Hermione Granger... e la pietra filosofale di Jane The Angel (/viewuser.php?uid=14100)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La rivelazione ***
Capitolo 2: *** Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** L'espresso per Hogwarts ***
Capitolo 4: *** lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Le pozioni ***
Capitolo 6: *** Il troll di montagna ***
Capitolo 7: *** La rapina alla Gringott ***
Capitolo 8: *** Fuffy ***
Capitolo 9: *** Il quidditch ***
Capitolo 10: *** Piton e le Arti Oscure ***
Capitolo 11: *** Natale ***
Capitolo 12: *** Nicolas Flamel ***
Capitolo 13: *** Il Dorsorugoso di Norvegia ***
Capitolo 14: *** Punizione ***
Capitolo 15: *** L'ufficio di Silente ***
Capitolo 16: *** Raggiungere Piton ***
Capitolo 17: *** La fine... o l'inizio... ***
Capitolo 1 *** La rivelazione ***
La rivelazione
Hermione era tranquillamente seduta al tavolo della cucina e fissava il latte
che, dopo essere stato mescolato, vorticava nella sua tazza gialla, pensando al
nuovo anno scolastico che stava per iniziare. Doveva iniziare a frequentare la
scuola media, ma non avrebbe cambiato né edificio né compagni di classe. Solo i
professori e le difficoltà sarebbero cambiati e, a quanto dicevano i ragazzi di
prima superiore, in peggio. Al pensiero di doverci passare ancora sette anni,
più quello che sarebbe presto iniziato, quasi si sentiva male. Non era molto ben
accettata dai suoi compagni di scuola, che la ritenevano bruttina e non degna di
particolare nota, con i loro fantastici vestiti griffati e le pettinature
all’ultima moda. E lei si sentiva fuori posto, sentendo dentro di sé che i
compagni in effetti avevano ragione a ritenerla assolutamente normale. O
forse era il contrario, sentiva che si stavano sbagliando e che avrebbero dovuto
considerarla invece completamente diversa da tutti loro, totalmente anormale.
Sentiva di aver sbagliato strada, che avrebbe dovuto prenderne un’altra, ma non
era possibile. Nella città in cui abitava, vicino a Londra, dopo le scuole
infantili c’era la possibilità di scegliere tra due scuole. Quella dove andava
lei, che era unita a quella infantile che aveva frequentato per i cinque anni
precedenti, e quella in cui Hermione avrebbe voluto andare. La sua era una
scuola pubblica e si rimaneva solo di mattina, e meno male, perché le condizioni
dell’istituto certo non erano tra le migliori che si potesse immaginare.
Tuttavia i suoi genitori erano convinti che lei non avrebbe resistito un anno
intero lontano da casa e proprio così sarebbe successo se avesse frequentato
l’altra scuola, una magnifica scuola privata situata appena fuori città, in una
bella villa coloniale a due piani grande il doppio della sua scuola e con un bel
giardino elegante, dove gli studenti passeggiavano nelle loro uniformi blu con
il motto in latino cucito sul petto, sotto il simbolo della scuola, un libro con
un fioretto da scherma. Tuttavia Hermione era abbastanza sicura che neanche
quella scuola sarebbe stata giusta per lei. Certo sarebbe stato un miglioramento
rispetto alla scuola dove si trovava adesso, ma non era quello che voleva. Non
sapeva cosa voleva, ma c’erano volte in cui si sentiva diversa da tutti gli
altri, da tutti quelli che incontrava in strada, con cui parlava, con cui
entrava in contatto per caso, camminando per le vie del centro in mezzo alla
folla.
–Hermione! Hai finito di fare colazione, tesoro? Devi fare i compiti, ti
mancano ancora dieci pagine del libro!- urlò la voce di sua madre dall’altra
stanza. I compiti. Tutte quelle cose non la interessavano affatto. Cosa le
importava del risultato di una stupida equazione e della giusta pronuncia di
Everybody? pensò con rabbia mangiando l’ultimo pezzo del suo cornetto
alla crema pasticcera inzuppato nel latte. Il telefono squillò e Hermione sentì
la madre rispondere con la sua solita, strana e assolutamente antipatica voce
che le veniva ogni volta che parlava al telefono: colpa degli anni passati
lavorando come segretaria in un ufficio elegante del centro della città.
–Hermione! C’è Sophie al telefono!- Hermione sospirò. Sophie era la ragazza
più popolare della classe e anche tra le più popolari dell’intera scuola.
Piaceva ai ragazzi di tutte le età, era simpatica alle ragazze e i professori la
ritenevano bravissima grazie ai suoi ottimi voti. Per completare la cosa era
amica di Hermione, o almeno entrambe ne erano abbastanza sicure, perché mai si
erano ritrovate in una situazione che davvero riuscisse a provare l’effettiva
solidità della loro amicizia.
Hermione andò in camera sua e prese il telefono, intimando a sua madre di
uscire, a gesti.
–Ciao Sophie. Che c’è?- domandò sedendosi alla sedia della scrivania.
-Ciao. Volevo sapere se vai alla festa, stasera.- Hermione aggrottò le
sopraciglia –Festa? Quale festa, scusa?- Sophie fece una pausa imbarazzata e poi
disse –No, niente. Non importa.-
-Sophie! Che festa?- domandò Hermione con voce calma, sapendo già la risposta
che l’aspettava.
–Ecco… hanno organizzato una festa per l’inizio dell’anno e sai com’è,
credevo… scusa, ma…-
-Si, ho capito.- la interruppe Hermione. Come sempre qualcuno aveva
organizzato una festa e avevano pensato bene di non invitarla. Hermione tagliò
la conversazione dicendo che doveva andare a fare i compiti, perchè sentiva la
rabbia iniziare a ribollire in lei, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine a
non essere invitata. E sapeva che quando era arrabbiata succedevano strane cose.
Una volta, quando aveva litigato con la madre per via di una gonna che Hermione
odiava e che la madre la costringeva a indossare, il giorno seguente la gonna
era scomparsa e al suo posto, nel guardaroba, Hermione aveva trovato una bella
gonna jeans, anche se i compagni non l’avevano notata nonostante fosse identica
alle gonne che le sue compagne indossavano continuamente. Subito aveva pensato a
una specie di scusa da parte della madre, Christine, ma non era stata l’unica
volta. Una volta era andata dal parrucchiere, che per sbaglio le aveva tagliato
un ciuffo così tanto che le stava dritto davanti alla testa e lei era già
preoccupatissima di dover andare a scuola conciata così. Il giorno dopo il
ciuffo era tornato uguale a prima. E se Maxwell, il padre, la faceva arrabbiare,
arrivava inevitabilmente in ritardo al lavoro dopo aver passato più di mezz’ora
in mezzo al traffico, del tutto anomalo a quell’ora di mattina.
E anche quella volta le cose non cambiarono: appena arrivò in cucina uno dei
bicchieri sul tavolo, quello posato al posto della madre, esplose.
-Ma che cosa… come può essere successo?- si chiese Christine voltandosi e
iniziando a raccogliere i pezzi di vetro, che si erano sparsi per tutto il
tavolo. Hermione, preoccupata e un po’ impaurita, disse –Non sono stata io.-
-Certo che no, come avresti fatto?- rispose la madre brusca, pulendo il
disastro che si era creato. Fu proprio quella mattina, quando tutti e tre erano
in cucina, che la risposta, inattesa, arrivò.
Hermione era seduta a risolvere un problema di geometria relativamente
facile, il padre leggeva il giornale con aria accigliata come sempre e la madre
faceva una sciarpa rosa all’uncinetto mentre guardava distrattamente fuori dalla
finestra aperta per metà sul piccolo cortile con un albero mezzo marcio su cui
due uccellini avevano fatto il nido quella primavera. Ad un certo punto
Christine lanciò un urlo e tutti alzarono di colpo la testa da ciò che stavano
facendo: un gufo grigio era entrato dalla finestra e si era posato sul tavolo.
Sotto lo sguardo della famiglia il gufo si diresse a piccoli passi simili più
che altro a saltelli verso Hermione. La ragazza fece per indietreggiare, ma
qualcosa dentro di lei le disse di non farlo. Come spinta da una forza
sconosciuta guardò meglio il gufo e sobbalzò: legata alla zampa aveva una busta
di colore bianco sporco con una specie di macchia color porpora al centro.
–Maxwell, caccialo via, presto! Questi animali portano malattie!- esclamò
Christine guardando spaventata e un po’ schifata il gufo.
–No!- esclamò Hermione –Ha una lettera legata alla zampa, guardate!-
-Cosa?- domandò Maxwell sorpreso. Anche lui e Christine guardarono l’animale
e se ne resero conto anche loro, sobbalzando. Hermione avvicinò cautamente la
mano alla zampa dell’uccello, mentre con l’altra gli offriva un biscotto preso
dalla scatola posta al centro del tavolo. Non sapeva come quest’idea le fosse
venuta, ma almeno evitò di essere beccata dal gufo, il cui becco le sembrava
molto più affilato di quanto apparisse nei documentari che alcune volte vedeva
alla televisione.
Prendendo il biscotto nel becco il gufo sporse un po’ la zampa, come se
l’avesse già fatto altre mille volte, ed Hermione slegò il laccio scuro con il
quale era fissata la lettera. Girò la busta e lesse una scritta elegante di
scritta con inchiostro di uno scuro verde smeraldo
Per la signorina Hermione Granger,
Tabolt Street 19,
Londra,
Tavolo della cucina.
-Ma come fanno a sapere…- iniziò il padre con voce sorpresa guardandosi
intorno come aspettandosi di veder spuntare dalla finestra i mandanti della
lettera, ma Christine lo zittì subito fissando la figlia. Hermione girò la
lettera e vide che la busta era chiusa da un sigillo ornato da un simbolo
araldico, che rappresentava una H con attorno un corvo, un leone, un serpente e
un tasso. Alzò un poco lo sguardo e lesse il mittente, scritto con caratteri
verde smeraldo eleganti e raffinati che sembravano tracciati con vero inchiostro
e non con una classica penna o con la stampante di un computer.
Scuola di M. e S. di Hogwarts
Preside: Albus Silente
Vicepreside: Minerva McGranitt
-Che cosa vuol dire M. e S.?- le domandò Christine –E perché ti
mandano una lettera da quella scuola? Cosa vogliono? Una pubblicità, forse?-
Hermione si strinse nelle spalle per far capire che non ne aveva idea e aprì il
sigillo. All’interno trovò un foglio giallastra, all’apparenza di pergamena,
piegato in quattro. Lo aprì e lesse ad alta voce ciò che era scritto
all’interno, sempre con gli stessi raffinati caratteri verde smeraldo, che anche
in questo caso non sembravano opera di una stampante o di una penna
sferografica.
Egregia Signorina Hermione Granger,
siamo lieti di informarla che Lei
ha il diritto di frequentare la scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Accluso troverà la lista del materiale scolastico e
Il biglietto dell’Espresso per Hogwarts.
Distinti saluti
Minerva McGranit
Hermione fissò le facce stupite dei genitori e rilesse nella mente la
lettera. Era uno scherzo? O era proprio tutto vero? Scuola di Magia e
Stregoneria? Lei? La più normale, insignificante studentessa della città? Non
esisteva, la magia! Tutti gliel’avevano detto quando da piccola cercava di fare
incantesimi usando una penna come bacchetta magica e pronunciando parole come
Abracadabra o Simsalabim. Prese in mano la busta ed estrasse il
biglietto del treno e un altro foglio di pergamena, anch’esso piegato in quattro
parti. Prese il foglio, lo aprì e lesse ciò che era stato scritto
sopra
LIBRI DI TESTO
Manuale degli incantesimi, volume primo/Miranda Gadula
Storia della magia/Bathilda Bath
Teoria della magia/Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti/Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici/Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche/Arsenio Bradus
Gli animali fantastici: dove trovarli/Newt Scamandro
Le forze oscure: guida all’autoprotezione/Dante Tremante
OGGETTI SCOLASTICI
1 baule in cui portare il tutto
2 piume d’aquila bianca o marrone
6 boccette per inchiostro piene (nero)
12 rotoli i pergamena da 100 cm l’uno
1 bacchetta magica
1 set base per pozioni
1 calderone in peltro misura standard
DIVISA SCOLASTICA
2 completi da lavoro in tinta unita (nero)
2 mantelli invernali in tinta unita (nero)
2 mantelli da giorno con alabari d’argento
1 cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
1 paio di guanti in pelle di drago in tinta unita (nero)
Si ricorda che ogni oggetto scolastico deve essere contraddistinto da una
targhetta all’interno con scritto nome e cognome dell’allievo/a. Il simbolo
della casa di appartenenza sarà aggiunto dopo lo Smistamento. Si ricorda inoltre
che agli studenti del primo anno non è permesso possedere un manico di
scopa.
Gli studenti possono portare un gatto, OPPURE un rospo, OPPURE
un gufo, OPPURE un topo.
-Ma che… cosa… che cosa vuol dire?- domandò Maxwell, che fissava con aria
stralunata la figlia, la lettera e il gufo.
-Beh… sembra che io sia stata accettata in una scuola… di magia.- rispose
Hermione cercando di suonare normale. Era riuscita a trovare le parole giuste,
ma per il tono di voce c’era da lavorarci perché lasciava trasparire ogni
singola nota di eccitazione e meraviglia che provava in quel momento.
-Ma… no, non è possibile, la magia non esiste!- esclamò Christine.
–Se è per questo, di solito i gufi non portano le lettere, ma se è vero… è
anche fantastico! Una scuola di magia, mamma, ti rendi conto?-
-Ma potrebbe essere pericoloso, tesoro. Se fosse vero, cosa di cui dubito.-
si affrettò a chiarire Maxwell.
–Cioè non posso andare?- domandò Hermione con una voce stridula che non le
apparteneva –Mamma, io ci voglio andare!-
-Va bene… direi che… tanto è impossibile, sarà uno scherzo… ma come possiamo
fare a comprare tutte queste cose? Non possiamo certo andare al centro
commerciale e chiedere un calderone e una bacchetta magica!-
-Risponderò alla lettera e lo domanderò. A già, il biglietto!- esclamò
Hermione prendendo il biglietto del treno da dentro la busta. Sembrava proprio
un vero biglietto e diceva che doveva prendere il treno delle undici in punto al
binario nove e tre quarti. Lesse ad alta voce le indicazioni scritte a macchina
sul biglietto.
-Ma non esiste un binario nove e tre quarti!- esclamò il padre.
-Uffa, papà, si vede che esiste nel mondo dei maghi! Lo troverò, non
preoccuparti, basta che mi portate alla stazione di King Cross alle undici del
primo settembre!- Mentre parlava Hermione sentì crescere in lei l’eccitazione.
Era davvero una strega? O era solo uno scherzo? Forse era questo il motivo di
tutte quelle cose che faceva succedere? Prese il foglio di pergamena e una penna
a biro e scrisse, sul retro della prima lettera
Naturalmente accetto con piacere di entrare a far parte della
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma vorrei sapere dove procurarmi il
materiale scolastico elencato nella lettera precedentemente ricevuta.
Distinti saluti,
Hermione Granger
-Ora, credo che dobbiamo… legarla alla zampa del gufo… e spedirla.- disse
Hermione legando la lettera alla zampa del gufo e porgendoli un altro biscotto.
La sua sembrava sia un’esclamazione che una domanda a sé stessa. Il gufo grigio
finì golosamente il biscotto e spiccò il volo con un movimento armonioso.
-Ora dovremmo… beh, dire alla tua vecchia scuola che non tornerai quest’anno.
A quest’ora la segreteria dovrebbe essere aperta, andiamo subito.- disse
Christine e le due uscirono, decidendo di non dire a nessuno dell’esistenza di
un mondo magico. Dopotutto se nessuno lo sapeva ci sarà stato un motivo.
Fecero il breve percorso che le separava dalla scuola in silenzio, entrambe
ripensando a ciò che era appena successo. Ogni volta che ci ripensava, Hermione
era sempre più sicura che fosse la verità.
Arrivarono a scuola e incontrarono, nell’atrio, Sophie e Thelma, un’altra
loro amica che conoscevano da cinque anni.
–Hermione, ciao! Come và? Sei venuta a prendere la lista dei libri? Noi
l’abbiamo appena presa. Ce ne sono un sacco!- esclamò Thelma allegramente
fermandosi davanti all’amica con la borsa a tracolla che ballonzolava sul
fianco.
–No. No, non proprio. Anzi, praticamente il contrario.- rispose scuotendo la
testa Hermione.
–E cosa devi fare?- domandò Sophie aggrottando le sopraciglia senza capire.
Fu Christine a rispondere, più che altro per togliere la figlia dall’imbarazzo
che evidentemente provava in quel momento –Ecco, siamo qui per revocare
l’iscrizione di Hermione dalla scuola.- Thelma e Sophie rimasero a bocca aperta
e, dopo un attimo, Sophie domandò –E… perché, scusa?- Hermione sospirò e disse
–Ecco… sono stata accettata in un college molto buono, quindi andrò là
quest’anno. Inizia il primo settembre, ovvero… dopodomani. Domandi vado a
comprare il materiale e farò la valigia domandi sera, credo.-
-Hermione Granger! Puoi entrare.- disse la segretaria della preside uscendo a
metà dalla porta del suo ufficio, giusto il necessario per mostrare la camicia
lilla seriosa.
–Beh… dovrei tornare per le vacanze di Natale… ci vediamo.- disse alle
amiche, lasciandole a bocca aperta, confuse, mentre con la madre entrava in
segreteria e si accomodava su una scomodissima sedia in legno situata davanti
alla cattedra.
–E così tu vorresti lasciare la scuola, Hermione. Perchè?-
-Ecco… ho la possibilità di entrare in un college abbastanza importante,
quindi…- la donna non chiese altre specificazioni, per fortuna, fece firmare a
Christine un foglio di rinuncia e le due se ne andarono, Hermione sempre più
eccitata.
_______Nota di Herm90
Hola! Questa ficcy è un po' stupida, probabilmente, ma ci tenevo a postarla
perchè è stata la primissima ficcy che ho mai completato. L'ho scritta tre anni
fa, quindi non è un granchè, ma me lo lasciate comunque un commentuccio?
L'intera ficcy è già scritta sul mio computer, quindi devo solo controllare i
chappy uno alla volta e mandarli.
Bacioni!
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Capitolo 2 *** Diagon Alley ***
Diagon Alley
Il giorno seguente arrivò la risposta da Hogwarts, questa volta portata da
una civetta di colore nero con due bellissimi occhi azzurri brillanti come
diamanti.
Hermione prese la lettera dalla piccola zampa marrone scuro del pennuto e li
diede un biscotto, esattamente come aveva fatto il giorno precedente. Attaccato
alla zampa con un legaccio nero c’era anche un piccolo sacchetto pieno di una
bella polvere blu brillante e una busta, contenente anche questa volta un foglio
di pergamena bianco sporco coperto di scritte nere elegantissime.
Hermione prese la lettera in mano, la aprì e lesse la lettera ad alta voce,
in modo da farsi sentire dai genitori, quasi a provare una volta per tutte che
ciò che stava succedendo era vero, non era uno scherzo o un sogno.
Nel sacchetto inviato ci sono due porzioni di Metropolvere,
da utilizzare per l’andata e il ritorno di una sola
persona. Tale persona dovrà entrare nel camino con il sacchetto,
tirare fuori una manciata di Metropolvere e lanciarla in basso
dicendo chiaramente "Diagon Alley". Fare lo stesso per il
ritorno.
Per la bacchetta recarsi da Olivander, da Madama McClan per la
divisa e il mantello, per il resto chiedere informazioni al Paiolo Magico, dove
dovresti arrivare
con la Metropolvere. Importante:
pronunciare bene "Diagon Alley". Prima di
effettuare gli acquisti recarsi alla Gringott o ad un
convertitore
Per cambiare il denaro babbano con il nostro.
Distinti saluti,
Minerva McGranitt
-Beh, quindi devo andare da sola. C’è scritto che bastano solo per la mia
andata e il mio ritorno.- disse Hermione fissando con apprensione la polvere blu
brillante.
–Ma Hermione, potrebbe essere pericoloso e...- iniziò la madre, ma Hermione
la interruppe –Mamma, devo imparare a viaggiare da sola nel mondo magico.
Insomma, ci passerò mesi interi senza di voi, giusto? Prima mi abituo meglio è.-
disse con un po’ più di sicurezza nella voce. Tutta quella storia, un nuovo
mondo da scoprire, così diverso dal suo, le sembrava estremamente eccitante, ma
in un certo senso le faceva anche un po’ paura. Sicuramente tutti gli altri
sarebbero stati molto più bravi di lei, che non aveva mai visto neanche da
lontano una magia in vita sua a parte gli stupidi trucchi dei maghi al
circo. E d’altronde i suoi genitori erano totalmente
normali, come era possibile che lei fosse una strega? E se non fosse stata in
grado di seguire i corsi? No, si disse fermamente, ce la farai dovessi
passare ogni singolo secondo libero sui libri. Prese il sacchetto e un bel
po’ di soldi, un po’ suoi e un po’ dei genitori, entrò nel camino spento ed
estrasse una manciata di polvere.
-Ricordati di lanciare quella roba.- disse la madre.
–Si, mamma, non ti preoccupare.- rispose Hermione, poi tirò la manciata di
polvere in terra ed esclamò quanto più chiaramente possibile –Diagon Alley!-
Sentì dietro di lei un’esplosione lontana e il suo camino, la stanza e i suoi
genitori scomparvero. Hermione iniziò a vorticare, mentre parecchi camini tutti
differenti tra loro, alcuni in muratura altri più moderni ma tutti dall’aria
piuttosto vecchia, vorticavano attorno a lei come in un tornado. Continuò a
roteare sempre più veloce, mentre attorno a lei si muovevano i camini, poi
iniziò a sentire un po’ di nausea, così decise di chiudere gli occhi e si sentì
subito meglio. All’improvviso la velocità si ridusse notevolmente ed Hermione
riaprì gli occhi. In un attimo sentì un colpo, si ritrovò a terra e decisamente
piena di fuliggine nera che le aveva sporcato parecchio i pantaloni. Si alzò e
capì di trovarsi in un altro camino, ad occhio e croce situato in una specie di
bar o di taverna. Il caminetto era fatto di pietra grigia scura e al suo interno
non c’era neanche un bastoncino di legno, né integro né carbonizzato. Si alzò,
uscì dal camino e con le mani si tolse la cenere alla bell’e meglio dai vestiti.
Il locale era decisamente diverso da tutti quelli in cui Hermione era stata.
Attorno ai tavolini di legno senza tovaglia erano seduti gli uomini, se così si
potevano chiamare, più strani che lei avesse mai visto.
–Allora, Malocchio, chi è stato stavolta ad attentare alla tua vita?- domandò
con evidente sarcasmo una donna dai corti capelli celesti e la carnagione chiara
a un uomo con il volto tumefatto dalle cicatrici e un orrendo occhio
completamente blu, probabilmente finto, infilato nell’orbita.
–Hai poco da ridere, Tonks, perché ti dico che stanotte qualcuno ha cercato
di entrare in casa mia!- attorno al tavolino, a cui oltre ai due erano seduti
altri tre maghi dall’aspetto tutto sommato abbastanza normale, scoppiarono
risate divertite.
Hermione spostò lo sguardo sul bancone e vide un uomo bendato dalla testa ai
piedi seduto vicino a quello che assomigliava estremamente a un vampiro, il
quale beveva qualcosa di colore rosso scuro da un bicchiere da vino.
Hermione si avvicinò al barista, un tipo con una pronunciata gobba sulla
schiena, un occhio perennemente chiuso e addosso un abito nero inchiostro lungo
fino ai piedi, e domandò –Mi scusi, questo è il Paiolo Magico?- L’uomo la guardò
con l’occhio aperto e disse –Si, è questo. Perché?- con voce cavernosa e non
molto amichevole. -Ecco… ho bisogno di comprare…- si interruppe tirando fuori
dalla tasca l’elenco del materiale scolastico che le era arrivato e poi riprese
–Si, ecco… dei libri scolastici, piume d’aquila, pergamene, un calderone, un kit
base per le pozioni, un…- il barista la interruppe con un gesto della mano –Ok,
ok. Stai per iniziare Hogwarts, vero? Sei di famiglia babbana, immagino.-
Hermione alzò lo sguardo dalla lista e domandò –Di famiglia che?-
-Si, sei di famiglia babbana. Significa senza poteri, praticamente il
contrario dei maghi. A volte da una famiglia di babbani può nascere una persona
che invece possiede dei poteri.-
-Ah.- disse Hermione prendendo mentalmente nota di quel nuovo termine.
Era come se avesse in testa un vocabolario e ci avesse appena scritto
Babbano: aggettivo qualificativo, persona sprovvista di poteri. Il
barista spiegò a Hermione come arrivare al Ghirigoro, dove vendevano
libri, piume e pergamene; da Madama McClan, abiti per tutte le occasioni,
Pozioni&co, dove avrebbe trovato il calderone e il kit per pozioni e
Olivander, l’unico venditore di bacchette dello stato.
–Beh… grazie, solo… dove si trova la…- guardò il nome della banca dei maghi
sulla lettera -Gringott? Devo cambiare i soldi, sa, e non so…-
-Certo, certo. Ma guarda, i soldi li puoi cambiare lì, vedi? Basta che infili
nella cassetta i soldi babbani e schiacci quel bottone, così la macchina li
risucchia e te li restituisce in galeoni, falci e zellini. Galeoni d’oro, falci
d’argento e zellini di bronzo.- spiegò mantenendo il tono burbero. Hermione
ringraziò e si avvicinò alla macchinetta blu e rossa. Fece tutto ciò che l’uomo
le aveva detto e sembrava che i soldi si fossero moltiplicati, tanto che a
stento riuscì a infilarli nel portafoglio.
-Cavolo, hai esagerato eh? Non credo che li spenderai tutti.- disse una voce
alle sue spalle. Hermione si voltò di scatto e si trovò davanti due ragazzi dai
capelli rossi, il viso lentigginoso e del tutto identici tra di loro. –Ehm…-
iniziò, non sapendo bene cosa rispondere -Devi iniziare Hogwarts, no? Beh,
allora non li usi di sicuro tutti, altrimenti noi rimarremmo a casa. Hai
finito?- disse uno dei due gemelli. Hermione annuì e si allontanò. Forse, se le
fossero avanzati dei soldi, avrebbe potuto comprarsi delle letture preparatorie
per inserirsi nel mondo magico. Fu così che decise di spendere ogni singolo
penny… anzi, ogni singolo zellino che le sarebbe avanzato per libri che le
avrebbero chiarito ciò che era successo e stava succedendo nel suo nuovo
mondo.
Uscì dal locale e si avviò per le strade piene zeppe di gente vestita in modo
strano seguendo le istruzioni del barista. Studiava ogni persona che riusciva a
vedere per più di due secondi. Notò che tutti portavano delle tuniche di diversi
colori quasi tutte lunghe fino ai piedi. Alcune erano a tinta unita e altre no,
proprio come i vestiti babbani. Ad un certo punto andò a sbattere contro un uomo
vestito in modo piuttosto strano: la sua tunica era giallo canarino ed ornata da
piccole palline gialle con due ali attaccate ai lati e alcune scope disegnate
qua e là. L’uomo portava inoltre un cappello dello stesso colore con scritto in
rosso acceso Cannoni di Chudley.
Decise di andare a comprare per prima cosa la bacchetta e non appena entrò
nel negozio la colpì un forte odore di legno. Un uomo, anzi, un mago con una
tunica marrone scuro e con un cappello, sempre marrone ma questa volta chiaro,
poggiato un po’ storto sui ricci capelli bianchi, era piegato dietro il bancone
di legno scuro malandato e si rizzò in piedi non appena le campanelle
posizionate sulla porta d’ingresso suonarono segnalando che Hermione era appena
entrata nel negozio. Aveva degli occhi stranissimi, del tutto azzurri e
leggermente più grandi del normale.
-Buongiorno e benvenuta da Olivander, le migliori bacchette a partire dal
382 a.C.. Immagino che tu sia qui per una bacchetta, anche perché altrimenti
non saprei come aiutarti.- l’uomo dopo aver parlato la squadrò da capo a piedi e
poi disse –E a giudicare dall’età stai per cominciare Hogwarts, mi sbaglio?-
-Si, io… dovrei iniziare domani…- spiegò Hermione avvicinandosi timidamente
al bancone e lanciando occhiate in giro.
Tutte le pareti del negozio erano coperte da scaffali di legno che si
dividevano in scomparti di circa cinquanta centimetri di larghezza per cinquanta
di altezza, tutti pieni fino all’inverosimile di scatole bianche dalla forma
allungata e sottile che, evidentemente, contenevano ognuna una differente
bacchetta magica.
-Si, ecco, però… io non so bene come la devo prendere questa bacchetta,
perché… sa, sono di famiglia… babbana.- Olivander annuì sorridendo e poi le fece
segno di avvicinarsi –Vedi, in realtà il problema non esiste. Ti spiego cosa
voglio dire: non è mai il mago a scegliere la bacchetta, ma è la bacchetta che
sceglie il mago.- spiegò il negoziante. Hermione si accigliò subito –E, mi
scusi, ma se nessuna bacchetta mi… scegliesse?- domandò preoccupata. Olivander
sorrise radioso –Nessun problema! Bacchette per tutti i gusti da Olivander!
Qualsiasi bacchetta cerchiate, qui la troverete!- recitò, ricordando ad Hermione
gli spot pubblicitari della televisione. –E… come devo fare? Devo fare qualcosa,
no?- domandò Hermione un po’ sollevata. Se quel negozio vendeva davvero
bacchette per tutti era assai probabile che ce ne fosse una anche per lei.
-Ora proviamo un po’ di bacchette. Basta che tu punti le bacchette che ti do
contro… quel vaso. Fidati, capiremo qual è quella giusta per te. Allora… mi
serve sapere qualcosa su di te… Nome? Famiglia?- domandò Olivander.
-Hermione Grenger. La mia famiglia… beh, che le devo dire?-
-Per esempio se c’è qualcun altro che ha poteri a parte te… anche un cugino,
uno zio, un lontano parente…-
-No. Cioè, non che io sappia… no, non credo proprio.- rispose Hermione.
–Bene, bene. Mmh… si, allora…- borbottò l’uomo iniziando a cercare tra i
piani bassi dello scaffale e tirando poi fuori una delle scatoline bianche e
porgendola ad Hermione.
–Su, avanti, aprila. Legno di betulla, dieci pollici e mezzo, non molto
flessibile. Fibre del cuore di un drago gallese- Hermione aprì la scatolina e
tirò fuori il bastoncino. Lo impugnò e lo puntò verso il vaso che… esplose,
colando acqua sul tavolino su cui era poggiato.
–No. No, non direi proprio.- esclamò Olivander mosse la sua bacchetta
pronunciando –Reparo.- e il vaso si aggiustò. Il negoziante prese la
bacchetta dalla mano di Hermione, la ripose nella scatola e ne tirò fuori
un’altra. Porgendola ad Hermione recitò –Nove pollici, legno di abete,
estremamente flessibile, con scaglie di serpente all’interno. Provala, su.-
Hermione puntò nuovamente la bacchetta contro il vaso, che questa volta iniziò a
tremare sempre più violentemente finchè non cadde a terra, frantumandosi
nuovamente. Il negoziante ripeté l’incantesimo di riparazione e il vaso, dopo
essersi aggiustato, tornò al suo posto sul tavolino.
–No, neanche questa è adatta a te, vedo, però andiamo migliorando… vediamo…-
ripose la bacchetta con le scaglie di drago, prese una scaletta di legno chiaro
e iniziò a frugare nei piani alti, borbottando tra sé e sé cose che ad Hermione
sembrarono –Famiglia babbana, prima maga, femmina, Hermione Grenger… Famiglia
babbana, prima maga, femmina, Hermione Grenger…- dopo qualche minuto prese
un’altra scatola e la porse ad Hermione –Ecco, questa potrebbe andare… tredici
pollici, media flessibilità. È fatta di legno di un salice piangente. Contiene
una ciocca di capelli di una Napee… sono creature molto rare da vedere. Avanti,
provala.- Hermione obbedì e questa volta il vaso non esplose ma si sollevò di
circa tre dita prima di andare nuovamente a poggiarsi sul tavolino.
–Si! Questa è la bacchetta che fa per te. Bene, fanno sette galeoni,
diciannove falci e undici zellini.- esclamò Olivander buttando in un cestino che
teneva di fianco al suo sgabello la scatola che poco prima conteneva la
bacchetta di Hermione. Lei prese il portafoglio e tirò fuori sette galeoni
d’oro, diciannove falci d’argento e undici zellini di bronzo, che diede al
negoziante. Poi prese la bacchetta e la infilò accuratamente nella tasca dei
pantaloni. Uscì dal negozio dopo aver salutato il negoziante e ricominciò a
girare per le vie del piccolo paese.
Entrò in parecchi negozi e si fermò a vedere la vetrina di un negozio di
animali, poi cercò il Ghirigoro. Passò davanti a un negozio chiamato
Accessori di prima qualità per il Quidditch. Appuntandosi mentalmente di
chiedere alla prima persona che avrebbe incontrato ad Hogwarts cosa diavolo
fosse il Quidditch, Hermione continuò a camminare fino ad arrivare al
Ghirigoro e vi entrò. Il negozio era decisamente affollato e Hermione
andò a sbattere contro un ragazzo dai capelli neri scompigliati e gli occhiali
che coprivano gli occhi verdi. Hermione notò un segno, forse una cicatrice,
sulla sua fronte.
–Scusa.- disse Hermione.
–Scusa tu.- disse il ragazzo, che era accompagnato da un uomo grande e grosso
con una palandrana pelosa addosso.
Hermione si avvicinò agli scaffali pieni di libri e prese tutti i libri
scritti sulla lista e poi andò verso un altro scaffale, che aveva scritto sul
cartello che lo contraddistingueva Storici. Guardò i titoli e prese un
libro con scritto sulla copertina in lettere d’oro Storia di Hogwarts. Lo
aprì e per un pelo riuscì a non saltare indietro quando vide che le fotografie
si muovevano come dotate di vita propria. Guardò anche gli altri libri e notò
che era così per tutti.
Scelse i più interessanti e quando uscì dal negozio non aveva più uno
zellino, ma nel baule, comprato un paio di negozi prima, portava i libri
scolastici e inoltre Storia di Hogwarts, Ascesa e declino delle Arti
Oscure, Grandi eventi magici del ventesimo secolo, La vera storia
della caccia alle streghe, Le più comuni Creature Magiche, Il Quidditch
attraverso i secoli e Incantesimi per tutti.
Sebbene il tempo fosse decisamente volato Hermione si accorse che era tardi e
che tra breve avrebbe dovuto assolutamente essere a casa, o i suoi genitori si
sarebbero decisamente preoccupati, perciò tornò al Paiolo Magico.
Poiché aveva ancora una mezz’oretta prima che i suoi genitori si allarmassero
e chiamassero la polizia babbana dicendo che loro figlia era andata a comprare i
libri per la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nel mondo magico passando
per il camino ore prima e ancora non era tornata, ordinò al bancone una bevanda
chiamata Burrobirra e si sedette ad un tavolino con la sua copia di Storia di
Hogwarts aperta davanti. Il libro era così interessante che in quella breve
mezz’ora lesse più di cinquanta pagine scoprendo che Hogwarts, insieme a
Durmstrang e Beauxbatons, era la scuola più famosa e con la miglior reputazione
del mondo magico, che il soffitto della Sala Grande rifletteva per magia il
cielo di fuori, che il preside Albus Silente aveva ottenuto l’Ordine di Merlino
di Prima Classe e che la scuola era stata fondata secoli prima da quattro maghi
da cui le case in cui li studenti erano divisi prendevano nome, ovvero
Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.
Grifondoro sembra la migliore si disse mentre prendeva una manciata di
Metropolvere dal sacchetto ed entrava nel camino del locale ma anche
Corvonero non sembra male, i primi devono essere particolarmente coraggiosi e i
secondi particolarmente intelligenti. L’unica casa in cui mai avrebbe voluto
trovarsi era Serpeverde: secondo Storia di Hogwarts più della metà dei
maghi oscuri esistenti provenivano proprio da quella casa, compreso un certo
mago di cui il nome era pronunciato una sola volta ed era Voldemort. Tutte le
altre volte quel mago veniva chiamato Voi-Sapete-Chi,
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o il Signore Oscuro. Era chiaro
che i maghi avevano paura di pronunciare quel nome. Hermione buttò la polvere a
terra e un po’ ne finì su tutto ciò che aveva comprato.
–Tabolt Street 19!- esclamò. Ricominciò a girare, girare, girare mentre i
migliaia di camini diversi le passavano accanto, poi cadde, trovandosi di nuovo
a casa sua, in cucina. La madre e il padre erano seduti al tavolo con aria
preoccupata.
–Maxwell! È tornata! Oh, tesoro! Ma quanto ci hai messo?- domandò Christine
correndo ad abbracciare la figlia, sporcandosi anche lei di cenere.
–Mamma, papà! Andiamo, non mi avrete aspettata lì seduti per tutti questo
tempo! Avete intenzione di passare lì seduti tutto il trimestre?-
-Oh, ma tesoro, eravamo così preoccupati!- esclamò il padre mentre Hermione
si sedeva al tavolo e apriva il baule per mostrare ai genitori i fantastici
oggetti comprati.
–Guardate! Questo è un galeone, è la moneta dei maghi! E questa è la divisa,
bella vero? E guardate…- disse, tirando fuori dal baule verde e oro Storia di
Hogwarts e aprendolo su una foto esterna della scuola –Questa è Hogwarts!-
Non appena Hermione aveva visto quella fotografia era rimasta impressionata.
Hogwarts era un enorme castello con almeno dieci piani e undici torri,
circondato da un giardino gigantesco con un lago dove, secondo il libro,
dimorava una piovra gigante e diverse altre creature magiche, come una
popolazione di sirene e tritoni, così come nella Foresta Proibita che circondava
i confini della scuola, dove le creature erano estremamente pericolose. La Sala
Grande, raffigurata in una fotografia vicina, aveva quattro tavolate poste
verticalmente e un tavolo, chiamato tavolo delle autorità, dove sedevano gli
insegnanti e che era posto orizzontalmente.
Stendardi e striscioni decoravano la sala, ognuno rappresentante una delle
quattro case e uno, posto giusto dietro al tavolo delle autorità, raffigurante
lo stemma di Hogwarts, lo stesso che Hermione aveva già visto sul sigillo della
lettera, ovvero i quattro animali simboli delle case attorno alla H di Hogwarts.
–Sembra molto bello, tesoro.- disse la madre scrutando esitante le fotografie
in movimento. Hermione capì che evidentemente i genitori non provavano il suo
stesso entusiasmo nel capire che c’era un altro mondo, differente da quello che
avevano sempre creduto l’unico. Sembravano decisamente spaventati, ma lei era
entusiasta.
–È assolutamente fantastico! È meraviglioso! Hai visto quanto è grande? Oh,
non vedo l’ora di iniziare! Ma ora è meglio che io continui a leggere se voglio
finirli entro domani.- disse Hermione prendendo Storia di Hogwarts e
aprendola alla pagina dove era arrivata.
–Entro domani, tesoro? Ma sono sette libri, non puoi leggerli tutti!-
-Veramente pensavo di dare anche un’occhiata ai libri scolastici. Quindi mi
devo dare una mossa.- chinò la testa sul libro e non la alzò se non un’ora dopo,
e lo fece solo per cambiare libro: afferrò Ascesa e declino delle Arti
Oscure e lo iniziò, mentre nella testa aveva fissato ogni singola cosa
letta.
Continuò a leggere, passando da un libro all’altro senza scordarsi la più
piccola cosa. Non le era mai capitato nulla del genere nella sua vecchia scuola,
ma ogni cosa che leggeva le rimaneva impressa, come se non volesse lasciarla
andare via. Aveva sempre saputo che c’era un altro posto. Si fermò solo per
cenare e non dormì affatto quella notte, ma si chiuse in camera sua a provare,
la bacchetta sguainata, ogni incantesimo che trovava su Incantesimi per
tutti.
Sul libro precedente aveva letto una cosa che la indusse a voler sapere
ancora di più sul mondo magico: alcuni maghi consideravano di massima importanza
quello che nel libro chiamavano purezza di sangue e chiamavano con il
termine spregiativo Mezzosangue quelli come lei, nati da famiglie
babbane. Sapeva che per molti sarebbe stato più facile che per lei, per tutti
quelli studenti che erano a contatto con il mondo magico fin dalla loro nascita
e che probabilmente conoscevano già un bel po’ degli incantesimi. Dopo un paio
di tentativi riuscì a eseguire correttamente la maggior parte degli incantesimi
trovati sul libro, così decise di passare ai libri scolastici.
Imparò tutti i libri di testo praticamente a memoria tranne due, L’origine
dell’arte magica e Stelle e pianeti, ai quali riuscì a dare solo
un’occhiata. Dopo aver finito Stelle e pianeti chiuse il volume, lo
infilò nel suo nuovo baule che aveva appena riempito ed ebbe appena il tempo di
spegnere la luce prima di cadere in un sonno profondo e pieno di sogni, nei
quali si vedeva intenta nell’agitare la sua bacchetta pronunciando gli
incantesimi imparati e a cavalcare una scopa giocando a Quidditch che, come
aveva appena scoperto leggendo Il Quidditch attraverso i secoli, era lo
sport più famoso del mondo dei maghi, più o meno come il calcio per i babbani.
Non che le sarebbe piaciuto particolarmente giocare a Quidditch, ma le
sembrava come essere entrata completamente nel mondo magico.
E mentre Hermione dormiva tranquillamente i suoi genitori, nella camera
accanto, tentavano di dormire, ma invece entrambi fissavano il soffitto
pitturato di bianco, con pensieri decisamente pessimisti che turbinavano nella
loro testa. Sapevano che non avrebbero mai potuto impedire alla figlia di
frequentare quella… scuola, se così si poteva chiamare. Ma non volevano
assolutamente che la figlia corresse pericoli di nessun genere, perciò non
smisero di cercare un buon motivo per convincerla a restare. Quando si
addormentarono era ormai quasi mattino e fecero sogni del tutto differenti da
quelli della figlia.
____Nota di Herm90
Ecco il secondo capitolo, visto che mi avete detto di continuare... i vostri
desideri sono ordini! Vi posterò anche gli altri chappy!
Ringrazio molto tutti quelli che hanno letto, in particolare Jenny88
(odiarti? Esagerata! Aspetta i miei sicari XD), Giulia e Felicity (A Hermione
non piace studiare? Nooooooo, mai, sarebbe segno dell'Apocalisse! Semplicemente
non le interessavano le materie babbane, ed ecco qui sopra spiegata la sua
fissazione per i libri...), Silvia91 (thanke!!!!), occhi grigioblu (...cos'ho
fatto con l'html? Sorry, sono una frana con il computer, ci ho messo secoli a
capire come inviare le ficcy...), Ginny 93 (eccolo il seguito, spero che ti
piaccia anche se penso che migliori quando arriveremo ad Hogwarts), EDVIGE86
(per l'incontro con Harry e Ronnino dovrai aspettare ancora un chappy...), Janet
(non ti sei spiegata come un'analfabeta XD, ho capito cosa intendevi e ho avuto
anche io questa sensazione quando l'ho ritrovata l'altro giorno, ma non volevo
cambiare troppo quello che avevo scritto e così l'ho lasciato così...) e
RobyLupin (è sempre un piacere ricevere commenti da una fan di Ron/Herm, mi è
parso di capire che tu lo sei, giusto?)
Puff, che fatica... mi vengono sempre più lunghe le note alla fine che le
storie... XD tanto mi diverto!
Baci a tutti, e mi raccomando, lasciate qualche commentino commentuccio anche
a questo chappy!
