Let it snow

di cri86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Ho scritto questa fanfiction l'anno scorso, per un forum in lingua inglese dedicato a WALL-E (www.walleforum.com) della cui fantastica community faccio parte ormai da tre anni. Adesso ho provato a tradurla in italiano, sperando che vi piaccia ^_^
E' una storia tipicamente natalizia, "classica" e un po' ingenua come lo sono i classici film di natale... non per niente deve molto della sua esistenza al film "La vita è meravigliosa", al celeberrimo "Canto di Natale" di Dickens, e a un libro uscito parecchi anni fa e che ho amato - e amo - indefessamente; "Il regalo più bello" di Jonathan Snow. Ecco, era quella l'atmosfera che volevo per la mia storia e spero proprio di essere riuscita a esprimerla ^_^ Il finale si rifà anche a un vecchio tema, sempre natalizio, che avevo scritto quando andavo alle medie (e che mi è stato fatto notare recenentemente come assomigli molto a una certa pubblicità natalizia di quest'anno... non dico quale sennò vi spoilero la sorpresa! ;) :P
Nata come Oneshot, la posto in tre parti per poterla tradurre con più calma.
Buona lettura, e buone feste a tutti! :)


Let it snow

Una WALL-Estoria di Natale

Dedicata al WALL-E Forum, che tiene viva la magia 365 giorni l’anno.

Il cielo era chiaro e grigio mentre WALL-E rotolava con cautela fuori dal suo cingolato. Sfortunatamente, le strade e le case non erano ancora ricoperte da una coltre candida, come sperava il robottino.

Da quando ne aveva sentito parlare dal Capitano McCrea, WALL-E aspettava per tutto l’anno che arrivasse l’inverno. In un certo senso, era una novità per lui; gli inverni passati non erano stati granché diversi dalle altri stagioni, così come le altre stagioni non erano che giorni come gli altri. WALL-E si era sempre accontentato della sua routine quotidiana fatta di spazzatura da allocare, piccoli tesori da collezionare e sogni dai colori più vividi della realtà, e non si era mai preoccupato di tenere traccia del tempo che passava; in effetti, anche adesso certi concetti, come il trascorrere dei mesi e delle stagioni, gli risultavano un po’ ostici. Non sapeva distinguere l’estate dall’autunno, e la primavera, con i suoi prati fioriti, era una realtà che i coloni umani cercavano di realizzare giorno dopo giorno. L’inverno, invece…

Nelle immagini che il Capitano gli aveva mostrato sul computer di bordo, l’inverno era qualcosa di splendido, qualcosa che WALL-E neanche sospettava esistesse. Era la neve che copriva le colline, gli alberi e i tetti delle case, e i bambini che giocavano; era il respiro che si condensava in nuvolette di vapore e i vestiti colorati, era le stelle filanti e le decorazioni, era i regali nella loro carta rossa e verde e il suono delle campanelle, era gli amici e la famiglia, i sorrisi e l’allegria. A WALL-E erano piaciute soprattutto le luci degli alberi di Natale; erano le stesse che illuminavano il suo cingolato, e il robottino aveva avuto la sensazione che in quei lunghi anni di solitudine l’inverno gli fosse stato vicino, anche se lui non lo sapeva. Ancor più delle luci, però, gli piaceva la neve. Tutto quel bianco gli ricordava della sua EVE, anche se lei, naturalmente, era molto più bella. Mentre osservava le immagini di bambini umani che giocavano fra i soffici cumuli di neve, si immaginava danzare piroettando nelle braccia di EVE, fra i bianchi fiocchi vorticanti – come se per una frazione di secondo, avessero potuto essere loro stessi un fiocco di neve…

Per tutti questi motivi WALL-E aspettava sempre con impazienza che i primi venti freddi soffiassero sulla Colonia – il Capitano gli aveva detto che si poteva capire dal vento quando l’inverno stava arrivando – e che i tetti, gli alberi e le montagne di spazzatura diventassero bianchi. E anno dopo anno, immancabilmente, rimaneva deluso. Il freddo arrivava, sì – nei primi anni si notava a malapena, anche se il Capitano McCrea aveva insistito che le temperature fossero più rigide del solito – ma anche negli ultimi tempi, quando gli umani dovevano indossare abiti pesanti, la neve non si era mai fatta vedere. Certe volte pioveva, e durante la notte le gocce d’acqua si trasformavano in minuscoli cristalli di ghiaccio appesi agli alberi; ma non era la stessa cosa.

Guardandosi intorno, WALL-E non poté reprimere un sospiro. La Colonia aveva l’aspetto di tutti i giorni. Mancava qualcosa, e non era soltanto la neve… anche se il robottino aveva l’impressione che le due cose fossero in qualche modo collegate. I vestiti colorati, i sorrisi, le decrazioni c’erano, ma non erano altrettanto vivide, altrettanto brillanti, altrettanto… reali che nelle immagini. WALL-E sentiva che l’inverno aveva bisogno della neve per partire alla grande, e allora qualcosa sarebbe scattato, l’atmosfera sarebbe cambiata e sarebbe veramente stato Natale, quella strana parola che lui non riusciva mai a sferragliare nel modo giusto, ma che ai suoi occhi era rappresentato dalla neve quasi quanto la neve rappresentava l’inverno.

::Waaall-e?:: trillò una voce argentea alla sua sinistra, ed EVE gli posò una pinna sul braccio. Il suo aspetto era bastato a dirle che qualcosa preoccupava il suo adorato robottino, e subito si era messa all’erta. Cosa c’è?, chiedeva quel suo tocco gentile. Stai bene?

::Eeeevah:: rispose lui, raddrizzandosi un po’ sui cingoli per rassicurarla. Sì, Eeevah, sto bene. E’ solo che… Lanciò un’occhiata al panorama che li circondava e si sforzò di mormorare: ::Nnnnn-vvvvv:: Speravo che questo sarebbe stato il nostro primo Natale con la neve. Sai, come in quelle immagini…

EVE gli diede una pacca rassicurante sul braccio. Capiva fin troppo bene la magia che un Natale con la neve esercitava su WALL-E; anche lei era rimasta incantata da quelle immagini di splendori invernali.

Non rinunciare troppo presto alla neve, voleva dirgli. Un giorno la vedremo anche noi. Un altro Natale, forse.

Lasciò che il suo sguardo vagasse verso l’interno del cingolato. Appeso sulla destra degli scaffali ordinati c’era uno dei loro tesori più recenti, che avevano trovato soltanto l’anno prima. Il Capitano McCrea l’aveva chiamato un calendario da muro – e WALL-E lo aveva guardato con curiosità e, indicando la scritta “Wall Calendar”, aveva strombazzato il suo nome, come per chiedere se lo strano oggetto fosse a sua volta un altro WALL-E. Più tardi, i due robot e il Capitano avevano sfogliato le pagine con l’entusiasmo di bambini che scartino un regalo inaspettato. E anche se le immagini erano sbiadite e la carta spiegazzata e lisa, WALL-E aveva trovato al calendario un posto d’onore nel suo cingolato.

L’illustrazione di Dicembre mostrava un albero di Natale, illuminato e circondato da regali. Una finestra alle sue spalle si affacciava su uno sfondo ricoperto da quella stessa neve che EVE e WALL-E desideravano così disperatamente vedere – ma non era stata l’immagine ad attirare gli occhi azzurri della sonda. Osservò di sfuggita i giorni numerati finché il suo sguardo non si arrestò bruscamente - sul ventiquattro.

Un altro Natale, forse, sospirò WALL-E, seguendo la direzione dei suoi occhi.

Senza dire una parola, EVE gli prese una mano e la strinse forte.




“Dov’è finita la lista delle cose da fare?!” Il Capitano McCrea armeggiava disperatamente fra gli schermi olografici sparpagliati sulla consolle. “Auto, un aiutino?...”

::Signorsì, signore::

Il timone aleggiò più vicino, abbassando un raggio per premere un pulsante. Subito gli schermi cominciarono a disporsi ordinatamente in fila, ma lui non li degnò di uno sguardo finché uno in particolare non venne a portarsi in primo piano. Solo a quel punto, Auto si voltò impassibile verso il Capitano.

::Eccolo qui::

“Grazie al cielo!” McCrea si appoggiò allo schienale della sedia, con un sospiro di sollievo. “Ne sto uscendo matto… meno male che ci sei tu a darmi una mano con queste robe logistiche, Auto. Se non fosse per te, non saprei proprio da dove cominciare!”

Il processore di Auto ruotò lentamente, come se l’Autopilota stesse cercando di tradurre quelle parole da una lingua straniera. Le emozioni umane erano qualcosa che faticava ancora a comprendere, e gli sfuggiva come il Capitano potesse essere tanto rinfrancato da qualcosa che, per Auto, era semplicemente un dato di fatto.

::Impossibile computare:: sentenziò alla fine. ::Devo seguire la mia direttiva.:: aggiunse, come a dire, che cosa c’è di tanto speciale? Non era forse quel che aveva sempre fatto? Sempre – un pensiero oscuro si insinuò nella mente artificial dell’Autopilota, ma lui lo respinse – era sempre stato lì per assistere i Capitani dell’Axiom, non solo con le faccende logistiche ma con tutto ciò di cui avevano bisogno.

McCrea alzò gli occhi al cielo. “Sì, Auto, è la centesima volta che lo metti in chiaro. Io sono il Capitano dell’Axiom e la tua direttiva è di eseguire i miei ordini, bla bla...” ridacchiò. “E immagino che sia l’unica ragione per cui non mi hai ancora buttato fuori dalla finestra e te ne sei fuggito con l’Axiom, no?”

