Don't Stop Believin'

di dreamasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



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It's my life, and it's now or never 
'Cause I ain't gonna live forever
I just want to live while I'm alive 

{It's My Life - Bon Jovi



 
17 Dicembre 2023 – Pittsburgh, Pennsylvania

Amelia uscì in cortile ancora in pigiama, seguita da suo fedelissimo gatto, andando a salutare il postino, puntuale come sempre.
«Oh, Amelia! Buongiorno.» la salutò l’uomo con un sorriso, subito ricambiato.
«’Giorno Bill. La posta?» domandò la ragazza, osservando la borsa stracolma di carta.
Bill sorrise e prese un pacchetto di lettere dentro la sua borsa – senza far cadere nient’altro – e le porse alla ragazza. «A quanto pare qualcuno andrà all’università…» disse semplicemente, saltando in sella alla sua bici e facendo un cenno di saluto, prima di ripartire.
Amelia entrò in casa chiudendo la porta con un agile colpo di fianco e si buttò sul divano, cominciando a sfogliare la pila di lettere che teneva in mano.
«Bolletta… pubblicità… auguri di Natale in anticipo… università… ancora pubblicità… come università?!»
La ragazza saltò in piedi come una molla, aprendo in fretta e furia quella lettera che portava davanti lo stemma della University of Pittsburgh.
«Chi ha detto università?»
La madre di Amelia spuntò dalla cucina con una tazza di tè bollente in mano, continuando a girare il cucchiaino.
«Mi hanno presa. Cioè… mi hanno presa.» disse incredula la ragazza, lasciandosi cadere a peso morto sul divano.
«Ti hanno presa?! Dammi qua!»
Con un gesto affrettato, la lettera entrò in possesso della madre di Amelia.
«Amelia, tesoro! Sei stata accettata! Andrai all’università, sei contenta? Oh cielo, devo dirlo a tuo padre!» urlò euforica la donna, facendo quasi rovesciare il tè che teneva in mano.
«No.» sussurrò la ragazza, facendo sobbalzare sua madre.
«Cosa stai dicendo, Amelia?»
La donna si avvicinò alla figlia con passo lento, quasi avesse detto un’eresia.
«Non ci vado all’università, non voglio. E tu lo sai.» disse Amelia, alzandosi in piedi.
«Sai benissimo che non voglio diventare un medico, così come sai che ho fatto domanda all’università solo per farvi un piacere, a te e a papà.» continuò.
La madre di Amelia appoggiò la sua tazza di tè sul tavolino al suo fianco e – con un sorriso – si avvicinò alla figlia.
«Tesoro, adesso sei solo un po’ confusa. E’ probabilmente l’agitazione; insomma, andrai in una delle università più prestigiose del paese e...»
Amelia non la lasciò finire la frase. «No, mamma. So benissimo quello che voglio e quella maledetta scuola non è fra queste cose. Io voglio andare a Broadway, voglio cantare, voglio ballare e voglio diventare un’artista. E non provare a farmi cambiare idea, perché sai che non lo farò.»
La donna scosse la testa in segno di disapprovazione; prese un lungo respiro e cominciò a parlare.
«Hai 19 anni e molto probabilmente non sei abbastanza matura per capire che queste cose che tu vuoi fare sono impossibili da realizzare. Smettila con queste sciocche fantasie da liceale! Sai benissimo che per diventare un’artista, come dici tu, ci vuole talento, ci vuole passione e ci vuole tanto tempo. Ebbene sì, la passione per l’arte ce l’hai e pure il tempo, ma ti manca la materia prima. Sarai brava finché vuoi, ma sappiamo entrambe che ci sono persone molto meglio di te in queste cose. Mettiti in testa che tu non andrai mai a New York per studiare canto, recitazione o qualunque altra sciocchezza, chiaro?»
Amelia sorrise, sembrava quasi che stesse prendendo in giro sua madre.
«Alla maggior parte degli artisti di Broadway hanno detto questo, ma ce l’hanno fatta. E ce la farò pure io. Andrò a Lima, hai presente quel fascicolo che ti ho fatto vedere su quella scuola di musical? La dirige Rachel Berry. E sai chi è? Solo la più acclamata cantante di Broadway degli ultimi cinque anni. E tutti le dicevano che non ce l’avrebbe mai fatta.»

 
17 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

Rachel camminò lungo il corridoio che portava al suo ufficio, facendo ticchettare le sue scarpe contro la moquette.
Si fermò davanti alla porta, lucidò la targhetta con scritto il suo nome ed entrò soddisfatta nel suo ufficio.
Neanche il tempo di sedersi che squillò il telefono. «Accademia del Musical, sono Rachel Berry. Come posso aiutarla?» rispose, con la solita voce cordiale che usava per rispondere a degli estranei.
«Oh, madame Berry, è proprio lei. Mi chiamo Amelia Hover e vengo da Pittsburgh, vorrei sapere se accettate nuovi iscritti per il prossimo semestre.»
Rachel spalancò la bocca dalla sorpresa. «Ehm, le regole dell’Accademia vietano le iscrizioni a metà dell’anno, in realtà. Mi dispiace molto, ma se è interessata può già iscriversi per il prossimo anno. Viene da Pittsburgh, ha detto?» disse, con fare autoritario.
«Si, ma in questo momento sto arrivando a Lima. Penso di arrivare in città per domani, posso avere un appuntamento? Mi piacerebbe molto parlare di persona con lei, madame.»
Rachel arrossì di colpo; adorava quando le persone parlavano con lei come se fosse una celebrità, ma non era ancora abituata a sentirsi chiamare così.
«Certo. Allora, va bene per domani alle 15? Ho un po’ di tempo a quell’ora»
Dall’altra parte del telefono di sentì un urletto, come quelle esclamazioni che fanno le adolescenti quando si ritrovano davanti al loro cantante preferito.
«Ehm, certo. Grazie mille, madame. A domani.» la salutò Amelia.
«E’ un piacere. A domani, e buon viaggio.» finì Rachel, riagganciando il telefono.
Pittsburgh?, pensò. Sento che questa ragazza farà strada.
 
