Mum,where is my father?

di Nephilim Hush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi. ***
Capitolo 2: *** Potrai mai perdonarmi? ***
Capitolo 3: *** Fantasmi del passato. ***
Capitolo 4: *** I like you. ***



Capitolo 1
*** Ricordi. ***


1.
-Ashley?- Sussurrò Miriam.-Vieni a dormire?-Ero ancora sopra i libri,sopra quella biologia,quella biodiversità,che fortunatamente mi distingueva da altre persone,sopra quella materia che tanto amavo e che forse avrei continuato a studiare,se domani fossi stata ammessa alla Charitè di Berlino.-Ashley?
-Mh,chi? Come? Perché? Si,si certo Miriam hai ragione te!
Me ne uscii fuori io,mentre contemplavo ancora quelle piccole,ma grandi,leggi chimiche.
-E questo ti fa capire quanto mi ascolti!
Sospirò lei,per poi mostrarmi un sorriso sul suo volto,si avvicinò a me,prese il libro e delicatamente lo chiuse.
-Hey! Ma che fai,no! Domani come lo passo l’esame?
Urlai io,leggermente nervosa dopo aver bevuto ben quattro tazze di caffè!
-Esattamente come lo passerò io.
Proferì rilassata e calma.
“Ha sempre la risposta pronta!”
Sbuffai.
-Ok,chiudo,chiudo.-Ma c’era qualcosa che non andava,anzi andava troppo:c’era troppo silenzio!-Scusa la domanda molto pertinente:che fine hai fatto fare a mio figlio?
Le domandai con tono abbastanza arrabbiato.
-Allora,punto numero uno:ti preparo una camomilla,mi dai sui nervi quando sei così agitata! Punto numero due:William l’ho portato a dormire.
-Ah,e di me non ti ha chiesto nulla?
Chiesi con una certa premura:si sono altamente gelosa di mio figlio,è l’unico motivo per cui mi sveglio al mattino e penso che oggi sarà un giorno migliore! E poi che pretendete? Fra una settimana compierò i miei 2O anni e fa sempre piacere sentirsi fare dei complimenti,soprattutto se dal proprio figlioletto adorato!
-No,mi dispiace.
Si diresse verso il bancone della cucina e iniziò e prepararmi sul serio una camomilla.
-Ah,ok,non fa nulla,ormai è un ometto che dovrebbe dire della…
Non riuscii di finire la mia frase,che.
-Di a mamma che domani supererà l’esame perché lei è bravissima,dolcissima,bellissima,ma soprattutto perché mi vuole bene! Dille anche buona notte.
Mi bloccai.
-Cosa?
-Si questo è tuo figlio. Chissà da chi ha avrà preso,mah…
Ironizzò Miriam.
-Dal padre,tutto dal padre!
Sospirai,mentre nella mia mente si riaffioravano ricordi e ricordi e negli occhi un velo di tristezza accompagnato da felicità,per ciò che avevo vissuto.
-No mia cara,lui si sa muovere come te!- M fece l’occhiolino e mi diede la mia tazza di camomilla bollente.-Tieni e poi vai a dormire:ad entrambe domani aspetta una giornata storica!
Annuii con il capo,mentre la mia amica saliva le scale per andare in camera da letto.
Ero da sola in salone,un grande salone.
Eravamo riuscite a comprarci quella casa,con tanto sudore della fronte a soli 18 anni. Nessuno ci aveva aiutate:i miei genitori erano,come possiamo dire con un eufemismo venuti a mancare a causa di un’incedente;i genitori di Miriam erano dei drogati e lei per scelta li aveva rifiutati.
Entrambe rinchiuse in una casa famiglia,ma proprio lì abbiamo vissuto i nostri anni migliori,i nostri errori e i nostri amori.
La Signora Allen,ovvero Julie,una seconda madre per me. Non aveva figli e dopo che era divenuta vedova a giovane età ha deciso di aprirci le sue porte,proprio lì ho conosciuto la mia coinquilina,amica,”sorella” Miriam.
Sospirai,troppi ricordi anche rimanere da soli in salone.
Finii la mia camomilla,misi la tazza nel lavandino e poi,salendo le scale,mi recai,il più piano possibile,in camera di William.
Era un piccolo angelo,quando dormiva,ma era sempre mio figlio. Gli diedi il mio caloroso bacio della buona notte,per poi alzare i tacchi e andarmene a dormire pure io,ma.
-Mamma,mamma-Fece un grande sbadiglio e con la sua vocina assonnata mi domandò.-Dommi qui con me?
Lo guardai intenerita da quello sguardo,che quasi tre anni e mezzo fa mi avevano fatto di innamorare di suo padre,se non di più,e senza rispondergli mi sfilai le scarpe e mi misi sotto le coperte,vicino a lui.
Lo abbracciai,lo strinsi forte al petto:volevo che potesse sentire tutto il calore che a me,era stato tolto con rudezza a soli 15 anni,volevo che potesse sentire il mio cuore,come se fosse il suo,così da capire che non lo avrei mai abbandonato,non più.
-Buona notte Bill,ti amo.
Gli diedi un bacino sulla punta del nasino,sorrise,per poi riaddormentarsi subito,e io lo seguii a ruota.

