How will be the end

di Meme06
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The life goes on ***
Capitolo 2: *** Amu's thoughts ***
Capitolo 3: *** A bad day ***
Capitolo 4: *** Lies ***
Capitolo 5: *** A bad joke ***
Capitolo 6: *** A day with my pervert brother ***
Capitolo 7: *** Trip ***
Capitolo 8: *** Music ***
Capitolo 9: *** Passion fever... ***
Capitolo 10: *** A new friend? ***
Capitolo 11: *** A smiling person ***
Capitolo 12: *** Me, You, Together... ***
Capitolo 13: *** We,without wings under the innocent sky ***



Capitolo 1
*** The life goes on ***


La sveglia aveva suonato da un pezzo, ma la ragazza che occupava il letto accanto ad essa non aveva alcuna intenzione di svegliarsi. Continuava a girarsi e rigirarsi, nonostante quel povero oggetto continuasse a gridare che era ora di alzarsi.

Alla fine la ragazza si alzò a sedete e spense quel coso infernale.

- E va bene! - esclamò con fare di arresa. - Hai vinto…

Spostò le coperte in un lato e scese dal letto. Era aprile e il primo giorno di scuola la attendeva. Ormai aveva quindici anni e frequentava il primo superiore. Era emozionantissima all'idea, l'unico problema era che come al solito faticava a svegliarsi presto la mattina.

Appena alzata da letto corse verso l'armadio e tirò fuori la nuova divisa. Consisteva in una gonna nera con rifiniture bianche, una camicetta bianca e sopra una giacca nera con rifiniture bianche anch'essa. Somigliava tantissimo a quella di…

- Buongiorno dormigliona! - esclamò suo fratello aprendo la porta della sua camera. - Lo sai che la sveglia si è sentita suonare per mezz'ora? Poverina non vorrei essere nei suoi panni.

- Uff… - sbuffò lei.

Il ragazzo era già pronto per andare a scuola. Allora non si era sbagliata, la sua divisa somigliava tantissimo a quella del fratello! Lui portava i pantaloni neri e la giacca nera con rifiniture bianche. Sotto però al contrario degli studenti normali portava la sua camicia preferita nera con delle crocette al collo, invece che bianca.

- Dai preparati che poi andiamo. - le disse il ragazzo lasciandola di nuovo sola.

In un batter d'occhio la sorella era già vestita e con una fetta di pane con sopra la marmellata si stava avviando insieme a suo fratello verso la scuola.

- Non cambierai mai, se non ti svegli prima la mattina farai sempre tardi a scuola… - commentò suo fratello.

- Lo so, ma che ci posso fare se mi piace tanto dormire? - chiese lei guardandolo. Quest'anno lui frequentava l'ultimo anno di superiori, il terzo. Dopo avrebbe iniziato l'università e lei sarebbe rimasta di nuovo sola a scuola. Quest'anno voleva proprio goderselo.

Arrivarono a scuola e si separarono per entrare in classe. Si guardò intorno, non c'era nessuno che conoscesse. Dopotutto c'era da aspettarselo. Tadase si era trasferito e di conseguenza aveva cambiato scuola. Rima aveva invece deciso di seguire le superiori più vicino, sotto richiesta dei genitori. Quindi in classe non c'era davvero nessuno che conoscesse. Tutti visi estranei le lanciavano ogni tanto delle occhiate curiose. Decise di trovare un posto abbastanza isolato e infatti vide un banco. Okay che stava davanti alla cattedra, ma non le importava più di tanto. Quando provava a socializzare era un completo disastro. Questa volta lei non avrebbe alzato un dito, se volevano fare amicizia con lei si sarebbero mossi loro. Magari questo non era l'atteggiamento più appropriato, ma anche questo poco importava per lei.

Quando l'insegnante entrò in classe e le lezioni ebbero inizio Amu sentì all'istante il cambiamento che aveva fatto.


Il ragazzo entrò nella sua aula e si mise subito al proprio banco. Anche lui se si parlava di amici non era un granché come sociale. Parlava ogni tanto con qualcuno, ma più che altro erano le fastidiose oche a strali intorno e questo gli dava particolarmente fastidio. Le ragazze come quelle avevano l'abitudine di giudicare una persona dall'apparenza e il fatto che gli ronzassero intorno era inutile quanto seccante.

- Buongiorno ragazzi! - salutò il professore.

Tutti i ragazzi si alzarono in piedi e salutarono cordialmente il loro prof di matematica.

In matematica lui andava bene e anche se non era la sua materia preferita se la cavava alla grande.

Il primo giorno di scuola passò velocemente e a tutti sembrò più breve. Probabilmente perché essendo il primo le lezioni non sono poi così pesanti.

Uscendo dall'aula, Ikuto si ritrovò davanti sua sorella che lo guardava con uno sguardo triste, quasi disperato.

- Che cos'è successo Amu? - domandò lui preoccupato.

- Ehm… è possibile non capire affatto quello che ti dice il professore? - domandò leggermente imbarazzata.

Suo fratello intuì subito quello che doveva essere successo.

- Va bene, allora oggi pomeriggio ti aiuto io con matematica, zucca vuota… - le rispose.

- Oh grazie! - esclamò felice. - Che cosa? Zucca vuota a chi?

Scoppiarono entrambi a ridere. Le reazioni di sua sorella erano fantastiche.

- C'è nessuno che conosci in classe con te? - chiese Ikuto alla sorella.

- No… - rispose la rosa, neanche troppo triste.

- Non te ne importa, vero?

- Esatto.

Continuarono a camminare e a parlare del più e del meno, almeno fino a che non giunsero a casa.

- Siamo tornati! - annunciò Amu.

- Bentornati tesori miei, com'è andato il primo giorno di scuola? - chiese la loro madre andando all'ingresso.

- Bene… - rispose un po' titubante Amu. La sua classe non la entusiasmava affatto, ma meglio non farlo capire a sua madre.

- Come al solito, noioso e monotono. - disse invece Ikuto.

Sua madre fece un sorriso.

- Amu, ti sta davvero bene la divisa scolastica nuova. - disse la donna. La ragazza arrossì. - Coraggio avvicinatevi che vi faccio una foto!

- Cosa!?

- Non abbiamo ancora fatto la foto di inizio anno scolastico, inoltre avete la divisa uguale e questo è un altro motivo per il quale vi voglio fare la foto. Quindi non fate storie e avvicinatevi. - disse la madre mentre andava in salotto a prendere la macchinetta fotografica.

Ikuto si avvicinò alla sorella e le circondò le spalle con un braccio attirandola a sé. Senza pensarci due volte Amu arrossì come un peperone.

- Eccola qua! - esclamò la madre tornando all'ingresso. - Ma… Amu… ti senti male forse? Sei tutta rossa!

- Eh? Cosa? No no sto benissimo. - fece nervosa la ragazza. Si ricompose ben presto pensando: immagina che vicino a te c'è Tadase… No, non c'è Ikuto, c'è Tadase….

Riuscì a far diminuire il rosso sulle sue gote, ma sapendo bene chi c'era accanto a lei era piuttosto difficile.

In quel momento le venne in mente il sogno che aveva fatto. Dopotutto quello che aveva sognato poteva benissimo accadere e forse era ancora in tempo. Ma no, cosa andava a pensare? Ikuto non se ne andrebbe mai via, lui non è un vigliacco, lui affronterebbe la situazione.

- Coraggio ragazzi sorridete! Cheese!!! - esclamò la loro madre tutta sorridente.

I due fratelli obbedirono e fecero un piccolo sorriso entrambi. La donna sbuffò, si aspettava qualcosa di meglio. Beh pazienza. Premette il pulsante e dopo un click ecco fatta la foto.

- Ah che bella! Siete proprio fotogenici! - esclamò la donna con gli occhi che brillavano. - Vado subito a farla sviluppare!!!

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d'intesa. Dopo tutto la madre era sempre la stessa e niente l'avrebbe cambiata.

Amu doveva ammettere che a volte le sarebbe piaciuto prendere il carattere da sua madre, più che da suo padre. Anche se ci provava non riusciva ad essere sempre allegra come lei.

- E così siamo già arrivati all'ultimo anno di liceo… - fece il ragazzo pensieroso.

- Già, emozionato?

- Abbastanza.

- Che intendi dire? - domandò stupita.

- Che gli esami non sono una passeggiata… - rispose grattandosi la testa con fare nervoso.

- Beh se vuoi ti faccio esercitare con la matematica, lo sai che mi devi aiutare, no? - domandò con fare innocente la sua 'adorata sorellina'.

- Si si lo so… - rispose ridendo e spettinandole i capelli.

- E poi tu sei bravo a scuola, sono io che dovrei preoccuparmi… - rispose sbuffando la ragazza.

- Dai, lo sai che se vuoi te le do io le ripetizioni. - le disse. Per un attimo alla ragazza si illuminarono gli occhi. - Per quest'anno però a pagamento.

- Cosa? La mia paghetta non è molto alta sai? - fece la ragazza.

- Non c'è solo quel modo per pagare… - le disse mentre si avvicinava al suo viso e mentre il volto della ragazza cambiava colore.

- I-Ikuto… - mormorò mentre lui si avvicinava sempre di più. Ad un soffio dalle sue labbra si fermò.

- C-che cosa… - provò a chiedere Amu, ma fu bloccata dalla risata cristallina del giovane.

- Avresti dovuto vedere che espressione avevi! - disse allontanandosi e continuando a ridere.

- E-era tutta una presa in giro? - sbottò lei arrabbiata.

- Sei molto intuitiva…

- Gattaccio pervertito che non sei altro! - esclamò lei.

Il ragazzo non la finiva lo stesso di ridere.

- Chiamami come ti pare, tanto mi fai ridere lo stesso!

- Ah si? - chiese mettendo le mani sui fianchi. - Che faccia veri avuto sent…

Fu bloccata dalle labbra del ragazzo che bloccarono sia il suo blaterare che la sua lingua. Ad Amu ci volle un po' per realizzare la situazione, poi rispose al bacio felice.

Dopo qualche minuto si staccarono e Ikuto fece un mezzo sorriso.

- Ecco, questa era la faccia che avevi… - disse per poi dileguarsi.


Okay, è un po' cortino. Ma spero vi sia piaciuto lo stesso anche se non era il migliore dei miei. Dopo tutto è solo l'inizio di una nuova serie. ^ ^

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Capitolo 2
*** Amu's thoughts ***


- Per favore! - disse la sorella con le mani giunte e facendo gli occhioni da cucciolo bisognoso di coccole.

- No.

- Andiamo! Non ti chiedo più niente! - continuò a pregarlo lei.

- Mi sembra solo sciocco pregarmi per questa cosa, potresti risparmiarti i tuoi occhioni dolci per qualcosa di veramente importante, non credi? - ribatté il fratello.

- Come se a te non piacerebbe andare, è solo che sei troppo cocciuto per ammetterlo! - rispose lei abbandonando lo sguardo dolce e mettendo le mani sui fianchi, imbronciata.

Ikuto la guardò sorridendo. Le si avvicinò mentre la ragazza riduceva gli occhi a due fessure e lo guardava minacciosa. Lui si abbassò alla sua altezza facendola subito arrossire.

- E va bene… - disse. - ti ci porto…

- Evviva! - fece lei con aria trionfante saltando al collo del fratello.

- Ma… - oh oh, quel 'ma' non prometteva nulla di buono.

- Cosa? - chiese lei con la voce quasi intimorita.

- La metà del tuo cioccolato sarà mia. - le disse.

- Come?! - domandò la ragazza.

- Hai sentito benissimo, coraggio andiamo o faremo tardi. - fece lui e voltandosi si diresse verso l'ingresso seguito da Amu che avrebbe preferito strozzarlo in quel momento.

Proprio quel giorno ci sarebbe stata un'offerta speciale, nel negozio di dolci vicino casa loro, sulle barrette di cioccolata. Amu, golosa di quel tipo di dolce non aveva perso tempo e aveva chiesto a suo fratello di accompagnarla, perché non voleva andarci da sola e lo voleva vicino. Dopo quel sogno aveva sempre avuto una gran paura di perderlo. Aveva sempre il terrore che quando un giorno sarebbe tornata a casa avrebbe trovato un biglietto con su scritto 'addio' al posto di suo fratello. E questo le metteva addosso un'angoscia terribile.

Purtroppo però, la richiesta di accompagnarla aveva avuto un intoppo che lei non aveva calcolato. Ikuto andava letteralmente pazzo per il cioccolato. Eppure lei lo sapeva dopo tutti i dolci che gli aveva preparato. Ma quella volta non ci aveva proprio pensato.

- Hai intenzione di non farmi neanche un sorriso per tutta la strada fino al negozio? - chiese Ikuto fermandosi e guardandola.

- Eh? - chiese lei voltandosi.

- Cosa ti turba Amu? - persino lui se n'era accorto.

- N-niente… - rispose la ragazza voltandosi e riprendendo a camminare. Avrebbe dovuto fermarla? Forse avrebbe dovuto chiederle spiegazioni. Ma per il momento era meglio lasciar perdere.

- Ci siamo. - disse il ragazzo entrando con la sorella.

L'odore di cioccolato riempì loro i polmoni e sorrisero. Per solo un attimo però, visto che poi si accorsero della fila di tre chilometri che si presentava davanti a loro per prendere un po' di cioccolata.

La figura di sua sorella diventò pietra.

- Amu, sicura che vuoi…?

Non fece in tempo a finire la frase che la sorella lo trascinò a fare la fila.

Mentre erano in attesa ogni tanto il ragazzo guardava di sottecchi la sorella. Si era accorto da giorni che qualcosa non andava, che sembrava avesse paura di qualcosa di cui non parlava neanche con lui. Questo gli dispiaceva veramente, anche perché non riusciva a capire che cosa avesse.

- Hey Amu? - la chiamò il ragazzo.

La rosa alzò lo sguardo assente verso suo fratello.

- Dimmi… - mormorò.

Avrebbe potuto chiedergli quello che gli premeva fin nelle viscere, ma era meglio farlo a casa.

- Andiamo avanti, la fila si sta accorciando… - le disse.

Lei annuì e piano piano arrivarono al banco.

- Finalmente, noi siamo i prossimi! - disse trionfante la ragazza.

Quando la coppia che stava davanti a loro se ne andò Amu chiese subito una stecca di cioccolato.

- Mi dispiace signorina, le abbiamo finite tutte… - disse la donna dall'altra parte del banco.

- Ah? Cosa? - chiese delusa la rosa. - Oh…

- Mi dispiace molto. - ripeté l'altra.

Amu assunse un'espressione dispiaciuta e insieme a suo fratello uscì dal negozio.

- Uff… ci tenevo a mangiare un po' di cioccolata… - si lamentò la sorella mentre ritornavano a casa.

- Dai che a casa è rimasto un po' di cacao e sicuramente puoi farci qualcosa… - le disse cercando di tirarle su il morale.

- Forse hai ragione, quindi sbrighiamoci a tornare a casa… - rispose lei e iniziò a correre, seguita da suo fratello che la guardava con un mezzo sorriso mentre la raggiungeva e la superava.

- Primo! - esclamò trionfante mentre una Amu stanca morta lo raggiungeva.

- Santo cielo, ma non potevi per almeno una volta farmi vincere… - disse incrociando le braccia e guardandolo stizzita.

Lui si mise a ridere mentre apriva la porta e entrava dentro casa. Dopo qualche minuto anche la ragazza riuscì ad entrare dentro casa e dirigersi in cucina.

Stava per prendere gli ingredienti quando qualcuno la bloccò da dietro.

Si voltò trovando suo fratello che la guardava con uno sguardo strano.

- Che cosa c'è? - chiese lei provando a sorridere, ma vedendo il fratello poteva solo assumere solo un'espressione preoccupata.

- Tu mi devi delle spiegazioni… - le disse guardandola serio. Era arrivato il momento. Doveva chiederglielo.

- Di che cosa? - chiese lei confusa.

- C'è qualcosa che non va, lo so, e non capisco perché tu non voglia dirmelo. - rispose il ragazzo.

Lei abbassò lo sguardo.

- Ma no, cosa dici? - domandò la ragazza, neanche lei però ne era convinta. Rialzò il volto e si girò di nuovo. - Dai fammi preparare il dolce adesso.

Ikuto annuì e lasciò perdere dirigendosi nella sua stanza. Ormai aveva capito che a sua sorella ci voleva tempo e doveva sentirsi pronta a parlare. Meglio aspettare.


La ragazza aprì lentamente gli occhi. Si guardò intorno. Era tutto buio e la sveglia segnava le tre del mattino. Qualcosa l'aveva svegliata. Ora che ci pensava sentiva che il letto era molto più caldo e le coperte molto più pesanti. Non ricordava che il piumone fosse così pesante.

Alzò le coperte e urlò dallo spavento balzando fuori dal letto.