 

saaaaaaalve.
allora, è la prima volta ufficiale che pubblico su
questo fandom, anche se scrivo su glee da un sacco di tempo.
premetto che non ho idea del perchè abbia scritto questa storia e
non ho idea se riuscirò a finirla.
sta di fatto che ho visto Burlesque, e mi sono ispirata.
(la storia non c'entra niente con il film, l'ispirazione sta solo nell'argomento della ragazza che insegue i suoi sogni)
dunque qui siamo nel futuro, tra 11 anni.
come sono andati a finire i vari personaggi lo si scoprirà nel tempo, però si può
già capire che Rachel ha fatto successo a Broadway ed è ritornata a casa per aprire una scuola di musical.
spoilero (?) dicendo che alcuni professori di questa scuola sono ex-membri delle ND.
eh bè, spero che questo primo capitoletto vi piaccia, non ho idea di quando posterò il seguito D:
forse se avrò successo, posterò in fretta :D
vi ringrazio anche solo se state leggendo, significa molto per me.
ah, Amelia ha il volto di Amelia Lily (la terza classificata a x Factor UK)
spero di ricevere qualche recensione - anche negativa, una critica non fa mai male.
baci e a presto :D

 

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Capitolo 2
*** 1. ***


 


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If your life was bad to you,
Just think what tomorrow will do.
{Fleetwood Mac - Don't Stop.

 



18 Dicembre 2032 – Lima, Ohio
 
Amelia arrivò davanti all’Accademia puntuale, alle 15.
«Sei pronta, Lia?»
La bionda sorrise alla sua migliore amica, Novalee.
Lei si era dovuta trasferire da Pittsburgh a Lima l’anno prima, costretta dal lavoro del padre. E la sera precedente, dopo una breve telefonata, si erano finalmente riviste.
Maturate entrambe, sia fisicamente che caratterialmente, ma sempre le stesse ragazzine che si erano conosciute il primo giorno delle elementari.
«Prontissima, Lee.» rispose Amelie, prendendo un lungo respiro ed entrando nell’edificio a grandi passi.
Il posto era enorme, di gran classe, e brulicava di studenti.
Amelia si avvicinò al bancone della segreteria e dovette schiarirsi la voce un paio di volte prima di essere notata dall’anziana signora che armeggiava con un computer dietro la scrivania.
«Mi scusi, ho un appuntamento con Rachel Berry, dove posso trovarla?» domandò la bionda.
La signora le sorrise. «Al terzo piano. Sali le scale e arriva in fondo al corridoio; il suo ufficio è quello con la targhetta dorata.»
Amelia ringraziò e seguì tutte le indicazioni, fino ad arrivare alla sua meta.
«Calmati Amelia, tranquilla.» sussurrò a se stessa, ma venne interrotta dal rumore della porta improvvisamente aperta. Alzò la testa, osservando una ragazza che – in lacrime – correva via.
«Mi dispiace!» le urlò un uomo piuttosto basso, con la barba appena accennata e i ricci scuri che gli cadevano sulla fronte.
«Oh – continuò l’uomo, accorgendosi di Amelia – miss Hover?» domandò.
Lei annuì, con il cuore che improvvisamente batteva a mille.
«Mi segua.»
Entrambi entrarono nell’ufficio, terribilmente silenzioso.
«Rachel, c’è Amelia Hover.» annunciò il moro, andando a sedersi al pianoforte situato in un angolo.
L’ufficio era il più grande e inusuale che Amelia avesse mai visto: la moquette rossa inondava il pavimento; grandi tende dello stesso colore ricoprivano l’altrettanto grande finestra; una scrivania in legno scuro dominava la stanza e alle pareti erano appesi un centinaio di quadri tra fotografie, diplomi, e oggetti di scena.
Poi c’era un pianoforte, nero e lucido, in un angolo della stanza, lontano da tutto e tutti ma illuminato da una luce potente.
«La ragazza di Pittsburgh?» domandò Rachel, avvicinandosi alla giovane.
Amelia annuì, porgendole la mano che non rifiutò a stringere. «E’ un onore conoscerla, madame.»
Rachel sorrise ed invitò la bionda a sedersi.
«Se mi ricordo bene, hai chiesto di essere ammessa per il prossimo semestre, giusto?» chiese, sedendosi di fronte ad Amelia, che annuì leggermente con il capo.
«Posso sapere cosa ti spinge a fare domanda in una scuola come questa? C’è un’ottima università di medicina nella tua città – un mio amico l’ha frequentata – perché non andare lì?»
La diciannovenne accennò un sorriso, prima di cominciare a parlare.
«E’ esattamente questo il punto, madame. Io non voglio fare il medico, è l’ultima delle mie ambizioni. Sono venuta qui a Lima per inseguire i miei sogni, e uno di questi è diventare un’artista: da quando ne ho memoria, frequento corsi di danza e canto, e sono stata la protagonista del musical scolastico ben due volte. Forse non sono buoni motivi per lei, ma lo sono per me. Sono scappata di casa per venire fino a qui e-
L’uomo in fondo alla sala la interruppe. «Sei veramente scappata di casa per venire qui?» chiese sbalordito.
«Blaine, per favore. Anche tu sei scappato per venire a trovare Kurt a New York, quando tu eri al liceo e lui alla NYADA. Non fare quella faccia – si rivolse ad Amelia – va bene così, ho capito. Sei convincente, mia cara, ma vorrei una dimostrazione delle tue doti canore, se non ti dispiace. Hai qualche pezzo già pronto oppure preferisci tornare un’altra volta?» domandò Rachel, mostrando il suo sorriso rassicurante.
Amelia rifletté un attimo, poi annuì.
«Ci sarebbe un pezzo a cui sto lavorando… Don’t rain on my parade, da Funny Girl. E’ da un po’ che ci lavoro sopra e-
A quanto pare era abitudine interrompere la gente, in quel posto.
«Perfetto, vai pure al piano, ti accompagna Blaine.» disse Rachel, sedendosi.

