And I miss your ginger hair

di Alessia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 12 anni ***
Capitolo 2: *** 13 anni ***
Capitolo 3: *** -Santana, ho caldo- ***
Capitolo 4: *** Make up ***
Capitolo 5: *** Allenamenti e levatacce ***
Capitolo 6: *** Bigliettini ***
Capitolo 7: *** Chiacchierata in spogliatoio ***
Capitolo 8: *** Fireworks ***
Capitolo 9: *** Spalle ammaccate e confidenze ***
Capitolo 10: *** Chiacchierata (non) in spogliatoio pt.2 ***
Capitolo 11: *** Normalità? ***
Capitolo 12: *** E' questo che si intende con 'andiamo a giocare a bowling' ? ***
Capitolo 13: *** Timing is everything ***
Capitolo 14: *** Bagagli e confessioni ***
Capitolo 15: *** Amata ***



Capitolo 1
*** 12 anni ***


 Brittany aveva avuto Santana per qualcosa come la maggior parte della sua vita; e ora, a 12 anni, improvvisamente era bastata una cresta e un’aria da spaccone perché questo cambiasse. Non era cambiato in maniera palpabile, il cambiamento non poteva essere toccato, udito o annusato. Ma Brittany lo percepiva. “E’ come se le mie fatine l’avessero trascinata per i capelli su in alto con loro”; ma ciò che non capiva, era quale ragione potessero avere per farle una cosa del genere. Era una punizione? Aveva sempre trattato Santana al pari della Regina delle Fate, se non meglio: si può venire puniti per il troppo amore?
 
Santana guardava distrattamente fuori dalla finestra della sua camera, mentre attorcigliava un maglioncino attorno alla vita. Lanciò un’occhiata poco soddisfatta all’immagine riflessa nello specchio; spalmò un altro po’ di rossetto, spruzzò una discreta quantità di profumo e infine raccolse i capelli in una severa coda di cavallo. Questo accrebbe decisamente la sua sicurezza. La coda di cavallo era una recente novità, da quando si era resa conto che i ragazzi non erano soliti prendere sul serio le sue buffe codine. E non c’era niente al mondo che volesse più dell’essere presa sul serio. Ammiccò al suo riflesso con quella che sperava passasse per un’espressione ‘sensuale’. Doveva muoversi; Puck la stava sicuramente aspettando, e non poteva permettere che si spazientisse. Era stata talmente fortunata, ad ottenere quell’appuntamento. Lui era arrivato in città a settembre, e sebbene avesse due anni più di loro, era finito nella classe della latina. La sua reputazione di rubacuori e ragazzo ribelle l’aveva preceduto. E così Santana aveva fatto la fine delle altre ragazzine sciocche: si truccava, indossava mini gonne a scuola (portandosi rigorosamente il cambio per il rientro a casa), cercava di dimostrarsi matura e sofisticata. L’unica tortura che fortunatamente aveva potuto evitare era l’imbottitura del reggiseno, grazie a dio non ne aveva bisogno. E Puck doveva essersene accorto. Un paio di settimane prima aveva cominciato a fare commenti volgari che facevano ridere gli amici, e dei quali Santana aveva cercato di sentirsi lusingata e compiaciuta. Ricordava in maniera cristallina quando le si era avvicinato la prima volta. Era un giovedì, e questo significava lezione di educazione artistica. Lei era con Brittany ovviamente (la bionda si rifiutava di usare i pennelli, per non rovinare i loro ‘capelli’), quando aveva sentito un’imponente presenza alle sue spalle. Si era girata lentamente, cercando di mantenere la calma. Puck era lì, con la sua cresta e un’aria strafottente. Si era rivolto loro con aria di scherno, dicendo qualcosa come ‘allora bellezze, vogliamo andare al sodo?’ Brittany aveva guardato Santana perplessa
–Vuole mangiare un uovo?-
Santana aveva cercato di ridere nonostante il nervosismo.
–Ma no sciocchina, Puck intendeva “fare un po’ di movimento”!-
ridacchiò, ricercando lo sguardo del ragazzo, che pareva concentrato su Brittany e sulle sue buffe risposte. Quest’ultima si batté una mano sul capo
–ora ho capito, vuole andare in palestra! Però forse l’uovo sodo è meglio mangiarlo dopo l’attività fisica-
gli lanciò uno dei suoi sorrisi a trentadue denti e poi tornò al suo posto. Santana ringraziò la sua pelle scura che celava alla perfezione il rossore delle sue guance.
–scusala, è solo un po’…ingenua-
concluse, non soddisfatta della parola che aveva trovato per descrivere Brittany. Puck scrollò le spalle.
–non m’importa un granchè. Senti, mi sembri decente…in confronto alle altre poppanti della classe, insomma-.
Santana tentò di trattenere un sorriso
–magari un giorno di questi frego la macchina ai miei e andiamo a farci un giro insieme. Porta pure la tua amica- sorrise, maliziosamente. Santana avvertì una strana sensazione alla bocca dello stomaco: portare Brittany ad un appuntamento era l’ultima cosa che avrebbe mai fatto in quel momento. Soprattutto considerando che a quattordici anni, era molto improbabile che Puck possedesse una patente valida.

Così, quella mattina si erano trovati molto impegnati nello stanzino del bidello. Era accaduto talmente velocemente: Santana si era separata da Brittany per andare a prendere la spazzola che aveva dimenticato nella borsa, e si era sentita tirare da un braccio muscoloso. Trenta secondi dopo, si era trovata avvinghiata a quel corpo che da due mesi a quella parte le compariva in sogno. Non era proprio come se l’aspettava; i baci erano rudi, le loro lingue si infilavano dappertutto, e i suoi capelli, nonostante la cresta di cui andava tanto fiero, erano così corti. Non sapeva perché, ma durante il suo primo bacio si era sempre immaginata dei lunghi capelli biondi attorcigliati dolcemente attorno alle sue dita. In un impeto di eccitazione, il ragazzo la spinse con poca grazia ancora più contro il muro. La teneva praticamente sollevata alla sua altezza col braccio sinistro, mentre la mano destra si avventurava sotto la sua maglia. In pochi secondi raggiunse il reggiseno, e senza la minima esitazione vi entrò. A Santana sfuggì un gemito per l’inaspettata durezza del contatto, che il ragazzo chiaramente interpretò come qualcosa di diverso. La fece adagiare sul tavolo, sgombrando le cartacce e ogni altro oggetto. Quando stava cominciando a lasciare del segni incandescenti sul suo collo, la campanella che li richiamava alle lezioni suonò. Santana cercò di ricomporsi, decisamente intontita. Puck si rialzò senza tante cerimonie, e si diresse verso l’uscita del buio stanzino. Prima di lasciarla sola però, si voltò e le sorrise. –Oggi pomeriggio sarai la mia ragazza per qualche ora, ti aspetto al parco-. Santana era tornata in classe poco dopo, un sorriso idiota, e aveva ignorato le domande di Brittany.

Non aveva tempo per interrogarsi del perché non avesse voluto dire niente all’amica: 'probabilmente' si disse 'le racconterò tutto stasera, così sarà fiera di me'. La latina era consapevole di cosa implicasse accettare un appuntamento da sola con una ragazzo come Puck, e la cosa non le dispiaceva affatto. Aveva dodici anni e nessuna esperienza, ma le sue idee se le era fatte comunque. Rabbrividì per un attimo ripensando a quel corpo forte e ingombrante che l’aveva stretta alcune ore prima. Era davvero pronta? Sì, si ripetè per la millesima volta. Erano cose che nella vita andavano fatte, tanto valeva cominciare il prima possibile. L’idea non la entusiasmava molto, per un attimo le venne voglia di chiamare la sua bionda migliore amica e passare il milionesimo pomeriggio a giocare con le barbie, tra una risata e un abbraccio. Poi si riscosse da quei pensieri, e finalmente si decise ad uscire. ‘Però’ si ritrovò a pensare mentre camminava di fretta verso il parco, toccandosi con noncuranza la coda di cavallo ‘i miei capelli mi piacevano molto di più in quei buffi codini che mi faceva sempre Brittany’.
 

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Capitolo 2
*** 13 anni ***


Santana era stesa sul suo letto, gli occhi chiusi, le mani impegnate a pizzicarsi nervosamente il braccio; guardò l’orologio per la milionesima volta in mezz’ora, sbuffò, e chiuse gli occhi. Di certo era un buon segno se Brittany non si era ancora fatta viva, insomma…significava che probabilmente era troppo impegnata con le labbra del suo ragazzo (Santana rabbrividiva semplicemente a pensare quella parola nella sua testa), e questo dimostrava che l’appuntamento stava procedendo bene. Santana sospirò rumorosamente: come poteva un appuntamento con Brittany Pierce andare male? Anche uno stupido palo della luce come quel Finn Hudson doveva essersi reso conto dello splendore della ballerina. Santana nonostante tutto si lasciò sfuggire un sorriso: una cascata di capelli biondi, due pezzi di cielo strappati e adattati al suo viso, il corpo perfetto modellato dalla danza; ma Brittany era molto di più: era risate pure e cristalline, era un profumo che fa girare la testa, il raggio di sole in una stanza buia e polverosa. Sapeva di cioccolato sciolto al sole, di pomeriggi estivi fra fragole e abbracci, di colpi al cuore e fuochi d’artificio…Santana si costrinse ad interrompere quei pensieri. Brittany era la sua migliore amica, e anche se non approvava il ragazzo che si era scelta, perché ne era certa, avrebbe potuto avere molto di meglio, doveva essere felice per lei. Come se qualcuno volesse metterla alla prova, in quel momento sentì bussare alla porta. Senza lasciarle il tempo di rispondere, una sovreccitata Brittany si precipitò sul suo letto, investendo la latina di entusiasmo e profumo da uomo. Santana cercò di non mostrarsi turbata.
–Allora bionda, com’è andata?-
chiese, sperando che il suo sorriso non sembrasse una smorfia. Brittany si abbandonò a un respiro profondo, prima di rispondere eccitatissima
–oh è andata benone San…i tuoi consigli hanno funzionato!-
Santana sgranò gli occhi: quel Finn Hudson allora era proprio deficiente come sembrava! Con una certa indifferenza, domandò a Brittany cosa intendesse.
–beh insomma, quando gli ho detto che l’avevo scelto perché era l’unico ragazzo a cui probabilmente avevano dato dello stupido più volte di me, si è messo a ridere. E mentre ci baciavamo, gli ho detto che volevo provare a stare con lui perché i pali del telefono hanno sempre esercitato un certo fascino su di me, e lui ha continuato a baciarmi, anzi, con ancora più foga se possibile, mi ha messo le mani sotto alla maglietta e…-
-basta così!-
la interruppe una scioccata Santana. Non capiva perché le desse così fastidio.
–ma San…non sei contenta? Ho sbagliato qualcosa?-
un tenerissimo broncio sostituì il sorriso di pochi secondi prima. Appunto. Santana si fece forza e guardò la sua amica negli occhi
–allora Britt, poi com’è andata a finire?-
Brittany si rasserenò nel giro di mezzo secondo, e nonostante tutto alla latina fece un immenso piacere. Era come quando le nuvole se ne vanno e lasciano splendere il sole in tutta la sua luce.
–in macchina cominciavamo a stare scomodi, e poi io non volevo farlo lì, perché tutte le mie fatine non ci stavano e mi aspettavano fuori, al freddo e al buio…così lui mi ha chiesto di venire da me, perché sua madre era in casa. Io però ho pensato che sicuramente ti stavi già preoccupando, quindi gli ho dato appuntamento a venerdì sera, e sono venuta da te-
sorrise con semplicità. Santana si sciolse per un attimo, poi i tasselli incominciarono ad incastrarsi…
-dove avete appuntamento venerdì?-
Brittany scrollò le spalle
–in quel motel carino appena fuori città credo…ci vanno tutte le coppie e lui ha detto che stasera avrebbe prenotato. Così poi sabato sera potremo uscire tutti e quattro insieme, quindi è essenziale che io lo faccia questo venerdì-.
Sorrise, credendo di rendere fiera la latina. Santana cominciava ad avvertire un giramento di capo.
–ma Puck lo sa?-
Brittany fece una smorfia buffa
–Finn dice che dobbiamo farlo, sennò Puck lo sfotterà per anni-
imitò il tono strascicato del ragazzo. Santana alzò gli occhi al cielo. Poi abbracciò l’amica; il profumo del dopobarba da due soldi di Finn cominciava a svanire, e di questo era grata.
                                                                                                                        *
Era venerdì sera, e Santana aspettava Puck. Quando il ragazzo entrò in camera sua dalla finestra, lei era già senza vestiti, un lenzuolo ad avvolgerla. Lui sorrise, lanciandole un’occhiata maliziosa. La raggiunse il pochi secondi, lasciandosi spogliare dalla latina, che graffiava la sua pelle mentre gli sfilava la t-shirt. Mentre la riempiva di baci bagnati sul collo, si concesse una risatina
-a quest’ora, Finn e la fatina bionda ci staranno dando dentro alla grande!-
Santana si scostò un ciuffo sudato di capelli dagli occhi, e con un movimento rapido, salì sopra al ragazzo, prendendone il controllo
-non arriveranno mai al nostro livello- disse con voce rauca, prima di togliere anche l’ultimo indumento rimasto addosso al ragazzo.
 