Hush: Ciao a tutti c: Prima di iniziare vorrei ringraziare chi sta leggendo questa FF,in secondo luogo volevo avvertire (nel caso qualcuno avesse letto già i primi capitoli della mia storia.) che il mio account ''Crush'' è stato bloccato e questa sarebbe ''Hurricane.'' 
Riposterò tutti i vecchi,e i nuovi capitoli,ogni settimana.
Grazie mille,Hush.

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Capitolo 2
*** Potrai mai perdonarmi? ***


2.
-Benvenuti alla Charitè e oggi farete il vostro…
L’esaminatore parlava,parlava e parlava. Diceva ciò che tutti gli esaminatori avrebbero dovuto dire,ovvero le regole per un esame. Io davo,e ricevevo,esami dalla vita fin da piccola e quindi sapevo che dentro quell’enorme aula potevo portare con me solo una bottiglietta acqua e un pacchetto di fazzoletti:stop! Ma per chi è andato avanti nella vita,grazie alle mazzette di papà,si era portato dietro una  splendida borsa nera in pelle di Dolce & Gabbana con rispettivi trucchi,pochette argentata dove teneva penne glitterate,con le piume e chi più ne ha più ne metta!
-Scusi se l’ha interrompo,quindi non posso tenere la mia borsa firmata.-Sottolineò firmata.-e la mia penna fortunata?
Con quella voce stridula interruppe non solo l’esaminatore,ma anche l’atmosfera di serietà che vi era.
-No Signorina…
-Dudukovic,grazie.-L’esaminatore annui con aria molto gentile,mentre l’oca continuava a disturbare tutti!-E dove le metto? E se poi questi pezzenti me le rubassero? No,no io non mi fido!
Erano passati già 15 minuti e quella Dada,Dudu o come si chiama ancora faceva storie.
Io avevo altro a cui pensare,non badavo a cosa stava accadendo,pensavo a William.
Stamane mentre lo accompagnavo all’asilo,non salterellava,non cantava,era cupo e camminava davanti a me dritto,come se avesse combinato un guaio.
Se non lo conoscessi avrei pensato che fosse assonnato,ma,essendo figlio mio!, e sapendo che è uguale al padre,avevo subito intuito che vi era qualcosa che non andava. Lo afferrai per una manina,ma lui non mi guardò in faccia,proseguì diritto. Allora mi sedetti sui talloni e lo costrinsi a guardarmi per forza. Aveva gli occhioni rossi con aria preoccupata.
-William,che c’è?-Gli domandai mentre gli accarezzavo i capelli. Lui non mi rispose,tirò su il naso,e si girò.-Bill che c’è? Piccolo,dillo a mamma!
Si fermò ad osservare una farfalla che volava,lo raggiunsi e lo guardai fisso negli occhi. Poi con una carezza lo incoraggiai a dirmi cosa lo turbava.
-Mamma,dov’è papà?
Lo guardai,mi crollò il mondo addosso. Sapevo che prima o poi sarebbe giunto quel momento,ma non così presto.
William si mise a piangere,immaginava che una domanda del genere mi avrebbe distrutta o turbata moltissimo,ma io lo abbracciai dandogli sicurezza,e gli risposi,mentre cercavo la risposta in un punto vacuo.
-Ecco Bill,è difficile da dire…-‘Tuo padre è un cantante famosissimo! Pensa un po’,il cantante dei Tokio Hotel! Hai anche uno zio,che suona la chitarra e il  piano! E novità ancora più stravolgente te sei uguale a lui quando era piccolo,ma oltre fisicamente lo sei anche caratterialmente,ma lui non sa nulla di te,perché? Perché quando ho saputo che ero rimasta incinta di te,non ho voluto costringere tuo padre a fare una vita che non avrebbe mai voluto condurre! Quindi decido di mentire pure a te,così che nessuno altro,oltre a me,si ferisca.’ Sbuffai,mentire per amore di nuovo.-Ma so che tu sei forte.
Stavo per parlare,quando il suo ditino si appoggiò sulla mia bocca,scosse il capo.
-Non m’interessa mamma,ho già capito.
Lo abbracciai,avevo bisogno di sentire il suo piccolo cuoricino battere vicino al mio,sperando che forse un giorno,quando avrebbe scoperto la verità,mi avrebbe perdonato e avrebbe capito che io lo avevo fatto per lui e per suo padre.
Mi asciugai le lacrime,gli diedi infiniti baci e poi lo accompagnai all’asilo,rendendomi conto che si era fatto molto tardi,mentre mi incamminavo per la mia scuola,lui mi osservava dalla finestra e con una manina mi salutava,mentre giocava con un bambino…
-Ecco a lei il suo compito Signorina Manfrè.
L’esaminatore mi riportò alla realtà,ora dovevo concentrarmi in quel compito,perché il mio,anzi il nostro futuro si sarebbe deciso soltanto da il risultato di quello. 