Le sue parole furono seguite da un silenzio teso. L’occhio di Auto fissava McCrea con espressione neutra, e il sorrisetto del Capitano svanì rapido com’era apparso. “E dai, Auto, stavo scherzando! Lo so che non ti ammutineresti mai di tua volontà, calmati!”

::Devo chiederle di desistere. Non sono programmato per comprendere il senso dell’umorismo umano.::

“Non è senso dell’umorismo umano!” sbuffò McCrea. “Il senso dell’umorismo è una cosa universale! E’ tanto senso dell’umorismo degli umani quanto dei robot!”

::Non sono programmato…::

“Non sei programmato per questo, non sei programmato per quello! Deve sempre c’entrare la tua programmazione? Non puoi proprio pensare con la tua testa, dì?”

Ma no, naturalmente no. Se Auto fosse stato in grado di pensare con la sua testa, per l’umanità sarebbe stato molto più facile tornare sulla Terra – e, naturalmente, era proprio ciò che la BnL non voleva. Auto aveva la stessa capacità decisione di un lettino a cuscino d’aria. Seguiva la sua linea magnetica sul pavimento a ogni costo, e se per qualche motivo doveva sterzare, automaticamente si reindirizzava su quella più vicina senza neanche riflettere.

::Signore, la mia direttiva è di eseguire gli ordini che ricevo dai miei superiori. Non sono programmato…::

“Lo so, lo so!” McCrea agitò una mano, esasperato. “Lascia perdere, perché sto ancora a parlartene…” Sbuffando, tornò a scorrere la lista, mentre Auto gli aleggiava silenziosamente alle spalle. Litigare con il timone era inutile. Che a lui piacesse o meno, Auto non poteva concepire nessun pensiero al di fuori della sua direttiva – al contrario di robot come WALL-E ed EVE.

Controllando le voci della lista, riusciva quasi a sentire lo sguardo indifferente dell’Autopilota, che osservava lo schermo olografico come se fosse stato un qualunque programmuncolo televisivo di dubbio intereste. “Tu non capisci cos’è il Natale, vero, Auto?”

::Una festività umana, signore. Celebrata nel mese di Dicembre.:: Era solo la sua immaginazione, o c’era una traccia di noia nella voce di Auto, mentre ripeteva la definizione che avevano sentito dal computer di bordo.

“No, voglio dire tutto l’entusiasmo per il Natale. Perché siamo tutti tanto impazienti di festeggiare e cose così…” Indicò vagamente la lista e gli altri schermi alle sue spalle, con le loro dirette sulle preparazioni del mercatino all’aperto, l’area del rinfresco, la recita della scuola, le ultime prove del coro e il mucchio crescente di regali impilati sotto alla Prima Quercia. “Ai vecchi tempi lo chiamavano spirito Natalizio…”

::Irrilevante, Comandante:: rispose Auto nella sua voce monotona, che non ammetteva repliche. Non era certo di cosa intendesse dire il Capitano con la parola ‘spirito’. La direttiva degli uomini era di celebrare le festività, proprio come la sua direttiva era di pilotare l’Axiom; cosa c’era da capire?

McCrea sospirò. “Sapevo che lo avresti detto.”




Mentre il Capitano si allontanava per ispezionare l’area della Colonia e assicurarsi che tutto fosse pronto per quel pomeriggio, Auto rimase a guardarlo con un misto di rimpianto e sconcerto; un sentimento che ultimamente non gli era nuovo. Era come se avesse fallito la sua direttiva, anche se non poteva essere, perché aveva sempre seguito a puntino gli ordini del Capitano. Stranamente, Auto provava quella sensazione bizzarra solo di tanto into nel resto dell’anno, ma con allarmante frequenza nel mese di Dicembre.

In quel periodo dell’anno era quasi altrettanto difficile, per lui, interagire con il robot compattatore e con Sonda Uno. Non che avessero molte opportunità di parlarsi – la coppia trascorreva all’aperto la maggior parte del tempo, e Auto era fisicamente bloccato sul ponte. Ma ogni volta che Sonda Uno aveva qualche rapporto da comunicare al Capitano, o il robot compattatore andava a cercarlo sul ponte, e i loro occhi si posavano su Auto, era sempre il timone il primo a distogliere lo sguardo.

Non si trattava esattamente di colpa. Auto ricordava perfettamente gli eventi che erano culminati nella battaglia dell’Axiom; ma, proprio come i suoi attacchi a WALL-E e al Capitano McCrea erano stati dettati dalla sua direttiva A113, ora che l’A113 era stata rimossa di solito lui non aveva problemi a ignorare il primo e obbedire al secondo come avrebbe fatto normalmente in qualunque altra circostanza. Non aveva nulla, né prima, né dopo l’atterraggio, di cui rimproverarsi. Seguire sempre la sua direttiva, sempre, a qualsiasi costo – quella era la sua vita. Auto non era programmato per sentirsi in colpa, una delle molte emozioni umane che non capiva e che forse non avrebbe mai capito.

Dopo l’atterraggio dell’Axiom, il Capitano McCrea si era personalmente occupato di sovrascrivere la direttiva A113, prima di riattivarlo. La capacità di calcolo di Auto non sarebbe stata solo un prezioso aiuto nel gestire e ricostruire le risorse del pianeta; il pilota automatico infatti aveva anche molta più esperienza di comando di quanta non ne avesse McCrea stesso, e il capitano sentiva – ora più che mai in vita sua – di aver davvero bisogno di un consigliere, una figura a cui rivolgersi in caso di difficoltà. Adesso che non era più costretto a tenere l’umanità lontana dalla Terra, Auto si era dimostrato lo stesso aiuto impagabile che aveva rappresentato per tutti i capitani dell’Axiom, a partire da Reardon.

Eppure…

Non si trattava di colpa, no, ma di qualcosa di più complesso. Come se gli fosse stato assegnato un compito che non aveva eseguito. Ma Auto non riusciva a trovare alcuna direttiva del genere nella sua programmazione, nient’altro che non fosse seguire gli ordini dei suoi superiori – e quello lo faceva già – e, soprattutto, nulla riguardo un robot compattatore. Eppure la sensazione di aver in qualche modo fallito una direttiva continuava a opprimerlo.

Scuotendosi leggermente, ricordò che quella sensazione si era manifestata per la prima volta il giorno stesso in cui era stato riattivato. Auto aveva galleggiato verso il Capitano e gli aveva fatto il saluto, aspettando i suoi ordini; sentiva la presenza del robot compattatore e di Sonda Uno sul ponte, ma li aveva ignorati, chiedendosi perché mai GO-4 li avesse portati sul ponte e perché non stessero a loro volta seguendo le loro direttive. Ma il Capitano non gli aveva detto di allontanarli dal ponte, e, di conseguenza, Auto non aveva fatto proprio nulla, per nulla interessato ai due robot e convinto che McCrea dovesse avere le sue ragioni, se li aveva fatti chiamare sul ponte. Ordini del Capitano.

Con la coda dell’occhio, però, aveva scorto Sonda Uno assumere una posizione di difesa, sfoderando il suo cannone, e istintivamente si era messo in allerta anche lui. Possibile che sul ponte fosse sopraggiunta una minaccia di cui lui non si era accorto? Si era voltato a interrogare la sonda, ritrovandosi così la bocca del cannone puntata contro.

Non possibile. La sua conclusione era stata che la sonda fosse difettosa; ma, mentre il Capitano si affrettava a intervenire e tentava di calmarla, Auto aveva incontrato lo sguardo di lei, diffidente e pieno di sfida; e, alle sue spalle, quello del robot compattatore – confuso, sperduto, e con un’ombra di qualcosa che Auto stesso aveva provato pochi istanti prima, quando aveva visto Sonda Uno estrarre la sua arma e pensato che qualche nemico fosse riuscito a intrufolarsi sul ponte durante la sua disattivazione. Il robot compattatore era preoccupato. No, qualcosa di più – spaventato.

Da lui…?

Alla fine McCrea era riuscito a far ragionare Sonda Uno. Riluttante, lei aveva abbassato l’arma – ma la diffidenza e la minaccia non erano scomparse dai suoi occhi mentre fulminava con lo sguardo Auto. Così come dagli occhi del robot compattatore non era scomparsa la paura. Poi il Capitano aveva detto qualcosa e Auto si era voltato ad ascoltarlo – ma per tutto il tempo aveva sentito che la coppia continuava a fissarlo.

Quando se n’erano andati dal ponte, mano nella mano, insieme a McCrea, Auto aveva provato per la prima volta quella miserabile sensazione di fallimento, la stessa sensazione che – per motivi a lui imprendibili – si acutizzava particolarmente a Dicembre…




“Allora, Auto, buon Natale!” disse una voce allegra dalla porta. Auto, perso com’era nei suoi pensieri, si girò di scatto, e solo dopo qualche secondo riconobbe l’intruso sorridente che gli era arrivato alle spalle.

Era un uomo anziano, con una nuvola di fini capelli bianchi e occhi benigni coronati da sopracciglia candide. Indossava un cappotto vecchio stile e un cappello, ma l’aspetto più prominente della sua personalità sembrava essere il suo sorriso, a un tempo vago e luminoso. Anche se aveva perso molto del peso in eccesso da quando era solo un passeggero dell’Axiom, Auto lo riconobbe all’istante.

::Signor Clarence:: disse, incapace di nascondere la sorpresa. Accadeva raramente che la gente capitasse sul ponte, se non per parlare con il Capitano McCrea, che in quel momento era fuori. ::Buon giorno.::

L’uomo fece un gesto amichevole. “Buongiorno? Auto, andiamo – oggi non è un giorno qualsiasi, oggi il saluto di rito è ‘Buon Natale’.”

