Nova Lux - Giochi di Potere

di Calamity_Shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bimba Dai Capelli di Fuoco ***
Capitolo 2: *** Vedremo ***
Capitolo 3: *** Un pollo francese ***
Capitolo 4: *** Giocare Sporco ***
Capitolo 5: *** Cinque Minuti di Tranquillità? Utopia! ***
Capitolo 6: *** Decisioni... Complicate! ***
Capitolo 7: *** La Domenica Non Si Dorme! ***
Capitolo 8: *** Testarda e Infantile... Ma pur sempre Mars! ***
Capitolo 9: *** Prudenza e Panico: Che Brutta Accoppiata! ***
Capitolo 10: *** Rosso Scarlatto e Profumo di Casa ***
Capitolo 11: *** Quaranta Giorni Di Buio ***
Capitolo 12: *** Letture Proibite e Discorsi Imbarazzanti ***
Capitolo 13: *** Cani Da Guardia & Giuramenti ***
Capitolo 14: *** Passato e Presente ***
Capitolo 15: *** Realtà Simulata ***
Capitolo 16: *** Dubbi & Questioni Irrisolte ***
Capitolo 17: *** Succo di Ribes ***
Capitolo 18: *** Se Una Cosa Funziona, Non Si Cambia ***
Capitolo 19: *** Questione di Priorità ***
Capitolo 20: *** Alla Luce Del Tramonto ***
Capitolo 21: *** Un Morto Che Cammina ***
Capitolo 22: *** Un Soffio Di Gelida Realtà ***



Capitolo 1
*** Bimba Dai Capelli di Fuoco ***


<< NOVA LUX >>

 

Tre uomini vagavano nella notte a cavallo di tre magnifici stalloni neri, le loro tuniche da Assassini scintillavano al chiarore della luna e i mantelli si agitavano alle loro spalle mentre percorrevano il sentiero che li avrebbe condotti a Roma.

Quelle campagne erano molto note per i briganti dunque i loro sensi rimasero allerta per tutto il tragitto.

- Vedete anche voi qualcosa che brucia? – disse Claudio, arrestando di poco la sua cavalcatura, indicando un bagliore a qualche chilometro di distanza.

- Soltanto un cieco non noterebbe un simile bagliore. – borbottò il più anziano dei tre – Siamo cauti fratelli. Potrebbe attenderci un’imboscata. –

- Il solito timoroso. – ridacchiò il più giovane, accarezzando la sua cavalcatura sul collo, prima di rivolgere un’occhiata divertita al suo maestro - Dovresti preoccuparti di meno Carlo, ti verranno i capelli bianchi anzitempo se continui di questo passo. –

- Sei tu che ti preoccupi troppo poco Luca. – Carlo gli rivolse uno sguardo carico di rimprovero ma decise di concedere al suo allievo più promettente una piccola conquista - Mettiamola così: quando imparerai a essere responsabile comincerò a prendere sul serio le tue parole. –

Dopo di che, i tre ricominciarono a percorrere il sentiero e una volta giunti in prossimità del fuoco si accorsero che il carro di qualche mercante era stato saccheggiato e nessuno sembrava essere sopravvissuto alla furia dei briganti.

I tre, chiudendo gli occhi alle povere vittime, pronunciarono un “requiescat in pace” e si riunirono intorno ai resti bruciati della carrozza.

- Controllate nei dintorni – sentenziò Carlo, legò la sua cavalcatura all’albero più vicino, estrasse la spada dal fodero e si addentrò nella boscaglia.

Luca gettò uno sguardo alle vittime e domandò al suo compagno se credeva ci fosse davvero la possibilità che qualcuno fosse sopravvissuto, ottenne da Claudio un cenno di diniego ma seguì ugualmente l’esempio del più anziano e cominciò a frugare tra i cespugli.

 

Luca strappò un lembo dal suo mantello, lo avvolse intorno ad un bastone, gli versò sopra un po’ di vino e approfittò delle fiamme ancora vive di una parte del carro per accendere la sua torcia improvvisata: dal momento che i suoi compagni avrebbero controllato gli immediati dintorni per via della poca luce, lui si sarebbe addentrato maggiormente nella foresta, giusto per tenere la mente occupata.

Camminò per qualche metro e notò che intorno a lui c’erano pezzi di stoffe pregiate e ceramiche distrutte: sicuramente i briganti non erano interessati a ciò che quella povera gente portava con sé.

Un rumore alla sua destra lo fece voltare.

Si ritrovò lontano dalla via principale, a pochi metri da lui giaceva immobile il corpo di una donna che tendeva la sua mano a una cesta… Scavò una fossa nella quale seppellire la donna e la ricoprì di terra.

Stava per andarsene quando udì un rumore provenire dalla cesta, levò il telo che la copriva e il suo sguardo si scontrò con due oceani blu che lo lasciarono senza fiato: una bambina di un anno appena lo stava guardando con curiosità, sulla sua testa spuntavano dei fini capelli del colore del fuoco e i piccoli pugni si dibattevano nella sua direzione, desiderosi forse di un contatto umano.

Incastrò nel terreno la sua torcia e tese le mani verso la bambina che si ritrasse, già sull’orlo delle lacrime, guardandolo quasi con timore.

Abbassò il cappuccio mostrando alla bambina il suo volto e udì quanto di più simile a una risata abbandonare quelle piccole labbra, - Era questo il problema… Volevi vedermi in faccia? – la avvolse nel suo mantello per tenerla al caldo e la strinse a se mentre la piccola gli toccava il volto, incuriosita dalla strana sensazione che la sua barba provocava al tatto – Dai, torniamo indietro e dimostriamo a quei due vecchietti che sono più bravo di loro a cercare sopravvissuti. –

Quando tornò al carro la piccola era già sprofondata nuovamente nel sonno, stringendo in una presa ferrea la sua morbida tunica, quel voltospensierato lo fece sorridere ma una volta entrato nel campo visivo dei due compagni di viaggio tornò serio e gli chiese se avessero avuto fortuna.