Hush: Come promesso,dopo una settimana,è arrivato il secondo capitolo. (: 
            Non so se vi piacerà ma voi recensite così capirò (: Intanto ne approfitto della vostra attenzione per farvi gli auguri di un buon 2O12. (:

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Capitolo 3
*** Fantasmi del passato. ***


3.
Non ero mai stato così tanto tempo all’estero.
Spesso ritornavo a Berlino,si uno due giorni,il tempo di mangiare il pasticcio di pollo della mamma e poi via,a prendere un nuovo aereo per chissà quale altra destinazione.
Ora stavo ritornando,non del tutto,per un po’. Sono emozionato,felice,qualcosa che nemmeno io mi so spiegare.
Ma certo,ora che sarei rimasto più a lungo significava anche ritornare nella città dove si era vissuta più della metà della propria vita,significava,anche,ritornare dai fantasmi del passato,sia belli che brutti.
In quel momento nella mia mente si materializzò l’immagine di una ragazza,dai lunghi capelli corvini,un bell’incarnato candido e liscio con degli occhi così azzurri da perderti nella loro profondità.
“Ash.”
Pensai.
E subito trasalii.
-Hey fratellino,tutto bene?
Tom era accanto a me. Aveva letto nella mia espressione che qualcosa non andava,ma rilassai tutti i muscoli e con un cenno di assenso gli feci capire che tutto andava bene.
Ritornai a pensare.
Di quella stupenda e meravigliosa immagine che si era creata nella mia immaginazione,incominciavano a riaffiorare ricordi,ahimè non così belli quanto lei.
Eravamo ritornati a quella soleggiata giornata di giugno,dove la mia ragazza mi venne a trovare,ma non varcò la soglia,nonostante l’invitante bacio che le diedi per darle il benvenuto,si scansò.
Allora la osservai meglio. Aveva gli occhi rossi e gonfi,segno che non aveva dormito e per di più pure pianto!,era pallida,non stava bene ormai da due settimane,ma lei diceva sempre che il dottore non le aveva prescritto alcun medicinale.
-Amore entra,che fai lì impalata.
Dissi con un tono di voce tranquillo,anche se dentro ero tutt’altro!
-Bill…-Si bloccò,ma poi tra un singhiozzo ed un altro.-Non possiamo più stare insieme…
Il suo viso era rigato,il mio cuore,invece,aveva appena ricevuto un pugnalata ben assestata.
-Cosa?-Domandai io,abbastanza alterato.-Non possiamo più stare insieme? E perché?
La guardai fissa negli occhi. Non le avevo dato nemmeno il tempo di terminare la frase,ma lei chiuse gli occhi,prese un bel respiro,accarezzò il suo ventre e poi.
-Stanno accadendo eventi più grandi di noi! E poi te domani parti…
Non ci credevo. Non credevo a ciò che stava dicendo! Non le era mai importato di questo,avrebbe sempre viaggiato con me!
-Ah! Sarebbe per il tour che mi lasci?
Domandai incerto. Stette sulle sue poi rispose fermamente.
-Si! Esattamente,hai capito tutto,io non ti merito…
Stava mentendo. Evitava il mio sguardo,evitava me.
-Ashley,smettila!-La rimproverai.-Ti chiedo soltanto una cosa.-Lei era lì in attesa della mia richiesta.-Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami più,dopo di che ti lascerò,ma non prima.
Rimase stupita della mia richiesta,ma poi riguardò il proprio ventre,sospirò,mi prese la faccia tra le sue mani e mi fissò così intensamente,a tal punto di sentire la sua tristezza nell’anima.
-Bill,io,io…-mi baciò. Ma quello non era come i soliti baci era il nostro ultimo bacio. Mi baciava,come se stesse cercando di memorizzare ogni singola emozione che le davo,e mentre le lacrime scorrevano libere sul suo volto,a un centimetro dal mio mi urlò. – No,non ti amo. Non ti amo più.
Per poi scappare via. Come le avevo promesso io l’avrei lasciata in pace,ma Ashley è sempre rimasta nel mio cuore.
In questi tre anni,mi ripeto,non ero stato se non più di un giorno a Berlino,per di più camuffato,per non farmi notare da fan e paparazzi,così che avevo perso ogni contatto con lei,anche soltanto di rimanere semplici amici.
-Signori Kaulitz,eccoci arrivati all’indirizzo da voi richiesto;fanno 35 euro.
Pagai il taxista e mi avviai verso l’entrata di casa,mentre mio fratello prendeva le sue valigie dietro;dopo tre anni meritavano di stare un po’ con la nostra famiglia,Berlino aveva tanti,troppi ricordi che un giorno speravo di ritrovare.