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Capitolo 3 *** L'espresso per Hogwarts ***
L’espresso per Hogwarts
Erano le nove di mattina quando la famiglia si sistemò finalmente nella
macchina blu scura. Si erano svegliati un’ora prima, anche se in realtà i
genitori non avevano praticamente chiuso occhio, preoccupati com’erano per
quello che attendeva la loro figlioletta in quella scuola. Quando Hermione era
scesa in salotto trascinando il baule dietro di sé i genitori si erano
aspettati, o meglio avevano sperato, di vederla in lacrime a pregarli di farla
rimanere a casa, ma non era andata così. Il contrario, semmai: Hermione infatti
era scesa con un sorriso radioso stampato in faccia e un’incredibile fretta di
partire, tant’è che non aveva nemmeno voluto fare colazione:era decisamente
troppo eccitata.
-Sapete che è una delle tre migliori scuole di magia esistenti al mondo?-
domandò mentre si allacciava la cintura, eccitata. –Gli studenti sono divisi in
quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Non vedo l’ora di
sapere dove sarò io! Spero Grifondoro o Corvonero!-
-Si, cara, fantastico. Ascolta, devi assolutamente telefonarci ogni sera.-
disse la madre sempre più preoccupata.
–Ecco… mamma, sai… non ci sono telefoni a Hogwarts.- disse Hermione
cautamente.
La madre sospirò –Lo sospettavamo, così ti abbiamo preso questo.- disse
Christine passando alla figlia un telefono cellulare. Hermione si morse il
labbro a disagio e si scusò –Ecco, mamma… il fatto è che a Hogwarts c’è troppa
magia nell’aria, che fa impazzire ogni oggetto elettronico o che si serve di
energia babbana. E c’è un campo magnetico troppo forte, quindi non c’è linea.
Non posso portarlo, si romperebbe appena metto piede a Hogwarts.-
La madre rimase un secondo interdetta e disse –Ma… tesoro, come potrai
metterti in contatto con noi?-
-Via gufo. Sai, nello stesso modo in cui sono arrivate le lettere da
Hogwarts. È così che è nomale tra i maghi.-
-Oh. Va bene, scrivi presto, appena sai se sei nella casa di… ehm…-
-Grifondoro.- le ricordò Hermione.
-Si, Grifondoro. Credi che riuscirai ad ambientarti, tesoro? Dopotutto sarà
pieno di ragazzi che sono a contatto con la magia da quando sono nati.- l’ultima
speranza della madre per tenerla a casa. Ma Hermione non si lasciò incastrare:
aveva capito che i genitori erano contrari a questa storia e non voleva
assolutamente mostrarsi incerta.
–Ho finito tutti i libri che avevo comprato, mamma. Sono più che preparata.-
ma in realtà non ne era così sicura. Forse sua madre aveva ragione, forse non
sarebbe stata in grado di frequentare quella scuola. Ma allora perché mai le
avrebbero mandato la lettera?
–Allora, come fanno a decidere in che… casa… sarete?- domandò Maxwell
cambiando discorso. Al contrario di Christine lui era relativamente contento che
Hermione avesse un po’ più di libertà e sapeva che la figlia non si sentiva a
posto nel loro mondo, anche se era naturalmente molto preoccupato.
–Beh, su Storia di Hogwarts dicono che è una cerimonia chiamata
Smistamento, però non dice di cosa si tratta. Forse dovremo fare un
incantesimo o preparare una semplice pozione.- Un’altra occasione per convincere
la figlia a non partire: Christine vi si aggrappò immediatamente.
–E se non lo saprai fare, tesoro? Ti rimanderanno a casa?-
-Credo di essere abbastanza preparata, mamma. Stanotte ho fatto quasi tutti
gli incantesimi che ho trovato su Incantesimi di base. Solo uno continua
a non venirmi, l’incantesimo di essiccamento. Dovrebbe svuotare il bicchiere, ma
invece me lo scioglieva sempre.-
Rassegnata, Christine non disse altro finché l’automobile non si fermò, una
ventina di minuti dopo, nell’ampio parcheggio della stazione King’s Cross.
Dandosi un’occhiata intorno Hermione non notò neanche una persona che potesse
essere a prima vista catalogata come mago, così entrò insieme ai suoi genitori
iniziando a sentirsi un po’ sperduta. Su nessuno dei libri che aveva letto c’era
scritto qualcosa su come arrivare al binario nove e tre quarti, su Storia di
Hogwarts c’era scritto solo Dopo aver passato la barriera, li studenti
salgono sull’Espresso per Hogwarts. Come si attraversava la barriera, però,
non era detto da nessuna parte, e nemmeno era citato il luogo in cui la barriera
si trovava.
–E ora come dobbiamo fare Hermione?- domandò Christine, un barlume di
speranza ancora acceso: se non avessero trovato il binario Hermione non sarebbe
potuta partire. La ragazza si guardò attorno, sperduta.
-Insomma, Neville! Come hai fatto a perdere il tuo rospo prima ancora di
iniziare l’anno? Inizio a pensare che, dopotutto, avrei dovuto iscriverti in una
scuola babbana!- esclamò una donna anziana con un lungo abito verde, un collo di
volpe, una borsa rossa e uno stravagante cappello con una specie di condor
impagliato sopra, rivolta a un ragazzino dal viso rotondo e paffuto, come il
resto del corpo. Il ragazzo spingeva un carrello con un baule e una specie di
gabbietta nella quale, probabilmente, avrebbe dovuto esserci il rospo
fuggito.
Hermione riconobbe immediatamente la parola babbana, perciò fece segno
ai genitori di aspettare un attimo e si avvicinò alla donna –Mi scusi… state
andando a… a Hogwarts?- domandò incerta. Se non fossero stati dei maghi
l’avrebbero presa per una pazza.
Fortunatamente la donna la guardò con un sorriso e annuì –Si, mio nipote sta
per iniziare il primo anno. Si chiama Neville Paciock e io sono la signora
Paciock, sua nonna. Tu, cara, sei…?-
-Si, mi scusi, sono Hermione Granger, loro sono i miei genitori. Anche io
devo iniziare Hogwarts, ma non so… ecco, il passaggio, sa…-
-Oh, certo, cara, ho capito. Vieni da una famiglia babbana, non è vero? Non
c’è problema. Vedi il muro che divide i binari nove e dieci? Ecco, devi andarci
contro. Meglio correre se sei nervosa, cara. Neville, falle vedere.- Il ragazzo
afferrò nervosamente il carrello, corse contro il muro e poi… scomparve. E
nessun babbano parve accorgersi di nulla.
-Hai capito, cara?- domandò la signora Paciock.
–Si, grazie.- disse Hermione con un sorriso. Poi si avvicinò ai suoi genitori
e spiegò loro ciò che dovevano fare. Si avvicinarono alla barriera e in un
secondo si trovarono davanti un treno di colore porpora di un vecchio modello a
carbone che sputava un denso fumo bianco mentre centinaia di ragazzi che si
affollavano per entrare. Intanto i gufi, i gatti e i topi correvano (o
sbattevano le ali) nelle loro gabbie, spaventati da tutto quel rumore e quella
confusione. Molti ragazzi si salutavano o chiacchieravano e potevi subito
riconoscere li studenti del primo anno, che al contrario degli altri erano soli
e con l’aria di chi non ha idea di ciò che lo attende. Hermione sperò di non
avere la stessa espressione spaventata e si dipinse un’espressione neutra sul
viso, in modo che nessuno potesse capire quanto in realtà fosse spaventata e
eccitata allo stesso tempo.
–Mamma, papà, credo che voi dovreste andarvene, io me la cavo. Vi scrivo
appena so qualcosa della mia casa, ok? Ciao.- disse abbracciando Christine e poi
Maxwell. –E ricordatevi di non dire assolutamente nulla a nessuno!- urlò
avvicinandosi all’entrata del treno.
Salì i tre scalini e fu come trovarsi improvvisamente immersa in un realtà
parallela, dove tutto e niente era uguale a prima. I ragazzi chiacchieravano e
scherzavano proprio come a una normale scuola, ma alcuni avevano strani animali
in una gabbia e parlavano di argomenti come il Quidditch, le lezioni di
Trasfigurazione e quelle di Pozioni (dai brevi tratti di conversazione sentiti
Hermione capì immediatamente che i professori che insegnavano quelle materie
erano piuttosto severi). Qualcuno portava già la divisa e alcuni avevano delle
spille appuntate sul petto. Hermione, per averlo letto su Storia di
Hogwarts, sapeva che le spille indicavano i prefetti e i caposcuola scelti
dai professori e che erano quelli che meglio rispecchiavano le qualità della
casa di appartenenza. Darei non so cosa, si disse, per diventare
prefetto.
Camminò per il corridoio trascinando il baule e andando a sbattere contro
parecchie persone finché non trovò uno scompartimento completamente vuoto. Vi
entrò, sistemò il baule sulla rete portabagagli e si sedette, pensando a tutto
ciò che la aspettava.
Poco dopo, erano passati si e no una quindicina di minuti, il treno partì.
Hermione passò la prima ora e mezza di viaggio da sola, finché a un certo punto
la porta dello scompartimento si aprì e il ragazzo grassoccio, nipote della
donna che aveva indicato a Hermione il modo per arrivare al binario, entrò con
gli occhi un po’ rossi. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime.
-Ciao. Posso sedermi?- domandò il ragazzo. Hermione annuì con un sorriso e
lui posò il baule sulla rete e si sedette davanti a lei, fissando lo sguardo sul
paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. Ricordandosi di ciò che aveva
sentito dire dalla nonna del ragazzo, Hermione tentò di fare conversazione –Ti
chiami Neville, vero? Io sono Hermione Granger, tua nonna mi ha detto come
prendere il treno. Hai trovato il tuo rospo?- mossa sbagliata. Il ragazzo si
morse il labbro inferiore e disse –No, non l’ho ancora trovato. Ho chiesto in
giro, ma niente.- Hermione, più che altro per riparare al danno, si offrì di
aiutarlo a cercare il rospo, così entrambi si alzarono e uscirono dallo
scompartimento. Girarono un po’ per il corridoio, ma non trovarono neanche mezzo
rospo, perciò si divisero ed Hermione decise di provare a entrare negli
scompartimenti per chiedere a qualcuno. Entrò in un paio di scompartimenti senza
ottenere nulla, ma non si diede per vinta.
A un certo punto entrò in una cabina dove erano seduti due ragazzi con un
sedile pieno di dolciumi vari. Uno dei due ragazzi aveva i capelli rossi, un bel
po’ di lentiggini e gli occhi azzurri, l’altro i capelli neri disordinati, gli
occhi più verdi che Hermione avesse mai visto e un paio di occhiali rotti al
centro e tenuti insieme dal nastro adesivo. Il ragazzo dai capelli rossi aveva
la bacchetta in una mano e un grosso topo nell’altra. Probabilmente stava
facendo un incantesimo.
-Avete visto un rospo?- domandò Hermione con la voce più sicura di sé che
riuscì a trovare –Un ragazzo di nome Neville l’ha perso.-
Fu il ragazzo con i capelli rossi a rispondere –Gli abbiamo già detto che non
l’abbiamo visto.-
Ma Hermione non era per niente intenzionata a chiudere la conversazione, così
guardò la bacchetta e disse –State facendo un incantesimo? Vediamo, allora.- e
si sedette. I due la guardarono un po’ stupiti, poi il ragazzo dai capelli rossi
si rimboccò le maniche della camicia a quadretti e, puntando la bacchetta contro
il topo, disse –Per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo
diventa giallo!- Ma non accadde assolutamente nulla.
–Sicuro che sia un vero incantesimo? Comunque non funziona molto bene, vero?
Io ho provato a fare qualche incantesimo semplice, quando ho ricevuto la
lettera, e mi sono venuti quasi tutti. È stata proprio una sorpresa la lettera
di Hogwarts, sapete. Io sono l’unica strega della mia famiglia, non c’è nessun
altro. Ma mi ha fatto un sacco piacere, naturalmente. Ho sentito che Hogwarts è
una delle migliori scuole di magia del mondo e pare che gli standard siano molto
alti. Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, spero che basti. A
proposito, io mi chiamo Hermione Granger.- disse Hermione tutto a d’un fiato per
cercare di tener viva la conversazione. Non aveva nessuna voglia di ricominciare
a cercare il rospo.
I due la fissarono per qualche secondo, poi il ragazzo con i capelli rossi
disse –Ron Weasley.- e l’altro –Harry Potter.- Hermione rimase assolutamente
stupita –Hai detto Harry Potter?- domandò. Il ragazzo era citato in almeno due
dei libri che aveva letto perché, quando aveva solo un anno, era riuscito chissà
come a sconfiggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato dopo che questo aveva
ucciso i suoi genitori. Nessuno era mai riuscito a sopravvivere quando
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato decideva di ucciderlo o di farlo uccidere e
lui, che era solo un bambino, pareva gli avesse addirittura fatto perdere i
poteri e le forze. Emozionata, Hermione disse –So tutto di te, naturalmente. Sei
citato in parecchi libri, come Grandi eventi magici del ventesimo secolo
e Ascesa e declino delle Arti Oscure.- Harry Potter fece un’espressione
stupita e disse –Sul serio?-
-Non lo sai?- domandò lei stupita –Io cercherei di sapere tutto il possibile!
Comunque fareste meglio a mettervi le divise perché credo proprio che siamo
appena arrivati.- I due la fissarono per un secondo, ma parvero d’accordo perchè
si piegarono sui loro bauli e ne tirarono fuori le loro divise.
-Voi sapete già in che casa finirete? Io ho chiesto in giro e la migliore mi
sembra decisamente Grifondoro, ma credo che anche Corvonero non sarebbe male.-
disse Hermione cercando di continuare la conversazione.
-Tutti i miei fratelli sono a Grifondoro.- rispose Ron Weasley con voce
piatta. Seguirono un paio di secondi di silenzio e poi Ron Weasley, guardandola,
domandò –Ti dispiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?- Hermione arrossì un po’
sulle guance e rispose –Certo.- uscendo e dirigendosi felice verso la sua
cabina, dove si infilò velocemente la sua nuova divisa e infilò i vestiti
babbani che portava prima nel suo baule. La divisa non sarebbe piaciuta alle sue
vecchie compagne di scuola, ma lei la adorava. Era formata da una gonna nera,
una camicia bianca, una cravatta dello stesso colore della gonna e un mantello
anch’esso di colore nero, allacciato attorno al collo con un nastro sottile.
Disincastrò i capelli, che si erano infilati sotto alla cravatta, sorridendo
tra sé. Il primo passo era fatto e quei due ragazzi sembravano parecchio
simpatici, nonostante l’incantesimo di quel Ron Weasley avesse avuto risultati
piuttosto scadenti.
-Ehi… hai saputo qualcosa del mio rospo?- domandò Neville arrivandole da
dietro con aria ancora sconsolata. Hermione sorrise con un po’ di imbarazzo e
dispiacere e disse –No, mi dispiace, ho chiesto in giro ma nessuno sa nulla.
Vedrai che non è successo niente, tornerà da solo.- più che altro per
tranquillizzare il ragazzo, che sembrava parecchio dispiaciuto.
–Si, può darsi. Esci, per favore, così mi metto la divisa?- domandò il
ragazzo.
–Certo.- disse Hermione. Si voltò ed uscì, trovandosi nel corridoio dove
parecchi ragazzi dagli undici ai diciassette anni correvano, ridevano,
scherzavano e ripassavano i compiti di Incantesimi che avevano (o comunque
avrebbero dovuto) svolgere durante le vacanze estive.
Passarono dieci minuti e finalmente Neville aprì la porta e disse –Puoi
entrare, ho finito.- disse. Hermione seguì Neville all’interno dello
scompartimento e si sedette, ma non appena lo fece il treno si fermò e tutti li
studenti iniziarono a scendere dal treno passando per il lunghissimo corridoio.
Hermione prese il suo baule e lo trascinò per il corridoio fino ai tre scalini
metallici che scendevano dal treno.
Tutti gli studenti scesero dalle carrozze del treno divisi in piccoli gruppi
dalle cinque alle dieci persone, mentre invece gli studenti del primo anno erano
da soli o al massimo con un loro amico o fratello. Hermione vide che Harry e Ron
erano insieme e che parlavano mentre camminavano. Scese dal treno trascinandosi
dietro il baule carico di oggetti scolastici e vestiti da maghi.
Non appena scese dal treno si trovò davanti un cartello in legno con scritto
Hogsmeade. Hermione ricordò ciò che aveva letto su uno dei tanti libri
comprati al Ghirigoro: La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si trova
non lontano dal villaggio magico di Hogsmeade e gli studenti la raggiungono,
dopo essere scesi dall’Espresso di Hogwarts, con delle carrozze che appartengono
alla scuola fin dalla sua fondazione, trainate da Thestral. Diversamente fanno
gli studenti del primo anno, che invece raggiungono la prestigiosa scuola
attraversando il lago su piccole barche che si muovono magicamente in un grande
corteo, solitamente guidato dall’attuale guardiacaccia della scuola.
Quindi avrebbero preso delle piccole barche per arrivare, finalmente, a
Hogwarts. Sentì l’eccitazione crescere dentro di sé mentre un uomo alto come tre
uomini e robusto come quattro, forse cinque uomini neanche troppo scarni
chiamava con voce possente e cavernosa –Gli studenti del primo anno! Quelli
dell’anno primo qui! Su, meglio se facciamo in fretta, altrimenti laggiù si
inizia senza di noi!- Tutti gli studenti del primo anno compresi Hermione,
Neville e Ron, si diressero verso l’uomo un po’ impauriti. Hermione notò che
Harry, invece, salutò l’uomo con un gesto. Il gigante, che era evidentemente il
guardiacaccia, rispose al saluto con l’enorme mano –Su, fate in fretta, tutti
qui! Non so mica se ci mettiamo tanto poco ad arrivare con questo vento!-
Hermione per la prima volta da quando erano scesi dal treno si accorse che
tirava un forte vento, cosa che solitamente la infastidiva notevolmente. Ma quel
giorno non l’aveva nemmeno notato e i capelli ricci e crespi che le volavano sul
viso non le avevano dato nessuno fastidio.
-Io sono Rubeus Hagrid e sono quello che fa il guardiacaccia qui a Hogwarts.
È un lavoro lungo e duro e non c’ho mica tempo da perdere, quindi tutti qui! E
dite un po’, chi è che si è perso il rospo?- domandò tirando fuori dalla
gigantesca palandrana pelosa che portava un rospo verde scuro. Neville fece un
salto di gioia e disse –Io!- correndo a prendere il rospo che, spaventato, si
agitava nell’enorme mano di Hagrid. –Va bene, andiamo!- tutti seguirono Hagrid
mentre Hermione e tutti quelli che come lei provenivano da famiglie babbane
guardavano meravigliati le carrozze senza cavalli che, dopo aver caricato gli
studenti più grandi, si sollevavano da terra di quattro o cinque metri e
partivano come una processione. Tutti salirono sulle barchette di legno scuro ed
Hermione salì con Harry, Ron e Neville, che parevano eccitati quanto lei. Le
barche partirono tutte esattamente nello stesso istante e Hagrid dalla prima
urlò –Tra cinque minuti vediamo Hogwarts, ragazzi! A destra! Tu, ce l’hai ancora
il tuo rospo?- domandò poi a Neville, che rispose alzando la gabbia contenente
l’animale ancora un po’ traumatizzato dal viaggio e, forse, soprattutto dal
gigantesco essere che l’aveva tenuto in mano.
Le barche continuarono ad andare avanti tagliando l’acqua come spinti da un
minuscolo e poco potente motorino invisibile che invece, naturalmente, non
c’era. Quella sottospecie di processione superò una grande collina e finalmente
Hogwarts apparve agli occhi dei ragazzi.
Hermione naturalmente aveva visto parecchie fotografie di Hogwarts sui suoi
libri e si era fatta un’idea della grandezza del posto. Solo in quel momento
capì di essersi sbagliata. Aveva immaginato che la scuola fosse si e no il
doppio di quella che frequentava precedentemente nel mondo babbano e invece… era
almeno il quintuplo, di più probabilmente. Sembrava che le torri potessero
infilzare le nubi grigie che coprivano il cielo.
–Ecco Hogwarts! Sarà qui che state per quest’anno, si.- esclamò Hagrid dalla
sua barca, sulla quale sedeva da solo, per altro occupandola tutta e facendola
leggermente sprofondare. Hermione giudicò che quello era un vero e proprio caso
di magia, perché era fisicamente impossibile che la misera barchetta non
affondasse del tutto sotto l’enorme mole del guardiacaccia. Probabilmente quelle
barchette non erano tanto esili e fragili come poteva sembrare a prima vista.
-Non appena siamo arrivati ci si infila subito dentro, capito? Dietro a me,
in ordine, così andate a Smistarvi insieme alla professoressa McGranitt nella
Sala Grande e io finalmente posso trangugiare qualcosa, che con tutto ‘sto vento
mi sto rimbambendo.-
Tutti gli studenti erano troppo eccitati e spaventati per rispondere e
continuarono a fissare il castello senza dire una parola, le bocche e gli occhi
spalancati dallo stupore. Lentamente le barche si avvicinarono sempre più al
castello e dopo una decina di minuti finalmente si fermarono all’inizio
dell’immenso giardino, nella parte più vicina alla scuola.
Hagrid iniziò a camminare e gli studenti del primo anno cercarono di starli
dietro, cosa non facile perché una falcata del gigantesco guardiacaccia era
lungo come quattro degli studenti. Quando arrivarono davanti all’enorme portone
di legno con lo stemma araldico di Hogwarts inciso il castello sembrava ancora
più maestoso.
-Non è fantastico?- -Bellissimo!- -Uao!- esclamarono vari ragazzi, compresa
Hermione, mentre ammiravano a occhi spalancati le mura, le finestre e le torri,
tutte costruite in pietra evidentemente stregata: non doveva essere possibile
costruire, senza magia, una struttura cosi alta utilizzando la sola pietra.
Ammirando il giardino Hermione vide che era formato da varie parti. Sapeva per
averlo letto in Storia di Hogwarts che quell’enorme albero che muoveva
continuamente le fronde e i rami in modo piuttosto violento era il Platano
Picchiatore, piantato molti anni prima della loro nascita, più o meno nell’epoca
in cui i suoi genitori andavano a scuola (naturalmente non a Hogwarts ma a una
normale scuola babbana). Poi c’era il lago che avevano attraversato, dove
soggiornava una piovra gigante centenaria, e la Foresta Proibita. Hermione
sapeva che a nessuno studente era permesso di entrare nella foresta perché era
abitata da pericolose creature come Centauri, Thestral e forse persino da alcune
Chimere. Oltre agli elementi naturali nel cortile c’erano il campo da Quidditch,
grande il doppio campo da calcio, contornato dagli spalti e con tre altissimi
anelli al posto delle porte, e le serre di vetro, dove si svolgevano le lezioni
di Erbologia. Hermione immaginò quell’immenso prato coperto di neve e
d’improvviso non vide l’ora che arrivasse l’inverno.
–Però, è veramente fantastico. I miei fratelli me l’avevano detto che era
grande, ma non credevo così tanto.- disse Ron a Harry. Hermione lo sentì e disse
–Su Storia di Hogwarts ho visto parecchie foto, ma anche io me lo
immaginavo molto più piccolo.-
-Storia di Hogwarts?- domandò Harry sollevando le sopraciglia.
–Ho fatto qualche lettura preparatoria prima di venire, naturalmente.-
Hermione era troppo occupata a squadrare ogni singolo elemento della scuola per
notare lo sguardo forse un po’ esasperato che Harry e Ron si stavano scambiando.
Certo a nessuno dei due era neanche passato per la testa di leggere libri su
Hogwarts.
Hagrid bussò per tre volte al portone e i colpi risuonarono come un’eco nel
silenzio della mattinata.
________Nota di Herm90
Ecco il terzo chappy!!! Scusate se ci metto così tanto tempo, ma ultimamente
sto lavorando molto a "1400 d.C.", quindi...
Mille grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso chappy, ossia
Maddy91, mark17, Pois, RobyLupin, Silvia91, EDVIGE86 (ecco Harry e Ron!),
Giulia, GiulyWeasley(esagerata, così mi fai arrossire XD) e Keloryn.
ciao a tutti! baci!!!
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Capitolo 4 *** lo smistamento ***
Lo smistamento
Il portone si spalancò e Hagrid li guidò dentro. Gli studenti lo seguirono,
curiosi ed eccitati.
Il corridoio era estremamente lungo ed Hermione valutò che ci sarebbero state
comodamente almeno dieci aule della sua vecchi scuola. L’ingresso era illuminato
da numerose candele distanti all’incirca un metro l’una dall’altra, non erano
fissate al muro ma galleggiavano in aria. Appesi alle pareti vi erano parecchi
quadri raffiguranti uomini e donne vestiti con eleganti abiti antichi.
Gli studenti seguirono Hagrid e percorsero una piccola parte del corridoio.
Hagrid aprì una delle porte che si schiudevano nei muri e gli studenti vi
entrarono guardandosi nervosamente attorno, ma non si trovavano nella Sala
Grande. Era invece una stanza circolare con numerosi quadri e illuminata dalle
stesse candele bianche dell’Ingresso. Non appena tutti furono dentro la voce
cavernosa di Hagrid disse –Ora voi state qui senza fare baccano. Io vado nella
Sala Grande, trovo la professoressa McGranit e ci dico che siete arrivati, così
vi porta nella Sala Grande pure a voi e vi Smista. Bravi, eh!- Hagrid uscì e gli
studenti rimasero in un silenzio eccitato che riempiva la stanza. Poi ci fu come
un esplosione e tutti iniziarono contemporaneamente a parlare a sussurri.
–Come credi che faranno a Smistarci?- domandò Harry a Ron poco lontano da
Hermione che, agitata, iniziò a ripassare mentalmente tutti gli incantesimi che
aveva imparato.
–Chissà cosa dovremo fare?- le domandò Neville preoccupato. –Oh, no… ma dove
ho messo il mio baule?- esclamò il ragazzo guardandosi febbrilmente attorno. –Li
abbiamo lasciati fuori, Neville, sulle barche. Li avranno già portati nei
dormitori ormai.- lo tranquillizzò Hermione –Magari ci faranno fare l’Incanto
Diffindum, o magari l’Alohomora. Sono entrambi abbastanza semplici. O forse il
Gratta e Netta.- continuò alzando le spalle. L’unica cosa che sperava era che
non le chiedessero l’Incantesimo Essiccatore, che ancora non era riuscita a fare
nonostante le sue continue prove.
-Oh, primo anno! Spero di vedervi tutti a Tassorosso, sapete, è la mia casa!-
esclamò una voce dall’alto. Tutti alzarono la testa e gli studenti che erano
cresciuti in famiglie babbane sobbalzarono. Tutti tranne Hermione, che
naturalmente aveva letto tutto sull’essere trasparente che galleggiava
incorporeo sulle loro teste: a Hogwarts ad ogni casa era assegnato un fantasma
che, ai tempi in cui era stato a scuola (o meglio in vita), era appartenuto alla
casa stessa e quello che in quel momento era nella stanza era senza dubbio il
Frate Grasso, il fantasma di Tassorosso.
La porta dall’altra parte della stanza si aprì di scatto e una donna entrò
dicendo –Andiamo, ci aspettano tutti.- La donna, che era evidentemente la
professoressa McGranitt di cui aveva parlato Hagrid poco prima, aveva un abito
da strega a quadretti scozzesi verdi e neri e i capelli stretti in una crocchia
all’inizio della testa. Aveva l’aria molto severa e fissava gli studenti
squadrandoli da dietro un paio di occhiali dalla montatura dorata.
Il gruppo di alunni la seguì in silenzio ed entrarono in quella che doveva
senza dubbio essere la Sala Grande. Attorno ai quattro tavoli erano seduti tutti
gli studenti più grandi divisi a seconda delle case di appartenenza, tutti con
indosso la divisa della scuola. Quelli che sedevano nel primo tavolo a destra
avevano cucito sul petto lo stemma di Grifondoro, che rappresentava un leone
scarlatto su sfondo giallo. Andando verso sinistra gli stemmi diventavano un
tasso nero su fondale giallo, simbolo di Tassorosso; poi era la volta di un
corvo blu su sfondo grigio, che simboleggiava la casa di Corvonero; e in ultimo
il serpente grigio su fondale verde di Serpeverde. Hermione lanciò un occhiata
al tavolo degli insegnanti e riconobbe immediatamente Albus Silente, che sedeva
al cento della tavolata. L’uomo sembrava allo stesso tempo anziano e giovane ed
Hermione trovò impossibile decifrare la sua età, che non era citata in nemmeno
uno dei libri che aveva letto. Portava una tunica viola acceso con enormi stelle
gialle che faceva uno strano effetto sommata ai lunghi capelli e alla barba,
entrambi di un bianco quasi innaturale ed estremamente lunghi. Alla destra del
professor Silente c’era una sedia vuota mentre alla sinistra sedeva un uomo dal
naso adunco, pallidissimo, con i capelli neri e unticci e un vestito
completamente nero. A Hermione quell’uomo non piacque per nulla, ma poiché era
evidente che doveva essere un professore decise di non saltare subito alle
conclusioni. Le altre sedie erano occupate da un mago estremamente basso
(Hermione notò che sulla sua sedia c’erano parecchi libri che lo portavano a
un’altezza più o meno normale), una donna parecchio paffuta con un’aria
simpatica, un uomo con un cespuglio di capelli neri, un fantasma (Doveva essere
il professor Rüf, che insegnava Storia della Magia da prima della sua morte),
Hagrid e un altro professore dal volto pallido che portava una tunica arancione
con un turbante bianco ed estremamente voluminoso poggiato sulla testa che, ad
occhio e croce, doveva essere completamente calva.
La professoressa McGranit guidò il gruppo di studenti del primo anno fino al
tavolo dei professori, poi prese un vecchio cappello da mago parecchio
malridotto e lo posizionò su uno sgabello.
Con gran sorpresa dei nuovi studenti uno dei numerosi squarci presenti sul
cappello si spalancò come una bocca e il copricapo iniziò a parlare
Forse pensate che non son bello,
ma io giuro che mi scappello,
se un miglior cappello troverete.
Tenetevi i vostri cilindri scuri e alteri,
le vostre bombette e andatene fieri,
ma solo io vi so collocare
e alla giusta casa assegnare.
Mettetemi in testa e non mentite,
ogni pensiero saprò scoprire,
per quanto nascosto voi lo celiate,
quindi senza esitare è meglio che veniate.
È forse Grifondoro la vostra via,
dove coraggio e giustizia regnano fieri?
O a Tassorosso vi dovrò mandare,
dove il lavoro è familiare?
O è Corvonero la giusta strada,
dove l’intelligenza regna sovrana?
O è Serpeverde che invece vi attende,
dove ogni cosa si deve al guadagno?
Orsù indossate questo cappello,
e se sbaglierò di tal nome non sarò più degno.
A sir Grifondoro son appartenuto,
quando gli altri fondatori ha conosciuto
ed insieme hanno fondato
Hogwarts, luogo amato.
Un giorno domandarono "chi li smisterà,
quando ognuno di noi estinto sarà?"
Così Grifondoro me si sfilò
E una formula pronunciò.
Col suo potere una mente mi fece
e la capacità di smistare mi diede.
Oggi ogni casa è unita alle altre,
sotto lo stemma dell’Hogwarts benestante.
-Quando chiamo il vostro nome salite sul palco e indossate il cappello.
Quando dirà il nome della casa a cui siete assegnati posatelo sullo sgabello e
unitevi al tavolo prescelto.- dopo aver dato quest’indicazione la professoressa
tirò fuori un foglio di pergamena lunghissimo dove erano scritti i nomi di tutti
li studenti del primo anno e iniziò a chiamare i nomi letti con voce
impostata.
-Abbot, Hannah.-
-Tassorosso!-
-Bones, Susan.-
-Tassorosso!-
-Brown, Lavanda.-
-Grifondoro!-
Il tavolo di destra esplose in un applauso, tranne alcuni ragazzi che
sembravano delusi dalla scelta del cappello.
Il cappello continuò a mandare studenti nelle varie case, ogni volta che
questi venivano chiamati dalla professoressa McGranitt. –Bulstrode, Millicent.-
-Serpeverde!- questa volta fu il tavolo a sinistra ad applaudire.
Hermione notò che ad alcuni studenti il cappello diceva il nome della casa non
appena questi se lo infilavano in testa, per altri pareva riflettere un po’ di
più.
-Finch-Fletchley, Justin.-
-Tassorosso!-
Oddio oddio oddio e se mi manda a Serpeverde? Si chiese Hermione. Non
voleva assolutamente finire nella casa che aveva sfornato più maghi oscuri che
tutte le altre messe assieme. Lanciando uno sguardo verso il tavolo di
Serpeverde notò che sembravano tutti particolarmente cattivi e antipatici, ma
forse questa impressione era dovuta solo a tutto ciò che aveva sentito dire su
di loro.
-Finnigan, Seamus.-
-Grifondoro!-
-Granger, Hermione!- esclamò la professoressa McGranit. Hermione trasalì, poi
si incamminò verso la scala di legno cercando di farsi coraggio. Salì sul
palchetto tremante e si infilò con impazienza e, soprattutto, preoccupazione il
cappello sedendosi sullo sgabello e sentendosi addosso li sguardi di tutta la
sala. Il cappello iniziò a parlare, ma la voce sembrò essere nella sua testa.
Nessun altro sembrava sentire ciò che il cappello diceva. –Vedo un buon cervello
qui. Credo che Corvonero sarebbe una buona scelta, si. Ma forse anche Grifondoro
potrebbe andare bene… si, beh, direi… Grifondoro!- l’ultima parola che la
voce del cappello disse non risuonò nella sua testa ma tutta la Sala Grande la
sentì. Il tavolo di Grifondoro scoppiò nuovamente in un applauso ed Hermione si
tolse il cappello, lo posò sullo sgabello con un sorriso radioso e, dopo aver
sceso le scale di legno che portavano giù dal palco, si sedette alla tavolata.
-Malfoy, Draco.-
-Serpeverde!- il ragazzo non aveva neanche poggiato il cappello sulla testa
quando venne pronunciata la casa.
–Ciao. Sono Fred Weasley e lui è George, mio fratello.- un ragazzo dai
capelli rossi corti e dal fisico abbastanza robusto le tese la mano che lei
strinse, poi il fratello fece lo stesso. Hermione ci mise un paio di secondi per
rendersi conto che i due erano identici in ogni particolare. La divisa di
Hogwarts che indossavano contribuiva parecchio a rendere invisibile ogni
differenza, anche minima, che poteva esserci tra i due.
Ricominciò ad ascoltare lo Smistamento non appena sentì che l’appello era
arrivato alla lettera P.
-Paciock, Neville.-
-Grifondoro!-
Hermione salutò con un gesto il ragazzo quando questo arrivò al tavolo e si
sedette accanto a lei.
-Parkinson, Pansy.-
-Serpeverde!-
-Patil, Calì.-
-Grifondoro!-
-Patil, Padma.-
-Corvonero!-
Dopo alcuni secondi la professoressa McGranitt chiamò –Potter, Harry!- Il
ragazzo che Hermione aveva conosciuto sul treno salì sul palco. Hermione sperò
intensamente che il cappello decidesse, anche per lui, Grifondoro, e magari
anche per quell’altro ragazzo, Ron. Mentre Harry passava insicuro tra la
tavolata di Corvonero e quella di Tassorosso la Sala si riempì di sussurri
mentre i ragazzi si sporgevano per cercare di vedere la cicatrice sulla testa di
Harry, segno dell’attacco di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Harry infilò il cappello in testa e seguirono un paio di minuti di silenzio
assoluto. Evidentemente il cappello stava parlando ad Harry come aveva fatto
poco prima con Hermione.
-Grifondoro!- urlò il cappello alla Sala. L’intero tavolo del
Grifondoro saltò in piedi battendo le mani, Hermione compresa. I fratelli
Weasley, Fred e George, improvvisarono una specie di balletto con un ragazzo dai
capelli rasta scuri che, probabilmente, era un loro amico. Mentre ballavano
cantavano ad alta voce –Harry Potter è con noi! Harry Potter è con noi! Abbiamo
Potter! Abbiamo Potter!-
Intanto Harry si tolse il cappello e, con aria estremamente sollevata e
felice, si diresse verso il tavolo e si sedette al primo posto libero che trovò.
Hermione si domandò immediatamente cosa il Cappello Parlante gli avesse detto,
ma era troppo lontana per domandarglielo. Harry era seduto tra un posto vuoto e
il fantasma di Grifondoro, che Hermione ricordò chiamarsi Sir Nicolas de
Mimsy-Porpington detto Nick-Quasi-Senza-Testa per via della disastrosa
decapitazione che ne aveva provocato la morte secoli prima. Davanti ad Hermione
era seduta una ragazza con i capelli neri che chiacchierava con una ragazza dai
ricci biondi. Le due la salutarono amichevolmente ed Hermione ricordò vagamente
che la ragazza dai capelli neri si chiamava Calì Patil e la gemella, Padma
patil, era stata mandata a corvonero subito dopo il suo smistamento. Poi ricordò
anche che la ragazza bionda si chiamava Lavanda Brown, e non ricordava che
avesse fratelli o sorelle.
-Smith, Zacharias.-
-Corvonero!-
-Steeval, Terry.-
-Corvonero!-
-Thomas, Dean.-
-Grifondoro!-
-Turpin, Lisa.-
-Corvonero!-
Dopo altri otto o nove nomi circa la voce inflessibile della McGranitt chiamò
–Weasley, Ronald!-
Ron camminò tra i due tavoli e salì sul palco, tremante.
–Pensa se finisce a Serpeverde! Possiamo decidere di disconoscerlo anche se è
nostro fratello e non nostro figlio?- domandò Fred a George sotto voce. Hermione
ricordò che anche il loro cognome era Weasley. –Siete tre fratelli?-
Domandò curiosa a Fred.
–Magari! Molti di più, lo vedi quel damerino laggiù, con la spilla di
prefetto? Percy Weasley. Abbiamo altri due fratelli che hanno finito e ora
lavorano e poi c’è Ginny, che dovrebbe iniziare il prossimo anno.- Nonostante
tutto ciò che aveva letto, Hermione non aveva idea di cosa un mago potesse fare
dopo la scuola –E che lavoro fanno i vostri fratelli?-
-Charlie è in Romania a studiare i draghi, Bill invece lavora alla Gringott.
Cerca tesori.- spiegò George.
La conversazione fu interrotta dal Cappello Parlante, che urlò a tutta la
Sala Grande –Grifondoro!- Il tavolo scoppiò nuovamente in un unico
applauso ed Hermione, Fred, George, Percy e Harry furono quelli che applaudirono
più forte di tutti. Ron si tolse il cappello, lo posò sullo sgabello e corse a
sedersi accanto a Harry.
-Withy, Rubens!-
-Serpeverde!-
Dopo che il cappello ebbe assegnato l’ultimo dell’appello (-Zabini, Blaise.-)
a Serpeverde, nella Sala Grande si sparse una rete di bisbigli fitti e risate,
che si interruppero di colpo a un certo punto. Albus Silente si era alzato,
drizzandosi in tutta la sua altezza aumentata ulteriormente dal cappello da
mago, viola a stelle gialle come la tunica, che portava.
-Vecchi e nuovi studenti- disse il preside con voce profonda –Benvenuti.
Siamo certi che quest’anno sarà estremamente interessante e sono sicuro che
imparerete molte cose, prima che tornino le vacanze e la vostra testa si svuoti
nuovamente. Ora, prima di iniziare il nostro favoloso banchetto, devo avvisare i
nuovi arrivati che la foresta entro i confini del cortile della scuola è
assolutamente vietata, ormai avrebbero dovuto impararlo anche i nostri studenti
più grandi.- Silente lanciò un’occhiata ai gemelli Weasley, che sorrisero.
Silente non sembrava per niente arrabbiato. Divertito, semmai. -Anche fare
duelli magici nei corridoi o in ogni altro luogo è vietato. Inoltre vorrei
ricordare a tutti che il corridoio destro del terzo piano è vietato, da quest
anno, a tutti i coloro che non desiderano fare una morte molto dolorosa. Bene,
ho da dirvi solo più un paio di parole: manicotto e tigre. Abbuffatevi!- gli
studenti risero e, senza farselo ripetere due volte, iniziarono a servirsi
enormi porzioni di gulasch, sanguinaccio e patate fritte. Hermione, dopo essersi
servita una coscia di pollo e parecchi asparagi, iniziò a mangiare.
-Dove abiti? Non a Ottery St.Chatcpole, vero? Lì ci viviamo noi e non ho mai
sentito di una famiglia di maghi che si chiama Granger.- domandò Fred dopo aver
spazzolato le sue patate e iniziando ad attaccare il gulasch.
–A Londra, ma comunque non siamo una famiglia di maghi, sono l’unica. I miei
genitori sono babbani.-
-Forte!- esclamò Fred –Nostro padre adora i babbani. Infatti lavora
all’Ufficio di Regolazione per l’Uso dei Manufatti Babbani.-
Hermione lo guardò curiosa –E cosa sarebbe?-
-Un ufficio del Ministero che controlla che nessun mago faccia magie sui
prodotti di origine babbana. A volte fanno degli incantesimi sulle chiavi per
rimpicciolirle in modo che i proprietari non le trovino più. Ma loro dicono di
averle perse, figurati!- spiegò Fred divertito. Poi una ragazza di colore dai
lunghi capelli neri si sedette davanti ai due gemelli, che iniziarono a parlare
con lei riguardo alla squadra di Quidditch di Grifondoro mentre Hermione si
chiedeva se le due volte che la madre aveva perso le chiavi le avesse davvero
perse o si fossero rimpicciolite.
-Baston mi ha detto che inizieremo gli allenamenti già dopodomani. Secondo me
è matto. Insomma, la scuola è appena iniziata e la stagione di Quidditch inizia
tra tre mesi!- esclamò Angelina concitata.
-Però la prima partita è contro Serpeverde. Hanno vino la Coppa praticamente
ogni anno da quattro anni! Da quando Charlie se n’è andato.- esclamò Fred con
voce un po’ sconsolata.
-Lo so. Grifondoro non ha mai avuto un cercatore così bravo. Vostro fratello
avrebbe potuto giocare nella nazionale!- accordò Angelina.
–Io gliel’ho sempre detto, ma lui è andato in Romania. Ma si può? Cioè, tra
la Nazionale e la Romania, io non avrei dubbi!- esclamò George servendosi un po’
di sanguinaccio.
Hermione ascoltò quelle chiacchiere sul Quidditch per il resto della cena ma
senza intervenire. Quando tutti ebbero finito il secondo, sui piatti da portata
apparvero torte e gelati di ogni genere. Hermione si servì una fetta di torta e
la mangiò, dopo pochi minuti tutti ebbero terminato anche il dolce e Silente si
rialzò in piedi, facendo nuovamente calare il silenzio nella Sala. Ad Hermione
venne naturale paragonare Silente con il signor Carter, il preside della scuola
che frequentava l’anno precedente e quello prima ancora. Ricordò di averlo visto
poche volte a parte in corridoio e ad alcune (poche) riunioni che venivano
indette periodicamente tra gli studenti. Durante quelle ore il signor Carter
riusciva solo dopo parecchio tempo a riportare la calma tra gli studenti, felici
poiché avevano saltato l’ultima ora di lezione. A Silente invece bastava
semplicemente alzarsi per ottenere un assoluto silenzio.
-Perfetto. Quelli del primo anno seguano i prefetti della loro Casa, che
mostreranno loro il dormitorio. Bene, spero che questo anno sia piacevole per
tutti voi. Buonanotte.-
Tutti gli studenti si alzarono e i prefetti, con tono autoritario,
pronunciarono ognuno il nome della casa di appartenenza. Hermione cercò con lo
sguardo i prefetti di Grifondoro. Da un lato della tavolata c’era Percy Weasley,
dietro cui si stavano mettendo in fila i maschi. Dall’altra parte c’era una
ragazza della stessa età di Percy, con la stessa spilla del ragazzo appuntata
sul petto e una cascata di riccioli biondi, che Hermione scoprì dalle voci
sentite chiamarsi Hilary Thompson. Hermione andò dall’altro lato del tavolo e si
mise in fila dietro alle altre ragazze di Grifondoro del primo anno.
