Hermione Granger... e la pietra filosofale

di Jane The Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La rivelazione ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** L'espresso per Hogwarts ***
Capitolo 4: *** lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Le pozioni ***
Capitolo 6: *** Il troll di montagna ***
Capitolo 7: *** La rapina alla Gringott ***
Capitolo 8: *** Fuffy ***
Capitolo 9: *** Il quidditch ***
Capitolo 10: *** Piton e le Arti Oscure ***
Capitolo 11: *** Natale ***
Capitolo 12: *** Nicolas Flamel ***
Capitolo 13: *** Il Dorsorugoso di Norvegia ***
Capitolo 14: *** Punizione ***
Capitolo 15: *** L'ufficio di Silente ***
Capitolo 16: *** Raggiungere Piton ***
Capitolo 17: *** La fine... o l'inizio... ***



Capitolo 1
*** La rivelazione ***


La rivelazione

Hermione era tranquillamente seduta al tavolo della cucina e fissava il latte che, dopo essere stato mescolato, vorticava nella sua tazza gialla, pensando al nuovo anno scolastico che stava per iniziare. Doveva iniziare a frequentare la scuola media, ma non avrebbe cambiato né edificio né compagni di classe. Solo i professori e le difficoltà sarebbero cambiati e, a quanto dicevano i ragazzi di prima superiore, in peggio. Al pensiero di doverci passare ancora sette anni, più quello che sarebbe presto iniziato, quasi si sentiva male. Non era molto ben accettata dai suoi compagni di scuola, che la ritenevano bruttina e non degna di particolare nota, con i loro fantastici vestiti griffati e le pettinature all’ultima moda. E lei si sentiva fuori posto, sentendo dentro di sé che i compagni in effetti avevano ragione a ritenerla assolutamente normale. O forse era il contrario, sentiva che si stavano sbagliando e che avrebbero dovuto considerarla invece completamente diversa da tutti loro, totalmente anormale. Sentiva di aver sbagliato strada, che avrebbe dovuto prenderne un’altra, ma non era possibile. Nella città in cui abitava, vicino a Londra, dopo le scuole infantili c’era la possibilità di scegliere tra due scuole. Quella dove andava lei, che era unita a quella infantile che aveva frequentato per i cinque anni precedenti, e quella in cui Hermione avrebbe voluto andare. La sua era una scuola pubblica e si rimaneva solo di mattina, e meno male, perché le condizioni dell’istituto certo non erano tra le migliori che si potesse immaginare. Tuttavia i suoi genitori erano convinti che lei non avrebbe resistito un anno intero lontano da casa e proprio così sarebbe successo se avesse frequentato l’altra scuola, una magnifica scuola privata situata appena fuori città, in una bella villa coloniale a due piani grande il doppio della sua scuola e con un bel giardino elegante, dove gli studenti passeggiavano nelle loro uniformi blu con il motto in latino cucito sul petto, sotto il simbolo della scuola, un libro con un fioretto da scherma. Tuttavia Hermione era abbastanza sicura che neanche quella scuola sarebbe stata giusta per lei. Certo sarebbe stato un miglioramento rispetto alla scuola dove si trovava adesso, ma non era quello che voleva. Non sapeva cosa voleva, ma c’erano volte in cui si sentiva diversa da tutti gli altri, da tutti quelli che incontrava in strada, con cui parlava, con cui entrava in contatto per caso, camminando per le vie del centro in mezzo alla folla.

–Hermione! Hai finito di fare colazione, tesoro? Devi fare i compiti, ti mancano ancora dieci pagine del libro!- urlò la voce di sua madre dall’altra stanza. I compiti. Tutte quelle cose non la interessavano affatto. Cosa le importava del risultato di una stupida equazione e della giusta pronuncia di Everybody? pensò con rabbia mangiando l’ultimo pezzo del suo cornetto alla crema pasticcera inzuppato nel latte. Il telefono squillò e Hermione sentì la madre rispondere con la sua solita, strana e assolutamente antipatica voce che le veniva ogni volta che parlava al telefono: colpa degli anni passati lavorando come segretaria in un ufficio elegante del centro della città.

–Hermione! C’è Sophie al telefono!- Hermione sospirò. Sophie era la ragazza più popolare della classe e anche tra le più popolari dell’intera scuola. Piaceva ai ragazzi di tutte le età, era simpatica alle ragazze e i professori la ritenevano bravissima grazie ai suoi ottimi voti. Per completare la cosa era amica di Hermione, o almeno entrambe ne erano abbastanza sicure, perché mai si erano ritrovate in una situazione che davvero riuscisse a provare l’effettiva solidità della loro amicizia.

Hermione andò in camera sua e prese il telefono, intimando a sua madre di uscire, a gesti.

–Ciao Sophie. Che c’è?- domandò sedendosi alla sedia della scrivania.

-Ciao. Volevo sapere se vai alla festa, stasera.- Hermione aggrottò le sopraciglia –Festa? Quale festa, scusa?- Sophie fece una pausa imbarazzata e poi disse –No, niente. Non importa.-

-Sophie! Che festa?- domandò Hermione con voce calma, sapendo già la risposta che l’aspettava.

–Ecco… hanno organizzato una festa per l’inizio dell’anno e sai com’è, credevo… scusa, ma…-

-Si, ho capito.- la interruppe Hermione. Come sempre qualcuno aveva organizzato una festa e avevano pensato bene di non invitarla. Hermione tagliò la conversazione dicendo che doveva andare a fare i compiti, perchè sentiva la rabbia iniziare a ribollire in lei, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine a non essere invitata. E sapeva che quando era arrabbiata succedevano strane cose. Una volta, quando aveva litigato con la madre per via di una gonna che Hermione odiava e che la madre la costringeva a indossare, il giorno seguente la gonna era scomparsa e al suo posto, nel guardaroba, Hermione aveva trovato una bella gonna jeans, anche se i compagni non l’avevano notata nonostante fosse identica alle gonne che le sue compagne indossavano continuamente. Subito aveva pensato a una specie di scusa da parte della madre, Christine, ma non era stata l’unica volta. Una volta era andata dal parrucchiere, che per sbaglio le aveva tagliato un ciuffo così tanto che le stava dritto davanti alla testa e lei era già preoccupatissima di dover andare a scuola conciata così. Il giorno dopo il ciuffo era tornato uguale a prima. E se Maxwell, il padre, la faceva arrabbiare, arrivava inevitabilmente in ritardo al lavoro dopo aver passato più di mezz’ora in mezzo al traffico, del tutto anomalo a quell’ora di mattina.

E anche quella volta le cose non cambiarono: appena arrivò in cucina uno dei bicchieri sul tavolo, quello posato al posto della madre, esplose.

-Ma che cosa… come può essere successo?- si chiese Christine voltandosi e iniziando a raccogliere i pezzi di vetro, che si erano sparsi per tutto il tavolo. Hermione, preoccupata e un po’ impaurita, disse –Non sono stata io.-

-Certo che no, come avresti fatto?- rispose la madre brusca, pulendo il disastro che si era creato. Fu proprio quella mattina, quando tutti e tre erano in cucina, che la risposta, inattesa, arrivò.

Hermione era seduta a risolvere un problema di geometria relativamente facile, il padre leggeva il giornale con aria accigliata come sempre e la madre faceva una sciarpa rosa all’uncinetto mentre guardava distrattamente fuori dalla finestra aperta per metà sul piccolo cortile con un albero mezzo marcio su cui due uccellini avevano fatto il nido quella primavera. Ad un certo punto Christine lanciò un urlo e tutti alzarono di colpo la testa da ciò che stavano facendo: un gufo grigio era entrato dalla finestra e si era posato sul tavolo. Sotto lo sguardo della famiglia il gufo si diresse a piccoli passi simili più che altro a saltelli verso Hermione. La ragazza fece per indietreggiare, ma qualcosa dentro di lei le disse di non farlo. Come spinta da una forza sconosciuta guardò meglio il gufo e sobbalzò: legata alla zampa aveva una busta di colore bianco sporco con una specie di macchia color porpora al centro.

–Maxwell, caccialo via, presto! Questi animali portano malattie!- esclamò Christine guardando spaventata e un po’ schifata il gufo.

–No!- esclamò Hermione –Ha una lettera legata alla zampa, guardate!-

-Cosa?- domandò Maxwell sorpreso. Anche lui e Christine guardarono l’animale e se ne resero conto anche loro, sobbalzando. Hermione avvicinò cautamente la mano alla zampa dell’uccello, mentre con l’altra gli offriva un biscotto preso dalla scatola posta al centro del tavolo. Non sapeva come quest’idea le fosse venuta, ma almeno evitò di essere beccata dal gufo, il cui becco le sembrava molto più affilato di quanto apparisse nei documentari che alcune volte vedeva alla televisione.

Prendendo il biscotto nel becco il gufo sporse un po’ la zampa, come se l’avesse già fatto altre mille volte, ed Hermione slegò il laccio scuro con il quale era fissata la lettera. Girò la busta e lesse una scritta elegante di scritta con inchiostro di uno scuro verde smeraldo

Per la signorina Hermione Granger,

Tabolt Street 19,

Londra,

Tavolo della cucina.

-Ma come fanno a sapere…- iniziò il padre con voce sorpresa guardandosi intorno come aspettandosi di veder spuntare dalla finestra i mandanti della lettera, ma Christine lo zittì subito fissando la figlia. Hermione girò la lettera e vide che la busta era chiusa da un sigillo ornato da un simbolo araldico, che rappresentava una H con attorno un corvo, un leone, un serpente e un tasso. Alzò un poco lo sguardo e lesse il mittente, scritto con caratteri verde smeraldo eleganti e raffinati che sembravano tracciati con vero inchiostro e non con una classica penna o con la stampante di un computer.

Scuola di M. e S. di Hogwarts

Preside: Albus Silente

Vicepreside: Minerva McGranitt

-Che cosa vuol dire M. e S.?- le domandò Christine –E perché ti mandano una lettera da quella scuola? Cosa vogliono? Una pubblicità, forse?- Hermione si strinse nelle spalle per far capire che non ne aveva idea e aprì il sigillo. All’interno trovò un foglio giallastra, all’apparenza di pergamena, piegato in quattro. Lo aprì e lesse ad alta voce ciò che era scritto all’interno, sempre con gli stessi raffinati caratteri verde smeraldo, che anche in questo caso non sembravano opera di una stampante o di una penna sferografica.

Egregia Signorina Hermione Granger,

siamo lieti di informarla che Lei

ha il diritto di frequentare la scuola di

Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Accluso troverà la lista del materiale scolastico e

Il biglietto dell’Espresso per Hogwarts.

Distinti saluti

Minerva McGranit

Hermione fissò le facce stupite dei genitori e rilesse nella mente la lettera. Era uno scherzo? O era proprio tutto vero? Scuola di Magia e Stregoneria? Lei? La più normale, insignificante studentessa della città? Non esisteva, la magia! Tutti gliel’avevano detto quando da piccola cercava di fare incantesimi usando una penna come bacchetta magica e pronunciando parole come Abracadabra o Simsalabim. Prese in mano la busta ed estrasse il biglietto del treno e un altro foglio di pergamena, anch’esso piegato in quattro parti. Prese il foglio, lo aprì e lesse ciò che era stato scritto sopra

LIBRI DI TESTO

Manuale degli incantesimi, volume primo/Miranda Gadula

Storia della magia/Bathilda Bath

Teoria della magia/Adalbert Incant

Guida pratica alla trasfigurazione per principianti/Emeric Zott

Mille erbe e funghi magici/Phyllida Spore

Infusi e pozioni magiche/Arsenio Bradus

Gli animali fantastici: dove trovarli/Newt Scamandro

Le forze oscure: guida all’autoprotezione/Dante Tremante

OGGETTI SCOLASTICI

1 baule in cui portare il tutto

2 piume d’aquila bianca o marrone

6 boccette per inchiostro piene (nero)

12 rotoli i pergamena da 100 cm l’uno

1 bacchetta magica

1 set base per pozioni

1 calderone in peltro misura standard

DIVISA SCOLASTICA

2 completi da lavoro in tinta unita (nero)

2 mantelli invernali in tinta unita (nero)

2 mantelli da giorno con alabari d’argento

1 cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno

1 paio di guanti in pelle di drago in tinta unita (nero)

Si ricorda che ogni oggetto scolastico deve essere contraddistinto da una targhetta all’interno con scritto nome e cognome dell’allievo/a. Il simbolo della casa di appartenenza sarà aggiunto dopo lo Smistamento. Si ricorda inoltre che agli studenti del primo anno non è permesso possedere un manico di scopa.

Gli studenti possono portare un gatto, OPPURE un rospo, OPPURE un gufo, OPPURE un topo.

-Ma che… cosa… che cosa vuol dire?- domandò Maxwell, che fissava con aria stralunata la figlia, la lettera e il gufo.

-Beh… sembra che io sia stata accettata in una scuola… di magia.- rispose Hermione cercando di suonare normale. Era riuscita a trovare le parole giuste, ma per il tono di voce c’era da lavorarci perché lasciava trasparire ogni singola nota di eccitazione e meraviglia che provava in quel momento.

-Ma… no, non è possibile, la magia non esiste!- esclamò Christine.

–Se è per questo, di solito i gufi non portano le lettere, ma se è vero… è anche fantastico! Una scuola di magia, mamma, ti rendi conto?-

-Ma potrebbe essere pericoloso, tesoro. Se fosse vero, cosa di cui dubito.- si affrettò a chiarire Maxwell.

–Cioè non posso andare?- domandò Hermione con una voce stridula che non le apparteneva –Mamma, io ci voglio andare!-

-Va bene… direi che… tanto è impossibile, sarà uno scherzo… ma come possiamo fare a comprare tutte queste cose? Non possiamo certo andare al centro commerciale e chiedere un calderone e una bacchetta magica!-

-Risponderò alla lettera e lo domanderò. A già, il biglietto!- esclamò Hermione prendendo il biglietto del treno da dentro la busta. Sembrava proprio un vero biglietto e diceva che doveva prendere il treno delle undici in punto al binario nove e tre quarti. Lesse ad alta voce le indicazioni scritte a macchina sul biglietto.

-Ma non esiste un binario nove e tre quarti!- esclamò il padre.

-Uffa, papà, si vede che esiste nel mondo dei maghi! Lo troverò, non preoccuparti, basta che mi portate alla stazione di King Cross alle undici del primo settembre!- Mentre parlava Hermione sentì crescere in lei l’eccitazione. Era davvero una strega? O era solo uno scherzo? Forse era questo il motivo di tutte quelle cose che faceva succedere? Prese il foglio di pergamena e una penna a biro e scrisse, sul retro della prima lettera

Naturalmente accetto con piacere di entrare a far parte della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma vorrei sapere dove procurarmi il materiale scolastico elencato nella lettera precedentemente ricevuta.

Distinti saluti,

Hermione Granger

-Ora, credo che dobbiamo… legarla alla zampa del gufo… e spedirla.- disse Hermione legando la lettera alla zampa del gufo e porgendoli un altro biscotto. La sua sembrava sia un’esclamazione che una domanda a sé stessa. Il gufo grigio finì golosamente il biscotto e spiccò il volo con un movimento armonioso.

-Ora dovremmo… beh, dire alla tua vecchia scuola che non tornerai quest’anno. A quest’ora la segreteria dovrebbe essere aperta, andiamo subito.- disse Christine e le due uscirono, decidendo di non dire a nessuno dell’esistenza di un mondo magico. Dopotutto se nessuno lo sapeva ci sarà stato un motivo.

Fecero il breve percorso che le separava dalla scuola in silenzio, entrambe ripensando a ciò che era appena successo. Ogni volta che ci ripensava, Hermione era sempre più sicura che fosse la verità.

Arrivarono a scuola e incontrarono, nell’atrio, Sophie e Thelma, un’altra loro amica che conoscevano da cinque anni.

–Hermione, ciao! Come và? Sei venuta a prendere la lista dei libri? Noi l’abbiamo appena presa. Ce ne sono un sacco!- esclamò Thelma allegramente fermandosi davanti all’amica con la borsa a tracolla che ballonzolava sul fianco.

–No. No, non proprio. Anzi, praticamente il contrario.- rispose scuotendo la testa Hermione.

–E cosa devi fare?- domandò Sophie aggrottando le sopraciglia senza capire. Fu Christine a rispondere, più che altro per togliere la figlia dall’imbarazzo che evidentemente provava in quel momento –Ecco, siamo qui per revocare l’iscrizione di Hermione dalla scuola.- Thelma e Sophie rimasero a bocca aperta e, dopo un attimo, Sophie domandò –E… perché, scusa?- Hermione sospirò e disse –Ecco… sono stata accettata in un college molto buono, quindi andrò là quest’anno. Inizia il primo settembre, ovvero… dopodomani. Domandi vado a comprare il materiale e farò la valigia domandi sera, credo.-

-Hermione Granger! Puoi entrare.- disse la segretaria della preside uscendo a metà dalla porta del suo ufficio, giusto il necessario per mostrare la camicia lilla seriosa.

–Beh… dovrei tornare per le vacanze di Natale… ci vediamo.- disse alle amiche, lasciandole a bocca aperta, confuse, mentre con la madre entrava in segreteria e si accomodava su una scomodissima sedia in legno situata davanti alla cattedra.

–E così tu vorresti lasciare la scuola, Hermione. Perchè?-

-Ecco… ho la possibilità di entrare in un college abbastanza importante, quindi…- la donna non chiese altre specificazioni, per fortuna, fece firmare a Christine un foglio di rinuncia e le due se ne andarono, Hermione sempre più eccitata.

 

_______Nota di Herm90

Hola! Questa ficcy è un po' stupida, probabilmente, ma ci tenevo a postarla perchè è stata la primissima ficcy che ho mai completato. L'ho scritta tre anni fa, quindi non è un granchè, ma me lo lasciate comunque un commentuccio?

L'intera ficcy è già scritta sul mio computer, quindi devo solo controllare i chappy uno alla volta e mandarli.

Bacioni!

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Capitolo 2
*** Diagon Alley ***


Diagon Alley

Il giorno seguente arrivò la risposta da Hogwarts, questa volta portata da una civetta di colore nero con due bellissimi occhi azzurri brillanti come diamanti.

Hermione prese la lettera dalla piccola zampa marrone scuro del pennuto e li diede un biscotto, esattamente come aveva fatto il giorno precedente. Attaccato alla zampa con un legaccio nero c’era anche un piccolo sacchetto pieno di una bella polvere blu brillante e una busta, contenente anche questa volta un foglio di pergamena bianco sporco coperto di scritte nere elegantissime.

Hermione prese la lettera in mano, la aprì e lesse la lettera ad alta voce, in modo da farsi sentire dai genitori, quasi a provare una volta per tutte che ciò che stava succedendo era vero, non era uno scherzo o un sogno.

Nel sacchetto inviato ci sono due porzioni di Metropolvere,

da utilizzare per l’andata e il ritorno di una sola

persona. Tale persona dovrà entrare nel camino con il sacchetto, tirare fuori una manciata di Metropolvere e lanciarla in basso

dicendo chiaramente "Diagon Alley". Fare lo stesso per il ritorno.

Per la bacchetta recarsi da Olivander, da Madama McClan per la divisa e il mantello, per il resto chiedere informazioni al Paiolo Magico, dove dovresti arrivare

con la Metropolvere. Importante:

pronunciare bene "Diagon Alley". Prima di

effettuare gli acquisti recarsi alla Gringott o ad un convertitore

Per cambiare il denaro babbano con il nostro.

Distinti saluti,

Minerva McGranitt

-Beh, quindi devo andare da sola. C’è scritto che bastano solo per la mia andata e il mio ritorno.- disse Hermione fissando con apprensione la polvere blu brillante.

–Ma Hermione, potrebbe essere pericoloso e...- iniziò la madre, ma Hermione la interruppe –Mamma, devo imparare a viaggiare da sola nel mondo magico. Insomma, ci passerò mesi interi senza di voi, giusto? Prima mi abituo meglio è.- disse con un po’ più di sicurezza nella voce. Tutta quella storia, un nuovo mondo da scoprire, così diverso dal suo, le sembrava estremamente eccitante, ma in un certo senso le faceva anche un po’ paura. Sicuramente tutti gli altri sarebbero stati molto più bravi di lei, che non aveva mai visto neanche da lontano una magia in vita sua a parte gli stupidi trucchi dei maghi al circo. E d’altronde i suoi genitori erano totalmente normali, come era possibile che lei fosse una strega? E se non fosse stata in grado di seguire i corsi? No, si disse fermamente, ce la farai dovessi passare ogni singolo secondo libero sui libri. Prese il sacchetto e un bel po’ di soldi, un po’ suoi e un po’ dei genitori, entrò nel camino spento ed estrasse una manciata di polvere.

-Ricordati di lanciare quella roba.- disse la madre.

–Si, mamma, non ti preoccupare.- rispose Hermione, poi tirò la manciata di polvere in terra ed esclamò quanto più chiaramente possibile –Diagon Alley!-

Sentì dietro di lei un’esplosione lontana e il suo camino, la stanza e i suoi genitori scomparvero. Hermione iniziò a vorticare, mentre parecchi camini tutti differenti tra loro, alcuni in muratura altri più moderni ma tutti dall’aria piuttosto vecchia, vorticavano attorno a lei come in un tornado. Continuò a roteare sempre più veloce, mentre attorno a lei si muovevano i camini, poi iniziò a sentire un po’ di nausea, così decise di chiudere gli occhi e si sentì subito meglio. All’improvviso la velocità si ridusse notevolmente ed Hermione riaprì gli occhi. In un attimo sentì un colpo, si ritrovò a terra e decisamente piena di fuliggine nera che le aveva sporcato parecchio i pantaloni. Si alzò e capì di trovarsi in un altro camino, ad occhio e croce situato in una specie di bar o di taverna. Il caminetto era fatto di pietra grigia scura e al suo interno non c’era neanche un bastoncino di legno, né integro né carbonizzato. Si alzò, uscì dal camino e con le mani si tolse la cenere alla bell’e meglio dai vestiti. Il locale era decisamente diverso da tutti quelli in cui Hermione era stata. Attorno ai tavolini di legno senza tovaglia erano seduti gli uomini, se così si potevano chiamare, più strani che lei avesse mai visto.

–Allora, Malocchio, chi è stato stavolta ad attentare alla tua vita?- domandò con evidente sarcasmo una donna dai corti capelli celesti e la carnagione chiara a un uomo con il volto tumefatto dalle cicatrici e un orrendo occhio completamente blu, probabilmente finto, infilato nell’orbita.

–Hai poco da ridere, Tonks, perché ti dico che stanotte qualcuno ha cercato di entrare in casa mia!- attorno al tavolino, a cui oltre ai due erano seduti altri tre maghi dall’aspetto tutto sommato abbastanza normale, scoppiarono risate divertite.

Hermione spostò lo sguardo sul bancone e vide un uomo bendato dalla testa ai piedi seduto vicino a quello che assomigliava estremamente a un vampiro, il quale beveva qualcosa di colore rosso scuro da un bicchiere da vino.

Hermione si avvicinò al barista, un tipo con una pronunciata gobba sulla schiena, un occhio perennemente chiuso e addosso un abito nero inchiostro lungo fino ai piedi, e domandò –Mi scusi, questo è il Paiolo Magico?- L’uomo la guardò con l’occhio aperto e disse –Si, è questo. Perché?- con voce cavernosa e non molto amichevole. -Ecco… ho bisogno di comprare…- si interruppe tirando fuori dalla tasca l’elenco del materiale scolastico che le era arrivato e poi riprese –Si, ecco… dei libri scolastici, piume d’aquila, pergamene, un calderone, un kit base per le pozioni, un…- il barista la interruppe con un gesto della mano –Ok, ok. Stai per iniziare Hogwarts, vero? Sei di famiglia babbana, immagino.- Hermione alzò lo sguardo dalla lista e domandò –Di famiglia che?-

-Si, sei di famiglia babbana. Significa senza poteri, praticamente il contrario dei maghi. A volte da una famiglia di babbani può nascere una persona che invece possiede dei poteri.-

-Ah.- disse Hermione prendendo mentalmente nota di quel nuovo termine.

Era come se avesse in testa un vocabolario e ci avesse appena scritto Babbano: aggettivo qualificativo, persona sprovvista di poteri. Il barista spiegò a Hermione come arrivare al Ghirigoro, dove vendevano libri, piume e pergamene; da Madama McClan, abiti per tutte le occasioni, Pozioni&co, dove avrebbe trovato il calderone e il kit per pozioni e Olivander, l’unico venditore di bacchette dello stato.

–Beh… grazie, solo… dove si trova la…- guardò il nome della banca dei maghi sulla lettera -Gringott? Devo cambiare i soldi, sa, e non so…-

-Certo, certo. Ma guarda, i soldi li puoi cambiare lì, vedi? Basta che infili nella cassetta i soldi babbani e schiacci quel bottone, così la macchina li risucchia e te li restituisce in galeoni, falci e zellini. Galeoni d’oro, falci d’argento e zellini di bronzo.- spiegò mantenendo il tono burbero. Hermione ringraziò e si avvicinò alla macchinetta blu e rossa. Fece tutto ciò che l’uomo le aveva detto e sembrava che i soldi si fossero moltiplicati, tanto che a stento riuscì a infilarli nel portafoglio.

-Cavolo, hai esagerato eh? Non credo che li spenderai tutti.- disse una voce alle sue spalle. Hermione si voltò di scatto e si trovò davanti due ragazzi dai capelli rossi, il viso lentigginoso e del tutto identici tra di loro. –Ehm…- iniziò, non sapendo bene cosa rispondere -Devi iniziare Hogwarts, no? Beh, allora non li usi di sicuro tutti, altrimenti noi rimarremmo a casa. Hai finito?- disse uno dei due gemelli. Hermione annuì e si allontanò. Forse, se le fossero avanzati dei soldi, avrebbe potuto comprarsi delle letture preparatorie per inserirsi nel mondo magico. Fu così che decise di spendere ogni singolo penny… anzi, ogni singolo zellino che le sarebbe avanzato per libri che le avrebbero chiarito ciò che era successo e stava succedendo nel suo nuovo mondo.

Uscì dal locale e si avviò per le strade piene zeppe di gente vestita in modo strano seguendo le istruzioni del barista. Studiava ogni persona che riusciva a vedere per più di due secondi. Notò che tutti portavano delle tuniche di diversi colori quasi tutte lunghe fino ai piedi. Alcune erano a tinta unita e altre no, proprio come i vestiti babbani. Ad un certo punto andò a sbattere contro un uomo vestito in modo piuttosto strano: la sua tunica era giallo canarino ed ornata da piccole palline gialle con due ali attaccate ai lati e alcune scope disegnate qua e là. L’uomo portava inoltre un cappello dello stesso colore con scritto in rosso acceso Cannoni di Chudley.

Decise di andare a comprare per prima cosa la bacchetta e non appena entrò nel negozio la colpì un forte odore di legno. Un uomo, anzi, un mago con una tunica marrone scuro e con un cappello, sempre marrone ma questa volta chiaro, poggiato un po’ storto sui ricci capelli bianchi, era piegato dietro il bancone di legno scuro malandato e si rizzò in piedi non appena le campanelle posizionate sulla porta d’ingresso suonarono segnalando che Hermione era appena entrata nel negozio. Aveva degli occhi stranissimi, del tutto azzurri e leggermente più grandi del normale.

-Buongiorno e benvenuta da Olivander, le migliori bacchette a partire dal 382 a.C.. Immagino che tu sia qui per una bacchetta, anche perché altrimenti non saprei come aiutarti.- l’uomo dopo aver parlato la squadrò da capo a piedi e poi disse –E a giudicare dall’età stai per cominciare Hogwarts, mi sbaglio?-

-Si, io… dovrei iniziare domani…- spiegò Hermione avvicinandosi timidamente al bancone e lanciando occhiate in giro.

Tutte le pareti del negozio erano coperte da scaffali di legno che si dividevano in scomparti di circa cinquanta centimetri di larghezza per cinquanta di altezza, tutti pieni fino all’inverosimile di scatole bianche dalla forma allungata e sottile che, evidentemente, contenevano ognuna una differente bacchetta magica.

-Si, ecco, però… io non so bene come la devo prendere questa bacchetta, perché… sa, sono di famiglia… babbana.- Olivander annuì sorridendo e poi le fece segno di avvicinarsi –Vedi, in realtà il problema non esiste. Ti spiego cosa voglio dire: non è mai il mago a scegliere la bacchetta, ma è la bacchetta che sceglie il mago.- spiegò il negoziante. Hermione si accigliò subito –E, mi scusi, ma se nessuna bacchetta mi… scegliesse?- domandò preoccupata. Olivander sorrise radioso –Nessun problema! Bacchette per tutti i gusti da Olivander! Qualsiasi bacchetta cerchiate, qui la troverete!- recitò, ricordando ad Hermione gli spot pubblicitari della televisione. –E… come devo fare? Devo fare qualcosa, no?- domandò Hermione un po’ sollevata. Se quel negozio vendeva davvero bacchette per tutti era assai probabile che ce ne fosse una anche per lei.

-Ora proviamo un po’ di bacchette. Basta che tu punti le bacchette che ti do contro… quel vaso. Fidati, capiremo qual è quella giusta per te. Allora… mi serve sapere qualcosa su di te… Nome? Famiglia?- domandò Olivander.

-Hermione Grenger. La mia famiglia… beh, che le devo dire?-

-Per esempio se c’è qualcun altro che ha poteri a parte te… anche un cugino, uno zio, un lontano parente…-

-No. Cioè, non che io sappia… no, non credo proprio.- rispose Hermione.

–Bene, bene. Mmh… si, allora…- borbottò l’uomo iniziando a cercare tra i piani bassi dello scaffale e tirando poi fuori una delle scatoline bianche e porgendola ad Hermione.

–Su, avanti, aprila. Legno di betulla, dieci pollici e mezzo, non molto flessibile. Fibre del cuore di un drago gallese- Hermione aprì la scatolina e tirò fuori il bastoncino. Lo impugnò e lo puntò verso il vaso che… esplose, colando acqua sul tavolino su cui era poggiato.

–No. No, non direi proprio.- esclamò Olivander mosse la sua bacchetta pronunciando –Reparo.- e il vaso si aggiustò. Il negoziante prese la bacchetta dalla mano di Hermione, la ripose nella scatola e ne tirò fuori un’altra. Porgendola ad Hermione recitò –Nove pollici, legno di abete, estremamente flessibile, con scaglie di serpente all’interno. Provala, su.- Hermione puntò nuovamente la bacchetta contro il vaso, che questa volta iniziò a tremare sempre più violentemente finchè non cadde a terra, frantumandosi nuovamente. Il negoziante ripeté l’incantesimo di riparazione e il vaso, dopo essersi aggiustato, tornò al suo posto sul tavolino.

–No, neanche questa è adatta a te, vedo, però andiamo migliorando… vediamo…- ripose la bacchetta con le scaglie di drago, prese una scaletta di legno chiaro e iniziò a frugare nei piani alti, borbottando tra sé e sé cose che ad Hermione sembrarono –Famiglia babbana, prima maga, femmina, Hermione Grenger… Famiglia babbana, prima maga, femmina, Hermione Grenger…- dopo qualche minuto prese un’altra scatola e la porse ad Hermione –Ecco, questa potrebbe andare… tredici pollici, media flessibilità. È fatta di legno di un salice piangente. Contiene una ciocca di capelli di una Napee… sono creature molto rare da vedere. Avanti, provala.- Hermione obbedì e questa volta il vaso non esplose ma si sollevò di circa tre dita prima di andare nuovamente a poggiarsi sul tavolino.

–Si! Questa è la bacchetta che fa per te. Bene, fanno sette galeoni, diciannove falci e undici zellini.- esclamò Olivander buttando in un cestino che teneva di fianco al suo sgabello la scatola che poco prima conteneva la bacchetta di Hermione. Lei prese il portafoglio e tirò fuori sette galeoni d’oro, diciannove falci d’argento e undici zellini di bronzo, che diede al negoziante. Poi prese la bacchetta e la infilò accuratamente nella tasca dei pantaloni. Uscì dal negozio dopo aver salutato il negoziante e ricominciò a girare per le vie del piccolo paese.

Entrò in parecchi negozi e si fermò a vedere la vetrina di un negozio di animali, poi cercò il Ghirigoro. Passò davanti a un negozio chiamato Accessori di prima qualità per il Quidditch. Appuntandosi mentalmente di chiedere alla prima persona che avrebbe incontrato ad Hogwarts cosa diavolo fosse il Quidditch, Hermione continuò a camminare fino ad arrivare al Ghirigoro e vi entrò. Il negozio era decisamente affollato e Hermione andò a sbattere contro un ragazzo dai capelli neri scompigliati e gli occhiali che coprivano gli occhi verdi. Hermione notò un segno, forse una cicatrice, sulla sua fronte.

–Scusa.- disse Hermione.

–Scusa tu.- disse il ragazzo, che era accompagnato da un uomo grande e grosso con una palandrana pelosa addosso.

Hermione si avvicinò agli scaffali pieni di libri e prese tutti i libri scritti sulla lista e poi andò verso un altro scaffale, che aveva scritto sul cartello che lo contraddistingueva Storici. Guardò i titoli e prese un libro con scritto sulla copertina in lettere d’oro Storia di Hogwarts. Lo aprì e per un pelo riuscì a non saltare indietro quando vide che le fotografie si muovevano come dotate di vita propria. Guardò anche gli altri libri e notò che era così per tutti.

Scelse i più interessanti e quando uscì dal negozio non aveva più uno zellino, ma nel baule, comprato un paio di negozi prima, portava i libri scolastici e inoltre Storia di Hogwarts, Ascesa e declino delle Arti Oscure, Grandi eventi magici del ventesimo secolo, La vera storia della caccia alle streghe, Le più comuni Creature Magiche, Il Quidditch attraverso i secoli e Incantesimi per tutti.

Sebbene il tempo fosse decisamente volato Hermione si accorse che era tardi e che tra breve avrebbe dovuto assolutamente essere a casa, o i suoi genitori si sarebbero decisamente preoccupati, perciò tornò al Paiolo Magico.

Poiché aveva ancora una mezz’oretta prima che i suoi genitori si allarmassero e chiamassero la polizia babbana dicendo che loro figlia era andata a comprare i libri per la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nel mondo magico passando per il camino ore prima e ancora non era tornata, ordinò al bancone una bevanda chiamata Burrobirra e si sedette ad un tavolino con la sua copia di Storia di Hogwarts aperta davanti. Il libro era così interessante che in quella breve mezz’ora lesse più di cinquanta pagine scoprendo che Hogwarts, insieme a Durmstrang e Beauxbatons, era la scuola più famosa e con la miglior reputazione del mondo magico, che il soffitto della Sala Grande rifletteva per magia il cielo di fuori, che il preside Albus Silente aveva ottenuto l’Ordine di Merlino di Prima Classe e che la scuola era stata fondata secoli prima da quattro maghi da cui le case in cui li studenti erano divisi prendevano nome, ovvero Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.

Grifondoro sembra la migliore si disse mentre prendeva una manciata di Metropolvere dal sacchetto ed entrava nel camino del locale ma anche Corvonero non sembra male, i primi devono essere particolarmente coraggiosi e i secondi particolarmente intelligenti. L’unica casa in cui mai avrebbe voluto trovarsi era Serpeverde: secondo Storia di Hogwarts più della metà dei maghi oscuri esistenti provenivano proprio da quella casa, compreso un certo mago di cui il nome era pronunciato una sola volta ed era Voldemort. Tutte le altre volte quel mago veniva chiamato Voi-Sapete-Chi, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o il Signore Oscuro. Era chiaro che i maghi avevano paura di pronunciare quel nome. Hermione buttò la polvere a terra e un po’ ne finì su tutto ciò che aveva comprato.

–Tabolt Street 19!- esclamò. Ricominciò a girare, girare, girare mentre i migliaia di camini diversi le passavano accanto, poi cadde, trovandosi di nuovo a casa sua, in cucina. La madre e il padre erano seduti al tavolo con aria preoccupata.

–Maxwell! È tornata! Oh, tesoro! Ma quanto ci hai messo?- domandò Christine correndo ad abbracciare la figlia, sporcandosi anche lei di cenere.

–Mamma, papà! Andiamo, non mi avrete aspettata lì seduti per tutti questo tempo! Avete intenzione di passare lì seduti tutto il trimestre?-

-Oh, ma tesoro, eravamo così preoccupati!- esclamò il padre mentre Hermione si sedeva al tavolo e apriva il baule per mostrare ai genitori i fantastici oggetti comprati.

–Guardate! Questo è un galeone, è la moneta dei maghi! E questa è la divisa, bella vero? E guardate…- disse, tirando fuori dal baule verde e oro Storia di Hogwarts e aprendolo su una foto esterna della scuola –Questa è Hogwarts!- Non appena Hermione aveva visto quella fotografia era rimasta impressionata.

Hogwarts era un enorme castello con almeno dieci piani e undici torri, circondato da un giardino gigantesco con un lago dove, secondo il libro, dimorava una piovra gigante e diverse altre creature magiche, come una popolazione di sirene e tritoni, così come nella Foresta Proibita che circondava i confini della scuola, dove le creature erano estremamente pericolose. La Sala Grande, raffigurata in una fotografia vicina, aveva quattro tavolate poste verticalmente e un tavolo, chiamato tavolo delle autorità, dove sedevano gli insegnanti e che era posto orizzontalmente.

Stendardi e striscioni decoravano la sala, ognuno rappresentante una delle quattro case e uno, posto giusto dietro al tavolo delle autorità, raffigurante lo stemma di Hogwarts, lo stesso che Hermione aveva già visto sul sigillo della lettera, ovvero i quattro animali simboli delle case attorno alla H di Hogwarts.

–Sembra molto bello, tesoro.- disse la madre scrutando esitante le fotografie in movimento. Hermione capì che evidentemente i genitori non provavano il suo stesso entusiasmo nel capire che c’era un altro mondo, differente da quello che avevano sempre creduto l’unico. Sembravano decisamente spaventati, ma lei era entusiasta.

–È assolutamente fantastico! È meraviglioso! Hai visto quanto è grande? Oh, non vedo l’ora di iniziare! Ma ora è meglio che io continui a leggere se voglio finirli entro domani.- disse Hermione prendendo Storia di Hogwarts e aprendola alla pagina dove era arrivata.

–Entro domani, tesoro? Ma sono sette libri, non puoi leggerli tutti!-

-Veramente pensavo di dare anche un’occhiata ai libri scolastici. Quindi mi devo dare una mossa.- chinò la testa sul libro e non la alzò se non un’ora dopo, e lo fece solo per cambiare libro: afferrò Ascesa e declino delle Arti Oscure e lo iniziò, mentre nella testa aveva fissato ogni singola cosa letta.

Continuò a leggere, passando da un libro all’altro senza scordarsi la più piccola cosa. Non le era mai capitato nulla del genere nella sua vecchia scuola, ma ogni cosa che leggeva le rimaneva impressa, come se non volesse lasciarla andare via. Aveva sempre saputo che c’era un altro posto. Si fermò solo per cenare e non dormì affatto quella notte, ma si chiuse in camera sua a provare, la bacchetta sguainata, ogni incantesimo che trovava su Incantesimi per tutti.

Sul libro precedente aveva letto una cosa che la indusse a voler sapere ancora di più sul mondo magico: alcuni maghi consideravano di massima importanza quello che nel libro chiamavano purezza di sangue e chiamavano con il termine spregiativo Mezzosangue quelli come lei, nati da famiglie babbane. Sapeva che per molti sarebbe stato più facile che per lei, per tutti quelli studenti che erano a contatto con il mondo magico fin dalla loro nascita e che probabilmente conoscevano già un bel po’ degli incantesimi. Dopo un paio di tentativi riuscì a eseguire correttamente la maggior parte degli incantesimi trovati sul libro, così decise di passare ai libri scolastici.

Imparò tutti i libri di testo praticamente a memoria tranne due, L’origine dell’arte magica e Stelle e pianeti, ai quali riuscì a dare solo un’occhiata. Dopo aver finito Stelle e pianeti chiuse il volume, lo infilò nel suo nuovo baule che aveva appena riempito ed ebbe appena il tempo di spegnere la luce prima di cadere in un sonno profondo e pieno di sogni, nei quali si vedeva intenta nell’agitare la sua bacchetta pronunciando gli incantesimi imparati e a cavalcare una scopa giocando a Quidditch che, come aveva appena scoperto leggendo Il Quidditch attraverso i secoli, era lo sport più famoso del mondo dei maghi, più o meno come il calcio per i babbani.

Non che le sarebbe piaciuto particolarmente giocare a Quidditch, ma le sembrava come essere entrata completamente nel mondo magico.

E mentre Hermione dormiva tranquillamente i suoi genitori, nella camera accanto, tentavano di dormire, ma invece entrambi fissavano il soffitto pitturato di bianco, con pensieri decisamente pessimisti che turbinavano nella loro testa. Sapevano che non avrebbero mai potuto impedire alla figlia di frequentare quella… scuola, se così si poteva chiamare. Ma non volevano assolutamente che la figlia corresse pericoli di nessun genere, perciò non smisero di cercare un buon motivo per convincerla a restare. Quando si addormentarono era ormai quasi mattino e fecero sogni del tutto differenti da quelli della figlia.

 

____Nota di Herm90

Ecco il secondo capitolo, visto che mi avete detto di continuare... i vostri desideri sono ordini! Vi posterò anche gli altri chappy!

Ringrazio molto tutti quelli che hanno letto, in particolare Jenny88 (odiarti? Esagerata! Aspetta i miei sicari XD), Giulia e Felicity (A Hermione non piace studiare? Nooooooo, mai, sarebbe segno dell'Apocalisse! Semplicemente non le interessavano le materie babbane, ed ecco qui sopra spiegata la sua fissazione per i libri...), Silvia91 (thanke!!!!), occhi grigioblu (...cos'ho fatto con l'html? Sorry, sono una frana con il computer, ci ho messo secoli a capire come inviare le ficcy...), Ginny 93 (eccolo il seguito, spero che ti piaccia anche se penso che migliori quando arriveremo ad Hogwarts), EDVIGE86 (per l'incontro con Harry e Ronnino dovrai aspettare ancora un chappy...), Janet (non ti sei spiegata come un'analfabeta XD, ho capito cosa intendevi e ho avuto anche io questa sensazione quando l'ho ritrovata l'altro giorno, ma non volevo cambiare troppo quello che avevo scritto e così l'ho lasciato così...) e RobyLupin (è sempre un piacere ricevere commenti da una fan di Ron/Herm, mi è parso di capire che tu lo sei, giusto?)

Puff, che fatica... mi vengono sempre più lunghe le note alla fine che le storie... XD tanto mi diverto!

Baci a tutti, e mi raccomando, lasciate qualche commentino commentuccio anche a questo chappy!