 
Amelia uscì di fretta, con gli occhi che pizzicavano e un’irrefrenabile voglia di piangere:
«Lia!» le urlò Novalee, correndole incontro.
«Ehi, ehi, che è successo? Com’è andata?» continuò.
La bionda si lasciò sfuggire qualche lacrima e raccontò tutto all’amica.
«Mi hanno detto che ho talento, ma non abbastanza per entrare in questa scuola. Dicono che posso riprovare il prossimo anno, ma fino ad allora non posso entrare.» sussurrò, prendendo un lungo respiro.
«Che cosa?! – sbottò Novalee – ma cos’hanno al posto delle orecchie? Ascolta, sei la miglior cantante che conosco e scommetto che sei più ambiziosa tu di tutti i ragazzini viziati che stanno lì dentro. Quindi tu domani torni qui e continuerai a tornare fino a che non ti accetteranno, chiaro?»
Amelia scoppiò a ridere, si asciugò le lacrime e si avvicinò alla macchina dell’amica.
«Questo si chiama stalking, ed è un tantino illegale, sai?»




sciao a tutti.
dunque, eccoci qua con il secondo capitolo!
che dire, vi ringrazio per le recensioni a quello precedente - anche quello che mi avete scritto su twitter -
grazie mille! :D
spero che questo capitolo vi piaccia come il precedente e spero di ricevere anche qualche recensioncina in più :D
baci a tutti e buona epifania, per domani, no?

 

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Capitolo 3
*** 2. ***



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This is the big break
and it's calling my name.
{So Far So Great - Demi Lovato

18 Dicembre 2023 – Pittsburgh, Pennsylvania
 
«Anne, dov’è finita Amelia?» domandò il signor Hover, interrompendo la moglie intenta a lavare i piatti del pranzo.
«Ieri sera è andata a dormire da un’amica, dovrebbe tornare nel pomeriggio.» affermò la donna, asciugandosi le mani e raggiungendo il salotto con il marito.
«Strano, al cellulare non risponde…» continuò lui, perplesso.
«Andiamo Nick! Ha 19 anni, è grande e responsabile, cosa pensi che stia facendo?» chiese la donna, sorridendo.
«Non lo so… sotto quell’ammasso di capelli tinti non ho idea di cosa ci sia rimasto.» affermò lui, infilandosi la giacca e prendendo una sigaretta dalla tasca.
«Nick, non parlare così di nostra figlia! Come ho già detto, è responsabile, e poi cosa avrebbe potuto fare? Scappare di casa e andare a vivere in un’altra città?» disse, prima di scoppiare a ridere.
 