::Il Natale è una festività umana:: ribatté Auto, asciutto.

Clarence sollevò le sopracciglia. “Cielo, cielo, che concetto restrittivo! Sembra quasi che tu debba essere lasciato fuori dalle celebrazioni perché sei…”

::… un robot:: concluse Auto al suo posto.

“Be’, questa è l’assurdità più grossa che abbia mai sentito! Chi ti ha messo in testa certe idee?”

::La mia direttiva è di eseguire gli ordini dei miei superiori.::

“E se i tuoi superiori,” disse Clarence con gentilezza, “volessero che tu partecipassi alla festa?”

Turbato, Auto distolse lo sguardo. Si era appena ricordato delle parole di McCrea sullo spirito natalizio, e la sua espressione delusa quando si era accorto che Auto, semplicemente, non riusciva a capirlo. Anche se la sua direttiva non era quella di capire, non gli veniva in mente in che altro modo potesse aver mai deluso il Capitano - ma lo spirito natalizio, si ripeté, non faceva parte della sua programmazione, non faceva parte…

::Non - rientra nei compiti:: replicò a disagio. Che sciocchezza! Di cosa stava parlando quell’uomo? Chiedergli di partecipare a una festa – a una festa umana - sarebbe stato come chiedere a un’unità L-T di spazzare il pavimento. Impossibile computare. Osservando pensierosamente Clarence, Auto si chiese se al vecchio non avessero per caso dato di volta i circuiti.

“Davvero?” Clarence incline la testa di lato come un uccellino curioso. I suoi occhi piccoli e scintillanti scrutavano il timone. “Dimmi, Auto, quali sono esattamente i tuoi compiti?”

Stavolta Auto aveva la risposta pronta. ::Pilotare l’Axiom. Assistere il Capitano dell’Axiom nel disbrigo di qualsiasi difficoltà lui o lei si trovi a fronteggiare. Salvaguardare l’equipaggio umano. Tenere l’astronave in buone condizioni.:: Si fermò un attimo a riflettere. ::Provvedere a tutto ciò di cui i passeggeri hanno bisogno.::

“Puoi dirlo forte”, replicò Clarence, guardando distrattamente fuori dalla finestra. “Quindi, nell’ipotesi che – diciamo, ai passeggeri servisse un posto dove festeggiare il Natale… un posto dove trovare lo spirito Natalizio…”

Auto trasalì.

“… tu potresti fornirglielo?”

::Impossibile computare. Le preparazioni per I festeggiamenti son già in corso nella Colonia. Infatti, le consiglierei di avviarsi, se non vuole perdersi l’inizio…::

“Be’, Auto, grazie del pensiero!” Il vecchio batté le mani, con un sorriso luminosissimo. “Ma, vedi, non credo proprio che mi perderò i festeggiamenti, e nemmeno tu.”

Il processore di Auto ruotò più in fretta. Aveva sentio bene? Clarence stava davvero parlando come se i festeggiamenti all’aperto riguardassero tanto lui quanto chiunque altro?

::Impossibile computare:: Clarence ridacchiò, come se Auto avesse ditto qualcosa di molto divertente, anche se lui non riusciva a trovare la minima evidenza di aver detto alcunché di buffo.

“Non puoi aspettarti di computare lo spirito Natalizio! Fa parte della magia del Natale, sai.”

::Impossibile computare:: replicò freddamente Auto. ::Non esiste la magia::

“Questo non dirlo.” Clarence agitò un dito in segno di avvertimento. Il sorriso era scomparso, ma non – come nel caso di McCrea – per lasciare spazio al disappunto; Clarence aveva l’aria seria, ma non rattristata, e Auto ebbe la netta sensazione che di fronte a lui ci fosse un uomo che sapeva di cosa stava parlando. Malgrado tutto, la certezza nella voce di Clarence lo incuriosiva. “C’è più magia al mondo di quanta noi riusciamo a comprendere. E’ tutt’attorno a noi, Auto – basta solo volerla vedere.”

A disagio, Auto non rispose, voltando il timone e fissando il vuoto. Anche con la sua capacità di calcolo, faticava a seguire il filo del ragionamento di Clarence. Né capiva dove il vecchio volesse andare a parare.

::Qual è la sua direttiva, signor Clarence?:: A stento si trattenne dal chiedergli, che cosa vuole?

Clarence scrollò le spalle, sorridendo benevolo. “Se ti dicessi che sono qui perché non voglio vederti gettare via un altro Natale? Auto, hai lasciato che la vita ti scorresse accanto troppe volte…”

La facciata del timone fremette. ::Non capisco…:: attaccò.

“Non ti ricordi cosa ti ha detto il Capitano, cinque anni fa? Vivere, non sopravvivere.” Un altro fremito. Il suo occhio lampeggiò. “E’ da quando hanno costruito l’Axiom che tu esisti, semplicemente. Ma adesso, Auto, è il momento di vivere… non solo di esistere.” Gli occhi ridendi dell’uomo scintillavano di allegria. “E che giorno è più indicato del Natale, per cominciare a vivere? Natale, quando tutto è felicità e gentilezza, quando siamo pronti a dare e a essere grati, quando esultiamo e perdoniamo?”

Colpito, Auto arretrò, come a cercare sicurezza nella vicinanza con il soffitto. Ma non si ritirò lassù. Aveva abbassato l’occhio al suolo e il suo processore ruotava più veloce che mai. Perché le parole di Clarence lo avessero scioccato tanto, non sapeva dirlo. Ma improvvisamente perdono gli parve la più bella parola al mondo.

Clarence, che lo aveva osservato con attenzione, sospirò. “E così ci siamo arrivati.”

Aveva parlato piano, ma abbastanza per un uomo che parli fra sé e sé. Riluttante, l’occhio di Auto si volse a guardare il vecchio.

::Scusi?::

“C’è qualcosa che ti preoccupa, non è vero?” chiese Clarence, guardando Auto con una simpatia e una comprensione così profonde che mettevano quasi in soggezione. Per la prima volta, l’Autopilota ebbe la netta sensazione che Clarence sapesse cosa stava pensando, ancor più di quanto non lo sapeva lui. “Perché non me ne parli? Magari possiamo trovare una soluzione.”

::Negativo:: balbettò l’Autopilota.

“Negativo che c’è qualcosa che ti preoccupa, o che possiamo trovare una soluzione?”

Auto esitò, senza sapere bene cosa rispondere. ::Non ne sono certo nemmeno io:: A dire la verità, non era nemmeno certo di saperlo spiegare. ::A volte ho l’impressione che ci sia una direttiva che sbaglio clamorosamente, e di continuo.::

“Davvero? Quale direttiva?”

Nella pausa che segu, Auto tornò a fissare il vuoto. ::Non lo so:: ammise alla fine.

“Forse questo Natale potrebbe essere l’occasione per scoprirlo, non credi?”

::Devo seguire la mia direttiva::

“Be’ – una cosa non esclude l’altra” replicò Clarence, improvvisamente allegro. “Poche cose riescono a distrarci dai problemi come una festa di Natale…”

::Non possibile:: Quando gli occhi interrogativi di Clarence incontrarono il suo sguardo, Auto sentì di dover in qualche modo giustificare quel rifiuto. ::Il Natale è una festività umana:: balbettò in fretta. ::E in ogni caso, i festeggiamenti si terranno all’aperto. Io sono confinato sul ponte::

“Ma puoi fare molto anche dal ponte” gli fece notare Clarence. “L’hai detto tu, che devi procedere a tutto ciò di cui i passeggeri hanno bisogno.”

L’occhio di Auto lampeggiò, confuso. Cosa stava cercando di dire quell’uomo? ::Affermativo::

“Be’, allora ti converrà sbrigarti!” Tutto contento, Clarence batté le mani. “Altrimenti l’Axiom non sarà pronta per i festeggiamenti in tempo. Sarebbe un peccato, no? Allora, da dove cominciamo? Ci sono le decorazioni da organizzare, le luminare, e tutte quelle palme olografiche da rimpiazzare con alberi di Natale, e…”

Auto lo aveva fissato in un silenzio attonito e sbigottito. Solo dopo qualche istante ritrovò l’uso del sintetizzatore vocale.

::Non capisco::

“Senti, puoi dare l’incarico agli Steward di decorare la nave, giusto?”

::Signor Clarence, i preparativi per i festeggiamenti sono già in corso nella Colonia:: “Be’, sai, io non ne sarei tantosicuro, se fossi in te.” Proprio come aveva fatto prima, Clarence si girò casualmente a guardare la finestra.

E proprio in quel momento, come se l’occhiata passeggera dell’uomo fosse stata un segnale convenzionato, una singola goccia di pioggia colpì la superficie di vetro, e poi una seconda, e una terza – finché l’intera finestra non fu completamente spruzzata d’acqua.

L’occhio di Auto lampeggiò incredulo. Lentamente, si girò verso Clarence, che gli sorrise incoraggiante.

“Allora, Auto – aiuterai o no i tuoi passeggeri a celebrare il Natale che aspettano tanto?”

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Ed ecco la seconda parte. Domani, se tutto va bene, posto la conclusione!


Let it snow

Una WALL-Estoria di Natale (parte II)

“Be’, perfetto!” sbuffò McCrea, mentre insieme al BRL-A del Reparto Riparazione accompagnava WALL-E ed EVE in quella che una volta era stata una navetta di salvataggio. “Alla faccia dell’ultimo mese di preparativi! Ma da dove è venuta ‘sta pioggia?!”

