Paradise

di pandamito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** when she was just a girl... ***
Capitolo 2: *** she expected the world ***
Capitolo 3: *** but it flew away from her reach ***
Capitolo 4: *** so she ran away in her sleep ***
Capitolo 5: *** every time she close her eyes ***
Capitolo 6: *** life goes on and it gets so heavy ***
Capitolo 7: *** I know the sun’s set to rise ***
Capitolo 8: *** it's gonna be paradise ***



Capitolo 1
*** when she was just a girl... ***


Zayn.

“Ottima istruzione” dicevano, “suo figlio si troverà bene qui” dicevano, “non si preoccupi” dicevano, “con noi è in buone mani” dicevano. Ma vaffanculo! Tutti, sono tutti degli stronzi, a cominciare dalla signorina del colloquio che ha abbindolato mio padre, convincendolo ad iscrivermi qui, passando poi a quelle facce del cazzo degli studenti di questa scuola che mi osservavano mentre arrivavo manco fossi Gesù Cristo risorto.
Solo perché sono stato beccato a farmi qualche canna e lui se ne vuole lavare le mani scegliendo la via più comoda per risolvere la questione, ovvero mandandomi in questo fottutissimo college. Manco fosse un college normale, no signore! “Abbiamo una classe speciale per quelli come suo figlio”. Cosa sono? Un cane? Una scimmietta ammaestrata? E mio padre cosa pensa che io debba scrivere sul curriculum di lavoro quando dovrò trovarmene uno? Zayn Malik, diciotto anni, Bradford, ha frequentato la PrigioneDiMattiInGabbia High School. Ah, così il lavoro è sicuro che lo trovo!
E come se non bastasse questa maledettissima chiave non apre questa maledettissima porta; eppure è la 302 quindi non ho sbagliato, il numero sulla porta e quello sulla chiave coincidono. Sospiro, esasperato, e all’ultimo tentativo non ci vedo più. La serratura non vuole aprirsi? Bene. Inizio a tirare calci a questo pezzo di legno fatto alla cazzo e dopo tre o quattro calci finalmente si apre. Ho capito, qui governano le maniere forti. La porta si spalanca e sbatte contro il muro, mentre dentro vi sono un ragazzo ed una ragazza che giocano a carte su un letto matrimoniale, il ragazzo in boxer e la ragazza in mutande e con una canotta abbastanza lunga,
Loro mi guardano. Io guardo loro.
« Sì? » fa la ragazza.
La osservo meglio: canotta grigia, capelli corti con un ciuffo centrale rosso acceso che va sparato verso l’alto, mentre i lati rasati sono di un bruno scuro, e con un dred che le parte dalla base della nuca e le cade sulla spalla, occhi neri, sul volta si nota l’eye-liner nero e le ciglia lunghe, ma la cosa che spicca di più è il rossetto rosso, oltre alle mutande rosa shock che si intravedono, vista la sua posizione a gambe incrociate.
Mi accorgo che devo dare una risposta e che devo ancora ragionare e rispondere ad alcune domande che ora mi salgono in mente:
1. Ho sbagliato stanza? No, è la mia, ho controllato il numero, non sono ancora cieco, anche se questo spiegherebbe il perché la porta non si aprisse. 
2. Se questa è la mia stanza, loro cosa ci fanno qui? 
3. E perché giocano a carte?
4. Ma specialmente, perché mezzi nudi?
« Questa è la mia stanza. » affermo convinto, cercando di ottenere un tono duro.
« Ah, sì? » risponde indifferente la ragazza che oramai manco mi guarda più.
L’altro invece sembra imbambolato, mi guarda a bocca aperta, stringendo le sue carte fra le dita. Capelli corti biondi, un po’ sparati ma con la ricrescita bruna vicino la nuca e con degli occhi incredibilmente azzurri, per non parlare della carnagione chiara, che a confronto con quella dorata della ragazza, lui sembra una tazza di latte.
La ragazza guarda le carte nelle sue mani, poi quelle sul letto, di nuovo quelle in mano ed ancora quelle sul letto, dopo di che il suo viso si illumina e si affretta a buttare una carta.
« Vinto! » urla.
Il ragazzo si volta di scatto,con orrore. « Ma non vale! » protesta.
« Sì che vale. » ribatte lei, indicando la carta buttata.
« Guarda! »
« Ma ero girato. »
« Fatto sta che ho vinto, quindi ora ti togli i boxer. »
Boxer bianchi a righe blu: unico suo indumento.
« Ma mi rimangono solo questi addosso! »
« Secondo te mi interessa? Tu hai voluto giocare a carte. »
« Tu hai voluto inserire la penitenza. »
« Ma sennò mi annoiavo! Non fare il bambino e togliteli. » sbuffa.
« Non voglio! »
« Ma io me lo sono tolta il reggiseno quando me l‘hai detto. »
Decido di intervenire quando vedo la ragazza sporgersi in avanti e far vedere il contenuto sotto la canotta per confermare che era senza reggiseno; così tossisco rumorosamente per attirare la loro attenzione, che stranamente ricevo visto che prima non sono stato minimamente cagato. Una partita a carte è più importante ed interessante di me.
Quella sbuffa. « Uffa! Va bene, ma solo perché c‘è quello nuovo. » rotea gli occhi, fulminando il biondino con un’occhiata.
Da come l’ha detto sembra veramente che io sia l’ultimo di una lunga lista di carcerati.
« Tu devi essere Zanno, Zeta, Zorro… »
« Zayn. » la correggo, fulminandola. « Zayn Malik. »
« Sì, insomma, quello. » scrolla le spalle, come a dire che non gliene interessa più di tanto.
Intanto il biondo raccoglie le carte, raggruppandole con un elastico. Non parla, lascia dire tutto a questa ragazzina decisamente troppo… troppo… Oh, insomma, è troppo e basta!
« Io sono Mia e lui è Niall o Horan. » lo indica col pollice e lui alza una mano per salutarmi. « O Gnomo, Irlanda, Nando‘s, chiamalo come ti pare, a lui non interessa. »
« Guarda che a me interessa. » ribatte, corrugando le sopracciglia. 
« No, non è vero, non t‘interessa. » cerca di azzittirlo, anche se ho paura che così inizieranno di nuovo a litigare come due bambini come prima.
« Sì, invece. »
« Beh, ora non più! » sospira, esasperata, per poi guardarmi fisso negli occhi. « Chiariamo alcune cose: tu dormi nel letto a castello, sopra o sotto non m‘interessa, sei arrivato per ultimo quindi deciderà Niall, visto che dormi con lui.. » 
« Io sopra! » urla lui, sovrastando la voce dell’altra.
« Io dormo nel letto grande perché sono cazzi miei anche se la ragione mi sembra ovvia, visto che sono una ragazza e mi servono i miei spazi. »
« E che c’entra che sei una ragazza? »
Occhiataccia.
Mia 1- Zayn 0.
Partiamo bene, questa mi fa fuori, detta leggi a tutto spiano, litiga assieme al biondo come se fossero due bambini e penso preferirei la prigione a questo.
« E perché cazzo una ragazza è in camera con due maschi? » faccio notare solo ora l’assurdità della questione.
« Perché qui tutti sono dei coglioni, forse? » Alza un sopracciglio. « Te compreso, sennò non saresti qui. Inoltre non interrompermi mai più. »
Avrei voglia di tapparle quella bocca, ma spostando lo sguardo verso Niall e vedendo come mi guarda, capisco che voglia cercare di dirmi che è meglio non farlo. Penso che infondo è il primo giorno, lo sento più stressante solo per questo, domani andrà meglio, per ora è meglio dar retta a chi ha più esperienza qui dentro.
« Mi sveglio alle sette, non provare a svegliarmi prima, a quell‘ora vado in bagno e non esco da lì prima delle otto quindi vedi te cosa devi fare, inoltre se vuoi fumare fallo al balcone ma non provare ad aprire le finestre che sento freddo e nemmeno a fumare qui dentro che sennò non riesco a sbarazzarmi della puzza. Ah, non toccare le mie cose, per il resto fa come ti pare. »
“Fa come ti pare”? Oh, certo, secondo le sue leggi in pratica dovrei restare immobile e zitto come una statua, anzi dovrei proprio andarmene, casomai non le va bene manco questo. Ma quel povero Niall come fa a sopportarla? Sono troppo stanco perfino per ribattere.
Momenti di silenzio.
« Che ora sono? »
« Quasi le due. »
« Dormiamo? »
« Sì. »
« Spegni tu la luce. »
« Ma tu sei più vicina! »
Neanche il tempo di finire la frase che il biondo era stato già cacciato dal letto e va a salire le scale di quello a castello, mentre Mia si ficca sotto le coperte senza struccarsi o cambiarsi.
« Notte. » grida Niall, come se fosse in un’altra stanza.
« Notte. » risponde semplicemente l’altra.
E mentre si spegne la luce, mi accorgo che io sono rimasto lì in piedi come un coglione, completamente ignorato. Lascio la borsa per terra, lì dov’è, buttandomi sul mio letto così come sono, preso dalla stanchezza. Mi accorgo però che sono su qualcosa, che sfilo via pigramente con una mano da sotto la mia pancia. La fisso per quanto gli occhi possano reggere. E’ una divisa. Ah, non bastava il college, la signorina tentatrice del colloquio, la classe speciale, la serratura rotta, le stanze miste, i due compagni psicopatici… Assolutamente no! Insomma, perché non rovinare ulteriormente la vita del signor Malik? Mettiamo una divisa!
Fanculo! Questo non c’era scritto del dépliant e non cacciate la scusa che è scontato perché è un college, perché non ci casco.
Butto la divisa per terra, mi accascio sul letto.
Non ce la faccio più.






fuckin' panda's place. ♥
Una nuova fanfiction, già, come se ne avessi poche da continuare. D:
E sapete qual è il dilemma? Che ne ho già un'altra in mente.
SOPPRIMETEMI.
Ah, non c'entra niente, ma ho la foto di me che indosso una maschera di cavallo e penso di amarla. AHAHAHAH.
Comunque sia, se volete seguitemi ovunque ed iscrivetevi alla pagina To prove I'm right I put it in a song.
Parlando della ff, non so se avrete notato, ma i temi di cui si parlerà saranno più o meno quelli di Skins, questo non significa che la ff parla di Skins, quella c'è già e vi consiglio di andarla a leggere, è Let me feel your skin, comunque sia questa invece ha una trama totalmente diversa da come avrete potuto notare.
Spero solo di non deludervi. çç
Baci e panda, Mito.

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Capitolo 2
*** she expected the world ***


Harry.

« Louis Tomlinson, cosa ci fai qui? »
Ora, per spiegare il perché io ritorni in camera mia passate le quattro del mattino, seminudo e coi vestiti in mano, sarebbe facile, in teoria, ma in pratica è un’enorme rottura di coglioni. Sono semplicemente fuggito dalla camera di una bionda che mi sono fatto ieri ed aprendo la porta di camera mia mi ritrovo lui disteso sul mio letto.
« Sh. » mi ordina di fare silenzio con un dito sulle labbra, guardando Liam nel letto affianco che dorme ancora.
« Che c‘è, te lo sei fatto? » abbasso il tono, andando a poggiare i vestiti su una sedia.
Lui sorride. « Non ancora, aspettavo te per fare una cosa a tre. »
E’ sempre così: io lo prendo per il culo e lui fa altrettanto con me.
Scende dal letto, venendo verso di me e dandomi una pacca sulla spalla.
« Cercavo solo un posto dove stare finché il mio letto non si liberasse. Sono felice che tu ed Amélie l’abbiate usato, ma la prossima volta avvisa, Perry se l‘è presa con me perché non poteva entrare in camera. »
Ed ora chi cazzo è Amélie?
Io e Louis ci guardiamo, nel più tranquillo ed indifferente dei modi. I suoi occhi non sono quella tonalità accesa dell’azzurro, ma riescono comunque ad irritarmi ogni volta che li incontro.
« Amélie è quella che ti sei fatto stanotte, è in camera con me. »
Ah, ora capisco!
Dannato Louis che riesce a capire sempre ciò che penso. Ma cos’è? Un alieno? Dovrò farmi un cappellino di carta argentata contro la lettura del pensiero se voglio continuare a sopravvivere alla Furia Tomlinson. Gli do una pacca e lo costringo ad uscire.
Liam dorme ancora e la scuola inizia fra non o quante ore. Bene, Styles, iniziamoci a lavare, tanto per fare qualcosa, così almeno uscirai prima e non dovrai subire Mamma Payne che ti rimprovera sul tuo disordine. Ed è esattamente quello che faccio, alle sette sono già fuori dalla camera e non c’è anima viva per i corridoi, manco qualche prof, solo io, perfino nel cortile non si vede nessuno, ma anche se fosse non me ne importerebbe più di tanto; ora ci siamo solo io, il mio drum e la ragazza che sta scavalcando il recinto.
Lecco la cartina, arrotolandola ancora un po’.
Lunghi capelli lisci ossigenati, occhi azzurri, carnagione chiara, leggings verde acqua leopardati, converse nere, canotta nera scollata, felpa viola a chiazze gialle, fazzoletto intonato usato come fascia per capelli ed una lunga cultura di bestemmie ed imprecazioni.
Mette un piede sul muretto, si appoggia ad una delle punte di ferro che sporgono, sorpassa il recinto ed uno degli spuntoni le strappa il leggings, facendola iniziare a sbraitare.
Accendo il drum, facendo il primo tiro e continuando a fissarla quando lei finalmente nota che sono stato ad  osservare tutta la scena comodamente appoggiato al muro del retro della scuola, seduto su un freddo strato di cemento e foglie autunnali bagnate.
« Cazzo ti guardi? » grida.
« Mi piacciono i tuoi leggings! » urlo di risposta.
« Vaffanculo, frocio! » mi insulta, andandosene.
E se questo Liam non l’ha sentito, non so cosa possa svegliare quel ragazzo; però so per certo che Louis avrà ascoltato tutto giusto per il gusto di prendermi in giro.
Intanto posso affermare di aver adocchiato la mia prossima preda.
E cosa c’è nella Styles’ List dopo il punto “fumare per un’ora di fila”? Ah, sì, giusto, devo andare a scuola. Che poi oramai è solo un’abitudine andarci, visto che stare in classe o no oramai non ha molta differenza.
Entrato saluto cordialmente la signorina Jae, la nostra professoressa di letteratura inglese, facendo naturalmente tutta scena, mentre lei manco ha il tempo di notare che sono entrato ora, visto che il resto della classe è in giro per i corridoi o sta urlando e saltando per la classe. Mi butto sulla mia solita sedia, penultima fila, terzo banco, e mi guardo un attimo attorno notando il casino: Frankie fa il cretino con un paio dei suoi segugi, Hell quasi inizia una rissa con AnneArricciaCapelli, Niall oramai è diventato il cagnolino di quella psicopatica di Mia ed oggi non è solo lui, c’è uno nuovo mai visto prima, inoltre con loro c’è Louis che non mi perde di vista ed ha stampato quel suo sorrisetto del cazzo. Lo ignoro e mi volto dalla parte opposta, quando però un tonfo attira l’attenzione di tutti richiamando il silenzio.
Quel coglione di Liam, solo perché si fa le seghe mentali sulla prof, non ha il diritto di guastare a noi la festa.
« G-Grazie Liam , mala prossima volta non sarà necessario… » afferma Miss Jae.
Invece sì che ce ne sarà bisogno.
Liam sorride a centotrentaquattro denti e si va a sedere al primo banco.
« Allora ragazzi, prima di iniziare vorrei presentarvi Zayn Malik. » indica il ragazzo nuovo che avevo visto.
Carnagione scusa, occhi scuri, capelli scuri. Non m’ispira. 
« Lui sarà… »
Driiin.
;Miss Jae controlla l’orologio sulla lavagna. « Ma non dovrebbe suonare… » controlla il suo cellulare per sicurezza anche se noi oramai siamo praticamente già usciti.
Driiin.
Driiin.
« Incendio! » qualcuno grida e tutti urlano, anche se per finta, spintonandosi e facendo a gare per uscire prima.
« Ragazzi, fermatevi! » grida la prof dall’aula, cercando di venirci dietro, ma finendo con l’essere travolta dagli altri studenti.
Scappo nel mio solito posto dietro la scuola e stavolta trovo decisamente troppa gente per i miei gusti. Alzo un sopracciglio, guardandoli storto.
« Anne ha detto che due tizie hanno cercato di dare fuoco alla scuola con un estintore. »
« Cazzo dici? Gli estintori servono a spegnere gli incendi, non a provocarli. »
Mia fa spallucce. « Me l‘ha detto Anne ed ha anche aggiunto che secondo lei è stata Hell. »
Louis si volta verso di lei, corrugando la fronte.
« Non ha senso, Helena era in classe! »
Chi è Helena? Helena è Hell, o meglio dire che Hell è Helena, soprannominata così principalmente da Anne, visto che è una tipa che si veste e si comporta in modo strano, tanto da ricordarle l’inferno, poi diciamo che non è una tipa a cui piace molto socializzare.
« Che ne so, me l‘ha detto quella montata del cazzo! »
« Non dovresti ascoltarla. » le suggerisce Niall. « A me fa paura. » confessa a bassa voce.
« A te fa paura tutto. » Mia gli da una botta sulla testa.
Quello si massaggia il punto dolente. « Non è vero! » protesta.
Vado vicino a loro, sedendomi e completando il cerchio.
« Dov‘è Liam? » chiedo.
« Starà arrivando. » risponde Louis. « Anche se probabilmente starà con Melanie. »
« Ci sta ancora sotto per la prof? » domanda inorridita Mia e Louis le fa cenno affermativo con la testa.
« Wow, non se la scorda proprio! » esclama Niall.
« Come fa a scordarsela? La vede in pratica ogni giorno. » gli fa notare la ragazza.
« Potrebbe però trovarsi qualcun altro per “stare in movimento“. » spiego, avendone al limite di questa storia che oramai dura da troppo.
Il mio sguardo di posa su quello nuovo.
« Lui è Zayn. » dice Louis, guardandomi.
Maledetto, osserva ogni mia minima azione, mentre io gli lancio un’occhiata.
« Lo so, ero in classe. »
« Ed ascolti pure? Wow, hai fatto progressi, Styles. » mi schernisce, cercando di farmi arrabbiare ma non ci riuscirà così facilmente, di fatto lo ignoro completamente, manco degnandolo di uno sguardo.
Mia afferra il braccio del mulatto. « E‘ il mio nuovo giocattolino. »
« Cosa? » grida quello nuovo, tra la paura e la confusione.
Niall li guarda, forse un po’ geloso, ma con l’espressione di un bambino a cui è cascata la caramella, dispiaciuto anche se ne ha molte altre, anche più buone, in mano.
« Zitto, Zeta. » sbuffa la rossa, cercando di azzittirlo.
« Non penso proprio. » ribatte lui.
«Tomlinson è meglio che fai rinsanire tua cugina. » dico a Louis e lui si mette a ridere, mentre l’unica cosa che fa è baciare sulla guancia Mia ed accarezzarle la testa. 
«Vuoi lasciarmi il braccio? » chiede Zayn, ancora vittima della presa mortale della ragazza.
Lei lo lascia, andando ad abbracciare quel coglione del cugino e sorridendo tutta contenta e pimpante.
« C‘è Liam ed ho fame. » Niall indica il ragazzo che è appena sbucato dall’angolo.
Zayn guarda Niall, alzando un sopracciglio. 
« E cosa c‘entra che è arrivato col fatto che hai fame? »
« Non lo so, ma ho fame. »
« Tu hai sempre fame! » esclamiamo tutti assieme, alzandoci.





 
fuckin' panda's place. ♥
Ok, spero di avermi fatto felice postando così velocemente il secondo capitolo.
Più che altro ce l'avevo già preparato, mi bastava solo trascriverlo, sì sennò ci avrei impiegato gli anni. D:
Sinceramente io amo il pezzo dei leggings, non so voi ma io sono morta mentre lo scrivevo ahahah!
Mh, non so che dire... ò_ò Beh, allora:
Vi avviso che fra qualche giorno partirò quindi cerco di aggiornare velocemente le ff.
Se volete leggerne qualcun'altra e magari recensirla mi fate un enorme favore, specialmente Gotta Be You, che non mi se la caga nessuno ed è quella in cui mi ci impegno di più. D:
Di fatti tipo un capitolo di quella ff sono tipo due mie one-shot messe assieme, poi per scrivere i capitoli è tipo un suicidio.
Per il prossimo capitolo, comunque, dovrete aspettare un po', per forza dopo Natale, anche perchè non ho molte idee.
Secondo voi su chi sarà il prossimo capitolo? O meglio, su chi dovrebbe essere?
Detto questo seguitemi su tumbrl, twitter, facebook o anche splinder.
Iscrivetevi alla pagina To prove I'm right I put it in a song.
Andatevene a fanculo.
E recensite anche le altre mie ff se volete. Gotta Be You. :3
Bien, baci e panda, Mito. è-è

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Capitolo 3
*** but it flew away from her reach ***


Niall.