- Brutto maniaco che ci facevi nel mio letto! - gridò indicandolo con fare accusatore.

Il ragazzo si mise lentamente seduto. Sbadigliò e assonnato rispose:

- Che cos'hai da gridare? Guarda che stavo dormendo…

- Ti informo che stavi dormendo nel mio letto! - lo sgridò ancora la sorella.

- E allora? Avevo freddo… - si giustificò il ragazzo.

- Bella scusa, ma non ci casco! - la ragazza si avvicinò al letto e mise le mani sui fianchi avvicinando il viso a quello del ragazzo. - Esci subito dal mio letto.

Lui sorrise malizioso e dopo averla afferrata per un braccio la fece ricadere sul letto. Prese la coperta e coprì entrambi mentre Amu lo guardava totalmente arrabbiata.

- Che c'è? - chiese lui con fare innocente.

- C'è che questo non è il tuo letto e questa non è la tua camera e ti ripeto che io non ho alcuna intenzione di dormire con te. - ribatté la ragazza.

- Oh andiamo, chi parla di dormire? - le chiese con fare malizioso.

Non c'è bisogno di dire che Amu diventò porpora.

- Si vede che sei arrossita anche al buio… - la prese in giro il ragazzo, ridendo.

- Gattaccio pervertito che non sei altro!!! - esclamò.

- Hey, non urlare, vuoi che i nostri genitori sentano? - le chiese.

La ragazza tornò seria e lo guardò triste negli occhi.

- Già, loro non dovranno sapere mai niente. - disse tristemente.

- Niente di cosa, ancora il bello deve venire… - sussurrò il ragazzo.

Un pugno gli arrivò dritto in testa.

- Deficiente, hai sempre voglia di scherzare tu! - esclamò la ragazza per poi scoppiare a ridere.

Però d'un tratto si sentì presa per i polsi e trascinata sotto di lui.

- Io non ho mai detto che scherzavo…


Scusate il ritardo, ma non avevo ancora i capitoli ben definiti e divisi. Così dopo aver riordinato la mia mento ho deciso di scrivere il secondo capitolo. Spero che vi sia piaciuto! ^ ^

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Capitolo 3
*** A bad day ***


D'un tratto si sentì presa per i polsi e trascinata sotto di lui.

- Io non ho mai detto che scherzavo…

Gli occhi del ragazzo puntati nei suoi e la sicurezza nel suo sguardo la lasciarono un attimo immobile, senza riuscire ad afferrare bene la situazione.

- Ikuto, cosa… - le sue parole furono interrotte dalle labbra del ragazzo che le fecero mettere a fuoco bene che cosa stava succedendo. Il bacio via via si faceva sempre più profondo e passionale, come se volesse divorarla, questo aveva pensato mentre giocava con la sua lingua e mordicchiava le sue labbra. Non si poteva dire che tutte questo non le piacesse, ma lei… non si sentiva pronta per andare oltre, per superare quel limite. E doveva dirglielo.

Quando finalmente si staccarono per riprendere fiato Amu arrossì violentemente. Suo fratello la guardava con una tale intensità e desiderio che non riuscita minimamente ad aprire bocca per dirgli di fermarsi, per dirgli che ancora non se la sentiva. Ma se lo avesse lasciato fare dopo se ne sarebbe pentita? Oppure avrebbe detto a se stessa che aveva fatto la cosa giusta? E poi… se lei adesso diceva di no, ci sarebbe stata un'altra occasione per quando si sarebbe sentita finalmente pronta? Tutti questi quesiti, tutte queste domande prive di risposta. Tutti questi dubbi che non osava porre al fratello che aveva iniziato a lasciarle una scia di baci sul collo fino a giungere all'inizio del pigiama rosa che portava la ragazza.

Le sue mani scivolarono dai polsi ai fianchi della ragazza che sussultò a sentire le mani di suo fratello che piano piano, afferrati i bordi della maglia gliela stava alzando. La alzò fino a sfilargliela.

Chiuse gli occhi, non aveva il coraggio di dire niente, forse era meglio così. magari suo fratello si poteva anche arrabbiare se lo avesse fermato. Oppure avrebbe capito e avrebbe aspettato? Santo cielo, non sapeva che fare, quindi era meglio non fare niente. Spostò la testa di lato, verso la sua mano sinistra. Strizzò gli occhi. Aveva paura di quello che poteva succedere eppure non aveva il coraggio di dirglielo. Perché era così stupida da non riuscire a vincere la paura di parlare a lui? Eppure non si era fermata quando gli aveva detto che dovevano cambiare i loro sentimenti. Ma lì era diverso. In quel momento quello che provava era si paura, ma non per lei, per lui e per quello che avrebbero fatto i suoi genitori se li avessero scoperti ed era convinta che sarebbe stato meglio se non si abbandonassero ai fatti.

Ora lei lo desiderava con tutto il suo cuore, l'unica cosa era che aveva paura di come sarebbe stato e che ancora non si sentiva del tutto pronta per compiere un passo così importante che avrebbe cambiato tutto. Tutto, nella sua vita e in quella di suo fratello.

Altro sussulto quando le mani del ragazzo raggiunsero il suo seno per poi slacciarle il reggiseno e sfilarglielo. Fu in quel momento che la ragazza prese coraggio.

- I-Ikuto… - mormorò con gli occhi ancora chiusi.

Il ragazzo si fermò e alzò lo sguardo verso sua sorella. Si stupì nel vederla in quel modo. Avvicinò il proprio viso a quello della ragazza.

- Amu… - la chiamò voltando il viso della ragazza verso di lui.

La sorella piano aprì gli occhi specchiandosi nell'ametista. In due pietre che la guardavano straniti e preoccupati. - Che cosa c'è?

- E-ecco… io… - abbassò lo sguardo, non riusciva a dirlo. Dannazione, lo aveva chiamato per cosa? - N-niente…

Il ragazzo non risultò del tutto convinto.

- Amu, parla, lo so che c'è qualcosa… - insistette.

La rosa non parlava e allora Ikuto capì. Afferrò la maglia della ragazza lasciata in un lato del letto e gliela porse.

Lei lo guardò per un attimo confusa, senza sapere che cosa fare. Afferrò la maglia. Lui sorrise e si mise seduto sul letto girandosi dall'altra parte.

- Quando l'hai messa dimmelo. - le disse.

Amu afferrò il reggiseno e si infilò anche quello prima di mettersi la maglia.

- H-ho fatto. - disse la ragazza con lo sguardo basso e le gote rosse. Che avesse capito? E adesso? Come l'avrebbe considerata? Che cosa le avrebbe detto? Cosa sarebbe successo?

Ikuto si voltò a guardarla. Le tirò su il mento con due dita, ma lei si ostinava a non guardarlo.

- Amu guardami… - le disse. La sorella aprì gli occhi tristi. - Perché non me l'hai detto?

- Perché avevo paura… - confessò. Lui sorrise e le spettinò i capelli con fare affettuoso.

- Paura di cosa? Sei una sciocca… - le disse. - Lo sai che avrei capito.

Si alzò dal letto e si diresse verso la porta.

- Buonanotte Amu… - le disse e stava per andarsene quando qualcosa lo trattenne per la maglia. Si voltò stupito. - Che c'è?

- Ecco… non ho mai detto che non devi dormire con me… - rispose rossa come un pomodoro.

- Ma come, se ogni volta tenti di scacciarmi dal tuo letto e di gettarmi a calci nel sedere nella mia stanza. - le disse.

- Non è successo sempre! - si giustificò la ragazza incrociando le braccia.

- No, figurati… - disse in senso ironico. - hai già dimenticato quando mi hai dato un calcio e mi hai gettato giù dal letto?

- Stavo dormendo.

- E quando mi hai sbattuto la porta in faccia?

- Non eri ancora entrato in camera.

- E il comodino come mi era finito in testa? Un miracolo celestiale? - le chiese. Non stavano certo litigando, anzi, Ikuto si stava divertendo.

- Beh… - provò a dire la ragazza.

- Che scusa hai in serbo sta volta? - chiese il fratello.

La ragazza per risposta sbuffò e preso per il collo della maglia lo buttò sul letto.

- Hey fortuna che prima mi hai fermato! - esclamò il ragazza mentre la sorella si preparava a infilarsi sotto le coperte.

Amu fece un sorrisetto mentre si girava prona sul letto e si stringeva intorno le coperte assumendo una posizione fetale. Ikuto la guardò con un lieve sorriso sulle labbra. Era stato troppo frettoloso, lo sapeva, solo che non aveva resistito e per un attimo gli era sembrato che anche lei lo volesse. Certo gli dispiaceva non essere riuscito a portare a termine il suo intento, ma doveva essere paziente, sua sorella doveva sentirsi pronta e lui avrebbe aspettato.

Quando fu convinto che Amu si fosse addormentata le circondò le spalle con un braccio e si strinse a lei, addormentandosi così.


Il giorno dopo Amu sembrava più uno zombie che non sapeva dove andava, piuttosto di una scolara che si stava dirigendo nella sua classe.

- Hey, tutto bene? - la voce del fratello le giunse distante e preoccupata.

- Si, non preoccuparti… - rispose. La sera prima avevano fatto troppo tardi e senza le sue otto ore di sonno Amu non reggeva una giornata, specialmente se doveva far funzionare il cervello per stare attenta alle lezioni della prof. E poi alla prima ora avevano anche matematica.

Salutò suo fratello ed entrò in classe. Si buttò letteralmente sulla sedia e si accasciò sul banco pronta a schiacciare un pisolino. Chiuse gli occhi, ma proprio in quel momento un libro si scagliò sulla sua testa.

Alzò lo sguardo imbarazzata. La prof di matematica la guardava severa.

- Signorina Hinamori è appena iniziata la lezione, non potrebbe aspettare a fare il suo pisolino? - domandò acida.

Amu sorrise nervosa. Annuì e tirò fuori il libro e il quaderno di matematica, 'pronta' a studiare quella orribile materia.

Maledizione, poteva andare peggio di così?

Alla fine della scuola uscì dall'aula sempre in stile mummia. Fuori l'aspettava suo fratello con un panino al prosciutto in mano.

- Ciao Ikuto. - lo salutò la ragazza andando verso di lui.

- Ciao Amu… - disse lui per poi dare un altro morso al panino. - Stai meglio adesso?

- Si, sono più sveglia dopo la librata della prof… - disse massaggiandosi la testa.

- Ahahah, ti ha dato una librata in testa? - rise il ragazzo.

- Non me lo ricordare… - fece lei. - Piuttosto perché stai mangiando?

- Il prof di storia ha deciso di prolungare la mia interrogazione anche durante la ricreazione, quindi non ho fatto in tempo a fare merenda. - le rispose.

- Ah ecco perché non ti ho visto fuori dall'aula. - disse lei pensierosa.

- Dai torniamo a casa.

La ragazza annuì e si incamminarono verso la loro abitazione. Amu era leggermente più sveglia rispetto alla mattina, ma era convinta che appena seduta sarebbe crollata. Per questo non appena arrivarono a casa entrò nella sua stanza e si gettò a peso morto nel letto, dopo aver annunciato che non avrebbe fatto pranzo.

Dopo quasi due ore che sua sorella era in camera, il ragazzo decise di andare a vedere.

Stava salendo le scale quando sua madre lo richiamò.

- Hey tesoro! - disse tutta allegra.

- Dimmi ma' - rispose il figlio voltatosi.

- Porta almeno il pranzo a tua sorella, avrà fame… - gli disse porgendogli un sacchetto di carta.

Premurosa come al solito eh? si disse il ragazzo sorridendo. Annuì e si diresse nella camera della sorella. Senza neanche bussare entrò nella sua stanza e le si sedette accanto.

- Amu… - la richiamò scuotendola un po' per le spalle. - Amu? Hey Amu ti vuoi svegliare?

La rosa piano piano aprì gli occhi, mostrando i due dolci pozzi di miele.

- Ah, 'giorno Ikuto… - disse voltandosi dall'altra parte, continuando a sonnecchiare.

- Amu… ti ho portato da mangiare… - le disse. - Svegliati o questo buonissimo panino al formaggio con tanto di muffin come dessert finiscono dritti nel mio stomaco.

Il brontolio della pancia della ragazza rispose al richiamo e costrinse il corpo di Amu a svegliarsi e ad afferrare la busta di carta. Aprì il sacchetto e tirò fuori il panino. Il formaggio era di sicuro la cosa che amava più di tutti gli altri nei panini. Lo divorò in pochi minuti. In seguito afferrò il muffin al cioccolato e anche quello in pochi minuti fu spazzolato.

- Ahh… grazie Ikuto! - disse sorridendo.

- Devo ancora capire come fa il cibo nelle tue mani a sparire in cinque minuti. - disse ridendo il ragazzo.

- Uff, avevo fame okay?! - sbottò la ragazza.

- Questo lo avevo capito… - rispose lui per poi avvicinati al suo volto e baciarla.

In quel momento la porta si aprì e ne uscì fuori la madre.

- Allora Amu ti è piaciuto il pran… - stava dicendo la donna. I due si erano staccati all'istante, ma erano stati colti alla sprovvista e la madre aveva comunque visto tutto.

Cosa aveva detto prima? Se poteva andare peggio di così? A quanto pare si...

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Capitolo 4
*** Lies ***


In quel momento la porta si aprì e ne uscì fuori la madre.

- Allora Amu ti è piaciuto il pran… - stava dicendo la donna. I due si erano staccati all'istante, ma erano stati colti alla sprovvista e la madre aveva comunque visto tutto.

Cosa aveva detto prima? Se poteva andare peggio di così? A quanto pare si. La donna era rimasta a bocca aperta nel vedere quel bacio che seppur a stampo era pur sempre un bacio.

- A-Amu… - disse la madre. - E I-Ikuto… mi spiegate che cosa stavate facendo?

Tutti e due si scambiarono un'occhiata fugace. Dovevano rispondere qualcosa, ma inventarsi una scusa improvvisa non era certo una cosa semplice. Come potevano immaginare che li avrebbe scoperti? Ad Amu venne in mente il suo sogno, che fosse stato un sogno premonitore? Oddio era orribile pensarlo e se Ikuto adesso se ne sarebbe andato? E se sua madre avrebbe smesso di volerle bene com'era successo nella sua mente? Oddio.

Alzò lo sguardo verso la madre che più che arrabbiata li guardava confusi e quasi… delusa? No, non poteva essere.

- M-mamma senti… - provò a dire la ragazza, ma venne bloccata da Ikuto che le mise una mano sulla spalla e la guardò intensamente. - Che c'è?

Il ragazzo sbuffò.

- Guarda che tanto non ne sei capace è inutile che ti giustifichi con mamma. - le disse.

Capace di cosa? Capace di mentire? Intendeva questo forse. Ma perché aveva sbuffato e che cosa gli era venuto in mente? Accidenti a lui che cavolo gli passava improvvisamente in quella testa pervertita?

- Capace di cosa? - domandò con la voce che le tremava.

- Di baciare… - rispose lui. La ragazza arrossì talmente tanto che Ikuto per un attimo pensò che avrebbe iniziato a fumare dalle orecchie. - Beh lo so che ci tenevi a vincerla la scommessa ma mi dispiace hai perso!

Esclamò infine lui. Che cosa? Ma che gli prendeva tutto d'un tratto? Si sentiva forse male?

- Di cosa… - provò a dire la rosa ma fu preceduta dalla madre.

- Di cosa stai parlando Ikuto? - chiese la donna.

- Oh nulla di cui preoccuparsi mamma… - rispose il ragazzo. - Avevamo fatto una scommessa. Lei si stava lamentando perché ancora non aveva baciato e allora io l'ho presa in giro dicendo che tanto non sapeva fare e lei per scherzo mi ha dato un bacio a stampo sulle labbra.

Spiegò il ragazzo calmo, tanto che Amu invidiava la sua capacità di mentire così tranquillamente.

La madre ascoltò bene le parole del figlio.

- Dice la verità, Amu? - chiese la donna. Sapeva che sua figlia non sapeva mentire, se l'avrebbe guardata avrebbe capito subito se stava dicendo la verità.

La rosa tentò di placare l'agitazione che aveva dentro. Nella sua mente prese un bel respiro profondo e tentò di essere come il fratello per una volta e di non rovinare tutto.

- Certo che è la verità! Che cosa pensavi, scusa? - chiese ridendo.

La madre sorrise sollevata che non era quello che aveva immaginato vedendo la scena.

- Beh allora dimmi, ti è piaciuto il pranzo? - domandò sempre con il sorriso sulle labbra.

- Si mi è piaciuto molto! - esclamò la ragazza allegra. Ora lo era davvero, era riuscita a non rovinare tutto e a far passare tutto per una specie di gioco, per una specie di scherzo.

- Bene, ora vi lascio, scommetto che Amu deve fare i compiti. - disse.