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Capitolo 3
*** L'espresso per Hogwarts ***


L’espresso per Hogwarts

Erano le nove di mattina quando la famiglia si sistemò finalmente nella macchina blu scura. Si erano svegliati un’ora prima, anche se in realtà i genitori non avevano praticamente chiuso occhio, preoccupati com’erano per quello che attendeva la loro figlioletta in quella scuola. Quando Hermione era scesa in salotto trascinando il baule dietro di sé i genitori si erano aspettati, o meglio avevano sperato, di vederla in lacrime a pregarli di farla rimanere a casa, ma non era andata così. Il contrario, semmai: Hermione infatti era scesa con un sorriso radioso stampato in faccia e un’incredibile fretta di partire, tant’è che non aveva nemmeno voluto fare colazione:era decisamente troppo eccitata.

-Sapete che è una delle tre migliori scuole di magia esistenti al mondo?- domandò mentre si allacciava la cintura, eccitata. –Gli studenti sono divisi in quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Non vedo l’ora di sapere dove sarò io! Spero Grifondoro o Corvonero!-

-Si, cara, fantastico. Ascolta, devi assolutamente telefonarci ogni sera.- disse la madre sempre più preoccupata.

–Ecco… mamma, sai… non ci sono telefoni a Hogwarts.- disse Hermione cautamente.

La madre sospirò –Lo sospettavamo, così ti abbiamo preso questo.- disse Christine passando alla figlia un telefono cellulare. Hermione si morse il labbro a disagio e si scusò –Ecco, mamma… il fatto è che a Hogwarts c’è troppa magia nell’aria, che fa impazzire ogni oggetto elettronico o che si serve di energia babbana. E c’è un campo magnetico troppo forte, quindi non c’è linea. Non posso portarlo, si romperebbe appena metto piede a Hogwarts.-

La madre rimase un secondo interdetta e disse –Ma… tesoro, come potrai metterti in contatto con noi?-

-Via gufo. Sai, nello stesso modo in cui sono arrivate le lettere da Hogwarts. È così che è nomale tra i maghi.-

-Oh. Va bene, scrivi presto, appena sai se sei nella casa di… ehm…-

-Grifondoro.- le ricordò Hermione.

-Si, Grifondoro. Credi che riuscirai ad ambientarti, tesoro? Dopotutto sarà pieno di ragazzi che sono a contatto con la magia da quando sono nati.- l’ultima speranza della madre per tenerla a casa. Ma Hermione non si lasciò incastrare: aveva capito che i genitori erano contrari a questa storia e non voleva assolutamente mostrarsi incerta.

–Ho finito tutti i libri che avevo comprato, mamma. Sono più che preparata.- ma in realtà non ne era così sicura. Forse sua madre aveva ragione, forse non sarebbe stata in grado di frequentare quella scuola. Ma allora perché mai le avrebbero mandato la lettera?

–Allora, come fanno a decidere in che… casa… sarete?- domandò Maxwell cambiando discorso. Al contrario di Christine lui era relativamente contento che Hermione avesse un po’ più di libertà e sapeva che la figlia non si sentiva a posto nel loro mondo, anche se era naturalmente molto preoccupato.

–Beh, su Storia di Hogwarts dicono che è una cerimonia chiamata Smistamento, però non dice di cosa si tratta. Forse dovremo fare un incantesimo o preparare una semplice pozione.- Un’altra occasione per convincere la figlia a non partire: Christine vi si aggrappò immediatamente.

–E se non lo saprai fare, tesoro? Ti rimanderanno a casa?-

-Credo di essere abbastanza preparata, mamma. Stanotte ho fatto quasi tutti gli incantesimi che ho trovato su Incantesimi di base. Solo uno continua a non venirmi, l’incantesimo di essiccamento. Dovrebbe svuotare il bicchiere, ma invece me lo scioglieva sempre.-

Rassegnata, Christine non disse altro finché l’automobile non si fermò, una ventina di minuti dopo, nell’ampio parcheggio della stazione King’s Cross.

Dandosi un’occhiata intorno Hermione non notò neanche una persona che potesse essere a prima vista catalogata come mago, così entrò insieme ai suoi genitori iniziando a sentirsi un po’ sperduta. Su nessuno dei libri che aveva letto c’era scritto qualcosa su come arrivare al binario nove e tre quarti, su Storia di Hogwarts c’era scritto solo Dopo aver passato la barriera, li studenti salgono sull’Espresso per Hogwarts. Come si attraversava la barriera, però, non era detto da nessuna parte, e nemmeno era citato il luogo in cui la barriera si trovava.

–E ora come dobbiamo fare Hermione?- domandò Christine, un barlume di speranza ancora acceso: se non avessero trovato il binario Hermione non sarebbe potuta partire. La ragazza si guardò attorno, sperduta.

-Insomma, Neville! Come hai fatto a perdere il tuo rospo prima ancora di iniziare l’anno? Inizio a pensare che, dopotutto, avrei dovuto iscriverti in una scuola babbana!- esclamò una donna anziana con un lungo abito verde, un collo di volpe, una borsa rossa e uno stravagante cappello con una specie di condor impagliato sopra, rivolta a un ragazzino dal viso rotondo e paffuto, come il resto del corpo. Il ragazzo spingeva un carrello con un baule e una specie di gabbietta nella quale, probabilmente, avrebbe dovuto esserci il rospo fuggito.

Hermione riconobbe immediatamente la parola babbana, perciò fece segno ai genitori di aspettare un attimo e si avvicinò alla donna –Mi scusi… state andando a… a Hogwarts?- domandò incerta. Se non fossero stati dei maghi l’avrebbero presa per una pazza.

Fortunatamente la donna la guardò con un sorriso e annuì –Si, mio nipote sta per iniziare il primo anno. Si chiama Neville Paciock e io sono la signora Paciock, sua nonna. Tu, cara, sei…?-

-Si, mi scusi, sono Hermione Granger, loro sono i miei genitori. Anche io devo iniziare Hogwarts, ma non so… ecco, il passaggio, sa…-

-Oh, certo, cara, ho capito. Vieni da una famiglia babbana, non è vero? Non c’è problema. Vedi il muro che divide i binari nove e dieci? Ecco, devi andarci contro. Meglio correre se sei nervosa, cara. Neville, falle vedere.- Il ragazzo afferrò nervosamente il carrello, corse contro il muro e poi… scomparve. E nessun babbano parve accorgersi di nulla.

-Hai capito, cara?- domandò la signora Paciock.

–Si, grazie.- disse Hermione con un sorriso. Poi si avvicinò ai suoi genitori e spiegò loro ciò che dovevano fare. Si avvicinarono alla barriera e in un secondo si trovarono davanti un treno di colore porpora di un vecchio modello a carbone che sputava un denso fumo bianco mentre centinaia di ragazzi che si affollavano per entrare. Intanto i gufi, i gatti e i topi correvano (o sbattevano le ali) nelle loro gabbie, spaventati da tutto quel rumore e quella confusione. Molti ragazzi si salutavano o chiacchieravano e potevi subito riconoscere li studenti del primo anno, che al contrario degli altri erano soli e con l’aria di chi non ha idea di ciò che lo attende. Hermione sperò di non avere la stessa espressione spaventata e si dipinse un’espressione neutra sul viso, in modo che nessuno potesse capire quanto in realtà fosse spaventata e eccitata allo stesso tempo.

–Mamma, papà, credo che voi dovreste andarvene, io me la cavo. Vi scrivo appena so qualcosa della mia casa, ok? Ciao.- disse abbracciando Christine e poi Maxwell. –E ricordatevi di non dire assolutamente nulla a nessuno!- urlò avvicinandosi all’entrata del treno.

Salì i tre scalini e fu come trovarsi improvvisamente immersa in un realtà parallela, dove tutto e niente era uguale a prima. I ragazzi chiacchieravano e scherzavano proprio come a una normale scuola, ma alcuni avevano strani animali in una gabbia e parlavano di argomenti come il Quidditch, le lezioni di Trasfigurazione e quelle di Pozioni (dai brevi tratti di conversazione sentiti Hermione capì immediatamente che i professori che insegnavano quelle materie erano piuttosto severi). Qualcuno portava già la divisa e alcuni avevano delle spille appuntate sul petto. Hermione, per averlo letto su Storia di Hogwarts, sapeva che le spille indicavano i prefetti e i caposcuola scelti dai professori e che erano quelli che meglio rispecchiavano le qualità della casa di appartenenza. Darei non so cosa, si disse, per diventare prefetto.

Camminò per il corridoio trascinando il baule e andando a sbattere contro parecchie persone finché non trovò uno scompartimento completamente vuoto. Vi entrò, sistemò il baule sulla rete portabagagli e si sedette, pensando a tutto ciò che la aspettava.

Poco dopo, erano passati si e no una quindicina di minuti, il treno partì. Hermione passò la prima ora e mezza di viaggio da sola, finché a un certo punto la porta dello scompartimento si aprì e il ragazzo grassoccio, nipote della donna che aveva indicato a Hermione il modo per arrivare al binario, entrò con gli occhi un po’ rossi. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime.

-Ciao. Posso sedermi?- domandò il ragazzo. Hermione annuì con un sorriso e lui posò il baule sulla rete e si sedette davanti a lei, fissando lo sguardo sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. Ricordandosi di ciò che aveva sentito dire dalla nonna del ragazzo, Hermione tentò di fare conversazione –Ti chiami Neville, vero? Io sono Hermione Granger, tua nonna mi ha detto come prendere il treno. Hai trovato il tuo rospo?- mossa sbagliata. Il ragazzo si morse il labbro inferiore e disse –No, non l’ho ancora trovato. Ho chiesto in giro, ma niente.- Hermione, più che altro per riparare al danno, si offrì di aiutarlo a cercare il rospo, così entrambi si alzarono e uscirono dallo scompartimento. Girarono un po’ per il corridoio, ma non trovarono neanche mezzo rospo, perciò si divisero ed Hermione decise di provare a entrare negli scompartimenti per chiedere a qualcuno. Entrò in un paio di scompartimenti senza ottenere nulla, ma non si diede per vinta.

A un certo punto entrò in una cabina dove erano seduti due ragazzi con un sedile pieno di dolciumi vari. Uno dei due ragazzi aveva i capelli rossi, un bel po’ di lentiggini e gli occhi azzurri, l’altro i capelli neri disordinati, gli occhi più verdi che Hermione avesse mai visto e un paio di occhiali rotti al centro e tenuti insieme dal nastro adesivo. Il ragazzo dai capelli rossi aveva la bacchetta in una mano e un grosso topo nell’altra. Probabilmente stava facendo un incantesimo.

-Avete visto un rospo?- domandò Hermione con la voce più sicura di sé che riuscì a trovare –Un ragazzo di nome Neville l’ha perso.-

Fu il ragazzo con i capelli rossi a rispondere –Gli abbiamo già detto che non l’abbiamo visto.-

Ma Hermione non era per niente intenzionata a chiudere la conversazione, così guardò la bacchetta e disse –State facendo un incantesimo? Vediamo, allora.- e si sedette. I due la guardarono un po’ stupiti, poi il ragazzo dai capelli rossi si rimboccò le maniche della camicia a quadretti e, puntando la bacchetta contro il topo, disse –Per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo!- Ma non accadde assolutamente nulla.

–Sicuro che sia un vero incantesimo? Comunque non funziona molto bene, vero? Io ho provato a fare qualche incantesimo semplice, quando ho ricevuto la lettera, e mi sono venuti quasi tutti. È stata proprio una sorpresa la lettera di Hogwarts, sapete. Io sono l’unica strega della mia famiglia, non c’è nessun altro. Ma mi ha fatto un sacco piacere, naturalmente. Ho sentito che Hogwarts è una delle migliori scuole di magia del mondo e pare che gli standard siano molto alti. Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, spero che basti. A proposito, io mi chiamo Hermione Granger.- disse Hermione tutto a d’un fiato per cercare di tener viva la conversazione. Non aveva nessuna voglia di ricominciare a cercare il rospo.

I due la fissarono per qualche secondo, poi il ragazzo con i capelli rossi disse –Ron Weasley.- e l’altro –Harry Potter.- Hermione rimase assolutamente stupita –Hai detto Harry Potter?- domandò. Il ragazzo era citato in almeno due dei libri che aveva letto perché, quando aveva solo un anno, era riuscito chissà come a sconfiggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato dopo che questo aveva ucciso i suoi genitori. Nessuno era mai riuscito a sopravvivere quando Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato decideva di ucciderlo o di farlo uccidere e lui, che era solo un bambino, pareva gli avesse addirittura fatto perdere i poteri e le forze. Emozionata, Hermione disse –So tutto di te, naturalmente. Sei citato in parecchi libri, come Grandi eventi magici del ventesimo secolo e Ascesa e declino delle Arti Oscure.- Harry Potter fece un’espressione stupita e disse –Sul serio?-

-Non lo sai?- domandò lei stupita –Io cercherei di sapere tutto il possibile! Comunque fareste meglio a mettervi le divise perché credo proprio che siamo appena arrivati.- I due la fissarono per un secondo, ma parvero d’accordo perchè si piegarono sui loro bauli e ne tirarono fuori le loro divise.

-Voi sapete già in che casa finirete? Io ho chiesto in giro e la migliore mi sembra decisamente Grifondoro, ma credo che anche Corvonero non sarebbe male.- disse Hermione cercando di continuare la conversazione.

-Tutti i miei fratelli sono a Grifondoro.- rispose Ron Weasley con voce piatta. Seguirono un paio di secondi di silenzio e poi Ron Weasley, guardandola, domandò –Ti dispiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?- Hermione arrossì un po’ sulle guance e rispose –Certo.- uscendo e dirigendosi felice verso la sua cabina, dove si infilò velocemente la sua nuova divisa e infilò i vestiti babbani che portava prima nel suo baule. La divisa non sarebbe piaciuta alle sue vecchie compagne di scuola, ma lei la adorava. Era formata da una gonna nera, una camicia bianca, una cravatta dello stesso colore della gonna e un mantello anch’esso di colore nero, allacciato attorno al collo con un nastro sottile.

Disincastrò i capelli, che si erano infilati sotto alla cravatta, sorridendo tra sé. Il primo passo era fatto e quei due ragazzi sembravano parecchio simpatici, nonostante l’incantesimo di quel Ron Weasley avesse avuto risultati piuttosto scadenti.

-Ehi… hai saputo qualcosa del mio rospo?- domandò Neville arrivandole da dietro con aria ancora sconsolata. Hermione sorrise con un po’ di imbarazzo e dispiacere e disse –No, mi dispiace, ho chiesto in giro ma nessuno sa nulla. Vedrai che non è successo niente, tornerà da solo.- più che altro per tranquillizzare il ragazzo, che sembrava parecchio dispiaciuto.

–Si, può darsi. Esci, per favore, così mi metto la divisa?- domandò il ragazzo.

–Certo.- disse Hermione. Si voltò ed uscì, trovandosi nel corridoio dove parecchi ragazzi dagli undici ai diciassette anni correvano, ridevano, scherzavano e ripassavano i compiti di Incantesimi che avevano (o comunque avrebbero dovuto) svolgere durante le vacanze estive.

Passarono dieci minuti e finalmente Neville aprì la porta e disse –Puoi entrare, ho finito.- disse. Hermione seguì Neville all’interno dello scompartimento e si sedette, ma non appena lo fece il treno si fermò e tutti li studenti iniziarono a scendere dal treno passando per il lunghissimo corridoio. Hermione prese il suo baule e lo trascinò per il corridoio fino ai tre scalini metallici che scendevano dal treno.

Tutti gli studenti scesero dalle carrozze del treno divisi in piccoli gruppi dalle cinque alle dieci persone, mentre invece gli studenti del primo anno erano da soli o al massimo con un loro amico o fratello. Hermione vide che Harry e Ron erano insieme e che parlavano mentre camminavano. Scese dal treno trascinandosi dietro il baule carico di oggetti scolastici e vestiti da maghi.

Non appena scese dal treno si trovò davanti un cartello in legno con scritto Hogsmeade. Hermione ricordò ciò che aveva letto su uno dei tanti libri comprati al Ghirigoro: La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si trova non lontano dal villaggio magico di Hogsmeade e gli studenti la raggiungono, dopo essere scesi dall’Espresso di Hogwarts, con delle carrozze che appartengono alla scuola fin dalla sua fondazione, trainate da Thestral. Diversamente fanno gli studenti del primo anno, che invece raggiungono la prestigiosa scuola attraversando il lago su piccole barche che si muovono magicamente in un grande corteo, solitamente guidato dall’attuale guardiacaccia della scuola.

Quindi avrebbero preso delle piccole barche per arrivare, finalmente, a Hogwarts. Sentì l’eccitazione crescere dentro di sé mentre un uomo alto come tre uomini e robusto come quattro, forse cinque uomini neanche troppo scarni chiamava con voce possente e cavernosa –Gli studenti del primo anno! Quelli dell’anno primo qui! Su, meglio se facciamo in fretta, altrimenti laggiù si inizia senza di noi!- Tutti gli studenti del primo anno compresi Hermione, Neville e Ron, si diressero verso l’uomo un po’ impauriti. Hermione notò che Harry, invece, salutò l’uomo con un gesto. Il gigante, che era evidentemente il guardiacaccia, rispose al saluto con l’enorme mano –Su, fate in fretta, tutti qui! Non so mica se ci mettiamo tanto poco ad arrivare con questo vento!- Hermione per la prima volta da quando erano scesi dal treno si accorse che tirava un forte vento, cosa che solitamente la infastidiva notevolmente. Ma quel giorno non l’aveva nemmeno notato e i capelli ricci e crespi che le volavano sul viso non le avevano dato nessuno fastidio.

-Io sono Rubeus Hagrid e sono quello che fa il guardiacaccia qui a Hogwarts. È un lavoro lungo e duro e non c’ho mica tempo da perdere, quindi tutti qui! E dite un po’, chi è che si è perso il rospo?- domandò tirando fuori dalla gigantesca palandrana pelosa che portava un rospo verde scuro. Neville fece un salto di gioia e disse –Io!- correndo a prendere il rospo che, spaventato, si agitava nell’enorme mano di Hagrid. –Va bene, andiamo!- tutti seguirono Hagrid mentre Hermione e tutti quelli che come lei provenivano da famiglie babbane guardavano meravigliati le carrozze senza cavalli che, dopo aver caricato gli studenti più grandi, si sollevavano da terra di quattro o cinque metri e partivano come una processione. Tutti salirono sulle barchette di legno scuro ed Hermione salì con Harry, Ron e Neville, che parevano eccitati quanto lei. Le barche partirono tutte esattamente nello stesso istante e Hagrid dalla prima urlò –Tra cinque minuti vediamo Hogwarts, ragazzi! A destra! Tu, ce l’hai ancora il tuo rospo?- domandò poi a Neville, che rispose alzando la gabbia contenente l’animale ancora un po’ traumatizzato dal viaggio e, forse, soprattutto dal gigantesco essere che l’aveva tenuto in mano.

Le barche continuarono ad andare avanti tagliando l’acqua come spinti da un minuscolo e poco potente motorino invisibile che invece, naturalmente, non c’era. Quella sottospecie di processione superò una grande collina e finalmente Hogwarts apparve agli occhi dei ragazzi.

Hermione naturalmente aveva visto parecchie fotografie di Hogwarts sui suoi libri e si era fatta un’idea della grandezza del posto. Solo in quel momento capì di essersi sbagliata. Aveva immaginato che la scuola fosse si e no il doppio di quella che frequentava precedentemente nel mondo babbano e invece… era almeno il quintuplo, di più probabilmente. Sembrava che le torri potessero infilzare le nubi grigie che coprivano il cielo.

–Ecco Hogwarts! Sarà qui che state per quest’anno, si.- esclamò Hagrid dalla sua barca, sulla quale sedeva da solo, per altro occupandola tutta e facendola leggermente sprofondare. Hermione giudicò che quello era un vero e proprio caso di magia, perché era fisicamente impossibile che la misera barchetta non affondasse del tutto sotto l’enorme mole del guardiacaccia. Probabilmente quelle barchette non erano tanto esili e fragili come poteva sembrare a prima vista.

-Non appena siamo arrivati ci si infila subito dentro, capito? Dietro a me, in ordine, così andate a Smistarvi insieme alla professoressa McGranitt nella Sala Grande e io finalmente posso trangugiare qualcosa, che con tutto ‘sto vento mi sto rimbambendo.-

Tutti gli studenti erano troppo eccitati e spaventati per rispondere e continuarono a fissare il castello senza dire una parola, le bocche e gli occhi spalancati dallo stupore. Lentamente le barche si avvicinarono sempre più al castello e dopo una decina di minuti finalmente si fermarono all’inizio dell’immenso giardino, nella parte più vicina alla scuola.

Hagrid iniziò a camminare e gli studenti del primo anno cercarono di starli dietro, cosa non facile perché una falcata del gigantesco guardiacaccia era lungo come quattro degli studenti. Quando arrivarono davanti all’enorme portone di legno con lo stemma araldico di Hogwarts inciso il castello sembrava ancora più maestoso.

-Non è fantastico?- -Bellissimo!- -Uao!- esclamarono vari ragazzi, compresa Hermione, mentre ammiravano a occhi spalancati le mura, le finestre e le torri, tutte costruite in pietra evidentemente stregata: non doveva essere possibile costruire, senza magia, una struttura cosi alta utilizzando la sola pietra. Ammirando il giardino Hermione vide che era formato da varie parti. Sapeva per averlo letto in Storia di Hogwarts che quell’enorme albero che muoveva continuamente le fronde e i rami in modo piuttosto violento era il Platano Picchiatore, piantato molti anni prima della loro nascita, più o meno nell’epoca in cui i suoi genitori andavano a scuola (naturalmente non a Hogwarts ma a una normale scuola babbana). Poi c’era il lago che avevano attraversato, dove soggiornava una piovra gigante centenaria, e la Foresta Proibita. Hermione sapeva che a nessuno studente era permesso di entrare nella foresta perché era abitata da pericolose creature come Centauri, Thestral e forse persino da alcune Chimere. Oltre agli elementi naturali nel cortile c’erano il campo da Quidditch, grande il doppio campo da calcio, contornato dagli spalti e con tre altissimi anelli al posto delle porte, e le serre di vetro, dove si svolgevano le lezioni di Erbologia. Hermione immaginò quell’immenso prato coperto di neve e d’improvviso non vide l’ora che arrivasse l’inverno.

–Però, è veramente fantastico. I miei fratelli me l’avevano detto che era grande, ma non credevo così tanto.- disse Ron a Harry. Hermione lo sentì e disse –Su Storia di Hogwarts ho visto parecchie foto, ma anche io me lo immaginavo molto più piccolo.-

-Storia di Hogwarts?- domandò Harry sollevando le sopraciglia.

–Ho fatto qualche lettura preparatoria prima di venire, naturalmente.- Hermione era troppo occupata a squadrare ogni singolo elemento della scuola per notare lo sguardo forse un po’ esasperato che Harry e Ron si stavano scambiando. Certo a nessuno dei due era neanche passato per la testa di leggere libri su Hogwarts.

Hagrid bussò per tre volte al portone e i colpi risuonarono come un’eco nel silenzio della mattinata.

 

________Nota di Herm90

Ecco il terzo chappy!!! Scusate se ci metto così tanto tempo, ma ultimamente sto lavorando molto a "1400 d.C.", quindi...

Mille grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso chappy, ossia Maddy91, mark17, Pois, RobyLupin, Silvia91, EDVIGE86 (ecco Harry e Ron!), Giulia, GiulyWeasley(esagerata, così mi fai arrossire XD) e Keloryn.

ciao a tutti! baci!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** lo smistamento ***


Lo smistamento

Il portone si spalancò e Hagrid li guidò dentro. Gli studenti lo seguirono, curiosi ed eccitati.

Il corridoio era estremamente lungo ed Hermione valutò che ci sarebbero state comodamente almeno dieci aule della sua vecchi scuola. L’ingresso era illuminato da numerose candele distanti all’incirca un metro l’una dall’altra, non erano fissate al muro ma galleggiavano in aria. Appesi alle pareti vi erano parecchi quadri raffiguranti uomini e donne vestiti con eleganti abiti antichi.

Gli studenti seguirono Hagrid e percorsero una piccola parte del corridoio. Hagrid aprì una delle porte che si schiudevano nei muri e gli studenti vi entrarono guardandosi nervosamente attorno, ma non si trovavano nella Sala Grande. Era invece una stanza circolare con numerosi quadri e illuminata dalle stesse candele bianche dell’Ingresso. Non appena tutti furono dentro la voce cavernosa di Hagrid disse –Ora voi state qui senza fare baccano. Io vado nella Sala Grande, trovo la professoressa McGranit e ci dico che siete arrivati, così vi porta nella Sala Grande pure a voi e vi Smista. Bravi, eh!- Hagrid uscì e gli studenti rimasero in un silenzio eccitato che riempiva la stanza. Poi ci fu come un esplosione e tutti iniziarono contemporaneamente a parlare a sussurri.

–Come credi che faranno a Smistarci?- domandò Harry a Ron poco lontano da Hermione che, agitata, iniziò a ripassare mentalmente tutti gli incantesimi che aveva imparato.

–Chissà cosa dovremo fare?- le domandò Neville preoccupato. –Oh, no… ma dove ho messo il mio baule?- esclamò il ragazzo guardandosi febbrilmente attorno. –Li abbiamo lasciati fuori, Neville, sulle barche. Li avranno già portati nei dormitori ormai.- lo tranquillizzò Hermione –Magari ci faranno fare l’Incanto Diffindum, o magari l’Alohomora. Sono entrambi abbastanza semplici. O forse il Gratta e Netta.- continuò alzando le spalle. L’unica cosa che sperava era che non le chiedessero l’Incantesimo Essiccatore, che ancora non era riuscita a fare nonostante le sue continue prove.

-Oh, primo anno! Spero di vedervi tutti a Tassorosso, sapete, è la mia casa!- esclamò una voce dall’alto. Tutti alzarono la testa e gli studenti che erano cresciuti in famiglie babbane sobbalzarono. Tutti tranne Hermione, che naturalmente aveva letto tutto sull’essere trasparente che galleggiava incorporeo sulle loro teste: a Hogwarts ad ogni casa era assegnato un fantasma che, ai tempi in cui era stato a scuola (o meglio in vita), era appartenuto alla casa stessa e quello che in quel momento era nella stanza era senza dubbio il Frate Grasso, il fantasma di Tassorosso.

La porta dall’altra parte della stanza si aprì di scatto e una donna entrò dicendo –Andiamo, ci aspettano tutti.- La donna, che era evidentemente la professoressa McGranitt di cui aveva parlato Hagrid poco prima, aveva un abito da strega a quadretti scozzesi verdi e neri e i capelli stretti in una crocchia all’inizio della testa. Aveva l’aria molto severa e fissava gli studenti squadrandoli da dietro un paio di occhiali dalla montatura dorata.

Il gruppo di alunni la seguì in silenzio ed entrarono in quella che doveva senza dubbio essere la Sala Grande. Attorno ai quattro tavoli erano seduti tutti gli studenti più grandi divisi a seconda delle case di appartenenza, tutti con indosso la divisa della scuola. Quelli che sedevano nel primo tavolo a destra avevano cucito sul petto lo stemma di Grifondoro, che rappresentava un leone scarlatto su sfondo giallo. Andando verso sinistra gli stemmi diventavano un tasso nero su fondale giallo, simbolo di Tassorosso; poi era la volta di un corvo blu su sfondo grigio, che simboleggiava la casa di Corvonero; e in ultimo il serpente grigio su fondale verde di Serpeverde. Hermione lanciò un occhiata al tavolo degli insegnanti e riconobbe immediatamente Albus Silente, che sedeva al cento della tavolata. L’uomo sembrava allo stesso tempo anziano e giovane ed Hermione trovò impossibile decifrare la sua età, che non era citata in nemmeno uno dei libri che aveva letto. Portava una tunica viola acceso con enormi stelle gialle che faceva uno strano effetto sommata ai lunghi capelli e alla barba, entrambi di un bianco quasi innaturale ed estremamente lunghi. Alla destra del professor Silente c’era una sedia vuota mentre alla sinistra sedeva un uomo dal naso adunco, pallidissimo, con i capelli neri e unticci e un vestito completamente nero. A Hermione quell’uomo non piacque per nulla, ma poiché era evidente che doveva essere un professore decise di non saltare subito alle conclusioni. Le altre sedie erano occupate da un mago estremamente basso (Hermione notò che sulla sua sedia c’erano parecchi libri che lo portavano a un’altezza più o meno normale), una donna parecchio paffuta con un’aria simpatica, un uomo con un cespuglio di capelli neri, un fantasma (Doveva essere il professor Rüf, che insegnava Storia della Magia da prima della sua morte), Hagrid e un altro professore dal volto pallido che portava una tunica arancione con un turbante bianco ed estremamente voluminoso poggiato sulla testa che, ad occhio e croce, doveva essere completamente calva.

La professoressa McGranit guidò il gruppo di studenti del primo anno fino al tavolo dei professori, poi prese un vecchio cappello da mago parecchio malridotto e lo posizionò su uno sgabello.

Con gran sorpresa dei nuovi studenti uno dei numerosi squarci presenti sul cappello si spalancò come una bocca e il copricapo iniziò a parlare

Forse pensate che non son bello,

ma io giuro che mi scappello,

se un miglior cappello troverete.

Tenetevi i vostri cilindri scuri e alteri,

le vostre bombette e andatene fieri,

ma solo io vi so collocare

e alla giusta casa assegnare.

Mettetemi in testa e non mentite,

ogni pensiero saprò scoprire,

per quanto nascosto voi lo celiate,

quindi senza esitare è meglio che veniate.

È forse Grifondoro la vostra via,

dove coraggio e giustizia regnano fieri?

O a Tassorosso vi dovrò mandare,

dove il lavoro è familiare?

O è Corvonero la giusta strada,

dove l’intelligenza regna sovrana?

O è Serpeverde che invece vi attende,

dove ogni cosa si deve al guadagno?

Orsù indossate questo cappello,

e se sbaglierò di tal nome non sarò più degno.

A sir Grifondoro son appartenuto,

quando gli altri fondatori ha conosciuto

ed insieme hanno fondato

Hogwarts, luogo amato.

Un giorno domandarono "chi li smisterà,

quando ognuno di noi estinto sarà?"

Così Grifondoro me si sfilò

E una formula pronunciò.

Col suo potere una mente mi fece

e la capacità di smistare mi diede.

Oggi ogni casa è unita alle altre,

sotto lo stemma dell’Hogwarts benestante.

 

-Quando chiamo il vostro nome salite sul palco e indossate il cappello. Quando dirà il nome della casa a cui siete assegnati posatelo sullo sgabello e unitevi al tavolo prescelto.- dopo aver dato quest’indicazione la professoressa tirò fuori un foglio di pergamena lunghissimo dove erano scritti i nomi di tutti li studenti del primo anno e iniziò a chiamare i nomi letti con voce impostata.

-Abbot, Hannah.-

-Tassorosso!-

-Bones, Susan.-

-Tassorosso!-

-Brown, Lavanda.-

-Grifondoro!-

Il tavolo di destra esplose in un applauso, tranne alcuni ragazzi che sembravano delusi dalla scelta del cappello.

Il cappello continuò a mandare studenti nelle varie case, ogni volta che questi venivano chiamati dalla professoressa McGranitt. –Bulstrode, Millicent.-

-Serpeverde!- questa volta fu il tavolo a sinistra ad applaudire. Hermione notò che ad alcuni studenti il cappello diceva il nome della casa non appena questi se lo infilavano in testa, per altri pareva riflettere un po’ di più.

-Finch-Fletchley, Justin.-

-Tassorosso!-

Oddio oddio oddio e se mi manda a Serpeverde? Si chiese Hermione. Non voleva assolutamente finire nella casa che aveva sfornato più maghi oscuri che tutte le altre messe assieme. Lanciando uno sguardo verso il tavolo di Serpeverde notò che sembravano tutti particolarmente cattivi e antipatici, ma forse questa impressione era dovuta solo a tutto ciò che aveva sentito dire su di loro.

-Finnigan, Seamus.-

-Grifondoro!-

-Granger, Hermione!- esclamò la professoressa McGranit. Hermione trasalì, poi si incamminò verso la scala di legno cercando di farsi coraggio. Salì sul palchetto tremante e si infilò con impazienza e, soprattutto, preoccupazione il cappello sedendosi sullo sgabello e sentendosi addosso li sguardi di tutta la sala. Il cappello iniziò a parlare, ma la voce sembrò essere nella sua testa. Nessun altro sembrava sentire ciò che il cappello diceva. –Vedo un buon cervello qui. Credo che Corvonero sarebbe una buona scelta, si. Ma forse anche Grifondoro potrebbe andare bene… si, beh, direi… Grifondoro!- l’ultima parola che la voce del cappello disse non risuonò nella sua testa ma tutta la Sala Grande la sentì. Il tavolo di Grifondoro scoppiò nuovamente in un applauso ed Hermione si tolse il cappello, lo posò sullo sgabello con un sorriso radioso e, dopo aver sceso le scale di legno che portavano giù dal palco, si sedette alla tavolata.

-Malfoy, Draco.-

-Serpeverde!- il ragazzo non aveva neanche poggiato il cappello sulla testa quando venne pronunciata la casa.

–Ciao. Sono Fred Weasley e lui è George, mio fratello.- un ragazzo dai capelli rossi corti e dal fisico abbastanza robusto le tese la mano che lei strinse, poi il fratello fece lo stesso. Hermione ci mise un paio di secondi per rendersi conto che i due erano identici in ogni particolare. La divisa di Hogwarts che indossavano contribuiva parecchio a rendere invisibile ogni differenza, anche minima, che poteva esserci tra i due.

Ricominciò ad ascoltare lo Smistamento non appena sentì che l’appello era arrivato alla lettera P.

-Paciock, Neville.-

-Grifondoro!-

Hermione salutò con un gesto il ragazzo quando questo arrivò al tavolo e si sedette accanto a lei.

-Parkinson, Pansy.-

-Serpeverde!-

-Patil, Calì.-

-Grifondoro!-

-Patil, Padma.-

-Corvonero!-

Dopo alcuni secondi la professoressa McGranitt chiamò –Potter, Harry!- Il ragazzo che Hermione aveva conosciuto sul treno salì sul palco. Hermione sperò intensamente che il cappello decidesse, anche per lui, Grifondoro, e magari anche per quell’altro ragazzo, Ron. Mentre Harry passava insicuro tra la tavolata di Corvonero e quella di Tassorosso la Sala si riempì di sussurri mentre i ragazzi si sporgevano per cercare di vedere la cicatrice sulla testa di Harry, segno dell’attacco di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Harry infilò il cappello in testa e seguirono un paio di minuti di silenzio assoluto. Evidentemente il cappello stava parlando ad Harry come aveva fatto poco prima con Hermione.

-Grifondoro!- urlò il cappello alla Sala. L’intero tavolo del Grifondoro saltò in piedi battendo le mani, Hermione compresa. I fratelli Weasley, Fred e George, improvvisarono una specie di balletto con un ragazzo dai capelli rasta scuri che, probabilmente, era un loro amico. Mentre ballavano cantavano ad alta voce –Harry Potter è con noi! Harry Potter è con noi! Abbiamo Potter! Abbiamo Potter!-

Intanto Harry si tolse il cappello e, con aria estremamente sollevata e felice, si diresse verso il tavolo e si sedette al primo posto libero che trovò. Hermione si domandò immediatamente cosa il Cappello Parlante gli avesse detto, ma era troppo lontana per domandarglielo. Harry era seduto tra un posto vuoto e il fantasma di Grifondoro, che Hermione ricordò chiamarsi Sir Nicolas de Mimsy-Porpington detto Nick-Quasi-Senza-Testa per via della disastrosa decapitazione che ne aveva provocato la morte secoli prima. Davanti ad Hermione era seduta una ragazza con i capelli neri che chiacchierava con una ragazza dai ricci biondi. Le due la salutarono amichevolmente ed Hermione ricordò vagamente che la ragazza dai capelli neri si chiamava Calì Patil e la gemella, Padma patil, era stata mandata a corvonero subito dopo il suo smistamento. Poi ricordò anche che la ragazza bionda si chiamava Lavanda Brown, e non ricordava che avesse fratelli o sorelle.

-Smith, Zacharias.-

-Corvonero!-

-Steeval, Terry.-

-Corvonero!-

-Thomas, Dean.-

-Grifondoro!-

-Turpin, Lisa.-

-Corvonero!-

Dopo altri otto o nove nomi circa la voce inflessibile della McGranitt chiamò –Weasley, Ronald!-

Ron camminò tra i due tavoli e salì sul palco, tremante.

–Pensa se finisce a Serpeverde! Possiamo decidere di disconoscerlo anche se è nostro fratello e non nostro figlio?- domandò Fred a George sotto voce. Hermione ricordò che anche il loro cognome era Weasley. –Siete tre fratelli?- Domandò curiosa a Fred.

–Magari! Molti di più, lo vedi quel damerino laggiù, con la spilla di prefetto? Percy Weasley. Abbiamo altri due fratelli che hanno finito e ora lavorano e poi c’è Ginny, che dovrebbe iniziare il prossimo anno.- Nonostante tutto ciò che aveva letto, Hermione non aveva idea di cosa un mago potesse fare dopo la scuola –E che lavoro fanno i vostri fratelli?-

-Charlie è in Romania a studiare i draghi, Bill invece lavora alla Gringott. Cerca tesori.- spiegò George.

La conversazione fu interrotta dal Cappello Parlante, che urlò a tutta la Sala Grande –Grifondoro!- Il tavolo scoppiò nuovamente in un unico applauso ed Hermione, Fred, George, Percy e Harry furono quelli che applaudirono più forte di tutti. Ron si tolse il cappello, lo posò sullo sgabello e corse a sedersi accanto a Harry.

-Withy, Rubens!-

-Serpeverde!-

Dopo che il cappello ebbe assegnato l’ultimo dell’appello (-Zabini, Blaise.-) a Serpeverde, nella Sala Grande si sparse una rete di bisbigli fitti e risate, che si interruppero di colpo a un certo punto. Albus Silente si era alzato, drizzandosi in tutta la sua altezza aumentata ulteriormente dal cappello da mago, viola a stelle gialle come la tunica, che portava.

-Vecchi e nuovi studenti- disse il preside con voce profonda –Benvenuti. Siamo certi che quest’anno sarà estremamente interessante e sono sicuro che imparerete molte cose, prima che tornino le vacanze e la vostra testa si svuoti nuovamente. Ora, prima di iniziare il nostro favoloso banchetto, devo avvisare i nuovi arrivati che la foresta entro i confini del cortile della scuola è assolutamente vietata, ormai avrebbero dovuto impararlo anche i nostri studenti più grandi.- Silente lanciò un’occhiata ai gemelli Weasley, che sorrisero. Silente non sembrava per niente arrabbiato. Divertito, semmai. -Anche fare duelli magici nei corridoi o in ogni altro luogo è vietato. Inoltre vorrei ricordare a tutti che il corridoio destro del terzo piano è vietato, da quest anno, a tutti i coloro che non desiderano fare una morte molto dolorosa. Bene, ho da dirvi solo più un paio di parole: manicotto e tigre. Abbuffatevi!- gli studenti risero e, senza farselo ripetere due volte, iniziarono a servirsi enormi porzioni di gulasch, sanguinaccio e patate fritte. Hermione, dopo essersi servita una coscia di pollo e parecchi asparagi, iniziò a mangiare.

-Dove abiti? Non a Ottery St.Chatcpole, vero? Lì ci viviamo noi e non ho mai sentito di una famiglia di maghi che si chiama Granger.- domandò Fred dopo aver spazzolato le sue patate e iniziando ad attaccare il gulasch.

–A Londra, ma comunque non siamo una famiglia di maghi, sono l’unica. I miei genitori sono babbani.-

-Forte!- esclamò Fred –Nostro padre adora i babbani. Infatti lavora all’Ufficio di Regolazione per l’Uso dei Manufatti Babbani.-

Hermione lo guardò curiosa –E cosa sarebbe?-

-Un ufficio del Ministero che controlla che nessun mago faccia magie sui prodotti di origine babbana. A volte fanno degli incantesimi sulle chiavi per rimpicciolirle in modo che i proprietari non le trovino più. Ma loro dicono di averle perse, figurati!- spiegò Fred divertito. Poi una ragazza di colore dai lunghi capelli neri si sedette davanti ai due gemelli, che iniziarono a parlare con lei riguardo alla squadra di Quidditch di Grifondoro mentre Hermione si chiedeva se le due volte che la madre aveva perso le chiavi le avesse davvero perse o si fossero rimpicciolite.

-Baston mi ha detto che inizieremo gli allenamenti già dopodomani. Secondo me è matto. Insomma, la scuola è appena iniziata e la stagione di Quidditch inizia tra tre mesi!- esclamò Angelina concitata.

-Però la prima partita è contro Serpeverde. Hanno vino la Coppa praticamente ogni anno da quattro anni! Da quando Charlie se n’è andato.- esclamò Fred con voce un po’ sconsolata.

-Lo so. Grifondoro non ha mai avuto un cercatore così bravo. Vostro fratello avrebbe potuto giocare nella nazionale!- accordò Angelina.

–Io gliel’ho sempre detto, ma lui è andato in Romania. Ma si può? Cioè, tra la Nazionale e la Romania, io non avrei dubbi!- esclamò George servendosi un po’ di sanguinaccio.

Hermione ascoltò quelle chiacchiere sul Quidditch per il resto della cena ma senza intervenire. Quando tutti ebbero finito il secondo, sui piatti da portata apparvero torte e gelati di ogni genere. Hermione si servì una fetta di torta e la mangiò, dopo pochi minuti tutti ebbero terminato anche il dolce e Silente si rialzò in piedi, facendo nuovamente calare il silenzio nella Sala. Ad Hermione venne naturale paragonare Silente con il signor Carter, il preside della scuola che frequentava l’anno precedente e quello prima ancora. Ricordò di averlo visto poche volte a parte in corridoio e ad alcune (poche) riunioni che venivano indette periodicamente tra gli studenti. Durante quelle ore il signor Carter riusciva solo dopo parecchio tempo a riportare la calma tra gli studenti, felici poiché avevano saltato l’ultima ora di lezione. A Silente invece bastava semplicemente alzarsi per ottenere un assoluto silenzio.

-Perfetto. Quelli del primo anno seguano i prefetti della loro Casa, che mostreranno loro il dormitorio. Bene, spero che questo anno sia piacevole per tutti voi. Buonanotte.-

Tutti gli studenti si alzarono e i prefetti, con tono autoritario, pronunciarono ognuno il nome della casa di appartenenza. Hermione cercò con lo sguardo i prefetti di Grifondoro. Da un lato della tavolata c’era Percy Weasley, dietro cui si stavano mettendo in fila i maschi. Dall’altra parte c’era una ragazza della stessa età di Percy, con la stessa spilla del ragazzo appuntata sul petto e una cascata di riccioli biondi, che Hermione scoprì dalle voci sentite chiamarsi Hilary Thompson. Hermione andò dall’altro lato del tavolo e si mise in fila dietro alle altre ragazze di Grifondoro del primo anno.