Non potevo crederci, volevo ma non ci riuscivo, sul serio. Ero così eccitato al fatto che quella mattina Amélie Taylor era entrata in classe - sotto la mia totale incredulità - e Miss Jae aveva annunciato che lei e Perry Holmes avrebbero frequentato da oggi in poi la nostra classe. Dio, sembra ancora un sogno.
Amélie Taylor. 
E’ da quando è entrata a far parte dell’istituto che le vado dietro e non sono mai riuscito a rivolgerle la parola, inoltre, con la mia solita fortuna, Mia non faceva altro che fissare me e lei per tutto il tempo, visto che è l’unica a conoscenza della mia cotta - a meno che non è andata in giro a raccontarlo a metà scuola, cosa molto probabile da lei - ed anni fa, la prima volta che vidi Amélie, le avevo chiesto se poteva scoprire chi fosse e lei è andata subito ad indagare, facendomi così scoprire l’identità della bionda. Mi sono innamorato subito di lei, dei suoi capelli lisci, delle sue ciocche rosa che risaltano nella sua chioma, dei suoi occhi così splendidamente azzurri da rimembrare il cielo, dei… di lei, insomma. E Mia sa tutto ciò. Oggi, a malincuore, l’ha fissata per troppo tempo, tanto che Perry - l’amica/nemica, nonché sua compagna di stanza, ed anche quella di Louis - si è alterata e le ha chiesto chiaro e tondo cosa volesse da lei, ciò naturalmente ha fatto scattare la scintilla nella bruna che le ha risposto a parole finché Louis non è intervenuto a dividerle. Amélie le avrebbe potuto benissimo rispondere, ciò che aveva detto Perry non era altro che il pensiero dell’altra bionda ma espresso più duramente, visto che succede spesso che lei pensa una cosa ma è troppo timida o gentile per esprimerla liberamente, così si confida con l’altra che non ha peli sulla lingua e può chiaramente attaccar briga con tutti, cosa che può notare chiunque dalle volte in cui è stata richiamata in presidenza. Mi domando come mai solamente ora viene a far parte della nostra classe.
Mia, inoltre, di prima mattina ci ha raccontato cosa ha sentito da Anne, ovvero gli ultimi aggiornamenti sull’accaduto di ieri: ha scoperto che erano state proprio le due a far scattare l’incendio, notizia ricevuta da amici di amici di amici di amici di finoachenonleèfinitoilfiatoingola di passanti che hanno visto Perry ed Amélie litigare fuori dalla loro camera, la prima ha preso un estintore, non controllando la rabbia, un professore è passato di lì, vedendo le due, e per l’istinto di quel momento la bionda ossigenata ha lanciato la pesante bombola rossa sull’allarme antincendio, mentre Amélie è subito scappata, seguita dall’altra, e per coprire la scena ha suonato la campanella tre volte. Naturalmente il professore che le ha viste le ha subito beccate e mandate in presidenza. O almeno ciò è quello che è arrivato alle nostre orecchie per ora, più che altro tutti - anche se fanno solo finta di interessarsi, a parte Mia e stranamente Zayn, che sembrava alquanto interessato anche al litigio fra Mia e Perry - aspettano notizie sicure e certe da Louis, l’unico che può darci una conferma in quanto compagno di stanza di entrambe.
« Tutto vero. » annuncia il maggiore fra di noi, sedendosi col proprio vassoio al nostro tavolo.
La cugina alza prontamente lo sguardo, sporgendosi di poco in avanti. « E perché hanno litigato? » domanda curiosa, come al solito.
L’altro esita per qualche istante, per poi lanciare un’occhiata al riccio dagli occhi verdi, che in un primo momento sembra non accorgersene ed in un secondo non capisce nemmeno che messaggio vuole mandargli Louis.
« Non me l‘hanno detto. » mente e Mia lo sa bene, impossibile per lei non riconoscere una sua bugia, si limita però a storcere il muso e a rimettersi composta, continuando a mangiare.
Zayn con lo sguardo passa oltre le nostre teste, per poi prendere il suo vassoio ed alzarsi. « Vado a prendere un altro po‘ di polpettone. » 
Liam guarda il suo piatto con disappunto, notando che la carne non era del tutto finita, ma non fa in tempo a parlare che prima di tutto Zayn fugge verso il bancone della mensa e seconda cosa Louis fa cenno, con un sorriso enorme, a due ragazze di sedersi al nostro tavolo, che non sono altrettanto felici.
Amélie Taylor e Perry Holmes.
Proprio così, posso morire.
Perry sembra disgustata, sia dalla compagnia del tavolo che dal cibo che ha nel piatto, mentre Amélie la segue e si siede senza far trapelare nulla di ciò che pensa.  Subito dopo Zayn ritorna, il suo polpettone non è cambiato di una virgola, ma si siede lo stesso e stavolta vicino a Perry.
La situazione è più o meno questa: siamo in otto, quattro da una parte e quattro dall’altra, io sono fra Mia, a sinistra, ed Harry, a destra, l’estremità assieme a Liam, mentre di fronte a me c’è Perry, tra Zayn, a sinistra, ed Amélie, a destra, che è luna delle estremità assieme a Louis. 
Non mi rendo conto di Zayn che ci prova spudoratamente con Perry, di ciò che dice il maggiore, di ciò che sbotta l’ossigenata e di ciò che risponde Harry, mi importa solo di Amélie, di ciò che guarda, di come i suoi occhi sembrano brillare guardando di fronte a sé, e poi mi volto e vedo che non è di certo emozionata per aver visto chissà quali caramelle, bensì osserva attentamente ogni movimento ed ogni minima lettera che fuoriesce dalla bocca di Harry, che come sempre sfoggia uno dei suoi sorrisi. Anche il sorriso di Amélie è meraviglioso, il più bello che io abbia mai visto, solo che non è rivolto a me e forse non lo sarà mai.
« E tu come sei finito in questa classe? » riesco a sentire solo la sua voce, bianca e cristallina.
Il suo sorriso si spegne, seguendo con gli occhi ciò che il riccio stava guardando, che non era sicuramente lei, bensì la sua amica Holmes. Posso sentire i suoi denti stringersi per la rabbia visto che gli unici suoni che le mie orecchie vogliono sentire sono quelli emessi unicamente da lei. 
Mi risveglio un attimo, disincantandomi dalla bellezza della bionda per far chiarezza su ciò che sta succedendo. Situazione attuale: Louis guarda Harry che guarda Perry, che lo guarda a sua volta, che viene guardata da Amélie che guarda anche Harry, io intanto fino a pochi istanti fa ero concentrato su Amélie, ma Perry viene guardata anche da Zayn che viene guardato male… molto male da Mia che ora sta fissando brutto me. Decisamente troppo brutto. Deglutisco, invidiando in questo momento Liam che non sta guardando nessuno ma è concentrato sul suo piatto a mangiare e a farsi i cazzi suoi; o le seghe mentali per Melanie, come dicono gli altri.
Non reggo il suo sguardo e lo distolgo, addentando il mio polpettone. Sollevo gli occhi per vedere il vassoio di Amélie e noto solamente una misera insalata, con una mela che sta tagliando a fette col coltello e la sta mangiando con la forchetta. Non posso fare a meno di fissarla, sia perché è incantevole anche quando mangia, sia perché è un’assurdità tutto ciò che il suo vassoio contiene ed il modo in cui mangia esso. Mangiare un’un insalata striminzita a pranzo ed usare una forchetta per ingerire una mela? Sembra quasi un’eresia. Lei mi nota e cerco di sorriderle, anche se a fatica e lei sembra sorridermi di rimando, non molto convinta, ma è pur sempre un inizio.
« Che cazzo ti fissi? » sento la voce di Perry parlarmi in tono minaccioso.
Sposto immediatamente le pupille nelle sue che sembrano così glaciali. Non riesco a risponderle, mi ha gelato il sangue.
« Lui fissa chi cazzo gli pare. » riconosco la voce di Mia che mi difende e vedo i suoi occhi più scuri del solito dritti sulla bionda, come se volesse staccarle la testa da un momento all’altro e di certo quella non ha un’espressione tanto differente.
E’ guerra.
« Certo, ha parlato la prima guardona. »
Mia scatta subito in piedi, segno che già si sta alterando. « Ripeti se ne hai il coraggio, puttana. »
La discussione si alza di tono e richiama il silenzio nella sala; la maggior parte… Okay, diciamo che tutti gli studenti nella mensa, incluse le cuoche, hanno l’attenzione rivolta esclusivamente alle due ragazze e tutti sanno che è meglio non interromperle. Male, finisce male. Fortunatamente Louis riesce a far cessare - per il momento - la discussione, solamente con alcune parole. Quel ragazzo è come se avesse un potere sulle persone.
 
5:45 p.m.
« Oggi le ho sorriso e lei ha fatto lo stesso, hai visto? »
Mia sembra voler rispondere solo a grugniti oggi ma posso capirla visto che le varie discussioni con Perry l’hanno messa decisamente di cattivo umore. 
Mi dondolo sul letto di Zayn, visto che lui non c’è ed è uscito sicuramente per tentare di ottenere un appuntamento da Perry, quel ragazzo è palesemente cotto e ciò non infastidisce meno la brunetta di fronte a me. Questo però mi porta al fatto che sia uscito con Louis ed Harry visto che quest’ultimo aveva chiesto al primo di organizzare qualcosa con le due bionde. Tutto ciò irrita ancor di più la mia amica. Ed infine Liam dovrebbe essere o a supplicare qualche ripetizione da Melanie oppure a procurare un po’ di roba per gli altri, visto che mandano sempre lui perché sembra il più grande, serio e maturo. Quelli che ci cascano non hanno capito proprio niente.
Intanto, però, io sono a casa, non capace di chiedere a Louis un’uscita con Amélie, per la vergogna, così mi tocca divertirmi osservando Mia che cerca di mettersi lo smalto, sul letto, sia mani che piedi e ciò in primo piano non è una bella cosa ed in secondo è un’impresa ardua e ciò lo capirebbe anche un cieco, viste le sue varie imprecazioni nel corso nel difficile intento. 
« Mia. » la chiamo e dopo qualche secondo di silenzio seguito da altre minimo dieci imprecazioni per aver messo male lo smalto, mi fa ancora cenno con un mugugnare della bocca. « Ma a te piace Zayn? » domando.
So che è così perché di solito lei tende a non attaccarsi troppe alle persone, a meno che non ci tenga e riconosco ogni sua minima sensazione anche perché - se non sembra - è la mia migliore amica. Mi guarda male, ma posso capirlo, non mi stupirei manco se mi menasse, ma si limita a tornare al suo smalto.
« Cazzi miei, Horan. »
La risposta è sì.
Sorrido, non so il perché, ma mi esce un po’ malinconico; c’è qualcosa che, non so, ma fa male, dentro di me.
« Voglio saperlo, così tu mi aiuti con Amélie ed io ti aiuto con Zayn. »
Lei sbuffa, alzando gli occhi al cielo. « Scordatela quella. »
« Perché? » chiedo stupito.
« Ma che ancora non l‘hai capito? Quella se l‘è fatta già Harry, oramai è andata. » 
Lo sapevo già. L’avevo capito. Inizio a giocherellare con la coperta del letto del pakistano. 
« Anche se non ha ancora capito che Harry ha trovato Perry come nuova preda, lei era solo l‘ultimo giocattolino di turno, poi il riccio quando si stufa di una cosa la getta via e se ne trova un’altra. E‘ sempre così, oramai lo sanno tutti, mi chiedo come mai la gente continua a cascarci. » 
Sto in silenzio ad ascoltarla, ammettendo che devo darle ragione. « Forse perché è bello. » penso ad alta voce.
Scrolla le spalle. « Possibile ma non è il mio tipo. »
Lo so, io so anche questo. 
« Ma come farà Harry? Perry sembra quasi odiarlo… »
« Quasi. » interviene prontamente.
« … E poi anche Zayn le va dietro. »
Sento il suo corpo irrigidirsi, i movimenti farsi sempre più lenti e faticosi mentre il pennellino adagia il colore sulle sue unghie, non perfettamente « Lo so, lo so. » finché rinuncia e richiude la boccetta avvitando il tappo.
Si ferma ed io prendo a fissarla. Mi dispiace per lei. Come fa Zayn ad essere innamorato di Perry? Certo, è bella, niente a che vedere con Amélie, ha dei capelli lunghi e lisci, perfetti, così biondi da sembrare quasi bianchi e gli occhi sono occhi azzurri che il ghiaccio si scioglierebbe alla sola vista, ma… Insomma, lei non gli darà mai corda ed invece potrebbe avere Mia anche subito. E lei è bellissima, è la più bella. Non sarà alta e anoressica come tutte le altre ragazza che al giorno d’oggi sembrano fatte con lo stampo, ma è bella nel suo piccolo, così particolare, con quei capelli troppo corti da sembrare un maschio, così rossi da spiccare anche se volesse mimetizzarsi fra un esercito di giganti, quegli occhi scuri penetranti e quel carattere forte che invidio ogni giorno da quando la conosco. Scrollo la testa, non potendo ritirare questi pensieri perché so che sono sinceri e chiedendomi ancora come faccia Zayn a non accorgersene. Semplice: lui non è me, lui non la conosce quanto la conosco io, lui ancora non impara a leggere ogni suo movimento, scovare fra le righe le frasi celate e ciò che vuole veramente intendere quando parla. Ci vuole tempo per conoscerla e penso che in fondo nessuno ha questa pazienza.
« Quindi sei veramente innamorata di Zayn? » domando ancora, insistente. « Che cosa farai? »
Posa lo smalto, ignorando per l’ennesima volta la domanda.
Non lo sa neanche lei, è così evidente.
Mi alzo dal letto, andando dritto verso il suo e raggiungendo la sua figura a gambe incrociate su di esso, aprendo le braccia e stringendola delicatamente su di esse, accarezzandole dolcemente i capelli come piace a lei, mentre sento le sue mani che si uniscono dietro la schiena e la sua testa che va a posarsi - o meglio, a nascondersi - nell’incavo fra la mia spalla ed il mio collo.
« Vaffanculo, Niall. » sussurra con voce rotta.
Non piange e di certo non lo farà ma non riesce neanche a parlare a bassa voce per la confusione, la rabbia e tutti i sentimenti che la stanno inondando e che sta provando in questo preciso momento, non facendole avere pienamente il controllo di sé stessa. 
« Vaffanculo. » ripete ancora, riuscendo a dire solamente ciò.
Le accarezzo ancora i capelli e la schiena, sapendo come farla rilassare, parlando con un tono più basso del suo, sapendo esattamente le parole che ora vorrebbe sentirsi dire, forse non esattamente da me, ma che comunque la farebbero star meglio.
« Sì, anch‘io ti voglio bene, Mia. »


 

 



fuckin' panda's place. ♥
Ebbene sì, ieri sono stata fino alle 4 del mattino a scrivere questo capitolo, ma l'ho voluto postare solo ora. :3
Spero solamente che vi sia piaciuto, ho voluto provare dal punto di vista di Niall, cioè diciamo che lo scorso capitolo vi ho fatto scegliere sapendo che avrei scritto in qualsiasi caso dal punto di vista di Niall. 
Però, vi annuncio che il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di una femmina, non dico altro. #risatamalefica
Ah, come avrete potuto notare pure questo capitolo è più lungo rispetto agli altri. Perchè? Boh, che ne so io, cioè io scrivo e basta, è capitato però pure che l'ultimo capitolo di I eat and sleep, loving you è più lungo rispetto agli altri e l'ultimo di Gotta Be You l'ho dovuto addirittura dimezzare, di fatti sto finendo di scrivere la seconda parte che forse sarà ancora più lunga della prima.
Però ora esprimerò la mia felicità che non interessa a nessuno perchè la mia Macky ha vinto un'audizione con un video per YT . *-* E tipo quel video l'ha fatto a scazzo in cinque secondi e l'hanno pure presa, ma io muoio, tipo se si impegna che cosa fanno, l'assumono?
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2. Followa @pandamito.
3. Inserisci una recensione a qualsiasi mia ff. <3
Ieri non ho mangiato e volevo fare lo spuntino di mezzanotte con panino, prosciutto e sottiletta, poi però ci ho rinunciato e penso che lo mangerò oggi a pranzo, mentre stamattina mi sono messa la sveglia solo per fare colazione con pandoro e mascarpone.
Ah, ed i miei gatti stanno tipo litigando si sentono i miagolii o come si scrive. ò_ò
E con questo è tutto.
Baci e panda, Mito.

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Capitolo 4
*** so she ran away in her sleep ***


Perry.
 
Sento il tepore della sua lingua e quel piacevole aroma alla menta che si diffonde nella sua bocca, mischiato alla sensazione delle sue mani incredibilmente morbide che sfiorano il mio corpo, come se sapessero precisamente dove andare o avessero Google Maps incorporato. Continuo ad aggrapparmi alla folta chioma di ricci sulla sua testa, cercando di non dar a vedere quanto provi piacere nello stare con lui, mi ripugna persino il fatto che non mi dispiaccia che i nostri corpi possano essere così tanto vicini da non riconoscere più nessun’altro odore se non il suo profumo. Muschio bianco, se non ergo, anche se forse leggermente più dolce, una fragola o una ciliegia di bosco caduta a terra dalla sua pianta ed abbandonata al suo destino.
Ma io, fino a questo punto, come ci sono finita?
 
Conquistami.
Così c’era scritto sul biglietto passato furtivamente nella mano di Zayn Malik mentre me ne andavo e lui rimaneva appoggiato al mio armadietto, con uno sguardo determinato e sicuro di sé. 
Erano oramai giorni e giorni che cercava di fare colpo su di me, escogitando i piani migliori, magari, solo per sedersi vicino a me ed era disposto a tutto purché essi riuscissero. Ne avevo visti di ragazzi accanirsi per uscire con me, ragazzi che non mi conoscevano realmente, ragazzi che volevano frequentarmi solo perché sono sempre stata “quella tosta”, altri per proteggersi, altri perché puntavano addirittura ad Amélie e mi volevano solo sfruttare, altri invece non si avvicinavano proprio a me per la troppa paura; ma lui è diverso, fa di tutto per dimostrare quanto ci tenga, eppure io gli ho risposto sempre di no.
Io, Perry Holmes, non mi faccio abbindolare da un ragazzo così.
Io non mi innamoro tanto facilmente.
Se proprio questo pakistano vuole avere una possibilità con me dovrà sudarsela duramente, oramai l’ho messo alla prova e tutto ciò che farà da ora in poi può essere valutato da me.
Però ci tengo, a lui intendo, che non abbandoni le speranze, che continui a lottare per avermi, pensare a ciò mi fa quasi sentir bene, essere desiderata per un buon motivo per una volta. E’ speciale, l’ho capito, la sua carnagione dorata, le sue labbra carnose anche se quasi sempre spaccate per i morsi, i suoi occhi che al buio paiono neri e alla luce possono addirittura avere la stessa tonalità della sabbia, la sua capacità di stare in silenzio quando serve e di intervenire solo quando è opportuno. Forse lui è proprio quel ragazzo che aspettavo da tempo.
Solo che, se qualche giorno fa pensavo questo, non avevo ancora fatto i conti con un bel problema.
 
Perry Holmes si era ripromessa di stare in guardia e di tenere d’occhio Harry Styles. E’ solo colpa sua se ora sono in questa fottutissima classe speciale per psicopatici. Ma quel coglione non poteva decidere di farsi quell’idiota col prosciutto davanti agli occhi di Amélie un altro giorno? Se non fosse stato per Louis io sarei entrata con una balestra e mi sarei divertita a fare il tiro al bersaglio con il suo Edward là in basso. Invece no! Sono rimasta senza una stanza, senza un letto, senza un posto dove andare a dormire e sono dovuta proprio uscire dal dormitorio per andare a cercare riparo nella vecchia casa abbandonata dietro il cortile, ho passato una notte di merda e la cosa che c’era di più carina lì dentro era un’intera famiglia di topi e mi sembra di aver detto tutto.
Quando sono tornata e Amélie non si era manco scusata per non avermi avvertito, è stato lì che ho perso il controllo, scaraventando - anche se per sbaglio - l’estintore sull’allarme antincendio mentre con la mia solita sfiga proprio in quel momento passava il professor Pym. Io a quello là la matematica non gliela metto nei piani ortogonali, poi vediamo se fa tanto il saputello, come se non sapessi che mi ha fatto spostare di classe solo per farmi bocciare e sbarazzarsi di me. 
Ma ora sono in questa merda e purtroppo non posso manco uscirne. Perry, devo dire che sei la ragazza più fortunata di questo mondo e con un alto senso dell’ironia. 
Mi reggo la testa sulle mani mentre il libro di filosofia è aperto sul letto davanti a me, una delle poche volte che lo sfoglio e di fatti non è nemmeno tanto distrutto come tutti gli altri miei libri che sono piedi di scritte e sembrano aver combattuto la Seconda Guerra Mondiale; intanto nella stanza c’è solo Louis che come un coglione si diverte a girare sulla sedia con le rotelle.
« Ti sta solo usando. » se ne esce all’improvviso il castano.
Alzo il viso e vedo che sta ancora giocando cercando di tenere una matita in equilibrio sul naso.
« Chi? » faccio finta di niente, tornando a sottolineare qualcosa che sembra apparire importante nel libro.
« Harry Edward Styles, l‘avete fatto e poco prima che arrivassi se n‘è andato e tu hai finto di metterti a studiare. » afferma convinto come se fosse un investigatore. Mi fermo e lui smette di giocare, rivolgendomi un sorriso alquanto furbo e puntando quegli occhi incredibilmente chiari nei miei. « Mi fai un baffo, Holmes. »
A parte la battuta pessima direi che odio ufficialmente questo ragazzo.
« Vaffanculo! » scandisco bene la parola in modo da fargli arrivare chiaro il concetto.
Ciò non fa alto che aumentare la sua ilarità. Quanto lo odio. Ma come fa? Riesce sempre a capire gli altri fino in fondo, persino solo guardandoli, non immagino come faccia la cugina a sopportarlo, non gli si può proprio mentile a quel maledetto!
« Ti sei messo a spiarmi ora, Tomlinson? » domando, cercando di allontanare pian piano il discorso dall’oggetto principale, anche se so che con lui è tutto inutile.
Fa spallucce. « Ammetti che sto diventando bravo a risolvere gli enigmi. »
« Oh, certamente, quasi potrei darti l‘incarico di mio Watson personale. »
Ci scambiamo un sorriso divertito, solito quando ci prendiamo in giro a vicenda, poi si alza dalla sedia e viene a sedersi sul letto, vicino a me. Questo è il segno che la sua infantilità ora si è spenta e sta cacciando la sua parte seria che di solito viene rinchiusa nelle profondità del suo essere, lo conosco troppo bene e quando fa così non è buon segno, quando fa così vuol dire che c’è veramente da preoccuparci.
« Sul serio, Perry. Lui non ti merita, tu sei superiore e non devi cadere nella sua trappola. »
Lo so, dannazione, lo so. 
« E che ne sai? Forse con me è cambiato. » cerco di resistere, non voglio cedere ed ammettere che Lou ha ragione, anche se so che lo ha, sempre. Anche perché se non l’avesse non mi ritroverei ad andare da lui ogni volta che succede qualcosa, però mi scoccia essere consapevole che lui ad aiutarmi c’è ogni volta, senza che io gli chieda nulla. Devo riuscire a cavarmela da sola, ce la posso fare, non mi servono i suoi consigli.
« Harry è così, trova sempre qualche nuova preda e quando questa lo annoia non ci mette molto a trovarsene un‘altra. »
Anche se in cuor mio non mi serve sapere ciò che Louis mi sta dicendo perché ne sono già al corrente, in fin dei conti sentirselo finalmente dire fa male… Terribilmente male, sono così confusa da non capire se il mio cervello non arriva ad avere un’intelligenza capace di ragionare ed arrivare a capire pienamente la situazione, oppure se sono proprio io che non voglio ammettere la realtà dei fatti.
Abbasso la testa, con la paura di incrociare lo sguardo paterno di Louis, iniziando a giocare con i laccetti della felpa, ma poco dopo sento un dolce tocco che mi avvolge ed il calore delle braccia di Louis che mi infondono sicurezza e tranquillità. Rispondo all’abbraccio stringendolo e nascondendo la testa nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla, mentre sento che ridacchia a causa dei miei capelli raccolti nella coda di cavallo che gli fanno solletico sotto il naso. Abbozzo anch’io un sorriso perché so che è proprio in questi momenti che Louis c’è sempre anche quando io non gli chiedo niente, lui è lì pronto ad aiutarmi ed a proteggermi qualsiasi cosa accada, senza che chieda nulla in cambio. Louis Tomlinson è il mio compagno di stanza, Louis Tomlinson è il mio migliore amico, Louis Tomlinson è il padre che a casa non è stato mai presente e che preferiva andarsi ad ubriacare ed a giocare d’azzardo nei casinò anche se non gli rimaneva più nulla piuttosto che badare a me. Louis Tomlinson è il mio tutto, non vorrei cambiarlo mai ed è la cosa di cui ho più bisogno ora… o quasi?
Mi appoggio col mento al suo petto, assumendo una faccia buffa e gonfiando le guance, guardandolo nei suoi occhi, non staccandoci, mentre lui mi regala un altro dei suoi meravigliosi sorrisi che mi fanno sempre sentir meglio.
« Grazie, Lou. » dico sincera, a bassa voce per la vergogna.
« Grazie al cazzo, Perry. » sbotta. « Come pensi di fare con Zayn? » mi domanda ed io mi blocco.
Mi ero completamente scordata di Zayn, dannazione.
Nascondo la testa nel suo petto, stringendomi ancor più forte a lui e biascicando.
Sospira, baciandomi la testa ed appoggiandoci sopra il mento. « Va bene, non preoccuparti, dopo ci penseremo e vedrai che una soluzione la troviamo. »
 
