Brisingr

di maryjanepotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La convocazione ***
Capitolo 2: *** Per sempre insieme ***
Capitolo 3: *** Parola di Cavaliere ***
Capitolo 4: *** Proteggerla ***
Capitolo 5: *** La rivelazione ***



Capitolo 1
*** La convocazione ***


Eragon era ancora distratto dal pensiero della battaglia. E soprattutto di ciò che era accaduto a lui e alla sua personalità dopo la crudele rivelazione di Murtagh. Saphira al suo fianco osservava l’orizzonte con sguardo fiero, con quei suoi occhi azzurri ghiaccio così seri e penetranti. Un Urgali si avvicinò timidamente al ragazzo, tenendo in mano una pergamena nuova e su cui erano scritte solo poche righe.
Eragon istintivamente posò la mano sulla cintura di cuoio legata, alla ricerca dell’elsa di Zar’roc, e non trovandola si sentì invadere da un’infinita ondata di malinconia. Si voltò a guardare la creatura, che si inchinò e disse a bassa voce:
- Lady Furianera ti attende, Cavaliere.- gli consegnò la pergamena, su cui c’era scritto solo qualche invito a fare in fretta. Eragon riconobbe la scrittura di Arya con una dolce fitta allo stomaco. Dopo la battaglia avevano avuto tutto il tempo di rilassarsi, e al ragazzo avrebbe fatto molto piacere rivedere l’elfa e Nasuada finalmente tranquille  e libere dalle stanchezze che la guerra aveva loro procurato. Saphira si intrufolò nella sua mente.
Eragon...smettila di fantasticare e diamoci una mossa.                                        
Il ragazzo tornò a malavoglia alla realtà. La dragonessa dispiegò le ali azzurre e possenti pronta a spiccare il volo. Coraggio.
- Ti ringrazio… la raggiungerò immediatamente.-
Bravo, così mi piaci…adesso sali. Eragon si arrampicò sulla spalla di Saphira e sedutosi saldamente sulla sedia disse alla dragonessa, con infinita naturalezza:
Speriamo che non sia niente di grave.Saphira si lanciò nel vuoto, e con un’innaturale leggerezza sorvolò la cittadina fino ad arrivare all’accampamento del capo dei Varden. Arya era sull’ingresso della tenda di Nasuada, piegata leggermente su un cavallo che si era spaventato nel veder atterrare Saphira, cercando di calmarlo. Eragon scese dalla dragonessa e la ammirò in tutta la sua esotica bellezza: i lunghi capelli corvini ondeggiavano al tocco del vento, e quando sollevò lo sguardo sorridente, il ragazzo rimase incantato dai suoi occhi smeraldini. Bellissima, ancora e ancora.
Eragon, ti prego!
Saphira si sentiva nervosa, ed Eragon capì ben presto il motivo: l’elfa lo stava osservando attentamente, soppesando ogni istante. Forse l’attrazione che lui provava era così forte da sentirsi a distanza.
- Ti aspettavamo, Ammazzaspettri. Salute a te, Saphira.-
Salve, Arya. Eragon cercò di non cedere sotto quello sguardo così saggio e inquisitorio.
- Cosa è successo, Arya? Perché Nasuada ci ha convocato?- L’elfa sorrise, poi si avviò dentro la tenda della tenda, facendo segno a lui e a Saphira di seguirla.
Ti prego Eragon, non lasciare trasparire i tuoi sentimenti per Arya. D’accordo. Eragon era irritato, ma sapeva che la dragonessa aveva ragione. Entrati nella tenda il ragazzo fu lieto di vedere Nasuada rasserenata. Anche lei, che indossava un lungo vestito rosso, in perfetta sintonia con la sua pelle scura, sembrava finalmente soddisfatta della vittoria. Al fianco della sovrana c’era Elva, che come al solito mangiava voracemente un cosciotto di montone, che però mollò con un inchino appena Eragon la guardò. La bambina aveva gli occhi violetti pieni di speranza da quando il cavaliere le aveva promesso che avrebbe trovato un modo per liberarla dalla maledizione che lui stesso, involontariamente, le aveva inflitto.
- Eragon, sono felice di annunciare che i Varden hanno trionfato di nuovo grazie a te e a Saphira. Vi saremo eternamente riconoscenti.- Eragon sorrise, mentre il suo sguardo correva su quello orgoglioso di Saphira.
Abbiamo vinto grazie a te, piccolo mio, sei stato molto coraggioso.
Anche tu, Eragon le fece capire tutta la sua gratitudine,sei stata fantastica.
Oh, grazie…La dragonessa sbuffò, sforzandosi di essere modesta.
- Ti ringrazio di cuore, mia signora Lady Nasuada, ma se non fosse stato per il valore di tutti i Varden che hanno dato la loro vita per questa battaglia, sarebbe stato impossibile raggiungere la vittoria.- Saphira chinò il capo e disse:
È stato un onore combattere fianco a fianco con guerrieri tanto fedeli e sprezzanti del pericolo. Quando Eragon ripetè ad alta voce le parole della dragonessa, sorrise alla sovrana, vedendo che i suoi occhi luccicavano di lacrime.
