Never falling down

di ReeGray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prequel - ***
Capitolo 2: *** The nightmare begins ***
Capitolo 3: *** Let's go with the oddities ***
Capitolo 4: *** Make me wanna die ***
Capitolo 5: *** The unexpected in one night ***
Capitolo 6: *** Halloween & plans ***
Capitolo 7: *** Halloween & fear ***
Capitolo 8: *** Revelations or not? ***
Capitolo 9: *** Now I'm scared ***
Capitolo 10: *** Trust game ***
Capitolo 11: *** The statement ***
Capitolo 12: *** Christmas part. 1 ***
Capitolo 13: *** Christmas part. 2 ***



Capitolo 1
*** Prequel - ***


NdA: Ciao a tutti, e grazie per aver anche solo aperto questa fanfiction :)
Come ho detto nell'introduzione, non sarò solo io a scrivere la FF ma la scriverò assieme a una mia amica. Adoriamo entrambe Harry Potter, fin da molto piccole, tanto che a volte ce ne stavamo per ore a lamentarci del fatto che la saga comprendesse solo 7 libri. Già, ne eravamo talmente appassionate da non renderci conto che forse era un po' esagerato pensare in quel modo!
Comunque, non sono qui per parlarvi di noi, bensì della New Generetion. Buona lettura!
Un bacio, Ludo e Giù.


Prequel
Si guardava allo specchio color oro, osservando il suo aspetto per l'ultima volta.
I suoi capelli bianchi sarebbero spariti, sarebbe tornato più basso, sarebbe tornato all'età di quattordici anni a breve.
Era felice, perchè nessuno l'avrebbe riconosciuto, perchè avrebbe potuto agire senza problemi, perchè non si sarebbe più dovuto nascondere. Ma allo stesso tempo avrebbe avuto nostalgia del suo aspetto tenebroso, che avrebbe dovuto abbandonare per lasciar posto a qualcosa di più dolce e innocente; ma lui non aveva nulla d'innocente, aveva ucciso troppi innocenti, innocenti per davvero. 
Ad un tratto bussarono alla porta.
"Avanti!" disse con un tono infastidito e distratto.
"E' tutto pronto, Signore, il rituale può cominciare" disse il servo.

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Capitolo 2
*** The nightmare begins ***


NdA: Ed eccoci con il primo capitolo!
Ne approfitto per dirvi che ogni capitolo sarà raccontato da un personaggio... in questa FF io scriverò di Dominque Weasley e la mia amica parlerà come Rose Weasley!
Spero apprezziate l'idea! Ringraziamo chi ha letto il prequel e ha avuto la paziena di recensire e ringraziamo chi leggerà questo capitolo e ci darà il suo giudizio!
Un bacio, Ludo e Giù.


CAPITOLO 1 "The nightmare begins"


Pov. Dominique

Ero quasi del tutto certa di sognare.
Per prima cosa perché le immagini erano troppo sfocate e confuse e poi perché se non fosse stato un sogno, sicuramente Lucas avrebbe incominciato a prendermi in giro, mentre qui sembrava indifferente alla mia presenza.
Camminavo lenta nei corridoi di Hogwarts diretta verso la biblioteca, con lo zaino in spalla e alcuni compagni attorno. Rose era accanto a me e chiacchierava animatamente con il suo tono di voce rauco, facendo qualche smorfia di tanto in tanto nella sua imitazione di chissà quale ragazza antipatica. Di fronte a me c’era lui. Lucas. Mi fissava con i suoi occhi neri e il suo sorriso storto. I suoi capelli scuri erano fradici e spettinati, come se fosse appena stato sotto la pioggia fitta fuori dalle mura della scuola. Ma la sua divisa era perfettamente asciutta e ben stirata, senza neanche una piega. Non accennava a muoversi, fingendosi una statua. Nessun’altro sembrava essersi accorto di lui e del suo strano comportamento, nessuno accennava uno sguardo verso quel viso pallido. Ci stavamo avvicinando sempre di più eppure neanche io mi spostavo o distoglievo lo sguardo. Come un innocente ferro mi avvicinavo alla mia calamita.
Poi l’imprevedibile. Lucas prese la sua bacchetta e la rivolse contro di me, Rose iniziò a tirarmi via ma non riusciva a spostarmi. Ero bloccata e le mie gambe non volevano saperne di muoversi.
Lucas mi sorrise malvagio e sussurrò qualcosa tra i denti.

Mi svegliai di soprassalto, con il respiro corto e mi misi seduta sul letto per riprendermi.
Un velo di sudore mi solcava la fronte, ed ero talmente agitata senza un motivo preciso.
“Maledetti, stupidi sogni“ pensai fra me e me.
Aspettai qualche minuto, poi mi riallungai sotto le coperte. Sapevo come sarebbe andata a finire, il sonno non sarebbe più arrivato. Non era certo la prima volta che mi capitava svegliarmi nel cuore della notte per colpa dei miei sogni. E non era certo la prima volta che facessi dei sogni del genere. Succedeva spesso, e non riuscivo a spiegarmi il perché. Erano sempre talmente diversi tra loro, eppure c’era sempre un dettaglio in comune. Rose al mio fianco e Lucas da qualche parte intorno a me. Non ero mai riuscita a capire cosa volesse dire, e all’inizio non ci avevo neanche provato. Infondo si sa, a volte si fanno dei sogni talmente strani, che è quasi naturale dimenticarli e non starci a rimuginare troppo su. Però quando si ripetono per più volte, be’ a quel punto bisogna seriamente iniziare a preoccuparsi.
Ed io mi ero preoccupata fin troppo.
Scrutai nella stanza buia; nel letto sotto il mio dormiva Rose tranquillamente, il suo respiro lento e regolare, il suo sonno sereno. Dormiva con un braccio penzolante all’ingiù e con la bocca semiaperta. La mia migliore amica. Mia cugina.
Ci conoscevamo da molto tempo ormai e la nostra amicizia non faceva che crescere. Avevamo passato insieme tanto di quel tempo. Da piccole ci sdraiavamo a terra nella Camera delle Ali e inventavamo storie fantastiche che assomigliavano molto più a favole e cartoni animati. Ridevamo, ecco, soprattutto ridevamo. Poi siamo cresciute, ma il rito non è cambiato. Ci sdraiamo là per terra e non inventiamo più favole, ma ci arrampichiamo sui nostri sogni, sulle nostre speranze.
Già, quella è la Camera della nostra vita.
Mi alzai dal letto con un sospiro di malinconia, attenta a non svegliare Rose e mi diressi in bagno, con un accappatoio e il mio beauty case. Occupai molto più del dovuto per fare la doccia, ma alla fine fui costretta a uscire per colpa dei brividi.
Dopo ormai tanto tempo, indossai la mia nuova divisa scolastica. Mia mamma l’aveva fatta fare su misura, ma questo non cambiava il fatto che io non riuscivo proprio a sentirmi a mio agio in quella divisa. Certo, tutti dicevano che era stata modernizzata da quando andavano a scuola i miei zii, ma quando chiedevo in cosa loro non sapevano rispondere. D’altra parte faceva parte di Hogwarts essere sempre così tradizionalisti, e questa era una delle cose che ammiravo di più della scuola.
Quando rientrai in camera, anche Rose si era svegliata. Quella notte avevamo deciso di dormire assieme. Avevamo usato la scusa di essere molto preoccupate per il giorno seguente, in realtà non avevamo fatto altro che chiacchierare animatamente non appena i suoi genitori avevano creduto stessimo dormendo. In realtà io avevo seri dubbi che ci fossero cascati, ma Rose sembrava sicura del contrario.
«Buongiorno Dom!» disse sbadigliando.
«Buongiorno, buongiorno. Anche se non riesco a capire come questo possa essere un buon giorno.»
Fece finta non avessi neanche aperto bocca e passò accanto a me dandomi due colpetti sulla spalla, come a consolarmi, poi uscì velocemente dalla stanza per andare verso il bagno.
La sua felicità di poter tornare a scuola era… sconvolgente!
Hick, il mio gufo bianco, mi scrutava dalla sua gabbia con la sua solita aria “vediamo quando si ricorda di darmi da mangiare”. Due settimane dopo averlo comprato avevo accidentalmente dimenticato di dargli da mangiare per un giorno intero, e da allora sembrava odiarmi con tutto sé stesso. Khìla invece, la nera e odiosa civetta di Rose, riservava il trattamento “io sono bella e lucida e tu no” soltanto a me, mentre appena vedeva la sua padroncina assumeva la tradizionale espressione da cocca di mamma.
Mi avvicinai alle loro gabbie poste su un largo scaffale e le guardai con tutta l’intensità possibile.
Andiamo, non ero poi così male! Ero buona con entrambi, non avevo più cercato di sgridare Khìla né dimenticato di dar da mangiare a Hick, infondo tutti possono sbagliare. Misi da mangiare a entrambi e dopo aver fatto una linguaccia nella loro direzione mi voltai, e incominciai a riordinare la mia roba per il viaggio in treno. Proprio in quel momento, uscì Rose, dopo due ore a prepararsi e a vestirsi, e corse subito da Khìla che naturalmente cominciò a tendere la testolina verso di lei come per salutarla. Odiosa civetta.
Quando finalmente entrambe fummo pronte scendemmo in cucina, dove trovammo Hermione e Ron - i miei zii -  mamma e papà che erano già arrivati e stavano chiacchierando davanti una tazza di tè ed infine Hugo, Louis e Victorie.
Louis tese la mano verso di me non appena mi vide sbucare, Victorie non si girò nemmeno nella mia direzione, mentre Hugo, come suo solito ci salutò da lontano senza accennare un minimo sorriso. Era sempre stato molto timido, completamente diverso da Rose. Eppure si capivano benissimo e non litigavano quasi mai. Infondo era simpatico ma solitario; si faceva sempre i fatti suoi e non dava fastidio a nessuno. Al contrario, io e Victorie non facevamo che litigare in continuazione.
I nostri genitori ci salutarono con il loro solito bizzarro entusiasmo alla vista dei nostri bagagli e vennero subito ad aiutarci. Cedetti subito la gabbia del mio gufo a papà, che la accolse molto felicemente e mi sedetti a tavola per la colazione. Solitamente non facevo colazione, ma alla vista di deliziosi cornetti al cioccolato non sapevo resistere. Adoravo la cucina babbana! Tutti mi imitarono e ci sedemmo a tavola. Mancava poco meno di un’ora e poi saremmo potuti partire verso la stazione. Io ero l’unica a godermi questi ultimi minuti di libertà con il sorriso stampato sulle labbra. Rose per poco non cadeva dalla sedia per l’agitazione e l’ansia. Quando partimmo da casa, era anche abbastanza tardi, perciò cercammo di fare il prima possibile per arrivare alla stazione. Il rituale fu quello di ogni volta. Una volta arrivati tra i binari nove e dieci, ci salutavamo e poi correvamo verso quel muro che sembrava essere come tutti gli altri, ma che non aveva nulla di normale.  
Camminammo tutti assieme verso il binario poi ci dividemmo per posare i nostri bagagli.
 «Guarda guarda chi si vede!»
Ci misi un secondo per chi capire chi fosse, e un altro secondo per farmi tornare in mente il sogno di quella notte. La rabbia insensata cominciò a inondarmi, ma cercai di stare a zitta e di far finta di nulla.
«Ah giusto, dimenticavo. Sei ancora nel tuo stato: non rivolgere la parola ai cattivi.»
«Sbagliato Lucas» risposi senza neanche voltarmi «Con i cattivi credo sarebbe molto più interessante fare conversazione. Con te invece mi sembra di parlare semplicemente con uno … con uno stronzo!».
La sua risata squillante e falsa mi sorprese. «Come se non ti piacerebbe» balbettò mentre ancora rideva.
«Fanculo.» Dissi tra me e me a denti stretti e ricominciai a camminare a grandi falcate.
Dentro di me una marea di insulti si susseguivano senza pietà, mi aveva già rovinato la nottata, doveva anche rovinarmi la mattina più di quanto non lo fosse già?
Il punto, è che in un altro caso non mi sarei sentita così, me ne sarei fregata. Perché non ci riuscivo allora?
Maledizione.
Entrai nel treno dandomi una spinta di troppo e per poco non caddi in avanti.
La risata che sentii dietro di me non fece che far aumentare la mia tristezza. Non era ancora iniziata la scuola e già mi sentivo senza la minima forza. Un anno, poi di nuovo le vacanze. Ma se proprio dovevamo essere precisi, solo tre mesi. Le vacanze di Natale sarebbero state la mia salvezza.
Che amarezza.

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Capitolo 3
*** Let's go with the oddities ***


CAPITOLO 2 "Let's go with the oddities"


Pov. Rose


“Ed eccoci sul treno per Hogwarts” pensai tra me e me “Ormai giunte al quinto viaggio verso questa scuola”.
L'idea di tornare a scuola mi spaventava, odiavo lo studio e non sopportavo quando mia madre faceva pressioni che andavano dal tipo dolce e calmo: "Rose, tesoro, devi impegnarti di più" alla furia ceca, stile: "Ma che cazzo Rose! Vuoi essere la vergogna della famiglia? Che lavoro pensi di trovare se continui così?!"...eppure ero felice, felice perchè finalmente avrei potuto passare il tempo con i compagni che non vedevo dall'estate...
Non capivo perchè Dominique fosse così disperata. OK, le piaceva Lucas, un ragazzo odioso che non la degnava di uno sguardo, ma per il resto? Lei almeno aveva una bella media... Mah, chissene frega della scuola! Sarei andata a fare la spazzina tra i babbani e mia madre poteva anche andare a fanculo...
«Rose, dai sediamoci» la voce di Dom mi riportò alla realtà.
«Allora, quando arrivano gli altri?» chiedo.
«Non so, Albus ha detto che avrebbero fatto un po' di ritardo, per colpa di James. Sai com'è, deve sempre essere perfetto..." disse Hugo. James e Albus erano molto diversi tra loro, James era molto più aperto, ossessionato dal suo aspetto fisico: i suoi capelli neri dovevano essere sempre in ordine, col ciuffo in alto e una cresta appena appena accennata, i suoi pantaloni dovevano essere sempre stretti ed inoltre passava ore in bagno a trovare lo “sguardo magnetico perfetto”. Albus invece, più che timido era scontroso, aveva non so quale caspita di rabbia repressa dentro, e potevo capirlo, condividere la camera con James Sirius Potter era una tortura per un ragazzo ordinato come Albus; però, oltre a quello, non riuscivo a capire da dove veniva, pensavo che avrebbe fatto coming out da un momento all'altro.
La porta dello scomparto si aprì ed ecco i due fratelli.
«Scusate per il ritardo, questo coglione si è cambiato la divisa sei volte oggi, perchè diceva che "i pantaloni non erano abbastanza stretti"» disse Albus riferendosi a James e facendo una smorfia sul finale.
«Senti frocetto, se io ho una reputazione, al contrario tuo, non è mica colpa mia... Scusa se sono bello.» disse James portando la vanità nel suo sguardo a livelli seriamente preoccupanti e dando un colpo sulla nuca di Albus, che lo guardò in cagnesco.
«La volete finire, cazzo!» urlammo io e Dominque, che fino a quel momento era stata con la testa fra le nuvole e gli occhi azzurri fissi verso il finestrino. Eravamo sempre noi a porre fine alle loro liti: una volta a sei anni Dominique si ruppe il braccio nella speranza di dividerli mentre si picchiavano, mentre io fui più fortunata, dato che avevo iniziato già a picchiarli...
«Scusate» dissero i due.
«Ma siete arrivati solo voi? Scorpius dov'è?» cominciò Hugo. Scorpius Malfoy, mille domande zero risposte. Come: «Perché cazzo il suo secondo nome è Himperion?»
Non sapevo neanche perchè era nel nostro "gruppo di amici", credevo fosse perchè l'unico con cui aveva fatto molta amicizia il primo anno, era Albus e per via della scontrosità di quest'ultimo, nessuno, a parte noi cugini, si avvicinava a lui. Scorpius però aveva moltissimi amici a Serpeverde, la sua casa.
«Ciao Malfoy!» dissi io appena lo vidi entrare (non mi piaceva chiamarlo Scorpius).
«Ciao, scusate il ritardo, non riuscivo a trovare la passaporta» rispose con il respiro affaticato dalll’evidente corsa e i capelli tutti scompigliati.  
Dopo un pò arrivò Victorie (che era andata a cercare i suoi amici del settimo anno) per chiamare James, che di corsa andò via.
Restammo a parlare delle vacanze e del ritorno a scuola, raccontandoci tutte le cavolate fatte e ogni minima novità che c’era stata.
Quando finalmente arrivammo ad Hogwarts ad aspettarci c’erano le solite carrozze.
«Allora, stasera ti va di vedere lo Smistamento? Non lo vediamo da due anni...» chiesi io a Dominique.
«S-si, certo» rispose lei.
«Motivo del tuo tono di voce?»
«Nulla... Lucas... qualsiasi cosa» continuò Dom.
«Senti cazzo, adesso basta, siamo intese? Lascia stare Lucas, per prima cosa, è un coglione. Secondo, è solo la scuola, non è nulla di grave. Tu vai d'accordo con tutti, tutti ti adorano e vai anche bene... dov'è il problema?» urlai io facendo voltare i ragazzi che erano stati a parlare tutto il tempo senza curarsi di noi.
«Non è la scuola, si, è Lucas, ma niente di più... Solo che sono stanca, di dover ricominciare tutto... Credo che stasera andrò a dormire. Non fa niente se ti lascio sola, vero? Insomma lo smistamento lo puoi guardare anche da sola» disse Dominque accennando un sorriso per cambiare argomento.
«Si, d'accordo.» Lasciai perdere tutti i tentativi di far ragionare Dominque, come quasi tutte le cose che iniziavo...
 
Arrivati al dormitorio io e Dom ci sistemammo assieme a Ginger, una ragazza estremamente strana (era molto paranoica, pensava sempre che qualcuno parlasse male di lei, persino i gatti, sopratutto i gatti!) che stava sempre attorno a me e la sua cotta per Albus era evidente a 10 Km di distanza, soltanto Al non se n'era accorto.
Andai nella Sala Grande per assistere allo smistamento e lasciai Dom in compagnia di Ginger e delle strane voci che quest'ultima udiva.
Mi sedetti al fianco di Hugo, che stava divorando la coscia di pollo che era nel piatto.
Lo smistamento fu abbastanza noioso ma era divertente guardare i ragazzi più piccoli, mi faceva sentire "adulta". Il Cappello Parlante gli scendeva giù coprendoli gli occhi e questi sembravano tutti spaventati e ansiosi. Perciò mi accorsi subito di quando, un ragazzo di nome Zach Varner, che sembrava molto più grande degli altri, sedette sullo sgabello e indossò il cappello. Lui era tutt’altro che insicuro… aveva gli occhi di un castano tendente al rosso e corti capelli biondo sabbia. Per una frazione di secondo incrociò il mio sguardo, poi si affrettò a voltarsi e concentrarsi sulla parola che emise il cappello: Serpeverde. Magari avrei potuto far indagare Malfoy...
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Make me wanna die ***


CAPITOLO 3 "Make me wanna die"