–Mia sorella è finita a Corvonero, tuo fratello dove l’hanno messo?- domandò Calì Patil a una ragazza di colore che le stava accanto.

–Tassorosso. Mi ha detto che il Cappello Parlante lo voleva mandare a Serpeverde, pensa che roba!- Calì si voltò verso Hermione –Tu hai fratelli che vengono a Hogwarts?- le domandò. Hermione scosse la testa –No. Io sono la prima della mia famiglia con i poteri.-

-Uao, dev’essere fantastico! Io non so nulla sui babbani!- esclamò la ragazza affianco a Calì Patil sorridendo ad Hermione e tendendole una mano, che Hermione strinse –Sono Misha Cambpell. Non ho nessun parente babbano e non vedo l’ora di essere al terzo anno!- Hermione si accigliò, domandandosi cosa centrasse con quello di cui stavano parlando.

–Perché iniziano i corsi a scelta. Io ho intenzione di seguire Babbanologia e Artimanzia.- spiegò Misha ad Hermione. Poi le due si voltarono e iniziarono a parlare tra di loro.

La voce di Hilary Thompson, mescolata con quella degli altri prefetti, giunse alle orecchie delle interessate –Bene, seguitemi!- Hilary Thompson iniziò a camminare sicura e, seguita dalle allieve di Grifondoro del primo anno, uscì dalla Sala Grande. Si incamminò per il corridoio per un po’, passando affianco a ritratti antichi, i cui soggetti si muovevano di cornice in cornice per vedere i nuovi arrivati.

Dopo un po’ di strada Hermione notò che Gli studenti di Tassorosso, Corvonero e Serpeverde avevano preso un’altra strada e nel corridoio ora c’erano solo più il gruppo di ragazze guidato da Hilary Thompson e quello dei maschi, guidato da Percy Weasley.

Dopo una ventina di metri Hilary Thompson e Percy Weasley girarono, guidandoli su per una scala a chiocciola illuminata di una luce rossastra da torce accese magicamente che galleggiavano ai lati del passaggio. Non appena la scala terminò la classe si trovò davanti a un ritratto rappresentante una donna abbastanza in carne vestita con un abito rosa confetto in stile ottocentesco, i capelli castani elegantemente acconciati e la pelle chiara con le guance rosate.

–Buongiorno, nuovi Grifondoro! Io sono la Signora Grassa, protettrice della Sala Comune del Grifondoro.- si presentò la donna con un gesto plateale –Ora vi dirò la parola d’ordine. Dovete ricordarla, perché ogni qualvolta voi desideriate entrare nella vostra Sala Comune dovrete pronunciarla. Ascoltatemi bene: Magnolia.-

-Magnolia.- ripeté Percy Weasley immediatamente.

–Ma, certo, caro!- trillò la Signora Grassa. Con uno stridio leggero il quadro si aprì, lasciando un varco nel muro. Percy Weasley e Hilary Thompson passarono attraverso il buco del ritratto e immediatamente tutti gli studenti li seguirono. Si trovarono in una grande stanza circolare, evidentemente all’interno di una delle numerose torri, all’interno della quale era acceso, nel camino, un bel fuoco scoppiettante che la illuminava. Nella stanza c’erano dei tavoli, delle panche, delle poltrone e un tappeto che occupava quasi tutto il pavimento, il tutto rigorosamente scarlatto, con rifiniture dorate.

-Questa- esordì Percy Weasley con voce autoritaria –D’ora in poi sarà la vostra Sala Comune. Qui solo ai Grifondoro è permesso l’accesso. Ora i ragazzi mi seguano e vi porterò al vostro dormitorio. Le ragazze seguano invece Hilary.- Gli studenti obbedirono e si separarono, andando da parti opposte. Hilary portò Hermione e le altre su per una breve scaletta.

–I ragazzi non possono superare il primo gradino. Voi, invece, potete andare nel dormitorio dei ragazzi, se volete. I costruttori di Hogwarts ritenevano che ci si potesse fidare delle ragazze.- Spiegò Hilary. Poi aprì una porta –Entrate. I vostri bagagli sono già accanto ai vostri letti. La colazione è dalle otto alle nove, poi inizieranno le lezioni. Buonanotte.- le ragazze entrarono nella stanza. Era una saletta, anch’essa circolare, con cinque letti a baldacchino. Le coperte, le lenzuola e i baldacchini erano di colore scarlatto come lo stemma di Grifondoro e ad ogni letto corrispondeva un comodino in legno di noce, accanto a cui era stato sistemato il baule di ciascuna. Hermione, Calì, Lavanda, Misha e un’altra ragazza dai capelli corti e biondo scuro cercarono ognuna il proprio baule.

Hermione lo trovò e si sedette sul letto, cercando il suo pigiama. Nel frattempo anche le altre avevano fatto lo stesso e, infilando la camicia da notte estiva di colore bianco lunga fino alle caviglie, Hermione notò che il suo letto era sistemato tra quello di Calì e quello della ragazza dai capelli a corti. Lavanda, di fronte a Hermione, era vicina a Calì e a Misha.

-Sto morendo di sonno, voi no? Ah, io mi chiamo Sarah Colbert.- si presentò la vicina di Hermione.

–Io Calì Patil.-

-Misha Thompson.-

-Io sono Lavanda Brown.-

-Hermione Granger. Qui è fantastico, soprattutto rispetto alla scuola dove andavo prima.-

-Prima? Cioè tu andavi già a scuola?- domandò esterrefatta Lavanda.

–Si, dai babbani si fa così.- spiegò Hermione.

–E a che età hai iniziato?- domandò Sarah curiosa.

–Si può scegliere se iniziare a tre anni o a cinque. Io ho iniziato a tre perché i miei lavoravano.-

-A tre anni? E scusa, ma cosa si fa?-

-Si impara a scrivere, cose così.- esclamò Hermione scuotendo le spalle. Era strano come ciò che per lei era normale per loro era sbalorditivo. E anche il contrario, naturalmente.

–Avete visto quel ragazzo di Tassorosso, Cedric Diggory? Non è la fine del mondo?- Hermione, che non aveva la minima idea di chi Calì stesse parlando, si limitò ad annuire e non appena spense la candela che era posizionata sul suo comodino si addormentò immediatamente, esausta dalla giornata. Mai in vita sua le era capitato di scoprire così tante cose nel giro di due giorni e ne aveva la mente totalmente, completamente intasata.

 

____Nota di Herm90

Ragaaaaaaaazzi! Sono tornaaaaaaata!

Ok, pessima imitazione... comunque... siamo finalmente giunti ad Hogwarts (cosa darei per essere lì anch'io... o almeno in Inghilterra, la adoro!).

Alluuuuuuura... innanzitutto grazie a maddy91, primavera e _marty_91 (*embarassed* graaaaaaaazie, così mi fate arrossiiiiiiiiiire!).

Spero che vi piaccia anche questo chappy, anche se ci và un bel po' prima di entrare nel "vivo" della storia... non è lunga come il libro originale ma siamo lì, quindi... spero che abbiate la pazienza di continuare a leggere!

Baci bacini lettorini! XD.... (no... mamma, sul serio, non ho bevuto... XD)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Le pozioni ***


Le Pozioni

Alle otto meno un quarto della mattina Hermione si svegliò, ma non ebbe il coraggio di aprire gli occhi. Sapeva che non appena si fosse svegliata anche la minima speranza che tutto ciò che ricordava fosse vero sarebbe svanita. Tuttavia dopo dieci minuti dovette per forza aprire gli occhi, o la mamma sarebbe andata su tutte le furie perchè avrebbe dovuto fare tutto di corsa.

Aprì gli occhi. A circa due metri sopra di lei vide un lenzuolo spesso di colore rosso scarlatto. Un sorriso radioso le nacque sulle labbra quando, voltandosi, vide i letti vuoti delle sue compagne di stanza. Scansò con forza le coperte e si alzò. Infilò velocemente la divisa della scuola e uscì dalla stanza. Scese la prima rampa di scale e si trovò nella Sala Comune, dalla quale Harry e Ron stavano uscendo.

–Ron! Harry!- li chiamò. I due si voltarono verso di lei, che li raggiunse con una piccola corsa.

–Buongiorno!- esclamò Ron incerto.

–Allora, come và?- domandò Hermione ai due mentre uscivano dal buco del ritratto.

–Tutto ok. Secondo Fred e George già oggi ci riempiranno di compiti. Speriamo di no!- esclamò Ron sbadigliando.

–Io non vedo l’ora di iniziare le lezioni! Sarà fantastico, non trovate? Anche tu sei stato allevato da babbani, vero?- domandò rivolta ad Harry, che annuì –Si, in effetti sarà forte iniziare.-

Camminarono per un po’ lungo il corridoio. –Come facciamo a sapere che lezione dobbiamo seguire?- domandò Hermione.

–Ci daranno gli orari a colazione, mi ha detto George. Subito dopo l’arrivo della posta.- rispose Ron.

–Oh, la posta! Non vedo l’ora, dev’essere uno spettacolo fantastico, tutti quei gufi…-

-Già.- disse Ron senza tuttavia mostrare interesse –Beh, io spero più che altro di non avere troppe materie pesanti in un giorno.- Continuarono a camminare per il lungo corridoio, poi entrarono nella Sala Grande, già piena di studenti seduti a gruppi che chiacchieravano e scherzavano. Harry, Ron ed Hermione si sedettero insieme al tavolo di Grifondoro, un po’ scostati dal gruppo che avevano a fianco, formato da Fred e George Weasley e il loro amico dai capelli rasta.

–Ehi, Ron! Com’è andata la prima notte? A proposito, Harry e Hermione, lui è Lee Jordan.- disse Fred con voce piuttosto alta. Ron scrollò le spalle mentre Lee Jordan salutava con un gesto Harry ed Hermione, che ricambiarono. Ron iniziò immediatamente a servirsi del muesli da un enorme vassoio utilizzando un grande cucchiaio di legno scuro. Poi, iniziando a mangiare, passò il cucchiaio a Harry, che fece lo stesso e poi lo passò ad Hermione, che si servì.

Dopo qualche minuto un gran frusciare e rumoreggiare si sparse per l’intera Sala Grande. Hermione, così come tutti i nuovi arrivati che frequentavano il primo anno di Hogwarts, guardò stupita le centinaia di gufi di ogni razza e colore che si spargevano a ragnatela per la Sala Grande dopo essere entrati nel castello da una finestra aperta a forma di arco. I gufi, dopo aver individuato il destinatario della lettera che ognuno di loro portava legato alla zampa, planavano atterrando sul relativo tavolo.

Un gufo dalle piume grigie piuttosto arruffate e che sembrava piuttosto vecchio planò davanti a Ron, mancando di un soffio la caraffa di succo di zucca. Ron prese la busta, la aprì, scorse in fretta il contenuto della lettera e la infilò in una tasca della veste, dopodichè il gufo ripartì.

–Dove và?- domandò Hermione curiosa.

–Come, non c’è scritto in Storia di Hogwarts?- domandò Ron. Hermione non notò il tono sarcastico, così scosse la testa.

–Và alla gufiera. Si trova nella terza torre a Nord-Ovest. Lì ci sono tutti i gufi degli studenti e anche quelli della scuola, che possono usare tutti.- spiegò Ron.

In quel momento la professoressa McGranitt iniziò a girare per la Sala distribuendo gli orari delle lezioni.

Hermione prese il suo foglio di pergamena e lo portò davanti agli occhi

lunedì

martedì

mercoledì

giovedì

venerdì

sabato

Trasfigurazio

ne

Erbologia

Difesa

Pozioni

Incantesimi

Difesa

Pozioni

Incantesimi

Difesa

Trasfigurazio

ne

Incantesimi

Pozioni

Pozioni

Difesa

Trasfigurazio

ne

Astrologia

Astrologia

Trasfigurazio

ne

-Trasfigurazione e due ore di Pozioni! Non ci è andata molto bene, Fred e George mi hanno detto che sono le due materie più dure!- esclamò Ron, che come Hermione aveva finito di leggere l’orario che era apparso davanti al suo piatto di muesli. Tuttavia né Hermione né Harry avevano la minima voglia di lamentarsi. Per Ron era tutto normale, lui era vissuto a contatto con la magia fin dalla sua nascita, ma per loro ogni cosa era una novità ed entrambi non vedevano l’ora di cominciare le lezioni.

-Allora, come vi è andata?- domandò George ficcandosi in bocca enormi morsi di fette biscottate ricoperte di burro e marmellata di arancia.

-Mica tanto bene, oggi abbiamo Trasfigurazione e Pozioni!- rispose Ron mentre Hermione si versava un bicchiere di succo di zucca dalla caraffa.

-Davvero? Beh, noi iniziamo le nuove materie. Oggi abbiamo Cura delle Creature Magiche e Divinazione.- esclamò Fred dando delle pacche sulla schiena a George, al quale era andato di traverso un morso di fetta biscottata. Lee Jordan, il ragazzo dai capelli rasta, stava ridendo a crepapelle tenendosi le mani sulla pancia.

–Ti sta bene, sembri un maiale quando mangi!- esclamò Angelina Johnson sedendosi affianco a Lee e iniziando a mangiare un piatto di uova strapazzate dando nel frattempo un’occhiata veloce all’orario.

-I tuoi fratelli sono al terzo anno, quindi.- constatò Hermione –Visto che iniziano i nuovi corsi.-

-Letto su Storia di Hogwarts?- domandò Ron con voce piatta.

–Me l’ha detto ieri sera una ragazza. Beh, io vado a prendere la mia roba su nel dormitorio, altrimenti faccio tardi a lezione. Ci vediamo. A proposito, fareste meglio ad andare anche voi. Non è saggio arrivare in ritardo proprio il primo giorno di lezione. Potrebbero togliere dei punti a Grifondoro. Ah, Ron… hai una macchia sul mantello.- rispose Hermione con un sorriso, alzandosi e uscendo dalla Sala Grande.

-La odio.- disse Ron con voce piatta e inespressiva mentre Hermione usciva, cercando di togliersi la macchia di caffelatte –Faccio tardi a lezione! Hai una macchia sul mantello! Fareste perdere punti a Grifondoro!- la imitò con voce acuta. Harry rise e poi, insieme, si avviarono verso la Sala Comune di Grifondoro.

 

-La scienza delle pozioni richiede grande attenzione e soprattutto conoscenza della maggior parte dei componenti che possono essere utilizzati nella preparazione delle pozioni. È chiaro che durante le mie lezioni esigo ordine e disciplina.-

Il professor Severus Piton passò minacciosamente davanti ai banchi della prima fila, il fondo della tunica nera che svolazzava violentemente a poca distanza dai suoi piedi. Era un uomo che doveva avere sulla quarantina di anni, capelli neri, mosci e unticci lunghi fino alle spalle e un lungo naso adunco, pallido come tutto il resto della sua pelle.

I Grifondoro del primo anno avevano lasciato da pochi minuti l’aula di Trasfigurazione dopo un’ora di lezione con la professoressa McGranitt, la stessa che li aveva portati allo Smistamento il giorno precedente.

La lezione che avevano in quel momento era Pozioni, che seguivano insieme ai Serpeverde del loro stesso anno. Non appena entrati nella classe, che si trovava nei sotterranei, i Serpeverde si erano posizionati nella parte sinistra della classe, mentre i Grifondoro avevano preso posto nella parte destra. Hermione, che era seduta all’ultimo banco in fondo insieme a Ron ed Harry, si trovava nel banco che si affacciava sullo stretto passaggio che divideva in un certo modo la classe tra le due differenti case. Dall’altra parte, nel banco che corrispondeva al loro nella parte sinistra della classe erano seduti tre Serpeverde. Al lato destro e al lato sinistro del banco c’erano due ragazzi di corporatura molto robusta e dall’aria tonta. Tra i due aveva preso posto un ragazzo magro dalla pelle pallida, i capelli biondi e un’aria di superiorità sul volto.

-Ora, vediamo il livello medio della classe. Chi sa dirmi dove posso trovare un bezoar?- domandò con voce autoritaria il professor Piton. Tutta la classe si voltò verso di lui, stupefatta di sentirsi fare una domanda già il primo giorno. Hermione invece ripensò al libro di testo, Erbe, fumi e funghi magici. In breve le ritornò in mente ciò che aveva letto: Il bezoar, ingrediente di molte pozioni come ad esempio la Pozione Rigeneratrice, si trova all’interno dello stomaco delle capre dopo il compimento dei due anni… Alzò la mano, pronta a rispondere, ma il professor Piton la ignorò e si rivolse invece a Harry –Signor Potter, avanti.-

Harry si guardò attorno con sguardo sperduto, sperando che il professore passasse a qualcun altro, ma il professore preferì cambiare domanda –Allora, signor Potter, mi dica cosa ottengo se unisco della radice di asfodelo in polvere ad un infuso di artemisia.-

La radice di asfodelo in polvere, unita con un infuso caldo di artemisia, produce una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente… Hermione tenne la mano alzata, ma il professor Piton continuò ad ignorarla –Allora, signor Potter? Non lo sa? Immagino che lei non abbia neanche aperto libro prima dell’inizio della scuola, vero? Abbassi quella mano, signorina Granger. Per vostra norma- spiegò poi rivolto all’intera classe mentre Hermione abbassava vergognosamente la mano –Il bezoar si trova nello stomaco delle capre di età superiore ai due anni e radice di asfodelo e infuso di artemisia uniti danno una delle più potenti pozioni soporifere mai esistite chiamata Distillato della Morte Vivente. Dieci punti in meno a Grifondoro. Queste- esclamò cambiando direzione e passando nel passaggio tra le due file di banchi –Sono conoscenze fondamentali. Posso sapere per quale ignoto motivo non prendete appunti?- con un fruscio di piume e pergamene tutti si affrettarono a tirare fuori dalle borse che tenevano in terra, poggiate al banco, l’occorrente per scrivere e iniziarono a prendere appunti.

-Scrivete. Bezoar: pietra che si trova all’interno dello stomaco…- Il professor Piton continuò a spiegare per tutte le due ore di lezione, fermandosi a volte per fare qualche domanda a uno sfortunato studente, quattro volte su quattro di Grifondoro.

-Bene, la lezione è finita, potete andare.- Tutta la classe si alzò prendendo le loro borse e uscendo poi dalla classe per andare a pranzo nella Sala Grande.

-L’ho trovata una lezione molto interessante. Io passo un attimo in bagno, voi iniziate ad andare, vi raggiungo in Sala Grande.- e si incamminò per un corridoio verso sinistra.

–Certo, per lei che è sa tutto.- esclamò Harry a bassa voce.

–Già. Ti pareva che non ci beccavamo una so-tutto-io in classe!- concordò Ron mentre entravano nella Sala Grande.

Nei giorni seguenti le lezioni continuarono ad andare benissimo per Hermione. Harry e Ron se la cavavano, in qualche modo, ma il professor Piton continuò in ogni lezione a trattare male i Grifondoro e, in particolare, Harry. Anche se nessuno sapeva il perché, il professor Piton sembrava avere qualcosa contro Harry, una specie di odio viscerale immotivato.

 

__________Nota di Herm90

E fu così che anche Piton entrò in scena!

Maccccciao! Sono tornata, finalmente! Ok, basta, mi calmo... Scusate in ritardo, ma ero mooooolto presa dalla conclusione di "1400 d.C."... e poi ho qualche casino ultimamente, tra la scuola che sta per cominciare (sob...) e tutti i compiti già fatti che misteriosamente scompaiono, ricomparendo poi in luoghi a me ignoti...

Coooomunque. Grazie a Maddy91, Giuly Weasley (tu no preocupa! figurati! Anzi, grazie di tuuuuuutte le tue recensioni, che sono sempre e ovunque XD), Ginny93 e a babi (cuuuuuuginetta carissima! Ma quaaaaaaaaanto tempo... ma perchè oggi moltiplico le lettere? bah...)

Coooooooomunque (dho! Di nuovo!) grazie anche a tutti quelli che leggono (ma si anche a chi non commenta ;-D) e spero che anche questo chappy vi sia piaciuto... ciriciao a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!! Bacioni!!!!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il troll di montagna ***


Il Troll di montagna

Durante una lezione di Incantesimi, nella quarta settimana di scuola, il giorno di Halloween, iniziarono a fare un incantesimo molto particolare: l’incantesimo di levitazione. Questo incantesimo, come spiegò il minuscolo professor Vitius all’inizio della lezione, serviva a sollevare senza sforzo pesi anche molto elevati.

–Ripetete con me: Wingardium Leviosa!- squittì il professor Vitius con la sua vocina acuta muovendo la bacchetta in una stoccata preceduta da un gesto fluido e scorrevole del polso. –Bene. Ora provate l’incantesimo sulle vostre piume e ricordate il movimento, che è importante come la formula.-

-Wingardium Leviosà! Wingardium Leviosà!- Ron agitò la sua bacchetta violentemente, continuando inutilmente a provare l’incantesimo, ma la piuma si muoveva solo quando dalla finestra socchiusa entrava un filo d’aria. Hermione lo guardò per un po’, ma al sesto tentativo del ragazzo non riuscì proprio a trattenersi dal correggerlo -Non ci riesci per via del movimento. Prima lento, poi una stoccata. Fai tutto troppo veloce.- spiegò sporgendosi leggermente in avanti per giungere all’altezza del banco a cui sedevano Ron ed Harry –Inoltre, pronunci male la formula. Si dice Leviosa, non Leviosà.-

Ron le lanciò uno sguardo scocciato –Provaci tu, visto che sei tanto brava!- Hermione guardò la piuma, poi si rimboccò le maniche e, muovendo la bacchetta, disse –Wingardium Leviosa!- La piuma, non appena Hermione terminò il movimento, iniziò a sollevarsi e raggiunse ben presto i tre metri di altezza.

–Bene, bene! Guardate tutti, la signorina Grenger ce l’ha fatta!- esclamò il minuto signor Vitius battendo le mani eccitato –Dieci punti a Grifondoro!-

Poco dopo la classe uscì dalla classe, tutti tranne Hermione carichi di compiti sull’incantesimo levitante (Un tema con scritto dove e perché non erano riusciti nell’incantesimo e esercitarsi sulle piume). Lei si affrettò a raggiungere Harry e Ron, ma si fermò a pochi passi da loro quando sentì Ron parlare con voce acuta del tutto diversa da quella che usava normalmente.

Non ci riesci per via del movimento! Si dice Leviooooosa, non leviosà! Ma dico, io! Insomma, è insopportabile, non mi meraviglio che non ha amici!-

Hermione sentì le lacrime bruciarle negli occhi e iniziare a colare lungo le guance. Decisa a non farsi vedere piangere abbassò la testa e li superò, ma andò a sbattere contro Ron. Non ci fece caso e continuò a camminare, diretta al bagno delle ragazze al secondo piano.

-Mi sa che ti ha sentito.- disse Harry guardando nella direzione in cui era sparita la ragazza. –Credo anche io, però è vero! Insomma, deve essersene accorta!- esclamò Ron, anche se iniziava a sentire un vago senso di colpa salire all’altezza dello stomaco.

-Ehi, attenta! Hermione, ma che è successo? Cos’hai?- le domandò Calì Patil, contro la quale Hermione era andata a sbattere entrando nel bagno. Naturalmente a Calì non erano sfuggite le lacrime di Hermione, che però non aveva voglia di parlare con nessuno –Niente.- rispose in fretta, poi superò Calì ed entrò nel primo gabbiotto libero che trovò, chiudendosi la porta alle spalle.

E dire che pensava di aver trovato degli amici, finalmente. E sembravano anche piuttosto simpatici… invece a quanto pareva si era sbagliata e quei due erano solo dei cretini, stupidi, ignoranti... però le sarebbe piaciuto diventare loro amica. E invece niente, era ancora sola. Completamente sola, senza neanche un amico. Aveva sperato di cambiare vita andando a Hogwarts… come si dice, mondo nuovo vita nuova. Ma non era ancora successo, dopo quattro settimane di scuola.

Hermione chiuse l’asse del gabinetto e vi si sedette sopra, tirando fuori dalla tasca della divisa un fazzoletto e asciugandosi le lacrime.

Passò così ore, piangendo, senza riuscire a smettere anche se non sapeva perché. Dopotutto erano solo degli stupidi... ma gli unici amici che aveva, o meglio, che credeva di avere.

Quando guardò l’ora, si rese conto che aveva saltato il pranzo e che la cena stava per iniziare. E non una cena normale. La sera di Halloween c’era un banchetto e ad Hermione dispiaceva perderselo, ma non se la sentiva proprio di scendere e rivedere quei due cretini che magari avrebbero anche cercato di essere gentili per averla vista piangere quando si era scontrata con Ron. Non avrebbe potuto sopportarlo, così decise di andare direttamente in dormitorio.

Uscì dal gabbiotto, poi si fermò vicino ad un lavandino di pietra guardandosi all’enorme specchio appeso alla parete, che continuava per tutti gli altri lavandini che affiancavano quello che lei aveva davanti. Aprì l’acqua fredda e si bagnò il viso, lavandosi gli occhi per rinfrescarli. Ad un certo punto sentì un botto dietro di sé.

Harry e Ron arrivarono al banchetto di Halloween e si guardarono in giro. La Sala Grande era stata addobbata in modo veramente meraviglioso e Harry faticava non poco a immaginare la casa dei Dursley, i suoi perfidi zii da cui aveva vissuto fino all’inizio della scuola, addobbata in modo così magnifico.

Le candele che normalmente illuminavano la Sala Grande durante la cena erano state poste all’interno di zucche volanti, che erano state intagliate con forme di occhi e bocche mostruose. Davanti ad ogni tavolo, come ad ogni banchetto, erano affissi gli emblemi delle quattro case e dietro al tavolo degli insegnanti faceva bella mostra uno stendardo con il blasone di Hogwarts (La H dorata attorniata da un corvo, un tasso, un serpente e un leone raffigurati in stile araldico.), ma questa volta erano contornati da rampicanti dall’aspetto pericoloso. Inoltre in giro per la sala volavano pipistrelli leggermente più grandi del normale e sui tavoli erano posizionate una zucca intagliata e con una candela ogni tre o quattro posti.

-Tu vedi Hermione?- domandò Harry a Ron, che scosse la testa sentendosi sempre più in colpa. Passando vicino a Calì Patil, poi, il suo senso di colpa aumentò ancora di più. La ragazza, infatti, stava parlando con la sua amica Lavanda Brown –Hermione? Si, è in bagno, quello al secondo piano. Non so cosa le è successo ma è lì che piange da stamattina.-

Harry e Ron si sedettero e dopo qualche secondo Albus Silente si alzò, facendo per dire qualcosa. Ma la porta si spalancò all’improvviso e il professor Raptor entrò nella Sala Grande, l’aria stravolta e i vestiti strappati, solo il turbante ancora al suo posto sulla testa, ma sporco di quello che pareva terriccio come il resto degli abiti. Si avvicinò zoppicante ma velocemente al professor Silente e gli parlò con voce affaticata –Un troll… nei sotterranei… non so come è entrato…- prima di svenire accasciato su una sedia che qualcuno prontamente aveva messo dietro di lui.

Immediatamente nella Sala Grande si sparse un mormorio spaventato tra tutti gli studenti. Harry aveva sentito abbastanza per poter dire con certezza che un troll era una creatura grande, stupida ed estremamente violenta con cui era sicuramente meglio non avere a che fare. Silente riuscì a riportare, come sempre, la calma. Si alzò e disse, con voce calma e sicura –I prefetti portino li studenti nelle relative Sale Comuni, gli insegnati con me. In fretta.-

Tutti obbedirono immediatamente e Harry e Ron si misero dietro Percy Weasley, che stava chiamando a gran voce gli studenti di Grifondoro.

-Presto, mantenete l’ordine, non c’è niente di cui preoccuparsi!-

Mentre uscivano dalla Sala Grande, a Harry venne un dubbio atroce, così fermò Ron –Hermione.- disse solo. Bastò quello per far capire a Ron ciò che intendeva: Hermione era in bagno e non sapeva niente del troll. La decisione fu presa, indipendentemente da ciò che i due desideravano, così si piegarono sulle ginocchia e si mescolarono a un gruppo di Tassorosso, poi girarono verso il corridoio che portava al secondo piano.

A un certo punto sentirono un urlo pieno di terrore proveniente dal bagno delle ragazze, che si trovava a pochi metri di distanza.

Hermione si voltò e vide un enorme, schifoso, sporco essere dalla pelle verde chiaro sporco coperta in parte da un grande straccio marrone sporco. L’essere era posizionato proprio davanti alla porta del bagno delle ragazze con una mazza di legno bitorzoluta in mano. Per averlo letto sui numerosi libri comprati prima di andare a Hogwarts, Hermione sapeva che si trattava di un troll di montagna, ma sapeva anche che a Hogwarts non ce ne sarebbe certo dovuto essere uno.

Terrorizzata, la ragazza cacciò un urlo acuto e immediatamente infilò la mano nella tasca del mantello per cercare la sua bacchetta. La trovò in una tasca interna e la tirò fuori, ma lo fece con tanto slancio che la bacchetta cadde a terra e rotolò velocemente sul pavimento, andando a finire proprio dietro il grosso e puzzolente piede del troll. Hermione, ormai inerme, indietreggiò spaventata fino a finire contro il muro freddo e umidiccio del bagno, coperto di piastrelle bianche. Il troll avanzava verso di lei, sradicando i lavandini e lanciandoli senza sforzo contro li specchi, che si frantumavano al contatto. Le tubature spruzzavano acqua verso l’alto mentre il mostruoso essere avanzava brandendo la mazza. Il pavimento era ormai completamente coperto di sassi, polvere e di numerosi vetri rotti e le piastrelle bianche erano in gran parte frantumate.

Il troll assestò una violenta mazzata verso Hermione, ma fortunatamente lei riuscì a spostarsi abbastanza in fretta da evitarla. Hermione urlò e scaglie di lavandino le andarono contro, graffiandole la guancia. Il troll alzò nuovamente la mazza e sulla soglia del bagno giunsero Harry e Ron. I due si guardarono velocemente attorno e parvero rendersi immediatamente conto della situazione, anche perché forse l’avevano già intuita prima. Iniziarono a lanciare contro il troll pezzi di pavimento, di tubi e di lavandini che trovarono in terra, ma questo non parve accorgersi di loro.

-Ehi, cervello di cacca, vieni qui!- esclamò Ron continuando a lanciare sassi contro il troll. Poiché il mostro stava per colpire nuovamente e questa volta probabilmente non avrebbe sbagliato mira, Harry fece qualcosa che Hermione giudicò immensamente coraggiosa ma anche immensamente stupida: saltò in groppa al troll a la bacchetta finì nell’enorme narice di esso, che iniziò a dibattersi con versi orribili. Ad un certo punto riuscì ad afferrare Harry per una gamba e stava per colpirlo con la sua mazza. Hermione recuperò in fretta la sua bacchetta e la puntò contro il troll –Rictusempra!- urlò. Un raggio rosso colpì il mostro e questo, pur non facendogli male, fortunatamente lo distrasse dal colpire Harry, così Ron estrasse velocemente la bacchetta e fece la prima cosa che gli passò per la mente.

-Wingardium Leviosa!-

La mazza si alzò e dopo qualche secondo finì sulla testa del troll, che iniziò a barcollare su sé stesso prima di cadere. Harry riuscì a spostarsi per un soffio.

Per qualche secondo tutto rimase fermo, immobile, come se il tempo si fosse bloccato e nessuno avesse più la forza di farlo ripartire. Hermione si avvicinò tremante al troll, la bacchetta ancora nella mano. La bacchetta di Ron era puntata sul troll e lui aveva un colorito terreo. Harry, a terra vicino alla testa del troll, lo fissava con occhi sbarrati.

Tutti e tre avevano un’aria a dir poco spaventata, anche se erano riusciti a domare, senza aiuto, un troll di montagna. A un certo punto sentirono dei passi per le scale –Arriva Silente, andiamocene!- esclamò Harry improvvisamente. Si rialzò da terra, uscirono dal bagno e presero a correre a perdifiato per i lunghi corridoi, senza mai fermarsi nonostante i rimproveri dei personaggi dei ritratti

–Ai miei tempi nessuno studente avrebbe mai osato correre nei corridoi! Ringraziate che è buio e non vi vedo…- disse un quadro vicino alla statua di Gregory il Viscido, a circa un quarto del corridoio.

Ad un certo punto Harry si fermò, sporgendo un braccio in modo da fermare anche Ron ed Hermione. Si trovavano nel corridoio del terzo piano. Harry con un movimento del capo indicò una figura scura che si muoveva, in mano una bacchetta con la punta illuminata. Piton. Il professore mosse la bacchetta verso una porta sigillata e disse –Alohomora!- Immediatamente la porta si aprì e Piton vi entrò, la bacchetta davanti a sé. –Chissà cosa sta…- iniziò Harry, ma Hermione lo interruppe –Starà cercando il troll. Andiamo via finchè è lì dentro.-

Con uno scatto degno di tre velocisti iniziarono a correre senza sosta finchè non giunsero finalmente nella Sala Comune di Grifondoro, completamente vuota e stranamente ordinata. A quanto pareva tutti erano andati a dormire non appena i prefetti li avevano accompagnati nelle rispettive Sale Comuni, così i tre si sedettero esausti su tre poltrone calde situate vicino al fuoco, poggiandosi allo schienale e sbuffando per la fatica e lo spavento provato.

–Io… ecco… grazie.- disse Hermione con il respiro affannato per la grande corsa. A questo ringraziamento seguirono diversi secondi di pausa silenziosa che a tutti e tre i ragazzi parvero un’eternità. Poi, quasi in coro, Harry e Ron dissero –Scusa.-

Hermione alzò lo sguardo e incrociò quello dei due ragazzi. Poi tutti e tre scoppiarono a ridere per il sollievo di essere ancora vivi dopo l’incontro e per non essere neanche stati beccati dai professori o da Gazza, cosa che sicuramente sarebbe significata espulsione.

-Senti, riguardo a quello che mi hai sentito dire oggi, io non intendevo…- iniziò Ron. Ma Hermione si accorse che in effetti non voleva delle scuse, soprattutto perché non avrebbe avuto idea di come rispondere. Forse, in effetti, era stata un po’ pedante durante le prime settimane di scuola. –Non importa, non ti preoccupare. Un po’ avevi ragione, in effetti.- rise lei mentre si scambiavano uno sguardo.

Leggeri battiti smossero picchiettanti a un certo punto la finestra ad arco posta proprio alle spalle di Harry, che si voltò immediatamente. Anche Hermione e Ron guardarono fuori, dove i lampi squarciavano il cielo notturno e coperto di nubi grigiastre. Solo una sagoma bianca squarciava il nero del cielo: una grande, elegante civetta di un bel bianco così brillante che al confronto la neve sarebbe sembrata grigia. Bagnata da capo a piedi (anzi, a zampe), la civetta osservava curiosa ciò che accadeva, chiedendo con lo sguardo il permesso di entrare nella stanza calda e asciutta.

-Di chi è quella civetta? È bellissima!- esclamò Hermione ammirando il maestoso animale.

–Mia. Me l’ha regalata Hagrid per il compleanno.- rispose Harry avvicinandosi alla finestra per aprirla.

–Wow! Come si chiama?- domandò Hermione mentre la civetta entrava nella stanza e iniziava a svolazzare per la stanza canticchiando allegramente. La civetta si posò sul bracciolo di una poltrona scuotendo le piume per asciugarsi.

–Edvige. L’ho trovato sul libro di Difesa contro le Arti Oscure.- Harry si sedette sulla poltrona e slacciò la lettera che Edvige portava legata alla zampa con un laccio marrone scuro parecchio malridotto. Harry aprì la busta e ne estrasse un foglio di pergamena unticcio e scritto con una scrittura disordinata e frettolosa con inchiostro nero. –Oh, è Hagrid! Dice di andare a trovarlo domani dopo le lezioni. Venite anche voi?- domandò Harry dopo aver letto velocemente il contenuto della lettera.

–Sul serio?- domandò Hermione, domandandosi se Harry si riferisse anche a lei o solo a Ron.

–Chiaro. Siamo amici, no?- disse Ron.

Hermione sorrise scherzosamente –Veramente… io credevo di aver capito che non ho amici, no?-

-Beh... Questo valeva stamattina.- rispose Ron un po’ imbarazzato.

–Comunque, Hagrid ha scritto che posso portare qualcuno… almeno credo…- disse Harry.

–Come almeno credo?- domandò Ron aggrottando le sopraciglia.

–Beh… c’è scritto: Caro Harry, io sto nella casa fine prato. Se tu vuoi vieni a trovare me con amici. Hagrid.-

Ron ed Hermione sorrisero –Si, credo che tu abbia capito.- disse lei alzandosi dalla poltrona –Credo che andrò a dormire. Ci vediamo domani mattina.- Detto questo si avviò su per la scala del dormitorio femminile, veramente felice per la prima volta da un bel po’ di tempo.

-Beh, in effetti… forse ci sbagliavamo sul suo conto, non credi?- domandò Harry a Ron mentre anche loro salivano nel dormitorio maschile. Ron, tirando fuori il pigiama dal baule, rispose –Si, direi di si. Alla fine… cioè, è stata forte, non credi? E quell’incantesimo che ha fatto… non ho neanche la minima idea di cosa sia…- I due indossarono il pigiama e andarono a letto.

 

_______Nota di Herm90

Ed eeeeeeccoci qui.

Grazie mille a maddy91 (ehm... ecco... vabbè, lo so che l'orario di lezione è poco credibile... in effetti non so perchè ho inserito il sabato... comunque, prendetelo per buono, per lo svolgimento della storia non sarà rilevante... sorry!) e Keloryn (thanke!!!).

Piccolo appunto: lo so che i fatti nel libro non vanno esattamente come nella mia storia, ma è... diciamo "liberamente tratta", quindi... inoltre, come... avrete capito, le arti in cui Hermione non è presente ma che mi sembrano necerssarie son in corsivo...

Baci a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** La rapina alla Gringott ***


La rapina alla Gringott

-Sapete, è da un po’ di giorni che… mi domando… secondo voi come ha fatto il troll di montagna a entrare?- domandò Hermione tagliando a piccole, precise fette una radice di sorbo selvatico da aggiungere alla Pozione Pietrificante che stavano preparando mentre Piton girava minaccioso tra i banchi, lanciando occhiate e commenti maligni sulle pozioni preparate dagli studenti di Grifondoro, ignorando palesemente invece gli errori dei Serpeverde.

-Giallo, Paciock, giallo. Non azzurro. Ricomincia daccapo.- disse, ignorando visibilmente la pozione di Goyle, che aveva appena assunto una colorazione rosa che certo non si avvicinava al giallo più dell’azzurro della pozione di Neville.

Dopo quattro giorni dalla loro avventura con il troll Hermione, Harry e Ron non avevano più parlato di ciò che era accaduto, ma in realtà Hermione ci aveva pensato un sacco. Vedendo l’espressione dei due amici capì che anche per loro era stata la stessa cosa.

–Io… credo che forse qualcuno l’ha fatto entrare.- disse Harry parlando a voce molto bassa mentre Piton dava loro le spalle mentre studiava attentamente la pozione rossa di Seamus Finnigan. Hermione e Ron lanciarono un’occhiata al ragazzo. In effetti anche loro avevano avuto la stessa idea, ma non avevano voluto crederci. Pensare che qualcuno all’interno della scuola facesse una cosa simile era tutt’altro che rassicurante.

–Ma… potrebbe essere stato Pix, no?- azzardò Ron con voce che dimostrava l’insicurezza dell’affermazione –Insomma… per fare uno scherzo di Halloween, no? Lui si diverte così, lo sanno tutti.- Pix, un Poltergeist dal colorito verdognolo e vestito con colori sgargianti che lo facevano sembrare ancora più malsano, adorava fare strani scherzi che lui giudicava divertenti ma che gli altri trovavano a dir poco di pessimo gusto, come ad esempio lanciare parti di una statua contro chi passava in un dato posto.

–Ron, io credo che Pix non ci riuscirebbe. È solo un Poltergeist, dove sarebbe andato a prendere il troll visto che non può uscire dalla scuola? No, dev’essere stato qualcun altro.- disse Hermione pensierosa, sbagliando a tagliare una fettina di radice. Harry guardò la lavagna, su cui Piton aveva fatto apparire le istruzioni per la Pozione e lesse –Venti gocce di succo d’acero e otto di pus di bubotubero. Qual’è il pus di bubotubero?- domandò poi.

–Questo.- rispose Hermione passandogli una boccetta contenente un puzzolente liquido giallastro che Harry afferrò –Grazie. Quindi… secondo voi chi può essere stato?- Hermione e Ron risposero con uno sguardo vacuo. Era quello il problema: era abbastanza facile elaborare teorie, ma immaginare i dettagli e capire la verità era tutto un altro paio di maniche. –Senti, io… pensavo, secondo voi è possibile che… ecco… sia stato uno studente? O credete che sia stato un insegnante?- domandò Hermione insicura. Harry e Ron le lanciarono uno sguardo incerto e Harry fece cadere tre gocce in più di pus di bubotubero. Il professor Piton sembrò fiutare l’errore e guardò immediatamente nella loro direzione –Potter, cosa stai facendo? Non riesci a leggere, forse vuoi avvicinarti alla lavagna? Otto gocce, né sette né nove. Otto. Non rifarla, continua. Ormai è tardi. Prenderai il voto che ti meriti.- Quando Piton si allontanò Harry lo guardò con odio

–Ma cosa gli ho fatto, si può sapere? Perché diavolo ce l’ha con me?- domandò a voce bassa mentre uscirono dall’aula venti minuti dopo, quando Harry si era visto assegnare un antipatico, spigoloso quattro dal professor Piton mentre Ron era riuscito ad arrivare al cinque ed Hermione aveva raggiunto il nove. Ron si guardò attorno con circospezione per controllare che Piton non fosse nei paraggi poi, parlando sempre a bassa voce avvicinandosi sempre di più alla Sala Grande, vi entrarono. Si sedettero al tavolo di Grifondoro ed Hermione aprì il libro di Incantesimi.

-Allora, rimane il problema, perché far entrare un troll?- domandò Harry riempiendo il suo bicchiere di succo di zucca fresco.

–Sicuramente non per uno scherzo di Halloween. Un po’ troppo pericoloso, no?- constatò Hermione voltando una pagina di Manuale degli Incantesimi, volume primo.

–Perché mai un professore vorrebbe fare qualche danno alla scuola, scusa?- domandò Ron accigliandosi.