-Voi onorate tutti i ribelli.- queste parole sorpresero Eragon perché uscirono dalla bocca di Arya, mentre l’elfa lo guardava dritto negli occhi. Elva si alzò in piedi, scrutando Saphira con occhi divertiti.
- Un giorno, quando sarò libera dall’incantesimo, mi porterai con te sul tuo drago, Eragon Ammazzaspettri?- il ragazzo annuì, rabbrividendo perché la voce della piccola era terribilmente seria e da adulta, e suonava quasi sacrilega nel corpo di una bambina.
- Eragon, devi sapere che il motivo della tua convocazione riguarda tuo cugino Roran. Egli è un ottimo guerriero, tuttavia la vostra partenza per l’ Helgrind deve essere rimandata, in modo che lui possa essere in grado di proteggersi e tu possa terminare il tuo addestramento, che altrimenti metterebbe in pericolo la vostra vita, e sai quanto abbiamo bisogno di voi per tenere vive le speranze dei Varden.- Nasuada si interruppe non appena Roran fece irruzione nella tenda, vestito di tutto punto per la partenza. Eragon non se la sentì di dirgli niente subito, tanto vedeva il cugino preso dal desiderio di salvare Katrina, prigioniera dei Ra’zac. Gli occhi castani di Roran incontrarono quelli del cavaliere, mentre Nasuada spiegava tristemente le ragioni che avrebbero rimandato il loro viaggio per salvare la giovane futura sposa del ragazzo. Roran abbassò lo sguardo, poi si strinse nelle spalle e mormorò:
- Cominciamo subito l’addestramento, allora. Non voglio che le facciano del male.- il dolore nella sua voce tremula era percepibilissimo. Arya sostenne Nasuada nelle sue decisioni, e nonostante le disperate proteste di Roran, lui ed Eragon dovettero cedere. Nasuada li congedò e i due uscirono lentamente dalla tenda.
- Katrina è in pericolo ed io devo ancora attendere per andarla a salvare. Non posso lasciarla ancora indifesa fra le grinfie dei Ra’zac. La uccideranno.- Eragon abbracciò il cugino, cercando di confortarlo.
- Devi apprendere le finezze della scherma così quando andremo a salvarla gliela faremo veramente pagare ai Ra’zac per tutto quello che ci hanno fatto.- il ragazzo sembrò rincuorato e si accese di nuovo fervore.
- D’accordo, allora vai a prendere la tua spada. Sono ansioso di misurarmi con l’erede dei cavalieri dei Draghi..- Eragon fu felicissimo di correre alla sua tenda per prendere una spada. Ancora una volta toccò il fodero di Zar’roc e trovandolo vuoto e freddo si sentì terribilmente impotente. Saphira lo raggiunse nella mente.         
Il furto di Murtagh è stato un gesto spregevole, come lo sono state le sue parole velenose, disse, ma non sono sicura che sia stato sbagliato rinunciare alla spada di un Rinnegato. Ne avrai sicuramente di migliori.
No, sussurrò Eragon, pensando con nostalgia alla splendida lama rossa che lo aveva accompagnato nelle sue battaglie, Zar’roc era un’arma impareggiabile.
Lo so bene, ribadì Saphira, ma per ora sii felice di aver avuto salva la vita. Non è certo il valore della spada a rendere invincibile un guerriero.
Ma nemmeno il suo cuore.
Ti sbagli.
Murtagh non aveva cuore per quello che ha fatto. Avrebbe dovuto lasciare che l’uccidessi. Per la salvezza di milioni di vite. Invece mi ha derubato ed è fuggito. Eppure era invincibile. La collera ammontò in Eragon al pensiero che lo stesso sangue di Murtagh scorreva nelle sue vene. Lo stesso sangue di Morzan il traditore.
Eragon, se Murtagh non avesse avuto cuore ti avrebbe ucciso, o peggio ti avrebbe catturato e consegnato al re in persona. Non riesci ad apprezzare almeno questo gesto d’affetto fraterno?
No. Eragon non sopportava l’idea che Murtagh potesse essere giustificato. È diventato come suo padre. Mio padre. Scacciò via questo pensiero, come fosse una mosca fastidiosa. Saphira sbuffò.
Non riesci proprio a perdonarlo. Dopotutto anche Castigo è mio fratello.Eppure mi ha attaccato come fossi il suo peggior nemico. Ma so che è stato costretto da Galbatorix a fare questo e perciò riesco a perdonarlo. Un giorno capirai anche tu. Questa volta fu Eragon a sbuffare.
D’accordo, vedremo. Afferrò una spada lucida e affilata e la mise nel fodero di Zar’roc. Rispetto alla spada rossa era molto meno pesante, e questo cercò di prenderlo come un punto a suo favore.