 

- Solo corpi senza vita… Che hai lì? – domandò Claudio avvicinandosi a lui - Una bambina. Era sola? –

- La madre è morta ma lei è piena di energie… O almeno, lo era fino a un attimo fa. - Luca sorrise appena guardando il volto della bimba, in quel preciso istante stava arricciando il naso, come se qualcosa la infastidisse.

In quel momento Carlo scoppiò a ridere, sotto lo sguardo confuso dei due che non lo persero di vista per un attimo, in attesa di spiegazioni che non tardarono ad arrivare: - Ricordi il mio discorso sulle responsabilità vero? Il buon Dio ha deciso di ascoltarmi a quanto pare. –

- No… Hey, vediamo di non scherzare! – sbottò lui, abbassando il tono subito dopo per evitare di svegliare la piccola, ancora tra le sue braccia - Io l’ho soltanto trovata, non intendo arrestare la mia vita per colpa di una bambina di cui non conosco nemmeno il nome! –

- Si chiama Marte. - rispose Claudio fulmineo, ottenendo la completa attenzione dei suoi compagni che non capivano cosa gli desse tutta quella sicurezza su quell’argomento, dunque estrasse dalla tasca un piccolo animaletto di stoffa e si spiegò – È il nome cucito sulla schiena dell’orsetto… Non crederete che appartenga a qualcuno di loro vero? –

Carlo richiamò l’attenzione di Luca su di se, gli disse che poteva ugualmente fare un tentativo cercando di crescere la bambina e restare un membro attivo dell’organizzazione contemporaneamente.

- Perché dovrei? – sbuffò il giovane, poco più che ventenne, guardando il più anziano del gruppo con amarezza – Non potrebbe occuparsene qualcun altro? -  

Carlo gli legò la bimba al petto, in modo che non potesse scivolare fuori durante la cavalcata e con sguardo severo, gli disse: - Lo farai tu e sappi che questo è un ordine. – poi si allontanò e andò a liberare i cavalli, pronto a riprendere il viaggio verso Roma.

- Ci siamo appena fregati da soli lo sai? – borbottò Luca, sfiorando la morbida testolina della bimba che senza svegliarsi gli afferrò un dito portandoselo alle labbra – Hem… E se le venisse fame cosa dovrei fare? –

- Prima arriviamo in città e prima potrai farla vedere da qualcuno che saprà dirti di cosa ha bisogno. – gli rispose Carlo, guidando il suo cavallo al passo, precedendo i più giovani lungo lo sterrato.

Claudio aiutò il più giovane a montare sul cavallo e non riuscì a trattenersi dal prendere in giro il compagno: - Il buon Dio ti ha accontentato stavolta… Prova a chiedere una moglie, magari ti ascolterà ancora. -

Luca rispose con un paio d’imprecazioni, rivolse all’amico un occhiata infastidita e partì al galoppo prima che l’altro potesse aggiungere qualcos’altro.

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Capitolo 2
*** Vedremo ***


AC

<< NOVA LUX >>

 

Marte trascorreva le sue giornate girovagando per i mercati, si divertiva a saltare da un tetto all’altro e, quando suo padre non era nei dintorni, si allenava con i più forti membri della confraternita per testare le proprie capacità; era agile e delicata, nessuno poteva resistere al suo sorriso ed era incredibilmente semplice cadere in una delle sue trappole.

L’astuzia era una delle sue doti più apprezzate e in molti, prima di mettersi in viaggio, le chiedevano consigli sulle strategie da adottare.

Era conosciuta con il nome di “Luce”: la sua fama era nota sia dentro sia fuori le mura della città e persino i nobili si fermavano ad ascoltare i cantastorie per scoprire in quale nuova impresa si fosse cimentata la giovane dall’animo ribelle; le ultime nuove sul suo conto parlavano di una donazione all’orfanotrofio della Maddalena, una struttura ormai in decadenza appena fuori le mura più antiche della città, senza la quale la struttura sarebbe stata chiusa per mancanza di fondi… Era una benefattrice dal volto celato ma a nessuno importava la sua reale identità.

 

Marte stava passeggiando per le vie del centro. Quel giorno il mercato era gremito di gente, le nuove bancarelle offrivano merci di tutte le terre e il suo sguardo si perdeva tra le sete della Cina e gli eleganti tappeti persiani. I vini delle cantine francesi erano esposti in bella vista davanti ai ristoranti di lusso. Due dame dell’alta società si concedevano un the in compagnia mentre il garzone di turno le serviva e riveriva, minimizzando come meglio poteva gli effetti del sole sulla sua fronte.

Si avviò verso un banco della frutta: una mela l’avrebbe sicuramente aiutata a ridurre gli effetti della calura estiva… Con la destrezza tipica della sua confraternita ne afferrò una e la nascose nelle tasche dei pantaloni, mescolandosi nella folla, agendo del tutto indisturbata.

Qualche metro più in là, ormai al sicuro dallo sguardo indiscreto delle guardie, estrasse il frutto dalla tasca e lo addentò con gusto: erano secoli che non mangiava una mela di buona qualità e riconoscere quel sapore sulla lingua fu una vera goduria. 

Mancavano poco meno di trenta minuti all’ora di pranzo.

Sfruttò alcune carrozze di passaggio per raggiungere la sua meta nel minor tempo possibile e una volta giunta in prossimità dalle mura romane cominciò a correre per la periferia fin quando non giunse ai campi di grano. Raggiunse in breve l’allevamento dei Perrone, dove il suo cavallo riposava indisturbato nelle scuderie, salutò i figli dei contadini e scattò al galoppo fin quando, in lontananza, non scorse la figura di suo padre.