-Magari è stato Piton. Vuoi del gulasch, Hermione?- domandò Harry.

-Piton?- domandò Hermione incredula porgendo ad Harry il piatto così che lui lo riempisse.

–Si, Piton, hai presente? Quello che fa lezione di Pozioni e che adora dare quattro ai miei test…-

-Lo so chi è Piton, Harry! Ma perché mai avrebbe dovuto farlo?-

-Beh, ci sono più probabilità che sia stato lui che non… non so, la McGranitt, no?- constatò Harry mangiando distrattamente il suo spezzatino.

–Si, ma… insomma, allora potrebbe essere stato anche Gazza, no? Lui odia gli studenti!- ricordò Ron.

Hermione sbuffò –Insomma, non ha proprio nessun senso tirare così, a caso!-

-E tu cosa proponi, Sherlock?- la schernì Ron lanciando ad Hermione un’occhiata pungente.

Hermione rivolse al ragazzo un sorrisino sarcastico –Elementare, Watson. Propongo di cercare indizi, mi sembra logico.-

-Sono sicuro che, se è stato un insegnante, è stato proprio Piton. Forse…- esclamò Ron come colto da un’improvvisa ispirazione divina –Forse Piton sapeva che tu eri in bagno e… no, state zitti un attimo, ascoltatemi un secondo… lui sperava che io ed Harry ti trovassimo perché così, naturalmente, avremmo trovato anche il mostro.- concludendo si accorse dello sguardo scettico di Hermione, che lo guardava con le sopraciglia alzate –E scusa, perché mai Piton vorrebbe te e Harry morti?- domandò sperando di mettere l’amico in difficoltà. Ma naturalmente Ron aveva la risposta già bell’e pronta –Non me e Harry, solo Harry. Insomma, voglio dire, è abbastanza cattivo per farlo e odia Harry, no?Cosa vuoi che gli freghi a lui se nel frattempo ci fa fuori pure a noi due? Tanto per lui meno Grifondoro ci sono in giro meglio è. E non sarebbe stato così complicato portare qui il troll per lui, no? Sicuramente avrà usato una di quelle sue pozioni per confonderlo e poi…- Ma Ron non ebbe il tempo per finire la sua preparatissima propaganda a spese del professore perché Hermione, secca, lo interruppe –Beh, basterebbe l’Incantesimo Confundus, quindi direi che potremmo segnare Vitius come aiutante di Piton, non credi? O magari è stata la McGranitt, forse ha trasfigurato il troll in un sasso o chissà cos’altro, la mettiamo nella lista? O magari la Sprite ha usato…-

-Va bene, va bene, abbiamo capito, eh? Non c’è bisogno di continuare.- la interruppe Ron, scocciato che la sua invettiva contro Piton così ben progettata fosse stata interrotta. Continuarono a mangiare per cinque minuti i loro gulasch, rimuginando sul troll e tutti gli annessi e connessi.

–Guardate Piton! Zoppica!- bisbigliò concitato Harry quando Piton, alzatosi dal tavolo degli insegnanti, passò vicino al tavolo di Grifondoro alle spalle di Ron e di Hermione uscendo dalla Sala Grande. Non appena Harry lo disse gli altri due si voltarono verso il corridoio tra i due tavoli di Grifondoro e Tassorosso giusto in tempo per vedere Piton fare un ultimo passo, anzi, fare un’ultima zoppicata prima di sparire dalla portata della loro vista.

–Può essere stato il troll! Allora, Sherlock? Ti basta questo come prova? O vuoi fotografie e relative documentazioni?- domandò Ron sarcastico, sempre sottovoce, mentre Hermione mangiava una forchettata di gulasch leggendo gli effetti dell’incantesimo Conjuntivitus nella terza colonna della pagina –Si, mi basta, spiritoso. Tuttavia rimane comunque una domanda: come ha fatto Piton a far entrare il troll nei sotterranei se è sempre stato con voi nella Sala Grande?-

-Ehi! Avete visto la Gazzetta del Profeta di oggi?- domandò Dean Thomas, un Grifondoro del loro stesso anno rivolto ad Harry, Ron, Hermione, Neville, Fred, George e un altro paio di ragazzi di Grifondoro. –C’è qualcuno che è cercato di rubare qualche cosa alla Gringott, ieri pomeriggio. Hanno provato ad entrare nella camera blindata…- Dean si interruppe e diede velocemente una scorsa al giornale, proprio sopra alla foto (animata, naturalmente) centrale che rappresentava uno dei folletti della Gringott che saliva su uno dei carrelli che venivano usati per raggiungere le stanze, situate in profondità –No, non lo dicono il numero della stanza. Ma la cosa straordinaria e che nonostante tutti i trucchi dei folletti e le trappole, i ladri non li hanno presi! Vi rendete conto che è la prima volta che qualcuno entra alla Gringott senza permesso e ne esce senza farsi vedere dai folletti? Vivo, tra l’altro! Comunque pare che non abbiano preso nulla, la camera blindata era stata svuotata in agosto.- La notizia iniziò immediatamente a spargersi come un’enorme ragnatela stranamente fitta. –I folletti non li hanno presi!- -Ma come sono fuggiti, si sa?- -Chissà cosa volevano prendere?- e così via.

Improvvisamente Harry si alzò –Venite, andiamo nella Sala Comune, devo assolutamente dirvi una cosa… non posso dirvelo adesso, dai.- Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo vacuo, ma si alzarono a loro volta e seguirono velocemente Harry fuori dalla Sala Grande, per i lunghi corridoi, per le numerose scale, mentre i ritratti attorno a loro bisbigliavano tra di loro.

Continuarono a camminare senza dire una parola finchè non si trovarono finalmente davanti al ritratto della Signora Grassa, che si stava sistemando i capelli in un’elaborata acconciatura in stile ottocentesco guardandosi allo specchio.

–Zaffiri.- disse Hermione ad alta voce, perché la Signora Grassa sembrava piuttosto indaffarata e difficilmente l’avrebbe sentita se avesse parlato a un tono di voce normale. Il ritratto si spostò mentre la Signora Grassa borbottava scocciata e loro tre entrarono nella Sala Comune, dove regnava una calma tanto grande quanto insolita. Fred e George Weasley non stavano facendo rumore e confusione con i loro Fuochi d’Artificio Freddi con Innesco ad Acqua del Dottor Filibuster, niente ragazzi che ripassavano ad alta voce Storia della Magia, niente studenti che facevano gli esercizi di Incantesimi assegnati dal professor Vitius, niente di niente. Il silenzio era rotto solo dal debole sfrigolio dei rami che bruciavano nel camino. Fu proprio lì davanti che si sedettero, trasportando tre poltrone morbide e confortevoli di colore scarlatto come il simbolo di Grifondoro.

-Allora? Cosa c’è?- domandò Ron impaziente.

–La camera blindata… quella che volevano svuotare... dev’essere la numero settecentotredici.- disse Harry. Hermione si accigliò –E perché proprio la settecentotredici, scusa?-

-L’hanno svuotata in agosto, l’ha detto Dean, ricordate? Era scritto sulla Gazzetta.- Ron annuì ed Hermione, ancora più accigliata, domandò –E allora?-

–Ecco, quando io e Hagrid siamo andati a Diagon Alley per fare gli acquisti per la scuola siamo andati alla Gringott e Hagrid ha preso qualcosa dalla camera blindata settecentotredici. Non ha voluto dirmi cos’era ma ha detto che era per Silente… una cosa importante e segretissima, ha detto. ‘Non esiste un posto più sicuro della Gringott, non esiste. Forse solo Hogwarts’.- Seguì qualche minuto di silenzio completo mentre tutti e tre guardavano le fiamme che danzavano disordinate nel camino. Poi Hermione domandò –Quindi tu stai dicendo… stai dicendo che quello che Hagrid ha preso dalla camera blindata in agosto…- Harry concluse per lei –Si, credo che sia qui a Hogwarts.-

Ron guardò il fuoco per qualche secondo e poi esclamò, eccitato –Il corridoio sigillato! Fred e George mi hanno detto che lo scorso anno era aperto e che nessuno sa perché lo hanno chiuso… hanno provato ad entrare e si sono beccati una settimana e mezzo di punizione… ma si, quello a destra al terzo piano, ricordate? Silente ne ha parlato al banchetto di inizio anno, subito dopo lo Smistamento… dove la sera di Halloween abbiamo visto…- si interruppe e tutti e tre si guardarono negli occhi, come se improvvisamente tutti i pezzi del puzzle fossero andati a posto. –Piton. Piton! Era lì la sera di Halloween! Ma certo, è per questo che ha fatto entrare il troll, per entrare nel corridoio senza nessuno che lo disturbasse, tra l’altro il troll era molto lontano, quindi nessuno sarebbe andato lì! Vorrei solo sapere cosa c’è in quel posto… cosa vuole Piton e perché è così importante da far venire la voglia di entrare alla Gringott!- esclamò Harry corrucciato. –Domani andiamo a chiederlo ad Hagrid, lui lo saprà di sicuro.- propose Hermione.

–Non ce lo direbbe mai, figurati. Io dico di indagare da soli.- esclamò Ron. Ci pensarono per un secondo, in silenzio, poi Hermione disse –Andiamo a vedere. Ora. Sono tutti nella Sala Grande, non c’è nessuno in giro, no?- Harry e Ron la guardarono stupiti per un attimo –Cioè… andare nella stanza dove è nascosta quella cosa?- domandò Harry stupito. Hermione annuì. Ron la guardò per un attimo, poi disse –Hermione Granger che ci spinge ad infrangere le regole. Questa è una cosa ai confini della realtà.- Hermione gli lanciò un’occhiataccia e non ci fu bisogno di pensarci neanche un secondo. Sarebbero andati a vedere.

______Nota di Herm90

Questo era più che altro un breve intermezzo tra un chappy e l'altro, sorry ma non ho avuto tempo di correggere anche la seconda parte, quindi la posterò separatamente... grazie mille a Angi (ma che Angi! sei la Cooman travestita! Come fai a saperlo?), Silvia91 (grazie grazie grazie!!!), Maddy91 e Keloryn (si, la trama continuerò a cambiarla un po' perchè in alcune parti dovrebbe esserci solo Harry e non potrei farle viste da Hermione...), Ginny93 (figurati, mi fa piacere se quando riesci recensisci ma è logico che non stai al pc 24 ore su 24 ad aspettare il capitolo successivo! Grazie dei tuoi commenti!) e GiulyWeasley (tesoro mio sei tornata! Grazissimissimissimo!)

Al prossimo chappy, bacioni a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Fuffy ***


Fuffy

Furtivi e silenziosi Hermione, Harry e Ron si diressero verso il corridoio a destra del terzo piano. Come previsto era tutto vuoto. Anche Gazza non stava montando la guardia ma mangiava nella Sala Grande, seduto al tavolo dei professori.

Si trovarono davanti a una porta chiusa con due lucchetti e un pesantissimo catenaccio.

–E ora? Come facciamo ad entrare?- domandò Harry. Hermione alzò gli occhi al cielo, sbuffò e disse –Ma voi cosa fate a lezione, dormite? Sapete quante volte Vitius ha nominato l’Alohomora? Inoltre è anche al capitolo sette del nostro libro di Incantesimi- detto questo tirò fuori la bacchetta magica e, con un movimento del polso che comprendeva i lucchetti e il catenaccio esclamò –Alohomora!-

La porta si aprì immediatamente e loro si guardarono attorno per assicurarsi che nessuno fosse nei paraggi e poi entrarono. All’interno il corridoio era completamente buio, tanto che non si vedeva a un palmo dal naso. Ma ciò non impedì loro di sentire il minaccioso ringhio sommesso che proveniente da davanti a loro. Tutti e tre dissero, quasi ad una voce –Lumos!- e le punte delle loro bacchette si illuminarono.

Ciò che videro gelò loro letteralmente il sangue nelle vene. Un enorme, gigantesco cane a tre teste dal pelo di una chiara sfumatura marrone li guardava con la bava alla bocca, anzi a tutte e tre le bocche, ringhiando ferocemente e mostrando i denti affilatissimi. Quando la testa centrale spalancò le fauci non riuscirono proprio a trattenere un urlo, ma poi si bloccarono impietriti. Tutti e tre sbiancarono di colpo.

–Ok, con calma eh? Usciamo… di… qui.- disse Harry sottovoce, anche se la sua voce non era per niente tranquilla ma colma di terrore, esattamente come quella di Hermione quando rispose, con il debole filo di voce che le era rimasto –Va bene.- sempre muovendosi lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, anche se dopo l’urlo era perfettamente inutile, i tre aprirono la porta e uscirono senza dare le spalle alla bestia, preoccupati che potesse attaccarli, la bacchette sguainate.

Hermione notò che il cane aveva le grandi, enormi e minacciose zampe poggiate su una piccola botola di legno scuro. Non appena tutti e tre furono fuori dal corridoio Ron chiuse in fretta la porta con lucchetto e catena.

–Ma che ci fa un mostro così in una scuola?- domandò poi Ron con il fiatone mentre si allontanavano.

–Scusa, non è chiaro? Protegge quello che Piton sta cercando! Non avete visto dove poggiava le zampe?- domandò Hermione con voce fievole.

-Sai, credo di non averlo notato, ero un tantino occupato con le sue teste! Forse tu non le hai notate, Hermione, ma erano tre!- esclamò Ron acido mentre tutti e tre camminavano verso la Sala Comune dopo essersi allontanati di corsa dal corridoio in modo da non farsi vedere girare lì attorno da Gazza. Hermione lanciò al ragazzo uno sguardo seccato –Sempre più simpatico! Su una botola! È chiaro che lì sotto c’è…- si interruppe.

–Ormai dobbiamo per forza chiederlo ad Hagrid. Perché non andiamo ora? È ancora presto e non ci hanno dato compiti per domani.- propose Ron dando un’occhiata al suo orologio da polso. I due compagni furono immediatamente d’accordo, così invece di andare nella Sala Comune scesero nell’entrata, salutando Nick-Quasi-Senza-Testa quando questo passò affianco a loro sull’enorme scalinata coperta da un tappeto viola con i bordi dorati.

Aprirono l’enorme portone quel tanto che basta per poterci passare e si incamminarono verso la foresta proibita.

-Ehi, Potter! Dove te ne vai con quei due deficienti?- domandò un ragazzo biondo dalla pelle pallida e il viso appuntito.

–Taci, Malfoy!- esclamò Harry. Draco Malfoy, accompagnato da Tiger e Goyle, che più che amici sembravano le sue guardie del corpo, disse ancora qualcosa, ma loro non lo sentirono perciò non risposero.

–Quel Malfoy… come lo odio!- esclamò Harry arrabbiato.

–Ho già sentito nominare i Malfoy, ma non mi ricordo bene… lui è a Serpeverde, non è vero?- domandò Hermione. Harry annuì e Ron disse –Tutti i Malfoy sono sempre stati dei Serpeverde. Mio padre dice che i Malfoy erano dalla parte di Voi-Sapete-Chi e sono stati tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo la sua caduta. Dissero di essere stati stregati, ma secondo mio papà non è vero. Lui conosce Lucius Malfoy, il padre di Draco, e dice che non aveva bisogno di una scusa per passare dalla parte oscura.-

Con queste parole i tre arrivarono alla porta della casa di Hagrid e Harry bussò. Hermione aveva già conosciuto Hagrid ma non era mai stata a casa sua perché un paio di giorni prima, quando erano andati a trovarlo, l’avevano trovato nel suo piccolo orto ed erano stati lì fuori con lui per un paio d’ore, finchè loro non erano dovuti tornare a scuola per la cena.

Dall’interno della casa si sentì abbaiare e la voce di Hagrid disse –Buono, Thor, buono, sta’ giù.- Il guardiacaccia aprì la porta –Ehi, ragazzi! Come vi và? Su, entrate prima che mi congelate!- Si spostò dalla porta permettendo ai tre di entrare.

Era una piccola capanna con un letto coperto da una coperta patchwork, una sottospecie di cucina, un tavolo con quattro sgabelli evidentemente costruiti da lui e un quinto sgabello su cui era poggiato un ombrello rosa che Harry sapeva essere non un semplice ombrello ma la bacchetta magica di Hagrid, spezzata dal Ministero quando l’uomo era stato espulso da Hogwarts al terzo anno per motivi che lui non aveva mai raccontato a nessuno di loro. Hagrid teneva fermo per il collare un grosso cane nero che era come proporzionale ad Hagrid, infatti arrivava alle spalle di Hermione.

-Venite, venite, vi faccio un tè caldo. Con questo freddo... Sedetevi.- li invitò indicando gli sgabelli.

I tre si sedettero e Hagrid iniziò a trafficare sui fornelli. Quando ebbe finito posò sul tavolo quattro grandi tazze fumanti e un piatto pieno di biscotti enormi e leggermente bruciacchiati sui bordi, ma dall’aspetto tutto sommato abbastanza invitante. Harry, Ron ed Hermione presero un biscotto ciascuno e diedero un morso. Ci mancò poco che non si spezzassero i denti, così senza farsi vedere da Hagrid infilarono velocemente i biscotti ognuno sotto il proprio mantello, in una tasca interna. Li avrebbero buttati in seguito. Il tè, invece, era molto buono e i quattro iniziarono a sorseggiarlo.

–Non li volete i biscotti?- domandò Hagrid indicando il piatto. Fu Harry a rispondere –No, grazie Hagrid. Abbiamo… mangiato parecchio a pranzo. Senti, noi volevamo chiederti una cosa.- disse Harry. Prendendo una sorsata di tè Hagrid annuì, così Hermione domandò –Volevamo sapere cosa protegge il cane a tre teste.- non era il caso di fare tanti giri di parole, meglio arrivare direttamente al punto. Hagrid quasi si strozzò con il tè e poi domandò, sputacchiando ovunque gocce di bevanda

–Come… come lo sapete che ci sta Fuffy lassù?-

Harry alzò un sopraciglio un po’ stupito –Fuffy? Quel bestione tu lo chiami Fuffy? Ha un nome?- domandò sorpreso. Poco ma sicuro, a vederlo quel mostro decisamente non dava l’idea di Fuffy.

–Beh, è mio, l’ho prestato a Silente… proprio non capisco com’è che voi sapete di Fuffy…-

-Vabbè, questo è un particolare irrilevante. Comunque cosa protegge?- domandò Ron noncurante.

–No che non ve lo dico! Ma tu guarda! Cosa interessa a voi, poi?-

-Ma Hagrid, è importante! Pit… qualcuno sta cercando di rubarla, qualunque cosa sia!-

-E che, non lo so? Siete voi che non lo dovreste sapere! Ma Silente la protegge… gran uomo, Silente… e se metti Silente non riesce, poco ma sicuro che non ci riuscite manco voi.- disse Hagrid con un tono che diceva chiaramente Discussione chiusa. Ma nessuno dei tre ragazzi era disposto a cedere così facilmente e quello era l’unico modo che avevano per scoprirlo –Andiamo, Hagrid, diccelo! Cosa c’è nel corridoio a destra del terzo piano?- domandò Harry insistente.

–No, no e no. Sentite bene a me: no. Non sono affari vostri, è una faccenda tra Silente e Nicolas Flamel e a voi…-

-Quindi centra un tizio che si chiama Nicolas Flamel.- esclamò Hermione. Hagrid le lanciò un’occhiataccia ma si sentiva indubbiamente in colpa per ciò che si era lasciato sfuggire, poi disse –Sentite a me, lasciate perdere. È davvero una faccenda che a voi non riguarda. Inutile che continuate, non vi dico una virgola di più, basta.-

Ron scosse le spalle con un sorriso –E va bene.- disse, poi bevve un altro sorso di tè e iniziarono a parlare delle lezioni, di come stava andando. Su questo terreno Hagrid si sentiva molto più sicuro, era più che evidente. Tuttavia, con la mente, i tre ragazzi continuavano a pensare a Nicolas Flamel, al pacchetto ritirato nella camera blindata settecentotredici e a Fuffy.

Dopo un’oretta passata da Hagrid si accorsero che fuori iniziava a fare buio, così lo salutarono e poi uscirono dalla capanna, percorsero i prati e arrivarono al castello.

_______Nota di Herm90

Maccccccccccciao! Volevo un po' di allegria, visto che domani mattina inizio la scuola (anche se ho sentito che qualche fortunello, e intendo in Puglia e in Emilia Romagna, inizia non prima del 18... grrrrrrrr), così ho pensato di postare un'altra ff per rallegrarmi un po'...

Allura, ringraziamenti: Giuly Weasley (in OotP Piton, dopo aver fatto cadere a terra la pozione di Harry, dice che prenderà uno 0, perciò credo che i voti tipo O, S e company siano solo per i G.U.F.O....), Keloryn, Thief Alchemist (uhm, in effetti Fuffy non ha un gran ruolo per ora, ma ricomparirà più avanti...), RobyLupin (tempo? Cos'è il tempo libero? Come ti capisco!) e maddy91.

Ehi, guardate giù... la vedete la scritta "Vuoi inserire un commento?"? ecco, bravi, cliccateci sopra e scrivete ciò che pensate XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Il quidditch ***


Il Quidditch

-Ehi, ragazzi! Dove siete spariti ieri sera?- domandò Fred Weasley la mattina seguente in sala comune, avvicinandosi al gruppetto in compagnia di George e di Lee Jordan, che teneva in mano una grande scatola di fuochi d’artificio del dottor Filibuster.

–Da Hagrid, perché?- domandò Ron aggrottando le sopraciglia, evidentemente stupito che i fratelli si interessassero a ciò che faceva lui.

–Perchè così facendo avete saltato la cena e vi siete perso l’avviso di Silente. Avete lezione di volo tra cinque minuti in cortile, nel campo da Quidditch. Le scope le fornisce la scuola.- rispose George.

–Oh, cavoli, sbrighiamoci!- esclamò Ron sobbalzando. I tre amici corsero fuori dalla sala comune e uscirono in cortile. Ma questa volta invece che andare verso la capanna di Hagrid andarono verso il campo da Quidditch, che si trovava verso nord, di fronte al lago. Proprio in quel momento un gigantesco tentacolo della piovra gigante alzò un’onda enorme cercando di afferrare un pezzo di pane.

-Volare? E come si fa? Io non ho mai volato!- esclamò Hermione preoccupata. Più si avvicinavano al campo più l’ansia le saliva per la paura di tutto ciò che sarebbe potuto accadere su una scopa a chissà quanti metri di altezza.

–Oh, no!- esclamò Harry a un certo punto. Quando Ron ed Hermione gli lanciarono uno sguardo confuso si spiegò –Guardate un po’ con chi è che abbiamo lezione, i Serpeverde! Mi ci mancava proprio di fare una figuraccia a cavallo di un manico di scopa davanti a Malfoy, giusto per fornirli qualche altro motivo per prendermi in giro!-

-Ho sentito dire che Malfoy è molto bravo a volare.- disse cupa Hermione.

–Già, lo và sbandierando ai quattro venti! Ma secondo me sono tutte chiacchiere. Magari ha già volato un paio di volte, ma non credo alla metà delle storie che racconta.- esclamò Ron sicuro.

Anche lui diceva di saper volare, ma certo non esagerava come faceva Malfoy, che raccontava mille avventure esilaranti che inevitabilmente terminavano con lui che scampava per un soffio a un elicottero o a un aereo babbano.

Arrivati al campo di Quidditch notarono che non mancava più nessuno studente ma che Madama Bumb, insegnante di volo nonché arbitro delle partite di Quidditch tra le case, non c’era ancora.

-Guardate cosa mi ha spedito la nonna questa mattina!- esclamò Neville non appena i tre arrivarono al campo mostrando una palla di vetro grande quanto il pugno di una mano piena di una tremula nebbia azzurra e circondata verso la metà da una striscia di metallo dorato.

-Una Ricordella! Se la stringi in mano e la nebbia diventa rosso scuro, significa che ti sei dimenticato di fare qualcosa.- mentre spiegava agli amici Neville mimava ciò che diceva e immediatamente, non appena strinse la palla in mano, la nebbia da azzurra divenne di un bel rosso scarlatto simile a quello dello stemma di Grifondoro –Oh, mi sono dimenticato qualcosa! Però… cosa?-

-Bene, bene! Ora, posizionatevi affianco alle scope, a sinistra della scopa scelta. Iniziamo!- la voce di Madama Bumb, che era appena arrivata dietro di loro, risuonò forte e chiara: doveva essersi abituata nelle partite di Quidditch. Tutti gli studenti, sia di Grifondoro che di Serpeverde, obbedirono immediatamente –Ora concentratevi sulla scopa. Quando vi faccio il segnale dite Su e la scopa dovrebbe arrivare nella vostra mano destra. Se non ci riuscite, riprovate ogni volta che io ripeto il segnale.- tutti obbedirono e non appena Madama Bumb fece scattare la bacchetta nel campo risuonò un coro di Su!

La scopa di Harry volo su fino alla sua mano destra e lui la afferrò radioso. Anche la scopa di Ron si alzò, ma lui doveva essere abituato perché sembrava poco interessato. La scopa di Malfoy, nella file di fronte ai Grifondoro, fece lo stesso e lui assunse immediatamente un’aria fastidiosamente tronfia, ma quella di Neville non si mosse nemmeno. Ad Hermione comunque andò meglio che a Neville, perché la sua scopa si alzò, anche se quando arrivò a pochi millimetri da terra tornò giù con un lieve tonfo. Hermione ritentò e ritentò e dopo un bel numero di tentativi la scopa arrivò finalmente alla sua mano. Dopo un altro paio di tentativi tutti, anche Neville, riuscirono nell’intento.

–Bene, molto bene. Ora mettetevi a cavallo della scopa e al mio via datevi una spinta con le ginocchia. Alzatevi solo di un paio di metri, poi piegatevi in avanti e scendete. Il via lo do dopo il tre. Uno, due,…- stava per arrivare al tre quando Neville, evidentemente sovraeccitato e preoccupato, spiccò un volo che non riuscì e cadde a terra, sbattendo la faccia. Quando si rialzò lamentandosi il naso era così sanguinante che Madama Bumb fu costretto a portarlo in infermeria, con l’avvertimento che chiunque avesse cavalcato la scopa durante la sua assenza, anche alzandosi di solo mezzo millimetro, sarebbe stato espulso prima di avere il tempo di dire Quidditch.

-Ma tu guarda che deficiente!- esclamò Malfoy mentre, ridendo, scendeva dalla scopa.

–Piantala.- disse Harry aggressivo. Hermione vide a un certo punto un riflesso di luce gialla provenire da un punto imprecisato del prato. Anche Malfoy lo vide, ma capì anche da dove e da cosa proveniva. Con un odioso ghigno fece un paio di passi, si chinò e raccolse qualcosa da terra. Quando si rialzò teneva in mano una piccola sfera di vetro contenente una nebbiolina azzurra –Ma non è quella roba che aveva quel cretino, la sua Ricordella?- esclamò con voce divertita –Vediamo se la trova se la metto su quell’albero.- detto ciò, incitato dai Serpeverde, afferrò la scopa e le fece passare sopra la gamba, rimettendosi a cavallo del manico.

–Non ci provare, Malfoy!- esclamò Harry in un eccesso di rabbia. Hermione sapeva che era da tempo che aspettava un pretesto per litigare con Malfoy e quella era senza dubbio l’occasione giusta. Malfoy rise e si spinse con i piedi. La scopa si sollevò immediatamente e il suo cavalcatore disse –E ora come fai, Potter?- Harry afferrò la sua scopa e si mise a cavalcioni di essa, sperando intensamente di non fare una memorabile figuraccia.

–Harry, no! Madama Bumb l’ha vietato e in più non sai nemmeno volare!- Hermione cercò di fermare l’amico, che però non le diede retta e si diede la spinta. Hermione scosse la testa esasperata –Che razza di…-

La scopa di Harry si sollevò e immediatamente arrivò alla stessa altezza di Malfoy, che lo guardò con uno sguardo decisamente meno sicuro di sé stesso di quanto poco prima fosse sembrato. A questo punto, si disse Hermione, non ha più senso rimproverarlo. Così come tutti i Grifondoro si mise a tifare per Harry, che intanto era fermo di fronte a Draco. I due si guardavano in cagnesco.

–Va bene, facciamo il tuo gioco. Vediamo se riesci a prenderla, Potter!- esclamò beffardo Malfoy. Lanciò la Ricordella con tutta la forza che riuscì a trovare e Harry si lanciò immediatamente all’inseguimento.

–Attento, Harry!- urlò Hermione preoccupata guardando la scena. La Ricordella stava scendendo di quota e Harry faceva lo stesso, avvicinandosi sempre di più al terreno. Improvvisamente si bloccò e alzò il pugno in aria: aveva preso la Ricordella. L’intera classe di Grifondoro esplose, ma la voce severa che giunse subito dopo bloccò tutti –Ma come ti è venuto in mente!- esclamò la voce della professoressa McGranitt. Prima del suo arrivo Malfoy era sceso, perciò la colpa ricadde esclusivamente su Harry. –Con me, Potter.- Harry scese immediatamente dalla scopa e poggiò delicatamente i piedi a terra.

–Professoressa, non è stata colpa sua!- esclamò Hermione.

–Taccia, signorina Granger.-

-Ma professoressa, Malfoy…-

-Signor Weasley, la avverto: Un’altra parola e…- si interruppe lanciando a Ron uno sguardo minaccioso, poi si rivolse nuovamente ad Harry -Andiamo, Potter.- Harry, con lo sguardo rivolto a terra, seguì la professoressa con la scopa in mano, più che sicuro di aver terminato la sua carriera scolastica.

La lezione di volo fu sospesa, e Ron ed Hermione tornarono in sala comune mentre gli altri, felici di quell’ora di libertà, iniziavano a rincorrersi per il giardino e a riunirsi in piccoli gruppi.

-Malfoy è una persona così... orribile!- esclamò rabbiosa Hermione sedendosi su una delle poltrone davanti al fuoco.

-Già. Ma il problema è che riesce sempre a farla franca, in qualche modo.- le diede ragione Ron sedendosi sulla poltrona accanto a lei.

-Speriamo solo che Harry non finisca in guai troppo grossi. La McGranitt è un’ottima insegnante, ma è piuttosto severa...-

-Piuttosto severa?- la interruppe Ron incredulo –Hermione, trovami qualcuno più rigido della McGranitt e ti pago! E nota che scommetto, anche se non ho soldi!-

-Beh, ok, è molto, molto severa. Va bene così?- fu costretta ad ammettere Hermione.

In quel momento Harry entrò da buco del ritratto con aria funeraria. I due alzarono preoccupati lo sguardo verso l’amico –Harry, che è successo?- domandò Hermione.

-Non ti avranno... espulso?- domandò Ron pronunciando con timore l’ultima parola. Harry fece un gran sorriso –Sono il Cercatore della squadra di Quidditch!- annunciò.

–Cercatore? Cavolo, Harry! Ma è fantastico! Noi eravamo preoccupatissima che tu venissi espulso e invece…- Ron si interruppe stupefatto. Nonostante Harry fosse stato in un certo senso premiato per non aver seguito le regole, cosa che normalmente le avrebbe dato un immenso fastidio, Hermione fu contenta per l’amico –Beh, Malfoy se l’è meritato. Lui sarebbe dovuto essere punito, se vuoi saperlo. Ora rimarrà di stucco quando lo saprà! Già mi immagino la sua faccia!-

________Nota di Herm90

Mamma mia come non mi piace questo capitolo... Però è necessario, quindi lo metto comunque... visto che questa parte della storia è incentrata su Harry, non credo di essere riuscita a cambiarlo molto dal libro, nonostante questo... una bella recensioncina-ina-oh me la lasciate lo stesso vero?

A proposito di recensioni, i ringraziamenti:

VallyBeffy (uffa^20 alla scuola... non ho quasi più tempo per scrivere...)

Keloryn (grazie, e... idem come sopra)

RobyLupin (Thanke! ed ecco l'aggiornamento!)

Diavolettadark (TU! Il 19? Ragazzi, armiamoci e iniziamo la persecuzione a Diavoletta!!!)

Thief Alchemist (Oh, un'altra povera vittima dell'11 come la sottoscritta!)

Angi e Gius (o solo Angi? Non ho capito... beh, io ringrazio entrambe, cmq!)

GiulyWeasley (figurati! anche io sono dovuta andare a controllare per ricordarmi dello 0...)--->a proposito, aggiorna presto "Le quattro stagioni", è bellissima!

E, già che ci siete, ho un piccolo dubbio: qualcuno mi spiega perchè solo alla mia scuola in terza si inizia morfofisiologia??? Mica è giusto!!! Che razza di materia è, manco riesco a pronunciare il nome!!!

Beh, basta... alla prossima con, spero, un capitolo un po' più decente...

Bacioni a tutti! Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Piton e le Arti Oscure ***


Piton e le Arti Oscure

La mattina seguente Harry, Ron ed Hermione erano seduti al tavolo di Grifondoro con davanti a loro centinaia di vassoi pieni di porridge, toast, prosciutto, pancetta e una gran varietà di altri cibi, come accadeva ogni mattino. Hermione si servì una generosa porzione di uova fritte e qualche fetta di bacon. C’era qualcosa che non le quadrava, ma proprio non riusciva a capire cosa fosse... poi, proprio mentre si stava per mettere in bocce il primo cucchiaio di uova, si bloccò –Harry… tu non hai una scopa!- esclamò.

Harry si fermò a metà di un sorso di succo di zucca e poggiò sul tavolo il bicchiere, gli occhi sbarrati –Hai ragione!-

-Non ti preoccupare, Harry! La McGranitt ci avrà pensato: probabilmente per i primi allenamenti userai una scopa della scuola, finchè non avrai tempo di ordinarti una buona scopa. Quelle della scuola non sono molto buone, Fred e George dicono che vanno dove vogliono loro. Ma meglio di niente.- disse Ron senza smettere di morsicare affamato un toast farcito con prosciutto e formaggio.

–Giusto.- più tranquillo, Harry si servì un po’ di porridge e numerose fette di prosciutto fritto. Avevano quasi finito di mangiare quando dalla solita finestra entrarono centinaia di gufi con un assordante rumore di ali. Due barbagianni, uno di colore nero e uno dalle piume di uno strano colore rossiccio, muovendosi un po’ nascosti, portarono un lungo pacco sottile incartato di carta marrone. Con grazia i due barbagianni poggiarono il pacco davanti ad Harry, Ron ed Hermione, che lo fissarono per un secondo. Harry tirò fuori un biglietto dal pacco e lo aprì.

 

Non aprire il pacco a tavola. Esso contiene una Nimbus Duemila

nuova, mantenuta in ottime condizioni. Ti servirà per

l’allenamento di stasera. Fai evanescere questo biglietto dopo

averlo letto: se gli altri scoprono che hai avuto una scopa ne

vorranno una anche loro. Silente ti ha accordato il permesso: sei

ufficialmente il nuovo Cercatore di Grifondoro. Non spargere

troppo la voce, Baston vuole tenere segreta la tua ammissione alla

squadra.

Minerva McGranitt

-Dammi il biglietto.- disse Hermione. Harry obbedì ed Hermione lo prese, tenendolo tra lei e Ron in modo che entrambi potessero leggerlo. Quando ebbero finito erano stupiti quanto Harry.

–Una Nimbus, Harry! Una Nimbus! È la marca migliore, e la Duemila poi è l’ultima uscita!- esclamò Ron in un sussurro mentre Hermione puntava la bacchetta contro il biglietto facendolo scomparire silenziosamente.

Finirono in fretta la colazione tenendo il pacchetto nascosto sotto la panca e uscirono a passo svelto dalla Sala Grande cercando di nascondere la scopa a tutti, ma furono bloccati da Malfoy, Tiger e Goyle nell’entrata.

–Potter, mi stupisce vederti ancora tra noi! E cos’è quel pacco?- domandò Malfoy con voce strascicata prendendo la scopa ancora chiusa nella carta marroncina. La aprì con un solo gesto e un’espressione estasiata apparve sul suo volto pallido.

Il minuscolo professor Vitius si avvicinò a loro –Di chi è quella scopa? Non sarà mica tua, vero Malfoy?- domandò guardando severamente il ragazzo.

–La scopa è di Harry Potter, signore!- disse Draco tutto d’un fiato lanciando ai tre un’occhiata pungente, pensando di vedere sui loro volti nascere immediatamente un’espressione terrorizzata. Ma non accadde e il professor Vitius non li portò difilato dal preside come sperava Malfoy, ma invece sorrise –Oh, si, la professoressa McGranitt naturalmente ci ha parlato delle… circostanze speciali. E che scopa è, Potter?- domandò mentre sul viso di Malfoy il ghigno lasciava il posto a un’espressione schifata, come se qualcuno gli avesse lanciato della puzzalinfa sotto il naso.

–Una Nimbus Duemila, signore. E la devo proprio a Malfoy.- Il professor Vitius si allontanò dopo una breve conferenza sull’ottima qualità delle Nimbus e Malfoy domandò in tono aspro –Cosa diavolo significa questo, Potter?- Harry non riuscì a non sorridere –Solo un grazie, Malfoy.- e salì in dormitorio con Ron ed Hermione che ridevano a crepapelle per posare la sua Nimbus Duemila al sicuro accanto al baule di Harry. Anche se non se ne intendeva per niente di scope, Hermione capì che quello era proprio un manico di scopa di prima categoria: i rametti pagliosi, al fondo erano tagliati con precisione millimetrica, il manico era di legno di faggio piuttosto scuro e all’inizio, con eleganti ma semplici caratteri d’oro, c’era incisa la scritta Nimbus 2000.

Dopo aver ritirato la scopa i tre amici scesero in Sala Comune e da lì uscirono in cortile per la lezione di Erbologia.

Attraversarono il campo da Quidditch a passo svelto poiché, per mettere la scopa nel dormitorio, avevano fatto un leggero ritardo. Fortunatamente quando arrivarono davanti alla serra numero uno la professoressa Sprite non era ancora arrivata e la classe, formata dai Grifondoro e dai Tassorosso, era riunita al freddo davanti alla porta di vetro. Si avvicinarono al resto degli alunni, che cercavano di accendere fuochi magici per scaldarsi senza molto successo.

–Immagino che tu non sappia accendere un fuoco magico, vero Hermione?- domandò Ron supplicante. Ancora non aveva iniziato a nevicare, probabilmente per via del freddo ghiacciante.

–Si che sono capace. Guardate, Hagrid dev’essere fuori, le tende sono tutte chiuse.- notò mentre con un piccolo gesto della bacchetta accendeva un fuoco azzurro che immediatamente sprigionò un piacevole tepore. Harry, Ron ed Hermione si strinsero più che poterono attorno al fuoco, ma avevano appena iniziato a riscaldarsi che la professoressa Sprite arrivò ed Hermione dovette spegnere il fuoco in tutta fretta poiché non erano proprio sicuri che fosse regolamentare.

La professoressa era imbacuccata in un mantello verde muschio e portava un cappello con sotto un paio di paraorecchie dello stesso colore del mantello e della lunga sciarpa che portava stretta quanto più possibile attorno al collo. Salutò la classe e dalla bocca uscì una nuvoletta di vapore bianco, poi si avvicinò alla porta e tirò fuori da sotto al mantello una grossa chiave antica d’argento. Aprì la porta e, non appena si scostò per lasciare entrare la classe, ogni singolo Grifondoro e Tassorosso si precipitò letteralmente nella serra, dove c’era sempre un calore addirittura esagerato. Quando la professoressa Sprite, dopo essere entrata, chiuse la porta dietro di sé, trovò che gli studenti si erano già sistemati attorno al tavolo centrale e avevano poggiato i mantelli sull’attaccapanni (era necessario tenere gli indumenti lontano dalle piante, alcune delle quali tendevano ad afferrare qualsiasi oggetto che non opponesse resistenza). Andò a capotavola e indicò le piante che aveva già in precedenza sistemato, una per ogni tre studenti –Questo- disse, mentre gli studenti osservavano incuriositi le piante dal bel colore verde con due fiorellini celesti sulla punta del gambo –Si chiama Serbo Selvatico. Persino i Babbani la conoscono, chi sa dirmi perchè?- domandò la professoressa guardando uno a uno ogni studente. Hermione alzò la mano immediatamente e la professoressa Sprite disse –Si, signorina Granger, dica pure.- Hermione si schiarì la voce –I babbani credono che questa pianta possa venire utilizzata contro i demoni e per evocare gli spiriti, porre loro delle domande ed obbligarli a rispondere. Nel medioevo chiunque venisse trovato con una radice di questa pianta veniva processato per stregoneria e bruciato. In seguito queste proprietà vennero attribuite al Tranello del Diavolo.- La professoressa Sprite annuì soddisfatta e continuò –Naturalmente anche il tranello del Diavolo non aveva nessuno di questi poteri, ma i babbani tendono a vedere la magia dove non ce n’è traccia e a non notarla quando ce l’hanno davanti al naso. Molto bene, signorina Granger. Dieci punti a Grifondoro. Ora, Paciock, sa per caso dirmi l’utilizzo di questa pianta, al di fuori delle leggende babbane?- domandò la professoressa Sprite. In tutte le lezioni, Neville sembrava più che uno studente un visitatore esterno e non riusciva mai a rispondere a una domanda, ma in erbologia era sicuramente il più bravo della classe dopo Hermione –Si usa… nelle pozioni rigeneratrici per renderle più potenti.- la professoressa annuì –Esatto. Ora, rinvaseremo le nostre piante. Come vedete, davanti a ogni gruppo di lavoro ci sono due vasi. Vi ho fatti mettere a gruppi di tre persone perché ci sono tre compiti da svolgere. Uno dei tre deve bloccare i due fiorellini celesti. Dovete stare molto attenti, perché possono strapparvi un bel pezzo di pelle se riescono a morsicarvi. Un altro del gruppo deve togliere la pianta dal suolo e poggiarla delicatamente nel secondo vaso, mentre il terzo deve versare la giusta quantità di terra non appena la pianta tocca il fondo del vaso. Se la pianta si sveglia il lavoro sarà molto più complicato, quindi siate cauti. Bene, mettetevi i guanti e iniziate.-

Harry, Ron ed Hermione, che stavano curando lo stesso Serbo Selvatico, iniziarono a lavorare. Hermione teneva fermi i fiori, Harry travasava la pianta e Ron metteva la terra. Andò tutto bene nel primo vaso: Harry tolse la pianta delicatamente ed Hermione riuscì a non stringere troppo i fiori (o troppo poco). Ma poi Harry usò troppa forza, facendo sbattere la pianta contro il fondo del vaso, Hermione sobbalzò tirando un po’ troppo uno dei due fiori e Ron, che cercò di rimediare, schizzò della terra proprio dentro uno dei fiori, che iniziò a starnutire mentre l’altro cercava di staccare le dita di Harry e di Hermione. Tuttavia dopo dieci minuti di lotta riuscirono a sotterrare le radici e tutta la parte inferiore dello stelo, così il Serbo Selvatico si calmò e si addormentò nuovamente.