« Dov‘è Harry? » chiede ingenuamente Niall, guardandosi attorno dopo essersi seduto al tavolo col secondo vassoio pieno.
In realtà la sua domanda è: dov’è Amélie?
Non lo so e sinceramente non m’interessa, con quanti problemi ho in testa ci manca solo lei, anche se in fondo non sto mai sicura quando non la vedo, mi preoccupo che potrebbe fare chissà cosa per quanto si faccia condizionare così facilmente.
Riceve risposta solo da Liam che si limita semplicemente ad alzare le spalle per dire che non ne ha la minima idea, continuando a mangiare silenziosamente, come suo solito quando si sofferma a riflettere, sulla sua vita, sulle cazzate che fa e tutti quegli altri problemi complessi che ha.
« Puttana! » sento una voce che urla verso di me e che si avvicina ad alta velocità, attirando l’attenzione di tutti in mensa. « Come ti sei permessa? » 
Amélie non fa altro che sbraitare ed io la guardo innervosita. « Che vuoi? » Odio quando fa così, mi incolpa per ogni minima cosa, anche se non ho fatto niente. Poi però quando ha bisogno di me fa gli occhi dolci e mi sta appiccicata come una sanguisuga.
« Sei andata a letto con Harry! » 
Il mondo sembra essersi improvvisamente bloccato ed il suo di questa frase piena di ripugnanza è come un eco che rimbalza impazzito nella mia mente. Sembra che mi stia per crollare tutto addosso. Non so cosa devo fare. Vedo i volti delle persone che mi guardano sorpresi o riluttanti e tutti gli occhi della gente presente in sala sono rivolti verso di me. Mi sento cadere, forse non respiro più e non sento i muscoli che rispondono ai miei comandi, anzi in realtà non sento proprio un bel niente, l’unica cosa che riesco a fare è guardarmi attorno, notando che anche le facce dei miei “amici” - o meglio quelli con cui condivido il tavolo - sono abbastanza meravigliate o addirittura schifate; fino a che i miei occhi diventano severi nel guardare quelli di Louis, che però scuote la testa. Solo lui lo sapeva, ma lui non ha parlato.
« E te che ne sai? Tutte cazzate. » 
Il mondo sembra riprendere a scorrere e tiro fuori tutto il coraggio e la faccia tosta che ho.
« Me l‘ha detto lui. » afferma l’altra bionda, convinta. « Prima, nel suo letto. » Quanto vorrei spaccare la faccia proprio nel punto esatto dove compare quel sorrisino.
Figlio di puttana.
Ma a me che me ne frega di lui? Un bel niente. Che facesse quello che mi pare, che andasse con chi gli pare. Ma allora perché non mi va proprio giù che sia stato con Amélie?
« Tu… » la minaccio, digrignando i denti.
« Sei veramente andata a letto con lui? »
Una voce interrompe tutto, attirando la mia attenzione.
Zayn. Cazzo, Zayn! Come diavolo ho fatto a scordarmi completamente di lui?
Posa la posata sul vassoio e vedo visibilmente le sue vene in evidenza e le sue nocche che sporgono mentre le dita si stringono di più l’una all’altra. Mi mordo un labbro non avendo la minima idea di cosa fare; mi volto verso di Louis per cercare un consiglio, ma perfino la sua espressione sembra smarrita.
Aiuto.
« Zayn… » cerco di prendere tempo.
« No! » grida, alzandosi di scatto e con furia dalla sedia. « Pensavo fossi diversa, invece sei come tutte le altre puttanelle qui dentro. Mi fai schifo. »
« Zayn. » lo chiama Louis, ma il moro non l’ascolta e a gran velocità esce dalla sala prima che possa sfondare qualcosa a suon di pugni.
« Zayn! » lo chiama ancora Niall, preoccupato.
« Lascia stare, vedrai che poi si calmerà da solo. » lo rassicura Liam, facendo rigirare il biondo che ritorna a testa bassa sul suo vassoio, quasi come se avesse perso l’appetito. E ciò è grave, molto.
Mi sento morire, il peso delle sue parole sono come una lancia che mi trafigge da una parte all’altra il cuore. Avete mai provato a chiedere a vostra madre come si cucina il pollo e sentirvi rispondere che prima gli hanno tirato il collo per ucciderlo e poi l’hanno tagliato per cucinarlo, realizzando per la prima volta che avete sempre mangiato un animale morto e che per colpa vostre è stato ucciso? Ecco, la sensazione di disgusto verso sé stessi più o meno è quella, solamente triplicata.
« Mi fai schifo, l‘hai solo usato. » mi volto e vedo il volto di Mia forse più carico di rabbia di quello che aveva prima Zayn. « Ti annoiavi e volevi divertirti un po‘ o cosa? Lo sapevo che eri solamente una stronza. » la mano di Niall prende la sua per farla calmare mentre i suoi occhi neri mi fissano intensamente e non mi stupirei se da un momento all’altro cacciasse una pistola e tentasse di uccidermi.
Vorrei dirle che non è vero, che io non volevo, che… Non ci riesco, sono paralizzata e sento solo il terrore che mi pervade.
« Tu! » grido verso Amélie appena riesco a muovermi e spiccicar parola, stringendo i denti fino a farmi male, coi pugni chiusi e le unghie che mi trafiggono la pelle per quanto forte sia la morsa.
Sento che la vista mi si sta appannando.
« Beh, che c‘è? Non volevi Harry? Ti ho fatto un favore, ora non hai il problema di trovare un modo per sbarazzarti di Pakistan. » fa spallucce lei, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Menefreghista che pensa solo a sé stessa, una viziata che sfrutta gli altri solo per i suoi scopi, una bambina infantile che è disposta a tutte le lagne del mondo pur di aver il giocattolo che vuole tutto per sé. Ti odio. Ti odio. Ti odio e te la farò pagare, fosse l’ultima volta che faccio, Amélie.
Il suo sorrisino cambia quando vede che mi lancio addosso a lei, spingendola e facendola finire a terra, mentre l’irlandese si alza subito di scatto ad aiutarla e una presa familiare e forte, ma allo stesso tempo dolce e protettiva, mi avvolge per tenermi ferma.
« Lasciami, lasciami Louis! » grido con le lacrime che premono sempre di più ai bordi.
« Calmati, per favore Perry, calmati. » mi sussurra all’orecchio, ma io non sto ferma.
« Lasciami ti ho detto! »
Vengo trascinata con la forza fuori dalla mensa e solamente quando il castano chiude la porta della nostra stanza, io mi lascio sfogare libera abbracciata stretta a lui. 
Passano minuti e minuti sempre nella stessa identica posizione ed il ragazzo non smette per un attimo di accarezzarmi i capelli, sapendo che mi rilassa; solamente un quarto o addirittura mezz’ora dopo, sento che pian piano mi conduce a sdraiarmi sul letto e lui fa lo stesso accanto a me, non lasciandomi mai nemmeno per un secondo. Oramai la sua maglia è completamente bagnata dalle mie lacrime ed i singhiozzi non danno segno di cessare. Solo quando a volte me ne lascio sfuggire qualcuno più acuto, allora lì Louis mi sussurra di stare calma e che va tutto bene.
Non va bene un cazzo.
Sono nella merda più totale e tutto per uno stupido coglione.
« Io lo odio! » grido fra un singhiozzo ed un altro.
Lou non fiata, si limita solo di più a stringermi per poi aggiungere un « Lo so. » alla fine.
Mi scordo che lui sa sempre tutto. 
« Ed Amélie è una puttana, per una volta che io potevo avere qualcosa. Perché devo essere sempre dopo di lei? Perché devo sempre accontentarla in tutto? » Sono arrabbiata, non so di preciso per cosa, forse un po’ per tutto, ma sta di fatto che mi odio, odio lui, odio tutto. « Odio anche lei! » sbraito non curando manco il fatto che le lacrime piene di mascara stanno tingendo di nero la maglia bianca del mio amico. 
« Non è vero. » obietta lui, sicuro di ciò che dice.
« E che ne sai? » oramai non controllo più il mio tono di voce che ha continui sbalzi. « Lo so io chi odio o no e se ho detto che la odio vuol dire che la odio!»
Scuote il capo, cercando di asciugarmi le lacrime prendendomi il mento e passando il pollice sotto i miei occhi.
« Se la odiassi veramente l‘avresti lasciata perdere molto tempo fa, non sei tipo da tenerti stretta i nemici, quasi non lo fai manco per gli amici, figurati. » mi abbozza un sorriso che proprio non riesco a ricambiare. « Ci tieni a lei, lo so e ti prometto che presto si risolverà tutto. »
Fanculo, odio pure lui. Come fa a capire sempre cosa penso, cosa voglio e come mi sento? Louis Tomlinson, un giorno dovrai dirmi il tuo segreto perché non vale che solo tu porta il peso del fardello che contiene il saper sempre tutto degli altri, perché a volte capirli può fare solo ancor più male e tu lo sai bene.









fuckin' panda's place. ♥
No ma infatti non aggiorno dall'era dei dinosauri. *fischietta* Ok, sono tipo troppo impegnata ed invece di stare a cazzeggiare e scrivere io ora dovrei fare una cosa di grafica per la scuola che non so manco fare quindi sto nella merda più totale anche perchè domani non posso farla visto che devo fare la tavola di geometrico, anzi in realtà dovrei fare tipo 2-3 tavolte di geometrico e se non ne consegno almeno una diciamo che la mia media calerà di molto.
Ah mi sono scordata che cosa dovevo dire quindi passerò al momento fomento. (?) Ovvero che finalmente ho trovato uno street team dell'Abruzzo, cioè tipo che io ed una mia amica pensavamo di essere le uniche directioners abruzzesi. *___* Sono veramente felice e poi lì sono tutte così dolci e bla bla bla. 

Inoltre non so manco se continuare le ff girejiferjfiue cioè ho tanti impegni e le posto lentamente, però almeno gradirei che qualche gatto mi cagasse. GottaBeYou o almeno recensite, che mi fate sentire veramente... Oggi c'era geometrico e il mio prof fa battute spettacolari, lo amo ma odio geometrico. *-*
Vaaaaaabbèèè. Salto varie cose tipo tutto ciò che succede nella mia vita per andare all'angolo di... di queste cose qua.
1. Mi piace a To prove I'm right I put it in a song.
2. Followa @pandamito.
3. Inserisci una recensione a qualsiasi mia ff. <3
4. Leggi le fanfiction di musichildBecky_Horan, Ari_1D e itsandreea.
Ehm... tipo che amo queste quattro ragazze?
No, sul serio, leggete le loro ff perchè oltre ad essere le uniche scleropatiche con un po' di gelato in testa (WTF???) sono anche le migliori in circolazioni a scrivere e questo mi solleva visto che essere seguita da bimbominchia non mi farebbe molto piacere.
Ehm... e con questo vi dico bao perchè OMMIODIO SONO GIA' LE CINQUE ED IO NON HO FATTO UN PLATANO.
Veramente scappo, ultima cosa vi chiedo di leggere questo. :3
Baci e panda, Mito. xxx

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Capitolo 5
*** every time she close her eyes ***


Amélie.

Se lo merita, davvero. Ora nessuno la guarda con gli stessi occhi di prima, anzi nessuno la guarda, la ignorano, fanno finta di non vederla e in mensa quasi tutti tengono il volto verso il basso per non incrociare il suo.
“No, Amélie ti assicuro che è tutto tuo!” mi aveva detto “Sai che io odio Styles, è un coglione gasato.” Certo, Perry, grazie per aver infranto la promessa. Migliori amiche? No, davvero? Io ci tenevo, io ci speravo sul serio. Benché non correva buon sangue fra di noi, alla fine ci aiutavamo sempre l’un l’altra, eravamo un po’ come sorelle: insopportabili, costantemente in litigio, eppure ci difendevamo a vicenda nei momenti di bisogno, rimanevamo sempre assieme. Io, tu e Louis, come delle bambine felici che il padre le abbia portate allo zoo. E invece guarda cos’è successo, guarda cosa tu hai combinato, ti avevo chiesto solo una cosa: lui. Perché hai voluto farmi proprio questo, benché tu sapessi quanto ci tenessi? Volevi farmi aprire gli occhi? Volevi rinfacciarmi la realtà che qui io non sono una principessa e nessuno sta ai miei piedi, come dici sempre? Cosa, Perry, cosa? Volevi dimostrare che tu sei più bella? Che tutti preferiscono te a me? Che nessuno mi ama? Invece guarda ora, quella non amata sei proprio tu. Ad Harry non importa niente di te, per lui non è cambiato niente e l’unico ragazzo che ti amava veramente ora non ti vuole più, lo disgusti ed ora stringe la mano di un’altra. Però non capisco perché la persona che avrebbe dovuto rimproverarti più di tutti di aver sbagliato, ora ti sta sorridendo tranquillamente, accarezzandoti il dorso della mano.
Louis William Tomlinson, da che parte stai?
« Non mi va più. » se ne esce improvvisamente il pakistano, porgendo il vassoio a Mia Harris. « Tieni. »
La rossa guarda contrariata ciò che Zayn le porge, ma poi non può fare a meno di sorridere quando sente le dita di lui intrecciarsi nelle sue e puntando gli occhi neri sul ragazzo, sulle labbra si dipinge solo una smorfia seguita subito da un sorriso ricambiato.
Mi volto a vedere il viso di Perry, che però è fermamente puntato verso il suo piatto.
Prima o poi dovrà rendersi conto di aver sprecato l’occasione della sua vita e che Malik non ci ha messo poi molto a rimpiazzarla e a trovare qualcuno con cui consolarsi.
« Niall, per te. » la ragazza porge il vassoio di Zayn al biondo al suo fianco, mentre il suo presunto ragazzo si diverte a giocare col suo dred.
L’irlandese unisce il suo piatto con l’altro a malavoglia, cosa assai strana per lui, anche se è proprio da giorni che sembra cambiato, mangia meno, ride poco, non segue più come un cagnolino la sua compagna di stanza, né cerca qualche mezzo banale per parlare con me e tutto ciò non è normale per lui, ma forse è il periodo “terzo in comodo” - da quando i suoi due amici stanno insieme, o meglio vanno a letto assieme - che lo rende così.
Zayn Malik non è di certo un tipo stabile, lo si vede dal suo solito atteggiamento superiore, il fatto che sia di poche parole come se volesse imporre la sua autorità, ma l’andare subito a letto con un’altra semplicemente per far ingelosire una persona dimostra che in fondo non è poi così maturo come vuol far sembrare. In fondo anche lui è un fallito come tutti quelli che vi sono in questa scuola. Però, infondo, la sua strategia potrebbe essere un ottimo piano, in fondo sembra quasi che ci stia riuscendo, peccato per lui che quella sciocca di Harris - che tanto vuole fare la dura - si sia innamorata di lui forse dal primo momento che l’ha visto e lui - perché da bravo maschio che è di conseguenza è ovvio che sia stupido - ancora non l’ha capito. Cos’ha al posto degli occhi? La mortadella? Beh, peggio per lui. La vita è sua e quindi anche le conseguenze delle sue azioni.
« Hey bro » Liam Payne - ottimo bocconcino, se solo non avesse occhi che per Miss Jae - alza finalmente lo sguardo, risvegliandosi dal mondo dei sogni, per richiamare l’attenzione del mulatto, « oggi skate? »
L’altro sfoggia un sorriso a trentadue denti. « Certamente, fratello. Come potrei mancare? »
A volte i maschi sono rozzi, o almeno tutti quelli dell’accademia mi sembrano stupidi e lerci, persone senza cervello buone solo ad emettere versi incomprensibili, penso che forse non ci sia poi così tanta differenza tra uomo e scimmia. A parte in Harry Styles, non che quel ragazzo sia la fiducia fatta persona, ma lui è semplicemente diverso e questo tutti lo sanno: lui profuma, lui è capace di farti sentire una regina, lui ha un sorriso fantastico, lui ha degli occhi magnetici di una magnifica tonalità di verde chiaro, lui ha dei ricci che potrebbero far morire d’invidia i migliori modelli, alto, magro, ed ha anche un certo gusto nel vestire, sembra quasi un piccolo uomo in carriera; lui ha quel qualcosa che ti cattura e che in un modo sadicamente dolce ti trascina in trappola fino a quasi diventare dipendente da lui.
« Ah, tra poco si avvicina anche la festa annuale d‘istituto. » fa notare Payne.
« Non è poi granché. » sbuffa Harris, quasi sempre con la luna storta. Poi si volta verso Malik. « Però questa è la tua prima volta. »
L’altro annuisce.
« Zitta, Mia, che alla fine sei sempre quella che si diverte di più. » scherza il cugino, schernendola.
« Zitto tu! » protesta lei, per poi scoppiare a ridere. « Niall, stavolta non fare come l‘anno scorso. » gli fa l’occhiolino.
Lui alza la testa dal piatto, non capendo. « Perché? Cos‘ho fatto l‘anno scorso? » domanda innocentemente. Che carino, sembra un ingenuo bambino.
Mentre ad Harry compare solo un ampio sorriso divertito sul volto, Louis e Liam si uniscono al coro di risate della rossa, specialmente l’ultimo che non si trattiene dal commentare: « Per forza, eri strafatto fratello! L‘anno scorso siamo riusciti a farti sballare come non mai, sei rimasto intontito per giorni e giorni. »
La rossa poggia il capo sulla spalla del biondo, sorridendo. « Diciamo che non capivi più un cazzo, peggio di adesso. »
Il maggiore del gruppo sospira, portandosi indietro col busto verso la sedia. « Però ci siamo divertiti, caso Niall a parte. »
Liam ridacchia. « Ah, se solo sapesse… »
Horan continua a guardarsi attorno, spaesato. « Dannazione, ditemi cos‘è successo! Non ricordo nulla! »
Finalmente Harry interviene, pensieroso. « In effetti se non sbaglio dovremmo avere un video che gli abbiamo fatto. »
« Cosa? Fatemelo vedere subito! » grida l’interessato.
« Scordatelo, Irlanda! » esclama Mia, prima che la sua attenzione fosse distratta dalle dita di Malik che leggere le sfiorano le labbra per poi unirle con le sue.
Per me è impossibile non far caso a Perry, che stavolta guarda la scena, stringendo i pugni dalla rabbia e nascondendoli mettendo le braccia conserte; subito dopo, però, Lou posa il suo braccio attorno alle sue spalle e l’espressione frustrata sul viso della ragazza si rilassa immediatamente.
Dio solo sa che potere ha quel ragazzo sulle persone.
Ora sono io quella in preda dalla rabbia. Così non può andare, amico o non, fatto sta che lui per primo dovrebbe essere arrabbiato e deluso da ciò che ha fatto, invece sta lì vicino a lei e la consola come se fosse lei la vittima. E’ una strategia, io lo so, non ho mai pensato che Perry fosse stupida, anzi, l’ho sempre considerata una rivale in astuzia, ma nessuno può battermi. Nessuno. Non a caso quando giravamo ancora assieme io ero la mente e lei i muscoli. Fatto sta che, qualunque sia il suo piano, vuole prendersi la fiducia di Lou per ritorcermelo contro, quindi l’unica soluzione è che Louis William Tomlinson prenda una drastica decisione e scelga: o lei o me.
La discussione va avanti per un po’, Harry e Liam prendono in giro Niall sull’accaduto che l’irlandese non ricorda, poi il tutto sfocia nel continuo schernire Mia da parte di Louis sul fatto che la cugina pare quasi addolcita nell’ultimo periodo, commento che Harris non pare molto gradire visto il suo continuo orgoglio nel mantenere la maschera di tipa tosta. Tentativo fallito, signorina Harris. Tentativo fallito già in partenza. Intanto Niall sembra mettere il broncio e non penso sia per la festa dell’anno scorso; neanche oggi ha provato a parlarmi, quasi mi preoccupo. Io e gli altri che non li frequentavamo ancora l’anno scorso, dobbiamo per forza rimanere in silenzio, non che abbiamo così tanta voglia di parlare, a quanto si capisce.
D’un tratto Perry si alza e Louis sembra volerla seguire, ma l’afferro subito per un polso, bloccandolo.
« Ma Tommo! » esclamo cercando di sfruttare il corso di recitazione  a cui i miei mi avevano iscritto da piccola. « Volevo chiederti se potevi aiutarmi con matematica, ti prego sennò il signor Parker mi boccia! » Cerco di imitare la faccia un cerbiatto dagli occhi dolci che supplica ad un cacciatore di non ucciderlo. « Ti prego… Willy! » lo chiamo cercando un qualche nomignolo convincente.
« Sì, vai… » sua cugina alza un sopracciglio, guardandoci quasi divertita. « … Willy! » al sol pronunciare il nome scoppia in una risata tirando in ballo anche le risa degli altri.
Personalmente penso che non abbia detto quella frase solo per prenderlo in giro, ma anche perché voleva veramente che suo cugino rimanesse con me, d’altro canto anche se non mi sopporta, per il momento sopporta ancor meno Perry visto che è pienamente consapevole del fatto che lei ora è solo un suo rimpiazzo nei confronti del pakistano.
Louis sospira, rassegnato, per poi acconsentire con un sorriso, subito dopo anche Perry sospira, andandosene definitivamente.
 