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Capitolo 3
*** -Santana, ho caldo- ***


Una giornata d’estate così calda non si aveva da anni a Lima, Ohio. Nonostante ciò, Santana rimpiangeva il gelo invernale: soffriva talmente il caldo da essere costretta a girare perennemente in short inesistenti e sopra un semplice reggiseno sportivo. I capelli raccolti il più possibile, era in quel momento impegnata ad accarezzare la schiena di una sconsolata Brittany.
-Dai piccola, non è la fine del mondo…è solo un ragazzo stupido, puoi trovarne a milioni col tuo bel faccino, e il tuo corpo è perfetto! Invece lui non troverà mai una come te-
Brittany tirò su dal naso
–no non è vero, quella Quinn è molto più carina di me, piace a tutti, proprio a tutti ti dico! Anche un orchetto mi ha detto che è più bella di tutte le fatine messe insieme-
Santana roteò gli occhi
–ti assicuro di no BrittBritt, e poi non ho mai capito cosa ci trovassi in quel sacco di patate con i trampoli-
storse il naso disgustata. Brittany la guardò confusa
–a Finn neanche piacciono le patate…e comunque per te è facile, quando hai rotto con Puck hai subito trovato la fila di maschi che volevano solo portarti fuori, e tu hai sempre accettato, e…
-questo perché non mi sono mai impegnata seriamente con Puck, e lui neppure. Siamo giovani, è stupido fissarci con una sola persona…dobbiamo sperimentare il più possibile-
annuì convinta. Brittany la guardò torva
–questa è solo una scusa per andare con tanti ragazzi. E non capisco perché lo fai…insomma, sei tipo la più stupendissima che io abbia mai visto, chiunque sarebbe pronto a rinunciare a tutte le fatine e gli orchetti del mondo per stare solo con te.-
Santana si stava innervosendo
–io non credo nell’amore, e appunto perché sono così bella, non ho intenzione di sprecarmi a stare con un solo ragazzo, soprattutto se è un deficiente con una patata al posto del cervello come Finn Hudson, quindi smettila di frignare per lui!-
Brittany la osservò in silenzio per alcuni secondi, nei quali Santana ebbe tutto il tempo di pentirsi di ciò che aveva detto.
–E comunque- aggiunse, più teneramente –è un bel po’ che sono in astinenza, rischio che a sentire continuamente i tuoi discorsi strampalati sull’amore, diventi scema pure io!-
Brittany la stava ancora guardando attentamente.
-sai che sei ancora più bella quando ti arrabbi? Dovrei essere triste perché vuol dire che ho fatto qualcosa di sbagliato, ma a volte mi togli quasi il respiro-.
Santana sgranò gli occhi: era abituata alle strane uscite della biondina, ma qualcosa nel suo tono le aveva fatto venire la pelle d’oca, anche con 40 gradi fuori dalla stanza. Brittany le posò semplicemente un dito sulla guancia, ignara di essere la causa di scariche elettriche continue al sistema nervoso della latina. Suo malgrado, Santana sorrise e si stese sul letto, accogliendo Brittany tra le braccia. Aveva caldo, ma i lunghi capelli di Brittany che le solleticavano il collo lo valevano tutto. Brittany si addormentò, e Santana rimase assorta nei suoi pensieri, accarezzando di tanto in tanto la guancia dell’amica. Una ventina di minuti dopo, questa si risvegliò di colpo.
-ho davvero caldissimo San…-
-lo so Britt, ma lo sai che il ventilatore è rotto…aspetta- esclamò, toccandole la mano –sei gelida!-
Brittany sorrise
–è sempre così, quando ho caldo…-
Santana rise, scendendo a sfiorarle i piedi
–certo che sei proprio fredda dappertutto!-
Brittany scosse il capo
–non lo so, però sarebbe bello, ti potrei fare da ghiacciolo personale-
Santana annuì a quell’idea
–sarebbe bellissimo BrittBritt- e la strinse a sé.
Dopo pochi secondi, sentì una mano gelata scorrere lenta sul suo addome, su e giù.
Guardò confusa l’amica, che aveva di nuovo gli occhi chiusi; come se le avesse letto nella mente, biascicò un –faccio solo il mio dovere- che fece ridere di gusto la latina. 

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Capitolo 4
*** Make up ***


-San, so che me l’hai già spiegato millemila volte…ma devi proprio uscire con Sam?-
Brittany era intenta ad intrecciare i capelli di Santana, sul letto di quest’ultima. La latina si stava passando lo smalto rosso sulle unghie dei piedi per quella che doveva essere più o meno la quinta volta. Sbuffò. Erano alle superiori da un paio di mesi, e sentire la biondina blaterare di quanto fosse bello e biondo e sexy quel ragazzo le aveva dato la nausea. Tutte le sue previsioni si erano rivelate errate: quel deficiente di Finn Hudson era in breve diventato quarterback, e ora girava tronfio come un pavone nei corridoi della scuola, per mano con quella sciacquetta bionda, head cheerleader. Se invece avesse continuato la relazione con Brittany, la ballerina sarebbe diventata la ragazza più popolare della scuola. E poi c’era Sam: era un atleta, era popolare, e aveva delle grandi labbra da trota. Avrebbe sicuramente trattato Brittany come meritava, eppure Santana era di nuovo dubbiosa e infastidita all’idea che la sua migliore amica potesse uscire con lui. Così era giunta alla conclusione di essere attratta da quel biondo sciocco ragazzo. Gli aveva lanciato sguardi provocatori e ammiccanti tra una lezione e l’altra, si era appoggiata sensualmente al suo armadietto un paio di giorni prima, e l’aveva incoraggiato ad invitarla. E lui l’aveva fatto, eccome se l’aveva fatto. Brittany non aveva nascosto la delusione, e non lo faceva neanche ora.
-Britt, ancora? Ti ho già detto che essere entrate nelle cheerleader non basta per ottenere la popolarità. Sam è un atleta, e quello che pensa conta. Perciò non voglio che si offenda e parli male di me in giro…certo, avrei preferito se avesse invitato te, ma evidentemente non sei il suo tipo. Non c’è niente di male-
Le rivolse un sorriso dolce
-ma forse…avrei dovuto essere più esplicita…non so, fargli l’occhiolino, palpargli i bicipiti, mandare una fatina a comprargli dei cioccolatini…-
Santana la guardò torva: era stata lei a scoraggiare la biondina da qualsiasi tentativo di approccio. Ebbene sì, era una manipolatrice: ma era l’unico modo che aveva sempre conosciuto per riuscire ad ottenere ciò che voleva, e non l’avrebbe cambiato.
-senti Britt, ti spiego come funziona: questa sera ci uscirò, gli farò domande sul football e mi farò offrire la cena da Breadstix. Mi riporterà a casa, io gli darò un bacio sulla guancia che probabilmente si trasformerà in altro, e lunedì a scuola potrò competere per il ruolo di ape regina con Quinn Fabray. Semplice.-
-Pensi che…ci andrai a letto insieme?-
Santana scrollò le spalle
-se la situazione lo richiederà.-
Brittany rimase in silenzio qualche minuto, cosa non usuale.
-Dai Brittany, è solo un ragazzo. Non significa niente per me, e non dovrebbe significare nulla neanche per te…-
La ragazza scosse il capo
-non è per quello San… posso dirti una cosa? Però promettimi che non ti arrabbi-.
Santana annuì, incuriosita
-ecco…è che…non so perché…-
Le sue guance bianche iniziarono a colorarsi
-mi dà un po’ fastidio che tu esca con così tanti ragazzi.-
Santana sgranò gli occhi.
Brittany si affrettò ad aggiungere
-forse è solo perché sei così carina…e vorrei averne qualcuno anch’io-
Santana era rimasta interdetta.
Cominciò a guardare, così da vicino, tutte le lentiggini sul viso dell’amica; il rossore le aveva fatte risaltare, qualcosa dentro di lei si stava sciogliendo, non avrebbe saputo spiegarlo altrimenti.
Voleva consolare Brittany, ma le uscì in un bisbiglio
-ti piacciono proprio le persone stupide vero?-
Cercò di nascondere il risentimento
-Finn, Sam…-
Brittany le posò una mano sulla guancia, delicatamente.
-è perché tu sei troppo intelligente per me-
Disse semplicemente, scrollando le spalle.
La latina alzò lo sguardo fino ad incastrarlo negli occhi della ballerina.
-Forse…è meglio che tu vada. Devo ancora truccarmi, e non manca poi moltissimo tempo…-
Brittany sorrise
-manca più di un’ora San…e comunque, posso benissimo truccarti io. Aspetta qui-
In cinque secondi era di nuovo nel letto, di fronte all’amica.
-chiudi gli occhi-
le sussurrò
Santana obbedì. Lasciò che il tempo si dilatasse, mentre le mani esperte dell’amica le accarezzavano il viso, le palpebre, le guance; le labbra.
-Sei uno splendore, quasi quasi vorrei uscirci io con te stasera!-
Santana si riscosse bruscamente dal torpore.
Brittany scoppiò a ridere
-ahahah, guarda cosa mi hai fatto fare scema. Ti ho sbavato tutto il lucidalabbra-
Le porse uno specchietto perché potesse accertarsene lei stessa.
La latina scosse il capo
-l’hai fatto apposta, così Sam non mi bacerà vero?-
L’aveva detto scherzando, ma Brittany assunse un’espressione seria mentre le si avvicinava, con l’intenzione di pulirle la sbavatura.
-a dire il vero, l’ho fatto per poterti baciare io-
Lo disse tutto d’un fiato, confusa dalla sensazione che la vicinanza della latina le faceva provare.
Santana aveva la gola secca: l’odore di Brittany le causava palpitazioni, i suoi capelli che le sfioravano il viso, averla a una manciata di millimetri dalle labbra valeva un orgasmo.
Brittany tradusse i suoi pensieri in parole
-hai dei capelli così lunghi e profumati San…-
Il primo contatto fu impacciato, ma decisamente desiderato. Bastarono i pochi centimetri che avevano in comune a provocare nella latina brividi mai nemmeno immaginati. Brittany posò timidamente la lingua sul labbro inferiore dell’amica. Santana chiuse gli occhi, ormai abbandonata. Quando le loro lingue si incontrarono, fu come avere un fuoco d’artificio al posto del cuore. Santana sorrise continuando a baciare l’amica: era lontano anni luce dal baciare chiunque l’avesse mai posseduta in quei tre anni. Quando con le braccia cominciò ad accarezzare piano i fianchi della ballerina, capì che non stava seguendo il solito copione imparato a memoria, stava semplicemente lasciando libero sfogo ai suoi desideri che non erano mai riusciti a prendere forma. Ora una forma ce l’avevano, e anche un nome: Brittany.
Brittany si lasciò sfuggire un sospiro, mentre l’amica la riempiva di delicatissimi baci su tutto il collo. Non avevano niente a che fare con i baci ispidi e irruenti che a Finn piacevano tanto: Santana trattava la sua pelle come una preziosa e delicata superficie di cristallo, e questo la stava mandando fuori di testa. Le erano chiari i turbamenti, i desideri repressi, tutto quel volere e non avere che negli ultimi anni l’aveva fatta impazzire. Improvvisamente non le importava nulla di pali della luce, bocche da trota o qualsiasi altra cosa che non fossero le labbra saporite di Santana.
Quest’ultima si adagiò, esitando, sul corpo dell’amica: passò la mano su quella pancia che conosceva bene, risalì lungo i suoi addominali, sussultò quando incontrò il bordo del reggiseno. Quella era una parte dell’amica che non conosceva. Brittany sorrise, guidandola oltre quell’ostacolo. Santana si rassicurò, e si spostò sulla schiena, dove andò a slacciare il gancetto del reggiseno. Ormai Brittany stava sospirando, senza nasconderlo. Santana scese con le labbra al nuovo punto scoperto, e iniziò a ricoprire di baci tutto ciò che incontrava.
-Santana…vai un po’ più giù, ti prego-
La latina rimase interdetta: poi improvvisamente capì. Si stupì di come potesse avvampare anche in una situazione del genere.
-io…-
Cosa voleva dire? Era sicura di poter indicare alla bionda almeno una ventina di buone ragioni per cui avrebbero dovuto fermarsi, ma in quel momento Brittany cominciò ad accarezzarle la vita, i fianchi, le braccia. Ogni punto che toccava e poi lasciava andava a fuoco. Le veniva da piangere: era frustrante in maniera indecente, e non credeva di farcela.
Altri baci sul collo, poi un morso dietro l’orecchio. ‘No’ si corresse ‘era questo che la faceva andare a fuoco’.
-Brittany-
Si spostò più in basso
-se vuoi che mi fermi…devi dirmelo. Adesso-
La stava quasi implorando. Un gemito della ragazza le confermò però il contrario.
Si rassegnò a seguire il suo istinto, ora era quasi pronta, iniziò a sfilare i jeans dell’amica…
DRIIIIN.
Bastò il campanello, fu come il fracasso di un vaso rotto. Santana si alzò di scatto, senza dire niente o controllarsi allo specchio, uscì dalla stanza. Passi giù dalle scale; Brittany sentì un breve scambio di battute tra Sam e la ragazza, poi il silenzio. Rimase lì nel letto, con l’odore dell’amica ancora tra le coperte. Si imbronciò, non capendo neanche bene cos’era successo. ‘Eppure’ sbottò tra sé e sé, raccattando le sue cose ‘non le avevo mica detto di fermarsi’.
 