–Mia sorella è finita a Corvonero, tuo fratello dove l’hanno messo?- domandò
Calì Patil a una ragazza di colore che le stava accanto.
–Tassorosso. Mi ha detto che il Cappello Parlante lo voleva mandare a
Serpeverde, pensa che roba!- Calì si voltò verso Hermione –Tu hai fratelli che
vengono a Hogwarts?- le domandò. Hermione scosse la testa –No. Io sono la prima
della mia famiglia con i poteri.-
-Uao, dev’essere fantastico! Io non so nulla sui babbani!- esclamò la ragazza
affianco a Calì Patil sorridendo ad Hermione e tendendole una mano, che Hermione
strinse –Sono Misha Cambpell. Non ho nessun parente babbano e non vedo l’ora di
essere al terzo anno!- Hermione si accigliò, domandandosi cosa centrasse con
quello di cui stavano parlando.
–Perché iniziano i corsi a scelta. Io ho intenzione di seguire Babbanologia e
Artimanzia.- spiegò Misha ad Hermione. Poi le due si voltarono e iniziarono a
parlare tra di loro.
La voce di Hilary Thompson, mescolata con quella degli altri prefetti,
giunse alle orecchie delle interessate –Bene, seguitemi!- Hilary Thompson iniziò
a camminare sicura e, seguita dalle allieve di Grifondoro del primo anno, uscì
dalla Sala Grande. Si incamminò per il corridoio per un po’, passando affianco a
ritratti antichi, i cui soggetti si muovevano di cornice in cornice per vedere i
nuovi arrivati.
Dopo un po’ di strada Hermione notò che Gli studenti di Tassorosso, Corvonero
e Serpeverde avevano preso un’altra strada e nel corridoio ora c’erano solo più
il gruppo di ragazze guidato da Hilary Thompson e quello dei maschi, guidato da
Percy Weasley.
Dopo una ventina di metri Hilary Thompson e Percy Weasley girarono,
guidandoli su per una scala a chiocciola illuminata di una luce rossastra da
torce accese magicamente che galleggiavano ai lati del passaggio. Non appena la
scala terminò la classe si trovò davanti a un ritratto rappresentante una donna
abbastanza in carne vestita con un abito rosa confetto in stile ottocentesco, i
capelli castani elegantemente acconciati e la pelle chiara con le guance rosate.
–Buongiorno, nuovi Grifondoro! Io sono la Signora Grassa, protettrice della
Sala Comune del Grifondoro.- si presentò la donna con un gesto plateale –Ora vi
dirò la parola d’ordine. Dovete ricordarla, perché ogni qualvolta voi
desideriate entrare nella vostra Sala Comune dovrete pronunciarla. Ascoltatemi
bene: Magnolia.-
-Magnolia.- ripeté Percy Weasley immediatamente.
–Ma, certo, caro!- trillò la Signora Grassa. Con uno stridio leggero il
quadro si aprì, lasciando un varco nel muro. Percy Weasley e Hilary Thompson
passarono attraverso il buco del ritratto e immediatamente tutti gli studenti li
seguirono. Si trovarono in una grande stanza circolare, evidentemente
all’interno di una delle numerose torri, all’interno della quale era acceso, nel
camino, un bel fuoco scoppiettante che la illuminava. Nella stanza c’erano dei
tavoli, delle panche, delle poltrone e un tappeto che occupava quasi tutto il
pavimento, il tutto rigorosamente scarlatto, con rifiniture dorate.
-Questa- esordì Percy Weasley con voce autoritaria –D’ora in poi sarà la
vostra Sala Comune. Qui solo ai Grifondoro è permesso l’accesso. Ora i ragazzi
mi seguano e vi porterò al vostro dormitorio. Le ragazze seguano invece Hilary.-
Gli studenti obbedirono e si separarono, andando da parti opposte. Hilary portò
Hermione e le altre su per una breve scaletta.
–I ragazzi non possono superare il primo gradino. Voi, invece, potete andare
nel dormitorio dei ragazzi, se volete. I costruttori di Hogwarts ritenevano che
ci si potesse fidare delle ragazze.- Spiegò Hilary. Poi aprì una porta –Entrate.
I vostri bagagli sono già accanto ai vostri letti. La colazione è dalle otto
alle nove, poi inizieranno le lezioni. Buonanotte.- le ragazze entrarono nella
stanza. Era una saletta, anch’essa circolare, con cinque letti a baldacchino. Le
coperte, le lenzuola e i baldacchini erano di colore scarlatto come lo stemma di
Grifondoro e ad ogni letto corrispondeva un comodino in legno di noce, accanto a
cui era stato sistemato il baule di ciascuna. Hermione, Calì, Lavanda, Misha e
un’altra ragazza dai capelli corti e biondo scuro cercarono ognuna il proprio
baule.
Hermione lo trovò e si sedette sul letto, cercando il suo pigiama. Nel
frattempo anche le altre avevano fatto lo stesso e, infilando la camicia da
notte estiva di colore bianco lunga fino alle caviglie, Hermione notò che il suo
letto era sistemato tra quello di Calì e quello della ragazza dai capelli a
corti. Lavanda, di fronte a Hermione, era vicina a Calì e a Misha.
-Sto morendo di sonno, voi no? Ah, io mi chiamo Sarah Colbert.- si presentò
la vicina di Hermione.
–Io Calì Patil.-
-Misha Thompson.-
-Io sono Lavanda Brown.-
-Hermione Granger. Qui è fantastico, soprattutto rispetto alla scuola dove
andavo prima.-
-Prima? Cioè tu andavi già a scuola?- domandò esterrefatta Lavanda.
–Si, dai babbani si fa così.- spiegò Hermione.
–E a che età hai iniziato?- domandò Sarah curiosa.
–Si può scegliere se iniziare a tre anni o a cinque. Io ho iniziato a tre
perché i miei lavoravano.-
-A tre anni? E scusa, ma cosa si fa?-
-Si impara a scrivere, cose così.- esclamò Hermione scuotendo le spalle. Era
strano come ciò che per lei era normale per loro era sbalorditivo. E anche il
contrario, naturalmente.
–Avete visto quel ragazzo di Tassorosso, Cedric Diggory? Non è la fine del
mondo?- Hermione, che non aveva la minima idea di chi Calì stesse parlando, si
limitò ad annuire e non appena spense la candela che era posizionata sul suo
comodino si addormentò immediatamente, esausta dalla giornata. Mai in vita sua
le era capitato di scoprire così tante cose nel giro di due giorni e ne aveva la
mente totalmente, completamente intasata.
____Nota di Herm90
Ragaaaaaaaazzi! Sono tornaaaaaaata!
Ok, pessima imitazione... comunque... siamo finalmente giunti ad Hogwarts
(cosa darei per essere lì anch'io... o almeno in Inghilterra, la adoro!).
Alluuuuuuura... innanzitutto grazie a maddy91, primavera e _marty_91
(*embarassed* graaaaaaaazie, così mi fate arrossiiiiiiiiiire!).
Spero che vi piaccia anche questo chappy, anche se ci và un bel po' prima di
entrare nel "vivo" della storia... non è lunga come il libro originale ma siamo
lì, quindi... spero che abbiate la pazienza di continuare a leggere!
Baci bacini lettorini! XD.... (no... mamma, sul serio, non ho bevuto...
XD)
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Capitolo 5 *** Le pozioni ***
Le Pozioni
Alle otto meno un quarto della mattina Hermione si svegliò, ma non ebbe il
coraggio di aprire gli occhi. Sapeva che non appena si fosse svegliata anche la
minima speranza che tutto ciò che ricordava fosse vero sarebbe svanita. Tuttavia
dopo dieci minuti dovette per forza aprire gli occhi, o la mamma sarebbe andata
su tutte le furie perchè avrebbe dovuto fare tutto di corsa.
Aprì gli occhi. A circa due metri sopra di lei vide un lenzuolo spesso di
colore rosso scarlatto. Un sorriso radioso le nacque sulle labbra quando,
voltandosi, vide i letti vuoti delle sue compagne di stanza. Scansò con forza le
coperte e si alzò. Infilò velocemente la divisa della scuola e uscì dalla
stanza. Scese la prima rampa di scale e si trovò nella Sala Comune, dalla quale
Harry e Ron stavano uscendo.
–Ron! Harry!- li chiamò. I due si voltarono verso di lei, che li raggiunse
con una piccola corsa.
–Buongiorno!- esclamò Ron incerto.
–Allora, come và?- domandò Hermione ai due mentre uscivano dal buco del
ritratto.
–Tutto ok. Secondo Fred e George già oggi ci riempiranno di compiti. Speriamo
di no!- esclamò Ron sbadigliando.
–Io non vedo l’ora di iniziare le lezioni! Sarà fantastico, non trovate?
Anche tu sei stato allevato da babbani, vero?- domandò rivolta ad Harry, che
annuì –Si, in effetti sarà forte iniziare.-
Camminarono per un po’ lungo il corridoio. –Come facciamo a sapere che
lezione dobbiamo seguire?- domandò Hermione.
–Ci daranno gli orari a colazione, mi ha detto George. Subito dopo l’arrivo
della posta.- rispose Ron.
–Oh, la posta! Non vedo l’ora, dev’essere uno spettacolo fantastico, tutti
quei gufi…-
-Già.- disse Ron senza tuttavia mostrare interesse –Beh, io spero più che
altro di non avere troppe materie pesanti in un giorno.- Continuarono a
camminare per il lungo corridoio, poi entrarono nella Sala Grande, già piena di
studenti seduti a gruppi che chiacchieravano e scherzavano. Harry, Ron ed
Hermione si sedettero insieme al tavolo di Grifondoro, un po’ scostati dal
gruppo che avevano a fianco, formato da Fred e George Weasley e il loro amico
dai capelli rasta.
–Ehi, Ron! Com’è andata la prima notte? A proposito, Harry e Hermione, lui è
Lee Jordan.- disse Fred con voce piuttosto alta. Ron scrollò le spalle mentre
Lee Jordan salutava con un gesto Harry ed Hermione, che ricambiarono. Ron iniziò
immediatamente a servirsi del muesli da un enorme vassoio utilizzando un grande
cucchiaio di legno scuro. Poi, iniziando a mangiare, passò il cucchiaio a Harry,
che fece lo stesso e poi lo passò ad Hermione, che si servì.
Dopo qualche minuto un gran frusciare e rumoreggiare si sparse per l’intera
Sala Grande. Hermione, così come tutti i nuovi arrivati che frequentavano il
primo anno di Hogwarts, guardò stupita le centinaia di gufi di ogni razza e
colore che si spargevano a ragnatela per la Sala Grande dopo essere entrati nel
castello da una finestra aperta a forma di arco. I gufi, dopo aver individuato
il destinatario della lettera che ognuno di loro portava legato alla zampa,
planavano atterrando sul relativo tavolo.
Un gufo dalle piume grigie piuttosto arruffate e che sembrava piuttosto
vecchio planò davanti a Ron, mancando di un soffio la caraffa di succo di zucca.
Ron prese la busta, la aprì, scorse in fretta il contenuto della lettera e la
infilò in una tasca della veste, dopodichè il gufo ripartì.
–Dove và?- domandò Hermione curiosa.
–Come, non c’è scritto in Storia di Hogwarts?- domandò Ron. Hermione
non notò il tono sarcastico, così scosse la testa.
–Và alla gufiera. Si trova nella terza torre a Nord-Ovest. Lì ci sono tutti i
gufi degli studenti e anche quelli della scuola, che possono usare tutti.-
spiegò Ron.
In quel momento la professoressa McGranitt iniziò a girare per la Sala
distribuendo gli orari delle lezioni.
Hermione prese il suo foglio di pergamena e lo portò davanti agli occhi
lunedì |
martedì |
mercoledì |
giovedì |
venerdì |
sabato |
Trasfigurazio
ne |
Erbologia |
Difesa |
Pozioni |
Incantesimi |
Difesa |
Pozioni |
Incantesimi |
Difesa |
Trasfigurazio
ne |
Incantesimi |
Pozioni |
Pozioni |
Difesa |
Trasfigurazio
ne |
Astrologia |
Astrologia |
Trasfigurazio
ne |
-Trasfigurazione e due ore di Pozioni! Non ci è andata molto bene, Fred e
George mi hanno detto che sono le due materie più dure!- esclamò Ron, che come
Hermione aveva finito di leggere l’orario che era apparso davanti al suo piatto
di muesli. Tuttavia né Hermione né Harry avevano la minima voglia di lamentarsi.
Per Ron era tutto normale, lui era vissuto a contatto con la magia fin dalla sua
nascita, ma per loro ogni cosa era una novità ed entrambi non vedevano l’ora di
cominciare le lezioni.
-Allora, come vi è andata?- domandò George ficcandosi in bocca enormi morsi
di fette biscottate ricoperte di burro e marmellata di arancia.
-Mica tanto bene, oggi abbiamo Trasfigurazione e Pozioni!- rispose Ron mentre
Hermione si versava un bicchiere di succo di zucca dalla caraffa.
-Davvero? Beh, noi iniziamo le nuove materie. Oggi abbiamo Cura delle
Creature Magiche e Divinazione.- esclamò Fred dando delle pacche sulla schiena a
George, al quale era andato di traverso un morso di fetta biscottata. Lee
Jordan, il ragazzo dai capelli rasta, stava ridendo a crepapelle tenendosi le
mani sulla pancia.
–Ti sta bene, sembri un maiale quando mangi!- esclamò Angelina Johnson
sedendosi affianco a Lee e iniziando a mangiare un piatto di uova strapazzate
dando nel frattempo un’occhiata veloce all’orario.
-I tuoi fratelli sono al terzo anno, quindi.- constatò Hermione –Visto che
iniziano i nuovi corsi.-
-Letto su Storia di Hogwarts?- domandò Ron con voce piatta.
–Me l’ha detto ieri sera una ragazza. Beh, io vado a prendere la mia roba su
nel dormitorio, altrimenti faccio tardi a lezione. Ci vediamo. A proposito,
fareste meglio ad andare anche voi. Non è saggio arrivare in ritardo proprio il
primo giorno di lezione. Potrebbero togliere dei punti a Grifondoro. Ah, Ron…
hai una macchia sul mantello.- rispose Hermione con un sorriso, alzandosi e
uscendo dalla Sala Grande.
-La odio.- disse Ron con voce piatta e inespressiva mentre Hermione usciva,
cercando di togliersi la macchia di caffelatte –Faccio tardi a lezione! Hai una
macchia sul mantello! Fareste perdere punti a Grifondoro!- la imitò con voce
acuta. Harry rise e poi, insieme, si avviarono verso la Sala Comune di
Grifondoro.
-La scienza delle pozioni richiede grande attenzione e soprattutto conoscenza
della maggior parte dei componenti che possono essere utilizzati nella
preparazione delle pozioni. È chiaro che durante le mie lezioni esigo ordine e
disciplina.-
Il professor Severus Piton passò minacciosamente davanti ai banchi della
prima fila, il fondo della tunica nera che svolazzava violentemente a poca
distanza dai suoi piedi. Era un uomo che doveva avere sulla quarantina di anni,
capelli neri, mosci e unticci lunghi fino alle spalle e un lungo naso adunco,
pallido come tutto il resto della sua pelle.
I Grifondoro del primo anno avevano lasciato da pochi minuti l’aula di
Trasfigurazione dopo un’ora di lezione con la professoressa McGranitt, la stessa
che li aveva portati allo Smistamento il giorno precedente.
La lezione che avevano in quel momento era Pozioni, che seguivano insieme ai
Serpeverde del loro stesso anno. Non appena entrati nella classe, che si trovava
nei sotterranei, i Serpeverde si erano posizionati nella parte sinistra della
classe, mentre i Grifondoro avevano preso posto nella parte destra. Hermione,
che era seduta all’ultimo banco in fondo insieme a Ron ed Harry, si trovava nel
banco che si affacciava sullo stretto passaggio che divideva in un certo modo la
classe tra le due differenti case. Dall’altra parte, nel banco che corrispondeva
al loro nella parte sinistra della classe erano seduti tre Serpeverde. Al lato
destro e al lato sinistro del banco c’erano due ragazzi di corporatura molto
robusta e dall’aria tonta. Tra i due aveva preso posto un ragazzo magro dalla
pelle pallida, i capelli biondi e un’aria di superiorità sul volto.
-Ora, vediamo il livello medio della classe. Chi sa dirmi dove posso trovare
un bezoar?- domandò con voce autoritaria il professor Piton. Tutta la classe si
voltò verso di lui, stupefatta di sentirsi fare una domanda già il primo giorno.
Hermione invece ripensò al libro di testo, Erbe, fumi e funghi magici. In
breve le ritornò in mente ciò che aveva letto: Il bezoar, ingrediente di
molte pozioni come ad esempio la Pozione Rigeneratrice, si trova all’interno
dello stomaco delle capre dopo il compimento dei due anni… Alzò la mano,
pronta a rispondere, ma il professor Piton la ignorò e si rivolse invece a Harry
–Signor Potter, avanti.-
Harry si guardò attorno con sguardo sperduto, sperando che il professore
passasse a qualcun altro, ma il professore preferì cambiare domanda –Allora,
signor Potter, mi dica cosa ottengo se unisco della radice di asfodelo in
polvere ad un infuso di artemisia.-
La radice di asfodelo in polvere, unita con un infuso caldo di artemisia,
produce una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di
Distillato della Morte Vivente… Hermione tenne la mano alzata, ma il
professor Piton continuò ad ignorarla –Allora, signor Potter? Non lo sa?
Immagino che lei non abbia neanche aperto libro prima dell’inizio della scuola,
vero? Abbassi quella mano, signorina Granger. Per vostra norma- spiegò poi
rivolto all’intera classe mentre Hermione abbassava vergognosamente la mano –Il
bezoar si trova nello stomaco delle capre di età superiore ai due anni e radice
di asfodelo e infuso di artemisia uniti danno una delle più potenti pozioni
soporifere mai esistite chiamata Distillato della Morte Vivente. Dieci punti in
meno a Grifondoro. Queste- esclamò cambiando direzione e passando nel passaggio
tra le due file di banchi –Sono conoscenze fondamentali. Posso sapere per quale
ignoto motivo non prendete appunti?- con un fruscio di piume e pergamene tutti
si affrettarono a tirare fuori dalle borse che tenevano in terra, poggiate al
banco, l’occorrente per scrivere e iniziarono a prendere appunti.
-Scrivete. Bezoar: pietra che si trova all’interno dello stomaco…- Il
professor Piton continuò a spiegare per tutte le due ore di lezione, fermandosi
a volte per fare qualche domanda a uno sfortunato studente, quattro volte su
quattro di Grifondoro.
-Bene, la lezione è finita, potete andare.- Tutta la classe si alzò prendendo
le loro borse e uscendo poi dalla classe per andare a pranzo nella Sala
Grande.
-L’ho trovata una lezione molto interessante. Io passo un attimo in bagno,
voi iniziate ad andare, vi raggiungo in Sala Grande.- e si incamminò per un
corridoio verso sinistra.
–Certo, per lei che è sa tutto.- esclamò Harry a bassa voce.
–Già. Ti pareva che non ci beccavamo una so-tutto-io in classe!- concordò Ron
mentre entravano nella Sala Grande.
Nei giorni seguenti le lezioni continuarono ad andare benissimo per Hermione.
Harry e Ron se la cavavano, in qualche modo, ma il professor Piton continuò in
ogni lezione a trattare male i Grifondoro e, in particolare, Harry. Anche se
nessuno sapeva il perché, il professor Piton sembrava avere qualcosa contro
Harry, una specie di odio viscerale immotivato.
__________Nota di Herm90
E fu così che anche Piton entrò in scena!
Maccccciao! Sono tornata, finalmente! Ok, basta, mi calmo... Scusate in
ritardo, ma ero mooooolto presa dalla conclusione di "1400 d.C."... e poi ho
qualche casino ultimamente, tra la scuola che sta per cominciare (sob...) e
tutti i compiti già fatti che misteriosamente scompaiono, ricomparendo poi in
luoghi a me ignoti...
Coooomunque. Grazie a Maddy91, Giuly Weasley (tu no preocupa!
figurati! Anzi, grazie di tuuuuuutte le tue recensioni, che sono sempre e
ovunque XD), Ginny93 e a babi (cuuuuuuginetta carissima! Ma
quaaaaaaaaanto tempo... ma perchè oggi moltiplico le lettere? bah...)
Coooooooomunque (dho! Di nuovo!) grazie anche a tutti quelli che leggono (ma
si anche a chi non commenta ;-D) e spero che anche questo chappy vi sia
piaciuto... ciriciao a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!! Bacioni!!!!!!!!!
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Capitolo 6 *** Il troll di montagna ***
Il Troll di montagna
Durante una lezione di Incantesimi, nella quarta settimana di scuola, il
giorno di Halloween, iniziarono a fare un incantesimo molto particolare:
l’incantesimo di levitazione. Questo incantesimo, come spiegò il minuscolo
professor Vitius all’inizio della lezione, serviva a sollevare senza sforzo pesi
anche molto elevati.
–Ripetete con me: Wingardium Leviosa!- squittì il professor Vitius con la sua
vocina acuta muovendo la bacchetta in una stoccata preceduta da un gesto fluido
e scorrevole del polso. –Bene. Ora provate l’incantesimo sulle vostre piume e
ricordate il movimento, che è importante come la formula.-
-Wingardium Leviosà! Wingardium Leviosà!- Ron agitò la sua bacchetta
violentemente, continuando inutilmente a provare l’incantesimo, ma la piuma si
muoveva solo quando dalla finestra socchiusa entrava un filo d’aria. Hermione lo
guardò per un po’, ma al sesto tentativo del ragazzo non riuscì proprio a
trattenersi dal correggerlo -Non ci riesci per via del movimento. Prima lento,
poi una stoccata. Fai tutto troppo veloce.- spiegò sporgendosi leggermente in
avanti per giungere all’altezza del banco a cui sedevano Ron ed Harry –Inoltre,
pronunci male la formula. Si dice Leviosa, non Leviosà.-
Ron le lanciò uno sguardo scocciato –Provaci tu, visto che sei tanto brava!-
Hermione guardò la piuma, poi si rimboccò le maniche e, muovendo la bacchetta,
disse –Wingardium Leviosa!- La piuma, non appena Hermione terminò il movimento,
iniziò a sollevarsi e raggiunse ben presto i tre metri di altezza.
–Bene, bene! Guardate tutti, la signorina Grenger ce l’ha fatta!- esclamò il
minuto signor Vitius battendo le mani eccitato –Dieci punti a Grifondoro!-
Poco dopo la classe uscì dalla classe, tutti tranne Hermione carichi di
compiti sull’incantesimo levitante (Un tema con scritto dove e perché non erano
riusciti nell’incantesimo e esercitarsi sulle piume). Lei si affrettò a
raggiungere Harry e Ron, ma si fermò a pochi passi da loro quando sentì Ron
parlare con voce acuta del tutto diversa da quella che usava normalmente.
–Non ci riesci per via del movimento! Si dice Leviooooosa, non
leviosà! Ma dico, io! Insomma, è insopportabile, non mi meraviglio che non
ha amici!-
Hermione sentì le lacrime bruciarle negli occhi e iniziare a colare lungo le
guance. Decisa a non farsi vedere piangere abbassò la testa e li superò, ma andò
a sbattere contro Ron. Non ci fece caso e continuò a camminare, diretta al bagno
delle ragazze al secondo piano.
-Mi sa che ti ha sentito.- disse Harry guardando nella direzione in cui
era sparita la ragazza. –Credo anche io, però è vero! Insomma, deve essersene
accorta!- esclamò Ron, anche se iniziava a sentire un vago senso di colpa salire
all’altezza dello stomaco.
-Ehi, attenta! Hermione, ma che è successo? Cos’hai?- le domandò Calì Patil,
contro la quale Hermione era andata a sbattere entrando nel bagno. Naturalmente
a Calì non erano sfuggite le lacrime di Hermione, che però non aveva voglia di
parlare con nessuno –Niente.- rispose in fretta, poi superò Calì ed entrò nel
primo gabbiotto libero che trovò, chiudendosi la porta alle spalle.
E dire che pensava di aver trovato degli amici, finalmente. E sembravano
anche piuttosto simpatici… invece a quanto pareva si era sbagliata e quei due
erano solo dei cretini, stupidi, ignoranti... però le sarebbe piaciuto diventare
loro amica. E invece niente, era ancora sola. Completamente sola, senza neanche
un amico. Aveva sperato di cambiare vita andando a Hogwarts… come si dice, mondo
nuovo vita nuova. Ma non era ancora successo, dopo quattro settimane di scuola.
Hermione chiuse l’asse del gabinetto e vi si sedette sopra, tirando fuori
dalla tasca della divisa un fazzoletto e asciugandosi le lacrime.
Passò così ore, piangendo, senza riuscire a smettere anche se non sapeva
perché. Dopotutto erano solo degli stupidi... ma gli unici amici che aveva, o
meglio, che credeva di avere.
Quando guardò l’ora, si rese conto che aveva saltato il pranzo e che la cena
stava per iniziare. E non una cena normale. La sera di Halloween c’era un
banchetto e ad Hermione dispiaceva perderselo, ma non se la sentiva proprio di
scendere e rivedere quei due cretini che magari avrebbero anche cercato di
essere gentili per averla vista piangere quando si era scontrata con Ron. Non
avrebbe potuto sopportarlo, così decise di andare direttamente in dormitorio.
Uscì dal gabbiotto, poi si fermò vicino ad un lavandino di pietra guardandosi
all’enorme specchio appeso alla parete, che continuava per tutti gli altri
lavandini che affiancavano quello che lei aveva davanti. Aprì l’acqua fredda e
si bagnò il viso, lavandosi gli occhi per rinfrescarli. Ad un certo punto sentì
un botto dietro di sé.
Harry e Ron arrivarono al banchetto di Halloween e si guardarono in giro.
La Sala Grande era stata addobbata in modo veramente meraviglioso e Harry
faticava non poco a immaginare la casa dei Dursley, i suoi perfidi zii da cui
aveva vissuto fino all’inizio della scuola, addobbata in modo così magnifico.
Le candele che normalmente illuminavano la Sala Grande durante la cena erano
state poste all’interno di zucche volanti, che erano state intagliate con forme
di occhi e bocche mostruose. Davanti ad ogni tavolo, come ad ogni banchetto,
erano affissi gli emblemi delle quattro case e dietro al tavolo degli insegnanti
faceva bella mostra uno stendardo con il blasone di Hogwarts (La H dorata
attorniata da un corvo, un tasso, un serpente e un leone raffigurati in stile
araldico.), ma questa volta erano contornati da rampicanti dall’aspetto
pericoloso. Inoltre in giro per la sala volavano pipistrelli leggermente più
grandi del normale e sui tavoli erano posizionate una zucca intagliata e con una
candela ogni tre o quattro posti.
-Tu vedi Hermione?- domandò Harry a Ron, che scosse la testa sentendosi
sempre più in colpa. Passando vicino a Calì Patil, poi, il suo senso di colpa
aumentò ancora di più. La ragazza, infatti, stava parlando con la sua amica
Lavanda Brown –Hermione? Si, è in bagno, quello al secondo piano. Non so cosa le
è successo ma è lì che piange da stamattina.-
Harry e Ron si sedettero e dopo qualche secondo Albus Silente si alzò,
facendo per dire qualcosa. Ma la porta si spalancò all’improvviso e il professor
Raptor entrò nella Sala Grande, l’aria stravolta e i vestiti strappati, solo il
turbante ancora al suo posto sulla testa, ma sporco di quello che pareva
terriccio come il resto degli abiti. Si avvicinò zoppicante ma velocemente al
professor Silente e gli parlò con voce affaticata –Un troll… nei sotterranei…
non so come è entrato…- prima di svenire accasciato su una sedia che qualcuno
prontamente aveva messo dietro di lui.
Immediatamente nella Sala Grande si sparse un mormorio spaventato tra tutti
gli studenti. Harry aveva sentito abbastanza per poter dire con certezza che un
troll era una creatura grande, stupida ed estremamente violenta con cui era
sicuramente meglio non avere a che fare. Silente riuscì a riportare, come
sempre, la calma. Si alzò e disse, con voce calma e sicura –I prefetti portino
li studenti nelle relative Sale Comuni, gli insegnati con me. In fretta.-
Tutti obbedirono immediatamente e Harry e Ron si misero dietro Percy Weasley,
che stava chiamando a gran voce gli studenti di Grifondoro.
-Presto, mantenete l’ordine, non c’è niente di cui preoccuparsi!-
Mentre uscivano dalla Sala Grande, a Harry venne un dubbio atroce, così fermò
Ron –Hermione.- disse solo. Bastò quello per far capire a Ron ciò che intendeva:
Hermione era in bagno e non sapeva niente del troll. La decisione fu presa,
indipendentemente da ciò che i due desideravano, così si piegarono sulle
ginocchia e si mescolarono a un gruppo di Tassorosso, poi girarono verso il
corridoio che portava al secondo piano.
A un certo punto sentirono un urlo pieno di terrore proveniente dal bagno
delle ragazze, che si trovava a pochi metri di distanza.
Hermione si voltò e vide un enorme, schifoso, sporco essere dalla pelle verde
chiaro sporco coperta in parte da un grande straccio marrone sporco. L’essere
era posizionato proprio davanti alla porta del bagno delle ragazze con una mazza
di legno bitorzoluta in mano. Per averlo letto sui numerosi libri comprati prima
di andare a Hogwarts, Hermione sapeva che si trattava di un troll di montagna,
ma sapeva anche che a Hogwarts non ce ne sarebbe certo dovuto essere uno.
Terrorizzata, la ragazza cacciò un urlo acuto e immediatamente infilò la mano
nella tasca del mantello per cercare la sua bacchetta. La trovò in una tasca
interna e la tirò fuori, ma lo fece con tanto slancio che la bacchetta cadde a
terra e rotolò velocemente sul pavimento, andando a finire proprio dietro il
grosso e puzzolente piede del troll. Hermione, ormai inerme, indietreggiò
spaventata fino a finire contro il muro freddo e umidiccio del bagno, coperto di
piastrelle bianche. Il troll avanzava verso di lei, sradicando i lavandini e
lanciandoli senza sforzo contro li specchi, che si frantumavano al contatto. Le
tubature spruzzavano acqua verso l’alto mentre il mostruoso essere avanzava
brandendo la mazza. Il pavimento era ormai completamente coperto di sassi,
polvere e di numerosi vetri rotti e le piastrelle bianche erano in gran parte
frantumate.
Il troll assestò una violenta mazzata verso Hermione, ma fortunatamente lei
riuscì a spostarsi abbastanza in fretta da evitarla. Hermione urlò e scaglie di
lavandino le andarono contro, graffiandole la guancia. Il troll alzò nuovamente
la mazza e sulla soglia del bagno giunsero Harry e Ron. I due si guardarono
velocemente attorno e parvero rendersi immediatamente conto della situazione,
anche perché forse l’avevano già intuita prima. Iniziarono a lanciare contro il
troll pezzi di pavimento, di tubi e di lavandini che trovarono in terra, ma
questo non parve accorgersi di loro.
-Ehi, cervello di cacca, vieni qui!- esclamò Ron continuando a lanciare sassi
contro il troll. Poiché il mostro stava per colpire nuovamente e questa volta
probabilmente non avrebbe sbagliato mira, Harry fece qualcosa che Hermione
giudicò immensamente coraggiosa ma anche immensamente stupida: saltò in groppa
al troll a la bacchetta finì nell’enorme narice di esso, che iniziò a dibattersi
con versi orribili. Ad un certo punto riuscì ad afferrare Harry per una gamba e
stava per colpirlo con la sua mazza. Hermione recuperò in fretta la sua
bacchetta e la puntò contro il troll –Rictusempra!- urlò. Un raggio rosso colpì
il mostro e questo, pur non facendogli male, fortunatamente lo distrasse dal
colpire Harry, così Ron estrasse velocemente la bacchetta e fece la prima cosa
che gli passò per la mente.
-Wingardium Leviosa!-
La mazza si alzò e dopo qualche secondo finì sulla testa del troll, che
iniziò a barcollare su sé stesso prima di cadere. Harry riuscì a spostarsi per
un soffio.
Per qualche secondo tutto rimase fermo, immobile, come se il tempo si fosse
bloccato e nessuno avesse più la forza di farlo ripartire. Hermione si avvicinò
tremante al troll, la bacchetta ancora nella mano. La bacchetta di Ron era
puntata sul troll e lui aveva un colorito terreo. Harry, a terra vicino alla
testa del troll, lo fissava con occhi sbarrati.
Tutti e tre avevano un’aria a dir poco spaventata, anche se erano riusciti a
domare, senza aiuto, un troll di montagna. A un certo punto sentirono dei passi
per le scale –Arriva Silente, andiamocene!- esclamò Harry improvvisamente. Si
rialzò da terra, uscirono dal bagno e presero a correre a perdifiato per i
lunghi corridoi, senza mai fermarsi nonostante i rimproveri dei personaggi dei
ritratti
–Ai miei tempi nessuno studente avrebbe mai osato correre nei corridoi!
Ringraziate che è buio e non vi vedo…- disse un quadro vicino alla statua di
Gregory il Viscido, a circa un quarto del corridoio.
Ad un certo punto Harry si fermò, sporgendo un braccio in modo da fermare
anche Ron ed Hermione. Si trovavano nel corridoio del terzo piano. Harry con un
movimento del capo indicò una figura scura che si muoveva, in mano una bacchetta
con la punta illuminata. Piton. Il professore mosse la bacchetta verso una porta
sigillata e disse –Alohomora!- Immediatamente la porta si aprì e Piton vi entrò,
la bacchetta davanti a sé. –Chissà cosa sta…- iniziò Harry, ma Hermione lo
interruppe –Starà cercando il troll. Andiamo via finchè è lì dentro.-
Con uno scatto degno di tre velocisti iniziarono a correre senza sosta finchè
non giunsero finalmente nella Sala Comune di Grifondoro, completamente vuota e
stranamente ordinata. A quanto pareva tutti erano andati a dormire non appena i
prefetti li avevano accompagnati nelle rispettive Sale Comuni, così i tre si
sedettero esausti su tre poltrone calde situate vicino al fuoco, poggiandosi
allo schienale e sbuffando per la fatica e lo spavento provato.
–Io… ecco… grazie.- disse Hermione con il respiro affannato per la grande
corsa. A questo ringraziamento seguirono diversi secondi di pausa silenziosa che
a tutti e tre i ragazzi parvero un’eternità. Poi, quasi in coro, Harry e Ron
dissero –Scusa.-
Hermione alzò lo sguardo e incrociò quello dei due ragazzi. Poi tutti e tre
scoppiarono a ridere per il sollievo di essere ancora vivi dopo l’incontro e per
non essere neanche stati beccati dai professori o da Gazza, cosa che sicuramente
sarebbe significata espulsione.
-Senti, riguardo a quello che mi hai sentito dire oggi, io non intendevo…-
iniziò Ron. Ma Hermione si accorse che in effetti non voleva delle scuse,
soprattutto perché non avrebbe avuto idea di come rispondere. Forse, in effetti,
era stata un po’ pedante durante le prime settimane di scuola. –Non importa, non
ti preoccupare. Un po’ avevi ragione, in effetti.- rise lei mentre si
scambiavano uno sguardo.
Leggeri battiti smossero picchiettanti a un certo punto la finestra ad arco
posta proprio alle spalle di Harry, che si voltò immediatamente. Anche Hermione
e Ron guardarono fuori, dove i lampi squarciavano il cielo notturno e coperto di
nubi grigiastre. Solo una sagoma bianca squarciava il nero del cielo: una
grande, elegante civetta di un bel bianco così brillante che al confronto la
neve sarebbe sembrata grigia. Bagnata da capo a piedi (anzi, a zampe), la
civetta osservava curiosa ciò che accadeva, chiedendo con lo sguardo il permesso
di entrare nella stanza calda e asciutta.
-Di chi è quella civetta? È bellissima!- esclamò Hermione ammirando il
maestoso animale.
–Mia. Me l’ha regalata Hagrid per il compleanno.- rispose Harry avvicinandosi
alla finestra per aprirla.
–Wow! Come si chiama?- domandò Hermione mentre la civetta entrava nella
stanza e iniziava a svolazzare per la stanza canticchiando allegramente. La
civetta si posò sul bracciolo di una poltrona scuotendo le piume per asciugarsi.
–Edvige. L’ho trovato sul libro di Difesa contro le Arti Oscure.- Harry si
sedette sulla poltrona e slacciò la lettera che Edvige portava legata alla zampa
con un laccio marrone scuro parecchio malridotto. Harry aprì la busta e ne
estrasse un foglio di pergamena unticcio e scritto con una scrittura disordinata
e frettolosa con inchiostro nero. –Oh, è Hagrid! Dice di andare a trovarlo
domani dopo le lezioni. Venite anche voi?- domandò Harry dopo aver letto
velocemente il contenuto della lettera.
–Sul serio?- domandò Hermione, domandandosi se Harry si riferisse anche a lei
o solo a Ron.
–Chiaro. Siamo amici, no?- disse Ron.
Hermione sorrise scherzosamente –Veramente… io credevo di aver capito che non
ho amici, no?-
-Beh... Questo valeva stamattina.- rispose Ron un po’ imbarazzato.
–Comunque, Hagrid ha scritto che posso portare qualcuno… almeno credo…- disse
Harry.
–Come almeno credo?- domandò Ron aggrottando le sopraciglia.
–Beh… c’è scritto: Caro Harry, io sto nella casa fine prato. Se tu vuoi
vieni a trovare me con amici. Hagrid.-
Ron ed Hermione sorrisero –Si, credo che tu abbia capito.- disse lei
alzandosi dalla poltrona –Credo che andrò a dormire. Ci vediamo domani mattina.-
Detto questo si avviò su per la scala del dormitorio femminile, veramente felice
per la prima volta da un bel po’ di tempo.
-Beh, in effetti… forse ci sbagliavamo sul suo conto, non credi?- domandò
Harry a Ron mentre anche loro salivano nel dormitorio maschile. Ron, tirando
fuori il pigiama dal baule, rispose –Si, direi di si. Alla fine… cioè, è stata
forte, non credi? E quell’incantesimo che ha fatto… non ho neanche la minima
idea di cosa sia…- I due indossarono il pigiama e andarono a letto.
_______Nota di Herm90
Ed eeeeeeccoci qui.
Grazie mille a maddy91 (ehm... ecco... vabbè, lo so che l'orario di
lezione è poco credibile... in effetti non so perchè ho inserito il sabato...
comunque, prendetelo per buono, per lo svolgimento della storia non sarà
rilevante... sorry!) e Keloryn (thanke!!!).
Piccolo appunto: lo so che i fatti nel libro non vanno esattamente come nella
mia storia, ma è... diciamo "liberamente tratta", quindi... inoltre, come...
avrete capito, le arti in cui Hermione non è presente ma che mi sembrano
necerssarie son in corsivo...
Baci a tutti!
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Capitolo 7 *** La rapina alla Gringott ***
La rapina alla Gringott
-Sapete, è da un po’ di giorni che… mi domando… secondo voi come ha fatto il
troll di montagna a entrare?- domandò Hermione tagliando a piccole, precise
fette una radice di sorbo selvatico da aggiungere alla Pozione Pietrificante che
stavano preparando mentre Piton girava minaccioso tra i banchi, lanciando
occhiate e commenti maligni sulle pozioni preparate dagli studenti di
Grifondoro, ignorando palesemente invece gli errori dei Serpeverde.
-Giallo, Paciock, giallo. Non azzurro. Ricomincia daccapo.- disse, ignorando
visibilmente la pozione di Goyle, che aveva appena assunto una colorazione rosa
che certo non si avvicinava al giallo più dell’azzurro della pozione di
Neville.
Dopo quattro giorni dalla loro avventura con il troll Hermione, Harry e Ron
non avevano più parlato di ciò che era accaduto, ma in realtà Hermione ci aveva
pensato un sacco. Vedendo l’espressione dei due amici capì che anche per loro
era stata la stessa cosa.
–Io… credo che forse qualcuno l’ha fatto entrare.- disse Harry parlando a
voce molto bassa mentre Piton dava loro le spalle mentre studiava attentamente
la pozione rossa di Seamus Finnigan. Hermione e Ron lanciarono un’occhiata al
ragazzo. In effetti anche loro avevano avuto la stessa idea, ma non avevano
voluto crederci. Pensare che qualcuno all’interno della scuola facesse una cosa
simile era tutt’altro che rassicurante.
–Ma… potrebbe essere stato Pix, no?- azzardò Ron con voce che dimostrava
l’insicurezza dell’affermazione –Insomma… per fare uno scherzo di Halloween, no?
Lui si diverte così, lo sanno tutti.- Pix, un Poltergeist dal colorito
verdognolo e vestito con colori sgargianti che lo facevano sembrare ancora più
malsano, adorava fare strani scherzi che lui giudicava divertenti ma che gli
altri trovavano a dir poco di pessimo gusto, come ad esempio lanciare parti di
una statua contro chi passava in un dato posto.
–Ron, io credo che Pix non ci riuscirebbe. È solo un Poltergeist, dove
sarebbe andato a prendere il troll visto che non può uscire dalla scuola? No,
dev’essere stato qualcun altro.- disse Hermione pensierosa, sbagliando a
tagliare una fettina di radice. Harry guardò la lavagna, su cui Piton aveva
fatto apparire le istruzioni per la Pozione e lesse –Venti gocce di succo
d’acero e otto di pus di bubotubero. Qual’è il pus di bubotubero?- domandò poi.
–Questo.- rispose Hermione passandogli una boccetta contenente un puzzolente
liquido giallastro che Harry afferrò –Grazie. Quindi… secondo voi chi può essere
stato?- Hermione e Ron risposero con uno sguardo vacuo. Era quello il problema:
era abbastanza facile elaborare teorie, ma immaginare i dettagli e capire la
verità era tutto un altro paio di maniche. –Senti, io… pensavo, secondo voi è
possibile che… ecco… sia stato uno studente? O credete che sia stato un
insegnante?- domandò Hermione insicura. Harry e Ron le lanciarono uno sguardo
incerto e Harry fece cadere tre gocce in più di pus di bubotubero. Il professor
Piton sembrò fiutare l’errore e guardò immediatamente nella loro direzione
–Potter, cosa stai facendo? Non riesci a leggere, forse vuoi avvicinarti alla
lavagna? Otto gocce, né sette né nove. Otto. Non rifarla, continua. Ormai è
tardi. Prenderai il voto che ti meriti.- Quando Piton si allontanò Harry lo
guardò con odio
–Ma cosa gli ho fatto, si può sapere? Perché diavolo ce l’ha con me?- domandò
a voce bassa mentre uscirono dall’aula venti minuti dopo, quando Harry si era
visto assegnare un antipatico, spigoloso quattro dal professor Piton mentre Ron
era riuscito ad arrivare al cinque ed Hermione aveva raggiunto il nove. Ron si
guardò attorno con circospezione per controllare che Piton non fosse nei paraggi
poi, parlando sempre a bassa voce avvicinandosi sempre di più alla Sala Grande,
vi entrarono. Si sedettero al tavolo di Grifondoro ed Hermione aprì il libro di
Incantesimi.
-Allora, rimane il problema, perché far entrare un troll?- domandò Harry
riempiendo il suo bicchiere di succo di zucca fresco.
–Sicuramente non per uno scherzo di Halloween. Un po’ troppo pericoloso, no?-
constatò Hermione voltando una pagina di Manuale degli Incantesimi, volume
primo.
–Perché mai un professore vorrebbe fare qualche danno alla scuola, scusa?-
domandò Ron accigliandosi.
-Magari è stato Piton. Vuoi del gulasch, Hermione?- domandò Harry.
-Piton?- domandò Hermione incredula porgendo ad Harry il piatto così che lui
lo riempisse.