4.17 p.m.
Sono minuti e minuti che picchietto la penna contro il foglio, ragionando sopra l’equazione. Vero che mi serviva una scusa plausibile per far sputare il rospo al mio compagno di stanza, ma in realtà devo riuscire sul serio a mantenere la mia media di finta studentessa modello - copertura andata in frantumi dall’incidente con l’estintore.
« Cosa diavolo c‘è che non va? » domanda al limite delle forze, come se fosse un bravo paparino alle prese coi compiti di sua figlia.
« E‘ che non riesco a trovare la ‘x‘! » esclamo.
Lui si copre il volto con le mani, scuotendo la testa. « Ma te l‘ho appena spiegato come si fa. » 
« Zitto, Tomlinson! » grido nervosamente, mentre il cervello va in pappa. « Non l‘ho capito ok? » sbuffo, massaggiandomi le tempie e girandomi con la sedia verso di lui. « Papi, ti prego, aiutami! Ho bisogno di una pausa! » lo chiamo, sporgendo il labbro come una bambina.
Lui si butta all’indietro sul letto, sdraiandosi, mentre io mi stravacco sulla sedia, posando la penna sotto il mio naso e guardando il soffitto per farla reggere.
« Lou… » lo chiamo e lui risponde con un mugugno, fin troppo stanco e preoccupato che sia un altro problema di algebra « cosa vi siete detti l‘altro giorno tu e Per? » abbrevio il suo nome per farmi apparire più calma a rilassata.
Aspetta qualche secondo, per poi rispondere un po’ intontito e assonnato. « Mh, perché? »
Scrollo le spalle. « Siete strani e non mi piace. Cioè, in realtà mi hai deluso. » sento che lentamente si alza a mezzobusto. « Insomma pensavo fossi dalla mia parte. »
Sospira. « Mel » iniziamo male, « sai che io non posso stare dalla parte di nessuno. » mi rifila la solita bufala.
« Ma preferisci lei a me. »
« No. » ribatte.
Sorrido. « E‘ evidente che io sono nel giusto, ma a questo punto non dovresti passare così tanto tempo con quella lì. »
« Mel, nemmeno questo. » sbotta. « Te l‘ho detto: io voglio bene ad entrambe e non posso mica decidere fra di voi, solo che il discorso con Perry è una cosa privata fra noi due, non te lo dirò. »
Migliore amico. Migliore amica. Andate tutti a quel paese, ok? Io nell’amicizia non ci credo più.
« Perché non vuoi dirmelo? » lo guardo supplicante, mentre la penna cade a terra. « Ci siamo sempre detti tutto, Louis! » grido.
« Mel… » cerca di calmarmi.
« Dannazione, smettila di chiamarmi così! Lo odio! » urlo ancora. « Ti odio! » sbotto d’un fiato, non rendendomi conto delle mie parole.
Sono sicura che si sono già messi d’accordo fra loro per tagliarmi via dalle loro vite, sicuramente è così, vogliono farmi sentire emarginata ma non vinceranno di certo a questo gioco, non permetterò a loro di rovinarmi la vita. Sono sola, ancora, non ho più nessuno ora, anche Lou mi ha abbandonata, ora qualunque cosa dica non gli crederò.
Lui sta in silenzio, mentre stringo i pugni dalla rabbia e l’agitazione tocca l’apice. 
Odio lui. Odio Perry. Odio tutti. Magari odio anche Harry ed il fatto che preferisca lei a lui, come lei preferisce lui a me e Louis preferisce lei a me. Perché nessuno invece preferisce me? Nessuno, sono sola, ancora. Non m’importa manco se le lacrime mi bagnano uno dei tanti vestiti che papà mi compra, anzi stropiccio la gonna afferrandola con le mani, quasi volessi strapparmela. Non so per cosa sono più frustrata: aver perso un ragazzo o i migliori amici, o magari entrambi. Perché lei complica sempre le cose? Perché non posso vivere la mia vita in pace senza che lei me la rovini? Perché? Non è bella come me, non è ricca come me, eppure cos’ha che io non ho? Il carattere forte? Anche io posso avercelo, basta l’impegno. La forza di rispondere e picchiare la gente? Corso di boxe, ammaliare Liam non è cosa facile ma con la buona volontà riesco anche a prendere qualche lezione gratis da lui. Dannazione, mi volete dire cosa? Io non ce la faccio più, voglio solo svegliarmi da quest’orribile incubo e far finta che tutto sia alla normalità. Sul serio, voglio essere normale, anche se magari non sarò più una “principessa in rosa e zucchero” - come dice, o meglio diceva lei - mi basta solamente essere come tutti gli altri, essere apprezzata. Non voglio più avere delle maschere, sul serio, basta. Non ce la faccio più, ora esplodo.
Louis si avvicina lentamente, tentando di asciugarmi le lacrime.
« Sai, forse capisco perché ti sei innamorata di Harry. » tiro su col naso, mentre lo guardo coi miei occhi azzurri. « Entrambi non sapete ricambiare chi realmente vi ama. » sorride, malinconico, ed io non lo comprendo.
Solitamente Louis ha lo strano potere di controllare l’umore di chi gli sta attorno, ma stavolta le sue parole mi mettono solo confusione.
Io non voglio, giuro, ma è lui che non mi lascia altra scelta. Mi dispiace, Lou, mi dispiace veramente tanto ma non è arrivato ancora il giorno in cui Amélie Taylor non ottiene ciò che vuole.
 
5.38 p.m.
Le sue mani percorrono su e giù la mia schiena, slacciandomi il reggiseno, mentre le nostre labbra si uniscono perennemente, staccandosi solo quelle poche volte per prendere aria; ansimo, non mi dà il tempo di respirare, inoltre le sue labbra sono così morbide e calde che mi viene voglia di mangiarlo a morsi. 
« Sai, Harry… » inizio il discorso fra un bacio e l’altro.
Mi aggrappo coi pugni nei suoi ricci scuri; la mia camicia è per terra, come la sua, posso sentire la pelle della sua schiena, così calda e chiara, i suoi jeans che non fanno altro che premere contro la stoffa della mia minigonna conducendomi a mordermi le labbra per non urlare e facendomi affondare le unghie nella carne della sua schiena, che si inarca. 
« Prima ho parlato con Louis. »
Lui non risponde, mugugna solamente, come se non gli importasse ciò che sto dicendo.
Butta a terra anche il reggiseno, premendo violentemente una mano contro il mio seno e le labbra sfiorando il collo baciando ogni singolo centimetro su di esso, mentre la sua mano si insidia fin sotto la gonna, facendomi sussultare. Preme più a fondo, lasciando che mi sfugga un gemito. Il piacere si insidia dentro di me, abbandonandomi a lui.
« Penso che lui e Perry l‘abbiano fatto, erano così strani oggi. »
Si blocca improvvisamente, ritraendo le mani ed alzandosi; apro gli occhi, non capendo più cosa sta succedendo.
« Che fai? » domando allibita mentre lo fisso riprendere la sua camicia da terra.
« Mi rivesto, non vedi? » E’ sarcasmo questo, Harry? O cos’è?
Alzo un sopracciglio, mandandogli un’occhiataccia. « Sì, ma perché? »
Alza le spalle, abbottonandosi gli ultimi bottoni. « Non mi va più. »
Rimango a guardarlo a bocca aperta. « Come sarebbe che non ti va più? » sbraito ad alta voce.
Nessuna risposta, esce dalla stanza senza nemmeno salutarmi, facendomi fare la perfetta figura della stupida.
 
6.12 p.m.
Bene, è ufficiale: Harry Styles pensa solo ai suoi interessi e se ne frega degli altri. Ma allora perché prima è cambiato subito appena ho parlato di Perry e Louis? Allora è tutto vero, lui non mi ama, io non gli piaccio e preferisce lei a me. Ah, bene, in pratica ho sprecato parte della mia vita dietro al primo ragazzo che forse mi sia veramente piaciuto. Ora capisco come si sentono quelle ragazze brutte che sognano il loro principe azzurro ma che sono consapevoli di non poterlo avere visto che lui non le degnerà mai di uno sguardo. Ecco come mi sento, proprio come loro. Mi sono illusa che Harry Styles potesse essere il mio principe azzurro, ma evidentemente mi sbagliavo… ed anche tanto.
Cammino per i corridoi della scuola fino ad arrivare all’atrio col distributore di merendine e scorgo gli inconfondibili capelli biondi di Nialler James Horan, intento a prendere qualcosa.
Ecco, forse se mi fossi innamorata di lui sarebbe stato tutto più semplice, sicuramente lui mi avrebbe accontentata in tutti i miei piccoli desideri, mi avrebbe reso felice ogni momento e mi avrebbe riempita di attenzioni, baci e complimenti. Se solo mi fossi innamorata di lui… Penso che la sua ragazza dovrebbe sentirsi tanto speciale e dovrebbe ringraziare ogni giorno per avere un ragazzo così, la ragazza che tiene il posto nel suo cuore deve sentirsi veramente fortunata.
Però… pensandoci un attimo… In fondo quella ragazza, al momento, sono proprio io.
Son più veloce di lui ad abbassarmi ed a prendere il succo alla pesca ed il Twix che è appena sceso alla macchinetta; lui non si era accorto di me e rimane a bocca aperta, così gli sorrido e gli porgo ciò che ha comprato.
« Facciamo a metà? » propongo, sfoggiando uno dei miei sorrisi.
Lui annuisce. « Certamente. » apre il Twix e me ne da uno mentre io sfacciatamente bevo un po’ del suo succo. Mi guarda torvo, avvertendomi con un: « Hey! »
Ridacchio, solare. « Solo un po‘. Dispiace? » e non può dirmi di no, visto che gli viene naturale anche a lui sorridere e, devo ammettere, che ha un bel sorriso, più di quanto ricordassi.
Gli porgo il succo e lui fa un sorso, mentre io addento il mio Twix e poi lui fa lo stesso; ci sorridiamo l’uno di fronte all’altro e sembriamo due ebeti. 
« Hai sporco qui. » gli indico delle briciole vicino la bocca e prontamente unisco le mie labbra con le sue, mossa che di certo non si aspettava. Quando ci stacchiamo noto i suoi occhi azzurri, sbarrati. « Ti è piaciuto? » domando, angelicamente.
Lui ride, come solo lui sa fare. « Penso proprio di sì, però non ne sono sicuro… riproviamo, per favore? » Non ricordavo che la sua risata fosse così meravigliosa.
Nuovamente uniamo le labbra, stavolta più dolcemente, più di qualche semplice e banale secondo, questa volta ho il tempo di assaporare le sua labbra che ora sanno di cioccolato e questo mi piace.
Non ricordavo manco che i baci potessero essere così dolci.
Forse è proprio questo che si prova quando ci si sente amati?
 
8.20 p.m.
Eppure, stare a parlare con Niall e stringermi forte fra le sue braccia, non è stato così cattivo, anzi penso sia stata la cosa più bella e divertente che io abbia fatto da qualche anno a questa parte. Non ricordavo nemmeno che parlare solamente e magari qualche volta farsi sfuggire un bacio innocente fosse una cosa così divertente e rilassante. Forse non ricordo un po’ troppe cose.
Sono felice, per la prima volta in mesi e mesi, finalmente sorrido e non me ne pento.
Al diavolo Harry, al diavolo Perry e pure Louis. Chi ha bisogno di loro quando si ha un dolce irlandese dagli occhi color cielo pronto a fare qualsiasi cosa per la tua felicità? Avevo ragione: la ragazza di Niall deve sentirsi proprio felice. Ed io lo sono. 
Cammino, anzi saltello per i corridoi non riuscendo a togliermi questo sorriso da ebete sulle labbra, le stesse che hanno toccato lui. Chissà se ora anche le mie sanno di cioccolato.
Svolto ad un altro corridoio, ma mi blocco e torno subito indietro, nascondendomi vicino allo spigolo del corridoio che ridà sull’altro, con la schiena spiaccicata contro il muro. 
Ciò che ho visto è un segreto troppo grande da non poter non essere rivelato e questo segreto viene chiamato con il dolce suono della parola “vendetta”.








fuckin' panda's place. ♥
Gigia sta tipo mezzo dormendo di fianco a me. :') Se non sapete chi è Gigia siete delle merde, tutti amano Gigia.
Comunque grazie alla neve e alle scuole chiuse sono riuscita a portarmi avanti almeno con questo capitolo.
Però ora voglio parlarvi che sono tipo andata al mio primo street team sui Uan Dairecscion ed è stato tipo... cioè WOW! 
Ecco, il WOW racchiude tutto, è tipo indescrivibile.
Mentre domani festeggio il compleanno di una mia amica, anche se lei non fa la festa, ma la obbligo a mangiar fuori e tutto il resto. :3
Coooooomuuuunque:
1. Mi piace a 
To prove I'm right I put it in a song.
2. Followa @pandamito.
3. Inserisci una recensione a qualsiasi mia ff. <3
4. Leggi le fanfiction di musichildBecky_Horan, Ari_1D e itsandreea.
Io amo queste ragazze ed amo anche tutte le ragazze del One Direction Italy Abruzzo Street Team, loro sono veramente tutto!
Ehm... mi so scordata che dovevo dire, comunque sia NIALL HORAN, CAGA IL NOSTRO VIDEO.
Ok, bao.
Baci e panda, Mito. xxx

AH, NO, ASPETTATE.
Voglio scrivere qualcosa su A Tutto Reality ma c'ho non c'entrano un platano.

No, non è vero, ultima cosa volevo farvi vedere come mi immagino le ragazze:
Mia - Perry - Amélie
Cioè più o meno queste sono le immagini più simili che ho trovato, chiedo perdono. D:
Ultimissimissima.... a parte che sto troppo sotto per A Tutto Reality, cioè è il mio fomento per la nuova serie ma volevo chiedervi su chi secondo voi sarà il prossimo capitolo. èwè

Dopo di questo veramente... bao!
I COGLIONI A SANREMO1!!ONE

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Capitolo 6
*** life goes on and it gets so heavy ***


Louis.

« Hey Styles, cerchi rogna? » minaccia Frankie Anderson mentre lui e alcuni dei suoi scagnozzi circondano il riccio nel campo vicino la palestra.
Mi avvicino tranquillamente al gruppetto mentre loro iniziano la rissa: il ragazzo dagli occhi verdi per primo sferra un pugno sulla difensiva che va proprio dritto sulla faccia di quel palestrato di Anderson, che cade a terra, così due suoi amici bloccano Harry ed un altro lo colpisce sulla pancia facendolo accasciare, Frankie appena si rialza e si asciuga qualche piccola goccia di sangue che gli scende dal labbro, con tutta la rabbia che ha sferra un pugno sulla pelle delicata del viso dello sfidante. Occhio per occhio, dente per dente.
Mi godo la scena, avvicinandomi senza preoccupazioni.
« Frankie, hai qualcosa da dire al mio amico? » parlo con calma e arroganza. « Se vuoi puoi dirla a me. »
Perche  non vengo picchiato? Semplice, sono passati ormai anni dai tempi in cui io venivo picchiato per essere troppo ficcanaso o iperattivo o, a quei tempi, troppo piccolo; ora sono il più grande della scuola e so difendermi anche senza usare le mani, mi basta solo il mio carisma, Frankie lo sa e sa anche dell’incredibile potere che ho nell’usare bene le parole per convincere la gente ad ascoltarmi, è consapevole del fatto che non li conviene mettersi contro di me. 
« Attento Tomlinson, non potrai esserci per sempre a salvarlo. »
In effetti, oramai ho salvato il culo a quel pivello fin troppe volte.
I due che tenevano il gracilino lo lasciano cadere a terra ed Anderson e la sua banda mi passano affianco, superandomi ed andandosene mentre io sfoggio un enorme sorriso ad Harry.
Lui si rialza, pulendosi il viso su cui di sicuro comparirà un bel livido vicino l’occhio. « Potevo anche benissimo cavarmela da solo. » protesta.
Mi viene da ridere. « Su, finiscila Harry. » gli tendo una mano, per aiutarlo, ma lui la guarda con riluttanza, la ignora e se ne va senza dir niente, manco guardandomi e forse ne capisco il motivo.
Stupido Styles, è inutile scappare perché tanto prima o poi dovrai fare i conti con la realtà, quindi è meglio farlo subito prima che tu possa pentirtene.
 