18 Dicembre 2023 – Lima, Ohio
 
Erano le sei di sera e il buio era già sceso su Lima, facendo accendere tutti i lampioni e le insegne dei negozi.
Amelia era avvolta nel suo cappotto scuro, una sigaretta tra le dita e i capelli scompigliati dal vento leggero che tirava.
D’improvviso un tintinnio vibrò nell’aria: qualcuno la stava chiamando al cellulare, o meglio, Novalee.
«Dove cazzo sei finita, Lia?! E’ buio e se non te ne sei scordata, sei ospite a casa mia! Quindi muovi il culo e torna.» sbottò Novalee dall’altra parte del telefono.
«Arrivo tra mezz’ora, Lee. Sono fuori dall’Accademia e sto aspettando che esca il tizio di oggi, voglio parlargli. – un attimo di silenzio, prima di ricominciare a parlare – sta arrivando qualcuno, ci vediamo a casa, ciao.»
Amelia chiuse la chiamata e sistemò il cellulare in tasca, avvicinandosi alla figura che era appena uscita dalla scuola.
«Mi scusi.» lo chiamò la bionda, attirando la sua attenzione.
Il tipo si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli scuri. «Oh, miss Hover, giusto?» domandò sorridente.
Lei annuì, accennando un timido sorriso. «Oggi non ho avuto tempo di presentarmi, mi scuso. Sono Blaine Anderson, insegno recitazione e mi occupo delle audizioni, tutte quante.» disse, senza togliersi il sorriso, e porgendo la mano alla bionda.
«Oh, molto piacere. Anche se lo sa già, sono Amelia Hover.» gli rispose la ragazza.
Si incamminarono insieme lungo il vialetto che attraversava il cortile.
«Immagino che tu voglia parlarmi, altrimenti non saresti qui.» cominciò il moro.
«Ecco – Amelia prese un lungo respiro – io penso che la vostra valutazione sia stata ingiusta e vorrei una seconda occasione.Citengo davvero ad entrare qui, forse non l’ho dimostrato, ma-
Blaine la interruppe.
«Amelia, credimi, l’hai dimostrato eccome. E’ che ultimamente Rachel ha degli sbalzi di umore ed è particolarmente stanca, anche se non vuole ammetterlo. E forse ho trovato la soluzione al tuo problema, sempre se sei d’accordo.»
Si fermarono, la bionda con uno sguardo pieno di speranza e il moro con l’espressione più felice che potesse mostrare.
«Rifai l’audizione a Gennaio. In queste due settimane ti aiuto a migliorare e forse Rachel ti accetterà, ma non deve saperlo. Che ne dici?»
Amelia sorrise, forse il più grande sorriso che avesse mai mostrato in vita sua.
«Cosa dico? Vorrei abbracciarla e magari lanciare un urlo di felicità, ma credo che non lo farò, non è opportuno.» disse schietta la ragazza, senza smettere di sorridere.
«Già, non è opportuno.» ripeté Blaine, sorridendo insieme a lei.
«Quindi – continuò Amelia – quando cominciamo?»
«Quando vuoi. Domani va bene? Esco da scuola alle 3.» rispose il moro, ricominciando a camminare verso la sua auto.
«Perfetto, signor Anderson. Ci troviamo qua davanti?»
Blaine annuì, arrivando finalmente alla sua macchina – una Berlina color verde bottiglia, o almeno così si intravedeva dal buio della sera.
«A domani, Amelia. Ah, chiamami Blaine. Non sono così vecchio, e non sono il tuo professore. Non ancora, almeno.»
Le sorrise e saltò in macchina, andandosene nella via deserta.



buooooooonasera people!
5 e dico 5 recensioni per lo scorso capitolo?!
waaaaaa *-*
io vi amo, dal primo all'ultimo uu
comunque, tornando a noi.
mi dispiace tantissimo per il ritardo, ma la scuola chiama e io devo rispondere ._.
ad ogni modo, credo che da ora in poi gli aggiornamenti saranno più regolari ma più distanziati
l'uno dall'altro. credo che posterò il venerdì sera/sabato mattina ogni settimana.
ad ogni modo, verrete avvisati :)
detto questo vi lascio un paio di precisazioni sulla mia idea dei personaggi:
Amelia, se non si notasse dal banner, ha il volto di Amelia Lily.
Novalee l'immagino come Demi Lovato. (non giudicatemi per questo)
e per il resto, bè, li sapete già. solo che sono un po' invecchiati ;)
oh, e mi scuso per il linguaggio un po' scurrile che c'è, ma sono pur sempre ragazze
di 19 anni e non posso farle parlare come se vivessero nell'800, no?
kiss kiss, gossip girl (?) **


 

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Capitolo 4
*** 3. ***



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Hello, is it me you're looking for?
{Hello - Lionel Richie

 


18 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

«Kurt, tesoro, sono a casa!» urlò Blaine, entrando nella sua deliziosa villetta di periferia.
In meno di un secondo, un ragazzo si materializzò in salotto, saltando addosso al moro.
«Perché hai fatto così tardi? Il tuo turno finsice alle cinque!» protestò Kurt, ricomponendosi e lasciando al marito il tempo di togliersi giacca e scarpe.
«C’erano un sacco di pratiche da compilare, poi Rachel è andata via prima perché stava male e, in più, ho appena fatto una buona azione.» disse Blaine contento, lasciando un tenero bacio sulle labbra dell’altro.
«Uh, e cos’hai fatto?» chiese interessato Kurt, avviandosi svelto in cucina, prima di far bruciare tutto.
«E’ una storia lunga, te la spiego a tavola… dov’è Everett?»
Blaine non fece in tempo a finire la frase che un altro ragazzo spuntò in cucina, prendendolo di sorpresa.
«Eccomi, papà. Di che parlavate?»
Il ragazzo, Everett, si sedette a tavola, aspettando la cena.
Si era diplomato l’estate precedente al McKinley – la stessa scuola dei genitori – e ora lavorava come meccanico nell’officina di Finn Hudson, ereditata da Burt Hummel.
Secondo Kurt era uno spreco lasciarlo lavorare lì, aveva una voce meravigliosa ed era veramente un bel ragazzo, ma Everett non voleva saperne di Broadway e tutto il resto.
Certo, gli piaceva cantare, ma niente di più.
«Oggi è venuta una ragazza a fare l’audizione per il prossimo semestre, viene da Pittsburgh e il suo sogno è quello di entrare all’Accademia. Ma Rachel non l’ha accettata, dicendole che non ha abbastanza talento. Lei mi ha aspettato fuori da scuola per chiedermi una seconda possibilità, e così le ho detto che per un po’ può venire qua ad esercitarsi e rifare l’audizione a gennaio. Sono un genio, no?» commentò infine Blaine, aiutando il marito con i piatti e le posate.
«Sei magnifico.» gli disse semplicemente Kurt, dandogli un bacio sulla guancia.
«Woah – commentò Everett – ma è carina?»
Kurt e Blaine scoppiarono a ridere, lasciando il ragazzo un po’ perplesso.
«Che ho detto?» chiese, continuando a non capire.
«Si, Ev, è piuttosto carina. Comunque la vedrai domani, viene con me a fine lezione.» annunciò il moro, sedendosi a tavola con davanti un piatto invitante di pasta.
«Oh, bene.» fu l’unico commento di Everett, prima di cominciare a mangiare.
 