-Bene, ragazzi, per oggi potete andare.- disse la professoressa iniziando a ritirare i vasi –Per la prossima volta un tema di trenta centimetri di pergamena sulla natura del Serbo Selvatico, la sua storia e sul suo utilizzo. Arrivederci.-

Quando li studenti uscirono dalla classe erano coperti da uno strato di terra così spesso che a malapena si resero conto della variazione della temperatura.

Mentre i Tassorosso si diressero direttamente verso l’aula di Trasfigurazione, dove la McGranitt li stava aspettando correggendo i compiti della volta prima, i Grifondoro ebbero il tempo di farsi una rapida doccia prima di andare a lezione di Incantesimi. Harry, Ron ed Hermione si trovarono nella Sala Comune e insieme si recarono verso l’aula di Vitius, che li attendeva seduto sulla sua sedia con sotto parecchi libri spessi che utilizzava per riuscire a vedere la classe oltre al ripiano di legno scuro della cattedra. Quando entrarono, si sedettero all’ultimo banco e aprirono a una pagina a caso il Manuale degli incantesimi, volume primo.

–Oggi impareremo un incantesimo che serve per pulire le macchie sugli abiti e su tutti gli oggetti in generale. L’incantesimo di cui parlo- disse il professor Vitius scendendo dalla sedia con un notevole salto (almeno per la sua statura) ed iniziando a girare tra i banchi –Si trova a pagina venticinque ed è chiamato comunemente Gratta e Netta. Questo incantesimo deriva dallo Splendinium, incantesimo molto comune nell’antichità e usato specialmente dalle casalinghe e dalle domestiche per pulire i ripiani. La differenza è che il Gratta e Netta funziona su ogni materiale senza variazioni, cosa che non si può dire dello Splendinium.- mentre il professore spiegava gli studenti avevano aperto velocemente il libro e alcuni, tra cui Hermione, avevano iniziato febbrilmente a prendere appunti sui loro fogli di pergamena giallognoli, fermandosi solo per intingere nell’inchiostro nero la punta della piuma –Prendete le bacchette, prego. Ora vi mostrerò il movimento e poi proverete ognuno per conto suo, versando sul banco un po’ di inchiostro dalla vostra boccetta.-

Quando uscirono dall’aula, poco meno di un’ora dopo, solo Hermione era riuscita a fare scomparire completamente la macchia dal tavolo. Sul banco di Harry e su quello di Ron erano rimasti numerosi pallini neri, l’inchiostro di Lavanda Brown si era solamente seccato e quello di Dean Thomas era diventato trasparente ma era ancora lì sul tavolo, come scoprivi se ci poggiavi sopra il braccio, dove la macchia tornava nera per il contatto con la pelle. Neville, chissà come, era riuscito a moltiplicare l’inchiostro, che aveva poi iniziato a colare dal banco gocciolando per terra.

La classe andò in gruppo compatto verso l’aula di Difesa, materia che in realtà a nessuno piaceva molto. Perfino Hermione, che naturalmente prendeva appunti a tutto spiano interessatissima ad ogni singola parola del professore, si era aspettata cose molto diverse da Difesa contro le Arti Oscure. Un po’ di pratica, in effetti, era ciò che si aspettavano tutti, ma il professor Raptor continuava ad intrattenerli balbettando nozioni sui segni distintivi dei lupi mannari e su come utilizzare un infuso di foglie di iperico per rompere l’incantesimo delle Pastoie.

–Mo…mo…molto bene ra…ragazzi. Ab…abbiamo finito l’inca…incantesimo delle Pasto…Pastoie, perciò di-direi che pos…possiamo pas…passare al mo…modo di rico…riconoscere un Phooka da…da un cava…cavallo.- dopo questa breve descrizione della lezione Raptor si lanciò in una complicata spiegazione sul colore degli occhi del Phooka quando assume la forma di un cavallo per trascinare gli umani in mezzo a paludi sperdute. La lezione avrebbe anche potuto essere interessante, ma il continuo balbettare dell’insegnante la rendeva decisamente fastidiosa.

-Non è stata una lezione molto interessante. Me l’aspettavo diversa, la Difesa. Fred e George dicevano che non era male, ma lo scorso anno almeno facevano pratica.- commentò Ron a bassa voce, poiché stavano passando accanto al professor Raptor. Un odore nauseante arrivò di colpo alle loro narici –Cos’era quella puzza?- domandò Hermione quando furono fuori dalla classe.

–Pare che sia il turbante di Raptor. Non lo toglie mai, dicono, neanche per dormire. Serve a difendersi da un vampiro, George mi ha detto che è pieno zeppo d’aglio.- spiegò Ron.

–Prima hai detto che le lezioni erano diverse l’anno scorso… ma non c’era Raptor?- domandò Harry mentre, entrati nella Sala Grande, si sedevano al tavolo di Grifondoro. Ron scosse la testa –No, è il primo anno che insegna qui. Sono anni che và avanti così: finisce la scuola e cambia il professore di Difesa.- spiegò Ron.

–E come mai?- domandò Hermione incuriosita. Di questo non c’era scritto nulla in Storia di Hogwarts.

–Piton.- esclamò una voce da dietro le spalle di Hermione, che si voltò giusto in tempo per vedere Fred, George e Lee Jordan prendere posto affianco a loro.

–Piton?- domandò senza capire cosa centrasse Piton con la Difesa.

–Si, proprio lui, o almeno così dicono. Non lo sai? Sono anni che fa domanda per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, ma Silente non vuole, non so perché. Odia tutti i professori di Difesa, si dice che quel posto porti una gran sfortuna.- disse Fred mettendo nei piatti di tutti e sei una porzione ciascuno di lasagne –Cioè, si pensa che sia Piton a far… sloggiare i professori. Ogni anno capitano strani incidenti. L’anno scorso avevamo il professor Pay. Era molto bravo, sul serio. L’anno trovato nella serra numero undici e alcune foglie di betulla gli erano cadute in testa. Provocano la pazzia, ora è al San Mungo. Ma la cosa strana è che Pay odiava le piante, quindi nessuno sa perché sia andato nella serra undici. Gli studenti non ci possono entrare, solo la Sprite può.- spiegò George. Attorno al tavolo un silenzio anomalo accolse questa nuova scoperta. Un’altra macchia sulla reputazione di Piton, quindi.

Pur morendo dalla voglia di parlarne, una volta uscito dalla Sala Grande Harry dovette andare all’allenamento di Quidditch. Dopo averli augurato buona fortuna, Hermione e Ron salirono in Sala Comune ed avvicinarono due poltrone al fuoco che scoppiettava allegro nel caminetto. Rimasero seduti in silenzio per qualche minuto, poi Hermione domandò –Mi spieghi le regole del Quidditch? Ho provato a leggere Il Quidditch attraverso i secoli ma non ci ho capito un granché.-

-Non conosci il Quidditch? Già in effetti è normale, però… è lo sport più bello del mondo, altro che il cacio, o come si chiama quella roba che fanno i babbani! Si gioca su manici di scopa e ogni squadra è formata da sette giocatori. Ci sono tre cacciatori, quelli di Grifondoro sono Angelina Johnson, Alicia Spinnet e Katie Bell, che si passano la Pluffa e cercano di mandarla negli anelli, che sono protetti dal portiere. Il portiere di Grifondoro è Oliver Baston, che è anche il caposquadra. Poi ci sono due battitori, Fred e George, che cercano di colpire gli avversari con i bolidi e tenerli lontani dai loro compagni. E poi c’è Harry, che deve prendere il boccino, che è minuscolo e velocissimo.- Hermione annuì. Ron sembrava davvero un appassionato di Quidditch, perciò decise che non li avrebbe dato fastidio se lei gli avesse chiesto delle altre cose –E… i punti? Come si contano?- domandò.

–Ogni volta che la Pluffa entra in un anello sono dieci punti. E la squadra che prende il boccino vince centocinquanta punti. Quando si prende il boccino finisce la partita, non c’è un tempo massimo. Mi ricordo che quando ero piccolo siamo andati a vedere una partita che è durata tre settimane.-

-Tre settimane? Tutte di seguito?- Ron annuì, poi domandò –Ti và una partita a scacchi?- Hermione annuì, così Ron si alzò e andò nel dormitorio di Fred e George per prendere la scacchiera. Quando tornò posizionarono le pedine: Hermione prese le nere e Ron le bianche, perciò fece la prima mossa –Pedone in D4.- disse. Uno dei suoi pedoni si mosse in avanti e poi fu il turno di Hermione, che disse –Pedone in… C5.- continuarono per un po’, poi Ron riuscì a mangiare una delle torri nere di Hermione con uno dei suoi alfieri. L’alfiere in questione afferrò la sua spada e diede un colpo verso la metà della torre, che si afflosciò a terra e venne buttata fuori dalla scacchiera dall’alfiere.

–Ma… è un gioco brutale!- esclamò Hermione scandalizzata.

–Scacchi dei maghi. Che gusto c’è a giocare a quelli babbani?- domandò Ron. Continuarono a giocare per un po’ e Ron era decisamente più esperto di Hermione, che riuscì a mangiarli solo un cavallo. Ron mangiò un pedone di Hermione, poi sobbalzò e domandò –Oh, cavoli. Quante settimane è che siamo a scuola?-

-Cinque, perché?- rispose Hermione accigliandosi. Ron sbiancò –Dovevo scrivere a mia madre alla terza settimana!-

-Beh, digli che ti sei dimenticato.-

-Tu non conosci mia madre! Non mi sarei stupito se fosse piombata qui il giorno in cui avrebbe dovuto ricevere la lettera.-

-Oh, cavolo, anche io avrei dovuto scrivere ai miei genitori! Saranno preoccupatissimi!- si ricordò all’improvviso Hermione.

-Vado a prendere della pergamena e delle piume, lo prendo anche per te?- domandò Ron alzandosi.

–Si, grazie.- Ron attraversò la Sala Comune e salì le scale che portavano al dormitorio maschile. Dopo qualche minuto tornò giù e lui ed Hermione si sedettero ad uno dei tavoli circolari, un foglio di pergamena ciascuno, due piume d’oca e una sola boccetta d’inchiostro che usavano entrambi.

A turno immersero la piuma nell’inchiostro, poi si immersero nella scrittura

Cara mamma e caro papà, scusate il ritardo ma mi sono completamente

dimenticata di dovervi scrivere dopo lo Smistamento. A proposito dello

Smistamento, è andato bene. Consisteva nell’indossare un cappello stregato (chiamato Cappello Parlante) che riesce a leggerti nella mente e ti assegna alla Casa che ritiene giusta. Mi ha assegnato alla casa di Grifondoro e non avrebbe potuto andarmi meglio di così. Il Cappello Parlante ha detto che la casa di Grifondoro premia il coraggio, perciò sono molto felice di questa sua scelta. Mi sono già fatta due amici: Harry Potter e Ron (Ronald) Weasley. Sono davvero simpatici e mi hanno…

Hermione si interruppe a metà della frase, ripensando a ciò che stava per scrivere. Forse, in effetti, non era il caso di parlare ai suoi genitori del troll di montagna, e neanche del cane a tre testa, anzi, di Fuffy, come lo chiamava Hagrid.

...aiutato molto ad ambientarmi in questo mondo, anche se a dire il vero anche Harry è cresciuto in una famiglia di babbani, i suoi zii. Io, Harry e Ron abbiamo anche fatto amicizia con Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola.

Seguiamo lezioni tutta la mattina e il pomeriggio siamo liberi di fare ciò che preferiamo, anche se per tre pomeriggi a settimana Harry non sta con noi perché ha gli allenamenti della squadra di Quidditch. La mia materia preferita è senza dubbio Trasfigurazione, cioè trasformare un oggetto in un altro, anche se per adesso ci limitiamo a trasfigurare cose tipo un ago in un fiammifero. La scuola è a dir poco immensa, ci sono una ventina di torri, i dormitori, le Sale Comuni, le aule, parecchie stanze che appaiono e scompaiono, altre che si aprono solo a una certa ora, altre ancora che invece per entrarci devi fare il solletico su un punto preciso della porta. E poi c’è la Sala Grande, che è a dir poco strepitosa. Ci sono quattro immensi tavoli messi verticalmente e poi c’è un tavolo orizzontale per i professori. Il professor Silente, che è il preside, è davvero brillante. Sapessi tutte le cose che ha fatto! Davvero, adoro questo posto. Ora vi saluto. Farò qualche fotografia! Vi voglio bene, Hermione.

Hermione piegò la lettera in quattro parti, prese una busta di pergamena giallastra e scrisse sul davanti

Christine e Maxwell Granger,

Tabolt Street 19,

Londra

Poi Hermione girò la busta, la chiuse e scrisse

Hermione Granger, scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

-Ora come la spedisco? Io non ce l’ho un gufo.- domandò Hermione a Ron, che aveva finito di scrivere molto prima di lei. D’altronde i genitori di Ron erano un mago e una strega e avevano perfino frequentato Hogwarts, perciò doveva essere tutto normale per loro. Ma Hermione era sicura che invece i suoi genitori avrebbero travato tutto stranissimo, anche se forse non appassionante come lo era per lei.

-Andiamo su alla gufiera. Io uso Errol, il gufo di mio fratello Percy, ma credo che ci siano dei gufi della scuola che possono usare tutti.- Hermione annuì e salirono su una torre verso sud-est. Aprirono una porta di legno chiaro con scritto Gufiera e si trovarono in una soffocante stanzetta circolare piena di gufi e con il pavimento coperto di paglia, piume ed escrementi di uccello.

Hermione riconobbe Edvige, che era appollaiata su un trespolo piuttosto alto e pareva un puntino bianco in un ammasso di gufi neri, grigi e marroni. Ron fece scendere Errol, un gufo grigio e arruffato, dal suo trespolo, poi indicò ad Hermione un cartello e disse –I gufi della scuola sono lì.-

In effetti sul cartello c’era scritto Gufi della scuola, quindi era piuttosto ovvio. Hermione si avvicinò e scelse un gufo nero come la pece con due occhi azzurri brillanti come diamanti che sembrava conciato meglio degli altri e lo fece scendere porgendoli il braccio. Il gufo ci si posò sopra e porse ad Hermione la zampa. La ragazza notò una scatoletta trasparente piena di spaghi neri appesa a un palo di legno e ne tirò fuori uno, utilizzandolo poi per legare alla zampa dell’uccello la sua busta. Si avvicinò alla finestra e il gufo prese il volo nella fredda aria di novembre.

Rimase per un po’ a guardare il cortile, dove la squadra di Grifondoro si stava allenando sul campo da Quidditch mentre, vicino al lago, Fred, George e Lee Jordan solleticavano i tentacoli della piovra gigante. Scrivere quella lettera le aveva fatto ricordare, per la prima volta da quando era arrivata a Hogwarts, che c’era anche un altro mondo. E che quel mondo era, anzi, era stato il suo. Ma aveva sempre sentito di appartenere a un altro mondo, al mondo in cui si trovava in quel momento. Ed era strano, considerando che aveva scoperto dell’esistenza della magia meno di un paio di mesi prima.

-Ehi, che hai?- domandò Ron sorridendo: aveva capito che scrivere la lettera doveva aver turbato l’amica.

–Ecco, è che… niente. Si vede il campo da Quidditch e ci sono dei ragazzi che guardano, perché non andiamo anche noi?- domandò improvvisamente. Ron accettò, così uscirono dalla gufiera e scesero in cortile.

__________Nota di Herm90

Ehilà! Scusate il ritardo con cui aggiorno la storia, ma in questo periodo sono un po' incasinata, la scuola e tutto il resto, insomma...

Questo capitolo è un po' più lungo del precedente, spero che vi piaccia! E a proposito dello scorso capitolo, mille grazie a GiulyWeasley (sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, ma rimango della mia opinione XD...comunque ripeto, adoro "le quattro stagioni", spero di leggere il seguito molto presto, soprattutto per la Ron/Herm, che aspetto con ansia!) e Keloryn (ho scoperto cos'è la morfologia! è lo studio dell'anatomia e delle funzioni degli organismi viventi.)

Comunque, dicevo, spero che questo chappy vi piaccia, ma questo l'ho già detto, e spero anche che vogliate lasiarmi un commentino-ino-ino.

Bacioni a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Natale ***


Natale

Arrivò dicembre e, finalmente, la neve iniziò a scendere su Hogwarts, che era spettacolare coperta di neve. Gli allenamenti di Quidditch di Harry continuarono e iniziava ad avvicinarsi la prima partita del torneo. Il prato innevato era persino più bello di quanto non lo era in autunno, anche se la piovra gigante si faceva vedere molto meno frequentemente. E mentre Harry era impegnato con gli allenamenti Hermione e Ron passavano il tempo in biblioteca cercando notizie su qualunque cosa riguardasse Nicolas Flamel e ciò che aveva fatto o inventato.

Era il secondo martedì del mese ed Hermione sarebbe dovuta tornare a casa per le vacanze natalizie appena qualche ora dopo. Tutti e tre erano in biblioteca ed Hermione si era portata dietro il suo baule in modo da non dover interrompere la ricerca troppo presto per andare a prenderlo in dormitorio. Avevano passato in rassegna tutti i libri di incantesimi che avevano trovato, ma non avevano ancora trovato nulla.

–E se fosse in uno dei libri del Reparto Proibito?- esclamò Harry a un certo punto. Ron ed Hermione smisero di leggere e alzarono lo sguardo. Il Reparto Proibito della biblioteca era tenuto a stretta sorveglianza da Madama Pince e non si poteva prendere un libro senza l’autorizzazione scritta di un insegnante. Hermione scosse la testa –Allora trovarlo sarebbe impossibile perché sono sicura che tutti gli insegnanti sanno cosa c’è nascosto nel corridoio al terzo piano, e nessuno di loro sarebbe d’accordo se noi lo scoprissimo.- Harry e Ron annuirono, d’accordo con lei –Continuerete a cercare mentre sono via?-

-Ma si, certo.- disse Ron mentre Hagrid passava affianco al loro tavolo

–Ma insomma, ragazzi! È l’ultimo giorno delle vacanze, perché fate i compiti?- domandò la voce potente del guardiacaccia. Harry sorrise agli amici –Non stiamo studiando. Cercavamo qualche notizia su Nicolas Flamel, continuiamo a farlo da quando l’hai nominato ma ancora non abbiamo trovato nulla, non è che puoi dircelo tu così ci risparmi la fatica?-

-Ma tu guarda! No di certo! Smettetela, ve l’ho detto, non sono affari vostri.- disse Hagrid prima di allontanarsi borbottando.

Dopo mezz’ora Hermione, Harry e Ron erano sulla porta d’ingresso e si stavano salutando.

–Chiedi ai tuoi genitori se sanno qualcosa di Flamel, con loro non rischiamo.- propose Ron.

–Sono entrambi babbani e fanno i dentisti, cosa vuoi che ne sappiano? Però glielo chiedo, non si sa mai. Ciao, ragazzi, mi mancherete.-

-Ci mancherai anche tu, Hermione. A proposito…- Ron ed Harry tirarono fuori dalle cartelle due pacchetti e li porsero ad Hermione, che arrossendo lievemente fece lo stesso –Volevo spedirveli, ma visto che non ho un gufo… Buon Natale!-

-Buon Natale!- risposero in coro Harry e Ron mentre Hermione si allontanava avviandosi verso l’Espresso per Hogwarts che l’avrebbe riportata a King’s Cross.

-Allora, devi raccontarci tutto!- esclamò Christine sedendosi al tavolo della cucina con Hermione e il marito. Hermione, stranamente scomoda nei vestiti babbani che indossava, tirò fuori dal baule alcune fotografie.

–Guardate, questi sono Harry e Ron.- disse porgendo ai genitori una foto animata, com’era normale tra i maghi, nella quale lei, Harry e Ron salutavano l’obbiettivo –Harry è quello con i capelli neri e la cicatrice sulla fronte, Ron quello con i capelli rossi e le lentiggini.-

-Sembrano simpatici, tesoro.- commentò la madre con un sorriso.

–E… guarda, questa è Hogwarts!- Hermione passò ai genitori una foto della scuola dall’esterno. Questa volta i genitori rimasero a bocca aperta. Senza dubbio non esisteva un edificio così grande e stupefacente nel mondo babbano.

–Oh, ma Hermione, è proprio… proprio… imponente.- disse Maxwell guardando ammirato la fotografia.

–Guarda…- disse Hermione alzandosi e andando vicino ai suoi genitori per vedere anche lei la fotografia –Quassù, più o meno a questa altezza, c’è la Sala Comune di Grifondoro, la nostra. E un po’ più sopra ci sono i dormitori dei maschi e delle femmine. Qui… c’è la Sala Grande. L’aula di Trasfigurazione è qui, Da queste parti penso che ci sia la Sala Comune di Serpeverde e qui l’aula di Pozioni. L’aula di Incantesimi è qui, poi c’è quella di Difesa contro le Arti Oscure, che è qui, e di Storia della Magia, qui. Queste sono le serre, dove facciamo Erbologia.- I genitori stavano ancora guardando la fotografia, poi la madre, indicando un punto della foto, domandò –E qui cos’è?- Hermione guardò il punto indicato dalla madre –Quello? È il campo da Quidditch. Lo sport dei maghi. Si gioca su manici di scopa e… beh, le regole sono piuttosto complicate, non è che le conosco molto bene. Un mio amico, Harry, gioca a Quidditch. Dopo le vacanze fa la prima partita. È piuttosto agitato, mi sembra. Ma ora… porto il baule in camera mia.- La madre si alzò –Ma è pesante, tesoro, lascia fare a me.-

-No, tanto posso usare la magia per esercitarmi nei compiti e il Locomotor è tra i compiti delle vacanze di incantesimi. Sai, per il professor Vitius.- Tirò fuori la bacchetta magica dalla tasca dei jeans e, muovendola verso il baule, pronunciò la formula –Baule Locomotor.- Il bagaglio si alzò a una quarantina di centimetri da terra e seguì Hermione mentre andava fino in camera sua. Non appena sia lei che il baule furono nella stanza Hermione chiuse la porta dietro di sé. Lanciò un’occhiata ai vecchi poster, ai libri scolastici che i suoi genitori ancora non erano riusciti a vendere, e non provò nessuna nostalgia per la sua vecchia vita. Era così strano stare seduti al tavolo con i suoi genitori, parlando di incantesimi, pozioni, magie e creature magiche.

Dominusterra.- disse, e il baule ricadde dolcemente a terra. Uscì dalla camera e si fermò davanti a un quadro raffigurante una donna sorridente con un ombrello verde smeraldo in mano, quasi sperando di vederlo parlare, muoversi o anche solo accennare una strizzatina d’occhio, ma naturalmente il quadro rimase fermo, come tutti i quadri babbani.

-Cosa fai, tesoro?- domandò Christine guardandola, le sopraciglia aggrottate e con aria confusa, dall’inizio del corridoio.

–No, è che io…- borbottò Hermione –Ecco… è strano, perché sai, i quadri a Hogwarts… si muovono, parlano, vanno a trovarsi tra di loro… mentre qui…- La madre alzò le sopraciglia –Si muovono, cara? Dev’essere proprio bello.- Hermione annuì –Si, mamma. Veramente bello.- disse.

Era lì da molto meno di un giorno e già sentiva nostalgia di Hogwarts. Era strano, considerando che era stata ad Hogwarts solamente tre mesi mentre aveva passato lì a Londra praticamente tutta la vita. E pensare che sua madre, all’inizio, pensava che avrebbe avuto nostalgia di casa.

-Vengono a trovarti Sophie e Thelma nel pomeriggio, Hermione, così puoi raccontare tutto alle tue amiche. Non crederanno alle loro orecchie!- disse Christine andando in cucina. Prima di rendersi conto di ciò che la madre aveva detto, Hermione annuì. Poi, dopo qualche secondo, le parve di risvegliarsi dal sonno ed esclamò –NO! No, mamma!- corse in cucina, dove la madre stava tagliando delle carote a fettine sottili –Non avrai mica detto qualcosa a qualcuno!- domandò trattenendo la voce. D’altronde, non era certo colpa di sua madre se era una babbana e non conosceva le leggi del mondo dei maghi. Fortunatamente, Christine scosse la testa –No, ho immaginato che volessi farlo tu.-

-No, mamma, non si può, dillo anche a papà! Ci arresterebbero e ci sbatterebbero ad Azkaban per aver violato lo Statuto Internazionale di Segretezza!- in realtà non era sicura che la pena fosse tanto grave, ma meglio esagerare -Davvero, mamma, non sto scherzando.- La madre sembrava piuttosto stupita, ma forse sotto sotto era anche spaventata –Oh, ma certo, lo dico subito a tuo padre.- disse, e corse nella stanza accanto, dove il padre stava guardando una partita di calcio con in mano una ciotola gigantesca di pop-corn al formaggio.

Hermione si fermò per un secondo a riflettere. Si sentiva stranamente euforica. Ora, finalmente, sapeva qual’era il suo posto. Sapeva dove avrebbe passato il resto della vita. Nel mondo magico. Era quella la sua vera casa. Guardando intorno a sé vide la cucina, dove aveva passato almeno due anni della sua vita, e non la sentì sua. O forse non sentì di appartenerle. Non sentiva quello che sentiva invece a Hogwarts, con i suoi amici.

-Ciao!- esclamò Sophie entrando in casa, seguita da Thelma, che salutò a sua volta.

–Ciao, ragazze, entrate! Andiamo sopra, avanti, così parliamo!- esclamò Hermione, felice di rivedere le sue amiche. Le tre ragazze salirono le scale correndo e Sophie e Thelma, prima di seguire Hermione in camera, passarono a salutare Christine e Maxwell. Quando entrarono nella stanza, la trovarono esattamente come l’avevano vista l’ultima volta, tre mesi prima. Hermione aveva, infatti, nascosto accuratamente tutto ciò che riguardava anche solo lontanamente Hogwarts e il mondo magico con l’aiuto dei suoi genitori in cantina e in garage, per tirare fuori i libri e le pergamene il giorno seguente, quando avrebbe dovuto iniziare a fare i compiti assegnatole che erano tutt’altro che pochi, considerando che erano solo al primo quadrimestre.

Sophie si buttò sulla poltrona violetta in un angolo della stanza, esattamente come aveva fatto tutte le altre volte che era andata a casa dell’amica –Allora, su, racconta: com’è questa scuola?- domandò. Hermione si allungò sul letto e, poggiando la testa al cuscino rosa, fissò per qualche secondo il soffitto, pitturato di un bianco splendente, poi disse –Grandiosa. È in un antico castello medioevale, gigantesco.-

-E ti sei fatta qualche amica?- domandò Thelma allungandosi sul tappeto viola e poggiando i gomiti su un morbido cuscino rosa. Hermione sorrise –No, amiche no. Amici.- rispose. Sophie sorrise maliziosamente –Oh oh! Amici, eh? Si chiamano così in collegio? Amici?- domandò.

–Si, amici. Solo amici, giurin-giuretta.- esclamò Hermione convinta. In effetti, si rese conto, non aveva mai pensato neanche lontanamente a Ron e ad Harry in quel senso e solo in quel momento si rendeva conto che in effetti le sue amiche (e probabilmente anche i suoi genitori) avrebbero sicuramente pensato che tra lei e Harry o tra lei e Ron poteva esserci o poteva nascere qualcosa di diverso dall’amicizia. –Si chiamano Harry e Ron, sono molto simpatici.-

-Simpatici e anche carini? O simpatici e brutti?- domandò Thelma. Hermione sbuffò e rispose –Non lo so, non ci ho mai pensato, sono miei amici. Immagino che volendo potrebbero essere abbastanza carini, niente di particolare in questo senso, veramente.-

-Descrizione?- domandò Sophie interessata –Inizia da Ron.- Hermione sospirò, ma alla fine cedette –Va bene, va bene. Capelli rossi, molte lentiggini, alto e magro.-

-Capelli rossi… beh, possono piacere. Occhi?- Hermione ci pensò un secondo, poi si ricordò –Azzurri.-

-Belli gli occhi azzurri!- commentò Thelma.

–E Harry? Com’è Harry?- domandò Sophie.

–Harry… capelli neri, occhi azzurri, non molto alto ma neanche basso, cicatrice sulla fronte.-

-Oh, poverino, come se l’è fatta?- il cervello di Hermione iniziò a lavorare così in fretta che era sicura che da fuori se ne potesse sentire chiaramente il ronzio, poi si ricordò di ciò che Harry aveva detto, che i suoi zii gli avevano sempre raccontato, almeno finchè non aveva scoperto di essere un mago, cioè che si era provocato quella cicatrice nell’ incidente d’auto nel quale, sempre secondo la versione dei Dursley, erano morti James Potter e la moglie, Lily Potter, i genitori di Harry, perciò disse –Un incidente, sai, in auto.-

-Oh! Beh, se l’è cavata con una cicatrice, gli è andata bene.- disse Thelma.

–I suoi genitori sono morti in quell’incidente.- esclamò Hermione. Forse non avrebbe dovuto dirlo, ma le aveva dato fastidio che Thelma fosse saltata subito alle conclusioni, anche se ovviamente non poteva darle colpa.

–Oh. Mi dispiace.-

-Non li ha mai conosciuti.- spiegò Hermione –Quando sono morti Harry aveva solo qualche mese. Ha vissuto con i suoi zii, che però sono…- fortunatamente si interruppe prima di dire qualcosa che non doveva assolutamente –Sono parecchio antipatici.- concluse.

–E la famiglia di Ron?- domandò Sophie.

–Ron ha cinque fratelli e una sorella. Hanno studiato tutti al nostro collegio. Bill e Charlie, che sono i maggiori, hanno finito. Percy, il terzo nato, frequenta il quinto anno. Poi ci sono Fred e George, che sono al terzo anno. E invece Ginny deve iniziare la nostra scuola l’anno prossimo.-

-Cavolo, sei maschi e una sola femmina, poverina!- commentò Thelma. Hermione scosse le spalle ma non disse nulla, perché in realtà le sarebbe molto piaciuto essere al posto di Ginny, sempre a contatto con la magia, anche se voleva molto bene ai suoi genitori.

Il resto delle vacanze natalizie passò con una lentezza quasi irritante, mentre parenti e amici (dei genitori, più che altro) entravano e uscivano regolarmente da casa loro. A Natale, Hermione trovò sotto l’albero di Natale i due regali dei suoi genitori, ovvero una cornice per fotografie a quattro posti e una maglia a maniche lunghe e quello dei suoi nonni, cioè un diario segreto, di quelli con il lucchetto e la chiave. Poi c’erano il pacco di Ron, ovvero una nuova piuma d’aquila e quattro cioccorane, e quello di Harry, un libro intitolato L’alchimia nei secoli. Vide un altro pacco e i suoi genitori, che avevano già scartato il suo regalo (una strana pergamena incantata ciascuno) e quelli che si erano fatti a vicenda (un profumo per Christine, una cravatta per Maxwell, il massimo della fantasia), dissero –Dev’essere per te, Hermione.- La ragazza lo prese e vide che sulla carta marrone stropicciata c’era scarabocchiato, con scrittura insicura e malferma

Per Hermione,

Buon Natale da Hagrid

Hermione sorrise e scartò il pacchetto e trovò un pacchetto di Gelatine Tuttigusti+1 e un mazzo di Carte Autorimescolanti da quarantadue.

A capodanno ricevette una lettera di Ron e Harry, portata naturalmente da Edvige (Sia Harry che Ron sapevano che era meglio non usare Errol, il gufo della famiglia di Ron, per le grandi distanze). Hermione lesse ad alta voce la lettera, visto che i suoi genitori insistevano tanto per sapere qualcosa di i sui suoi amici

Cara Hermione, buon capodanno! Siamo Harry e Ron, come avrai già capito, e qui ci stiamo davvero divertendo moltissimo. Il castello, a Natale, è veramente bello. Nella Sala Grande ci sono tantissimi alberi di Natale tutto intorno, vicino ai muri, e uno gigantesco dietro al tavolo degli insegnanti, con delle fate sedute sui rami al posto delle palline. Ci sono sempre gli stendardi appesi e Gazza ha pulito tutto da cima a fondo. A proposito di Gazza, dovresti vedere cosa ha fatto Pix a Mrs Purr l’altro giorno: le ha rasato completamente il pelo! Gazza era furioso e ha punito Fred e George, anche se sapeva che era stato Pix. Secondo Fred il cervello Gazza ce l’ha nei calzini (chissà che puzza!), anche perché è seriamente convinto che "l’euforia natalizia sfocerà entro breve in duelli magici nei corridoi" e così costringe i prefetti a fare avanti e indietro nei corridoi tutto il giorno. Harry ha ricevuto un mantello dell’invisibilità, ti rendi conto? Sono molto rari (ma sono sicuro che lo sai, tu sai sempre tutto)! Speriamo di vederti presto.

Già, quasi dimenticavo: ancora niente riguardo a chi-sai-tu. E neanche Hagrid vuole dirci nulla.

Buona fortuna tra i babbani e ancora buon capodanno,

Harry e Ron

-Chi sono Gazza, Mrs Purr, Pix e Hagrid?- domandò Christine sbucciandosi una mela.

–Gazza è il custode di Hogwarts, Mrs Purr la sua gatta, sono veramente severi. Pix è un Poltergeist e Hagrid è il Custode dei Luoghi e delle Chiavi di Hogwarts e il guardacaccia.- rispose Hermione. Fortunatamente, la madre non aveva notato il breve accenno di Ron a Harry a Nicolas Flamel.

La mattina dell’epifania, Hermione doveva prendere nuovamente il treno per tornare finalmente a Hogwarts. Trascinandosi dietro il baule, entrò è si sedette in uno scompartimento cercando di evitare di farsi vedere da Malfoy, che sedeva in una delle cabine accompagnato naturalmente dalle sue due pseudo-guardie del corpo, Tiger e Goyle, e da una ragazza dai lineamenti duri che Hermione ricordò essere Pansy Parkinson. Serpeverde, naturalmente. Quando il treno partì, iniziò di nuovo a sentirsi a casa.

_________Nota di Herm90

Saaaaaaaaaaalve! Scusate se non aggiorno da tanto, ma sapete com'è, la scuola, le materie impossibili, mio fratello che non molla il computer...

Intanto, grazie mille a Giuly Weasley e a Keloryn, che hanno commentato il capitolozzo precedente... GRAZIE!

Ordunque, che dire? Solo... commeeeeeeeentaaaaaaaaaaaateeeeeee! XD

Bacioni a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Nicolas Flamel ***


Nicolas Flamel

Hermione, Ron ed Harry erano seduti in Sala Comune sulle loro solite tre poltrone, che si accaparravano ogni volta che trovavano libere, parlando delle vacanze natalizie. Sembrava che Harry e Ron si fossero divertiti un mondo.

–Gazza si è cenato il cervello prima delle vacanze: pensa che continuava a fare la ronda per tutti i corridoi, notte e giorno!- disse Ron –E Mrs Purr era sempre in giro per il castello che spiava noi studenti! E poi Fred e George a Natale hanno fatto esplodere i fuochi più belli che io abbia mai visto. Devono averli inventati loro, quelli del Dottor Filibuster non vengono mai così belli, li avranno modificati in qualche modo.-

-Grandioso, quanto mi dispiace essermeli persi!- esclamò Hermione.

–Sai, con il Mantello dell’Invisibilità sono andato un po’ in giro di notte.- sussurrò Harry guardandosi attorno per essere sicuro che nessuno ascoltasse –Volevo dare un’occhiata ai libri del Reparto Proibito, ma mi sono perso. Ho trovato uno specchio fortissimo, che ti fa vedere quello che desideri di più al mondo. Ci sono tornato la notte dopo e quella dopo ancora, sempre usando il Mantello dell’Invisibilità perché altrimenti Mrs Purr mi avrebbe visto e Gazza mi avrebbe come minimo scuoiato vivo, ma alla terza volta non c’era più lo specchio e ho incontrato il professor Silente, che mi ha detto di non cercarlo più. Ha detto che mi aveva visto tutte le volte che ero andato lì a guardare lo specchio, ma non mi ha detto nulla, non mi ha neanche sgridato, non è strano?-

Rimasero a parlare di ciò che avevano fatto Harry e Ron e di ciò che aveva fatto Hermione finchè non si fece così tardi che la Sala Comune si svuotò completamente e rimasero solo loro tre, mentre il legno continuava a sfrigolare nel camino acceso, producendo un calore incredibilmente piacevole. A un certo punto il ritratto della Signora Grassa si aprì, i tre si voltarono e videro entrare con grandi difficoltà Neville, strisciando sulla pancia. I tre amici si alzarono contemporaneamente e Ron, guardando il ragazzo che continuava a strisciare, domandò –Neville! Cos’è successo?- Neville, con voce rotta, rispose –Malfoy. Mi ha fatto l’Incantesimo delle Pastoie giù nell’ingresso!-

-Finite Incantatem.- disse Hermione agitando la bacchetta in direzione del ragazzo, che tornò a muoversi normalmente. Si alzò e iniziò a scrollarsi di dosso la polvere che si era depositata abbondantemente sulla sua divisa.

–Dillo alla McGranitt!- esclamò Harry. Neville scosse la testa sconsolato e borbottò –Non voglio guai.- Hermione capì in quel momento che sicuramente Neville aveva molta paura di Malfoy, Tiger e Goyle.

–Neville, Malfoy è abituato a fare quello che vuole, ma questo non è un buon motivo per prostrarsi ai suoi piedi e permetterglielo!- esclamò Ron indignato. Se Hermione avesse potuto avrebbe dato una gomitata dritta dritta nelle costole all’amico per avvertirlo che stava dicendo una cosa del tutto inappropriata, visto come stava Neville, ma Ron era troppo lontano da lei, perciò si limitò a lanciarli un’occhiataccia che però lui non colse.

–Non c’è bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per far parte di Grifondoro, ci ha già pensato Malfoy!- disse Neville, ormai quasi alle lacrime. Harry, comprensivo, tirò fuori dalla tasca una delle cioccorane che Hermione gli aveva regalato per Natale insieme al libro Il Quidditch nei secoli e la prose a Neville. Il ragazzo la prese, ringraziò Harry e, dopo averla scartata, la mangiò. Prese la figurina dall’incarto e la porse ad Harry, dicendo –Io non le colleziono, mia nonna non me lo permette. Tu la fai la collezione, vero? Credo che me ne andrò a dormire, adesso. Buonanotte.- detto ciò, Neville scomparve su per le scale che portavano al dormitorio di Grifondoro.

Harry guardò la figurina che, naturalmente, rappresentava un mago o una strega famosi. –Chi hai trovato?- domandò Hermione mentre i tre si risedevano sulle poltrone. Harry sbuffò –Silente. È stato il primo che ho trovato, sul treno quando siamo…- si interruppe di colpo, fissando il voltò di Silente che, prima di scomparire, gli rivolgeva un occhiolino. Voltò la copertina e iniziò a leggere la biografia, poi a un certo punto esclamò –Si! Ecco dov’era! Lo sapevo che aveva già sentito quel nome, guardate!- Harry passò la figurina a Hermione, che la voltò. Il piccolo rettangolo era di colore giallo-oro e aveva una cornice dello stesso colore in stile gotico.

Biografia

Albus Silente

Preside della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, in Gran Bretagna, Albus Silente è un grande esorcista. Ordine di Merlino Prima Classe, Stregone Capo e Membro Onorario della Winzegamot, è noto soprattutto per aver sconfitto il mago del male Grindelwald, per aver scoperto i dodici modi per utilizzare il sangue di drago e per aver collaborato con il collega Nicolas Flamel nei suoi esperimenti di alchimia. Il professor Silente adora la musica da camera, giocare a bowling e un dolce babbano chiamato Ghiacciolo

 

-Ma certo!- esclamò Hermione –Non mi è mai venuto in mente di cercare lì, aspettate un secondo.- si alzò e corse via dalla Sala Comune verso il dormitorio, dove tirò fuori dal baule il libro che Harry le aveva regalato per il compleanno, L’alchimia nei secoli. Tornò giù così di corsa che rischiò di cadere dalla piccola discesa che portava alla Sala Comune e si sedette al tavolo con Harry e Ron.

–E quello cos’è?- domandò quest’ultimo.

–Il regalo di Natale di Harry, non avevo mai pensato di guardare qui.- Hermione aprì la pesante copertina color smeraldo con scritto davanti, in eleganti caratteri dorati

L’alchimia nei secoli

La storia, le personalità e le scoperte

Andò all’indice del libro, a pagina quattrocentoventinove, ed iniziò a scorrere il dito sulla pagina leggendo tutti i titoli dei capitoli

L’alchimia nei secoli……gli scopi dell’alchimia…… il passato dell’alchimia…… chi fu il primo alchimista inglese…… dove e come fu praticata l’alchimia per la prima volta e poi, finalmente, lesse Nicolas Flamel: la Pietra Filosofale, pagina 243. Senza dire una parola trovò la pagina e iniziò a leggere, poi fece un verso di giubilo –L’ho trovato!- esclamò tenendo bassa la voce –Eccolo, sentite… Nicolas Flamel è l’unico di cui si sappia sia riuscito a creare la Pietra Filosofale!- le sue parole tuttavia non sortirono l’effetto sperato. Harry e Ron la fissavano con sguardo vacuo ed Harry domandò –E cosa sarebbe la Pietra Filo… come?- Hermione alzò gli occhi al cielo e sbuffò –La Pietra Filosofale, che gli alchimisti cercano di creare da secoli, è un materiale capace di trasformare ogni metallo in oro puro, nonché di rendere immortale colui che la possiede. Nicolas Flamel ha oggi settecentotredici anni e vive con la moglie Teresina Chigan, arrivata il mese scorso a seicento anni. A volte mi domando se davvero siete capaci di leggere...- Questa volta Harry e Ron sembravano impressionati.

–Cavolo… e si che ci credo che Piton la vuole rubare… una pietra che trasforma tutto quello che tocca in oro e ti rende pure immortale… farebbe comodo pure a me!- esclamò Ron.

–Non dire sciocchezze, Ron! Se Silente la difende significa che può essere pericolosa per il mondo dei maghi. Ci dev’essere anche… qualche altra cosa che la protegge. Perché è chiaro che è quello che nasconde… Fuffy… la Pietra Filosofale!-

-Cosa credete che ci possa essere di più terribile di un cane a tre teste che si mangia tutti quelli che incontra? Credete che ci sia… forse una manticora?- domandò Ron tremando all’idea.

-Manticora? No, non credo che sia legale. Forse in biblioteca troveremo qualcosa.- propose Hermione. Harry annuì tra se e disse –Si… potremmo andarci dopo pranzo, no? Tanto fino a domani non abbiamo nessuna lezione, ma poi iniziamo il secondo quadrimestre, che è più duro del primo, sai? Fred e George hanno detto che ci saranno lezioni anche di pomeriggio.-

-Ah si? Allora dobbiamo darci da fare oggi. Che ne dite di andare subito a mangiare? Ormai è ora, no?- Harry e Ron annuirono e i tre si alzarono e, dopo essere usciti dalla Sala Comune, si diressero verso la Sala Grande, addobbata per l’epifania.