Fino a quel momento, il tempo era stato freddo ma stabile. Niente lasciava presagire precipitazioni di alcun tipo, e i bollettini metereologici erano buoni in maniera quasi deprimente – visto che, proprio come WALL-E e EVE, McCrea aveva sperato nell’arrivo della neve, ed era rimasto deluso. Ma la pioggia, decisamente, non rientrava nelle aspettative di nessuno.

Eppure era arrivata adesso a rovinare i festeggiamenti, e alla grande.

“Caspita, se è stato improvviso!” disse John, spostandosi di lato per lasciare entrare McCrea e i tre robot. Sia lui che Mary erano fradici, i loro capelli sgocciolavano sul pavimento; la pioggia li aveva colti di sorpresa all’aperto, quando non c’era nemmeno un BRL-A nei dintorni. “Da dove è venuta tutta quest’acqua? Potrei giurare che è cominciata di punto in bianco, come se qualcuno avesse premuto un interruttore!”

WALL-E si scrollò l’acqua di dosso, mentre BRL-A chiudeva il suo ombrello e volteggiava diligente accanto a McCrea. “Com’è che al centro meteo non se ne sono accorti?” chiese il Capitano. “E’ quello che piacerebbe sapere a me.”

“Magari c’è un guasto ai satelliti.”

“Per carità, ci mancherebbe solo quello!” McCrea alzò gli occhi al cielo. Le emergenze dell’ultimo minuto erano esattamente le cose di cui poteva fare a meno, grazie mille. “Abbiamo già abbastanza problemi… che mi dici dell’area ristoro? Le persone avevano già cominciato a portare roba da mangiare…”

“Sissignore. Un gruppo è uscito insieme ai BRL-A per vedere cosa si può mettere in salvo, ma ho paura che molte cose siano già da buttare.”

“Non i tacchini?” gemette McCrea.

A disagio, John spostò il peso del corpo da un piede all’altro. “Saranno un po’ annacquati, ma meglio di niente. Le zuppe, invece…” “E le verdure, i dolci, i puddings…” Il Capitano McCrea scosse la testa, abbattuto, lanciando uno sguardo cupo alla pioggia scrosciante. “Che fregatura pazzesca!”




“Problemi?” chiese Clarence, sbirciando gli schermi olografici al di là del timone di Auto.

::Negativo. Il reset è completo all’84%::

“Hai avuto una bell’idea” ridacchiò il vecchio. “Un tacchino in tazza non è proprio la stessa cosa di – be’, sì, un tacchino vero, sai. Geniale.”

::Gli umani di questo tempo sembrano prediligere cibo solido:: rispose Auto, come se fosse un’ovvietà. ::Il reset è adesso completo al 97%::

“Sei sicuro che il rigeneratore di cibo possa essere reimpostato ai livelli iniziali, dopo tutti questi anni?”

::Affermativo. Era settato su cibo solido durante i mandati del Capitano Reardon, del Capitano Fee e in buona parte di quello del Capitano Thompson.:: Un messaggio apparve sullo schermo olografico, e l’occhio di Auto lampeggiò con quello che era innegabilmente orgoglio. ::Il reset è stato completato con successo. Posso procedere alla valutazione::

Premette un bottone, e portò in primo piano uno schermo olografico che mostrava uno fra i tanti ristoranti automatizzati dell’Axiom. Il nastro trasportatore si stava muovendo con lentezza, accompagnato da un ronzio e un cigolio di meccanismi che si rimettevano in moto. Un istante più tardi, il rigeneratore di cibo aveva materializzato un meraviglioso tacchino arrosto, con la crosta dorata e scintillante e un filo di fumo che si levava ancora dal piatto.

Auto voltò il timone per guardare Clarence, che sorrise e annuì con aria d’approvazione.

“Fa venire voglia di mangiarlo.”

::Affermativo:: Uno dei raggi di Auto discese su un pulsante, e il nastro trasportatore tornò a muoversi. Il rigeneratore di cibo dell’Axiom era di nuovo in attività.




Nella scialuppa, McCrea e John stavano cercando di organizzarsi. Il Capitano aveva decretato che si sarebbe potuto festeggiare al chiuso – ma le iniziative avrebbero state giocoforza meno grandiose, visto che ciascuna scialuppa poteva ospitare solo un nucleo familiare, due al massimo. Anziché un grande evento globale, i Coloni avrebbero festeggiato per conto proprio, e sarebbero rimasti in contatto gli uni con gli altri attraverso gli schermi olografici. Era una prospettiva deprimente, ma quanto di meglio potevano rimediare in una situazione del genere.

“Possiamo mandare della gente a recuperare le decorazioni che non sono completamente infradiciate” stava dicendo il Capitano. “Peccato per gli alberi, però…” Al momento di preparare gli addobbi, nessuno nella Colonia aveva avuto il cuore di tagliare gli alberi cresciuti fra tante difficoltà. Visto che i festeggi amen ti si sarebbero tenuti all’aperto, gli alberi erano stati decorati direttamente sul posto.

“Sì, non sarà la stessa cosa sena un albero di Natale” annuì John. “Anche se immagino che sia colpa nostra, per non aver pensato che qualcosa del genere potesse accadere. Ancora una volta, la Terra ci dimostra che non abbiamo alcun controllo su di lei.”

“Pensi che potremo recuperare almeno alcune delle luminarie prima del pomeriggio?”

John si strinse nelle spalle. “Vale la pena tentare, immagino.”

::Llll-ccc!! Cccnnn-lttt… Llll-ccc!:: cinguettò WALL-E in tono servizievole. Abbiamo le luci nel mio cingolato, potremmo portarle qui! Che ne dici, Eeeevah? La robottina, che aleggiava al suo fianco, mosse la testa in segno d’assenso. Erano esilarati all’idea di poter fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutare con i festeggiamenti. Rallegrare gli amici per Natale – cosa poteva mai esserci di meglio? “Cosa – oh, le luci del tuo cingolato. Giusto, non ci pensavo più” annuì McCrea. “Bell’idea, WALL-E. Così risparmieremmo molto più tempo che non recuperando le luminarie all’aperto…” Gli occhi di WALL-E sorrisero orgogliosamente, e il robottino fece cenno di sì con la testa. Qualunque cosa per aiutare i miei amici, Capitano.




Le luci sul ponte si affievolirono, e Clarence lanciò uno sguardo preoccupato al tubo al neon sopra le loro teste. “Dì, Auto, sei sicuro di sapere quello che stai facendo?”

::Solo un inconveniente temporaneo, signor Clarence, dovuto all’attivazione dei filtri di colore. E’ tutto sotto controllo::

Auto aveva voltato le spalle al suo ospite. Aleggiava sopra una console, premendo tasti e pulsanti, impartendo istruzioni agli Steward e sorvegliando grappoli di schermi olografici. Ma mentre un essere umano sarebbe stato a un passo da una crisi di nervi, l’Autopilota si sentiva totalmente nel suo elemento. Adesso pensava di capire cosa intendesse Clarence, quando gli aveva detto che nulla come una festa di Natale poteva distogliere la mente dai pensieri. Organizzare un party in grande stile a tempo di record lo aveva liberato, almeno per il momento, dal peso della direttiva fallita che lo opprimeva; ora la sua direttiva era quella, e lui l’avrebbe portata a termine nel miglior modo possibile.

Finalmente, le luci si stabilizzarono – non più fredde e artificiali, ma vivaci e colorate, in tutta la gamma dello spettro; come se, nottetempo, la Axiom si fosse trasformata in un gigantesco albero a fibre ottiche.

Clarence si avvicinò. “Hai fatto uno splendid lavoro con le luci! E che mi dici delle decorazioni?”

::Ho invitato tre Steward a recuperarle:: rispose Auto, nel suo solito tono imperturbabile. ::Il secondo carico è arrivato proprio adesso:: E gli mostrò uno schermo olografico interfacciato con l’ingresso dell’Axiom, da cui era appena entrato uno Steward. Nel suo raggio di sospensione trasportava l’equivalente di due bracciate di ornamenti e stelle filanti.

“Questa sì che è efficienza!” si complimentò Clarence, dando una pacca amichevole al timone. “E tutto in perfetto orario, spero?”

::Affermativo, signor Clarence. Il secondo carico è stato consegnato cinque minuti e tre secondi prima di quanto stimato::

“Quindi, siamo a posto?”

::In anticipo, per essere precisi::

Sorridendo, Clarence guardò Auto come se fosse stato un nipotino che aveva portato a casa una splendid pagella. “Dico ‘siamo’, ma in realtà il merito è solo tuo, Auto. Stai facendo tutto da solo.”

::E’ stato lei a mettermi al lavoro, signor Clarence::

“Io? Non essere sciocco!” ridacchiò il vecchio. “Non sono mica un tuo superiore, ti sembro forse un Capitano? Oh, a proposito, come va con la selezione delle musiche?”

::Sto selezionando i brani natalizi per parole chiave:: rispose Auto, osservando una lista di file musicali ordinati per titolo.

“Se non è troppo disturbo, si potrebbe ascoltare qualcosa?” Clarence sorrise in modo buffo, come a volersi scusare della sua richiesta. “Sai, tanto per calarsi un po’ nell’atmosfera natalizia…”

Senza parlare, l’Autopilota premette un pulsante, e alcuni istanti dopo gli altoparlanti trasmettevano una musichetta orecchiabile sul ponte e in tutta quanta l’astronave.

”Oh the weather outside is frightful, but the fire is so delightful, and since we’ve got no place to go, let it snow, let it snow, let it snow…”

“Adoro questa canzone” disse il vecchio in tono sognante, asciugandosi le lacrime dagli occhi.




“… speriamo che per domani la pioggia si sia calmata. Anche se la vigilia è andata a monte…”

“Ehi, Capitano, che sta succedendo sull’Axiom?”