- Già, matematica… - mormorò la ragazza abbassando lo sguardo a terra mentre la madre usciva dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. - Non ho voglia di fare matematica!

Sbottò guardando il fratello che le sorrideva compiaciuto.

- Ottima interpretazione… - le sussurrò all'orecchio per poi far l'occhiolino. - Vuoi un aiuto con matematica?

- Please! - fece lei arrossendo leggermente.

- Okay dai, ti aiuto… - rispose il ragazzo mettendosi seduto vicino a lei e aiutandola a risolvere i quattro problemi che aveva per compito. - Certo che sei proprio cocciuta! Guarda che l'area l'hai già calcolata, perché fai la formula inversa?

Il cervello di Amu stava letteralmente scoppiando.

- G-giusto… - tentò di capirci nuovamente qualcosa, ma l'ultimo problema era davvero complicato. - Allora forse devo… calcolare il perimetro?

- Era ora che ci arrivassi! - esclamò il ragazzo guadagnandosi una bella linguaccia da parte della rosa.

- Questo era difficile! - tentò di giustificarsi la ragazza.

- Certo e fortuna che è solo un ripasso degli anni scorsi! - la prese in giro il ragazzo. Altra linguaccia.

- Se a te riesce bene la matematica non posso certo farci niente! - disse ancora la sorella.

- Avrai preso da babbo, anche lui era un fiasco totale in quella materia… - disse Ikuto.

- Beh non mi risulta che mamma sia meglio. - concluse la ragazza.

- Beh a parte che a essere più bravi di te non ci vuole molto… - la prese in giro il ragazzo.

Lei gli rivolse un'occhiataccia.

- L'importante è che ci sia un genio in famiglia, giusto? - fece la ragazza stizzita.

- Giusto! - ribatté il ragazzo mantenendo il gioco. Poco dopo però scoppiarono a ridere entrambi. Era troppo divertente prendere in giro sua sorella e per lei era troppo bello vedere suo fratello guardo rideva o le sorrideva semplicemente.

- Beh ora che ho finito matematica posso rilassarmi… - disse la ragazza stiracchiandosi e alzandosi dal letto, dove si erano precedentemente seduti per fare i compiti.

- Rilassarti? - chiese curioso il ragazzo. - E in che modo?

- Beh… - fece lei girandosi verso di lui sorridendo. - Ho voglia di cucinare!

Esclamò contenta dirigendosi verso la porta della sua camera. Non fece in tempo ad aprirla però, perché si sentì afferrata da dietro.

- Io speravo che volevi fare qualcos'altro per rilassarti… - le sussurrò all'orecchio il ragazzo.

- Pervertito che non sei altro! - ribatté rossa in volto la ragazza mentre scioglieva la sua presa e correva in cucina. Però prima di sparire dietro la porta si girò un'ultima volta. Insomma, se lui doveva fare il pervertito perché lei non poteva lo stesso? - E poi cerca di aspettare almeno la sera brutto idiota!

Esclamò, rossa in viso certo, ma con un sorriso sornione che le spuntava in volto.


- Itadakimasu! - esclamò Amu prima di prendere in mano le bacchette e iniziare a mangiare la cena con grande appetito. - Finito!

Ikuto la guardava con un'espressione stupita.

- Wow se non avessi saputo che sei mia sorella avrei detto che eri un'ippopotamo. - le disse sarcastico.

La ragazza lo guardò storto, poi alzò le spalle e si alzò da tavola andando in cucina.

- Dove vai tesoro? - chiese la madre.

- Torno subito mamma… - rispose la ragazza mentre prendeva un vassoio e lo portava a tavola. - Ecco!

Esclamò contenta poggiando il vassoio sul tavolo. Il padre, che questa volta era a cena, tolse il tovagliolo da sopra il piatto.

- Wow Amu! - esclamò osservando compiaciuto e con l'acquolina i biscotti che sua figlia aveva preparato.

- Sono al cioccolato… - gli occhi di Ikuto diventarono due stelline a vederli e sentire che buon odore emanavano era ancora meglio.

- Già, visto che hai fatto bene a lasciarmi andare oggi pomeriggio? - gli chiese la sorella all'orecchio.

- Lo ammetto. - rispose il ragazzi prendendo un biscotto e portandoselo alle labbra.

Senza dirlo, i dolci di Amu erano fantastici e poi lei si divertiva a vedere l'espressione di Ikuto quando trovava un dolce al cioccolato da mangiare. Sembrava proprio un bambino quando faceva così. Certo che se pensava all'altra sera tutte le parole erano buone tranne che bambino. Ci stava benissimo la parla pervertito. Le stava per venire da ridere, ma preferì trattenersi, le avrebbero chiesto sicuramente il motivo.

- Beh… io vado a letto! - esclamò la ragazza felice come una pasqua, sapendo fin troppo bene chi l'avrebbe raggiunta. Infatti…

- Anche io vado. - annunciò il ragazzo alzandosi. - Grazie per il pasto.

E corse anche lui prima nella sua stanza, poi quando fu sicuro che i genitori fossero passati da tutti e due a dare la buonanotte, si alzò ed entrò nella camera della sorella. La ragazza sembrava già essersi addormentata, ma lui la conosceva troppo bene e aveva capito che stava fingendo. Le si avvicinò piano e altrettanto piano scostò le coperte del letto di lato e vi si infilò...


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Capitolo 5
*** A bad joke ***


Le si avvicinò piano e altrettanto piano scostò le coperte del letto di lato e vi si infilò. Strinse a se la ragazza, che gli voltava le spalle. E le sussurrò all'orecchio:

- Amu guarda che lo so che stai fingendo…

Ma la ragazza non apriva gli occhi. Che voleva? Giocare, forse? Beh lui per i giochi era fatto a posta si può dire. Iniziò a farle il solletico, ma neanche questo funzionò. La chiamò un paio di volte ma non rielette risposta.

- O santo cielo si è addormentata davvero! - esclamò deluso il ragazzo.

Certo che poteva anche a spettarlo. Le carezzò piano la fronte spostandole qualche ciuffo dal viso. Ci aveva sperato davvero di trovarla sveglia, ma doveva immaginarselo, le bastava toccare il cuscino per addormentarsi e cadere nel mondo dei sogni. Si strinse di più al corpo caldo della sorella e anche lui dopo qualche sospiro si addormentò.

Il giorno dopo era sabato e sarebbe stato festa, la scuola quindi sarebbe restata chiusa, ottima cosa per chi come Ikuto doveva parlare con la sorella. La mattina era impossibile parlare con lei, poiché veniva giù all'ora precisa per dirigersi a scuola, prendeva al volo una fetta di pane con burro e marmellata e si avviava a tornado verso l'istituto. Perciò era praticamente impossibile avere un dialogo con lei. In seguito il pomeriggio era il momento dei compiti e anche lì tutte le conversazioni dovevano essere rimandate. Poi la sera il risultato era la delusione che aveva avuto la notte prima.

La ragazza scese le scale lentamente, ancora in pigiama. Era una soddisfazione per lei quando la scuola era chiusa. Dopo tutto neanche ad Amu piaceva fare sempre tutto di corsa.

- Ohayō! - esclamò allegra la ragazza.

- 'Giorno Amu! - rispose suo fratello seguito poi dai genitori. - Avevi sonno ieri, non è vero?

La ragazza non riuscì a capire le parole di Ikuto.

- Che vuoi dire? - chiese stupita.

Lui fece un gesto della mano come per dire: "te lo dico dopo".

Amu si sedette a tavola dove era già pronta la colazione. Le brioche alla crema risaltavano sulla tavola, davanti alle loro tazze di latte.

- Wow! - esclamò stupita. - Babbo ha preparato le brioche!

- Già, ultimamente tuo padre ha avuto più tempo del previsto e così ha deciso di preparare qualche dolce, lo sai com'è fatto dopo tutto è da lui che hai preso per la cucina… - le rispose sua madre sorridente.

- Grazie babbo! - disse la ragazza prima di addentarne una. Era ancora calda, dovevano essere appena fatte.

- Figurati. - rispose con un lieve sorriso il padre, più lo guardava più si rendeva conto di quanto fosse uguale a suo fratello, dovette ammettere che sua madre aveva avuto davvero buoni gusti in fatto di ragazzi. Scosse il capo cercando di riprendersi, ma che pensieri faceva? Stare troppo con suo fratello l'aveva rovinata. Guardò di sottecchi il ragazzo seduto accanto a lei. Stava bevendo lentamente e con gli occhi chiusi il latte. Aveva fascino anche quando faceva colazione.

- Tesoro ti senti bene? Sei tutta rossa in viso. - disse d'un tratto sua madre.

Dannazione era arrossita.

- No mamma figurati, tutto bene! - esclamò la ragazza muovendo le mani con fare nervoso. Possibile che doveva sempre essere colta in fragrante! Proprio lei che sapeva mentire al dieci per cento.

- Sicura? - domandò ancora la madre preoccupata.

- Certo! - rispose Amu prima di finire velocemente di mangiare e correre di sopra.

Si chiuse nella sua stanza e si mise le mani sul viso. Che cavolo! Non doveva guardare il fratello quando stava vicino ai genitori o comunque ad altre persone che li conoscevano, arrossiva e si comportava con la stessa funzione di una pentola a pressione.

- Beh… per adesso finiamola di fare questi pensieri e vestiamoci… - disse sospirando e dirigendosi verso il letto. Ogni pezzo che toglieva lo gettava sul letto. In biancheria si diresse verso l'armadio, pronta a scegliere come vestirsi. Jeans, maglia bianca e felpa nera sopra.

Aveva voglia di uscire, era pur sempre vacanza, nessuno aveva scuola. Non che avesse voglia di incontrare qualche suo amico, tipo Rima o Tadase, dopo le ultime esperienze le stava risultando piuttosto antipatico. Ad esempio l'ultima volta che l'aveva visto le era stato incollato per tutto il giorno. Sembrava quasi che si era messo addosso un centinaio di calamite e che lei fosse il pezzo di ferro da cui venivano attratte. Ripugnante. In più era stata privata della presenza di Ikuto per quasi tutto il giorno, visto che l'aveva pregata di restare a pranzo a casa sua e di passar il resto della giornata con lei. Erano perfino andati al cinema insieme. Dopo tutto questo non si sarebbe sorpresa se le avesse chiesto di dormire nello stesso letto. Probabilmente questo pensiero l'aveva influenzata di brutto poiché se l'era svignata con una scusa banale e a mo' di gambero.

Aprì la finestra che dava sul bancone della sua stanza. Era una bella giornata. Non c'era il sole, più che altro erano i residui di un cielo piovoso. Traduzione un cielo nuvoloso con sfumature grigiastre, ma a lei dopo tutto piaceva il cielo così, molto più di quello estivo, quando il sole ti accecava gli occhi.

Certo, voleva uscire, ma non sapeva proprio dove andare. D'un tratto la porta della sua camera si aprì permettendo a suo fratello di entrare e raggiungerla.

- A che pensi? - le chiese guardandola mentre si appoggiava al bancone.

- Ho voglia di uscire… - li rispose. - Ma non so dove andare…

- Se vuoi ti porto io in un posto. - affermò il fratello facendole un mezzo sorriso.

- Davvero? Dove? - chiese la rosa entusiasta.

- Non te lo dico, è una sorpresa… e poi… - le disse avvicinandolesi. - Io e te dobbiamo parlare.

- Mm? Di cosa? - gli domandò.

- Beh… perché non mi hai aspettato ieri sera? - le domandò con fare da cucciolo.

- Quella faccia non mi commuove, sai? - gli disse con aria passiva. - Perché ti avrei dovuto aspettare? Si stava già caldi nel letto ieri sera.

- Certo, c'ero io… - rispose il ragazzo. La ragazza per un attimo non si soffermò sulle sue parole, poi afferrate avvampò come un peperone e volto la testa verso di lui lentamente.

- C-c-cosa? - balbettò imbarazzata.

Vedendola così Ikuto non poté fare a meno di fare una risatina divertito.

- C'è q-qualcosa d-di divertente? - continuò la ragazza sempre più rossa, tanto che i suoi capelli risultavano chiarissimi in confronto.

- Si che c'è, l'ho qui davanti a me! - esclamò lui.

- Spiritoso! - sbottò lei incrociando le braccia. - Ora possiamo uscire?

Il ragazzo annuì. La sorella felice si diresse subito insieme a lui all'ingresso.

- Mamma noi usciamo! - annunciò Amu emozionata, chissà dove l'avrebbe portata suo fratello!

- Okay, tornate per la cena? - chiese sua madre.

Amu stava per rispondere ma il fratello la precedette.

- No, mangiamo fuori, saremo di ritorno verso sera. - disse lui.

- Va bene, state attenti. - si raccomandò la madre.

- Sicuro mamma a sta se… Hey!

- Non dilungarti troppo con i saluti tanto hai tutto il resto della vita per rivederla… - le disse il ragazzo dopo averla presa per il braccio e trascinata fuori dalla porta.

- Divertitevi! - esclamò ancora la donna mentre ritornava a fare le faccende di casa.

- Sei davvero impossibile, è pur sempre nostra madre! - si lamentò Amu.

- Come sei noiosa a volte, dai che sennò facciamo tardi. - la informò il ragazzo.

- Okay okay, andiamo. - concluse lei sbuffando spazientita. Ma in fondo era così Ikuto, no?

Presero l'autobus per arrivare in un posto di cui, dei due, solo il ragazzo sapeva l'esistenza.

- Dove siamo? - chiese lei guardando un po' stranita l'edificio che aveva di fronte. Tutto grigio che non trasmetteva alcuna allegria.

- Ora lo vedrai, chiudi gli occhi… - le disse lui.

Ma lei non gli obbedì.

- Non è che mi fidi particolarmente di te… - gli disse con aria diffidente.

- Oh andiamo, sono pur sempre tuo fratello, che cosa vuoi che ti faccia? - le chiese ovvio, ma con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

- Questo dovresti dirmelo tu, ultimamente bisogna fidarsi sempre meno dei propri familiari sai?

- Tu guardi troppo televisione… - la informò il ragazzo per poi andarle alle spalle e posarle mani sul viso per chiuderle gli occhi. - Lasciati guidare da me…

le sussurrò all'orecchio facendola fremere.

- O-okay… - mormorò iniziando a camminare guidata da suo fratello. Si sentiva leggermente inquieta e più cercava di far sparire quella sensazione più non ci riusciva. Entrarono nell'edificio e camminarono per qualche tratto, fino a che non sentì il chiudersi di una porta alle sue spalle.

- Ikuto? - chiese la ragazza. Aveva ancora le sue mani sugli occhi. - Posso guardare?

- Ora si… - disse lui togliendole le mani dal volto.

La ragazza sgranò gli occhi dopo quello che vide e dopo circa cinque secondi urlò, sotto le risate divertite del fratello. In quel momento sentirono dei passi che si dirigevano verso di loro. Ikuto allora afferrò sua sorella per mano e uscendo dall'edificio le disse:

- Finito il divertimento, pensavo non ci fosse nessuno…

Una volta fuori di lì la ragazza lo tempestò di pugni.

- Brutto deficiente, ma ti sembra il modo di spaventarmi? - gli gridò contro mente lo riempiva di pugni sul petto. Inutile, lui non riusciva a smettere di ridere. Era stato troppo divertente, avrebbe dovuto rifarlo pi spesso, peccato che adesso sua sorella se lo sarebbe aspettato, dopotutto uno ci casca una volta, già alla seconda se lo aspetta. Però doveva ammettere che ne era valsa la pena.

- E pensare che mi aspettavo qualcosa carino da parte tua! - disse ancora la ragazza mentre lui la fermava per i polsi, iniziavano a fare male i colpi che gli dava sul petto.

- Oh andiamo Amu e che sarà mai! - esclamò lui smettendo di ridere, vedendola davvero arrabbiata.

- Ma si portano a vedere certe cose ad una ragazza? - domandò furibonda.

- Se fosse normale no, però…

- Questo è il colmo! - esclamò.

Ikuto la guardò con uno sguardo triste, non pensava si sarebbe arrabbiata così tanto. Le andò vicino mettendole una mano sulla spalla.

- Amu scusami tanto...

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Capitolo 6
*** A day with my pervert brother ***


Ikuto la guardò con uno sguardo triste, non pensava si sarebbe arrabbiata così tanto. Le andò vicino mettendole una mano sulla spalla.

- Amu scusami tanto... - mormorò davvero deluso.

La reazione che si aspettava non era certo quella che la ragazza gli mostrò. Iniziò a ridere a crepapelle, tanto forte che non riusciva a fermarsi.

Ikuto la osservava con uno sguardo confuso dipinto sul volto. Che cavolo le era preso tutto d'un tratto?

Amu si voltò verso di lui e nel vedere la sua espressione stramba rise ancora più forte.

Quando finalmente riuscì a calmarsi rivolse la parola al fratello che davvero non ci stava capendo nulla.