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Capitolo 5
*** Allenamenti e levatacce ***


<< Insomma, io non credo di essere una libanese…sì certo, qualche volta mi è caduto l’occhio nella scollatura di Santana; ma si mette quelle magliette attillate apposta, non credevo ci fosse nulla di sbagliato >>  Brittany stava avendo una conversazione chiarificatrice con la sua fatina preferita.
Annuì, concentrata nell’ascoltare la risposta.
<< Mi sono sempre piaciuti i ragazzi, più o meno…cioè io cercavo solo di copiare Santana, se fosse per me saremmo ancora a giocare con le Barbie ogni pomeriggio >>
Sospirò. Era domenica pomeriggio, ed era stanchissima. Aveva passato tutto il sabato in palestra a ballare, cercando di scaricare la tensione e schiarirsi le idee. Poi aveva provato a fare un salto da Santana, cosa inutile: la madre l’aveva informata che non era attesa per cena. “E’ uscita un paio d’ore fa con un certo Sam: biondo, alto, molto carino” le aveva fatto l’occhiolino.
Brittany era arrossita e si era allontanata velocemente; la madre della sua migliore amica non era probabilmente la persona più idonea a certe conversazioni. E così si era ritrovata in camera sua, cercando di prepararsi un discorso: era terribile con le parole, dimenticava sempre il filo del discorso, confondeva le frasi, un vero disastro. Solitamente si rivolgeva a Santana per farsi aiutare, cosa al momento impensabile. “avanti Brittany” si disse, cercando di spronarsi “domattina c’è l’allenamento con i Cherioos; devo solo svegliarmi presto e arrivare lì prima di tutte le altre, poi le parlerò”. Non avrebbe dovuto essere un problema: Santana arrivava sempre per prima; faceva l’indifferente, ma era ambiziosa. Voleva primeggiare, non poteva farsi cogliere impreparata. Brittany sapeva questo e tante altre cose della sua migliore amica: era spaventoso in un momento come quello in cui si trovavano, e allo stesso tempo, terribilmente rassicurante.
 

Svegliarsi così presto era una tortura. Era capitato solo un’altra volta, si ritrovò a pensare mentre indossava lentamente la divisa, assonnata: avevano 11 anni più o meno, e Santana era entrata in fissa con l’idea di veder sorgere il sole. Non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, appariva così dannatamente melenso. Ma aveva condiviso il suo desiderio con Brittany, che aveva riso, oh lei rideva sempre. E poi quella mattina, dovevano essere appena le quattro e mezza, dei sassolini lanciati contro la finestra l’avevano destata. All’inizio si era spaventata, poi aveva capito. Si era buttata dal balcone (fortunatamente era solo il primo piano, e la danza l’aveva resa atletica), ancora in pigiama, ed era finita addosso a Santana. Quest’ultima non si era messa a sbraitare come avrebbe fatto con chiunque altro: era rimasta a terra nell’oscurità, a cercare gli occhi della sua migliore amica. Poi si erano rotolate per un po’, ridendo e facendosi il solletico a vicenda. Un brivido percorse la schiena della ballerina, al ricordo di quell’episodio: aveva sempre voluto bene a Santana, un bene che sfociava nella vera e propria adorazione, ma non si era mai soffermata a chiedersi se ci fosse dell’altro. “ne parlerò con Santana, e andrà tutto a posto, come sempre” erano queste le parole che si ripeteva mentre avanzava nei corridoi deserti della scuola. Erano le cinque appena passate, e gli allenamenti non sarebbero cominciati prima delle sei. Era sicura di trovare l’amica in palestra, così imboccò il corridoio principale, cercando di non perdersi: il suo senso dell’orientamento non era il massimo, e l’illuminazione assente non aiutava proprio. Rimase stupita e delusa nel trovare la palestra vuota…poi scorse una luce provenire dallo spogliatoio femminile. La porta era socchiusa, ma dentro c’era decisamente qualcuno. ‘Bingo!’ pensò Brittany sorridendo, dirigendosi verso la luce. Prima di spalancare la porta udì la risata di Santana: il suono era quello giusto, era la situazione ad essere totalmente sbagliata. Quando aprì del tutto la porta, intravide la divisa dell’amica scivolare sul pavimento dopo uno svolazzo. Il suo corpo non rimase scoperto per molto, in quanto due grosse mani iniziarono subito a scorrere freneticamente lungo il corpo della latina, impedendone la vista alla ballerina. Santana, continuando a ridacchiare, gettò il capo all’indietro, per poi trascinare Sam nella doccia più vicina insieme a lei. Scomparvero alla vista di Brittany, che richiuse lentamente la porta, cercando di non fare rumore. Poi scoppiò nel pianto più silenzioso di cui fosse capace, scappando lungo la palestra. Si lasciò dietro quella scena, sperando di poter abbandonare anche tutto il dolore che pareva opprimerle il cuore.
 

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Capitolo 6
*** Bigliettini ***


“Hey BrittBritt, come mai non c’era agli allenamenti stamattina? Ho dovuto dire una balla grossa alla Sylvester”
Brittany si riscosse quando vide un foglietto spiegazzato dispiegarsi di fronte ai suoi occhi. Lanciò un’occhiata furtiva a Santana, che pareva impegnata nel prendere appunti. Sospirò. Le si era seduta vicino, come ogni altro santo giorno. Evidentemente, per Santana non era successo niente: benissimo, ne avrebbe preso atto. In fondo, cos’era poi un bacio? Un sacco di amiche lo facevano, alcune mettevano addirittura il video on-line. Se per Santana non era stato niente, si sarebbe adeguata.
“Ho sbagliato ad ascoltare la sveglia” scribacchiò velocemente, per poi ripassare il foglietto sul quaderno di spagnolo della latina. Non le sfuggì l’occhiata perplessa dell’altra alla vista delle parole che aveva scritto, ma decise che poteva aggiungere anche quello alla lista di cose da ignorare. Il suono della campanella la riscosse dai pensieri, raccolse in fretta i libri e si precipitò fuori dalla classe. Tutto inutile, perché quando giunse all’armadietto, Santana era lì ad aspettarla.
<< Volevo parlarti del ripasso di oggi pomeriggio…so che il lunedì è il giorno dello spagnolo, ma ho davvero da fare, e forse tu dovresti andare a fare un allenamento extra per la Sylvester o qualcosa del genere >>.
<< devi uscire con Sam? >> domandò Brittany a bruciapelo. Arrossì violentemente, dandosi della stupida.
<< Mmm, sì. Cioè, mi aspetta a casa sua…dobbiamo ripassare un’altra materia, se capisci cosa intendo >> le fece l’occhiolino. Brittany serrò il pugno contro la porta dell’armadietto, fino a far diventare completamente bianche le nocche.
<< quindi, venerdì sera è andata bene >>
<< E’ andata bene >> confermò Santana, sospirando di sollievo. << dovevi vedere stamattina quell’ochetta, era così nervosa da cadere dalla cima della piramide…la Sylvester ha minacciato la Fabray, dice che se accade un’altra volta, dovrà mettere me in testa! >> sorrise soddisfatta.
Brittany cercò di fissare lo sguardo su qualsiasi punto diverso da Santana. Non riuscendoci, incrociò i suoi occhi azzurri con quelli neri e sfuggenti dell’amica.
<< quindi è per questo che esci con Sam? Solo per competere con Quinn…e Finn? >> domandò.
Santana scrollò le spalle << beh, doveva essere così più o meno…poi però ci siamo trovati bene. Insomma, quelle labbra da trota servono davvero a qualcosa, oltre che a fargli da airbag in caso d’incidente >>. Brittany abbassò il capo.
<< Oh, senti >> proseguì Santana, scocciata << so che ti piace tanto e tutto, ma adesso è il mio ragazzo, vai oltre. Ci sono un sacco di altre cose che puoi fare… >>
<< come uscire con qualche nuovo ragazzo? Gli atleti sono carini in fondo >> sorrise, provocando apertamente l’amica. Santana rimase impassibile << hai ragione. Sai, se punti qualcuno fammelo sapere…potrei far combinare da Sam, magari poi si esce in quattro! Ora scusami ma devo proprio andare… >> e si allontanò nel corridoio, spingendo di quando in quando la folla di giocatori di football e sfigati che incrociava.  
 
Acqua. Solo un po’ di acqua fresca, anzi gelida. Era tutto ciò che serviva, si ripeté, bagnandosi per la decima volta il viso, incurante del trucco sbavato. Si prese il tempo di osservarsi nell’ampio specchio del bagno: coda di cavallo, la solita, occhiaie, pelle sgualcita. Non le venivano in mente altre parole. Era stanca, distrutta: a procurarle le occhiaie non era stata sicuramente la mattina selvaggia con Sam nelle docce, né il sabato sera nei sedili posteriori della sua macchina, né il venerdì dopo cena, nel parcheggio di Breadstix. A spossarla erano stati i momenti tra una sveltina e l’altra, quando non aveva potuto dirottare i suoi pensieri in nessun modo. Sì, Sam ci sapeva fare; non era insistente, non era sdolcinato, non era Brittany. Sbottò: questo pareva essere il problema e allo stesso tempo la soluzione. Quella mattina, aveva davvero pensato di chiamare l'amica. Magari sarebbe andata sotto casa sua, a svegliarla gettando sassolini alla sua finestra. Avrebbero riso, si sarebbero abbracciate e coccolate nel calore del suo letto, e sarebbe andato tutto ok. Senza bisogno di parlare, senza doversi porre alcuna domanda. Poi però aveva telefonato al ragazzo, e mezz’ora dopo erano negli spogliatoi femminili a darci dentro. Ma era tutto sbagliato: gli angoli dove lui cercava di farla distendere, erano suoi e di Brittany. Lì si attardavano a parlare, si scambiavano abbracci consolatori dopo gli allenamenti più duri, quando ormai le altre compagne di squadra se n’erano andate. Per questo l’aveva trascinato nella doccia. L’acqua aveva lavato in parte il suo senso di colpa, la confusione, sperava, sarebbe sparita dopo l’opera dei muscoli del ragazzo. A spagnolo, avere Brittany seduta accanto era stata una tortura. I suoi capelli continuavano a scuotersi, il suo profumo le provocava mancamenti continui. Così aveva deciso di annullare lo studio del pomeriggio: avrebbe chiamato Sam (o qualsiasi altro ragazzo disponibile in zona, dannazione) per una sessione di sesso pomeridiana, la cosa migliore per toglierle Brittany dalla mente. E poi alla ballerina non pareva neanche importare dell’episodio di venerdì sera, le aveva praticamente chiesto un appuntamento col ragazzo più atletico che fosse riuscita a trovare in giro. In realtà, avrebbe dovuto sentirsi tranquillizzata dal fatto che Brittany non avesse sollevato l’argomento, significava che era tutto dimenticato. Come se niente fosse successo. Oppure no?