 

- Cavolo. – borbottò lei, tra se e se, riducendo gradualmente l’andatura del cavallo fino a quando non si ritrovò faccia a faccia con un Luca De Tommasi particolarmente serio – Buongiorno padre. Vi state godendo anche vuoi l’aria frizzantina di questa splendida giornata? –

Lo sguardo dell’uomo s’indurì all’istante: - Da quando tempo è che, di tua iniziativa, abbandoni la casa senza avvertire nessuno? –

- Fatemi capire bene padre. – cominciò lei, con il tipico tono di chi sa di aver ragione e non vede l’ora di sbatterlo in faccia al proprio interlocutore – Posso assistere all'omicidio di un uomo ma non sono abbastanza matura per decidere quando uscire da casa? –

Luca sospirò e le impose di scendere dal cavallo, afferrò le redini della giumenta e s’incamminarono entrambi verso le stalle: - Come fai a non renderti conto del fatto che tutta la città ti conosce? -

- Siete ingiusto padre… Nessuno mi ha mai visto in volto. - Marte gli rivolse uno sguardo infastidito; ormai conosceva a memoria le argomentazioni del padre e aveva imparato come rispondere a tono – Volete condannarmi per essere stata altruista con i bisognosi? Credevo che Nostro Signore premiasse i buoni e i misericordiosi… -

- Non ricominciare con questo discorso Marte. – tolse la sella al cavallo, la adagiò lungo lo steccato e si avvicinò alla figlia, le scompigliò i capelli e le rivolse uno sguardo di rimprovero – Abbiamo già affrontato questa discussione almeno un centinaio di volte. –

Marte si allontanò dal padre, tolse le briglie a Stella, la sua giumenta, alla quale cominciò a spazzolare il manto: - È evidente che non vi siete ancora stancato delle mie risposte. –

- Sei proprio una testa dura. – sbuffò lui, appoggiando le spalle alla staccionata, senza perdere di vista la figlia – E smettila di darmi del “voi”, mi fai sentire vecchio. -

- Beatrice dice che è colpa vostra se sono cresciuta in questo modo. – sul suo volto comparve un sorriso divertito, non tentò in alcun modo di nasconderlo al padre che attese la sua prossima mossa in silenzio – Il “voi” te lo meriteresti a vita dal momento che ti comporti come un vecchio rompiscatole. –

- Sono un padre: essere un rompiscatole rientra nel contratto… Per non parlare del fatto che, con una figlia come te, diventa tutto molto più difficile. – Luca ridacchiò apertamente nel notare l’espressione spazientita comparsa sul volto della figlia – Vedi di far scomparire immediatamente quel broncio. –

- È un ordine anche questo? – sbottò lei infastidita, allontanandosi dalla stalla con il padre alle calcagna che, sentendola parlare in quel modo la afferrò per un polso, costringendola ad arrestare la sua camminata. Luca l’afferrò per le spalle e, con sguardo severo, le disse: - Voglio sapere quando esci dalla casa e dove intendi andare. Sono tuo padre, ho il diritto di sapere queste cose. –

- Così potrai farmi seguire da qualcuno? Credi veramente che non me ne sia mai accorta? – Marte rivolse al padre uno sguardo intenso a cui non seguì nessuna reazione, ogni volta che discutevano i loro volti diventavano maschere di impassibilità, solo chi si arrendeva era autorizzato a distogliere lo sguardo.

 

Luca sospirò, quella volta aveva vinto lei ma non le avrebbe dato la soddisfazione di gongolare a riguardo, dal momento che erano ancora lì entrambi lì avanzò la sua proposta alla figlia: - Fai in modo di essere al campo d'addestramento per le tre. –

Il sopracciglio di Marte si alzò, mostrando al padre quanto quella richiesta l’avesse sorpresa: - Vuoi allenarmi tu? –

- C’è un fratello, appena arrivato da Firenze, ha detto di volersi allenare con la persona più abile di cui disponiamo al momento. – si incamminò verso il portone principale, il suo stomaco cominciava a brontolare e non gli andava proprio di saltare il pranzo; si voltò verso la figlia, ancora immobile a qualche passo dietro di lui e disse - So bene che tu non sei ancora un membro ufficiale della confraternita ma non credo gli darà fastidio. -

L’attenzione della ragazza fu totalmente catturata da quelle semplici parole dette dal padre, lo affiancò e in preda alla curiosità disse: - Quando dici che non sono ancora un membro “ufficiale” della confraternita… -  

- Penso di poter considerare valida la tua candidatura per la prossima sessione degli apprendisti. – si appoggiò con le spalle alla staccionata e le rivolse uno sguardo serio - Niente giochi questa volta: sei diventata abbastanza grande da poterti assumere le tue responsabilità e sto valutando la tua proposta. -

Sul volto della ragazza comparve un sorriso soddisfatto.

Marte ebbe l’impulso di stritolare il padre in un abbraccio ma riuscì a contenere la sua euforia, lo ringraziò semplicemente e con un sorriso a trentadue denti si accomodò in mezzo a Giacomo e Stefano, i suoi migliori amici, in attesa del pranzo.