–Si, Piton, hai presente? Quello che fa lezione di Pozioni e che adora dare
quattro ai miei test…-
-Lo so chi è Piton, Harry! Ma perché mai avrebbe dovuto farlo?-
-Beh, ci sono più probabilità che sia stato lui che non… non so, la
McGranitt, no?- constatò Harry mangiando distrattamente il suo spezzatino.
–Si, ma… insomma, allora potrebbe essere stato anche Gazza, no? Lui odia gli
studenti!- ricordò Ron.
Hermione sbuffò –Insomma, non ha proprio nessun senso tirare così, a caso!-
-E tu cosa proponi, Sherlock?- la schernì Ron lanciando ad Hermione
un’occhiata pungente.
Hermione rivolse al ragazzo un sorrisino sarcastico –Elementare, Watson.
Propongo di cercare indizi, mi sembra logico.-
-Sono sicuro che, se è stato un insegnante, è stato proprio Piton. Forse…-
esclamò Ron come colto da un’improvvisa ispirazione divina –Forse Piton
sapeva che tu eri in bagno e… no, state zitti un attimo, ascoltatemi un
secondo… lui sperava che io ed Harry ti trovassimo perché così, naturalmente,
avremmo trovato anche il mostro.- concludendo si accorse dello sguardo scettico
di Hermione, che lo guardava con le sopraciglia alzate –E scusa, perché mai
Piton vorrebbe te e Harry morti?- domandò sperando di mettere l’amico in
difficoltà. Ma naturalmente Ron aveva la risposta già bell’e pronta –Non me e
Harry, solo Harry. Insomma, voglio dire, è abbastanza cattivo per
farlo e odia Harry, no?Cosa vuoi che gli freghi a lui se nel frattempo ci fa
fuori pure a noi due? Tanto per lui meno Grifondoro ci sono in giro meglio è. E
non sarebbe stato così complicato portare qui il troll per lui, no? Sicuramente
avrà usato una di quelle sue pozioni per confonderlo e poi…- Ma Ron non ebbe il
tempo per finire la sua preparatissima propaganda a spese del professore perché
Hermione, secca, lo interruppe –Beh, basterebbe l’Incantesimo Confundus, quindi
direi che potremmo segnare Vitius come aiutante di Piton, non credi? O magari è
stata la McGranitt, forse ha trasfigurato il troll in un sasso o chissà
cos’altro, la mettiamo nella lista? O magari la Sprite ha usato…-
-Va bene, va bene, abbiamo capito, eh? Non c’è bisogno di continuare.- la
interruppe Ron, scocciato che la sua invettiva contro Piton così ben progettata
fosse stata interrotta. Continuarono a mangiare per cinque minuti i loro
gulasch, rimuginando sul troll e tutti gli annessi e connessi.
–Guardate Piton! Zoppica!- bisbigliò concitato Harry quando Piton, alzatosi
dal tavolo degli insegnanti, passò vicino al tavolo di Grifondoro alle spalle di
Ron e di Hermione uscendo dalla Sala Grande. Non appena Harry lo disse gli altri
due si voltarono verso il corridoio tra i due tavoli di Grifondoro e Tassorosso
giusto in tempo per vedere Piton fare un ultimo passo, anzi, fare un’ultima
zoppicata prima di sparire dalla portata della loro vista.
–Può essere stato il troll! Allora, Sherlock? Ti basta questo come prova? O
vuoi fotografie e relative documentazioni?- domandò Ron sarcastico, sempre
sottovoce, mentre Hermione mangiava una forchettata di gulasch leggendo gli
effetti dell’incantesimo Conjuntivitus nella terza colonna della pagina –Si, mi
basta, spiritoso. Tuttavia rimane comunque una domanda: come ha fatto Piton a
far entrare il troll nei sotterranei se è sempre stato con voi nella Sala
Grande?-
-Ehi! Avete visto la Gazzetta del Profeta di oggi?- domandò Dean Thomas, un
Grifondoro del loro stesso anno rivolto ad Harry, Ron, Hermione, Neville, Fred,
George e un altro paio di ragazzi di Grifondoro. –C’è qualcuno che è cercato di
rubare qualche cosa alla Gringott, ieri pomeriggio. Hanno provato ad entrare
nella camera blindata…- Dean si interruppe e diede velocemente una scorsa al
giornale, proprio sopra alla foto (animata, naturalmente) centrale che
rappresentava uno dei folletti della Gringott che saliva su uno dei carrelli che
venivano usati per raggiungere le stanze, situate in profondità –No, non lo
dicono il numero della stanza. Ma la cosa straordinaria e che nonostante tutti i
trucchi dei folletti e le trappole, i ladri non li hanno presi! Vi rendete conto
che è la prima volta che qualcuno entra alla Gringott senza permesso e ne esce
senza farsi vedere dai folletti? Vivo, tra l’altro! Comunque pare che non
abbiano preso nulla, la camera blindata era stata svuotata in agosto.- La
notizia iniziò immediatamente a spargersi come un’enorme ragnatela stranamente
fitta. –I folletti non li hanno presi!- -Ma come sono fuggiti, si sa?- -Chissà
cosa volevano prendere?- e così via.
Improvvisamente Harry si alzò –Venite, andiamo nella Sala Comune, devo
assolutamente dirvi una cosa… non posso dirvelo adesso, dai.- Ron ed Hermione si
scambiarono uno sguardo vacuo, ma si alzarono a loro volta e seguirono
velocemente Harry fuori dalla Sala Grande, per i lunghi corridoi, per le
numerose scale, mentre i ritratti attorno a loro bisbigliavano tra di loro.
Continuarono a camminare senza dire una parola finchè non si trovarono
finalmente davanti al ritratto della Signora Grassa, che si stava sistemando i
capelli in un’elaborata acconciatura in stile ottocentesco guardandosi allo
specchio.
–Zaffiri.- disse Hermione ad alta voce, perché la Signora Grassa sembrava
piuttosto indaffarata e difficilmente l’avrebbe sentita se avesse parlato a un
tono di voce normale. Il ritratto si spostò mentre la Signora Grassa borbottava
scocciata e loro tre entrarono nella Sala Comune, dove regnava una calma tanto
grande quanto insolita. Fred e George Weasley non stavano facendo rumore e
confusione con i loro Fuochi d’Artificio Freddi con Innesco ad Acqua del Dottor
Filibuster, niente ragazzi che ripassavano ad alta voce Storia della Magia,
niente studenti che facevano gli esercizi di Incantesimi assegnati dal professor
Vitius, niente di niente. Il silenzio era rotto solo dal debole sfrigolio dei
rami che bruciavano nel camino. Fu proprio lì davanti che si sedettero,
trasportando tre poltrone morbide e confortevoli di colore scarlatto come il
simbolo di Grifondoro.
-Allora? Cosa c’è?- domandò Ron impaziente.
–La camera blindata… quella che volevano svuotare... dev’essere la numero
settecentotredici.- disse Harry. Hermione si accigliò –E perché proprio la
settecentotredici, scusa?-
-L’hanno svuotata in agosto, l’ha detto Dean, ricordate? Era scritto sulla
Gazzetta.- Ron annuì ed Hermione, ancora più accigliata, domandò –E allora?-
–Ecco, quando io e Hagrid siamo andati a Diagon Alley per fare gli acquisti
per la scuola siamo andati alla Gringott e Hagrid ha preso qualcosa dalla camera
blindata settecentotredici. Non ha voluto dirmi cos’era ma ha detto che era per
Silente… una cosa importante e segretissima, ha detto. ‘Non esiste un posto più
sicuro della Gringott, non esiste. Forse solo Hogwarts’.- Seguì qualche minuto
di silenzio completo mentre tutti e tre guardavano le fiamme che danzavano
disordinate nel camino. Poi Hermione domandò –Quindi tu stai dicendo… stai
dicendo che quello che Hagrid ha preso dalla camera blindata in agosto…- Harry
concluse per lei –Si, credo che sia qui a Hogwarts.-
Ron guardò il fuoco per qualche secondo e poi esclamò, eccitato –Il corridoio
sigillato! Fred e George mi hanno detto che lo scorso anno era aperto e che
nessuno sa perché lo hanno chiuso… hanno provato ad entrare e si sono beccati
una settimana e mezzo di punizione… ma si, quello a destra al terzo piano,
ricordate? Silente ne ha parlato al banchetto di inizio anno, subito dopo lo
Smistamento… dove la sera di Halloween abbiamo visto…- si interruppe e tutti e
tre si guardarono negli occhi, come se improvvisamente tutti i pezzi del puzzle
fossero andati a posto. –Piton. Piton! Era lì la sera di Halloween! Ma certo, è
per questo che ha fatto entrare il troll, per entrare nel corridoio senza
nessuno che lo disturbasse, tra l’altro il troll era molto lontano, quindi
nessuno sarebbe andato lì! Vorrei solo sapere cosa c’è in quel posto… cosa vuole
Piton e perché è così importante da far venire la voglia di entrare alla
Gringott!- esclamò Harry corrucciato. –Domani andiamo a chiederlo ad Hagrid, lui
lo saprà di sicuro.- propose Hermione.
–Non ce lo direbbe mai, figurati. Io dico di indagare da soli.- esclamò Ron.
Ci pensarono per un secondo, in silenzio, poi Hermione disse –Andiamo a vedere.
Ora. Sono tutti nella Sala Grande, non c’è nessuno in giro, no?- Harry e Ron la
guardarono stupiti per un attimo –Cioè… andare nella stanza dove è nascosta
quella cosa?- domandò Harry stupito. Hermione annuì. Ron la guardò per un
attimo, poi disse –Hermione Granger che ci spinge ad infrangere le regole.
Questa è una cosa ai confini della realtà.- Hermione gli lanciò un’occhiataccia
e non ci fu bisogno di pensarci neanche un secondo. Sarebbero andati a
vedere.
______Nota di Herm90
Questo era più che altro un breve intermezzo tra un chappy e l'altro, sorry
ma non ho avuto tempo di correggere anche la seconda parte, quindi la posterò
separatamente... grazie mille a Angi (ma che Angi! sei la Cooman
travestita! Come fai a saperlo?), Silvia91 (grazie grazie grazie!!!),
Maddy91 e Keloryn (si, la trama continuerò a cambiarla un po' perchè
in alcune parti dovrebbe esserci solo Harry e non potrei farle viste da
Hermione...), Ginny93 (figurati, mi fa piacere se quando riesci
recensisci ma è logico che non stai al pc 24 ore su 24 ad aspettare il capitolo
successivo! Grazie dei tuoi commenti!) e GiulyWeasley (tesoro mio sei
tornata! Grazissimissimissimo!)
Al prossimo chappy, bacioni a tutti!
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Capitolo 8 *** Fuffy ***
Fuffy
Furtivi e silenziosi Hermione, Harry e Ron si diressero verso il corridoio a
destra del terzo piano. Come previsto era tutto vuoto. Anche Gazza non stava
montando la guardia ma mangiava nella Sala Grande, seduto al tavolo dei
professori.
Si trovarono davanti a una porta chiusa con due lucchetti e un pesantissimo
catenaccio.
–E ora? Come facciamo ad entrare?- domandò Harry. Hermione alzò gli occhi al
cielo, sbuffò e disse –Ma voi cosa fate a lezione, dormite? Sapete quante volte
Vitius ha nominato l’Alohomora? Inoltre è anche al capitolo sette del nostro
libro di Incantesimi- detto questo tirò fuori la bacchetta magica e, con un
movimento del polso che comprendeva i lucchetti e il catenaccio esclamò
–Alohomora!-
La porta si aprì immediatamente e loro si guardarono attorno per assicurarsi
che nessuno fosse nei paraggi e poi entrarono. All’interno il corridoio era
completamente buio, tanto che non si vedeva a un palmo dal naso. Ma ciò non
impedì loro di sentire il minaccioso ringhio sommesso che proveniente da davanti
a loro. Tutti e tre dissero, quasi ad una voce –Lumos!- e le punte delle loro
bacchette si illuminarono.
Ciò che videro gelò loro letteralmente il sangue nelle vene. Un enorme,
gigantesco cane a tre teste dal pelo di una chiara sfumatura marrone li guardava
con la bava alla bocca, anzi a tutte e tre le bocche, ringhiando ferocemente e
mostrando i denti affilatissimi. Quando la testa centrale spalancò le fauci non
riuscirono proprio a trattenere un urlo, ma poi si bloccarono impietriti. Tutti
e tre sbiancarono di colpo.
–Ok, con calma eh? Usciamo… di… qui.- disse Harry sottovoce, anche se la sua
voce non era per niente tranquilla ma colma di terrore, esattamente come quella
di Hermione quando rispose, con il debole filo di voce che le era rimasto –Va
bene.- sempre muovendosi lentamente e cercando di fare meno rumore possibile,
anche se dopo l’urlo era perfettamente inutile, i tre aprirono la porta e
uscirono senza dare le spalle alla bestia, preoccupati che potesse attaccarli,
la bacchette sguainate.
Hermione notò che il cane aveva le grandi, enormi e minacciose zampe poggiate
su una piccola botola di legno scuro. Non appena tutti e tre furono fuori dal
corridoio Ron chiuse in fretta la porta con lucchetto e catena.
–Ma che ci fa un mostro così in una scuola?- domandò poi Ron con il fiatone
mentre si allontanavano.
–Scusa, non è chiaro? Protegge quello che Piton sta cercando! Non avete visto
dove poggiava le zampe?- domandò Hermione con voce fievole.
-Sai, credo di non averlo notato, ero un tantino occupato con le sue teste!
Forse tu non le hai notate, Hermione, ma erano tre!- esclamò Ron acido
mentre tutti e tre camminavano verso la Sala Comune dopo essersi allontanati di
corsa dal corridoio in modo da non farsi vedere girare lì attorno da Gazza.
Hermione lanciò al ragazzo uno sguardo seccato –Sempre più simpatico! Su una
botola! È chiaro che lì sotto c’è…- si interruppe.
–Ormai dobbiamo per forza chiederlo ad Hagrid. Perché non andiamo ora? È
ancora presto e non ci hanno dato compiti per domani.- propose Ron dando
un’occhiata al suo orologio da polso. I due compagni furono immediatamente
d’accordo, così invece di andare nella Sala Comune scesero nell’entrata,
salutando Nick-Quasi-Senza-Testa quando questo passò affianco a loro sull’enorme
scalinata coperta da un tappeto viola con i bordi dorati.
Aprirono l’enorme portone quel tanto che basta per poterci passare e si
incamminarono verso la foresta proibita.
-Ehi, Potter! Dove te ne vai con quei due deficienti?- domandò un ragazzo
biondo dalla pelle pallida e il viso appuntito.
–Taci, Malfoy!- esclamò Harry. Draco Malfoy, accompagnato da Tiger e Goyle,
che più che amici sembravano le sue guardie del corpo, disse ancora qualcosa, ma
loro non lo sentirono perciò non risposero.
–Quel Malfoy… come lo odio!- esclamò Harry arrabbiato.
–Ho già sentito nominare i Malfoy, ma non mi ricordo bene… lui è a
Serpeverde, non è vero?- domandò Hermione. Harry annuì e Ron disse –Tutti i
Malfoy sono sempre stati dei Serpeverde. Mio padre dice che i Malfoy erano dalla
parte di Voi-Sapete-Chi e sono stati tra i primi a tornare dalla nostra parte
dopo la sua caduta. Dissero di essere stati stregati, ma secondo mio papà non è
vero. Lui conosce Lucius Malfoy, il padre di Draco, e dice che non aveva bisogno
di una scusa per passare dalla parte oscura.-
Con queste parole i tre arrivarono alla porta della casa di Hagrid e Harry
bussò. Hermione aveva già conosciuto Hagrid ma non era mai stata a casa sua
perché un paio di giorni prima, quando erano andati a trovarlo, l’avevano
trovato nel suo piccolo orto ed erano stati lì fuori con lui per un paio d’ore,
finchè loro non erano dovuti tornare a scuola per la cena.
Dall’interno della casa si sentì abbaiare e la voce di Hagrid disse –Buono,
Thor, buono, sta’ giù.- Il guardiacaccia aprì la porta –Ehi, ragazzi! Come vi
và? Su, entrate prima che mi congelate!- Si spostò dalla porta permettendo ai
tre di entrare.
Era una piccola capanna con un letto coperto da una coperta patchwork, una
sottospecie di cucina, un tavolo con quattro sgabelli evidentemente costruiti da
lui e un quinto sgabello su cui era poggiato un ombrello rosa che Harry sapeva
essere non un semplice ombrello ma la bacchetta magica di Hagrid, spezzata dal
Ministero quando l’uomo era stato espulso da Hogwarts al terzo anno per motivi
che lui non aveva mai raccontato a nessuno di loro. Hagrid teneva fermo per il
collare un grosso cane nero che era come proporzionale ad Hagrid, infatti
arrivava alle spalle di Hermione.
-Venite, venite, vi faccio un tè caldo. Con questo freddo... Sedetevi.- li
invitò indicando gli sgabelli.
I tre si sedettero e Hagrid iniziò a trafficare sui fornelli. Quando ebbe
finito posò sul tavolo quattro grandi tazze fumanti e un piatto pieno di
biscotti enormi e leggermente bruciacchiati sui bordi, ma dall’aspetto tutto
sommato abbastanza invitante. Harry, Ron ed Hermione presero un biscotto
ciascuno e diedero un morso. Ci mancò poco che non si spezzassero i denti, così
senza farsi vedere da Hagrid infilarono velocemente i biscotti ognuno sotto il
proprio mantello, in una tasca interna. Li avrebbero buttati in seguito. Il tè,
invece, era molto buono e i quattro iniziarono a sorseggiarlo.
–Non li volete i biscotti?- domandò Hagrid indicando il piatto. Fu Harry a
rispondere –No, grazie Hagrid. Abbiamo… mangiato parecchio a pranzo. Senti, noi
volevamo chiederti una cosa.- disse Harry. Prendendo una sorsata di tè Hagrid
annuì, così Hermione domandò –Volevamo sapere cosa protegge il cane a tre
teste.- non era il caso di fare tanti giri di parole, meglio arrivare
direttamente al punto. Hagrid quasi si strozzò con il tè e poi domandò,
sputacchiando ovunque gocce di bevanda
–Come… come lo sapete che ci sta Fuffy lassù?-
Harry alzò un sopraciglio un po’ stupito –Fuffy? Quel bestione tu lo chiami
Fuffy? Ha un nome?- domandò sorpreso. Poco ma sicuro, a vederlo quel
mostro decisamente non dava l’idea di Fuffy.
–Beh, è mio, l’ho prestato a Silente… proprio non capisco com’è che voi
sapete di Fuffy…-
-Vabbè, questo è un particolare irrilevante. Comunque cosa protegge?- domandò
Ron noncurante.
–No che non ve lo dico! Ma tu guarda! Cosa interessa a voi, poi?-
-Ma Hagrid, è importante! Pit… qualcuno sta cercando di rubarla, qualunque
cosa sia!-
-E che, non lo so? Siete voi che non lo dovreste sapere! Ma Silente la
protegge… gran uomo, Silente… e se metti Silente non riesce, poco ma sicuro che
non ci riuscite manco voi.- disse Hagrid con un tono che diceva chiaramente
Discussione chiusa. Ma nessuno dei tre ragazzi era disposto a cedere così
facilmente e quello era l’unico modo che avevano per scoprirlo –Andiamo, Hagrid,
diccelo! Cosa c’è nel corridoio a destra del terzo piano?- domandò Harry
insistente.
–No, no e no. Sentite bene a me: no. Non sono affari vostri, è una faccenda
tra Silente e Nicolas Flamel e a voi…-
-Quindi centra un tizio che si chiama Nicolas Flamel.- esclamò Hermione.
Hagrid le lanciò un’occhiataccia ma si sentiva indubbiamente in colpa per ciò
che si era lasciato sfuggire, poi disse –Sentite a me, lasciate perdere. È
davvero una faccenda che a voi non riguarda. Inutile che continuate, non vi dico
una virgola di più, basta.-
Ron scosse le spalle con un sorriso –E va bene.- disse, poi bevve un altro
sorso di tè e iniziarono a parlare delle lezioni, di come stava andando. Su
questo terreno Hagrid si sentiva molto più sicuro, era più che evidente.
Tuttavia, con la mente, i tre ragazzi continuavano a pensare a Nicolas Flamel,
al pacchetto ritirato nella camera blindata settecentotredici e a
Fuffy.
Dopo un’oretta passata da Hagrid si accorsero che fuori iniziava a fare buio,
così lo salutarono e poi uscirono dalla capanna, percorsero i prati e arrivarono
al castello.
_______Nota di Herm90
Maccccccccccciao! Volevo un po' di allegria, visto che domani mattina inizio
la scuola (anche se ho sentito che qualche fortunello, e intendo in Puglia e in
Emilia Romagna, inizia non prima del 18... grrrrrrrr), così ho pensato di
postare un'altra ff per rallegrarmi un po'...
Allura, ringraziamenti: Giuly Weasley (in OotP Piton, dopo aver fatto
cadere a terra la pozione di Harry, dice che prenderà uno 0, perciò credo che i
voti tipo O, S e company siano solo per i G.U.F.O....), Keloryn, Thief
Alchemist (uhm, in effetti Fuffy non ha un gran ruolo per ora, ma
ricomparirà più avanti...), RobyLupin (tempo? Cos'è il tempo libero? Come
ti capisco!) e maddy91.
Ehi, guardate giù... la vedete la scritta "Vuoi inserire un commento?"? ecco,
bravi, cliccateci sopra e scrivete ciò che pensate XD
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Capitolo 9 *** Il quidditch ***
Il Quidditch
-Ehi, ragazzi! Dove siete spariti ieri sera?- domandò Fred Weasley la mattina
seguente in sala comune, avvicinandosi al gruppetto in compagnia di George e di
Lee Jordan, che teneva in mano una grande scatola di fuochi d’artificio del
dottor Filibuster.
–Da Hagrid, perché?- domandò Ron aggrottando le sopraciglia, evidentemente
stupito che i fratelli si interessassero a ciò che faceva lui.
–Perchè così facendo avete saltato la cena e vi siete perso l’avviso di
Silente. Avete lezione di volo tra cinque minuti in cortile, nel campo da
Quidditch. Le scope le fornisce la scuola.- rispose George.
–Oh, cavoli, sbrighiamoci!- esclamò Ron sobbalzando. I tre amici corsero
fuori dalla sala comune e uscirono in cortile. Ma questa volta invece che andare
verso la capanna di Hagrid andarono verso il campo da Quidditch, che si trovava
verso nord, di fronte al lago. Proprio in quel momento un gigantesco tentacolo
della piovra gigante alzò un’onda enorme cercando di afferrare un pezzo di
pane.
-Volare? E come si fa? Io non ho mai volato!- esclamò Hermione preoccupata.
Più si avvicinavano al campo più l’ansia le saliva per la paura di tutto ciò che
sarebbe potuto accadere su una scopa a chissà quanti metri di altezza.
–Oh, no!- esclamò Harry a un certo punto. Quando Ron ed Hermione gli
lanciarono uno sguardo confuso si spiegò –Guardate un po’ con chi è che abbiamo
lezione, i Serpeverde! Mi ci mancava proprio di fare una figuraccia a cavallo di
un manico di scopa davanti a Malfoy, giusto per fornirli qualche altro motivo
per prendermi in giro!-
-Ho sentito dire che Malfoy è molto bravo a volare.- disse cupa Hermione.
–Già, lo và sbandierando ai quattro venti! Ma secondo me sono tutte
chiacchiere. Magari ha già volato un paio di volte, ma non credo alla metà delle
storie che racconta.- esclamò Ron sicuro.
Anche lui diceva di saper volare, ma certo non esagerava come faceva Malfoy,
che raccontava mille avventure esilaranti che inevitabilmente terminavano con
lui che scampava per un soffio a un elicottero o a un aereo babbano.
Arrivati al campo di Quidditch notarono che non mancava più nessuno studente
ma che Madama Bumb, insegnante di volo nonché arbitro delle partite di Quidditch
tra le case, non c’era ancora.
-Guardate cosa mi ha spedito la nonna questa mattina!- esclamò Neville non
appena i tre arrivarono al campo mostrando una palla di vetro grande quanto il
pugno di una mano piena di una tremula nebbia azzurra e circondata verso la metà
da una striscia di metallo dorato.
-Una Ricordella! Se la stringi in mano e la nebbia diventa rosso scuro,
significa che ti sei dimenticato di fare qualcosa.- mentre spiegava agli amici
Neville mimava ciò che diceva e immediatamente, non appena strinse la palla in
mano, la nebbia da azzurra divenne di un bel rosso scarlatto simile a quello
dello stemma di Grifondoro –Oh, mi sono dimenticato qualcosa! Però… cosa?-
-Bene, bene! Ora, posizionatevi affianco alle scope, a sinistra della scopa
scelta. Iniziamo!- la voce di Madama Bumb, che era appena arrivata dietro di
loro, risuonò forte e chiara: doveva essersi abituata nelle partite di
Quidditch. Tutti gli studenti, sia di Grifondoro che di Serpeverde, obbedirono
immediatamente –Ora concentratevi sulla scopa. Quando vi faccio il segnale dite
Su e la scopa dovrebbe arrivare nella vostra mano destra. Se non ci
riuscite, riprovate ogni volta che io ripeto il segnale.- tutti obbedirono e non
appena Madama Bumb fece scattare la bacchetta nel campo risuonò un coro di
Su!
La scopa di Harry volo su fino alla sua mano destra e lui la afferrò radioso.
Anche la scopa di Ron si alzò, ma lui doveva essere abituato perché sembrava
poco interessato. La scopa di Malfoy, nella file di fronte ai Grifondoro, fece
lo stesso e lui assunse immediatamente un’aria fastidiosamente tronfia, ma
quella di Neville non si mosse nemmeno. Ad Hermione comunque andò meglio che a
Neville, perché la sua scopa si alzò, anche se quando arrivò a pochi millimetri
da terra tornò giù con un lieve tonfo. Hermione ritentò e ritentò e dopo un bel
numero di tentativi la scopa arrivò finalmente alla sua mano. Dopo un altro paio
di tentativi tutti, anche Neville, riuscirono nell’intento.
–Bene, molto bene. Ora mettetevi a cavallo della scopa e al mio via datevi
una spinta con le ginocchia. Alzatevi solo di un paio di metri, poi piegatevi in
avanti e scendete. Il via lo do dopo il tre. Uno, due,…- stava per arrivare al
tre quando Neville, evidentemente sovraeccitato e preoccupato, spiccò un volo
che non riuscì e cadde a terra, sbattendo la faccia. Quando si rialzò
lamentandosi il naso era così sanguinante che Madama Bumb fu costretto a
portarlo in infermeria, con l’avvertimento che chiunque avesse cavalcato la
scopa durante la sua assenza, anche alzandosi di solo mezzo millimetro, sarebbe
stato espulso prima di avere il tempo di dire Quidditch.
-Ma tu guarda che deficiente!- esclamò Malfoy mentre, ridendo, scendeva dalla
scopa.
–Piantala.- disse Harry aggressivo. Hermione vide a un certo punto un
riflesso di luce gialla provenire da un punto imprecisato del prato. Anche
Malfoy lo vide, ma capì anche da dove e da cosa proveniva. Con un odioso ghigno
fece un paio di passi, si chinò e raccolse qualcosa da terra. Quando si rialzò
teneva in mano una piccola sfera di vetro contenente una nebbiolina azzurra –Ma
non è quella roba che aveva quel cretino, la sua Ricordella?- esclamò con
voce divertita –Vediamo se la trova se la metto su quell’albero.- detto ciò,
incitato dai Serpeverde, afferrò la scopa e le fece passare sopra la gamba,
rimettendosi a cavallo del manico.
–Non ci provare, Malfoy!- esclamò Harry in un eccesso di rabbia. Hermione
sapeva che era da tempo che aspettava un pretesto per litigare con Malfoy e
quella era senza dubbio l’occasione giusta. Malfoy rise e si spinse con i piedi.
La scopa si sollevò immediatamente e il suo cavalcatore disse –E ora come fai,
Potter?- Harry afferrò la sua scopa e si mise a cavalcioni di essa, sperando
intensamente di non fare una memorabile figuraccia.
–Harry, no! Madama Bumb l’ha vietato e in più non sai nemmeno volare!-
Hermione cercò di fermare l’amico, che però non le diede retta e si diede la
spinta. Hermione scosse la testa esasperata –Che razza di…-
La scopa di Harry si sollevò e immediatamente arrivò alla stessa altezza di
Malfoy, che lo guardò con uno sguardo decisamente meno sicuro di sé stesso di
quanto poco prima fosse sembrato. A questo punto, si disse Hermione, non ha più
senso rimproverarlo. Così come tutti i Grifondoro si mise a tifare per Harry,
che intanto era fermo di fronte a Draco. I due si guardavano in cagnesco.
–Va bene, facciamo il tuo gioco. Vediamo se riesci a prenderla, Potter!-
esclamò beffardo Malfoy. Lanciò la Ricordella con tutta la forza che riuscì a
trovare e Harry si lanciò immediatamente all’inseguimento.
–Attento, Harry!- urlò Hermione preoccupata guardando la scena. La Ricordella
stava scendendo di quota e Harry faceva lo stesso, avvicinandosi sempre di più
al terreno. Improvvisamente si bloccò e alzò il pugno in aria: aveva preso la
Ricordella. L’intera classe di Grifondoro esplose, ma la voce severa che giunse
subito dopo bloccò tutti –Ma come ti è venuto in mente!- esclamò la voce della
professoressa McGranitt. Prima del suo arrivo Malfoy era sceso, perciò la colpa
ricadde esclusivamente su Harry. –Con me, Potter.- Harry scese immediatamente
dalla scopa e poggiò delicatamente i piedi a terra.
–Professoressa, non è stata colpa sua!- esclamò Hermione.
–Taccia, signorina Granger.-
-Ma professoressa, Malfoy…-
-Signor Weasley, la avverto: Un’altra parola e…- si interruppe lanciando a
Ron uno sguardo minaccioso, poi si rivolse nuovamente ad Harry -Andiamo,
Potter.- Harry, con lo sguardo rivolto a terra, seguì la professoressa con la
scopa in mano, più che sicuro di aver terminato la sua carriera scolastica.
La lezione di volo fu sospesa, e Ron ed Hermione tornarono in sala comune
mentre gli altri, felici di quell’ora di libertà, iniziavano a rincorrersi per
il giardino e a riunirsi in piccoli gruppi.
-Malfoy è una persona così... orribile!- esclamò rabbiosa Hermione sedendosi
su una delle poltrone davanti al fuoco.
-Già. Ma il problema è che riesce sempre a farla franca, in qualche modo.- le
diede ragione Ron sedendosi sulla poltrona accanto a lei.
-Speriamo solo che Harry non finisca in guai troppo grossi. La McGranitt è
un’ottima insegnante, ma è piuttosto severa...-
-Piuttosto severa?- la interruppe Ron incredulo –Hermione, trovami qualcuno
più rigido della McGranitt e ti pago! E nota che scommetto, anche se non ho
soldi!-
-Beh, ok, è molto, molto severa. Va bene così?- fu costretta ad ammettere
Hermione.
In quel momento Harry entrò da buco del ritratto con aria funeraria. I due
alzarono preoccupati lo sguardo verso l’amico –Harry, che è successo?- domandò
Hermione.
-Non ti avranno... espulso?- domandò Ron pronunciando con timore l’ultima
parola. Harry fece un gran sorriso –Sono il Cercatore della squadra di
Quidditch!- annunciò.
–Cercatore? Cavolo, Harry! Ma è fantastico! Noi eravamo preoccupatissima che
tu venissi espulso e invece…- Ron si interruppe stupefatto. Nonostante Harry
fosse stato in un certo senso premiato per non aver seguito le regole, cosa che
normalmente le avrebbe dato un immenso fastidio, Hermione fu contenta per
l’amico –Beh, Malfoy se l’è meritato. Lui sarebbe dovuto essere punito,
se vuoi saperlo. Ora rimarrà di stucco quando lo saprà! Già mi immagino la sua
faccia!-
________Nota di Herm90
Mamma mia come non mi piace questo capitolo... Però è necessario, quindi lo
metto comunque... visto che questa parte della storia è incentrata su Harry, non
credo di essere riuscita a cambiarlo molto dal libro, nonostante questo... una
bella recensioncina-ina-oh me la lasciate lo stesso vero?
A proposito di recensioni, i ringraziamenti:
VallyBeffy (uffa^20 alla scuola... non ho quasi più tempo per
scrivere...)
Keloryn (grazie, e... idem come sopra)
RobyLupin (Thanke! ed ecco l'aggiornamento!)
Diavolettadark (TU! Il 19? Ragazzi, armiamoci e iniziamo la persecuzione
a Diavoletta!!!)
Thief Alchemist (Oh, un'altra povera vittima dell'11 come la
sottoscritta!)
Angi e Gius (o solo Angi? Non ho capito... beh, io ringrazio entrambe,
cmq!)
GiulyWeasley (figurati! anche io sono dovuta andare a controllare per
ricordarmi dello 0...)--->a proposito, aggiorna presto "Le quattro stagioni",
è bellissima!
E, già che ci siete, ho un piccolo dubbio: qualcuno mi spiega perchè solo
alla mia scuola in terza si inizia morfofisiologia??? Mica è giusto!!! Che razza
di materia è, manco riesco a pronunciare il nome!!!
Beh, basta... alla prossima con, spero, un capitolo un po' più decente...
Bacioni a tutti! Ciao!
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Capitolo 10 *** Piton e le Arti Oscure ***
Piton e le Arti Oscure
La mattina seguente Harry, Ron ed Hermione erano seduti al tavolo di
Grifondoro con davanti a loro centinaia di vassoi pieni di porridge, toast,
prosciutto, pancetta e una gran varietà di altri cibi, come accadeva ogni
mattino. Hermione si servì una generosa porzione di uova fritte e qualche fetta
di bacon. C’era qualcosa che non le quadrava, ma proprio non riusciva a capire
cosa fosse... poi, proprio mentre si stava per mettere in bocce il primo
cucchiaio di uova, si bloccò –Harry… tu non hai una scopa!- esclamò.
Harry si fermò a metà di un sorso di succo di zucca e poggiò sul tavolo il
bicchiere, gli occhi sbarrati –Hai ragione!-
-Non ti preoccupare, Harry! La McGranitt ci avrà pensato: probabilmente per i
primi allenamenti userai una scopa della scuola, finchè non avrai tempo di
ordinarti una buona scopa. Quelle della scuola non sono molto buone, Fred e
George dicono che vanno dove vogliono loro. Ma meglio di niente.- disse Ron
senza smettere di morsicare affamato un toast farcito con prosciutto e
formaggio.
–Giusto.- più tranquillo, Harry si servì un po’ di porridge e numerose fette
di prosciutto fritto. Avevano quasi finito di mangiare quando dalla solita
finestra entrarono centinaia di gufi con un assordante rumore di ali. Due
barbagianni, uno di colore nero e uno dalle piume di uno strano colore
rossiccio, muovendosi un po’ nascosti, portarono un lungo pacco sottile
incartato di carta marrone. Con grazia i due barbagianni poggiarono il pacco
davanti ad Harry, Ron ed Hermione, che lo fissarono per un secondo. Harry tirò
fuori un biglietto dal pacco e lo aprì.
Non aprire il pacco a tavola. Esso contiene una Nimbus
Duemila
nuova, mantenuta in ottime condizioni. Ti servirà per
l’allenamento di stasera. Fai evanescere questo biglietto dopo
averlo letto: se gli altri scoprono che hai avuto una scopa ne
vorranno una anche loro. Silente ti ha accordato il permesso:
sei
ufficialmente il nuovo Cercatore di Grifondoro. Non spargere
troppo la voce, Baston vuole tenere segreta la tua ammissione
alla
squadra.
Minerva McGranitt
-Dammi il biglietto.- disse Hermione. Harry obbedì ed Hermione lo prese,
tenendolo tra lei e Ron in modo che entrambi potessero leggerlo. Quando ebbero
finito erano stupiti quanto Harry.
–Una Nimbus, Harry! Una Nimbus! È la marca migliore, e la Duemila poi è
l’ultima uscita!- esclamò Ron in un sussurro mentre Hermione puntava la
bacchetta contro il biglietto facendolo scomparire silenziosamente.
Finirono in fretta la colazione tenendo il pacchetto nascosto sotto la panca
e uscirono a passo svelto dalla Sala Grande cercando di nascondere la scopa a
tutti, ma furono bloccati da Malfoy, Tiger e Goyle nell’entrata.
–Potter, mi stupisce vederti ancora tra noi! E cos’è quel pacco?- domandò
Malfoy con voce strascicata prendendo la scopa ancora chiusa nella carta
marroncina. La aprì con un solo gesto e un’espressione estasiata apparve sul suo
volto pallido.
Il minuscolo professor Vitius si avvicinò a loro –Di chi è quella scopa? Non
sarà mica tua, vero Malfoy?- domandò guardando severamente il ragazzo.
–La scopa è di Harry Potter, signore!- disse Draco tutto d’un fiato lanciando
ai tre un’occhiata pungente, pensando di vedere sui loro volti nascere
immediatamente un’espressione terrorizzata. Ma non accadde e il professor Vitius
non li portò difilato dal preside come sperava Malfoy, ma invece sorrise –Oh,
si, la professoressa McGranitt naturalmente ci ha parlato delle… circostanze
speciali. E che scopa è, Potter?- domandò mentre sul viso di Malfoy il
ghigno lasciava il posto a un’espressione schifata, come se qualcuno gli avesse
lanciato della puzzalinfa sotto il naso.
–Una Nimbus Duemila, signore. E la devo proprio a Malfoy.- Il professor
Vitius si allontanò dopo una breve conferenza sull’ottima qualità delle Nimbus e
Malfoy domandò in tono aspro –Cosa diavolo significa questo, Potter?- Harry non
riuscì a non sorridere –Solo un grazie, Malfoy.- e salì in dormitorio con Ron ed
Hermione che ridevano a crepapelle per posare la sua Nimbus Duemila al sicuro
accanto al baule di Harry. Anche se non se ne intendeva per niente di scope,
Hermione capì che quello era proprio un manico di scopa di prima categoria: i
rametti pagliosi, al fondo erano tagliati con precisione millimetrica, il manico
era di legno di faggio piuttosto scuro e all’inizio, con eleganti ma semplici
caratteri d’oro, c’era incisa la scritta Nimbus 2000.
Dopo aver ritirato la scopa i tre amici scesero in Sala Comune e da lì
uscirono in cortile per la lezione di Erbologia.
Attraversarono il campo da Quidditch a passo svelto poiché, per mettere la
scopa nel dormitorio, avevano fatto un leggero ritardo. Fortunatamente quando
arrivarono davanti alla serra numero uno la professoressa Sprite non era ancora
arrivata e la classe, formata dai Grifondoro e dai Tassorosso, era riunita al
freddo davanti alla porta di vetro. Si avvicinarono al resto degli alunni, che
cercavano di accendere fuochi magici per scaldarsi senza molto successo.
–Immagino che tu non sappia accendere un fuoco magico, vero Hermione?-
domandò Ron supplicante. Ancora non aveva iniziato a nevicare, probabilmente per
via del freddo ghiacciante.
–Si che sono capace. Guardate, Hagrid dev’essere fuori, le tende sono tutte
chiuse.- notò mentre con un piccolo gesto della bacchetta accendeva un fuoco
azzurro che immediatamente sprigionò un piacevole tepore. Harry, Ron ed Hermione
si strinsero più che poterono attorno al fuoco, ma avevano appena iniziato a
riscaldarsi che la professoressa Sprite arrivò ed Hermione dovette spegnere il
fuoco in tutta fretta poiché non erano proprio sicuri che fosse
regolamentare.
La professoressa era imbacuccata in un mantello verde muschio e portava un
cappello con sotto un paio di paraorecchie dello stesso colore del mantello e
della lunga sciarpa che portava stretta quanto più possibile attorno al collo.
Salutò la classe e dalla bocca uscì una nuvoletta di vapore bianco, poi si
avvicinò alla porta e tirò fuori da sotto al mantello una grossa chiave antica
d’argento. Aprì la porta e, non appena si scostò per lasciare entrare la classe,
ogni singolo Grifondoro e Tassorosso si precipitò letteralmente nella serra,
dove c’era sempre un calore addirittura esagerato. Quando la professoressa
Sprite, dopo essere entrata, chiuse la porta dietro di sé, trovò che gli
studenti si erano già sistemati attorno al tavolo centrale e avevano poggiato i
mantelli sull’attaccapanni (era necessario tenere gli indumenti lontano dalle
piante, alcune delle quali tendevano ad afferrare qualsiasi oggetto che non
opponesse resistenza). Andò a capotavola e indicò le piante che aveva già in
precedenza sistemato, una per ogni tre studenti –Questo- disse, mentre gli
studenti osservavano incuriositi le piante dal bel colore verde con due
fiorellini celesti sulla punta del gambo –Si chiama Serbo Selvatico. Persino i
Babbani la conoscono, chi sa dirmi perchè?- domandò la professoressa guardando
uno a uno ogni studente. Hermione alzò la mano immediatamente e la professoressa
Sprite disse –Si, signorina Granger, dica pure.- Hermione si schiarì la voce –I
babbani credono che questa pianta possa venire utilizzata contro i demoni e per
evocare gli spiriti, porre loro delle domande ed obbligarli a rispondere. Nel
medioevo chiunque venisse trovato con una radice di questa pianta veniva
processato per stregoneria e bruciato. In seguito queste proprietà vennero
attribuite al Tranello del Diavolo.- La professoressa Sprite annuì soddisfatta e
continuò –Naturalmente anche il tranello del Diavolo non aveva nessuno di questi
poteri, ma i babbani tendono a vedere la magia dove non ce n’è traccia e a non
notarla quando ce l’hanno davanti al naso. Molto bene, signorina Granger. Dieci
punti a Grifondoro. Ora, Paciock, sa per caso dirmi l’utilizzo di questa pianta,
al di fuori delle leggende babbane?- domandò la professoressa Sprite. In tutte
le lezioni, Neville sembrava più che uno studente un visitatore esterno e non
riusciva mai a rispondere a una domanda, ma in erbologia era sicuramente il più
bravo della classe dopo Hermione –Si usa… nelle pozioni rigeneratrici per
renderle più potenti.- la professoressa annuì –Esatto. Ora, rinvaseremo le
nostre piante. Come vedete, davanti a ogni gruppo di lavoro ci sono due vasi. Vi
ho fatti mettere a gruppi di tre persone perché ci sono tre compiti da svolgere.
Uno dei tre deve bloccare i due fiorellini celesti. Dovete stare molto attenti,
perché possono strapparvi un bel pezzo di pelle se riescono a morsicarvi. Un
altro del gruppo deve togliere la pianta dal suolo e poggiarla delicatamente nel
secondo vaso, mentre il terzo deve versare la giusta quantità di terra non
appena la pianta tocca il fondo del vaso. Se la pianta si sveglia il lavoro sarà
molto più complicato, quindi siate cauti. Bene, mettetevi i guanti e iniziate.-
Harry, Ron ed Hermione, che stavano curando lo stesso Serbo Selvatico,
iniziarono a lavorare. Hermione teneva fermi i fiori, Harry travasava la pianta
e Ron metteva la terra. Andò tutto bene nel primo vaso: Harry tolse la pianta
delicatamente ed Hermione riuscì a non stringere troppo i fiori (o troppo poco).
Ma poi Harry usò troppa forza, facendo sbattere la pianta contro il fondo del
vaso, Hermione sobbalzò tirando un po’ troppo uno dei due fiori e Ron, che cercò
di rimediare, schizzò della terra proprio dentro uno dei fiori, che iniziò a
starnutire mentre l’altro cercava di staccare le dita di Harry e di Hermione.
Tuttavia dopo dieci minuti di lotta riuscirono a sotterrare le radici e tutta la
parte inferiore dello stelo, così il Serbo Selvatico si calmò e si addormentò
nuovamente.