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Capitolo 7
*** Chiacchierata in spogliatoio ***


Santana si lasciò scivolare nella doccia dello spogliatoio femminile per la seconda volta in quella giornata. I lunghi capelli le solleticavano la schiena, il vapore le faceva girare la testa. Si abbandonò completamente contro la parete, mentre dei profondi singhiozzi la scuotevano dal capo ai piedi. Dopo le lezioni, invece di andare a casa e chiamare un ragazzo qualsiasi, si era rifugiata in palestra, e aveva fatto giravolte, ruote e ogni cosa che la tenesse impegnata, per tre quarti d’ora buoni. Poi, da spossata, si era concessa una doccia che avrebbe dovuto rimetterle in sesto i nervi. Beh, evidentemente non funzionava così.
-Dios!- imprecò infine.
Sentì una risatina provenire dalle panche dove lasciava solitamente i suoi vestiti. Sobbalzò, e si affrettò ad avvolgersi un asciugamano attorno al corpo bagnato.
<< Ehi calmati! Credevo di essere l’unica ad allenarsi anche nell’unico pomeriggio libero che la Sylvester ci concede…evidentemente, devo davvero stare attenta alla mia posizione in squadra >>
La bionda aveva usato un tono ironico, ma non sembrava avercela particolarmente con Santana.
La latina si affrettò ad indossare qualcosa, continuando a squadrare trucemente l’head cheerleader che appena quella mattina aveva quasi fatto scappare in lacrime.
<< Fai sempre così? >>
<< Che vuoi dire? >> rispose Santana, sulle difensive.
Quinn le sorrise, senza abbandonare l’aria canzonatoria
<< Piangi sempre nella doccia? Sono sicura che una dura come te non possa permettersi di farsi vedere in lacrime…ma a lungo andare la cosa diventa patetica. Lo dico per esperienza. >>
Santana si limitò a scrollare le spalle: era davvero troppo esausta per ribattere in modo decente.
<< In ogni caso, che motivo hai di piangere? Ho visto che hai un nuovo boy-toy, è biondo, è bello, è popolare…ciò che ogni ragazza sognerebbe >>
Santana sbuffò. “Allora vuole davvero provocare?”
Continuò con l’ignorarla, solitamente funzionava con le persone abbastanza sveglie da cogliere al volo. << O forse sei triste perché stamattina la tua amica del cuore non c’era? Dovresti dirglielo, che la Sylvester minaccia di cacciarla se non si presenta con un certificato medico. E anche in quel caso, se fosse per la coach, non potremmo riprendere ad allenarci! E’ una tale maniaca del controllo… >>
Santana alzò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi della bionda. Insomma, cosa voleva? Decise che non valeva la pena rimanere a scoprirlo. Si infilò una giacca sopra alla divisa e si diresse verso l’uscita. << Beh in ogni caso ora le docce sono tutte tue…con la coach ci parlerò io se necessari o>>.
La bionda la precedette, impedendole l’uscita. << Vai a sederti >>
 esclamò risolutamente, indicandole una panca. Una frastornata Santana (essere contraddetta non le capitava ogni giorno) andò a sedersi con poca convinzione.
<< Adesso ascoltami >> il tono di Quinn era improvvisamente diventato minaccioso << non ho niente contro di te, ma voglio rimanere in cima…tu non lo sai cosa significa cercare di dare il meglio, sempre più degli altri. Ti fa stare su un piedistallo, è vero; ma sono tutti lì sotto, come cani affamati, ad aspettare che tu cada. E poi >> le si avvicinò con aria truce << ti divorano! E del tuo bel corpicino, sai cosa rimane? Polvere. Forse un paio d’ossa. Si mangeranno perfino i tuoi lunghi capelli neri Santana, ma a me non importa, perché è l’unico modo in cui riuscirei a sopravvivere. Ma tu? Sei davvero pronta a rinunciare a tutto, per questo? Io non ho avuto scelta, e tu? >>
Le si sedette in parte, il tono della voce addolcito.
Santana la guardò negli occhi, e per la prima volta dopo mesi la vide veramente. Non era la puttanella bionda, o la capo cheerleader stronza; non era nemmeno l’ochetta che aveva rubato il ragazzo alla sua migliore amica. Era una ragazza dagli occhi verdi e luminosi, e forse, era l’unica che capiva il suo tormento interiore. Scosse il capo.
<< Oh, eccome se lo so! E 
ne vale la pena perché sai…a volte credo davvero che, se mi lasciassi andare anche per un solo secondo, la mia vita andrebbe in pezzi. Tutto ciò per cui ho lottato, lavorato…ma cosa me ne frega di diventare head cheerleader, dannazione?! >> sbraitò istericamente, alzandosi in piedi di scatto.
<< ero una ragazzina sfigata con gli occhiali e tante tette, e a nessuno fregava un bel niente di me! Sai chi era l’unica persona a cui interessavo? Quella bionda cretina, sì proprio lei, la mia migliore amica! E sto da cani perché ora siamo alle superiori, ci guardano tutti, ce ne andiamo in giro strizzate in queste uniformi, e la sto allontanando da me! Avremmo dovuto farlo insieme, tutto questo. Entrare nei Cheerios, trovarci un ragazzo popolare, ma appena inizia ad accadere, oh mi manda fuori di testa! Spaventare la gente e diventare più stronza che mai non era nei piani. Ma tutto questo mi ha fatto capire che adesso sono davvero qualcuno, e non posso permettermi capricci, e sbandate, e altre cose stupide che mi passano per la mente. Sto impazzendo, e non ne posso parlare con nessuno perché la mia migliore amica non è stupida come tutti dicono, lei capirebbe anche fin troppo bene se le parlassi…quindi sì, lo faccio sempre! Piango nelle docce, e se lo dici a qualcuno ti butto giù personalmente dalla piramide, domani >> concluse con un singhiozzo.
Tremava da capo a piedi; le lacrime scendevano copiose, e la sua unica preoccupazione era che qualcuno potesse entrare nello spogliatoio e beccarla a frignare.
Quinn si alzò. In maniera impacciata, le avvolse un braccio attorno alla vita. Santana sussultò al contatto inaspettato. Non era abituata ai corpi femminili, fatta eccezione per Brittany, “ma è un’altra cosa”. Si permise di sorridere imbarazzata. Poi si sottrasse istintivamente; asciugandosi le lacrime, si diresse verso l’uscita. Questa volta la bionda non fece nulla per fermarla; mentre usciva, però, udì distintamente la sua voce cristallina.
<< dovresti proprio lasciarlo, il tuo biondino! >>  

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Sì scusate, come una cretina mi ero dimenticata di mettere gli spazi in mezzo ai discorsi quindi è uscito un casino, grazie per avermelo fatto notare!
Grazie soprattutto per chi continua a seguire la storia e in particolare a chi ha recensito fin da subito, siete tutte gentilissime :D

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Capitolo 8
*** Fireworks ***


“Parliamo?”
Era cominciato tutto così. Dopo la chiacchierata con Quinn in spogliatoio, Santana si era decisa a inviare un sms a Brittany. Così mezz’ora dopo si era ritrovata nel letto della bionda. Accoccolate come erano solite fare fin da piccole, senza bisogno di parole. Santana aveva gli occhi chiusi e si stava godendo le carezze delicate dell’amica sulla schiena; Brittany, d’altro canto, cercava di nascondere il tremolio della mano sfiorando appena la pelle della latina. Si accorse che aveva gli occhi chiusi.
<< Hey, San? Stai dormendo? >>
Santana emise una specie di sospiro indecifrabile.
<< Ok, se sei sveglia ascoltami, altrimenti…beh, non importa. Questo finesettimana mi sei mancata moltissimo: non stiamo mai separate così a lungo. E non lo dico perché mi servi per leggere l’ora, per allacciarmi le scarpe o ricordarmi come mi chiamo. Tu mi servi per…boh, completare il mio cuore tipo. So che abbiamo fatto anatomia e che probabilmente ho detto una cosa stupida, ma tu sei come la sorpresa dentro all’uovo di Pasqua. Il cioccolato può essere buono finché vuoi, ma se poi dentro non c’è niente, rimani delusa. >>
Santana ebbe un fremito, e le strinse improvvisamente la mano.
Brittany ricambiò la stretta.
<< E mi dispiace di averti baciata, venerdì. Quella era la tua serata speciale con Sam, e io mi sono intromessa. Non essere arrabbiata, per favore >>
La mora si girò improvvisamente verso di lei.
<< Non lo sono Britt…ti voglio bene, più di quanto potrò mai volerne a Sam o a qualcun altro. Ed è per questo che non deve accadere più. >>
<< Magari non bacio molto bene, ma potrei sempre imparare con un po’ di pratica San…come con lo spagnolo >>
Santana, suo malgrado, sorrise.
<< Siamo due ragazze, Brittany. Dobbiamo baciare solo i ragazzi. E anche se adesso può non sembrarti la cosa migliore, vedrai che ti abituerai. Quando sono a letto con un ragazzo, sento che è la cosa giusta. Invece venerdì sera, con te…non va bene, Britt. Lo vedi come mi comporto coi ragazzi? Li bacio e poi li mollo. E’ così che si fa. Con te invece non potrebbe succedere, perché siamo migliori amiche. Capisci? >>
Brittany corrugò la fronte: Santana aveva provato a darle una spiegazione semplificata del complesso problema, e le era grata. Però, sentiva che qualcosa non quadrava. Era davvero solo quello il motivo?
La mora le rivolse un sorriso speranzoso.
Brittany rimase in silenzio qualche secondo, ammirandola. Era lunghi e profumati capelli neri, era ricordi di freddi inverni passati a giocare con la neve e poi a scaldarsi in quello stesso letto, innumerevoli primi giorni di scuola, malattie e guarigioni, punizioni prese al posto suo; era molto più di una costante nella sua vita, era cerotti alla nicotina che sostituiscono sigarette, era serate in giardino a guardare le stelle, era il calore che aveva provato venerdì sera.
<< Così tu non hai provato i fuochi d’artificio? >>
Santana sollevò lentamente lo sguardo, spiazzata.
<< Co-cosa? >>
Domandò confusa.
Brittany chinò il capo << ti ho chiesto se tu non li hai provati…quando ho fatto quella cosa sbagliata, intendo >>.
Santana deglutì << Io…io non…aspetta, tu sì? >> cercò gli occhi azzurri e sinceri dell’amica.
Brittany alzò le spalle, annuendo semplicemente.
Santana sprofondò in quello sguardo, e senza pensarci, annullò ogni distanza tra loro.
Le dita rassicuranti di Brittany che le si posarono immediatamente sul collo, i suoi capelli in cui affondò ancora più il viso, le loro labbra che si incastravano alla perfezione.
<< No…direi che è il mio cuore a diventare direttamente un fuoco d’artificio, con te. >>

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Capitolo 9
*** Spalle ammaccate e confidenze ***


