Tu chiamale, se vuoi, Emozioni

di Valery_Ivanov
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuori posto ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** Nostalgia ***



Capitolo 1
*** Fuori posto ***


Ciao a tutti! Inizio questa raccolta con quella che forse è la mia preferita tra le sensazioni che ho già scritto. Dedicata a tutti coloro che hanno la sensazione di non riuscire a trovare il loro posto nella vita!

 

 

 

 

Fuori posto

 

Ci sono dei momenti in cui inizio a piangere e non posso fare a meno di smettere. Perché in quei momenti realizzo quanto io sia fuori dal mondo, inesorabilmente. Quanto io sia diversa. Lo so che ne vado fiera, lo so, ma… a volte sento che non vorrei esserlo. A volte sento che vorrei avere qualcuno che può capire davvero il tumulto di sentimenti che ho dentro. Quando mi si annebbia la vista per le lacrime, quando i contorni delle cose diventano sfocati, allora so… so che non sarò mai come gli altri. So che non troverò mai un vero “mio posto” in questo mondo. Che continuerò a sentirmi in qualche modo sbagliata, e sola, per tutta la vita. E dovrei smettere di cercare, arrendermi. E lo farei se solo non avessi fatto della testardaggine la mia ragione di vita.

I singhiozzi mi squassano il petto per alcuni minuti, poi a poco a poco il respiro torna normale. Le labbra tremano ancora e a tratti qualcosa mi colpisce il cuore con un martello, ma… a poco a poco passa. E le lacrime che scivolano sul viso non sono calde, sono appena tiepide, alcune anche fredde. Lasciano scie appiccicose sulla mia faccia che per il momento non voglio asciugare. E’ solo un momento, tanto. Passerà come ogni altro istante di questa vita.

Quindi, voglio godermelo. Anche se fa male e mi scuote il petto, voglio godermi queste lacrime. Se sia perché in fondo sono l’unica che può capire il loro significato, beh, di preciso non lo so. So solo che devo farlo, perché altrimenti sarebbe un momento perso, dimenticato. Vuoto. Le lacrime sono forse il modo migliore per liberarci di tutti i pensieri e i sentimenti negativi, ti lasciano svuotato, pronto per essere riempito di nuovo. Questo tipo di lacrime sono gocce d’acqua pura che vanno assaporate nel silenzio e nella solitudine, perché solo così possono purificarti. Nel momento in cui te le asciughi ti senti come liberato da qualcosa che ti stava appesantendo, ti senti, sì, più leggero.

E’ una sensazione niente male, davvero. Ne vale la pena.

Fai qualche respiro profondo, e la nebbia si dissolve, torni a vedere le cose come prima, o forse no.

Ma forse – per un istante – puoi capire gli uccelli che si librano in cielo; con fatica, con gioia, leggeri. Lasciano la terra, e non è importante il volo, ma quell’attimo in cui staccano le zampe dal suolo. Quell’improvvisa e strana consapevolezza di essere sospesi, al confine fra due mondi. La terra e il cielo.

E se gli uccelli, dopo aver volato, ritornano a posarsi, vuol dire che forse questi due mondi non sono così poi diversi come appaiono.

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Capitolo 2
*** Rabbia ***


Rabbia

 

A volte mi chiedo… perché?

E’ un perché che mi risuona fortemente dentro, colpisce tutto ma non è riferito a qualcosa in particolare. Forse i perché sono troppi, ed è impossibile concentrarsi solo su uno. Quando lo sento emette un suono profondo e rimbombante, come una campana; e lo sento fluire nelle mie particelle, in ogni singolo atomo del mio corpo, come un fiume silenzioso e tiepido. E’ una di quelle sensazioni che fanno un po’ male e un po’ bene allo stesso tempo, e non sai decidere se ti sta bene provarla o no.

E poi… la rabbia.

