Innamorata del suo sorriso

di abbraccinaspettati
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I sogni e la realtà non vanno d'accordo. ***
Capitolo 2: *** L'inizio era arrivato ***
Capitolo 3: *** Who's that boy? ***
Capitolo 4: *** I sentimenti vanno e vengono. ***



Capitolo 1
*** I sogni e la realtà non vanno d'accordo. ***


Correvo, correvo come se non ci fosse un domani, ero inseguita da qualcosa di terrificante, sentivo che stesse per succedere qualcosa di brutto, lo percepivo dall’aria, dall’atmosfera tutta intorno a me. Eccola lì, la città, oltre questo orrendo bosco, ci ero quasi arrivata continuavo a correre, volevo solo chiedere aiuto e salvarmi,quando sentii degli artigli prendermi la caviglia destra. Caddi a terra e mi graffiai il viso, sapevo che la fine stava arrivando per me, non ce la facevo, non volevo ma dovevo! Dovevo girarmi e guardare cosa mi aveva perseguitata. Era appena dietro di me, sentivo il respiro affannato di quella ‘’cosa’’. Decisi di voltarmi quando… sentii un lamento! Un rumore così atroce, forse proveniva da quella bestia. Non potevo farcela. Mi coprii il viso con le mani. Tremavo, avevo freddo. Ero morta?No, provavo troppo terrore per essere morta. Troppa paura, troppa angoscia,troppi rimorsi. Il vento gelido mi portava i capelli davanti al viso. Volevo solo tornare a casa. Cosa ci facevo lì? Come ci ero arrivata? Non ricordavo più niente ormai la mia esistenza poteva anche finire in quel preciso istante. Sarei scomparsa nel nulla, nessuno avrebbe saputo più niente di me, potevo essere libera dagli sguardi cattivi della gente,che non faceva altro che ferirmi. Dopo pochi istanti però sentii una voce dolce e sicura che mi parlava, che mi chiedeva ‘‘stai bene?Quell’essere ti ha fatto del male?’’. Guardai dietro di me e vidi il più bel ragazzo che avessi mai visto. Occhi azzurri, capelli castani, pelle chiara e dorata sotto i riflessi del sole, sguardo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi ragazza. Eccolo lì, non sapevo nemmeno il suo nome, ma mi aveva salvato la vita ed era così bello, così affascinante che avevo solo voglia di baciarlo. Ma rimossi dalla mia mente quel pensiero assurdo, uno come lui non avrebbe mai baciato una come me, ma era il mio eroe, mi aveva salvata anche se non so bene da cosa. Mi aiutò ad alzarmi. Quando ecco che si avvicinava lentamente. Eravamo fronte contro fronte, eccole lì le sue labbra piene e rosa che si avvicinavano alle mie. Non era possibile, ma era lì,vicino al mio viso, osservai ogni piccolo particolare dei suoi occhi, così perfetti e blu come il mare, sarei potuta annegare nella perfezione di quel momento. Sentivo le guance infiammarsi e le farfalle nello stomaco,si avvicinava sempre di più quando finalmente …….. ‘ALZATI O FARAI TARDI AL TUO PRIMO GIORNO DI SCUOLA,NON VORRAI MICA FARE UNA BRUTTA FIGURA’. Spalancai gli occhi e constatai che era solo uno stupido,magnifico, stupendo sogno. Solo un frutto della mia immaginazione, della mia mente spregevole che si divertiva a farmi immaginare situazioni migliori della realtà. Esiste un modo per non sognare? Solo in questo modo non si rischia di essere delusi dalla realtà. Ma decisi di non pensarci, la mamma aveva ragione dovevo prepararmi per il mio primo giorno nella mia nuova scuola della mia nuova città. Ci eravamo appena trasferite, io e lei. Da sole avevamo deciso di cambiare vita, una volta per tutte. Volevamo lasciarci alle spalle il passato. Così mi alzai dal letto, andai a fare colazione e mi vestii. Misi la prima cosa che trovavo nell’armadio. Una felpa blu e dei jeans. Non m’importava di essere impeccabile, volevo essere solo me stessa. Volevo essere accettata e, anche se questo significava essere presa in giro dalla ragazza più popolare della scuola, a me non importava. Salii in macchina, chiusi lo sportello e premetti il tasto play del mio ipod, partì la canzone ‘la la land’ di Demi Lovato. Adoravo quella canzone, mi dava sempre la carica. Così con le cuffie nelle orecchie mi appoggia al vetro del finestrino e iniziai a canticchiare, iniziai a pensare. Mia madre che mi guardava dallo specchietto retrovisore, gli uccellini che svolazzavano di albero in albero, quel cane che andava incontro abbaiando ad ogni macchina sulla strada, un bambino che faceva i capricci perché non voleva lasciare sua mamma per andare a scuola e io, io che ero complicata ma estremamente semplice a seconda delle occasioni, io che avevo un cuore tenero e dolce, ma che per colpa di lui si era trasformato in pietra. ‘Parli del diavolo e spuntano le corna’ infatti, ci avevo pensato solo per dei secondi e avevo già sentito il cellulare vibrare nella tasta del jeans. Lo presi. Come immaginavo era lui. Decisi di non rispondergli, non volevo davvero più pensarci. Quello era il primo giorno della mia nuova vita e non volevo pensare al passato. Feci per cambiare canzone quando vidi mia madre voltarsi verso di me,muoveva le labbra, stava parlando con me, ma il volume dell’ipod era troppo alto per sentire cosa stesse dicendo. Mi sfilai una cuffia e capii che il momento tanto atteso era arrivato.