Hush:spero vi piaccia e con questo vi saluto c:
           Grazie per le recensioni.

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Capitolo 4
*** I like you. ***


4.
Miriam era stata ammessa alla Charitè,io ero stata ammessa alla Charitè. Non ci potevo credere,ce l’avevo fatta,ce l’avevamo fatta.
I corsi sarebbero incominciati la settimana prossima e avevo promesso a William che sarei sempre stata con lui. Per colpa dello studio lo avevo trascurato molto,e non me lo potevo permettere:noi due eravamo una squadra e non potevamo stare l’uno senza l’altro per troppo tempo.
-Mamma,mamma vado sullo civolo,guaddami!
Annuii con il capo e lui si mise a correre verso lo scivolo,a me invece cadde l’occhio su un papà che giocava con il proprio bambino.
William voleva sapere se anche lui avesse un papà o almeno che fine avesse fatto. Per ora potevo cavarmela con ‘Bill,mi dispiace tanto…’ e fargli comprendere che il padre era,diciamo ‘defunto’ e accontentarsi di una figura paterna che avrei scelto io per lui;ma da grande? Da grande avrebbe voluto vedere la tomba di suo padre. Avrebbe voluto vedere una foto del suo vero padre,avrebbe voluto sapere di più su suo padre! E non avrei più potuto mentire,ma soltanto ammettere i miei sbagli.
Mi osservai in cerca di una risposta. Abbigliavo con dei jeans stretti,una maglia blu con uno scollo a V e delle ballerine intonate alla maglia;poi ripensai a Bill,il vero Bill,e a quando ci siamo conosciuti.
Oh,io non ero così,nulla affatto! Il mio solito abbigliamento erano dei pantaloni XXXL,una maglia aderente e una coda da cavallo che teneva su i miei lunghi capelli.
I miei genitori mi hanno sempre permesso di vestirmi in quel modo,perché? Perché sapevano che prima o poi sarei diventata davvero ‘matura’ e avrei smesso di vestirmi in quel modo,ma quella maturità ahimè arrivò troppo in fretta.
Nevicava,io ero in palestra a prepararmi,dopo qualche minuto avrei avuto la gara di hip.hop,ma una telefonata stroncò la mia euforia oltre che la mia vita.
Erano le 18.15 e i miei erano morti sul colpo,le gomme non avevano tenuto all’asfalto ghiacciato ed ora non erano più con me. Fui mandata in una casa famiglia,fortunatamente,dove conobbi un’altra ragazza:Miriam.
Lei non era orfana perché lo voleva il destino,ma perché lo aveva scelto lei. Sua madre si drogò anche durante la gravidanza e quando nacque fu subito affidata a Julie,lei lì poteva scegliere,e avevo scelto di non vedere chi le avevo donato la vita a forza di anfetamine pur di levargliela.
Tutti gli amici che avevo,dopo l’incidente,si dileguarono,mi rimasero accanto solo i ragazzi della crew,solo grazie alla danza superai quel trauma.
Quando ballavo era come stare di nuovo tutti insieme.
Mia madre lo insegnava,ma non insegnava un’hip.hop che ti poteva insegnare qualsiasi insegnate,lei ti insegnava quello vero,quello che proveniva dai bassi fondi americani,perché mia madre in realtà veniva dall’America,e si trasferì qui in Germania a 15 anni,per colpa del lavoro del nonno. Conobbe papà proprio per le sue famose lezioni di danza.
Con mamma mi allenavo molto,volevo diventare brava come lei,ma se anche sbagliavo,lei mi sorrideva e mi rimostrava il passo con più sicurezza e lo eseguivo perfettamente. Papà invece era divenuto funzionario di banca,sempre in giacca e cravatta,ma ogni tanto si lasciava andare alle nostre persuasioni e ci mostrava ciò che aveva imparato da mia madre.