19 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

Blaine scese di fretta le scale dell’Accademia, seguito da Kurt.
Stranamente, quel giorno finivano alla stessa ora.
«Allora, dov’è questa ragazza?» chiese Kurt, mettendosi le mani sui fianchi.
Blaine non rispose e si limitò a salutare Amelia con la mano, che sorridente si stava avvicinando.
«Eccomi, in perfetto orario.» disse, balzando davanti ai due.
«Amelia, lui è mio marito, Kurt Hummel.» annunciò Blaine, con un tocco di fierezza nella voce.
Lei, un po’ confusa, gli strinse la mano.
«Oh. Molto piacere, signor Hummel.» gli disse, accennando ad un sorriso.
«Piacere mio, Amelia. Ma chiamami Kurt, mi fa sentire meno vecchio.» ironizzò Kurt, stringendo la mano della ragazza.
Silenziosamente, si avviarono verso la macchina di Blaine, che si rivelò essere veramente color verde bottiglia.
«Come mai era anche lei all’Accademia, Kurt?» si azzardò a chiedere Amelia durante il viaggio.
Il castano sorrise, prima di rispondere.
«Sono professore di canto avanzato. E, in più, sono anche il vicepreside.»
Amelia non disse nulla, se non qualche parola incomprensibile.
«C-che cosa?»
Kurt e Blaine risero, prima di ripiombare nel silenzio più totale.
In un paio di minuti arrivarono nel vialetto di casa Hummel-Anderson, perfettamente curato nei minimi dettagli.
«Wow.» sussurrò Amelia, scendendo dalla macchina.
«Ti presento casa nostra. Carina, vero?» chiese Blaine – forse con un po’ troppa enfasi – aspettando che il marito aprisse la porta.
Amelia annuì, entrando timidamente in quella che loro chiamavano semplicemente casa.
«Everett! Scendi!» urlò Blaine, avvicinandosi alle scale.
E chi è questo? pensò la bionda.
Everett scese le scale di corsa, spuntando in salotto in meno di un secondo.
«Ciao, sono Everett. Piacere di conoscerti.» disse sorridente il ragazzo, porgendo la mano ad Amelia.
«Ehm, ciao. Piacere mio, mi chiamo Amelia.» gli rispose sorridente la bionda, stringendogli la mano.



okay, lo so.
sono in ritardo stratosferico, ma dovete prendervela con FastWeb uu
passando ad altro, ecco il capitolo!
spunta un nuovo personaggio: Everett! (se cliccate il nome, compare una foto di come me lo immagino)
(comunque, è Cameron Mitchell)
se non si fosse capito, è il figlio dei Klaine :3
detto questo, vi ringrazio per tutte le recensioni che mi scrivete, siete davvero dolcissime *-*
oh, e vi ringrazio anche per 12 seguite in soli 3 capitoli.
grazie, grazie, grazie ♥
spero di non avervi delusi con questo capitolo, ci vediamo sabato! (se ci riesco çç)
sciaoo **

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Capitolo 5
*** 4. ***



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Be strong, be strong now. 
Too many, too many problems. 
Don't know where she belongs, where she belongs. 
She wants to go home, but nobody's home. 
{Nobody's Home - Avril Lavigne

 

19 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

«No, aspetta.» cominciò Novalee, sedendosi a gambe incrociate sul letto.
«Sei andata a casa di un tuo possibile futuro prof e del vicepreside della tua possibile futura scuola. Hai incontrato un figo, che peraltro è figlio loro, ma gli hai detto solo ‘Ciao, mi chiamo Amelia’?!» urlò la rossa, mentre Amelia girava avanti e indietro per la camera.
«Si. E non ci trovo niente di male, non sono andata là per flirtare con il primo biondino che trovavo! E poi lo rivedo domani…» disse la bionda, sedendosi accanto all’amica.
Novalee non fece in tempo a replicare che il cellulare di Amelia cominciò a squillare, inondando la stanza con una suoneria a dir poco orrenda, la stessa da ben quattro anni.
«Non rispondi?» chiese ingenuamente Novalee, sporgendosi a guardare chi la stesse chiamando.
Amelia sorrise leggermente, buttandosi a peso morto sul letto.
«E secondo te rispondo pure? Se i miei genitori scoprono dove sono verranno a portarmi via di peso.» ammise la diciannovenne, prendendo una ciocca di capelli tra le dita e cominciando a giocarci.
«Dovrai tornare a casa, prima o poi.»
La bionda sbuffò, girandosi, nascondendo la faccia nel cuscino.
«Hai un messaggio.» continuò Novalee, prendendo il cellulare dell’amica e cominciando a leggere.
«Chi è?» mugugnò Amelia, rigirandosi un paio di volte prima di prendere il suo cellulare.

Amelia, smettila di fare la bambina.
Al 99 % sei a Lima, mi ricordo che c’è una tua amica lì.
Ritorna subito a casa o domani io e tuo padre partiamo e veniamo a prenderti.
Dobbiamo parlare di un sacco di cose, ma ti prego, torna a casa.
Mamma.

«Quindi?» chiese Novalee.
Amelia appoggiò il cellulare sul comodino e guardò fuori dalla finestra, cominciando a fissare il vuoto.
«Non voglio tornare a casa. Io sento che il mio posto è questo, almeno per ora.» disse, sospirando.
 