Pov.
Dominique

E va bene, lo ammettevo, ero solo una codarda, una stupida codarda senza un minimo di coraggio. Ero scappata persino da Rose. Come si può arrivare a negare ciò che si vuole per paura degli altri? Davvero sono fuggita per Lucas, davvero ho rinunciato anche ad una stupida cena?
Ero nel letto ancora tutta vestita e ascoltavo il russare di Ginger contando i suoi respiri. Ma questo non mi facilitava le cose, né mi aiutava a distrarmi. Dovevo smetterla di tormentarmi con certi pensieri, dovevo smetterla di tormentarmi e basta. Per cosa poi? Per un ragazzo? Non era da me. Insomma, io ero quella che faceva la forte anche quando tutto precipitava nella debolezza, io ero quella che ‘le stelle cadenti non mi servono per realizzare i miei desideri’. Ora mi rifugiavo in un letto per non vedere una persona ipocrita e insignificante?
Con uno spintone mi tolsi le coperte di dosso e stretti i pugni, uscii dal dormitorio, uscii dalla sala di ritrovo di Grifondoro e mi avviai verso uno dei corridoi del terzo piano. Imboccai il corridoio di destra e senza sapere dove stavo andando camminai senza fermarmi. Ero fortunata, a quanto pareva tutti gli altri erano giù a godersi la bella serata da persone normali. Ma ero troppo irritata e adrenalinica per pensare ai festeggiamenti del piano terra. Alla fine mi ritrovai dinnanzi ad una porta chiusa, nessun’altro corridoio di fianco, soltanto una grossa catena a tenere bloccata la porta. La aggrappai e strinsi il più forte possibile, ma questa non subì il minimo danno. Ero impotente. Lo ero sempre stata. Tirai fuori la bacchetta ancora più arrabbiata alla sua vista e pronunciai “Alohomora”. Non successe nulla, quella porta rimase chiusa. Tirai un pugno sul legno liscio e scivolai seduta a terra. Non volevo piangere, perché non aveva senso, ma infondo a chi importava?
Restai seduta così per tantissimo tempo, fino a che non sentii quasi più nessun rumore proveniente dalla Sala grande. Quando finalmente passò quella strana crisi interiore mi alzai e mi diressi nella mia stanza. Ginger russava ancora più rumorosamente e Rose non era ancora tornata. Dopotutto non era una novità che arrivava in dormitorio dopo le due. In quel momento probabilmente era occupata in qualche missione tutta sua o stava chiacchierando con gli altri ragazzi.
Dopo essermi sfogata, non ci misi molto a prendere sonno. La mattina seguente mi sentivo molto meglio, ed ero pronta ad affrontare qualsiasi tipo di difficoltà. Ci avevo pensato su, e semmai mi fossi trovata in una situazione di pericolo con Lucas (pericoloso solo per me), avrei fatto finta di nulla, come d’altronde avevo sempre fatto. Ma purtroppo una sensazione interiore non mi permise di farlo, non appena girai il corridoio e me lo ritrovai faccia a faccia. I suo occhi erano preoccupati, ma appena incontrarono i miei, divennero quasi ironici. La sottile rabbia non bastò a fermare le mie fantasie e i miei ricordi. Immaginai mi baciasse di nuovo, come aveva fatto l’anno scorso, immaginai mi prendesse tra le braccia e… “No, devo smetterla immediatamente, pensa ad altro pensa ad altro” Ma a cos’altro potevo pensare in quel momento?!
«Ehilà, ci si rivede piccola.» Sapeva proprio come farmi imbestialire.
Avevo un sacco di parole o maledizioni da sbatterli in faccia ma mi limitai ad andare via. Era la cosa più giusta da fare. A colazione trovai finalmente Rose che aveva tutta l’aria di aver dormito si e no quattro ore ma che sorrideva come non mai e sprizzava felicità da tutti i pori. Mi venne subito incontro e insieme raggiungemmo il tavolo dei Grifondoro. «Come mai tutta questa felicità?» chiesi sospettosa.
«Non so, oggi mi sono svegliata e mi sono ricordata che è il mio compleanno!»
«Guarda che non ci casco mica! Lo so che ultimamente sono un po’ troppo distratta, ma non sono così stupida» risposi guardandola in cagnesco e un po’ offesa. Di solito funzionava sempre fingersi offesi.
«Scherzavo dai! E’ solo che ogni tanto posso sentirmi di buon’umore anche io» rispose addentando una ciambella e bevendo un sorso dalla sua tazzina. Come faceva a piacerle il caffè non l’avevo mai capito.
«Sta sera, mega festone da sballo nel nostro dormitorio! Rose, Dom, voi non potete mancare!» proprio in quel momento era sbucato James, seguito a ruota da Hugo e Jennifer Howell, una ragazza dai lunghi capelli neri e bianchi stile scene queen, che avevamo conosciuto l’anno precedente.
«Sei fuori di testa, è soltanto il primo giorno di scuola! » protestò quest’ultima ancora prima di sedersi.
 James fece finta di non averla neanche sentita e ci guardò speranzoso.
«Fammi indovinare, l’hai già chiesto a metà scuola e tutti ti hanno dato la stessa risposta» disse Rose accennando a ciò che aveva detto Jennifer.
«Possibile che nessuno di voi ama il pericolo? Il pericolo vivo!»
«E tu lo chiami pericolo perdere cinquanta punti il primo giorno di scuola? E’ molto di più!» si intromise Hugo.
James era completamente fuori di sé. L’anno precedente, da quando per colpa sua avevamo perso più si sessanta punti cercava sempre di coinvolgere anche gli altri in tutte le cazzate che faceva, per non sentirsi poi l’unico escluso. Il suo modo di ragionare era davvero patetico.
«Dom, sei la mia ultima speranza!» Eppure non si scoraggiava mai.
«Che festa è in due?» Senza lasciarli il tempo di riflettere su una risposta abbastanza valida, scappai via prima che incominciasse a disperarsi.
Non era cambiato nulla dall’anno precedente, le stanze e le aule erano rimaste tutte uguali ed anche i professori erano i soliti. Era cambiata soltanto la professoressa di trasfigurazione, una certa Rebecca Wilson, con cui sfortunatamente avevamo la prima lezione. Era una donna alta e robusta, con corti capelli ricci che le stavano in testa come un cappello peloso. Ma la cosa più inquietante erano decisamente i suo occhi bianchi come il latte. Tutti si fermavano a guardarli disgustati prima di prendere posto e lei non sembrava affatto infastidita, anzi, sorrideva sotto i baffi. Non che avesse dei baffi, sempre meglio precisarlo, ma da un momento all’altro sembrava le spuntassero anche quelli. Sfortunatamente la lezione non fu come tutti avevamo previsto: non era una di quelle che si perdono facilmente in chiacchiere e per conoscerci avevamo impiegato meno di cinque minuti. Il resto dell’ora l’avevamo dedicato ad una sfilza di esercizi sul libro e una lettura lunga undici pagine. E no, non c’erano solo disegni a occuparle. Il lato positivo fu che nessuno di noi prese in mano la bacchetta, e fu un bene. Non volevamo rischiare di ritrovarci senza mani e piedi.
La lezione seguente era quella di incantesimi, che ci insegnava Francis Harrison e che impiegò circa mezz’ora della lezione, soltanto per le tante raccomandazioni. Era sempre molto efficiente e precisino, ma più si andava avanti e più peggiorava. Tutti lo assomigliavano a Albus Silente, il vecchio preside di cui tutti parlavano sempre e che i miei genitori nominavano in continuazione. Il professor Harrison infatti, come Silente (di cui avevo visto miliardi di foto), aveva una lunga barba bianca e portava piccoli occhiali da vista a forma di mezzaluna. Molti dicevano che era stato proprio lui a voler assomigliarli, tanto lo stimava e lo venerava. Quando gli dicevano della sua somiglianza con il vecchio preside, a lui brillavano gli occhi, in un misto di malinconia e soddisfazione.
Purtroppo, a quanto pareva non era altrettanto per il suo carattere. Infatti, l’altra mezz’ora la impiegò per bombardarci di domande e un paio di volte ci chiese cose a cui persino Jennifer, che era anche la migliore della classe, non seppe rispondere.
Le lezioni seguenti andarono abbastanza bene; solo con il professor Russell ci furono alcuni problemi: un serpeverde, uno degli amici di Scorpius, fece cadere a terra la sua Bevanda Balbettante (be’, un miscuglio degli ingredienti da usare e non la vera e propria pozione) e poco mancava che la classe si inondasse.
A pranzo la McGranitt ci fece il solito discorsetto sulle lezioni e poi dopo un breve momento disse ciò che tutti stavamo aspettando:
«Quest’anno, come tutti sapete, verranno scelti i nuovi prefetti tra gli studenti del quinto anno. Due prefetti per ogni casa. Quindi impegnatevi se volete avere questa carica!»
Scoppiammo tutti in un applauso entusiasti che finalmente saremmo potuti diventare prefetti.
«Io onestamente non capisco tutta questa emozione.» bisbigliò Albus.
«Non capisci? Ottenendo la carica da prefetto si è più liberi e soprattutto ci si aggiudica la fiducia di tutti i professori!» rispose James, che si vantava di saperne di più solo perché era al settimo anno. In realtà gli si leggeva negli occhi che non sapeva come fosse davvero, dato che non era mai stato prefetto.
«Silenzio!» l’ordine della preside echeggiò per tutta la Sala e questa divenne subito silenziosa.
«Volevo ricordarvi anche, che come ogni anno, verranno scelti i nuovi Caposcuola tra gli studenti del settimo anno. Questi verranno annunciati questa sera prima della cena!» detto ciò, prima che cominciassero di nuovo gli applausi assordanti andò a sedersi.
James per tutto il pomeriggio non fece che stare attento ai professori e dimostrarsi educato, acceso da questa nuova speranza. Come lui, molti altri del settimo anno non fecero che rimproverarci in continuazione senza un motivo preciso. Era sempre stato così, come se si volessero recuperare sette anni di educazione e responsabilità. Io, Albus e Ginger ci recammo in biblioteca per iniziare a studiare, o meglio, Ginger ascoltava Al paralizzata e con gli occhi fissi sulle sue labbra e io e lui cercavamo di imparare la lezione di storia della magia, che quella mattina avevamo capito a malapena. Rose non era venuta, dicendo che non le andava di studiare ma secondo me, sotto c’era dell’altro. Tuttavia preferii non indagare su ciò che stava combinando.
Eravamo arrivati al quinto paragrafo quando Al decise che non gli andava più di studiare.
«Basta. Ti prego facciamo altro Dom!» mi disse disperato.
«Okay, forse hai ragione… »
«Forse?! Sono due ore che studiamo.» mi interruppe.
Feci finta di non averlo sentito e continuai: «E’ meglio passare a studiare astronomia.»
«Dominique» cominciò lui con la voce di chi sta per esplodere.
«Scherzavo scherzavo!»
Tutti dicevano che Al fosse assai scontroso, persino Rose, ma a me era così simpatico! Certo, forse a volte era troppo serio, preferiva stare zitto che fare discorsi cretini, ma quando era con me scherzava e rideva. Be’ a dire il vero, anche quando era con Ginger. Era talmente silenziosa che tutti ci dimenticavamo quando ci stava accanto. Aveva detto si è no due parole da quando avevamo iniziato a studiare, a me avrebbe dato fastidio avere qualcuno che ti guarda in continuazione, qualsiasi cosa fai, ma Al non ci faceva granché caso. Anzi, a volte mi chiedevo se soltanto io riuscissi a vederla. Eppure era una ragazza carina e quando non c’era Al nei paraggi, persino simpatica. Stavamo quasi per alzarci dal nostro tavolo e andarci a sgranchire le gambe, quando vedemmo spuntare da un lato Rose, Scorpius e… Lucas? Sbiancai.
Albus appena lo notò si girò verso di me con un espressione assai preoccupata e mi sussurrò: «Se vuoi possiamo andare via… » Che diavolo no! Non ero mica in pericolo di morte.
Poi quando incontrò il mio sguardo mi fece l’occhiolino e ripensandoci forse ero davvero in pericolo di morte.
«Finalmente vi abbiamo trovato! Ragazzi dobbiamo dirvi una cosa davvero importante.» ci disse Rose, poi mimò uno “scusa” con le labbra verso di me e si venne a sedere al nostro tavolo. Gli altri due la imitarono.
Io non riuscivo a distogliere lo sguardo dal libro, ma poi fui costretta a farlo quando alla domanda di Albus su cosa c’era di tanto importante Scorpius rispose: «C’è qualcosa che non quadra nella scuola»
«Cos’è successo?» chiesi fin troppo curiosa.
«Ricordate Zach Varner? Il ragazzo che ha partecipato ieri sera agli smistamenti? A quanto pare ha quattordici anni… ed è contro le leggi di Howarts ammettere qualcuno più grande. Se tre anni fa non ha ricevuto la lettera d’ammissione alla scuola, perché dovrebbe entrare ora? Non è possibile che ci sia stato uno sbaglio.» spiegò Lucas.
«Un momento, un momento! Chi è Zach Varner?»
Ci fu un momento di silenzio.
«Ah dimenticavo, tu non hai partecipato alla cerimonia dello smistamento… avevi qualcosa di molto più importante da fare questa notte, vero?» ghingò Lucas.
«E’ un ragazzo che è stato smistato ieri a Serpeverde.» mi spiegò Al, poi contnuò: «Ma voi come lo sapete?»
«Quando ieri sera l’ho visto ho capito che qualcosa non andava e così ho fatto indagare Malfoy.» disse Rose, impaziente di spiegare tutto.
«Io e Lucas ci abbiamo fatto una chiacchierata e abbiamo scoperto che ha quattordici anni… un po’ strano per chi è appena arrivato, no?» disse Scorpius.
Ci spiegarono tutto meglio, descrivendo parola per parola il loro discorso, e alla fine convenimmo tutti quanti che c’era davvero qualcosa che non andava. Madama Pince ci sgridò per più di una volta dicendoci di stare zitti e alla fine fu costretta a cacciarci fuori. Ma in quel momento i pensieri che ci turbavano era altri. Lucas andò via non appena finimmo il discorso. A lui piaceva stare il più lontano possibile dalle altre case che considerava nemiche. Forse era per quello che aveva amici solo in Serpeverde e quasi tutti quelli delle altre case lo odiavano.
Ben gli stava.
Ma quella sera un’altra cosa ci emozionava ancora di più, la scelta dei due Caposcuola. Appena tutti ci fummo seduti a tavola, la preside McGranitt si alzò in piedi ed esclamò:
«Come deciso, questa sera annuncerò i nuovi Caposcuola. Prima però c’è una notizia che devo darvi.
Quest’anno, quelli del quarto anno, accoglieranno un nuovo studente: Zach Varner!»
In tutta la sala si sparsero mormorii silenziosi, noi altri ci limitammo a scambiarci uno sguardo complice.
Guardammo nella sua direzione e sembrava sorridere. Be’, non che si potesse definire un sorriso vero e proprio quello, più che altro aveva le labbra stirate. Non lo avevo mai visto prima, eppure mi sembrava che i suoi tratti mi fossero familiari.
«Molti di voi lo avranno già conosciuto, ma volevo annunciarlo ugualmente.
E ora, senza troppi giri di parole… il primo Caposcuola della casa… Tassorosso è… Ted Remus Lupin!»
Tra quelli di Tassorosso partì un grosso boato di applausi e il soffitto della Sala si illuminò in mille fuochi d’artificio. Cominciarono ad intonare una canzone di vittoria e Ted non stava più nella pelle, e sorrideva senza sosta. La preside aspettò con pazienza che tornasse la calma, e dopo le ultime congratulazioni urlate, si ristabilì il silenzio e l’atmosfera tornò tesa. Bisognava annunciare il secondo Caposcuola.
«Ebbene, il secondo prescelto per il ruolo da Caposcuola, o meglio, la seconda prescelta è… Victorie Weasley»
A quel punto, anche io ero fuori di me dall’emozione. Raggiunsi con un balzo mia sorella e l’abbracciai facendole le mie congratulazioni. Questa volta anche lei sembrò meno rigida e invece di conservarmi il trattamento da sorella antipatica ricambiò l’abbraccio. Dietro i tavoli dei professori apparvero le facce dei nuovi caposcuola e questi ultimi si ritrovarono con una spilla al petto a stabilire il loro grado da Caposcuola.
I tavoli si riempirono in un batter d’occhio e tutti mangiammo e restammo a parlare fino a molto tardi.

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Capitolo 5
*** The unexpected in one night ***


NdA: Ed eccoci qui con un nuovo capitolo!
Vogliamo prima di tutto ringraziare manson per le sue recensioni e anche per i consigli che ci da!
Spero continuerai a recensire :)
Ringrazio anche chi ha solo letto questa storia, per noi è davvero molto importante! Recensite, vi prego ç_ç
Ed ecco a voi i volti dei personaggi! {ancora un grazie a manson per avercelo suggerito}


Image and video hosting by TinyPic {Jennifer - Zach - Victorie - Ginger - Albus - Dominique - Rose - James - Lucas - Scorpius - Hugo}


CAPITOLO 4 "The unexpected in one night"


Pov. Rose

Era passata poco più di una settimana dall'inizio della scuola e le novità non erano molte: Dom si era calmata, nonostante mi avesse fatto una scenata per aver parlato con Lucas l'ultima volta; Ginger aveva smesso di parlare dei gatti, con me, forse aveva capito che non la sopportavo; Albus era diventato meno scontroso con tutti, eccetto con me (ovviamente dovevo sempre ricevere un trattamente "speciale" Grazie Albus! Pensai);  quel Varner mi fissava in continuazione con quegli orribili occhi rossi, pensavo che mi avrebbe, molto probabilmente, chiesto di uscire a  breve, ed io gli avrei risposto gentilmente:"No, grazie" Ma chi prendiamo in giro?! Gli avrei riso in faccia, a volte ero così cattiva, e ne andavo fiera; infine Malfoy aveva coronato il suo sogno accademico di una vita: diventare prefetto...Non capivo perchè tenesse tanto alla scuola.
Quella mattina avevo particolarmente sonno...
"Rose, svegliati" mi disse Dom con voce dolce.
"Va a quel paese!" le risposi, assonnata.
"Senti Rose, non ho alcuna intenzione di fare tardi per l'ennesima volta, svegliati!" urlò Dominique.
"Va bene, va bene" risposi alzandomi.
A colazione ero abbastanza tranquilla e le cose andavano normalmente, a parte per le occhiate di quell'imbecille di Varner. Ma come facevo a chiamarlo imbecille se non ci avevo mai parlato? Era solo che aveva un'aria strana, come se nascondesse qualcosa, qualcosa di orribile..."Dannazzione a me e ai miei brutti presentimenti insensati!"  Dissi tra me e me.
All'ora di pozioni il nuovo professore, il Sig. Elisir (ma era un nome vero?! Beh, almeno si addiceva al suo lavoro), che aveva un'aria da "Satana" coi baffi, il pizzetto ed i capelli a punta, ci divise in coppie a sua scelta: io andai con Scorpius (sorrisi, perchè così potevo lasciargli fare tutto il lavoro e mi sarei riposata), Ginger con Albus (la ragazza iniziò a respirare affannosamente, "Patetica"  dissi sottovoce)  e Dominque, per la più grande ed inimmaginabile delle sfortune finì con Lucas, che ridacchiò, avevo il presentimento che alla fine a lui Dominque piaceva,  solo che o, era troppo orgoglioso e non voleva ammetterlo, oppure non la voleva come ragazza stabile, ma solo come un' "usa e getta"...Avrei voluto ucciderlo in quel preciso istante, Dom sembrava sul punto di piangere...
Scocciai Malfoy per tutto il tempo e lui, con la sua grande pazienza e la sua ancora più grande timidezza non mi diceva niente, era divertente prenderlo in giro affettuosamente, che fosse per il suo stupido nome o altro...
A pranzo mi sedetti al fianco di Dom , che però non volle parlare, e non la forzai.
Tutti noi ragazzi ci dirigemmo verso le Sale Comuni delle rispettive case...
Mentre parlavo con Hugo, entrambi seduti a terra davanti al caminetto, arrivò la McGrannit
"Signorina Weasley, cercavo proprio lei!" mi disse.
"Ehm...Come mai?" dissi io tremando. Quando un'autorità scolastica mi cercava poteva significare solo due cose la prima era che avevo combinato qualche guaio(cosa alla quale ero abituata), la seconda  era che aveva chiamato mia madre per sapere del mio rendimento(accadeva una volta al mese, quasi, ed ogni volta era sempre una tortura).
"Abbiamo deciso di, come posso dire, premiarla, dandole l'incarico di sostituta della prefetta Elise March. Quest'ultima stasera non può fare la ronda con Scorpius Malfoy, e allora abbiamo pensato di usare lei"  rispose la McGrannit
"IO?! Senza offesa, ma sono l'ultima persona al mondo adatta a fare la prefetta!" Ribattei io scandalizzata.
"Questo lo so. Non oso ricordare quando il primo giorno del secondo anno ha quasi ucciso il gufo di Christian Mali! Ma, in questo periodo si sta comportando piuttosto bene, ed io la considero una sorta di punizione, per una come lei, per tutto ciò che ha fatto in questa scuola da quando è arrivata!" Continuò la preside.
"D'accordo..." risposi semplicemente.
Quando la McGrannit se ne andò mi coprii il viso con le mani e mi buttai a terra
"Cavolo no!" urlai disperata
Hugo cercò di confortarmi:" Ma dai! Che problema sarà mai! Inoltre ci sarà Scorpius con te, parlerete un po'... ma toglimi una curiosità, che hai fatto al gufo di Christian Mali?"
"No niente...era sera e non avevo assistito allo Smistamento. Ero andata dal custode, il Sig. Ovis, per farmi dare dell'acqua da dare alla mia civetta e lui me la diede. Il problema è che aveva sbagliato, non era acqua, ma vodka liscia, la sua bevanda preferita, me lo sarei dovuta immaginare... Ne assaggiai un goccio e mi accorsi che non era acqua, appunto, e, per fare uno scherzo a Christian, la diedi al suo gufo, che aveva la gabbia di fianco a quella di Khaìla, che è stato male per sei mesi... Il Sig. Ovis ha detto che aveva dato a me "l'acqua" e sono stata in punizione per tutto l'anno" risposi
"Come hai fatto a pensare che il Sig. Ovis bevesse acqua?! E’ sempre ubriaco, e appunto beve solo vodka!" Disse il mio fratellino ridendo.
"Pensavo la desse alla sua "pecora da compagnia" ...quanto odio quell'animale! L'ultima volta che l'ho visto, mi ha quasi mangiato i vestiti!"