Trillò la campanella,l’odioso suono per avvisarci che la tortura sarebbe iniziata a momenti. Mi misi seduta al mio solito posto,in fondo all’aula,dove meglio di lì? Potevo dormire,potevo disegnare,potevo ascoltare la musica e inventarmi i passi per le nuove coreografie.
In mezzo a una zolfa di ‘Sfigata!’ lasciai andare il mio zaino e con esso anche il mio corpo sulla sedia,ma proprio in quel momento qualcuno mi venne a disturbare.
-Hey Piccola,che ne dici,se tu ed io,oggi pranzo lo facciamo insieme?
Non c’era bisogno che mi girassi per vedere chi fosse,Tom Kaulitz,il leader di un gruppo di ‘bulli’? Parola troppo forte per cinque mocciosi di provincia,ma per ora chiamiamoli così. Allora,il leader di  un gruppo di bulli formato da Andreas,Bill,suo gemello,Gustav e Georg. A scuola tutti li stimavano e li ammiravano:Tom,Bill,Gustav e Georg perché avevano fondato un gruppo musicale,di cui personalmente,non avevo mai sentito parlare e poi si propagava in giro la voce che il ‘Boss’ fosse anche un donnaiolo,si e io ci credo. Mentre Andreas,bhè Andeas era il loro migliore amico,certo che era ammirato per la proprietà transitiva.
-Allora che ne dici se te in questo momento mi levassi gli occhi dal culo e sparissi?
Gli risposi io con un sorrisino forzato. Ma lui si sfregò le mani e si leccò le labbra,non prese quelle parole come un ‘no!’,come sarebbero dovute essere,ma come una sfida. Lui era il donnaiolo della situazione e un semplice no,avrebbe potuto rovinare la sua reputazione.
-Piccola lo so che mi vuoi,chi non mi vorrebbe?
Mi domandò,o affermò?,mentre mi prese per un polso e mi fece voltare verso di lui.
-Ecco sarò la prima e forse anche l’unica,ma non ti v o g l i o!
Mi tirò a se.
-Siamo sicuri?
Stava per baciarmi,lo spinsi via ed urlai.
-Non ti voglio vedere! Certo che sei proprio un megalomane Tom Kaulitz. Chi ti credi di essere? Ritorna da dove sei venuto e non provare mai più a toccarmi.
Tutti si voltarono,ma mi diedero della pazza,come se tra me e quell’essere ci fosse qualcosa e io facevo di tutto pur di attirare l’attenzione,invece era l’opposto!
-Come vuoi Piccola,ma non venir a piangere da me dopo.
Era la mia parola contro la sua,una sfigata contro un boss,ecco ero rovinata anche per quel briciolo di reputazione che avevo.
Passai tutta le lezione di arte a pensare come vendicarmi,ma non mi venne in mente nulla,il vuoto!
Quando risuonò la campanella si avvicinò a me un altro ragazzo,credo che se fossi stata una barbie mi sarei data della fortunata,invece no.
-Senti Ashley,ti volevo chiedere scusa per il comportamento di mio…
Non gli diedi il tempo di terminare quella frase.
-Bill te non c’entri nulla,vattene. Non voglio le scuse di nessuno.
Risposi fredda,anche se in realtà mi sentivo,sola? Si diciamo sola.
-Invece c’entro. Mio fratello ha fatto una scommessa con Andreas e riguardava te.
Lo fissai negli occhi,provai un brivido d’emozione,ma lo lasciai andare via.
-Di che si tratta.
Scandii quelle quattro parole facendo capire al ragazzo che doveva parlare.
-Siccome non ti hanno mai vista con un ragazzo,credono che tu sia,ecco…
Iniziò a gesticolare e le sue gote si infiammarono,così gli levai un peso.
