Il Narcisista

di Chamberlains
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One -Nota iniziale- ***
Capitolo 2: *** Two -Riflessione ***
Capitolo 3: *** Three -Never Mind1- ***



Capitolo 1
*** One -Nota iniziale- ***


Dedicato a tutte le pecore nere nascoste nel gregge.


Andrea.
Andrea Montecarlo, il nome che è stampato sulla mia carta d’identità, proprio accanto a quella faccia da cazzo che mi ritrovo nella foto.
Fa proprio schifo quella foto, l’ho fatta a quindici anni, il periodo della mia vita in cui ho dato sfogo alla mia parte ribelle. Speravo di essere diverso, originale, di oppormi a qualcosa. Quando poi mi accorsi che erano tutte stronzate e non ero diverso dalla massa, ma uguale a tutti gli altri, con quell’aria da stronzo.
A diciassette non tenevo più ad essere qualcuno di diverso, ma qualcuno di normale. Cercavo l’accettazione dal branco per stare bene, facevo le tipiche stronzate da diciassettenne come tutti gli altri, reagivo d’istinto, non certo usando la capoccia.
La capoccia, è sempre stato questo il mio problema. Ce l’ho sempre avuta troppo dura, troppo pazza per poter essere manipolata da una qualsiasi moda o opinione comune. Gli altri facevano le cose come un ammasso di pecore, io prima ragionavo, ma poi il gregge lo seguivo lo stesso. Sono sempre sembrato una pecora bianca, proprio come tutte le altre, né più, né meno,ma in realtà ero una pecora nera. Sì lo ero dentro, ma non lo davo a notare. Non mi piaceva fare l’alternativo, preferivo fare il cazzaro come tutti gli altri. Non avrei mai guadagnato niente facendo la pecora nera, invece l’uniformarsi alla massa mi aveva regalato amicizie, esperienze, ma soprattutto attenzioni.
Io sono un egocentrico nato. Mi piace fare il buffone della situazione, mi piace essere guardato con gusto, ammirazione, mi piace parlare agli altri di me e sentir parlare loro di me. È bello quando ti accorgi che qualcuno dedica un attimo, un minuto, un’ora o giornate intere a te, ti fa sentire speciale. Sì, perché io ho sempre voluto esserlo, speciale.
E forse un po’ lo sono anche.  Insomma, conoscete qualcuno che si auto dichiara egocentrico e riesce pure a trovare delle giustificazioni al suo difetto?
No, non credo. Io sono io, sono Andrea Montecarlo e nessuno può coniarmi.
Per il mio modo di essere un po’ insolito, mi ritrovo spesso ad essere sottovalutato dalla gente -che è subito prevenuta, a causa del mio atteggiamento-  ma anche, come tutti gli egocentrici super montati- a sopravvalutare troppo me stesso, credendo di potermela cavare in ogni situazione.
Essere sottovalutato mi fa persino ridere, perché gli altri non si aspettano mai un bel niente da me, immaginano forse che nella mia testa ci sia solo musica (in stile Cosmo). Nessuno pretende niente da me, se non che io faccia il mio “mestiere”, ovvero il figo del villaggio.
Sono sempre stato un grande seduttore, sin dalla più tenera età, quando costruivo castelli di sabbia con affascinanti giovani donne in topless. Avevo già capito tutto dalla vita, pur non essendone consapevole.
Le donne erano lì pronte ad attendermi, nel loro mondo fatto di vestiti, tette, scarpe, gioielli, culi e trucchi.
Erano dolci, gentili e simpatiche con me ed io ho sempre avuto una passione per i loro corpi curvilinei, i loro morbidi capelli, le loro labbra pneumatiche. Erano tutte belle, molto belle.
Ma una sola io amavo davvero, mia madre. Quella che tante volte ho lasciato perdere, a cui ho mentito, ma che non ha mai smesso di amarmi, anche quando la mandavo a quel paese (a fanculo mai) e facevo di testa mia. Piangevo sulla sua spalla a tre anni, a sette e continuavo a farlo a venti. Quando tutto sembrava perso lei ancora era lì, era una di quelle uniche persone che non mi avrebbe mai lasciato, per sempre.

 
E certe sere, quando mi ritrovo a pensare, solo e angosciato la chiamo, pur sapendo che dovrei farlo più spesso, che dovrei anche chiamarla per le cose belle e non solo per le mie crisi interiori. Ma lei è la mamma e perdona sempre.