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Capitolo 3
*** Un pollo francese ***


AC 2

<< NOVA LUX >>

 

Giacomo le riservò un occhiata divertita, erano settimane che non vedeva quel sorriso sul volto dell’amica e la domanda gli sorse praticamente spontanea: - Hei splendore! Cos’è quel sorriso soddisfatto? -

Marte si versò un abbondante bicchiere di vino, stando attenta a non farsi vedere da suo padre o da qualcuno dei membri anziani, sorrise agli amici e con una certa soddisfazione disse: - Se vi dicessi che oggi pomeriggio mio padre mi concederà finalmente la possibilità di entrare nella confraternita? -

- Complimenti signorina! – Stefano, sinceramente contento per l’amica, la abbracciò e le riservò un sorriso entusiasta tanto quanto quello di Marte - C’è anche da dire che il tuo vecchio non può negare la tua abilità… sei una dei migliori qui dentro. -

- Se le parli in questo modo non farai altro che farle montare la testa. – come al solito fu compito di Giacomo sedare gli animi elettrizzati dei due, gli piaceva restare con i piedi per terra ma gli piaceva godere delle piccole cose che gli erano state concesse fino a quel momento - Non dimentichiamoci che la nostra è solo una delle migliaia di confraternite nel mondo… Sarebbe estremamente sciocco credere che non ci sia nessuno più abile di noi. –

Marte sbuffò riservando un occhiata delusa all’amico, l’unico in grado di smontare completamente il suo entusiasmo era Giacomo e ancora una volta non aveva perso l’occasione di rimarcare il concetto, bevve un lungo sorso dal suo bicchiere assaporando con gusto il vino e disse: - Tu si che sai festeggiare come si deve! –

Il ragazzo riservò un occhiata dubbiosa alla rossa, riportò il suo sguardo sul suo piatto pieno di cibo e la rimproverò com’era suo solito fare da anni ormai: - Cerca piuttosto di non alzare il gomito… Credo diventerebbe complicato anche per te mirare ad un oggetto da cento piedi se non riesci a reggerti in piedi! –

- Credi non sia in grado di reggere un bicchiere? – gli domandò Stefano stranito, un’affermazione del genere pronunciata proprio da Jack era qualcosa di davvero inaspettato visti i suoi trascorsi notturni.

- Non è quel bicchiere a preoccuparmi. – sbuffò spazientito il moro, riservando ai due un’ occhiata severa, spiegando “cosa” esattamente lo preoccupasse - Sono gli altri che le offrirai tu ad impormi una certa cautela… Sarebbe alquanto difficile colpire un avversario se non riesci a reggerti in piedi. –

Marte alzò gli occhi al cielo, per quanto trovasse quel lato di Giacomo particolarmente noioso ed insopportabile fu costretta ad ammettere che aveva ragione: – Che dite… Rimandiamo a stasera? –

- Direi! – dissero in coro i due, prima di avventarsi su di lei per farle il solletico, ripristinando l’euforia iniziale.

 

*****************

 

Trascorsero il resto della pausa a rilassandosi sotto agli alberi della tenuta, aspettarono la chiamata di Luca chiacchierarono del più e del meno e cercando di dare una forma alle nuvole.

- Dite che sarà forte? L’uomo di cui parla mio padre intendo. – domandò Marte, improvvisamente incuriosita dalla misteriosa figura che lei e i suoi amici avevano visto uscire dall’ufficio di Luca qualche ora prima.

- Viene da Firenze, la patria dei Medici e della congiura dei Pazzi, tanto scemo non deve essere. – fu la pacata risposta di Stefano, troppo occupato nel suo tentativo di sonnecchiare per dare una spiegazione migliore all’amica.

- Che c’entra… Magari lui nemmeno c’era. – disse Giacomo, giocando con i capelli della rossa, sdraiata parzialmente sulle sue gambe – Quello che ti posso dire avendolo visto per mezzo secondo è che non dovresti sottovalutarlo. –

- Fossi matta. Hai visto quanto è sviluppata la sua massa muscolare? – Marte ricordò istantaneamente la figura dell’uomo incappucciato, non ne conosceva ne il volto ne l’effettiva forza ma era sicura di una cosa – Spero non mi chiedano un corpo a corpo… Per quanto io possa essere veloce non potrei fare un gran che contro un paio di braccia simili. –

Sul volto di Stefano comparve un sorriso carico di malizia.

Marte era una persone che tendeva a sminuire chiunque, un affermazione del genere detta da lei poteva voler dire una cosa sola e lui era intenzionato a sbatterglielo in faccia: - Te lo sei rimirato per bene… Ammettilo Mars, il nuovo arrivato ti piace. –

La rossa tirò un pugno in testa all’amico, lo sentì imprecare un paio di volte tra le risate di Giacomo e disse: - Certe volte mi chiedo come tu possa essere ritenuto un bravo stratega dalle alte sfere. –

 

*****************

 

Prima che tutto avesse inizio, decise di recarsi in camera per indossare la divisa dei novizi, raccolse i capelli in una comoda treccia e si infilò nello stivale destro un piccolo ma pratico pugnale… “Non si sa mai” borbottò tra se e se prima di raggiungere gli altri al campo di addestramento.

Non appena suo padre la vide sbucare tra la folla l’esercitazione cominciò, gli fu spiegato che l’esercitazione di quel giorno consisteva in un torneo di lotta ravvicinata in cui potevano utilizzare una sola arma per volta.

Il tabellone degli iscritti non era molto fornito… Soltanto altri nove, prima di lei, avevano segnato il proprio nome sulla carta. Alle spalle di Marte c’erano, come sempre, Stefano e Giacomo che vedendo i nomi dei suoi avversari scoppiarono a ridere.