Si, vedremo, piccolo mio

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Capitolo 2
*** Per sempre insieme ***


Combattere con Roran lo metteva in imbarazzo. Aveva paura di fargli del male, anche dopo aver pronunciato l’incantesimo per smussare le lame taglienti. Il cugino era deciso ad imparare, e così Eragon fu costretto ad assestargli duri colpi quando, incapace di difendersi, cadeva. Lottarono  a lungo, e solo due volte Roran riuscì a colpire Eragon. Alla fine dell’allenamento aveva imparato molte più cose di quante il Cavaliere si fosse aspettato. Questo lo rese infinitamente felice.
- Grazie, Eragon.- disse Roran, e mentre il ragazzo era impegnato a guarire con la magia i lividi che gli aveva procurato, lo fermò.               –  desidero conservare queste piccole ferite in modo da ricordare quello che ho appreso questa sera.- Eragon protestò, ma Saphira intervenne, sfiorando i suoi pensieri:
Ricorda che devi ancora andare da Oromis. Quindi conservare un po’ di energia non sarebbe una cattiva idea.
Hai ragione, Saphira. Avevo dimenticato Oromis.
- D’accordo, Roran. Ma mantieniti in forma per domani, perché sarà ogni giorno più dura. È così che ho imparato a combattere con Brom.-
- Il vecchio?- Roran rimase sorpreso.
- Si, ma ti assicuro che era un avversario formidabile. Molto più di quanto potrò mai esserlo io.-
Sono fiera di te, Eragon, sussurrò Saphira.
- Ora devo andare.. ci  vediamo presto, cugino.- con un breve cenno della mano Eragon montò su Saphira e insieme volarono nel cielo azzurro.
Brom era un grande uomo. Ecco un altro motivo per cui odio Murtagh. Ha insultato la sua memoria senza conoscerlo, senza sapere che era un grande Cavaliere,disse Eragon mentre sfrecciavano in volo.
Murtagh pecca di presunzione. Ma è un sentimento che accomuna molti giovani cavalieri, Eragon. E lo sai bene.
Oh, certo…sei felice di rivedere Glaedr, Saphira?
La dragonesse esitò.Certo, ma adesso ho deciso di essere più rispettosa nei suoi confronti. Devo imparare tutto quello che posso se voglio difenderti bene, piccolo.
È bene che tutti e due mettiamo da parte i nostri sentimenti...per il bene di tutti. Il suo pensiero corse ad Arya, e sperando che Saphira non se ne accorgesse nel fruscio del vento, sospirò.
 
Oromis lo attendeva da tempo, e non appena Eragon e Saphira atterrarono si scusarono con un inchino, mentre il vecchio elfo sorrideva.
- Sono felice di rivederti sano e salvo, Eragon.-
- Anch’io lo sono, Oromis-elda. Sono pronto per una nuova lezione.- Oromis sorrise, e lo guardò con attenzione.
- Non c’è più nulla che io possa insegnarti, Eragon Finiarel. Ormai sei un buon cavaliere…l’esperienza verrà con l’età.-
- No! Ebrithil, io voglio imparare! Mio…- stava per dire fratello ma si bloccò. – Murtagh, il nuovo cavaliere ha usato incantesimi così potenti che è riuscito a disarmarmi con immensa facilità...Come farò a sconfiggere Galbatorix se già un cavaliere nato dopo di me, riesce a battermi in capacità? Desidero imparare ogni parola dell’Antica Lingua, ogni incantesimo di difesa, d’attacco…o morirò la prossima volta che incontrerò il Cavaliere Rosso sulla mia strada.- Eragon stava per innervosirsi. Aveva paura di rendersi nuovamente ridicolo davanti a Murtagh. No, se lo avesse incontrato un’altra volta lo avrebbe ucciso e avrebbe ripreso con sé Zar’roc. Era quello il suo unico desiderio. Averlo tradito nell’amicizia. Averlo tradito in tutto. Nel fatto di aver ripudiato il suo stesso sangue. Almeno il sangue di sua madre.
- Eragon, non posso insegnarti ciò che Galbatorix ha insegnato a Murtagh. Non posso permetterti di diventare come lui. Hai un’alta conoscenza dell’Antica Lingua, hai una forza e un coraggio straordinari, sei al fianco di una giovane dragonessa di gran carattere...a cosa ti spinge a desiderare di più?- Oromis lasciò che il ragazzo scavasse dentro di sé. Eragon non trovò solo desiderio di vendetta, ma anche istinto di protezione nei confronti di Saphira, voglia di essere un ottimo Cavaliere agli occhi di Arya, dovere di essere sempre più efficiente per il bene di Nausuada e dei Varden, di suo cugino Roran e di Katrina. E infine anche la speranza di poter liberare un giorno Elva dal suo maleficio. Tutti questi motivi bruciavano dentro di lui come nuova energia. Come fuoco. Brisingr.
- Ti prego, maestro, ho bisogno di saperne di più. Non userò nulla di quello che mi dirai per conto del Male. Lo giuro. Vel einradhin iet ai Sur’tugal.- la mia parola di Cavaliere. Oromis si passò una mano sugli occhi stanchi.
Eragon, ora stai osando troppo…Saphira lo rimproverò nel pensiero.