La voce di John si levò sopra a quella di McCrea, interrompendo il suo discorso alla gente della Colonia. Sugli schermi olografici calò il silenzio, mentre il Capitano andava a vedere quale fosse il problema – e istintivamente tutti gli ascoltatori fecero lo stesso, chiedendosi cosa potesse aver attirato l’attenzione del loro comandante. Sbirciavano fuori dalle finestre rigate di pioggia, indicavano, sussurravano – alcuni addirittura uscivano addirittura sulla soglia delle scialuppe per vedere meglio, come se non credessero ai loro occhi.


::Ooooh:: boccheggiò EVE. WALL-E emise un fischio stupefatto e indicò fuori, incredulo; il Capitano lasciò cadere il suo cappello.

Sembrava che l’Axiom avesse improvvisamente preso vita, svegliandosi dopo cinque anni di torpore. Le finestre emanavano bagliori caldi e coloratissimi, invitando a entrare con le loro promesse di ospitalità e allegria. Di tanto in tanto si potevano scorgere i bagliori dorati o argentati delle decorazioni. Anche se le finestre erano chiuse, e la pioggia continuava a scrosciare, l’eco di canti natalizi arrivava fino alla scialuppa.

“… be’, che io sia dannato” John emise un basso fischio.

Mary gli lanciò un’occhiata di rimprovero. “John, non a Natale!”

“Ma cosa diavolo gli è saltato in testa, ad Auto?” mormorò McCrea, incredulo. Balzò di scatto verso la porta, facendo cenno al BRL-A del Reparto Riparazione di andare con lui. John e Mary presero i loro impermeabili e li seguirono fuori, con WALL-E ed EVE alle calcagna.

Wow. E’ davvero l’Axiom, quella? WALL-E si girò a guardare EVE, come per assicurarsi di non stare sognando tutto. Come poteva un’astronave da crociera attraccata da anni trasformarsi in quel miracolo di musica e colori da un momento all’altro? ::Eeeevah?:: Non riesco a crederci neanch’io. Gli occhi di EVE, composti da LED blu, erano spalancati come piattini. WALL-E rimase colpito notando quanto fosse bella, con le luci dell’Axiom che si riflettevano sul suo chassis bianco; bella in modo quasi irreale. Cosa credi che stia combinando Auto?

Il robot compattatore si strinse nelle spalle, come a dire, non ne ho la più pallida idea…

Guardandosi intorno, si accorse che non erano gli unici usciti a investigare. Diversi altri abitanti della Colonia si erano avventurati fuori dalle scialuppe. Alcuni indossavano degli impermeabili, altri facevano cenno alle unità BRL-A più vicine, ma tutti sembravano attirati dall’Axiom decorata a festa come insetti da una fonte di luce.

“Sentite – la sentite la musica?” esclamò una donna, indicando l’astronave.

“Cosa sono quelle luci?” Un uomo più anziano strinse gli occhi per vedere meglio.

“C’è un party o qualcosa del genere?”

“Hanno spostato i festeggiamenti sull’Axiom?”

Un brusio di voci incuriosite sembrava alzarsi da tutte le direzioni. Ma improvvisamente l’urlo di sorpresa di Mary sovrastò tutti gli altri rumori – tranne la flebile melodia che risuonava in lontananza. “John, gli addobbi… guarda!”

Ovunque, teste si girarono bruscamente, cercando di capire cosa avesse attirato l’attenzione della donna. Anche WALL-E non poté trattenersi dall’emettere un trillo allarmato. ::Eeeevah! squittì, stringendo più forte la mano, simile a una pinna, della sua amata. Eeeevah, guarda…

Gli addobbi e le decorazioni che i Coloni avevano preparato con tanta fatica nelle settimane precedenti – tutti i tralci di aghi di pino e le pigne, le lunghe file di campanelle, le ghirlande di agrifoglio, il vischio avvolto in nastri rossi e verdi – erano sparite, scomparse nel nulla. EVE batté le palpebre incredula – chiedendosi se non stessero per caso ammattendo un po’. Di certo le decorazioni non sparivano così di punto in bianco?

“Ma che sta succedendo qui?!” esclamò un ragazzino. “Ci sono i fantasmi o cosa?”

“Gli addobbi sono stati portati sull’Axiom?” chiese timidamente una donna dal fianco del marito.

Diverse persone si voltarono a guardarla incuriosite. Il Capitano McCrea si fece strada in mezzo alla folla e chiese in fretta: “Cosa intendi, Madeleine? Perché mai dovrebbero essere sull’Axiom?”

La giovane donna, ora, sembrava pentita del suo coraggio. Si guardò intorno, perplessa che nessun altro la pensasse allo stesso modo. “Be’…”, rispose nervosamente, “… dove altro dovrebbero essere? Voglio dire, ci sono dei festeggiamenti o qualcosa del genere sull’Axiom, giusto? E perché mai qualcuno avrebbe dovuto prendersi la briga di togliere gli addobbi, se non per portarli da un’altra parte?”

“Ma – ma io non ho mai detto ad Auto di…” protestò debolmente McCrea.

Per qualche istante tutti i discorsi scemarono mentre gli umani e i robot rimanevano immobili sotto la pioggia, ascoltando l’eco di un nuovo canto natalizio. Finalmente, fu John a rompere il silenzio.

“Sapete – non avrei mai pensato che Auto avesse tutto questo spirito natalizio…”

E osservando l’astronave luminosa, WALL-E pensò che non fosse stato per la mancanza della neve, l’Axiom avrebbe avuto la stessa atmosfera di quelle vecchie immagini che avevano tanto affascinato lui ed EVE.




“Presto, Auto, non dimenticare i regali!!” lo incitò Clarence. Per la prima volta quel giorno – e per la prima volta da che Auto lo conosceva – il vecchio sembrava frenetico.

::Non necessario, signor Clarence:: rispose il timone, voltandosi a guardarlo. ::Ho già dato ordine agli Steward di trasportare i regali sul Ponte Lido. A meno che non debba farli portare altrove?::

“Whew!! No, no, il Ponte Lido andrà bene.” Come se un enorme peso fosse stato tolto dalle sue spalle, Clarence si lasciò cadere all’indietro sul lettino a cuscino d’aria dove solitamente sedeva il Capitano McCrea. “Grazie al cielo tu sei sempre un passo avanti a tutti gli altri, Auto.”

Ironico – solo quella stessa mattina, il Capitano aveva detto qualcosa di molto simile.

“Perché, vedi – è questa l’essenza dello spirito natalizio” stava dicendo Clarence. Auto si raddrizzò di colpo. Spirito natalizio – il Capitano aveva parlato anche di quello. Ricordò l’espressione di McCrea mentre si allontanava dal ponte, e il suo sospetto che fosse stato proprio il suo non capire tutta quella faccenda dello spirito natalizio a deluderlo – anche se non avrebbe potuto capirlo ugualmente, visto che non faceva parte della sua direttiva.

A disagio, Auto osservò Clarence per alcuni istanti. L’uomo aveva smesso di parlare, e lo guardava con un’aria di attesa, come aspettando la domanda dell’Autopilota. Come faceva a sapere che voleva chiedergli qualcosa?

::Scusi? Può ripete – l’ultima cosa che ha detto?::

“Be’, che è l’essenza dello spirito natalizio” rispose Clarence, come a chiedere, cosa c’è di tanto difficile? “Dare agli altri non perché ce lo chiedono, o perché ti viene detto o in cambio di qualcosa, ma solo perché vuoi farli felici. Onestamente, Auto – il trucco è tutto lì.”

::Trucco? Quale trucco?:: L’Autopilota lo fissò senza capire. “La scintilla che mette in moto lo spirito natalizio. Puoi immaginarla come una sorta di cerchio senza fine. Donare spinge a donare a propria volta, il che a sua volta spinge a donare ancora, e così via. E così, a Natale, in tutto il mondo, tutti donano e tutti sono grati, perché hanno ricevuto a loro volta un dono…”

Il processore di Auto ruotò mentre rifletteva su quelle parole.

“C’è qualche dono che vorresti rievere?” gli chiese Clarence in tono incoraggiante.

::Forse – è già successo:: Lentamente, stava incominciando ad afferrare il meccanismo del Natale. La scintilla che metteva in moto lo spirito natalizio, come l’aveva chiamata Clarence. Quella mattina, il Capitano McCrea aveva voluto che lui capisse, e lui lo aveva deluso. Adesso, donando ai Coloni i festeggiamenti a cui avevano dedicato il loro tempo e le loro energie, avrebbe donato la felicità anche al Capitano, e avrebbe ricevuto qualcosa in cambio – la consapevolezza di aver portato a termine la direttiva fallita solo poche ore prima. Ma per quanto riguardava il robot compattatore e Sonda Uno… ::Ma c’è qualcos’altro. Qualcosa che lei ha nominato poco fa::

“Sì? Cosa?”

::Il perdono:: Adesso, nella mente di Auto, tutti i pezzi del puzzl combaciavano. Aveva tutto un senso – un senso tremendamente logico, che lui prima di allora non era mai riuscito ad afferrare. Auto non si incolpava per gli eventi sull’Axiom, ma poteva vedere chiaramente che il robot compattatore e la sua compagna lo incolpavano eccome. Se avesse potuto chiarire le cose con loro, se fossero riusciti a perdonarlo, quell’ultima direttiva incompleta sarebbe stata portata a termine.

“Be’, dovrebbe essere facile” disse Clarence, raggiante.

::Non capisco::

“Adesso conosci il segreto, Auto. Per ricevere – devi prima donare.” Il vecchio sorrise, di quel sorriso malinconico e soffuso che sembrava scaturire dai suoi occhi quanto dalle sue labbra. “Come ti ho detto, lo spirito natalizio è tutto qui.”