8.15 p.m. - yesterday.
« Tomlinson! » grida il ricciolino che, tutto infuriato, avanza verso di me a gran passi, stringendo i pugni. 
Mi limito a fermarmi nel corridoio e a voltarmi verso di lui. « Sì, Styles? » domando col mio solito tono arrogante e da bravo oratore. 
Digrigna i denti, apparendo un piccolo chiwawa arrabbiato; ma, benché ci provi, Harry Styles non riuscirà mai ad apparire brutto e letale. « Non fare lo gnorri! » punta i suoi occhi verdi nei miei, fissi. « Sai benissimo di ciò che voglio parlare. »
Sapete qual è il vero problema? Che non ho la minima idea di cosa intenda lui. Ci sono tantissime cose che mi vengono in mente su cui potremmo parlare: il mio bellissimo sorriso, il mio solito parargli il culo anche se non ricevo mai un ‘grazie’, Perry, gel per capelli, se ho fatto la cacca stamattina. Sì, l’ho fatta, per chi volesse sapere. Solo che lui pretende che io sappia di preciso l’argomento che vuole affrontare e, conoscendolo oramai da fin troppo tempo per i suoi gusti, so che scoppierà di rabbia se gli dico chiaro e tondo che non ho la minima idea di cosa lui stia parlando. E allora cosa aspetto? Non mi perderei un Hazza arrabbiato manco morto. E’ decisamente troppo divertente e rientra nella mia routine.
Restringo lo sguardo, inclinando leggermente la testa e, seppur facendo una piccola smorfia confusa, non riuscendo a toglier via il mio sorriso divertito dalle labbra. « Hazza, cosa sono tutti questi anagrammi? La tua finta intelligenza mi sorprende ogni volta di più. Ah, com‘è cresciuto il mio bambino! » recito, ridacchiando.
La sua carnagione lattea si fa a poco a poco sempre più sul rosso.
« Smettila! » non riesce a controllare l’ira nella sua voce. « Tu e Perry. Siete andati a letto. » sputa, stringendo ancor più i pugni e notando che il suo sguardo non era mai stato così duro prima d’ora, con nessun altro.
Ok, questa però mi è nuova. Ora sono veramente confuso, più di prima e stavolta mi sento io quello preso in giro. Che diavolo si sta inventando? Cos’è questa storia? Penso di dover avere un’espressione veramente sconvolta in viso. Non capisco, il mio cervello non trova informazioni relative a ciò che ha detto e semplicemente perché non c’è niente di simile nei miei ricordi. O almeno non come la intende lui, non di recente, niente per cui lui possa rimproverarmi. Sì, se dovessi rispondere ad una domanda più generale dovrei ammettere che sono stato a letto sia con Perry che con Amélie, contemporaneamente, e a dirla tutta mi è anche piaciuto, ma è stato anni fa e solamente una volta; fra di noi non c’era niente, era solo un’esperienza e nessuno ha avuto rimpianti, dopo non siamo mai riusciti a vedere delle possibilità fra di noi, così - seppur strano - il nostro legame è diventato più forte formando come una specie di famiglia e da quel giorno le uniche volte che sono stato nello stesso letto con una di loro era per consolarla o per rassicurarla dai lampi. Niente di più, niente di meno. Ma ciò a cui Harold Edward Styles si riferisce non è un fatto a lui sconosciuto accaduto anni fa, è qualcosa di più recente, qualcosa che dovrebbe veramente importanti, qualcosa per cui vale la pena sprecare la sua rabbia. 
Alzo un sopracciglio, diventando serio. « Chi ti ha detto questo? » domando, aspettando una risposta concreta da parte sua, scordandomi per un attimo che in questi casi è impossibile ragionarci.
« Non smentisci, quindi ho ragione, ci sei andato a letto. » mi guarda, deluso ed arrabbiato.
Rimango con la stessa espressione di prima, ma con un tono ancora più duro, uno che non sono abituato ad usare. « Harry, dimmi chi te l‘ha detto. » ripeto ancora, sperando stavolta in una risposta.
Improvvisamente si zittisce, rimaniamo l’uno di fronte all’altro a guardarci negli occhi. « Che bastardo… » sibila, dischiudendo appena le labbra.
Ci dev’essere un errore. Un grosso errore.
« Bastardo! » alza il tono, sferrandomi un pugno che blocco con una mano.
Mi spintona, io cerco solo di difendermi, senza reagire, indietreggio solamente vedendo i suoi punti che mi sfiorano desiderosi di riportarmi qualche livido, sono sempre più confusi; cerca di usare la testa per buttarmi giù, ma lo blocco all’altezza della mia pancia, gli stringo un polso per fermarlo dal dimenarsi, in preda alla rabbia, ma poi mi costringe ad incrociargli le braccia dietro la schiena per bloccarlo.
« Dannazione Harry! » grido. « Vuoi capirlo che non sono andato a letto con Perry? » ma tenere una discussione ragionevole con lui in queste condizioni è tutto inutile.
Mi dà una testata, liberandosi, per poi sferrarmi un pugno - che purtroppo incasso in pieno viso - mentre cerco di riprendermi. Non ci vedo più, rispondo al colpo e lo colpisco sulla mascella, facendolo accasciare contro il muro. 
So che ciò procurerà un bel po’ di lividi ad entrambi.
Restiamo in silenzio e respiriamo profondamente, cercando di riprenderci. E lo vedo, lì accasciato contro il muro, seduto a terra, domani probabilmente sul suo bel faccino comparirà un livido che gli rovinerà la sua giornata in fatto di conquiste; e mi sento in colpa perché non avrei mai voluto farlo, colpirlo è l’ultima cosa che avrei voluto fare, sul serio, così gli vado vicino e gli tendo la mano per aiutarlo a rialzarsi. Lui la guarda, ansimante, esita ma poi si appoggia al muro e si mette in piedi a fatica, evitando ogni mia buona intenzione. 
« E poi che t‘importa? » domando retoricamente, abbassando deluso la mia mano, il mio gesto di pace. « Sarei comunque migliore di tutte quelle puttanelle che ti circondano. »
E siamo entrambi delusi, nella mia voce non c’è sfida, c’è solo un vuoto che nessuno può colmare, una necessità di cui sono privato, la mancanza di qualcosa essenziale ma che non posso avere. Siamo delusi entrambi, da noi stessi, dall’altro. Non c’è più la rabbia, solo il silenzio che fa parlare i nostri sguardi, ma per la prima volta in vita mia non riesco a capire quello di Harry, per la prima volta mi sento vulnerabile perché privato di un mio potere, sento di non conoscerlo più o magari di conoscerlo così tanto bene che vado oltre le apparenze, ciò che realmente i suoi occhi mi stanno comunicando e vado a cercare qualcosa che in fondo non esiste.
L’improvviso calore che si diffonde sulle mie labbra e mi penetra fin dentro, facendo contatto con la lingua e a contrasto con i brividi provocati su tutto il corpo, che si insinuano come un serpente percorrendo tutta la spina dorsale, le mie narici che non possono non odorare quel profumo di rose, le sue mani così estremamente morbide che premono il mio viso come se volessero aggrapparsi alla loro unica ancora di salvezza e le mie mani che - dopo aver realizzato cosa stava davvero accadendo - si intrecciano nei suoi ricci scuri. Realizzo che è quello che ho sempre desiderato ed un barlume di speranza si insinua dentro di me, il fatto che forse anche lui l’ha capito mi riempie di un senso di benessere. Solo quando il fiato sembra mancarmi sento che le labbra sottili di Harry si allontanano leggermente - ma troppo a parer mio - dalle mie. Ci scrutiamo un attimo, ma oramai non m’importa, resteremmo qui a vita a fissarci perché lui non avrà il coraggio di parlare, quindi stampo un piccolo bacio sulle sue, così innocuo, per poi ritrarmi ed aspettare, tornando ai suoi occhi verdi. Ancora in silenzio, poi scoppia una scintilla invisibile dentro il riccioluto, si avvicina rapidamente con più foga e sembra divorarmi a piccoli morsi e ciò - ammetto - non mi dispiace. Lo stringo di più a me, sentendo però il contatto di quella stoffa decisamente troppo stretta poco più in basso della sua vita che continua a premere contro di me. Scendo lasciando una scia umida sul suo collo, le sue mani che mi attirano e stringono con forza e prepotenza. Lo sento, strisciare sotto la mia vita ed invadermi, privandomi della mia privacy; eppure non protesto, rimango solamente sorpresa e quando ritrae la sua mano ci scambiamo un lungo sguardo che sembra durare un’eternità. 
Sta veramente accadendo? Lui veramente vuole tutto questo? 
Non mi tiro indietro, non ora, anche se ammetto di avere paura per qualcosa di ancora incomprensibile. Non mi fa paura niente, di solito, sono io a curare le paure degli altri, anche le sue, eppure c’è qualcosa che mi blocca, il fatto che capisco di essermi affezionato a lui, di volerlo proteggere come se fosse mio fratello o un qualcosa del genere. Ho paura di poterlo deludere o di ferirlo.
Mi avvicino delicatamente mentre la mia mano scivola nei suoi pantaloni, col suo assenso, e con un bacio soffoco tutto ciò che potrebbe fuoriuscire dalla sua bocca.
Ma poi sento le sue mani contro il mio petto, sento il nostro distacco, la lontananza che cresce sempre di più fra i nostri due corpi. Ed è allora che non capisco. Lo guardo confuso e lui scuote la testa, quasi impaurito. Indietreggia, sarà a cinque passi da me ma mi pare che fra noi ci possa scorrere un fiume.
« Harry » lo chiamo, ma non ricevo manco un cenno. « Io ti amo, Harry. Perché tu non vuoi ammetterlo? » la mia sembra quasi una supplica. Forse appaio patetico.
Lui scuote la testa, sembra sconvolto, fuori di sé, come se tutto ciò che è successo l’avesse mandato in tilt, quasi non lo riconosco più. « No, io ti odio! » e si trattiene dal gridarlo e lo farebbe se solo potesse, se solo non fosse tardi e svegliare qualcuno ci caccerebbe nei guai.
So che non è vero, so che quello di prima non è stato un momento di confusione. Lo vedo voltare i tacchi, per andarsene.
« Hai solo paura che possano giudicarti per una stupida etichetta. » mi lascio sfuggire.
Lui si irrigidisce, si blocca, ma dopo qualche istante riprende a camminare, per allontanarsi il più possibile da me.
 
01.10 p.m. - today
Aria di sfida, quasi mi opprime. Oramai stare al tavolo in mensa equivale a come stare in quello di un carcere. Non penso vi sia poi così molta differenza, tra tutti gli sguardi che ti fanno stare in allerta, come se qualcuno potesse scattare e conficcarti un coltello in gola o qualcosa del genere. Ed il silenzio è ciò che di più straziante ci possa essere. Non è solo per me ed Harry ed il fatto che lui mi abbia praticamente evitato da quando ieri se n’è andato ed ancora mi rivolge la parola, ma anche gli altri non scherzano: non riesco a dare manco un minimo barlume di fiducia a Perry - non ci riuscirei manco se lo volessi col morale sotto terra che ho oggi - che naturalmente non ha ancora chiarito con Amélie e chissà quando lo farà, cosa strana però è che quest’ultima biondina sembra avere una relazione stabile con Niall - e tutti si chiedono come possa essere possibile - ma ciò, tanto per complicare le cose, non è vista di buon occhio da Mia che proprio non riesce a mandar giù gli scambi smielati dei due, continua a fissarli in malo modo e viene distratta solamente alcune volte quando Zayn le sfiora la mano con più pressione o le deposita qualche piccolo bacio a tradimento qua e là e lei a quel punto gli sorride come per ringraziarlo, ma niente di più; poi naturalmente c’è il fatto che Zayn non abbia ancora perdonato Perry e quindi tutto si chiedono se stia con Mia per vendetta o che cosa. E poi naturalmente c’è… Un attimo.
Mi guardo attorno, disorientato, in cerca di qualcosa o meglio qualcuno. « Liam? » domando, preoccupato.
Solo quando pronuncio il suo nome tutti si risvegliano dal proprio mondo fatto di vendetta e rimorsi ed iniziano a guardarsi attorno, notando che in effetti il nostro amico non c’è e nessuno ha la più pallida idea di dove sia.
Per una buona volta nel momento giusto, passa vicino al nostro tavolo AnneArricciaCapelli con quella sua solita aria di superiorità da troietta so-tutto-io e si ferma, come se non avesse aspettato altro, origliandoci per tutto il tempo, per dircelo facendoci fare la figura dei cretini. « Ma come? Non lo sapete? » inizia e tutti si voltano a guardarla, chi più chi meno, ma con una forte irritazione nei suoi confronti. « Si dice che sia stato sorpreso assieme alla professoressa Melanie Jae. Si parla di licenziamento per Miss Jae e sospensione e relativa bocciatura per Liam. » Odio quando inizia a parlare come se fosse acculturata. « Pensavo lo sapeste. Non siete suoi amici? »
Oh, se gli sguardi potessero uccidere…
« Ed infatti lo siamo. » ringhia Niall. Lui potrà essere il ragazzo più dolce del mondo, ma non si trattiene se deve difendere gli amici, specialmente quando si tratta di Liam, il suo migliore amico.
Siamo un ammasso di idioti. Eravamo tutti così concentrati sui fattacci nostri che nessuno ha pensato a preoccuparsi di ciò che stava succedendo attorno a noi, a Liam.
Liam…
Che gran coglione.
Per l’ennesima volta non ci ha dato retta ed ha fatto di testa sua ed è andato da lei; spero che con ciò che succederà rimetterà la testa a posto, forse ultimamente si sballa troppo. Sì, appunto, ma cosa succederà? Un po’ ho paura, sono in ansia per lui perché non voglio perderlo, nessuno lo vuole. Nessuno dice nulla, eppure so che tutti stiamo pensando la stessa cosa, il problema è che non parliamo perché non sappiamo cosa dire, ma sicuramente ci verrà qualcosa in mente prima o poi, in fondo è Liam, lui ci ha sempre parato il culo quando ha potuto e fa sempre parte del gruppo, della famiglia.
Quando Anne capisce che nessuno farà un commento su ciò che ha detto, arriccia il naso, non pienamente soddisfatta del suo lavoro, così sembra aver trovato un’altra delle sue idee nel repertorio e sogghigna.
« Ah, comunque auguri Styles! » esclama maliziosa con la sua solita voce stridula. Il riccio alza lo sguardo alquanto annoiato, non capendo a cosa si sta riferendo. « Ti hanno dato il benvenuto nell’altra sponda? »
Sgrano gli occhi, non capendo. Ci ha visti?
Dopodiché sento uno dei pugni di Harry colpirmi su un occhio e non sono sicuro di essere tutto intero quando la mia schiena è al contatto col pavimento. Quando riapro gli occhi vedo solo le ragazze tutte e tre in piedi ed agguerrite di fronte ad una Anne con i ricci pieni di sugo e polpette. Intuisco che è l’inizio si una battaglia di cibo. 
Ma Harry non c’è.
 
7.40 p.m.
Dannazione, che confusione. E’ possibile che non si può stare un giorno in pace? Prima il litigio tra Perry ed Amélie, poi la discussione con Harry ed ora la possibilità di perdere Liam. Non va, non va assolutamente bene. 
In camera trovo un biglietto sulla scrivania, c’è scritto “Scusa” ed è in bella grafia, è anonimo, ma io so già di chi è e specialmente per cos’è.
Mi metto a gambe incrociate sul letto, con i gomiti sulle ginocchia e le dita che premono all’attaccatura del naso. Avrei voglia di piangere, in realtà.
Mel, perché l’hai fatto?
Pensa, Louis, pensa. Cosa devi fare?
Ho già provato a convincere Amélie nel perdonare Perry ed è stato un totale disastro, ora lei non si fida manco più di me, non mi vede più come il fratello maggiore o il padre premuroso e gentile che lei ha avuto solo per i soldi, ora per lei sono come una minaccia. Bravo, Tomlinson, complimenti. Non mi viene nulla in mente per salvare Liam, dovrei parlare direttamente con lui ma in camera sua pare non esserci, nessuno l’ha visto in giro e non lo trovo da nessuna parte, quindi devo escogitare un discorso convincente per il preside a suo favore, come farebbe un bravo avvocato.
E poi c’è Harry…
Ecco, bella questa, mi sa che è la più difficile e quella che so gestire meno. Che succede? Un tempo le questioni le risolvevo sempre io, ora sembra andare tutto a rotoli.
Porto le mani ai capelli e sospiro profondamente. Non capisco cosa sta succedendo, sembra tutto andare troppo veloce. Harry, Perry, Amélie, Mia, Zayn, Niall, Liam… tutto troppo veloce.
Ma io lo so che quel bacio non era falso, io lo so che c’era qualcosa di vero. Solo che anche lui è confuso, lui è come me. Deve ancora scoprire tutto, ma siccome è una testa di cazzo si chiude nel suo guscio da fighetto e continuerà a mentire a se stesso.
Passo i polpastrelli intorno al mio occhio. Fa male. Anche la schiena fa male, ma per fortuna in infermeria hanno detto che non è nulla di grave, ma è meglio se mi riposo il più possibile. Riposarsi? Ora? Come lo pretendono? Oh, lo vorrei tanto, però.
Improvvisamente sento il cigolio della porta aprirsi e non ho bisogno di vederlo per capire chi è. Entrambi sappiamo che è venuto qui a scusarsi, magari non ammettendolo e chiedendomi solo:
« Come hai fatto a capire che mentivo? »
Ma la risposta è ovvia, avrei potuto dirgliela anche senza sentire a voce quella domanda. « Hai detto di odiarmi, non di non amarmi. E sapevamo già tutti che mi odi. »
Sento il suo solito sorriso spuntare nuovamente sulle sue labbra sottili, come una volta, e finalmente mi volto verso di lui, ricambiandolo. Ma risparmiamo tutto il discorso, sapendo già come andrebbe a finire; mi si avvicina e mi chiede semplicemente la domanda che mi rende l’uomo più felice e fiero del mondo.
« Avevi ragione, ho paura, ma non so come fare. » fa una breve pausa. « Tu sei… così sicuro di te. » Ci guardiamo negli occhi. Azzurro nel verde e viceversa. « Dimmi, come si fanno ad ignorare le etichette? »
Sorrido.








fuckin' panda's place. ♥

Ok, il capitolo è scritto di merda.
Sì, sono stata assente.
Scusate, non  venite coi forconi sotto casa mia!
Vi dico che questo è  il terzultimo capitolo. Sì, esatto, ne mancano solo due.
La storia è andata avanti ma almeno, se non sbaglio, questa è la prima coppia che finisce bene!
No, aspetta, ci sono ancora Mia e Zayn e Amélie e Niall che si sono formate, me n'ero dimenticata per un secondo!
Ehm... non so cos'altro dire.
Ho letto The Hunger Games - tutti e tre i libri - in una settimana.
Meritano davvero, ve li consiglio, anxhe se Mockingjay è stato il più pesante di tutti ma la fine è come volevo che fosse.
Anche se gli spoiler su twitter e tumblr mi hanno praticamente rovinato la fine.
Quando ho scoperto che Peeta era Josh Hutcherson ovvero il bambino di Zathura ci sono veramente rimasta.
Io fino a qualche settimana fa pensavo che quel bambino fosse più piccolo di me, anzi forse pensavo  fosse ancora un bambino, figuratevi.
E' che vedevo sempre Zathura da piccola, qundi... boh, mi ha fatto veramente strano.
Ah, ho incontrato i The Electric Diorama e Guglielmo Scilla (Willwoosh), siccome non ricordo da quando non aggiorno lo dico qui,
Ah, amo @MidnightPanda_
Se volete seguirmi su twitter: @pandamito
Il mio blog su tumblr: http://pandamito.tumblr.com
I miei pensieri: http://comeunabestemmia,com
No, non ho voglia di metterci i link, bao.

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Capitolo 7
*** I know the sun’s set to rise ***


Mia.

Che succede? Penso di non esserne pienamente cosciente. Le piante dei miei piedi sono fredde a contatto con la sabbia umida della notte. Attorno a me un brusio di voci, non so il numero preciso di persone che urlano, ballano, si divertono, ma è un numero che basta a riempire un interno istituto. Io continuo ad avanzare come se non esistessero, tiro dritto per la mia strada fino a quando con la punta delle dita non riesco a toccare l’acqua gelida che giunge a riva. Riesco a percepire la presenza dei miei amici: Louis schizza Harry e Perry sembra aver chiarito le cose del ragazzo, Niall sarà da qualche parte sulla spiaggia a pomiciare con quella barbie, mentre Liam non c’è; Melanie Jae è stata licenziata ed ha già abbandonato la scuola, lui invece è scappato in un primo momento, poi è tornato ma è stato spostato in una camera provvisoria finché non se ne andrà definitivamente. Sì, ma dove andrà? Non gli è stato permesso manco di partecipare alla festa d’istituto stanotte.
Eppure tutti in questa scuola abbiamo dei problemi, sennò non saremmo qui e questo college non sarebbe famoso per la dritta istruzione e tutto il resto, più che altro sembra un orfanotrofio.
Louis, mio cugino, ha i genitori divorziati, avrebbe tanto voluto restare a casa con la madre per non vederla piangere ogni giorno, ma lei lo ha spedito qui perché non voleva che lui la vedesse soffrire ed anche perché aveva paura del bullismo a Doncaster. 
Perry si dice che abbia una madre pazza ridotta così dalle sigarette, il gioco d‘azzardo e l‘alcol, ora è in un centro di riabilitazione, ma il padre ha spedito qui lei non riuscendo a tenere a bada il suo carattere irrequieto e testardo che gli causava ulteriori problemi, disposto ad avere un peso in meno.
Harry era il solito playboy, da sempre, i problemi col sesso non li ha ancora guariti… o forse sì. Vorrei tanto lasciarmi sfuggire un sorriso mentre guardo i suoi tentativi di non bagnarsi i ricci per colpa di Lou, però non ci riesco perché sono completamente paralizzata e non capisco molto bene cosa realmente stia succedendo, per me sono solo una marea di figure, macchie che vanno avanti e indietro senza un senso logico.
Niall è stato mandato qui credendo all’inizio che fosse autistico e che avesse ereditato i geni dal padre, in seguito però si scoprì che la sua era solo una forte timidezza, oramai superata da tempo, ma i genitori non vengono ancora a riprenderselo.
Amélie è la solita figlia di papà… anzi, no. Un padre che non ha visto quasi mai a causa dei suoi troppi impegni e la madre, donna in carriera, benché avesse più tempo da dedicare alla figlia, preferiva spenderlo in negozi di città lussuose come New York, Milano, Tokyo, Berlino… Così lei doveva rimanere la figlia perfetta che tutti volevano. Istruzione rigida! C’è scritto anche nel coupon di benvenuto.
Zayn non ha mai avuto un bel rapporto col padre e non vi è stata soltanto una goccia che ha fatto traboccare il vaso con il suo passato pieno di filoni, bullismo, infrazioni, a volte anche qualche incendio e poi quelle canne. A volte penso che anche lui si chieda perché il padre non l’abbia mandato qui prima.
Persino io lo ammetto, se non fosse per Louis a quest’ora sarei di certo in un orfanotrofio, come se questo posto in fondo in fondo non lo fosse.
Ma Liam? Cosa farà? Di sicuro non avrà intenzione di tornare a casa, dopo che ha mandato in ospedale suo padre perché continuava a maltrattare e picchiare sua madre, non penso che quello gli riserverà un benvenuto di cortesia. E cosa potrebbe fare? Non gli è stato concesso manco di essere qui oggi, forse questa era l’ultima sera in cui poteva divertirsi.
Ho paura per lui, tant’è che mi accorgo di tremare solo quando i miei pugni si chiudono così tanto che le unghie mi fanno male nei palmi. Sussulto al tocco lieve di alcune dita che mi sfiorano un braccio; mi volto di scatto pronta ad atterrare qualcuno - se solo ne avessi la forza - ma noto con piacere, credo sia questa la sensazione, che è Zayn. Lui mi sorride e mi viene naturale corrispondergli, non perché io voglia, solo mi viene naturale e spero non si renda conto che sia sforzato. Mi porge un bastoncino, non mi ricordo bene il suo nome, ma è uno di quei fuochi d’artificio che paiono stelle, abbastanza innocui. Lo fisso e improvvisamente tutto sembra esser tornato nitido, scorgo che sono tutti in cerchio vicino a me, che si passano quei bastoncini e l’accendino per accenderli. Zayn avvicina il suo al mio, poi agita il suo accendino davanti ai miei occhi, forse si è accorto che sto quasi dormendo in piedi e lo fa per farmi svegliare e tornare alla realtà, non pienamente ma ci riesce abbastanza da farmi capire che quello è l’accendino che gli ho regalato io, un gesto da niente, ma a lui sembra esser piaciuto. Sorrido mentre i nostri bastoncini si accendono assieme e mille luci fuoriescono da essi.
Sono stupendi.
Mi sento come una bambina, ho visto la vita nascere in questi piccoli fuochi che divampano e mi diverto ad agitare il mio per creare mille forme, assieme alle risa degli altri che fanno lo stesso. Sembra tutto tornato alla normalità, come se non ci fosse stata nessuna divergenza fra noi. Ora non voglio pensare a nulla, voglio solo divertirmi e vedere come le luci sembrano scoppiettare; corro sulla spiaggia, saltando e divertendomi ad inseguire gli altri, poi i ruoli si alternano e Lou cerca di spingermi in acqua. Niall è andato anche questa volta, Harry non si lascia l’occasione di fargli un video, mentre Amélie cerca di riprenderlo, ma neanche lei può fare a meno di trovare la situazione divertente. Mentre sento la stretta di Louis che si allenta sulla mia vita per raggiungere le risa provocare dalla non sobrietà dell’irlandese, il mio sguardo si sposta poco più in là, su una timida Perry che sorseggia il suo drink cercando di farsi di nuovo accettare, sugli occhi di Zayn che la guardano come se fosse ancora la vecchia ragazza scontrosa che non voleva sedersi al nostro tavolo. Gli occhi di un ragazzo che l’ha compresa, pieni di gentilezza nei suoi confronti. O forse è desiderio? In realtà ciò che mi attira è il bicchiere nelle mani di Perry, chissà se nel mio punch c’era qualcosa perché improvvisamente la testa gira e la vista mi si annebbia. E poi la sigaretta che tiene in mano Zayn.
Otto. La sigaretta della festa.
Tremo, finché il mio sguardo si abbassa di nuovo e viene catturato dalle luci che sono ancora nella mia mano. Noto che più i secondi passano, più le luci scintillano, più il bastoncino si accorcia. E’ come una vita, prima è nata ed ora sta andando inconsciamente verso la morte, non potendo impedirlo. E’ così triste, ma sarà anche la mia fine. La fine di tutti, chi prima e chi dopo.
Però la luce non raggiunge mai la fine perché d’improvviso sento una goccia sulla mia testa, poi un’altra ed un’altra ancora. La luce resiste per un po’ poi però non può fare niente quando quelle gocce aumentano. Alzo il viso al cielo e lo ringrazio, perché ora potrò camuffare il mio pianto. La pioggia, le lacrime del cielo, in una notte così festosa. 
A volte odio avere i capelli corti, le ragazze hanno i capelli lunghi che decorano con fiori, frontini e si divertono ad intrecciarli in capigliature compilate, ma in realtà li rendono così belli per distrarre la gente dalla vera funzione che quelli hanno. Loro le proteggono quando piangono, coprono i loro visi delicati che non possono permettersi di diventare brutti e mostrare alla gente come sono realmente, loro devono essere perfette. Sempre. Ecco perché i maschi non piangono mai, perché loro non hanno capelli lunghi che coprono il loro viso, devono sempre essere forti per gli altri, per far finta che tutto vada bene anche quando il mondo sembra crollare. 
Io, invece, devo aspettare la pioggia per piangere.
Qualcuno afferra la mia mano che impugna ancora il bastoncino, ormai spento. Zayn mi guarda negli occhi e chiedere che lui non capisca che io ho pianto penso sia troppo, oramai avrà imparato a conoscermi anche se non gli importa più di tanto di me. La sua era una battaglia contro Perry ed ora che sembra essere tutto risolto io non gli servirò più, ritornerà tutto alla normalità… tutto come prima, proprio come dev’essere.
Le sue labbra si muovono in frasi impercettibili alle mie orecchie, i miei occhi vagano da soli, il mio cervello sembra esser spento ed i miei piedi, ancora in acqua, si sono congelati e non mi permettono di muovermi, la pioggia mi dà fastidio in viso ma io mi concentro a guardare il mulatto di fronte a me. Sembra essersi fermato anche lui, forse scoraggiato dal tirarmi via, così noto che è in acqua anche lui e che oramai gli altri ragazzi, se prima volevano aspettarmi, ora ci hanno rinunciato anche loro e si stanno affrettando a mettersi al riparo.
Io non voglio un riparo, voglio la pioggia, così posso piangere.
Zayn mi sfiora il viso con la mano che non tiene salda la mia e fa scorrere il pollice con premura sotto i miei occhi. Noto che ha buttato la sigaretta, si sarà spenta anche lei, se non l’ha finita prima della pioggia.
« Piove. » mi avverte come se non me ne fossi accorta, ma io so che lo dice per proteggermi, per farmi capire che anche se l’ha già fatto continuerà a fare ciò che io voglio, continuerà a fingere di non capire e per questo sorride.
Il mio cuore accelera i battiti, sento il mio petto che si alza e si abbassa leggermente più veloce del solito, le mie labbra dischiuse e gli occhi fissi su di lui; non lascio la sua mano, anzi la stringo ancor di più e la pioggia presto non mi fa distinguere manco ciò che è bagnato da ciò che è asciutto, so solo che inizia a far freddo. La fronte di Zayn si poggia sulla mia ed ho paura quando sento che il bastoncino mi scivola dalla mano e cade in acqua. Tremo ancora e forse anche un po’ per la paura, di perdere Zayn come ho fatto con quel bastoncino, così gli butto le mani al collo e lo stringo a me più forte che posso, lui subito preme le labbra contro le mie e mi solleva, per portarmi in braccio. Ed io piango, mi lascio andare perché so che, anche se lui capisce, dirà sempre che è colpa della pioggia e per questo non ringrazio il cielo, bensì lui.
Quel bastoncino non è mai arrivato alla fine, la luce si è spenta prima, ma non per la sua natura, per un piccolo inconveniente. Mi chiedo se anche io mi spegnerò prima, se ciò che c’è fra me e Zayn finirà o addirittura non è ancora iniziato e mai inizierà, o se ritorneremo “amici” come prima e lui tenterà ancora di conquistare Perry, che ora di certo non se lo farà scappare. Ma io non voglio. Non voglio tornare all’inizio, anche se dev’essere così, stavolta non voglio che il serpente dell’uroboro si mordi la coda. Stavolta farò in modo che lui se ne stia al suo posto, anche se non andrà tutto come voglio io, ma farò in modo che quelle scintille continuino a brillare.
O, forse, la fine alternativa di quelle luci volevano significare la speranza?
 
