il prefisso per addebitare la chiamata al ricevente e rimase in attesa, contando gli squilli a vuoto, sembrandogli un tempo infinito. Non voleva fermarsi a pensare a cosa Phineas potesse stare facendo in quel momento a Peter, non aveva lo stomaco.
- Pronto?- rispose alla fine la voce di Jones.
- Sono io!- disse cercando di rimanere il più calmo possibile.
- Caffrey? Dove accidenti vi siete cacciati tu e il capo? Ogni dipartimento della città vi sta cercando.- esclamò con voce agitata.
- Phineas Dulles ha rapito Peter, io sono in un bar sulla cinquataquattresima, si chiama Blu. Non abbiamo molto tempo, sbrigatevi.- spiegò frettolosamente Neal.
- Ok, arriviamo subito, tu non muoverti di lì!- rispose Jones prima di attaccare.
Neal chiuse gli occhi e appoggiò la nuca al muro dietro di lui sentendosi mortalmente stanco, ma almeno i rinforzi stavano arrivando e insieme avrebbero potuto salvare Peter.

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Capitolo 8
*** VIII. Corsa contro il tempo ***


Salve salvino gentili lettrici ^__^ Con il capo cosparso di cenere mi ripresento in questo fandom e chiedo venia. Non mi ero né stancata né dimenticata di questa fic, semplicemente mi sono concentrata su un’altra long che sto scrivendo per un altro fandom… non so regolarmi in queste cose purtroppo ^^’’ Ma passiamo a cose più serie. Ringrazio Danyel: La cavalleria sta arrivando, ma per la sorte di Peter dovrai attendere ancora un capitolo. Peter non è uno che scende a compromessi, Phineas l’ha capito e ha agito di conseguenza, drogandolo. Sì, il nostro federale è stato parecchio ingenuo, ma dopo una giornata senza bere né mangiare, chiunque avrebbe ceduto senza pensarci, no? -__^ Ti ringrazio davvero per le bellissime parole Dany e spero che anche questo capitolo ti soddisfi ^__^ Ringrazio il_vaso_di_Pandora: Guarda, ero un po’ indecisa su questo fatto – un altro motivo per cui ho tardato ad aggiornare – ma una doujinshi che ho letto di recente mi ha fatto decidere ^^ Per la fuga di Neal ti rimando a questo capitolo, ho deciso di raccontarla qui per alcuni motivi che scoprirai ^^’’ spero che non risulti troppo assurda ^.^ Spero che ti piaccia anche questo capitolo ^_^ Ringrazio BlackCobra: Tesciora scusa il ritardo nell’aggiornare (sto progettando anche una shot e una long su due pairings che ti piacciono… perdonata *__*) ma mi sono buttata contemporaneamente su vari progetti e alla fine ho trascurato un po’ questa – non ultimo mi sto incapando sulla coppo Capitan America/Iron Man del film “The Avengers” (anche se quel film è un covo di coppie slash, si possono fare gli abbinamenti più disparati ^^’’’)… Tornando alla long… Temo che in questo capitolo mi sia uscito un Neal ancora più puccioso e coccoloso, tutto da sprimacciare *ç* Oh, il suo diabolico cervelletto per fuggire l’ha messo in moto, ma non so quanto Peter avrebbe condiviso ^O^ Aspetta il prossimo capitolo per odiare Phineas ^^ Beh, ammetto che il nostro federale mi sia uscito parecchio figo nello scorso capitolo ^ç^ Phineas gioca parecchio sporco e Peter ci casca con tutte le scarpe, ma se non fosse così Neal non potrebbe salvarlo stile principe azzurro, no? ^O^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^^ Ringrazio Il_Genio_del_Male: No, non folle, anche perché spesso faccio così anch’io, per esempio l’ho fatto per il fandom di Sherlock Holmes: prima ho letto tutte le fic sulla coppia Holmes/Watson e poi ho letto il canone ^^’’’ Condivido in pieno il tuo pensiero sulla coppia Neal/Peter e ti ringrazio per aver dato una chance alla mia long, anche perché nemmeno io sono espertissima del telefilm. E non preoccuparti per i commenti: a me importa che la fic ti piaccia e ti faccia passare bene qualche minuto, i commenti sono secondari -__^ Spero quindi che anche i prossimi capitoli ti soddisfino ^O^ Ringrazio Tallutina: Ecco qui, mi spiace averti fatto aspettare così tanto ma alla fine ce l'ho fatta. Spero che ti piaccia ^__^
Ringrazio: BlackCobra, Danyel, il_vaso_di_Pandora, kae, malena e Tallutina per aver inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: BlackCobra, Danyel e Tallutina per aver inserito questa shot tra le fic da ricordare. Ringrazio: ArabaFenice, avalen, dagusia123, Danyel, DemonLady, draco potter, ELE106, fange69, Il_Genio_del_Male, Pamy91, Tallutina, Toru85 e Xenia90 per aver inserito questa long tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questo capitolo.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^O^/


Capitolo 7: Corsa contro il tempo
Neal si appoggiò contro lo schienale della sedia e osservò il viso di Hughes davanti al proprio, che lo fissava con l’espressione di chi non crede a una sola parola.