Sam era steso a bordo del campo, la spalla dolorante. Era stato un duro allenamento, certo. Molto duro. Si era praticamente fatto atterrare incessantemente dai compagni di squadra. Erano squali senza pietà. Tentò di rialzarsi, poi si abbandonò di nuovo a terra. Alla fine si stava bene: l’odore dell’erba, l’umido fra i capelli biondi, il dolore lancinante. Sentì una mano, seguita da un braccio, invitarlo a tirarsi su: improvvisamente si ritrovò in piedi. Si scrollò dall’erba, e ringraziò il compagno di squadra.
<< Non c’è problema amico…me ne stavo andando, poi ho visto che non eri neppure entrato in spogliatoio e così, sono venuto a controllare >>
Sam gli sorrise, imbarazzato.
<< Tu non parli molto eh? >>
Sam scrollò le spalle << non sono poi qui da molto…mi sono iscritto in squadra solo perché è ciò che facevo nella mia scuola precedente, ma insomma…non sono molto socievole >>
Finn scoppiò a ridere << dai, chi lo è in fondo? Siamo maschi >>
Si diressero verso gli spalti, sedendosi uno nella fila superiore, uno in quella inferiore.
Sam alzò lo sguardo ad incontrare quello del quarterback << sei bravo, comunque. Insomma, non aggressivo come quegli altri scimmioni >> si corresse immediatamente << ok sono amici tuoi, scusa. Intendevo solo… >>
Finn scoppiò di nuovo a ridere << Lo so quello che intendevi amico, tranquillo! Evidentemente oggi erano tutti molto frustrati >>
<< Puckerman in particolare! >> commentò Sam.
Finn aggrottò le sopracciglia << sarà perché gli hai rubato la ragazza >>.
Sam assunse immediatamente un’aria terrorizzata.
Finn continuò a ridere di gusto << dai Sam, scherzavo. Voglio dire, Puck è stato davvero un bel pezzo con Santana, ma non credo sia questo il problema >>.
Sam non sembrava convinto << lei non me l’ha detto…e comunque usciamo insieme da tipo una settimana, non siamo ancora arrivati all’argomento ex-ragazzi evidentemente >>.
Finn si perse con lo sguardo fisso sul campo deserto, i pensieri rallentati dal calore.
<< Sai, tipo un anno fa, eravamo una specie di quartetto noi >>
<< “Noi?” >>
<< Sì, noi quattro. Insomma, io e Brittany, Puck e Santana…uscivamo insieme, facevamo cose stupide, cose divertenti alla fine >>
<< Brittany è l’amica bionda di Santana, giusto? >>
<< Proprio lei! Non passa decisamente inosservata, anche se evidentemente il tuo tipo è l’esatto opposto >>
Sam scosse il capo << a dire il vero ha fatto tutto lei. Io volevo solo integrarmi e insomma, lei è carina. Molto carina >> aggiunse, arrossendo fino ai biondi capelli.
Finn annuì comprensivo <<è fatta così, fidati. Da quando ha rotto con Puck è stata con più ragazzi di quanti ce ne siano in questa scuola. >>
Sam annuì << immaginavo avesse una certa esperienza, in effetti >>
Finn sorrise << ci avete già dato dentro quindi? Tranquillo, sarò la discrezione fatta persona; anche se con lei è un po’ inutile, devo ammetterlo >>
Rimasero in silenzio ancora un po’, circondati dal caldo silenzioso.
<< come mai avete rotto, tu e l’amica di Santana? >>
Finn chinò il capo << beh, non ho avuto scelta. Una volta arrivati alle superiori, ho incontrato Quinn >> assunse un’aria sognante << e insomma, ho dovuto mettermi con lei. E’ stupenda, popolare…mi ha fatto perdere la testa. Brittany ci è rimasta male credo, ma aveva Santana a consolarla, in ogni caso >>
Sam corrugò le sopracciglia << davvero? Non sembra una tipa molto “affettuosa”, fatta eccezione per il sesso insomma >>.
<< non so perché sia voluta diventare una tale stronza. Alle medie è diventata interessante solo nel momento in cui è uscita la prima volta con Puck…a lui piaceva davvero, credo. Ha tirato avanti per un po’, perlomeno. >>
<< Come mai è finita? >>
<< non lo so…probabilmente perché lui è uno “stallone che non vuole farsi ingabbiare” >>
<< e così lo è diventata anche lei >> ci scherzò su il biondo.
Finn annuì, sorridendo << comunque divertiti con lei. Se dopo la prima notte non sei stato scaricato, potrebbe anche diventare una cosa seria! >>
<< Lo spero. Non ho mai avuto una ragazza fissa in realtà. Le cose si stavano facendo serie con la mia migliore amica proprio nel momento in cui sono dovuto venire in questa città, perciò mi sento alquanto demoralizzato >>
Finn gli diede una pacca cameratesca sulla spalla, alzandosi << Su, vedrai che Santana ti farà dimenticare chiunque e qualunque cosa. Ora devo proprio andare amico, stammi bene e mettiti del ghiaccio >> accennò all’ammaccatura.
Sam si alzò a sua volta, sorridendo. << grazie di avermi espresso il tuo punto di vista. Ora non mi resta che telefonarle >> ammiccò e se ne andò.
Finn rimase un attimo interdetto da quel bizzarro ragazzo biondo, poi sorrise tra sé e sé; probabilmente aveva avuto qualche problema familiare o scolastico dato l’improvviso trasferimento, ma non c’era nulla che Santana non potesse fargli dimenticare. 

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Capitolo 10
*** Chiacchierata (non) in spogliatoio pt.2 ***


Scusatescusatescusate lo so che ci ho messo una vita a pubblicare, ma 1) ho avuto problemi col computer, 2) non ero molto in vena di love-storyes tra best friends, scusate ancora. Comunque da adesso in poi spero di esserci nuovamente, abbastanza spesso almeno. Grazie ancora a tutti ;)

Accelerò ancora, cercando di coordinare corsa e ritmo che usciva dall’iPod. Faceva cheerleading tutti i giorni e a volte ci dava dentro con qualche ragazzo, questo significava che era in forma, più o meno. Ma in quel momento le stava risultando molto difficile correre. Era in pantaloncini nonostante il novembre in Ohio fosse piuttosto rigido; una felpa leggera non la stava riscaldando neanche un po’, ma non poteva fermarsi, non poteva proprio, anche se stava rischiando di avere un attacco cardiaco, ma era possibile alla sua età? Beh sicuramente l’avrebbe scoperto presto, perché davvero…
<< Hey! Hey fermati! >>
Santana si sfilò le cuffiette dalle orecchie e si voltò, confusa.
<< Insomma, ti sto chiamando da mezzo isolato… >> anche la sua voce tradiva una nota di stanchezza, mascherata abbastanza bene dal fastidio.
Santana alzò le spalle interrogativamente, indicando gli auricolari.
La bionda sbuffò.
<< Possiamo sederci comunque? >>
<< Sei qui per interrompere il mio allenamento o cosa? Capisco che sarebbe anche nel tuo interesse, ma non posso credere che… >>
Quinn la interruppe, stringendola per un braccio e trascinandola verso una panchina lì vicino.
<< Non è che ci stai prendendo troppo gusto a chiacchierare con me? Ogni volta che siamo da sole ti attacchi, devo preoccuparmi? >> Assunse un’espressione sarcastica.
Quinn la guardò male, ma non si scompose.
<< Sei così stronza anche con la tua migliore amica? No perché se è così non mi stupisco ti abbia lasciato venire a correre da sola. Anzi guarda, vado a stringerle la mano. >>
Santana rimase interdetta per qualche secondo.
<< Dai, abito qui vicino. Vi vedevo passare più o meno ogni giorno intorno alle 5 del pomeriggio; oggi ero affacciata alla finestra e ti ho vista passare da sola, e così… >>
<< Così ne hai approfittato, sei uscita, mi hai stalkerato per un bel po’ e quindi finalmente eri sicura non ci fosse nessuno in zona mi hai presa in ostaggio. Se volevi il mio numero bastava dirlo subito, ma te l’ho già detto, ho un ragazzo. E mi pare di non essere l’unica. Anche se certo non ci vuole molto a sostituire quel budino, scommetto che mezza scuola passerebbe all’altra sponda per me >> sorrise con aria di sfida.
Quinn roteò gli occhi << scusa se ho voluto essere gentile, l’ultimo che ci ha provato deve aver perso la testa evidentemente! E comunque non sono uscita per seguirti, credevo solo che magari avremmo potuto correre insieme e farci compagnia…sai, non sei l’unica al mondo con dei problemi. Ma se sei così preoccupata all’idea di subire una violenza sessuale ti lascio sola, non vorrei non riuscire a resistere a una stronza in tuta >>
Si alzò di scatto e cominciò ad allontanarsi. Santana lasciò che raggiungesse l’altra parte della strada prima di richiamarla. Quinn non si voltava, così fu costretta ad alzarsi e ad andare ad afferrarla per il braccio.
Quinn la guardò male.
Santana sospirò.
Poi si scusò. << Dai, mi rimangio tutto quello che ho detto…credo. Oggi non è la mia giornata ideale diciamo >>
<< Sì, l’avevo notato ancora prima in spogliatoio. Ma allora, hai seguito il mio consiglio? >>
Santana sorrise, mentre tornavano a sedersi << quale dei due? >>
Quinn rise << mmm, innanzitutto quello di andare a parlare con Brittany. E poi perché no, anche quello che riguarda il tuo boy-toy >> le fece l’occhiolino.
Anche Santana scoppiò a ridere questa volta << allora vedi che avevo ragione, mi vuoi assolutamente single! >>
<< scema! >> si beccò una spinta sulla spalla.
<< mi dispiace di essere stata così stronza con te oggi… >>
Quinn la guardò male.
<< ok…non solo oggi. Diciamo da quando ti conosco. Però a volte te lo sei un po’ meritato >>
Quinn roteò gli occhi << beh, se Santana Lopez si sente minacciata da me non è un mio problema… >>
Scoppiarono di nuovo a ridere entrambe.
<< allora, vuoi dirmi che è successo? >>
Santana abbassò lo sguardo.
<< non correrò a dirlo ai quattro venti se è questo che ti spaventa…non avrei nessuno a cui dirlo onestamente; non ho nemmeno un’amica >> chinò il capo.
Santana sospirò << siamo in due. Cioè, io un’amica ce l’ho, e credevo mi sarebbe bastata per tutta la mia vita…ma sta andando tutto a puttane. >>
Quinn le toccò il polso, pazientemente.
<< Ok, ora te lo dico e basta >>
Quinn la guardò interrogativa.
<< Abbiamo passato la scorsa ora chiuse in camera sua a baciarci. Eravamo stese nel letto a parlare, quando d’un tratto…boom. >>
Nonostante tutto sorrise al pensiero.
Quinn rimase in silenzio alcuni istanti, ma non ritrasse la mano.
<< non è la prima volta che accade vero? >>
Santana la guardò spaventata.
Poi piano piano si rilassò. << A dire il vero, no. E’ successo la sera del mio primo appuntamento con Sam. Solo che poi io sono uscita in fretta furia con lui e… >>
<< ho capito >> Quinn sorrise, comprensiva.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
<< però, non so perché…credevo fosse già accaduto prima. Insomma, non prenderla male adesso: però osservandovi, sembra davvero che tra voi ci sia questa chimica, o quello che è…e insomma, sembra proprio che vogliate solo saltarvi l’una addosso all’altra >>
Ridacchiò.
Santana sgranò gli occhi.
<< io non sono lesbica >>
Chiarì subito.
Quinn le sorrise di nuovo. << Hey, a cuccia! Non ho insinuato niente, anzi figurati, sono l’ultima che può permettersi di giudicare credimi…però continua per favore, sono proprio curiosa di sapere com’è andata avanti >>
Santana rimase perplessa per un po’, poi si decise a continuare << eravamo nel suo letto, ci stavamo baciando, e accarezzando, e insomma…mi piaceva proprio tanto! >>
Quinn le strinse nuovamente la mano, con fare protettivo.
<< solo che beh, lei stava per dire una cosa molto stupida. Lo so cosa stava per dire, perché ormai la conosco. E io non ce l’ho fatta. Insomma, non potevo sentirmelo dire da lei, non oggi, non in quella situazione. Era tutto così sbagliato, è tutto così sbagliato! Io credo davvero di…essere sbagliata. Insomma, dev’esserci qualcosa di sbagliato in me, se preferisco sperimentare con Barbie piuttosto che con Ken! >>
Quinn non poté trattenere una risata genuina, alla vista dell’aria tragica che aveva messo su la latina.
<< ti fa ridere?! >>
<< scusa, scusa…è solo che, andiamo! Siamo alle superiori, è l’età del “proviamo tutto ciò che non ci uccide”. Non dovresti preoccuparti così tanto. A meno che, sì insomma…non credi ci sia realmente qualcosa di cui “preoccuparsi”. >>
Bingo.
Santana chinò il capo.
<< so solo che vorrei troncare la testa, e non solo, a qualsiasi ragazzo le si avvicina >>
<< Ok >>
<< ok? >>
<< Sì, Santana. E’ ok. Non so dove tu sia cresciuta, ma nel mio mondo, la gente si accetta semplicemente per quello che è. Perciò hai una cotta per la tua migliore amica? Per me è ok. Non smetterò di cambiarmi di fronte a te in spogliatoio, e non userò quello che mi hai detto per buttarti giù dalla piramide. E se vorrai ancora stare col tuo ragazzo, anche quello sarà ok. Perché è la tua vita, e io più che stare qui ad ascoltarti e fare del mio meglio per comprenderti, non ho molta scelta. Perciò sì, è e andrà tutto ok. >>
Santana sorrise, cercando di trattenere le lacrime.
Quinn si alzò in piedi improvvisamente.
<< ora devo andare >>
<< ma, aspetta! Ho parlato solo io…tu non me lo racconti, il tuo grande problema? >>
Quinn sorrise, accarezzandole delicatamente il braccio prima di incamminarsi.
<< te lo racconterò la prossima volta; sono sicura che ci sarà >>
E se ne andò così, facendole il secondo occhiolino della giornata.