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Capitolo 2
*** L'inizio era arrivato ***


Eravamo parcheggiate proprio davanti scuola. Non ero nervosa, insomma era solo una scuola con ragazzi e ragazze che si sbaciucchiano per i corridoi, che dormono in classe e che fanno di tutto pur di farsi notare per diventare ‘popolari’. A me andava bene, ero una ragazza tranquilla, ‘sulle sue’ mi descrivevano gli altri, sicuramente nessuno avrebbe fatto caso a me. O almeno così speravo. Volevo rimanere nell’anonimato, dovevo studiare per costruirmi un futuro, e cercare di non fare figuracce che mi avrebbero fatta conoscere in tutta la scuola,per non rovinarmi il presente. Desideravo solo questo, e soprattutto niente ragazzi. Niente maschi che ti girano in torno solo per farti sognare e poi farti sbattere contro una realtà crudele. Purtroppo è così, i ragazzi sono così, e non se ne rendono nemmeno conto. Ma basta pensarci. Salutai mamma e scesi dalla macchina. ‘go run, run, run, yeah it’s a long way down’ mi risuonavano nella mente queste parole, sono alcune parole della mia canzone preferita, la mia canzone del cuore: Skyscraper. E mentre cantavo col pensiero, camminavo anche se non sapevo in quale corridoio andare. La campanella era appena suonata e cercavo la mia classe. Eccola lì pensai, su una porta di legno c’era un foglio con su scritto 5a. Si era lei, la mia nuova classe, feci un sospiro e proprio quando ero sotto la porta,mentre stavo per entrare, con la coda dell’occhio vidi passare affianco a me un ombra nera. Mi girava la testa,chiusi gli occhi e persi l’equilibrio,stavo cadendo, volevo solo scomparire, quando mi sentii stringere la pancia, qualcuno mi aveva salvata in tempo record. Aprii gli occhi, ero sorpresa, non avevo sbattuto la faccia contro il pavimento, e soprattutto niente risatine provenienti dalla classe. Girai lo sguardo dietro di me. Non era possibile. Non poteva essere. Avevo preso una botta in testa e stavo sognando. Era l’unica spiegazione logica. Vidi un ragazzo, che mi sorrideva come se non avesse fatto nient’altro fino a quel momento, che mi stringeva forte e mi guardava fisso negli occhi. Ah quel sorriso! Sarei potuta rimanere lì, tra le sue braccia, a vederlo sorride per anni interi, ma continuavo a pensare intensamente solo e unicamente a una cosa. Lui, faticavo a crederci, ma era il ragazzo del mio sogno! L’eroe che mi aveva salvata e che stava per baciarmi in sogno. E, che mi aveva salvata dal fare una brutta figura in classe, nella realtà. Ma non poteva essere, insomma quello era solo un sogno, uno di quelli che si fanno perché la sera prima si è visto un film strappalacrime o uno di quelli con vampiri ‘sbrilluccicosi’ e fighi. Ma lui era vero. Avevo quasi paura che fosse un altro sogno, ma era lì, sentivo il suo calore, sentivo la sua mano salda dietro la mia schiena, mi guardava con una tale intensità. I suoi occhi erano blu come il mare ed erano gli stessi occhi che avevo sognato la notte prima. Non avrei