- Caffrey ripetimi un po’ la tua storia, perché credo di essermi perso un paio di passaggi.- disse inarcando un sopracciglio.
Il ladro sbuffò con impazienza, chiedendosi quanto tempo ancora avrebbero dovuto perdere prima di darsi un mossa e correre ad aiutare Peter, ma si rendeva conto da solo che se non avesse convinto Hughes non ci sarebbe stato alcun salvataggio. Attingendo a una pazienza che non sapeva di possedere iniziò a raccontare per la seconda volta la sua versione dei fatti, molto edulcorata e censurata di alcuni particolari, perché per esempio non aveva raccontato a quel branco di poliziotti che per liberarsi del suo carceriere e svignarsela, lo aveva sedotto. Ci era voluto un po’ per far cadere le barriere di quella moralità borghese dietro cui celava i suoi veri desideri, ma alla fine era bastata una camicia fatta scivolare languidamente di dosso e uno sguardo malizioso per farlo crollare. Appena il bestione era stato troppo occupato a baciargli il collo da prestare attenzione a qualsiasi altra cosa, Neal lo aveva colpito alla nuca con il primo oggetto che gli era capitato sottomano e lo aveva spedito quasi subito nel mondo dei sogni. A quel punto aveva dovuto lottare un po’ con la finestra incastrata dalla ruggine, prima di riuscire ad aprirla e poter scappare. Si era fermato un attimo a guardare l’edificio con un peso sullo stomaco, sentendosi malissimo all’idea di lasciare Peter da solo nelle mani di quel pazzo, ma non aveva altra scelta lo sapeva, non dopo che il federale gli aveva strappato così subdolamente la promessa di scappare e di cercare aiuto.
Lui a denti stretti lo aveva fatto e ora Hughes lo stava fissando come se l’unica cosa che volesse fare fosse gettarlo nella cella più buia e profonda del più sperduto carcere federale e buttare via la chiave.
- C’è ancora una cosa che non capisco, Caffrey: perché Peter ti ha lasciato scappare pur sapendo che eri senza cavigliera ed è rimasto con Phineas Dulles? Non è che, invece, sei semplicemente scappato abbandonandolo e ora vuoi solo lavarti la coscienza?- lo accusò Hughes.
Neal ascoltando quelle parole non riuscì a credere a tanta stupidità. Avrebbe voluto rispondergli che non avrebbe mai potuto abbandonare Peter in balia di Phineas Dulles e, nel caso in cui avesse deciso di scappare, di certo chiamare i federali sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto. Ingoiò aria insieme a tutti gli insulti che sentiva premergli in gola, quindi rispose cercando di essere il più cortese possibile.
- Per favore, stiamo perdendo tempo a restare qui a discutere su certe cose. La cosa importante ora è quella di muoverci il prima possibile e andare a salvare Peter, dopo potrete anche rispedirmi in prigione, se lo riterrete necessario.- cercò di convincerli ad agire.
Hughes lo studiò in silenzio per un lungo istante, cercando di soppesare le sue parole e scoprire se fosse sincero o no. Quando fu soddisfatto della sua analisi, batté entrambi i palmi delle mani sul ripiano del tavolo e si alzò in piedi.
- Va bene Caffrey, cercherò di crederti per stavolta, ma spera che Peter sia vivo e vegeto quando saremo da lui, altrimenti…- e lasciò incompiuta la sua minaccia.
Neal sospirò sollevato perché, qualsiasi cosa pensassero di lui, almeno si erano decisi di smetterla di perdere tempo in chiacchiere e di fare qualcosa per salvare Peter. Per un attimo il pensiero dell’amico lo attraversò come una scossa elettrica: il senso di colpa per averlo abbandonato, seppure dietro sua richiesta, era enorme e lo stava rodendo piano e metodicamente, producendo nel suo petto un dolore sordo e implacabile che non gli dava requie. Si chiese come stesse in quel momento, se Phineas gli avesse già fatto qualcosa oppure se erano ancora in tempo per impedire che gli accadesse il peggio.