Dominique continuò il suo silenzio tombale per tutta la serata , neanche il fatto che fossi diventata "prefetta sostituta" l'aveva fatta parlare..."Chissà cose le avrà mai detto Lucas" pensai...
Verso le 21:00 mi diressi verso la Sala Grande e trovai Malfoy ad aspettarmi
"Allora, di solito che si fa durante queste stupidissime ronde?" Cominciai io
"Dobbiamo fare solo il giro della scuola, niente di più." Mi spiegò" Se non ti va puoi sempre aspettarmi qui, per me non ci sono problemi." Disse continuando a parlare, era sempre così gentile e non potei fare a meno di sorridere...Non risposi, gli indicai solo la porta e andammo.
"Caspita ho sete! Rubiamo un pò di vodka a quell'idiota del Sig. Ovis?" chiesi a Malfoy sorridendo, mentre attraversavamo il corridoio che portava alla biblioteca.
"Perchè fai così?" Mi chiese lui a sua volta
"Così come?"  Continuai.
"Cerchi sempre di trasgredire, di andare contro le regole. Come se volessi dare fastidio a qualcuno... A tua madre? Capisco che ti faccia pressioni esagerate, ma non è positivo che ti comporti in questo modo... pensaci un attimo, cosa credi di dimostrare?" mi rispose lui calmo.
"A te cosa importa? Non mi interessa del mio futuro, ho quattordici anni! Voglio solo vivere e fregarmene delle cose!" dissi io ad alta voce, per cercare di far finire il discorso.
"Non è per il tuo futuro...Solamente, non ti fa bene ecco. Non ti fa bene cercare di essere ciò che non sei. Cerchi in tutti i modi di apparire una fighetta strafottente, quando invece sei una ragazza dolce, simpatica , disposta a fare tutto per le persone e le cose alle quali tiene." disse lui tranquillamente,  col tono di quelli che cercano di dire una cosa importante ma non ci riescono.
Lo bloccai: "Senti, non serve che ti preoccupi per me, è carino da parte tua, lo apprezzo, ma devi stare calmo, io sto bene" finii lanciando il più falso di tutti i sorrisi falsi che avessi mai mostrato. D'altronde ho sempre invidiato Malfoy, la sua capacità di essere gentile con tutti e preoccuparsi sempre delle persone che gli stavano a cuore. Invidiavo anche i suoi voti in fondo, ricordo che mio padre il primo giorno di scuola, davanti al Binario 9 e 3/4, mi disse, indicandolo, che dovevo superarlo in tutte le materie; non è stato così purtroppo, ho sempre pensato di averlo deluso.
Malfoy sembrava in procinto di dire altre "perle di saggezza", quando sentimmo dei rumori provenire dalla biblioteca . Ci affacciammo alla porta: erano il Sig. Elisir e Zach Varner.
"Allora Signore, ha capito?" disse il Sig. Elisir rivolgendosi a Varner
"Ovviamente si" rispose quest'ultimo secco.
I due stavano per voltarsi così io e Scorpius scappammo...
"Ora ho capito perchè nonostante abbiamo quattordici anni sia entrato quest'anno a scuola! E’ un raccomandato di merda!" dissi cercando di non urlare
"Rose..." mi rimproverò il mio compagno di ronda  (odiava quando usavo brutte parole e quando arrivavo a conclusioni troppo affrettate).
"Ho ragione! Pensaci un attimo...Probabilmente il Prof. gli stava dando ripetizioni, cosa che i professori non possono fare; quasi sicuramente viene da una famiglia ricca, e allora tutto ruota attorno a lui!" affermai convinta.
"Sinceramente non me ne può importare di meno... Forse è meglio che continuiamo la ronda" disse Malfoy, per poi precedermi girando l’angolo.

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Capitolo 6
*** Halloween & plans ***


CAPITOLO 5 "Halloween & plans"


Pov. Dominique

Quell’oggi ero sembrata davvero fuori di testa. Motivo: ero riuscita a farmi manipolare da Lucas.
Iniziavo seriamente ad odiare quel nome. Sì, lo odiavo perché non ne potevo più, era ora di smetterla seriamente. E non come quando ti tocca fare la dieta e cerchi tutte le scuse più plausibili per rimandarla al giorno dopo, anche se onestamente la battuta cominciava sia a diventare vecchia sia a infastidirmi molto. Non che non mi fossi comportata con un minimo di dignità con quell’imbecille, ma certo, forse avrei potuto fare di meglio. Del tipo rovesciarli addosso tutta la pozione appiccicosa che eravamo  ero riuscita a preparare durante quell’ora disastrosa. Pensandoci forse era proprio la cosa migliore che avrei dovuto fare senza aspettare qualche stupida mossa gentile da parte sua. Il fatto che aveva ghignato per tutto il tempo e  il suo sguardo mi aveva perforata senza pietà non aveva aiutato di certo, anzi, se possibile aveva peggiorato le cose dato che, degna del cognome Weasley, ero arrossita furiosamente.
Be’ , meglio non pensarci, mi dissi fra me. Ormai è fatta.
Il dormitorio era terribilmente silenzioso, di solito c’era sempre Rose che faceva rumore anche di notte mentre dormiva. Ora però non c’era nessuno a smuoversi nel letto accanto o a parlare nel sonno come spesso faceva. Questo mi fece ricordare che… un momento, la preside le aveva chiesto di sostituire una prefetta! E avevano scelto lei. Lei.
Ora che riuscivo a pensare lucidamente mi resi conto che era terribilmente … strano!
Be’, buon per lei. Almeno passava un po’ di tempo con quel poveretto di Scorpius e chissà, prima o poi forse sarebbe riuscita a capire che quando era con lei, Malfoy si comportava in modo più che strano.
Mi divincolai dal piumone e scesi dal letto senza fare rumore per non svegliare Ginger.  Scesi le scale e raggiunsi la Sala di ritrovo di Grifondoro. Il fuoco era ancora acceso e mi resi conto che la poltrona davanti al camino era già occupata. Riuscii a riconoscere i capelli in disordine di Albus prima ancora di raggiungere la poltroncina e passare accanto a lui. Appena mi vide mi sorrise e disse: «Non riesci a dormire?»
«No… non riesco neanche a chiudere gli occhi. Tu?» risposi sedendomi sulla sedia a dondolo e allungando le mani verso le fiamme per riscaldarle.
«No, mi andava di starmene un poco qui a pensare.» Si passò una mano tra i capelli e poi tornò a guardare dritto davanti a sé. A quanto pareva non ero l’unica ad avere problemi stupidi che sembravano giganti.
«Alla fine tutto si aggiusta.» dissi infine a bassa voce, per rompere quel silenzio divenuto scomodo per entrambi, forse.
Fece una leggera risatina e poi disse: «Sì, l’ho sentito dire un paio di volte.» Ma la sua espressione sembrava intendere altro. Non indagai su quello che lo lasciava perplesso e preoccupato, ma mi andai a sedere accanto a lui e poggiai la testa sulle sue spalle. Così, ascoltando il rumore del fuoco che scoppiettava allegramente e sentendo il respiro lento e regolare di Al tutto divenne più sbiadito e dovetti addormentarmi, perché non ricordo nulla di quello che è successo dopo.
Il giorno seguente ero nel dormitorio e il letto di Rose era ancora vuoto, ma doveva essersi alzata da poco perché le lenzuola sul letto erano tutte sotto sopra. Anche Ginger doveva essersi alzata perché il suo letto era vuoto. Mi girai verso il comodino e sollevai la sveglia. Non appena lessi l’ora che segnava balzai giù dal letto e quasi inciampai nei miei stessi passi. Ma dovetti risedermi subito perché sentivo la testa girare forte. Ad un tratto mi sentivo troppo debole per muovere un solo dito, rimasi bloccata per un paio di minuti, ma la testa non accennava a fermarsi e i lineamenti di tutto ciò che mi circondava erano sfocati, si muovevano velocemente.
«Domi!» sentii la voce di Rose che correva in mio aiuto e mi aiutava a sdraiarmi e la sentii imprecare quando passò la mano sulla mia fronte.
«Ma hai la febbre! Scotti Dom!» A quelle parole mi sentii ancora peggio. Febbre equivaleva ad infermeria e infermeria equivaleva a medicine, punture, aghi.
«N-no, sto benissimo» sussurrai, sperando non cogliesse la nota di incertezza nelle mie parole.
Ma fece finta che non avessi neanche parlato e mi intimò a stare ferma e a non muovermi di lì.
Pochi minuti dopo ero in infermeria contro la mia volontà e senza una spiegazione al fatto che le lezioni era evidentemente state sospese. Madame Chips non permetteva a Rose di entrare, né a qualsiasi altra persona, e lei stessa si rifiutava di parlarmi perché diceva che era impegnata in altre faccende. Verso l’una mi portò il pranzo e solo dopo avermi costretta a mangiare fece entrare Rose, Hugo, Victorie, Albus e James. Avevano tutti un’aria estremamente preoccupata ma mi rivolsero un sorriso e si avvicinarono al letto dove ero sistemata. «La febbre ti è scesa vero?» mi chiese Victorie.
«Certo, ora ho trentasette e mezzo. Figuratevi se altrimenti Madame Chips vi avrebbe fatto entrare!»
Risposi io, cercando di essere allegra e farmi vedere sana e normale come sempre. Loro rimasero zitti a fissarmi e la cosa mi fece spazientire. Persino James sembrava non avere nulla da dire.
«E allora, si può sapere cosa diamine è successo?!» urlai ad un tratto facendoli sussultare.
«Adesso non possiamo spiegarti, ma tu non devi preoccuparti.» spiegò Albus che sembrava quello più in sé in quel momento. La sua voce ancora preoccupata mi fece tornare in mente la breve chiacchierata della sera prima e chiesi: «Ieri sera, io mi ero … »
«Ti ha riportato sù Rose, non appena è tornata dalla ronda.» rispose velocemente.
«Già, e non immagini che fatica!» rispose lei ironicamente per alleggerire l’atmosfera. Be’ poco importava se a nessuno andava di parlare, perché avevo cose ben più importanti a cui pensare. Prima di tutto ero felice di non essermi persa le lezioni per via della febbre e speravo che sarebbe andata via molto presto. Odiavo con tutta me stessa l’odore di disinfettante che si sentiva in tutti li ospedali, e poi figurarsi se Madame Chips avrebbe fatto un incantesimo per pulire l’aria da quella puzza. No, lei voleva a tutti i costi che fosse un vero ospedale ed anche per questo si rifiutava di fare andare via la febbre e il mal di testa con un movimento di bacchetta. Oltretutto nella mia mente stava nascendo un discreto piano per conquistare Lucas. Diamine, non potevo evitarlo, perciò avrei fatto in modo che lui fosse attratto da me almeno per vedermi in modo diverso e non farmi ridere costantemente in faccia. Avevo visto un paio di film babbani quell’estate ed anche se mi erano sembrati molto stupidi, adesso mi rendevo conto che in qualche modo mi sarebbero stati d’aiuto. Dovevo ammetterlo, ero una bella ragazza, dopotutto mia madre era la famosa veela. Non avrei faticato a sembrare ancora più affascinante.
Purtroppo dovetti rimandare per un po’ i miei nuovi piani. Nel giro di una giornata la febbre era scesa, a quanto pareva era stato semplicemente un calo di zuccheri, così ricevetti il permesso di uscire dall’infermeria, con la raccomandazione di stare più attenta e di mangiare di più. Stranamente però, io mangiavo molto e non avevo mai detto di no davanti ai dolci.
Tuttavia, non fu questo a convincermi a rimandare il mio piano: Rose si era finalmente decisa a parlarmi e a raccontarmi di ciò che era successo il giorno prima. La trovai seduta in un tavolo della biblioteca, con un libro aperto davanti, e gli occhi che spiavano fuori da una delle poche vetrate della biblioteca. Appena la vidi la salutai allegramente e mi sedetti accanto a lei.
«Allora, come va?» le chiesi sbattendole in faccia il mio sorriso. Rose si voltò e mi guardò sorpresa, poi circospetta e poi ancora sorpresa.
«Chi è resuscitato?» chiese evitando del tutto la mia domanda.
«Per ora nessuno, ma se proprio deve resuscitare qualcuno.. be’, vorrei resuscitasse Tea, ti ricordi la cagnolina che avevo a tre anni?» dissi senza perdere il buonumore e divertita dalla sua espressione alquanto bizzarra.
«Tu sei la ragazza più imprevedibile che io abbia mai conosciuto! Prima sei depressa, poi quasi muori dalla disperazione ed ora mi parli con questo tono allegro?» Rose si girò verso di me e mi fissò come alla ricerca di qualche particolare che le era sfuggito.
«Si, me lo dicono spesso che sono strana, e tutti chiedono ai miei genitori di analizzare i comportamenti di un essere tanto imprevedibile.» risposi ironicamente facendole la linguaccia.
«Non ti capirò mai… » sospirò lei come per arrendersi e poi tornò a fissare fuori dalla vetrata.
«E no bella! Ora mi racconti quello che è successo ieri e ti muovi anche!» ero abbastanza spazientita dal fatto che non volesse spiegarmi il motivo della sospensione delle lezioni. Anche quella mattina non c’erano state, avevo dedotto, poiché in mattinata James era venuto a trovarmi in infermeria dicendo che quel posto al momento gli sembrava il più allegro.
Ed era vero, perché appena mi ero recata nella Sala di ritrovo di Grifondoro avevo trovato tutti in silenzio e immobili, solo dopo avermi visto avevano accennato un saluto e poi erano tornati assorti nei loro pensieri.
«Hai presente Paul Davis? Ultimo anno?» chiese Rose dopo aver fatto un profondo sospiro.
«Certo, è un amico di James, e ci ho parlato un sacco di volte.» risposi senza capire dove volesse arrivare.
«E’ sparito. Scomparso nel nulla e nessuno ha la minima idea di come abbia fatto a scappare.» Rose scosse la testa come per dimenticare un pensiero molto brutto.
Per un po’ rimasi senza parole, non sapevo cosa dire o con quale domanda iniziare quella che si prospettava una lunga chiacchierata. «Ma come è potuto accadere? Quando è successo?» domandai infine.
«La notte della mia prima ronda e te l’ho detto, nessuno sa com’è successo. La scuola è protetta da tantissimi incantesimi, è praticamente impossibile fuggire così, da un momento all’altro, senza un avviso o un motivo preciso.» si guardò intorno, poi si avvicinò un po’ di più e mi disse piano: «Paul ultimamente era diventato molto amico di quel Zach, li ho visti parlare tra loro qualche giorno fa, prima della sua scomparsa… »
«Cosa vorresti dire con questo? Rose devi smetterla di farti tutte queste idee strane su quel ragazzo!» risposi spazientita. Come poteva in un momento come quello pensare ancora ai suoi presentimenti invece di concentrarsi sul fatto che un ragazzo era sparito inspiegabilmente?
«Non so, ma c’è qualcosa che non quadra con tutta questa storia.» rispose puntando il suo sguardo sul libro che aveva davanti, senza farci caso sul serio.
«Ne avevamo già parlato Rose… » cominciai, ma mi interruppe subito.
«Lo so, lo so.» rispose velocemente «Questo non è il momento di pensarci, perciò non preoccuparti. Non mi metterò ad inseguirlo dappertutto finché non avremo entrambe la certezza che qualcosa non vada.»
Era sempre stata testarda.
«Va bene, ma non dimenticarti di coinvolgermi in un possibile futuro inseguimento» risposi scherzando.
«Tu e i film d’azione! Qui non siamo nella CIA. Ma non credo te ne renderai mai conto!» Tutti sapevano della mia ossessione per commedie drammatiche, d’azione e spionaggio. E a volte mi comportavo come i personaggi di questi telefilm, ma era davvero più forte di me.
«Io non riesco seriamente a capire come fai ad odiarli! Riescono a trasmetterti adrenalina ed energia in modo meraviglioso. E’ una sensazione inspiegabile… che ti fa sentire viva!» risposi, mettendo un po’ troppa enfasi nelle ultime parole. Lo sguardo di Rose sembrava volesse dire che ero completamente fuori di testa e non seppi trattenermi dallo scoppiare a ridere. Poggiai la testa sul tavolo e continuai a ridere e forse ero davvero impazzita pensai, ma in quel momento mi sentivo davvero bene e fortunata ad avere Rose.
Sentii che anche lei era scoppiata a ridere e quando rialzai il viso quasi mi affogai vedendo la figura di Madame Pince che ci squadrava con un’aria di rimprovero che sul suo viso da centenne era tanto minacciosa.
Fummo costrette ad uscire fuori cercando di trattenere le risate e appena raggiungemmo il corridoio Rose mi poggiò una mano sulla spalla come per sorreggersi e ricominciò a ridere, senza un motivo preciso, perché era da tanto che non ci divertivamo così tanto e continuammo a scherzare e a parlare senza sosta per tutta la sera. Portammo un po’ di allegria, ormai non se ne poteva più di quella preoccupazione anche perché le lezioni sarebbero dovute continuare e alla fine ci ritrovammo a rassicurare  tutti. Paul sarebbe tornato, io ne ero certa. Non avevo mai avuto modo di conoscerlo bene, ma sapevo che era un bravissimo ragazzo, e se era successo qualcosa se la sarebbe cavata.
Passarono tre giorni e alla fine le mie previsioni di dimostrarono giuste: Paul rientrò a scuola, ma non raccontò nulla di quello che era successo. Sembrava scosso, ma si rifiutò categoricamente di dire perché era andato via e alla fine ciò che era successo lo dimenticarono tutti. Dissero che era stata una sbandata adolescenziale e non le diedero più peso. Tuttavia sembrava che i  professori non erano dello stesso avviso e puntualmente, neanche Rose.

Passò un mese ed io continuai ad essere coinvolta nel piano che avevo ideato.
Quando c’era in giro Lucas non gli rivolgevo la parola, ma non come se fossi arrabbiata, come se lui non esistesse. E, con mia somma contentezza il piano stava funzionando, perché tutti avevano smesso di fare commenti stupidi e le sue frecciatine non funzionavano più. Cominciavo a pensare si sentisse giù di morale; uno come lui non era abituato a farsi ignorare in questo modo. Ora quello che sarebbe dovuto succedere era molto semplice: Lucas non ne avrebbe potuto più e avrebbe provato ad aggiustare le cose ed io be’, io l’avrei perdonato… Ripensandoci il piano non sembrava più così buono come all’inizio. La mia coscienza cominciava a farsi sentire e il consiglio che mi dava era quello di essere me stessa. Ma io la vedevo anche come una specie di vendetta, perciò non ci pensai molto.
L’occasione giusta, quella in cui sarebbe potuto accadere tutto questo, non tardò ad arrivare.
Halloween era vicino e James non faceva che parlare di una festa che avrebbe voluto organizzare se solo avesse avuto il permesso della preside. Cercai di aiutarlo il più possibile, perché anch’io desideravo questa festa con tutta me stessa ma ormai sembrava essere una causa persa finché, un giorno, durante una lezione di incantesimi non scoprimmo la passione del professor Harrison per le feste.
«Jennifer devi aiutarci, per favore!» mi ritrovai a pregare un’ora dopo con James al mio fianco e Rose all’altro.
«Perché proprio io?!» rispose ancora sconvolta da quello che gli avevamo chiesto. Per lei quello era imbrogliare e odiava imbrogliare.
«Te l’abbiamo già spiegato. Sei la più brava del corso, sei la più brava tra tutte le case!» spiegò James fissandola con un’espressione da cucciolo implorante.
«E questo cosa centra?» continuò imperterrita, come se lo facesse apposta per avere la soddisfazione di farci inginocchiare e farsi pregare più di quanto stavamo già facendo.
«Perché a te darà ascolto. E’ semplice no?» dissi scandendo le parole e cercando di mantenere la calma.
Ma lei sembrava ancora indecisa.
«E va bene! Cosa vuoi in cambio?» sbottò ad un tratto Rose, che di pazienza ne aveva ben poca.
«Adesso si che va meglio… Perfetto, sarete le mie nuove compagne di shopping ogni volta che andremo a Hogsmeade!» gracchiò eccitata. Be’, come pretesa non era stata tanto impegnativa, quindi potevamo accettarla tranquillamente ed anche abbastanza soddisfatte.
Jennifer si recò nello studio del professore di incantesimi e ne uscì cinque minuti dopo con un’aria esperta sul viso e, mentre guardava attentamente le sue unghie blu elettrico disse: «E’ fatta. Ne parlerà con la preside e mi farà sapere. Ha detto che farà del suo meglio per convincerla.»
In quel momento cominciammo tutti a saltellare ed a esultare felici, e James non stava più nella pelle: cercava di organizzare quella festa dagli anni precedenti e non c’era mai riuscito. Si mise subito all’opera nei preparativi, scrivendo le sue idee su una pergamena ancor prima di avere la conferma di poter fare tutto ciò. Dal canto suo, era molto sicuro che il professor Harrison non ci avrebbe messo molto a convincere la McGranitt. Si conoscevano da tanto tempo ed inoltre, la somiglianza con Albus Silente faceva vacillare la preside. Questo tutto a detta di James.
Ma a quanto pareva ci era riuscito davvero a convincere la preside, perché (anche se con un ritardo di due giorni)  Jennifer si presentò davanti la scuola, dove stavamo parlando tra noi e ci disse solamente: «Allora, quando iniziamo a preparare la festa? Per sta sera dev’essere tutto pronto, perciò non c’è tempo da perdere.»
In realtà lei non l’avrebbe dovuta preparare ma la lasciammo fare sperando non cominciasse a chiacchierare di compiti o vestiti o unghie rotte.
Io più che altro cercavo di guidare i preparativi con la pergamena che James mi aveva mollato e alla fine riuscimmo quasi a trasformare completamente la Sala Grande. Le quattro lunghe tavolate erano completamente sparite, e la stanza era enorme, tanto che restammo a guardarla a bocca aperta. Era sempre stata grande, ma ora sembrava terribilmente profonda e spaziosa. Ci eravamo divisi i lavori da fare: James aveva pensato a sistemare le luci; Rose era stata tutto il giorno a cercare la musica adatta (cosa molto difficile, perché il quel luogo di musica non se ne capiva nulla); Jennifer si era occupata della decorazione delle vetrate, che avevano assunto forme e colori molto sinistri, e della lunga tavolata che avevamo posizionato ad uno dei lati della Sala, dove sarebbero stati poggiati i cibi e le bevande; Lucas e Victorie (che si era uniti a noi in seguito) avevano fatto piccoli incantesimi che avrebbero dovuto iniziare a prendere “vita” quella sera, ma non avevano voluto spiegarci nulla di più; io infine, mi ero occupata di quei dettagli gotici che avrebbero reso il tutto più spaventoso e lugubre.
Alla fine eravamo davvero soddisfatti di tutto quello che eravamo riusciti a fare e speravamo che anche a tutti gli altri piacesse. Naturalmente erano invitati tutti e forse sarebbero passati anche i professori, ma poi ci avevano detto che se ne sarebbero andati molto prima che finisse la festa, lasciando a noi il compito di stare attenti. Insomma, erano abbastanza fiduciosi.
Così ci ritirammo tutti in camera per prepararci alla festa e io non vedevo l’ora che iniziasse. Io Rose e Ginger ci stavamo preparando e ci divertimmo a sfilare per il nostro dormitorio e a provare vestiti abbastanza stravaganti facendo l’imitazione di alcune ragazze di Corvonero che odiavamo da sempre segretamente.
«Adesso basta ragazze, manca mezz’ora e ancora non abbiamo deciso cosa mettere!» disse Ginger non appena si riprese dalla sua risata e riuscì a parlare.
«Si, hai ragione… » concedemmo io e Rose con gli occhi che ci lacrimavano. Di solito Rose era sempre rigida e distaccata in presenza di Ginger, ma quella sera aveva rinunciato a prenderla in giro.
Alla fine io non ci misi molto a decidere cosa indossare: scelsi un paio di jeans attillati che non avevo mai messo e infilai le mie Vans a scacchi. Scelsi una camicia abbastanza lunga, anch’essa a scacchi bianchi e neri e un cardigan leggero nero. Aggiustai i capelli e mi truccai leggermente contornando gli occhi di nero.
Rose invece, quando uscì dal bagno ci lasciò a bocca aperta: aveva messo un vestitino nero che le arrivava sopra le ginocchia e degli stivali alti che avevano qualche centimetro di tacco. Aveva legato i capelli in uno chignon disordinato da cui pendevano ciocche di capelli argento e rosse. Anche le sue palpebre erano color argento e il tutto le dava un aspetto molto gotico.
Infine Ginger indossò dei leggings, delle ballerine nere e una felpa lunga.
Quando scendemmo sentimmo la musica rimbombare dappertutto e appena entrammo non credemmo ai nostri occhi: tutti i ragazzi ballavano come fossero stati degli zombie, avevano tutti quanti la faccia tatuata, il sangue che gli scorreva dalla faccia sembrava vero, e tutti i loro vestiti sembravano essere stati graffiati da lunghe ed affilate unghie (da quello che farfugliò Rose, ancora con gli occhi spalancati, capii che secondo lei era stata Jennifer con i suoi artigli). Ma appena varcammo la soglia, ci ritrovammo allo stesso modo.
Ginger sembrò stesse per svenire e quando uscimmo fuori per cercare di capire cosa diamine fosse successo, tornammo normali, esattamente come prima di entrare.
«A quanto pare, Victorie e Lucas devono aver fatto le cose per bene con i loro incantesimi. » disse Rose. Come avevo fatto a non pensarci? Era evidentemente andata così.
Entrammo nuovamente e sta volta ci unimmo a gli altri. Avevamo fatto davvero un bel lavoro, le luci che aveva sistemato James brillavano su tutta la stanza velocemente riflettendo le tonalità dei colori della Sala. Il resto era completamente buio e spaventoso. Alcuni pipistrelli volavano in alto e si riusciva a vedere il cielo che, e grazie ad un altro incantesimo dedussi, sembrava proiettare fulmini fin dentro la Sala. La musica house che aveva scelto Rose era perfetta e molti le fecero i complimenti. Gli scheletri lungo una parete, l’ombra di un uomo con un coltello in mano che sembrava muoversi dappertutto come un fantasma e attraversare i corpi di tutti, il sangue che gocciolava da una fontana che non conteneva acqua, ma liquido rosso, e si spargeva per il pavimento, erano illusioni che avevo creato, di cui andavo fiera.
Ballammo anche noi, e appena ci videro, tutti gli altri ci vennero incontro. C’erano tutti. Scorpius, Hugo e Albus stettero con noi per un po’ di tempo, ma Malfoy non disse niente e si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Più che altro lanciava occhiatine a Rose, e sembrava abbastanza risentito, ma lei sembrava non accorgersene.
Stavamo chiacchierando di come i professori sembravano divertirsi più dei ragazzi, quando Rose si alzò e disse che doveva andare in bagno. Poco dopo mi alzai anch’io. Dove diamine era Lucas? Alla fine decisi di chiederlo a Scorpius, non importava cosa pensasse.
«Ma… dov’è Lucas? » dissi cercando di fingermi disinvolta e bevendo un sorso dalla mia burrobirra. Dovetti urlare, perché la musica era troppo alta e non mi sentiva.
«Credo sia da qualche parte qui fuori, ha detto che voleva prendere un po’ d’aria.» rispose lui senza chiedermi il perché.
A quelle parole mi affrettai ad uscire dalla Sala e ancora con la burrobirra in mano, di diressi fuori dalla scuola, verso il giardino. E lo trovai lì, in piedi vicino ad una colonna. Quando si girò e mi vide, non aveva la sua solita espressione antipatica, ma non sorrideva neanche. Teneva le mascelle strette e i pugni chiusi.  Mi guardò negli occhi, e sembrò fosse passato tanto tempo. Poi senza distogliere lo sguardo, si avvicinò e mi prese il viso tra le mani, senza dire una parola.
E mi baciò. E mi accarezzò i capelli, e non disse altro.