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Capitolo 2
*** Two -Riflessione ***


Da bravo superbo quale sono, credo sempre di poter raggiungere i miei obiettivi.
D’altronde, esiste una frase sentita e stra-sentita che fa:  L’importante è crederci, se vale per coloro che accusano la vita di essere troppo crudele , perché non dovrebbe valere per me che ne sono innamorato?
La vita è qualcosa di meraviglioso, almeno per me. Io riesco a viverla sempre con il sorriso, ma non quello falso, da pubblicità, che ti tieni addosso per non farti scambiare per un depresso, il sorriso del cuore. Non è la mia bocca che sorride, rischiando una paralisi facciale, ma è la mia mente che tenta sempre di trovare il meglio in tutto. Non importa se pesto una merda per strada (tra parentesi, porta pure fortuna), se i miei non accontentano il mio ultimo capriccio, se ho ancora delle incertezze sul mio futuro. Aspetto, paziento, credo nelle mie possibilità, vado avanti. Io posso permettermelo.
Sono stufo di sentire gente che ha un tetto sopra la testa, una famiglia e degli amici e non fa altro che lamentarsi, ripetendo di non sopportare l’oppressione da routine. Cazzo  vuol dire?
“La mia vita è una palla, è noiosissima. Non va male, ma è troppo mediocre, troppo normale.”
(cit. Un Individuo Qualunque su questo Pianeta)
Ecco una parola che non rientra esattamente nelle mie grazie, normale. Cosa vuol dire normale? Quando una situazione, una persona è normale? È tutta questione di abitudini.
Anche io vivo una vita normale, se così vogliamo definirla, ma la vivo con serenità e allegria. Se qualcosa non va bene cerco di cambiarla, reagisco, non aspetto che la manna caschi dal cielo. Prendo il controllo della situazione, perché sono io l’artefice della mia vita, io che mi alzo la mattina, cammino sul marciapiede. Poi posso trovare a terra un diamante come calpestare una merda fresca, ma sta a me reagire in modo positivo o negativo. Certo, ci sono situazioni in cui di sicuro non posso ridere, non è opportuno (vedi scorsa settimana, passato col rosso = multa salata), magari sul momento mi incazzo però poi mi tranquillizzo, dai. Per intenderci, non diventerò autolesionista per una fottuta multa.
Non sono un buonista del cavolo, non dico che la vita è un prato di margheritine  pronte a sfiorare i nostri piedi delicatamente e siamo noi a doverle coglierle. So che tante volte si può davvero rimanere delusi anche per una stupidaggine, in cui però credevamo.
 
Io quando ho scoperto che Babbo Natale non esisteva ho cominciato a frignare come una fontana, poi tirando le somme, ho capito che i regali arrivavano lo stesso, quindi il mio pallone della Nike lo avrei avuto comunque. Insomma, l’equazione Natale = pallone nuovo, funzionava lo stesso. [Che bambino materialista che ero!]  Dunque non avevo bisogno di lanciarmi tra le fiamme del camino -dove inizialmente era tutto predisposto per l’arrivo del vecchio signore in rosso (panettone sotto compreso)-  per la disperazione.
 

La vita è come… come una pizza! L’impasto è quello, tu scegli i condimenti! [momento di massima poeticità]
Sta a te decidere se vuoi essere una Biancaneve, una Margherita o una Capricciosa (pollice in su per l’ultima!) , sta a te crearti le occasioni e non lasciartele sfuggire. La tua vita non è altro che lo specchio di te stesso. La tua vita sei tu. Puoi mettere l’uovo sodo o il carciofo, sei tu il pizzaiolo. [frase effetto per concludere]
Io mi approccio alla vita proprio come faccio con me stesso. È meravigliosa perché sono io a renderla così.

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Capitolo 3
*** Three -Never Mind1- ***


Se ne sta tranquillamente su quella mensola e ti guarda con l’aria di chi la sa lunga.
Ma cosa vuoi che ne sappia lui?
Lui che ha passato la sua vita a volare fra le tue braccia, ad essere scaraventato giù dalla finestra, per poi ritrovarsi attorcigliato dallo scotch trasparente, abbandonato su una mensola, in balia della polvere.
Che allegria, eh?
Scusa ma non riesco ad essere più allegro di così, quando scrivo in questo fottuto spazio, nato per accogliere i miei momenti d’angoscia.
Non si può ridere tutta la vita. Questo lo so bene.
Credi che io rida sempre, vero? Che non sappia far altro che far ridere la gente, no?
Certe volte mi guardo allo specchio e mi viene da piangere.
Sono cresciuto, cazzo!
Il lunapark è finito, bello! Adesso arriva la prigione!
E adesso, da dietro queste sbarre invisibili, prendiamocela pure con Batman, tanto lui non può parlare.
È sempre più facile prendersela con chi non può rispondere, piuttosto che con te stesso.
 
 
 

Basta che parli da solo in uno stupido blog del cazzo!
Never Mind
 

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