Con un fastidioso senso di affinità, Neal dovette ammettere che comprendeva l’altro truffatore, che capiva quel desiderio che aveva Peter perché lo provava anche lui stesso. Il federale sembrava non essersene per nulla reso conto, ma era un uomo affascinante e, a giudicare dagli sguardi femminili che si soffermavano su di lui quando entrava nell’edificio del White Collar, loro due non erano gli unici a pensarla in quel modo. Peter era un bell’uomo, ma la cosa che lo intrigava maggiormente di lui era quel carattere smisuratamente onesto, quella lealtà verso i valori che gli erano stati inculcati fin dalla nascita che lo rendevano quasi un rubino in mezzo ai sassi. Nell’immensa varietà del genere umano, condizionato da segreti inconfessabili e desideri oscuri, Peter spiccava coma una perla rara per quelle sue caratteristiche. Certo, proprio per queste sue caratteristiche, dimostrava spesso e volentieri un’indole dura e intransigente, che in alcune occasioni lo rendeva quasi incapace di distinguere le sfumature che esistono tra il bianco e il nero, testardamente radicato nelle sue convinzioni e furiosamente ancorato ai propri principi.
Infondo era stato quell’essere un agente federale fino al midollo di Peter la causa scatenante della maggior parte delle loro discussioni. A volte gli sembrava che non riuscisse ad andare oltre lo stereotipo del poliziotto e del detenuto, ma proprio per questo, quando l’altro faceva un passo verso di lui cercando di capirlo e di rimediare all’ultimo della serie dei guai che aveva combinato e che avrebbero potuto costargli il distintivo… Beh, era in quei momenti che Neal comprendeva che c’era ben altro sotto la dura scorza che si era costruito attorno e che anche lui stesso era finito per farne parte.
Il truffatore uscì dal locale e, rimanendo in piedi sui gradini d’ingresso, osservò gli agenti del White Collar e quelli dalla SWAT prepararsi per l’irruzione nel covo di Phineas Dulles. C’era qualcosa che gli sfuggiva, un dettaglio che non riusciva a cogliere e questo lo inquietava. Ormai l’altro ladro doveva aver scoperto la sua fuga ed era possibile che fosse così sciocco da rimanere nello stesso posto, senza contemplare l’ipotesi che lui potesse essere corso a chiamare i rinforzi? Phineas era un bastardo arrogante e pieno di sé, ma intelligente non poteva negarlo e sicuramente abile nel curare ogni minimo dettaglio dei suoi piano, allora perché lo aveva lasciato scappare sena neanche provare a fermarlo?
Neal strinse le mani a pugno così forte da piantarsi le corte unghie nei palmi, mentre realizzava che si era comportato esattamente con Phineas si aspettava che facesse, che l’altro non aveva atteso altro che lui si allontanasse per poi poter avere Peter tutto per sé e mettere in atto le sue perversioni su di lui. Si dette dello stupido, perché solo in quel momento comprendeva che l’altro ladro voleva dimostrare qualcosa al suo Peter per poterlo poi avere tutto per sé e che lui gli aveva dato tutto l’agio per farlo. Hughes gli fece cenno di muoversi e, mentre scendeva l’ultimo gradino rimasto e si dirigeva verso il suv nero che avrebbe utilizzato, sperò che Phineas non avesse fatto ancora niente a Peter. Neal non era un tipo religioso né tantomeno spirituale, ma si ritrovò a pregare di arrivare in tempo, perché non riusciva nemmeno a contemplare l’idea che quel truffatore avesse già messo le mani addosso all’amico, anche perché sospettava che non sarebbe stato di certo gentile.
- È stata un’immensa sciocchezza.- commentò all’improvviso la voce cupa di Jones.
Strappato ai suoi foschi pensieri, Neal sussultò e si girò verso il federale seduto accanto a lui sul sedile del passeggero e con le braccia incrociate al petto, ben stampata in viso aveva un’espressione arrabbiata che avrebbe spaventato anche un criminale incallito.
- Cosa?- domandò subito Diana, seduta all’altro lato del truffatore.
Neal rimaneva fermo al suo posto, incurante dei due agenti accanto a lui, risucchiato dal vortice creato dai suoi stessi pensieri, come se fosse sordo e cieco, come se tutto ciò che sapesse fare era concentrarsi su Peter. Si sentiva come se avessero volutamente farlo sedere in mezzo per tenerlo sotto controllo e impedirgli di scappare. Come se Neal potesse approfittare di quel momento e lasciare Peter, il suo Peter, nel guaio in cui si era cacciato per proteggere lui. In quel momento in cui finalmente aveva potuto fermarsi e riflettere almeno un po’, venne colpito dalla consapevolezza che aveva paura. Temeva che dopo l’esperienza che stava vivendo, Peter rimettesse in discussione tutto quanto era accaduto e si erano detti durante la notte di prigionia. Il federale aveva oramai scoperto quello che provava per lui, che, doveva ammetterlo, alla fin fine non era poi così dissimile da ciò che sentiva lo stesso Phineas, e aveva il timore che il dolore e l’umiliazione causato dalle attenzioni dell’altro truffatore, inducesse l’altro a ridisegnare il loro rapporto, ad allontanarsi da lui per evitare di essere nuovamente oggetto di sgradevoli attenzioni da parte sua. Era una pensiero quello che gli scatenava un’immensa tristezza dentro, poteva soltanto aspettare e sperare che tutta quella brutta storia si chiudesse con un altro bacio tra lui e il suo granitico federale.