NdA: Eccoci quiiiii :3
Devo a tutte un enorme scusa, è tutta colpa mia e della mia lentezza ç_ç
Ma ho fatto del mio meglio! Recensiteeee :) {parla la ludo} xD
Un bacio, Giuly e Ludo.

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Capitolo 7
*** Halloween & fear ***


CAPITOLO 6 "Halloween & fear"

Pov. Rose

Mi allontanai dalla Sala Grande. Mentre camminavo riuscivo ancora a sentire la musica in lontanaza, che copriva il rumore dei miei tacchi. 
Per un attimo mi fermai, scandalizzata, vedendo il Sig. Ovis che ballava con la sua "pecora da compagnia", ubriaco e, probabilmente, lo era anche l'animale. Il problema era che non intonavano la canzone che proveniva dalla festa, bensì una che faceva:"Re-re-respirare!" 
Era incredibile come un uomo potesse arrivare a certi livelli di stranezza.
Continuai a camminare, osservano i vari quadri; notai che una signora robusta e con due occhiali giganti ,ritratta, famosa a detta di qualcuno, ma della quale non mi ero mai presa la briga di scoprire chi fosse, lanciava occhiatacce spostando la testa prima verso il Sig. Ovis e poi verso me. "Ma è mai possibile che mi giudicano tutti?! Persino i ritratti?!" Pensai. 
A un paio di metri dal bagno una voce mi bloccò:
«Rose! Aspetta!» Era Scorpius.
«Che c'è Malfoy?" Dissi io seccata, sicuramente voleva rimproverarmi, ancora. Avrei voluto prenderlo a pugni in quel momento, io ero perfetta, stavo bene con me stessa, e lui doveva smetterla di provare ad entrare nella mia mente! «Ho fatto qualcosa di male?» Continuai protraendo avanti le labbra, stile "brava bambina che si è pentita"
«No. Cioè si. Cioè non lo so.» Disse lui, che sembrava stesse per scoppiare, non sapevo se per l'angoscia di una qualsiasi cosa o per la rabbia. Per la prima volta nella mia vita pensai che in fin dai conti quel ragazzo era adorabile, mi era sempre stato simpatico, ma non  ero mai arrivata mai a pensare qualcosa di simile. Il suo modo di preoccuparsi per me ed essere sempre agitato in mia presenza; per la prima volta mi accorsi che gli facevo uno strano effetto, che si comportava sempre in modo diverso dalle altre situazioni in mia presenza.
«Senti, vorrei andare in bagno. Se vuoi ancora dirmi che non devo comportarmi da fighetta strafottente perchè io sono all'altezza di chiunque, e, quindi, devo smetterla di sentirmi insicura, sappi che ti sbagli. Io non sono insicura. Sono la persona più sicura del mondo. Perchè non dovrei esserlo? Sono bella, tutti sono miei amici, non c'è niente che va male in me!» Risposi tranquilla, con lo stesso tono normale di sempre, anche se cercavo di soffocare le lacrime.
«E’ qui che ti sbagli. Tu sei insicura. Ti sei auto convita che tutto ruoti attorno a te, solo per evitare di pensare di essere in continuazione sbagliata. Credi che non l'abbia capito? Nessuno ti conosce come ti conosco io! Nessuno!» ribattè Malfoy, questa volta molto meno tranquillo e agitato del solito.
«Potresti spiegarmi perchè ti importa tanto quello che faccio? Cosa vuoi? Siamo amici, d'accordo. Ma a volte non ti capisco. Perchè sono così importante per te?» Domandai, notando che qualche lacrima iniziava a scendere sul mio viso. Mi affrettai a non farlo notare a Scorpius, che mi rispose, anche se dopo un pò di tempo:
«Possibile che ancora non lo capisci?» Si fermò, poi si avvicinò a me e mi baciò. Non so neanche descrivere la sensazione che provai. Ma era forte, molto forte.
Mi staccai, dopo molto tempo, e corsi via, accennando solo un: «I-Io, devo andare».
Avevo baciato Scorpius Hiperion Malfoy! Io Rose Weasley?! Avevo sempre pensato che Malfoy fosse un bel ragazzo, ma, non avevo mai pensato a noi due in quel senso. Eravamo amici da un'infinità di tempo, ma fino a quella sera non avevo mai immaginato di provare qualcosa  per lui. Ed invece, era così, forse. Forse lo avevo negato per troppo tempo a me stessa, forse in qualche parte del mio inconscio, provavo qualcosa di più di una semplice amicizia. Non ero tipo da storie d'amore, che definivo "Alla Dominique" , le mie "storie", (se così possiamo definirle) duravano pochi giorni; stavo con determinati ragazzi solo per non sentirmi sola e comportarmi ancor più come la classica stronza che ero. Lui mi stava facendo cambiare idea, in una sola sera. Com'era possibile?
 
 
Arrivai in bagno, e appoggiai le mani sul lavandino, abbassando la testa e scoppiai in lacrime. Non sapendo neanche  il perchè. 
Dopo poco però, mi costrinsi ad asciugarmi le lacrime e alzare la testa; guardando nello specchio notai una figura familiare dietro di me, dopo poco la riconobbi: era Zach Varner. 
«Tu hai qualcosa che mi appartiene!» Mi disse. 
Sussultai, ma riuscii a trovare il coraggio per rispondergli,  addirittura in tono strafottente: «Se intendi il mio corpo, da come mi fissi durante le lezioni, sappi che non è quello. Non hai avuto nessun imprinting con me e non siamo destinati a stare assieme. Quindi, non farmi perdere tempo!»  Cosa diamine voleva da me?! Era già inquietante essere guardata quasi continuamente ogni volta che eravamo nella stessa stanza, trovarlo anche nel bagno, in cui era andato solo per parlarmi, era una delle cose più spaventose che mi potesse mai capitare.
«Rose...Rose...Rose...» Iniziò muovendo la testa lentamente, come per dire "No" . 
Io lo bloccai con la parola: «Un momento, un momento...Come fai a conoscere il mio nome?!»
Lui continuò: «Ci sono molte cose che so di te, adesso guardami negli occhi, guardami»
Rimasi ipnotizzata come se non avessi più i sensi: la mia vista scomparve, non riuscivo a vedere  più nulla. E nulla riuscivo a sentire attorno a me. Non sentivo gli oggetti, il pavimento, persino l'aria. Non potevo parlare. Non pensavo, il mio cervello era sparito, dissolto nel nulla allo stesso modo della mia persona. Era come se non esistessi più, morta. Di me non c'era  più traccia.  Ma sopratutto non udivo più niente. Solo la sua voce, la voce di Varner. Quest'ultimo riprese:
«Vedi, cara Rose. Io, come ho già detto, so quasi ogni cosa su di te. So che sei innamorata di quel ragazzo, Scorpius Malfoy, ma insomma, la figlia di due dei "Salvatori del Mondo magico", innamorata del figlio di un Mangiamorte. Oh, che cosa da teen-drama. So anche che non ti senti all'altezza dei tuoi genitori. Ed, in effetti, è la realtà. Insomma, guardati: non sei minimante paragonabile a una qualsiasi persona con un certo talento, o merito. Sei solo una bimba viziata, sei inutile. Ma non mi fermo di certo qui. So anche che sei estremamente gelosa della tua cuginetta preferita, che è molto più bella, più brava di te. Ma anche lei ha i suoi difetti: neanche si accorge di te. Non si accorge di come ti senti. E’ troppo impegnata a pensare a quel Lucas. Non si accorge che tu stai male, che anche tu sei innamorata persa, e potrei continuare all'infinito, se solo ne avessi voglia. Ma del resto come biasimarla, non lo sai neanche tu. Uh! Si è fatto tardi, forse è meglio che vada. Arrivederci, Rose!»
 
 
Ripresi a respirare di colpo, fu come se mi fossi svegliata da un incubo. Ero confusa, stordita. Pensai di essere morta, e poi di colpo tornata in vita. Cosa mi aveva fatto? Perchè mi aveva detto quelle cose? Cos'era che avevo, che era di sua appartenenza? 
Iniziai a correre piangendo, verso il giardino, volevo prendere una boccata d'aria, e di certo, non sarei riuscita a parlare con Dominique con quella musica. 
Arrivata mi bloccai di colpo, Dom si stava baciando conLucas!  
«D-Dom...» sussarai piangendo
«Oddio Rose! Cos'è successo?!» disse lei, dopo essersi staccata, un certo imbarazzo da Lucas, che intanto andò via, "Tipico", pensai.
«D-Dom, andiamo in camera per favore» risposi continuando a piangere.
 
 
Arrivate in camera io iniziai a parlare, con tono ancora sconvolto. 
«Dominique, mentre stavo in bagno, vicino allo specchio, Zach Varner, ha iniziato a parlarmi, a dirmi cose orribili, ha detto che sono inutile, che tu te ne freghi di me. Che...che...» 
«Rose, calma...cominciamo dall'inizio. Zach Varner ti ha parlato?» mi interruppe lei, sbalordita.
«S-Si, lui mi ha ipnotizzato. Era come se non avessi più nessuno dei cinque sensi. Non esistevo più!» balbettai io.
«Sei sicura di non essere ubriaca? No, vedi, James mi ha detto che ha corretto qualcuna delle bibite.» disse semplicemente Dom.
«Tu non mi credi?! E’ la verità. Oh adesso ho capito! Scusa se ti ho interrotto mentre pomiciavi col tuo caro Lucas! Forse quel Varner ha ragione, a te non importa niente di me!» urlai.
Come faceva a non credermi? 
«Come ti permetti di dirmi una cosa simile?! Io sono la tua migliore amica. Ci conosciamo da sempre!» ribattè mia cugina urlando ancora più forte, e se ne andò.
Lei era mia cugina, la mia migliore amica, mi vedeva in quello stato e pensava che stessi mentendo? Che fossi solo ubriaca?! 
Rimasi a piangere, mi sentivo stordita, come se avessi perso qualcosa di troppo importante. Dom tornò in camera neanche quindici minuti dopo  e mi abbracciò forte. Per quanto le cose potessero andare male ed essere gravi, non riuscivamo ad essere arrabbiate l'una con l'altra per troppo tempo.
«Scusa, sono ancora scossa per la storia di Lucas. Era difficile crederti. Avevi ragione, quel ragazzo ha qualcosa di strano. Dobbiamo indagare. Potremmo chiedere a quel Paul Davis, domani mattina.» Iniziò a parlare, accennando un sorriso. 
«Scusa anche me. Comunque si, domani andiamo da Paul Davis, te l'ho detto, Varner ha qualcosa a che fare con la sua scomparsa, e ha anche a che fare col fatto che da quando è tornato è incredibilmente strano. Comunque ho un'altra cosa da dirti, molto meno seria dell'essere ipnotizzata da Zach Varner. Malfoy mi ha baciato, e sinceramente oltre ad essere spaventata sono anche confusa.» dissi sorridendo anch'io. 
«Il bacio di Malfoy era solo questione di tempo.» Rispose Dom ridendo
«Oh smettila! Probabilmente vorrai sentire tutto ciò che ho provato e le solite cavolate!» Continuai. Improvvisamente era tornato il buon umore.     
Dom era fatta così: ogni volta che ero triste riusciva a farmi stare meglio, non era importante quanto gravi fossero le situazioni, lei ci riusciva sempre. Ma è questo ciò che fanno le amiche, no?
 
 
                                                                             ***
 
 
POV. Narratore esterno
 
Nel bagno, il ragazzo osservava il lavandino riempito d'acqua con il quale riusciva a vedere tutto ciò che accadeva, affondò la mano nell'acqua, e l'immagine delle due ragazze scomparve. Aveva uno sguardo a metà tra la soddisfazione e la delusione: il suo piano era riuscito, ma doveva elaborarlo meglio. Pensava che non avrebbero più parlato tra loro, o che almeno il litigio sarebbe durato molto di più, non quindici minuti. Evidentemente il legame tra quelle ragazze era troppo forte per essere spezzato così velocemente.
                                                                              
                                                                              ***
 
Pov. Rose:
 
 La mattina seguente, dopo le lezioni, io e Dominque andammo a chiamare James, era amico di Davis, prima che quest'ultimo scomparisse, forse ci avrebbe potuto aiutare. 
Mentre ci dirigevamo verso il giardino mi accorsi che stava per iniziare a piovere, l'atmosfera era grigia e cupa, inoltre iniziava a tirare un vento leggero, che probabilmente sarebbe diventato sempre più forte.
Trovammo Paul seduto su una panchina in giardino, intento a fissare nel vuoto. James ci fece segno di stare indietro, dicendo che ci avrebbe pensato lui. 
Paul era cambiato: io lo ricordavo come un ragazzo solare, molto divertente, amava chiacchierare con tutti, anche con gli sconosciuti, era piuttosto ingenuo, e probabilmente era stato questo il motivo per il quale era diventato silenzioso, scontroso e apatico, sembrava non pensare più, essersi spento.
«Ehi Paul! Come va?» provò James, tentando un approccio amichevole.
«Lasciatemi solo. Voglio stare da solo. Devo stare da solo.» Si limitò a rispondere Davis. Ci arrendemmo subito, era evidente che non ci avremmo potuto fare niente, quel ragazzo era terribilmente sconvolto, non so da cosa, e non era il momento opportuno per parlarci.
 
Subito dopo io e Dom ci dirigemmo verso il bagno, lo stesso bagno nel quale avevo incontrato Varner la notte prima.
Notammo che il Sig. Ovis e la sua "pecora da compagnia" ballavano ancora, canticchiando la stessa canzone: tutto era terribilmente simile alla sera prima. "E’ naturale che sia tutto come la scorsa notte! E’ lo stesso corridoio, è lo stesso custode ubriaco! Calma Rose, calma!" Pensai tra me e me. 
Arrivate in bagno sentimmo una voce
«Rose, sei tu?» Come non distinguere quella voce mista a singhiozzi: Mirtilla Malcontenta.
Aprimmo la porta della toilette in cui si trovava il fantasma e io dissi: «Che c'è Mirtilla?»
Lei mi rispose, dopo un po' di tempo: «Vedi, quel ragazzo, quello che ti ha parlato ieri. Io ho visto tutto, ha un'aria estremamente familiare. L'ho già visto.»
«Come?! Quando?! Dove?!» Quella volta fu Dominque a parlare.
«Non ricordo quasi nulla. So solo che l'ho già visto qui ad Hogwarts, tempo fa. Ma per il resto: vuoto totale. Scusatemi» Risposte Mirtilla, ricominciando a piangere.

 

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Capitolo 8
*** Revelations or not? ***


CAPITOLO 7 "Revelations or not?"