mai potuto dimenticarli. Ma eccolo, la scena si stava ripetendo, si avvicinava sempre più a me, al mio viso, sentivo il suo respiro addosso, adoravo il suo profumo, ma non si fermò sulle mia labbra come tanto il mio cuore stava desiderando, no, si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò, in modo che nessun’altro sentisse credo: ‘non c’è di ché, be maldestra lo sei sempr…- tutt’un tratto il suo sorriso diventò una gelida smorfia-… attenta a dove metti i piedi d’accordo?’ . Ero confusa, era diventato tutto un tratto freddo e scontroso. Eppure pochi secondi prima mi mostrava un sorriso magnifico, dolce e sincero. Mentre ora mi faceva mettere in piedi bruscamente, senza rivolgermi nemmeno uno sguardo. Ecco questa ne è la dimostrazione, tutti i ragazzi, tutti anche quelli che sembrano diversi, sinceri, ti lasciano così a pensarli, a pensare al loro comportamento assurdo! E tu stai lì a pensare e a ripensare a loro, ma no, mi dissi che non dovevo né prendermi una cotta il primo giorno di scuola, né continuare a pensare a quel pallone gonfiato. Lo guardai interrogativa e lui, mentre si girava dall’altra parte, forse per guardare una ragazza con una camicetta fin troppo sbottonata, mi guardò negli occhi e ci fu come un lampo, non so spiegarlo, ma non mi sembrava cattivo. Rimasi pietrificata, quando sentii la voce squillante di una donna che entrava in classe. Aveva un accento francese. Professoressa di lingue pensai. ‘Tu devi essere la nuova arrivata, Selene, sarà un piacere averti nella nostra classe, siediti dove vuoi’. Era gentile, ma la sua voce aveva un non so ché di strano, come  fosse esausta, ma come darle torto doveva badare 5 ore  al giorno classi intere di ragazzi immaturi, che non facevano altro che stare lì, a navigare su internet con il cellulare. Comunque andai a sedermi a un banco che non era delle migliori delle condizioni, ma mi piaceva quel posto perché era affianco alla finestra, mi piaceva guardare il cielo, il paesaggio durante le lezioni più noiose. ‘Ragazzi devo parlare qualche minuto con il preside, nel frattempo ripetete la lezione del giorno’. Sentivo alcuni voci che ridevano, altre che rispondevano ‘non si preoccupi prof’ oppure ‘perché avevamo qualcosa da studiare?’. Non sembrava molto diversa dalla mia vecchia classe. Tirai fuori dallo zaino il mio libro preferito ‘Wings’. Mi piaceva perché raccontava di una ragazza che, come me, stava iniziando scuola e poi scopriva di essere una fata. Certo io non sarei diventata una fata, ma mi piaceva immaginare che anche a me sarebbero successe cose fuori dal comune. Mentre cercavo nello zaino una matita, per appuntare le frasi più belle del libro, sentii una mano che si poggiava sulla mia spalla. Alzai lo sguardo e vidi, proprio davanti a me, un ragazzo piegato sulle ginocchia che mi guardava. ‘Allora tu sei Selene, piacere io sono Kyle’ disse mostrando un sorriso a 36 denti.

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Capitolo 3
*** Who's that boy? ***