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Capitolo 11
*** Normalità? ***


<< Come mi stanno questi pantaloni? >>
Santana fece una piccola giravolta, rimirandosi allo specchio.
<< Allora? >> si portò le mani ai fianchi, girandosi verso Brittany.
L’amica la stava guardando con espressione assorta: le gambe incrociate, seduta al margine del letto, bocca socchiusa.
Santana si preoccupò per un attimo, abituata ai momenti in cui il cervello dell’amica si spegneva per lunghi periodi.
Poi riconobbe un familiare guizzo negli occhi della bionda e si rassicurò: quello sguardo glielo vedeva addosso quando andavano da Burger King a mangiare una tonnellata di patatine dopo gli allenamenti particolarmente sfiancanti della Sylvester. Era un misto di ‘oddio mi fa impazzire, ma ti prego non dirlo a nessuno o ci sbatte fuori’ e ‘non posso resistere un secondo di più’.
<< Ok…presumo che mi stiano bene >>
Sorrise. Forse dicembre era un mese un po’ affrettato per comprare pantaloncini di quel genere, ma li aveva visti e non aveva saputo resistere. Li avrebbe messi in primavera, e sarebbe andata in giro per Lima a collezionare secchielli di cuori, o come cavolo si diceva.
Brittany si avvicinò lentamente, sorridendo anch’essa.
<< Che ne dici se adesso li togli e li lasci provare anche a me? >>
Sussurrò nell’orecchio dell’amica, facendola rabbrividire.
Santana riuscì solo a sorridere e ad annuire. Cominciò a sfilarseli, lentamente.
Brittany li provò entusiasta. << Sì, mi piacciono. Il bianco è decisamente il mio colore! >>
Poi dette una pacca giocosa sul sedere dell’amica.
<< e secondo me, tu stai decisamente meglio così…al naturale >>
Le fece un occhiolino giocoso, e prontamente si scansò dal suo schiaffo, gettandosi di peso sul letto. Santana la raggiunse e cominciò a farle il solletico; ridevano entrambe.
Poi Brittany le bloccò le braccia all’altezza della testa, mise su un’espressione da cagnolino e si sporse per darle un bacio. Santana rimase indecisa sul da farsi, se continuare con quello scherzo idiota o se abbandonarsi dolcemente alle labbra dell’amica, che quel giorno apparivano più invitanti e calde del solito. E col freddo dell’inverno che si avvicinava, non sembrava una cattiva prospettiva. Così rilassò le braccia, preparandosi ad accogliere il bacio che Brittany le stava promettendo. Chiuse gli occhi, in attesa. E fu colpita da una cuscinata in pieno viso.
Brittany si levò in fretta da sotto Santana, si tolse i pantaloncini e rimise i suoi jeans scoloriti senza dare neanche il tempo all’amica di ribattere.
<< Ah, per stasera…mettili i pantaloncini nuovi, ti stanno una favola anche se ovviamente sei meglio senza! >>
Santana sgranò gli occhi << stai scherzando? Ci saranno 5 gradi fuori…al bowling si suda, ma non così tanto >>
Brittany si leccò le labbra con aria ammiccante.
<< Preparati invece ad avere molto caldo…perfino quei pantaloncini ti saranno di troppo >>.
E se ne andò, lasciando Santana a bocca aperta.
 
                                                     ***
 
Si passò l’ennesimo strato di rossetto, ammirandosi allo specchio. Coda di cavallo, eye-liner e rossetto rosso. Alla fine aveva davvero deciso di indossare i pantaloncini bianchi. Indossò un paio di zeppe: l’unica cosa che odiava del bowling era il doversi cambiare le scarpe una volta arrivata là. Erano luride e probabilmente le aveva indossate qualche grassona sudaticcia. Certo, l’altra cosa che odiava era il non saper giocare.
Sbuffò. Perché si era fatta trascinare a quello schifo di serata?
Ah giusto, la sua nuova quasi amica del cuore aveva organizzato quella pagliacciata. Finalmente Quinn era riuscita a farsi un’amica decente, oltre a lei insomma. Si chiamava Rachel qualcosa, e aveva insistito all’infinito per presentarla a Brittany e a Santana.
E poi sarebbe stata una serata senza ragazzi finalmente dopo molto tempo.
Ultimamente usciva solo a quattro: lei e Sam con Quinn e Finn. Alla fine il budino era sopportabile, e aveva scoperto che lei e la biondina avevano molto in comune, e che collaborare in una specie di amicizia non era proprio la fine del mondo. Anche con Sam andava meglio. Finché uscivano con altra gente non dovevano essere troppo intimi. E finalmente Brittany aveva cominciato ad accettare la cosa. Insomma, si era creato davvero un bell’equilibrio nella sua vita. Non poteva accadere nulla che la riportasse nel vortice di confusione e paura in cui si era trovata qualche settimana prima, giusto?
Scacciò quei pensieri con la mano, mentre usciva dalla porta della sua camera, pronta per andare alla grande serata insieme alle sue due migliori amiche. 

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Capitolo 12
*** E' questo che si intende con 'andiamo a giocare a bowling' ? ***


Arrivarono al bowling già accaldate. Erano state in macchina con quella Rachel qualcosa, che aveva iniziato fin da subito a far innervosire Santana. Innanzitutto, guidava troppo lentamente. E aveva impedito a Santana di mettere su un po’ di musica decente. “Io ascolto solo musica che sia passata per Broadway” aveva annunciato. E poi aveva tenuto il riscaldamento acceso per la durata dell’intero tragitto, anche se insomma, non faceva così freddo. Santana e Brittany, come se non bastasse, erano state costrette a stare schiacciate nel sedile posteriore. Certo, questa parte non le dispiaceva così tanto.
Avevano deciso di andare a mangiare e poi giocare, per poter usufruire dell’offerta ‘pizza + partita’.
Avevano occupato un tavolo da quattro, e si erano posizionate due a due: Brittany e Santana da un lato, Quinn e la nana dall’altro. La nana (così era stata ribattezzata Rachel nella testa di Santana) aveva ordinato un’insalata vegana. Quinn aveva preso una bistecca, consapevole di non poter sgarrare la dieta della Sylvester. Santana e Brittany avevano proprio voglia di pizza, e così avevano deciso di ordinare una margherita e spartirsela.
<< Allora, come vi siete conosciute? >> aveva chiesto Brittany, sporcandosi tutta la bocca di pomodoro bollente. Santana sospirò e si mise a pulirle affettuosamente il mento col il tovagliolo. L’amica le strizzò l’altro braccio sotto al tavolo in segno di gratitudine.
Rachel ridacchiò in modo fastidioso. << Beh, questa è una storia divertente! >>
<< Non mi dire… >> Santana mascherò un finto sbadiglio. Quinn le lanciò un’occhiataccia.
Rachel proseguì, incurante. << stavo camminando da sola dopo la fine delle lezioni, e mi sono ritrovata a camminare nel campo da football. Stavo pensando al prossimo assolo da cantare per il Glee Club, e quando sono molto assorta mi accade di perdermi un pochino, insomma, sono certa voi comprendiate.. >>
A Santana andò di traverso l’acqua che stava sorseggiando. << a dire il vero, non comprendo…l’unica cosa che abbiamo in comune io e gli sfigati del Glee Club sono le granitate. >>
Rachel continuò imperterrita << Beh, ho sentito una voce provenire dagli spogliatoi femminili…e insomma, mi sono avvicinata. Ho avuto una visione, in pratica. >>
Le luccicarono gli occhi << sono entrata e mi sono ritrovata questa ragazza bionda e dalla voce angelica che cantava, e ho capito subito, ‘è lei che manca nel nostro club! Voglio avere qualcuno così bravo con cui cantare i duetti’. >>
<< I duetti non si mangiano? Pensavo fossero dei gelati… >>
<< No Britt…duetto vuol dire due persone che cantano la stessa canzone, un pezzetto a ciascuno, oppure contemporaneamente, armonizzando le loro voci >>
<< Aaaah! Quindi siete una coppia adesso? Beh siete carine: una bassa e mora, l'altra alta e bionda. Chissà come saranno i vostri figli… >>
Santana rischiò di soffocarsi per la seconda volta in pochi minuti.
Rachel e Quinn sorrisero imbarazzate.
<< a dire il vero non è niente del genere Britt…sto solo valutando di entrare anch’io in questo Club, insomma Rachel dice che potrei convincere anche Finn e magari pure tu e Sam potreste… >>
<< Non se ne parla proprio! >> la interruppe bruscamente.
<< Sam è il ragazzo più popolare della scuola, crederebbero tutti che io sia solo la sua copertura gay se entrasse in quel club >>
Quinn le lanciò un’occhiata di disapprovazione.
<< A me piacerebbe un sacco invece! Essere nelle Cherioos è divertente, ma stare insieme a tutte quelle ragazze contemporaneamente mi confonde. E poi è tanto che non ho occasioni per ballare un po’ seriamente >>
Santana le rivolse un’occhiataccia
<< Beh, comunque…abbiamo un sacco di tempo per pensarci e ponderare bene la decisione. Godiamoci questa serata su! >>
Quinn sorrise e ordinò delle birre.
<< So che queste non ci fanno bene, ma su…smaltiremo le calorie in eccesso giocando a bowling >> fece l’occhiolino alle sue compagne di squadra.
 