-Bene, ragazzi, per oggi potete andare.- disse la professoressa iniziando a
ritirare i vasi –Per la prossima volta un tema di trenta centimetri di pergamena
sulla natura del Serbo Selvatico, la sua storia e sul suo utilizzo.
Arrivederci.-
Quando li studenti uscirono dalla classe erano coperti da uno strato di terra
così spesso che a malapena si resero conto della variazione della temperatura.
Mentre i Tassorosso si diressero direttamente verso l’aula di
Trasfigurazione, dove la McGranitt li stava aspettando correggendo i compiti
della volta prima, i Grifondoro ebbero il tempo di farsi una rapida doccia prima
di andare a lezione di Incantesimi. Harry, Ron ed Hermione si trovarono nella
Sala Comune e insieme si recarono verso l’aula di Vitius, che li attendeva
seduto sulla sua sedia con sotto parecchi libri spessi che utilizzava per
riuscire a vedere la classe oltre al ripiano di legno scuro della cattedra.
Quando entrarono, si sedettero all’ultimo banco e aprirono a una pagina a caso
il Manuale degli incantesimi, volume primo.
–Oggi impareremo un incantesimo che serve per pulire le macchie sugli abiti e
su tutti gli oggetti in generale. L’incantesimo di cui parlo- disse il professor
Vitius scendendo dalla sedia con un notevole salto (almeno per la sua statura)
ed iniziando a girare tra i banchi –Si trova a pagina venticinque ed è chiamato
comunemente Gratta e Netta. Questo incantesimo deriva dallo Splendinium,
incantesimo molto comune nell’antichità e usato specialmente dalle casalinghe e
dalle domestiche per pulire i ripiani. La differenza è che il Gratta e Netta
funziona su ogni materiale senza variazioni, cosa che non si può dire dello
Splendinium.- mentre il professore spiegava gli studenti avevano aperto
velocemente il libro e alcuni, tra cui Hermione, avevano iniziato febbrilmente a
prendere appunti sui loro fogli di pergamena giallognoli, fermandosi solo per
intingere nell’inchiostro nero la punta della piuma –Prendete le bacchette,
prego. Ora vi mostrerò il movimento e poi proverete ognuno per conto suo,
versando sul banco un po’ di inchiostro dalla vostra boccetta.-
Quando uscirono dall’aula, poco meno di un’ora dopo, solo Hermione era
riuscita a fare scomparire completamente la macchia dal tavolo. Sul banco di
Harry e su quello di Ron erano rimasti numerosi pallini neri, l’inchiostro di
Lavanda Brown si era solamente seccato e quello di Dean Thomas era diventato
trasparente ma era ancora lì sul tavolo, come scoprivi se ci poggiavi sopra il
braccio, dove la macchia tornava nera per il contatto con la pelle. Neville,
chissà come, era riuscito a moltiplicare l’inchiostro, che aveva poi iniziato a
colare dal banco gocciolando per terra.
La classe andò in gruppo compatto verso l’aula di Difesa, materia che in
realtà a nessuno piaceva molto. Perfino Hermione, che naturalmente prendeva
appunti a tutto spiano interessatissima ad ogni singola parola del professore,
si era aspettata cose molto diverse da Difesa contro le Arti Oscure. Un po’ di
pratica, in effetti, era ciò che si aspettavano tutti, ma il professor Raptor
continuava ad intrattenerli balbettando nozioni sui segni distintivi dei lupi
mannari e su come utilizzare un infuso di foglie di iperico per rompere
l’incantesimo delle Pastoie.
–Mo…mo…molto bene ra…ragazzi. Ab…abbiamo finito l’inca…incantesimo delle
Pasto…Pastoie, perciò di-direi che pos…possiamo pas…passare al mo…modo di
rico…riconoscere un Phooka da…da un cava…cavallo.- dopo questa breve descrizione
della lezione Raptor si lanciò in una complicata spiegazione sul colore degli
occhi del Phooka quando assume la forma di un cavallo per trascinare gli umani
in mezzo a paludi sperdute. La lezione avrebbe anche potuto essere interessante,
ma il continuo balbettare dell’insegnante la rendeva decisamente fastidiosa.
-Non è stata una lezione molto interessante. Me l’aspettavo diversa, la
Difesa. Fred e George dicevano che non era male, ma lo scorso anno almeno
facevano pratica.- commentò Ron a bassa voce, poiché stavano passando accanto al
professor Raptor. Un odore nauseante arrivò di colpo alle loro narici –Cos’era
quella puzza?- domandò Hermione quando furono fuori dalla classe.
–Pare che sia il turbante di Raptor. Non lo toglie mai, dicono, neanche per
dormire. Serve a difendersi da un vampiro, George mi ha detto che è pieno zeppo
d’aglio.- spiegò Ron.
–Prima hai detto che le lezioni erano diverse l’anno scorso… ma non c’era
Raptor?- domandò Harry mentre, entrati nella Sala Grande, si sedevano al tavolo
di Grifondoro. Ron scosse la testa –No, è il primo anno che insegna qui. Sono
anni che và avanti così: finisce la scuola e cambia il professore di Difesa.-
spiegò Ron.
–E come mai?- domandò Hermione incuriosita. Di questo non c’era scritto nulla
in Storia di Hogwarts.
–Piton.- esclamò una voce da dietro le spalle di Hermione, che si voltò
giusto in tempo per vedere Fred, George e Lee Jordan prendere posto affianco a
loro.
–Piton?- domandò senza capire cosa centrasse Piton con la Difesa.
–Si, proprio lui, o almeno così dicono. Non lo sai? Sono anni che fa domanda
per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, ma Silente non vuole, non so
perché. Odia tutti i professori di Difesa, si dice che quel posto porti una gran
sfortuna.- disse Fred mettendo nei piatti di tutti e sei una porzione ciascuno
di lasagne –Cioè, si pensa che sia Piton a far… sloggiare i professori. Ogni
anno capitano strani incidenti. L’anno scorso avevamo il professor Pay. Era
molto bravo, sul serio. L’anno trovato nella serra numero undici e alcune foglie
di betulla gli erano cadute in testa. Provocano la pazzia, ora è al San Mungo.
Ma la cosa strana è che Pay odiava le piante, quindi nessuno sa perché sia
andato nella serra undici. Gli studenti non ci possono entrare, solo la Sprite
può.- spiegò George. Attorno al tavolo un silenzio anomalo accolse questa nuova
scoperta. Un’altra macchia sulla reputazione di Piton, quindi.
Pur morendo dalla voglia di parlarne, una volta uscito dalla Sala Grande
Harry dovette andare all’allenamento di Quidditch. Dopo averli augurato buona
fortuna, Hermione e Ron salirono in Sala Comune ed avvicinarono due poltrone al
fuoco che scoppiettava allegro nel caminetto. Rimasero seduti in silenzio per
qualche minuto, poi Hermione domandò –Mi spieghi le regole del Quidditch? Ho
provato a leggere Il Quidditch attraverso i secoli ma non ci ho capito un
granché.-
-Non conosci il Quidditch? Già in effetti è normale, però… è lo sport più
bello del mondo, altro che il cacio, o come si chiama quella roba che
fanno i babbani! Si gioca su manici di scopa e ogni squadra è formata da sette
giocatori. Ci sono tre cacciatori, quelli di Grifondoro sono Angelina Johnson,
Alicia Spinnet e Katie Bell, che si passano la Pluffa e cercano di mandarla
negli anelli, che sono protetti dal portiere. Il portiere di Grifondoro è Oliver
Baston, che è anche il caposquadra. Poi ci sono due battitori, Fred e George,
che cercano di colpire gli avversari con i bolidi e tenerli lontani dai loro
compagni. E poi c’è Harry, che deve prendere il boccino, che è minuscolo e
velocissimo.- Hermione annuì. Ron sembrava davvero un appassionato di Quidditch,
perciò decise che non li avrebbe dato fastidio se lei gli avesse chiesto delle
altre cose –E… i punti? Come si contano?- domandò.
–Ogni volta che la Pluffa entra in un anello sono dieci punti. E la squadra
che prende il boccino vince centocinquanta punti. Quando si prende il boccino
finisce la partita, non c’è un tempo massimo. Mi ricordo che quando ero piccolo
siamo andati a vedere una partita che è durata tre settimane.-
-Tre settimane? Tutte di seguito?- Ron annuì, poi domandò –Ti và una partita
a scacchi?- Hermione annuì, così Ron si alzò e andò nel dormitorio di Fred e
George per prendere la scacchiera. Quando tornò posizionarono le pedine:
Hermione prese le nere e Ron le bianche, perciò fece la prima mossa –Pedone in
D4.- disse. Uno dei suoi pedoni si mosse in avanti e poi fu il turno di
Hermione, che disse –Pedone in… C5.- continuarono per un po’, poi Ron riuscì a
mangiare una delle torri nere di Hermione con uno dei suoi alfieri. L’alfiere in
questione afferrò la sua spada e diede un colpo verso la metà della torre, che
si afflosciò a terra e venne buttata fuori dalla scacchiera dall’alfiere.
–Ma… è un gioco brutale!- esclamò Hermione scandalizzata.
–Scacchi dei maghi. Che gusto c’è a giocare a quelli babbani?- domandò Ron.
Continuarono a giocare per un po’ e Ron era decisamente più esperto di Hermione,
che riuscì a mangiarli solo un cavallo. Ron mangiò un pedone di Hermione, poi
sobbalzò e domandò –Oh, cavoli. Quante settimane è che siamo a scuola?-
-Cinque, perché?- rispose Hermione accigliandosi. Ron sbiancò –Dovevo
scrivere a mia madre alla terza settimana!-
-Beh, digli che ti sei dimenticato.-
-Tu non conosci mia madre! Non mi sarei stupito se fosse piombata qui il
giorno in cui avrebbe dovuto ricevere la lettera.-
-Oh, cavolo, anche io avrei dovuto scrivere ai miei genitori! Saranno
preoccupatissimi!- si ricordò all’improvviso Hermione.
-Vado a prendere della pergamena e delle piume, lo prendo anche per te?-
domandò Ron alzandosi.
–Si, grazie.- Ron attraversò la Sala Comune e salì le scale che portavano al
dormitorio maschile. Dopo qualche minuto tornò giù e lui ed Hermione si
sedettero ad uno dei tavoli circolari, un foglio di pergamena ciascuno, due
piume d’oca e una sola boccetta d’inchiostro che usavano entrambi.
A turno immersero la piuma nell’inchiostro, poi si immersero nella
scrittura
Cara mamma e caro papà, scusate il ritardo ma mi sono
completamente
dimenticata di dovervi scrivere dopo lo Smistamento. A proposito
dello
Smistamento, è andato bene. Consisteva nell’indossare un
cappello stregato (chiamato Cappello Parlante) che riesce a leggerti nella mente
e ti assegna alla Casa che ritiene giusta. Mi ha assegnato alla casa di
Grifondoro e non avrebbe potuto andarmi meglio di così. Il Cappello Parlante ha
detto che la casa di Grifondoro premia il coraggio, perciò sono molto felice di
questa sua scelta. Mi sono già fatta due amici: Harry Potter e Ron (Ronald)
Weasley. Sono davvero simpatici e mi hanno…
Hermione si interruppe a metà della frase, ripensando a ciò che stava per
scrivere. Forse, in effetti, non era il caso di parlare ai suoi genitori del
troll di montagna, e neanche del cane a tre testa, anzi, di Fuffy, come
lo chiamava Hagrid.
...aiutato molto ad ambientarmi in questo mondo, anche se a dire
il vero anche Harry è cresciuto in una famiglia di babbani, i suoi zii. Io,
Harry e Ron abbiamo anche fatto amicizia con Rubeus Hagrid, il guardiacaccia
della scuola.
Seguiamo lezioni tutta la mattina e il pomeriggio siamo liberi
di fare ciò che preferiamo, anche se per tre pomeriggi a settimana Harry non sta
con noi perché ha gli allenamenti della squadra di Quidditch. La mia materia
preferita è senza dubbio Trasfigurazione, cioè trasformare un oggetto in un
altro, anche se per adesso ci limitiamo a trasfigurare cose tipo un ago in un
fiammifero. La scuola è a dir poco immensa, ci sono una ventina di torri, i
dormitori, le Sale Comuni, le aule, parecchie stanze che appaiono e scompaiono,
altre che si aprono solo a una certa ora, altre ancora che invece per entrarci
devi fare il solletico su un punto preciso della porta. E poi c’è la Sala
Grande, che è a dir poco strepitosa. Ci sono quattro immensi tavoli messi
verticalmente e poi c’è un tavolo orizzontale per i professori. Il professor
Silente, che è il preside, è davvero brillante. Sapessi tutte le cose che ha
fatto! Davvero, adoro questo posto. Ora vi saluto. Farò qualche fotografia! Vi
voglio bene, Hermione.
Hermione piegò la lettera in quattro parti, prese una busta di pergamena
giallastra e scrisse sul davanti
Christine e Maxwell Granger,
Tabolt Street 19,
Londra
Poi Hermione girò la busta, la chiuse e scrisse
Hermione Granger, scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
-Ora come la spedisco? Io non ce l’ho un gufo.- domandò Hermione a Ron, che
aveva finito di scrivere molto prima di lei. D’altronde i genitori di Ron erano
un mago e una strega e avevano perfino frequentato Hogwarts, perciò doveva
essere tutto normale per loro. Ma Hermione era sicura che invece i suoi genitori
avrebbero travato tutto stranissimo, anche se forse non appassionante come lo
era per lei.
-Andiamo su alla gufiera. Io uso Errol, il gufo di mio fratello Percy, ma
credo che ci siano dei gufi della scuola che possono usare tutti.- Hermione
annuì e salirono su una torre verso sud-est. Aprirono una porta di legno chiaro
con scritto Gufiera e si trovarono in una soffocante stanzetta circolare
piena di gufi e con il pavimento coperto di paglia, piume ed escrementi di
uccello.
Hermione riconobbe Edvige, che era appollaiata su un trespolo piuttosto alto
e pareva un puntino bianco in un ammasso di gufi neri, grigi e marroni. Ron fece
scendere Errol, un gufo grigio e arruffato, dal suo trespolo, poi indicò ad
Hermione un cartello e disse –I gufi della scuola sono lì.-
In effetti sul cartello c’era scritto Gufi della scuola, quindi era
piuttosto ovvio. Hermione si avvicinò e scelse un gufo nero come la pece con due
occhi azzurri brillanti come diamanti che sembrava conciato meglio degli altri e
lo fece scendere porgendoli il braccio. Il gufo ci si posò sopra e porse ad
Hermione la zampa. La ragazza notò una scatoletta trasparente piena di spaghi
neri appesa a un palo di legno e ne tirò fuori uno, utilizzandolo poi per legare
alla zampa dell’uccello la sua busta. Si avvicinò alla finestra e il gufo prese
il volo nella fredda aria di novembre.
Rimase per un po’ a guardare il cortile, dove la squadra di Grifondoro si
stava allenando sul campo da Quidditch mentre, vicino al lago, Fred, George e
Lee Jordan solleticavano i tentacoli della piovra gigante. Scrivere quella
lettera le aveva fatto ricordare, per la prima volta da quando era arrivata a
Hogwarts, che c’era anche un altro mondo. E che quel mondo era, anzi, era stato
il suo. Ma aveva sempre sentito di appartenere a un altro mondo, al mondo in cui
si trovava in quel momento. Ed era strano, considerando che aveva scoperto
dell’esistenza della magia meno di un paio di mesi prima.
-Ehi, che hai?- domandò Ron sorridendo: aveva capito che scrivere la lettera
doveva aver turbato l’amica.
–Ecco, è che… niente. Si vede il campo da Quidditch e ci sono dei ragazzi che
guardano, perché non andiamo anche noi?- domandò improvvisamente. Ron accettò,
così uscirono dalla gufiera e scesero in cortile.
__________Nota di Herm90
Ehilà! Scusate il ritardo con cui aggiorno la storia, ma in questo periodo
sono un po' incasinata, la scuola e tutto il resto, insomma...
Questo capitolo è un po' più lungo del precedente, spero che vi piaccia! E a
proposito dello scorso capitolo, mille grazie a GiulyWeasley (sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto, ma rimango della mia opinione
XD...comunque ripeto, adoro "le quattro stagioni", spero di leggere il seguito
molto presto, soprattutto per la Ron/Herm, che aspetto con ansia!) e
Keloryn (ho scoperto cos'è la morfologia! è lo studio dell'anatomia e
delle funzioni degli organismi viventi.)
Comunque, dicevo, spero che questo chappy vi piaccia, ma questo l'ho già
detto, e spero anche che vogliate lasiarmi un commentino-ino-ino.
Bacioni a tutti!
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Capitolo 11 *** Natale ***
Natale
Arrivò dicembre e, finalmente, la neve iniziò a scendere su Hogwarts, che era
spettacolare coperta di neve. Gli allenamenti di Quidditch di Harry continuarono
e iniziava ad avvicinarsi la prima partita del torneo. Il prato innevato era
persino più bello di quanto non lo era in autunno, anche se la piovra gigante si
faceva vedere molto meno frequentemente. E mentre Harry era impegnato con gli
allenamenti Hermione e Ron passavano il tempo in biblioteca cercando notizie su
qualunque cosa riguardasse Nicolas Flamel e ciò che aveva fatto o inventato.
Era il secondo martedì del mese ed Hermione sarebbe dovuta tornare a casa per
le vacanze natalizie appena qualche ora dopo. Tutti e tre erano in biblioteca ed
Hermione si era portata dietro il suo baule in modo da non dover interrompere la
ricerca troppo presto per andare a prenderlo in dormitorio. Avevano passato in
rassegna tutti i libri di incantesimi che avevano trovato, ma non avevano ancora
trovato nulla.
–E se fosse in uno dei libri del Reparto Proibito?- esclamò Harry a un certo
punto. Ron ed Hermione smisero di leggere e alzarono lo sguardo. Il Reparto
Proibito della biblioteca era tenuto a stretta sorveglianza da Madama Pince e
non si poteva prendere un libro senza l’autorizzazione scritta di un insegnante.
Hermione scosse la testa –Allora trovarlo sarebbe impossibile perché sono sicura
che tutti gli insegnanti sanno cosa c’è nascosto nel corridoio al terzo piano, e
nessuno di loro sarebbe d’accordo se noi lo scoprissimo.- Harry e Ron annuirono,
d’accordo con lei –Continuerete a cercare mentre sono via?-
-Ma si, certo.- disse Ron mentre Hagrid passava affianco al loro tavolo
–Ma insomma, ragazzi! È l’ultimo giorno delle vacanze, perché fate i
compiti?- domandò la voce potente del guardiacaccia. Harry sorrise agli amici
–Non stiamo studiando. Cercavamo qualche notizia su Nicolas Flamel, continuiamo
a farlo da quando l’hai nominato ma ancora non abbiamo trovato nulla, non è che
puoi dircelo tu così ci risparmi la fatica?-
-Ma tu guarda! No di certo! Smettetela, ve l’ho detto, non sono affari
vostri.- disse Hagrid prima di allontanarsi borbottando.
Dopo mezz’ora Hermione, Harry e Ron erano sulla porta d’ingresso e si stavano
salutando.
–Chiedi ai tuoi genitori se sanno qualcosa di Flamel, con loro non
rischiamo.- propose Ron.
–Sono entrambi babbani e fanno i dentisti, cosa vuoi che ne sappiano? Però
glielo chiedo, non si sa mai. Ciao, ragazzi, mi mancherete.-
-Ci mancherai anche tu, Hermione. A proposito…- Ron ed Harry tirarono fuori
dalle cartelle due pacchetti e li porsero ad Hermione, che arrossendo lievemente
fece lo stesso –Volevo spedirveli, ma visto che non ho un gufo… Buon Natale!-
-Buon Natale!- risposero in coro Harry e Ron mentre Hermione si allontanava
avviandosi verso l’Espresso per Hogwarts che l’avrebbe riportata a King’s Cross.
-Allora, devi raccontarci tutto!- esclamò Christine sedendosi al tavolo della
cucina con Hermione e il marito. Hermione, stranamente scomoda nei vestiti
babbani che indossava, tirò fuori dal baule alcune fotografie.
–Guardate, questi sono Harry e Ron.- disse porgendo ai genitori una foto
animata, com’era normale tra i maghi, nella quale lei, Harry e Ron salutavano
l’obbiettivo –Harry è quello con i capelli neri e la cicatrice sulla fronte, Ron
quello con i capelli rossi e le lentiggini.-
-Sembrano simpatici, tesoro.- commentò la madre con un sorriso.
–E… guarda, questa è Hogwarts!- Hermione passò ai genitori una foto della
scuola dall’esterno. Questa volta i genitori rimasero a bocca aperta. Senza
dubbio non esisteva un edificio così grande e stupefacente nel mondo babbano.
–Oh, ma Hermione, è proprio… proprio… imponente.- disse Maxwell guardando
ammirato la fotografia.
–Guarda…- disse Hermione alzandosi e andando vicino ai suoi genitori per
vedere anche lei la fotografia –Quassù, più o meno a questa altezza, c’è la Sala
Comune di Grifondoro, la nostra. E un po’ più sopra ci sono i dormitori dei
maschi e delle femmine. Qui… c’è la Sala Grande. L’aula di Trasfigurazione è
qui, Da queste parti penso che ci sia la Sala Comune di Serpeverde e qui l’aula
di Pozioni. L’aula di Incantesimi è qui, poi c’è quella di Difesa contro le Arti
Oscure, che è qui, e di Storia della Magia, qui. Queste sono le serre, dove
facciamo Erbologia.- I genitori stavano ancora guardando la fotografia, poi la
madre, indicando un punto della foto, domandò –E qui cos’è?- Hermione guardò il
punto indicato dalla madre –Quello? È il campo da Quidditch. Lo sport dei maghi.
Si gioca su manici di scopa e… beh, le regole sono piuttosto complicate, non è
che le conosco molto bene. Un mio amico, Harry, gioca a Quidditch. Dopo le
vacanze fa la prima partita. È piuttosto agitato, mi sembra. Ma ora… porto il
baule in camera mia.- La madre si alzò –Ma è pesante, tesoro, lascia fare a me.-
-No, tanto posso usare la magia per esercitarmi nei compiti e il
Locomotor è tra i compiti delle vacanze di incantesimi. Sai, per il
professor Vitius.- Tirò fuori la bacchetta magica dalla tasca dei jeans e,
muovendola verso il baule, pronunciò la formula –Baule Locomotor.- Il
bagaglio si alzò a una quarantina di centimetri da terra e seguì Hermione mentre
andava fino in camera sua. Non appena sia lei che il baule furono nella stanza
Hermione chiuse la porta dietro di sé. Lanciò un’occhiata ai vecchi poster, ai
libri scolastici che i suoi genitori ancora non erano riusciti a vendere, e non
provò nessuna nostalgia per la sua vecchia vita. Era così strano stare seduti al
tavolo con i suoi genitori, parlando di incantesimi, pozioni, magie e creature
magiche.
–Dominusterra.- disse, e il baule ricadde dolcemente a terra. Uscì
dalla camera e si fermò davanti a un quadro raffigurante una donna sorridente
con un ombrello verde smeraldo in mano, quasi sperando di vederlo parlare,
muoversi o anche solo accennare una strizzatina d’occhio, ma naturalmente il
quadro rimase fermo, come tutti i quadri babbani.
-Cosa fai, tesoro?- domandò Christine guardandola, le sopraciglia aggrottate
e con aria confusa, dall’inizio del corridoio.
–No, è che io…- borbottò Hermione –Ecco… è strano, perché sai, i quadri a
Hogwarts… si muovono, parlano, vanno a trovarsi tra di loro… mentre qui…- La
madre alzò le sopraciglia –Si muovono, cara? Dev’essere proprio bello.- Hermione
annuì –Si, mamma. Veramente bello.- disse.
Era lì da molto meno di un giorno e già sentiva nostalgia di Hogwarts. Era
strano, considerando che era stata ad Hogwarts solamente tre mesi mentre aveva
passato lì a Londra praticamente tutta la vita. E pensare che sua madre,
all’inizio, pensava che avrebbe avuto nostalgia di casa.
-Vengono a trovarti Sophie e Thelma nel pomeriggio, Hermione, così puoi
raccontare tutto alle tue amiche. Non crederanno alle loro orecchie!- disse
Christine andando in cucina. Prima di rendersi conto di ciò che la madre aveva
detto, Hermione annuì. Poi, dopo qualche secondo, le parve di risvegliarsi dal
sonno ed esclamò –NO! No, mamma!- corse in cucina, dove la madre stava tagliando
delle carote a fettine sottili –Non avrai mica detto qualcosa a qualcuno!-
domandò trattenendo la voce. D’altronde, non era certo colpa di sua madre se era
una babbana e non conosceva le leggi del mondo dei maghi. Fortunatamente,
Christine scosse la testa –No, ho immaginato che volessi farlo tu.-
-No, mamma, non si può, dillo anche a papà! Ci arresterebbero e ci
sbatterebbero ad Azkaban per aver violato lo Statuto Internazionale di
Segretezza!- in realtà non era sicura che la pena fosse tanto grave, ma meglio
esagerare -Davvero, mamma, non sto scherzando.- La madre sembrava piuttosto
stupita, ma forse sotto sotto era anche spaventata –Oh, ma certo, lo dico subito
a tuo padre.- disse, e corse nella stanza accanto, dove il padre stava guardando
una partita di calcio con in mano una ciotola gigantesca di pop-corn al
formaggio.
Hermione si fermò per un secondo a riflettere. Si sentiva stranamente
euforica. Ora, finalmente, sapeva qual’era il suo posto. Sapeva dove avrebbe
passato il resto della vita. Nel mondo magico. Era quella la sua vera casa.
Guardando intorno a sé vide la cucina, dove aveva passato almeno due anni della
sua vita, e non la sentì sua. O forse non sentì di appartenerle. Non sentiva
quello che sentiva invece a Hogwarts, con i suoi amici.
-Ciao!- esclamò Sophie entrando in casa, seguita da Thelma, che salutò a sua
volta.
–Ciao, ragazze, entrate! Andiamo sopra, avanti, così parliamo!- esclamò
Hermione, felice di rivedere le sue amiche. Le tre ragazze salirono le scale
correndo e Sophie e Thelma, prima di seguire Hermione in camera, passarono a
salutare Christine e Maxwell. Quando entrarono nella stanza, la trovarono
esattamente come l’avevano vista l’ultima volta, tre mesi prima. Hermione aveva,
infatti, nascosto accuratamente tutto ciò che riguardava anche solo lontanamente
Hogwarts e il mondo magico con l’aiuto dei suoi genitori in cantina e in garage,
per tirare fuori i libri e le pergamene il giorno seguente, quando avrebbe
dovuto iniziare a fare i compiti assegnatole che erano tutt’altro che pochi,
considerando che erano solo al primo quadrimestre.
Sophie si buttò sulla poltrona violetta in un angolo della stanza,
esattamente come aveva fatto tutte le altre volte che era andata a casa
dell’amica –Allora, su, racconta: com’è questa scuola?- domandò. Hermione si
allungò sul letto e, poggiando la testa al cuscino rosa, fissò per qualche
secondo il soffitto, pitturato di un bianco splendente, poi disse –Grandiosa. È
in un antico castello medioevale, gigantesco.-
-E ti sei fatta qualche amica?- domandò Thelma allungandosi sul tappeto viola
e poggiando i gomiti su un morbido cuscino rosa. Hermione sorrise –No, amiche
no. Amici.- rispose. Sophie sorrise maliziosamente –Oh oh! Amici, eh? Si
chiamano così in collegio? Amici?- domandò.
–Si, amici. Solo amici, giurin-giuretta.- esclamò Hermione convinta.
In effetti, si rese conto, non aveva mai pensato neanche lontanamente a Ron e ad
Harry in quel senso e solo in quel momento si rendeva conto che in effetti le
sue amiche (e probabilmente anche i suoi genitori) avrebbero sicuramente pensato
che tra lei e Harry o tra lei e Ron poteva esserci o poteva nascere qualcosa di
diverso dall’amicizia. –Si chiamano Harry e Ron, sono molto simpatici.-
-Simpatici e anche carini? O simpatici e brutti?- domandò Thelma. Hermione
sbuffò e rispose –Non lo so, non ci ho mai pensato, sono miei amici. Immagino
che volendo potrebbero essere abbastanza carini, niente di particolare in questo
senso, veramente.-
-Descrizione?- domandò Sophie interessata –Inizia da Ron.- Hermione sospirò,
ma alla fine cedette –Va bene, va bene. Capelli rossi, molte lentiggini, alto e
magro.-
-Capelli rossi… beh, possono piacere. Occhi?- Hermione ci pensò un secondo,
poi si ricordò –Azzurri.-
-Belli gli occhi azzurri!- commentò Thelma.
–E Harry? Com’è Harry?- domandò Sophie.
–Harry… capelli neri, occhi azzurri, non molto alto ma neanche basso,
cicatrice sulla fronte.-
-Oh, poverino, come se l’è fatta?- il cervello di Hermione iniziò a lavorare
così in fretta che era sicura che da fuori se ne potesse sentire chiaramente il
ronzio, poi si ricordò di ciò che Harry aveva detto, che i suoi zii gli avevano
sempre raccontato, almeno finchè non aveva scoperto di essere un mago, cioè che
si era provocato quella cicatrice nell’ incidente d’auto nel quale, sempre
secondo la versione dei Dursley, erano morti James Potter e la moglie, Lily
Potter, i genitori di Harry, perciò disse –Un incidente, sai, in auto.-
-Oh! Beh, se l’è cavata con una cicatrice, gli è andata bene.- disse Thelma.
–I suoi genitori sono morti in quell’incidente.- esclamò Hermione. Forse non
avrebbe dovuto dirlo, ma le aveva dato fastidio che Thelma fosse saltata subito
alle conclusioni, anche se ovviamente non poteva darle colpa.
–Oh. Mi dispiace.-
-Non li ha mai conosciuti.- spiegò Hermione –Quando sono morti Harry aveva
solo qualche mese. Ha vissuto con i suoi zii, che però sono…- fortunatamente si
interruppe prima di dire qualcosa che non doveva assolutamente –Sono parecchio
antipatici.- concluse.
–E la famiglia di Ron?- domandò Sophie.
–Ron ha cinque fratelli e una sorella. Hanno studiato tutti al nostro
collegio. Bill e Charlie, che sono i maggiori, hanno finito. Percy, il terzo
nato, frequenta il quinto anno. Poi ci sono Fred e George, che sono al terzo
anno. E invece Ginny deve iniziare la nostra scuola l’anno prossimo.-
-Cavolo, sei maschi e una sola femmina, poverina!- commentò Thelma. Hermione
scosse le spalle ma non disse nulla, perché in realtà le sarebbe molto piaciuto
essere al posto di Ginny, sempre a contatto con la magia, anche se voleva molto
bene ai suoi genitori.
Il resto delle vacanze natalizie passò con una lentezza quasi irritante,
mentre parenti e amici (dei genitori, più che altro) entravano e uscivano
regolarmente da casa loro. A Natale, Hermione trovò sotto l’albero di Natale i
due regali dei suoi genitori, ovvero una cornice per fotografie a quattro posti
e una maglia a maniche lunghe e quello dei suoi nonni, cioè un diario segreto,
di quelli con il lucchetto e la chiave. Poi c’erano il pacco di Ron, ovvero una
nuova piuma d’aquila e quattro cioccorane, e quello di Harry, un libro
intitolato L’alchimia nei secoli. Vide un altro pacco e i suoi genitori,
che avevano già scartato il suo regalo (una strana pergamena incantata ciascuno)
e quelli che si erano fatti a vicenda (un profumo per Christine, una cravatta
per Maxwell, il massimo della fantasia), dissero –Dev’essere per te, Hermione.-
La ragazza lo prese e vide che sulla carta marrone stropicciata c’era
scarabocchiato, con scrittura insicura e malferma
Per Hermione,
Buon Natale da Hagrid
Hermione sorrise e scartò il pacchetto e trovò un pacchetto di Gelatine
Tuttigusti+1 e un mazzo di Carte Autorimescolanti da quarantadue.
A capodanno ricevette una lettera di Ron e Harry, portata naturalmente da
Edvige (Sia Harry che Ron sapevano che era meglio non usare Errol, il gufo della
famiglia di Ron, per le grandi distanze). Hermione lesse ad alta voce la
lettera, visto che i suoi genitori insistevano tanto per sapere qualcosa di i
sui suoi amici
Cara Hermione, buon capodanno! Siamo Harry e Ron, come avrai già
capito, e qui ci stiamo davvero divertendo moltissimo. Il castello, a Natale, è
veramente bello. Nella Sala Grande ci sono tantissimi alberi di Natale tutto
intorno, vicino ai muri, e uno gigantesco dietro al tavolo degli insegnanti, con
delle fate sedute sui rami al posto delle palline. Ci sono sempre gli stendardi
appesi e Gazza ha pulito tutto da cima a fondo. A proposito di Gazza, dovresti
vedere cosa ha fatto Pix a Mrs Purr l’altro giorno: le ha rasato completamente
il pelo! Gazza era furioso e ha punito Fred e George, anche se sapeva che era
stato Pix. Secondo Fred il cervello Gazza ce l’ha nei calzini (chissà che
puzza!), anche perché è seriamente convinto che "l’euforia natalizia sfocerà
entro breve in duelli magici nei corridoi" e così costringe i prefetti a fare
avanti e indietro nei corridoi tutto il giorno. Harry ha ricevuto un mantello
dell’invisibilità, ti rendi conto? Sono molto rari (ma sono sicuro che lo sai,
tu sai sempre tutto)! Speriamo di vederti presto.
Già, quasi dimenticavo: ancora niente riguardo a chi-sai-tu. E
neanche Hagrid vuole dirci nulla.
Buona fortuna tra i babbani e ancora buon capodanno,
Harry e Ron
-Chi sono Gazza, Mrs Purr, Pix e Hagrid?- domandò Christine sbucciandosi una
mela.
–Gazza è il custode di Hogwarts, Mrs Purr la sua gatta, sono veramente
severi. Pix è un Poltergeist e Hagrid è il Custode dei Luoghi e delle Chiavi di
Hogwarts e il guardacaccia.- rispose Hermione. Fortunatamente, la madre non
aveva notato il breve accenno di Ron a Harry a Nicolas Flamel.
La mattina dell’epifania, Hermione doveva prendere nuovamente il treno per
tornare finalmente a Hogwarts. Trascinandosi dietro il baule, entrò è si sedette
in uno scompartimento cercando di evitare di farsi vedere da Malfoy, che sedeva
in una delle cabine accompagnato naturalmente dalle sue due pseudo-guardie del
corpo, Tiger e Goyle, e da una ragazza dai lineamenti duri che Hermione ricordò
essere Pansy Parkinson. Serpeverde, naturalmente. Quando il treno partì, iniziò
di nuovo a sentirsi a casa.
_________Nota di Herm90
Saaaaaaaaaaalve! Scusate se non aggiorno da tanto, ma sapete com'è, la
scuola, le materie impossibili, mio fratello che non molla il computer...
Intanto, grazie mille a Giuly Weasley e a Keloryn, che hanno
commentato il capitolozzo precedente... GRAZIE!
Ordunque, che dire? Solo... commeeeeeeeentaaaaaaaaaaaateeeeeee! XD
Bacioni a tutti!
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Capitolo 12 *** Nicolas Flamel ***
Nicolas Flamel
Hermione, Ron ed Harry erano seduti in Sala Comune sulle loro solite tre
poltrone, che si accaparravano ogni volta che trovavano libere, parlando delle
vacanze natalizie. Sembrava che Harry e Ron si fossero divertiti un mondo.
–Gazza si è cenato il cervello prima delle vacanze: pensa che continuava a
fare la ronda per tutti i corridoi, notte e giorno!- disse Ron –E Mrs Purr era
sempre in giro per il castello che spiava noi studenti! E poi Fred e George a
Natale hanno fatto esplodere i fuochi più belli che io abbia mai visto. Devono
averli inventati loro, quelli del Dottor Filibuster non vengono mai così belli,
li avranno modificati in qualche modo.-
-Grandioso, quanto mi dispiace essermeli persi!- esclamò Hermione.
–Sai, con il Mantello dell’Invisibilità sono andato un po’ in giro di notte.-
sussurrò Harry guardandosi attorno per essere sicuro che nessuno ascoltasse
–Volevo dare un’occhiata ai libri del Reparto Proibito, ma mi sono perso. Ho
trovato uno specchio fortissimo, che ti fa vedere quello che desideri di più al
mondo. Ci sono tornato la notte dopo e quella dopo ancora, sempre usando il
Mantello dell’Invisibilità perché altrimenti Mrs Purr mi avrebbe visto e Gazza
mi avrebbe come minimo scuoiato vivo, ma alla terza volta non c’era più lo
specchio e ho incontrato il professor Silente, che mi ha detto di non cercarlo
più. Ha detto che mi aveva visto tutte le volte che ero andato lì a guardare lo
specchio, ma non mi ha detto nulla, non mi ha neanche sgridato, non è strano?-
Rimasero a parlare di ciò che avevano fatto Harry e Ron e di ciò che aveva
fatto Hermione finchè non si fece così tardi che la Sala Comune si svuotò
completamente e rimasero solo loro tre, mentre il legno continuava a sfrigolare
nel camino acceso, producendo un calore incredibilmente piacevole. A un certo
punto il ritratto della Signora Grassa si aprì, i tre si voltarono e videro
entrare con grandi difficoltà Neville, strisciando sulla pancia. I tre amici si
alzarono contemporaneamente e Ron, guardando il ragazzo che continuava a
strisciare, domandò –Neville! Cos’è successo?- Neville, con voce rotta, rispose
–Malfoy. Mi ha fatto l’Incantesimo delle Pastoie giù nell’ingresso!-
-Finite Incantatem.- disse Hermione agitando la bacchetta in direzione del
ragazzo, che tornò a muoversi normalmente. Si alzò e iniziò a scrollarsi di
dosso la polvere che si era depositata abbondantemente sulla sua divisa.
–Dillo alla McGranitt!- esclamò Harry. Neville scosse la testa sconsolato e
borbottò –Non voglio guai.- Hermione capì in quel momento che sicuramente
Neville aveva molta paura di Malfoy, Tiger e Goyle.
–Neville, Malfoy è abituato a fare quello che vuole, ma questo non è un buon
motivo per prostrarsi ai suoi piedi e permetterglielo!- esclamò Ron indignato.
Se Hermione avesse potuto avrebbe dato una gomitata dritta dritta nelle costole
all’amico per avvertirlo che stava dicendo una cosa del tutto inappropriata,
visto come stava Neville, ma Ron era troppo lontano da lei, perciò si limitò a
lanciarli un’occhiataccia che però lui non colse.
–Non c’è bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per far parte di
Grifondoro, ci ha già pensato Malfoy!- disse Neville, ormai quasi alle lacrime.
Harry, comprensivo, tirò fuori dalla tasca una delle cioccorane che Hermione gli
aveva regalato per Natale insieme al libro Il Quidditch nei secoli e la
prose a Neville. Il ragazzo la prese, ringraziò Harry e, dopo averla scartata,
la mangiò. Prese la figurina dall’incarto e la porse ad Harry, dicendo –Io non
le colleziono, mia nonna non me lo permette. Tu la fai la collezione, vero?
Credo che me ne andrò a dormire, adesso. Buonanotte.- detto ciò, Neville
scomparve su per le scale che portavano al dormitorio di Grifondoro.
Harry guardò la figurina che, naturalmente, rappresentava un mago o una
strega famosi. –Chi hai trovato?- domandò Hermione mentre i tre si risedevano
sulle poltrone. Harry sbuffò –Silente. È stato il primo che ho trovato, sul
treno quando siamo…- si interruppe di colpo, fissando il voltò di Silente che,
prima di scomparire, gli rivolgeva un occhiolino. Voltò la copertina e iniziò a
leggere la biografia, poi a un certo punto esclamò –Si! Ecco dov’era! Lo sapevo
che aveva già sentito quel nome, guardate!- Harry passò la figurina a Hermione,
che la voltò. Il piccolo rettangolo era di colore giallo-oro e aveva una cornice
dello stesso colore in stile gotico.
Biografia
Albus Silente
Preside della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts, in Gran Bretagna, Albus Silente è un grande esorcista. Ordine di
Merlino Prima Classe, Stregone Capo e Membro Onorario della Winzegamot, è noto
soprattutto per aver sconfitto il mago del male Grindelwald, per aver scoperto i
dodici modi per utilizzare il sangue di drago e per aver collaborato con il
collega Nicolas Flamel nei suoi esperimenti di alchimia. Il professor Silente
adora la musica da camera, giocare a bowling e un dolce babbano chiamato
Ghiacciolo
-Ma certo!- esclamò Hermione –Non mi è mai venuto in mente di cercare lì,
aspettate un secondo.- si alzò e corse via dalla Sala Comune verso il
dormitorio, dove tirò fuori dal baule il libro che Harry le aveva regalato per
il compleanno, L’alchimia nei secoli. Tornò giù così di corsa che rischiò
di cadere dalla piccola discesa che portava alla Sala Comune e si sedette al
tavolo con Harry e Ron.
–E quello cos’è?- domandò quest’ultimo.
–Il regalo di Natale di Harry, non avevo mai pensato di guardare qui.-
Hermione aprì la pesante copertina color smeraldo con scritto davanti, in
eleganti caratteri dorati
L’alchimia nei secoli
La storia, le personalità e le scoperte
Andò all’indice del libro, a pagina quattrocentoventinove, ed iniziò a
scorrere il dito sulla pagina leggendo tutti i titoli dei capitoli
L’alchimia nei secoli……gli scopi dell’alchimia…… il passato dell’alchimia……
chi fu il primo alchimista inglese…… dove e come fu praticata l’alchimia per la
prima volta e poi, finalmente, lesse Nicolas Flamel: la Pietra
Filosofale, pagina 243. Senza dire una parola trovò la pagina e iniziò a
leggere, poi fece un verso di giubilo –L’ho trovato!- esclamò tenendo bassa la
voce –Eccolo, sentite… Nicolas Flamel è l’unico di cui si sappia sia riuscito a
creare la Pietra Filosofale!- le sue parole tuttavia non sortirono l’effetto
sperato. Harry e Ron la fissavano con sguardo vacuo ed Harry domandò –E cosa
sarebbe la Pietra Filo… come?- Hermione alzò gli occhi al cielo e sbuffò –La
Pietra Filosofale, che gli alchimisti cercano di creare da secoli, è un
materiale capace di trasformare ogni metallo in oro puro, nonché di rendere
immortale colui che la possiede. Nicolas Flamel ha oggi settecentotredici anni e
vive con la moglie Teresina Chigan, arrivata il mese scorso a seicento anni. A
volte mi domando se davvero siete capaci di leggere...- Questa volta Harry e Ron
sembravano impressionati.
–Cavolo… e si che ci credo che Piton la vuole rubare… una pietra che
trasforma tutto quello che tocca in oro e ti rende pure immortale… farebbe
comodo pure a me!- esclamò Ron.
–Non dire sciocchezze, Ron! Se Silente la difende significa che può essere
pericolosa per il mondo dei maghi. Ci dev’essere anche… qualche altra cosa che
la protegge. Perché è chiaro che è quello che nasconde… Fuffy… la Pietra
Filosofale!-
-Cosa credete che ci possa essere di più terribile di un cane a tre teste che
si mangia tutti quelli che incontra? Credete che ci sia… forse una manticora?-
domandò Ron tremando all’idea.
-Manticora? No, non credo che sia legale. Forse in biblioteca troveremo
qualcosa.- propose Hermione. Harry annuì tra se e disse –Si… potremmo andarci
dopo pranzo, no? Tanto fino a domani non abbiamo nessuna lezione, ma poi
iniziamo il secondo quadrimestre, che è più duro del primo, sai? Fred e George
hanno detto che ci saranno lezioni anche di pomeriggio.-
-Ah si? Allora dobbiamo darci da fare oggi. Che ne dite di andare subito a
mangiare? Ormai è ora, no?- Harry e Ron annuirono e i tre si alzarono e, dopo
essere usciti dalla Sala Comune, si diressero verso la Sala Grande, addobbata
per l’epifania.