- Scusa… - disse la ragazza. - Ma mi hai fatto troppo ridere!

- Ecco… perché ridevi? - chiese il ragazzo.

- Perché ti sei bevuto il fatto che fossi arrabbiata! - disse la rosa con un sorriso luminoso. - Mi hai fatta ridere, non ti credevo così credulone! Figuriamoci se mi arrabbio per un cadavere!

Eh già… il caro Ikuto aveva avuto la brillante idea di portarla in un obitorio, a vedere un corpo che era appena stato investito da un'auto. Il viso era sfigurato completamente e il sangue secco faceva davvero ribrezzo. L'obitorio a quell'ora restava sempre aperto e lui non si era di certo lasciato sfuggire quell'occasione.

- E così mi hai ingannato eh? - le disse alzando poco la testa e facendo un mezzo sorriso. - Beh allora la pagherai cara…

Le si avvicinò in modo da farla indietreggiare fino al muro dell'edificio. Avvicinò il viso a quello della ragazza. Con sua grande sorpresa però fu la lei a fare la prima mossa, facendo incontrare le loro labbra. Ikuto restò per un attimo sorpreso, poi si lasciò andare come sempre. Fece staccare la ragazza dal muro e l'abbracciò stretta. Quando si staccarono lei sorrise soddisfatta:

- Senti un po', ma mi vuoi uccidere per caso?

- Beh… questo sarebbe il posto più adatto per farlo. - rispose pensieroso.

Lei fece un lieve sorriso.

- Però non è il posto più adatto per fare quello che voglio io… - gli sussurrò ad un soffio dalle labbra.

- Non mi dirai che vuoi ancora cucinare! - esclamò sbuffando leggermente il fratello.

- Per una volta che dovevi pensare male non l'hai fatto. - disse la ragazza sorridendo. - Intendevo qualcos'altro

- Non ci credo. - concluse Ikuto.

- Fai come ti pare, ci rimetti tu. - disse allora Amu mettendo un finto broncio e sciogliendo l'abbraccio.

- Dimostrami allora che mi sbaglio… - le disse con un sorriso malizioso.

- Che cosa vuoi? - domandò la ragazza incrociando le braccia.

- Beh a parte una cosa che è scontata…

- Ikuto!!! - urlò Amu rossa in volto.

- Dai che scherzo e comunque non imbarazzarti sempre… - le disse avvicinandosi di nuovo a lei che si girò di spalle. - Dopotutto stavolta sei stata tu a cominciare.

Un sorriso malizioso spuntò sulle labbra della ragazza, la quale si voltò di scatto catturando di nuovo le labbra del ragazzo, con tanta foga che lui dovette tenerla ferma per i fianchi altrimenti rischiavano di cadere entrambi. Visto che sotto di loro c'era una cosa chiamata cemento non si direbbe che sarebbe stata molto gradevole la caduta.

Quando si staccarono nuovamente il ragazzo le prese la mano e la trascinò nuovamente vicino all'edificio.

- Che c'è stavolta? - chiese la ragazza un po' delusa.

- Ho fame. - concluse lui.

- Eh? Proprio adesso? - domandò strabuzzando gli occhi, non ci poteva credere.

- Si, è un problema? - chiese lui guardandola con una faccia confusa.

- Per me ci fai a posta! - sbottò lei mentre si dirigevano verso una gelateria.

- Anche fosse, fa bene per la suspense! - disse lui.

- Non mi serve una vita da film!

- Ma serve a me per vedere le tue espressioni buffe! - rispose lui mentre una ragazza dai capelli rossi si voltava verso di loro pronta a prendere l'ordine.

- Desiderate? - chiese la ragazzina fissando attentamente Ikuto con i suoi occhi nocciola.

- Un gelato. - rispose.

- Cosa e a me non pensi? - domandò la sorella ma lui le tappò la bocca.

- Quindi quanti gelati? - chiese un po' incerta la rossa.

- Uno solo. - concluse Ikuto nonostante le mute proteste della rosa.

- Va bene, che gusto?

- Nocciola. - rispose lui deciso.

- Okay… - rispose la ragazzina, avrà avuto all'incirca la stessa età della sorella, forse un anno di più. Eppure quando lo guardava arrossiva leggermente. Gli veniva da ridere quando notava come lo guardavano le ragazze. Mentre a lui non serviva neanche guardarsi troppo intorno per cercare quella che gli interessava veramente. - Ecco a lei!

Disse in fine la ragazza porgendogli il cono. Ikuto pagò e se ne andò via, con la sorella che ormai ci aveva rinunciato anche solo ad aprire la bocca. Si mise seduto su una panchina seguito dalla sorella che lo guardava con astio.

- Lo volevo anch'io il gelato! - disse lamentandosi come una bambina piccola.

- Vuoi assaggiare? - fece in risposta il ragazzo porgendole il cono. La rosa annuì assaggiando il gelato, mentre dall'altro lato il ragazzo lo stava leccando.

- Perché non lo hai fatto prendere anche a me? - chiese la rosa.

- Perché altrimenti non avrei potuto mangiare il gelato con te. - rispose lui con fare ovvio.

- Ci tieni a queste cose per caso? Da quando sei diventato un ragazzo normale? Poco fa eri il solito maniaco pervertito che porta una ragazza in un obitorio piuttosto che a fare shopping. - gli disse lei.

- Diciamo che mi piace vederti mangiare il gelato… - rispose lui facendola arrossire.

Amu voltò la faccia di lato incrociando le braccia al petto.

- Pervertito! - sbottò mentre lui rideva finendo di mangiare il suo spuntino.

- Ah e così sarei io il pervertito? - chiese lui avvicinandolesi. - Non mi pare che prima ero il solo…

Lei arrossì ancora di più voltandosi a fargli la linguaccia. Ikuto sorrise socchiudendo gli occhi. Si alzò dalla panchina e, sempre seguito dalla sorella, prese a camminare.

- Perché vorresti per caso andare in giro per negozi? - le chiese curioso rimembrando la frase di prima della sorella.

- Eh? No era così per dire. - rispose lei.

- Fiuuu, meno male per un attimo ho temuto il peggio. - rispose lui con il viso sollevato.

- Stupido, come se tu non ti comprassi i vestiti… - disse lei.

- Beh almeno io ho gusto nel vestirmi. - rispose lui con aria indifferente facendo un'alzata di spalle.

- Cosaaa? - chiese rossa per la rabbia la sorella mettendosi le mani sui fianchi e avvicinandosi con fare minaccioso verso di lui che aveva già iniziato a ridere.


- Beh che mi dici? Ti sei divertita? - chiese il ragazzo mentre stavano facendo cena con un panino al formaggio ciascuno, seduti su una panchina del parco.

- Si, molto. - rispose la rosa dando un'altro morso alla sua cena.

- Che peccato che sia già finita la giornata… - mormorò Ikuto guardando il tramonto che segnava l'arrivo della sera e di conseguenza l'ultimo momento della giornata che avrebbero dovuto trascorrere a casa visto che se fossero rincasati più tardi delle nove e mezza la madre li avrebbe fritti e poi se li sarebbe mangiati. Scena raccapricciante se uno ci pensa.

- Già. - rispose la ragazza monosillabica. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e ascoltava senza interesse particolare quello che le diceva il ragazzo. Ikuto ormai se n'era accorto. In effetti la ragazza era letteralmente immersa nell'oblio della sua mente. Nella quale c'era un'indecisione pazzesca. Ricordava alla perfezione le frasi che si erano detti quella mattina davanti all'obitorio, lei stava scherzando lì, ma ora non ne era più tanto sicura. Forse si sentiva davvero pronta. La mano del ragazzo mossa davanti ai suoi occhi la fece tornare alla realtà, portandola a posare il suo sguardo sul fratello. - Che c'è?

- Oh niente, solo che mi sembravi pensierosa e volevo sapere perché. - rispose lui con un'alzata di spalle, mentre finiva l'ultimo boccone del suo panino.

- Niente, riflettevo e basta. - disse lei evasiva.

- Se lo dici tu… - il ragazzo non ne era molto convinto, ma meglio lasciar perdere. - Dai torniamo a casa.

Disse poi alzandosi e stiracchiandosi un poco, per poi prendere a camminare con la sorella al fianco.

Camminarono per un po' fino a giungere la fermata dell'autobus.

- Hey Ikuto guarda! - esclamò la sorella indicando una locandina appena al muro e ripetuta varie volte. - Quella è Hoshina Utau!

- Si direbbe proprio di si. - rispose lui tranquillo.

- Fa un concerto qui a Tokyo! - esclamò sempre più allegra e sorridente la rosa.

- Già, è scritto proprio lì. - rispose lui calmo, la cosa non lo toccava per niente.

- Ma come fai ad essere così calmo! O cavolo vorrei tanto poterci andare… - si lamentò la ragazza. - Se riesco a rimediare i biglietti ci verresti con me?

- No, non mi va.

- Ti prego, sono stata al suo concerto solo in sogno! - esclamò lei mettendo le mani giunte davanti al viso.

- Vacci con Rima scusa, anche a lei piace Utau, no? - domandò il fratello.

- Uff… ma se ti ho detto che ci voglio venire con te cosa mi tiri fuori Rima adesso? - chiese la ragazza sbuffando.

- Ma a me non va di venire a vedere una cantante che non ascolto. - rispose lui.

- Se ascoltassi musica più allegra ti piacerebbe anche a te.

- Forse, ma visto che non ho mai ascoltato le su canzoni se non alla radio o al supermercato lo ritengo inutile portartici. - disse poi il ragazzo mettendo le mani in tasca.

- Se vuoi te le faccio ascoltare io! Ho tutti i CD che ha inciso! - esclamò con gli occhi che le brillavano tanto era emozionata. - Per favore!

- Vedremo. - concluse il ragazzo.

- Uff… come sei noioso. - concluse lei incrociando le braccia, mentre salivano in autobus.


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Capitolo 7
*** Trip ***


- Eh? - domandò con la bocca spalancata la biondina che le stava davanti. - Come sarebbe che non vuoi venirci?

- Non è che non voglia… - tentò di dire la rosa.

- E allora cosa c'è che non va? - chiese di novo imperterrita la bionda.

- Non posso. - disse in fine, sperando così di passarla liscia.

Non fu così. La ragazza che le stava davanti portò gli occhi a due fessure che la scrutavano con aria minacciosa.

- Non ti credo. - affermò convinta incrociando le braccia e girando la testa di lato con gli occhi chiusi, mostrandosi offesa.

- Andiamo Rima non ti sto dicendo una bugia! - esclamò Amu.

- Mi dispiace, ma non ti credo affatto. - riprese la biondina con lo stesso atteggiamento.

- Credi che se potessi rinuncerei così facilmente? - domandò la ragazza cercando di porre fine a quel discorso che la stazza straziando.

- Non lo so… - rispose sospettosa l'altra. - Non è che c'entra un ragazzo in questa storia?

Le chiese tornando a guardarla. Amu arrossì violentemente, portando le mani avanti.

- Cosa? Ma figurati… - disse tra il nervoso e l'ironico.

Rima le si avvicinò con fare poco rassicurante.

- Tu non me la racconti giusta… - sussurrò sospettosa per poi ritrarsi e scrollare le spalle. - Ma suppongo che non siano affari miei.

Da quando l'ha capita? si chiese Amu.

- Supponi bene. - rispose la ragazza.

- Quindi… - disse la biondina con tristezza. - Non vieni con me?

- Mi spiace. Lo sai quanto io ci tenga, però… - rispose cercando di tirarle su il morale.

- Ho capito Amu, non preoccuparti. - le disse sorridendo. - Ci vediamo!

Disse la ragazza prima di correre verso casa. Dopo qualche settimana di scuola era finalmente riuscita ad uscire nuovamente con Rima, la sua migliore amica.

La ragazza era riuscita ad ottenere due biglietti per il concerto di Utau sperando che la rosa ci sarebbe venuta con lei, contando anche sul fatto che tutte e due erano fan sfegatate della stessa cantante. Ma quando gliene aveva parlato lei aveva risposto che non poteva, si era già presa un impegno e sarebbe riuscita ad essere presente al concerto.

Una balla bella e buona. Aveva imparato a mentire abbastanza bene ultimamente, Ikuto la stava influenzando troppo. Sorrise mentre tornava a casa. Il fatto che avesse rifiutato l'invito di Rima era perché, esattamente il giorno dopo, lei e suo fratello sarebbero andati nel medesimo posto a vedere la stessa cosa. Con una sola differenza, erano insieme, loro due. E questo non si poteva dire che non cambiasse le cose radicalmente. C'era riuscita a convincerlo e con sua grande sorpresa lui non le aveva chiesto nulla in cambio. Aveva semplicemente detto che si sarebbe accontentato di farla felice. Lì per lì aveva pensato che scherzasse, ma poi a giudicare dal suo viso e dal fatto che fosse passata una settimana da quel giorno, era riuscita a convincersi che non stesse progettando una burla.

- Sono a casa!- annunciò appena chiusa la porta alle sue spalle. Si tolse le scarpe e messe le pantofole salì al piano superiore. Senza pensarci due volte aprì la porta della stanza del fratello per annunciargli il suo ritorno.

- Hey non si bussa? - fece lui mentre si stava togliendo la maglia. Aveva poggiati sul letto davanti a lui altri vestiti.

- Scusa è che… ma i stai cambiando? - domandò la sorella.

- Si, mi voglio fare una doccia, domani partiamo, l'hai già dimenticato?

- No che non l'ho dimenticato. - rispose lei. - Allora intanto io vado a preparare il pranzo.

Ikuto annuì prendendo poi i vestiti sotto braccio e dirigendosi in bagno. Era un tantino strano, chi sa che aveva?

Decise di non preoccuparsene troppo. Così fece spallucce e si diresse in cucina. Il pranzo che preparò fu semplicemente un piatto di pasta al pomodoro con un piatto d'insalata come contorno. Mentre stava mettendo a posto il pacchetto di pasta sentì dei passi che si dirigevano in cucina. Ikuto doveva essere uscito dal bagno.

- Eccomi. - disse semplicemente lui.

Sua sorella non si era ancora voltata, intenta a mettere quel pacchetto di pasta dove l'aveva trovato, molto in alto. E così, mentre si stava chiedendo come cavolo aveva fatto a prenderlo, visto che non riusciva a metterlo a posto, disse:

- Hey Ikuto! Non è che mi daresti una mano? - domandò voltandosi. - Per…

Si bloccò all'istante vedendo la scena che le si presentava davanti. Wow… disse a se stessa.

- …Favore. - finì la parola, ma o stupore rimase dipinto sul suo volto.

Corse incontro a suo fratello che non sapeva se aveva fatto una cosa bella o se ora lo avrebbe deriso.

- Caspita Ikuto! Da quando ti piace vestirti in questo modo? - domandò con gli occhi che le brillavano, scrutandolo da cima a fondo. Indossava una camicia di jeans nero, senza maniche e con i bordi sfilacciati. I jeans del medesimo colore e un paio di anfibi.

- Diciamo solo che mi sono piaciuto appena li ho visti… - disse arrossendo lievemente, anche se Amu lo notò stesso, ma stette zitta.

- Mi piace! - affermò lei sorridendo. - Dai ora siediti che il pranzo è pronto.

Il fratello acconsentì sedendosi a tavola e iniziando a mangiare.


Una cucinata in pieno viso permise alla ragazza di svegliarsi di botto, cadere dal letto ed esclamare:

- Che cazzo fai Ikuto?!

- Faccio l'impossibile per svegliarti. - rispose tranquillo lui, con le mani in tasca.

La ragazza sbuffò tirandosi a sede sul pavimento e prendendo la sveglia.

- Cosa!? Ma sono solo le cinque del mattino! - esclamò.

- Guarda che non ci vuole poco ad arrivare dove s tiene il concerto. - disse il fratello, semole con il suo fare calmo. Lo osservò, lui era già vestito e preparato, con lo zaino in pelle in mano.

- Uff… per quattro ore potevi anche svegliarmi più tardi e poi il concerto è il pomeriggio. - disse lei infilandosi a dormire di nuovo.

- Cosa centra? Coraggio vestiti che andiamo. - rispose il ragazzo voltandosi e uscendo.

- Questa me la paghi… - disse la rosa digrignando i denti. - E non vuoi salutare mamma e babbo?

- Ho lasciato loro un biglietto. - rispose.

- Un biglietto? -.-'

- Esatto, in cucina, attaccato al frigorifero. - disse ancora lui. - Ti vuoi muovere? Altrimenti di questo passo partiremo alle sei.

- Potevi benissimo svegliarmi più tardi, sarò in coma per tutta la giornata in questo modo. - disse Amu prima di prendere i suoi vestiti ed entrare in bagno.

Una volta pronta prese lo zaino di jeans poggiato sulla sedia della scrivania e si diresse verso il fratello che l'aspettava fuori.