La serata stava procedendo discretamente. Dopo aver buttato giù un paio di birre, la nana (“oh ti prego non chiamarla così”) era diventata ancora più logorroica, ma almeno faceva ridere. Si era intrattenuta in una discussione con Brittany sui lati positivi di venire granitata in faccia quotidianamente, a quanto pare  era un vero toccasana per la pelle. Concesse a Brittany di tastarle una guancia per verificare. Quinn incrociò lo sguardo scocciato di Santana e si mise a ridere silenziosamente. Dopo qualche secondo l’amica la seguì nella risata.
Quinn e Rachel invece sembravano amiche da una vita.
Santana, in quelle poche settimane di amicizia, aveva sviluppato una vera e propria adorazione per Quinn. Certo, la nascondeva bene, però era lì tutto il tempo. Non capiva cosa ci trovasse l'amica nella gnoma, ma insomma, non la vedeva mai ridere così tanto nelle uscite a quattro con Finn.
Si riscosse improvvisamente, quando sentì una mano passarle lentamente su e giù lungo la coscia. Rimase impietrita un secondo, poi si voltò a fissare l’amica, che le sorrise in risposta. Preoccupata lanciò un’occhiata a Quinn e Rachel, ma dall’altra parte del tavolo sembravano essere in un mondo tutto loro. Non sapendo cosa fare, rimase immobile, mentre l’amica continuava ad accarezzarla piano.
Ok, era vero, ultimamente la loro amicizia si era spinta decisamente oltre gli abbracci affettuosi, ma erano pur sempre il un luogo pubblico!
Non si era ancora abituata alle reazioni del suo corpo quando si veniva a Brittany: baciarla non era mai abbastanza, e fingere che per lei non significasse niente la stava lentamente facendo sprofondare all’inferno. Un inferno dei sensi, letteralmente.
<< Sono carine, non trovi? >> le bisbigliò Brittany all’orecchio, come se nulla fosse.
Santana si prese un secondo per osservare le due ragazze di fronte a sé. E sì, erano davvero carine. Rachel parlava e Quinn rideva, e Rachel le indicava qualcosa e Quinn si sistemava i capelli distrattamente.
Oddio, anche lei e Brittany erano diventate così? Era evidente in un modo quasi illegale.
<< Vieni, accompagnami in bagno a ritoccarmi il rossetto >> esclamò l’amica prendendola per mano, senza darle il tempo di ribattere.
La sala da pranzo era affollata e vicino alle piste c’era un sacco di gente, ma l’unica cosa che Santana riusciva davvero a sentire era la salda presa di Brittany sulla sua mano, il calore che irradiava e le scariche elettriche che le provocava.
Si ritrovò sbattuta contro il freddo muro del bagno, consapevole solo del freddo sulla schiena che contrastava con il calore irradiato dal corpo schiacciato contro il suo.
Rispose al bacio con entusiasmo, affondando le mani nei lunghi e profumati capelli di Brittany. Cercò di inspirare tutto ciò che poteva, lo shampoo e il caldo e il desiderio.
Brittany scese a baciarle il collo, sciogliendole la coda di cavallo e immergendosi a sua volta nella sicurezza dei suoi capelli.
<< Ti stanno molto meglio così >> sorrise a contatto con il suo collo, continuando a depositarle baci bollenti. Santana emise una specie di ringhio, rovesciando la posizione e adagiando l’amica contro il muro. Conficcò i denti nel candido collo e si beò dei gemiti che uscivano dalla bocca dell’amica. Sì, così andava decisamente meglio.
‘Alla fine il bowling non è così male’ fu l’ultimo pensiero sensato che la sua mente riuscì ad articolare, prima di abbandonarsi completamente ai sensi. 

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Capitolo 13
*** Timing is everything ***


Ho appena visto 'Country Strong', e il risultato è il titolo del capitolo. La storia non centra molto, ma ho scritto l'ultima parte con questo come colonna sonora: http://www.youtube.com/watch?v=xvN5IkJSktw

 
La pista era affollata, troppo. Era quasi arrivato il loro turno per la partita, e Brittany e Santana non erano da nessuna parte in vista. Rachel cominciò a tamburellare impaziente sul bordo in legno della panchina dove lei e Quinn si erano sedute nell’attesa. << Forse dovremmo… >> si alzò esitante, accennando col capo ai bagni. << No! >> Quinn la bloccò prontamente per il braccio.
<< Oookay >> Rachel si risedette, sorridendo. Quinn non aveva ancora spostato la mano dal braccio dell’amica.
<< senti, a proposito della tua offerta…mi piacerebbe davvero molto accettare, ma forse Santana ha ragione. Insomma, e se iniziassero a granitare anche me tutti i giorni? >>
Rachel sospirò.
<< senti, non posso convincerti a fare qualcosa che non ti va, però…ti assicuro che venire granitati quotidianamente alla fine non è così male. Sai, il tempo passato nei bagni della scuola a ripulirti il viso lo trascorri chiacchierando con le compagne di squadra. Rafforza un sacco l’amicizia, questa è la cosa più positiva. >>
Quinn sorrise << pensi che a noi serva rafforzare la nostra amicizia? >>
Rachel scrollò le spalle << Non lo so, ma hey…a scuola sei la più popolare, ti adorano tutti, e perché? Perché passi la maggior parte del tempo a sculettare in cima ad una piramide umana. E ti giuro che non voglio criticarti, perché mi piace quello che fai, mi piace davvero molto…ok scusa, questa mi è uscita male >> arrossì.
Quinn la guardò, cercando di trattenere una risata.
<< però insomma, non ti piacerebbe essere ammirata anche per qualcos’altro? C’è molto più in te che capelli biondi e un bel naso, sai? Io lo so, e magari ti farebbe piacere se lo sapessero anche gli altri. >>
Quinn aveva gli occhi lucidi, commossa.
<< hey, va tutto bene? >>
Rachel le passò una mano tra i capelli.
Quinn sorrise, asciugandosi le lacrime << sì scusami, è che non sono abituata a essere trattata in questo modo. Cioè, Finn non lo fa mai: e adesso mi chiedo se è perché lui non mi vede così. >>
Rachel scosse il capo << scusa se te lo dico, ma è un po’ scemo. Magari puoi anche lasciarlo fuori dal Glee, che ne dici? Se sei sempre interessata a entrare, ovviamente >> sorrise speranzosa.
La bionda annuì, finalmente decisa.
Rachel le fece l’occhiolino << non credo gli dispiacerà…al massimo si preoccuperà che tu lo voglia usare solo come copertura gay >>
Scoppiò a ridere, ignorando l’occhiataccia che l’amica le aveva appena lanciato.
 
                                                                                         *
<< San, la mano la devi tenere così…e non sbuffare, mi hai chiesto tu di spiegarti come fare >>
Santana sbuffò ugualmente. Faceva caldo, si stava umiliando davanti alla sua nuova migliore amica, a una nana logorroica, e inoltre era impossibile concentrarsi col tocco caldo di Brittany che le guidava dolcemente le dita.
<< propongo una sfida! >>
Santana roteò gli occhi. << se non ti metti in mostra ogni dieci secondi hai paura di estinguerti vero? Forse dovremmo darti una mano e provarci seriamente… >>
Brittany batté le mani, entusiasta. << possiamo fare more contro bionde per una volta? Per favoreeee >>
Santana sgranò gli occhi << io dovrei fare coppia con lei? >> inorridì.
Rachel entrò nel panico << ma ma…noi non sappiamo giocare! Voi invece siete brave…non vale! >>
Quinn ridacchiò << potevi pensarci prima! >> e schioccò un batti cinque a Brittany, prima di afferrare la prima palla e cominciare la partita.
 
                                                                                          *
<< Ci hanno massacrate! E’ colpa tua, lo sai vero? >>
<< oh certo, adesso scommetto che ti metti a piangere >>
<< beh scusa, almeno io mi sono impegnata >>
<< non potevi impegnarti con dieci centimetri di altezza in più? Ancora un po’ ed era la palla da bowling a lanciare te contro i birilli… >>
<< Ragazze, smettetela! E’ stata una serata piacevole, non voglio rovinare il ricordo per una stupida partita…>> cominciò Quinn
<< che loro hanno perso e noi abbiamo vinto, yeahhhh! >> Brittany le schioccò un altro batti cinque.
Santana si imbronciò.
<< Avanti, muovetevi a salire in macchina, prima che decida di lasciarvi a piedi >>
Quinn diede un buffetto sulla guancia alla mora, prima di sedersi al suo fianco in auto.
Santana e Brittany si sedettero dietro. La latina rimase imbronciata e si mise a guardare fuori dal finestrino; non sapeva quale fosse il problema, davvero. Ovviamente non era per il bowling. E non era neanche per Rachel; aveva scoperto che vedere Quinn felice era una cosa bella, davvero. Davvero. Già. Solo che…il problema era Brittany. No, il problema era il suo atteggiamento rispetto a Brittany. Perché si comportava talmente da stupida? Aveva una migliore amica da una vita, era stupenda, baciava da dio, non poteva semplicemente godersi la cosa come uno svago sdolcinato e poi riprendere la sua vita da capo? No, figuriamoci. Sarebbe stato troppo semplice, e semplice non andava d’accordo col suo nome, decisamente.
Una mano tanto gelida quanto delicata cominciò ad accarezzarle la gamba per la seconda volta nel corso della serata. Alla radio c’era una canzone che diceva qualcosa tipo “timing is everything”, Rachel e Quinn erano così distanti nelle loro allegre chiacchiere.
Santana continuò a guardare fuori dal finestrino, pensando al tempismo che poteva davvero essere tutto; come quando in prima elementare era entrata in classe nello stesso istante di una biondina strampalata, o quando settimane prima il trucco si era sbavato alla prima uscita, o ancora a quando si era innamorata.
La mano di Brittany continuava ad accarezzarla, leggera. Non c’era più la malizia di un paio d’ore prima, c’era la sua migliore amica.
Allungò la mano e la strinse attorno alle dita dell’altra, lasciando che Brittany continuasse a portare le loro dita intrecciate su e giù lungo la sua gamba. Il contatto con la sua pelle era come un panno ghiacciato in fronte quando aveva la febbre; si sentiva davvero febbricitante, si sentiva davvero confusa. O rassegnata, o forse entrambe.
<< You wanted to know my name, and timing is everything… >> la vocina di Brittany era così flebile da poter raggiungere solo Santana, ma in fondo era tutto per lei, no?
Si voltò a guardarla, incerta. Poi Santana posò il capo sulle sue spalle, incurante del fatto che ci fossero altre persone. Che importava farsi vedere deboli, o stanche, o diverse, per una sera? Non era certa che le sarebbe bastata un’intera vita per accettarlo, ma questa era lei. I sentimenti scivolosi e inafferrabili, i giorni non rincorribili, il tempismo imperfetto. Brittany. Posò le sue labbra sulla tempia dell’amica, e le lasciò lì. Le note della canzone stavano sfumando, ma lei era ancora lì. Insieme al desiderio, all’inadeguatezza, all’amore. E il tempismo è tutto.

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Capitolo 14
*** Bagagli e confessioni ***


<< Insomma, sei sicura che andare in vacanza insieme sia una buona idea? >>
Santana roteò gli occhi; era intenta a terminare gli ultimi preparativi per la partenza. Non ci aveva mai impiegato così tanto per una stupida valigia. Certo, Quinn si trovava sul suo letto da millemila ore e continuava a blaterare cose inutili, perciò aveva avuto decisamente una distrazione.
<< Dai Q. non credo succederà qualcosa di strano, ci sono i miei genitori nella stanza accanto! Sarebbe…imbarazzante >>
Quinn scoppiò a ridere << tu e Brittany avete decisamente due unità diverse per misurare “strano” e “imbarazzante” >>
<< Abbiamo prenotato questa vacanza secoli fa, fidati; se avessi detto ai miei di lasciare Britt a casa, sarebbe stato ancora più strano >>
Quinn fu distratta da una vibrazione del suo cellulare.
Sorrise tra sé e sé, e dopo un paio di secondi digitò una veloce risposta.
Ancora un paio di secondi, un’altra vibrazione di risposta.
Scoppiò a ridere senza nasconderlo questa volta.
Santana incrociò le braccia sul petto e rivolse un’occhiata indagatoria all’amica, sopracciglio alzato.
<< Finn? >>
Quinn si riscosse << no, Rachel >>
Santana roteò gli occhi, poi si concesse un sorriso << ma dai? Non l’avrei mai detto >>
<< Sei sarcastica? >>
<< Mmm no, come ti viene in mente? >>
Quinn le tirò un cuscino.
Santana prese apposto accanto all’amica nel letto.
<< E’ solo che nell’ultimo mese, ogni volta che ti vedo sorridere sei con Rachel, o ti stai scrivendo con Rachel, o stai parlando di Rachel, o stai pensando a Rachel, o stai sognando… >>
<< Ok ok, ho capito! >> la interruppe Quinn.
Santana le accarezzò il braccio << so che Finn è un completo idiota, insomma in fin dei conti ha mollato Brittany per te, ma… >> rise all’occhiataccia che le aveva rivolto l’amica << ma comunque è il tuo ragazzo. Perciò ti chiedo: c’è qualcosa che non mi stai dicendo? >>
Quinn deglutì rumorosamente. <>
Santana si limitò ad annuire.
<< Ecco, con Rachel è…diverso. Non è come con te, tutto uno stuzzicarci continuo e darci consigli di cuore. E purtroppo, o per fortuna, è anche molto diverso dal rapporto che ho con Finn. Lei mi fa sentire spiritosa, brillante e meravigliosa. Desiderata. E non so se è nel senso che intendi tu, non so se lei mi desidera come tu desideri Brittany, ma non voglio scoprirlo. Perché le cose cambierebbero inevitabilmente, guarda voi due, e ora come ora non potrei sopportarlo. >>
<< Peccato che non ci creda nemmeno tu >> la stuzzicò Santana.
Quinn rimase in silenzio per qualche minuto.
Santana si rialzò in piedi e tornò ad occuparsi della valigia. Era abituata a lasciare spazio, tempo e qualsiasi cosa l’amica necessitasse. Infatti.
<< Hai ragione, sai? >>
<< Come sempre >> Santana si concesse un sorriso, tornando ad accucciarsi accanto all’amica.
Iniziò ad intrecciarle i capelli dietro la schiena, come aveva imparato a fare per calmarla.
<< Lei è una stella, non so se te ne sei accorta. È bella, certo, ma c’è così tanto altro. Ha talento, è appassionata in ogni cosa che fa, è innamorata della vita. E pensare di poter anche solo far parte di questo suo splendido quadro, chiamiamolo così, mi tiene sveglia la notte. >>
<< Ok tu sei persa >> Santana le pizzicò una guancia affettuosamente << non ci resta che scoprire se anche lei ricambia. E fidati, è così. Me ne intendo >>
Quinn si morse il labbro, dubbiosa << e se poi lo scopriamo, che faccio? >>
Santana roteò gli occhi per la terza volta in cinque minuti << prendi il telefono e scarichi Finn! >>
 