No, Saphira. Ho bisogno di conoscere qualsiasi cosa. Non voglio cadere nelle mani dell’Impero dopo quello che ho passato e che ho fatto passare alla gente che amo. Non permetterò che ci facciano del male. E se non vengo a conoscenza di queste cose, non ne sarò mai capace.
Ma non puoi costringere il tuo maestro a rivelarti cose che è impossibile anche pensare…e se un incantesimo avventato ti facesse morire?Eragon ascoltami…lascia perdere…
Eragon era furioso. Murtagh ci è riuscito…
Ma tu…
Cosa? Vuoi dire che sono meno esperto? Sono Cavaliere da prima che lo diventasse anche lui…prima che ci tradisse…
Saphira ringhiò, arrabbiata.
Ma Murtagh è più adulto di te…è il figlio maggiore…ha sicuramente più forza fisica per resistere agli effetti degli incantesimi…sei ancora così giovane Eragon…
- Sei ancora troppo giovane, Eragon. Per la tua età e per le tue capacità, sai tutto quello che occorre conoscere. Ed ora va, sei congedato.- 
Eragon cercò di urlare qualcosa ad Oromis nella speranza che almeno lui capisse cosa provava, ma si trattenne e voltatosi, se ne andò pieno di vergogna. Poco dopo Saphira lo cercò col pensiero. La cacciò via dalla sua mente, voleva restare solo con la sua delusione.
Non sarebbe mai stato un buon Cavaliere finché tutti si ostinavano a ritenerlo giovane, troppo giovane.
Eragon…mi dispiace. Saphira atterrò di fianco a lui, mentre Eragon era seduto su un masso con la testa fra le mani. Lei si accoccolò e lo fissò con gli occhi azzurri e intensi.
Sono stanco di essere considerato un bambino. Voglio essere un Cavaliere dei Draghi, e invece mi sento sempre più debole e terrorizzato. Non avevo idea di come fosse affrontare un altro Cavaliere. Galbatorix mi ucciderà e mi darà in pasto ai Ra’zac.
Saphira agitò la coda, sollevando un nuvolone di polvere.
No, Eragon. So che non finirà così, se staremo insieme. Tu sei un Cavaliere più di quanto pensi, solo che se vuoi che gli altri apprezzino le tue capacità devi essere il primo a credere in te stesso.
E come? Saphira, non posso…
Vedrai che arriverà il giorno in cui tutti sapranno che Eragon Ammazzaspettri è il più grande Cavaliere di tutti i tempi…e che Saphira, suo nobile drago, era la più bella delle dragonesse mai esistite.
Eragon rise. Saphira strofinò il muso contro la sua mano, dove luccicava il Gedwey ignasia.
Saremo sempre insieme, vero, Saphira?
Per sempre. Insieme. E con quest’ultimo pensiero confortante rimontò sulla dragonessa e insieme sorvolarono l’accampamento dei Varden, mentre sul Farthen Dur calava la sera. 

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Capitolo 3
*** Parola di Cavaliere ***


Eragon si spogliò lentamente dall’armatura. Aveva rinunciato a cenare insieme ai vittoriosi della battaglia. Non aveva voglia di festeggiare nulla. Nei suoi pensieri non c’era niente di confortante. Si lavò nella vasca della sua tenda e tuffò per qualche istante con la testa nell’acqua calda. Cercò di non pensarci, ma l’idea di Arya lo tormentava. Arya che non ricambiava i suoi sentimenti, o che si arrabbiava se lui lasciava trasparire le sue emozioni. Arya che lui amava e che purtroppo non avrebbe mai potuto amare con tutto se stesso davanti al mondo. Pensò ai suoi occhi sottili e verdi, così profondi e saggi, e sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Una principessa elfica al suo fianco. Una guardiana delle uova di drago. La donna più bella e coraggiosa che avesse mai visto in vita sua. Si asciugò lentamente e si vestì, stanco, desiderando con tutto il cuore addormentarsi in un sonno senza sogni. Perché se avesse sognato qualcosa avrebbe pensato ancora a lei, e non poteva permetterselo.
Eragon! Saphira lo raggiunse nella mente.
Cosa succede?
Arya ha fatto un lungo discorso a cena…qualcosa che riguarda anche te…sta arrivando…non farti trovare addormentato!
Grazie, Saphira. Eragon si alzò con una rapidità inumana e uscì fuori dalla tenda, nell’attesa dell’arrivo inatteso di Arya. Saphira aveva ragione. L’elfa avanzava rapidamente, i capelli corvini raccolti in un nodo elegante dietro la testa, l’espressione fiera e battagliera che il ragazzo conosceva bene.
Cosa è successo?
Non lo so…sarà lei a spiegartelo.
Arya lo raggiunse, il volto illuminato dai raggi lunari, splendente e determinato. Il fuoco del desiderio bruciava nei suoi occhi.
S’inchinò, si posò le dita sulle labbra e lo salutò alla maniera degli elfi.
- Eragon Ammazzaspettri, sono lieta di vederti sveglio.- sorrise appena, mentre il Cavaliere ricambiava il saluto con gran rispetto e ammirazione.