- Tu e il francesino al primo turno… Questa non me la perdo Mars. – fu la divertita risposta di Giacomo che, prima di raggiungere lo steccato, le augurò buona fortuna - Mi raccomando ragazza, cerca di non essere troppo impulsiva e ricorda sempre il nostro credo. Niente è reale… -

- Ricordo bene la prassi. – sul suo volto comparve un sorriso divertito, si avvicinò al banco delle armi e giocò abilmente con una spada milanese riservando all’avversario qualche sguardo di sfida – Adesso andate ai vostri posti… Voglio che siate in prima fila per vedere come mammina stende l’egocentrico parigino. –

Qualche istante dopo Marte e Paul furono chiamati al centro dello steccato. Luca fu incaricato di spiegare ai due concorrenti il regolamento base, composto da due semplici regole: - Non tentate di uccidervi a vicenda perchè verreste squalificati all’istante e per l’amor del cielo tenete strette le armi che avete scelto: saranno le sole che potrete usare in combattimento. Tutto chiaro? – i due sfidanti risposero con un cenno d’assenso alle sue parole prima di voltarsi le spalle e allontanarsi di qualche passo l’uno dall’altra – Ti prego… Fai che non combini qualche guaio oggi. –

Marte appoggiò le spalle allo steccato, si sgranchì le gambe e sorrise appena nel notare il nervosismo sul volto di Paul che per l’occasione aveva scelto una spada a due mani.

La rossa rifletté a lungo su cosa lo avesse portato a scegliere una simile arma ma non ne comprese ugualmente la scelta: il francese non era molto prestante a livello fisico e per quanto quella spada gli fornisse sicuramente un vantaggio, per quanto riguardava la potenza dell’attacco, non gli permetteva la stessa libertà di un’arma leggera.

Le bandiere furono abbassate… Lo scontro aveva ufficialmente inizio.

- La storia si ripete “pollo”. Riuscirai ad avvicinarti abbastanza da essere in grado di colpirmi con quella? – le sue erano parole di sfida, conoscendo il carattere impulsivo del suo avversario le fu facile capire la strategia migliore da adottare, lo avrebbe provocato ed avrebbe sfruttato al meglio le aperture nella sua difesa.

- Non questa volta fiammetta. - Paul caricò il colpo, cominciando una rumorosa quanto folle corsa verso di lei e quando fu abbastanza vicino, abbassò il colpo puntando alle sue gambe nel tentativo di farle perdere l’equilibrio… Marte spiccò un salto verso l’alto, gli rifilò una botta in testa con l’impugnatura della spada e lo vide barcollare davanti a se.

- E va bene… Facciamola durare più di trenta secondi. – si allontanò dall’avversario, lasciandogli l’opportunità di riprendersi dallo stordimento, fece roteare la spada un paio di volte prima di richiamare l’attenzione del ragazzo su di se – Ebbene? Devo aspettare ancora molto? –

Dalle labbra del ragazzo scaturì un basso ringhio che precedette l’ennesima carica… Marte attese qualche istante, voltò le spalle al ragazzo e corse per il campo raggiungendo la staccionata, vi si arrampicò rapidamente e con un abile balzo all’indietro evitò l’attacco del biondo che andò ad infrangersi contro il legno producendo un mare di schegge.

Gli occhi di Paul si spalancarono per la sorpresa ma ancora prima che potesse fronteggiare lo sguardo borioso della ragazza alle sue spalle, percepì il freddo della lama nemica sfiorargli la gola e un divertito sussurro arrivargli alle orecchie: - Spiacente amico… Sei morto. –

Marte si allontanò da lui con l’intento di abbandonare l’arena ma Paul volle concedersi un ultima mossa prima di dichiararsi sconfitto: abbandonò l’arma e tentò un attacco alle spalle.

Caricò il pugno, pronto a colpirla una volta per tutte ma non fece in tempo a raggiungerla che, improvvisamente, Marte si abbassò facendogli da ostacolo… Crollò nella polvere sentendo le risate di scherno dei presenti mentre il volto della rossa gli appariva nebulosamente davanti.

- Questo non si fa pollo… Attaccare alle spalle è da vigliacchi. – Marte gli rifilò un energico calcio allo stomaco, gli riservò un ultimo sguardo carico di disprezzo e abbandonò il recinto – Questi francesi egocentrici non valgono proprio niente. -

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Capitolo 4
*** Giocare Sporco ***


AC

<< NOVA LUX >>

 

Luca guardò la figlia scherzare con alcuni fratelli più grandi di lei che, approfittando della pausa, si erano avvicinati per farle i complimenti: la sua performance li aveva sorpresi non poco. Fu costretto ad ammettere con se stesso di aver ampiamente sottovaluto la figlia.

Una voce alle sue spalle lo costrinse a distogliere lo sguardo da sua figlia, restò sorpreso nel ritrovarsi di fronte Ezio Auditore, niente meno che il nuovo arrivato: - È veloce. Quanti anni ha? –

Luca si schiarì la voce sentendosi improvvisamente a disagio, nonostante Ezio fosse più giovane di lui, poteva chiaramente notare sul suo volto i segni di una vita completamente votata alla confraternita: - Ne ha diciotto. –

- E non ha mai tentato prima d’ora le selezioni? – rispose il moro, vagamente sorpreso dall’affermazione del fratello, riportando il suo sguardo sulla recluta a qualche metro da loro – Vista la sua abilità mi sembra strano. –

- C’è stato qualche problema con… La famiglia ecco. – Luca sapeva bene quanto fosse stato ingiusto da parte sua far crescere Marte in quell’ambiente pur non permettendole di accedervi liberamente, l’aveva fatto nella speranza di non coinvolgerla nel sanguinoso mondo degli assassini ma la conferma del suo errore era arrivata da più fronti… Tuttavia non volle arrendersi – Posso dirti che, tra le altre cose, non sa proprio rispettare le regole. -

- Capisco. – sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, ringraziò con un cenno del capo Lucas e si allontanò borbottando qualche frase tra se e se - Il ragazzo non è male… Sarà divertente. –

Sul volto del Gran Maestro comparve un’espressione dubbiosa… Sicuramente aveva sentito male.