Piccole befane vestite alcune di nero e altre di viola svolazzavano attorno alla Sala, fermandosi a volte a sedere sui cinque festoni su cui troneggiavano su quattro i simboli delle case e quello di Hogwarts sul quinto.

I tre si sedettero alla tavolata di Grifondoro mentre Hermione salutava alcune persone come Fred, George e Calì Patil, che non aveva visto durante tutte le vacanze.

–Allora domani c’è la tua prima partita a Quidditch, no?- domandò Hermione ad Harry servendosi una porzione di melanzane al forno. Harry prese il vassoio degli spaghetti al sugo e, servendosene un po’, sospirò agitato –Si, cavolo. Non so bene come mi sento, però. A volte sono sicuro di riuscirci, altre che mi butteranno giù dalla scopa in due minuti.-

-Non ti preoccupare, Harry, andrai benissimo. Ti abbiamo visto agli allenamenti, sei bravissimo! L’ultima volta che ho visto giocare così qualcuno era mio fratello Charlie Weasley, e lui avrebbe potuto tranquillamente giocare in nazionale se non se ne fosse andato a studiare i draghi!- lo tranquillizzò Ron bevendo un sorso di succo di zucca.

Non appena finirono di mangiare si alzarono, salutarono Fred e George e corsero in biblioteca, dove iniziarono a sfogliare tutti i libri riguardanti le creature magiche che riuscirono a trovare. Dopo circa due ore e mezza la voce di Hagrid risuonò alle loro spalle –Ciao, Hermione, sei tornata. Tutte bene le vacanze?- Hermione annuì salutando Hagrid con un sorriso. Poi, di colpo, Hagrid assunse un’espressione severa e domandò –Cosa ci fate voi qui? Non state mica ancora a cercare quelle cose su Nicolas Flamel, eh?- Harry ed Hermione sorrisero mentre Ron, scrollando le spalle e dandosi arie di importanza, diceva –Oh, no, Hagrid! Quello lo sappiamo già. Solo che ci chiedevamo se davvero la Pietra Filosofale è…-

-Zitti, basta! Ma cosa vi passa lì dentro nel cervello, eh? Non si deve parlare così in giro! Venite da me domani, ma sul tardi che prima c’ho da fare, che vi dico io quello che posso dire, però non vi aspettate tanto perché è cosa segreta, questa.- disse Hagrid parlando sottovoce.

–Cosa sei andato a vedere, Hagrid?- domandò Harry incuriosito dal volume che Hagrid teneva dietro alla schiena. –Niente. Zero. Davvero. Ci vediamo, eh?- Hagrid uscì dall’enorme porta della biblioteca e Ron si alzò immediatamente –Vado a vedere cosa stava guardando Hagrid.- Ron scomparve dietro uno scaffale e poi rispuntò con la bocca spalancata e due libri in mano –Draghi! Guardate: Come tagliare gli artigli d’incanto e Alito pepato, cosa fare quando il tuo drago incendia tutto ciò che trova.- disse. Harry scosse le spalle –Quando Hagrid è venuto a prendermi ha detto che ha sempre desiderato avere un drago.-

-Ma è contro le nostre leggi!- esclamò Ron sedendosi nuovamente accanto a Harry e davanti a Hermione –L’allevamento dei draghi è stato dichiarato fuorilegge dalla Convenzione degli Stregoni nel 1709. Non è facile non farsi notare dai babbani se allevi un drago in giardino e comunque e anche piuttosto pericoloso: dovreste vedere le scottature che si è fatto Charlie con i draghi selvatici in Romania!-

-Che tipi di draghi alleva tuo fratello?- domandò Hermione incuriosita –Di solito tengono solo il Nero delle Ebridi e il Verde Comune del Galles, ma a volte trovano qualcosa di più pericoloso. Ultimamente stanno studiando i Dorsorugosi di Norvegia e i Codaspina Infuocati della Scozia.–

-E i babbani non li vedono?- domandò Harry. Ron alzò le spalle –Non proprio, vedono gli effetti. Ma naturalmente dicono che sono stati dei paromeni quando una foresta va a fuoco.-

-Piromani, Ron.- lo corresse Hermione.

–Quello che è.- disse Ron scuotendo le spalle –Ma ad ogni modo non è possibile che Hagrid abbia un drago, quindi non c’è nessun problema. Pensiamo piuttosto a questa Pietra Filosofale. Credete che abbia sul serio i poteri che dicono?- domandò.

–Beh, si.- disse Harry. Hermione si dimostrò d’accordo –Se Nicolas Flamel ha più di settecento anni, credo che non ci sia altra spiegazione, no?-

I tre ragazzi rimasero in biblioteca un’altra mezz’oretta e poi tornarono nella Sala Comune, visto che probabilmente li avrebbero scoperti se fossero rientrati tardi due sere di seguito. Tutti e tre sapevano bene che era meglio non far sapere troppo in giro che sapevano della Pietra Filosofale, altrimenti avrebbero iniziato a controllarli e non avrebbero più potuto indagare contro Piton.

Hermione entrò nel dormitorio e salutò silenziosamente Calì Patil, che si stava infilando il pigiama cercando di non svegliare Lavanda Brown e Sarah Colbert, che stavano già dormendo. Mentre Hermione tirava fuori dal baule il suo pigiama la porta di legno del dormitorio si spalancò ed entrò Misha Thompson, che salutò le amiche e si infilò, come Hermione, il pigiama.

Hermione tirò le tende che circondavano il letto e si infilò sotto le coperte. Con un soffio spense la candela che bruciava sul comodino e si mise a dormire. Finalmente era a casa.

La mattina seguente, non appena finirono di fare colazione Hermione e Ron, con le sciarpe di Grifondoro attorno al collo e gli stendardi della stessa casa in mano, uscirono in cortile e, come tutto il resto della scuola, si recarono verso il campo da Quidditch. Percorsero la stradina con il resto della scuola, che correvano con i loro stessi stendardi fatta eccezione per i Serpeverde e pochi altri.

–Era in forma il vostro amico? Non vorremo mica far vincere Serpeverde!- domandò loro un ragazzo biondo di Tassorosso, che però portava lo stendardo del Grifondoro –Tutti tifiamo per voi, praticamente tutta Tassorosso e tutta Corvonero, tranne alcuni che hanno degli amici che giocando per Serpeverde. Nessuno vuole che vinca Serpeverde, non ha più perso da anni, ormai. Da quando Charlie Weasley è andato via.- spiegò il ragazzo, che Hermione ricordò chiamarsi Justin Finch-Fletchley.

–Mi pareva abbastanza in forma. Però non ha voluto mangiare nulla a colazione, era troppo agitato.- disse Hermione prima di salutare Justin e continuare a camminare con Ron.

Salirono le scalinate di legno e si sedettero in ultima fila. Erano le postazioni migliori, secondo Ron, perché le partite si svolgevano in alto. Proprio di fronte a loro c’erano i posti dove sedevano i professori. Davanti a tutti c’era il professor Silente, con gli occhi che brillavano mentre osservava l’eccitazione degli studenti che si spostavano sulle scalinate dello stadio. Accanto a lui la professoressa McGranitt teneva d’occhio un ragazzo di colore che impugnava un microfono. Era Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, che doveva commentare la partita. Qualche sedile dietro Hermione vide Piton, seduto accanto alla professoressa Sprite, e ancora alle sue spalle c’erano Raptor e Madama Prince, la bibliotecaria.

Madama Bumb, armata di scopa e fischietto, entrò in campo trascinandosi dietro il baule contenente le palle da gioco e lo aprì. I due bolidi iniziarono immediatamente a tremare e rimbalzare, facendo muovere l’intero baule. Anche il boccino d’oro prese a tremare, ma in modo leggero e impercettibile. L’unica palla che rimase ferma era la pluffa e madama Bumb la afferrò e soffiò all’interno del suo fischietto.

Dagli spogliatoi uscirono le due squadre e il pubblico iniziò ad esultare mentre Lee Jordan iniziava il suo commento –Benvenuti a una nuova stagione di Quidditch alla scuola di Hogwarts! Entrano in campo le due squadre di Grifondoro e Serpeverde! Il capitano di Grifondoro, Oliver Baston…- mentre Oliver inforcava la scopa e si alzava in volo lo stadio esplose. –E il capitano di Serpeverde, Marcus Flitt!- Il capitano di Serpeverde, che come l’intera squadra era grande e grosso (più o meno della stazza di Tiger e Goyle), raggiunse Oliver e i due si strinsero la mano in un modo che teoricamente avrebbe dovuto essere amichevole –Ora la squadra di grifondoro: Johnson, Spinnet, Bell, Weasley, Weasley e… Potter!- a ogni nome uno dei giocatori raggiungeva il caposquadra nel cielo. Quando Lee chiamò Harry, i due amici saltarono in piedi urlando e battendo le mani ed Harry entrò volando come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita.

Quando Lee ebbe presentato anche la squadra di Serpeverde, per ultimo il cercatore (Matt Roidge, che si piazzò immediatamente davanti ad Harry con un’espressione minacciosa) madama Bumb riportò il silenzio con un sonoro fischio e disse, con la voce aumentata magicamente –Voglio un gioco onesto, senza scorrettezze!- Sembrava rivolgersi soprattutto ai Serpeverde e, in particolar modo, a Marcus Flitt. Poi liberò i bolidi e il boccino dalle catene che li tenevano legati al baule e fischiò: la partita era iniziata. Madama Bumb lanciò in aria la pluffa e Angelina Johnson, una cacciatrice di Grifondoro, la afferrò. Partì subito il commento di Lee –Grifondoro in possesso di palla! Johnson si dirige verso le porte, difese da Mike Fulbert di Serpeverde. Si direbbe che Flitt, come sapete il capitano di Serpeverde, abbia preferito la stazza alla bravura. Si, mi scusi professoressa… intendevo dire che comunque i giocatori di Serpeverde sono molto bravi, ma sono anche molto grossi.- Due cacciatori di Serpeverde, Traig Peables e Brad Dattles si avvicinarono ad Angelina e iniziarono a prenderla a spallate. Dean Thomas, che era seduto affianco a Hermione e Ron, saltò in piedi e urlò –Non vale! Cartellino rosso! Buttatelo fuori!- Ron prese Dean per la manica, strattonandolo –Dean, che stai dicendo! Non è calcio questo, a Quidditch non si squalifica la gente! E poi che roba è il cartellino rosso?- domandò. Dean si risedette.

-Oh, no! Serpeverde in possesso di palla!- Flitt si avvicinò alle porte di Grifondoro e lanciò la pluffa, che centrò l’anello di destra –Dieci a zero per Serpeverde! Forza, Grifondoro, recupera!- Un bolide si avvicinò a Fred, che lo colpì con la sua mazza mandandolo verso Flitt che aveva di nuovo la pluffa in mano.

–Rompigli il naso, Weasley!-

-Jordan!- la voce della professoressa McGranitt risuono dal microfono.

–Scusi, professoressa, scusi. Stavo solo scherzando. Certo, come no... ops, forse questo non avrei dovuto dirlo al microfono... -Il battitore di Serpeverde, Joshua Cadman, colpì il bolide lanciato da Fred e colpì George, per fortuna di striscio. –Guarda, Cadman, che devi colpire i cacciatori, non i battitori! E invece mi vai a colpire Fred… George… non importa, non li riconosco, ma hai comunque bisogno di un paio di occhiali!-

-Jordan!-

-Scusi professoressa! Non volevo… o forse si, ma fa niente... ehi, ma quello non è il boccino d’oro?- una scossa di eccitazione percorse le scalinate mentre tutti cercavano di individuare il boccino. Hermione e Ron gridarono incoraggiamenti mentre Harry volava sicuro verso un punto imprecisato del cielo dove, probabilmente, aveva visto il boccino. Matt Roidge si lanciò dietro ad Harry, ma fu costretto a deviare per via di un bolide lanciatoli da uno dei due Weasley (già era impossibile riconoscerli sulla terra ferma e da vicino, figurarsi a metri di distanza e a velocità così alta). Flitt si lanciò all’inseguimento di Harry anche se non era il suo compito. Quando Flitt fu abbastanza vicino ad Harry si sporse e afferrò da dietro la Nimbus 2000 dell’avversario. Madama Bumb fischiò, ma Harry aveva ormai perso di vista il boccino d’oro. Dean saltò di nuovo in piedi, sbraitando su cartellini rossi, espulsioni e altre cose che sicuramente non riguardavano il Quidditch. Hermione saltò in piedi, come del resto tutti i tifosi di Grifondoro, portandosi le mani sulla bocca mentre Harry per poco non cadeva dalla scopa. Ron fece lo stesso, ma iniziò ad imprecare contro Flitt. Anche la voce di Lee esplose nel campo –Brutto imbroglione! Ma che razza di bast…-

-Jordan!-

-Va bene, professoressa, ma deve ammettere che è stato proprio un pezzo di mer…-

-Jordan, ti avverto! Limitati a commentare la partita!- Lee rimase in silenzio qualche secondo, poi disse –E va bene. Dopo quest’ignobile scorrettezza…-

-Jordan!-

-Dopo questo palese e schifoso fallo compiuto da un giocatore altrettanto sch…-

-Jordan!-

-Dopo quest’azione violenta e disgustosa…-

-Ora basta, Jordan, dammi il microfono e vai a sederti con i tuoi compagni, continuo io!-

-No, no, mi perdoni professoressa! Non lo farò mai più, davvero, farò il bravo bambino! Allora, mettiamola così: la sciarpa che il gentilissimo e amabilissimo Marcus Flitt non porta si è casualmente incastrata nella scopa di Harry, rischiando altrettanto casualmente di ammazzarlo. Ad ogni modo, la pluffa per Grifondoro, tiro libero. Johnson, fatti onore!- Angelina lanciò la palla che entrò perfettamente nell’anello centrale nonostante il tuffo di Fulbert. –Dieci pari! E vai! Ma un momento, cos’ha la scopa di Potter?-

Hermione, Ron e Hagrid, che era seduto proprio dietro di loro, si voltarono verso Harry. Sembrava che la scopa lo stesse disarcionando. Saltarono nuovamente in piedi e fissarono ammutoliti la scena. Tutti i tifosi, Grifondoro o Serpeverde che fossero, si alzarono ed iniziarono ad urlare, chi per incitare Harry a riprendere il controllo della scopa chi per incitare Roidge, Serpeverde, ad approfittare della distrazione di Harry per prendere il boccino. Hermione notò che Hagrid aveva un binocolo al collo, così glielo chiese e si mise a scrutare tutto attorno. Il suo sguardo si fermò nella tribuna degli insegnanti: Piton stava mormorando qualcosa e non distoglieva lo sguardo da Harry. Hermione sobbalzò e tirò una gomitata a Ron. Poi, senza farsi sentire da nessuno, disse all’amico –Piton, guarda: sta facendo il malocchio alla scopa di Harry!-

Il volto di Ron sbiancò –E ora che facciamo? Se Harry cade da quell’altezza…-

-Faccio io.- Hermione tirò fuori dal mantello la sua bacchetta e scese le scale, finendo sotto ai sedili. Corse finchè non arrivò sotto la tribuna dei professori. Dalle fessure tra uno scalino e l’altro poteva vedere il fondo della tunica nera di Piton: si avvicinò e, scuotendo la bacchetta, disse –La carne inflamare.- La tunica immediatamente prese fuoco e, mentre Hermione scappava, era talmente occupata a non farsi scoprire che non si accorse di non aver dato fuoco solo alla tunica di Piton, ma anche alla tunica della professoressa McGranitt, del professor Raptor e del professor Vitius. Ad ogni modo, quando arrivò al suo posto, notò che aveva avuto successo: Harry aveva di nuovo il controllo della scopa, o almeno così sembrava anche se stava volando velocemente verso terra.

-Oh, guarda Weasley! Sei fortunato, Potter deve aver visto una monetina! Varrà di sicuro di più che tutta la tua casa!- Ron si voltò verso Malfoy, che era dietro di loro, e ci volle meno di un secondo perché tra i due scoppiasse una rissa. Ma Hermione non ci fece caso, perché aveva capito cosa stava facendo Harry: aveva visto il boccino. Ma Harry era andato troppo vicino al suolo e si schiantò a terra.

–Oh, no! Harry!- gridò Hermione. La rissa tra Ron e Malfoy si fermò e i due immediatamente fissarono Harry, Ron sperando che l’amico non si fosse fatto male, Malfoy l’esatto contrario.

Fortunatamente Harry si alzò e sputò qualcosa di dorato: il boccino! Harry se l’era mangiato! Il ragazzo alzò la mano nella quale il boccino continuava a muoversi leggiadro mentre la folla scarlatta esplodeva. Hermione abbracciò Ron, che ricambiò, finchè non se ne resero conto e non si staccarono, totalmente rossi.

-Harry Potter ha preso il boccino, anche se sarebbe più giusto dire che l’ha ingurgitato! Grifondoro vince per centosessanta a dieci! Ti sta bene, Flitt! Prenditela nel…-

-Jordan!- esclamò la professoressa McGranitt. Ma la sua voce non era minacciosa, anche se voleva esserlo: era troppo felice per la vittoria di Grifondoro, mentre dietro di lei Piton sembrava furioso. L’intera squadra di Grifondoro planò esultante ma, dopo qualche minuto, la professoressa McGranitt li ricacciò nello spogliatoio. Hermione e Ron uscirono dallo stadio esultanti insieme al resto della scuola, ma invece di rientrare nel castello attesero Harry fuori dagli spogliatoi. Rimasero in silenzio, ancora un po’ imbarazzati.

Non appena la squadra uscì si avvicinarono all’amico –Harry, Harry, sei stato fortissimo, sul serio! –

-Si, davvero grande! Ma come hai fatto? Hai praticamente mangiato il boccino!-

I tre si fermarono un po’ per rimanere indietro rispetto al resto della squadra, poi Harry domandò –Ma la mia scopa? Com’è successo?-

-Piton. Stava facendo il malocchio alla tua scopa. Hermione l’ha fermato, gli ha dato fuoco alla tunica! Dovevi vederlo! Credo proprio che abbiamo avuto una cattiva influenza su di te, vero Hermione? Un paio di mesi fa non l’avresti mai fatto!- esclamò Ron. Risero per un po’ per la faccia di Piton quando aveva notato il fuoco che zampillava attorno a lui, poi Harry disse –A proposito di Piton, sentite un po’ cosa ho sentito mentre venivo al campo stamattina: ero da solo e ho sentito delle voci. Mi sono avvicinato ed erano Raptor e Piton.-

-E cosa dicevano?- domandò Hermione, sospettando dal comportamento di Harry che si trattava di qualcosa di sgradevole.

–Piton diceva cose tipo "Ti conviene decidere subito da che parte stare" e poi ha detto "Avanti, dimmelo, non fingere di non saperlo" e Raptor diceva di non sapere cosa intendesse Piton.-

-Credete che… ma certo! Probabilmente Raptor ha fatto qualcosa per proteggere la pietra e Piton vuole sapere come fare a superarla!- esclamò Ron.

–Possiamo solo aspettare che Hagrid ci dica qualcosa stasera.- disse Hermione scuotendo le spalle –Ma ora è meglio tornare dentro. Credo che sia per questo che Piton ha fatto il malocchio alla tua scopa, Harry. Potrebbe averti visto, questa mattina, e forse non vuole che tu vada in giro a raccontare quello che è successo.-

-Impossibile, non mi hanno visto, ero troppo lontano.- ribatté Harry, ed Hermione si domandò come facesse a non essere nemmeno un po’ spaventato.

-Un attimo, Hermione... non eri tu, qualche tempo fa, convinta che Piton non volesse fare nulla ad Harry? Da lì ad accusarlo di tentato omicidio ne passa di strada, vuol dire che noi semplici mortali siamo riusciti a far cambiare idea alla, grande, meravigliosa...-

-Sta zitto, Ron.-

________Nota di Herm90

Oggi sono in vena di aggiornamenti, visto che sono completamente senza voce e con la febbre...

Spero che questo chappy vi sia piaciuto, mi sembra più lungo degli altri...

Ringrazio un sacco padmeskywalker (certo che continuo a pubblicare! Dovrete mettervi in ginocchio e supplicare per riuscire a fermarmi, e non sono certa che in quel caso smetterei XD) e Giuly Weasley (my love! Grazie mille! Sempre pronta a commentarmi, grazie!!!!! A proposito, l'ultimo chappy delle quattro stagioni? devo venire lì a torturarti a sangue? XD)

bacioni a tutti, e lasciatemi il solito commentuccio... kiss!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Il Dorsorugoso di Norvegia ***


Il Dorsorugoso di Norvegia

Harry, Ron ed Hermione, stretti sotto al mantello dell’invisibilità, aprirono silenziosamente la porta del castello e uscirono in giardino. Il prato, il lago e il Platano Picchiatore erano immersi in un’oscurità così densa che da dov’erano non vedevano altro che le deboli luci che uscivano dalle finestre della capanna di Hagrid, dall’altra parte del prato. Grazie a quelle luci camminarono nella giusta direzione, poiché sapevano benissimo che il Platano e il lago erano molto più a destra della capanna.

Bussarono e dopo qualche secondo Hagrid aprì la porta. Non vedendo nessuno, il guardiacaccia domandò –Chi và là?-

-Siamo noi, Hagrid.- disse Ron.

Stupito, Hagrid si scostò dalla porta e dopo un po’ domandò –Siete entrati?- I tre si tolsero il mantello, tornando così visibili.

–Ci mancava, eh? Pure il mantello che fa invisibili. Peggio di spie, voi tre. Avanti, sedete.-

I tre e Hagrid si sedettero al tavolo. –Allora, sappiamo già parecchie cose.- disse Harry. Hermione annuì –Già. Sappiamo che nel corridoio del terzo piano c’è Fuffy, che sotto di lui c’è una botola e che entrandoci si trova la Pietra Filosofale, creata da Flamel presumibilmente con l’aiuto di Silente. Sappiamo anche che Raptor ha fatto qualcosa per proteggerla. Volevamo sapere cos’è che difende la Pietra, se puoi dircelo.-

-E no che non posso! Già sapete troppo! Posso solo dire che tutti hanno fatto qualcosa per difendere la Pietra. Silente, chiaro. La McGranitt, la professoressa Sprite, Vitius… e Piton.-

-Piton?- domandarono Harry, Ron ed Hermione stupiti.

–Si, chiaro.-

-Hagrid, Piton sta cercando di rubare la Pietra!- esclamò Harry disperato.

–Oggi, alla partita, ha fatto il malocchio alla scopa di Harry, perché sa che lui ha scoperto qualcosa riguardo alla Pietra.- dichiarò Ron. Hagrid guardò i tre ragazzi stupito, poi disse –Ma non dite sciocchezze. Perché mai avrebbe dovuto fare il malocchio alla scopa di Harry! Il professor Piton…-

-Senti, Hagrid, noi abbiamo scoperto che è stato Piton a far entrare il troll nella scuola, ad Halloween, e Piton lo sa. Quindi sa anche che abbiamo cercato o stiamo cercando di capire perché l’ha fatto entrare, no?- lo interruppe Hermione prendendo in mano l’enorme tazza di tè che Hagrid aveva poggiato poco prima sul tavolo insieme alla sua, quella di Harry, quella di Ron e un vassoio di biscotti dall’aspetto più duro di un sasso che Harry, Ron ed Hermione non presero neanche in considerazione.

-Mettiamo in chiaro una cosa: Piton ha la fiducia di Silente. E se Silente gli dà fiducia, anche io gli do fiducia. Come a tutti gli altri che ha assunto. Anche mastro Gazza, anche se con quello più che una chiacchierata ci darei una manata. Prima voi tre vi fate passare questa idee che vi frullano in quelle testoline, meglio è per tutti. Soprattutto per voi. Chiaro?-

-Oh, ma Hagrid…-

-No, Hermione, non ho intenzione…-

-Ma Piton…-

-Il professor Piton, Ron, e non è…-

-Ma se Piton riesce a…-

-Piton non vuole riuscire a fare nulla, Harry. Solo difendere la Pietra, come tutti gli altri.-

Hermione si voltò verso il focolare. Un calderone vi bolliva sopra, mentre affianco ad esso si scaldava una specie di palloncino di colore nero con sfumature rossastre. Mentre Hermione lo osservava, notò che iniziò a riempirsi di sottili striature bianche, così domandò –Hagrid? Cos’è quello?-

Hagrid si voltò e vide immediatamente le striature bianche, che continuavano ad aumentare sulla superficie nera e un tempo lucida del palloncino. Il guardiacaccia si alzò di scatto e con un unico passo raggiunse il camino. Si infilò un paio di guanti giallo chiaro a fiorellini rossi e se li infilò, poi si chinò ed afferrò l’oggetto misterioso. Lo poggiò sul tavolo, proprio davanti ai ragazzi. Ron sobbalzò e in mezzo secondo divenne più pallido di Nick-Quasi-Senza-Testa –Oh, no. No. Nonononono. Io lo so cos’è questo. Dimmi che mi sbaglio, Hagrid…-

-Non ti sbagli, Ron.- disse Hagrid mentre Hermione e Harry fissavano senza capire i due e il palloncino –Un uovo di drago.-

Hermione e Harry sobbalzarono e fissarono l’uovo con apprensione.

–Hagrid… è contro la legge… non si può… non si può proprio…- balbettò Hermione mentre continuavano a nascere nuove crepe bianche sull’uovo.

-Lo so che non si può, Hermione. Non ho studiato, ma non sono mica scemo, eh!-

-Ma… dove l’hai preso, Hagrid?- domandò Harry.

–L’ho vinto al pub: alla Testa di Porco, da uno straniero.- Lo spazio tra due delle crepe si staccò dal resto dell’uovo e immediatamente altri tre pezzi lo seguirono… quattro… cinque… a un certo punto l’intera testolina del drago spuntò dalla cavità che si era formata sulla punta dell’uovo. In breve l’intero uovo si ruppe e il draghetto iniziò a camminare avanti e indietro sul tavolo da pranzo. Aveva più o meno le stesse proporzioni di un essere umano, ma per ora erano molto più piccole.

Hermione e i suoi amici sapevano che entro breve sarebbe diventato infinitamente più grande di un essere umano. La sua pelle era molto scura e pareva coriacea. Aveva due alette da pipistrello che spuntavano dalla schiena e, per quanto fosse piccolo, aveva già dei penti relativamente notevoli, simili a quelli di un cane adulto

-Oh, ma non è un amore? Guardatelo, che tesoro, riconosce la mamma! Norberto? Ciao, cucciolo!- Hagrid era piegato verso il cucciolo, così alle sue spalle i tre amici si scambiarono un’occhiata stupita.

-Quello è un Dorsorugoso di Norvegia, non è vero? Charlie li alleva in Romania.- disse Ron studiando il drago tenendosi ben lontano. Hagrid sollevò la testa e, guardando amorevolmente Norberto (almeno il nome era più appropriato di quello che aveva dato a Fuffy), rispose –Si, un bellissimo, dolcissimo Dorsorugoso di Norvegia.-

Ron strabuzzò gli occhi –Dolcissimo? Hagrid, ti rendi conto di cosa stai dicendo? Quel coso entro un paio di settimane sarà lungo un metro e alto tre!- Hermione si unì immediatamente all’invettiva contro il drago –E, nel caso ti fosse momentaneamente sfuggito di mente, essendo un drago sputerà fuoco! E tu, Hagrid, vivi in una capanna di legno!-

Hagrid fece per rispondere, ma guardò la finestra appannata per il calore interno e parve bloccarsi –Chi è quello?- domandò. Harry, Hermione e Ron si voltarono giusto in tempo per vedere Draco Malfoy correre via sul prato, verso l’entrata del castello.

–Oh, no, Malfoy! Hagrid, noi dobbiamo tornare al castello immediatamente e assicurarci che Malfoy tenga la bocca chiusa. Se ci scoprono…- Ron non terminò la frase: i tre uscirono dalla capanna di Hagrid e corsero per tutto il cortile. Aprirono l’enorme portone del castello e si incamminarono per i corridoi. Solo quando sentirono dietro di loro la voce severa della professoressa McGranitt si resero conto dell’enorme errore fatto: avevano lasciato il mantello dell’invisibilità alla capanna di Hagrid.

-Sono esterrefatta! Nel mio ufficio, immediatamente.- esclamò la McGranitt. Voltandosi, i tre si accorsero che accanto alla professoressa c’era Draco Malfoy con un’espressione gongolante dipinta sul viso pallido. Con lui Harry, Hermione e Ron entrarono nell’ufficio della McGranitt, che si sedette alla scrivania e li scrutò con aria severa. Poi disse –Direi cinquanta punti in meno. A ciascuno di voi. Inoltre scriverò alle vostre famiglie. E domani sera, punizione per tutti e quattro.- I tre sentirono Malfoy sobbalzare al loro fianco –Come? Scusi, professoressa… forse ho sentito male, ma… ha detto tutti e quattro?- domandò Draco con la sua solita voce strascicata.

–Tutti e quattro, esattamente. Anche se con buone intenzioni anche lei, signor Malfoy, non era nel suo dormitorio. Perciò anche a Serpeverde saranno tolti cinquanta punti e scriverò a suo padre. Inoltre anche lei subirà la punizione con i suoi compagni. Tutti nell’ufficio di mastro Gazza domani sera alle dieci in punto. Se non vi presenterete, la punizione sarà molto peggiore. Ora andate, presto, tutti nei vostri dormitori. Prima di spedire la lettera ai vostri genitori avrete la possibilità di leggerla e di aggiungerne una personale che noi non leggeremo. Forza, svelti.-

I quattro studenti uscirono dall’ufficio e si chiusero la porta alle spalle.

–Se non fosse stato per voi domani sera avrei potuto fare i compiti di Difesa, invece dovrò passare secoli a… scrivere frasi, o qualsiasi cosa ci facciano fare!- Esplose Malfoy.

–Nel caso ti fosse sfuggito, Draco, sei stato tu a far punire noi. Domani sera saremmo tutti liberi se tu ti fossi fatto gli affari tuoi!- disse Harry. Malfoy sorrise malignamente –Già, ma ora il vostro caro amico Hagrid verrà licenziato… tenere un drago… magari lo sbatteranno ad Azkaban!- Prima che Harry e Ron si scagliassero contro Draco, Hermione li afferrò per la divisa cercando di fermarli. Riuscì a trattenerli finchè Malfoy non fu scomparso verso i sotterranei, dove si trovava la Sala Comune di Serpeverde.

-E si lamenta pure! Ci ha fatto punire tutti e dovremo pure sopportarcelo tutta domani sera!- esclamò Ron mentre si dirigevano a passo svelto verso la torre di Grifondoro, sperando di non incrociare Piton o Gazza che certo non sarebbero stati "buoni" come la McGranitt.

-Cavolo, scriverà alle nostre famiglie! I miei si preoccuperanno tantissimo!-

-Avranno paura che tu venga espulsa? Non credo che ci sia questo problema.- constatò Harry.

-No, quello non li darebbe poi così fastidio, non volevano che venissi, ma si convinceranno che è pericoloso stare qui e non è certo un bene…-

-Credi che ti faranno tornare a casa?- domandò Ron preoccupato. Hermione sorrise –Non credo che potrebbero… non pensavo che ti sarebbe dispiaciuto, comunque.- disse con un sorrisino malizioso.

–Certo che mi dispiace! Altrimenti da chi copio gli appunti di Storia della Magia per gli esami?- esclamò Ron mentre Harry dava la parola d’ordine (Psicometria) alla Signora Grassa che, stizzita per essere stata svegliata, li lasciò passare brontolando.

-Beh… buonanotte!- disse Hermione. Anche Ron e Harry le diedero la buonanotte e poi si diressero verso il dormitorio maschile mentre Hermione andava dalla parte opposta.

Salì le scale e, silenziosamente, aprì la porta di legno che cigolò leggermente. Per fortuna Calì, Lavanda, Sarah e Misha avevano il sonno pesante, perché nessuna si svegliò neanche quando Hermione aprì e poi chiuse il baule per prendere il suo pigiama. Mettendosi sotto le coperte, Hermione chiuse le tende scarlatte attorno al letto e con un soffio spense la candela poggiata sul comodino. Immersa nel buio, rotto solamente dalla debole luce della luna che passava fiaccamente dalle piccole fessure che le tende lasciavano aperte ai quattro angoli del letto, Hermione iniziò a pensare a come avrebbe potuto giustificare ciò che aveva fatto con i genitori. Sapeva perfettamente che la professoressa McGranitt non avrebbe certo cercato di sminuire ciò che Hermione e i suoi amici avevano fatto, perciò i suoi genitori si sarebbero certamente arrabbiati. Senza riuscire a trovare una soluzione, dopo una trentina di minuti Hermione si addormentò.

_______Nota di Herm90

ecco un altro capitolozzo!

Grazie mille a Giuly Weasley (si, ho visto il chappy, ma lo sai visto che ho commentato... :) ) e a Keloryn (wow, due malate al prezzo di una... io ora sto meglio comunque, sono addirittura riuscita ad andare a Gardaland...)

Spero che continuiate a leggere e commentare!

Bacioni!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Punizione ***


Punizione

La mattina seguente, mentre Hermione, Harry e Ron stavano facendo colazione con dei toast alla marmellata d’arancia, la professoressa McGranitt entrò nella Sala Grande a passo svelto e con un’espressione severa dipinta sul volto. Hermione, che fu la prima a vederla, diede un gomitata a Ron, che era affianco a lei, e un calcio sulle caviglie ad Harry, che invece si trovava di fronte a loro, e indicò l’insegnante con un movimento del capo.

La videro avvicinarsi al tavolo di Serpeverde e fermarsi accanto a Draco Malfoy, che era come sempre insieme a Tiger e Goyle. La professoressa consegnò a Malfoy un paio di fogli di pergamena con una busta, poi disse al ragazzo qualcosa e si avviò verso di loro. Non appena la videro arrivare, i tre amici finsero di mangiare e si voltarono nuovamente solo quando la McGranitt, fermatosi dietro di loro, si schiarì la voce e disse –Queste sono le lettere per i vostri genitori. Come sapete potete aggiungerci una lettera da parte vostra. Voglio che le spediate entro le sei di oggi pomeriggio. Lo saprò, se non le avrete spedite. E anche se avrete cambiato qualcosa, le pergamene su cui sono scritte sono state stregate in precedenza dal professor Silente, perciò dubito fortemente che anche lei, signorina Granger, sarebbe in grado di modificare qualcosa. Già che ci sono… ecco gli orari delle lezioni di questo quadrimestre. Arrivederci.-

-Arrivederci.- dissero in coro Hermione, Harry e Ron mentre estraevano febbrilmente i fogli di pergamena contenuti nella busta. Hermione aprì il suo e lo lesse nella mente

Gentili signori Granger,

essendo io l’insegnante che ha il dovere di controllare la casa di Hogwarts di Grifondoro, nonché vicepreside della scuola, ho lo spiacevole dovere di informarvi della recente trasgressione delle regole di Hogwarts da parte di vostra figlia, Hermione Jane Granger. Nonostante nel Regolamento d’Istituto, chiaramente scritto e appeso alla portata degli studenti (alla porta dell’ufficio del nostro custode, Mastro Gazza, e in ogni Sala Comune), sia chiaramente specificato che ogni studente deve tornare nel dormitorio o, per lo meno, nella sua Sala Comune, entro e non oltre le nove di sera, la signorina Granger, accompagnata da alcuni suoi amici (Harry Potter e Ronald Weasley, di Grifondoro, e Draco Malfoy, appartenente alla casa di Serpeverde) si è recata nel cortile della scuola alle dieci di sera ed è rientrata più di mezz’ora dopo. Tale azione, oltre ad essere esplicitamente contro il regolamento, avrebbe potuto essere pericolosa poiché, se nel buio fossero caduti nel lago o si fossero addentrati nella Foresta Proibita, le conseguenze avrebbero potuto essere decisamente dannose per la loro incolumità. Per questo motivo abbiamo naturalmente preso provvedimenti: alle case sono stati tolti 50 punti per ogni studente ed inoltre passeranno la sera di oggi in punizione, stabilita dalla sottoscritta.

In fede,

Minerva McGranitt, Vicepreside

-Cavolo, l’ha messa giù pesante!- esclamò Ron, alla quale la McGranitt aveva scritto le stesse identiche cose scritte a Hermione, ad Harry e, presumibilmente, anche a Draco Malfoy.

-Oh, no… i miei mi uccideranno!-

-I Dursley rimarranno molto delusi.- disse Harry. Hermione e Ron, che stando a ciò che Harry aveva detto loro avevano capito che ai Dursley non importava assolutamente nulla di ciò che accadeva ad Harry, lanciarono sguardi confusi all’amico, che sorridendo disse –Avrei potuto annegare nel lago o perdermi per sempre nella Foresta Proibita, invece sono sano e salvo e dovrò tornare da loro a fine anno. No, sono più che sicuro che non me la perdoneranno tanto facilmente.-

Hermione e Ron scoppiarono a ridere e, mentre la professoressa McGranitt girava per la Sala Grande distribuendo gli orari, loro afferrarono quelli che li aveva consegnato pochi minuti prima.

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Trasfiguraz.

Difesa

Incantesimi

Trasfiguraz

Difesa

Trasfiguraz

Difesa

Incantesimi

Trasfiguraz

Difesa

Pozioni

Difesa

Incantesimi

Pozioni

Storiamagica

Pranzo

Pranzo

Pranzo

Pranzo

Pranzo

Erbologia

Storiamagica

Pozioni

Erbologia

Trasfiguraz

Erbologia

Storiamagica

Pozioni

Storiamagica

Pozioni

-Terribile! Ma andiamo, non è possibile! Ogni giorno abbiamo Pozioni e Trasfigurazione!- si lamentò Ron dopo aver letto l’orario.

–Beh, non il martedì.- li fece notare Hermione scorrendo con lo sguardo l’orario.

–Mi prendi in giro? Sai che soddisfazione, Storia della Magia!-

-Fammi capire, tu vorresti fare quante materie in tutto? Due? Tre?-

-Non sto dicendo questo, però…-

-Oh, insomma, la finite?- esclamò Harry ridacchiando -Com’è possibile che trovate sempre un motivo per litigare?-

-Non è colpa mia, è lui che…-

-Non è colpa mia, è lei che…- Hermione e Ron, che avevano iniziato a parlare nello stesso istante, si fermarono e tutti e tre scoppiarono a ridere.

-Cavolo, siamo in ritardo megagalattico! Sbrighiamoci, già la McGranitt è incavolata con noi.- disse Hermione infilando nella borsa l’orario e la lettera. I tre si alzarono e corsero verso l’aula di Trasfigurazione. Non appena entrarono notarono che la professoressa non era ancora arrivata, così entrarono tranquillamente. Sulla cattedra era seduto solo un gatto grigio, che evidentemente serviva per la lezione. Magari avrebbero iniziato la trasfigurazione degli animali! Fino a quel momento si erano fermati agli invertebrati.

–Meno male, proprio il primo giorno del quadrimestre…- stava dicendo Ron. Non appena Ron ebbe finito di parlare, il gatto saltò giù dalla cattedra. Durante il salto, l’animale prese gradualmente la forma della professoressa McGranitt, che quando atterrò davanti ai tre aveva ormai assunto del tutto le sembianze umane originali e l’espressione severa del volto. Hermione, Harry e Ron rimasero di stucco.

–Lei… è stata maledettamente brava.- disse Ron fissando la professoressa ad occhi sbarrati.

–La ringrazio, signor Weasley. Con questo giudizio potrò finalmente dormire tranquilla.- rispose fredda la McGranitt –Ora ai vostri posti, per favore.- aggiunse l’insegnante mentre la classe attorno a loro ridacchiava sotto i baffi. I tre amici si diressero verso gli ultimi tre posti liberi. Harry e Ron si sedettero al primo banco in prima fila partendo da sinistra, mentre Hermione si sedette l banco affianco accanto a Mandy McTass, una ragazza dai lunghi ricci biondi appartenente alla casa di Corvonero con cui i Grifondoro seguivano le lezioni della McGranitt. La professoressa si schiarì la voce –Bene, quello che avete appena visto, alcuni di voi solo per metà a causa del loro ritardo, è un caso di trasfigurazione umana. Essendo molto complicata non si insegna in modo pratico fino al settimo anno, anche se al sesto si inizia a trasfigurare una parte del corpo. Quest’anno tuttavia inizieremo a studiare la teoria della trasfigurazione umana. Chi di voi sa dirmi cos’è un animagus?- domandò la professoressa McGranitt. La mano di Hermione scattò subito in aria, solitaria –Si, so che lei lo sa, signorina Granger. Nessun altro?- nell’aula non si mosse una mosca –Forse se ci mettessimo io e la signorina Granger a fare lezione sarebbe la stessa, identica cosa. Voglio che mentre spiego prendiate APPUNTI invece di dormire. E credo che per prendere appunti voi abbiate bisogno di CARTA E PIUMA, VOI CHE DITE?- la voce della professoressa McGranitt risuonò nell’aula, mentre tutta la classe si affannava per prendere i fogli di pergamena e le penne d’oca dalla cartella –Molto bene. Signorina Granger, può darci la definizione di animagus mentre i suoi compagni PRENDONO APPUNTI? Badate, chi la prossima volta non sa dirmi cos’è un animagus sarà direttamente bocciato agli esami di fine anno. Signorina Granger.-

Mentre i suoi compagni si preparavano a scrivere, Hermione disse –Un animagus è un mago che ha la capacità di prendere le sembianze di un dato animale.-

La professoressa annuì –Molto bene. Ora, naturalmente un animagus non…-

Quando due ore più tardi uscirono dall’aula Harry, Ron ed Hermione erano pieni zeppi di complicati appunti sugli animagus e del modo in cui la loro trasformazione era regolata dal ministero.

Il resto della giornata passò abbastanza in fretta, come succede sempre quando non vuoi che arrivi la sera. Anche se la lezione di Pozioni con i Serpeverde si rivelò naturalmente esasperante, poiché da quando Harry si era salvato alla partita di Quidditch Piton era terribilmente odioso con Hermione, Ron e soprattutto con Harry, e durante la lezione di Erbologia, che seguivano con i Tassorosso, la Campana dei Morti che i tre stavano curando iniziò a suonare all’inizio della lezione e non la smise finchè la professoressa Sprite non si avvicinò a loro e li fece notare che avevano un’intera coltivazione di scarafaggi all’interno del vaso, proprio accanto alle radici.

Nel pomeriggio Hermione e Ron scrissero le lettere ai loro genitori per aggiungerle a quelle scritte dalla McGranitt.