Pov. Dominique

I giorni passavano lentamente e le lezioni si facevano sempre più pesanti. Dopo la sera di Halloween e dopo la breve chiacchierata con Paul Davis e Mirtilla Malcontenta, tutto era tornato estremamente piatto e non riuscivo a trovare nessuna spiegazione alle poche parole scambiate con i due. Io e Rose non avevamo fatto nessun progresso nel cercare di scoprire una qualsiasi cosa, e non ne avevamo avuto neanche l'occasione con i vari impegni scolastici che stavano aumentando. I professori cominciavano a tormentarci ripetendoci ogni giorno che i G.U.F.O. cominciavano ad avvicinarsi, nonostante non fosse passato neanche il Natale, e ci riempivano di compiti. D'altra parte neanche il bacio di Lucas aveva portato con sé altri sviluppi, anzi, come se non fosse già abbastanza, aveva aumentato le distanze e ora neanche lui accennava a rivolgermi la parola. Dovevo aspettarmelo, mai fidarsi di stupidi film babbani! Mai fidarsi della mia mente folle e contorta!
Più o meno la stessa cosa era accaduta a Rose e Scorpius. Ma in questo caso era Rose a far finta di nulla mentre Sorpius le lanciava costantemente delle occhiate molto eloquenti, fossi stata io al suo posto sarei cominciata a spaventarmi. Invece Rose non faceva assolutamente nulla, neppure quando Malfoy cercava di parlarle. Si limitava a scuotere la testa e allontanarsi.
Proprio mentre studiavamo Storia della Magia con Albus nella biblioteca, si avvicinò uno Scorpius assai seccato dall’aria di chi sta per scoppiare.
«Devo parlarti, ora.» disse duro rivolto verso Rose per poi rivolgere un cenno di saluto verso me e Al.
«Dimmi.» rispose solo Rose, tenendo il capo basso sulla pergamena mentre continuava a scrivere il suo tema.
«In privato!» esclamò Malfoy al culmine della pazienza.
«Se proprio devi puoi farlo qui. Non vedi che sono impegnata?» disse Rose.
Io, da parte mia, cominciavo a sentirmi molto fuori luogo in quel momento. Sentii che anche Albus si muoveva nella sedia a disagio e cercai con tutte le mie forze di far finta di nulla e continuai a guardare il libro, cercando di studiare. Cosa molto difficile in quel momento.
Scorpius rimase in piedi per qualche secondo vicino al nostro tavolo, con lo sguardo ancora duro e contratto. Alla fine sbottò: «E va bene, ma non dire che non abbia mai provato a chiederti scusa!» sembrava sull’orlo delle lacrime e vederlo in quello stato mi sorprese. Rose continuò a far finta di nulla, ma si vedeva che anche lei era rimasta male per ciò che aveva fatto. Albus sospirò e dopo aver raccolto le sue cose raggiunse lo stesso corridoio in cui era scomparso Scorpius.
«Cosa cazzo credi di fare?! Sei fuori di testa?» sibilai io in un sussurro, senza sapermi trattenere.
«Scusami, io ho finito. Pensavo di fare una passeggiata, ci vediamo a cena. » disse fingendo naturalezza e voltandomi le spalle. Perfetto, ora immaginavo stava per scoppiare a piangere anche lei. Il punto è che non riuscivo a capire il suo comportamento. Immaginavo fosse troppo fiera per ammettere di provare qualcosa per lui eppure, non riuscivo a non sorprendermi ogni volta che si comportava in quel modo. Poco dopo decisi anch’io di uscire dalla biblioteca per prendere un po’ d’aria.
Il vento ululava forte tra le fronde degli alberi e mi strinsi ancora più nel cappotto rabbrividendo. Stavo per girarmi per tornare al castello quando notai la sagoma scura di Paul seduta su una panchina naturale lungo il sentiero. Il suo volto era piegato in giù ma si vedeva chiaramente quanto fosse triste e allo stesso tempo arrabbiato. Mi avvicinai piano verso di lui stando attenta ad ogni sua mossa, e poi mi sedetti al suo fianco, sperando di non essere mandata via. Lui poco dopo alzò il viso e i suoi occhi scuri incontrarono i miei: aveva lunghe e profonde occhiaie ma i suoi occhi erano vuoti, inspiegabilmente privi di luce. Era più pallido del solito e le sue labbra si piegarono in una smorfia non appena mi videro.
«Cosa vuoi? Non ti basta vedermi soffrire da lontano?» mi chiese con voce profonda e gelida. Le sue parole mi colpirono ma feci finta di nulla e continuai a stare zitta senza risponderli.
Restammo per qualche minuto vicini. Potevo sentire i suoi lievi respiri e vedere i suoi pugni stringersi, ma poco dopo, si alzò lentamente e sussurrò farfugliando delle lettere indecifrabili che assomigliavano a un “scusa”, per poi allontanarsi dileguandosi nell’oscurità. Quella sua azione mi confuse ancor di più del suo comportamento e nuovamente, non potei non stupirmi.
Continuai a stare seduta lì fino a qualche minuto prima della cena, poi decisi di rientrare finalmente. Prima di cenare, la preside ci dette una notizia che riuscì a rallegrarmi un po’. La settimana prossima sarebbero iniziati gli allenamenti di Quidditch! Ci fu subito uno scoppio di applausi da tutte le tavolate. Io e Victorie ci scambiammo un’occhiata complice: eravamo le croniste ed anche le tifose più sfegatate di Grifondoro, ovviamente,  e tutte le altre case non potevano far a meno di lanciarci sguardi assassini ogni volta che ci vedevano pronte nella nostra postazione per la cronaca. Noi però, ci eravamo sempre divertite un sacco. Una volta avevano tolto dieci punti alla nostra casa per le parolacce che avevamo detto mentre commentavamo il gioco, ma quei dieci punti non erano stati nulla in confronto a quelli guadagnati dopo aver vinto la Coppa del Quidditch.
Quando gli applausi furono finiti ci aggiornò anche che fra due giorni saremmo partiti per Hogsmeade. Queste notizie riuscirono a scaldarmi un po’ e cenai in pace, lontana da tutti i problemi che si stavano creando.
La mattina dopo nonostante tutto ero ancora di buon’umore. Salutai Rose e mi diressi immediatamente nel bagno per prepararmi in fretta. La scuola a quell’ora non era ancora piena, vi erano solo poche persone che camminavano per i corridoi senza dover stare attente ad andare a sbattere contro qualcuno. Mi recai sul giardino dove, qualche sera prima, Lucas mi aveva baciata ma di lui non vi era traccia. Tornai dentro il castello e lo cercai dappertutto, ma anche quando la scuola cominciò a riempirsi di lui non vi era traccia. Solitamente si fermava a parlare per i corridoi con qualche largo gruppo di amici, o meglio definiti “leccapiedi”. Il cognome Howard sembrava stesse sostituendo Malfoy, ma solo in fatto di popolarità! A parer mio però, il secondo aveva molto più fascino, mentre Howard continuava ad essere poco importante, insignificante. Per quanto riguardava la persona be’, non c’era da discutere.
Alla fine, dopo aver indugiato su questi pensieri poco coerenti, entrai in classe pronta ad assistere alla lezione che più ritenevo inutile come mio zio Harry. Divinazione. Tante previsioni ma mai nessuno in grado di farle tra gli alunni. E la nostra professoressa quest’anno sembrava proprio confermarlo.
Giosy Moore, età non certa, si aggirava per i banchi fingendo di saperla molto lunga.
Quel giorno quando ci accolse, portava una lunga vestaglia azzurra svolazzante e un paio di occhiali da sole anni ’60. Aveva le mani alzate verso il soffitto della stanza e le labbra rosse spalancate. Un mix tra la reincarnazione e l’attimo in cui scopri che ti hanno dato un appuntamento per il trenta febbraio ma sul calendario hanno dimenticato di metterlo. Esatto, l’hanno dimenticato.
Il resto della lezione non andò molto meglio della precedente o delle precedenti: passammo tutto il giorno a prenderla in giro dicendo di vedere cose assai strane nella sfera che ognuno aveva davanti, e lei sembrava crederci sul serio.
«Allora Dominique, i professori vi stanno già scocciando con i G.U.F.O?» James, che si era seduto accanto a me durante il pranzo, aveva un’aria da finto esperto stampato sulla faccia.
«Si, proprio così. Consigli per non superare l’esame? E’ il minimo che posso aspettarmi da uno come te.» risposi per poi continuare a mangiare la porzione diporridge che avevo davanti.
«Molto divertente. Guarda che per qualsiasi cosa sono qui, cuginetta.» detto da lui sembrava avere tutt’altro senso, ma non ci badai.
«James, approposito, come credi di cavartela quest’anno con i M.A.G.O?» disse Albus che aveva ascoltato la conversazione. James cambiò rapidamente espressione e d’un tratto il sorriso sul suo viso scomparve. Scoppiammo tutti a ridere e Ginger per poco non fece cadere il bicchiere con l’acqua su Albus, esagerata come al solito.
Più tardi, arrivò Scorpius al nostro tavolo per parlare con Albus e questo mi fece ricordare di Rose. Alzai lo sguardo ma non la trovai seduta dove credevo fosse. Proprio in quel momento anzi, stava avanzando verso di noi con sottobraccio un ragazzo Corvonero. La guardai con sospetto ma lei mi restituì uno sguardo sorridente, troppo sorridente.
«Ragazzi, vi presento Cody, il mio nuovo ragazzo!» disse Rose, stando attenta a non guardare Scorpius che, ci scommettevo, era sbiancato.
Quasi tutti rimanemmo con la bocca spalancata senza sapere cosa dire e continuammo a guardare Rose scandalizzati mentre lei sorrideva ancora, fortuna che Jennifer decise di intervenire prima che la situazione precipitasse. «Be’ ma auguri!» disse fingendo entusiasmo.
Come era successo il pomeriggio precedente Scorpius decise di togliere il disturbo e si andò a sedere al tavolo dei Serpeverde senza battere ciglio. Forse avrei dovuto aspettarmelo da una come Rose, ma ora era veramente troppo! Tuttavia decisi di starmene zitta per non peggiorare le cose e soprattutto per non far del male a quel povero Cody a cui doveva piacere per davvero Rose.
Nel pomeriggio, dopo aver lavorato per un po’ sui compiti senza grandi risultati, decisi di andare da Mirtilla Malcontenta. Appena passai nel corridoio accanto al bagno delle ragazze la sentii piangere e quando entrai e mi riconobbe cominciò a piangere ancora di più.
«Mirtilla, tutto bene?» chiesi cautamente.
«No, n-non proprio. I-io sono preoccupata p-per Rose… » rispose singhiozzando. Era molto strano fosse ancora in pensiero per quanto era successo la sera di Halloween, ma non c’era da meravigliarsi se qualcosa la tormentava in quel modo.
«Non devi esserlo… Rose sta bene. Ti è venuto in mente qualcosa su dove avresti potuto conoscere quel ragazzo?» chiesi, sperando si calmasse e cercasse di ricordare.
«Te l’ho detto, mi sembra sia venuto qui a scuola nei tempi in cui la frequentavo anch’io… » No, questo in realtà non l’aveva detto, ma non glielo feci notare.
La lasciai sola e corsi verso la biblioteca.
Sapevo benissimo che uno scaffale della biblioteca era interamente dedicato a tutti gli annuari da quando la scuola era stata creata ed erano tantissimi! Mi sarebbe bastato trovare l’annuario in cui aveva frequentato la scuola Mirtilla… Diamine, il punto era proprio quello! Non ero sicura dell’anno in cui era stata un’alunna anche lei, ma a giudicare da quanto mi avevano raccontato i miei qualche volta, doveva essere molto vecchia ora. Feci scorrere le dita sugli annuari, sistemati per ordine in un lungo scaffale e ne sfogliai qualcuno. Se solo avessi potuto usare la magia ci avrei messo molto meno, ma Madame Pince non me l’avrebbe mai permesso. In un modo o nell’altro riusciva sempre a beccare chi avesse intenzione di usarla. Sfogliai un  bel po’ di annuari prima di scorgere la foto di Mirtilla Malcontenta quand’era ancora viva e umana e non appena mi capitò tra le mani corsi subito a sedermi verso un tavolo e sfogliai l’annuario incuriosita da i vari volti. Ci misi un po’ a riprendermi dopo aver visto la foto di Tom Ridlle. Conoscevo la sua storia; i miei zii me l’avevano raccontata tante di quelle volte che era difficile potersene dimenticare e poi non avrei mai voluto farlo perché era terribilmente meravigliosa e incredibile.  Quando girai pagina, scossa, mi ritrovai di fronte una foto che non fece che peggiorare la mia agitazione. Zach Varner era proprio lì, mi fissava con un’espressione seria e rigida e dopo un flash si girava verso qualcuno che li stava accanto. Ma la cosa più strana non era che il suo viso fosse rimasto uguale per così tanto tempo, come fosse anche lui un fantasma, ma che il nome sotto la sua foto non era Zach Varner, come mi aspettavo, ma Ector Howard. Howard. Howard come Lucas Howard.
Ero stordita, non capivo cosa volesse dire. Forse era solo una coincidenza come capitava spesso nel mondo babbano, forse mi stavo agitando per nulla ma sentivo che qualcosa non tornava…
Riposi immediatamente il libro nello scaffale e corsi fuori dalla biblioteca dove mi scontrai quasi con Scorpius. Gli chiesi dove fosse Lucas e lui mi rispose soltanto che non si era sentito bene ed era andato in infermeria. Più coraggiosa che mai, corsi da Madame Chips, che dovetti pregare per farmi entrare anche solo per dieci minuti. E poi finalmente lo vidi. Era steso su un letto, con gli occhi semichiusi e appena mi vide sussurrò: «D-Dominique… ti stavo aspettando… »
«Cos’è successo Lucas?» chiesi correndo verso di lui.
«Paul… Paul mi ha aggredito» i suoi occhi verdi mi fissarono per una frazione di secondo, poi tornarono a studiare le crepe sul muro, lasciandomi con un’espressione vuota, priva di sentimenti.

 

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Capitolo 9
*** Now I'm scared ***


NdA: Ci dispiace tantissimo per il ritardo!! Scusateci!



CAPITOLO 8
"Now I'm scared"

Pov. Rose

Che vuoi dire con "Lucas è stato aggredito da Paul?! E cos'è questa storia che c'è un tizio identico a Zach in un annuario vecchio di cinquant'anni?! E poi, il suo cognome è Howard?! Ma hai chiesto a Lucas?! Mirtilla sa niente?!" Chiesi a Dominique facendo una pausa ad ogni singola domanda, alzando sempre di più il tono della voce; lei era appena tornata dall'infermeria, sempre più agitata. Era incredibile ciò che mi aveva detto, ma non potevo non crederci, dopo quello che era successo a me con Varner. 
"Diamine Rose! Tranquillizzati! Andiamo per gradi! Prima di tutto, è vero, un ragazzo, di nome Ector Howard, che ormai dovrebbe avere non so quanti anni, ha la sua foto su un vecchio annuario. A Lucas non ho chiesto nulla, è troppo sconvolto e neanche  Mirtilla mi sembra in grado di parlare, l'unica cosa che fa è piangere...e piangere! In più, Lucas non mi ha detto nulla neanche per l'aggressione, insomma, nulla che faccia pensare che Varner sia coinvolto. Mi ha solo detto che stava camminando per il giardino, quando Paul, alle spalle, lo ha colpito, ed è svenuto...Non mi guardare con quella faccia!" Rispose Dom, estremamente irritata e spaventata.
Io le risposi: "Spiegami come faccio a non rimanere sconvolta! Cavolo Dom, io ho paura!" 
"Di Varner? So che dopo quello che ti è successo, e quello che è successo a Lucas, non sarebbe normale rimanere calmi, ma, dobbiamo farlo! Vuoi impazzire?" Mi rispose Dominque. Ammiravo il suo coraggio, lei si che aveva sempre qualche idea per la testa, il suo cervello, al contrario del mio, funzionava. Lei era quella intelligente, quella sensibile, il mio esatto contrario; mi sentivo una stupida al suo fianco. 
"N-no" Risposi io.
 
Il giorno seguente, a ora di pranzo, la Preside Mc.Grannit ci face tutte le solite, inutili,  "raccomandazioni  del giorno prima della gita ad Hogsmade". Quella gita mi terrorizzava, per molti motivi: prima di tutto c'erano Varner e Paul a piede libero; in secondo luogo, dopo il patto per la festa di Halloween, io e Dom avremmo dovuto accompagnare Jennifer a fare shopping; infine c'era Scorpius. Ora che stavo con Cody, nonostante facesse finta di niente, Malfoy mi guardava in continuazione in modo strano, pensavo che avesse cominciato ad odiarmi e mi sentivo così in colpa. Ero così orgogliosa, non riuscivo ad ammettere nessun sentimento vero, per nessuna persona al mondo, Malfoy era solo una delle tante vittime del mio ego. Ero trise anche per Cody, io gli piacevo davvero, ma avevo bisogno di una qualsiasi scusa per far capire a Scopius che non avremmo mai avuto un futuro come coppia. Ma perché? Per quale motivo non volevo stare con Malfoy? Era impossibile pensare che fosse tutta colpa della mia non-capacità di manifestare i miei sentimenti. Ma io, in realtà lo amavo, forse. 
Troppi pensieri, tutti nello stesso momento mi assalivano, e non avevo nessuno, a parte Dominque, con cui sfogarmi. Ma anche Dom aveva troppi problemi per la testa, praticamente uguali ai miei, quindi, in quei momenti, in un certo senso la mia migliore amica mi serviva ben poco. Mi sentivo sempre più sola.
 
 
Dopo pranzo, non avendo nessuna lezione, iniziai a vagare per i corridoi. Arrivata davanti la biblioteca trovai James seduto.
"Ehy James! Non dirmi che stai seriamente studiando per i M.A.G.O!" Cominciai io
"Bella battuta!" Rispose lui ridendo
"Allora perché sei qui?" Dissi io
"Veramente non lo so. Non avevo nulla da fare e volevo starmene un po' per conto mio. Poi sei arrivata tu e hai rovinato la mia pace! E qui mi viene da chiederti il perché della tua terribile azione" Affermò, accennando uno dei suoi classici sorrisetti beffardi e sarcastici alla "sono fantastico" , scherzosamente.
"Allora... Fammi pensare... Non lo so nemmeno io! Volevo un posto per pensare, sai com'è..."  dissi.
"Come va tra te e Cody?" mi chiese James. 
Io mi sedetti e mentii :" Bene! Mi piace davvero tanto, è carino ,simpatico, ottimo giocatore di Quidditch, intelligente e...e..."
"La finisci di dire scemenze? Sai ti conosco troppo bene cara cuginetta, non sei sincera"  Mi rispose il mio caro, insopportabile cugino, tranquillamente
"James, quello che dice scemenze sei tu! " Ribattei 
Lui continuò, accorgendosi del mio disagio:" Va bene, non ti chiedo niente! Dai ora bisogna ritrovare il sorriso. Che ne dici se facciamo qualcosa che ti piace tanto?"
"Cosa?!" Chiesi speranzosa. James sapeva sempre come farmi sentire meglio, in fin dai conti eravamo molto simili e insieme riuscivamo sempre a divertirci e non pensare.
"Ti ricordi il tuo primo anno ad Hogwarts? Avevamo trovato un bel modo per passare il tempo..." Cercò di farmi indovinare.
" Vuoi dire frugare in tutti gli scaffali della biblioteca nella speranza di trovare qualcosa di interessante, cosa che poi non avveniva mai?" Lo guardai speranzosa
"Esatto! Ti va?" Continuò James
"E me lo chiedi? Certo che si! Da che parte cominciamo?" Io e mio cugino eravamo fatti così, due ficcanaso. Quella era una delle tante cavolate che abbiamo fatto ad Hogwarts, ma era il nostro unico modo di scaricare l'ansia, di liberarci dalle preoccupazioni. Ci piaceva combinare casini, mettere tutto in disordine, come se trasferissimo il nostro caos mentale nelle altre cose, nelle altre persone, era una tecnica difensiva. Poi adoravamo svelare misteri, ma forse eravamo troppo stupidi per riuscire a risolvere una qualsiasi cosa complicata, infatti non c'era mai capitato.
Dopo una mezz'oretta passata a cercare chissà quale cosa, trovammo, per davvero, qualcosa d'interessante: era un foglio di carta ingiallito, una sorta di mappa che raffigurava tutte le stanze della scuola.
"Secondo te cos'è?" Chiesi a James dubbiosa
"Non so. Mi ricorda una mappa che mio padre aveva trovato ad Hogwarts, la "Mappa del Malandrino"; era stata disegnata da mio nonno e dai suoi amici, ma non credo sia l'originale. Non so dove si trova adesso, ma certamente non in questa scuola.  Si può definire come una copia" Mi rispose lui incerto, continuando a osservare la mappa strizzando gli occhi, cercando di notare qualche particolare in più.
"Ehi ma qui dietro c'è scritto qualcosa!" Dissi io.
"Ciao! Se stai leggendo questo probabilmente sei uno dei tanti ragazzi amanti dello scherzo; questa mappa è quello che fa per te! E’ una mappa che illustra il luogo in cui ti trovi, che sia Hogwarts, Hogsmade o Diagon Alley (disponiamo solo di questi), e, se ci sono persone che si trovano lì, basterà dire il loro nome, non un nome d'arte o qualunque altra cosa IL VERO NOME, e t'indicherà dove si trova. In questo modo potrai fare tutto ciò che vuoi, quindi anche scherzi, sopratutto scherzi, (l' abbiamo creata per quello), all'insaputa di tutto e tutti! Fantastico no?
Buon divertimento, da Fred e George Weasley."
 
"Fred e George? I nostri zii?" Continuai
"Direi di si, insomma, erano entrambi due burloni!"  Fece James.
Gli zii Fred e George, i gemelli. Mio padre non parlava molto di loro, o almeno dello zio Fred, credevo che la sua morte lo avesse sconvolto, ed è stata una reazione normale, insomma se io avessi mai perso Hugo sarebbe orribile, un dolore talmente  grande che faceva paura solo al pensiero; io e Hugo non parlavamo neanche molto spesso, ma era una delle persone a cui tenevo di più.  Lo stesso deve essere capitato a mio padre, e anche agli altri zii, sopratutto allo zio George. 
"Direi che potrebbe esserci utile! Ti dispiace se la tengo io? Mi servirebbe per una cosa..." Domandai 
"Se mi dici prima cosa, magari potrei risponderti" Si limitò a dire lui.
"D'accordo, però acqua in bocca! Potrebbe servirmi per cercare di capire qualcosa su tutta la storia di Varner e di Paul." Gli confidai, senza naturalmente dire nulla al riguardo della foto nell'annuario, o dell'aggressione di Lucas.
James annuì. 
 
Il resto della giornata fu estremamente noioso: subito dopo essere uscita dalla biblioteca mi chiamò Cody, e passammo il resto del pomeriggio a sbaciucchiarci. Ero così penosa! Io mi divertivo col mio nuovo, bellissimo ragazzo, lasciando Scorpius rinchiuso nella sua camera a deprimersi. Ero un'imbecille, mentre stavo con Cody pensavo a Malfoy, ma non riuscivo neanche a stare vicina a Malfoy, forse avevo finalmente capito cos'era quel sentimento che ho sempre odiato, quello che tutti chiamano "Amore", ma odiavo talmente tanto quella sensazione da respingere l'unica persone che era riuscita a capirmi. Ero una stupida, una stupida cavolo!
 
A cena io e Dom ci sedemmo vicine e le raccontai della mappa, la sua reazione, inaspettatamente, non fu nulla di eclatante, nonostante fosse rimasta sorpresa.
 
Quella notte riuscii a dormire benissimo, anche con tutte  le mie preoccupazioni e  il russare di Ginger, che in quei giorni era triplicato; quella ragazza diventata insopportabile ogni giorno di più, oppure ero io che esageravo, ma provavo antipatia per chiunque, ero fatta così!
 