 ‘Sel, gli amici mi chiamano Sel’ gli dissi, Selene non mi piaceva per niente e tutti quelli che mi conoscevano mi avevano dato quel diminutivo. ‘Allora Sel, come ti sta sembrando il tuo primo giorno di scuola? Siamo tutti matti qui, presto diventerai come noi te lo prometto’. E fece un altro gran sorriso. ‘Io non credo, comunque mi sembra una buona scuola, ma sui ragazzi non so cosa dire, non ho parlato con nessun altro a parte..’  – mi girai  a guardare verso quel pallone gonfiato che si credeva chissà chi solo perché mi aveva salvata da una caduta- ‘A parte Liam che ti ha mostrato il suo sguardo da conquistatore vero?’. Era decisamente impertinente e ficcanaso. Insomma chi era lui per farmi queste domande? Non ero arrivata nemmeno da un’ora e già mi sentivo tutti gli occhi puntati addosso. ‘Non farti strane idee, mi ha presa prima che mi schiantassi al suolo e basta, fine della storia. Il suo sguardo da ‘’conquistatore’’ come hai detto tu, non mi ha colpita per niente’. Ero decisamente scocciata e se ne accorse anche questo tipo, che si era carino, biondo, occhi verdi e abbastanza muscoloso, ma era decisamente troppo ficcanaso. ‘Non scaldarti, voglio solo fare amicizia. Ti va se a pranzo ti faccio fare un giro per la scuola?’ disse mostrandomi di nuovo quel sorriso da ‘’Posso essere il tuo migliore amico’’. ‘Non saprei, ecco vorrei parlare con i professori per capire se sono molto indietro rispetto al vostro programma’ tagliai corto. ‘Lo sai che è maleducazione inventare una scusa quando qualcuno ti invita a vedere la nostra secolare e molto amata High School? -aveva un tono ironico mentre lo diceva- ti piacerà te lo assicuro’ ‘… va bene, ma solo perché non so orientarmi bene in luogo nuovo.’ Risposi fredda. ‘Perfetto allora ci…’ ‘Kyle non importunare la nuova ragazza!’ Disse ridendo un ragazzo, un suo amico che si stava godendo la scena pensai. ‘Ora è meglio che vada, la prof potrebbe tornare da un momento all’altro. Parleremo dopo d’accordo?’ ‘A dopo’. Non sapevo che pensare. La mia testa sembrava vuota e stracolma di pensieri nello stesso momento. Le prime 3 ore trascorsero lentamente, non vedevo l’ora di tornare a casa. Le prime dure ore lezione di spagnolo e la terza storia. Non ne potevo più, e mancavano altre due ora, ma per fortuna c’era la.. ‘DRIIIIIN’ ed ecco il suono della campanella, che segnava l’inizio di 20 minuti di svago. Quel suono che ti rimbombava nelle orecchie, ma che ogni studente ama. Sospirai mentre tutti uscivano dalla classe, chi per andare a fumare, chi per comprare qualcosa al distributore di merendine e schifezze varie. A me non piacevano molto i dolci o i cibi troppo salati. Mangiavo quasi tutto, tranne quei cibi che adorano i ragazzi a quest’età. ‘Scommetto che te ne sei dimenticata’. Era.. come aveva detto di chiamarsi? Ah già Kyle. Si, me ne ero completamente dimenticata. Non mi andava di stare sola con quel tipo, che ci stava praticamente provando con me. ‘Se non ti va…se hai cambiato idea si, insomma ti capisco infondo perché dovresti vedere la scuola con uno che non conosci nemmeno, magari pensi che ci sto anche provando’. Cercava di farmi sentire in colpa o cosa? Comunque ci stava riuscendo. Tutta colpa del mio carattere che non sa dire di no. ‘No non preoccuparti andiamo pure, non vedo l’ora di sapere di più di questa scuola’ finsi. ‘Allora perfetto, andiamo, da cosa vuoi cominciare? Palestra, piscina, biblioteca,aule?’ ‘Avete una piscina?E anche una biblioteca?’ qualcosa di buono quella scuola ce l’aveva davvero. 

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Capitolo 4
*** I sentimenti vanno e vengono. ***