-Lesbica?
Gli domandai io,mentre i miei neuroni stavano organizzando la terza guerra mondiale contro Tom Kaulitz e Andreas.
-Esatto,credono che tu non cammini fra gli uccellini,sono le loro testuali parole,ma io non lo penso,cioè ecco…
Ora ad essere rossa in viso non era solo Bill,ma anche io! Come si permettevano di darmi della lesbica? O per lo meno di dirmi ‘che non camminavo fra gli uccellini’. Sentivo dentro un fuoco ardere,ma non di passione,di vendetta! Osservavo Bill,era in ricognizione,se soltanto il fratello o Andeas lo avessero visto era morto,e per di più era molto imbarazzato per ciò che mi aveva riferito.
-Ascoltami,hai da fare a pranzo?
Chiesi io prendendo in mano la situazione,i miei neuroni stavano escogitando una vendetta,forse a scapito anche di Bill.
-No perché?
Rispose confuso e chi non lo era!
-Allora ci vediamo alla fine delle lezioni ai cancelli della scuola. Fai in modo che tuo fratello e Andreas ci vedano,così vedranno!
-E perché dovrei farlo?
Mi chiese con la stessa voce del fratello. Avevo dubbi che quei due fossero gemelli ora avevo la prova che fossero identici!
‘Bene Ashley avevi messo in considerazione il fatto che ti rispondesse di no!’
Mi avviai verso l’aula senza dirgli nulla,stavo pensando,una cosa per volta!,ma poi.
-Prendilo come un favore:se tuo fratello ci vedesse assieme per lui sarebbe una sconfitta.
Annuì,per quanto volesse bene a suo fratello,una vittoria era pur sempre una vittoria e così alle 13 davanti ai cancelli mi ritrovai Bill,Tom e Andreas.
-Vogliamo andare?
Chiesi a Bill con tono gentile,ma allo stesso tempo persuasivo. Non credevo a ciò che stavo facendo.
E la faccia di Tom,naaah e chi se la scorda? Ma ciò che più mi colpì fu di trovare per davvero Bill lì ad attendermi.
-Andiamo.
Mi prese a braccetto,si mise gli occhiali da sole e andammo,mentre Tom e il miglior amico osservavano la loro sconfitta a suon di Samy Deluxe.
Arrivammo in centro.
All’inizio non sapevamo che dirci,ma poi iniziammo a parlare,senza nemmeno renderci conto su cosa stavano discutendo.
-Mio fratello ti piace,ammettilo.
Mi disse lui con tono di ‘approvazione’.
-No.
Risposi io ridendo fin ad avere le lacrime agli occhi.
-Allora perché volevi che ci vedesse insieme?
Ridomandò. Era duro di cervello il ragazzo,ma bello,si lo devo ammettere era davvero bello.
-Te l’ho detto. E’ bello vincere e guardar in faccia i perdenti.
Sorseggiai la mia Coca maxi e addentai il mio Big mac.
-Insomma non ci vai leggera.-Mi fece l’occhiolino.-Allora come fai ad essere così magra,voglio sapere il tuo segreto.
Mi confessò lui.
-Parli te! Lungo il tragitto hai mangiato un pacchetto di gummibear,poi ora ti sei preso un Big Mac una Coca maxi e un gelato e guardati,peserai…-Fissavo i suoi leggiadri fianchi,ma l’occhio mi stava per cadere più giù,quando arrossendo.-Intorno ai 45 kg e poi e poi.
Applaudì.
-Complimenti hai indovinato quanto peso,ora ti meriti un premio,proprio come al luna park.
Affermò mostrandomi un sorriso smagliante,un sorriso che non si vede nemmeno nelle copertine per le pubblicità da dentifricio:perfetto! Fissai l’orologio,pur di non fissar lui e la sua bellezza,cazzo Meg riprenditi! Comunque fra meno di 2O minuti avrei avuto i miei allenamenti e se ci andavo a piedi sarei arrivata in ritardo,ma se fossimo tornati a scuola e preso la sua BMW,no.