Quando sento che la porta si richiude alle spalle di Zayn ed io sono ancora stretta a lui, la prima cosa che noto è il silenzio. Sì, perché anche se non voglio aprire gli occhi perché non voglio mostrarmi brutta e con gli occhi arrossati, riesco a percepire che Niall non c’è. Ed ho paura di dove possa essere adesso. Con chi possa essere adesso. Sento che è sempre più lontano e mi chiedo se un giorno potremmo tornare come prima. Presumo che la risposta sia solo una: no.
Tremo ancora e sento le dita leggere di Zayn che mi sfiorano, poi mi abbraccia e cerca di farmi infilare il pigiama e mettermi a dormire. Ma non voglio. Questa è la prima sera che non mi vuole e non mi piace, perché io ho bisogno di lui. Tento di baciarlo e lui risponde, ma dolcemente, mentre io cerco invano più contatto, che non ricevo. 
Salve, sono Mia Harris, ho quasi diciannove anni, sono orfana ed un tempo vivevo a Doncaster con i miei zii che mi facevano da tutori e mio cugino Louis, finché non ci hanno spedito in questa specie di carcere. Ogni notte faccio sesso con Zayn Malik per far ingelosire la sua fiamma, Perry Holmes, quindi faccio finta di essere la sua ragazza. Solo che c’è un problema: mi sono innamorata di lui ed oggi, dopo aver flirtato con Perry, è la prima volta che non mi vuole. Ed ho paura. Paura di perderlo, come ho fatto con tutto il resto.
Sento la sua preoccupazione, ciò che lo blocca dal cedere ed i continui tentativi di allontanarmi, ma nemmeno io mollo, non voglio smettere, non voglio lasciarlo andare perché lo voglio tutto per me. Solo per me.
« Hey. » mi dà un buffetto sulla fronte, ma non ci rimetto molto a riunire le mie labbra con le mie. Mi manca il respiro. Ci ritenta. « Mi spieghi cos‘hai? » Nulla da fare, stavolta gli mordo il labbro inferiore e lo tiro un po’ verso di me, restando a mezzo busto di fronte a lui, sul letto « Non me lo dirai, vero? » e , siccome non può unire le labbra perché uno lo sto mordicchiando io, lo dice in un modo così buffo che se avessi avuto le forze l’avrei preso in giro come minimo per un mese.
Mi accorgo che non ho mai smesso di piangere. Mai. « Piove anche qui dentro? » domando, restando immobile davanti a lui, col suo labbro fra i denti e gli occhi gonfi fissi su di lui.
Ci riflette qualche istante e poi annuisce. Come fa a sapere sempre ciò che vorrei sentirmi dire?
Poi riesco solo a ricordare che si è alzato due volte.
Nove. La sigaretta dopo il sesso.
Dieci. La sigaretta della buonanotte.
Per me è stato diverso, per lui era solo il povero capriccio di una bambina imbronciata.
 
Uno. La sigaretta del buongiorno.
Due. La sigaretta del caffè mattiniero.
E non lo percepisco dal fumo, ma dall’aria fredda che riempie la stanza subito dopo che lui apre la finestra per andare a fumare, dopo che naturalmente si è ricordato che mi dà fastidio l’odore del fumo, specialmente sui capelli. Quell’aria punge sulla mia pelle nuda anche fin sotto le lenzuola. Cerco a fatica di aprire gli occhi e di alzarmi, facendo leva su una mano e gemendo qualche istante per il dolore momentaneo, poi noto che la stanza è buia. Mi guardo attorno e vedo le persiane chiuse; ve ne è solo una aperta di poco che lascia entrare solo una piccola striscia di luce che si irradia fino al cuscino. Rimango un po’ a fissarla, cercando di catturarla inutilmente con la mano, poi vado in cerca di quella di Zayn per stringergliela e finalmente scatto subito in piedi quando noto che non è di fianco a me. Il mio cuore batte a mille. Forse l’ho perso, penso. Mi guardo attorno e noto che neanche Niall è in camera, o forse non c’è mai stato questa notte.
Di fianco a me noto il comodino con la solita pila di libri che lascio ed una busta che conosco fin troppo bene, la apro e trovo il bicchiere ricoperto di latte macchiato con due muffin con le gocce di cioccolato, uno bianco ed uno nero, che di solito uso mangiare in compagnia la mattina. Mi metto a gambe incrociate sul letto, nuda, infischiandomene di chi potrebbe entrare da un momento all’altro, anche perché so che non entrerà nessuno, addentando già il mio muffin bianco. Nella busta trovo anche un biglietto scritto in una grafia non molto bella.
 
Stamattina ti cedo il mio muffin.
Ti dispiace, dolcezza?
Love, J.
 
Quella J. potrebbe benissimo riferirsi al ‘James’ di Niall, ma io so che non è così, io so chi ogni mattina mangia il muffin al cioccolato assieme a me. O almeno so chi lo fa adesso, perché il mio “vecchio James” ha perso l’abitudine, da quando c’è lei. Quella “J.” sta per “Jawaad” e solo io so a chi appartiene, perché lui l’ha detto solo a me e perché solo io amo chiamarlo in questo modo. Lui è mio, di nessun altro, deve essere così perché lei non sa ciò che so io su di lui, lei non rimane con lui fino a tardi anche solo per parlare, lei non sa niente, niente.
Solo ora incomincio a capire che il sogno che ho fatto, di Zayn che mi bacia e mi dice di continuare a dormire, non era affatto un sogno.
Di fronte a me noto che Zayn ha lasciato le ante dell’armadio aperto e mi sembra strano perché, anche se ama definirsi un “cattivo ragazzo”, è quello che tiene di più all’ordine e di certo non è normale scordarsi di chiudere l’armadio per uno come lui, come è strano che non mangi il suo muffin al cioccolato e com’è strano che si svegli presto per uscire. Deve aver avuto di certo un impegno. Il problema è: che genere di impegno?
Scendo dal letto e vado a richiudere le ante quando mi vedo riflessa nei due specchi al loro interno, ancora col muffin in mano, prima frontalmente poi mi metto di lato, posando una mano sulla pancia. E se fossi io il problema? In fondo loro sono bellissime, lunghi capelli biondi e lisci, mai fuoriposto, grandi occhi azzurri, impeccabili nel vestirsi o nel truccarsi, perfette, sembrano delle barbie da poter collezionare. Forse da piccoli Zayn e Niall volevano giocare con le barbie ma non potendo ora cercano di riscattare la loro infanzia. Mi accovaccio dentro l’armadio, nuda, portandomi le ginocchia al petto ed abbracciando le mie gambe, mentre mi diverto a vedere uno ad uno i vestiti di Zayn. Vorrei mettermene uno, vorrei poter dire a tutto il mondo che lui è mio, mettergli un’etichetta di mia proprietà. Ma, in fondo, io odio le etichette. Così mi alzo, scelgo una sua canotta - semplice, lunga e bianca - e me la infilo, assieme a degli short e ad un paio di scarpe basse. 
Non mi va di scendere in mensa a mangiare perché so che dovrò affrontare Perry, ma ancor peggio Amélie e Niall, così mi siedo di nuovo a gambe incrociate sul letto, salterò il pranzo, in fondo è meglio se non mangio. Prendo la reflex e passo il tempo osservando le foto che hanno scattato gli altri, che se la sono passata per tutta la serata. Oh, che dolce, la mia reflex è diventata una piccola puttanella. Quando vado più indietro nella memoria iniziano quelle mie e di Zayn che abbiamo scattato nei giorni precedenti, almeno una o più al giorno, alcune assieme, altre con il resto del gruppo e ce ne sono pure con Niall. La spengo e la poggio sul comodino, mettendomi la testa fra le mani, finché il mio cellulare non squilla e noto che vi sono parecchi messaggi che mi sono arrivati ma non ho letto. Sono tutti dalla stessa persona, ma non ho voglia di leggerli, così leggo solo l’ultimo messaggio.
Tre. La sigaretta mentre chatta. 
 
“Dove diavolo sei finita? Perché non sei scesa a mangiare?”
 
Forse era meglio se non lo leggevo il messaggio. Sbuffo e metto il cellulare in tasca, non rispondendo. Prendo una sacca dalla mia parte dell’armadio e ci infilo dentro portafoglio, custodia per gli occhiali, chiavi della stanza, un quadernino, una penna e il primo libro della pila che vi è sul comodino: Romeo e Giulietta di Shakespeare. Forse Zayn sarà arrabbiato con me perché non gli rispondo e perché non mi sono fatta sentire, ma non m’importa.
Quattro. La sigaretta quando è arrabbiato.
 
E’ quello che mi serve, una tragedia da leggere in santa pace in biblioteca, dove so che nessuno verrà mai a disturbarmi perché è come se fosse l’inferno per gli studenti. Forse è il mio purgatorio proprio perché non c’è nessuno. Purgatorio, perché devo ancora trovare il mio paradiso
Apro il libro e dopo aver letto alcune pagine lo tengo aperto mentre vi ci appoggio sopra il piccolo quaderno, anch’esso aperto e mi metto a fare ghirigori, alternandomi a volte in cui scrivo sempre la stessa frase: non devi mangiare. Forse con questo metodo diventerò più bella, forse così qualcuno mi vorrà.
Però io questo mondo non lo continuo ancora a capire. Se mangi, sei grasso. Se non mangi, sei un mostro. Se bevi, sei un alcolizzato. Se non bevi, sei un fifone. Se leggi, sei un secchione. Se non leggi, sei stupido. Se dici un segreto, sei uno spione. Se non lo dici, sei un traditore. Se lasci qualcuno, sei una facile. Se non lo lasci, vuol dire che è il meglio che puoi ottenere. Se fumi, pensi di essere figo. Se non fumi, sei uno sfigato. Se hai fatto sesso, sei una puttana. Se non l’hai fatto, sei una verginella. Se ti trucchi, sei lo stesso una puttana. Se non ti trucchi, sei brutta. Già, penso che questo mondo non lo capirò mai.
L’improvviso bacio sulla mia guancia mi fa chiudere immediatamente il libro ed il quaderno, facendomi irrigidire. Di fianco a me Zayn si siede, scostando qualche libro e porgendomi un caffè starbucks, che rifiuto, e di nuovo una busta che contiene delle piccole ciambelle. Ne prendo un paio e lui fa lo stesso, sorseggiando il caffè e scrutandomi, notando che indosso la sua canotta, ma non dice nulla. 
« Come facevi a sapere che ero qui? » domando, mentre mi affretto a riporre il quaderno e la penna nella mia sacca.
Lui alza semplicemente le spalle. « Ho imparato a conoscerti. » Beh, di certo non mi aspettavo che dopo tutto questo periodo in cui siamo stati assieme non avesse imparato nulla. « Che leggi? »
Gli mostro la copertina del libro. « Romeo e Giulietta. »
Lui fissa il libro. « Me lo presti? »
Sorpresa di questa proposta, glielo porgo, per poi vedere che lo infila nella sua sacca e subito dopo da lì caccia una busta con delle cartine e del tabacco; lo vedo subito all’opera a rullare, poggiandosi il drum sulle labbra ed avvicinandoci l’accendino.
Cinque. La sigaretta dopo un pasto.
« Non ti conviene. » lo avverto, sperando che non faccia cazzate.
Non mi ascolta e già fa un tiro. « Perché? » mi chiede con un po’ di strafottenza.
« Se mi rovini il libro sei morto. » 
E’ una minaccia e non fa in tempo a dir nulla che si sente l’allarme anti-incendio suonare e dal soffitto sembra che qualcuno abbia aperto il rubinetto della doccia perché è come se stessimo sotto la pioggia. Butta contrariato la sua sigaretta sotto uno scaffale, mentre io rido appoggiandomi sulla sua spalla, beffandomi di lui.
Sentiamo solo lo strillo preoccupato della vecchia bibliotecaria che grida: « I libri! »
Ma in effetti un allarme anti-incendio in una biblioteca non ha senso: fuoco o acqua, i libri si rovineranno comunque. E questo è un peccato, perché in fondo è l’unica traccia concreta del nostro passaggio, dei nostri pensieri, che l’uomo può tramandare.
 
6. La sigaretta mentre aspetta.
Passo le dita fra la custodia di un disco in vinile e quella di un altro, cercando qualche pezzo d’epoca interessante nel negozio di musica. Sto pensando che forse dovrei comprarmi delle cuffie nuove, come quelle di Zayn, anche perché le mie auricolari se ne stanno andando a farsi fottere. 
« Hey, sentiti questa! » esclama Zayn avvicinandosi, togliendosi le cuffie collegate alla playlist dei nuovi successi e sistemandole sulle mie orecchie.
Me le sistemo meglio e poi ascolto la canzone per un bel po’, o almeno così a me sembra, facendomi travolgere totalmente da quelle note. E’ fresca, è molto più che orecchiabile, mette allegria ed è come se mi sentissi bene, finalmente me stessa. Io e la musica. Che sia questo il suo grande potere? Unire un gruppo di persone con una semplice canzone? Trovare il proprio paradiso interno e cercarlo di condividere col mondo? Forse.
Alzo gli occhi, guardandolo. « Paradise, dei Coldplay. » azzecco il nome e il gruppo. « La conosco. »
« E‘ fantastica! » commenta lui, emozionato, collegando un’altra cuffia alla playlist del negozio e finendo di ascoltare la canzone assieme a me.
Il campanello del negozio non dovrebbe risvegliarci dal tepore di beatitudine creato da quella canzone, e di fatti non lo fa, ma la mia faccia sorpresa nel vedere una figura troppo familiare nel negozio, proprio dietro Zayn, fa allarmare quest’ultimo.
« Liam! » gridò di gioia, mentre il piccolo riccioluto schiaffeggia la nuda del mulatto.
« Ahio! » urla lui, mentre io lo scantono per abbracciare il nostro amico, che mi avvolge a sua volta in un abbraccio. « Hey, amico, che vuoi fare? Rubarmi la ragazza? » commenta, fingendosi contrariato, ma non potendo nascondere un sorriso allegro.
Liam gli lancia uno sguardo, stringendomi ancora di più ed io lo assecondo.
« Cosa ci fai qui? » domando, non potendo trattenere la felicità, ma cambio subito espressione quando nella mente mi brulica un’idea, trattenendogli le mani. « Non sarai mica scappato di nuovo? »
Lui mi sorride e scuote la testa. « No, mi hanno rilasciato. » scherza, facendo l’occhiolino. « Domani me ne andrò definitivamente, così ho chiesto se potevo passare in santa pace il mio ultimo pomeriggio qui. »
L’aria si fa pesante, siamo tutti seri, anche se Liam cerca di non far pesare la cosa. Poi lui si volta verso la playlist, legge il titolo della canzone a cui è ferma e sorride, per poi voltarsi di nuovo verso di noi.
« Allora? Vogliamo passare il mio ultimo giorno impalati in un negozio come tre coglioni? » ride e subito Zayn mette le braccia su una mia spalla e su quella di Liam, sapendo già che cosa intende il più chiaro come concetto di divertimento, visto che entrambi hanno uno skate sottobraccio.
 