- Cosa ti porta qui, Arya Svit-Kona?- l’uso dell’appellativo femminile di massimo rispetto colpì l’elfa, che abbassò lo sguardo, per poi guardarlo dritto negli occhi.
- Devo parlarti, Eragon. Possiamo entrare? Non vorrei che orecchie indiscrete ci ascoltassero..- il ragazzo spinse il tessuto della tenda per aprire un varco d’entrata. Arya sembrava davvero preoccupata. Lui si sedette, lei rimase in piedi, le braccia incrociate, il sorriso sparito dalle sue belle labbra. Tirò un profondo respiro, poi cominciò a parlare:
- È giusto che tu sappia, Cavaliere. Io partirò. Partirò da sola per la città del re, dove è nascosto l’ultimo uovo di Drago.- Eragon, che stava versando dell’acqua in un bicchiere di cristallo, lasciò andare la presa e il prezioso contenitore si frantumò al suolo, rovesciando il suo contenuto. Fissò l’elfa, sconcertato. Era impazzita? Che speranze aveva contro il meglio dell’esercito di Galbatorix?
- Io verrò con te.- L’elfa si avvicinò a lui, gli occhi lucidi, come sul punto di scoppiare in lacrime.
- Per questo sono qui. Devo farti giurare di non seguirmi.- il ragazzo spalancò la bocca, inorridito.
Era giusto che tu lo sapessi da lei. Saphira sembrava addolorata.
No…questa volta furono gli occhi di Eragon a riempirsi di lacrime.
Seguì un lungo silenzio, in cui il ragazzo non riusciva ancora ad accettare le parole di Arya. L’avrebbe persa per sempre.
- Non ti lascerò andare da sola.- la determinazione del Cavaliere lasciò spiazzata Arya, che gli posò una mano sulla spalla, gentile.
- So bene quanto tieni alla mia amicizia, ma non possiamo permetterci altri errori. Devi darmi la tua parola.-
- No, Arya…morirai…ti uccideranno. Lascia che venga con te…- il dolore si faceva spazio in lui come fuoco ardente. Non poteva permetterlo. Lui l’amava.
- Tu ci servi qui, Cavaliere. Sono riuscita una volta a fuggire via dalla terra di Galbatorix con l’uovo di Saphira una volta. Non posso rinunciare al mio incarico. L’uovo, insieme a te, è l’ultima speranza di distruggere il re. Non sarai tu a fermarmi, Eragon. Ai suoi tempi non ci riuscì nemmeno mia madre.- Eragon provò un bruciante desiderio di baciarla. I suoi occhi così intensi lo attraevano come una calamita.
Eragon, attento, ti prego, non fare sciocchezze!
Il ragazzo, incapace di controllarsi le posò una mano sul viso bianco e bellissimo. La sentì fremere sotto quel tocco, ma non reagì. Arya chiuse gli occhi e rimase immobile. Eragon continuò a fissarla, impotente. Sotto le palpebre dell’elfa scivolarono due lacrime perlacee. Strinse delicatamente con le sue dita soffici la mano di Eragon, facendole scorrere sul palmo e sul Gedwey Ignasia.
- Non ti permetterò di seguirmi per proteggermi. Non permetterò che ti facciano del male…- le lacrime si fecero strada sulle morbide guance. – non di nuovo a causa mia. Partirò fra una settimana. E nessuno potrà farmi cambiare idea.- lo guardò implorante. – ti prego, Eragon, promettimi che non mi seguirai. Non potrei sopportare di essere la causa della tua cattura.-
- Arya…io ti do la mia parola. Vel einradhin iet ai Sur’tugal.- Eragon si sentì sprofondare. Si mise la testa fra le mani e si lasciò invadere dalla disperazione. Arya tirò un sospiro di sollievo.
- Grazie, Cavaliere. Hai fatto la giusta scelta. Buonanotte.- con un leggero fruscio del vestito contro il tessuto della tenda, Arya sparì. Calde lacrime scesero lungo il viso di Eragon. Saphira lo raggiunse, la voce impregnata di tristezza.
Mi dispiace.Eragon uscì fuori e vide Arya correre verso l’accampamento di Nasuada,
L’ho condannata alla morte.
No, rispose la dragonessa, cercando in tutti i modi di non tradire il suo dispiacere,è forte, e riuscirà ad essere vittoriosa anche in questa battaglia.
E se dovesse morire?
Non accadrà.
Ma se accadesse? Non supererei il dolore…
Ce la farà. Lo so. Arya è coraggiosa più di quanto pensi, e non è una sciocca. Non per niente è già riuscita a trafugare un uovo al re. Il mio uovo.
Spero che non le accada niente.
Forse dovresti darle la tua benedizione.
Già, la benedizione di un Cavaliere la proteggerebbe.
No, non la benedizione di un Cavaliere, ma la benedizione di Eragon…il tuo amore per lei potrebbe salvarla in molti pericoli.
Forse hai ragione…chiederò ad Oromis, domani.
D’accordo, Saphira si accoccolò al suolo,ma ora rientra e riposa, domani dovrai allenare Roran, e non credo che si lascerà di nuovo battere facilmente.