- Finalmente! - esclamò lui con un sorriso divertito dipinto in volto. Sua sorella sembrava un cadavere che cammina. - E dai cerca di svegliarti un po', non vorrai mica sonnecchiare tutto il tempo, vero?

- Spero proprio di no… - fece lei barcollando verso Ikuto. - Uff…

- Dai che dobbiamo andare o perderemo il treno. - disse lui.

- Giusto, che noia non puoi nemmeno portare la macchina… - disse lei mentre si incamminavano.

- Se avessi aspettato due anni per andare al suo concerto si avrei portata io, ma purtroppo sei sempre frettolosa.

- Spiritoso, come facevo ad spettare due anni?

Arrivati alla stazione aspettarono qualche minuto, poi presero il treno.

Amu si mise subito a sedere vicino a suo fratello. Aveva sonno, per questo poggiò il capo sulla spalla del fratello e si addormentò.

Durante il viaggio Ikuto non fece altro che guardare sua sorella, che dormiva beata accanto a lui. Sapeva che svegliarla presto avrebbe comportato questo, ma non gli importava, era bello vederla dormire.

Quando annunciarono che erano arrivati il ragazzo era incerto se svegliarla oppure se lasciarla dormire e portarla lui fuori dal treno. L'unico problema era che la ragazza sapendolo sarebbe arrossita e non glielo avrebbe mai perdonato.

- Amu… - mormorò all'orecchio della rosa. - Amu siamo arrivati, svegliati…

La ragazza mugolò qualcosa, per poi voltarsi e continuare a dormire.

- Amu, ti ripeto siamo arrivati. - disse scuotendola un poco.

Dopo qualche tentativo vano la rosa aprì gli occhi.

- Ikuto? - chiese per poi guardarsi intorno ancora assonnata. - Dove siamo?

- Siamo arrivati e se ti alzi possiamo anche scendere. - rispose il ragazzo.

- Arrivati dove? - domandò.

- Dove si terrà il concerto di Utau Hoshina. - disse lui prendendo lo zaino ed alzandosi.

- Di chi? - domandò, poi d'un tratto le venne in mente. - Oh cielo! Giusto, forza che stai aspettando, dobbiamo andare!

Rispose prendendo lo zaino al volo e catapultandosi fuori dal treno, con Ikuto che la guardava con fare divertito.

- Ah che bello ci siamo! - esclamò tutta pimpante la ragazza. - Dove andiamo adesso?

- Io ho fame. - annunciò lui. - Sai è da stamattina che non mangio.

- Giusto, anche io non ho fatto colazione… - disse pensierosa.

Si fermarono a mangiare qualcosa.

- Hey Ikuto? - lo richiamò d'un tratto Amu.

- Si?

- Com mai ti sei offerto di portarmi al concerto?

- Perché me lo hai chiesto tu.

- C'è qualcosa sotto ne sono certa. - disse lei guardandolo dritto negli occhi. - Andiamo che cosa vuoi in cambio?

- Mi credi davvero così meschino? - domandò lui fingendosi offeso.

- Per come fai di solito si. - rispose la ragazza incrociando le braccia. Si stavano dirigendo alla cassa, per pagare.

- Beh veramente stavolta non volevo niente, ma ora che ci penso… - le disse mentre le si avvicinava. Questa volta però a lei non sarebbe dispiaciuto, diciamo che ci aveva fatto a posta a dirglielo. Invece, con suo grande stupore, Ikuto la superò e si mise a correre. - Perché non paghi tu?

- Eh? - chiese con gli occhi che le uscivano fuori dalle orbite. - Cosa? Brutto…

- Signorina, il conto. - ad interromperla fu la cassiera che le annunciò il prezzo da pagare.

- Ah si, ecco a lei… - disse Amu per poi citare una cosa simile ad un 'buongiorno' e fuggire cercando di raggiungere suo fratello.



Scusate il tremendo ritardo, ma vi assicuro che avere la settimana piena di verifiche e interrogazioni non è il massimo :( Spero vi sia piaciuto lo stesso il capitolo, alla prossima! ^ ^

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Capitolo 8
*** Music ***


- Sono sfinita… - mormorò la ragazza accasciandosi a terra. - Hey tu, come diavolo ti è saltato in mente di metterti a correre?

- Credevi che volevo sentire la consistenza dei tuoi delicati pugni, Amu? - le domandò retorico.

La rosa sbuffò alzandosi in piedi.

- Se sempre il solito… - disse con un sorriso sulle labbra. Ora che ci pensava il fratello non era cambiato affatto da quando erano piccoli, era sempre stato così tremendamente buffo e anche un po' stronzo con lei. - Hey Ikuto?

- M-mm?

- Che ore sono?

Il ragazzo scoprì il braccio e guardò il quadrante dell'orologio blu che aveva al polso.

- Quasi le tre, perché?

- Abbiamo corso così tanto? Ecco perché le mie gambe non si reggono in piedi… - mormorò la ragazza.

- A che ora è il concerto?

- Aprono i cancelli alle sette, il concerto inizia alle nove. - rispose lei avvicinandosi al fratello.

- E a che ora dobbiamo stare lì per non essere schiacciati dalla folla? - domandò ancora lui.

- Mah… diciamo le quattro, tanto le fan di Utau non sono poche e purtroppo lei non è mia amica e non posso chiederle di tenerci un posto. - disse afflitta.

Ikuto fece una risatina.

- Andiamo Amu, era ovvio che era un sogno, quante persone hanno la fortuna di conoscere la propria cantante preferita fuori dal concerto e poi diventarle amica senza che lei abbia chiamato la sicurezza? - le domandò.

- La porta delle speranze di Amu Hinamori si chiude qui e non si riaprirà mai più… - mormorò con la testa bassa e una voce da dramma teatrale.

- Fai poco la pessimista, almeno la speranza che restiamo vivi al concerto in mezzo a tutta quella gente, ce la vuole. - rispose lui prendendola per il braccio ed iniziando a camminare.

- Non possiamo riposarci un po'? Non ho voglia di camminare… - si lamentò lei.

- Va bene, ma per poco… - concluse il ragazzo sedendosi con lei su una panchina.

- Ah… okay, ora lascia che le mie gambe si rianimino e che ricomincino a camminare, poi possiamo procedere. - concluse la ragazza.

- D'accordo, per questa volta ti accontento. - disse lui.

Passarono qualche minuto sulla panchina, fino a che il ragazzo non si alzò stiracchiandosi.

- Dai sono quasi le quattro, andiamo. - disse Ikuto.

La ragazza si alzò subito in piedi.

- Okay, coraggio muoviamoci! - esclamò afferrando la mano del ragazzo e dirigendosi verso il luogo del concerto.

Appena arrivarono videro subito un gruppo di ragazzi e ragazze tutti seduti davanti all'entrata ad aspettare le sette.

- Uff… rimpiango il fatto di avertici portato. - disse Ikuto non appena si mischiarono tra la folla.

- Come facevo a saperlo io? - chiese Amu.

- Lo so, ma hai visto quanta gente c'è qua fuori? E sono solo le quattro, figuriamoci quando saranno le sette e poi le nove. - disse lui.

- Questo è il concerto di una cantante famosa in tutta Tokyo, se non di più, credo sia normale Ikuto. - rispose la ragazza.

Lui sbuffò di nuovo. Era vero, a lui non piacevano i concerti, non piaceva stare in mezzo a troppe persone, però non avrebbe mai accettato l'idea di sua sorella da sola ad un concerto dove ci sono tante persone, sia buone che cattive. Insomma, aveva paura che le sarebbe potuto accadere qualcosa. Già con lui accanto, può sempre essere più sicura. Lei stessa glielo aveva detto spesso.

- Beh ora non ci resta altro da fare se non aspettare… - concluse la rosa mettendosi seduta per terra.

Ikuto la seguì affiancando la sorella nell'attenuante attesa che i cancelli si aprissero, permettendo loro di entrare.

- Come mai non ci sei voluta andare con Rima? - le chiese d'un tratto il fratello. Giusto per attaccare discorso.

- Cosa intendi, me lo avevi già detto tu che mi ci portavi, no? - domandò a sua volta la ragazza spostando lo sguardo miele verso il fratello.

- Si, questo è vero. Ma perché non gli hai detto che ci venivi con me?

Dopo questa domanda Amu abbassò lo sguardo arrossendo. La verità non gliela voleva dire. Preferiva sempre mantenere una certa riservatezza, anche con le sue amiche.

- Privacy. - rispose semplicemente muovendo nervosamente lo sguardo da destra a sinistra, cercando di non incornare gli occhi indagatori del fratello.

- Certo, come no… - fece con sarcasmo lui, per poi prenderle il mento tra le dita e alzarle il viso verso di lui. - E tu speri che io ci creda, giusto?

- Ecco… - tentò di dire la ragazza. - Si?

- No.

- Oh. - disse fingendosi afflitta, poi fece un sorrisetto.

- Che ore sono? - chiese il fratello lasciandola andare.

Lei tirò fuori il cellulare e guardò sul display.

- Dunque, sono le quattro e un quarto. - rispose.

- Non ci posso credere, abbiamo ancora un sacco di tempo da passare qui, che pizza! - esclamò il ragazzo.

- A proposito, mangiamo la pizza stasera? - chiese Amu cambiando completamente discorso.

- Per me va bene, sempre ammesso che ci arriviamo a stasera. - disse con sarcasmo.

Amu fece una risatina per poi poggiare la testa sulla spalla del fratello.

- Uff, certo neanche per me è entusiasmante l'idea di aspettare quasi tre ore qui senza far niente. - disse.

- Già, purtroppo non si può fare proprio niente. - disse Ikuto marcando bene l'ultima parola.

La ragazza si allontanò di colpo da lui.

- Che fratello pervertito che ho! Possibile che non sai pensare ad altro? - chiese lei incrociando le braccia.

Lui le si avvicinò.

- Perché tu non ci stavi pensando? - le chiese sempre più vicino.

Lei arrossì e distolse lo sguardo, ormai bordeaux su tutto il viso.

- C-certo che n-no. - rispose lei.

Ikuto mosse piano la testa, chiudendo gli occhi per un attimo.

Passarono le ore a chiacchierare in questo modo. Certo, sarebbe più corretto die che Amu passò il tempo a chiacchierare, mentre lui a farla arrossire.

Quando finalmente arrivarono le sette tutti e due si alzarono e riuscirono ad entrare. All'entrata mostrarono il biglietto e dopo che gli ebbero strappato la parte tratteggiata poterono entrare.

- Però… - mormorò la ragazza. - Com'è grande.

- Considera il fatto che ci sono circa un mezzo miliardo di persone là fuori… - rispose sarcastico.

- Lo so, ma è comunque grande. - disse ancora Amu, mentre si guardava intorno sempre più stupita.

Riuscirono ad ottenere un posto abbastanza vicino al palco, cosa per cui Amu fece i salti di gioia.

Passò circa mezz'ora, la cantante si sarebbe dovuta far vedere tra due ore circa, se non tardava.

- Che ore sono? - chiese il ragazzo.

Amu tirò fuori dalla tasca il cellulare e guardò nuovamente il display.

- Le sette e mezza. - rispose.

- Uff…

- E basta a sbuffare! - si lament la rosa.

- Uff e va bene.

Amu rise. Ikuto quando ci si metteva era davvero incredibile.

- Ha una scaletta? - domandò il fratello d'un tratto.

- Chi?

- Come chi? Utau, ha una scaletta da presentare? - domandò.

- Non ne ho idea. Credo però che farà un mix tra tutti i suoi album scegliendo le canzoni più famose. - rispose.

- Ah… di solito tarda? - chiese ancora il ragazzo.

- Come faccio a saperlo, se è la prima volta che vado ad un suo concerto?

- Giusto… - fece lui. - Che ore sono?

Amu guardò di nuovo il cellulare.

- Le otto.

Altro sbuffò da parte del fratello.

- Dai manca solo un'ora! - cercò di dirgli sua sorella.

- Giusto, un'ora qui in piedi che sarà mai! - fece ironico lui.

Lei sorrise. Passò ancora qualche minuto e il ragazzo stava per chiedere:

- Che…

- Sono le otto e mezza. - rispose la sorella precedendolo.

Ikuto fece una risatina.

- Sono così ripetitivo? - domandò.

- Oggi sei solo noioso. - disse Amu con sarcasmo.

Il tempo sembrava non passare mai. E loro ormai avevano finito gli argomenti da discutere.

- Uff, peccato che qui ci sia troppa gente, altrimenti…

- Frena. - lo fermò subito la sorella sapendo bene dove voleva arrivare, mentre infatti sulle sue guance si stava facendo largo il colore rosso.

Ikuto le rivolse uno sguardo malizioso.

- Perché, credi forse di sfuggirmi dopo il concerto? - le sussurrò all'orecchio facendola fremere.

Amu deglutì rumorosamente.

- Ecco… - provò a dire girandosi verso di lui, con lo sguardo basso, ma per sua fortuna in quel momento le luci normali si spensero, lasciando il posto a tanti raggi colorati che si muovevano tra la folla e il palco.

La ragazza guardò dritta verso il posto dove da un momento all'altro sarebbe apparso il suo idolo.

- Eccola! - sentì gridare da una ragazza che le stava vicino. Ancora più forte e le avrebbe rotto un timpano. Doveva avere circa tredici anni, capelli ricci e castani, mentre gli occhi erano molto scuri. Saltava come una dannata, nemmeno fosse sceso Satana in quel palco.

Amu le rivolse un'occhiata confusa, poi si concentrò sulla bionda che stava camminando lentamente verso il microfono. Le luci la prendevano a tratti. Il resto del palco era ancora immerso nel buio. I musicisti stavano prendendo posto ai rispettivi strumenti.

Quando poi Utau afferrò il microfono le luci inizialmente bianche, del palco, si accesero mettendo in mostra tutti i componenti del gruppo che Utau aveva recentemente creato, Black Diamond. Nonostante questo tutti continuavano a chiamare il gruppo con il nome della cantante.

La musica iniziò e la voce di Utau camminava melodiosa e sinuosa fra il suo pubblico, infiltrandosi nelle orecchie e nei cuori dei loro fan.

La gente davanti alla ragazza iniziò a saltare paurosamente, tranne qualcuno che stava facendo un video, e altri che fotografavano ogni movimento millimetrico della cantante.

Amu cercava di vedere tra i pochi spiragli che le persone le lasciavano, ma erano tutti intenti a saltare come pazzi. Cavolo, di questo passo sarebbe stato inutile andare al concerto.

- Hey Amu… - le disse Ikuto vicino all'orecchio, per farsi sentire. La ragazza si girò verso di lui, giusto il tempo di vederlo di sfuggita che si sentì presa per i fianchi e trasportata qualche metro più su.

- Ma cosa… - provò a dire.

- Come vedi adesso? - chiese suo fratello.

- Bene, grazie! - gli urlò la sorella. Il ragazzo l'aveva presa in braccio e se l'era messa sulle spalle e anche se era molto imbarazzante, almeno vedeva bene la cantante.

Utau era davanti al microfono e cantava con una tale passione che solo lei riusciva a trasmettere.

Don't think about your life as a night full of dangers…

Questa era la frase che iniziava il ritornello della canzone.

But don't think that is always easy…

Quella canzone, il suo significato, trasmettevano in Amu forti emozioni e la portavano a pensare a quello che c'era tra lei e suo fratello.

No one understand what i feel now, but i'm okay…

Più l'ascoltava… quelle frasi, quelle parole, era come se le stessero parlando e le dicessero di non arrendersi di lasciarsi andare, di lasciar andare le sue emozioni, il suo istinto.

Guardò in basso, verso suo fratello che seguiva impassibile il concerto, chissà se anche lui recepiva il messaggio?

Utau si muoveva sul palco, il microfono lo aveva tolto dall'asta e mentre cantava faceva dei gesti e si avvicinava al suo pubblico, facendo alzare di mezzo metro le persone per poterle dare la mano.

Alla fine della canzone la ragazza tornò al centrò del palco e indicando verso il pubblico dire l'ultima frase…

- This is the time to decide!

Il cuore di Amu perse un battito. Guardò nuovamente verso il ragazzo, ma non riusciva a vederne l'espressione. Sicuramente era impassibile. Questo si era detta, mentre non sapeva che anche il fratello stava riflettendo su quelle parole.

Ci furono altri sei brani, poi il concerto finì e Amu scese dalle spalle di Ikuto.

- Cavolo, mi hai lussato le spalle… - si lamentò lui.

- Io non riavevo chiesto niente. - rispose la sorella, stizzita, incrociando le braccia.

Lui le fece un sorrisetto, che aveva un non so che di malizioso. Si avvicinò alla ragazza mettendosi ad un centimetro dal suo volto. L'afferrò da dito per non farla indietreggiare e le disse:

- Te lo avevo detto che non mi saresti sfuggita…





Di nuovo scusate per il tremendo ritardo >.< credo che aggiornare presto per me in questo periodo sarà difficile, non so dirvi quando riuscirò ad aggiornare prossimamente.