E’ incredibile come il pomeriggio sia passato così velocemente, è già il tramonto, tra poco si farà notte, andremo tutti a dormire e non so nemmeno se domani potrò rivedere Liam per un’ultima volta. Sta finendo il giorno. Li guardo mentre si divertono a saltare le rampe coi loro skateboard e mi viene da sorridere, mentre penzolo le gambe nell’aria, seduta sul bordo del muretto, osservando come si possa vedere una parte della città da qui, come si possano vedere le sfumature d’arancio del sole cadere nell’azzurro del mare. E inizia a tirare un po’ d’arietta, benché l’estate sia alle porte, ma forse è meglio così.
Sento un bacio sulla guancia e mi sorprendo a credere che sia Liam, quando mi volto, ma sorrido lo stesso, prendendogli la mano, e lui si siede vicino a me, col suo skate sempre sottobraccio, mentre Jawaad è ancora ad improvvisarsi un acrobata.
« Allora » inizia, « che succede? » domanda.
Rido, beffandomi, ma non so di chi, se di me o di lui. « Tu sei finito nella merda fino al collo e chiedi a me che succede? » dico, mentre non posso fare a meno di trattenere le risa. Ma lui mi guarda dolcemente e dal suo sguardo capisco che fa sul serio, che è un vero amico. « Non lo so. » confesso.
Prende un respiro profondo e guarda nello stesso punto in cui io rivolgo il mio sguardo: al tramonto, al catturare nella mente quelle sfumature di giallo, arancio e rosso, mischiate a quell’azzurro che si fa sempre più scuro per dar spazio alla notte. Cerco di non dimenticarmi di quei colori. 
« Vorrei solo iniziare una nuova vita. » mi lascio sfuggire per la prima volta. « In un posto nuovo e molto lontano da qui, dove nessuno sa chi sono, nessuno mi può giudicare. »
« Non esistono posti così, qui. La gente ti giudicherà, sempre. » In un secondo distrugge tutti i miei sogni. « Quello che intendi tu, Mia, è il paradiso. »
Mi volto a guardarlo, innocentemente, ma con l’animo di una bambina a cui è stata negata una gita allo zoo. « E come lo trovo? » chiedo.
Lui scrolla le spalle e sospira rumorosamente. « Per trovarlo dovresti morire, ma non è ancora arrivato il tuo tempo, Mia. » ammette ed io ci rimango male. Molto. Forse troppo. 
Lui posa una mano sulla mia testa e me la fa appoggiare sulla sua spalla, mentre sento le sue labbra posarsi sulla mia fronte. 
« Credo che non potrò salutarti domani. » dico, tristemente. « Ho l‘impressione che dovrò fermarmi a pensare molto a lungo. »
« Sai, forse dovrei iniziare a pensare anch‘io. » ridacchia e mi contagia, per poi lasciarmi un altro bacio sulla fronte ed abbandonarmi.
Già mi sento sola. Volto la testa solo qualche attimo per concedermi di guardarlo un’ultima volta, mentre va via, sparisce dalla mia vita per sempre. 
7. La sigaretta quando è annoiato.
Sento il suo dito che cerca di accendere l’accendino e finalmente ci riesce; fa un tiro e poi butta fuori il fumo. Lentamente giro la testa verso di lui e fisso la sua sigaretta.
« Hai una sigaretta? » domando improvvisamente.
Lui si blocca e mi guarda sgranando gli occhi, stupito. « Come mai questa richiesta? Non fumi mai, dici che sennò ti resta la puzza del fumo addosso. » dice, un po’ confuso.
Scrollo le spalle, cercando di apparire naturale. « Fumo quando sono nervosa. » ammetto.
« Ed ora sei nervosa? » Una domanda del genere me lo dovevo aspettare.
Distolgo lo sguardo, prendendo un bel respiro e non rispondendo, ritorno a fissare il mio tramonto in silenzio, cercando una qualche genere di risposta in esso. Magari qualcosa che mi dica chi sono, cosa dovrei fare, dove dovrei andare e se per adesso sto percorrendo la strada giusta. Ma all’ultima so già qual è la risposta: no. Per il resto, niente, nessun segno divino, nessun cartello pubblicitario che mi dia una risposta, niente che possa capitare nei film, c’è semplicemente il silenzio che ci avvolge, perché neanche lui osa fiatare, lui mi aspetta e basta, come fa sempre quando capisce che c’è qualcosa che non va.
« Niall nemmeno fuma tanto, solo quand‘è obbligato. » ricaccio quest’argomento per distrarlo, ricordandomi ogni festa d’istituto in cui Louis ed Harry si divertivano con lui, scambiandolo per un burattino con cui giocare. 
Già, Niall. Per qualche ora ero riuscita a dimenticarmi di lui, ma sapevo già che non poteva durare a lungo. Chissà poi cos’avrà fatto oggi, da ieri sera che non lo vedo. Ma che m’importa a me? Che si vada a scopare felicemente quella bionda e che lasci stare i cazzi miei. Ah, parlo a vanvera, non capisco manco più cosa dico, cosa penso. Niente.
« Mia, lui ti piace? » mi domanda.
Perché? Perché mi chiede proprio una cosa del genere? Mi viene il mal di testa. No. Io non amo Niall James Horan. Però sembra che più che convincere gli altri, io debba prima convincere me stessa. Vorrei piangere, ma sembra che il tempo non preveda pioggia. Così non rispondo nemmeno a questa domanda, resto in silenzio, di nuovo.
« Sai fare il fumo a panna? » chiedo.
Lui capisce già il mio gioco, sa che non gli darò una risposta definitiva, così abbandona le speranze e prede un tiro abbastanza lungo, poi allontana la sigaretta dalle labbra, trattiene un po’ e poi apre semplicemente la bocca, mentre una coltre di fumo quasi denso si innalza e svanisce pian piano. Io rimango a fissare il fumo che si dissolve, come incantata da un gioco di magia. Forse anch’io un giorno svanirò, proprio come quel fumo.
« Io amo i ragazzi che sanno fare il fumo a panna. » mi lascio sfuggire.
« Quindi mi ami? » ritorna all’attacco ed io rimango ancora una volta in silenzio, cercando di tener testa al suo sguardo, ma non con molto successo. Fa un altro tiro e quando caccia il fumo sembra più un sospiro rassegnato. « Allora facciamo così: ti piaccio? » mi chiede.
Io annuisco, convinta. « Sì. »
« E lui ti piace? »
Che bastardo. Se mi piace? Non lo so. O almeno, non so se potrei mai pensare a Niall come il mio ragazzo, lui è sempre stato un amico, anzi forse mio fratello, più di quanto lo sia stato Louis, nonostante il bene che in fondo io voglia a quel coglione di mio cugino. Qui non stiamo parlando di ‘amore’, però, questa domanda è più semplice, è se mi piace come persona, una persona qualsiasi, potrebbe essere un amico, un famigliare, chiunque… giusto? Ma tanto è inutile girarci intorno. 
« Sì. » confesso.
Lui sorride tristemente; il suo sorriso sembra quasi una beffa. « Io non ti merito. » sento sussurrare.
Le mie labbra si dischiudono, i miei occhi lo fissano mentre lui ora è preso a guardare al di sotto del muro, dove si stende una piccola parte di case che anticipa il mare. Sento il peso di qualcosa che si frantuma a causa mia, schegge che mi colpiscono, il non voler perdere qualcuno a cui si vuole veramente bene. Vorrei prendergli la mano. Vorrei, ma non lo faccio.
« E chi te l‘ha detto? » chiedo, cercando di ricomporre un po’ della mia arroganza.
« Liam. » ha già la risposta pronta.
Alzo un sopracciglio, un po’ confusa dalla risposta immediata ed altrettanto inaspettata. « E a lui chi gliel‘ha detto? » cerco di riportarmi in carreggiata.
« Louis. » Ecco, questo forse era più prevedibile.
Roteo gli occhi, alzandoli al cielo che oramai sta diventando sempre più scuro. « E tu credi a quel coglione di mio cugino? » domando, sentendomi presa un po’ in giro.
« No » dice, « però credo a me stesso. »
« E cosa dice questo te stesso? » domando in ultimo. 
« Che ti amo. »
 
Non ho detto nulla. Ero incapace di fare qualsiasi cosa. Si è limitato a restare in silenzio e ad accompagnarmi, poi si è volatilizzato ed ora non so neanche dov’è, cosa farà, se ritornerà. Che stupida. 
Apro la porta della 302 praticamente trascinandomi, mentre noto che sul letto di Zayn vi è Niall e non lui. Ah, come se non bastasse! Ci fissiamo per qualche istante, poi mi butto sul matrimoniale.
« Dove sei stata? » Che gran faccia tosta, dovrei essere io a chiederglielo!
« Alla pista da skate, niente di che. » alzo le spalle, dicendogli solo l’ultimo posto e tralasciando tutta la giornata in biblioteca. « Tu, piuttosto. »
« Amélie. » dice solamente.
Mi sfugge una specie di grugnito. « Beh, allora bastava che anch‘io dicessi semplicemente ‘Zayn‘, non ti pare? » faccio notare, mentre il tono della mia voce si indurisce.
« Sì, il problema è che non sei stata sempre con lui visto che a pranzo non c‘eri. » Mi mordo un labbro, colta sul fatto. « Che succede? » Sempre la solita domanda. Ma ce l’ho scritta in fronte?
« Penso che Amélie ti stia solo usando. » commento, un po’ acida.
« E perché? » lo sento irrigidirsi, contrariato da ciò che ho detto.
« E‘ ovvio, Niall! Aveva perso tutti e si è accontentata di te. » solo dopo averlo detto mi accorgo che avrei fatto meglio a starmi zitta. 
« Ti sbagli, non è affatto così. » protesta. « E poi non ti devi preoccupare di me e Amélie. Tu piuttosto, Zayn di certo non fa per te. »
Questo mi fa subito alzare dal letto. « E tu che ne sai? »
« Non è il tuo tipo. » taglia corto.
Stringo i pugni, inarcando le sopracciglia. « E tu che ne sai qual è il mio tipo?» Poi cerco di rilassarmi ed inizio a contare sulle dite. « Bello, carnagione scura, occhi e capelli scuri, labbra perfette, atletico, non si mette troppo in mostra ma non è neanche un semplice, figo. Sì, è il mio tipo. »
Lui rotea gli occhi e scuote la testa. « Ti conosco da troppo tempo per cascarmi. Mia, oramai so tutto di te. »
« E cosa sei, uno stalker? » commento, sulla difensiva.
« Dannazione, Mia! » grida, alzandosi dal letto e sinceramente mi fa un po’ paura vedere Niall arrabbiato, perché non capita praticamente quasi mai. E’ uno spettacolo raro. « Si può sapere perché per una benedettissima volta non puoi essere felice per me? » il tono della sua voce è decisamente troppo alto. « Insomma, non eri stufa che Amélie rimanesse solo una fantasia del mio cervello? »
« Niall. » lo chiamo, cercando di calmarlo. 
« No, certo, perché se Mia va con chi le pare va bene, ma se lo fa Niall… » sbraita. « Beh, Amélie non è come Zayn? Ti dà forse fastidio ascoltare la mia felicità per una volta? »
« Niall, guardami. » provo ancora, con la testa bassa ed invasa dai sensi di colpa.
« Se pensi che sia divertente sapere ogni secondo della tua vita in cui tu e Zayn fate sesso, sappi che non lo è affatto! »
« Guardami. Niall, maledizione, guardami! Non sono invisibile! » urlo, non rendendomi conto che sto piangendo da un po’. « Non sarò bella come Perry ed Amélie o tutte le altre ragazze, non avrò la pelle bianca e perfetta, non sarò dell‘altezza giusta, non sarò anoressica o non avrò i capelli lunghi, lisci e biondi e gli occhi azzurri come loro, però… » e mi ci vuole una pausa, per qualche singhiozzo, per cercare di sorridere - benché malinconica - mentre ho gli occhi appannati dalle lacrime ed il viso sicuramente arrossato, « però… ehi, anch‘io posso essere bella! »
La mia è solo gelosia, un inutile sentimento che distrugge le persone che lo provano e quelle che lo circondano. Come ha fatto con me. Io, forse, volevo solo essere perfetta. Mi rifugiavo nella speranza di essere quella diversa, di essere etichettata come tale e non come quella incapace, mi difendevo mostrando la parte più stronza di me solo per proteggere me stessa dai sentimenti degli altri che avrebbero potuto ferirmi. Ed ora è come se lui mi leggesse tutto dentro, come se sapesse a cosa sto pensando ed è per questo che abbassa e scuote la testa, deluso, mentre mi lascia qui, sola. Ridevo delle sfortune di quelle barbie che venivano abbandonate, solamente per dimostrare a tutti che ero io quella realmente perfetta, quella giusta, quella che non sbaglia mai; ma ora mi rendo conto che in realtà sono io quella rimasta completamente sola.

« Ma quante sigarette fuma al giorno? » chiese una volta Amélie, scocciata e con la sua solita voce stridula, mentre Zayn si allontanava dalla mensa per andare a fumare fuori, al solito posto dietro l’edificio, dove di solito Harry ama passarci le ore in cui salta le lezioni.
« Dieci. » rispondo prontamente io, attirando l’attenzione di tutti su di me, che mi guardano con espressioni sorprese. Concludo, un po‘ imbarazzata: « Ce n‘è una per ogni momento. »
 
Mi rifugio nel letto matrimoniale, nuda, sotto le coperte, e piango sapendo che però stavolta non ci sarà la pioggia a proteggermi. Ma soprattutto so che stasera non ci sarà nessuno che dormirà con me. Sono sola.
Una cosa però la so: nessuno lo ama come me. Nessuno.








fuckin' panda's place. ♥

Questo non è un capitolo, è stato un parto!
No, sul serio, non so da quant'è che ci lavoro!
Ah, che poi è il penultimo, quindi il prossimo sarà quello finale.
Tirate un po' le somme e dovreste capire chi è.
Inaspettato, vero?
Cioè, per me sì, perché in fondo è il personaggio sui cui ho lavorato meno.
Ma è proprio per questo che non dovreste aspettarvi nulla.
A mio parere il finale sarà un vero... ehm... colpo di scena, dai, mettiamola così,
Se volete contattarmi andate nel mio profilo, ci sono tutti i link lì.
Spero di aggiornare presto, bao!
Baci e panda, Mito.

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Capitolo 8
*** it's gonna be paradise ***


Liam.

Non saranno manco le nove di mattina, ma io sono già sveglio e non perché voglio, ma perché devo, oramai la mia vita in questa stupida accademia... oh, scusate, ho sbagliato, volevo dire: in questo stupido carcere del cazzo è finita. Forse sono stato un coglione, come mi dicevano in molti, forse quello per Melanie Jae era la solita cotta adolescenziale, ma sinceramente io non me ne pento, o almeno non mi pento del periodo passato assieme a lei, perché dell'averla fatta licenziale per colpa mia ed ora essere cacciato via da scuola senza una meta dove andare... beh, di quello mi dispiace eccome.
Non ho una valigia vera e propria, mi accontento di una sacca, anche perché è più comoda; dentro ci metto un paio di ricambi, il mio spazzolino, non molto insomma, anche perché il mio skateboard me lo porterò sempre in mano o sotto i piedi, visto che sarà principalmente il mio mezzo di trasporto. Mi volto verso il comodino, per vedere se c'è qualcos'altro di mio, lo apro e guardo all'interno notando che è quasi vuoto, ma non posso fare a meno di sorridere vedendo che vi è semplicemente una scatola di pillole ed una pistola. Prendo la scatola, la apro e butto una pasticca in bocca, ingoiandola, poi rimetto la scatola dentro il cassetto e al suo posto prendo la pistola, rigirandola tra le mani.
Bah, che mi frega della droga, del fumo e di tutto il resto? E' il mio ultimo giorno qui, non potranno più farmi nulla dopo oggi, le minacce non hanno effetto, l'unica cosa che possono farmi è uccidermi, ma non possono a meno che non vogliano passare un bel po' di giorni in cella.
Che cazzoni. Questa è la pistola che Harry mi aveva praticamente costretto a rubare. Era una brunetta dagli occhi verdi quella che stavolta si voleva portare a letto e si dava il caso che era anche la figlia del proprietario di un negozio d'armi. Oh, un vero colpo di fortuna, certo, andarci a letto quando il padre non c'era, la coincidenza di avere l'appartamento proprio dietro il negozio. Non ti preoccupare Liam, vedrai che ci sarà da divertirsi, mi aveva detto. Certo, per lui sicuramente, io che dovevo rubare una pistola nel negozio del padre della ragazza che Harry si stava facendo, un po' meno. Però, alla fine, diciamo che è andata bene.
La controllo e noto che ci sono ancora un paio di proiettili, manco ricordavo, in effetti non so manco se l'abbiamo usata qualche volta, forse mentre eravamo fatti, perché l'unica cosa che so è che l'avevamo lasciata qui in caso ci fosse un'emergenza. Emergenza di che, poi? Non penso che ad un ladro, o non so chi, possa venire veramente in mente di rapinare un'accademia. Su, andiamo, a quale scopo? Cosa ci troverebbe di bello la gente qui dentro? Anche se, pensandoci, forse un po' di soldi nascosti da qualche parte quel bastardo di un preside ce li dovrebbe avere.
Improvvisamente sento lo scricchiolio della porta e getto immediatamente la pistola nella sacca, poi mi volto e sono sollevato nel vedere che si tratta semplicemente di Harry e Louis.
« Guarda che se eri nudo noi entravamo lo stesso. » mi avverte il ricciolino, buttandosi sul mio letto. « Ah, mi sentirò solo a dormire senza te! »
« Io sarò sollevato nel non dover sopportare più tutte le ragazze che ti porti a letto. » lo scherno.
Vedo la visibile occhiata che lui e Tomlinson si scambiano ed increspo le sopracciglia, richiamando i loro sguardi in cerca di una risposta. Louis ridacchia e si avvicina al riccio, che si mette seduto sopra al letto e si lascia baciare la fronte dall'altro. 
« E se ti dicessi che stiamo assieme? » chiede il maggiore.
Rimango a bocca aperta, probabilmente ho l'aspetto di un pesce lesso con gli occhi sgranati, visto che i due scoppiano a ridere e dopo un po' io mi unisco a loro.
« Oh Dio! E questo quand'è successo? » domando.
« Quando eri troppo impegnato ad immischiarti in questo pasticcio, bello! » risponde Harry.
Beh, in effetti non ha tutti i torti. « E pensare che fino a qualche settimana fa non vi sopportavate. » Scuoto la testa al solo pensiero, non riuscendomi a togliere un sorriso dalle labbra.
« Oh, di fatti era così, almeno per lui... » inizia Tomlinson.
« Non è vero! » protesta subito Harry. « Cioè sì, ma non ti sopportavo solo perché... » lascia la frase in sospeso.
« Perché...? » cerca di farlo continuare l'altro.
Sbuffa. « Oh, lascia perdere! »
« Comunque » cerca di proseguire il maggiore, « benché fra di noi sia tutto rose e fiori, diciamo che con Perry e Amélie la situazione non è proprio delle migliori. » spiega.
« Perché? Cos'è successo stavolta? » domando cercando di tenermi aggiornato. Mi volto verso il riccio. « Hai fatto il puttaniere? »
« Eh? » casca lui dalle nuvole. « Ma insomma, perché ve la prendete tutti con me? » domanda, imbronciato ed offeso. « Non ho fatto il puttaniere! Cioè sì... volevo dire no, insomma... »
« Sì, ha fatto il puttaniere. » conclude Lou, mentre l'altro si mette a braccia conserte e tira fuori il broncio.
Styles sospira e si butta di nuovo sul letto. « E quindi... te ne vai proprio, eh? » cambia discorso e la sua voce si abbassa di qualche tono, sembra quella di un bambino il primo giorno di scuola, quando ha paura di rimanere solo senza la propria madre.
« Pare proprio di sì. » commento, mentre mi diverto a giocare con qualche sua ciocca.
« Hey, date un party e non m'invitate? » la voce più acuta rispetto alle nostre e quella piccola chioma rossa che si poggia sulla porta, possono essere di una sola persona. Un sorriso mi esce spontaneo, mentre lei si avvicina cingendo la vita al cugino, che le circonda le spalle con un braccio. « Addio al celibato? » scherza.
« Oh, magari! » esclamo e vorrei veramente che lo fosse.
Mi alzo dal letto, prendendo la sacca e mettendomela in spalle, Styles si mette a mezzo busto, guardandomi con il labbro inferiore sporgente, ed io mi avvicino a Mia per abbracciarla; lei corrisponde, staccandosi dal cugino ed io le lascio un bacio sulla fronte.
« Penso sia ora che vada. » li informo, abbassandomi per prendere lo skate a terra, ai piedi del letto, ma non staccando la presa da Mia, che mi stringe forte per non farmi andare.
« Non voglio che tu vada, Liam. » piagnucola lei, mentre affonda la testa nel mio petto ed io le carezzo i capelli. Louis cerca di staccarla delicatamente da me, ma non ci riesce.
« Non lo vorrei neanch'io. » ammetto con l'amaro in bocca.
Sospiro e mi volto verso Harry, lui allunga un pugno ed io corrispondo il suo saluto. « Mi mancherai, Payne. Ora senza di te farò gli incubi. » il suo commento mi fa sorridere, anche se in realtà mi sta dicendo addio.
Poi mi giro verso Louis, che mi guarda preoccupato. « Liam. » mi chiama.
« Che c'è? » domando.
« Non fare pazzie. » mi avverte.
Gli angoli della mia bocca si piegano flebilmente all'insù, mentre scuoto la testa. « Non preoccuparti, ho chiuso. » cerco di tranquillizzarlo. 
Poso la testa su quella di Mia, siamo fronte a fronte e le accarezzo le guance con una mano, mentre la faccio allontanare da me. Con un gesto della mano saluto tutti e mi avvio verso la porta.
« Hey, vieni a trovarci qualche volta, stronzo. » la voce femminile ma rozza di Harris mi costringe a bloccarmi una volta oltrepassata la soglia della porta.
Mi volto, con calma e tenendo stretto lo skate sottobraccio. « Se è per scroccarmi qualcosa te lo puoi scordare, bella! »
E l'ultima cosa che vedo prima di continuare il mio cammino sono proprio i loro sorrisi un po' malinconici e più di un paio di occhi lucidi. 
Ma oramai è fatta, sto andando verso l'uscita e chi si è visto si è visto, costretto ad affrontare il mio destino. E come potrei fare altrimenti? Non ho manco pensato a dove andare, visto che tornare dai miei non ci penso proprio. Forse dovrei fare un corso per diventare pompiere, magari così riuscirei finalmente ad aiutare gli altri invece di metterli nei guai; ma penso proprio che un corso del genere si paghi e pure tanto. E chi me li dà i soldi? Devo pensare ad un lavoro che mi mantenga, devo trovare anche i soldi per il giornale, per vedere se ci sono offerte, devo trovarmi anche una casa in cui andare. Dove la passerò la prima notte? Magari potrò fare qualche incontro di boxe per scommessa, sono piuttosto bravo, magari vinco qualcosa. Per il momento queste sono le mie preoccupazioni, che non sono sciocchezze.
Camminando a passo lento per il corridoio, vedo la testolina bionda di Niall accovacciata vicino ad un distributore di merendine, intento a vedere se la sua mano riesce ad afferrare qualcosa.
« Tutto bene, amico? » chiedo.
Lui si volta di scatto, sorpreso di vedermi. « Quest'affare mi ha mangiato i soldi e mi si è bloccata l'aranciata mentre scendeva! » mi spiega. Lui si alza ed inizia a dare calci alla macchinetta, ma senza successo,
Lo faccio spostare ed inserisco qualche penny per prendere l'aranciata e farlo felice. Digito il numero della bevanda ed aspetto che scenda.
Si blocca.
Resto a fissare il distributore per qualche istante, incredulo che sia successo anche a me e che ora ci siano ben due bottigliette di aranciata bloccate che ostruiscono il passaggio, poi - preso dalla rabbia - mi metto anch'io a calciare imprecando verso la macchinetta.
« Fanculo! » sbotto, stringendo i pugni.
« Ora capisci come ci si sente? » domanda Niall ed io annuisco.
Prendo un bel respiro profondo, per calmarmi, poi apro gli occhi e mi rispecchio nei suoi azzurri. « C'è qualche novità che devi dirmi? Sei gay? »
« Sai che ho la ragazza, almeno? » domanda lui.
Annuisco, guardandolo un po' male. So che in fondo scherzava - o almeno spero - ma per chi mi ha preso? Vero che sono stato impegnato ultimamente, ma cazzo, è il mio migliore amico! « Sono offeso! » scherzo, mettendomi le mani sui fianchi ed atteggiandomi da diva. « Amélie Taylor, giusto sir? » fingo di lisciarmi i baffi.
Lui annuisce. « L'ho lasciata. »
Ecco una cosa che non mi aspettavo. Hey, wow Liam, oggi sono due notizie scioccanti ed è solo la mattinata! Vai avanti così e ti prende un infarto, attento. Sgrano gli occhi e spalanco la bocca, veramente... veramente... forse anche troppo sorpreso.
« Ma... » balbetto. « Ma non era la ragazza dei tuoi sogni? »
« Di fatti, forse anche troppo. »
« Che diavolo significa? » domando alquanto confuso.
Lui alza le spalle. « Ho parlato con Mia l'altra sera. » Ok, forse già inizio a capire. « Ed abbiamo litigato. Non ci siamo parlati più. »
« Dovresti dirglielo, sai. »
« Che cosa? » mi chiede, troppo ingenuamente.
« Che ti piace! » rispondo.
Lui abbassa la testa. « Sai, un tempo lo pensavo anch'io. Ora è... è un po' cambiata la situazione. »
Alzo un sopracciglio, in cerca di spiegazioni.
« Zayn. » risponde semplicemente.
« Beh, un tempo pensavi anche che non ci fosse altra ragazza oltre Amélie Taylor, quindi... » rispondo a tono. 
Lui però non fiata più, così gli metto una mano sulla spalla e finalmente alza il il viso squadrandomi con i suoi occhi azzurro cielo. « Te ne vai? E' definitivo? »
Annuisco. « Non ti preoccupare, Niall, staremo ancora in contatto. »
« Promettimi che tornerai. » dice serio.
« Presto, vedrai. » gli prometto, mentre ci abbracciamo. 
E mi sento sporco, come se avessi mentito ad un bambino, consapevole di quanto starà male quando verrà a sapere la verità, un po' come la storia di Babbo Natale, se vogliamo fare un esempio.
Uscire dall'accademia e stare anche solo nel giardino mi fa un effetto strano, è come se una parte di me se ne fosse andata per sempre, non riesco manco a voltarmi per vedere come sia fatta la struttura, eppure non sono manco uscito definitivamente da scuola, sono solo nel giardino, sarò bandito per sempre solo quando varcherò la recinzione. Tocco i muri esterni coi polpastrelli, mentre percorro il perimetro per andare nel retro, come ogni volta che finivano le lezioni e ci ritrovavamo sempre tutti nello stesso posto.
Stavolta però il rumore dei singhiozzi repressi proviene dalla biondina con i grandi occhi azzurri, accucciata a terra con le ginocchia al petto e le unghie smaltate di rosa.
« Amélie? » la chiamo, sorpreso nel vederla qui da sola.
Non ci ho parlato molto, lo ammetto, mi è sembrata sempre una di quelle snob che si credono superiori a tutti, ma vederla ora, così fragile, sembra totalmente un'altra persona, quasi da farmi sentire in colpa per tutte le cose che ho pensato su di lei. Vedo la sua chioma muoversi e i suoi occhioni che puntano su di me, mentre le guance rosee vengono solcate dalle lacrime. Mi avvicino piano piano a lei e mi siedo accanto, ricordandomi che è stata mollata da Niall.
« E' per lui? » domando.
« Te l'ha detto, quindi. »
« Beh, sì. »
Rimaniamo qualche istante in silenzio, l'uno accanto all'altro. Sento i suoi singhiozzi, quando tira su col naso per paura che lasciandosi andare possa rovinare la sua bella immagine da principessina, asciugandosi gli occhi coi dorsi delle mani; sicuramente starà pensando che aspetto abbia e di quanto orribile dev'essere. La verità, però, è che questa che sto vedendo ora è la vera Amélie Taylor. Ed è bella, forse anche più del solito.
« Nessuno mi ama. Nessuno mi vuole. » si lascia scappare tra un singhiozzo e l'altro, come se accettasse il mio conforto.
Sento dei passi leggeri sull'erba, ma non ci faccio caso, tanto non si sentono più, in compenso però l'odore di fumo raggiunge le mie narici e quando mi volto nella direzione dove portano i miei sensi, vedo due occhi azzurri impregnati di mascara ed una coda alta bionda ossigenata; subito dopo anche l'altra biondina si volta nella direzione in cui sto guardando e la sento irrigidirsi. Mi volto di nuovo verso di lei, prendendole una mano.
« Non é vero.» la contraddico. « Forse devi solo accettare la persona che ami e quella che ti ama, a volte, può essere la più vicina e la più impensabile. » le parole mi escono dalla bocca, non so cosa mi prende oggi ma mi sento... diverso, forse sarà il senso di tristezza che si è insediato in me, la nostalgia che man mano aumenta, non ne ho idea ma qualsiasi cosa sia sembra proprio una cosa potente ed altamente figa. Oppure sono i bigliettini dei Baci Perugina che Niall scarta e li dà a me quando li mangia.
Seguo gli occhi della bionda che si spostano dai miei e vanno a finire in quelli di Perry, per poi distoglierli un'altra volta. « Perché sei così gentile con me? » mi chiede, mentre l'altra fa giusto un paio di passi verso di noi, staccandosi leggermente dal muretto.
Sorrido, facendo leva ed alzandomi da terra. « Consideralo un regalo d'addio. » dico mentre Perry si avvicina e fa per sedersi al mio posto. Io continuo a camminare, finalmente esco da questa stupida prigione, ma per la prima volta - non l'avrei mai immaginato - ho voglia di ritornarci.
 