Eragon sorrise. Hai ragione, è testardo.
Come te.  

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Capitolo 4
*** Proteggerla ***


Roran entrò nella tenda di Eragon di buon’ora, la mattina seguente. Si sedette accanto al suo letto e quando il Cavaliere si svegliò fu lieto di vederlo sorridente.
- Alzati, dormiglione. È tardi, mio caro, e tu devi ancora allenarmi.- Eragon si tirò su con uno sbadiglio.
- Dov’è Saphira?- la cercò col pensiero.
Sono qui. Svegliati, e non scordare i tuoi impegni con Oromis.
Non lo farò.
Bravo.
- Roran, hai saputo di Arya? Della sua partenza?-
- Si, ieri sera ha annunciato tristemente questa notizia davanti a tutti i Varden. Sembrava distrutta, spaventata. Non ho mai visto Arya così abbattuta.- Roran gli porse i vestiti, addentando del cibo elfico.
- Neanch’io. È spaventata perché ha paura che qualcuno possa essere catturato per salvarla. È per questo che parte sola. Non vuole che la storia si ripeta.-
- Quale storia?-
- Mentre trasportava l’uovo di Saphira, Durza, lo Spettro, aggredì lei e la sua scorta. I suoi compagni di viaggio furono uccisi a colpi di freccia dagli Urgali. Non si è mai liberata dal pensiero di essere responsabile della loro fine.- Eragon abbassò lo sguardo. Arya, quando parlava di Gadwey e Faolin era sempre triste e combattuta. Adesso riusciva a capire bene il motivo. Era come se lui pensasse a Garrow. Roran sembrò leggergli nel pensiero.
- È inutile farsi delle colpe inutili, Eragon. Arya ce la farà, e tornerà sana e salva anche questa volta.-
- Spero.- Eragon si vestì e afferrò la spada. Uscirono insieme e cavalcarono verso il campo di allenamento. Anche Vanir, l’elfo che aveva sempre deriso Eragon per la sua poca abilità nella scherma, era presente mentre Roran e il Cavaliere incrociavano le armi. Eragon schivava velocemente i colpi del cugino, e gli dava consigli sul come maneggiare la spada. Alla fine del duello, anche lui ostentava qualche livido.
- Stai diventando bravo.- disse, sorridendo. Roran si asciugò la fronte con la mano, e bevve un sorso d’acqua dalla sua borraccia.
- Grazie.- per quel giorno poteva bastare.
Saphira? Saphira?
Si?
Devo andare da Oromis, ricordi? Puoi venire qui?
Certo.
Con un delicato battito d’ali, la dragonessa atterrò al suo fianco con grazia.
Andiamo, Cavaliere.
Montato sulla sella, Eragon sollevò la mano per salutare Roran, e si lanciò con Saphira nel cielo azzurro. Il vento gli fischiava nelle orecchie e gli scompigliava i capelli, ma era una bella sensazione. Saphira fece una breve manovra e posò le zampe a terra, con un’abilità straordinaria.
Sei migliorata tantissimo, nel volo. Sei davvero stupefacente.
Oh, non è niente. La dragonessa schioccò le fauci contenta.
Eragon alla vista di Oromis si inchinò, e sorrise.
- Ti prego di perdonare il mio comportamento scortese, Oromis-elda. Mi premeva di sapere di più, ma rispetto la tua scelta. Tuttavia ho bisogno dei tuoi consigli…mi rinneghi anche il piacere della tua compagnia?-
- Certo che no, Eragon. Che cosa ti tormenta? Non ti vedevo così preoccupato da molto tempo. Forse hai la stessa espressione di quando scopristi del maleficio che avevi inflitto alla bambina Varden. Ho ragione?- Eragon annuì, sincero.
- Si, hai ragione. Ciò che mi turba è la partenza di Arya.-                        Oromis chiuse gli occhi, consapevole, come se si fosse aspettato questa visita.
- So bene che Arya è una tua cara amica, ma devi permetterle di fare le sue scelte.-
- Ho giurato nell’antica lingua di non provare a seguirla, durante il suo viaggio. Lei mi ha implorato di farlo con le lacrime agli occhi.- Eragon esitò. – non posso infrangere questa promessa, tuttavia secondo Saphira potrei proteggerla con una benedizione, prima che parta.- Oromis si lasciò sfuggire un sorrisetto.
- L’ultima tua benedizione non è stata un’impresa eroica, vero, Finiarel? Cosa ti porta a pensare che questa darà risultati migliori?- Eragon scavò dentro se stesso.
- Io voglio bene ad Arya.-
- Molto di più che un bene fraterno, direi..- Eragon si sentì arrossire.
- Beh, si. Ed è per questo che credo possa funzionare. I miei sentimenti possono ostacolarla da vicino, ma possono anche salvarle la vita, se vegliano su di lei senza che se ne accorga.-
- Il tuo pensiero è esatto. Ma non hai paura che si possa arrabbiare?-
- Non oserà rifiutare la benedizione di un Cavaliere davanti al suo popolo. È l’unico modo che ho per starle vicino. Puoi insegnarmi?- Oromis lo squadrò ammirato. Eragon stava mettendo tutto se stesso per proteggere Arya. Sorrise e distese il vecchio volto.