Cari mamma e papà, so che avete appena letto la lettera scritta dalla professoressa McGranitt. So che sperate di sentirvi dire che non è stata colpa mia, che mi ci hanno trascinato, ma non è così e non voglio assolutamente incolpare Harry e Ron. È vero che eravamo in giro dopo il coprifuoco imposto dalle regole della scuola, tuttavia posso dirvi che avevo un buon motivo per farlo, anche se purtroppo ancora non posso dirvi nulla, mi dispiace. Nonostante tutto non dovreste pensare quello che sicuramente state pensando, cioè che Hogwarts è un posto pericoloso perché è il posto più affascinante in cui io sia mai stata, e il fatto che ci abbiano trovati subito dovrebbe farvi capire quanto siamo ben controllati.

Vi voglio bene,

Hermione

Quella sera, dopo aver spedito le lettere come la McGranitt aveva ordinato Harry, Hermione e Ron si trovarono davanti alla porta dell’ufficio di mastro Gazza, attendendo di sapere quante frasi avrebbero dovuto scrivere o quanti gabinetti o trofei avrebbero dovuto pulire quella notte. Dopo qualche minuto dal corridoio di destra arrivò Malfoy, con un’espressione funerea almeno quanto la loro dipinta sul volto. Nessuno di loro si salutò: si limitarono a scambiarsi occhiate piene di odio senza dire una parola.

Non appena la lancetta dell’orologio da polso di Hermione si spostò sul dieci la porta dell’ufficio di Gazza si aprì e il custode ne uscì, con un ghigno soddisfatto.

-Bene, bene. Vogliamo andare?- domandò Gazza, anche se in realtà non era una domanda che presupponeva una risposta. Più che altro era un ordine. Il gruppetto seguì Gazza attraverso i corridoi. Ad un certo punto il custode si mise a borbottare, evidentemente rivolto a loro –Eh, già. Come mi mancano le magnifiche punizioni di una volta. Ai miei tempi, quando ti mettevano in punizione, ti appendevano per le caviglie giù nei sotterranei. Oh, come mi mancano quelle urla! E invece non siete neanche affidati a me, ma a quel mezzo cervello di Hagrid.-

Sul volto di Harry, Ron ed Hermione nacque immediatamente un sorriso che, fortunatamente, Gazza non vide. Il gruppetto uscì dal portone principale e si diresse, Gazza in testa, verso la capanna di Hagrid. Le luci delle finestre erano spente, ma si vedeva una luce proprio accanto alla casa del guardiacaccia. Fu verso quelle luci che si diressero.

Hagrid e Thor erano lì fuori e Hagrid teneva in mano due torce. Aveva un’aria piuttosto sconsolata.

–Oh, andiamo Hagrid, non sarai mica ancora arrabbiato per quello stupido drago!- esclamò Gazza con la sua solita voce strozzata.

–Cos’è successo a Norberto, Hagrid?- domandò Ron. Il guardiacaccia trattenne un singhiozzo, poi rispose –Lo hanno mandato in Romania, dove sta tuo fratello Charlie. In uno degli allevamenti che ci sono laggiù.- Hermione aggrottò le sopraciglia –Ma, Hagrid, allora sarà contento, no?-

-Si, ma… e se poi la Romania non ci piace? E se gli altri draghi ci fanno i dispetti? È solo un cucciolo!- esclamò Hagrid. Draco e Gazza sollevarono lo sguardo al cielo e sinceramente né Hermione, né Harry e né Ron trovarono nulla da ridire.

–Su, Hagrid. Porta questi qui nella Foresta e facciamola finita. Io me ne torno a letto. Buona fortuna!- esclamò Gazza canzonario, allontanandosi a passo malfermo. Hermione, Harry, Ron e Malfoy sbiancarono, pregando di non aver sentito bene –Non… ma Hagrid, non avrà detto sul serio…- balbettò Hermione.

–Nella Foresta Proibita?- la interruppe Draco –Ma non si può! È Proibita! Sennò non si chiamerebbe Foresta Proibita! Non si può! Quando mio padre…-

Hagrid non lo lasciò terminare la frase –L’alternativa è l’espulsione. Se preferisci, puoi tornare al castello e iniziare a fare la valigia, se pensi che tuo padre lo preferisca...-

Malfoy parve non trovare nulla da replicare così il gruppo, seguito da Thor, si avviò all’interno della foresta.

Era buio, ma le lanterne fornivano una debole luce che permetteva loro di vedere almeno dove mettevano i piedi.

–Hagrid, cosa dobbiamo fare qui?- domandò Hermione, la voce tremante.

–Guardate. Sangue di unicorno. La scorsa settimana ne ho trovato uno morto, la settimana prima un’altro e pare che ce ne è un altro ferito, ora. Dobbiamo trovare lui e curarlo, ma se lo troviamo che sta troppo male lo dobbiamo abbattere. Per non farlo soffrire troppo. Ora: ci dividiamo. Io vado di là. Me la so cavare, io. Invece voi quattro andate di là.- spiegò Hagrid.

–Con Thor, però.- esclamò Draco adocchiando i denti affilati del cane.

–Va bene. Ma ti avverto: è un gran vigliacco.- acconsentì Hagrid –Se qualcuno trova l’unicorno, spara con la bacchetta scintille verdi in alto e gli altri lo raggiungono subito. Se uno è in pericolo, spara scintille rosse. Tutto chiaro? Bene. Ci si vede!-

Hagrid si voltò e si incamminò dopo aver lasciato ad Harry una delle due lanterne. Bastarono pochi passi perché scomparisse dal loro campo visivo.

–Quindi qui c’è… c’è qualcosa che ammazza gli unicorni e… e noi dobbiamo trovarlo?- domandò Ron con voce spaventata.

–Così pare.- anche la voce di Harry era decisamente angosciata.

–Ma è matto! Sono tutti matti! Questi non sono lavori da… da studenti!- esclamò Malfoy mentre si incamminavano a passo insicuro tra gli alberi, con Thor che camminava accanto a loro.

–Se non ti conoscessi bene, Draco, direi che hai paura!- constatò Harry mentre voltavano dopo aver sorpassato un albero dal tronco bitorzoluto.

–Paura! Ah! Non dire scemenze, Potter!- lo rimbeccò Draco –Occupati della Granger, lei si che ha paura!- Hermione lanciò a Malfoy un’occhiataccia. In effetti aveva paura, ma sapeva che ce l’aveva anche Malfoy, perciò decise di non darlo a vedere –Io non ho paura, Malfoy. Tu, piuttosto, guarda che se anche ti allontani da Thor di più di cinque millimetri nessuno ti salta addosso!-

-Non sto appiccicato a Thor! È capitato e basta, guarda, adesso mi allontano così ci puoi andare tu vicino a Thor, visto che ci tieni tanto.- ribattè Draco.

Ad un certo punto Harry si bloccò –Zitti! Non avete sentito niente?- domandò ai compagni, che immediatamente fecero silenzio e tesero le orecchie. In breve il rumore che Harry aveva sentito si ripeté: un debole risucchio proveniva dritto da una zona imprecisata davanti a loro e li fece rabbrividire. I quattro tirarono immediatamente fuori le bacchette da sotto il mantello e, tenendole dritte davanti a loro, sollevate in posizione di attacco, avanzarono verso il luogo da cui era provenuto il rumore e da cui continuava a provenire. Ogni volta che la luce della lanterna illuminava un nuovo centimetro di foresta si aspettavano di veder spuntare davanti a loro una terrorizzante e ferocissima creatura.

Le loro paure si avverarono dopo appena tre o quattro passi. Un magnifico unicorno, un tempo di un bianco splendente, era steso a terra, la bocca leggermente aperta, un rigagnolo di sangue che dal collo gocciolava a terra, impregnando le foglie. China sul collo dell’animale una figura incappucciata, avvolta in un ampio mantello nero che si allargava a coprire tutto il corpo del mostro e un po’ del terreno circostante.

Hermione, Harry, Ron e Draco si bloccarono, senza fiato. Probabilmente la creatura li aveva sentito, perché alzò il volto verso di loro. Non tutto il volto si vedeva, perché un cappuccio copriva la parte superiore. Il naso e gli occhi erano coperti, ma si intravedeva un mento biancastro dal quale gocciolava il sangue dell’unicorno. I quattro sapevano che avrebbero dovuto lanciare le scintilla rosse, ma erano pietrificati dal terrore.

La figura incappucciata si alzò: non aveva piedi, galleggiava in aria e il suo mantello scivolava sotto e dietro, circondando il corpo, dall’aspetto allo stesso tempo gracile e terrificate. I quattro ragazzi erano bloccati, totalmente incapaci di muovere un solo muscolo per allontanarsi da quell’essere, ma ciò non accadde a Thor, che non appena vide il viso della creatura lanciò un guaito penoso e fuggì a gambe levate tra gli alberi della Foresta Proibita. A stento Hermione, Harry, Ron e Draco si accorsero che l’enorme cane non era più accanto a loro, tanto era il terrore che scivolava sulla loro pelle, vi entrava e circolava nelle loro vene, mescolandosi con il loro sangue.

L’incappucciato si avvicinò a loro galleggiando nell’aria. Sentirono il suo gelido fiato, i suoi rumorosi e freddi sospiri sfioravano i loro volti mentre era sempre più vicino. Ad un certo punto, accanto ad Hermione, Draco lanciò un urlo e fuggì, passando proprio dove poco prima era passato Thor, o forse molto tempo prima, poiché avevano completamente perso la nozione del tempo alla vista di quel volto inumano e spettrale per metà coperto di sangue. Lo sguardo dell’uomo passò da Hermione a Ron, poi guardò Harry e il suo sguardo si fermò sulla sua fronte. In quel momento il volto di Harry si contrasse in una smorfia di dolore e la sua mano scattò sulla cicatrice. La mano dell’incappucciato scattò sotto il mantello ed estrasse la sua bacchetta magica da una tasca che intravidero nell’ombra. Con un fluido e leggero movimento della bacchetta, l’essere iniziò a pronunciare una formula magica con voce fredda, spettrale, roca e spaventosa –Avada…-

Nella minuscola parte del suo cervello che ancora rimaneva in grado di ragionare Hermione capì, come per un eco lontana, che quella che l’incappucciato stava pronunciando era la formula dell’Avada Kedavra, una delle tre Maledizioni Senza Perdono e forse la più terribile, quella che provocava la morte. Le mani dei tre ragazzi scattarono, anche se con pochissima speranza, alzando in difesa le rispettive bacchette. L’incappucciato stava per terminare la formula quando qualcosa, un enorme macchia scura, lo colpì giungendo da una collinetta dietro ai tre ragazzi.

Mentre l’incappucciato fuggiva, i tre ragazzi riuscirono finalmente a capire chi o cos’era il loro salvatore. Lo squadrarono dal basso verso l’alto. Lo zoccolo anteriore destro, nero come gli altri quattro, si muoveva nervosamente sbattendo a terra. Le zampe e il corpo, pelosi, erano di colore marrone scuro. Appena sotto l’ombelico il pero scompariva di netto, lasciando il posto a pelle umana decisamente pallida. I capelli neri cadevano sulle spalle muscolose e incorniciavano l’attraente volto umano dagli occhi neri.

Il centauro si avvicinò lentamente al gruppetto e disse –Siete studenti della scuola di Hogwarts, noto. Cosa fate qui?- con voce calda e profonda.

–Siamo… con Hagrid. Siamo in… in punizione.- balbettò Harry dopo una comprensibile pausa dovuta allo spavento subito.

–Hagrid e Silente devono avere grande stima delle vostre abilità. Non tutti gli studenti sono abbastanza esperti per entrare nella Foresta. Non di questi tempi… ma… vedo ciò che vedo? O è un illusione? Harry Potter?Sei proprio tu?- Harry annuì. –E quali sono i vostri nomi?- domandò il centauro. I due si presentarono con voce incerta, poi il Centauro disse –Il mio nome è Fiorenzo. Solo un avvertimento, signor Potter, non è prudente addentrarsi nella foresta, di questi tempi.- Fiorenzo alzò lo sguardo verso il cielo stellato e disse –Marte è molto luminoso negli ultimi tempi. E i barlumi della sua luce toccano quelli di Europa, luna di Giove.- Hermione, Harry e Ron alzarono le sopraciglia e quest’ultimo esclamò –Ah… ed è un bene?- lo sguardo di Fiorenzo, indecifrabile, si spostò su di lui –No, signor Weasley, è un male. Un grande male.-

-Fiorenzo!- esclamò il vocione di Hagrid alle spalle dei tre ragazzi. Hermione, Harry e Ron si voltarono. Hagrid aveva un grosso fucile in mano e Thor era affianco a lui, con Malfoy nascosto dietro.

–Buonasera, Hagrid. Bene, ora che sei arrivato, posso lasciarvi. Arrivederci.- Fiorenzo cavalcò svelto. Presto sparì nel buio e il suo galoppo venne nascosto dalle scure fronde degli alberi. Hagrid scese velocemente dalla collinetta su cui si trovava e immediatamente Thor e Malfoy lo seguirono.

-Cos’è che vi è successo? Quello lì mi ha detto solo che qui ci stava un mostro.- disse Hagrid accennando a Malfoy con un gesto della mano sinistra, poiché nella destra teneva stretto il fucile. Harry indicò l’unicorno che ancora giaceva a terra senza vita dietro di loro e disse –Quella… cosa… lo stava mangiando.-

-No.- disse Hagrid avvicinandosi all’animale ed esaminandone attentamente la ferita che riportava sul collo –Non lo stava mangiando. Beveva il suo sangue. Avete visto cos’era?- domandò il guardiacaccia avvicinandosi nuovamente ai quattro ragazzi e al cane.

–Era un… uomo, credo. E… era incappucciato. Con il sangue che li colava dalla bocca.- Hermione rabbrividì raccontando ciò che avevano visto, ricordando il soffio gelido della creatura, il modo spettrale in cui si muoveva…

-E quando si è avvicinato… galleggiava nell’aria, tipo.- disse Ron.

–Torniamo al castello. Qui non è più un posto per voi. Andiamo.- disse Hagrid. Nonostante le lunghe falciate di Hagrid, nessuno dei quattro ebbe problemi a tenere il passo, tanto erano spaventati all’idea di incontrare nuovamente quell’essere.

Non appena entrarono nel castello, dopo aver lasciato Thor alla capanna di Hagrid, accompagnarono Draco alla Sala Comune di Serpeverde e poi Hagrid li accompagnò alla loro Sala Comune.

–Hagrid… perché bere il sangue di unicorno?- domandò Harry incuriosito e anche un po’ impaurito.

–Il sangue di unicorno, Harry… serve a far restare in vita un moribondo, ma non è un bene. Hai ucciso un essere puro e innocente. Dal momento in cui bevi un sorso di sangue, vivi una vita a metà, dannato, sei, ecco come si dice. Ora entrate e tenetevi lontano dai guai, da adesso. Chiaro? Buonanotte.-

Rimuginando, i tre salutarono Hagrid ed entrarono nella Sala Comune dopo aver dato la parola d’ordine (Bolidi) alla signora Grassa. Senza dirsi nulla, capirono che prima di andare a letto dovevano parlare. Così si sedettero, come se fossero stati d’accordo, su tre poltrone accanto al fuoco che scoppiettava allegramente nel caminetto, e rimasero per qualche secondo in un silenzio meditabondo. Fu Harry il primo a parlare –Ma chi vorrebbe vivere una vita dannata? Meglio morire, no?-

Hermione, dopo qualche secondo, ebbe l’occasione di dar voce a un pensiero che le era venuto quando Hagrid aveva detto a cosa serviva il sangue di unicorno –Qualcuno che non ha niente da perdere.- disse, guardando Harry negli occhi. Lui sobbalzò –Voldemort?-

-Non pronunciare quel nome!- esclamò Ron immediatamente. Poi domandò –Voi credete davvero… che quello che abbiamo visto era… lui?-

Nessuno rispose. Sapevano già cosa stavano pensando gli altri. Si erano trovati faccia a faccia con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Ad un certo punto Ron esclamò, con l’aria di chi ha capito qualcosa che cercava di spiegare da tempo –Ma si, certo! Piton…- a quel punto abbassò la voce, fino a trasformarla in un sussurro –Non vuole la Pietra Filosofale per lui, ma per portarla a… Voi-Sapete-Chi!-

-La Pietra… dona vita eterna. Riuscirebbe a… a riavere la sua vita.- sussurrò Hermione mentre questa nuova, terrorizzante idea si instaurava come un pesante macigno dentro di loro.

–Ma… se lo facesse… se riuscisse a prendere la Pietra… tornerebbe ad avere il potere che aveva undici anni fa.- disse Harry. Decisamente turbati, decisero di andare a dormire, ma nessuno dei tre riuscì a chiudere occhio, quella notte.

Hermione si infilò sotto le coperte e con un soffio spense la candela. Sentiva il respiro regolare delle sue compagne di stanza, ma non le servì a trovare il sonno. Pensava al luogo in cui si era trovata meno di un’ora prima. Nella Foresta Proibita, faccia a faccia con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, probabilmente il mago più crudele di tutti i tempi. Avrebbe potuto ucciderli con un solo incantesimo, tutti e quattro, non appena li aveva visti. Ma non l’aveva fatto. Perché? Forse non era ancora abbastanza potente? Forse non voleva che altre persone scoprissero che stava preparandosi a tornare. Forse non aveva la bacchetta. Forse non gli era venuto in mente.

Forse. Forse.

Non sapeva nulla. Non aveva senso fare delle supposizioni, non sapeva neanche con certezza se era proprio lui quello che avevano incontrato nella foresta. Forse era solo un poveraccio che aveva preferito essere dannato che affrontare la morte. Nonostante questa nuova possibilità, Hermione continuò a pensare che avrebbero già potuto essere morti. Sapeva che lei, Harry e Ron si stavano immischiando in una faccenda troppo grande per loro, troppo pericolosa e che avevano un nemico che, chiunque fosse, era troppo forte e potente per loro. Sapeva che sarebbe potuta finire molto male, ma sapeva anche che non avrebbero potuto non fare nulla. Sapeva che, dopo aver scoperto quello che avevano scoperto, sapendo ciò che sapevano, non potevano ignorare ciò che stava accadendo. Perchè, che quello fosse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o no, era ovvio che qualcosa stava accadendo.

________Nota di Herm90

Zalve! Lo so che in teoria sono solo Harry e Draco che vedono Voldy, ma non potevo far semplicemente andare Hermione e Ron con Hagrid e fargli raccontare tutto da Harry, sarebbe stato noioso, quindi...

Grazie a keloryn per aver commentato lo scorso capitolo (la reazione ci sarà, ma dovrai aspettare ancora un po'...)

Kiss a tutti e... ricordatevi di commentare!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** L'ufficio di Silente ***


L’ufficio di Silente

Quando la mattina seguente, la mattina degli esami, si svegliarono, Hermione, Ron e Harry si recarono in Sala Grande parlando sottovoce di ciò che era successo loro la sera precedente. Quando si sedettero al tavolo, Neville arrivò e si sedette accanto a Ron, che era seduto di fronte a Hermione e Harry. Neville li salutò, squadrandoli da sotto in su in qualche modo impaurito, poi si servì una porzione di uova strapazzate e un paio di fette di bacon e iniziò a mangiare silenziosamente, lanciando a volte delle rapide occhiate ai tre amici.

-Dicono che siete andati nella Foresta Proibita, ieri notte. È vero?- si decise finalmente a domandare quando ormai aveva finito una delle fettine di bacon e stava per passare all’altra.

Hermione, Harry e Ron annuirono e Neville lanciò loro uno sguardo impaurito e pieno di rispetto. –E… com’è? Fa così paura come dicono? Io sarei terrorizzato!- esclamò Neville con la voce che tremava un po’ alla sola idea.

–Terrificante.- disse Hermione. Ron rincarò la dose –Terribile.- Harry si limitò ad annuire e a comunicare con uno sguardo agli amici di non dire nulla di ciò che in realtà avevano visto. Naturalmente Hermione e Ron avevano già deciso di non raccontarlo, ma Neville disse –Malfoy racconta a tutti che avete incontrato un uomo incappucciato che vi voleva uccidere e che lui l’ha ucciso con una fattura.-

A questo punto Ron non riuscì a trattenersi ed esclamò, contrariato –Malfoy? Ma se è fuggito come un coniglio appena l’ha visto!-

Hermione tirò all’amico un calcio sugli stinchi con tutte le sue forze, ma ormai Ron aveva confermato quella parte del racconto di Draco.

–Allora è vero che c’era un uomo incappucciato! Non avete avuto paura? Malfoy dice che ve la siete fatta sotto, ma visto che dice anche che lui l’ha ammazzato…- esclamò Neville.

–Chiaro che abbiamo avuto paura, però non ce la siamo fatta sotto!- protestò Harry lanciando un’occhiata al tavolo di Serpeverde dove mentre Malfoy parlava i compagni attorno a lui si voltavano parecchie volte verso di loro, ridacchiando e indicandoli a dito. Anche alcuni Corvonero erano attorno a Malfoy e ascoltavano il suo racconto, anche se non erano convinti come i Serpeverde della verità di ciò che il ragazzo diceva.

Hermione, Harry e Ron fecero colazione in fretta, mangiando solo un po’ di bacon, poi fecero per alzarsi ma il familiare fruscio dei gufi che entravano dalla finestra ricordò loro che stavano ancora attendendo la risposta dei genitori di Hermione e di Ron, perciò si sedettero.

Un allocco grigio decisamente spennacchiato si posò davanti a Ron e fu immediatamente imitato da un gufo color paglia, che atterrò un po’ più delicatamente. In effetti l’allocco, che si rivelò essere Errol, il gufo di Percy, finì nel piatto vuoto di Harry e sarebbe scivolato fino alla fine del tavolo se Harry non fosse stato abbastanza veloce nell’afferrarlo.

Entrambi i volatili avevano una busta attaccata alla zampa, tuttavia mentre la busta di Errol era di pergamena giallognola scritta sicuramente con una piuma d’aquila quella legata al gufo della scuola era una normale busta da lettere babbana. I due ragazzi presero ognuno la sua busta e la aprirono, estraendo il foglietto con trepidazione.

Sapevo che quella scuola era estremamente pericolosa, Hermione, ma nonostante questo abbiamo deciso di permetterti di frequentarla. Tuttavia sembra che quel mondo abbia su di te una cattiva influenza, perciò io e tua madre abbiamo deciso di venire a prenderti questa settimana per riportarti a casa, dove riprenderai a frequentare la tua vecchia scuola con le tue amiche. Abbiamo già mandato una lettera alla professoressa McGranitt, che ci ha mandato una lettera, come sai, per informarci di ciò che avevi fatto. La professoressa ha parlato con il vostro preside, Albus Silente, che si è dichiarato d’accordo a riceverci questo sabato per sistemare le cose. Perciò ci rivedremo tra pochi giorni.

Un bacio

Papà

Hermione rimase lì, ferma, imbambolata, fissando il foglio di carta con le mani tremanti.

Ron, che aveva appena letto la sua lettera, disse –Beh, me l’aspettavo. Ci hai delusi profondamentecosa diavolo ti è saltato in testa... perché non prendi esempio da Percy invece che da quelli scansafatiche di Fred e Georgebell’esempio da dare a Ginnynon è passato neanche un anno e gia combini guai… le solite cose. Sono due anni che le scrive a Fred e George. A te cos’anno detto Hermione? Hermione? Hermione? Stai bene?-

Hermione alzò gli occhi dalla lettera e guardò negli occhi i due amici –Mi riportano a casa.- disse con voce bassa e tremante.

Ron ed Harry spalancarono gli occhi. –Ma… non possono! Sei la migliore della scuola… e poi non hai fatto niente di così terribile…- disse Harry cercando di suonare tranquillizzante.

–Vedrai, Hermione, Silente non lo permetterà.- disse Ron rassicurante.

–Silente ha detto… che possono venire questo sabato… domani… guarda, è scritto qui.-

Harry e Ron lessero velocemente la lettera, poi si alzarono di scatto –Forza, dobbiamo dire a Silente che non può… che non vuoi andartene.-

-Già. Alzati, Hermione. Ci faremo dire da Fred e George dov’è l’ufficio di Silente.-

Hermione, mentre le lacrime le riempivano gli occhi, sorrise agli amici e si alzò. I tre si incamminarono verso Fred e George, che sedevano insieme a Lee. Mentre George mangiava dei toast al prosciutto, Fred e Lee giocavano a Sparaschiocco.

–Voi lo sapete dov’è l’ufficio di Silente?- domandò Ron.

–Corridoio del secondo piano a destra… c’è una statua di una fenice e due gargoyle di pietra… devi dire Sorbetto al limone a uno dei due e appare la scala…- rispose George senza alzare lo sguardo dalla partita del fratello e dell’amico.

–Grazie!- esclamarono in coro i tre amici, poi corsero fuori dalla Sala Grande. Dovevano sbrigarsi se volevano parlare con Silente prima dell’inizio degli esami. Sapevano che trasgredire le regole un’altra volta non sarebbe stata la cosa migliore per convincere i genitori di Hermione a permetterle di rimanere a Hogwarts.

Arrivarono trafelati al corridoio indicato da George e videro, alla fine di esso, la statua della fenice e i gargoyle di pietra. Si avvicinarono e Harry disse a quello a sinistra –Sorbetto al limone.- il gargoyle abbassò il capo con fare ostile, come se non ritenesse possibile che loro potessero avere la parola d’ordine dell’ufficio di Silente. La fenice d’oro iniziò a girare lentamente su se stessa, alzandosi sempre di più. Sotto alla fenice si alzava una scalinata di marmo bianco.

Hermione, Harry e Ron saltarono sul terzo gradino e la fenice li portò sempre più in alto, finchè non si fermò davanti a una porta di legno ad arco con la maniglia color oro lavorata. Ron afferrò la maniglia e la piegò, aprendo la porta. Entrarono in una stanza circolare al cui fondo si aprivano due scalinate, una destra e una a sinistra, che portavano allo stesso piano sopraelevato. La maggior parte dell’arredamento della stanza era d’oro, di bronzo e di legno scuro. C’era una scrivania con una piuma d’aquila e un calamaio che sembrava d’oro massiccio e accanto ad essa, su un trespolo d’oro, era poggiata una fenice dalle piume che da rosse divenivano gradualmente dorate.

Quando i tre entrarono nell’ufficio la fenice alzò le ali e arruffò le piume. Era l’uccello più regale che avessero mai visto. Hermione, Harry e Ron si avvicinarono all’uccello e lo accarezzarono lentamente per non turbarlo. La fenice tuttavia non sembrava turbata, anzi quando smisero di accarezzarla lei beccò leggermente la manica della divisa di Harry per convincerlo a continuare ad accarezzarla.

-Cosa fate qui voi tre?- domandò la voce profonda di Silente proveniente dal piano sopraelevato. Hermione, Harry e Ron si voltarono di scatto e videro il preside poggiato al mancorrente di legno.

-Professore, i miei genitori…-

-Non può essere d’accordo…-

-Non è stata solo colpa di Hermione…-

-Ragazzi, ragazzi… vorreste parlare uno alla volta, per favore? Grazie.-

Fu Ron a prendere la parola per primo –Professor Silente, i genitori di Hermione vogliono riportarla a casa!-

-E io non voglio andare a casa, professore!-

-Già, non può fare qualcosa…- stavano di nuovo parlando tutti insieme. Il professor Silente alzò una mano per frenare il fiume di parole e domandò –Io non ho nessuna intenzione di permettere che la signorina Granger lasci la scuola, a meno che lei non me lo chieda espressamente. E a quanto ho capito, lei non ha alcuna intenzione di farlo, sbaglio?- il professore fissò intensamente Hermione negli occhi, che disse –No, voglio rimanere.- con la voce più decisa che riuscì a trovare.

–Bene. Domani arriveranno i tuoi genitori, Hermione, così potremo convincerli a cambiare opinione. Ora, direi che sarebbe meglio se voi tre andaste in classe.-

-Grazie… professor Silente…- disse Hermione arrossendo. Ora, in effetti, si vergognava del modo in cui erano piombati nell’ufficio del professore. A giudicare dal modo in cui dissero Arrivederci al preside anche Harry e Ron avevano la sensazione di aver esagerato.

Uscirono dalla stanza e, dopo essersi chiusi la porta alle spalle, scesero velocemente le scale. Non appena ebbero superato l’ultimo gradino la fenice dorata iniziò a ruotare su se stessa nella direzione opposta di quella usata per alzarsi e in breve le scale scomparvero. Hermione, Harry e Ron percorsero velocemente il corridoio che li portava all’aula di Difesa e vi entrarono. Fortunatamente non erano in ritardo e gran parte della classe non era ancora arrivata. Si sedettero in ultima fila, in uno dei quattro banchi da tre posti presenti nell’aula.

-Speriamo che Raptor non abbia ancora ceduto e che non abbia detto a Piton come superare la sua protezione per la pietra…- disse Ron mentre il professore entrava nell’aula, un fascicolo di fogli in mano –Bene, raga… ragazzi. Io vi con… controllerò du… durante gli es… es… esami. Que… questi sono di Difesa, Tras… Trasfigurazione, Poz… poz… poz… Pozioni, di tutto, insomma.- Raptor distribuì tre fogli ciascuno e tutti, quando Raptor diede loro il via, iniziarono a scrivere freneticamente.

-Non è stato tanto male, no? Tutti dicono che gli esami finali a Hogwarts sono terribili, ma io gli ho trovati abbastanza piacevoli.- commentò Hermione.

-Parla per te! Avete visto? A me è sembrato che è rabbrividito un po’ quando ha detto pozioni. Più del solito, intendo.- disse Harry mentre, tre ore dopo, i tre uscivano dalla classe e si dirigevano verso la Sala Grande.

Il resto della giornata passò in un battibaleno, soprattutto perché non ebbero altre lezioni, e anche la notte. Era strano pensare a come passava in fretta il tempo se non volevi che arrivasse un certo momento, ma in un battibaleno arrivò il giorno seguente.

Quella mattina Hermione, Harry e Ron si trovarono in Sala Comune e poi scesero insieme a far colazione in Sala Grande, anche se Hermione non aveva molta fame. In effetti aspettava con trepidazione che i suoi genitori arrivassero. Ma quella mattina non fu avvisata dell’arrivo di nessuno e quando andò a pranzo Hermione aveva ormai i nervi tesi come corde di un violino.

Dopo pranzo Hermione, Harry e Ron salirono in Sala Comune e iniziarono a fare i compiti. Tirarono fuori un foglio di pergamena ciascuno e il libro di pozioni, Infusi e pozioni magiche. Ron lesse ad alta voce il titolo del tema: Gli usi della mandragola e della radice di iperico nella preparazione delle pozioni. Dopo aver scritto il titolo in cima al foglio a protocollo, Ron bagnò la punta della piuma d’aquila nel calamaio e poi, tenendola a qualche centimetro di distanza dal foglio di pergamena, fissò Hermione e disse –Allora? Quali sono gli usi della mandragola e della radice di iperico nella preparazione delle pozioni?-

-Mi fa piacere, signor Weasley, che lei si impegni così tanto per fare da solo i suoi compiti.- Hermione, Ron ed Harry si voltarono di scatto e sobbalzarono. Proprio dietro di loro c’era la professoressa McGranitt seguita dai genitori di Hermione, che si guardavano attorno un po’ imbarazzati. Nella Sala Comune alcuni ragazzi scoccavano occhiate curiose ai due babbani, ma dopo appena un paio di secondi tornarono a occuparsi delle cose veramente importanti: Calì e Lavanda ricominciarono a blaterare sul bel fisico di Cedric Diggory di Tassorosso, Oliver e Angelina ripresero a parlare della prossima partita di Quidditch, Dean e Seamus si concentrarono nuovamente sulla loro partita a sparaschiocco, Percy riuscì a sgridare Alicia e Kati, perché ridacchiavano troppo forte e Fred, George e Lee continuarono a cercare di decidere dove lanciare la loro nuova super-caccabomba: se davanti all’ufficio di Gazza o in Sala Trofei.

-Io… no, veramente…- cercò di scusarsi Ron.

–Si, certo, sono sicura che aveva un ottimo motivo per copiare dalla signorina Granger. Perché cambiare le proprie abitudini dopotutto? Ma non è questo che ero venuta a fare… Signorina Granger, vuole venire con me, per favore?- Hermione lanciò uno sguardo ai suoi genitori e con gli occhi cercò Ron e Harry. Erano preoccupati quanto lei e lanciavano a Christine e Maxwell sguardi incerti.

–Possiamo venire, professoressa?- domandò a un certo punto Ron. La professoressa riportò lo sguardo sui due ragazzi.

–Si, la prego!- esclamò Harry.

–Non credo che ci siano problemi… ma forse il professor Silente preferirà che voi aspettiate la vostra amica fuori dall’ufficio. Comunque potete venire fino là.- accordò la professoressa dopo qualche secondo di silenzio. Harry e Ron si alzarono e si avvicinarono a Hermione, che salutò i suoi genitori.

-Fermi, stranieri! Cosa vi porta nelle nostre… oh, mi scusi professoressa McGranitt.- disse un quadro che ritraeva un cavaliere con una spada argentata come la sua armatura.

–Buongiorno, Sir Cadogan.- salutarono Hermione, Harry e Ron mentre passavano. La madre e il padre di Hermione lanciarono ai tre uno sguardo stralunato e continuarono a seguire la professoressa finchè non giunsero davanti alla statua della fenice con i gargoyle ai lati.

Sorbetto al limone- disse la professoressa. Come era successo il giorno prima apparvero le scale e la McGranitt, Hermione, Maxwell e Christine salirono.

–Potter, Weasley, rimanete qui.- disse con voce severa la professoressa. Entrarono nell’ufficio di Silente e si chiusero la porta alle spalle. Silente era seduto alla sua scrivania, le punte delle dita unite e fissava un punto imprecisato del tavolo. Quando chiusero la porta non diede segno di essersi accorto del loro arrivo.

I quattro attesero un paio di minuti. Hermione vide chiaramente che i suoi genitori si stavano scambiando sguardi poco convinti, poi la professoressa McGranitt si schiarì rumorosamente la voce.

Il professor Silente alzò tranquillamente lo sguardo verso di loro e apparve addirittura leggermente sorpreso –Oh. Vi prego di scusarmi, non mi ero accorto del vostro arrivo. Sedetevi, avete fatto un lungo viaggio, immagino.- con un gesto della bacchetta fece apparire tre sedie davanti alla scrivania, poi disse –Professoressa McGranitt, gradirei rimanere da solo con Hermione e i suoi genitori. E mentre esce, potrebbe dire al signor Weasley e al signor Potter di smettere di origliare da dietro la porta? Grazie.-

In effetti, quando la professoressa McGranitt aprì la porta per uscire, Harry e Ron caddero in avanti, sul pavimento. La professoressa li fece uscire e chiuse la porta.

-Bene. A quanto o capito voi volete riportare Hermione a casa.- disse il professor Silente con voce pacata.

Christine annuì –Si. Questa scuola è pericolosa. Noi non vogliamo che lei corra dei rischi e…-

-Mi perdoni se la interrompo, signora Granger, ma vorrei precisare che non è certo mia abitudine sottoporre i miei studenti a prove o compiti per la quale non ritengo siano all’altezza.- non c’era traccia di minaccia o di irritazione nella sua voce. Christine arrossì un po’, ma Maxwell continuò, imperterrito –Sono sicuro che è così, ma so benissimo che questa non è la scuola adatta per mia figlia. Tornerà alla scuola alla quale era iscritta.-

Silente osservò per qualche secondo i signori Granger da sopra la punta delle dita, poi sorrise e disse –La cosa strana è che voi sembrate… e sottolineo sembrate, perché non mi permetterei mai di elargire giudizi su persone che vedo per la prima volta nella mia vita… come dicevo, sembrate convinti di poter prendere questa decisione senza consultare la diretta interessata. Vostra figlia.-

-Nostra figlia non ha ancora l’età giusta per prendere decisioni così importanti, professore.-

Hermione, non appena sentì questa frase, protestò –Ma non è vero! Io sono abbastanza grande per…- Silente la zittì alzando una mano –Hermione, non credo che sia questo il modo adatto.- disse rivolgendosi alla ragazza, che dopo aver annuito iniziò a giocherellare nervosamente con la punta della cravatta dorata e scarlatta, lo sguardo fisso sul preside, aspettando di sentire come sperava di convincere i suoi genitori a farla rimanere e tifando silenziosamente per lui.

-Vorrei portare alla vostra attenzione alcuni piccoli, insignificanti particolari che forse non avete notato.- muovendo la bacchetta verso uno scaffale questo si aprì e una cartellina volteggiò verso di loro, fino a posarsi sopra la scrivania, proprio davanti a Silente. Era una cartellina dorata con un’elegante scritta scarlatta

Hermione Granger

Scuola di Magia e Stregoneria di

Hogwarts

Grifondoro

1° anno

Giudizi e Punizioni

-Questa, signori Granger, è la cartella didattica di vostra figlia, per così dire. Contiene tutti i voti di Hermione nonché i giudizi di alcuni insegnanti e… anche le note dolenti, ovvero le punizioni e i punti che le sono stati tolti. Scoprirete che Hermione pare perfettamente in grado di risolvere problemi che per la sua età io stesso giudico forse fuori dalla sua portata. Il fatto che lei e i suoi amici se la siano sempre cavata egregiamente e i suoi ottimi voti dovrebbero farvi capire perché per vostra figlia è senza alcun dubbio utile frequentare questa scuola.-

Silente aprì la cartellina lasciandola appoggiata sul tavolo in una posizione tale che permettesse a tutti e quattro di leggere –Già da subito Hermione ha iniziato a collezionare ottimi voti.- Silente indicò una casella con scritto all’interno Trasfigurazione: trasfigurare un fiammifero in un ago>10.

Sotto la casella di trasfigurazione c’era però un’altra casella, questa volta con i contorni rossi. Christine la indicò e domandò –E quella?- il professor Silente guardò cosa avesse indicato la signora Granger e disse –Oh, certo, un intervento non richiesto durante la lezione di Pozioni. Niente di grave.-

Il professore voltò pagina parecchie volte e mostrò un dieci di Incantesimi, due di Difesa contro le Arti Oscure, altri tre di Incantesimi e quattro di Trasfigurazione. Dopo aver visto un nove di Pozioni (anche se non le dava mai dieci da quando era diventata amica di Harry e Ron, il professor Piton non poteva darle voti al di sotto del nove visti i suoi compiti) il professor Silente voltò pagina e arrivò al trentuno di ottobre. La sera di Halloween. Maxwell indicò un rettangolo particolarmente evidenziato e disse –E questo? Cos’è?- domandò.

Il professore sospirò e li guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna –Questo potrebbe non piacervi, temo. Sono stati tolti cinque punti a Hermione.-

-E per quale motivo?- domandò Christine lanciando un’occhiata alla figlia. –Durante il banchetto di Halloween si è introdotto nella scuola un troll di montagna e… beh, la versione ufficiale è che Hermione, Harry e Ron sono andati a cercarlo.- Hermione notò che la voce del professore era scettica. Guardandolo negli occhi Hermione capì che lui sapeva cos’era successo realmente. Sapeva tutto. Ma allora perché non aveva detto nulla? Notò distintamente che Silente le fece l’occhiolino e lanciò un’occhiata ai suoi genitori.

–Un troll? Sarà stato estremamente pericoloso! Questa non è altro che una ragione in più per…-

-Signor Granger, mi perdoni se interrompo. Sembra che io abbia questa brutta abitudine, la prego di cercare di sopportarmi. Ad ogni modo, non crede che il fatto che Hermione, Ron e Harry siano più che sani significhi che qui imparano a difendersi da ciò che li aspetta là fuori?-

-Professor Silente, mi chiedo dove mai mia figlia dovrebbe correre il rischio di incontrare un troll di montagna!- esclamò Maxwell.

–In montagna?- tentò Hermione.

-No, cara, perché non metterai mai più piede nel mondo magico e…- Silente interruppe nuovamente Maxwell –Il mondo magico, signor Granger, non è diviso da quello non magico tramite una barriera. Così come lo fanno i maghi, anche le creature magiche possono passare da un mondo all’altro con estrema facilità.-

-Ma è sicuramente più pericoloso nel mondo magico! Non posso permettere che mia figlia corra dei rischi.- ribattè Christine. A questo punto Hermione intervenne nuovamente –Mamma, ai tempi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato i suoi sostenitori uccidevano i babbani tanto per divertirsi! Non sarebbe meglio se io fossi in grado di difendermi?-

-Ma, come hai detto, ai tempi di quello lì, non oggi.- replicò Maxwell che iniziava a spazientirsi. Il professor Silente, con voce pacata come sempre, disse –Io non credo, signori Granger, che questo sia del tutto esatto. Anche se sono ormai dieci anni che il signor Quello lì non si vede, questo non significa che è morto. La maggior parte di noi è convinta che, nonostante sia ormai senza forze, Voldemort sia ancora vivo. Inoltre non tutti i Mangiamorte, i suoi seguaci, sono stati catturati. Fuori da Azkaban ancora molti Mangiamorte attendono il ritorno del Signore Oscuro.-

Maxwell e Christine fissarono il professor Silente, ancora più terrorizzati.

–Permettetemi di farvi notare, inoltre, i voti di Hermione nella Difesa contro le Arti Oscure. Senza dubbio lei, Harry e Ron sono i migliori del loro anno. Se continuassero potrebbero davvero fare molta strada.-

-Tu senti qualcosa?-

-No, e tu?-

-Niente. Aspetta sento dei…- la porta si aprì e il professor Silente sorrise a Harry e Ron, rannicchiati vicino alla porta per sentire qualcosa di ciò che avveniva dentro l’ufficio -…passi.- concluse Ron imbarazzato.

–Nel caso vi fosse sfuggito qualche passaggio, i signori Granger hanno deciso di far rimanere Hermione a Hogwarts.-

Harry e Ron saltarono in piedi, un sorriso incredulo sulle labbra. Si scambiarono un sorriso con Hermione, che uscì dall’ufficio con i suoi genitori.

-Volete fermarvi per cena, signori Granger?- domandò Silente –Sono sicuro che gradirete le nostre pietanze.- esclamò invitante. Christine scosse la testa e Maxwell disse –No, la ringrazio. Arrivederci.-

-Credo che sia meglio se Hermione, Harry e Ron vi accompagnino all’uscita. È facile perdersi a Hogwarts. Arrivederci.- il professor Silente chiuse la porta del suo ufficio e Harry, Ron, Hermione e i suoi genitori scesero le scale. Proprio come il giorno precedente non appena scesero l’ultimo gradino la fenice girò dalla parte opposta e le scale scomparvero.

In una decina di minuti arrivarono in Sala d’Ingresso e aprirono il portone.