E non so il perché, per quale motivo io l'abbia fatto, ma il cuore mi diceva che dovevo andare in biblioteca, anche se non sono un tipo che legge eccessivamente, però mi servirebbe proprio un libro da leggere nei ritagli di tempo visto che d'ora in poi ne avrò molti, ma penso di essermi perso la tessera della biblioteca, quindi di libri per ora non se ne parla.
Cammino a passo lento, sfiorando ogni scaffale che incrocio, desideroso di perdermi qui dentro e di immergermi nei libri. Magari potrei provare ad infiltrarmi e dormire qui, sperando che nessuno mi becchi.Ad un tratto, però, verso gli scaffali in fondo a tutta la sala, nascosto e accucciato fra di essi c'è un musulmano decisamente troppo familiare, per di più sommerso nella lettura di un libro.
« Aspetta, tu che leggi? Mi sa che mi sono perso veramente un po' troppe cose. » dico esterrefatto, avvicinandomi e sedendomi accanto a lui, posando sacca e skate ai miei piedi. 
« Decisamente, troppe cose. » conferma.
Lo tasto con le mani aperte, come farebbe un cieco. « Oddio, ma sei proprio tu? Siamo sicuri che sei Zayn Malik, eh? Che cosa ne hai fatto del mio amico? E' stato rapito dagli alieni? » scherzo, prendendolo un po' in giro.
Lui ride, cercando di scansare le mie mani dal suo viso. « E' Romeo e Giulietta, lo leggeva Mia l'altro giorno e così... » dice una volta che ci siamo entrambi ricomposti.
Improvvisamente mi faccio serio, forse anche eccessivamente, ma oramai ho imparato che non bisogna mai sottovalutare le cose, giusto per esperienza. « Mi stai prendendo per il culo? » ed il mio tono non è dei migliori, non è come quello scherzoso di prima, è più duro, forse anche un po' protettivo. « Non dirmi che ci stai talmente sotto da.... Oddio, ma ti piace sul serio? » domando.
Lui abbozza un sorriso, poi scuote la testa. « No, Liam, ti sbagli, non mi piace. »
Tiro un sospiro di sollievo, anche se mi sento un po' stronzo a fare così, ma non ho mai visto Zayn comportarsi in questo modo, avere tutta questa cura, l'attenzione nei particolari. No, il Malik che conosco io è stupido, rude, solitario e a volte pensa anche poco. Però, riflettendo sulla sua frase, mi viene naturale assumere un'espressione confusa perché ora la domanda sorge spontanea: se non gli piace, che diavolo ci sta a fare ancora assieme?
Lui se ne accorge e tiene ancora il suo sorriso, un po' dispregiativo nei suoi confronti, sulle labbra, come a beffarsi di lui. « Sai, forse penso... »
Lo interrompo immediatamente. « No! No, fratello, tu non pensi proprio un bel niente! » ma mi accorgo troppo tardi che ho alzato la voce e così mi becco qualche rimprovero da parte della bibliotecaria. Abbasso la voce. « Tu quando pensi fai solo danni. »
Lui sbuffa, poi prende il segnalibro che aveva poggiato a terra e lo mette fra due pagine del libro, per poi chiuderlo ed accarezzarlo con estrema cura. 
« Io penso di amarla. »
« Pensi. » marco la sua parola, quasi fosse una minaccia.
« Sì, penso. » risponde in difensiva. « Perché con lei ho finalmente imparato a farlo. »
E non ci sono parole più vere perché mi rendo conto che tutti i cambiamenti che ho notato in Zayn sono grazie - devo ancora dedurre se sono una cosa positiva, in realtà - a Mia, quella piccola testa rossa che qualche ora fa non voleva staccarsi da me. Poi però mi ricordo di Niall e non so che fare, non so manco se augurare qualcosa a Zayn sia come tradire il mio migliore amico, ma sono combattuto, io tengo a tutti e due. Mi passo le mani nei capelli e poi lo guardo, vedo i suoi occhi marroni che mi fissano.
Sorrido. « Lo immaginavo. »
E lui corrisponde, felice, come se questa fosse la mia benedizione.
 
Non facciamo mai nulla quando andiamo al piccolo negozio di musica, ma ci divertiamo semplicemente a sfogliare la collezione di dischi in vinile che ha, commentando i vecchi artisti, le canzoni in radio, osservare gli strumenti musicali esposti, di tutto e di più, a volte quando non c'è nessuno ci mettiamo anche a provare il karaoke, ma in realtà ci vergognamo da morire. 
Improvvisamente Zayn si blocca, si scruta attorno, fissando gli occhi al cielo e cercando qualche cassa, poi alza l'indice verso l'alto. 
« Questa è la canzone che ho fatto sentire l'altro giorno a Mia. » afferma.
Mi metto ad ascoltare anch'io, per sentire che canzone è e riconoscerla. E' facile: Paradise dei Coldplay; però solo ora mi accorgo di quanto sia... perfetta. Il testo intenso e significativo, il ritmo che prende e ti mette la voglia di ballarlo, la musica frizzante, per niente pesante, che sembra darti allegria e freschezza. Come una cura, il rimedio ad ogni cosa è la musica e questa canzone per ora è la mia, mi perfora l'anima e raggiunge le mie ossa, si mischia a loro, scorre dentro le vene come una droga. La miglior droga, quella più bella. 
Sento la pacca di Zayn colpirmi sul braccio e mi risveglio dal mio trance. 
« Io non vengo alla pista da skate oggi, sai.... ho un po' di cosa da fare. » mi annuncia.
Capisco che è ora di salutarci e lo abbraccio con una pacca sulla schiena, poi ci diamo il pugno. 
« Addio. » lo saluto, mentre lui alza la mano in un cenno ed esce dal negozio, allontanandosi.
Esco anch'io, ma poggio il mio skate a terra ed inizio a spingere, dirigendomi dritto alla pista da skate. 
 
E' meglio di una purificazione spirituale con sacerdoti, o esorcisti, o dipende da che religione segui. Io e lo skate siamo meglio di quello, siamo tutt'uno, ci completiamo, ci facciamo compagnia, fin'ora non ci siamo mai traditi, quindi a parer mio è persino meglio di una ragazza o di una famiglia, visto che la mia è andata a puttane, mentre lo skate è ancora qui con me. Mi rilasso anche solo stando in piedi sulla tavola, spingo a volte, faccio qualche rampa, salto i gradini, niente di che, giusto per passare il tempo e scacciare via tutti i brutti pensieri. Fino a quando però non mi accorgo che ho passato quasi tutto l'intero pomeriggio qui.
Mi avvicino al muretto che ridà su tutta la città, il confine della pista, se ti sporgi per guardare dall'altra parte vedi il vuoto, la dolce collinetta che scende quasi a strapiombo e i tetti delle case sottostanti. Mi volto verso la figura che vi è seduta, intenta a guardare il tramonto ed ho come un deja vu. Prendo anch'io a fissare le sfumature del sole che cala sulla città, restando in piedi accanto a lei.
« Voglio iniziare da capo. Da qualche parte dove nessuno conosce il mio nome. Dove nessuno conosce la mia storia. » annuncia continuando a guardare di fronte a sé. « Mi basta anche solamente questo per trovare il mio paradiso. »
Si volta verso di me ed io faccio lo stesso, puntando dritto nei suoi occhi, mi avvicino ancor di più e le accarezzo la testa.
« Forse questo si può fare. » dico dandole delle speranze. « Scappa via, magari ci trasferiamo assieme da qualche parte che solo noi conosciamo. »
Lei ride, lo trova buffo. « Io e te? » chiede, prendendosi in giro. « Magari andremo nel Regno dei Pancakes. »
« Oh, dove vogliamo! » esclamo.
Lei ridacchia ed io le accarezzo una guancia. « Ieri avevi detto che forse non avresti avuto il tempo di salutarmi. Guarda, ci siamo incontrati due volte oggi. » le faccio notare,
« E' che voglio avere sempre l'ultima parola. » risponde. « Volevo essere l'ultima. »
Mi avvicino le lascio un bacio sulla guancia. « Per dirmi addio? »
« Per farti capire quanto sei importante. » afferma seria.
Il silenzio cala fra noi, io le cingo le spalle con un braccio e lei si stringe a me, guardiamo il tramonto assieme e ci va bene così.
Mia è complicata da capire, ma basta ascoltarla per comprendere che non è una delle solite oche, lei è unica e basta, ecco perché mi piace, perché é più fragile di quanto si possa pensare, lei non è l'apparenza, non ti serve la vera sé stessa su un piatto da condire e mangiare, tu la devi scoprire pian piano, sei un cuoco che vuole inventare un nuovo piatto. Poi però, se ci riesci, ti accorgi che quello è il miglior piatto che possa esistere sulla faccia della terra, ti senti soddisfatto, rinato e ti accorgi che tu per primo hai imparato qualcosa, è quel piatto che ti ha creato, non viceversa, tu gli devi tutto e sei cambiato in meglio grazie a lui. Non ho mai pensato a lei come una mia possibile ragazza, già sapevo che non avrei avuto speranze, io e lei non siamo tipo da fidanzati, siamo più come fratelli, o magari lei è la madre che ora è troppo lontana da me. Scende dal muretto e mi abbraccia dolcemente e percepisco tutti i suoi sentimenti sulla mia pelle, così non posso fare a meno di corrisponderla e stringerla forte, con la paura però di poterle fare del male. Perché molte persone ci hanno fatto del male e noi, inconsapevolmente, l'abbiamo fatto a loro.
Non è giusto, continuo a ripetermi, non è giusto che debba finire così, mi sembra tutto così sbagliato.
Le accarezzo piano i capelli troppo corti e così prendo a giocare col suo dred, mentre il sorrisetto che compare sull'angolo della mia bocca assomiglia più ad una smorfia.
« Dovresti andare. » sussurro al suo orecchio e lei si stringe di più, non volendo ascoltarmi. « Sul serio, Mia, oggi è un giorno di scelte. »
Lei sospira e si stacca da me, facendo qualche passo indietro. « La tua non è una scelta » mi fa notare, « è un'ingiustizia. »
Trattengo una risata, divertito dalla sfumatura di ripudio verso la società che posso percepire nelle sue parole.
« Oh, ti sbagli, anche io devo prendere delle decisioni oggi! » la contraddico, in tono scherzoso. « Per esempio devo ancora scegliere se andare a dormire sotto i ponti con qualche barbone oppure fare l'auto-stop a qualche sottospecie di camionista grasso con le foto dei santini ed i calendari porno. »
Lei ride, di gusto. Mi piace la sua risata. « Meglio se trovi qualche barbona, magari è gnocca. »
Alzo le spalle, dandole ragione. Ci diamo il cinque e poi il pugno, restando per qualche istante con le mani strette l'una all'altra, poi sento la sua che scivola pian piano dalla mia e mi abbandona. Mi sento vuoto, la guardo un po' dispiaciuto ma rassegnato e lei sospira, cercando di accettare la realtà.
« Addio, Payne, mi mancherai. »
Le sue parole mi colpiscono duramente, come se già sapesse che non ci rivedremo mai più.
« Lo so. » dico, comprensivo e malinconico. « Anche tu. »
La vedo allontanarsi a testa bassa, senza voltarsi perché comprendo pienamente che sarebbe ancora più duro dirci addio; però qualcosa si stringe attorno al mio cuore, mi avverte che la mia missione non è ancora terminata e mi viene quasi istintivo: mi abbasso, posando la tavola da skate a terra, poi col piede cerco di darle una bella spinta.
« Hey, rossa! » la chiamo, cercando di avere un tono strafottente, so che odia i maniaci che passano per strada. Lei si volta e vede la tavola che le viene incontro fino ai piedi. « Per te, tienimela bene. »
Veo chiaramente il suo sguardo confuso ed interrogativo. « Ma diavolo stai dicendo, Liam? Sei impazzito? »
Alzo le spalle. « Forse un po'. »
« Lo vedo! » esclama. « Come pensi di fare senza? »
« Tanto nel posto dove sto andando non mi serve. » la rassicuro.
Lei inclina la testa, mettendo un piede sopra lo skate. « E dove staresti andando? »
Sorrido. « A cercare il mio paradiso. » ed è pienamente vero, ho intenzione di farlo costi quel che costi, che sia l'ultima cosa che faccio!
« E non ci sono skateboard nel tuo paradiso? » domanda, incrociando le braccia.
Rido, mettendo a fuoco quel posto intrappolato nella mia mente. « Mi stupisco, Harries, dovresti saperlo! » esclamo, fingendomi deluso. « Nel mio paradiso ci sono skateboard gratis per tutti. » spiego, facendole l'occhiolino.
Lei scuote la testa. « Coglione. » dice ad un tono abbastanza alto da farsi sentire, per poi girare e darsi una spinta sulla tavola per tornare alla grigia prigione.
In effetti sono nella merda, se proprio lo vogliamo dire, perché oramai non mi ricordo più com'è camminare realmente, senza un qualcosa che ti trasporta sotto i piedi ed è difficile, stancante, ma non me ne pento pienamente, gliel'avevo detto che avrei avuto anch'io delle scelte oggi. Cammino, cammino e cammino e dove mi ritrovo alla fine? Sorrido vedendo la piccola villetta dietro scuola che mi si presenta davanti. Alla fine torniamo tutti a casa, giusto? Non mi è mai piaciuto questo posto, devo ammetterlo, ma in effetti è la cosa più simile ad una cosa che ho e... sì, tutto quel branco di cognoni complessati era la mia famiglia e li accettavo anche così. 
Vado nel retro del giardino, accasciandomi lungo la parete, con l'erba bagnata sotto il sedere; apro la sacca e vedo cosa mi rimane: sono senza soldi e pretendo di andare avanti con un misero ricambio, non ho manco mangiato oggi, che illuso che sono. Estraggo la pistola, rigirandomela tra le mani. Non è pesante, non è grande, eppure un colpo e potrebbere mettere fine alla mia vita. Ma se lo facessi sarei veramente un vigliacco, perché io potrei finalmente essere libero e in pace, mntre tutti gli altri dovrebbero continuare a soffrire le pene su questo inutile pianeta che non si accorge di star andando verso l'oblio per colpa della società.  E' un gesto un po' ingiusto, in effetti. Ma mi dispiace perché mi rendo conto che ho fatto più buono oggi che in tutta la mia vita e che non vorrei rovinare tutto stupidamente, mi sento finalmente appagato, in una sensazione di benessere e soddisfazione che non avevo mai provato prima. E' così che ci si sente quando si fa del bene? Mi piace, mi piace da matti, è meglio di una droga, forse è proprio la migliore. 
Vorrei che tutti mi ricordassero come Liam Payne, quello che ha aiutato tutti nel momento del bisogno prima di andarsene. Sì, mi piace. 
Fisso la pistola che faccio penzolare di fronte la mia faccia e sorrido fissando nella mia mente ogni singolo momento di questa giornata, come se fossi nato solamente oggi, purificato da ogni cazzata fatta in precedenza. Io, in realtà, sono nato oggi, prima ero solo un'ombra scusa che vagava colpevole della sua pena, chiedendosi cosa diavolo ci facesse in un posto tanto osceno come il mondo, non avendo la minima idea di cosa gli riservasse il futuro, quale fosse il proprio destino, la missione che attendiamo da quando ci affacciamo a questa realtà, partoriti dall'essere materno che in teoria dovrebbe amarci più di qualsiasi altra cosa.
Sento il metallo premere sulla mia tempia, eppure sorrido perché, in effetti, non potrei essere più felice di così, nell'esser stato d'aiuto alle persone che più amo. Era questa la mia vera missione, finalmente l'ho capito.
Mi chiedo se Louis e Harry ce la faranno, se Amélie e Perry capiranno cos'è veramente l'amore e quanto vicino a loro può essere e chi sceglierà Mia alla fine. Ma forse mi chiedo troppe cose e non va bene perché sennò non riesco a vivermi l'attimo.
E' la paura ciò che condiziona veramente l'uomo, quella che lo blocca e che allo stesso tempo lo sprona ad andare avanti. Per me no, non più, ora ciò che mi fa continuare a vivere è il mio nuovo sogno, trovare il paradiso. Chissà com'è, io non me lo immagino con tutti i santi nei cieli splendenti, ma nemmeno come un harem tutto per te; forse è più una pista da skateboard, con alti e bassi anche lì che sarebbe l'altezza che raggiungi della tua rampa, gli altri skaters sono fratelli e a nessuno interessa del resto, ci sei solo tu e quella fottutissima compagna tavola che resta sempre con te. Ma così divento troppo sentimentalista e monotono, in fondo non penso solo a questo. E poi, in effetti, che cos'è veramente il paradiso? E' quel posto dove ti trovi bene e ti senti a tuo agio, ecco cos'è. Ma allora io l'ho già trovato.
Forse la paura più grande dell'umanità è il coraggio, perché pochi ce l'hanno, non vogliono ammettere che prima o poi ogni cosa finirà, anche loro, temono la morte perché non la conoscono, ma in fondo se temessimo ancora il fuoco non potremmo cucinare, invece l'abbiamo scoperto ed abbiamo imparato ad usarlo.
Ed allora io voglio dire quella parola che nessuno ha il coraggio di porre.
Boom!
« Fine. »








fuckin' panda's place. ♥

E' finito? E' veramente finito?
Sì, cari, è finito.
E chiedo venia perché sono cogliona e vi ho fatto aspettare mesi.
Mo piango.
Li amo e sono fiera di me, fanculo tutto il resto.
Avrei troppe cose da dirvi quindi mi limito a dire che.... non ho parole.
Datemele voi.
Addi- no, ok, spero di no ahahah ci rivediamo nelle prossime fanfiction. :')
Continuate a seguirmi sulla mia pagina facebook 'Pandamito EFP'.
E su twitter come @pandamito, i link vari ed anche per tumblr li trovare nel mio profilo, bao.
Baci e panda, Mito.

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