- Sei davvero cresciuto, Finiarel. Non c’è in te più nemmeno l’ombra di quel ragazzino inesperto e pauroso che vidi la prima volta. È per questo che non posso più insegnarti niente…ora deve essere il tuo cuore a guidarti..- sorrise. – e se non ti guida in questa impresa, dove ti guiderà mai?- s’inchinò leggermente, ed Eragon rimase esterrefatto.
- Cosa fai, maestro?-
- Mi inchino al Cavaliere più giovane ma più determinato che abbia mai messo piede in Alagaesia. Meriti il mio rispetto e la mia stima. Ti insegnerò tutto quello che so per proteggere Arya. E se il suo cuore diventasse tuo, un giorno lontano, non ci sarebbe per me piacere più immenso.- Eragon si sentì pieno di gratitudine ed energia. Oromis lo riteneva finalmente un adulto.
- Ti ringrazio, Oromis-elda…le tue parole mi danno conforto.-
Siamo fieri di te, Eragon.
 Il ragazzo sentì la voce orgogliosa di Saphira nella mente.
“Siamo”? Chi?
Noi. Lei gli mandò un’immagine di lei e di Glaedr. 

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Capitolo 5
*** La rivelazione ***


Eragon tornò all’accampamento stanco e senza più forze. Gli incantesimi di Oromis si erano rivelati terribilmente complicati. Più volte aveva attinto alla forza di Saphira per resistere all’effetto. Aveva imparato molte cose, e aveva fatto anche addestramento insieme alla dragonessa per lo Skulblakas Ven. Erano fantastici insieme, forse perché Saphira stava diventando sempre più brava nel volo. Si perfezionava giorno per giorno grazie ai consigli di Glaedr.
Si sedette, abbandonandosi ad un sonno profondo, esausto.
Al suo risveglio era già mattina, e Saphira stava giocherellando allegramente vicino ad un ruscello. Eragon si stava vestendo quando Arya entrò bruscamente nella sua tenda. Lui rimase immobile, vedendola vestita di bianco, i lunghissimi capelli neri sciolti sulle spalle, tenuti lontani dal viso da una coroncina di fiori. Era bella, fresca come la rugiada mattutina. Lei lo salutò e sorrise, avvicinandosi, e riempiendo la stanza del suo profumo inebriante.
- Ti va di fare una passeggiata con me, Ammazzaspettri, per dimenticare un po’ tutti quei brutti pensieri che ti affollano nella mente?- lui non esitò ad arrossire, ed annuì, finendo velocemente di vestirsi.
- Sono sicura che sai felice della sorpresa che ti farò…- lo prese per mano e lui si lasciò portare via dalla sua gioia, dalla sua bellezza, dal vento che le faceva ondeggiare i capelli nell’aria. Passeggiarono a lungo insieme, lungo i prati del Farthen Dur, a piedi, fermandosi di tanto in tanto nei pressi di qualche albero. Arya conosceva tutti gli alberi per nome. E conosceva le loro storie. Storie così affascinanti che spesso lasciavano Eragon senza fiato. Ma ascoltava appena le sue parole, guardandola muoversi fra le foglie, socchiudere gli occhi smeraldini alla luce del sole, avvicinarsi a lui quando gli sussurrava qualcosa all’orecchio. Il ragazzo era incantato da tutto ciò che era parte di Arya. Non riusciva a non desiderarla anche solo per un istante.
- E qui…qui partì mio padre per la grande battaglia…- Arya guardò Eragon, che la stava ancora fissando ammirato. Ammaliato.
- Che stai facendo, Cavaliere?- lui si avvicinò lentamente.
- Ascolto tutte le splendide cose che dici, principessa di Ellèsmera. È forse un reato ammirarti per la tua bellezza e la tua intelligenza?-       Lei rimase tristemente sorpresa da quelle parole.
- Perché ti ostini a volermi conquistare, Eragon? Non riesci a capire che ti fai solo del male?- lui annuì, sconsolato.
- Non riesco a non volerti mia, Arya Svit-Kona. Mi dispiace se continuo ad imbarazzarti, ma è ora che tu ti abitui ai miei sentimenti, come io sono ormai abituato ai tuoi rifiuti.- lei sorrise.
- Cosa devo fare con te?- gli accarezzò la guancia, per un istante, poi si voltò e continuò a raccontare le sue storie.
Eragon…Saphira li raggiunse.
Cosa è successo? Il giovane si preoccupò immediatamente, nel sentire i suoi pensieri così frettolosi e spaventati.
Un Gemello… di Galbatorix…sta lottando con Nasuada…
- NO!- Eragon si sentì morire. Arya gli afferrò un braccio con forza, e con gli occhi terrorizzati chiese, aspettando una terribile risposta:
- Che succede?- il cavaliere era immobilizzato dall’orrore.