–Vi accompagno alle carrozze.- decise Hermione. Ma appena uscirono in cortile insieme a Ron ed Harry, quest’ultimo lanciò un’occhiata alla capanna di Hagrid. Un debole fumo usciva dal camino del guardiacaccia, l’unico elemento dell’abitazione fatto di pietra invece che di legno. Harry si bloccò e afferrò Hermione e Ron per un braccio. I due si voltarono e anche Christine e Maxwell guardarono Harry senza capire.

-Dobbiamo andare da Hagrid. Ora.- disse Harry. Hermione aggrottò le sopraciglia –Accompagno i miei genitori e poi…-

-Hermione riguarda la… la…- Harry lanciò ai due amici un occhiata significativa così che i due capirono immediatamente cosa intendeva. Hermione si voltò verso i suoi genitori –Scusate, ma… io non… devo andare… è per gli esami.- disse. Salutò i genitori e poi, con Harry e Ron, si avviò verso la capanna. Mentre camminavano Harry spiegò –Non vi sembra strano che quello che Hagrid desidera di più è un drago e che, guarda caso, uno straniero si presenta proprio con un uovo di drago in tasca?- Hermione capì ciò che intendeva Harry.

Quando finalmente giunsero alla capanna del guardiacaccia lo trovarono seduto sui tre scalini di pietra che portavano alla porta d’ingresso mentre cuciva qualcosa che a giudicare dalla forma poteva sembrare lontanamente una sciarpa color scarlatto.

–Ehilà, ragazzi! Pare che Grifondoro va bene, no? Se vince la partita di domani ha la coppa per voi.- disse allegramente Hagrid continuando a sferruzzare allegramente. In effetti nell’ultima partita contro Tassorosso il Grifondoro aveva vinto, ma Harry non rispose e arrivò al punto senza giri di parole –Hagrid… com’era fatto l’uomo che ti ha dato l’uovo di Norberto?- domandò.

Hagrid lo fissò e poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, disse –Non lo so, non l’ho mai visto in faccia. Aveva il cappuccio. C’è gente strana alla Testa di Porco.- commentò. Harry spalancò gli occhi sbalordito ed Hermione disse –Ma… insomma, avrete parlato, no? Cosa ti ha detto?-

-Mi ha chiesto che lavoro faccio e io gliel’ho detto. E lui allora mi chiede di che genere di bestie mi occupo… non è che mi ricordo tanto, ero un po’ brillo… ma voleva sapere se ero in grado di occuparmi di Norberto e io ci ho detto che dopo Fuffy non era un problema.-

Hermione, Ron e Harry sbiancarono e quest’ultimo domandò -… sembrava interessato a Fuffy?-

-E certo! Mica ci capitava tutti i giorni di incontrare un cane così!-

-E che… che cosa ti ha chiesto?- domandò Ron con voce flebile. Ormai tutti e tre avevano intuito ciò che era successo.

–Oh, beh, mi ha chiesto se non mi aveva mai dato problemi, ma io ce l’ho detto. Ci ho detto che ogni animale c’ha il suo trucco, prendi Fuffy: appena sente un po’ di musica diventa un agnellino…- Hagrid si interruppe di botto –Oh, no! Dimenticate cosa ho detto, chiaro? Ehi, voi tre! Dove state andando?- esclamò.

________Nota di Herm90

Siamo quasi alla fine!

Spero che questo chappy sia piaciuto, e ringrazio molto GiulyWeasley e Keloryn per i commenti dello scorso capitolo...

Bacioni a tutti!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Raggiungere Piton ***


Raggiungere Piton

Harry, Hermione e Ron corsero a perdifiato fino al secondo piano e, quando giunsero davanti all’ufficio di Silente, dissero –Sorbetto al limone- al gargoyle di destra. Ma questo non si mosse. Riprovarono, riprovarono e riprovarono, ma niente da fare.

–Andiamo dalla McGranitt!- esclamò Hermione. Harry e Ron furono subito d’accordo e i tre si recarono, sempre di corsa, nell’ufficio della professoressa. La trovarono alla sua scrivania, i capelli sempre stretti in una crocchia dietro la testa e gli occhiali sul naso. Quando entrarono senza bussare rivolse loro un’occhiata severa, ma i tre lasciarono perdere le scuse e corsero davanti a lei. Stava scrivendo probabilmente i loro voti degli esami, ma non ci fecero caso.

-Professoressa, dobbiamo parlare con il professor Silente!-

La professoressa alzò le sopraciglia –Temo che non sia possibile, signorina Granger. Il professor Silente è partito.-

-Partito?- domandò Ron in tono disperato.

–Si, signor Weasley. Partito. Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia. Pare che Caramell abbia bisogno di qualcosa…-

-Professoressa, riguarda la Pietra Filosofale! Qualcuno tenterà di rubarla!- esclamò Harry. Un silenzio attonito accolse quest’affermazione. Dopo qualche secondo la professoressa disse, con voce gelida –Non so come siate venuti a conoscenza della Pietra, ma vi assicuro che è ben protetta. Andate ora, o passerete la serata in punizione.-

I tre obbedirono mogi mogi e non appena chiusero la porta dell’ufficio Harry disse –Lo farà oggi. Scommetto che è stato Piton a mandare il gufo e che al Ministero non ne sanno nulla!-

-Dobbiamo tenere d’occhio Piton e l’entrata del corridoio.- disse Ron. Hermione annuì e Harry disse –Hermione, Piton è sicuramente in Sala Insegnanti. Tu puoi andare a controllare lui mentre io e Ron andiamo al terzo piano.-

-Perché io?- domandò Hermione preoccupata di cosa avrebbe potuto dire se Piton le avesse chiesto cosa ci faceva lì.

–Non è chiaro? Professor Vitius, sono così preoccupata per la domanda 23b!- la schernì Ron con voce acuta. Hermione li tirò una gomitata ma accettò, così si divisero.

Hermione scese velocemente fino al pian terreno e si appoggiò al muro accanto alla porta della Sala Insegnanti. Dopo qualche secondo uscì dalla Sala il professor Piton. Le lanciò un’occhiata gelida e domandò –Cosa fa qui al chiuso, signorina Granger, in una così bella giornata?- Hermione cercò di evitare di arrossire e riuscì a tirare fuori una voce sicura quando disse –Io… stavo aspettando il professor Vitius.-

-Bene. Aspetta che te lo chiamo.- disse Piton con un ghigno. Si sporse all’interno della Sala e disse –Professore, la signorina Granger vuole parlarle.- Piton si allontanò ed Hermione, arrossendo, disse –Ecco, io… non sono sicura di… aver dato la risposta giusta alla domanda… 23b.-

Il professore, che era a stento alto quante Hermione, si guardò attorno con circospezione e disse –In teoria non dovrei dirti nulla, ma non devi preoccuparti, il tuo esame è andato benissimo. Hai preso centoventi su cento. Non ti preoccupare.-

Normalmente Hermione sarebbe stata felicissima, ma proprio in quel momento vide Piton con la coda dell’occhio. Sembrava decisamente più allegro del solito. Harry aveva ragione: era per quella sera.

-Ora svelta, torna nella tua Sala Comune.- disse il professor Vitius. Hermione annuì e a quel punto on ebbe altra scelta. Se Piton l’avesse vista di nuovo avrebbe capito che lo stavano tenendo d’occhio, perciò salì velocemente le scale finchè non arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa.

–Frescospino.- disse. Il ritratto si aprì ed Hermione, entrando, vide Ron ed Harry seduti ad un tavolo. Si avvicinò e si lasciò cadere su una panca, sbuffando –Piton è uscito dalla Sala Insegnanti e non potevo continuare a seguirlo. Voi cosa fate qua?- domandò.

–La McGranitt ci ha beccati. E ora cosa facciamo?- domandò Ron –Non possiamo permettere che Piton riesca a portare la Pietra a Voi-Sapete-Chi!- esclamò. Harry stava fissando il tavolo e dopo qualche secondo disse, in tono determinato –Io stanotte vado a cercare la Pietra. Userò il mantello dell’invisibilità.-

-Ma… basterà per coprirci tutti e tre?- domandò Hermione. Harry alzò lo sguardo verso di loro e domandò –Come tutti e tre?-

-Veniamo anche noi.- disse Ron con semplicità scuotendo le spalle.

–No, non posso chiedervi di fare una cosa del genere…- iniziò Harry, ma Hermione lo interruppe –E infatti non ce l’hai mica chiesto. Non ti lasciamo certo andare da solo!- esclamò. Harry rivolse a lei e a Ron un sorriso pieno di gratitudine e decisero di trovarsi in Sala Comune a mezzanotte.

I tre si trovarono in Sala Comune, puntualissimi. Harry aveva il mantello dell’invisibilità poggiato sul braccio e tutti e tre avevano la bacchetta stretta in mano. Grazie alla lue che entrava dalle finestre la Sala Comune non era buia ma in penombra, perciò non dovettero ricorrere al Lumos.

A un certo punto un gemito ruppe il silenzio e tutti e tre si voltarono verso il camino. Su una delle poltrone era seduto Neville con in mano il suo rospo Oscar.

-Neville! Non dovresti essere qui!- esclamò Harry in un sussurro.

–Neanche voi!- protestò Neville alzandosi e poggiando Oscar sul bracciolo destro della poltrona –State di nuovo uscendo di notte, vero? Non dovete! Metterete Grifondoro nei guai!-

-Neville, smettila! Dobbiamo andare, tu non puoi capire!- esclamò Ron. Neville scosse la testa, deciso –Sei stato tu a dirmi che dovevo imparare a tener testa alle persone. No, non vi lascio uscire! Io… io… io vi prendo a pugni!- Neville aveva un’espressione insicura, ma l’avrebbe fatto davvero, Hermione ne era sicura. Non aveva altra scelta, e anche se le dispiaceva molto alzò la bacchetta e disse –Neville, scusami, scusami tanto. Pietrificus Totalus!- Neville si bloccò come se fosse fatto di pietra e cadde a terra sulla schiena con un tonfo sordo.

-A volte sei terrorizzante, lo sai, si? Bravissima, certo… ma terrorizzante.- commentò Ron lanciando un’occhiata ad Hermione, che sorrise decidendo di interpretarlo come un complimento. Tutti e tre superarono Neville e uscirono dal buco del ritratto, stringendo le bacchette così tanto che avrebbero potuto inciderci le impronte digitali.

Harry coprì tutti e tre con il mantello e si strinsero per non far uscire neanche la punta della scarpa. Camminarono un po’ impacciati, stretti, cercando disperatamente di non cadere a terra. Per un pelo non andarono a sbattere contro Gazza, che scopava il corridoio con Mrs Purr accanto. Nemmeno Mrs Purr, nonostante il suo fiuto, li scovò. Davanti alla porta del corridoio del terzo piano si fermarono un attimo e nascosero il mantello con cura. Harry tirò fuori da una tasca un flauto di legno rozzamente intagliato che Hagrid gli aveva regalato per Natale e che avrebbero usato per calmare Fuffy. Hermione era già pronta a usare l’Alohomora per aprire la porta, ma questa era già stata aperta da qualcuno che l’aveva lasciata socchiusa. I tre si guardarono: Piton era già arrivato. Lentamente e cercando di fare il più silenziosamente possibile aprirono la porta quel tanto che bastava per entrare. Superarono la porta e se la chiusero alle spalle. Una lenta melodia proveniva da un’arpa dorata posizionata a pochi metri da loro, punteggiata dal respiro regolare di Fuffy che, accucciato accanto allo strumento, dormiva profondamente.

-Piton deve aver fatto un incantesimo all’arpa per farla continuare a suonare.- disse Harry infilando il flauto regalatogli da Hagrid sotto il mantello. I tre si avvicinarono alla botola e ne sollevarono il coperchio. Sotto di loro c’era un buco nero che sembrava non avere mai fine.

–Che cosa… che cosa dobbiamo fare? Entrare qui dentro?- domandò Ron tremante.

–Così… così pare.- disse Hermione altrettanto spaventata.

-Entro prima io, se tra cinque minuti non ho detto nulla non mi seguite e andate a chiamare la McGranitt.- disse Harry fissando con apprensione la botola. Hermione afferrò il braccio di Ron, che era accanto a lei ed esclamò –Sentite!- Harry e Ron si bloccarono e tesero le orecchie.

–Io non sento nulla.- disse Harry, e Ron annuì, d’accordo con l’amico. Hermione sbarrò gli occhi –Appunto! L’arpa ha smesso di suonare!- sibilò. Si voltarono contemporaneamente e ciò che videro gelò loro il sangue nelle vene: Fuffy si era svegliato e li guardava con la bava che colava dai denti affilati, scoperti dal suo ringhio insistente. I tre gridarono e immediatamente si tuffarono nel buco, Hermione per prima. Atterrò su qualcosa di morbido, seguita da Harry e poi da Ron.

–Per fortuna che c’era questa pianta sotto.- commentò Harry lanciando uno sguardo verso il buco dal quale erano caduti. Fuffy ci stava guardando dentro e ringhiava, irato per essersi lasciato scappare il pranzo.

Hermione abbassò lo sguardo. In effetti sotto di loro si estendevano le radici verdi e bluastre di un’enorme pianta che si ergeva poco lontano. Hermione guardò le foglie della pianta. Erano a forma si stella a nove punte ed erano dello stesso colore verde/bluastro delle radici, ma avevano delle venature color rosso fuoco che dal centro sfumavano verso le punte (Non so se è così, ho inventato... N.d.A.). Le ricordavano qualcosa, ma non sapeva che cosa. Ad un certo punto sentì qualcosa strisciarle lentamente sulle caviglie e sui polsi, salendo lungo le gambe e lungo le braccia. Guardò in basso. Le radici della pianta si stavano allungando per arrivare a lei e la circondavano. Quando iniziarono a stringere sul suo corpo, Hermione sbarrò gli occhi terrorizzata. Il tranello del Diavolo! –Fortuna? Questo è il tranello del Diavolo!- esclamò spaventata cercando di liberarsi dalla presa delle radici. Harry e Ron abbassarono lo sguardo: anche attorno a loro avevano iniziato ad avvolgersi le radici. Tutti e tre iniziarono ad agitarsi, cercando di staccare le radici dai loro corpi, ma queste stringevano sempre di più. Una radice più spessa delle altre smise di arrotolarsi alle braccia di Hermione e girò attorno al suo corpo fino ad arrivare alla gola. Hermione gridò, ma fu proprio quel grido a ricordarle quello che aveva letto su Mille erbe e funghi magici all’inizio dell’anno: Il tranello del Diavolo è una pianta letale per chiunque la tocchi. L’unico modo per non venire stritolati dalle sue radici è rimanere calmi o ricorrere alla luce del sole o di un fuoco. Il tranello del Diavolo, infatti, odia la luce e prospera in un ambiente umido e scuro.

-State calmi! Dobbiamo stare calmi!- urlò a Harry e Ron, che continuavano ad urlare ed agitarsi mentre le radici continuavano a stringere. Le radici vicine ad Hermione, non appena lei smise di muoversi e di urlare, la coprirono totalmente fin sulla testa e la spinsero verso il basso.

-Hermione!- gridarono Ron e Harry quando la videro scomparire sotto la spessa coltre di radici. Hermione, dopo una caduta di un paio di metri, batté su un duro e freddo pavimento. Si alzò scuotendosi la polvere dalla divisa e poi alzò lo sguardo. Al posto del soffitto c’erano le radici del Tranello del Diavolo e tra due radici Hermione vide Harry e Ron. Continuavano a muoversi, ad agitarsi, a scalciare e ad urlare.

–State calmi! State calmi! Datemi retta!- gridò Hermione ai due amici. Harry parve sentirla, così si immobilizzò e le radici trasportarono anche lui verso il fondo. Harry cadde e, come Hermione, si alzò. –Tutto bene?- domandò la ragazza. Harry annuì ed entrambi alzarono lo sguardo verso le radici. Ron, che quando Harry era stato trasportato in basso come Hermione aveva iniziato ad urlare ancora di più, era quasi completamente circondato dalle radici.

–Sbaglio o non sta calmo?- domandò stizzita Hermione.

–Che facciamo? Lo stanno stritolando!- esclamò Harry con voce preoccupata. Hermione iniziò a pensare a voce alta –Il tranello del Diavolo… rimanere calmi… odia la luce!- Hermione estrasse la bacchetta da sotto il mantello e, puntandola verso le radici, esclamò –-Lumus Solem!- un raggio di luce uscì dalla punta della sua bacchetta e andò a colpire la pianta, che con un debole puff lasciò passare Ron. Il ragazzo cadde a terra. Hermione abbassò la bacchetta e Ron si alzò da terra, guardò un secondo verso l’alto e poi esclamò –Uff! Fortuna che eravamo calmi!-

Hermione lanciò all’amico uno sguardo penetrante e Harry lo rimbeccò –Hai uno strano concetto di stare calmi...- Ron arrossì un po’ e disse –Si… in effetti…-

-Andiamo.- disse Hermione. Si incamminarono lungo il corridoio buio. Dopo qualche metro iniziarono a sentire un rumore continuo che sembrava uno scricchiolio, un bisbiglio, uno spostamento d’aria. Era un rumore costante, che non si interrompeva e non variava mai. I tre si fermarono un secondo e poi, come di muto accordo, camminarono verso una debole luce che si vedeva alla fine del corridoio. Quando raggiunsero la luce capirono cos’era quel ronzio. Centinaia di uccellini di mille colori volteggiavano in una stanza illuminata da una luce azzurrina. Dall’altra parte della stanza c’era una porta di legno chiaro a accanto ad essa cinque belle scope da corsa.

–Credete che ci attaccheranno?- domandò Hermione lanciando agli uccelli un’occhiata dubbiosa.

–Si, credo di si.- disse Harry.

–Già… di certo non possono essere qui per bellezza.- esclamò Ron.

–Io dico di correre e vedere cosa succede.- Hermione e Ron guardarono Harry come se fosse matto, poi si guardarono tra di loro. Era l’unica cosa che potessero fare, perciò annuirono.

–Al mio tre.- disse Harry –Uno… due…- tutti e tre trassero un gran respiro –Tre!- partirono e attraversarono di corsa la stanza, aspettandosi di venire attaccati dall’intero stormo. Ma ciò non accadde e i tre arrivarono davanti alla porta senza danni. Si guardarono incerti e poi smossero le spalle. Provarono ad aprire la porta, ma era chiusa. Hermione puntò la bacchetta verso la serratura e disse –Alohomora!- Ma non successe niente. La porta non si aprì. Immediatamente tutti e tre si voltarono verso gli uccelli e capirono tutto. Non erano uccelli. Erano chiavi. Chiavi incantate. E le scope dovevano servire per acchiappare la chiave giusta. Ron si piegò e iniziò a studiare la serratura, poi sentenziò –Ci serve una chiave grossa… vecchio modello… d’argento, probabilmente.-

Harry si voltò e guardò le chiavi. –Eccola.- disse –Ha le ali azzurre… un’ala è rotta, la vedete?- Hermione e Ron guardarono l’ammasso di chiavi volanti e poi, finalmente, la videro anche loro. Afferrarono tre delle scope e le inforcarono. Harry, da bravo Cercatore, era velocissimo. Andava da una parte all’altra della stanza a una velocità sorprendente senza mai perdere di vista la chiave.

–Hermione, vai a destra e bloccala. Ron, a sinistra, io la prendo da sopra!- urlò Harry. Hermione e Ron obbedirono e si lanciarono nelle direzioni indicate da Harry, che volò verso l’alto. Hermione si teneva così stretta al manico della scopa che probabilmente le sue impronte digitali sarebbero rimaste incavate nel legno. Per un secondo la chiave volò verso Harry, ma poi cambiò direzione. Tuttavia ad Harry fu sufficiente: si sporse dalla scopa e afferrò la chiave, che continuò a muovere le ali disperata. Scesero dalle scope e corsero verso la porta. Harry infilò la chiave nella serratura e la girò. La porta si aprì. Hermione, Harry e Ron si sorrisero per un momento, poi superarono la porta.

Ciò che videro fu forse tra le cose più sorprendenti che fino a quel momento avevano visto a Hogwarts. Su un’enorme scacchiera dei giganteschi pezzi neri e dei pezzi bianchi si guardavano negli occhi quasi sfidandosi. Dalla parte di Hermione, Harry e Ron c’erano i pezzi neri e ne mancavano due. Tutti sapevano cosa stava per accadere ma nessuno dei tre aveva il coraggio di dirlo. Poi Ron, con voce piena di panico, disse –Scacchi dei maghi. Dobbiamo… prendere i posti delle pedine. Non ve la prendete, verso? Ma voi non è che siate un granché a giocare a scacchi, quindi è meglio se… dirigo io.- Hermione e Harry annuirono, d’accordo con lui, così Ron disse –Hermione, vai al posto della torre. Harry, fai l’alfiere. Io vado su un cavallo.- Non appena i tre ragazzi presero posto un pedone bianco si spostò in avanti di una casella. Toccava a loro.

–Pedone in C5.- disse Ron. Immediatamente un pedone si spostò in una casella nera che aveva di fronte. Immediatamente lo stesso pedone bianco che si era mosso prima fece un altro passo in avanti e Ron fece si che il loro pedone potesse mangiarlo. Il pedone nero utilizzò la mazza che aveva in mano per colpire il pedone avversario, che si accasciò a terra e venne trascinato fuori dalla scacchiera dal suo aggressore. Fu la partita di scacchi più emozionante alla quale Hermione avesse mai assistito e questo probabilmente dipendeva in gran parte dal fatto che da quella dipendeva se sarebbero usciti con qualche arto ancora sano.

I bianchi fecero una vera e propria strage di neri e ogni volta che la squadra di Hermione, Harry e Ron mangiava un pezzo, gli avversari diventavano sempre più agguerriti e spietati.

-C’è solo una cosa da fare…- disse Ron, come se parlasse a sé stesso. Hermione ed Harry si voltarono verso di lui e Harry domandò –Cosa?- Ron trasse un respiro profondo, lanciò ai due un’occhiata e disse –Cavallo in H2.-

Harry si voltò verso la regina bianca e capì probabilmente cosa aveva intenzione di fare l’amico, perchè urlò –No! Così ti mangerà, Ron!- Hermione guardò l’amico piena di panico –No, Ron, non ci pensare nemmeno!- gridò, ma lui disse –Lo so. Devi continuare, Harry, e questo è l’unico modo!- Per quanto Hermione e Harry urlassero di non farlo, ormai era troppo tardi. La regina stava già preparandosi per la sua mossa. Mentre questa iniziava a muoversi, Ron diede ad Harry le istruzioni su come proseguire –Harry, avanti di tre e fai scacco matto!- La regina si fermò davanti al cavallo di Ron, si alzò dalla sua sedia e con essa colpì violentemente la statua e Ron.

-No!- urlarono in coro Hermione ed Harry. Mentre la regina ancora trascinava Ron e i resti della statua a forma di cavallo fuori dalla scacchiera, Harry si mosse di tre caselle bloccando in ogni senso il re bianco. Hermione, passando nervosamente il peso da un piede all’altro, fissava Ron che giaceva inerme a un lato della scacchiera. Non appena il re si tolse la corona e la lanciò ai piedi di Harry, i due corsero verso Ron, che giaceva con la schiena poggiata alla parete.

–Ron! Ron, stai bene?-

Con quello che parve uno sforzo immenso Ron aprì gli occhi e disse, con voce malferma –Io… sto bene. Andate avanti.-

-Ron…-

-No, Hermione, vai avanti. Dovete… continuare.- Ron gemette, ma Hermione e Harry lo ascoltarono e corsero verso la porta.

Non appena la aprirono si trovarono in cima a una scalinata. Harry si portò con un gemito la mano alla fronte quando una risata penetrante riecheggiò da dietro un angolo. Piton era già arrivato.

Scesero le scale senza fare alcun rumore, ma una voce disse -Bene. Siete arrivati, finalmente.-

Ma non era la voce di Piton.

_________Nota di Herm90

Tentativo di suspence completamente sprecato, considerato che tutti sapete come và avanti, ma pazienza, mi sembrava buono concludere il capitolo a questo punto... come avrete capito, ho fatto arrivare anche Hermione a Raptor, perchè come sapete se avete letto fin qui è lei che racconta la storia...

Ormai, dovremmo aver quasi terminato, un paio di capitoli... bacioni a tutti, e grazie Keloryn per il commento!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** La fine... o l'inizio... ***


La fine... o l’inizio...

Hermione ed Harry voltarono l’angolo e rimasero a bocca aperta. In fondo alla piccola stanza c’era uno specchio e davanti ad esso un uomo vestito con un lungo abito arancione da mago e con un turbante bianco sulla testa.

-Le… lei?- balbettò Harry con voce malferma.

Il professor Raptor, che fino a quel momento aveva guardato la sua immagine riflessa nello specchio, si voltò verso di loro con un ghigno malvagio stampato in volto. –Si, Potter. Io.- disse, con voce non più balbettante ma ferma, fredda e crudele come il sibilo di un serpente. Hermione era senza parole, in parte per lo stupore e in parte per la paura che quella terribile sorpresa le aveva causato. Se fosse stato Piton non avrebbe avuto così tanta paura. In un certo senso si era preparata ad incontrarlo. Ma l’improvvisa apparizione di Raptor, così inspiegabile, le aveva causato un terrore molto maggiore a quello che avrebbe mai potuto immaginare di poter provare nella sua vita.

Harry, invece, riuscì a parlare e, anche se non riuscì a mettere insieme una vera e propria frase, si capì ciò che voleva dire –Ma… ma io… Piton… lei…-

Il professor Raptor scoppiò di nuovo in quella risata gelida che avevano sentito entrando –Si, Piton. È stata una vera fortuna, in un certo senso, la sua presenza. Con un tipo come lui in giro chi avrebbe sospettato del po… povero bal… balbettante pro… professor Rap… Rap… Raptor?-

-Ma… ma noi abbiamo visto… ad Halloween… il Troll… Piton è venuto a cercare la Pietra!- esclamò senza fiato Hermione. Raptor scosse la testa divertito –No, Piton era venuto a cercare me. Aveva capito il mio piano. Ma nessuno può fermarmi… non con l’aiuto del mio padrone. Ora, passiamo ad argomenti più importanti. Come la prendo la Pietra? La vedo nello specchio, ma come faccio a prenderla?- domandò poi guardando nello specchio.

–Lo Specchio delle Brame!- esclamò Harry a voce così bassa che anche Hermione, benché fosse a pochi centimetri da lui, ebbe difficoltà a sentirlo.

All’improvviso una voce spettrale e remota disse –Usa lui… usa il ragazzo…-

Hermione ed Harry si guardarono attorno, nella stanza dalle pareti grigie che si erano improvvisamente trasformate in una trappola mortale, senza capire da dove giungesse quella voce che, poi, continuò –Fammeli vedere… voglio vederli.- Raptor si srotolò il turbante e Hermione e Harry urlarono. La nuca di Raptor era innaturalmente piatta e al posto dei capelli c’era un secondo viso, un viso dagli occhi rossi brillanti e penetranti, estremamente simili a quelli di un serpente. Raptor si voltò dando loro la schiena e il viso che li era spuntato sulla nuca parlò, sempre con la voce fredda e spettrale –Buongiorno, Harry. Sapevo che saresti arrivato. Hai visto? Hai visto come sono ridotto? Come tu mi hai ridotto? Devo abitare i corpi dei miei seguaci, come un parassita!-

Improvvisamente Hermione capì chi era quella cosa che stava parlando e, dall’espressione che Harry aveva sul viso, Hermione dedusse che l’aveva capito anche lui. Voldemort.

-Prendi il ragazzo. Usa lui, Raptor.- disse la voce fredda e crudele. Il professor Raptor si voltò verso Harry ed Hermione, che immediatamente gli puntarono contro le bacchette. Il professore sorrise –E così, voi credete che bastino due maghetti di undici anni per fermarmi… No, ragazzi. Non con l’aiuto del mio padrone.- il professore scoppiò in una risata da pazzo. Ad Hermione venne in mente un incantesimo e fece qualcosa di coraggioso e di estremamente stupido –Expelliarmus!- Il professore rise nuovamente e a sua volta pronunciò l’incantesimo, facendo volare via in un solo colpo sia la bacchetta di Hermione che quella di Harry.

-Elimina le seccature, Raptor. Dobbiamo usare il ragazzo.- disse la voce di Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato dalla nuca di Raptor, che fece un sorriso alquanto sinistro e puntò la bacchetta. Successe in pochi secondi. Il professore pronunciò un incantesimo che Hermione non riuscì a capire. Harry urlò. Qualcosa la colpì allo stomaco e cadde all’indietro. Tutto si fece buio.

 

Hermione aprì faticosamente gli occhi. Le palpebre le sembravano pesanti come macigni.

Il soffitto era bianco, sentiva delle voci confuse e concitate parlare di qualcosa che non comprese. Per un secondo non capì perché le facessero così male le costole, poi improvvisamente ricordò.

Il professor Raptor. La Pietra Filosofale. Harry. Harry! Era ancora con Raptor?

Hermione si alzò di scatto, ma una acuta fitta di dolore le percorse la schiena e ricadde indietro prima di essersi sollevata di più di tre centimetri dal letto. Muovendo solo la testa Hermione si guardò attorno.

Con estremo sollievo vide Harry nel letto accanto al suo, seduto con la schiena poggiata contro lo schienale dorato. Seduto ai piedi del suo letto c’era Ron, che guardava come Harry qualcuno davanti a loro. Proprio davanti ai letti il professor Silente e la McGranitt stavano discutendo con Madama Chips, l’infermiera della scuola. In realtà Madama Chips discuteva animatamente mentre la professoressa McGranitt taceva lasciando a Silente il compito di calmare l’infermiera.

Con la sua solita voce calma e il suo atteggiamento pacato Silente disse –Madama, devo assolutamente parlare con questi ragazzi. Le prometto che non creerò loro alcun disturbo. Ora se volete per favore lasciarmi solo con loro…-

-Ma signor Preside!- protestò Madama Chips –I ragazzi sono malati e hanno bisogno di assoluto riposo! Non…- Silente interruppe calmo l’infermiera –E infatti una partita di Quidditch non era precisamente quello che avevo in mente, Madama. Voglio solamente parlare con loro. Ora, se permette.- Silente fece un gesto indicando la porta dell’infermeria e Madama Chips, accompagnata dalla professoressa McGranitt, uscì con aria scocciata.

Hermione si alzò, questa volta muovendosi lentamente in modo da non sforzare la schiena, e come Harry si appoggiò allo schienale del letto.

Ron si voltò verso di lei e Harry fece lo stesso. –Hermione!- esclamò Harry.

–Stai bene?- le domandò Ron preoccupato alzandosi di scatto dal letto.

–Si… sto bene. Voi… voi?- domandò Hermione. I due annuirono e Ron si sedette su una poltrona azzurrina posta tra i letti di Harry ed Hermione.

–Bene. Ora che anche tu ti sei svegliata, Hermione, posso parlarvi.- disse il professore mentre il suo sguardo si spostava da un volto all’altro.

–Professore, Lei-sa-Chi…- iniziò Hermione. Nello stesso istante Harry disse –Il professor Raptor…- e Ron, insieme agli altri due, disse –La Pietra Filosofale…-

Silente li zittì con un gesto della mano –Se avrete un attimo di pazienza, vi dirò tutto ciò che vorrete sapere.- disse.

–Professore… professore, il professor Raptor dov’è?- domandò Harry senza giri di parole. Ron si voltò verso Harry e domandò, senza capire –Cosa centra Raptor?-

-Era lui, Ron, non Piton! Aveva Tu-Sai-Chi sulla nuca!- esclamò Hermione.

Lo sguardo di Ron si spostava da Harry ad Hermione, poi guardò di nuovo Harry, poi di nuovo Hermione e domandò –Sulla nuca? E perché scusa Tu-Sai-Chi stava sulla…-

Il professor Silente li interruppe di nuovo –Direi che state facendo una leggera confusione, no? Ora, state ad ascoltare. Il professor Raptor ha incontrato Voldemort durante un viaggio in Transilvania e Voldemort l’ha convinto che le sue idee erano giuste. Così Raptor si è unito al Lato Oscuro e all’inizio di quest’anno l’ha convinto, o forse obbligato, a prestargli, per così dire, il suo corpo.-

-Ma… ma Voldemort… Voldemort non è scomparso?- domandò Harry. Sentendo il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato Ron sobbalzò ed Hermione trattenne il respiro, ma nessuno disse nulla.

–Voldemort non scomparirà mai del tutto, Harry. Ma non tornerà al potere, non finchè qualcuno sarà pronto a combatterlo.- Il professor Silente fissò intensamente i tre ragazzi.

-Professore, la Pietra Filosofale? Dov’è ora?- domandò dopo qualche secondo Hermione.

–La Pietra è stata distrutta. Ho fatto una chiacchierata col mio amico Nicolas Flamel e abbiamo deciso che è meglio così.-

Ci furono di nuovo pochi secondi di silenzio, poi Harry disse –Ma… così Flamel e sua moglie dovranno morire.-

-Per una mente preparata, Harry, la morte non è che una nuova, grande avventura.- nessuno trovò nulla da ridire o da commentare.

-E… e Raptor? Dov’è ora?- domandò Ron. Silente tacque per qualche secondo –Il professor Raptor è morto, Ron. Voldemort l’ha ucciso. Riserva ai suoi seguaci la stessa compassione che riserva ai suoi nemici.- -Ma… come siamo arrivati qui? E perché quando toccavo Raptor lo bruciavo? E perché mi sono trovato la Pietra in tasca?- domandò Harry. Silente rivolse al ragazzo un breve sorriso –Quante domande, Harry. Iniziamo dall’ultima. Lo Specchio delle Brame avrebbe dato la Pietra a chi volesse trovarla. Badate bene, trovarla, non usarla. Passiamo alla seconda. Tua madre e tuo padre hanno dato la vita per te, Harry. Se c’è qualcosa che Voldemort non può sopportare è l’amore, e il grande gesto d’amore dei tuoi genitori ha lasciato un grande segno dentro di te. Questo bruciava la pelle di Raptor. E la prima domanda: io vi ho portati qui, come il signor Weasley può confermare. Ora: che ne dite di assaggiare qualcuno dei vostri regali? Sono i doni dei vostri ammiratori.- disse Silente accennando ad alcuni pacchi posti ai piedi dei letti di Harry ed Hermione. Si avvicinò alla pila di Harry, decisamente più ben nutrita di quella di Hermione, e prese una scatola di Gelatine Tuttigusti+1.

–Ammiratori?- domandò Harry senza capire.

–Ciò che è successo è assolutamente segreto, Harry. Perciò naturalmente tutta la scuola ne è al corrente.- Silente ne tirò fuori una di colore marroncino e disse –Ho avuto uno spiacevole incidente con una di queste, da ragazzo. Sapeva di vomito, mi sembra. Ma con una caramella mou non dovrei avere problemi.- infilò la caramella in bocca e dopo qualche secondo il viso si contorse in un’espressione schifata –Oh, no. Caccole.-

-Professore... mi scusi...- disse Hermione preoccupata –I miei genitori... se sapessero... insomma, che...-

-Mi dispiace avvertirla, signorina Granger, ma un gufo è già stato mandato dai tuoi genitori a Parigi per informarli dell’accaduto.- disse Silente. Hermione rimase un secondo interdetta, poi disse –Ma... Professore... i miei genitori non abitano a Parigi...-

-Oh, che sbadato.- commentò Silente in tono casuale –Allora, credo che il gufo avrà qualche difficoltà a trovarli.-

Hermione fu dimessa dall’infermeria solo il giorno dopo mentre Harry, ferito più gravemente, rimase in infermeria fino al giorno del banchetto quando Madama Chips, contrariata, disse che aveva il permesso di andare al banchetto di fine anno.

 

Il banchetto di fine anno si svolse, come tutti gli altri banchetti, all’interno della Sala Grande, addobbata con stendardi dai colori di Serpeverde, che aveva vinto la Coppa delle Case. Grifondoro, invece, era arrivata ultima, a centosessanta punti di distanza da Serpeverde, che aveva duecentocinquanta punti. Prima dell’inizio del banchetto Silente si alzò in piedi –Ora, è finito un altro anno. E sembra che sia ora di assegnare la Coppa delle Case. Al quarto posto, Grifondoro, con novanta punti.- nella Sala risuonarono fiacchi applausi dal tavolo di Hermione, Harry e Ron.

–Terzo posto: Tassorosso, con centoventi punti. Secondo posto: Corvonero, duecento punti. E primo posto, Serpeverde, con duecentocinquanta punti.-

Il tavolo di Serpeverde esplose in un applauso gioioso, ma dopo due minuti Silente li zittì e disse –Bene, bene Serpeverde. Ma direi che ci sono alcuni recenti aggiornamenti da fare.-

I Serpeverde sembrarono afflosciarsi e si risedettero.

–Innanzitutto al signor Weasley, per la migliore partita a scacchi che si sia mai vista a Hogwarts, assegno cinquanta punti.- il tavolo di Grifondoro esplose e Percy, a poca distanza da loro, diceva a tutti –Ron è mio fratello, ha superato la scacchiera gigante della McGranitt!-

Quando le urla si spensero Silente riprese –Per aver usato il sangue freddo e il coraggio in una situazione di pericolo per lei e per i suoi amici, alla signorina Granger assegnò cinquanta punti.- Hermione arrossì violentemente mentre l’intero tavolo di Grifondoro esplodeva nuovamente. Quasi non respirava per l’emozione quando Silente continuò –Ora, al signor Potter, per il suo coraggio e la sua audacia, assegno sessanta punti.- I Grifondoro urlarono, questa volta persino più forte. Chi era riuscito a fare il conto urlava che erano alla pari con Serpeverde, chi lo sentiva lo urlava a sua volta e così via. Se solo Silente avesse assegnato a uno di loro un punto in più… Silente alzò una mano per farli tacere e dopo qualche minuto i Grifondoro obbedirono. –Inoltre, volevo dirvi che ci vuole un estremo coraggio per combattere i nemici, ma altrettanto coraggio ci vuole per combattere gli amici. Assegno perciò dieci punti al signor Paciock.-

Ogni singolo Grifondoro saltò in piedi, urlando, cantando, ridendo, abbracciandosi, saltellando. Harry ed Hermione si abbracciarono saltellando, poi lei si voltò verso Ron e si abbracciarono anche loro. Dopo qualche secondo si bloccarono e si separarono, scambiandosi un sorriso imbarazzato. Neville era rosso come un pomodoro e evitava di alzare lo sguardo dal tavolo.

Continuarono a festeggiare Grifondoro per altri dieci minuti buoni e, quando Silente prese in mano la Coppa, i Grifondoro spinsero Hermione, Harry, Ron e Neville verso Silente per prenderla. I quattro, rossi in volto per l’eccitazione e l’imbarazzo, si avvicinarono al tavolo delle autorità e Silente diede la Coppa ad Harry, che dopo averla alzata la passò ad Hermione, che la passò a Ron, che la passò a Neville, che la portò poi al tavolo di Grifondoro. Lì la Coppa dorata con il sostegno in marmo fu fatta girare in modo che ogni Grifondoro potesse toccarla e poi Fred e George la sistemarono tra Hermione, Harry, Ron e Neville, seduti due da una parte del tavolo e due dall’altra.

 

Quella sera i bauli di tutti si riempirono per magia. Mastro Gazza alla fine del banchetto passò a consegnare a tutti gli avvisi che avvisavano gli studenti che era proibito usare la magia durante le vacanze se non gli esercizi assegnati e mai contro o in presenza di un babbano. Quando tornarono ai dormitori Gazza stava ancora inseguendo Fred e George, impegnati a cercare di non incrociarlo per non prendere l’avviso e avere il permesso, o almeno non avere la proibizione, di usare la magia. La mattina seguente, alle nove, tutti gli studenti del primo anno si trovarono davanti alle barche per attraversare il lago e presero il treno. Harry era piuttosto giù, poiché sarebbe tornato dai suoi zii, ma viaggiarono comunque in completa allegria giocando a Sparaschiocco e a Gobbiglie e diversi ragazzi di Grifondoro vennero a salutarli.

-Ricordate quello che ha detto Silente l’altro giorno in infermeria? Che la morte per una mente preparata è solo un’altra sfida?- domandò Ron a un certo punto. Stavano ricordando i momenti più belli dell’anno ed era tra i passatempi più divertenti che ci potessero essere. I due annuirono e Ron disse –Beh, a me non sarebbe dispiaciuta la Pietra.- commentò Harry.

–Il mio momento preferito è stato quello con il troll di montagna.- disse Hermione con un sorriso. Sapeva benissimo che Ron era ancora in imbarazzo quando parlavano di quello. Infatti il ragazzo arrossì e disse –Si, sono stato proprio cretino.-

-Siamo stati cretini.- lo corresse Harry.

–Però mi avete salvata. Quindi tutto ok, no?- disse Hermione scuotendo le spalle.

–E vi ricordate della sera con il cane a tre teste? E Norberto?- risero del ricordo del drago, ma a suo tempo era stato tutt’altro che divertente.

Qualche ora dopo i tre scesero dal treno e attraversarono assieme la barriera del binario nove e tre quarti. Dopo un po’ di tempo anche Fred e George uscirono, seguiti da Percy. Gli studenti di Hogwarts, infatti, lasciavano il binario un po’ alla volta per non insospettire i babbani.

I sei ragazzi videro poco lontano i genitori di Ron, accanto ai genitori di Hermione e agli zii di Harry. Accanto alla signora Weasley c’era una ragazzina con gli stessi capelli rossi del resto della famiglia. Quando si avvicinarono, Ron presentò Hermione ed Harry al padre, alla madre e alla sorellina, Ginny, che arrossì violentemente stringendo la mano di Harry.

-Dovete venire assolutamente a trovarci. Vi mando un gufo!- disse rivolto ai due amici.

–Certo, sarebbe fantastico. Ora vado a passare una fantastica estate con Dudley.- disse Harry con un sorriso divertito. Hermione e Ron lanciarono ad Harry uno sguardo confuso e il ragazzo disse –Loro mica lo sanno che non posso usare la magia durante l’estate!- poi si allontanò con i suoi parenti.

Hermione si avvicinò ai suoi genitori e il signor Weasley, vedendoli, disse –Ma voi siete babbani! Che cosa interessante! Mi sono sempre chiesto come funziona…- Ma la moglie lo interruppe con un’occhiataccia, salutò i genitori di Hermione e i due se ne andarono con i molti figli al seguito.

-Com’è andato l’anno tesoro, ti sei divertita? Non avrai fatto altre cose pericolose, spero.- disse Christine. Hermione sorrise salutando Ron con la mano –No, mamma. Niente di pericoloso.-

_________Nota di Herm90

Ed ecco, è finita! Ebbene si, l'ultimo chappy è stato postato! Sigh...

Grazie GiulyWeasley e Keloryn, che avete seguito fino all'ultimo!

Kiss!!! (mamma mia, che nota corta... di solito scrivo poemi...)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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