-Non posso crederci, insomma tu sei una ragazza, non che tu non possa, ma per come sei e in tutta sincerità, non saprei proprio immaginarti in tuta, di domenica sera a giocare ai videogames. -
-Capisco, così sei uno di quelli ‘ho paura di essere stracciato da una ragazza eh? -
-Assolutamente no, ma il tuo stile da ‘miss perfettina’ è innegabile, ecco. -
Mi fermai e lo guardai negli occhi, le sue iridi ora sembravano più chiare, di un verde che si mischiava all’azzurro, erano magnifici. Avvicinandomi al suo viso, e distogliendo lo sguardo da quei punti luminosi, dissi –chi arriva per ultimo a quella panchina laggiù è una femminuccia.-
Rimase cinque secondi a guardarmi intensamente, sembrava come ipnotizzato. –Allora ci stai?- dissi alzando un sopracciglio. Poi però, mentre io avevo già iniziato a correre, replicò -se fossi in te, comincerei a pentirmi. - Correvamo proprio come fanno due bambini, che vogliono assolutamente arrivare al furgoncino dei gelati.
Ero in netto vantaggio, avrei anche vinto, se ad un certo punto non mi avesse cinto la pancia con le sue braccia forti e non mi avesse stretta a tal punto da farmi inginocchiare sul prato di quel piazzale-proprio dietro la scuola- . Cercavo di divincolarmi in ogni modo, ma lui non lasciava la presa. Ero felice e irritata allo stesso tempo, ma ridevo come non facevo ormai da tempo.
-La smetti di muoverti in continuazione? Sto cercando seriamente di commettere un omicidio qui e tu così, non mi rendi facile l’impresa. - disse mostrando un ampio sorriso.
-Bè dovevi cercarti un’altra ragazza dalla quale farti battere, mio caro- gli feci la linguaccia. Il suo viso era rilassato e felice, aveva un’espressione serena, che però, io feci tramutare  in una smorfia quando gli presi la mano e velocemente la passai sopra la mia testa, liberandomi così dalla sua presa. Mi alzai in piedi. Rimase a guardarmi, non era arrabbiato, almeno non credo, perché avrebbe dovuto dopotutto?
Guardandolo lì, seduto a terra, con i raggi del sole gli illuminavano il suo viso, notai che avevo uno sguardo quasi bisognoso del mio contatto, iniziò a girarmi la testa. Cosa stavo facendo? Cosa ci facevo lì, con quel ragazzo? Pensai, perlopiù urlai, come un rimprovero silenzioso a me stessa  –cosa diavolo mi sta succedendo, è solo il primo giorno di scuola e sto già ridendo con questo ragazzo, con il quale parlo da poco più di 15 minuti? -
-Cos’hai missperfettina? – sembrava preoccupato.
Okay, quel soprannome era decisamente irritante, ma lo ignorai, non sapevo davvero cosa mi stesse capitando.
-Io? Ecco niente, non ho niente, cosa ti fa pensare che io abbia qualcosa?- sbottai.
-Ehi niente, era solo per sapere, è come se avessi visto un fantasma- mi guardò interrogativo.
-Scusa ma devo assolutamente andare, tra poco suonerà la campanella e dovremo tornare in classe, ehm mi sono divertita, grazie della compagnia, Kyle - dissi con un piccolo sorriso, che di sorriso aveva ben poco. Lui non disse niente, mi guardò allontanarmi dal piazzale e basta. Sentivo su di me uno sguardo accusatorio, infondo, avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo se non avesse più voluto rivolgermi la parola, lo avevo lasciato lì da solo, dopo aver riso e scherzato per tutto l’intervallo, dopo aver osservato i suoi meravigliosi occhi verdi misti all’azzurro, come quello del cielo. Non avevo fatto un bel gesto andandomene senza nemmeno salutarlo per bene, ma sapevo di avere le mie buone ragioni. Continuavo a ripetermi che era solo e soltanto ancora il primo giorno, di tanti altri giorni ,in quella scuola, e ridere, specie con un ragazzo come Kyle-dolce, simpatico, gentile e bello- porta sempre ad affezionarsi, e affezionarsi avrebbe portato a soffrire, dopo. Dovevo scusarmi? Probabilmente, e lo avrei fatto di sicuro, non volevo certo sembrare scortese, ma dovevo limitarmi solo ad un rapporto puramente scolastico, nient’altro. Era la cosa migliore, ripetevo a me stessa, come avevo fatto tante altre volte, senza mai darmi realmente ascolto. Era la mia nuova vita e non volevo certo rovinarla ancor prima che iniziasse realmente. Questa volta non volevo situazioni difficili da gestire, questa volta sarebbe andata nel verso giusto, questa volta sarebbe stato tutto perfetto.
 
-Sel..Sel cos’hai? Sel? Ma mi ascolti? -
-Si scusami mamma, è che non ho molta fame questa sera- dissi freddamente.
- Va bene, ma non mi hai nemmeno parlato di com’è andata la giornata, come ti sei trovata a scuola e insomma, se hai fatto amicizia ..oppure se i professori ti hanno già messo una nota. – disse scherzando. Sapeva, che c’era qualcosa che non andava, era la mia mamma e chi meglio di lei poteva conoscermi? Non riuscivo a smettere di pensare a Kyle..a Liam..ed ero in ansia, la pancia mi faceva male, era come se avessi un buco allo stomaco, che cercava di risucchiare tutti gli aspetti positivi che cercavo di comporre nella mia testa. Non dissi niente e andai in camera, mi misi in pigiama, mi lasciai cadere sul letto e poggiai la testa sotto il cuscino. Speravo solo, di non fare qualche strano incubo  -come quelli che facevo di frequente- o peggio, di sognare qualche ragazzo.

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