Piccole befane vestite alcune di nero e altre di viola svolazzavano attorno
alla Sala, fermandosi a volte a sedere sui cinque festoni su cui troneggiavano
su quattro i simboli delle case e quello di Hogwarts sul quinto.
I tre si sedettero alla tavolata di Grifondoro mentre Hermione salutava
alcune persone come Fred, George e Calì Patil, che non aveva visto durante tutte
le vacanze.
–Allora domani c’è la tua prima partita a Quidditch, no?- domandò Hermione ad
Harry servendosi una porzione di melanzane al forno. Harry prese il vassoio
degli spaghetti al sugo e, servendosene un po’, sospirò agitato –Si, cavolo. Non
so bene come mi sento, però. A volte sono sicuro di riuscirci, altre che mi
butteranno giù dalla scopa in due minuti.-
-Non ti preoccupare, Harry, andrai benissimo. Ti abbiamo visto agli
allenamenti, sei bravissimo! L’ultima volta che ho visto giocare così qualcuno
era mio fratello Charlie Weasley, e lui avrebbe potuto tranquillamente giocare
in nazionale se non se ne fosse andato a studiare i draghi!- lo tranquillizzò
Ron bevendo un sorso di succo di zucca.
Non appena finirono di mangiare si alzarono, salutarono Fred e George e
corsero in biblioteca, dove iniziarono a sfogliare tutti i libri riguardanti le
creature magiche che riuscirono a trovare. Dopo circa due ore e mezza la voce di
Hagrid risuonò alle loro spalle –Ciao, Hermione, sei tornata. Tutte bene le
vacanze?- Hermione annuì salutando Hagrid con un sorriso. Poi, di colpo, Hagrid
assunse un’espressione severa e domandò –Cosa ci fate voi qui? Non state mica
ancora a cercare quelle cose su Nicolas Flamel, eh?- Harry ed Hermione sorrisero
mentre Ron, scrollando le spalle e dandosi arie di importanza, diceva –Oh, no,
Hagrid! Quello lo sappiamo già. Solo che ci chiedevamo se davvero la Pietra
Filosofale è…-
-Zitti, basta! Ma cosa vi passa lì dentro nel cervello, eh? Non si deve
parlare così in giro! Venite da me domani, ma sul tardi che prima c’ho da fare,
che vi dico io quello che posso dire, però non vi aspettate tanto perché è cosa
segreta, questa.- disse Hagrid parlando sottovoce.
–Cosa sei andato a vedere, Hagrid?- domandò Harry incuriosito dal volume che
Hagrid teneva dietro alla schiena. –Niente. Zero. Davvero. Ci vediamo, eh?-
Hagrid uscì dall’enorme porta della biblioteca e Ron si alzò immediatamente
–Vado a vedere cosa stava guardando Hagrid.- Ron scomparve dietro uno scaffale e
poi rispuntò con la bocca spalancata e due libri in mano –Draghi! Guardate:
Come tagliare gli artigli d’incanto e Alito pepato, cosa fare quando
il tuo drago incendia tutto ciò che trova.- disse. Harry scosse le spalle
–Quando Hagrid è venuto a prendermi ha detto che ha sempre desiderato avere un
drago.-
-Ma è contro le nostre leggi!- esclamò Ron sedendosi nuovamente accanto a
Harry e davanti a Hermione –L’allevamento dei draghi è stato dichiarato
fuorilegge dalla Convenzione degli Stregoni nel 1709. Non è facile non farsi
notare dai babbani se allevi un drago in giardino e comunque e anche piuttosto
pericoloso: dovreste vedere le scottature che si è fatto Charlie con i draghi
selvatici in Romania!-
-Che tipi di draghi alleva tuo fratello?- domandò Hermione incuriosita –Di
solito tengono solo il Nero delle Ebridi e il Verde Comune del Galles, ma a
volte trovano qualcosa di più pericoloso. Ultimamente stanno studiando i
Dorsorugosi di Norvegia e i Codaspina Infuocati della Scozia.–
-E i babbani non li vedono?- domandò Harry. Ron alzò le spalle –Non proprio,
vedono gli effetti. Ma naturalmente dicono che sono stati dei paromeni
quando una foresta va a fuoco.-
-Piromani, Ron.- lo corresse Hermione.
–Quello che è.- disse Ron scuotendo le spalle –Ma ad ogni modo non è
possibile che Hagrid abbia un drago, quindi non c’è nessun problema. Pensiamo
piuttosto a questa Pietra Filosofale. Credete che abbia sul serio i poteri che
dicono?- domandò.
–Beh, si.- disse Harry. Hermione si dimostrò d’accordo –Se Nicolas Flamel ha
più di settecento anni, credo che non ci sia altra spiegazione, no?-
I tre ragazzi rimasero in biblioteca un’altra mezz’oretta e poi tornarono
nella Sala Comune, visto che probabilmente li avrebbero scoperti se fossero
rientrati tardi due sere di seguito. Tutti e tre sapevano bene che era meglio
non far sapere troppo in giro che sapevano della Pietra Filosofale, altrimenti
avrebbero iniziato a controllarli e non avrebbero più potuto indagare contro
Piton.
Hermione entrò nel dormitorio e salutò silenziosamente Calì Patil, che si
stava infilando il pigiama cercando di non svegliare Lavanda Brown e Sarah
Colbert, che stavano già dormendo. Mentre Hermione tirava fuori dal baule il suo
pigiama la porta di legno del dormitorio si spalancò ed entrò Misha Thompson,
che salutò le amiche e si infilò, come Hermione, il pigiama.
Hermione tirò le tende che circondavano il letto e si infilò sotto le
coperte. Con un soffio spense la candela che bruciava sul comodino e si mise a
dormire. Finalmente era a casa.
La mattina seguente, non appena finirono di fare colazione Hermione e Ron,
con le sciarpe di Grifondoro attorno al collo e gli stendardi della stessa casa
in mano, uscirono in cortile e, come tutto il resto della scuola, si recarono
verso il campo da Quidditch. Percorsero la stradina con il resto della scuola,
che correvano con i loro stessi stendardi fatta eccezione per i Serpeverde e
pochi altri.
–Era in forma il vostro amico? Non vorremo mica far vincere Serpeverde!-
domandò loro un ragazzo biondo di Tassorosso, che però portava lo stendardo del
Grifondoro –Tutti tifiamo per voi, praticamente tutta Tassorosso e tutta
Corvonero, tranne alcuni che hanno degli amici che giocando per Serpeverde.
Nessuno vuole che vinca Serpeverde, non ha più perso da anni, ormai. Da quando
Charlie Weasley è andato via.- spiegò il ragazzo, che Hermione ricordò chiamarsi
Justin Finch-Fletchley.
–Mi pareva abbastanza in forma. Però non ha voluto mangiare nulla a
colazione, era troppo agitato.- disse Hermione prima di salutare Justin e
continuare a camminare con Ron.
Salirono le scalinate di legno e si sedettero in ultima fila. Erano le
postazioni migliori, secondo Ron, perché le partite si svolgevano in alto.
Proprio di fronte a loro c’erano i posti dove sedevano i professori. Davanti a
tutti c’era il professor Silente, con gli occhi che brillavano mentre osservava
l’eccitazione degli studenti che si spostavano sulle scalinate dello stadio.
Accanto a lui la professoressa McGranitt teneva d’occhio un ragazzo di colore
che impugnava un microfono. Era Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, che
doveva commentare la partita. Qualche sedile dietro Hermione vide Piton, seduto
accanto alla professoressa Sprite, e ancora alle sue spalle c’erano Raptor e
Madama Prince, la bibliotecaria.
Madama Bumb, armata di scopa e fischietto, entrò in campo trascinandosi
dietro il baule contenente le palle da gioco e lo aprì. I due bolidi iniziarono
immediatamente a tremare e rimbalzare, facendo muovere l’intero baule. Anche il
boccino d’oro prese a tremare, ma in modo leggero e impercettibile. L’unica
palla che rimase ferma era la pluffa e madama Bumb la afferrò e soffiò
all’interno del suo fischietto.
Dagli spogliatoi uscirono le due squadre e il pubblico iniziò ad esultare
mentre Lee Jordan iniziava il suo commento –Benvenuti a una nuova stagione di
Quidditch alla scuola di Hogwarts! Entrano in campo le due squadre di Grifondoro
e Serpeverde! Il capitano di Grifondoro, Oliver Baston…- mentre Oliver inforcava
la scopa e si alzava in volo lo stadio esplose. –E il capitano di Serpeverde,
Marcus Flitt!- Il capitano di Serpeverde, che come l’intera squadra era grande e
grosso (più o meno della stazza di Tiger e Goyle), raggiunse Oliver e i due si
strinsero la mano in un modo che teoricamente avrebbe dovuto essere amichevole
–Ora la squadra di grifondoro: Johnson, Spinnet, Bell, Weasley, Weasley e…
Potter!- a ogni nome uno dei giocatori raggiungeva il caposquadra nel cielo.
Quando Lee chiamò Harry, i due amici saltarono in piedi urlando e battendo le
mani ed Harry entrò volando come se non avesse fatto altro per tutta la sua
vita.
Quando Lee ebbe presentato anche la squadra di Serpeverde, per ultimo il
cercatore (Matt Roidge, che si piazzò immediatamente davanti ad Harry con
un’espressione minacciosa) madama Bumb riportò il silenzio con un sonoro fischio
e disse, con la voce aumentata magicamente –Voglio un gioco onesto, senza
scorrettezze!- Sembrava rivolgersi soprattutto ai Serpeverde e, in particolar
modo, a Marcus Flitt. Poi liberò i bolidi e il boccino dalle catene che li
tenevano legati al baule e fischiò: la partita era iniziata. Madama Bumb lanciò
in aria la pluffa e Angelina Johnson, una cacciatrice di Grifondoro, la afferrò.
Partì subito il commento di Lee –Grifondoro in possesso di palla! Johnson si
dirige verso le porte, difese da Mike Fulbert di Serpeverde. Si direbbe che
Flitt, come sapete il capitano di Serpeverde, abbia preferito la stazza alla
bravura. Si, mi scusi professoressa… intendevo dire che comunque i giocatori di
Serpeverde sono molto bravi, ma sono anche molto grossi.- Due cacciatori di
Serpeverde, Traig Peables e Brad Dattles si avvicinarono ad Angelina e
iniziarono a prenderla a spallate. Dean Thomas, che era seduto affianco a
Hermione e Ron, saltò in piedi e urlò –Non vale! Cartellino rosso! Buttatelo
fuori!- Ron prese Dean per la manica, strattonandolo –Dean, che stai dicendo!
Non è calcio questo, a Quidditch non si squalifica la gente! E poi che roba è il
cartellino rosso?- domandò. Dean si risedette.
-Oh, no! Serpeverde in possesso di palla!- Flitt si avvicinò alle porte di
Grifondoro e lanciò la pluffa, che centrò l’anello di destra –Dieci a zero per
Serpeverde! Forza, Grifondoro, recupera!- Un bolide si avvicinò a Fred, che lo
colpì con la sua mazza mandandolo verso Flitt che aveva di nuovo la pluffa in
mano.
–Rompigli il naso, Weasley!-
-Jordan!- la voce della professoressa McGranitt risuono dal microfono.
–Scusi, professoressa, scusi. Stavo solo scherzando. Certo, come no... ops,
forse questo non avrei dovuto dirlo al microfono... -Il battitore di Serpeverde,
Joshua Cadman, colpì il bolide lanciato da Fred e colpì George, per fortuna di
striscio. –Guarda, Cadman, che devi colpire i cacciatori, non i battitori! E
invece mi vai a colpire Fred… George… non importa, non li riconosco, ma hai
comunque bisogno di un paio di occhiali!-
-Jordan!-
-Scusi professoressa! Non volevo… o forse si, ma fa niente... ehi, ma quello
non è il boccino d’oro?- una scossa di eccitazione percorse le scalinate mentre
tutti cercavano di individuare il boccino. Hermione e Ron gridarono
incoraggiamenti mentre Harry volava sicuro verso un punto imprecisato del cielo
dove, probabilmente, aveva visto il boccino. Matt Roidge si lanciò dietro ad
Harry, ma fu costretto a deviare per via di un bolide lanciatoli da uno dei due
Weasley (già era impossibile riconoscerli sulla terra ferma e da vicino,
figurarsi a metri di distanza e a velocità così alta). Flitt si lanciò
all’inseguimento di Harry anche se non era il suo compito. Quando Flitt fu
abbastanza vicino ad Harry si sporse e afferrò da dietro la Nimbus 2000
dell’avversario. Madama Bumb fischiò, ma Harry aveva ormai perso di vista il
boccino d’oro. Dean saltò di nuovo in piedi, sbraitando su cartellini rossi,
espulsioni e altre cose che sicuramente non riguardavano il Quidditch. Hermione
saltò in piedi, come del resto tutti i tifosi di Grifondoro, portandosi le mani
sulla bocca mentre Harry per poco non cadeva dalla scopa. Ron fece lo stesso, ma
iniziò ad imprecare contro Flitt. Anche la voce di Lee esplose nel campo –Brutto
imbroglione! Ma che razza di bast…-
-Jordan!-
-Va bene, professoressa, ma deve ammettere che è stato proprio un pezzo di
mer…-
-Jordan, ti avverto! Limitati a commentare la partita!- Lee rimase in
silenzio qualche secondo, poi disse –E va bene. Dopo quest’ignobile
scorrettezza…-
-Jordan!-
-Dopo questo palese e schifoso fallo compiuto da un giocatore altrettanto
sch…-
-Jordan!-
-Dopo quest’azione violenta e disgustosa…-
-Ora basta, Jordan, dammi il microfono e vai a sederti con i tuoi compagni,
continuo io!-
-No, no, mi perdoni professoressa! Non lo farò mai più, davvero, farò il
bravo bambino! Allora, mettiamola così: la sciarpa che il gentilissimo e
amabilissimo Marcus Flitt non porta si è casualmente incastrata
nella scopa di Harry, rischiando altrettanto casualmente di ammazzarlo. Ad ogni
modo, la pluffa per Grifondoro, tiro libero. Johnson, fatti onore!- Angelina
lanciò la palla che entrò perfettamente nell’anello centrale nonostante il tuffo
di Fulbert. –Dieci pari! E vai! Ma un momento, cos’ha la scopa di Potter?-
Hermione, Ron e Hagrid, che era seduto proprio dietro di loro, si voltarono
verso Harry. Sembrava che la scopa lo stesse disarcionando. Saltarono nuovamente
in piedi e fissarono ammutoliti la scena. Tutti i tifosi, Grifondoro o
Serpeverde che fossero, si alzarono ed iniziarono ad urlare, chi per incitare
Harry a riprendere il controllo della scopa chi per incitare Roidge, Serpeverde,
ad approfittare della distrazione di Harry per prendere il boccino. Hermione
notò che Hagrid aveva un binocolo al collo, così glielo chiese e si mise a
scrutare tutto attorno. Il suo sguardo si fermò nella tribuna degli insegnanti:
Piton stava mormorando qualcosa e non distoglieva lo sguardo da Harry. Hermione
sobbalzò e tirò una gomitata a Ron. Poi, senza farsi sentire da nessuno, disse
all’amico –Piton, guarda: sta facendo il malocchio alla scopa di Harry!-
Il volto di Ron sbiancò –E ora che facciamo? Se Harry cade da quell’altezza…-
-Faccio io.- Hermione tirò fuori dal mantello la sua bacchetta e scese le
scale, finendo sotto ai sedili. Corse finchè non arrivò sotto la tribuna dei
professori. Dalle fessure tra uno scalino e l’altro poteva vedere il fondo della
tunica nera di Piton: si avvicinò e, scuotendo la bacchetta, disse –La carne
inflamare.- La tunica immediatamente prese fuoco e, mentre Hermione
scappava, era talmente occupata a non farsi scoprire che non si accorse di non
aver dato fuoco solo alla tunica di Piton, ma anche alla tunica della
professoressa McGranitt, del professor Raptor e del professor Vitius. Ad ogni
modo, quando arrivò al suo posto, notò che aveva avuto successo: Harry aveva di
nuovo il controllo della scopa, o almeno così sembrava anche se stava volando
velocemente verso terra.
-Oh, guarda Weasley! Sei fortunato, Potter deve aver visto una monetina!
Varrà di sicuro di più che tutta la tua casa!- Ron si voltò verso Malfoy, che
era dietro di loro, e ci volle meno di un secondo perché tra i due scoppiasse
una rissa. Ma Hermione non ci fece caso, perché aveva capito cosa stava facendo
Harry: aveva visto il boccino. Ma Harry era andato troppo vicino al suolo e si
schiantò a terra.
–Oh, no! Harry!- gridò Hermione. La rissa tra Ron e Malfoy si fermò e i due
immediatamente fissarono Harry, Ron sperando che l’amico non si fosse fatto
male, Malfoy l’esatto contrario.
Fortunatamente Harry si alzò e sputò qualcosa di dorato: il boccino! Harry se
l’era mangiato! Il ragazzo alzò la mano nella quale il boccino continuava
a muoversi leggiadro mentre la folla scarlatta esplodeva. Hermione abbracciò
Ron, che ricambiò, finchè non se ne resero conto e non si staccarono, totalmente
rossi.
-Harry Potter ha preso il boccino, anche se sarebbe più giusto dire che l’ha
ingurgitato! Grifondoro vince per centosessanta a dieci! Ti sta bene,
Flitt! Prenditela nel…-
-Jordan!- esclamò la professoressa McGranitt. Ma la sua voce non era
minacciosa, anche se voleva esserlo: era troppo felice per la vittoria di
Grifondoro, mentre dietro di lei Piton sembrava furioso. L’intera squadra di
Grifondoro planò esultante ma, dopo qualche minuto, la professoressa McGranitt
li ricacciò nello spogliatoio. Hermione e Ron uscirono dallo stadio esultanti
insieme al resto della scuola, ma invece di rientrare nel castello attesero
Harry fuori dagli spogliatoi. Rimasero in silenzio, ancora un po’ imbarazzati.
Non appena la squadra uscì si avvicinarono all’amico –Harry, Harry, sei stato
fortissimo, sul serio! –
-Si, davvero grande! Ma come hai fatto? Hai praticamente mangiato il
boccino!-
I tre si fermarono un po’ per rimanere indietro rispetto al resto della
squadra, poi Harry domandò –Ma la mia scopa? Com’è successo?-
-Piton. Stava facendo il malocchio alla tua scopa. Hermione l’ha fermato, gli
ha dato fuoco alla tunica! Dovevi vederlo! Credo proprio che abbiamo avuto una
cattiva influenza su di te, vero Hermione? Un paio di mesi fa non l’avresti mai
fatto!- esclamò Ron. Risero per un po’ per la faccia di Piton quando aveva
notato il fuoco che zampillava attorno a lui, poi Harry disse –A proposito di
Piton, sentite un po’ cosa ho sentito mentre venivo al campo stamattina: ero da
solo e ho sentito delle voci. Mi sono avvicinato ed erano Raptor e Piton.-
-E cosa dicevano?- domandò Hermione, sospettando dal comportamento di Harry
che si trattava di qualcosa di sgradevole.
–Piton diceva cose tipo "Ti conviene decidere subito da che parte stare" e
poi ha detto "Avanti, dimmelo, non fingere di non saperlo" e Raptor diceva di
non sapere cosa intendesse Piton.-
-Credete che… ma certo! Probabilmente Raptor ha fatto qualcosa per proteggere
la pietra e Piton vuole sapere come fare a superarla!- esclamò Ron.
–Possiamo solo aspettare che Hagrid ci dica qualcosa stasera.- disse Hermione
scuotendo le spalle –Ma ora è meglio tornare dentro. Credo che sia per questo
che Piton ha fatto il malocchio alla tua scopa, Harry. Potrebbe averti visto,
questa mattina, e forse non vuole che tu vada in giro a raccontare quello che è
successo.-
-Impossibile, non mi hanno visto, ero troppo lontano.- ribatté Harry, ed
Hermione si domandò come facesse a non essere nemmeno un po’ spaventato.
-Un attimo, Hermione... non eri tu, qualche tempo fa, convinta che Piton non
volesse fare nulla ad Harry? Da lì ad accusarlo di tentato omicidio ne passa di
strada, vuol dire che noi semplici mortali siamo riusciti a far cambiare idea
alla, grande, meravigliosa...-
-Sta zitto, Ron.-
________Nota di Herm90
Oggi sono in vena di aggiornamenti, visto che sono completamente senza voce e
con la febbre...
Spero che questo chappy vi sia piaciuto, mi sembra più lungo degli
altri...
Ringrazio un sacco padmeskywalker (certo che continuo a pubblicare!
Dovrete mettervi in ginocchio e supplicare per riuscire a fermarmi, e non sono
certa che in quel caso smetterei XD) e Giuly Weasley (my love! Grazie
mille! Sempre pronta a commentarmi, grazie!!!!! A proposito, l'ultimo chappy
delle quattro stagioni? devo venire lì a torturarti a sangue? XD)
bacioni a tutti, e lasciatemi il solito commentuccio... kiss!
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Capitolo 13 *** Il Dorsorugoso di Norvegia ***
Il Dorsorugoso di Norvegia
Harry, Ron ed Hermione, stretti sotto al mantello dell’invisibilità, aprirono
silenziosamente la porta del castello e uscirono in giardino. Il prato, il lago
e il Platano Picchiatore erano immersi in un’oscurità così densa che da
dov’erano non vedevano altro che le deboli luci che uscivano dalle finestre
della capanna di Hagrid, dall’altra parte del prato. Grazie a quelle luci
camminarono nella giusta direzione, poiché sapevano benissimo che il Platano e
il lago erano molto più a destra della capanna.
Bussarono e dopo qualche secondo Hagrid aprì la porta. Non vedendo nessuno,
il guardiacaccia domandò –Chi và là?-
-Siamo noi, Hagrid.- disse Ron.
Stupito, Hagrid si scostò dalla porta e dopo un po’ domandò –Siete entrati?-
I tre si tolsero il mantello, tornando così visibili.
–Ci mancava, eh? Pure il mantello che fa invisibili. Peggio di spie, voi tre.
Avanti, sedete.-
I tre e Hagrid si sedettero al tavolo. –Allora, sappiamo già parecchie cose.-
disse Harry. Hermione annuì –Già. Sappiamo che nel corridoio del terzo piano c’è
Fuffy, che sotto di lui c’è una botola e che entrandoci si trova la
Pietra Filosofale, creata da Flamel presumibilmente con l’aiuto di Silente.
Sappiamo anche che Raptor ha fatto qualcosa per proteggerla. Volevamo sapere
cos’è che difende la Pietra, se puoi dircelo.-
-E no che non posso! Già sapete troppo! Posso solo dire che tutti hanno fatto
qualcosa per difendere la Pietra. Silente, chiaro. La McGranitt, la
professoressa Sprite, Vitius… e Piton.-
-Piton?- domandarono Harry, Ron ed Hermione stupiti.
–Si, chiaro.-
-Hagrid, Piton sta cercando di rubare la Pietra!- esclamò Harry
disperato.
–Oggi, alla partita, ha fatto il malocchio alla scopa di Harry, perché sa che
lui ha scoperto qualcosa riguardo alla Pietra.- dichiarò Ron. Hagrid guardò i
tre ragazzi stupito, poi disse –Ma non dite sciocchezze. Perché mai avrebbe
dovuto fare il malocchio alla scopa di Harry! Il professor Piton…-
-Senti, Hagrid, noi abbiamo scoperto che è stato Piton a far entrare il troll
nella scuola, ad Halloween, e Piton lo sa. Quindi sa anche che abbiamo cercato o
stiamo cercando di capire perché l’ha fatto entrare, no?- lo interruppe Hermione
prendendo in mano l’enorme tazza di tè che Hagrid aveva poggiato poco prima sul
tavolo insieme alla sua, quella di Harry, quella di Ron e un vassoio di biscotti
dall’aspetto più duro di un sasso che Harry, Ron ed Hermione non presero neanche
in considerazione.
-Mettiamo in chiaro una cosa: Piton ha la fiducia di Silente. E se Silente
gli dà fiducia, anche io gli do fiducia. Come a tutti gli altri che ha assunto.
Anche mastro Gazza, anche se con quello più che una chiacchierata ci darei una
manata. Prima voi tre vi fate passare questa idee che vi frullano in quelle
testoline, meglio è per tutti. Soprattutto per voi. Chiaro?-
-Oh, ma Hagrid…-
-No, Hermione, non ho intenzione…-
-Ma Piton…-
-Il professor Piton, Ron, e non è…-
-Ma se Piton riesce a…-
-Piton non vuole riuscire a fare nulla, Harry. Solo difendere la Pietra, come
tutti gli altri.-
Hermione si voltò verso il focolare. Un calderone vi bolliva sopra, mentre
affianco ad esso si scaldava una specie di palloncino di colore nero con
sfumature rossastre. Mentre Hermione lo osservava, notò che iniziò a riempirsi
di sottili striature bianche, così domandò –Hagrid? Cos’è quello?-
Hagrid si voltò e vide immediatamente le striature bianche, che continuavano
ad aumentare sulla superficie nera e un tempo lucida del palloncino. Il
guardiacaccia si alzò di scatto e con un unico passo raggiunse il camino. Si
infilò un paio di guanti giallo chiaro a fiorellini rossi e se li infilò, poi si
chinò ed afferrò l’oggetto misterioso. Lo poggiò sul tavolo, proprio davanti ai
ragazzi. Ron sobbalzò e in mezzo secondo divenne più pallido di
Nick-Quasi-Senza-Testa –Oh, no. No. Nonononono. Io lo so cos’è questo. Dimmi che
mi sbaglio, Hagrid…-
-Non ti sbagli, Ron.- disse Hagrid mentre Hermione e Harry fissavano senza
capire i due e il palloncino –Un uovo di drago.-
Hermione e Harry sobbalzarono e fissarono l’uovo con apprensione.
–Hagrid… è contro la legge… non si può… non si può proprio…- balbettò
Hermione mentre continuavano a nascere nuove crepe bianche sull’uovo.
-Lo so che non si può, Hermione. Non ho studiato, ma non sono mica scemo,
eh!-
-Ma… dove l’hai preso, Hagrid?- domandò Harry.
–L’ho vinto al pub: alla Testa di Porco, da uno straniero.- Lo spazio tra due
delle crepe si staccò dal resto dell’uovo e immediatamente altri tre pezzi lo
seguirono… quattro… cinque… a un certo punto l’intera testolina del drago spuntò
dalla cavità che si era formata sulla punta dell’uovo. In breve l’intero uovo si
ruppe e il draghetto iniziò a camminare avanti e indietro sul tavolo da pranzo.
Aveva più o meno le stesse proporzioni di un essere umano, ma per ora erano
molto più piccole.
Hermione e i suoi amici sapevano che entro breve sarebbe diventato
infinitamente più grande di un essere umano. La sua pelle era molto scura e
pareva coriacea. Aveva due alette da pipistrello che spuntavano dalla schiena e,
per quanto fosse piccolo, aveva già dei penti relativamente notevoli, simili a
quelli di un cane adulto
-Oh, ma non è un amore? Guardatelo, che tesoro, riconosce la mamma! Norberto?
Ciao, cucciolo!- Hagrid era piegato verso il cucciolo, così alle sue
spalle i tre amici si scambiarono un’occhiata stupita.
-Quello è un Dorsorugoso di Norvegia, non è vero? Charlie li alleva in
Romania.- disse Ron studiando il drago tenendosi ben lontano. Hagrid sollevò la
testa e, guardando amorevolmente Norberto (almeno il nome era più appropriato di
quello che aveva dato a Fuffy), rispose –Si, un bellissimo, dolcissimo
Dorsorugoso di Norvegia.-
Ron strabuzzò gli occhi –Dolcissimo? Hagrid, ti rendi conto di cosa stai
dicendo? Quel coso entro un paio di settimane sarà lungo un metro e alto tre!-
Hermione si unì immediatamente all’invettiva contro il drago –E, nel caso ti
fosse momentaneamente sfuggito di mente, essendo un drago sputerà fuoco! E tu,
Hagrid, vivi in una capanna di legno!-
Hagrid fece per rispondere, ma guardò la finestra appannata per il calore
interno e parve bloccarsi –Chi è quello?- domandò. Harry, Hermione e Ron si
voltarono giusto in tempo per vedere Draco Malfoy correre via sul prato, verso
l’entrata del castello.
–Oh, no, Malfoy! Hagrid, noi dobbiamo tornare al castello immediatamente e
assicurarci che Malfoy tenga la bocca chiusa. Se ci scoprono…- Ron non terminò
la frase: i tre uscirono dalla capanna di Hagrid e corsero per tutto il cortile.
Aprirono l’enorme portone del castello e si incamminarono per i corridoi. Solo
quando sentirono dietro di loro la voce severa della professoressa McGranitt si
resero conto dell’enorme errore fatto: avevano lasciato il mantello
dell’invisibilità alla capanna di Hagrid.
-Sono esterrefatta! Nel mio ufficio, immediatamente.- esclamò la McGranitt.
Voltandosi, i tre si accorsero che accanto alla professoressa c’era Draco Malfoy
con un’espressione gongolante dipinta sul viso pallido. Con lui Harry, Hermione
e Ron entrarono nell’ufficio della McGranitt, che si sedette alla scrivania e li
scrutò con aria severa. Poi disse –Direi cinquanta punti in meno. A ciascuno di
voi. Inoltre scriverò alle vostre famiglie. E domani sera, punizione per tutti e
quattro.- I tre sentirono Malfoy sobbalzare al loro fianco –Come? Scusi,
professoressa… forse ho sentito male, ma… ha detto tutti e quattro?-
domandò Draco con la sua solita voce strascicata.
–Tutti e quattro, esattamente. Anche se con buone intenzioni anche lei,
signor Malfoy, non era nel suo dormitorio. Perciò anche a Serpeverde saranno
tolti cinquanta punti e scriverò a suo padre. Inoltre anche lei subirà la
punizione con i suoi compagni. Tutti nell’ufficio di mastro Gazza domani sera
alle dieci in punto. Se non vi presenterete, la punizione sarà molto peggiore.
Ora andate, presto, tutti nei vostri dormitori. Prima di spedire la lettera ai
vostri genitori avrete la possibilità di leggerla e di aggiungerne una personale
che noi non leggeremo. Forza, svelti.-
I quattro studenti uscirono dall’ufficio e si chiusero la porta alle spalle.
–Se non fosse stato per voi domani sera avrei potuto fare i compiti di
Difesa, invece dovrò passare secoli a… scrivere frasi, o qualsiasi cosa ci
facciano fare!- Esplose Malfoy.
–Nel caso ti fosse sfuggito, Draco, sei stato tu a far punire
noi. Domani sera saremmo tutti liberi se tu ti fossi fatto
gli affari tuoi!- disse Harry. Malfoy sorrise malignamente –Già, ma ora il
vostro caro amico Hagrid verrà licenziato… tenere un drago… magari lo
sbatteranno ad Azkaban!- Prima che Harry e Ron si scagliassero contro Draco,
Hermione li afferrò per la divisa cercando di fermarli. Riuscì a trattenerli
finchè Malfoy non fu scomparso verso i sotterranei, dove si trovava la Sala
Comune di Serpeverde.
-E si lamenta pure! Ci ha fatto punire tutti e dovremo pure sopportarcelo
tutta domani sera!- esclamò Ron mentre si dirigevano a passo svelto verso la
torre di Grifondoro, sperando di non incrociare Piton o Gazza che certo non
sarebbero stati "buoni" come la McGranitt.
-Cavolo, scriverà alle nostre famiglie! I miei si preoccuperanno tantissimo!-
-Avranno paura che tu venga espulsa? Non credo che ci sia questo problema.-
constatò Harry.
-No, quello non li darebbe poi così fastidio, non volevano che venissi, ma si
convinceranno che è pericoloso stare qui e non è certo un bene…-
-Credi che ti faranno tornare a casa?- domandò Ron preoccupato. Hermione
sorrise –Non credo che potrebbero… non pensavo che ti sarebbe dispiaciuto,
comunque.- disse con un sorrisino malizioso.
–Certo che mi dispiace! Altrimenti da chi copio gli appunti di Storia della
Magia per gli esami?- esclamò Ron mentre Harry dava la parola d’ordine
(Psicometria) alla Signora Grassa che, stizzita per essere stata
svegliata, li lasciò passare brontolando.
-Beh… buonanotte!- disse Hermione. Anche Ron e Harry le diedero la buonanotte
e poi si diressero verso il dormitorio maschile mentre Hermione andava dalla
parte opposta.
Salì le scale e, silenziosamente, aprì la porta di legno che cigolò
leggermente. Per fortuna Calì, Lavanda, Sarah e Misha avevano il sonno pesante,
perché nessuna si svegliò neanche quando Hermione aprì e poi chiuse il baule per
prendere il suo pigiama. Mettendosi sotto le coperte, Hermione chiuse le tende
scarlatte attorno al letto e con un soffio spense la candela poggiata sul
comodino. Immersa nel buio, rotto solamente dalla debole luce della luna che
passava fiaccamente dalle piccole fessure che le tende lasciavano aperte ai
quattro angoli del letto, Hermione iniziò a pensare a come avrebbe potuto
giustificare ciò che aveva fatto con i genitori. Sapeva perfettamente che la
professoressa McGranitt non avrebbe certo cercato di sminuire ciò che Hermione e
i suoi amici avevano fatto, perciò i suoi genitori si sarebbero certamente
arrabbiati. Senza riuscire a trovare una soluzione, dopo una trentina di minuti
Hermione si addormentò.
_______Nota di Herm90
ecco un altro capitolozzo!
Grazie mille a Giuly Weasley (si, ho visto il chappy, ma lo sai visto
che ho commentato... :) ) e a Keloryn (wow, due malate al prezzo di
una... io ora sto meglio comunque, sono addirittura riuscita ad andare a
Gardaland...)
Spero che continuiate a leggere e commentare!
Bacioni!
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Capitolo 14 *** Punizione ***
Punizione
La mattina seguente, mentre Hermione, Harry e Ron stavano facendo colazione
con dei toast alla marmellata d’arancia, la professoressa McGranitt entrò nella
Sala Grande a passo svelto e con un’espressione severa dipinta sul volto.
Hermione, che fu la prima a vederla, diede un gomitata a Ron, che era affianco a
lei, e un calcio sulle caviglie ad Harry, che invece si trovava di fronte a
loro, e indicò l’insegnante con un movimento del capo.
La videro avvicinarsi al tavolo di Serpeverde e fermarsi accanto a Draco
Malfoy, che era come sempre insieme a Tiger e Goyle. La professoressa consegnò a
Malfoy un paio di fogli di pergamena con una busta, poi disse al ragazzo
qualcosa e si avviò verso di loro. Non appena la videro arrivare, i tre amici
finsero di mangiare e si voltarono nuovamente solo quando la McGranitt,
fermatosi dietro di loro, si schiarì la voce e disse –Queste sono le lettere per
i vostri genitori. Come sapete potete aggiungerci una lettera da parte vostra.
Voglio che le spediate entro le sei di oggi pomeriggio. Lo saprò, se non le
avrete spedite. E anche se avrete cambiato qualcosa, le pergamene su cui sono
scritte sono state stregate in precedenza dal professor Silente, perciò dubito
fortemente che anche lei, signorina Granger, sarebbe in grado di modificare
qualcosa. Già che ci sono… ecco gli orari delle lezioni di questo quadrimestre.
Arrivederci.-
-Arrivederci.- dissero in coro Hermione, Harry e Ron mentre estraevano
febbrilmente i fogli di pergamena contenuti nella busta. Hermione aprì il suo e
lo lesse nella mente
Gentili signori Granger,
essendo io l’insegnante che ha il dovere di controllare la casa
di Hogwarts di Grifondoro, nonché vicepreside della scuola, ho lo spiacevole
dovere di informarvi della recente trasgressione delle regole di Hogwarts da
parte di vostra figlia, Hermione Jane Granger. Nonostante nel Regolamento
d’Istituto, chiaramente scritto e appeso alla portata degli studenti (alla porta
dell’ufficio del nostro custode, Mastro Gazza, e in ogni Sala Comune), sia
chiaramente specificato che ogni studente deve tornare nel dormitorio o, per lo
meno, nella sua Sala Comune, entro e non oltre le nove di sera, la signorina
Granger, accompagnata da alcuni suoi amici (Harry Potter e Ronald Weasley, di
Grifondoro, e Draco Malfoy, appartenente alla casa di Serpeverde) si è recata
nel cortile della scuola alle dieci di sera ed è rientrata più di mezz’ora dopo.
Tale azione, oltre ad essere esplicitamente contro il regolamento, avrebbe
potuto essere pericolosa poiché, se nel buio fossero caduti nel lago o si
fossero addentrati nella Foresta Proibita, le conseguenze avrebbero potuto
essere decisamente dannose per la loro incolumità. Per questo motivo abbiamo
naturalmente preso provvedimenti: alle case sono stati tolti 50 punti per ogni
studente ed inoltre passeranno la sera di oggi in punizione, stabilita dalla
sottoscritta.
In fede,
Minerva McGranitt, Vicepreside
-Cavolo, l’ha messa giù pesante!- esclamò Ron, alla quale la McGranitt aveva
scritto le stesse identiche cose scritte a Hermione, ad Harry e,
presumibilmente, anche a Draco Malfoy.
-Oh, no… i miei mi uccideranno!-
-I Dursley rimarranno molto delusi.- disse Harry. Hermione e Ron, che stando
a ciò che Harry aveva detto loro avevano capito che ai Dursley non importava
assolutamente nulla di ciò che accadeva ad Harry, lanciarono sguardi confusi
all’amico, che sorridendo disse –Avrei potuto annegare nel lago o perdermi per
sempre nella Foresta Proibita, invece sono sano e salvo e dovrò tornare da loro
a fine anno. No, sono più che sicuro che non me la perdoneranno tanto
facilmente.-
Hermione e Ron scoppiarono a ridere e, mentre la professoressa McGranitt
girava per la Sala Grande distribuendo gli orari, loro afferrarono quelli che li
aveva consegnato pochi minuti prima.
Lunedì |
Martedì |
Mercoledì |
Giovedì |
Venerdì |
Trasfiguraz. |
Difesa |
Incantesimi |
Trasfiguraz |
Difesa |
Trasfiguraz |
Difesa |
Incantesimi |
Trasfiguraz |
Difesa |
Pozioni |
Difesa |
Incantesimi |
Pozioni |
Storiamagica |
Pranzo |
Pranzo |
Pranzo |
Pranzo |
Pranzo |
Erbologia |
Storiamagica |
Pozioni |
Erbologia |
Trasfiguraz |
Erbologia |
Storiamagica |
Pozioni |
Storiamagica |
Pozioni |
-Terribile! Ma andiamo, non è possibile! Ogni giorno abbiamo Pozioni e
Trasfigurazione!- si lamentò Ron dopo aver letto l’orario.
–Beh, non il martedì.- li fece notare Hermione scorrendo con lo sguardo
l’orario.
–Mi prendi in giro? Sai che soddisfazione, Storia della Magia!-
-Fammi capire, tu vorresti fare quante materie in tutto? Due? Tre?-
-Non sto dicendo questo, però…-
-Oh, insomma, la finite?- esclamò Harry ridacchiando -Com’è possibile che
trovate sempre un motivo per litigare?-
-Non è colpa mia, è lui che…-
-Non è colpa mia, è lei che…- Hermione e Ron, che avevano iniziato a parlare
nello stesso istante, si fermarono e tutti e tre scoppiarono a ridere.
-Cavolo, siamo in ritardo megagalattico! Sbrighiamoci, già la McGranitt è
incavolata con noi.- disse Hermione infilando nella borsa l’orario e la lettera.
I tre si alzarono e corsero verso l’aula di Trasfigurazione. Non appena
entrarono notarono che la professoressa non era ancora arrivata, così entrarono
tranquillamente. Sulla cattedra era seduto solo un gatto grigio, che
evidentemente serviva per la lezione. Magari avrebbero iniziato la
trasfigurazione degli animali! Fino a quel momento si erano fermati agli
invertebrati.
–Meno male, proprio il primo giorno del quadrimestre…- stava dicendo Ron. Non
appena Ron ebbe finito di parlare, il gatto saltò giù dalla cattedra. Durante il
salto, l’animale prese gradualmente la forma della professoressa McGranitt, che
quando atterrò davanti ai tre aveva ormai assunto del tutto le sembianze umane
originali e l’espressione severa del volto. Hermione, Harry e Ron rimasero di
stucco.
–Lei… è stata maledettamente brava.- disse Ron fissando la professoressa ad
occhi sbarrati.
–La ringrazio, signor Weasley. Con questo giudizio potrò finalmente dormire
tranquilla.- rispose fredda la McGranitt –Ora ai vostri posti, per favore.-
aggiunse l’insegnante mentre la classe attorno a loro ridacchiava sotto i baffi.
I tre amici si diressero verso gli ultimi tre posti liberi. Harry e Ron si
sedettero al primo banco in prima fila partendo da sinistra, mentre Hermione si
sedette l banco affianco accanto a Mandy McTass, una ragazza dai lunghi ricci
biondi appartenente alla casa di Corvonero con cui i Grifondoro seguivano le
lezioni della McGranitt. La professoressa si schiarì la voce –Bene, quello che
avete appena visto, alcuni di voi solo per metà a causa del loro ritardo, è un
caso di trasfigurazione umana. Essendo molto complicata non si insegna in modo
pratico fino al settimo anno, anche se al sesto si inizia a trasfigurare una
parte del corpo. Quest’anno tuttavia inizieremo a studiare la teoria della
trasfigurazione umana. Chi di voi sa dirmi cos’è un animagus?- domandò la
professoressa McGranitt. La mano di Hermione scattò subito in aria, solitaria
–Si, so che lei lo sa, signorina Granger. Nessun altro?- nell’aula non si mosse
una mosca –Forse se ci mettessimo io e la signorina Granger a fare lezione
sarebbe la stessa, identica cosa. Voglio che mentre spiego prendiate APPUNTI
invece di dormire. E credo che per prendere appunti voi abbiate bisogno di CARTA
E PIUMA, VOI CHE DITE?- la voce della professoressa McGranitt risuonò nell’aula,
mentre tutta la classe si affannava per prendere i fogli di pergamena e le penne
d’oca dalla cartella –Molto bene. Signorina Granger, può darci la definizione di
animagus mentre i suoi compagni PRENDONO APPUNTI? Badate, chi la prossima volta
non sa dirmi cos’è un animagus sarà direttamente bocciato agli esami di fine
anno. Signorina Granger.-
Mentre i suoi compagni si preparavano a scrivere, Hermione disse –Un animagus
è un mago che ha la capacità di prendere le sembianze di un dato animale.-
La professoressa annuì –Molto bene. Ora, naturalmente un animagus non…-
Quando due ore più tardi uscirono dall’aula Harry, Ron ed Hermione erano
pieni zeppi di complicati appunti sugli animagus e del modo in cui la loro
trasformazione era regolata dal ministero.
Il resto della giornata passò abbastanza in fretta, come succede sempre
quando non vuoi che arrivi la sera. Anche se la lezione di Pozioni con i
Serpeverde si rivelò naturalmente esasperante, poiché da quando Harry si era
salvato alla partita di Quidditch Piton era terribilmente odioso con Hermione,
Ron e soprattutto con Harry, e durante la lezione di Erbologia, che seguivano
con i Tassorosso, la Campana dei Morti che i tre stavano curando iniziò a
suonare all’inizio della lezione e non la smise finchè la professoressa Sprite
non si avvicinò a loro e li fece notare che avevano un’intera coltivazione di
scarafaggi all’interno del vaso, proprio accanto alle radici.