<< Lascia che te lo spieghi per l’ultima volta Britt, lo scopo è capire se a Rachel piaccia
qualcuno >> Santana aveva deciso di non rivelare troppi dettagli all’amica, col timore che potesse lasciarsi sfuggire qualcosa, come suo solito.
<< Ok…ma perché? >>
<< Perché forse conosco qualcuno interessato a lei, diciamo così >>
< Ok! >> Brittany sorrise, battendo le mani.
<< Comunque lascia parlare me >>
Brittany aggrottò le sopracciglia << ma, Rachel crede di venire a trovare me…per aiutarmi a fare la valigia >>
Santana sospirò. << Non ha importanza, non è la prima volta che mi vede a casa tua no? >>
Brittany sorrise, andando a stendersi nel letto vicino a Santana. << Decisamente no >>
Le schioccò un bacio sulla guancia. Santana si irrigidì e si scostò.
<< Dai, la nana arriverà da un momento all’altro >>
La bionda aveva un’aria ferita << Non è che sei tu, quella interessata a Rachel? >>
Santana strabuzzò gli occhi << cosa?! >> cercò di esprimere tutta la sua indignazione.
Brittany scrollò << non vedo perché dovrebbe importale se ci baciamo >>
Santana sbuffò << primo, non ci baciamo: era nei patti. E secondo, ho un ragazzo meraviglioso, bellissimo, stupendo, fantastico, perché dovrei interessarmi a qualcun altro? A una ragazza, soprattutto. Non ha molto senso, no? >>
L’arrivo di Rachel nella stanza interruppe la conversazione.
<< Oh sei puntuale per una volta, grazie a dio >> sbuffò Santana, cercando di sciogliere l’imbarazzo creatosi qualche minuto prima con Brittany.
Rachel roteò gli occhi << ehi, io sono sempre puntuale! E comunque ciao anche a te, Brittany non mi aveva detto ci saresti stata anche tu >>
Santana spalancò le braccia << e invece, sorpresa! La valigia di Brittany è già pronta, merito mio >>
Rachel era confusa << quindi io…vado? >>
Santana scoppiò a ridere. Andò a richiudere la porta dietro Rachel, la spintonò poco gentilmente sul letto e le si parò davanti.
<< ora io e te ci facciamo una bella chiacchierata. Brittany vai a prendere il gelato >>
Era una scusa per liberarsi della bionda in realtà. Rachel appariva intimorita, ma Santana le concesse un sorriso. Ora che erano sole, poteva farlo. Brittany ci avrebbe messo almeno dieci minuti per riuscire a mettere il gelato in un paio di ciotole e trovare i cucchiaini giusti. Quindi avevano tempo.
<< Allora, Rachel >> si sforzò di usare il suo nome << ora che siamo, come dire, amiche >>
Rachel deglutì rumorosamente << perché entrambe frequentiamo Quinn, non montarti la testa…è ora che impariamo a conoscerci meglio >>
Rachel annuì.
<< Partiamo dal campo sentimentale. Beh, io sto con Sam, perciò non hai bisogno di chiedermi niente. Ma voglio sapere di te: ti vedi con qualcuno? Hai una cotta? Qualsiasi cosa, voglio saperla, andiamo >>
Rachel giocherellò con la sua collana per qualche istante, poi incontrò lo sguardo di Santana.
<< Sai, era da un po’ che pensavo di chiederti aiuto, in effetti. >>
Santana si illuminò << beh ora sono qui, dimmi tutto >>
Rachel temporeggiò ancora qualche istante  << è un po’ imbarazzante perché insomma, tu conosci molto bene questa persona. Direi che sei sua amica >>
Santana sorrise. Era già pronta a scrivere un messaggio di giubilo a Quinn, che era all’oscuro della missione, ma appena ci fossero stati i risultati…l’avrebbe ringraziata, eccome!
<< Dai Rachel, sono certa che tu e questa persona sarete una splendida coppia. Devi solo essere sincera con me, e poi potrò aiutarti >>
Rachel inspirò a fondo << ok, però se per te è un problema, se magari sei troppo protettiva nei suoi confronti o che ne so…dimmelo e basta >>
Santana annuì; non ne poteva più.
<< Beh da quando Quinn è entrata nel Glee club le sono immensamente grata. Perché cantiamo un sacco di canzoni insieme, e ci siamo conosciute meglio, ed è una persona splendida. E poi ha portato anche Finn, e Finn ha portato alcuni compagni di squadra, e ora vedo tutti come una grande famiglia. Perciò sono davvero grata a Quinn, per tutto quanto, e non vorrei mai che questo equilibrio si incrinasse. Ma non posso ignorare il fatto che è da quando sono entrata in questa scuola che ho una cotta per questa persona, e ora col Glee la cosa sta decisamente crescendo di intensità. Perciò…credi di potermi procurare un appuntamento con lui? >>
Santana sbiancò. << Con…lui? >>
Rachel si morsicò il labbro << sì beh, pensavo fosse chiaro: sto parlando di Noah >>

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Capitolo 15
*** Amata ***


<< San, perché abbiamo i letti separati? >>
Santana abbandonò la valigia sul pavimento, troppo stanca per curarsi di trovarle un posto più adeguato.
<< Qual è il problema Britt? >> cercò di rimanere paziente, nonostante la stanchezza.
<< Beh i tuoi nell’altra stanza hanno un letto grande, dove ci possono stare entrambi… >>
<< Sì, un matrimoniale: si chiama così apposta, devi essere sposato per poterci dormire >>
Brittany si imbronciò. << Noi un giorno ci sposeremo allora? Sai, sarebbe divertente…potremmo dormire in un letto gigante, e baciarci, e mangiare insieme senza dover andare in due case diverse >>
Santana si permise di sorridere all’idea, solo per un momento. Poi quando divenne consapevole delle braccia che la stavano teneramente stringendo da dietro, scacciò quei pensieri come fumo. Si voltò a fissare negli occhi l’amica, allontanandone gentilmente la stretta.
<< Credevo fossimo d’accordo Brittany…a proposito dei baci, e del resto >>
<< Beh, eri tu quella d’accordo, non io >>
Santana sorrise, afferrò il braccio dell’amica e la trascinò nel letto. Si posizionò davanti a lei, le alzò il viso imbronciato fino al punto in cui entrambe si guardavano negli occhi, e le sorrise. Brittany non resistette a lungo prima di sciogliersi in una copia identica del sorriso di Santana.
<< Però mi manca tanto baciarti >>
Santana si lasciò andare a una risata liberatoria. Poi guardò l’amica di nuovo, e le scostò una ciocca di capelli dal viso. << Sì, manca anche a me… >>
Prima di riuscire a terminare un pensiero compiuto, si ritrovò il calore di Brittany schiacciato contro le proprie labbra. Sorridendo, si lasciò andare ad un sorriso. Le labbra di Brittany erano dolci e accoglienti e sapevano di casa come ricordava. Le loro lingue si trovarono mente Brittany intrecciava le loro mani sopra alla testa di Santana, adagiandosi sopra di lei. Santana era ancora sbalordita da quanto riuscisse ad essere intuitiva e delicata e perfetta la sua migliore amica in quelle situazioni. Tra un bacio e una mano tra i capelli si rese vagamente conto, con l’unica parte del cervello ancora in grado di pensare lucidamente, che era questo, questo che le sarebbe sempre mancato con chiunque altro. La sensazione che ogni bacio, ogni morso, ogni gemito la portasse chilometri lontani per poi riportarla a casa con una carezza.
Quando infine Brittany le concesse l’ultima carezza e poi si alzò, a Santana sfuggì una lacrima.
Brittany la guardò con aria triste. << I miei baci ti fanno piangere? >>
Santana, suo malgrado, sorrise. << Vieni qui >>
Brittany afferrò la mano che le era stata tesa e si accovacciò ai piedi dell’amica. Santana incominciò a posarle baci sul capo, accarezzandole i capelli, cercando di nascondere i singhiozzi.Brittany la lasciò fare, anche se sentiva la testa umida e bagnata. Quando infine Santana l’abbracciò, e lei si arrampicò sul letto, non era pronta al bacio al sapore di lacrime che la travolse: ma lasciò fare l’amica, continuando a stringerla tra le sue braccia, cercando di calmare quei singhiozzi.
<< Ora farò una cosa, ok? E sto cercando il coraggio di farla da molto, molto tempo. Perciò ti chiedo di ricordartela, perché non so quando troverò il coraggio o la forza di provarci di nuovo >>
<< Okay >>
Santana si chinò sul collo dell’amica, cominciando a posare baci tanto delicati quanto pieni di lacrime. Brittany rimase immobile, ad occhi chiusi, accarezzando il braccio, la gamba, qualsiasi parte di Santana riuscisse a raggiungere. Dopo averle sfilato la maglietta e aver posato altri baci pieni di lacrime lungo il suo petto, Santana tornò a guardare l’amica negli occhi.
<< Non volevo che andasse così…a dire il vero, non credevo sarebbe proprio andata. Sono una stronza problematica, e crudele, e tu sei la persona più pura che io conosca. Sei come la mia cura personale. Non voglio, non posso permettermi di...rovinarti. >>
Brittany le accarezzò la guancia. << Eppure è successo, non ho potuto evitarlo. E’ successo, giorno per giorno, e giuro che non voglio approfittarmi di te solo perché sei pura e innocente, o perché sei la mia migliore amica e mi adori…è solo che devo farlo. Puoi capirmi? >>
Brittany annuì.
<< Mi dispiace se saprà solo di lacrime o senso di colpa o qualsiasi altra cosa, ma io sono così, mi capisci? >> le sfuggì un singhiozzo.
<< Anche se non capisci, o se mi odi, non fa niente…ma dì qualcosa, per favore Brittany, dì una cosa qualsiasi… >>
<< Credo di amarti >>
Santana singhiozzò un’ultima volta, poi si chinò e riprese a baciare l’amica da dove si era interrotta. Passò una mano sui fianchi della ballerina, cercando di concedersi di provare altro oltre al dolore e all’inadeguatezza. Perciò, mentre le sfilava i jeans, si concesse un sorriso: era con la sua migliore amica, stava per fare la cosa più dolce e naturale che le venisse in mente, ma non riusciva a capire a cosa fosse dovuta quella sensazione strana e nuova. Poi capì, perdendosi nel blu di quegli occhi che la possedevano; l’aveva fatto tante volte, ma mai aveva creduto che un giorno, facendolo, si sarebbe sentita così: avvolta da una sensazione che sapeva di casa e quotidianità, cose nuove e da scoprire. E sebbene si sentisse avvolta da quel calore, non si sentiva legata o imprigionata, anzi. Si sentiva come avrebbe dovuto sentirsi da tanto tempo, semplicemente amata.

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