Avviso per chi sta seguendo la ff: Next door neighbour

L'utente che sta scrivendo questa fanfiction al momento non ha la possibilità di aggiornarla e non sa quando potrà postare un nuovo capitolo. Informa chi la segue, che la fanfiction è ancora in corso e che appena potrà continuerà ad aggiornarla. Non vi preoccupate quindi! ^ ^

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Capitolo 9
*** Passion fever... ***


Si avvicinò alla ragazza mettendosi ad un centimetro dal suo volto. L'afferrò da dietro per non farla indietreggiare e le disse:

- Te lo avevo detto che non mi saresti sfuggita…

Amu deglutì, adesso si che sarebbe stato un problema.

- Ehm… Ikuto? - fece mentre il colorito rosso rapiva le sue guance.

- Si?

- Siamo ancora nel posto del concerto, ci potrebbe vedere chiunque. - cercò di dire la rosa per distrarlo da quello che, ormai aveva capito, era il suo intento.

- Oh… giusto. - fece lui mettendo un finto broncio. - Beh tanto dobbiamo tornare a casa…

Quella frase lasciata in sospeso fece deglutire Amu per la seconda volta.

- S-si… andiamo. - disse staccandosi da fratello e, dopo averlo preso per mano, si diressero fuori dal locale. - Che ore sono?

- Dunque… le dieci e mezza. - rispose.

- E a che ora c'è il treno? - domandò allora la sorella.

- Tra mezz'ora. - disse. - Possiamo fare tutta la strada con calma.

- O-okay… - dopo quel pezzo di prima non si sentiva più tanto rilassata in sua compagnia. Ma c'era da aspettarselo, lui era Ikuto e da Ikuto non ti potevi aspettare segni di affetto se non nascosti sotto manti di perversione. - Hey Ikuto?

- Si? - rispose lui voltandosi appena verso la ragazza.

- Almeno ti è piaciuto il concerto? - domandò un po' incerta.

- Abbastanza. Lei è brava, si sa muovere sul palco, neanche la musica è male però…

- Okay critico della musica, la prima risposta era più che sufficiente, poi se ci vuoi fare il testo me lo porti lunedì, così te lo correggo. - lo interruppe la rosa con sarcasmo.

- Spiritosa, lo sai come sono fatto, ancora te ne sorprendi? - ribatté lui. - Comunque siamo arrivati.

La ragazza guardò davanti a se, dove le stava indicando il ragazzo. Il treno era appena arrivato e i passeggeri stavano scendendo lasciando spazio dentro il mezzo.

Amu e Ikuto entrarono e presero posto l'uno vicino all'altra.

- Certo che una giornata così, dopo aver dormito pochissimo stata davvero stressante… - fece la ragazza chiudendo gli occhi e appoggiandosi al fratello. Si accucciò addosso a lui come un micetto e il ragazzo la strinse a se carezzandole la testa con tenerezza.

- Se vuoi puoi dormire, tanto ne avremo di tempo per parlare… - le disse all'orecchio con malizia. - E poi hai circa cinque ore per dormire, quindi riposati pure…

Amu annuì appena appisolandosi poi accanto al fratello.

Ikuto si mise l'mp3 e mentre ascoltava la musica la guardava con un leggero sorriso ad increspargli le labbra. Non solo pensava che non esisteva una ragazza al pari della particolare bellezza della sorella, ma la riteneva davvero una persona speciale. Ora che ci rifletteva bene, che ci pensava attentamente, era sicuro che avrebbe provato gli stessi sentimenti per lei qualunque cosa fosse stata per lui, non solo sua sorella. C'era qualcosa di sbagliato in tutto questo. Loro non dovevano nascere come fratelli, ma allo stesso tempo questo dimostrava che erano fatti proprio per stare insieme, sin dalla nascita.

Il viso della sorella era rilassato, le labbra leggermente socchiuse e dei ciuffi ribelli rosa le ricadevano sulla fronte facendole ogni tanto storcere il naso. Com'era carina quando dormiva, sembrava una bambina piccola. Le tolse quei ciuffi rosa sorridendo dell'infantilità della ragazza anche mentre stava dormendo.

Il viaggio lo trascorse così. Ad ascoltare Nick Cave e The sound, mentre osservava la sorella rannicchiata sulla sua spalla, a sognare chissà cosa. Gli sarebbe piaciuto saperlo, ma tra le sue doti quella di entrare nella mente delle persone non c'era.

Decise di riposare un po' anche lui. Si tolse gli auricolari e riposò l'mp3 nello zaino. Abbracciò la sorella e anche lui si calò nel mondo dei sogni.


Dopo qualche scossa anche il ragazzo aprì gli occhi, specchiandosi in due occhi caramello.

- Finalmente ti sei svegliato! Da quanto è che dormi, eh dormiglione? - disse ironica la ragazza scoppiando a ridere.

Ikuto si stiracchiò un poco prima di capire il significato della domanda e farle una faccia passiva dicendo:

- Senti chi parla, non sei tu quella che ha dermico per dodici ore di fila?

Amu fece una faccia da bambina imbronciata.

- E allora? Avevo solo dieci anni!

- Fatto sta…

- Fatto sta che siamo arrivati! Coraggio andiamo! - lo incitò la ragazza tirandolo per la manica.

- Okay okay, arrivo calmati! - disse il fratello sorridendo e alzandosi dalla sua postazione. - Forza piccola, torniamo a casa…

Amu arrossì lievemente, le succedeva sempre quando la chiamava così, anche perché le piaceva quel soprannome, ovviamente non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura.

- Hey ti sei incantata? - le domandò il ragazzo dopo esserle passato accanto e averla superata all'uscita.

- Eh? No no arrivo subito! - rispose la rosa raggiungendolo.

Ikuto scosse piano il capo sorridendo. Era senza speranze.

In pochi minuti raggiunsero casa e non appena entrati Amu corse nella sua stanza e si gettò nel letto.

- Ahhh! Sono stanchissima! - esclamò con la faccia premuta contro il cuscino.

- Mmm… - fece il fratello raggiungendola. - Curioso detto da una che stava dormendo fino a pochi minuti fa.

- Non rompere! - sbottò la sorella con la voce ovattata dal piumone.

Lui sorrise avvicinandolesi e sdraiandosi vicino a lei. Le fece alzare il viso per poi posare le labbra sopra le sue. Inizialmente Amu non reagì, poi rispose al bacio permettendogli persino di mettersi sopra di lei. Ora era pronta, lo sentiva. Lo voleva tanto quanto lo voleva lui. Le emozioni e i sentimenti parlavano chiaro, come mai erano stati. Quello che diceva la mente era privo di senso, solo un'organo contava in tutto il suo corpo ed era lui a parlare e a dirle quello che realmente voleva.

Portò le mani al viso del ragazzo, mentre lui stava iniziando ad andare oltre. Gli carezzò le guance calde, molto calde… troppo calde ora che ci faceva caso. Portò la mano alla fronte del ragazzo. Improvvisamente si staccò da lui e lo guardò negli occhi con preoccupazione.

- Ikuto! Cielo Ikuto, ma tu hai la febbre! - esclamò non togliendo la mano dalla sua fronte.

- Come?

- Oh no! E adesso chi mi aiuterà con i compiti di matematica! - esclamò di nuovo Amu.

Il volto di Ikuto assunse un aria passiva.

- Sono contento di sapere quanto tieni alla mia salute… - mormorò.

Amu fece una risatina.

- A parte gli scherzi, questa è una cosa seria… - disse. - Aspettami qui che ti vado a prendere un termometro.

- Ti prego, avrò si e no trentasette di febbre non credi che…

- Zitto e mettiti a letto!

- Cosa?

- Qualche problema? - domandò Amu prima di varcare la porta.

- Non pensavo che andavi subito al sodo… - disse mettendosi sotto le coperte.

- Non parlavo di quello e poi fuori dal mio letto! - fece mettendosi le mani sui fianchi e avvicinandosi a lui.

- Me lo hai detto tu! - esclamò con faccia da cucciolo.

- Non m'incanti… - disse Amu.

- Oh andiamo, sono malato, lo hai detto anche tu… - le disse aggrappandosi al suo collo e portandola sul letto, sopra di lui.

Il volto di Amu divenne visibilmente rosso.

- Mi attaccherai la febbre… - replicò la ragazza tentando di staccarselo di dosso.

- Almeno saresti costretta a venire a letto con me…

- Cosa?! - esclamò rossa in volto, sempre più bordeaux.

- Intendevo per la febbre, sempre maliziosa eh?

- Senti chi parla… - fece la ragazza sottraendosi al suo abbraccio. - Vado a prenderti il termometro…

Scese un attimo in salotto e prese l'oggetto che le serviva per poi risalire in camera e andare a misurare la febbre al ragazzo. Entrò nella stanza e il suo viso riprese quel dolce ed imbarazzante colorito bordeaux…


Scusate il ritardo, perdonoooo!!! Ma in questo periodo ho davvero molto da fare e non so dare un tempo preciso tra un aggiornamento e l'altro u.u

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Capitolo 10
*** A new friend? ***


Per LullabyMylla: Questo capitolo l'ho scritto pensando a te (non è una dichiarazione u.u … XD)


Scese un attimo in salotto e prese l'oggetto che le serviva per poi risalire in camera e andare a misurare la febbre al ragazzo. Entrò nella stanza e il suo viso riprese quel dolce ed imbarazzante colorito bordeaux.

- Ikuto!!! - gridò mentre si voltava nervosa. - Avvertire mai tu, eh?

Il ragazzo fece una risatina.

- Oh andiamo, dovevo pur mettermi il pigiama, no? - le chiese leggermente malizioso.

- Potevi farlo in camera tua! - esclamò sempre più rossa. Sentì un peso caldo poggiarsi sulla sua schiena. - Ik…

- Oh andiamo, almeno adesso ho i boxer…

La ragazza si voltò, aveva addosso solo i pantaloni del pigiama.

- Come mai ti sei voltata?- le chiese con malizia.

La ragazza arrossì un poco, poi si riprese.

- Finisci di vestirti, altrimenti ti si alzerà la febbre, oh giusto! Metti questo così almeno vediamo la temperatura. - gli disse porgendogli il termometro.

Lui annuì e mettendosi seduto nel letto si misurò la febbre. Dopo cinque minuti se lo tolse.

- Oh cielo Ikuto! Hai trentotto di febbre! - esclamò spaventata la ragazza. - Infilati subito sotto le coperte e non uscire per alcun motivo!

- Okay okay, ma tu non rimanere fuori troppo a lungo, altrimenti mi sentirò solo… - le disse ironico.

Amu sbuffò mentre usciva dalla stanza e si dirigeva verso la porta. Era da un po' in effetti che voleva andare nel negozio che avevano aperto da circa una settimana. Rima l'aveva invitata ad andare con lei anche lì, ma non aveva avuto tempo, anche Tadase l'aveva invitata. Ma preferiva andare con un bruco piuttosto che con lui. Certo, l'immagine di lei che passeggiava e rideva insieme ad un bruco non era poi così allettante, però sempre meglio di lei che passeggiava e rideva insieme ad un biondino irritante e fastidioso. Il bruco era silenzioso, Tadase no.

Bene, una volta finito il suo paragone era pronta per prendere l'autobus, il quale stava ripartendo.

- Aspetti! - gridò. Fece in tempo a dirlo che un ragazzo ebbe la gentilezza di far fermare l'autista, così che lei poté salire.

- Grazie mille - disse al ragazzo una volta che si fu seduta.

- Figurati - rispose lui sorridendole. Aveva i capelli di un castano rossiccio e degli occhi verdi penetranti.

- Ma non ti ho già visto da qualche parte? - chiese la ragazza.

- Non ne ho idea… - rispose lui.

- Come ti chiami?

- Kukai - rispose il ragazzo sorridendo.

- Io sono Amu. - disse la rosa. - Piacere di conoscerti.

Eppure era convinta di averlo già visto. Ma non ricordava proprio dove.

O almeno non in quel momento.

- Piacere mio Amu. - le disse lui. - Dove sei diretta?

- Vado al fudeshop*, ho sentito che è un negozio carino per chi piace disegnare e dipingere. - rispose. Quel ragazzo era davvero simpatico.

Ma perché non riusciva a ricordare dove l'aveva visto? Di solito lei si ricordava delle persone, eppure in quel momento aveva un vuoto di memoria. Lui di cero non la stava aiutando visto che a quanto pare sembrava non averla mai vista. - Tu invece?

- Io vado dalla mia ragazza. - rispose lei con un sorriso a trentadue denti. Incredibile quanto fosse spontaneo quel Kukai. Visto che oggi era il giorno dei paragoni perché non farne un altro? Paragonato a suo fratello era molto più estroverso. Ikuto era sempre così riservato. Amu era sicura che quel ragazzo aveva anche un sacco di amici, si vedeva subito che era un tipo che riusciva a socializzare facilmente. A volte anche lei avrebbe voluto esserlo, ma proprio non le riusciva.

- Hai una ragazza? - gli domandò giusto per proseguire il discorso.

- Sì, si chiama…

- Non c'è bisogno di dirmelo, non voglio farmi i fatti tuoi. - disse la ragazza mettendo le mani avanti.

- Non c'è problema - la tranquillizzò il castano. - Si chiama Utau.

- U-Utau? - domandò la ragazza. Ecco dove lo aveva visto. Era il ragazzo della cantante più famosa di Tokyo. Il ragazzo che avevano intervistato perché praticava molti sport. Sapeva tantissimo di lui. Il suo amore per il calcio, a dire il vero per qualunque sport. La sua tenacia in tutto quello che praticava e il suo amore per quello che faceva. Finalmente si era ricordata dove l'aveva visto, era come un sollievo.

- Shh…parla piano, l'ho detto solo a te, nessuno deve saperlo qui. Lo sai chi è Utau, no? - le disse. La rosa annuì.

- Perché me lo hai detto?

- Non lo so. - rispose lui sorridendo.

- Sei davvero incredibile -.-' - fece la ragazza.

Lui si mise a ridere.

- Oh io sono arrivato! Caso mai ci vediamo! - esclamò il ragazzo alzandosi e salutando Amu.

- Ah? - fece per un attimo la rosa, poi annuì sorridendo e salutò Kukai. - D'accordo, ci si vede in giro

Il ragazzo scese e una volta che l'autobus fu ripartito anche Amu si preparò a scendere per la prossima fermata.

Il negozio in cui era entrata era davvero particolare. Non era molto grande, ma era carino. C'era un reparto per i colori a tempera, uno per gli acrilici, uno con i colori per il tessuto, poi quelli per il vetro. Infine un reparto di quaderni con le pagine in vari modi. Un sogno per chi come lei amava fare cose creative, lei e suo fratello. (ad essere sinceri questo è il mio sogno XD nda) Non appena sarebbe stato meglio ce lo avrebbe portato. Sicuramente anche a lui sarebbe piaciuto.

Fece un ultimo giro per poi uscire e riprendere l'autobus per portare a casa.

In pochi minuti era già arrivata. Pensò un attimo a quel ragazzo che aveva incontrato, Kukai. Con la nuova scuola con aveva avuto nessuna occasione di farsi nuovi amici, quel ragazzo poteva essere un buon amico per lei, lo sentiva.

Aprì la porta ed entrò.

- Sono a casa! - esclamò la ragazza non appena chiusa la porta alle sue spalle.

- Bentornata cara! - disse sua madre. - Tuo fratello non sta molto bene purtroppo…

- Si lo so.

- Io l'ho scoperto quando sono entrata nella tua stanza. Lui non me l'ha detto. Perciò posso sapere che cosa ci fa lì? - le chiese sua madre.

- Ehm… veramente non lo so neanche io. - rispose Amu un po' confusa. - Andrò a dirgli di andare nella sua stanza.

- Oh no no non volevo che facevi questo. Anzi, è meglio se dorme con te, in questo modo forse potrebbe guarire prima. Quando eravate piccoli a lui piaceva stare in tua compagnia e dimenticava di stare male. - spiegò lei la madre.

La rosa arrossì e abbassò per un attimo lo sguardo.

- Già… mi ricordo. - mormorò mentre un sacco di flashback l'avvolgevano. Poi alzò il capo e guardò le scale. - Io comunque vado in camera.

- Okay, ti chiamo quando è pronta la cena.

- Va bene!

Finito di parlare con sua madre si diresse nella sua stanza, dove Ikuto era sdraiato sul letto a leggere.

- Ciao Ikuto!

- Bentornata Amu… - rispose lui chiudendo il manga.

- Cosa leggi?

- Un manga che ho trovato tra i tuoi mille. - rispose. - Mi stavo annoiando e tu non tornavi.