-Mi dovresti dare un passaggio con la tua BMW fino al palazzetto dello sport.
Stavo tirando fuori il portafogli per pagare il mio pranzo,quando il Signorino mi fermò e fece scivolare la sua lucente carta Gold,anche ad un fast food.
-Pago io ci mancherebbe dopo quello che ha detto mio fratello sul tuo conto,e comunque per  il passaggio ok,andiamo.
Fece lui indicando l’uscita con il pollice.
-Bhè se mi avvertivi che avresti pagato tu avrei ordinato tutto il menù. -Scoppiammo a ridere,ma poi mi avviai.-Dai andiamo.
Per tutto il tragitto non parlammo,ed era strano per entrambi. Io pensavo,tanto per cambiare,a perché se la fosse tanto presa per ciò che avesse detto e fatto suo fratello;tanto ogni giorno mi sentivo dire della sfigata,che problema c’era?
Lo guardavo di sottecchi,ma il suo sguardo era rigido e fiero,anche se emanava tanto calore,ma cosa mi stava prendendo? Mi iniziava a piacere? Cosa,cosa,cosa? Aspetta Ashley resetta tutto e ricomincia fin dal principio.
Entrai in macchina e ancora silenzio,sentivo solo il cuore pulsarmi nelle orecchie. Ma ci si poteva innamorare così in fretta? O già mi ero ‘innamorata’ e non mi ero accorta per lo scudo freddo e duro che mi ero creata intorno? Cosa stavo diventando.
Sospirai.
-C’è qualcosa che non va?
Domandò Bill inarcando il sopracciglio.
-No,no,va tutto fin troppo bene,mi chiedo se quella a essere ‘sbagliata’ sia io.
Perché! Perché glielo avevo confessato! Tre ore fa nemmeno lo consideravo ed ora,ed ora gli confessavo come mi sentivo? Mi sentivo davvero sola al mondo!
-Ma è ancora per quello che ha detto mio fratello? Scusa…
Non lo lasciai finire.
-No,non ti preoccupare e grazie di tutto.
Sbuffai scesi dalla BMW metallizzata ed entrai in palestra.
‘Ma perché deve essere tutto così difficile? Perché?’
Mi pestavo a sangue mentalmente,ma non m’importava ora sarei ritornata dai miei ballando e forse avrei trovato una soluzione.
Partì ‘Crazy in love’ di Beyoncè,e incominciò anche la coreografia. Non perché fossi di parte,ma eravamo davvero bravi!
E dopo due ore stancanti,ma ‘rigeneranti’ almeno per me,li congedai tutti.
-A domani ragazzi,ci sentiamo.
Ma dagli spalti qualcuno applaudì.
-Brava,sei davvero brava Ash,insomma hai capito.
‘Ash? E tutta questa confidenza?’
-Scusa Bill da dove esce tutta questa confidenza?
Chiesi io un po’ inacidita. Dovete capirmi,perdere i genitori a soli quindici anni non ti fa essere più aperta come prima.
-Forse da questa mattina? Da quando ho deciso di aiutarti e…
-E di pedinarmi?
Terminai la frase io per lui. Che ci faceva in palestra? Gli avevo chiesto soltanto di accompagnarmi,no di rimanere a spiarmi così poi da riferire tutto al fratellone.
-Prendi questa mia presenza come un’altra vittoria.
E detto questo,lasciandomi di stucco,mi schioccò un bacio sulla guancia,e poi se ne andò.
Ecco come ci siamo conosciuti io e Bill;tutto per colpa,o meglio,grazie a una stupida scommessa fatta da Tom,che cretino Signore!
Sorrisi,mi accarezzai la guancia dove tre anni e mezzo prima mi diede il nostro primo bacio,mentre William rideva felice nel fare l’altalena.
 
 Hush. scusate il ritardo ma oggi sono stata super impegnata.
A lundì prossimo e grazie per le recensioni (:

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