Mi svegliai di mal voglia, sarebbe stata una giornata orribile.  Mi sentii, però, sollevata, perché le gite ad Hogsmade erano gli unici giorni nel quale potevo non indossare la divisa e, per una vanitosa come me, era il paradiso. Quel giorno optai per un jeans stretto, scarpe basse e una maglia a maniche lunghe semplice nera scollata. 
Mi diressi, assieme agli altri ,verso il punto di raduno dal quale poi saremmo partiti per Hogwarts
"Allora ragazze, lo shopping? Guardate che me lo avevate promesso!" Squillò Jennifer
"Si si, non ce lo siamo dimenticate!” Rispose un'assonnata Dominque alquanto seccata.
"Ginger tu vuoi venire?" Si rivolse Jennifer alla mora. Io pensai :" Dì di no, dì di no, dì di no"
Ma, purtroppo, Ginger accettò. Possibile che quella gita diventasse ogni momento peggiore?!
Dopo poco tempo ci raggiunsero anche Albus, Hugo e Scorpius; li salutammo ed io cercai in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di Malfoy.
"Allora Hugo, agitato per la tua prima gita a Hogsmade?" Chiesi per cambiare argomento
"Si, ovviamente. Adesso credo che andrò dai miei amici, ciao!" Si limitò a dire mio fratello, era come se, se si vergognasse di me! Come se stessi cambiando, ma forse ero io a vederlo come il mio fratellino e lui stava solo crescendo. 
"Ehilà! Come stai splendore?" Era Cody, che mi appoggiò le mani ai fianchi e avvicinò la testa per darmi un bacio a stampo.
"Oh ciao Cody! Mi sei mancato!" Ero così sdolcinata; il tutto davanti a Scorpius poi! Mi facevo schifo.
"Oggi stiamo insieme, vero?" Mi chiese il mio ragazzo
"No! Oggi Rose doveva venire a fare shopping con me, lo stiamo programmando da tempo, però potete stare nel treno" Fu Jennifer a rispondere.
"Ehm... D'accordo, se è proprio importante me ne farò una ragione, vorrà dire che recupereremo al ritorno!" Disse Cody 
"Ovviamente!" Parlai io; avevo passato ogni limite. Me ne andai con Cody nel treno, inutile dire che non sia stato una delle cosa più umilianti che io abbia mai fatto, cioè, Malfoy stava malissimo per colpa mia, e Cody neanche mi piaceva! Ero un mostro. 
Stranamente fu proprio quello shopping forzato a salvarmi. 
Io, Dom, Jen e Ginger ci dirigemmo verso un negozio stile punk (Jennifer si vestiva solo in quel modo) e passammo tutto il tempo ad osservare la maniaca dello shopping entrare nel camerino con tre abiti a volta ed uscire sfilando stile "Mi sta tutto così bene", mi ricordava James!
Dopo due ore piene passate in quel negozio, persino Ginger che era sempre così accomodante iniziò a soffocare e disse:
"Jen, cara, quanto manca?" 
"Credo di aver finito, magari possiamo andare a prendere una burrobirra se vi va" Gracchiò la bionda sorridente
"Si finalmente!" Sospirò Dominque, che era stata tutto il tempo muta, probabilmente pensando a Lucas, che non era neanche potuto venire perché stata ancora male ed era richiuso in infermeria.
Ci dirigemmo verso "I tre manici di scopa"  ma, mentre camminavamo sentimmo dei rumori provenire dal bosco (se così si può chiamare) poco distante; ci avvicinammo, ed io iniziai a distinguerli, erano dei respiri lenti e affannosi; trovammo Albus disteso a terra sanguinante, era distrutto: i suoi capelli corvini erano tutti arruffati, aveva un occhio nero e delle ferite con del sangue che colava per tutto il corpo.
"Oddio Albus!Cosa diamine è successo?!" Urlò Dom, mentre Ginger stava per iniziare a piangere.
"M-mi hanno picchiato,  P-paul e quell'altro" Balbettò Albus tossendo, mentre Ginger e Jennifer lo aiutavano a rialzarsi
"Vuoi dire Zach Varner?!"  Esclamai io
"C-credo..." Continuò Albus, ancora nella stessa condizione 
Camminammo, in cerca dei professori, per poter aiutare Albus che era comunque già stato medicato parzialmente da Dominque con un incantesimo.
 
"Dom, io uso la mappa!" Dissi a bassa voce, avvicinandomi a mia cugina
"Si, d'accordo, ma non farti scoprire dagli altri, potrebbero pensare qualcosa di strano" Mi rispose.
Tirai fuori la mappa e pronunciai:" Zach Varner" -niente, non trovai nessuno- "Ector Howard" Ed era lì, un puntino disegnato affianco ad altri puntini, quelli degli altri alunni e professori, probabilmente era nel luogo di raduno vicino al treno, con scritto quel nome, il nome di quello  sull'annuario che ormai doveva essere vecchissimo, se non già morto. Cosa stava succedendo?  Chi era Zach Varner o, per meglio dire, Ector Howard?

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Capitolo 10
*** Trust game ***


CAPITOLO 9 "Trust game"


Pov. Dominique


Scappai per il corridoio della scuola, ansiosa di raggiungere l’infermeria e soprattutto di raggiungere Lucas. Rose mi aveva raccontato di quello che era successo sulla Mappa di Fred e George e non riuscivo a crederci. L’unica cosa che volevo ora, era stare vicino a Lucas. Se veramente Zach era in realtà Ector Howard avevo paura di quello che avrebbe potuto fare a Lucas. Avevano lo stesso cognome e nella storia della magia non avevo mai sentito parlare di pure coincidenze!
Spalancai la porta dell’infermeria e corsi ancora una volta verso il letto di Lucas.
«Domi!» esclamò appena mi vide, con l’aria sollevata.
«Ehi, come stai?» risposi, cercando di non mostrare il mio sollievo per il fatto che non gli era successo nient’altro e che anzi, aveva assunto un colorito più normale e sembrava stare meglio.
«Sto bene, domani mattina mi lasceranno uscire di qui.» confermò, alzando gli occhi al cielo forse ripensando a qualche discussione con Madama Chips e la sua esagerata protezione verso i suoi pazienti.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzato, evidentemente neanche lui aveva dimenticato del nostro bacio. E mandai a quel paese tutti i miei buoni propositi di arrivare a qualche risultato nella ricerca di chi fosse Zach-Ector, mandai a quel paese tutti i giorni passati a evitarci e cercando le parole adatte dissi: «Mi dispiace per com’è andata in questi giorni Lucas, ci tenevo a dirti che tu…» presi un lungo sospiro e continuai «tu mi piace sul serio. Non voglio mentirti.» in quell’esatto istante arrossii ferocemente degna del cognome Weasley, però mi sentivo sollevata finalmente, perché gli avevo rivelato ciò che provavo. Certo, una buona parte del discorso a cui avevo pensato durante tutta l’attesa seduta davanti ai camerini aspettando Jennifer, l’avevo tagliata, ma almeno mi ero liberata da un peso che non riuscivo più a sostenere.
Sembrava stesse per dire qualcosa, ma proprio in quel momento arrivò Madama Chips. Se avessi potuto saltarle addosso e maledirla per quello che aveva combinato e soprattutto per il suo tempismo perfetto, l’avrei certamente fatto senza farmelo ripetere due volte. Maledizione.
«Oh Dominique, siete tornati! Mi dispiace però qui non puoi stare, Lucas deve riprendersi e soprattutto Albus sta riposando, potrebbe sentirvi parlare e svegliarsi, cosa che in questo momento non si può proprio permettere.» Brutta carogna.
«Certo non si preoccupi, ora vado via.» La voce mi uscì quasi strozzata, e vidi Lucas lanciarmi uno sguardo vuoto, prima che mi girassi e uscissi.
Avrei dovuto aspettare il momento giusto per le mie dichiarazioni. Era ancora troppo presto porca miseria! Ed adesso come avrei fatto a guardarlo in faccia? Ero troppo codarda per riprendere l’argomento e lo sapevo benissimo. Forse sarebbe stato lui a iniziarlo… ma chi volevo prendere in giro, non l’avrebbe mai e poi mai fatto, per nessuna ragione al mondo!
Era pur sempre Lucas ed anche se ultimamente le cose stavano migliorando rimaneva uno stronzo.
 

**

 
 
Scesi nella Sala Grande, dove tutti stavano già cenando e mi andai a sedere accanto a Rose.
«Come sta?» mi chiese, riferendosi sicuramente a Lucas.
«Bene.» non mi andava di spiegarle cosa era successo, volevo tenerlo per me.
Quella sera c’era uno strano silenzio tutt’intorno. Erano venuti a conoscenza di ciò che era successo ad Albus, o meglio, i professori erano gli unici a sapere ciò che era successo davvero, mentre il resto della scuola non sapeva la verità ma una mezza storia inventata dalla preside per coprire la situazione. E mi chiedevo perché mai dovessero coprire la situazione. Insomma, Zach-Ector andava espulso per ciò che aveva fatto e nessuno sembrava capirlo! Rose sembrava animata dal desiderio di andare a parlarne con la preside e farsi spiegare il perché. Insomma, lei aveva paura sul serio e sarebbe stata la persona più felice del mondo se non se lo sarebbe più trovato di fronte per i corridoi o a lezione. Esatto, perché a quanto pareva, se ne aveva la possibilità, la fissava continuamente come ormai dall’inizio dell’anno.
Rose non ne poteva davvero più ed io ero preoccupata per lei.
Nel frattempo, la prima gara di Quidditch si stava avvicinando e l’agitazione era palpabile nell’aria. Nonostante tutto quello che era successo, mi sentivo ugualmente agitata e emozionata. La mattina del primo dicembre si sarebbe tenuta la gara Serpeverde contro Corvonero. Io e Victorie eravamo abbastanza felici dato che avremmo fatto le croniste e ci stavamo già preparando da qualche giorno.
«Secondo te per chi tiferà Rose?» mi chiese Victorie mentre sedevamo in biblioteca. Non aveva mai avuto rapporti molto buoni con lei, ma le voleva bene in fondo e si preoccupava per lei da brava cugina. «Insomma, in Serpeverde c’è Malfoy e in Corvonero quel Cody, il suo ragazzo… »
«Oh sicuramente tiferà per il suo amato ragazzo, giusto per far arrabbiare ancora un po’ Scorpius.» risposi prevedendo il comportamento di mia cugina.
«Allora dici che non ci sta bene qualche battuta… ?»
«Ma Victorie! Non credo sia il caso, la situazione è difficile già di per sé!» le risposi indignata.
«Scusa scusa! Chiedevo solo… » si affrettò a rispondere.
Avevamo sempre fatto delle battute anche su chi tifava, per coinvolgere di più il pubblico, ma al momento non mi sembrava proprio il caso di scherzare su questo. Ero sicura che Rose non avrebbe avuto nulla in contrario ma Scorpius si sarebbe sicuramente perso d’animo più del necessario.
Non sembrava un giocatore di Quidditch, ma era un bravissimo cercatore, al contrario di suo padre.
La mattina del primo dicembre erano tutti molto agitati per la partita, ed anch’io mi sentivo agitata nonostante non giocasse la mia squadra.
Verso le nove e mezza io e mia sorella ci posizionammo nelle nostre postazioni da croniste e aspettammo che tutti i posti si riempissero. Rose arrivò più tardi del solito, probabilmente era stata ad augurare buona fortuna al suo fidanzatino in modi che possibilmente non volevo sapere. Riuscì comunque ad ottenere un posto vicino le tribune, abbastanza vicino a noi. Al suono di una tromba, capimmo che la gara stava per iniziare.
«Ed eccoci qui, signori e signore, pronte per regalarvi la cronaca di questo primo incontro dell’anno!» cominciò Victorie entusiasta, parlando al microfono magico.
«Oh non preoccupatevi, cercheremo di contenerci, vero Victorie?» dissi girandomi verso mia sorella e sorridendole. Lei mi fece l’occhiolino e riprese: «Ma certamente Dom!»
«Ora, senza sproloquiare passiamo subito a presentarvi i giocatori di Corvonero!» Alle mie parole, un grosso boato irruppe nella platea centrale e le trombe iniziarono a suonare l’inno della squadra.
«Vi presentiamo i Cacciatori Theodor San ... Carl Cale e … Katherine Jordan, figlia dei famosi Katie Bell e Lee Jordan!» il pubblico scoppiò nuovamente in una marea di applausi e all’ultimo nome si udirono urla di incoraggiamento.
«Ed ecco i battitori Juliet Finnigan e Cody McLaggen!» continuai io. All’ultimo nome fui quasi sicura di sentire Rose urlare e Cody, non appena sceso sul campo le fece un sorrisetto in risposta al quale lei rispose con un altro urlo. Mi dispiaceva per Rose, ma era una scena abbastanza patetica.
«Ed infine vi presentiamo il Portiere Keith Downes e il Cercatore Allen Darrow!» Gli ultimi applausi risuonarono nel campo mentre le ultime note dell’inno di Corvonero si avviavano a finire.
Ci fu un altro fischio acuto, dopodiché sfilarono i giocatori dei Serpeverde, nelle loro tute verdi mentre io e Victorie gli presentavamo: «Ed ora i magnifici campioni di Serpeverde che hanno vinto la coppa delle Case l’anno scorso, ma che quest’anno non vinceranno perché i Grifondoro non lo permetteranno!!
Ecco a voi i Cacciatori Marcus Zabini, Frederic Flint, che in questa partita sostituirà Lucas Howard, e Teddy Weston!» Alle prime parole di Victorie molti Serpeverde si girarono verso di noi e ci guardarono in cagnesco mentre noi sorridevamo di soddisfazione.
«I battitori Chester Davis e Allen Evans. Il Portiere Sam McCarty… »
«… ed il cercatore Scorpius Malfoy!»
Questa volta gli applausi triplicarono e tutti i giocatori si misero al loro posto, con le scope pronte alla partenza, aspettando l’ordine della professoressa Mude di volo.
Aspettai con ansia il suono del suo fischietto magico, poi esclamai sovrastando la folla di ululati: «Ed ecco i giocatori partire in volo e posizionarsi. Al momento la pluffa è di Carl Cole, Corvonero, che cerca di passarla alla sua compagnia Katherine Jordan, ma quest’ultima viene colpita in pieno petto da un bolide lanciato da… »
«Da Cody McLeggen? Un momento, il caro battitore dei Corvonero dev’essersi sbagliato di grosso, ha colpito la sua compagna di squadra!» continua Victorie.  «Un errore che merita molti fischi da parte del pubblico a quanto pare.» esclamò riferendosi al gran fracasso che stavano facendo gli studenti. Rose era con la bocca spalancata e rossa di vergogna, non sapeva cosa dire.
«Ma ora torniamo alla partita: Cole ha appena passato la pluffa a Theodor San ma quaest’ultimo viene disarcionato da un bolide, questa volta lanciato da Allen Evans, dei Serpeverde.» continuai io.
«Un abile giocatore devo dire, molto veloce, ma soprattutto molto attento al contrario di Cody.» questa volta persino i compagni di classe del ragazzo furono d’accordo con me.
«I Serpeverde ora sono in possesso della pluffa, Frederic Flint la passa a Zabini, quest’ultimo va veloce verso gli anelli. Cody cerca di recuperare la figura di prima scaraventandoli addosso i bolidi continuamente, ma l’abile Evans riesce a deviarli e Juliet Finnigan riesce a scaraventarne uno su Katherine Jordan che proprio in quel momento stava per entrare in possesso della pluffa.»
Sostituisco mia sorella nella cronaca: «Teddy Weston arriva giusto in tempo per recuperare la pluffa, si avvicina alla porta… ED E’ GOAL! 10 PUNTI PER SERPEVERDE!»
Il pubblico in quel momento scoppiò in un applauso enorme e Teddy Weston salutò il pubblico sorridendo.
«Un gran goal da Weston che nell’anno scorso non ha avuto molta fortuna nelle partite!» dissi, riferendomi al fatto che non era riuscito a segnare neanche un goal e che era caduto due volte dal suo manico di scopa.
«Ma la partita continua, San è in possesso della pluffa, cerca di passarla a Cale, ma Flint riesce a recuperarla e a passarla a Zabini. Quest’ultimo riesce ad arrivare alla porta e, sta per fare goal!, ma no, Keith Downes riesce a parare la pluffa e restituirla ai suoi giocatori.»
«Ed ecco Jordan all’attacco, acchiappa la pluffa, corre velocemente verso la porta, la sta passando a San… no, un momento, è solo una finta! Ed ecco che riesce a fare goal! SI HA SEGNATO!» l’urlo di Victorie, era più di tristezza che felicità per i Corvonero. Lei tifava per i Serpeverde, ed anch’io che in questo caso sarei dovuta restare neutra, continuavo a tifare per i Serpeverde.
«La pluffa è dei Serpeverde, Weston la passa a Zabini, e Zabini la passa nuovamente a Weston, con la sua scopa velocissima corre verso la porta e…»
«E un bolide proveniente da McLeggen riesce a fargli perdere il controllo e quasi cade dalla scopa, ma riesce a riaggrapparsi giusto in tempo.» interruppi mia sorella. «A quanto pare questa volta Cody ha colpito il bersaglio giusto!»
Katherine Jordan, sembrava ancora molto risentita per ciò che era successo, infatti fu l’unica a non dare il cinque a Cody, che aveva un sorriso ebete stampato in faccia. Rose lo salutò con la mano per ricambiare il suo occhiolino ma aveva un’espressione cauta, forse stava cominciando a capire che Cody era un vero idiota…
I miei pensieri furono interrotti dall’urlo di Victorie: «Attenzione gente, c’è Malfoy, il cercatore dei Serpeverde, sta entrando nel campo di gioco dirigendosi verso gli anelli della sua stessa squadra!»
Emozionata come ogni volta alla visione di qualcuno all’inseguimento di un boccino d’oro cominciai a parlare: «Si ragazzi, Scorpius Malfoy deve proprio aver visto il Boccino D’Oro. Dietro di lui Allen Darrow, il cercatore di Corvonero, lo insegue velocissimo ma Malfoy è diretto ancora verso gli anelli, davanti al quale si trova Sam McCarty. Prosegue tra il primo e il secondo anello poi gira velocemente e… il boccino deve aver cambiato postazione, ora è Darrow ad essere più vicino a prenderlo.»
«Darrow però si blocca di nuovo e… Malfoy sta scendendo in picchiata verso le tribune, è velocissimo e… »
«SIIIIII, HA PRESO IL BOCCINO D’ORO! LA PARTITA E’ FINITA E MALFOY HA PRESO IL BOCCINO!» urlai contentissima.
Dal pubblico si levavano urla e applausi assordanti, mentre Malfoy scendeva a terra e mostrava il Boccino a tutti. Io e Victorie dalla nostra postazione urlavamo congratulazioni e cantavamo l’inno di vittoria “POPOPOPOOOPOOPO”. Sembravamo due pazze ma in quel momento non ce ne importava molto.
«Sarà stato il colpo di Cody ad una sua giocatrice a demoralizzare la squadra per farla perdere, o pura incapacità? » dissi guadagnandomi parecchie occhiatacce e un mezzo rimprovero dalla professoressa rappresentante la casa di Grifondoro ma continuai: «Be’ non lo sapremo mai e non ci interessa saperlo, perché ha vinto SERPEVERDE!»
E tutti cominciarono a cantare la nostra stessa canzone alzando Malfoy in aria. Era sempre stato difficile contenersi in questi casi!
Quando finalmente scesi a fare le congratulazioni a Scorpius e alla sua squadra trovai anche Rose ferma lì che parlava con lui, sembrava stesse facendo anche lei le congratulazioni. Poi andò via verso la scuola senza neanche salutare Cody che la stava aspettando. Era meglio se dopo le andavo a parlare…
Nel frattempo anch’io mi congratulai con Scorpius e lui sembrava molto più allegro del solito.
«Ti va una gita ad Hogsmeade questa notte?» mi chiese abbassando la voce.
«Se si tratta di violare le regole della scuola… certamente!» risposi, sorpresa da una proposta del genere da uno come Scorpius.
«Bene, allora ci vediamo verso le due davanti la biblioteca! Cerca di convincere anche Rose, per favore… »
«Non preoccuparti, prometto che saremo entrambe lì a quell’ora!» gli dissi.
 

**

 
 
Quella sera, dopo cena, decisi di andare di nuovo a far visita a Lucas, nonostante morissi di vergogna. Pensavo di raccontargli qualcosa della partita di Quidditch dato che lui non aveva potuto partecipare e magari mi sarei fermata anche per una chiacchierata con Albus che non avevo visto per tutto il giorno.
Quando Madame Chips mi fece entrare mi disse però che Scorpius non c’era, l’aveva fatto uscire prima per dargli la possibilità di poter festeggiare la vittoria della sua Casa.
Che stupida, davvero credevo che Lucas non avesse avuto nessuno che gli avrebbe raccontato della partita? Davvero credeva che i suoi amici l’avrebbero lasciato da solo?
Comunque, mi fermai per un po’ a far compagnia a Albus. Anche a lui avevano già raccontato tutto ma sembrava contento di vedermi, così restai lì fino a quando non si addormentò e Madama Chips mi cacciò via.
Mentre camminavo per il corridoio però, udii delle voci provenire dal bagno di Mirtilla Malcontenta. Mi poggiai alla porta per udire meglio e mi spaventai quando riconobbi la voce di Paul: «Smettila di piangere, te l’ho già detto non ti farò mai del male. Volevo solo dirti di stare attenta a Rose e Dominique Weasley, sono pericolose e vogliono solo usarti.»
 

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Capitolo 11
*** The statement ***


NdA: Vorremmo scusarci, ci dispiace davvero tantissimo aver impiegato tutto questo tempo!
Siamo state impegnate entrembe purtroppo, colpa degli esami ç__ç SCUSATECI PER FAVORE!!!