L’Auditore non poteva aver scambiato sua figlia per un maschio… Giusto?  

- Ho davvero accettato di fare questa cosa? - Marte sbadigliò assonnata prima di concedersi un lungo stiracchiamento che l’aiutò a rilassare le spalle – È una cosa così… Noiosa. –

Stefano e Giacomo si scoccarono uno sguardo d’intesa.

Attesero l’ennesimo sbadiglio prima di afferrarla: Stefano le bloccò le braccia, Giacomo si occupò delle gambe.

La trascinarono fino alle vasche dei cavalli, sotto gli sguardi allucinati dei presenti e con molte difficoltà visto il continuo scalciare/imprecare dell’amica, dopo di che la scagliarono in acqua. I due si scambiarono un cinque soddisfatto e s’inginocchiarono accanto all’amica che, completamente inzuppata dalla testa ai piedi, si premurò di mandarli ulteriormente a quel paese: - Vi sembra il caso? Devo combattere tra meno di cinque minuti! –

- In questo modo non corri il rischio di addormentarti… Dovresti ringraziarci! – fu la risposta di Jack che, ancora divertito dall’espressione sul volto di Marte, perse completamente di vista le azioni di Stefano.

Il bruno gli arrivò alle spalle e, con molta poca grazia, lo spinse addosso alla rossa gustandosi le espressioni abbagliate dei due: - Sembrate due falene che fissano una lampada… Dovreste vedervi! –

In quel preciso istante, a qualche metro da loro, comparvero Lucas e Marco. Li videro ancora abbracciati, con i volti arrossati e i vestiti grondanti d'acqua.
Uno dei due in particolare trovò la scena inaccettabile, Luca non perse tempo in introduzioni varie limitandosi a un semplice rimprovero indirizzato ai due: - Vi sembra il momento per concedervi simili bambinate?! Hai un duello da affrontare sciocca, cerca di ricomporti! –

Giacomo, finalmente tornato alla realtà, si premurò di cogliere al balzo il disagio sul volto dell’amica, la sbeffeggiò sorridendo: - Ops… Beccati. –

- Scusa papà! – borbottò la rossa, schiarendosi la voce mentre raggiungeva il padre, scoccò a entrambi un’occhiata poco amichevole – Questa ve la faccio pagare... A più tardi mezze calzette! -

 

*****************

 

Ezio restò sorpreso nel notare che il novizio, a pochi metri da lui, aveva optato per una daga… Non mosse un muscolo ed attese con calma che il suo avversario finisse la propria preparazione quindi si decise ad allungare la propria spada in sua direzione, in un chiaro segno di sfida.

Sul volto di Marte apparve un sorriso soddisfatto e, nonostante le raccomandazioni dei suoi amici, non riuscì a trattenere un beffardo inchino in direzione del nuovo arrivato.

La rossa indietreggiò di un paio di passi, divaricò le gambe e si mise in posizione di difesa.

Ezio si sporse in avanti e tentò un affondo, Marte riuscì a pararlo salvo poi ritrovarsi con la lama nemica puntata alla gola.

L’Auditore restò immobile in quella posizione, cercò di intravedere il volto del suo avversario sotto il cappuccio di tela, si ritrasse poco dopo senza un commento o un sorriso beffardo, risistemandosi rapidamente in posizione di attacco: - Tieni la guardia più bassa e non lasciare il fianco scoperto… Lo fai sempre. - l’ammonì lui, tornando all’attacco.

Marte riuscì a stento a parare quell’affondo.

La spada del suo avversario scivolò contro la sua, lateralmente, dopo di che scattò all’indietro.

- Grazie del suggerimento straniero. – mantenne un tono basso, quasi mascolino e si accorse che, dentro di lei, era cresciuto un sentimento di rabbia incontrollata che la fece scattare in un nuovo assalto.

La rossa si accorse soltanto dopo qualche secondo che la rabbia le stava facendo perdere la concentrazione... Stava perdendo la coordinazione, i suoi gesti si fecero più istintivi che calcolati e benché in condizioni normali la cosa non le avrebbe procurato alcuno svantaggio, stavolta fu costretta ad ammettere il contrario.

Ezio non fu certamente gentile con lei, anzi, si accanì maggiormente in rapidi imprevedibili colpi, fermando ogni volta la lama della sua spada a pochi centimetri dai punti vitali di lei. Approfittò spudoratamente del sentimento di rabbia che, montando progressivamente, disarticolava i movimenti del suo avversario.

Proseguirono a lungo con quel duello in uno sprizzare di scintille e sudore… Ezio la correggeva, secco, consapevole d’aver aperto l’unico canale di dialogo possibile con quella furia dinnanzi a lui.

Nonostante durasse da ore, lo scontro non sembrava ancora sul punto di concludersi e chissà come poi, Marte si ritrovò in ginocchio con la punta della spada di Ezio freddamente premuta in un punto imprecisato della sua schiena.

- Cerchi troppa vicinanza con l’avversario e questo ti tradisce. -commentò lui ritraendo una volta per tutte la sua spada, consapevole e vagamente speranzoso nel fatto che il suo avversario dal volto celato gli sarebbe saltato al collo - Inoltre devi imparare a giocare più sporco novellino. –

- Questa è bella… – fu in quel momento che Marte comprese di aver sbagliato approccio con il nuovo arrivato, aveva sopravvalutato le sue capacità e gli aveva permesso di sfruttare le sue debolezze - Davvero credi di aver combattuto con un maschio per tutto questo tempo? –

Alcune ciocche di capelli le ricaddero davanti agli occhi, finalmente libera dall’impiccio della parte superiore della divisa si stiracchiò i muscoli indolenziti delle spalle prendendo dei grandi respiri.