Perché, adesso se ne accorgeva, quel che lo aveva turbato era che avrebbe dovuto dir loro qualcosa.

::Che cosa dovrei donare?::

“E su, Auto, non so nemmeno a chi è che vuoi fare un regalo! Hai qualcuno di particolare in mente?”

::Il robot compattatore e la sua compagna, Sonda Uno. Io – voglio solo dir loro che la mia direttiva non è né di ferirli, né di separarli::

“WALL-E ed EVE? Non credo proprio che esista nessuno tanto crudele da separarli di proposito” annuì Clarence. “E quindi vorresti far loro un regalo di Natale – è un pensiero molto gentile da parte tua, Auto. Sono sicuro che ne saranno molto toccati. Però non dovrebbe essere tanto difficile scegliere qualcosa, no?”

::Non so cosa… com’è che ha detto?... cosa vorrebbero ricevere. Come faccio a scegliere?::

“WALL-E colleziona cose rare e uniche” rispose Clarence imperturbabile. “Cose che a qualcuno possono sembrare inutili, ma che ai suoi occhi hanno un significato speciale. Di certo ti sarà capitato di vedere molti oggetti del genere, nel corso della tua esistenza… be’, che mi venga un colpo, guarda un po’!”

Per la prima volta da quando aveva cominciato a piovere, Clarence aveva rivolto lo sguardo alla finestra. Sorridendo alleramente, si incamminò in quella direzione e fece cenno ad Auto di avvicinarsi.

“Guarda, Auto; sta nevicando! Chi l’avrebbe mai detto?” E infatti quella che fino a poco prima era stata pioggia, ora danzava leggera nell’aria. Un paio di istanti e i fiocchi di neve, da piccoli, erano diventati larghi e spessi. Decisamente il tempo si stava comportando in modo molto bizzarro, quel giorno.

Gli occhi di Clarence scintillavano – per la commozione, notò Auto. Era la seconda volta quel giorno che lo vedeva commuoversi. Cullato dalla musica, fissava i fiocchi di neve danzanti come se ne fosse stato incantato – come se, ai suoi occhi, avessero avuto una magia speciale. Un attimo dopo, Auto ricordò dove aveva già visto quello sguardo, prima d’allora; molto tempo addietro, il robot compattatore e la sua compagna avevano guardato le immagini delle distese innevate con la stessa espressione rapita.

“Sai,” sussurrò Clarence, senza distogliere gli occhi dalla neve, “c’è una leggenda secondo cui non esistono due fiocchi di neve uguali. Meraviglioso, non credi?” Lentamente, il processore ruotò avanti e indietro. Che cosa aveva detto Clarence, poco prima? Che il robot compattatore collezionava cose rare e uniche, di scarso valore pratico forse, ma che erano ugualmente cari al suo cuoe?

C’è una leggenda secondo cui non esistono due fiocchi di neve identici.

Dopo quelli che avrebbero potuto essere tanto minuti quanto ore, Auto si girò verso il vecchio al suo fianco. ::Signor Clarence – una volta GO-4 era le mie braccia e le mie gambe. Adesso che lui se n’è andato, potrebbe farmi un favore?::

“Ma certo!”

::Apra la finestra, se non le dispiace::

Di nuovo quel sorriso tutto particolare, d’intesa, illuminò il volto di Clarence. “Un’idea eccellente.”




Mentre si dirigevano verso l’Axiom, sulle prime gli abitanti della Colonia non prestarono attenzione al lieve cambiamento del clima. Ma le unità BRL-A erano programmate per accorgersi anche dei particolari più insignificanti, e in una frazione di secondo, poco più di un battito di ciglia, l’informazione si era diffusa silenziosamente fra loro.

Be’, chi l’avrebbe detto? Adesso nevica pure.

Oh, guarda – la neve.

Questo non me l’aspettavo.

Drrrreck, la neve! Mi ero quasi dimenticato che cosa significasse quella parola!

Che buffo… adesso, di colpo, la pioggia è diventata neve!


Eppure, per qualche minuto furono gli unici ad accorgersene; tutti gli altri erano troppo sbalorditi dalla decorazione scintillante che sembrava aver rimpiazzato l’Axiom di tutti i giorni. WALL-E, però, aveva alzato gli occhi simili a binocoli verso il cielo grigio ardesia sopra di lui, come aveva fatto per tanti anni. Per felice che fosse, non riusciva a scrollarsi dalla mente quel pensiero tristemente familiare. Oh, se solo…

E poi, mentre i suoi occhi scivolavano dal cielo all’Axiom, poco ci mancò che non perdesse l’equilibrio. ::Eeeevah!!:: strillò, prendendole la mano e indicando freneticamente. ::Nnnnn-vvvvvv!! Nnnnnn-vvvvvv!!:: Guarda – Eeevah, guarda!! Sta nevicando!! Quella non è pioggia, guarda bene contro le luci delle finestre dell’Axiom – sta nevicando davvero!!

EVE emise un trillo di sorpresa. Come…?! Ma i suoi occhi non l’ingannavano. Stava nevicando – larghi, soffici fiocchi di neve che scendevano lentamente dal cielo, proprio come in quelle immagini di un tempo lontanissimo. Dopo anni di grigia uniformità e desolazione, finalmente la neve era tornata a imbiancare il pianeta, dopotutto.

“Che cos… ehi, Mary, ma quella non è neve?” anche John stava indicando i fiocchi. Gli altri Coloni, a loro volta, avevano cominciato ad accorgersene – alcuni per conto proprio, altri spaventati dall’improvvisa esclamazione di WALL-E.

“Sta.. nevicando?”

“Ti dico che questa non è più pioggia…”

“Neve?”

“Ma da dove è venuta?”

Sbalordito, McCrea guardò le nuvole grigie e pesanti sopra la sua testa. Bizzarro, come il clima continuasse a cambiare bruscamente oggi. Prima la pioggia, così di punto in bianco – e desso… il Capitano non sapeva cosa pensare, e forse non era nemmeno sicuro di voler pensare alcunché. A volte dei piccoli miracoli – il tocco leggero di una magia antica, più spirituale che soprannaturale – dovevano essere accettati…. non capiti, ma accettati. Forse il disegno complessivo non si sarebbe mai visto… ma era davvero così terribilmente importante vederlo, dopotutto?

Gettando indietro la testa mentre i fiocchi di neve danzavano intorno a lui, il Capitano rise – una risata profonda sentita, come quella di un Babbo Natale più giovane. “Questo… questo è il più bel Natale in assoluto!”

Sì… il migliore di tutti! WALL-E abbracciò la sua EVE, e lei lo fece volteggiare a mezz’aria. Quando i suoi occhi sfiorarono il suo schermo, fra loro passò un bacio elettronico. Anche dopo cinque anni bastava quel bacio inaspettato dalla sua EVE per farlo sentire euforico e stordito, con le farfalle nello scomparto compattatore. Buon Natale, Eeeevah, vita mia avrebbe voluto dirle – se non fosse stato tanto abbagliato.

Buon Natale, WALL-E, more mio. EVE rise, e a WALL-E sembrò che nessuna campanella da slitta fosse nemmeno lontanamente paragonabile alla dolcezza della sua voce incantevole, mentre danzavano al ritmo di una melodia ovattata e dei loro cuori, all’unisono l’uno con l’altro.




Entrarono nell’Axiom timidamente, come bambini in punta di piedi attorno a una pila di regali. Umani adulti e robot settecentari trattenero il respiro, mentre i loro occhi saettavano dalle pareti al soffitto, agli ascensori, ai ponti superiori. Volevano vedere tutto subito e, nello stesso tempo, non sapevano da dove cominciare. Di colpo, o così sembrava, un pizzico di spirito natalizio aveva trasformato i familiari interni dell’Axiom in un posto completamente diverso da quello in cui erano vissuti così a lungo. Era straordinario.

Le pareti erano riccamente decorate dagli addobbi, alcuni ancora scintillanti dopo la pioggia improvvisa. Sul Ponte Lido, i regali nei loro incarti rossi e verdi erano stati accatastati sotto quello che i passeggeri, sulle prime, scambiarono per un gigantesco albero di Natale olografico. Avvicinandosi, però, si accorsero che Auto aveva rimpiazzato i vecchi ologrammi delle palme con schermi olografici che trasmettevano una diretta – in dimensioni reali – degli alberi innevati all’esterno, sempre più bianchi man mano che la neve continuava a posarsi sulle loro cime. Senza badare agli ospiti, gli Steward aleggiavano lungo i corridoi, occupati con le commissioni dell’ultimo minuto; due di loro avevano appena sollevato un’enorme ghirlanda scintillante sopra la porta d’ingresso.

Un profumo delizioso si spandeva nell’aria – salmone arrosto e tacchino ripieno, prosciutto, zuppe, frutta fresca e secca, cioccolata calda e pudding natalizio; profumi – i passeggeri lo sentivano istintivamente – troppo intensi per essere quelli emanati dal cibo in tazza, che non sapeva mai di niente. Mentre si guardavano sbalorditi, si accorsero che il vecchio rigeneratore di cibo automatico doveva essere stato riattivato, e che adesso stava chiaramente producendo delle prelibatezze solide.

“Pazzesco…” mormorò McCrea. Strinse forte gli occhi e poi li riaprì, chiedendosi se quelle meraviglie ci sarebbero state ancora. Sì, erano ancora tutte lì.