- Perché questa frase suona maliziosa? - chiese analizzando il modo in cui lo aveva detto il ragazzo.

- Beh perché non sai che cosa stavo pensando mentre pronunciavo la parola 'tornavi'.

- Baka! - disse la ragazza prendendo il pigiama. - Voltati!

- Oh andiamo, sono malato!

- Questo non ti autorizza lo stesso a guardarmi mentre mi cambio! - ribatté la sorella.

- Uff… - fece lui voltandosi. - Però dopo voglio almeno una ricompensa.

- Si si… - rispose velocemente. - Cosa?!

Esclamò poi dopo aver capito le ultime parole.

- Hai capito… oh a proposito! - esclamò il fratello. - Ultimamente io e la mamma andiamo molto d'accordo in fatto di opinioni.

Disse ridacchiando.

- Taci stupido gatto pervertito! - esclamò Amu prima di mettersi la maglia e di inciampare nei jeans caduti a terra, cosa che causò un'altra risata da parte di Ikuto.


*fudeshop=fude significa pennello, quindi in un certo senso il negozio dell'arte ^ ^


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Capitolo 11
*** A smiling person ***


- Dimmi almeno il perché… - fece sbuffando il ragazzo.

- C'è forse bisogno che te lo spieghi? - ribatté la rosa non poco scocciata.

Il fratello fece una faccetta da micetto coccoloso, che la ragazza le frenò subito con un'espressione passiva e un commento:

- Non m'incanti.

- Uff… - sbuffò. - Per favore?

- No. - rispose secca e stava per uscire dalla camera ma una mano la trattenne. - Dai Ikuto lasciami uscire ho un appuntamento…

- E dai portami con te!

Amu si voltò completamente verso il fratello chiudendo un attimo gli occhi. Quando li riaprì un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto.

- Sei forse geloso?

Per la prima volta Ikuto distolse lo sguardo e arrossì leggermente. Fece una faccia buffissima e bofonchiò:

- Forse.

Amu fece una breve risata, poi disse:

- Dai che è solo un amico, ce l'ha già la ragazza. E poi appena ti sentirai meglio te lo presento, sono sicurissima che risulterà simpatico anche a te.

Detto questo afferrò la borsetta tonda e nera.

- Beh ci vediamo dopo! - esclamò con un ampio sorriso per poi uscire dalla camera. Salutò i genitori e uscì di casa.

Camminò per poco fino a giungere davanti a un negozio di musica, dove si erano dati appuntamento.

Dovette aspettare poco, prima di vedere un ragazzo che correva verso di lei. I capelli castani sventolavano veloci intorno al suo viso. La raggiunse in poco tempo.

- Ciao. - fece puntandole gli occhi verdi nei suoi gialli.

- Ciao, come stai?

- Benissimo! - esclamò alzando il pollice e sorridendo. - Tu?

- Anche io grazie…

- Senti, ti va di entrare un attimo oppure vorresti andare da qualche altra parte? - le domandò indicando il negozio di musica.

- No no, entriamo pure, devo comprare il nuovo album di un gruppo. - rispose entrando poi con il ragazzo.

- Che gruppi ascolti di solito? - le chiese Kukai.

- Beh… a parte Utau… - disse arrossendo leggermente. - mi piacciono gli ON/OFF e Wakeshima Kanon.

- Ah quei gruppi li ascolto anche io è a quella ragazza che Utau ha preso il modo di cantare, sai? - la informò il castano.

- Dici davvero? Allora non era solo una mia impressione…

- A quanto pare no.

- Tu ascolti altri gruppi? - chiese allora la rosa, incuriosita.

- Beh… non è che in fatto di musica mi posso considerare molto esperto, eccello molto di più nello sport. - fu la risposta del ragazzo. - Però i CD di Utau li compro tutti.

- Ci avrei giurato! - esclamò Amu.

Si diressero verso uno scaffale dove c'era il CD della cantante esposto tra le 'novità'. La copertina era molto bella. Lo sfondo nero con sfumature bluastre e lei di lato che guardava in alto vestita di azzurro con nastri celesti sui capelli.

- Ahh la copertina di questo CD è bellissima! L'hanno presa proprio bene! - esclamò Kukai prendendolo delicatamente come un tesoro prezioso, mentre il suo sguardo si illuminava.

Amu lo guardava sorridente. Doveva volere un gran bene a quella ragazza Kukai. La cosa pi bella poi era che poteva mostrare in pubblico e davanti a chiunque quello che provava. Le venne in mente Ikuto, il loro rapporto, quello che non avrebbero mai potuto fare, mai potuto dire davanti a nessuno se non a stretto confronto con loro stessi, con la loro cruda realtà, verità velenosa che non poteva essere assimilata. Per un attimo il sorriso abbandonò le sue labbra facendola sprofondare in un abisso di triste consapevolezza.

- Hey Amu? - la voce del ragazzo che le stava di fronte e che la guardava preoccupato la riportò alla realtà. - Tutto bene?

- Eh?

- Ti ho chiesto se è tutto a posto. Ti sei rattristata improvvisamente e mi sono preoccupato. - le spiegò.

- Oh, scusami, no è tutto okay, dico davvero. - lo rassicurò la rosa riavviandosi i capelli dietro le orecchie.

- Se lo dici tu… - fece poco convinto. - Io vado a pagare, tu avevi detto che dovevi prendere qualcosa?

- Oh si, me ne stavo dimenticando! - esclamò e si diresse nello scaffale dove di solito trovava tutto quello di cui aveva bisogno. - Dunque dovrebbe essere… - un groppo alla gola dopo quello che vide. - qui…

Davanti a lei c'era un CD che rappresentava Yukito Mifune, un violinista che Ikuto amava letteralmente. Forse glielo avrebbe potuto comprare. Guardò un poco gli altri CD, scoprendo anche che quello che cercava lei non c'era. Rifletté un attimo, quel CD costava un tantino troppo, forse il denaro non le sarebbe bastato. Decise di controllare tirando fuori il portafoglio. Si ho abbastanza soldi… pensò. Richiuse il portafoglio e prese il CD.

- Cercavi questo? - le domandò Kukai.

- Diciamo di si… - rispose lei sorridendo. In effetti, Ikuto le aveva detto che voleva qualcosa in cambio, no? Ottima scusa per rubarle sempre baci e carezze. Beh, questa volta l'avrebbe fregato.


Un ragazzo dai folti capelli blu se ne stava sdraiato sul letto a sonnecchiare e a chiedersi incessantemente quando sua sorella sarebbe tornata. Aveva provato in tutti modi a convincerla che la febbre gli era passata, perché non poteva portarlo con lei? Certo, chiunque avrebbe potuto dargli dell'egoista se avesse visto la scena da fuori la finestra. Ma chi avrebbe guardato più dentro di una semplice stanza avrebbe capito che il suo comportamento era venuto fuori dalla paura di perderla. Aveva pensato che incontrandosi con un ragazzo, magari anche carino, lei avrebbe potuto pensare che in fin dei conti loro due erano fratelli e che quindi non c'era nulla di male se volesse stare con un altro ragazzo. Questa paura lo logorava dentro, tanto che non era più l'influenza a farlo stare male.

- Posso? - chiese una voce proveniente da fuori la porta mentre bussava delicatamente ad essa.

- Entra pure mamma… - rispose Ikuto tirandosi le coperte fin sopra la testa e rannicchiandosi in posizione fetale.

Sentì un breve movimento del materasso, segno che sua madre era entrata e gli si era seduta vicino, come faceva quando era piccolo e lo doveva consolare. O perché aveva fatto un brutto sogno o perché aveva litigato con Amu, più per la prima però.

- Come ti senti oggi?

Ora, analizziamo la domanda, credi che se le rispondo 'tradito' lei mi guarda strano oppure annuisce comprensiva? si chiese il ragazzo. Meglio evitare, valutiamo per confuso?

Mentre lui analizzava parola per parola fino a trovare quella più giusta ad esprimere come stava in quel momento sua madre gli fece una lieve carezza da sopra le coperte che lui avvertì subito.

- Tua sorella è uscita… - disse la donna.

- Lo so. - rispose Ikuto. - Allora?

Chiese poi tentando di far continuare alla madre la frase lasciata in sospeso.

- Beh… è uscita con un ragazzo. - affermò quasi… eccitata?

- Lo so. - il ragazzo si limitava a rispondere così, non voleva parlare di quello, ma la madre non percepì il suo desiderio.

- Oh Ikuto tu lo sai quanto spero che Amu trovi presto un ragazzo, come del resto spero che tu trovi presto una ragazza…- disse. - Insomma, d'accordo che siete giovani, ma ormai avete tutti e due l'età giusta e mi sembra strano che ancora non vi siate presi una cotta.

Ikuto sospirò, in quel momento avrebbe preferito rintanarsi in un buco nero piuttosto che stare a sentire la voce della madre che continuava a parlare di ragazzi per la figlia, ignara del dolore che stava causando al ragazzo dai capelli blu.

- Tu che ne dici Ikuto? - chiese d'un tratto.

- Di cosa?

- Non mi stavi ascoltando? - chiese un poco irritata, non è bello parlare ad una persona che non ti ascolta, tanto vale parlare a un muro. - Ho detto che forse questa è la volta buona che Amu mi porti a casa un bel ragazzo.

Amu è da un pezzo che ha il bel ragazzo a casa… pensò sbuffato Ikuto, poi si ricordò di una cosa.

- Kukai è fidanzato. - rispose Ikuto. . Il ragazzo con cui è uscita ce l'ha già la ragazza.

- Oh… che peccato. - fece sua madre tutta sconsolata. - Beh ma magari questo ragazzo ha degli amici e…

Ci risiamo, ricomincia con le lagne sui ragazzi e come diavolo ci è arrivata al matrimonio?

- Mamma, scusami… - fece Ikuto d'un tratto, ormai al limite della sopportazione. - Io avrei sonno.

- Certo, scusami tesoro… - rispose la madre per poi avviarsi verso la porta. - Ti lascio.

Sentì la porta chiudersi. Si tolse le coperte aspirando l'aria fresca che gli arrivava dritta nei polmoni, poi si mise a dormire, dopotutto aveva bisogno di svuotare la mente.


- Grazie mille Kukai, mi sono divertita molto oggi. - lo ringraziò la rosa mentre ritornavano verso casa sua.

- Figurati, anche io mi sono divertito, se vuoi la prossima volta che usciamo ti faccio conoscere Utau. - le disse, a quella ragazza le stava particolarmente simpatica, si fidava di lei.

- D-d-d-davvero? - chiese balbettante con gli occhi che diventavano stelline luminose.

- Certo! - le assicurò il ragazzo sorridente.

- Grazie, che bello! - fece la rosa battendo le mani e saltellando contenta. Kukai sorrise a quella scena infantile, eh si era proprio un personaggio quella ragazza. - Comunque sono arrivata.

-Ah okay, ci vediamo Amu! - salutò e se ne andò via correndo mentre guardava l'orologio e gridava… - Utau mi ammazza se faccio tardi anche oggi!

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Capitolo 12
*** Me, You, Together... ***


Okay, prima di iniziare a leggerlo mi scuso per il ritardo e poi dichiaro che non sono responsabile delle mie azioni, è stata la me pervertita a scrivere questo capitolo e mi ha minacciata di pubblicarlo. Sotto tortura lo avreste fatto anche voi ç.ç




- Abbiamo finito il latte! - esclamò Ikuto dalla cucina mentre osservava il frigo e decideva che cosa mangiare per colazione senza poter bere il suo amato latte caldo.

Amu scese lentamente dalle scale. Lo spazzolino ancora in bocca e un'espressione da bella addormentata ad ornarle il viso.

- Ah… - commentò per risposta a quello che le aveva detto il fratello. - Dopo vado a comprarlo.

Ikuto la osservò da capo a piedi, sembrava una che non aveva dormito per niente.

- Hey, hai passato la notte in bianco? - le domandò con un mezzo sorriso di scherno.

- Può anche essere e allora? - rispose in modo un po' scontroso la ragazza risalendo le scale e rientrando in bagno. - Vestiti anche tu che se ti va lo andiamo a comprare insieme.

Questa volta il ragazzo scoppiò proprio a ridere. Ma che aveva fatto per essere così in trance? Sembrava un cadavere che cammina. Le gridò un 'si' e salì nella sua stanza.

Amu si guardò allo specchio del bagno. Poco lo spazzolino e si risciacquò la bocca. Il suo viso allo specchio era orribile. Ma perché aveva voluto vedere per forza quel film? Ora sotto i suoi occhi caramello sfumava la presenza di occhiaie, le labbra erano secche e screpolate e il suo viso era bianco come un lenzuolo.

- Dannato Kukai… - mormorò mentre si sciacquava il viso. Il giorno prima erano andati al cinema e lei aveva lasciato la scelta del film all'amico. Lui ne aveva scelto uno horror e lei si era ritrovata a tremare dentro il cinema, fuori dal cinema e nel letto di casa senza riuscire a chiudere occhio. - La prossima volta che lo vedo gliela faccio pagare di brutto.

D'un tratto sentì bussare alla porta del bagno.

- Amu, sono io… - disse il fratello da fuori la porta.

- Entra pure. - acconsentì la ragazza asciugandosi il viso con un asciugamano.

Ikuto entrò in bagno e guardò la sorella con uno sguardo di incomprensione.

- Ma si può sapere che hai fatto la notte scorsa? - le domandò sorridendo.

- Mmm… - fece furiosa. - è stata tutta colpa di Kukai!

- Kukai? - domandò il fratello.

- Esatto, tutta colpa sua accidenti! - esclamò di nuovo.

In un secondo Ikuto comprese la situazione. Sapeva che il giorno prima era andata al cinema e non ci voleva molto per capire che cosa era successo.

- Avete visto un film horror? - le chiese sibilante all'orecchio.

Amu rabbrividì.

- E dai ti ci metti pure tu adesso? - sbottò la ragazza con il viso leggermente arrossito.

- Dai che sto scherzando, non devi farti spaventare da un film di quel genere, fossero davvero spaventosi poi quelli che fanno ultimamente, è già tanto se i bambini di cinque anni si spaventano. - commentò il fratello.

In poche parole le aveva dato della perfetta fifona, paragonandola ai bambini di cinque anni.

- Detta in poche parole: neanche un bambino di cinque anni si spaventa come ti spaventi tu. - disse la rosa leggermente offesa.

- Esatto, com'è che ultimamente apprendi con tutta questa facilità? - le domandò carezzandole la testa.

- Molto spiritoso. - ribatté lei. - Non spettinarmi accidenti!

- Dai muoviti a prepararti che voglio il latte. - fece il ragazzo mentre usciva dal bagno.

- Va bene, va bene… - fece Amu afferrando i vestiti ed iniziando a spogliarsi e a vestirsi.

Una volta pronta scese di sotto e afferrata la borsa e il fratello uscì di casa.

- Lo prendi sempre caldo tu? - domandò la ragazza.

- Che cosa? - domandò Ikuto.

- Il latte, perché se è così ti informo che la colazione te la prepari da solo. - rispose.

- Perché? - domandò sorpreso.

- Perché non ho voglia di aspettare davanti ai fornelli. - rispose lei. - Vorrei riprovare a dormire.

- Va bene, va bene… - e detto questo l'afferrò per le spalle e avvicinò le sue labbra all'orecchio della ragazza. - Ti servirà dormire per stasera…

Le guance di Amu si colorarono di rosso e la voce non ne voleva sapere di uscire se non per formulare una semplice parola:

- B-baka…

Balbettò la ragazza sottraendosi alla sua presa e continuando a camminare. Lui le si avvicinò di nuovo.

- Perché continui a rifiutarti? - le chiese di nuovo facendola fremere. - Ormai lo sai che non mi sfuggi più…

- Amu! - una voce molto familiare per la ragazza interruppe la loro conversazione, o meglio interruppe Ikuto.

La ragazza si voltò sorridendo verso la persona che le stava venendo incontro.

- Ciao Kukai! - esclamò sorridente.

- Hey ti senti bene? Non hai una bella cera… - commentò il ragazzo.

- Se è così è solo colpa tua. - lo accusò lei.

- Ah? Non dirmi che il film di ieri ti ha spaventata? - domandò lui scoppiando a ridere.

- E invece è così. - fece lei incrociando le braccia al petto. Poi rivolse lo sguardo verso Ikuto. - Kukai, lui è mio fratello Ikuto.

- Oh, ciao, piacere di conoscerti. - disse Kukai porgendogli la mano.

Ikuto la strinse. Per la prima volta un amico della sorella non le trasmetteva antipatia. Questa era di sicuro una cosa buona, che lui in primis non si sarebbe mai aspettato. Di norma era sempre geloso di loro, aveva sempre avuto paura che avessero potuto portargliela via. Con Tadase infatti era sempre stata una continua lotta che alla fine lui aveva vinto. Beh dopotutto non c'è paragone tra uno stura lavandini e una divinità. Forse si stava vantando un po' troppo, ma era quello che pensava e che, ne era sicuro, pensava anche Amu.