Ezio restò a bocca aperta per qualche istante, quella proprio non se l’aspettava, aveva davvero combattuto con…

- Una ragazza? –

- Complimenti per l’intuito. – ridacchiò lei, bevve un po’ d’acqua dalla borraccia che le aveva appena passato Giacomo e se ne versò un po’ sulla testa per rinfrescarsi, recuperò la sua spada e sfidò Ezio con lo sguardo - Devo aver sopravvalutato le tue capacità di osservatore… Che dici, ricominciamo? –

Ripresero qualche istante dopo: il loro era uno strano balletto, in cui nessuno dei due sembrava giungere ad una soluzione definitiva.

Di una cosa, però, Ezio non si era accorto: in tutto quel tempo i lacci del corpetto di Marte si erano lentamente allentati, scivolando negli stretti buchi in cui scorrevano per tenerlo stretto.

Dopo l’ennesimo attacco di Ezio e la conseguente parata di Marte, mossa che li portò ad essere assai vicini, i lacci si sciolsero definitivamente ed il corpetto si aprì in buona parte sul petto della rossa lasciando scorgere all’Auditore ciò che aveva coperto fino a poco prima.

Ezio non lo vide subito, era pronto ad attaccare nuovamente ma si fermò di colpo, non appena i suoi occhi realizzarono ciò che avevano davanti.

Purtroppo per lui, Marte aveva previsto tutto quindi si levò dalla traiettoria del suo attacco, approfittò dello squilibrio temporaneo dell'avversario per allungare una gamba a fargli uno sgambetto... Ezio finì lungo e disteso al suolo.

Con un sorrisetto divertito, la ragazza si accucciò al suo fianco e gli appoggiò la punta della lama sulla schiena: - Ho vinto. –

Ezio si rialzò, sul suo volto era palese un’espressione confusa, aprì la bocca per parlare ma non riuscì a dire nulla… Infine scoppiò a ridere.

Marte si riallacciò il corpetto mantenendo un sorriso divertito mentre osservava le espressioni sconvolte dei presenti.

- Me l’hai detto tu che dovevo giocare sporco… - raccattò la sua roba e si allontanò, dirigendosi all’armeria, salutando con un ultimo cenno Ezio.

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Capitolo 5
*** Cinque Minuti di Tranquillità? Utopia! ***


AC 2

<< NOVA LUX >>

 

La giornata l’aveva sfinita e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era sentire qualche commento sarcastico da parte dei suoi amici, o peggio ancora, da suo padre che sicuramente non aveva apprezzato il suo scherzetto.

Rosa era la proprietaria della “Notte senza Luna”, l’aveva sempre trattata come una figlia e si era curata di lei durante i lunghi periodi d’assenza del padre. L’aveva rimproverata quando ancora la sua fase di ribellione acuta consisteva nel derubare ignari turisti e l’aveva lodata per l’impegno quando aveva portato “a casa” ottimi voti da scuola.

Insomma, era la sua mamma numero uno poiché lei non aveva mai incontrato la sua…

- Che ci fai tu qui? – disse la donna oltre il bancone, asciugandosi le mani in un vecchio e logoro straccio, riservandole un’occhiata incuriosita - Non sapevo che tuo padre fosse partito. –

- Niente viaggi per stavolta. - sbuffò la rossa, sedendosi sullo sgabello più vicino alla donna, recuperò al volo un fiasco di vino e se ne versò un bicchiere abbondante - Il vecchio avrebbe sicuramente approfittato della notte per rimproverarmi quindi ho deciso di darmi alla macchia per un po’. Hai bisogno di aiuto qui? -

- Mi faresti un grande favore sai? – le sorrise l’altra, alzando gli occhi al cielo al solo pensiero di quanto lavoro ci fosse da fare ultimamente nella sua taverna - Da quando la Nena è maritata non si può neanche chiederle di fare la notte… Un marito ha le sue esigenze sai? –

- Credevo che avessi capito come la penso dopo tutti questi anni. – la rossa svuotò il bicchiere in una singola sorsata e mentre si preoccupava di riempirlo nuovamente il suo sguardo vagò per il locale, in cerca di visi noti – Parliamo di cose intelligenti. Che devo fare? -

- Ok, ok, mollo il colpo ma se non ti dai una mossa, resterai zitella a vita! Te l’ho detto mille volte che gli uomini belli cercano le donne giovani… - Rosa capì che anche quella volta la ragazza non avrebbe partecipato attivamente al discorso, soprattutto grazie allo sguardo inviperito che Marte le concesse prima di ributtarsi sull’alcol, sospirò affranta e le spiegò cosa doveva fare - Va beh va… Quelle guardie al sette devono ordinare e tra poco avrai la consegna del dodici. –

- Vado. – si alzò in piedi, mosse qualche passo verso il retro dove avrebbe recuperato la sua divisa della "Notte senza Luna", poi cambiò idea e recuperò la bottiglia sorridendo affabile alla donna – Questa viene con me! –



*****************



Marte prese un gran respiro, il corpetto dell’uniforme era sempre così stretto da toglierle il respiro e doveva sempre ricordarsi come dosare il respiro se non voleva finire asfissiata: - Bene signori, sapete già cosa volete ordinare? –

Quello più vicino a lei, le riservò un’occhiata abbastanza eloquente, avvicinò una mano al suo fondoschiena e disse: - Che ne dici di un pezzo di te per cominciare? –

La rossa fece un passo laterale con cui arrivò alle spalle del soldato, lo afferrò per le spalle e con tono suadente gli bisbigliò: - Credo sia in errore… Qui abbiamo solo cibo ber lo stomaco. –

Sul volto della guardia comparve un lieve rossore ma per non sfigurare di fronte agli amici cercò di darsi un tono: - Mi accontenterò di un tuo sorriso. Sono indeciso su cosa ordinare… Facciamo così, scegli tu qualcosa di adatto per un uomo come me. –

Sul volto di Marte si materializzò un sorriso divertito, sicuramente il ragazzo di fronte a lei non poteva vantare più di due o tre anni in più rispetto a lei: - In questo caso segno subito il maiale… è molto buono ma alla lunga può diventare troppo viscido. –

Gli altri due seduti al tavolo, scoppiarono a ridere bellamente notando il colorito roseo sulle guancie del compagno.