Accanto a lui, WALL-E ed EVE continuavano a vorticare danzando nella lounge, come avevano fatto lungo la rampa di accesso. Non si erano più lasciati da quando aveva cominciato a nevicare, e McCrea si accorse che la sommità dello scomparto compattatore di WALL-E era già coperta da uno strato di neve.

“Attacca in fretta, eh?” ridacchiò, protendendosi per spazzarla via. “Di questo passo, fra qualche ora ci arriverà alle ginocchia!”

WALL-E annuì vigorosamente con i suoi occhi simili a binocoli. ::Eeee-mmm-gggnnn:: Sì… è come se quelle immagini fossero saltate fuori dal computer di bordo e avessero preso vita. O forse siamo noi, a essere stati trasportati in un’immagine? Lanciando un’occhiata circolare all’ingresso decorato, sospirò di gioia. E’ così bello!

“E’ bellissimo, sì” annuì McCrea, come se gli avesse letto nel pensiero. “Anche se non capisco perché Auto non mi abbia avvisato… uh?”

Il suo comunicatore aveva cominciato a squillare, anche se era difficile sentirlo, al di sopra di una nuova musica natalizia (“Deck the hall”, a meno che non si sbagliasse di grosso). EVE e WALL-E lo guardarono incuriositi mentre estraeva il comunicatore dalla tasca e premeva il pulsante di chiamata. Un attimo dopo, il timone di Auto era comparso nello schermo olografico.

“Parli del diavolo…! Dì, Auto, cosa-“

::Capitano, lei e i suoi compagni siete richiesti sul ponte:: Una pausa, in cui Auto sembrò ascoltare qualcosa che non era inquadrato, anche se né il Capitano, né WALL-E o EVE riuscirono a sentire nulla. L’occhio del timone lampeggiò, e per un momento McCrea avrebbe potuto giurare che si stesse trattenendo dal ridere. ::Rettifico – Capitano, vorreste lei e i suoi compagni raggiungermi sul ponte, se non vi dispiace?::

WALL-E sollevò le sopracciglia. EVE lo fissò di rimando, senza parole, come a chiedere - Auto educato? Da quando in qua?

McCrea sembrava altrettanto interdetto, perché batté le palpebre due volte, balbettando: “… uh, Auto – sei sicuro di sentirti bene?”

::Affermativo, signore::

“Be’…” Incerto, McCrea guardò EVE e WALL-E. “Immagino che dovrei andare a sentire cosa vuole. Voi due…?”

Tu che ne dici?, chiedevano gli occhi blu della sonda, mentre si voltava verso WALL-E. Sarai al sicuro, se andiamo con il Capitano?

E tu? La stessa muta domanda era riflessa nei suoi occhi. Senza esitare, EVE si strinse a lui.

A me non importa – purché tu sia felice.

WALL-E cercò di riflettere. Potevano fidarsi di Auto? Il Capitano sarebbe stato con loro, e lui sapeva che finché rimaneva con il Capitano e con EVE, niente poteva andare storto. Nonostante ciò, si sentiva un po’ nervoso, come sempre quando stava per entrare sul ponte. Però era anche incuriosito - perché Auto voleva vedere proprio loro? Quello non riusciva a spiegarselo. E va bene, allora, annuì alla fine. Andiamo a vedere perché ha chiesto proprio di noi.

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Capitolo 3
*** Parte III ***


Ed ecco qui la conclusione, giusto in tempo per Natale! ^_^
Che dire, spero che vi sia piaciuta! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farà piacere leggere le vostre opinioni!
Auguri a tutti, spero che passiate un Natale fantastico!


Let it snow

Una WALL-Estoria di Natale (parte III)

“Okay, che… ehi, Auto, qui si gela!” Il Capitano rabbrividì mentre entravano sul ponte. Un po’ di neve si era già posata sul pavimento lustro. “Che ti è saltato in testa di aprire la finestra con questo tempo?!”

::Ho ritenuto appropriato far entrare un po’ di atmosfera natalizia, signore::

“Far entrare cosa?!” McCrea lo fissò sbalordito, come se Auto avesse appena detto che la luna era fatta di formaggio. Anche se il design di un Autopilota non era fatto per esprimere un’ampia gamma di emozioni, il Capitano era piuttosto certo che in quel momento Auto stesse gongolando.

Il timone aleggiò più vicino e continuò: ::Posso darle formalmente il benvenuto ai festeggiamenti natalizi sull’Axiom, Capitano? Buon Natale::

“Ma… ma…” balbettò incoerentemente McCrea. “Ma Auto - perché?”

::Signore, le avverse condizioni atmosferiche rappresentavano un ostacolo ai festeggiamenti. Ho stimato che se questi ultimi si fossero tenuti all’interno, la gente avrebbe avuto più opportunità di partecipare::

“Stai dicendo che hai fatto tutto quello…”, il Capitano, ancora incredulo, indicò gli schermi olografici, “… solo affinché la Colonia potesse festeggiare come si deve il Natale?”

::Affermativo. Devo seguire la mia direttiva:: E, vedendo lo sguardo del Capitano – uno sguardo che era allo stesso tempo riconoscente e intensamente, profondamente orgoglioso di lui – Auto ebbe la certezza sistematica che almeno quella direttiva era stata portata a termine con successo.

“Auto – io davvero non so che dire.”

::Penso che ‘Buon Natale’ andrà bene, signore. Non è d’accordo, signor Clarence?::

Aveva creduto che il vecchio sarebbe stato appoggiato alla parete, con il suo sorriso perenne e i suoi occhi sfavillanti. Ma mentre si girava a guardare da quella parte, Auto improvvisamente si accorse che loro quattro – lui, McCrea, WALL-E ed EVE – erano soli sul ponte. Clarence se n’era andato.

Il problema era che non poteva essersene andato. Un umano non passava attraverso lo scivolo della spazzatura, e se avesse preso l’ascensore loro lo avrebbero dovuto quantomeno vedere, visto che erano in piedi proprio davanti all’abitacolo. In effetti, l’ascensore non si era più mosso dal ponte da quando McCrea e i due robot erano entrati – e improvvisamente Auto si accorse che dall’arrivo dell’ascensore, il suo occhio non si era più posato su Clarence.

::Non possibile:: borbottò fra sé.

“Che cosa non è possible?” McCrea lo guardò con un sopracciglio alzato mentre Auto aleggiava sul ponte come un’anima in pena. EVE e WALL-E si scambiarono un’occhiata confusa, ma non sapevano cosa pensare dello strano comportamento dell’Autopilota, più di quanto non lo sapesse il Capitano stesso. “Hai perso qualcosa? Che succede?”

::Si tratta del signor Clarence, signore. Non capisco dove possa essere andato::

Le sopracciglia di McCrea si sollevarono ancor di più, quasi scomparvero nell’attaccatura dei capelli. “Ma di cosa stai parlando?”

::Il signor Clarence:: Perché lo fissavano tutti in quel modo? Un po’ scocciato, Auto attivò il suo scanner e lo fece scorrere sul ponte, in cerca del vecchio. ::Era qui fino a pochi istanti fa::

WALL-E lanciò un’occhiata perplessa ad EVE. ::Woah?::

”Clarence?” ripeté McCrea. “Ma Clarence non poteva essere sul ponte. Auto, è morto tre anni fa!” Il timone si immobilizzò a mezz’aria.




Per i primi pochi istanti, Auto non fu in grado di elaborare quelle parole. Le aveva sentite chiaramente, ma era come se non riuscisse a tradurle in un linguaggio comprensibile. Lentamente, si girò a fissare McCrea.

::Mi scusi?::

“Clarence è morto” rispose il Capitano. “Credevo lo sapessi – oh, aspetta, no, non potevi saperlo, tu non esci mai dall’Axiom. Be’, è come ti ho detto, è morto tre anni fa – soffriva di cuore, poveretto. E’ morto proprio sotto Natale, fra l’altro. Perché l’hai tirato in ballo?”

L’occhio di Auto lampeggiò. ::Impossibile computare. Capitano McCrea, il signor Clarence era qui fino a pochi istanti fa::

“Cosa? No, Auto, sicuramente ti sbagli…”

::Negativo, Capitano. Ripeto, il signor Clarence era-::

"Dai, Auto - sarà stato qualcuno che gli somigliava..."

::Impossibile computare. Ho parlato con lui, signore. L'ho visto chiaramente come adesso vedo lei::

“Come faceva ad essere sul ponte se è morto?” insistette McCrea, nello stesso tono che avrebbe potuto usare per spiegare qualcosa a un bambino molto cocciuto.

::Io-:: Auto si fermò a metà della frase, con il processore che ruotava lentamente. ::Non lo so:: ammise, alla fine. ::E’ sicuro di quello che afferma, signore?::

“Ero al suo funerale” rispose McCrea gravemente, e i suoi occhi seri mostravano che non era uno scherzo; stava dicendo la verità. “Dannatamente triste che sia morto proprio sotto Natale. Non ho mai incontrato nessuno che impersonasse lo spirito natalizio come lui.” Auto sussultò visibilmente.

::Ppppvvvvrrr… Claaa-rrrrn-s:: sospirò WALL-E, scuotendo la testa. Gli era sempre piaciuto Clarence, era gentile e aveva un sorriso che scaldava il cuore. Sì, manca molto a tutti noi… Ma lo meravigliava che Clarence mancasse anche ad Auto. Quando l’hai visto l’ultima volta, dopo l’atterraggio? Non sapevo che fosse stato sull’Axiom…

::Impossibile computare:: L’Autopilota tremava leggermente. Ricordava il modo in cui Clarence aveva attraversato il ponte senza alcuna fretta apparente, le sue occhiate casuali alla finestra, lo sfavillio dei suoi occhi piccoli e scuri, la sua voce allegra e ridente. Quando Auto lo aveva informato che gli Steward erano già fuori per raccogliere i doni, lui gli aveva dato una pacca orgogliosa sui raggi. Come poteva qualcuno sembrare tanto vivo, parlare, andare in giro… eppure, malgrado tutto, essere morto? Non possibile…

Vedendolo così scioccato, McCrea suggerì: “Senti, Auto, è solo che hai lavorato troppo per organizzare tutto questo alle nostre spalle.”