20 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

«Lia, sei sicura?» chiese Novalee all’amica, aiutandola a portare la borsa all’ingresso.
«Si. I miei sono già in viaggio, e la prima cosa che cercheranno sarà casa tua. Quindi io devo andarmene, mi dispiace.» le rispose Amelia, infilandosi la giacca e la sciarpa.
«Ma… dove andrai?» continuò la rossa.
Amelia sorrise, prendendo la borsa e sistemandosela sulle spalle.
«Non posso dirtelo, anche perché non ne sono sicura. Troverò un posto, oppure stasera posso dormire in macchina, non c’è problema. Ciao Lee, ti scrivo un messaggio appena posso.»
La bionda sorrise e abbracciò l’amica, uscendo da quella casa ed entrando in macchina.
L’aria calda del riscaldamento le scompigliava i capelli, mentre guidava lungo la strada principale di Lima.
In pochi minuti accostò la macchina al marciapiede di una strada già vista e già percorsa.
Si avvicinò alla casa che aveva davanti e suonò il campanello, aspettando che qualcuno andasse ad aprire.
Un ragazzo le si presentò davanti, con aria piuttosto confusa.
«Ciao, Everett…» disse Amelia, sorridendo timidamente.
«Amelia, ma… che ci fai qui? Sono le nove di sera.» replicò lui, passandosi una mano tra i capelli.
«Una lunga storia… posso entrare? Fa piuttosto freddo qua fuori.»
Everett annuì e lasciò entrare la ragazza in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
«Oh, i miei non sono in casa se cercavi loro… fai come se fossi a casa tua, tranquilla.» disse, sorridendole.
Amelia, un po’ imbarazzata, si tolse la giacca e la appoggiò su una sedia, sedendosi.
«Allora… come mai sei qui?»
Il ragazzo si sedette accanto a lei, ovviamente meno impacciato.
«Io sono di Pittsburgh, sai… ed ecco, per venire qui sono scappata di casa. – fece una piccola pausa – Fino ad oggi sono stata da un’amica, ma i miei genitori stanno venendo a prendermi e io non voglio tornare a casa. Quindi sono venuta nell’unico posto che conosco… ho fatto male?» chiese la bionda, preoccupata.
«No! No, figurati… hai fatto bene, credo. Se non vuoi più stare a Pittsburgh, ma i tuoi non sono d’accordo… bè, penso che tu abbia fatto un gesto un po’ avventato ma non hai fatto male, assolutamente. E, dovrei chiedere ai miei, ma penso che tu possa stare qui. Abbiamo una camera degli ospiti al piano di sopra.» disse Everett, senza mai togliersi il sorriso.
Rimasero un attimo in silenzio, a sorridersi a vicenda, quando vari rumori li fecero distrarre.
«Ehi, ma che…?» disse Blaine, entrando in casa, seguito da Kurt.
«Everett, cosa sta succedendo?» domandarono in sincrono Kurt e Blaine, prima di guardarsi e trattenersi dal ridere.
«Penso di dovervi delle spiegazioni.» disse Amelia, senza lasciare al ragazzo il tempo di rispondere.
La ragazza spiegò tutto nei minimi particolari, dall’arrivo della lettera dell’università fino al suo arrivo nella casa Hummel-Anderson.
«Per me può restare, la stanza degli ospiti è libera.» cominciò Everett, guardando prima i suoi genitori e poi Amelia.
«Bè… - Blaine guardò i presenti in quella stanza, suo marito, suo figlio, e quella ragazza che in un paio di giorni lo aveva completamente scombussolato – Non c’è problema. Puoi stare quanto vuoi, Amelia, sarai sempre la benvenuta qui.» disse il moro, ricevendo sorrisi di approvazione.
«Davvero? Grazie, grazie, grazie!»
La bionda li abbracciò uno ad uno, sorridente e finalmente felice, per quel minuto di felicità giornaliera che le era concesso.




sciaaaaaaoo!
stranamente oggi sono puntuale, verrà a a nevicare D:
comunque, non so dare un'opinione a questo capitolo, è decisivo e di transizione allo stesso tempo.
non me l'ero immaginato così, ma penso di esserne piuttosto soddisfatta.
a voi che ve ne pare?
aaallora, spoilero un pochettino e vi dico che nel prossimo capitolo compariranno i genitori di Amelia, chissà cosa accadrà...
e vi preavviso che, anche se Amelia ha cambiato casa, Novalee non lascerà la storia
ho detto tutto, me ne vado e vi lascio alle recensioni.
vi ringrazio infinitamente per tutta l'importanza che mi state dando, cioè, 15 SEGUITE!
vi adoro, grazie mille :*

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Capitolo 6
*** 5. ***



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20 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