La rabbia che mi colma fino alla gola e non mi fa più respirare, e il mondo diventa rosso sangue davanti ai miei occhi. La rabbia riesce a riempirmi in modo così totale e completo, riesce ad invadermi con tale forza che ho quasi l’impressione che prema per uscire dal mio corpo e riversarsi fuori, in un vortice che spazza via qualunque cosa. Come se il fiume di perché fosse aumentato all’improvviso, strabordando dai suoi argini e premendo per scorrere fuori da me, cercando una qualsiasi fessura da cui fuggire verso l’esterno. E il cuore batte così forte e frenetico da rimbombarmi nella testa come un martello, come un tamburo impazzito. Lo stomaco si attorciglia, stringe la sua morsa in un nodo stridente che blocca il respiro e divora crudelmente l’interno del mio corpo, strappando la carne a brandelli e facendomi ascoltare ogni singolo morso con crescente violenza.

L’importante è non far lavorare la mente. Finchè la sensazione si ferma allo stomaco, al cuore o alla gola può andare bene. Ma quando arriva alla mente, violando i ricordi che non devono essere violati, allora vengono le lacrime e i perché ti travolgono come un branco di bufali in corsa, impossibili da fermare, e ti calpestano con i loro zoccoli duri e le loro domande. E vorresti qualcosa da mordere, qualcuno da picchiare, oppure il… silenzio.

Ecco, sì, il silenzio è la cosa più bella che può esserci quando si è in queste situazioni. Se tutti spariscono, se riesci a trovare un rifugio sicuro dove far riposare le tue orecchie e la tua mente stanca allora ti senti invadere dalla pace. Il fiume in piena si ritira lentamente, torna nei suoi argini; lascia la sabbia bagnata al suo passaggio e il cuore che batte sordo e accelerato nel silenzio. E a poco a poco, a poco a poco i battiti rallentano e tornano alla normalità, lasciando cadere un velo di pace su tutto il corpo.

Allora tutte le sensazioni tacciono per qualche attimo e si può assaporare il nulla che sono diventati gli organi, la carne e la mente. E’ un sentirsi un albero, un fiore, una foglia verde sfiorata dal vento leggero.

Ed è bellissimo.

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Capitolo 3
*** Nostalgia ***


Nostalgia

 

Ci sono volte in cui vorresti piangere, davvero, perché sai che piangendo tutti i sentimenti negativi, tutto il rancore che cova dentro di te svanirebbe, lasciandoti un guscio vuoto, sfinito all’inizio, ma in grado dopo di ricominciare. Ci sono volte in cui vorresti piangere sopra ogni altra cosa, ma semplicemente le lacrime non escono. Senti il corpo troppo stanco, pesante, come se la fatica che si è accumulata sulla tua pelle premesse per schiacciarti al suolo. E vorresti piangere, davvero, ma non puoi, perché non hai neanche la forza di farti salire le lacrime agli occhi.

Sono asciutti, completamente. Sterili. E pensi per un folle istante che non riuscirai mai più a piangere, perché se non piangi in quel momento come potresti farlo in altri?

 

In queste occasioni la medicina migliore è la musica. Una musica nostalgica, leggera, una vera e propria colonna sonora di quell’attimo della tua esistenza. Le luci basse, se non completamente spente; potresti arrampicarti sul davanzale della finestra del bagno con l’ipod, al buio, e guardare quello spicchio di cielo stellato che ti viene concesso, e non potrai evitare di sentire tutto come una prigione, e di sentirti immensamente libera allo stesso tempo.

Non ha senso, lo so, aggiungere la nostalgia al dolore, allo sconforto e alla tristezza. Ma la nostalgia è bella, in qualche modo. La nostalgia ti permette di vedere il lato positivo delle cose, i ricordi che la rabbia e la sofferenza ti fanno scordare o deformare. La nostalgia ti strizza il cuore e rende la stanchezza più dolce, ti da una strana sensazione, come di pace… triste. E quando torna il fiume dei ricordi ti rendi conto che non c’è stato solo dolore nella tua vita, che non ci sono state solo cose da buttare via, ma anche tanti momenti felici e che dopotutto sei felice di come sono andate le cose, perché in ogni caso hai imparato tanto.

 

E finalmente puoi piangere. Dal cuore.

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