Nel pomeriggio Hermione e Ron scrissero le lettere ai loro genitori per
aggiungerle a quelle scritte dalla McGranitt.
Cari mamma e papà, so che avete appena letto la lettera scritta
dalla professoressa McGranitt. So che sperate di sentirvi dire che non è stata
colpa mia, che mi ci hanno trascinato, ma non è così e non voglio assolutamente
incolpare Harry e Ron. È vero che eravamo in giro dopo il coprifuoco imposto
dalle regole della scuola, tuttavia posso dirvi che avevo un buon motivo per
farlo, anche se purtroppo ancora non posso dirvi nulla, mi dispiace. Nonostante
tutto non dovreste pensare quello che sicuramente state pensando, cioè che
Hogwarts è un posto pericoloso perché è il posto più affascinante in cui io sia
mai stata, e il fatto che ci abbiano trovati subito dovrebbe farvi capire quanto
siamo ben controllati.
Vi voglio bene,
Hermione
Quella sera, dopo aver spedito le lettere come la McGranitt aveva ordinato
Harry, Hermione e Ron si trovarono davanti alla porta dell’ufficio di mastro
Gazza, attendendo di sapere quante frasi avrebbero dovuto scrivere o quanti
gabinetti o trofei avrebbero dovuto pulire quella notte. Dopo qualche minuto dal
corridoio di destra arrivò Malfoy, con un’espressione funerea almeno quanto la
loro dipinta sul volto. Nessuno di loro si salutò: si limitarono a scambiarsi
occhiate piene di odio senza dire una parola.
Non appena la lancetta dell’orologio da polso di Hermione si spostò sul dieci
la porta dell’ufficio di Gazza si aprì e il custode ne uscì, con un ghigno
soddisfatto.
-Bene, bene. Vogliamo andare?- domandò Gazza, anche se in realtà non era una
domanda che presupponeva una risposta. Più che altro era un ordine. Il gruppetto
seguì Gazza attraverso i corridoi. Ad un certo punto il custode si mise a
borbottare, evidentemente rivolto a loro –Eh, già. Come mi mancano le magnifiche
punizioni di una volta. Ai miei tempi, quando ti mettevano in punizione, ti
appendevano per le caviglie giù nei sotterranei. Oh, come mi mancano quelle
urla! E invece non siete neanche affidati a me, ma a quel mezzo cervello di
Hagrid.-
Sul volto di Harry, Ron ed Hermione nacque immediatamente un sorriso che,
fortunatamente, Gazza non vide. Il gruppetto uscì dal portone principale e si
diresse, Gazza in testa, verso la capanna di Hagrid. Le luci delle finestre
erano spente, ma si vedeva una luce proprio accanto alla casa del guardiacaccia.
Fu verso quelle luci che si diressero.
Hagrid e Thor erano lì fuori e Hagrid teneva in mano due torce. Aveva un’aria
piuttosto sconsolata.
–Oh, andiamo Hagrid, non sarai mica ancora arrabbiato per quello stupido
drago!- esclamò Gazza con la sua solita voce strozzata.
–Cos’è successo a Norberto, Hagrid?- domandò Ron. Il guardiacaccia trattenne
un singhiozzo, poi rispose –Lo hanno mandato in Romania, dove sta tuo fratello
Charlie. In uno degli allevamenti che ci sono laggiù.- Hermione aggrottò le
sopraciglia –Ma, Hagrid, allora sarà contento, no?-
-Si, ma… e se poi la Romania non ci piace? E se gli altri draghi ci fanno i
dispetti? È solo un cucciolo!- esclamò Hagrid. Draco e Gazza sollevarono lo
sguardo al cielo e sinceramente né Hermione, né Harry e né Ron trovarono nulla
da ridire.
–Su, Hagrid. Porta questi qui nella Foresta e facciamola finita. Io me ne
torno a letto. Buona fortuna!- esclamò Gazza canzonario, allontanandosi a passo
malfermo. Hermione, Harry, Ron e Malfoy sbiancarono, pregando di non aver
sentito bene –Non… ma Hagrid, non avrà detto sul serio…- balbettò Hermione.
–Nella Foresta Proibita?- la interruppe Draco –Ma non si può! È Proibita!
Sennò non si chiamerebbe Foresta Proibita! Non si può! Quando mio padre…-
Hagrid non lo lasciò terminare la frase –L’alternativa è l’espulsione. Se
preferisci, puoi tornare al castello e iniziare a fare la valigia, se pensi che
tuo padre lo preferisca...-
Malfoy parve non trovare nulla da replicare così il gruppo, seguito da Thor,
si avviò all’interno della foresta.
Era buio, ma le lanterne fornivano una debole luce che permetteva loro di
vedere almeno dove mettevano i piedi.
–Hagrid, cosa dobbiamo fare qui?- domandò Hermione, la voce tremante.
–Guardate. Sangue di unicorno. La scorsa settimana ne ho trovato uno morto,
la settimana prima un’altro e pare che ce ne è un altro ferito, ora. Dobbiamo
trovare lui e curarlo, ma se lo troviamo che sta troppo male lo dobbiamo
abbattere. Per non farlo soffrire troppo. Ora: ci dividiamo. Io vado di là. Me
la so cavare, io. Invece voi quattro andate di là.- spiegò Hagrid.
–Con Thor, però.- esclamò Draco adocchiando i denti affilati del cane.
–Va bene. Ma ti avverto: è un gran vigliacco.- acconsentì Hagrid –Se qualcuno
trova l’unicorno, spara con la bacchetta scintille verdi in alto e gli altri lo
raggiungono subito. Se uno è in pericolo, spara scintille rosse. Tutto chiaro?
Bene. Ci si vede!-
Hagrid si voltò e si incamminò dopo aver lasciato ad Harry una delle due
lanterne. Bastarono pochi passi perché scomparisse dal loro campo visivo.
–Quindi qui c’è… c’è qualcosa che ammazza gli unicorni e… e noi dobbiamo
trovarlo?- domandò Ron con voce spaventata.
–Così pare.- anche la voce di Harry era decisamente angosciata.
–Ma è matto! Sono tutti matti! Questi non sono lavori da… da studenti!-
esclamò Malfoy mentre si incamminavano a passo insicuro tra gli alberi, con Thor
che camminava accanto a loro.
–Se non ti conoscessi bene, Draco, direi che hai paura!- constatò Harry
mentre voltavano dopo aver sorpassato un albero dal tronco bitorzoluto.
–Paura! Ah! Non dire scemenze, Potter!- lo rimbeccò Draco –Occupati della
Granger, lei si che ha paura!- Hermione lanciò a Malfoy un’occhiataccia. In
effetti aveva paura, ma sapeva che ce l’aveva anche Malfoy, perciò decise di non
darlo a vedere –Io non ho paura, Malfoy. Tu, piuttosto, guarda che se anche ti
allontani da Thor di più di cinque millimetri nessuno ti salta addosso!-
-Non sto appiccicato a Thor! È capitato e basta, guarda, adesso mi allontano
così ci puoi andare tu vicino a Thor, visto che ci tieni tanto.- ribattè Draco.
Ad un certo punto Harry si bloccò –Zitti! Non avete sentito niente?- domandò
ai compagni, che immediatamente fecero silenzio e tesero le orecchie. In breve
il rumore che Harry aveva sentito si ripeté: un debole risucchio proveniva
dritto da una zona imprecisata davanti a loro e li fece rabbrividire. I quattro
tirarono immediatamente fuori le bacchette da sotto il mantello e, tenendole
dritte davanti a loro, sollevate in posizione di attacco, avanzarono verso il
luogo da cui era provenuto il rumore e da cui continuava a provenire. Ogni volta
che la luce della lanterna illuminava un nuovo centimetro di foresta si
aspettavano di veder spuntare davanti a loro una terrorizzante e ferocissima
creatura.
Le loro paure si avverarono dopo appena tre o quattro passi. Un magnifico
unicorno, un tempo di un bianco splendente, era steso a terra, la bocca
leggermente aperta, un rigagnolo di sangue che dal collo gocciolava a terra,
impregnando le foglie. China sul collo dell’animale una figura incappucciata,
avvolta in un ampio mantello nero che si allargava a coprire tutto il corpo del
mostro e un po’ del terreno circostante.
Hermione, Harry, Ron e Draco si bloccarono, senza fiato. Probabilmente la
creatura li aveva sentito, perché alzò il volto verso di loro. Non tutto il
volto si vedeva, perché un cappuccio copriva la parte superiore. Il naso e gli
occhi erano coperti, ma si intravedeva un mento biancastro dal quale gocciolava
il sangue dell’unicorno. I quattro sapevano che avrebbero dovuto lanciare le
scintilla rosse, ma erano pietrificati dal terrore.
La figura incappucciata si alzò: non aveva piedi, galleggiava in aria e il
suo mantello scivolava sotto e dietro, circondando il corpo, dall’aspetto allo
stesso tempo gracile e terrificate. I quattro ragazzi erano bloccati, totalmente
incapaci di muovere un solo muscolo per allontanarsi da quell’essere, ma ciò non
accadde a Thor, che non appena vide il viso della creatura lanciò un guaito
penoso e fuggì a gambe levate tra gli alberi della Foresta Proibita. A stento
Hermione, Harry, Ron e Draco si accorsero che l’enorme cane non era più accanto
a loro, tanto era il terrore che scivolava sulla loro pelle, vi entrava e
circolava nelle loro vene, mescolandosi con il loro sangue.
L’incappucciato si avvicinò a loro galleggiando nell’aria. Sentirono il suo
gelido fiato, i suoi rumorosi e freddi sospiri sfioravano i loro volti mentre
era sempre più vicino. Ad un certo punto, accanto ad Hermione, Draco lanciò un
urlo e fuggì, passando proprio dove poco prima era passato Thor, o forse molto
tempo prima, poiché avevano completamente perso la nozione del tempo alla vista
di quel volto inumano e spettrale per metà coperto di sangue. Lo sguardo
dell’uomo passò da Hermione a Ron, poi guardò Harry e il suo sguardo si fermò
sulla sua fronte. In quel momento il volto di Harry si contrasse in una smorfia
di dolore e la sua mano scattò sulla cicatrice. La mano dell’incappucciato
scattò sotto il mantello ed estrasse la sua bacchetta magica da una tasca che
intravidero nell’ombra. Con un fluido e leggero movimento della bacchetta,
l’essere iniziò a pronunciare una formula magica con voce fredda, spettrale,
roca e spaventosa –Avada…-
Nella minuscola parte del suo cervello che ancora rimaneva in grado di
ragionare Hermione capì, come per un eco lontana, che quella che l’incappucciato
stava pronunciando era la formula dell’Avada Kedavra, una delle tre Maledizioni
Senza Perdono e forse la più terribile, quella che provocava la morte. Le mani
dei tre ragazzi scattarono, anche se con pochissima speranza, alzando in difesa
le rispettive bacchette. L’incappucciato stava per terminare la formula quando
qualcosa, un enorme macchia scura, lo colpì giungendo da una collinetta dietro
ai tre ragazzi.
Mentre l’incappucciato fuggiva, i tre ragazzi riuscirono finalmente a capire
chi o cos’era il loro salvatore. Lo squadrarono dal basso verso l’alto. Lo
zoccolo anteriore destro, nero come gli altri quattro, si muoveva nervosamente
sbattendo a terra. Le zampe e il corpo, pelosi, erano di colore marrone scuro.
Appena sotto l’ombelico il pero scompariva di netto, lasciando il posto a pelle
umana decisamente pallida. I capelli neri cadevano sulle spalle muscolose e
incorniciavano l’attraente volto umano dagli occhi neri.
Il centauro si avvicinò lentamente al gruppetto e disse –Siete studenti della
scuola di Hogwarts, noto. Cosa fate qui?- con voce calda e profonda.
–Siamo… con Hagrid. Siamo in… in punizione.- balbettò Harry dopo una
comprensibile pausa dovuta allo spavento subito.
–Hagrid e Silente devono avere grande stima delle vostre abilità. Non tutti
gli studenti sono abbastanza esperti per entrare nella Foresta. Non di questi
tempi… ma… vedo ciò che vedo? O è un illusione? Harry Potter?Sei proprio tu?-
Harry annuì. –E quali sono i vostri nomi?- domandò il centauro. I due si
presentarono con voce incerta, poi il Centauro disse –Il mio nome è Fiorenzo.
Solo un avvertimento, signor Potter, non è prudente addentrarsi nella foresta,
di questi tempi.- Fiorenzo alzò lo sguardo verso il cielo stellato e disse
–Marte è molto luminoso negli ultimi tempi. E i barlumi della sua luce toccano
quelli di Europa, luna di Giove.- Hermione, Harry e Ron alzarono le sopraciglia
e quest’ultimo esclamò –Ah… ed è un bene?- lo sguardo di Fiorenzo,
indecifrabile, si spostò su di lui –No, signor Weasley, è un male. Un grande
male.-
-Fiorenzo!- esclamò il vocione di Hagrid alle spalle dei tre ragazzi.
Hermione, Harry e Ron si voltarono. Hagrid aveva un grosso fucile in mano e Thor
era affianco a lui, con Malfoy nascosto dietro.
–Buonasera, Hagrid. Bene, ora che sei arrivato, posso lasciarvi.
Arrivederci.- Fiorenzo cavalcò svelto. Presto sparì nel buio e il suo galoppo
venne nascosto dalle scure fronde degli alberi. Hagrid scese velocemente dalla
collinetta su cui si trovava e immediatamente Thor e Malfoy lo seguirono.
-Cos’è che vi è successo? Quello lì mi ha detto solo che qui ci stava un
mostro.- disse Hagrid accennando a Malfoy con un gesto della mano sinistra,
poiché nella destra teneva stretto il fucile. Harry indicò l’unicorno che ancora
giaceva a terra senza vita dietro di loro e disse –Quella… cosa… lo stava
mangiando.-
-No.- disse Hagrid avvicinandosi all’animale ed esaminandone attentamente la
ferita che riportava sul collo –Non lo stava mangiando. Beveva il suo sangue.
Avete visto cos’era?- domandò il guardiacaccia avvicinandosi nuovamente ai
quattro ragazzi e al cane.
–Era un… uomo, credo. E… era incappucciato. Con il sangue che li colava dalla
bocca.- Hermione rabbrividì raccontando ciò che avevano visto, ricordando il
soffio gelido della creatura, il modo spettrale in cui si muoveva…
-E quando si è avvicinato… galleggiava nell’aria, tipo.- disse Ron.
–Torniamo al castello. Qui non è più un posto per voi. Andiamo.- disse
Hagrid. Nonostante le lunghe falciate di Hagrid, nessuno dei quattro ebbe
problemi a tenere il passo, tanto erano spaventati all’idea di incontrare
nuovamente quell’essere.
Non appena entrarono nel castello, dopo aver lasciato Thor alla capanna di
Hagrid, accompagnarono Draco alla Sala Comune di Serpeverde e poi Hagrid li
accompagnò alla loro Sala Comune.
–Hagrid… perché bere il sangue di unicorno?- domandò Harry incuriosito e
anche un po’ impaurito.
–Il sangue di unicorno, Harry… serve a far restare in vita un moribondo, ma
non è un bene. Hai ucciso un essere puro e innocente. Dal momento in cui bevi un
sorso di sangue, vivi una vita a metà, dannato, sei, ecco come si dice.
Ora entrate e tenetevi lontano dai guai, da adesso. Chiaro? Buonanotte.-
Rimuginando, i tre salutarono Hagrid ed entrarono nella Sala Comune dopo aver
dato la parola d’ordine (Bolidi) alla signora Grassa. Senza dirsi nulla,
capirono che prima di andare a letto dovevano parlare. Così si sedettero, come
se fossero stati d’accordo, su tre poltrone accanto al fuoco che scoppiettava
allegramente nel caminetto, e rimasero per qualche secondo in un silenzio
meditabondo. Fu Harry il primo a parlare –Ma chi vorrebbe vivere una vita
dannata? Meglio morire, no?-
Hermione, dopo qualche secondo, ebbe l’occasione di dar voce a un pensiero
che le era venuto quando Hagrid aveva detto a cosa serviva il sangue di unicorno
–Qualcuno che non ha niente da perdere.- disse, guardando Harry negli occhi. Lui
sobbalzò –Voldemort?-
-Non pronunciare quel nome!- esclamò Ron immediatamente. Poi domandò –Voi
credete davvero… che quello che abbiamo visto era… lui?-
Nessuno rispose. Sapevano già cosa stavano pensando gli altri. Si erano
trovati faccia a faccia con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Ad un certo
punto Ron esclamò, con l’aria di chi ha capito qualcosa che cercava di spiegare
da tempo –Ma si, certo! Piton…- a quel punto abbassò la voce, fino a
trasformarla in un sussurro –Non vuole la Pietra Filosofale per lui, ma per
portarla a… Voi-Sapete-Chi!-
-La Pietra… dona vita eterna. Riuscirebbe a… a riavere la sua vita.- sussurrò
Hermione mentre questa nuova, terrorizzante idea si instaurava come un pesante
macigno dentro di loro.
–Ma… se lo facesse… se riuscisse a prendere la Pietra… tornerebbe ad avere il
potere che aveva undici anni fa.- disse Harry. Decisamente turbati, decisero di
andare a dormire, ma nessuno dei tre riuscì a chiudere occhio, quella notte.
Hermione si infilò sotto le coperte e con un soffio spense la candela.
Sentiva il respiro regolare delle sue compagne di stanza, ma non le servì a
trovare il sonno. Pensava al luogo in cui si era trovata meno di un’ora prima.
Nella Foresta Proibita, faccia a faccia con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato,
probabilmente il mago più crudele di tutti i tempi. Avrebbe potuto ucciderli con
un solo incantesimo, tutti e quattro, non appena li aveva visti. Ma non l’aveva
fatto. Perché? Forse non era ancora abbastanza potente? Forse non voleva che
altre persone scoprissero che stava preparandosi a tornare. Forse non aveva la
bacchetta. Forse non gli era venuto in mente.
Forse. Forse.
Non sapeva nulla. Non aveva senso fare delle supposizioni, non sapeva neanche
con certezza se era proprio lui quello che avevano incontrato nella foresta.
Forse era solo un poveraccio che aveva preferito essere dannato che affrontare
la morte. Nonostante questa nuova possibilità, Hermione continuò a pensare che
avrebbero già potuto essere morti. Sapeva che lei, Harry e Ron si stavano
immischiando in una faccenda troppo grande per loro, troppo pericolosa e che
avevano un nemico che, chiunque fosse, era troppo forte e potente per loro.
Sapeva che sarebbe potuta finire molto male, ma sapeva anche che non avrebbero
potuto non fare nulla. Sapeva che, dopo aver scoperto quello che avevano
scoperto, sapendo ciò che sapevano, non potevano ignorare ciò che stava
accadendo. Perchè, che quello fosse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o no, era
ovvio che qualcosa stava accadendo.
________Nota di Herm90
Zalve! Lo so che in teoria sono solo Harry e Draco che vedono Voldy, ma non
potevo far semplicemente andare Hermione e Ron con Hagrid e fargli raccontare
tutto da Harry, sarebbe stato noioso, quindi...
Grazie a keloryn per aver commentato lo scorso capitolo (la reazione
ci sarà, ma dovrai aspettare ancora un po'...)
Kiss a tutti e... ricordatevi di commentare!
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Capitolo 15 *** L'ufficio di Silente ***
L’ufficio di Silente
Quando la mattina seguente, la mattina degli esami, si svegliarono, Hermione,
Ron e Harry si recarono in Sala Grande parlando sottovoce di ciò che era
successo loro la sera precedente. Quando si sedettero al tavolo, Neville arrivò
e si sedette accanto a Ron, che era seduto di fronte a Hermione e Harry. Neville
li salutò, squadrandoli da sotto in su in qualche modo impaurito, poi si servì
una porzione di uova strapazzate e un paio di fette di bacon e iniziò a mangiare
silenziosamente, lanciando a volte delle rapide occhiate ai tre amici.
-Dicono che siete andati nella Foresta Proibita, ieri notte. È vero?- si
decise finalmente a domandare quando ormai aveva finito una delle fettine di
bacon e stava per passare all’altra.
Hermione, Harry e Ron annuirono e Neville lanciò loro uno sguardo impaurito e
pieno di rispetto. –E… com’è? Fa così paura come dicono? Io sarei terrorizzato!-
esclamò Neville con la voce che tremava un po’ alla sola idea.
–Terrificante.- disse Hermione. Ron rincarò la dose –Terribile.- Harry si
limitò ad annuire e a comunicare con uno sguardo agli amici di non dire nulla di
ciò che in realtà avevano visto. Naturalmente Hermione e Ron avevano già deciso
di non raccontarlo, ma Neville disse –Malfoy racconta a tutti che avete
incontrato un uomo incappucciato che vi voleva uccidere e che lui l’ha ucciso
con una fattura.-
A questo punto Ron non riuscì a trattenersi ed esclamò, contrariato –Malfoy?
Ma se è fuggito come un coniglio appena l’ha visto!-
Hermione tirò all’amico un calcio sugli stinchi con tutte le sue forze, ma
ormai Ron aveva confermato quella parte del racconto di Draco.
–Allora è vero che c’era un uomo incappucciato! Non avete avuto paura? Malfoy
dice che ve la siete fatta sotto, ma visto che dice anche che lui l’ha
ammazzato…- esclamò Neville.
–Chiaro che abbiamo avuto paura, però non ce la siamo fatta sotto!- protestò
Harry lanciando un’occhiata al tavolo di Serpeverde dove mentre Malfoy parlava i
compagni attorno a lui si voltavano parecchie volte verso di loro, ridacchiando
e indicandoli a dito. Anche alcuni Corvonero erano attorno a Malfoy e
ascoltavano il suo racconto, anche se non erano convinti come i Serpeverde della
verità di ciò che il ragazzo diceva.
Hermione, Harry e Ron fecero colazione in fretta, mangiando solo un po’ di
bacon, poi fecero per alzarsi ma il familiare fruscio dei gufi che entravano
dalla finestra ricordò loro che stavano ancora attendendo la risposta dei
genitori di Hermione e di Ron, perciò si sedettero.
Un allocco grigio decisamente spennacchiato si posò davanti a Ron e fu
immediatamente imitato da un gufo color paglia, che atterrò un po’ più
delicatamente. In effetti l’allocco, che si rivelò essere Errol, il gufo di
Percy, finì nel piatto vuoto di Harry e sarebbe scivolato fino alla fine del
tavolo se Harry non fosse stato abbastanza veloce nell’afferrarlo.
Entrambi i volatili avevano una busta attaccata alla zampa, tuttavia mentre
la busta di Errol era di pergamena giallognola scritta sicuramente con una piuma
d’aquila quella legata al gufo della scuola era una normale busta da lettere
babbana. I due ragazzi presero ognuno la sua busta e la aprirono, estraendo il
foglietto con trepidazione.
Sapevo che quella scuola era estremamente pericolosa, Hermione,
ma nonostante questo abbiamo deciso di permetterti di frequentarla. Tuttavia
sembra che quel mondo abbia su di te una cattiva influenza, perciò io e tua
madre abbiamo deciso di venire a prenderti questa settimana per riportarti a
casa, dove riprenderai a frequentare la tua vecchia scuola con le tue amiche.
Abbiamo già mandato una lettera alla professoressa McGranitt, che ci ha mandato
una lettera, come sai, per informarci di ciò che avevi fatto. La professoressa
ha parlato con il vostro preside, Albus Silente, che si è dichiarato d’accordo a
riceverci questo sabato per sistemare le cose. Perciò ci rivedremo tra pochi
giorni.
Un bacio
Papà
Hermione rimase lì, ferma, imbambolata, fissando il foglio di carta con le
mani tremanti.
Ron, che aveva appena letto la sua lettera, disse –Beh, me l’aspettavo. Ci
hai delusi profondamente… cosa diavolo ti è saltato in testa...
perché non prendi esempio da Percy invece che da quelli scansafatiche di Fred e
George… bell’esempio da dare a Ginny… non è passato neanche un
anno e gia combini guai… le solite cose. Sono due anni che le scrive a Fred
e George. A te cos’anno detto Hermione? Hermione? Hermione? Stai bene?-
Hermione alzò gli occhi dalla lettera e guardò negli occhi i due amici –Mi
riportano a casa.- disse con voce bassa e tremante.
Ron ed Harry spalancarono gli occhi. –Ma… non possono! Sei la migliore della
scuola… e poi non hai fatto niente di così terribile…- disse Harry cercando di
suonare tranquillizzante.
–Vedrai, Hermione, Silente non lo permetterà.- disse Ron rassicurante.
–Silente ha detto… che possono venire questo sabato… domani… guarda, è
scritto qui.-
Harry e Ron lessero velocemente la lettera, poi si alzarono di scatto –Forza,
dobbiamo dire a Silente che non può… che non vuoi andartene.-
-Già. Alzati, Hermione. Ci faremo dire da Fred e George dov’è l’ufficio di
Silente.-
Hermione, mentre le lacrime le riempivano gli occhi, sorrise agli amici e si
alzò. I tre si incamminarono verso Fred e George, che sedevano insieme a Lee.
Mentre George mangiava dei toast al prosciutto, Fred e Lee giocavano a
Sparaschiocco.
–Voi lo sapete dov’è l’ufficio di Silente?- domandò Ron.
–Corridoio del secondo piano a destra… c’è una statua di una fenice e due
gargoyle di pietra… devi dire Sorbetto al limone a uno dei due e appare
la scala…- rispose George senza alzare lo sguardo dalla partita del fratello e
dell’amico.
–Grazie!- esclamarono in coro i tre amici, poi corsero fuori dalla Sala
Grande. Dovevano sbrigarsi se volevano parlare con Silente prima dell’inizio
degli esami. Sapevano che trasgredire le regole un’altra volta non sarebbe stata
la cosa migliore per convincere i genitori di Hermione a permetterle di rimanere
a Hogwarts.
Arrivarono trafelati al corridoio indicato da George e videro, alla fine di
esso, la statua della fenice e i gargoyle di pietra. Si avvicinarono e Harry
disse a quello a sinistra –Sorbetto al limone.- il gargoyle abbassò il
capo con fare ostile, come se non ritenesse possibile che loro potessero avere
la parola d’ordine dell’ufficio di Silente. La fenice d’oro iniziò a girare
lentamente su se stessa, alzandosi sempre di più. Sotto alla fenice si alzava
una scalinata di marmo bianco.
Hermione, Harry e Ron saltarono sul terzo gradino e la fenice li portò sempre
più in alto, finchè non si fermò davanti a una porta di legno ad arco con la
maniglia color oro lavorata. Ron afferrò la maniglia e la piegò, aprendo la
porta. Entrarono in una stanza circolare al cui fondo si aprivano due scalinate,
una destra e una a sinistra, che portavano allo stesso piano sopraelevato. La
maggior parte dell’arredamento della stanza era d’oro, di bronzo e di legno
scuro. C’era una scrivania con una piuma d’aquila e un calamaio che sembrava
d’oro massiccio e accanto ad essa, su un trespolo d’oro, era poggiata una fenice
dalle piume che da rosse divenivano gradualmente dorate.
Quando i tre entrarono nell’ufficio la fenice alzò le ali e arruffò le piume.
Era l’uccello più regale che avessero mai visto. Hermione, Harry e Ron si
avvicinarono all’uccello e lo accarezzarono lentamente per non turbarlo. La
fenice tuttavia non sembrava turbata, anzi quando smisero di accarezzarla lei
beccò leggermente la manica della divisa di Harry per convincerlo a continuare
ad accarezzarla.
-Cosa fate qui voi tre?- domandò la voce profonda di Silente proveniente dal
piano sopraelevato. Hermione, Harry e Ron si voltarono di scatto e videro il
preside poggiato al mancorrente di legno.
-Professore, i miei genitori…-
-Non può essere d’accordo…-
-Non è stata solo colpa di Hermione…-
-Ragazzi, ragazzi… vorreste parlare uno alla volta, per favore? Grazie.-
Fu Ron a prendere la parola per primo –Professor Silente, i genitori di
Hermione vogliono riportarla a casa!-
-E io non voglio andare a casa, professore!-
-Già, non può fare qualcosa…- stavano di nuovo parlando tutti insieme. Il
professor Silente alzò una mano per frenare il fiume di parole e domandò –Io non
ho nessuna intenzione di permettere che la signorina Granger lasci la scuola, a
meno che lei non me lo chieda espressamente. E a quanto ho capito, lei non ha
alcuna intenzione di farlo, sbaglio?- il professore fissò intensamente Hermione
negli occhi, che disse –No, voglio rimanere.- con la voce più decisa che riuscì
a trovare.
–Bene. Domani arriveranno i tuoi genitori, Hermione, così potremo convincerli
a cambiare opinione. Ora, direi che sarebbe meglio se voi tre andaste in
classe.-
-Grazie… professor Silente…- disse Hermione arrossendo. Ora, in effetti, si
vergognava del modo in cui erano piombati nell’ufficio del professore. A
giudicare dal modo in cui dissero Arrivederci al preside anche Harry e
Ron avevano la sensazione di aver esagerato.
Uscirono dalla stanza e, dopo essersi chiusi la porta alle spalle, scesero
velocemente le scale. Non appena ebbero superato l’ultimo gradino la fenice
dorata iniziò a ruotare su se stessa nella direzione opposta di quella usata per
alzarsi e in breve le scale scomparvero. Hermione, Harry e Ron percorsero
velocemente il corridoio che li portava all’aula di Difesa e vi entrarono.
Fortunatamente non erano in ritardo e gran parte della classe non era ancora
arrivata. Si sedettero in ultima fila, in uno dei quattro banchi da tre posti
presenti nell’aula.
-Speriamo che Raptor non abbia ancora ceduto e che non abbia detto a Piton
come superare la sua protezione per la pietra…- disse Ron mentre il professore
entrava nell’aula, un fascicolo di fogli in mano –Bene, raga… ragazzi. Io vi
con… controllerò du… durante gli es… es… esami. Que… questi sono di Difesa,
Tras… Trasfigurazione, Poz… poz… poz… Pozioni, di tutto, insomma.- Raptor
distribuì tre fogli ciascuno e tutti, quando Raptor diede loro il via,
iniziarono a scrivere freneticamente.
-Non è stato tanto male, no? Tutti dicono che gli esami finali a Hogwarts
sono terribili, ma io gli ho trovati abbastanza piacevoli.- commentò
Hermione.
-Parla per te! Avete visto? A me è sembrato che è rabbrividito un po’ quando
ha detto pozioni. Più del solito, intendo.- disse Harry mentre, tre ore
dopo, i tre uscivano dalla classe e si dirigevano verso la Sala Grande.
Il resto della giornata passò in un battibaleno, soprattutto perché non
ebbero altre lezioni, e anche la notte. Era strano pensare a come passava in
fretta il tempo se non volevi che arrivasse un certo momento, ma in un
battibaleno arrivò il giorno seguente.
Quella mattina Hermione, Harry e Ron si trovarono in Sala Comune e poi
scesero insieme a far colazione in Sala Grande, anche se Hermione non aveva
molta fame. In effetti aspettava con trepidazione che i suoi genitori
arrivassero. Ma quella mattina non fu avvisata dell’arrivo di nessuno e quando
andò a pranzo Hermione aveva ormai i nervi tesi come corde di un violino.
Dopo pranzo Hermione, Harry e Ron salirono in Sala Comune e iniziarono a fare
i compiti. Tirarono fuori un foglio di pergamena ciascuno e il libro di pozioni,
Infusi e pozioni magiche. Ron lesse ad alta voce il titolo del tema:
Gli usi della mandragola e della radice di iperico nella preparazione delle
pozioni. Dopo aver scritto il titolo in cima al foglio a protocollo, Ron
bagnò la punta della piuma d’aquila nel calamaio e poi, tenendola a qualche
centimetro di distanza dal foglio di pergamena, fissò Hermione e disse –Allora?
Quali sono gli usi della mandragola e della radice di iperico nella preparazione
delle pozioni?-
-Mi fa piacere, signor Weasley, che lei si impegni così tanto per fare da
solo i suoi compiti.- Hermione, Ron ed Harry si voltarono di scatto e
sobbalzarono. Proprio dietro di loro c’era la professoressa McGranitt seguita
dai genitori di Hermione, che si guardavano attorno un po’ imbarazzati. Nella
Sala Comune alcuni ragazzi scoccavano occhiate curiose ai due babbani, ma dopo
appena un paio di secondi tornarono a occuparsi delle cose veramente importanti:
Calì e Lavanda ricominciarono a blaterare sul bel fisico di Cedric Diggory di
Tassorosso, Oliver e Angelina ripresero a parlare della prossima partita di
Quidditch, Dean e Seamus si concentrarono nuovamente sulla loro partita a
sparaschiocco, Percy riuscì a sgridare Alicia e Kati, perché ridacchiavano
troppo forte e Fred, George e Lee continuarono a cercare di decidere dove
lanciare la loro nuova super-caccabomba: se davanti all’ufficio di Gazza o in
Sala Trofei.
-Io… no, veramente…- cercò di scusarsi Ron.
–Si, certo, sono sicura che aveva un ottimo motivo per copiare dalla
signorina Granger. Perché cambiare le proprie abitudini dopotutto? Ma non è
questo che ero venuta a fare… Signorina Granger, vuole venire con me, per
favore?- Hermione lanciò uno sguardo ai suoi genitori e con gli occhi cercò Ron
e Harry. Erano preoccupati quanto lei e lanciavano a Christine e Maxwell sguardi
incerti.
–Possiamo venire, professoressa?- domandò a un certo punto Ron. La
professoressa riportò lo sguardo sui due ragazzi.
–Si, la prego!- esclamò Harry.
–Non credo che ci siano problemi… ma forse il professor Silente preferirà che
voi aspettiate la vostra amica fuori dall’ufficio. Comunque potete venire fino
là.- accordò la professoressa dopo qualche secondo di silenzio. Harry e Ron si
alzarono e si avvicinarono a Hermione, che salutò i suoi genitori.
-Fermi, stranieri! Cosa vi porta nelle nostre… oh, mi scusi professoressa
McGranitt.- disse un quadro che ritraeva un cavaliere con una spada argentata
come la sua armatura.
–Buongiorno, Sir Cadogan.- salutarono Hermione, Harry e Ron mentre passavano.
La madre e il padre di Hermione lanciarono ai tre uno sguardo stralunato e
continuarono a seguire la professoressa finchè non giunsero davanti alla statua
della fenice con i gargoyle ai lati.
–Sorbetto al limone- disse la professoressa. Come era successo il
giorno prima apparvero le scale e la McGranitt, Hermione, Maxwell e Christine
salirono.
–Potter, Weasley, rimanete qui.- disse con voce severa la professoressa.
Entrarono nell’ufficio di Silente e si chiusero la porta alle spalle. Silente
era seduto alla sua scrivania, le punte delle dita unite e fissava un punto
imprecisato del tavolo. Quando chiusero la porta non diede segno di essersi
accorto del loro arrivo.
I quattro attesero un paio di minuti. Hermione vide chiaramente che i suoi
genitori si stavano scambiando sguardi poco convinti, poi la professoressa
McGranitt si schiarì rumorosamente la voce.
Il professor Silente alzò tranquillamente lo sguardo verso di loro e apparve
addirittura leggermente sorpreso –Oh. Vi prego di scusarmi, non mi ero accorto
del vostro arrivo. Sedetevi, avete fatto un lungo viaggio, immagino.- con un
gesto della bacchetta fece apparire tre sedie davanti alla scrivania, poi disse
–Professoressa McGranitt, gradirei rimanere da solo con Hermione e i suoi
genitori. E mentre esce, potrebbe dire al signor Weasley e al signor Potter di
smettere di origliare da dietro la porta? Grazie.-
In effetti, quando la professoressa McGranitt aprì la porta per uscire, Harry
e Ron caddero in avanti, sul pavimento. La professoressa li fece uscire e chiuse
la porta.
-Bene. A quanto o capito voi volete riportare Hermione a casa.- disse il
professor Silente con voce pacata.
Christine annuì –Si. Questa scuola è pericolosa. Noi non vogliamo che lei
corra dei rischi e…-
-Mi perdoni se la interrompo, signora Granger, ma vorrei precisare che non è
certo mia abitudine sottoporre i miei studenti a prove o compiti per la quale
non ritengo siano all’altezza.- non c’era traccia di minaccia o di irritazione
nella sua voce. Christine arrossì un po’, ma Maxwell continuò, imperterrito
–Sono sicuro che è così, ma so benissimo che questa non è la scuola adatta per
mia figlia. Tornerà alla scuola alla quale era iscritta.-
Silente osservò per qualche secondo i signori Granger da sopra la punta delle
dita, poi sorrise e disse –La cosa strana è che voi sembrate… e sottolineo
sembrate, perché non mi permetterei mai di elargire giudizi su persone che vedo
per la prima volta nella mia vita… come dicevo, sembrate convinti di poter
prendere questa decisione senza consultare la diretta interessata. Vostra
figlia.-
-Nostra figlia non ha ancora l’età giusta per prendere decisioni così
importanti, professore.-
Hermione, non appena sentì questa frase, protestò –Ma non è vero! Io sono
abbastanza grande per…- Silente la zittì alzando una mano –Hermione, non credo
che sia questo il modo adatto.- disse rivolgendosi alla ragazza, che dopo aver
annuito iniziò a giocherellare nervosamente con la punta della cravatta dorata e
scarlatta, lo sguardo fisso sul preside, aspettando di sentire come sperava di
convincere i suoi genitori a farla rimanere e tifando silenziosamente per lui.
-Vorrei portare alla vostra attenzione alcuni piccoli, insignificanti
particolari che forse non avete notato.- muovendo la bacchetta verso uno
scaffale questo si aprì e una cartellina volteggiò verso di loro, fino a posarsi
sopra la scrivania, proprio davanti a Silente. Era una cartellina dorata con
un’elegante scritta scarlatta
Hermione Granger
Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts
Grifondoro
1° anno
Giudizi e Punizioni
-Questa, signori Granger, è la cartella didattica di vostra figlia, per così
dire. Contiene tutti i voti di Hermione nonché i giudizi di alcuni insegnanti e…
anche le note dolenti, ovvero le punizioni e i punti che le sono stati tolti.
Scoprirete che Hermione pare perfettamente in grado di risolvere problemi che
per la sua età io stesso giudico forse fuori dalla sua portata. Il fatto che lei
e i suoi amici se la siano sempre cavata egregiamente e i suoi ottimi voti
dovrebbero farvi capire perché per vostra figlia è senza alcun dubbio utile
frequentare questa scuola.-
Silente aprì la cartellina lasciandola appoggiata sul tavolo in una posizione
tale che permettesse a tutti e quattro di leggere –Già da subito Hermione ha
iniziato a collezionare ottimi voti.- Silente indicò una casella con scritto
all’interno Trasfigurazione: trasfigurare un fiammifero in un
ago>10.
Sotto la casella di trasfigurazione c’era però un’altra casella, questa volta
con i contorni rossi. Christine la indicò e domandò –E quella?- il professor
Silente guardò cosa avesse indicato la signora Granger e disse –Oh, certo, un
intervento non richiesto durante la lezione di Pozioni. Niente di grave.-
Il professore voltò pagina parecchie volte e mostrò un dieci di Incantesimi,
due di Difesa contro le Arti Oscure, altri tre di Incantesimi e quattro di
Trasfigurazione. Dopo aver visto un nove di Pozioni (anche se non le dava mai
dieci da quando era diventata amica di Harry e Ron, il professor Piton non
poteva darle voti al di sotto del nove visti i suoi compiti) il professor
Silente voltò pagina e arrivò al trentuno di ottobre. La sera di Halloween.
Maxwell indicò un rettangolo particolarmente evidenziato e disse –E questo?
Cos’è?- domandò.
Il professore sospirò e li guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna –Questo
potrebbe non piacervi, temo. Sono stati tolti cinque punti a Hermione.-
-E per quale motivo?- domandò Christine lanciando un’occhiata alla figlia.
–Durante il banchetto di Halloween si è introdotto nella scuola un troll di
montagna e… beh, la versione ufficiale è che Hermione, Harry e Ron sono andati a
cercarlo.- Hermione notò che la voce del professore era scettica. Guardandolo
negli occhi Hermione capì che lui sapeva cos’era successo realmente. Sapeva
tutto. Ma allora perché non aveva detto nulla? Notò distintamente che Silente le
fece l’occhiolino e lanciò un’occhiata ai suoi genitori.
–Un troll? Sarà stato estremamente pericoloso! Questa non è altro che una
ragione in più per…-
-Signor Granger, mi perdoni se interrompo. Sembra che io abbia questa brutta
abitudine, la prego di cercare di sopportarmi. Ad ogni modo, non crede che il
fatto che Hermione, Ron e Harry siano più che sani significhi che qui imparano a
difendersi da ciò che li aspetta là fuori?-
-Professor Silente, mi chiedo dove mai mia figlia dovrebbe correre il rischio
di incontrare un troll di montagna!- esclamò Maxwell.
–In montagna?- tentò Hermione.
-No, cara, perché non metterai mai più piede nel mondo magico e…- Silente
interruppe nuovamente Maxwell –Il mondo magico, signor Granger, non è diviso da
quello non magico tramite una barriera. Così come lo fanno i maghi, anche le
creature magiche possono passare da un mondo all’altro con estrema facilità.-
-Ma è sicuramente più pericoloso nel mondo magico! Non posso permettere che
mia figlia corra dei rischi.- ribattè Christine. A questo punto Hermione
intervenne nuovamente –Mamma, ai tempi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato i
suoi sostenitori uccidevano i babbani tanto per divertirsi! Non sarebbe meglio
se io fossi in grado di difendermi?-
-Ma, come hai detto, ai tempi di quello lì, non oggi.- replicò Maxwell che
iniziava a spazientirsi. Il professor Silente, con voce pacata come sempre,
disse –Io non credo, signori Granger, che questo sia del tutto esatto. Anche se
sono ormai dieci anni che il signor Quello lì non si vede, questo non
significa che è morto. La maggior parte di noi è convinta che, nonostante sia
ormai senza forze, Voldemort sia ancora vivo. Inoltre non tutti i Mangiamorte, i
suoi seguaci, sono stati catturati. Fuori da Azkaban ancora molti Mangiamorte
attendono il ritorno del Signore Oscuro.-
Maxwell e Christine fissarono il professor Silente, ancora più terrorizzati.
–Permettetemi di farvi notare, inoltre, i voti di Hermione nella Difesa
contro le Arti Oscure. Senza dubbio lei, Harry e Ron sono i migliori del loro
anno. Se continuassero potrebbero davvero fare molta strada.-
-Tu senti qualcosa?-
-No, e tu?-
-Niente. Aspetta sento dei…- la porta si aprì e il professor Silente sorrise
a Harry e Ron, rannicchiati vicino alla porta per sentire qualcosa di ciò che
avveniva dentro l’ufficio -…passi.- concluse Ron imbarazzato.
–Nel caso vi fosse sfuggito qualche passaggio, i signori Granger hanno deciso
di far rimanere Hermione a Hogwarts.-
Harry e Ron saltarono in piedi, un sorriso incredulo sulle labbra. Si
scambiarono un sorriso con Hermione, che uscì dall’ufficio con i suoi
genitori.
-Volete fermarvi per cena, signori Granger?- domandò Silente –Sono sicuro che
gradirete le nostre pietanze.- esclamò invitante. Christine scosse la testa e
Maxwell disse –No, la ringrazio. Arrivederci.-
-Credo che sia meglio se Hermione, Harry e Ron vi accompagnino all’uscita. È
facile perdersi a Hogwarts. Arrivederci.- il professor Silente chiuse la porta
del suo ufficio e Harry, Ron, Hermione e i suoi genitori scesero le scale.
Proprio come il giorno precedente non appena scesero l’ultimo gradino la fenice
girò dalla parte opposta e le scale scomparvero.
In una decina di minuti arrivarono in Sala d’Ingresso e aprirono il portone.