- Piacere mio. - rispose con un mezzo sorriso. Sarà stato perché Amu gli aveva detto che la ragazza l'aveva già, eppure Kukai gli stava trasmettendo più simpatia che altro.

- E così sei tu che hai portato a vedere un film dell'horror ad Amu, ah? - gli chiese sorridendo.

- Si, perché? - rispose lui leggermente preoccupato. Se era uno di quei fratelli iper protettivi allora si che era nei guai.

- Sei un grande, anche per me è divertente vederla spaventata.

- Ma grazie! - sbottò la ragazza dando un pugno in testa al proprio fratello. - Ora ci vai da solo a prenderti il latte!

- Oh andiamo, stavo scherzando… - si scusò Ikuto anche se con sarcasmo.

- Fare le fusa non ti servirà a nulla. - disse la ragazza cercando di rimanere seria. Cosa che non le riuscì affatto visto che scoppiò a ridere come una matta. Tant'è che sia Kukai ed Ikuto, dopo essersi scambiati uno sguardo stupito, la guardarono preoccupati.

- Ah che tipo che lei Hinamori! - esclamò Kukai.

- Non chiamarmi per cognome, dai! - lo 'rimproverò' Amu.

Dopo essersi calmati tutti quanti si diressero insieme verso il supermercato.

- Ci manca solo il latte a casa? - domandò Ikuto alla sorella.

- Sei tu quello che è stato per mezz'ora davanti al frigo, dovresti saperlo. - rispose lei.

- Giusto. - annuì il ragazzo sorridendo. Se non fosse arrivato Kukai avrebbero ricominciato la solita storia. Ma ora che ci pensava, non era necessario parlarne, sarebbe bastato agire e dopo avrebbe visto se lei lo voleva davvero oppure no.

- Eccolo! - esclamò Amu afferrata una bottiglia bianca e blu. Si diressero a pagare e uscirono dal negozio.

- Amu ti va se oggi usciamo? - le domandò Kukai.

- Mi dispiace, ma oggi proprio non posso. - rispose la ragazza.

- Oh che peccato, hai da fare a casa?

- Diciamo di si. Oggi non ci sono i nostri genitori e… - disse per poi guardare di sottecchi Ikuto. - Le crocchette il micio qua dietro non se le sa preparare da solo.

Kukai fece una risatina per poi salutare e dileguarsi.

- Simpatico quel tuo amico. - commentò Ikuto mettendo le mani in tasca.

- Kukai? Già è davvero fantastico! - esclamò la ragazza.

- Davvero non sei voluta uscire con lui perché devi sfamare questo micetto? - le chiese avvicinandolesi.

- Ovvio! - rispose lei incrociando le braccia e volgendo il capo dall'altra parte, con le guance ormai color pomodoro maturo.

Ikuto la prese sotto il mento e le volse la testa nella sua direzione.

- Davvero siamo soli a casa? - le chiese e a lei sembrò proprio di scorgere della malizia in quella domanda.

- Si, ma non per fare quello che pensi tu. - rispose Amu sciogliendo la presa del fratello e superandolo camminando.

- Questo lo vedremo Amu… - commentò il fratello girandosi verso di lei e raggiungendola.

In pochi minuti furono di nuovo a casa. Amu andò in cucina e si versò un bicchiere di latte fresco divorandone poi il contenuto con una sola bevuta.

- Ah, che bello… - mormorò.

Ikuto le prese la bottiglia dalle mani prima che finisse anche quella. Versò il latte in pentolino e accese il fuoco.

- Hey ridammi il latte! - esclamò la ragazza.

- Tieni, però non finirlo, anche io devo fare colazione. - le disse porgendole il latte che Amu recuperò subito.

Una volta che finirono di fare colazione Amu si alzò da tavola ed esclamò:

- Okay, notte Ikuto!

- Notte Amu. - rispose il ragazzo salendo anche lui nella propria camera.

La ragazza entrò in camera e si gettò nel letto all'istante addormentandosi dopo pochi minuti, doveva essere proprio stanca.


Due occhi caramello si schiusero lentamente andando a scrutare la stanza intorno che era immersa nella penombra. Si alzò lentamente tirandosi su a sedere sul bordo del letto. Guardò l'orologio sopra il comodino, segnava le tre del pomeriggio. Aveva dormito proprio tanto, chissà perché non era riuscita a prendere sonno la sera prima? Eppure aveva bisogno di dormire a quanto pare. SI alzò lentamente e uscì dalla camera dirigendosi in bagno.

Si sciacquò la faccia notando con suo grande stupore che aveva ripreso un po' di colorito rispetto alla mattina.

- Beh meglio così… - commentò asciugandosi il volto e uscendo andandosi a scontrare con suo fratello. Aveva addosso solo i Jeans, il torace era scoperto. - Ikuto, se ti serviva il bagno potevi sempre bussare.

Commentò la ragazza, ma il fratello non aveva lo sguardo di uno che aveva bisogno del bagno.

- Ehm, Ikuto? - lo richiamò Amu.

- No, ho già fatto la doccia. Mi serve una penna nera. - rispose lui.

- Come?

- Stavo scrivendo sul quaderno pentagrammato e mi si è finito l'inchiostro. - rispose.

- Beh ci credo, ci scrivi tutti i santi giorni. - disse la ragazza aprendo la porta della sua stanza ed entrandovi con il fratello.

- Lo so, ma mi conosci, sai quanto mi piace suonare il violino.

Amu si diresse verso la scrivania e dopo aver scrutato bene il portapenne riuscì a porgergliene una nera. Lei usava sempre penne blu, quindi era raro trovarne nella sua camera, strano che Ikuto ne avesse chiesta una proprio a lei. D'un tratto poi un'affermazione le passò in mente come una rivelazione. Si voltò verso il fratello che se ne stava dietro di lei ad aspettare.

- Ecco ma… - disse porgendogli la penna. - Se non sbaglio tu non scrivi mai con la penna nel quaderno pentagrammato.

- Cavolo, mi hai scoperto. - ammise il fratello. Allungò il braccio come per prendere la penna, ma invece di quella le prese il polso e attirandola a se la costrinse a sedersi con lui sul letto.

- I-Ik… - stava per dire quando due morbide labbra frenarono la corsa delle sue parole. Inutili in quel momento. Quello che le aveva dato era un bacio casto, nulla in confronto a quello che le avrebbe fatto passare. Lentamente scese sul collo, mentre la ragazza stringeva le coperte sotto di se, tanto forte da far diventare le nocche bianche. La paura era tornata, una paura cieca che la impadroniva sempre in questi momenti. Chiuse gli occhi, la cosa si stava facendo insostenibile.

- I-Ikuto… no… - lui continuò lo stesso- - N-no…ah...

Cercò di serrare le labbra per impedire che altri gemiti di piacere le uscissero a tradimento.

- No… - continuava a dire piano, senza fare niente, mentre lui la costringeva a subire quella piacevole tortura. - Si…

Un piccolo mormorio, due lettere, una sillaba che fecero staccare Ikuto da lei. Fissò la ragazza prima interrogativo, poi con un sorriso beffardo la fece allungare sotto di lui. Continuò il sentiero di baci lungo il collo. La cerniera della felpa che stava indossando venne abbassata scoprendo la canottiera che vi era sotto. Sfilò entrambe alla ragazza lasciandola solo con il pezzo sopra della biancheria.

- A-aspetta… - disse Amu ad un tratto.

Le mani del fratello raggiunsero il seno, facendola fremere per un secondo.

- Si, Amu? - le chiese guardandola negli occhi, occhi che trasmettevano solo desiderio, lo stesso che aveva lei.

- E-ecco… - balbettò incapace di continuare la frase.

Lui sorrise malizioso.

- Dopo verrà anche il tuo turno. - le disse facendole diventare il suo bel viso di un colorito bordeaux.

Il reggiseno volò via mentre le mani del ragazzo le carezzavano i seni e la bocca osata su di essi la eccitavano ancora di più.

- I-Ikuto.. - iniziò la ragazza. - Io…

La bocca del ragazzo frenò le parole di rifiuto che sapeva sarebbero venute fuori dalle labbra della sorella. Aveva aspettato fin troppo, ora non ne poteva più. Quando si staccò da lei fece:

- Shh… stai tranquilla…

Continuò il suo percorso sfilandole la gonna e lasciandola così per un poco, fino a che anche l'ultimo indumento fu tolto. Al ragazzo bastò togliere i pantaloni e la biancheria. Le diede uno sguardo, si vedeva che aveva paura. Le carezzò leggermente una guancia dandole un casto bacio sulle labbra. Dopo di che accadde. Amu trattenne il respiro, poi anche lei si lasciò andare mentre lui continuava imperterrito il suo piacere. In quel momento pensò davvero quanto fossero stati sfortunati ad essere nati fratelli. La loro storia non sarebbe mai potuta venire a galla, troppo occupata ad affogarsi nei fondali marini e a restare nascosta, segreta. Prigioniera di un peccato troppo grande per essere perdonato. Ma a chi importa? Pensò la ragazza. A lei di certo andava bene così. Non voleva vivere una vita triste solo perché il suo amore non poteva esistere. Affogarsi nel piacere, affogarsi nel peccato, lei e suo fratello erano due peccatori nascosti, nell'ombra di una camera dove solo loro esistono, solo il loro essere. Lì il sangue non aveva significato, le parole più insignificanti diventano gocce di rugiada che una foglia versa il mattino presto. I gesti erano sfiorare di animi e sentimenti proibiti. Come i loro corpi si fondevano in una danza peccaminosa, le loro menti erano lontane, il cuore guidava tutto e solo il loro sentimenti lì aveva ragione di esistere.

- Amu… - un ultimo sospiro da parte del ragazzo, mentre si accasciava sul corpo della sorella. La bocca s'increspò in un sorriso, mentre la sentiva avvolgergli le braccia intorno al capo e carezzargli i capelli. Alzò un po' il viso, giusto per vedere l'espressione di trattenuta felicità che esprimeva in quel momento sua sorella. Sorella, quella parola dannata che li condannava agli occhi altrui. Si avvicinò di più al volto della ragazza, portò le labbra al suo orecchio. - Sarà il nostro piccolo segreto…

Sussurrò prima di addormentarsi.

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Capitolo 13
*** We,without wings under the innocent sky ***


Notte. So che è tardi e che dovrei dormire, domani abbiamo scuola e se non mi sveglio presto io faremo tardi di sicuro. Ma non riesco più a riprendere sonno, non riesco a non guardarla, a non seguire il profilo del suo corpo che dorme qui, stretto fra le mie braccia. Mi sembra tutto tremendamente sbagliato e allo stesso tempo straordinariamente giusto. Non dovevamo arrivare a tanto, questo lo so anch'io. Anzi, più ci penso più ragiono sul fatto se non sia stato solo un atto di puro egoismo da parte mia a farle fare questo. E poi c'è l'altra parte di me che mi dice che io on ho sbagliato nulla e che, se anche fosse, abbiamo sbagliato in due. Lo sentivo, che anche lei lo voleva, lo avevo avvertito e il fatto che non mi abbia fermato è una conferma. Dopo tutto è stato inevitabile, come se il vero colpevole di questa cosa fosse la passione che arde nei nostri animi e ci corrode dall'interno. Certo, io sono suo fratello e lei è la mia sorellina. Non possiamo dirlo ai nostri genitori, non possiamo dirlo a nessuno, terremo questo segreto per noi.

Le carezzo i capelli morbidi e rosa mentre guardo la sua espressione rilassata. Sorrido, dopotutto sono felice.

- Ikuto… - un mormorio che mi distorce dai miei pensieri. Poso gli occhi sulla figura che mi ha chiamato, convinto di averla svegliata. Ma non è così. Se ne sta ancora a dormire beata, chissà che cosa sta sognando? mi chiedo con malizia. Dopo quest'ultimo pensiero mi sono chiesto se a volte non abbia ragione a darmi del pervertito. Ma lei lo sa quanto mi piace esserlo con lei, quanto adoro vedere la sua espressione stupita e imbarazzata e le sue guance lisce diventare color cremisi.

Se dovessi pensarci a fondo, forse sono sempre stato innamorato di mia sorella, anche quando eravamo piccoli l'avrei voluta tenere sempre con me. Prima pensavo che era la solita gelosia del fratello maggiore. Ma se pensavo che un giorno mi sarei dovuto far da parte perché lei si sarebbe innamorata di un ragazzo che non fossi stato io, mi prendeva male e mi dicevo che non sarebbe mai accaduto oppure che anche io probabilmente avrei preferito stare con la mia ragazza che con mia sorella. A quanto pare mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo. Altrimenti non sarei qui, ma perché poi sto ancora usando il mio cervello per contorcermi il pensiero ancora di più? Ah che strana cosa la mente, e che rottura di scatole a volte, non ti lascia in pace un secondo.

Decido di riprovare a dormire. Mi stringo di più a lei, aspirando quel buon profumo di cocco che emanano i suoi capelli e riscaldandomi con il calore che il suo corpo mi dona. La abbraccio forte, in questo momento non dovrei avere più paura di perdermi, eppure è più forte di me.

Le do' un ultimo bacio sulla fronte, poso il capo sul suo petto che mi culla con il movimento del suo respiro, e finalmente mi addormento.


Il suono suono della sveglia mi fa sobbalzare. Io che mi sveglio con quell'aggeggio meccanico che suona è una cosa assurda. Il 'drin drin' di quell'oggetto infernale non l'ho mai sentito visto che ho sempre dormito poco.

Mi alzo e mi guardo intorno. Non sono certo nella mia camera. Le coperte e le tende rosa lo confermano. Sono nella camera di mia sorella, che stupido. In un attimo tutto ciò che è successo la sera precedente mi avvolge come un fiume in piena. Ora ricordo perché sono qui e perché… abbasso lo sguardo, sono nudo. Mi volto e trovo il letto vuoto. Amu si dev'essere già alzata. Però, finalmente ha imparato a svegliarsi. Guardo la sveglia che segna le sei e quaranta. Ho tutto il tempo per farmi una doccia, se faccio subito. Mi alzo da letto mettendolo a posto come so che lei fa tutte le mattine. Mamma si potrebbe insospettire se lo vedesse disfatto.

Raccolgo i miei vestiti. I suoi non ci sono più, deve averli già messi a posto. Mi infilo i boxer. Anche se incontrassi mia madre potrei sempre usare la scusa che avevo caldo oppure che sono crollato dalla stanchezza, potrebbe anche essere credibile considerando il fatto che mi sono svegliato dopo il Coma in persona, traduzione, mia sorella.

Esco guardingo dalla camera, se anche avessi trovato una scusa per il mio abbigliamento di sicuro non sarei stato capace di trovarne una per giustificare la mia presenza nella camera di Amu. Dopo tutto la mattina è raro che entro nella sua stanza per vedere se è sveglia. Mi limito a bussare e a chiamarla da fuori la porta.

Non c'è nessuno in corridoio. Esco e corro subito in bagno prima che uno dei nostri genitori mi veda. Sono stato fortunato. Il bagno è vuoto. Non che mi sarebbe dispiaciuto godere di nuovo della visuale del suo corpo, il problema era che di certo lei si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe cacciato a calci nel didietro. Dato che, nessuno avrebbe dovuto sapere che cosa era successo ieri notte.

Mi infilo sotto la doccia e in pochi minuti ho già fatto. Mi affretto ad entrare nella mia stanza e a vestirmi aprendo l'armadio e prendendo di getto quello che vi ho trovato dentro.

Una volta pronto esco e scendo di sotto dove ci sono mia sorella e mia madre in cucina, mentre mio padre sta in soggiorno a scrivere, probabilmente un'altra composizione.

- Buongiorno. - esclamò impassibile come sempre. Sono bravo a non mettere in mostra quello che provo e a fingere quando serve.

- B-b-buongiorno… - lo stesso non si può certo dire di Amu.

- Buongiorno tesoro! - esclama nostra madre allegra come suo solito. - Dormito bene Ikuto? Hai dormito tanto stamattina…

La vedo voltarsi a guardare i toast che mi sta preparando per colazione. Io mi siedo vicino a mia sorella e, dopo averle lanciato un'occhiata maliziosa che la fa arrossire e le fa subito distogliere lo sguardo, rispondo:

- Giusto un po' d'insonnia, ma per il resto tutto alla grande!



Fine!!! Eccoci qua, siamo giunti finalmente alla conclusione di questa fanficition, spero che vi sia piaciuta e ringrazio tanto chi mi ha seguita fino alla sua conclusione! ^ ^ Credo che questa sia la fine definitiva della serie Siblings in love, ma con me non si può mai dire nulla di certo, quindi chissà XD

Grazie ancora!

Kiss kiss

darkmeme13

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