- Che il capo sia rimasto a fare da diversivo per permettere a Caffrey di scappare via. È stata tutta un’immensa sciocchezza. Non si lascia nessuno indietro.- brontolò la voce scontenta di Jones.
Il tono che aveva usato era così accusatorio che Neal si sentì come se qualcuno l’avesse schiaffeggiato in pieno volto. Faceva male, dentro e in profondità, perché quelle parole avevano dato voce a un pensiero che lui aveva già dentro di sé, che sembrava dilaniarlo con la crudeltà delle sue azioni. Non avrebbe mai dovuto abbandonare Peter, la persona che non aveva abbandonato lui, mai, nemmeno quando avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, ma che immancabilmente gli tendeva una mano e lo aiutava a rimettersi in piedi, certo che comunque ci sarebbe stata una seconda volta e una terza e una quarta. Non avrebbe mai dovuto lasciare indietro l’amico, non dopo avergli consegnato tra le mani il cuore pulsante di tutti i sentimenti che provava per lui e non lo faceva sentire meno ingrato la consapevolezza che Peter l’aveva fatto fuggire proprio per quel motivo, per ciò che provava per lui e che lo rendeva un bersaglio agli occhi di Phineas.
Per la prima volta da che ricordasse, Neal non sapeva trovare le parole per controbattere a quell’accusa indiretta che gli era stata volta, perché lui stesso avrebbe potuto adoperare le medesime parole se qualcun altro si fosse fortunosamente trovato nella sua stessa situazione.
- Sappiamo com’è fatto il nostro capo. Da una possibilità a chiunque e sembra che in questo caso sia stato ampiamente contraccambiato.- e Diana gli rivolse un sorriso incoraggiante.
Ma il truffatore, benché avesse apprezzato il suo tentativo di alleggerire la tensione che Jones aveva creato nell’abitacolo, non riuscì a ricambiare il sorriso della donna. Avvertiva un peso schiacciargli il petto e sentiva come se qualcosa di terribile fosse sul punto di accadere, la paura per la sorte di Peter era una mano gelida che gli stava strizzando le viscere. Neal avrebbe voluto gridare la sua frustrazione contro tutto e tutti, contro i due agenti che parlottavano fra loro commentando le decisioni del loro capo come se lui non fosse seduto giusto nel mezzo, contro quella stupida auto che viaggiava troppo lenta per i suoi standard, contro Hughes che aveva fatto perdere a lui e a Peter troppo tempo per colpa dei suoi insensati sospetti. Avrebbe voluto urlare contro se stesso che aveva accettato supinamente la decisione di Peter e non aveva fatto niente per trascinarlo via con sé.
Quando finalmente i suv che i federali stavano adoperando parcheggiarono a poca distanza da casolare dove Phineas Dulles li aveva rinchiusi, l’angoscia e la paura pesavano talmente tanto dentro di lui, da dargli l’impressione di aver preso corpo e di essersi coagulati all’altezza del suo petto. Peter era lì, a pochi metri da lui, così vicino che se avesse allungato una mano avrebbe potuto afferrarlo. Scese dal suv subito dopo Jones e si fermò accanto alla portiera chiusa, la voce di Hughes che dava ordini ai suoi agenti era un mormorio secco in sottofondo, tutta l’attenzione di Neal era concentrata su quella finestrella da cui era scappato poche ore prima e che riusciva a individuare anche a quella distanza.
- Caffrey tu verrai con noi. Non farti strane idee, questo non è un favoritismo nei tuoi confronti è che non mi fido a lasciarti qui da solo con qualche agente. Dobbiamo trovare Peter il prima possibile e tu ci aiuterai, più siamo e più veloci procederemo.- ordinò Hughes.
Neal annuì meccanicamente, non gli importava i motivi che avevano spinto l’altro uomo a portarlo con sé, tutto ciò che gli interessava era che aveva il permesso ufficiale per entrare in quel cascinale, per andare da Peter, anche perché in caso contrario niente e nessuno avrebbero potuto tenerlo fuori da lì.

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