–Vi accompagno alle carrozze.- decise Hermione. Ma appena uscirono in cortile
insieme a Ron ed Harry, quest’ultimo lanciò un’occhiata alla capanna di Hagrid.
Un debole fumo usciva dal camino del guardiacaccia, l’unico elemento
dell’abitazione fatto di pietra invece che di legno. Harry si bloccò e afferrò
Hermione e Ron per un braccio. I due si voltarono e anche Christine e Maxwell
guardarono Harry senza capire.
-Dobbiamo andare da Hagrid. Ora.- disse Harry. Hermione aggrottò le
sopraciglia –Accompagno i miei genitori e poi…-
-Hermione riguarda la… la…- Harry lanciò ai due amici un occhiata
significativa così che i due capirono immediatamente cosa intendeva. Hermione si
voltò verso i suoi genitori –Scusate, ma… io non… devo andare… è per gli esami.-
disse. Salutò i genitori e poi, con Harry e Ron, si avviò verso la capanna.
Mentre camminavano Harry spiegò –Non vi sembra strano che quello che Hagrid
desidera di più è un drago e che, guarda caso, uno straniero si presenta proprio
con un uovo di drago in tasca?- Hermione capì ciò che intendeva Harry.
Quando finalmente giunsero alla capanna del guardiacaccia lo trovarono seduto
sui tre scalini di pietra che portavano alla porta d’ingresso mentre cuciva
qualcosa che a giudicare dalla forma poteva sembrare lontanamente una sciarpa
color scarlatto.
–Ehilà, ragazzi! Pare che Grifondoro va bene, no? Se vince la partita di
domani ha la coppa per voi.- disse allegramente Hagrid continuando a sferruzzare
allegramente. In effetti nell’ultima partita contro Tassorosso il Grifondoro
aveva vinto, ma Harry non rispose e arrivò al punto senza giri di parole
–Hagrid… com’era fatto l’uomo che ti ha dato l’uovo di Norberto?- domandò.
Hagrid lo fissò e poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, disse
–Non lo so, non l’ho mai visto in faccia. Aveva il cappuccio. C’è gente strana
alla Testa di Porco.- commentò. Harry spalancò gli occhi sbalordito ed Hermione
disse –Ma… insomma, avrete parlato, no? Cosa ti ha detto?-
-Mi ha chiesto che lavoro faccio e io gliel’ho detto. E lui allora mi chiede
di che genere di bestie mi occupo… non è che mi ricordo tanto, ero un po’
brillo… ma voleva sapere se ero in grado di occuparmi di Norberto e io ci ho
detto che dopo Fuffy non era un problema.-
Hermione, Ron e Harry sbiancarono e quest’ultimo domandò -… sembrava
interessato a Fuffy?-
-E certo! Mica ci capitava tutti i giorni di incontrare un cane così!-
-E che… che cosa ti ha chiesto?- domandò Ron con voce flebile. Ormai tutti e
tre avevano intuito ciò che era successo.
–Oh, beh, mi ha chiesto se non mi aveva mai dato problemi, ma io ce l’ho
detto. Ci ho detto che ogni animale c’ha il suo trucco, prendi Fuffy: appena
sente un po’ di musica diventa un agnellino…- Hagrid si interruppe di botto –Oh,
no! Dimenticate cosa ho detto, chiaro? Ehi, voi tre! Dove state andando?-
esclamò.
________Nota di Herm90
Siamo quasi alla fine!
Spero che questo chappy sia piaciuto, e ringrazio molto GiulyWeasley e
Keloryn per i commenti dello scorso capitolo...
Bacioni a tutti!!!
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Capitolo 16 *** Raggiungere Piton ***
Raggiungere Piton
Harry, Hermione e Ron corsero a perdifiato fino al secondo piano e, quando
giunsero davanti all’ufficio di Silente, dissero –Sorbetto al limone- al
gargoyle di destra. Ma questo non si mosse. Riprovarono, riprovarono e
riprovarono, ma niente da fare.
–Andiamo dalla McGranitt!- esclamò Hermione. Harry e Ron furono subito
d’accordo e i tre si recarono, sempre di corsa, nell’ufficio della
professoressa. La trovarono alla sua scrivania, i capelli sempre stretti in una
crocchia dietro la testa e gli occhiali sul naso. Quando entrarono senza bussare
rivolse loro un’occhiata severa, ma i tre lasciarono perdere le scuse e corsero
davanti a lei. Stava scrivendo probabilmente i loro voti degli esami, ma non ci
fecero caso.
-Professoressa, dobbiamo parlare con il professor Silente!-
La professoressa alzò le sopraciglia –Temo che non sia possibile, signorina
Granger. Il professor Silente è partito.-
-Partito?- domandò Ron in tono disperato.
–Si, signor Weasley. Partito. Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della
Magia. Pare che Caramell abbia bisogno di qualcosa…-
-Professoressa, riguarda la Pietra Filosofale! Qualcuno tenterà di rubarla!-
esclamò Harry. Un silenzio attonito accolse quest’affermazione. Dopo qualche
secondo la professoressa disse, con voce gelida –Non so come siate venuti a
conoscenza della Pietra, ma vi assicuro che è ben protetta. Andate ora, o
passerete la serata in punizione.-
I tre obbedirono mogi mogi e non appena chiusero la porta dell’ufficio Harry
disse –Lo farà oggi. Scommetto che è stato Piton a mandare il gufo e che al
Ministero non ne sanno nulla!-
-Dobbiamo tenere d’occhio Piton e l’entrata del corridoio.- disse Ron.
Hermione annuì e Harry disse –Hermione, Piton è sicuramente in Sala Insegnanti.
Tu puoi andare a controllare lui mentre io e Ron andiamo al terzo piano.-
-Perché io?- domandò Hermione preoccupata di cosa avrebbe potuto dire se
Piton le avesse chiesto cosa ci faceva lì.
–Non è chiaro? Professor Vitius, sono così preoccupata per la domanda
23b!- la schernì Ron con voce acuta. Hermione li tirò una gomitata ma
accettò, così si divisero.
Hermione scese velocemente fino al pian terreno e si appoggiò al muro accanto
alla porta della Sala Insegnanti. Dopo qualche secondo uscì dalla Sala il
professor Piton. Le lanciò un’occhiata gelida e domandò –Cosa fa qui al chiuso,
signorina Granger, in una così bella giornata?- Hermione cercò di evitare di
arrossire e riuscì a tirare fuori una voce sicura quando disse –Io… stavo
aspettando il professor Vitius.-
-Bene. Aspetta che te lo chiamo.- disse Piton con un ghigno. Si sporse
all’interno della Sala e disse –Professore, la signorina Granger vuole
parlarle.- Piton si allontanò ed Hermione, arrossendo, disse –Ecco, io… non sono
sicura di… aver dato la risposta giusta alla domanda… 23b.-
Il professore, che era a stento alto quante Hermione, si guardò attorno con
circospezione e disse –In teoria non dovrei dirti nulla, ma non devi
preoccuparti, il tuo esame è andato benissimo. Hai preso centoventi su cento.
Non ti preoccupare.-
Normalmente Hermione sarebbe stata felicissima, ma proprio in quel momento
vide Piton con la coda dell’occhio. Sembrava decisamente più allegro del solito.
Harry aveva ragione: era per quella sera.
-Ora svelta, torna nella tua Sala Comune.- disse il professor Vitius.
Hermione annuì e a quel punto on ebbe altra scelta. Se Piton l’avesse vista di
nuovo avrebbe capito che lo stavano tenendo d’occhio, perciò salì velocemente le
scale finchè non arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa.
–Frescospino.- disse. Il ritratto si aprì ed Hermione, entrando, vide Ron ed
Harry seduti ad un tavolo. Si avvicinò e si lasciò cadere su una panca,
sbuffando –Piton è uscito dalla Sala Insegnanti e non potevo continuare a
seguirlo. Voi cosa fate qua?- domandò.
–La McGranitt ci ha beccati. E ora cosa facciamo?- domandò Ron –Non possiamo
permettere che Piton riesca a portare la Pietra a Voi-Sapete-Chi!- esclamò.
Harry stava fissando il tavolo e dopo qualche secondo disse, in tono determinato
–Io stanotte vado a cercare la Pietra. Userò il mantello dell’invisibilità.-
-Ma… basterà per coprirci tutti e tre?- domandò Hermione. Harry alzò lo
sguardo verso di loro e domandò –Come tutti e tre?-
-Veniamo anche noi.- disse Ron con semplicità scuotendo le spalle.
–No, non posso chiedervi di fare una cosa del genere…- iniziò Harry, ma
Hermione lo interruppe –E infatti non ce l’hai mica chiesto. Non ti lasciamo
certo andare da solo!- esclamò. Harry rivolse a lei e a Ron un sorriso pieno di
gratitudine e decisero di trovarsi in Sala Comune a mezzanotte.
I tre si trovarono in Sala Comune, puntualissimi. Harry aveva il
mantello dell’invisibilità poggiato sul braccio e tutti e tre avevano la
bacchetta stretta in mano. Grazie alla lue che entrava dalle finestre la Sala
Comune non era buia ma in penombra, perciò non dovettero ricorrere al Lumos.
A un certo punto un gemito ruppe il silenzio e tutti e tre si voltarono verso
il camino. Su una delle poltrone era seduto Neville con in mano il suo rospo
Oscar.
-Neville! Non dovresti essere qui!- esclamò Harry in un sussurro.
–Neanche voi!- protestò Neville alzandosi e poggiando Oscar sul bracciolo
destro della poltrona –State di nuovo uscendo di notte, vero? Non dovete!
Metterete Grifondoro nei guai!-
-Neville, smettila! Dobbiamo andare, tu non puoi capire!- esclamò Ron.
Neville scosse la testa, deciso –Sei stato tu a dirmi che dovevo imparare a
tener testa alle persone. No, non vi lascio uscire! Io… io… io vi prendo a
pugni!- Neville aveva un’espressione insicura, ma l’avrebbe fatto davvero,
Hermione ne era sicura. Non aveva altra scelta, e anche se le dispiaceva molto
alzò la bacchetta e disse –Neville, scusami, scusami tanto. Pietrificus
Totalus!- Neville si bloccò come se fosse fatto di pietra e cadde a terra
sulla schiena con un tonfo sordo.
-A volte sei terrorizzante, lo sai, si? Bravissima, certo… ma terrorizzante.-
commentò Ron lanciando un’occhiata ad Hermione, che sorrise decidendo di
interpretarlo come un complimento. Tutti e tre superarono Neville e uscirono dal
buco del ritratto, stringendo le bacchette così tanto che avrebbero potuto
inciderci le impronte digitali.
Harry coprì tutti e tre con il mantello e si strinsero per non far uscire
neanche la punta della scarpa. Camminarono un po’ impacciati, stretti, cercando
disperatamente di non cadere a terra. Per un pelo non andarono a sbattere contro
Gazza, che scopava il corridoio con Mrs Purr accanto. Nemmeno Mrs Purr,
nonostante il suo fiuto, li scovò. Davanti alla porta del corridoio del terzo
piano si fermarono un attimo e nascosero il mantello con cura. Harry tirò fuori
da una tasca un flauto di legno rozzamente intagliato che Hagrid gli aveva
regalato per Natale e che avrebbero usato per calmare Fuffy. Hermione era già
pronta a usare l’Alohomora per aprire la porta, ma questa era già stata aperta
da qualcuno che l’aveva lasciata socchiusa. I tre si guardarono: Piton era già
arrivato. Lentamente e cercando di fare il più silenziosamente possibile
aprirono la porta quel tanto che bastava per entrare. Superarono la porta e se
la chiusero alle spalle. Una lenta melodia proveniva da un’arpa dorata
posizionata a pochi metri da loro, punteggiata dal respiro regolare di Fuffy
che, accucciato accanto allo strumento, dormiva profondamente.
-Piton deve aver fatto un incantesimo all’arpa per farla continuare a
suonare.- disse Harry infilando il flauto regalatogli da Hagrid sotto il
mantello. I tre si avvicinarono alla botola e ne sollevarono il coperchio. Sotto
di loro c’era un buco nero che sembrava non avere mai fine.
–Che cosa… che cosa dobbiamo fare? Entrare qui dentro?- domandò Ron tremante.
–Così… così pare.- disse Hermione altrettanto spaventata.
-Entro prima io, se tra cinque minuti non ho detto nulla non mi seguite e
andate a chiamare la McGranitt.- disse Harry fissando con apprensione la botola.
Hermione afferrò il braccio di Ron, che era accanto a lei ed esclamò –Sentite!-
Harry e Ron si bloccarono e tesero le orecchie.
–Io non sento nulla.- disse Harry, e Ron annuì, d’accordo con l’amico.
Hermione sbarrò gli occhi –Appunto! L’arpa ha smesso di suonare!- sibilò. Si
voltarono contemporaneamente e ciò che videro gelò loro il sangue nelle vene:
Fuffy si era svegliato e li guardava con la bava che colava dai denti affilati,
scoperti dal suo ringhio insistente. I tre gridarono e immediatamente si
tuffarono nel buco, Hermione per prima. Atterrò su qualcosa di morbido, seguita
da Harry e poi da Ron.
–Per fortuna che c’era questa pianta sotto.- commentò Harry lanciando uno
sguardo verso il buco dal quale erano caduti. Fuffy ci stava guardando dentro e
ringhiava, irato per essersi lasciato scappare il pranzo.
Hermione abbassò lo sguardo. In effetti sotto di loro si estendevano le
radici verdi e bluastre di un’enorme pianta che si ergeva poco lontano. Hermione
guardò le foglie della pianta. Erano a forma si stella a nove punte ed erano
dello stesso colore verde/bluastro delle radici, ma avevano delle venature color
rosso fuoco che dal centro sfumavano verso le punte (Non so se è così, ho
inventato... N.d.A.). Le ricordavano qualcosa, ma non sapeva che cosa. Ad un
certo punto sentì qualcosa strisciarle lentamente sulle caviglie e sui polsi,
salendo lungo le gambe e lungo le braccia. Guardò in basso. Le radici della
pianta si stavano allungando per arrivare a lei e la circondavano. Quando
iniziarono a stringere sul suo corpo, Hermione sbarrò gli occhi terrorizzata. Il
tranello del Diavolo! –Fortuna? Questo è il tranello del Diavolo!- esclamò
spaventata cercando di liberarsi dalla presa delle radici. Harry e Ron
abbassarono lo sguardo: anche attorno a loro avevano iniziato ad avvolgersi le
radici. Tutti e tre iniziarono ad agitarsi, cercando di staccare le radici dai
loro corpi, ma queste stringevano sempre di più. Una radice più spessa delle
altre smise di arrotolarsi alle braccia di Hermione e girò attorno al suo corpo
fino ad arrivare alla gola. Hermione gridò, ma fu proprio quel grido a
ricordarle quello che aveva letto su Mille erbe e funghi magici
all’inizio dell’anno: Il tranello del Diavolo è una pianta letale per
chiunque la tocchi. L’unico modo per non venire stritolati dalle sue radici è
rimanere calmi o ricorrere alla luce del sole o di un fuoco. Il tranello del
Diavolo, infatti, odia la luce e prospera in un ambiente umido e scuro.
-State calmi! Dobbiamo stare calmi!- urlò a Harry e Ron, che continuavano ad
urlare ed agitarsi mentre le radici continuavano a stringere. Le radici vicine
ad Hermione, non appena lei smise di muoversi e di urlare, la coprirono
totalmente fin sulla testa e la spinsero verso il basso.
-Hermione!- gridarono Ron e Harry quando la videro scomparire sotto la spessa
coltre di radici. Hermione, dopo una caduta di un paio di metri, batté su un
duro e freddo pavimento. Si alzò scuotendosi la polvere dalla divisa e poi alzò
lo sguardo. Al posto del soffitto c’erano le radici del Tranello del Diavolo e
tra due radici Hermione vide Harry e Ron. Continuavano a muoversi, ad agitarsi,
a scalciare e ad urlare.
–State calmi! State calmi! Datemi retta!- gridò Hermione ai due amici. Harry
parve sentirla, così si immobilizzò e le radici trasportarono anche lui verso il
fondo. Harry cadde e, come Hermione, si alzò. –Tutto bene?- domandò la ragazza.
Harry annuì ed entrambi alzarono lo sguardo verso le radici. Ron, che quando
Harry era stato trasportato in basso come Hermione aveva iniziato ad urlare
ancora di più, era quasi completamente circondato dalle radici.
–Sbaglio o non sta calmo?- domandò stizzita Hermione.
–Che facciamo? Lo stanno stritolando!- esclamò Harry con voce preoccupata.
Hermione iniziò a pensare a voce alta –Il tranello del Diavolo… rimanere calmi…
odia la luce!- Hermione estrasse la bacchetta da sotto il mantello e, puntandola
verso le radici, esclamò –-Lumus Solem!- un raggio di luce uscì dalla
punta della sua bacchetta e andò a colpire la pianta, che con un debole
puff lasciò passare Ron. Il ragazzo cadde a terra. Hermione abbassò la
bacchetta e Ron si alzò da terra, guardò un secondo verso l’alto e poi esclamò
–Uff! Fortuna che eravamo calmi!-
Hermione lanciò all’amico uno sguardo penetrante e Harry lo rimbeccò –Hai uno
strano concetto di stare calmi...- Ron arrossì un po’ e disse –Si… in effetti…-
-Andiamo.- disse Hermione. Si incamminarono lungo il corridoio buio. Dopo
qualche metro iniziarono a sentire un rumore continuo che sembrava uno
scricchiolio, un bisbiglio, uno spostamento d’aria. Era un rumore costante, che
non si interrompeva e non variava mai. I tre si fermarono un secondo e poi, come
di muto accordo, camminarono verso una debole luce che si vedeva alla fine del
corridoio. Quando raggiunsero la luce capirono cos’era quel ronzio. Centinaia di
uccellini di mille colori volteggiavano in una stanza illuminata da una luce
azzurrina. Dall’altra parte della stanza c’era una porta di legno chiaro a
accanto ad essa cinque belle scope da corsa.
–Credete che ci attaccheranno?- domandò Hermione lanciando agli uccelli
un’occhiata dubbiosa.
–Si, credo di si.- disse Harry.
–Già… di certo non possono essere qui per bellezza.- esclamò Ron.
–Io dico di correre e vedere cosa succede.- Hermione e Ron guardarono Harry
come se fosse matto, poi si guardarono tra di loro. Era l’unica cosa che
potessero fare, perciò annuirono.
–Al mio tre.- disse Harry –Uno… due…- tutti e tre trassero un gran respiro
–Tre!- partirono e attraversarono di corsa la stanza, aspettandosi di venire
attaccati dall’intero stormo. Ma ciò non accadde e i tre arrivarono davanti alla
porta senza danni. Si guardarono incerti e poi smossero le spalle. Provarono ad
aprire la porta, ma era chiusa. Hermione puntò la bacchetta verso la serratura e
disse –Alohomora!- Ma non successe niente. La porta non si aprì. Immediatamente
tutti e tre si voltarono verso gli uccelli e capirono tutto. Non erano uccelli.
Erano chiavi. Chiavi incantate. E le scope dovevano servire per acchiappare la
chiave giusta. Ron si piegò e iniziò a studiare la serratura, poi sentenziò –Ci
serve una chiave grossa… vecchio modello… d’argento, probabilmente.-
Harry si voltò e guardò le chiavi. –Eccola.- disse –Ha le ali azzurre… un’ala
è rotta, la vedete?- Hermione e Ron guardarono l’ammasso di chiavi volanti e
poi, finalmente, la videro anche loro. Afferrarono tre delle scope e le
inforcarono. Harry, da bravo Cercatore, era velocissimo. Andava da una parte
all’altra della stanza a una velocità sorprendente senza mai perdere di vista la
chiave.
–Hermione, vai a destra e bloccala. Ron, a sinistra, io la prendo da sopra!-
urlò Harry. Hermione e Ron obbedirono e si lanciarono nelle direzioni indicate
da Harry, che volò verso l’alto. Hermione si teneva così stretta al manico della
scopa che probabilmente le sue impronte digitali sarebbero rimaste incavate nel
legno. Per un secondo la chiave volò verso Harry, ma poi cambiò direzione.
Tuttavia ad Harry fu sufficiente: si sporse dalla scopa e afferrò la chiave, che
continuò a muovere le ali disperata. Scesero dalle scope e corsero verso la
porta. Harry infilò la chiave nella serratura e la girò. La porta si aprì.
Hermione, Harry e Ron si sorrisero per un momento, poi superarono la porta.
Ciò che videro fu forse tra le cose più sorprendenti che fino a quel momento
avevano visto a Hogwarts. Su un’enorme scacchiera dei giganteschi pezzi neri e
dei pezzi bianchi si guardavano negli occhi quasi sfidandosi. Dalla parte di
Hermione, Harry e Ron c’erano i pezzi neri e ne mancavano due. Tutti sapevano
cosa stava per accadere ma nessuno dei tre aveva il coraggio di dirlo. Poi Ron,
con voce piena di panico, disse –Scacchi dei maghi. Dobbiamo… prendere i posti
delle pedine. Non ve la prendete, verso? Ma voi non è che siate un granché a
giocare a scacchi, quindi è meglio se… dirigo io.- Hermione e Harry annuirono,
d’accordo con lui, così Ron disse –Hermione, vai al posto della torre. Harry,
fai l’alfiere. Io vado su un cavallo.- Non appena i tre ragazzi presero posto un
pedone bianco si spostò in avanti di una casella. Toccava a loro.
–Pedone in C5.- disse Ron. Immediatamente un pedone si spostò in una casella
nera che aveva di fronte. Immediatamente lo stesso pedone bianco che si era
mosso prima fece un altro passo in avanti e Ron fece si che il loro pedone
potesse mangiarlo. Il pedone nero utilizzò la mazza che aveva in mano per
colpire il pedone avversario, che si accasciò a terra e venne trascinato fuori
dalla scacchiera dal suo aggressore. Fu la partita di scacchi più emozionante
alla quale Hermione avesse mai assistito e questo probabilmente dipendeva in
gran parte dal fatto che da quella dipendeva se sarebbero usciti con qualche
arto ancora sano.
I bianchi fecero una vera e propria strage di neri e ogni volta che la
squadra di Hermione, Harry e Ron mangiava un pezzo, gli avversari diventavano
sempre più agguerriti e spietati.
-C’è solo una cosa da fare…- disse Ron, come se parlasse a sé stesso.
Hermione ed Harry si voltarono verso di lui e Harry domandò –Cosa?- Ron trasse
un respiro profondo, lanciò ai due un’occhiata e disse –Cavallo in H2.-
Harry si voltò verso la regina bianca e capì probabilmente cosa aveva
intenzione di fare l’amico, perchè urlò –No! Così ti mangerà, Ron!- Hermione
guardò l’amico piena di panico –No, Ron, non ci pensare nemmeno!- gridò, ma lui
disse –Lo so. Devi continuare, Harry, e questo è l’unico modo!- Per quanto
Hermione e Harry urlassero di non farlo, ormai era troppo tardi. La regina stava
già preparandosi per la sua mossa. Mentre questa iniziava a muoversi, Ron diede
ad Harry le istruzioni su come proseguire –Harry, avanti di tre e fai scacco
matto!- La regina si fermò davanti al cavallo di Ron, si alzò dalla sua sedia e
con essa colpì violentemente la statua e Ron.
-No!- urlarono in coro Hermione ed Harry. Mentre la regina ancora trascinava
Ron e i resti della statua a forma di cavallo fuori dalla scacchiera, Harry si
mosse di tre caselle bloccando in ogni senso il re bianco. Hermione, passando
nervosamente il peso da un piede all’altro, fissava Ron che giaceva inerme a un
lato della scacchiera. Non appena il re si tolse la corona e la lanciò ai piedi
di Harry, i due corsero verso Ron, che giaceva con la schiena poggiata alla
parete.
–Ron! Ron, stai bene?-
Con quello che parve uno sforzo immenso Ron aprì gli occhi e disse, con voce
malferma –Io… sto bene. Andate avanti.-
-Ron…-
-No, Hermione, vai avanti. Dovete… continuare.- Ron gemette, ma Hermione e
Harry lo ascoltarono e corsero verso la porta.
Non appena la aprirono si trovarono in cima a una scalinata. Harry si portò
con un gemito la mano alla fronte quando una risata penetrante riecheggiò da
dietro un angolo. Piton era già arrivato.
Scesero le scale senza fare alcun rumore, ma una voce disse -Bene. Siete
arrivati, finalmente.-
Ma non era la voce di Piton.
_________Nota di Herm90
Tentativo di suspence completamente sprecato, considerato che tutti sapete
come và avanti, ma pazienza, mi sembrava buono concludere il capitolo a questo
punto... come avrete capito, ho fatto arrivare anche Hermione a Raptor, perchè
come sapete se avete letto fin qui è lei che racconta la storia...
Ormai, dovremmo aver quasi terminato, un paio di capitoli... bacioni a tutti,
e grazie Keloryn per il commento!
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Capitolo 17 *** La fine... o l'inizio... ***
La fine... o l’inizio...
Hermione ed Harry voltarono l’angolo e rimasero a bocca aperta. In fondo alla
piccola stanza c’era uno specchio e davanti ad esso un uomo vestito con un lungo
abito arancione da mago e con un turbante bianco sulla testa.
-Le… lei?- balbettò Harry con voce malferma.
Il professor Raptor, che fino a quel momento aveva guardato la sua immagine
riflessa nello specchio, si voltò verso di loro con un ghigno malvagio stampato
in volto. –Si, Potter. Io.- disse, con voce non più balbettante ma ferma, fredda
e crudele come il sibilo di un serpente. Hermione era senza parole, in parte per
lo stupore e in parte per la paura che quella terribile sorpresa le aveva
causato. Se fosse stato Piton non avrebbe avuto così tanta paura. In un certo
senso si era preparata ad incontrarlo. Ma l’improvvisa apparizione di Raptor,
così inspiegabile, le aveva causato un terrore molto maggiore a quello che
avrebbe mai potuto immaginare di poter provare nella sua vita.
Harry, invece, riuscì a parlare e, anche se non riuscì a mettere insieme una
vera e propria frase, si capì ciò che voleva dire –Ma… ma io… Piton… lei…-
Il professor Raptor scoppiò di nuovo in quella risata gelida che avevano
sentito entrando –Si, Piton. È stata una vera fortuna, in un certo senso, la sua
presenza. Con un tipo come lui in giro chi avrebbe sospettato del po… povero
bal… balbettante pro… professor Rap… Rap… Raptor?-
-Ma… ma noi abbiamo visto… ad Halloween… il Troll… Piton è venuto a cercare
la Pietra!- esclamò senza fiato Hermione. Raptor scosse la testa divertito –No,
Piton era venuto a cercare me. Aveva capito il mio piano. Ma nessuno può
fermarmi… non con l’aiuto del mio padrone. Ora, passiamo ad argomenti più
importanti. Come la prendo la Pietra? La vedo nello specchio, ma come faccio a
prenderla?- domandò poi guardando nello specchio.
–Lo Specchio delle Brame!- esclamò Harry a voce così bassa che anche
Hermione, benché fosse a pochi centimetri da lui, ebbe difficoltà a sentirlo.
All’improvviso una voce spettrale e remota disse –Usa lui… usa il ragazzo…-
Hermione ed Harry si guardarono attorno, nella stanza dalle pareti grigie che
si erano improvvisamente trasformate in una trappola mortale, senza capire da
dove giungesse quella voce che, poi, continuò –Fammeli vedere… voglio vederli.-
Raptor si srotolò il turbante e Hermione e Harry urlarono. La nuca di Raptor era
innaturalmente piatta e al posto dei capelli c’era un secondo viso, un viso
dagli occhi rossi brillanti e penetranti, estremamente simili a quelli di un
serpente. Raptor si voltò dando loro la schiena e il viso che li era spuntato
sulla nuca parlò, sempre con la voce fredda e spettrale –Buongiorno, Harry.
Sapevo che saresti arrivato. Hai visto? Hai visto come sono ridotto? Come
tu mi hai ridotto? Devo abitare i corpi dei miei seguaci, come un
parassita!-
Improvvisamente Hermione capì chi era quella cosa che stava parlando e,
dall’espressione che Harry aveva sul viso, Hermione dedusse che l’aveva capito
anche lui. Voldemort.
-Prendi il ragazzo. Usa lui, Raptor.- disse la voce fredda e crudele. Il
professor Raptor si voltò verso Harry ed Hermione, che immediatamente gli
puntarono contro le bacchette. Il professore sorrise –E così, voi credete che
bastino due maghetti di undici anni per fermarmi… No, ragazzi. Non con l’aiuto
del mio padrone.- il professore scoppiò in una risata da pazzo. Ad Hermione
venne in mente un incantesimo e fece qualcosa di coraggioso e di estremamente
stupido –Expelliarmus!- Il professore rise nuovamente e a sua volta pronunciò
l’incantesimo, facendo volare via in un solo colpo sia la bacchetta di Hermione
che quella di Harry.
-Elimina le seccature, Raptor. Dobbiamo usare il ragazzo.- disse la voce di
Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato dalla nuca di Raptor, che fece un sorriso
alquanto sinistro e puntò la bacchetta. Successe in pochi secondi. Il professore
pronunciò un incantesimo che Hermione non riuscì a capire. Harry urlò. Qualcosa
la colpì allo stomaco e cadde all’indietro. Tutto si fece buio.
Hermione aprì faticosamente gli occhi. Le palpebre le sembravano pesanti come
macigni.
Il soffitto era bianco, sentiva delle voci confuse e concitate parlare di
qualcosa che non comprese. Per un secondo non capì perché le facessero così male
le costole, poi improvvisamente ricordò.
Il professor Raptor. La Pietra Filosofale. Harry. Harry! Era ancora con
Raptor?
Hermione si alzò di scatto, ma una acuta fitta di dolore le percorse la
schiena e ricadde indietro prima di essersi sollevata di più di tre centimetri
dal letto. Muovendo solo la testa Hermione si guardò attorno.
Con estremo sollievo vide Harry nel letto accanto al suo, seduto con la
schiena poggiata contro lo schienale dorato. Seduto ai piedi del suo letto c’era
Ron, che guardava come Harry qualcuno davanti a loro. Proprio davanti ai letti
il professor Silente e la McGranitt stavano discutendo con Madama Chips,
l’infermiera della scuola. In realtà Madama Chips discuteva animatamente mentre
la professoressa McGranitt taceva lasciando a Silente il compito di calmare
l’infermiera.
Con la sua solita voce calma e il suo atteggiamento pacato Silente disse
–Madama, devo assolutamente parlare con questi ragazzi. Le prometto che non
creerò loro alcun disturbo. Ora se volete per favore lasciarmi solo con loro…-
-Ma signor Preside!- protestò Madama Chips –I ragazzi sono malati e hanno
bisogno di assoluto riposo! Non…- Silente interruppe calmo l’infermiera –E
infatti una partita di Quidditch non era precisamente quello che avevo in mente,
Madama. Voglio solamente parlare con loro. Ora, se permette.- Silente fece un
gesto indicando la porta dell’infermeria e Madama Chips, accompagnata dalla
professoressa McGranitt, uscì con aria scocciata.
Hermione si alzò, questa volta muovendosi lentamente in modo da non sforzare
la schiena, e come Harry si appoggiò allo schienale del letto.
Ron si voltò verso di lei e Harry fece lo stesso. –Hermione!- esclamò
Harry.
–Stai bene?- le domandò Ron preoccupato alzandosi di scatto dal letto.
–Si… sto bene. Voi… voi?- domandò Hermione. I due annuirono e Ron si sedette
su una poltrona azzurrina posta tra i letti di Harry ed Hermione.
–Bene. Ora che anche tu ti sei svegliata, Hermione, posso parlarvi.- disse il
professore mentre il suo sguardo si spostava da un volto all’altro.
–Professore, Lei-sa-Chi…- iniziò Hermione. Nello stesso istante Harry disse
–Il professor Raptor…- e Ron, insieme agli altri due, disse –La Pietra
Filosofale…-
Silente li zittì con un gesto della mano –Se avrete un attimo di pazienza, vi
dirò tutto ciò che vorrete sapere.- disse.
–Professore… professore, il professor Raptor dov’è?- domandò Harry senza giri
di parole. Ron si voltò verso Harry e domandò, senza capire –Cosa centra
Raptor?-
-Era lui, Ron, non Piton! Aveva Tu-Sai-Chi sulla nuca!- esclamò Hermione.
Lo sguardo di Ron si spostava da Harry ad Hermione, poi guardò di nuovo
Harry, poi di nuovo Hermione e domandò –Sulla nuca? E perché scusa Tu-Sai-Chi
stava sulla…-
Il professor Silente li interruppe di nuovo –Direi che state facendo una
leggera confusione, no? Ora, state ad ascoltare. Il professor Raptor ha
incontrato Voldemort durante un viaggio in Transilvania e Voldemort l’ha
convinto che le sue idee erano giuste. Così Raptor si è unito al Lato Oscuro e
all’inizio di quest’anno l’ha convinto, o forse obbligato, a prestargli, per
così dire, il suo corpo.-
-Ma… ma Voldemort… Voldemort non è scomparso?- domandò Harry. Sentendo il
nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato Ron sobbalzò ed Hermione trattenne il
respiro, ma nessuno disse nulla.
–Voldemort non scomparirà mai del tutto, Harry. Ma non tornerà al potere, non
finchè qualcuno sarà pronto a combatterlo.- Il professor Silente fissò
intensamente i tre ragazzi.
-Professore, la Pietra Filosofale? Dov’è ora?- domandò dopo qualche secondo
Hermione.
–La Pietra è stata distrutta. Ho fatto una chiacchierata col mio amico
Nicolas Flamel e abbiamo deciso che è meglio così.-
Ci furono di nuovo pochi secondi di silenzio, poi Harry disse –Ma… così
Flamel e sua moglie dovranno morire.-
-Per una mente preparata, Harry, la morte non è che una nuova, grande
avventura.- nessuno trovò nulla da ridire o da commentare.
-E… e Raptor? Dov’è ora?- domandò Ron. Silente tacque per qualche secondo –Il
professor Raptor è morto, Ron. Voldemort l’ha ucciso. Riserva ai suoi seguaci la
stessa compassione che riserva ai suoi nemici.- -Ma… come siamo arrivati qui? E
perché quando toccavo Raptor lo bruciavo? E perché mi sono trovato la Pietra in
tasca?- domandò Harry. Silente rivolse al ragazzo un breve sorriso –Quante
domande, Harry. Iniziamo dall’ultima. Lo Specchio delle Brame avrebbe dato la
Pietra a chi volesse trovarla. Badate bene, trovarla, non usarla. Passiamo alla
seconda. Tua madre e tuo padre hanno dato la vita per te, Harry. Se c’è qualcosa
che Voldemort non può sopportare è l’amore, e il grande gesto d’amore dei tuoi
genitori ha lasciato un grande segno dentro di te. Questo bruciava la
pelle di Raptor. E la prima domanda: io vi ho portati qui, come il signor
Weasley può confermare. Ora: che ne dite di assaggiare qualcuno dei vostri
regali? Sono i doni dei vostri ammiratori.- disse Silente accennando ad alcuni
pacchi posti ai piedi dei letti di Harry ed Hermione. Si avvicinò alla pila di
Harry, decisamente più ben nutrita di quella di Hermione, e prese una scatola di
Gelatine Tuttigusti+1.
–Ammiratori?- domandò Harry senza capire.
–Ciò che è successo è assolutamente segreto, Harry. Perciò naturalmente tutta
la scuola ne è al corrente.- Silente ne tirò fuori una di colore marroncino e
disse –Ho avuto uno spiacevole incidente con una di queste, da ragazzo. Sapeva
di vomito, mi sembra. Ma con una caramella mou non dovrei avere problemi.-
infilò la caramella in bocca e dopo qualche secondo il viso si contorse in
un’espressione schifata –Oh, no. Caccole.-
-Professore... mi scusi...- disse Hermione preoccupata –I miei genitori... se
sapessero... insomma, che...-
-Mi dispiace avvertirla, signorina Granger, ma un gufo è già stato mandato
dai tuoi genitori a Parigi per informarli dell’accaduto.- disse Silente.
Hermione rimase un secondo interdetta, poi disse –Ma... Professore... i miei
genitori non abitano a Parigi...-
-Oh, che sbadato.- commentò Silente in tono casuale –Allora, credo che il
gufo avrà qualche difficoltà a trovarli.-
Hermione fu dimessa dall’infermeria solo il giorno dopo mentre Harry, ferito
più gravemente, rimase in infermeria fino al giorno del banchetto quando Madama
Chips, contrariata, disse che aveva il permesso di andare al banchetto di fine
anno.
Il banchetto di fine anno si svolse, come tutti gli altri banchetti,
all’interno della Sala Grande, addobbata con stendardi dai colori di Serpeverde,
che aveva vinto la Coppa delle Case. Grifondoro, invece, era arrivata ultima, a
centosessanta punti di distanza da Serpeverde, che aveva duecentocinquanta
punti. Prima dell’inizio del banchetto Silente si alzò in piedi –Ora, è finito
un altro anno. E sembra che sia ora di assegnare la Coppa delle Case. Al quarto
posto, Grifondoro, con novanta punti.- nella Sala risuonarono fiacchi applausi
dal tavolo di Hermione, Harry e Ron.
–Terzo posto: Tassorosso, con centoventi punti. Secondo posto: Corvonero,
duecento punti. E primo posto, Serpeverde, con duecentocinquanta punti.-
Il tavolo di Serpeverde esplose in un applauso gioioso, ma dopo due minuti
Silente li zittì e disse –Bene, bene Serpeverde. Ma direi che ci sono alcuni
recenti aggiornamenti da fare.-
I Serpeverde sembrarono afflosciarsi e si risedettero.
–Innanzitutto al signor Weasley, per la migliore partita a scacchi che si sia
mai vista a Hogwarts, assegno cinquanta punti.- il tavolo di Grifondoro esplose
e Percy, a poca distanza da loro, diceva a tutti –Ron è mio fratello, ha
superato la scacchiera gigante della McGranitt!-
Quando le urla si spensero Silente riprese –Per aver usato il sangue freddo e
il coraggio in una situazione di pericolo per lei e per i suoi amici, alla
signorina Granger assegnò cinquanta punti.- Hermione arrossì violentemente
mentre l’intero tavolo di Grifondoro esplodeva nuovamente. Quasi non respirava
per l’emozione quando Silente continuò –Ora, al signor Potter, per il suo
coraggio e la sua audacia, assegno sessanta punti.- I Grifondoro urlarono,
questa volta persino più forte. Chi era riuscito a fare il conto urlava che
erano alla pari con Serpeverde, chi lo sentiva lo urlava a sua volta e così via.
Se solo Silente avesse assegnato a uno di loro un punto in più… Silente alzò una
mano per farli tacere e dopo qualche minuto i Grifondoro obbedirono. –Inoltre,
volevo dirvi che ci vuole un estremo coraggio per combattere i nemici, ma
altrettanto coraggio ci vuole per combattere gli amici. Assegno perciò dieci
punti al signor Paciock.-
Ogni singolo Grifondoro saltò in piedi, urlando, cantando, ridendo,
abbracciandosi, saltellando. Harry ed Hermione si abbracciarono saltellando, poi
lei si voltò verso Ron e si abbracciarono anche loro. Dopo qualche secondo si
bloccarono e si separarono, scambiandosi un sorriso imbarazzato. Neville era
rosso come un pomodoro e evitava di alzare lo sguardo dal tavolo.
Continuarono a festeggiare Grifondoro per altri dieci minuti buoni e, quando
Silente prese in mano la Coppa, i Grifondoro spinsero Hermione, Harry, Ron e
Neville verso Silente per prenderla. I quattro, rossi in volto per l’eccitazione
e l’imbarazzo, si avvicinarono al tavolo delle autorità e Silente diede la Coppa
ad Harry, che dopo averla alzata la passò ad Hermione, che la passò a Ron, che
la passò a Neville, che la portò poi al tavolo di Grifondoro. Lì la Coppa dorata
con il sostegno in marmo fu fatta girare in modo che ogni Grifondoro potesse
toccarla e poi Fred e George la sistemarono tra Hermione, Harry, Ron e Neville,
seduti due da una parte del tavolo e due dall’altra.
Quella sera i bauli di tutti si riempirono per magia. Mastro Gazza
alla fine del banchetto passò a consegnare a tutti gli avvisi che avvisavano gli
studenti che era proibito usare la magia durante le vacanze se non gli esercizi
assegnati e mai contro o in presenza di un babbano. Quando tornarono ai
dormitori Gazza stava ancora inseguendo Fred e George, impegnati a cercare di
non incrociarlo per non prendere l’avviso e avere il permesso, o almeno non
avere la proibizione, di usare la magia. La mattina seguente, alle nove, tutti
gli studenti del primo anno si trovarono davanti alle barche per attraversare il
lago e presero il treno. Harry era piuttosto giù, poiché sarebbe tornato dai
suoi zii, ma viaggiarono comunque in completa allegria giocando a Sparaschiocco
e a Gobbiglie e diversi ragazzi di Grifondoro vennero a salutarli.
-Ricordate quello che ha detto Silente l’altro giorno in infermeria? Che la
morte per una mente preparata è solo un’altra sfida?- domandò Ron a un certo
punto. Stavano ricordando i momenti più belli dell’anno ed era tra i passatempi
più divertenti che ci potessero essere. I due annuirono e Ron disse –Beh, a me
non sarebbe dispiaciuta la Pietra.- commentò Harry.
–Il mio momento preferito è stato quello con il troll di montagna.- disse
Hermione con un sorriso. Sapeva benissimo che Ron era ancora in imbarazzo quando
parlavano di quello. Infatti il ragazzo arrossì e disse –Si, sono stato proprio
cretino.-
-Siamo stati cretini.- lo corresse Harry.
–Però mi avete salvata. Quindi tutto ok, no?- disse Hermione scuotendo le
spalle.
–E vi ricordate della sera con il cane a tre teste? E Norberto?- risero del
ricordo del drago, ma a suo tempo era stato tutt’altro che divertente.
Qualche ora dopo i tre scesero dal treno e attraversarono assieme la barriera
del binario nove e tre quarti. Dopo un po’ di tempo anche Fred e George
uscirono, seguiti da Percy. Gli studenti di Hogwarts, infatti, lasciavano il
binario un po’ alla volta per non insospettire i babbani.
I sei ragazzi videro poco lontano i genitori di Ron, accanto ai genitori di
Hermione e agli zii di Harry. Accanto alla signora Weasley c’era una ragazzina
con gli stessi capelli rossi del resto della famiglia. Quando si avvicinarono,
Ron presentò Hermione ed Harry al padre, alla madre e alla sorellina, Ginny, che
arrossì violentemente stringendo la mano di Harry.
-Dovete venire assolutamente a trovarci. Vi mando un gufo!- disse rivolto ai
due amici.
–Certo, sarebbe fantastico. Ora vado a passare una fantastica estate con
Dudley.- disse Harry con un sorriso divertito. Hermione e Ron lanciarono ad
Harry uno sguardo confuso e il ragazzo disse –Loro mica lo sanno che non posso
usare la magia durante l’estate!- poi si allontanò con i suoi parenti.
Hermione si avvicinò ai suoi genitori e il signor Weasley, vedendoli, disse
–Ma voi siete babbani! Che cosa interessante! Mi sono sempre chiesto come
funziona…- Ma la moglie lo interruppe con un’occhiataccia, salutò i genitori di
Hermione e i due se ne andarono con i molti figli al seguito.
-Com’è andato l’anno tesoro, ti sei divertita? Non avrai fatto altre cose
pericolose, spero.- disse Christine. Hermione sorrise salutando Ron con la mano
–No, mamma. Niente di pericoloso.-
_________Nota di Herm90
Ed ecco, è finita! Ebbene si, l'ultimo chappy è stato postato! Sigh...
Grazie GiulyWeasley e Keloryn, che avete seguito fino
all'ultimo!
Kiss!!! (mamma mia, che nota corta... di solito scrivo
poemi...)
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