CAPITOLO 10 "The statement"


Pov. Rose

«Dai Rose, vieni stasera, ti supplico!» Cominciò Dominique, riferendosi alla "gita notturna ad Hogsmade"
«Ho detto di no! Quando dico no, è no!Punto!» Stavo iniziando ad arrabbiarmi
"Dai ti prego, Scorpius ci tiene tanto!" Continuò la mia insopportabile cuginetta con una delle sue facce da cucciolo bastonato, con cui riusciva sempre a convincermi
"E a me cosa importa di Malfoy?" Mentii io, con tono seccato
"Rose..." Mi rimproverò
"D'accordo si, me ne importa, ma non voglio venire, basta!" Urlai
"Si invece, tu verrai, ti porterò anche contro la tua volontà! E stavolta sono seria!" Disse Dom decisa, e se ne andò via, senza neanche salutarmi. 
 
Dopo l'umiliazione della partita di poche ore prima mi sentivo in imbarazzo totale, cioè io Rose Wealsey, che sto con uno imbranato come Cody, che arriva a fare certe figuracce; ma in realtà ciò non mi dispiaceva, avrei avuto una scusa semi decente per lasciarlo, certo mi dispiaceva lasciarlo solo per una partita persa, ma era molto meglio lasciarlo per questo e farmi odiare per un po', invece di dirgli "Ti ho preso in giro, ti ho usato solo per non stare con l'unico ragazzo, oltre i miei familiari, di cui me ne sia minimamente fregato qualcosa in tutta la mia vita, e con cui non sto solo perché sono una deficiente". Mi decisi, e andai  a parlargli
Mentre camminavo intravidi il Signor Ovis, che faceva la corte ad una signora, vestita con una abito ottocentesco viola ed il pizzo bianco, i capelli raccolti e un neo enorme sotto il labbro, la cosa strana veramente era che quella signora, era dipinta in un quadro! 
"Che schifo!" Sussurrai tra me e me
Arrivai davanti ai dormitori di Corvonero, dove appoggiato con la schiena al muro c'era Cody
"Ehi Rose! Senti lo so che ho fatto una figuraccia oggi alla partita, mi dispiace, non ti ho delusa vero?" Iniziò lui, con fare speranzoso, lì attivai la mia modalità "Bulletta vanitosa"
"Sei mi hai delusa? No"- Il suo volto si illuminò- "Peggio! Mi hai umiliata, davanti a tutti, intendo hai umiliano Rose Weasley, ti rendi conto! Io che faccio la figura della perdente,  senti McLaggen, è finta, io non sto con i perdenti!" Ero crudele, mi dispiaceva in fondo, ma non è che Cody fosse una persona di cui preoccuparsi.
"Cosa?! Sai che ti dico? Va a quel paese!" Urlò lui, entrando nel dormitorio.
 
"Non si lasciano così i ragazzi, signorina! Sei una maleducata! Si vede che non sei una geltildonna!" Mi bacchettò una signora grassa in un quadro
"Non rompere!" Sibilai. Ero arrabbiata, ma tanto Cody per me era semi inesistente, quindi...Va bene lo ammettovo, ero stata cattivissima, troppo. Probabilmente avevo spezzato il cuore di quel povero ragazzo, che già era distrutto per la partita, ma, era meglio così, per tutti, e non trovavo un modo migliore per lasciarlo.
 
Entrai nella mia camera dove c'era Dominique che si stava preparando.
"Rose sei ancora in uniforme, cambiati!" Iniziò a rimproverarmi
L'idea di trasgredire, uscire la sera di nascosto senza che i professori lo sapessero, mi piaceva, solo che, quella notte, non volevo, perché non avrei mai voluto affrontare Scorpius.
"Ho lasciato Cody" Risposi pacata, fingendo di essere triste,  magari  avrebbe creduto che mi dispiacesse per davvero e mi avrebbe lasciato stare
"E allora?" Sbagliato, Dom mi conosceva troppo, troppo bene.
"Dom non voglio!" La supplicai
"Vieni e basta! Vestiti, conoscendoti ci metterai due ore, e noi a mezza notte dobbiamo stare dalla Strega Gobba"
"D'accordo, ma sappi che ti odio" Mi decisi.
Stranamente ci misi molto poco a vestirmi, addirittura finii con un ora d'anticipo, e nell'attesa presi un mp3 (adoravo gli oggetti babbani che i miei nonni mi regalavano) ed iniziai ad ascoltare la musica allungata sul letto. La musica mi aiutava a non pensare.
"Rose, devo dirti una cosa, volevo evitare di dirtela adesso perché non voglio che ti preoccupi proprio stasera, però lo devi sapere subito" Mi disse Dominique togliendomi le cuffie
"Cosa? " Domandai agitata, l'avevo capito, c'entrava Varner, Howard o quale era il suo vero nome
"Oggi, dopo essere andata in infermeria a trovare Lucas, ho sentito Paul  dire a Mirtilla che non si deve fidare di noi e che la vogliamo solo usare. Lei ci ha creduto davvero, perchè le sono andata a parlare e non vuole più avere a che fare con me, perciò se vogliamo altre informazioni su Varner, dobbiamo cercarle" Rispose lei, piuttosto tranquilla
"Oddio!" Mi buttai sul letto con le mani sulla faccia, disperata. Non poteva andare peggio.
 
Alla fine uscii per davvero. Dopo aver fatto attenzione a non farci scoprire da nessuno, io e Dom ci ritrovammo dalla Strega Gobba dove ci aspettavano, Scorpius, James ed altri ragazzi di Serpeverde.
Arrivati ad Hogsmade mi accorsi che quel posto di notte cambiava completamente. Sentivo della musica babbana ad alto volume provenire da alcuni locali che non avevo mai visto durante le numerose gite fatte durante il giorno.  Si vedevano persone in abiti da discoteca.
"Non me la ricordavo così Hogsmade!" Esclamò Dom
"Perché tu, cara cuginetta, non sai cosa sia la notte, rimani a dormire tutta nel tuo letto e ti perdi le cose migliori della vita!" La prese in giro James
"Molto divertente cuginetto. Cambiando discorso, vogliamo andare da qualche parte oppure rimaniamo fermi qui?" Continuò la ragazza
"Si dai andiamo nel locale dell'altra volta" S'intromise un ragazzo di Serpeverde
C'incamminammo verso questo presunto locale o discoteca, che poi scoprii si chiamasse "All Night Long". Era abbastanza nascosto e credo che di giorno non esistesse proprio, doveva essere protetto da qualche incantesimo. All'esterno era orribile, sembrava un vecchio deposito abbandonato, infatti esitai un po' ad entrare perché sembrava di essere in un film dell'orrore, ma, dopo essermi decisa ad entrare mi accorsi che all'interno era bellissimo: c'era un misto di luci e colori fantastico, musica altissima, il problema era che tutti sembravano quasi fatti, come se appena entrati lì si avessero gli stessi effetti di una qualsiasi sostanza stupefacente, infatti era proprio così che mi sentivo. Mi girava la testa, avevo iniziato a ridere senza motivo, sentivo che tutto mi stesse per cadere addosso. 
"Rose usciamo un attimo, vieni" Mi disse Scorpius, tirandomi, come se fosse immune a quell'effetto, al contrario di tutti: Dom era seduta su un divano e sembrava stesse per vomitare, James ballava come un cretino su un bancone assieme ad alcune ragazze,gli altri di Serpeverde facevano un misto delle cose già elencate.
Alla fine Malfoy mi portò  dietro il locale, su un muretto, posto abbastanza squallido per un qualsiasi tipo di conversazione romantica, cosa che speravo non avvenisse.
"Senti" Dicemmo assieme
"Vai prima tu" Continuai io, rivolta a Scorpius
"Beh ecco, è difficile da dire" Iniziò balbettando lui -"Come va con Cody? Dopo la partita intendo..."
"Ho lasciato Cody qualche ora fa Malfoy." Risposi secca e tranquilla, cercavo di non dare segni di agitazione anche se, all'interno, ero tutt'altro. Volevo baciarlo, abbracciarlo, dirgli che probabilmente mi ero innamorata di lui, ma non potevo, o meglio, sentivo di non poterlo fare, il mio orgoglio era troppo alto.
"D-davvero? Beh questo non me lo aspettavo...Perché?" Domandò lui, quasi scandalizzato; possibile che ancora non capiva che provavo qualcosa per lui per davvero? Per la prima volta nella mia vita volevo che fosse un ragazzo a prendere l'iniziativa, io non ne avevo il coraggio, ero bloccata, ero una stupida.
Poi capii: se lo amavo, davvero, allora non dovevo farmi bloccare dal mio orgoglio, se per davvero ero un'umana capace di provare sentimenti allora non dovevo vergognarmi di mostrarli; lo avevo ferito per troppo tempo, e per cosa? Per il mio egoismo? No dovevo smetterla di essere quella persona.
"Perché ho capito che lo usavo per cercare di dimenticare te." Dissi schietta, senza mezzi termini, diretta e concisa.
"Come?!" Scorpius era paralizzato, come se stesse per cadere.
"Hai capito bene. Mi sono accorta che sono un'imbecille, una stupida, un'egoista egocentrica. Malfoy io ti amo." Gli spiegai, abbassando la voce sull'ultima frase, mi ero convinta, nulla mi avrebbe più fermata.
"Cazzo." Si limitò a sospirare lui.
"Io ti dico che ti amo, dopo che tu hai cercato di farmi capire che provi lo stesso per me, e tu rispondi così? Dov'è lo Scorpius timido, un po' secchione, educato, gentile, un po' fifone, estremamente dolce, intelligente, sensibile..." Mentre parlavo mi bloccò con un bacio. Era una liberazione, era strano. Eppure ci avevo sperato, quindi perché invece di farmi tutte le domande che mi ponevo in quel momento, non  me lo godevo? Era una bella sensazione, lasciarsi andare. Lo amavo sul serio, e lui amava sul serio me. Eravamo una coppia a tutti gli effetti. Non avrei mai voluto smettere ma fui costretta a bloccarmi, mi bloccò lui.
"Ma, quindi, noi due, cosa siamo? Stiamo insieme o cosa, non capisco" Disse lui. Già, il solito Scorpius, quello timido, un po' strambo. Quello di cui mi ero innamorata.
"Beh, io dico che stiamo insieme, e... Per quel che riguarda gli altri ce lo diremo subito, magari ci facciamo vedere mano nella mano come le coppiette sdolcinate che odio, così per evitare l'imbarazzo. Va bene come risposta?" Sussurrai sorridendo.
"D'accordo. Vogliamo andare? Si sta facendo tardi..."Continuò il mio ragazzo
Appena arrivati davanti al locale vedemmo uscire gli altri
"ROSE! Porca miseria dov'eri finita, stavo morendo, non entrerò mai più lì dentro! Pensavo tu stessi in bagno, oddio ancora sto male" Inziò a delirare Dominique
"Cavolo calma Dom, non è successo nulla. Sei ancora viva. Calma!" Cercai di tranquillizzarla io
"Un secondo, un secondo...Vi siete messi insime?! Si lo noto dalle vostre facce" Indovinò Dom, parlando molto velocemente, quel locale le aveva dato alla testa sul serio, sembrava impazzita.
"Ehm...Si, hai ragione, però adesso non iniziamo con gli auguri e tutto il resto, seriamente non è il caso" Le risposi tranquilla, mentre Malfoy accennava un sorriso.
"Ok lasciamo stare..." Continuò Dom. Sicuramente era felice, dopo tutte le pressioni che mi aveva fatto...
 
Dopo aver ritrovato anche gli altri, in condizioni pietose,  James in particolare che era ancora stordito e non faceva altro che ridere, ritornammo ad Hogwarts.
"Ehy Scorpius posso venire un po' in camera tua? Non facciamo nulla, semplicemente non ho sonno..." Chiesi al mio ragazzo. Era uno strano effetto sapere che stavamo insieme.
"Ehm...D'accordo" Rispose lui. Era un po' sconvolto, ma io non intendevo fare sesso, volevo solo stare un po' con lui.
Non ero mai entrata in camera di Scorpius prima di quella sera: era estremamente ordinata, almeno la sua parte, quella del suo compagno di stanza, Carl Lloyd, invece era molto diversa. Carl quella sera si era ritrovato in sala comune per qualche ora.
Io e Scorpius alla fine non facemmo nulla, parlammo del più e del meno. Dei nostri sentimenti in particolare, scoprii che in realtà il Cappello Parlante era indeciso se smistarlo a Grifondoro o Serpeverde e gli lasciò la scelta, come fece, a pensarci bene, anche per mio zio Harry; lui scelse Serpeverde perchè aveva paura di deludere suo padre, già, suo padre. Suo padre, Draco Malfoy, che per quanto potesse essere fiero e volere bene a suo figlio non lo dimostrava, e Scorpius per questo cercava sempre di essere perfetto, di accontentarlo, ma non sembrava mai abbastanza.  
La sera alla fine passò subito e fui ricostretta a tornare nel mio dormitorio, decisi di andare da sola.
Mentre camminavo sentii delle voci provenire dalla biblioteca: erano Paul, Zach Varner cioè Ector Howards (non sapevo più come chiamarlo) ed il professor Elisir. Decisi di entrare.
Quello che vidi fu sconcertante: Paul era seduto ad una sedia, mentre Zach ed il Prof. Elisir lo ipnotizzavano, o almeno così sembrava, era come se stessero rinnovando o potenziando l'incantesimo che probabilmente avevano fatto a Paul.
Mentre osservavo la scena per sbaglio feci cadere un libro, uno dei più grandi errori della mia vita: il Prof. Elisir si accorse della mia presenza, e venne vicino a me, Varner scappò portandosi dietro Paul, ed io fui portata dalla Preside McGrannit.
"Signorina non si fanno le ore piccole! Non si va in giro per la scuola a quest'ora! Avrai una punizione per questo!" Mi disse il professore, come se lui non avesse fatto nulla, come se la scena che avevo visto non esistesse, stava recitando. 
Arrivammo davanti la camera da letto della McGrannit, che probabilmente stava dormendo. Quando la preside uscì l'unica cosa che vidi fu lei in camicia da notte, con una cuffia in testa, era difficile trattenersi dal ridere, nonostante la situazione.
Ero fregata, mi avrebbero espulso, mia madre mi avrebbe uccisa. 
Entrammo nell'ufficio della preside, la quale disse:
"Signorina Weasley, posso sapere cosa ha combinato per farmi svegliare a quest'ora della notte?" 
"A questa domanda rispondo io, la signorina era in biblioteca. Non so cosa stesse facendo ma stava gironzolando per la scuola, ed io l'ho notata." Cominciò il Signor. Elisir.  Ero fregata, distrutta. Ciò che più mi faceva arrabbiare era l'atteggiamento del professore, era così odioso e spocchioso, egocentrico, si sentiva superiore a tutti, lo odiavo. Inoltre aveva anche qualcosa da nascondere
"Beh non mi è nuova. La signorina Weasley è nota per il trasgredire le regole.  Ma posso chiederle, Signor Elisir, cosa ci faceva lei in biblioteca a quest'ora?"
Era arrivato il mio momento, la McGrannit aveva partecipato alla Seconda Guerra Magica,  era una donna giusta, sarebbe stata dalla mia parte, potevo smascherare quei due.
"A questa domanda rispondo io" Cominciai "Il signor Elisir stava ipnotizzando un alunno!"
"Non crederà a queste sciocchezze, vero Preside? Io stavo solo cercando dei libri per la lezione di domani" esclamò il professore.
"Certo che no, la signorina Weasley non è nuova neanche alle menzogne assurde. Ed ora arriviamo alla nostra punizione: Rose Weasley, se non otterrà la sufficienza in tutte le materie di esame ai G.U.F.O e almeno due eccellente, sarà espulsa!" Disse decisa la preside
"Cosa?! Sta scherzando vero? Io non stavo mentendo, non può farmi questo per favore mia madre mi ucciderà, la prego!" Piansi io, ero disperata, era la mia fine.
"Non cambierò nulla. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Inventarsi inoltre che un professore ipnotizza un alunno. Lei sta esagerando signorina Weasley e non voglio sentirla parlare, basta non voglio sentire nulla" Mi rimproverò la Preside
Fui costretta ad andare via, nessuno mi ascoltava, ero finita. Mia madre di avrebbe ucciso, e quello che più mi dava fastidio era che nessuno avrebbe mai creduto alla storia di Ector Howards e del professor Elisir, nessuno, eravamo in due, io e Dom a lottare contro di loro, e basta.
Quello che però mi preoccupava di più, era la reazione di mia madre. Mancavano poche settimane alle vacanze di Natale, sarebbe stata una tortura.

 

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Capitolo 12
*** Christmas part. 1 ***


CAPITOLO 11 "Christmas part. 1"


Pov. Dominique


Era dalla sera della partita che mi sentivo strana. Avevo un sacco di cose in testa, mille pensieri, anche se molti risultavano davvero sciocchi. Prima di tutto c’era lui, Zach, lui e il professor Elisir. Ogni tanto di notte, quando non riuscivo a dormire (il che capitava molto spesso), prendevo la mappa degli zii Fred e George e sussurravo il nome “Ector Howard” e ogni volta appariva come un puntino fisso che si muoveva nello studio del professore. Il problema era che non potevo fare nulla, non potevo litigare con un professore, per altro molto amico con la McGranitt. Quei due erano sempre andati d’accordo, si vedeva anche a due kilometri di distanza. Oppure ero semplicemente io quella che non sapeva come reagire, quella che aveva troppa paura per fare qualsiasi cosa… Si, non mi ero mai esposta a tal punto ed ero sicurissima che se ci fosse stato Harry, lui ci sarebbe riuscito, lui l’avrebbe fatto. Avevo sempre provato ammirazione verso lui e cercavo di assomigliarli.
Anche Rose era molto più coraggiosa di me. Non si direbbe mai, è vero, ma era così. Non si fermava davanti a nulla, anche se non l’avrebbe mai ammesso, lei era davvero coraggiosa. Arrivava fino in fondo, ed era per questo che a scuola si beccava un mucchio di richiami, perché non aveva paura di andare contro un’autorità, qualcuno o qualcosa più grande di lei. L’ammiravo.
Io invece ero sempre troppo precisa, sempre timorosa di non aver ragione, nonostante farsi i fatti propri non era mai stato il mio forte. Contraddittorio a sentirsi dire, ma vero. Ogni volta che vedevo qualcosa che non andava a scuola, mi ero sempre immischiata, sentendomi in dovere di difendere una determinata persona, di fare un po’ l’avvocato delle cause perse, per così dire, e facendolo mi ero beccata degli insulti molte volte, però era più forte di me. Ora invece non ci riuscivo, non riuscivo a scendere dal letto non appena vedevo Howard nello studio del professore, non riuscivo ad arrivare fin lì e di restare ad ascoltare quello che dicevano. Difficile ammetterlo per una orgogliosa come me, ma avevo paura. Mi faceva paura tutta quella situazione, che stava succedendo davvero?
Inoltre a complicarmi la vita, si era aggiunto Lucas, che mi evitava educatamente ogni volta. Ormai mi ero confessata, non potevo fare più nulla. La sera della partita c’erano quasi tutti i ragazzi di Serpeverde, amici di Scorpius, ma Lucas non c’era, nonostante fosse uno tra i suoi migliori amici. Forse non si era ancora ripreso, ma se davvero fosse stato così, Madama Chips non l’avrebbe mai e poi mai fatto uscire. Molto probabilmente e molto più semplicemente, si era rifiutato di venire per evitare il mio incontro. Forse credeva stessimo giocando, forse era troppo stronzo per aprire o anche chiudere un argomento, forse mi ero illusa del suo bacio, forse mi aveva usato come usava ogni altra ragazzina “dai facili costumi” che frequentavano la scuola. Ma si sbagliava se pensava questo, e prima o poi gliel’avrei fatta pagare.
 