Blaine salì lentamente le scale, attento a non far rumore, e arrivò in fondo al corridoio, davanti alla porta semi-aperta della camera degli ospiti.
«Posso entrare?» chiese il moro, aprendo la porta con un fianco.
Amelia gli sorrise e annuì, sistemandosi meglio sull’enorme letto a due piazze sul quale era seduta.
«Credevo stessi già dormendo.» disse, facendo cenno a Blaine di avvicinarsi.
Lui fece di no con la testa, andando a sedersi in fondo al letto. «Ti va una tazza di tè caldo?» domandò, ammiccando alla tazza di ceramica che teneva tra le mani.
La bionda annuì, sussurrando un ‘grazie’ e prendendo la tazza.
«Cosa leggi?» continuò Blaine, osservando un libro poco spesso appoggiato alla bell’e meglio sul comodino.
«Lo strano caso del dottor Jeckyll e Mr.Hyde. Non l’ho mai capito quel libro, ma mi piace tentare di capire i casini degli altri e lasciar stare i miei.» rispose Amelia, accennando un sorriso.
«Non potrai stare qui per sempre, lo sai. Ma finché non riuscirai a sistemare i tuoi casini da sola, sarò lieto di aiutarti.»
Amelia appoggiò la tazza di tè sul comodino e si sedette a gambe incrociate, più vicina al moro.
«Perché? Perché stai facendo tutto questo? Mi conosci da due giorni e mi hai già offerto una possibilità per entrare nella scuola dei miei sogni, mi hai presentata alla tua famiglia e mi stai ospitando a casa tua, senza chiedere niente in cambio. Non sono cose che si fanno con chiunque.»
Blaine rise e osservò la ragazza per qualche secondo, prima di cominciare a parlare.
«Sai Amelia, mi ricordi molto Rachel quando aveva la tua età. Lo stesso carattere, le stesse ambizioni, perfino gli stessi gusti musicali. E, come ben sai, lei ce l’ha fatta. E scommetto qualunque cosa che ce la farai anche tu.
Sei brava, sei ambiziosa e sogni in grande. Hai tutte le caratteristiche per diventare una stella; anzi, lo sei già. E cosa potrei fare io per fermare la tua scalata al successo? Proprio niente. Quindi è meglio darti una mano, no?»
Amelia rimase di stucco, paralizzata nella sua posizione; l’unica certezza che fosse viva era il suo petto che si alzava e si abbassava regolarmente.
Davvero l’aveva appena paragonata a Rachel Berry?
Quell’uomo, conosciuto da appena un paio di giorni, le aveva realmente detto quelle cose?
«Buonanotte Amelia, dormi bene.» le augurò infine, prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.


21 Dicembre 2023 – Lima, Ohio

Amelia si svegliò stranamente di buon umore, probabilmente anche perché dalla cucina proveniva un delizioso odore di biscotti appena sfornati.
La bionda scese le scale trotterellando, prima di bloccarsi sull’ultimo gradino, fermata da una visione strana, ma piacevole.
Il salotto era immerso da scatoloni e brillantini multicolor, il fuoco scoppiettava nel camino e Everett appendeva le palline ad un albero di Natale a dir poco enorme.
«Buongiorno.» disse, entrando sorridente nell’atmosfera natalizia che si era creata.
Everett le sorrise, augurandole il buongiorno a sua volta.
«Come mai le mettete adesso le decorazioni natalizie?» domandò, avvicinandosi per aiutarlo.
«Facciamo così tutti gli anni, ci riduciamo all’ultimo minuto per qualunque cosa, ma va bene così.» disse Kurt, spuntando dalla cucina con un vassoio di biscotti in mano, seguito dal marito.
«Ci dai una mano?» chiese Blaine, addentando uno di quei mini-alberi natalizi fatti di glassa.
Amelia annuì, avvicinandosi a Everett e cominciando ad appendere le palline all’albero.
«Ti ricordi lo special di Natale del Glee?» chiese ad un tratto il moro, facendo sorridere Kurt.
«Let it snow, let it snow, let it snow…» canticchiarono insieme, prima di cominciare a ballare al ritmo di una musica immaginaria, in mezzo agli scatoloni pieni di festoni e luci.
«Fanno sempre così. Ma sono divertenti, no?» sussurrò Everett ad Amelia, che annuì divertita.
Non appena finirono, a Blaine venne in mente un’altra brillante idea.
«Everett, perché non ci canti qualcosa? Magari puoi improvvisare un duetto con Amelia…» azzardò, sorridendo e guardando con sguardo complice Kurt.
«N-no, io non credo che sia il caso, e…» tentò lei, ma il ragazzo che aveva davanti le sorrise, pensando ad una possibile canzone.
«Vieni, questa la sai di sicuro.» le sussurrò Everett, trascinandola in mezzo alla sala.
Neanche a dirlo, Kurt e Blaine avevano gli occhi a cuoricino a vedere i due ragazzi cantare e ballare nel salotto coperto di decorazioni natalizie.
In un attimo, le voci dei due diciannovenni che cantavano Extraordinary Merry Christmas riempivano la stanza, creando un’atmosfera ancora più magica.
Finirono in sincrono, stranamente entrambi sotto un rametto di vischio spuntato fuori dal nulla.
«Ehm…» sussurrò Amelia, alzando la testa e osservando quella presenza verde sulle loro teste.
«Guarda che non siamo obbligati, facciamo finta di non averlo notato.» le disse Everett, allontanandosi prima che i suoi genitori potessero dire niente e lasciando la bionda un po’ sorpresa.
 
Amelia si buttò sul divano, seguita a ruota da Everett.
«Ah, Ev, tra poco andiamo a fare shopping per la cena della vigilia, vieni?» chiese Blaine, spuntando in salotto e interrompendo un momento dove i due ragazzi si litigavano il posto migliore del divano.
«Che? Ah, si, certo.» gli rispose lui, riuscendo a guadagnarsi il suo posto, facendo scoppiare a ridere Amelia.
«Che cena? Shopping? Dove?» chiese lei, sistemandosi i capelli arruffati.
«Vieni con noi e lo scopri.» disse Everett, guardandola divertito.
Un paio d’ore dopo, i membri della famiglia Hummel-Anderson e la loro giovane coinquilina stavano rientrando in casa, insieme a troppe buste di plastica – quasi tutte di Kurt.
«Ma ogni weekend fate così?» domandò Amelia, sorridendo alla visione di Everett bloccato tra la porta e le buste di suo padre.
Blaine annuì sconsolato, aiutando il figlio e sistemando un po’ il salotto.
«Tra un po’ arriva Jack, ditegli che sono in camera mia.» annunciò il ragazzo, prima di sparire su per le scale.
Amelia guardò Blaine con una faccia strana e non si fece pregare a rispondere. «E’ un suo amico. Viene spesso qui a cenare, non gli piace casa sua.» spiegò rapido il moro.
La bionda annuì, sparendo anche lei in camera sua.
 