::Negativo, signore:: rispose Auto, con voce tremante. ::So quello che ho visto. Forse mi stanno dando di volta i circuiti…::

“Dando di volta i circuiti? Ma no, no! Devi solo riposarti un po’, te lo sei meritato…”

::Se lo dice lei, signore:: Ma Auto sapeva che non gli avevano dato di volta i circuiti, e che non era stanco. Se c’era una cosa di cui era sicuro, era che Clarence si era trovato sul ponte con lui, gli aveva parlato, e lo aveva aiutato a capire cosa fosse lo spirito natalizio.




Riscuotendosi da quei pensieri, il timone si voltò a guardare EVE e WALL-E. ::E per quanto riguarda te, robot compattatore::

WALL- trasalì accorgendosi che stave guardando proprio lui. Istintivamente, si ritrasse nel suo cubo.

Gli occhi di EVE si strinsero diffidenti, come a chiedere, che cosa vuoi da lui?

::Robot compattatore, ho qualcosa per te:: disse Auto, cercando di darsi nuovamente un tono.

Fu come se sul ponte fosse scoppiata una bomba. Il Capitano rimase a bocca aperta. EVE batté le palpebre incredula, fissando l’Autopilota come se non sapesse bene se stava scherzando o se parlava seriamente. Perplesso, WALL-E fece emergere gli occhi simili a binocoli dal cubo del suo corpo. ::Woah?::

La loro sorpresa sembrò innervosire leggermente Auto. Il suo processore emise un ronzio mentre scendeva più vicino al pavimento. ::Mi sono preso la libertà di farti un regalo:: spiegò.

::… Woah?!!:: WALL-E lo fissò incredulo. Fissò EVE, poi Auto, poi di nuovo EVE. Ha detto – ha detto proprio regalo, vero?

Sì, regalo… Lei annuì, ancora incredula.

Auto allungò uno dei suoi porta bicchieri. WALL-E rotolò più vicino, con EVE e il Capitano alle calcagna. Incuriositi, trattenendo il respiro per l’attesa, guardarono tutti dentro e videro…

… il fondo vuoto del porta bicchieri. Una singola goccia d’acqua macchiava la lucida plastica nera; non era rimasto nient’altro del fiocco di neve che Auto aveva faticato tanto ad acchiappare.




Per quella che sembrò un’eternità, fu come l’aria fosse stata spazzata via dal ponte. McCrea aveva un’espressione di educate curiosità, WALL-E si torceva le mani, inerto, e EVE apriva e chiudeva gli occhi – cercando di capirci qualcosa. Quanto ad Auto, pareva che si fosse tramutato in pietra. Ma nessuno aveva il coraggio di parlare.

Alla fine, Auto ritirò il suo porta bicchieri e volò verso l’alto, dando le spalle agli altri tre. ::Le mie scuse:: disse amaramente. Avrebbe voluto dire che si era trattato di un errore di calcolo da parte sua – che non aveva pensato che il fiocco di neve si sarebbe sciolto prima che lui potesse darlo a WALL-E. Avrebbe voluto dire che le sue intenzioni erano buone, e che non si era trattato di uno scherzo di dubbio gusto.

E invece non aveva il coraggio di dire proprio nulla.

Aveva visto l’espressione di sorpresa negli occhi del robot compattatore morire come una fiammella nel vento. In una triste ripetizione dell’episodio di quella mattina, con il Capitano, Auto aveva visto le sue speranze mutarsi in un profondo disappunto. Poteva giustificarsi, ma cosa sarebbe cambiato?

Ho fallito la mia direttiva.

::Gli ospiti vi staranno aspettando, di sotto:: disse, con voce più piatta e incolore che mai. ::Non vi tratterrò oltre. Divertitevi, ai festeggiamenti. Vi auguro tutto…::

Splat!

Qualcosa di morbido e freddo colpì improvvisamente, da dietro, uno dei suoi raggi. Allarmato, il timone abbassò il suo occhio rosso sul pavimento. Era neve, quella? Ce n’era ancora un po’ attaccata al suo raggio, mentre il resto era caduto a terra. Sì, era neve. Ma come era finita lì? Perplesso, si girò verso la finestra aperta.

Il robot compattatore era lì, appollaiato in equilibrio precario sulla punta dei suoi cingoli, e le sue mani stavano raccogliendo velocemente un’altra manciata di neve dal bordo della finestra. ::Nnnnn-vvvv!:: cinguettò allegramente, ridendo con gli occhi, quando incontrò lo sguardo interrogativo di Auto. Vieni anche tu, Auto, giochiamo con la neve – come i bambini umani in quelle immagini! Finì la nuova palla di neve e la lanciò; Auto, troppo sorpreso per muoversi, la ricevette in pieno nell’occhio.

EVE e McCrea ridacchiarono; il Capitano cercò di coprirsi la bocca con una mano.

Finalmente, Auto si scrollò di dosso la neve e guardò WALL-E. Se fosse stato un essere umano, il robottino avrebbe sorriso da un orecchio all’altro. ::Nnnnn-vvvv!:: ripeté, facendogli cenni incoraggianti con la testa come a dire, vieni a giocare con noi!

E Auto vide che non c’era più un’ombra di paura nei suoi occhi, non c’era più disappunto né rancore, ma solo una gioia infinita e…

Il perdono, aveva detto Clarence. La più bella parola del mondo.

Il timone si voltò verso McCrea. ::Capitano, richiedo il permesso di rispondere tono su tono a questa provocazione:: Per la prima volta da quando McCrea lo conosceva, improvvisamente la voce di Auto non era più monotona e incolore, ma ironica.

“Permesso accordato” rispose, cercando disperatamente di non ridere, ma senza riuscirci.

::Ha intenzione di unirsi a noi in questa battaglia aerea, signore, o si dichiara neutrale?::

“Cos – Auto, è da quando siamo atterrati che aspetto questo momento per tutti gli inverni, e tu mi chiedi se voglio giocare con la neve?”

::Lo prenderò per un sì:: rispose l’Autopilota, asciutto. E improvvisamente, veloce come un fulmine, saettò verso la finestra, acchiappò al volo una manciata din eve nel suo porta bicchieri e la lanciò a McCrea.

“Ehi!” Il capitano sputacchiò, ridendo. “D’accordo, mono-occhio – vuoi la Guerra?!”

E barcollò a sua volta verso la finestra, mentre Auto e WALL-E – che era stato raggiunto da EVE – continuavano a lanciarsi palle di neve. Di lì a poco, il ponte si era trasformato in un’unica, enorme campo di battaglia innevato, la neve volava dappertutto, e l’Axiom risuonava di risate e allegria.

”Oh the weather outside is frightful
but the fire is so delightful
and since we’ve got no place to go
let it snow, let it snow, let it snow…”





“Spirito Natalizio coi fiocchi – ho ho ho.”

Ridacchiando fra sé, Babbo Natale tornò a riporre il globo di neve che stava osservando al suo posto sullo scaffale. Racchiusa nel vestro c’era una Axiom attraccata, in miniatura – le finestre illuminate con il bagliore delle luci natalizie.

“Allora, è stata dura?” chiese Babbo Natale, voltandosi verso l’uomo dall’altro capo della scrivania. La poltrona su cui il suo interlocutore sedeva era visibile attraverso il suo corpo trasparente.

“No, non direi” rispose, con gli occhi che gli ridevano. “Lo spirito natalizio era lì nel cuore artificiale di Auto – gli serviva solo un piccolo sprone ad agire di conseguenza. E’ stato bello vederlo di nuovo. Spero che non si rompa troppo i circuiti cercando di trovare una spiegazione logica per quel che è successo, però…”

Babbo Natale annuì. “Se riuscisse a spiegarlo a WALL-E, lui potrebbe aiutarlo a capire. Quel robottino vede molto più a fondo nelle cose di quanto non faccia la maggior parte della gente.”

“Sì” l’altro ridacchiò. “Il povero Auto vuole sempre analizzare tutto a morte… mi auguro che frequentando un po’ WALL-E ed EVE impari a lasciar perdere e accettare che la magia non può essere spiegata razionalmente. Ho molte speranze per lui.”

Babbo Natale lanciò un’occhiata al suo orologio da panciotto. “Be’, mezzanotte si avvicina e c’è ancora tanto da fare. Al lavoro.” Il suo ospite si raddrizzò, e Babbo Natale si protese in avanti per stringergli la mano. “Grazie, Clarence. Sei stato in gamba a consegnare tutti quei regali per me; senza il tuo aiuto sarei ancora in alto mare. Nemmeno la mia forza lavoro ce l’avrebbe fatta così in fretta.”

“E’ stato un onore, Babbo Natale” rispose Clarence, sorridendo benevolo. “Qualunque cosa, per portare un po’ di spirito natalizio in più nel mondo.”

I due elfi che stavano scartabellando fra le buste scrutarono astiosi l’uomo trasparente, mentre questi salutava Babbo Natale e usciva dall’ufficio passando attraverso una parete.

“Esibizionista” borbottò un elfo, a denti stretti.

“Fantasmi” replicò l’altro, alzando gli occhi al cielo. “Da quando hanno assunto quel Jacob Marley, sono sempre in mezzo alle storie natalizie come l’agrifoglio.”

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