Rose continuava ad essere sempre più triste man mano che si avvicinavano le vacanze di Natale. Fosse dipeso da lei sarebbe restata a scuola, ma sua madre la sarebbe venuta a prendere e l’avrebbe portata a casa a calci nel sedere. Questo sempre per detta di Rose.
 «La vuoi smettere di lamentarti?!» esclamai a pranzo, due giorni prima della partenza per casa, mentre fuori piccoli fiocchi di neve cadevano a terra, posandosi sul manto bianco già alto una ventina di centimetri. «Cazzo, non è poi tanto difficile prendere in mano un fottutissimo libro e studiare! Studiare, perché è quello che farai e se non ti decidi al più presto ti costringerò io!»
«Dominique. Tu. Non. Capisci.» disse arrabbiandosi. Prima che potesse spiegarmi cosa c’era di tanto difficile, però, le lanciai un’occhiata arrabbiata, sperando che i miei occhi avessero assunto il colore e le sembianze di un fuoco davvero molto caldo. «Non c’è assolutamente nulla da capire. Vuoi essere espulsa? Vuoi davvero passare il resto della tua vita senza aver neanche finito di frequentare la scuola perché non sei riuscita a prendere sufficiente nei G.U.F.O.? Vuoi metterti a fare la spazzina? NO. E non m’importa che sia una punizione ingiusta, tu ti metti a studiare. Tutto chiaro?, Bene!» urlai, facendo girare praticamente tutti il tavolo dei Grifondoro.
«Grazie, eh» bofonchiò Rose a bassa voce, prima di addentare una coscia di pollo, scena che mi ricordava tanto zio Ron al pranzo di Pasqua. Io, dopo aver perso le staffe, tornai bella sorridente. Sembravo una pazza isterica, lo sapevo, ma ero davvero troppo felice che fra pochi giorni fosse Natale, e non riuscivo a mantenere il broncio di fronte alla bellezza della neve, era più forte di me.
Le lezioni erano già state sospese, così quel pomeriggio decisi di andare a fare una passeggiata e scattare alcune foto al paesaggio invernale. Misi gli stivali e una volta indossato il cappotto uscii dal castello. Faceva davvero freddo, ma era piacevole passare del tempo all’aperto. Andai alla ricerca di qualche posto in cui quello spettacolo naturale apparisse ancor più bello, poi mi sedetti ai piedi di una quercia secolare ricoperta di neve e incominciai a scattare fotografie tutt’intorno. Ero molto affezionata alla mia macchinetta fotografica babbana. Mi erano sempre piaciuto gli oggetti babbani, e fin da piccola mi mio nonno mi aveva trasmesso una vera e propria passione per questi. Io al contrario suo però, avevo sempre avuto una certa aspirazione nel capire il loro utilizzo e a volte risultavo una vera babbana, mi sentivo parte di quelle tecnologie! Certo, non quanto adorassi la magia, ma comunque tanto.
C’erano ragazzi che giocavano, che facevano pupazzi di neve, tutt’intorno si respirava un’aria piacevole e di festa. Il signor Ovis stava trascinando un grosso pino fin dentro la scuola che sarebbe poi stato decorato con oggetti natalizi. Sembrava molto triste, probabilmente perché aveva dovuto abbandonare la sua pecora da compagnia, che ora sicuramente si trovava al riparo dalla neve.
Senza accorgermene restai lì seduta per un’ora e, quando finalmente mi decisi ad alzarmi sospirando, vidi in piedi, al lato della quercia dov’ero stata seduta, il professor Elisir.
«Oh p-professore! Mi ha spa-spaventato!» dissi, spaventata e tremante.
«Dominique, con te sarò sincero: non ho voglia di dover guardarmi le spalle da te e la tua cuginetta stupida. Perciò ti avviso, se succederà un’altra volta che vedo Rose spiarmi sarò costretto a prendere provvedimenti molto seri, la espelleremo immediatamente, chiaro? E tu non vuoi che le succeda questo, giusto?» disse calmo, con un’aria scocciata e un velo di cattiveria nella voce che non gli avevo mai sentito prima. Lanciò uno sguardo schifato alla mia macchinetta e poi continuò: «Mi dispiace averti disturbato mentre giocavi, oggetti del genere non dovrebbero essere neanche ammessi in questa scuola.» Poi si voltò e mentre sembrava camminare in direzione della foresta disse ancora: «Arrivederci… pezzente di una Weasley»
Non servì a nulla a abbassare la voce nell’ultima parte della frase, lo sentii forte e chiaro. A quel punto mi arrabbiai, dimenticai che dovevo restare calma, dimenticai che lui era un professore e dimenticai anche tutto ciò che pensavo sul mio scarso coraggio. «Mi scusi, professore. Lei, non mi fa paura. Lei, con il suo presuntuoso modo di fare,lei, se ne può anche andare a fanculo! E non si permetta mai più di sputare sul mio cognome, sulla mia famiglia, oppure giuro che soffrirà fino alla morte, ogni singolo minuto sarà un inferno per lei.» Avevo i denti stretti, i pugni chiusi e il fuoco che speravo mi apparisse negli occhi mentre parlavo con Rose, ora ero sicura che fosse ben visibile.
Il professore aveva smesso di camminare, ora era fermo, di spalle. Una risata finta gli sgorgò dalle labbra e poi, lentamente si voltò. «Mi stai minacciando mocciosa?»
«Cos’è che mi proibisce di farlo?» buttai fuori, spinta dall’adrenalina.
Elisir si stava avvicinando, camminava piano, lentamente, con un lieve sorrisino sul volto contratto. Io cominciavo a sentirmi in difficoltà, ma cercavo di mantenere la mia aria spavalda. Quando mi fu vicino, mi prese il mento, con le sue dita fredde su cui apparivano molti graffi e mi sussurrò con voce dura: «Ascoltami bene, tu farai come ti ho detto piccola ingenua Dominique, altrimenti quella che soffrirà molto sarai tu.» Poi mi lasciò andare e velocemente sparì dietro gli alberi.
Mi lasciai sfuggire un singhiozzo e senza più forze corsi verso il castello, conscia che a quell’ora tutti stavano cenando e lasciandomi l’ormai cielo buio alle spalle. 
 Non mi permisi di piangere, mi allungai sul letto e chiusi gli occhi, senza cercare di pensare a nulla, per far sbollire la rabbia dentro di me e soprattutto per trattenermi dallo scaraventare un qualsiasi oggetto verso il muro della camera. Poi, quando mi fui calmata a sufficienza decisi di tornare dai miei amici nella Sala Grande. Cercai si sembrare il più disinvolta possibile, nonostante sentissi lo sguardo del professore su di me ed evitai di guardare verso il tavolo dove si trovavano tutti i professori fingendo di salutare i compagni di classe. Fortunatamente erano tutti molto occupati a pensare alle vacanze e a discutere dei loro progetti, così non si accorsero delle mie stranezze. Soltanto un paio di volte vidi Hugo fissarmi preoccupato, ma poi tornò a parlare con i suoi amici senza curarsi di me. Bene.
Decisi di non raccontare l’accaduto a nessuno, per il momento, men che meno fino a quando ci trovavamo ancora ad Hogwarts, che non avevo mai visto tanto pericolosa. Nessun altro sembrava accorgersi di ciò che succedeva, nessuno se ne curava o pareva interessarsene. C’era davvero qualcosa che non andava.
Io mi ritrovai a preparare la valigia, conscia che in quei giorni sarebbe potuto succedere di tutto, ma con una nuova speranza che mi rassicurava e mi incoraggiava: dovevamo chiedere allo zio Harry se ne sapeva qualcosa. Era un Auror in fondo, e ci avrebbe aiutato.
Anche Rose pareva apprezzare quest’idea, così non ci restava che affrontare il solito lungo viaggio verso casa. Come avevamo fatto qualche mese prima, ci sedemmo in uno scompartimento tutti insieme e anche Ginger si unì a noi, senza, stranamente, nessuna occhiata contraria da parte di Albus.
Ora che ci pensavo era da tanto che non facevo due chiacchiere con Albus e Ginger, ma a quei due ci avrei pensato più tardi, ora volevo solo godermi le risate di Rose e Hugo che prendevano in giro James, le occhiate di Scorpius verso Rose e… le caramelle TuttiGusti+1 che mi si rovesciavano addosso mentre James cercava di correre lontano dai miei cugini. Erano pazzi.
«Oh ragazzi!» dissi ridendo, mentre cercavo di fuggire dallo strano odore che emanavano quelle caramelle. Lo scompartimento fu immediatamente inondato di risate e, mentre ridevamo ancora, sentimmo annunciare l’arrivo alla stazione 9 e ¾. Scendemmo tutti assieme e trovammo le nostre famiglie, anch’esse assieme, ad aspettarci. Ci salutammo tutti affettuosamente poi, con i miei genitori, mio fratello Louis e mia sorella partii verso Villa Conchiglia, felice, mentre ridevamo e scherzavamo insieme.
Ero affezionata alla mia piccola casa in riva al mare e non appena entrai corsi in camera mia per posare le valigie, mi feci una doccia, e indossai un semplice jeans e una felpa. Fuori faceva freddo, così tirai sul il cappuccio e decisi di fare una passeggiata in riva al mare. Le onde si infrangevano sugli scogli, spinte dal vento ed era piacevole risentire finalmente il rumore del mare, il suo profumo, che era così familiare e dolce per me. Era come se conoscessi ogni singolo granello di sabbia, quella era casa mia.
Mi sedetti in riva al mare, stringendomi nella felpa per riscaldarmi e una sensazione di benessere mi avvolse.
Passò qualche minuto, e sentii una mano che si poggiava sulla mia spalla; la riconobbi subito, era mia madre, con i suoi lunghi capelli biondi, la sua bellezza devastante. Senza dire nulla di sedette al mio fianco e mi abbraccio. Con mia madre avevo sempre avuto un rapporto bellissimo, non parlavamo molto, certo, più che altro comunicavamo con gli sguardi. E così, mentre ci limitavamo a guardare il mare mosso restammo zitte, ognuna persa nei propri pensieri.
 
Era tardo pomeriggio quando Victorie ci chiamò, dicendo di raggiungerli. Tornando verso casa mi fermai a guardare il luogo in cui lo zio Harry aveva seppellito Dobby durante la Guerra Magica. Io non avevo mai visto né conosciuto quell’elfo domestico, ma mi sentivo legata a lui, alla sua storia, a ciò che mi avevano sempre raccontato i miei genitori e i miei zii. Ormai volevo bene a Dobby, in qualche strano modo gli volevo bene.
Poggiai le dita sulla piccola targhetta di legno su cui erano inciso il suo nome e pensai ancora una volta alla sua storia, salutandolo e ringraziandolo in silenzio.
Poi raggiunsi la mia famiglia e fui sorpresa di vedere Victorie e mio padre che sollevavano un grosso pino.
«Bill, ma che state facendo?» disse mia madre, con la sua voce melodiosa e dolce come sempre.
«Cara, dobbiamo addobbare l’albero di Natale!» rispose mio padre sorridendo.
«Si ma, non possiamo usare semplicemente la magia?»  chiese mia madre, prendendo la sua bacchetta e sfoderando un sorriso di denti perfetti.
«Non ti permettere neppure! Useremo i modi babbani, tanto non abbiamo nessuna fretta, no? E poi è più divertente!» mio padre continuava a sorridere di buonumore e le sue parole provocarono la risata cristallina di mia madre: «Come vuoi allora!» e ripose la sua bacchetta a posto andando ad aiutarli per trasportare il grosso albero. Presi Louis in braccio e insieme, incominciammo a dirigere il lavoro, ridendo come matti. Alla fine, dopo un paio di unghia rotte di mia sorella, decidemmo che il posto migliore era sulla spiaggia, qualche metro distante da casa. Dopo averlo sistemato (e dopo aver convinto mio padre che l’unico modo per farlo era usare la magia), cominciammo a addobbarlo tutti insieme con palline e varie decorazioni di natura babbana.
Più tardi, dopo aver cenato, decisi di andare a dormire per riposare e togliermi di dosso la stanchezza. 
Non appena aprii la porta però, mi sorpresi di scoprire che la mia stanza non era vuota come credevo.
«Che diamine di fai qui?!»

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Capitolo 13
*** Christmas part. 2 ***


CAPITOLO 12 "Christmas part. 2"


Pov. Rose


“Mi aspettavo che mi accogliessi più calorosamente cuginetta! Sembra che tu mi voglia uccidere!” Risposi a Dominique. Ero andata da lei per sfogarmi, era la mia unica ancora di salvezza, l'unica che mi avrebbe ascoltato; certo, c'era anche Scorpius ma con lui era diverso, era il mio ragazzo e, andare a casa sua, non era proprio il caso.
“Tu appari dal nulla in camera mia e io ti dovrei saltare addosso con le lacrime agli occhi urlando che mi sei mancata, giusto?” Disse lei sarcastica
“Beh, si direi di si” Le sorrisi, speravo almeno in un pizzico di comprensione, ero disperata.
“D'accordo. Parla. Prima di tutto esigo sapere come cazzo sei arrivata qui se la magia fuori da Hogwarts non si può usare!” Affermò Dom.
“Beh, ho chiesto a James di accompagnarmi, mi ha portato con la sua scopa. Lui è all'ultimo anno, può usare la magia. E' qui fuori, se vuoi te lo chiamo” Le spiegai io
“No no, già rischiamo troppo se scoprono solo te. Ma cosa avete in testa?! Ora rischio anche io!” Dominique iniziò a delirare.
“Senti Dom, non succederà nulla, nessuno scoprirà niente, ok?” Cercai di tranquillizzarla; ero lì per sfogarmi un po' ma a quanto pareva la mia carissima cuginetta era estremamente nervosa.
“D'accordo basta. Ma perché cavolo sei venuta?!” Continuò agitata, chiudendo a chiave la porta.
“Volevo parlare. Ascolta è successo un casino: quando sono tornata a casa mia madre mi ha fatto una scenata...” Raccontai io
“Tutto qui? Senti tua madre sbaglio o ti fa sempre scenate? Hai fatto tutta questa strada per questa cazzata” Si era tranquillizzata.
“Veramente non è tutto qui. Mi ha messo in punizione, ossia non mi farà uscire di casa per tutte le vacanze di natale, mi tiene d'occhio; devo solo studiare studiare studiare, pensa che mi fa portare i libri in soggiorno e mi fa studiare lì perché ha paura che in camera mia non riesca a studiare. Mi ha sequestrato qualsiasi forma di comunicazione e pensa un po' ha visto tutte le mie chiamate e messaggi! Per fortuna avevo cancellato i messaggi a Scorpius, se li scopriva ero fregata, e poi non puoi capire che mi ha detto: sono una delusione, una stupida. Non l'ho mai vista così arrabbiata, non puoi capire. E ora mi parla massimo per quando mi devo svegliare per studiare o quando mi deve chiamare per andare a mangiare.” Ero disperata, anzi disperata era dire poco. Non mi ero mai sentita così in colpa, ma alla fine non era colpa mia no, era colpa del professor Elisir. Eppure nessuno mi credeva, quasi tutti mi consideravano una bugiarda.
“Senti Rose, va tutto bene ok? Non è niente. Riusciremo a risolvere la faccenda, promesso.” Mi abbracciò cercando di calmarmi. Lei era sempre così del resto.
“Grazie...Senti non è che posso usare il tuo cellulare per chiamare Scorpius? Non lo sento da giorni e non sa neanche che mi hanno isolato dal resto del mondo, probabilmente pensa che non ci voglia parlare!” La pregai. Scorpius era molto sensibile, avevo paura di averlo ferito involontariamente.
“Si, certo nessun problema.” Mi concesse.
Digitai il numero del mio ragazzo e parlammo per un po', mentre Dominique era andata a salutare James.
Alla fine fui costretta ad andarmene, avrei rincontrato tutti al pranzo di Natale, che distava solo una settimana.
Assaporai il viaggio verso casa il più a fondo possibile. Amavo volare, fin dal primo momento che salii sulla mia prima scopa magica. Era una sensazione splendida, era come perdersi in un qualcosa di indescrivibile.
James non parlò molto, in fondo lui mi capiva più di chiunque altro. Anche se non lo dimostrava, lui era il primo a sentirsi una delusione. Mi dispiaceva vederlo così, ma non potevo fare nulla, non ero brava a far sorridere le persone, come lo era lui, o come lo era Dom.
James mi lasciò davanti la finestra della mia stanza.
Entrata nella camera mi buttai sul letto. Ad un tratto sentii bussare alla porta
“Rose...Posso entrare?” Era mio padre.
“S-si, papà. Entra pure.” Gli dissi. Era tornato da un viaggio di lavoro solo ieri, non aveva assistito a nessuna delle liti con mia madre, e non avevo idea di come potesse reagire.
“Tua madre mi ha detto quello che è successo a scuola. Ti va di darmi la tua versione?” Mi chiese, sedendosi sul letto. I suoi capelli nonostante l'età rimanevano ancora rossissimi; aveva qualche ruga in più rispetto alle foto di quando aveva la mia età. Ma era sempre sorridente, riusciva sempre a tirarmi su il morale. Era un padre fantastico, però io ero figlia pessima.
“Papà senti io non ho mentito. Mi trovavo in biblioteca di notte, quando ho sentito delle voci, mi sono avvicinata e ho visto il mio professore di pozioni e un alunno (che è un tipo strano e misterioso e una volta mi ha ipnotizzata dicendomi che ho qualcosa che gli appartiene) che ipnotizzavano un altro alunno. Poi il professore mi ha scoperto, mi ha portato dalla preside e hanno deciso la punizione” Mi sfogai. Mio padre mi guardava in modo strano, era stupefatto, ma sembrava che mi credesse.
“Rose, che ci facevi in biblioteca di notte? Guarda che se hai un ragazzo, prima di fare sesso, pensaci tesoro. Puoi anche parlarne con me” Rispose lui.
“Papà hai almeno ascoltato quello che ho detto?! Cosa diamine c'entrano i ragazzi?!” Esclamai. Mio padre era sempre stato protettivo per quel che riguardava i ragazzi si, ma io parlavo di una cosa completamente diversa
“Scusa, ma, lo sai come sono e come la penso. Allora, hai fatto sesso?” Continuò lui. Sembrava veramente che non mi stesse ascoltando.
“No papà no. Ora, hai ascoltato quello che ti ho detto?” Iniziavo per davvero ad infastidirmi.
“Si Rose si. Sei proprio sicura?” Domandò.
“Si. Poi quel ragazzo, si chiama Zach Varner, o meglio, non so più come si possa chiamare. Ho trovato la mappa degli zii Fred e George e ho scoperto che non esiste nessuno che si chiama così. Il suo vero nome, forse, è Ector Howard; ma quest'ultimo è vissuto ai tempi di Mirtilla Malcontenta. Ho paura papà. Tutti credono che io sia un bugiarda, una delusione.” Balbettavo. Ero nervosa e le lacrime iniziavano a scendere sul mio viso.
“Io ti credo Rose. Devi stare calma. Ti aiuterò, sono pur sempre un Auror, no?” Mi rassicurò lui.
“Davvero papà? Grazie!” Avevo iniziato a piangere sul serio, ma erano lacrime quasi di commozione. Mio padre mi avrebbe aiutato.
“Di nulla tesoro. Posso raccontare tutto a zio Harry, giusto? Credo che lui saprà aiutarti meglio di chiunque altro...” Affermò. Io annuii. “E, un'altra cosa. Hai detto che ti hanno ipnotizzata e hai qualcosa che appartiene a questo Varner o Howard, giusto?” Continuò.
“S-si. Ho paura, papà” Ero spaventata per davvero. Lui forse ormai era abituato a situazioni di quel genere, io no.
“Rose, ci sono io con te, non devi avere paura di nulla. E ora, anche se so che non c'entra, vorrei dirti che tu non sei una delusione. Sei una figlia perfetta, anche tua madre lo pensa; non te lo dimostra solamente perché vorrebbe che tu t'impegnassi di più per il tuo futuro. Ti voglio bene.” Disse mio padre.
“Anch'io papà. Anche io” Gli risposi abbracciandolo.
 
 
                                                                                        ***
I giorni passavano in fretta. Mi mancava tutto di Hogwarts, o meglio, mi mancavano i miei compagni. Lì alla Tana, ero nella solitudine più totale, isolata e in punizione. In compenso mia madre aveva ricominciato a parlarmi e trattarmi normalmente, forse la doveva aver convinta mio padre. L'unico coetaneo con cui parlavo era mio fratello.
Non aspettavo altro il pranzo di Natale, per poter rivedere tutti, ma sopratutto perché io e Dom avremmo potuto parlare con mio padre e zio Harry del professor Elisir e di Varner. Del resto io e mia cugina eravamo solo delle ragazzine, non potevamo fare molto. Eppure, in verità, avrei preferito fare tutto da sola con Dominque, insomma zio Harry, mio padre, mia madre e tutti gli altri, avevano combattuto Voldemort da soli. Avevano fondato l'Esercito di Silente, avevano partecipato alla Seconda guerra magica. Io ero solo una ragazzina che andava a chiedere aiuto a tutti, mi vergognavo; era come se non riuscissi a fare nulla senza l'aiuto di qualcuno. Mi sentivo un'incapace.
 
Arrivò la vigilia di Natale. All'albero avevano pensato mia madre ed Hugo, io odiavo gli addobbi. E prima di tutto odiavo i regali, fin da piccola ho sempre detto ai miei di non darmi niente per Natale, eppure loro non mi ascoltavano.
Quella cena fu abbastanza silenziosa, almeno per quel poco che vi rimasi: ero arrivata, avevo mangiato e mi ero alzata concludendo con un “Devo andare a studiare”.
Finalmente arrivò il giorno di Natale. Mi svegliai molto presto, per poter continuare a studiare, mi stavo per davvero impegnando di mia iniziativa; era la prima volta in quasi cinque anni di studio che mi importava per davvero.
Si fece mezzogiorno, ed iniziarono ad arrivare gli altri componenti della famiglia Weasley. Primi zio George, zia Angelina e i loro figli Fred e Roxanne; loro si erano trasferiti in un altro Stato pochi anni prima e quindi li vedevano sempre più di rado. Arrivò anche lo zio Charlie, che viveva ancora in Romania dove si era sposato con una ragazza del posto, Erica.
Con un po' di ritardo arrivarono anche zio Bill, zia Fleur, Dom, Victorie e Louis e tutta la famiglia Potter.
Fu, come tutti gli anni, una giornata splendida. Poteva anche non sembrare ma io amavo stare con tutta la famiglia al completo. Passò tutto in fretta, tra risate, scherzi, litigi tra cugini.
A fine pranzo mio padre e zio Harry andarono in giardino, ed io e Dom decidemmo di seguirli.
Ci sedemmo tutti e quattro su una panchina
“Rose tuo padre mi ha detto quello che gli hai raccontato. E' la verità?” Chiese zio Harry
“Si, lo giuro. Non sto mentendo.” Risposi
“E' vero. Il professor Elisir, ha parlato anche con me. Mi ha detto di stare attenta, che io e Rose non dobbiamo impicciarci” Fu Dominque a parlare. Era preoccupatissima, glielo si leggeva negli occhi.
“Ragazze io e vostro zio abbiamo provato a cercare qualcosa al Ministero, ma c'è molto poco. Su questo professore non abbiamo trovato praticamente nulla, forse usa un nome falso, come Howard. Su quest'ultimo invece sappiamo che è un ex mangiamorte. Si è allontanato da Voldemort durante la Prima guerra magica perché era stufo di stare sotto il suo controllo. Da allora nessuno l'ha più trovato.” Ci spiegò mio padre.
Io rimasi a bocca aperta. Non riuscivo a crederci. Doveva avere anche i suoi seguaci, ed il professore era uno di quelli. Ma cosa voleva da me e Dom? Era per la nostra famiglia? Oppure per cosa? Cosa avevo, che gli apparteneva?

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