Amelia si sedette sul suo letto, pronta a leggere un buon libro, ma un paio di grida la fecero sobbalzare.
In un attimo, uscì da camera sua per andare in quella dall’altra parte del corridoio – quella di Everett.
Bussò un paio di volte, prima di entrare.
«Ev, potreste fare un po’ più piano? Sto cercando di leggere.» disse la bionda, osservando il ragazzo e il suo amico nel tipico ambiente maschile che si vedeva nei tipici film americani.
Strano, pensò, un’ora fa credevo che Everett fosse come i suoi genitori.
«Everett, chi è la miss che ti sta gironzolando in camera? E perché non mi hai mai detto che dall’altra parte del corridoio c’è una bionda strafiga?» chiese quello che doveva essere Jack.
Entrambi scoppiarono a ridere, davanti ad una Amelia rimasta di stucco.
«Amelia, ti presento Jack. Jack, lei è Amelia.» disse Everett.
«Ciao.» disse la bionda, prima di uscire da lì e rinchiudersi in camera.




 

holaaaa :D
alour, sono puntualeeee! (ok, la smetto)
non sono molto convinta di questo capitolo, boh '-'
voi che ne dite?
dai dai, recensite e ditemi che ne pensate *w*
ci vediamo sabato prossimo, sciaooooo :3

 

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Capitolo 7
*** 6. ***


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22 Dicembre 2023 – Lima, Ohio.

Amelia si svegliò di pessimo umore, ripensando a come l’aveva trattata Everett la sera prima.
Certo, non le aveva urlato dietro o chissà che altro, ma aveva continuato a parlare con il suo amico come se niente fosse. E non si era ancora scusato.
In più, a peggiorare l’umore di Amelia, arrivò un sms di Novalee che l’avvertiva dell’arrivo dei suoi genitori a Lima.

Lia, sono arrivati i tuoi genitori. Mi hanno chiesto dove sei ma non gli ho detto niente perché non lo so neanch’io. Sono in un hotel in centro, ripartono domani. Vai da loro, ti prego.

Amelia rispose al messaggio con un secco no, chiaro e conciso.
Scese in cucina e si sedette al tavolo, rimescolando in continuazione il suo cappuccino, mentre Kurt e Blaine discutevano di una cena, o almeno così aveva capito lei.
«Lia, oggi facciamo lezione?» chiese ad un tratto Blaine, prendendo la bionda alla sprovvista.
«Certo… di cosa state parlando?» chiese, prima di cominciare a bere dalla sua tazza.
«Oh, niente. La cena della vigilia, come al solito ci sarà un po’ di gente… ma tu non preoccuparti, sei ovviamente invitata. E non preoccuparti, non disturbi assolutamente.» le disse Kurt con un sorriso, notando l’espressione preoccupata della ragazza.
«Sicuri? Io… posso sempre trovare un altro posto, oppure tornare a casa…» sussurrò la bionda.
I due uomini si sedettero accanto a lei e, con un sorriso dolce e rassicurante, cominciò Blaine a parlare.
«Ti manca casa, vero? – Amelia annuì – e sono sicuro che i tuoi genitori sono preoccupati per te.»
Amelia scosse la testa e accennò un sorriso.
«Se fossero davvero preoccupati per me, mi lascerebbero frequentare la scuola che voglio, senza decidere il futuro al posto mio.»
Entrambi sorrisero e si guardarono, prima che il più grande dei due cominciasse a parlare.
«Lia, tesoro… a volte bisogna prendere delle decisioni, e non sempre sono piacevoli da prendere. Viviamo in un mondo pieno di incertezze e i tuoi genitori stanno solo cercnado di assicurati un futuro stabile. Credimi, per quanto bella sia, la vita dell’artista non è facile… i primi sei mesi a New York li ho vissuti in un appartamento vecchio e con i buchi sul tetto, insieme ad altri quattro ragazzi. E non è stata per niente una bella esperienza. Non ti sto dicendo di buttare via i tuoi sogni, ma magari di rifletterci un attimo… che ne dici?»
Amelia guardò Kurt e sorrise leggermente, abbassando la testa.
«I miei genitori sono qui in città… dite che dovrei andare a parlarci?»
Entrambi annuirono sorridenti. «Grazie.» continuò lei, quasi con le lacrime agli occhi.
I due l’abbracciarono, quasi fosse figlia loro.
«Dai, adesso andiamo.» le disse Blaine, alzandosi, seguito dal marito e da Amelia.


let it snow, let it snow, let it snow! **
okay, la smetto ._.
sta di fatto che qua è da 4 e dico 4 giorni che nevica ininterrottamente.
è una meraviglia, tutto bianco *O*
tornando alla storia, è un po' cortino, lo so, ma posterò in mezzo alla settimana il prossimo capitolo
tipo martedì o mercoledi :3
ah, vi piace il nuovo banner? :D
aspetto i vostri pareri nelle recensioni ;)
baci!

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