- Nasuada…è stata aggredita.- Arya chiuse gli occhi per un istante.  Un terribile istante in cui Eragon vide svanire la sua serenità. Tornò la dama temeraria di sempre. Estrasse un fermaglio dalla tasca, si tirò su i capelli con un gesto fulmineo, montò sul cavallo che li aveva condotti fino a lì e gridò:
- Corri, Ammazzaspettri, salva la tua signora. Ti raggiungo a cavallo…- Saphira atterrò nella vicina radura. Eragon le salì veloce sulla schiena, brandendo con prontezza la spada.
Non è Zar’roc ma…staccherò con un colpo la testa a quel maledetto…
Così va bene, piccolo. Mostra a tutti chi sei…
- Avanti!!!- volarono veloci nel cielo, mentre Eragon cercava con la mente di localizzare la signora dei Varden. La trovò. E al suo fianco sentì la presenza di un…
No….il sangue gelò nelle sue vene. Non di nuovo. Eragon rimase così sconvolto che rischiò di cadere dalla  sella della dragonessa. Roran. Lo trovò, ma non nella stanza di Nasuada. Stava correndo per raggiungerla in fretta..
Stavolta lo farò a pezzi, quel traditore di un Gemello se tocca mio cugino…
Va bene…la voce di Saphira era rotta dalla commozione.
Atterrarono e lui entrò con violenza nella tenda. Un guerriero vestito di nero, i viso nascosto, stava lottando con Nasuada, che sudava, stremata, nel tentativo disperato di salvarsi. Eragon uccise l’uomo con una delle dodici parole di morte che gli aveva insegnato Oromis. L’uomo stramazzò a terra, immobile, proprio mentre Roran irrompeva disperato nella stanza. Eragon si preparò ad attaccare. Eragon tremò per un istante, poi si lanciò nella battaglia. Ferì il Gemello sul viso, facendogli cadere con un tonfo l’elmo.
- Che ci fai qui, mostro?- Eragon ribolliva di rabbia, e si avventò su di lui con furia, cercando in tutti i modi di colpirlo. Lo ferì ancora, al petto, e cadde a terra, tenendosi la mano insanguinata sul cuore. Lui cercava di difendersi, ma aveva lo sguardo sofferente, e Eragon se ne accorse. Ciò lo rese ancora più violento.
- Traditore, lurido verme, schifoso…- Saphira lo afferrò per un piede e lo allontanò dall’altro, che giaceva esanime al suolo, il taglio sul viso che perdeva fiotti di sangue. Eragon si divincolò, poi si guardò le mani. Erano tutte sporche di sangue. I suoi occhi luccicarono.
È solo colpa sua se Murtagh è stato costretto dalla sua parte da Galbatorix…sua e di quel suo maledetto Gemello…
Hai ragione…ma perché è qui? Sarebbe bene interrogarlo prima di toglierlo di mezzo.
Cosa vuoi che sappia? So già quello che è successo…
Magari sa qualcosa di Murtagh…magari ha idea di come liberarlo dall’incantesimo del re…forse è stato lo stesso Galbatorix a confidarglielo.
Cosa vuoi che me ne importi? Murtagh e Castigo sono due traditori..
Che hanno però subito dei torti. Gli occhi azzurri di Saphira lampeggiarono minacciosi. Tu vuoi aiutare tuo fratello.
Eragon la guardò, schifato.
No, voglio solo che non faccia del male a nessun altro.
Non è vero.
Il Gemello si contorse per un attimo, con un rantolo terrificante, mentre il lago di sangue intorno a lui si faceva denso e scuro. Eragon si piegò su di lui e gli afferrò il colletto, sollevandogli il viso.
- Tu sai chi sono io. Io sono il figlio di colui che tradì i Cavalieri. Io sono il fratello di Murtagh, il traditore.-
- Si…- sibilò l’essere, spaventato e senza fiato dal dolore. Lui serrò le dita attorno al bavero.
- Dov’è mio fratello?- Roran lasciò cadere in terra la sua spada. Non credeva alle sue orecchie. Nasuada, sorretta da Saphira, si allontanò dal viso i capelli, per osservare meglio la scena. Aveva l’abito stracciato, e qualche graffio sulle braccia, ma era salva.
- Dov’è Murtagh?- Eragon ripetè la domanda. Voleva saperlo. Voleva trovare il suo amico, costretto ad eseguire, sotto l’influsso dell’Antica Lingua, gli ordini di Galbatorix. Voleva aiutare suo fratello.
- Murtagh…è…fuggito…- Eragon sobbalzò.
- Dove? Dimmi dove…- il Gemello soffocò un rantolo e rabbrividì.
- Il re lo cerca…lo cerca e non riesce a darsi pace…- Eragon lo scosse. Avanti, doveva dirgli dove.
- Murtagh…e Castigo sono fuggiti…ma se non li troverai, Cavaliere, moriranno…perché Galbatorix ha con sé i loro nomi…e li ucciderà per non farli arrivare da te…- con un respiro rumoroso, il Gemello chiuse gli occhi. Eragon si rialzò, sconvolto.
Non è possibile…sono fuggiti…
Già…ma dove sono, adesso? 

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