Uno dei due gli riservò una poderosa pacca sulla spalla e, tra una risata e l’altra, disse: - La ragazza qui sa il fatto suo Sergino e mi sa che stasera non avrai niente di più di ciò che ti finirà nel piatto! Posso avere un buon piatto di selvaggina o rischio la forca? –

- Niente forca per voi ma il vostro amico osa un po’ troppo per i miei gusti. – ridacchiò lei tra se e se, annotando frettolosamente l’ordine sul suo taccuino prima di rivolgere l’ennesima domanda di routine ai clienti - Volete delle patate come contorno? –

- Si grazie… Anche se penso che dopo l’attentato alla virilità del nostro amico potrebbe diventare sconveniente. – le fece un occhiolino e tornò a beffarsi del compagno al suo fianco, ancora paonazzo e chiuso in uno strano mutismo dopo le sue affermazioni.

- Per me rigatoni alla carbonara… Se posso fare una richiesta: guanciale in abbondanza e per cominciare facciamo tre fiaschi di vino. – sorrise in direzione della ragazza che stava prendendo la sua ordinazione, riservò un’ultima occhiata al povero collega martoriato e sospirando tentò di risollevare il morale, seppur indirettamente, all’amico - A Sergino qui, porta dell’agnello arrosto. Nonostante le apparenze, il maiale non fa proprio per lui. -

- Arrivo il prima possibile con le vostre portate. – dopo di che sorrise bonaria al povero Sergio e si voltò verso il suo collega - Dica al suo amico di non preoccuparsi: ne ho visti di peggiori qui dentro. -



*****************



Marte attese che gli ordini dei suoi tavoli fossero pronti aiutando Biagio a pulire il resto dei tavoli... Si trattava di un ragazzetto simpatico, moro e dagli occhi ammalianti sui tredici anni che, per sopperire alla mancanza del padre morto per l'epidemia di febbre dell'inverno passato, si era cercato un lavoro adatto ai frenetici ritmi della città eterna.

Chiacchierarono del più e del meno sino a quando Domenico non l’aveva chiamata, urlando il suo nome e facendole venire un principio d’infarto, dicendole che “la roba per i suoi allocchi” era pronta.

Recuperò l’ordine e si allontanò ridacchiando per le parole dell’altro, consegnò i viveri alle tre guardie e augurò loro un buon appetito ma mentre stava tornando da Biagio, si accorse di una scena che non le piacque per nulla: un tizio abbastanza corpulento aveva afferrato il ragazzo per il bavero della camicia, l’aveva sollevato da terra avvicinandoselo al volto per poi sussurrargli qualcosa che, di punto in bianco, aveva trasformato il volto del giovinetto in una maschera di terrore.

Mollò il vassoio sul tavolo più vicino e si avvicinò ai due.

- Ci sono problemi? – domandò lei, retorica riservando al gigante un’occhiata stizzita mentre questo lanciava contro il bancone il ragazzo, ormai cereo in volto.

Sul volto dell’uomo si materializzò un sorriso di sfida, la squadrò da capo a piedi e scoppiò a ridere senza mezzi termini, recuperò il suo bicchiere pieno di sidro e ne bevve un’abbondante sorsata: - E tu chi saresti… La paladina delle pulci? –

Marte incrociò le braccia al petto, alzò il mento con orgoglio e gli riservò un’occhiata molto ma molto poco rassicurante: - Mi dispiace deludere le vostre aspettative ma sono quella che vi staccherà i testicoli dal resto del corpo se non vi deciderete a saldare il conto prima di andarvene senza fare più ritorno. –

- Tu? – disse il gigante dubbioso, alzando scettico un sopracciglio prima di scoppiare nuovamente a ridere, dopo di che tentò di avvicinare la rossa per soggiogarla - Senti, bambolina, non vorrei che i capelli ti si... –

La ragazza non attese un istante di più per sferrare il suo attacco: gli rifilò un pugno sotto il mento che lo fece traballare all’indietro, uno allo stomaco che lo fece piegare e un calcio al ginocchio, che lo fece cadere rovinosamente a terra sotto gli sguardi sconvolti del resto dei presenti.

- Chiamaci tua sorella bambolina. – e dopo un ultimo calcio all’addome rassicurò Biagio con uno sguardo amichevole e lo convinse ad andare sul retro a riposarsi un po’, dopo di che recuperò la sacca con i risparmi dello sconosciuto – Questi li tengo io… per il disturbo e l’eccellente servizio di cui hai goduto per tutta la sera. E ora vattene prima che ti trasformi in un eunuco sfruttando la mannaia del cuoco. -

Ripresosi dal fulmineo attacco della rossa, l’uomo arrancò fino alla porta borbottando un paio di maledizioni contro il “demone dai capelli di fuoco” che lo aveva messo KO in meno di un minuto.

Alle loro spalle le tre guardie non poterono che riservare uno sguardo sorpreso e ammirato nei confronti della cameriera: - Sarà anche una ragazza di campagna ma sa il fatto suo! -

 

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Capitolo 6
*** Decisioni... Complicate! ***


AC 2

<< NOVA LUX >>

 

- Che fine avevi fatto? – le domandò Giacomo sul piede di guerra, abbandonando il muretto che lui e Stefano avevano condiviso nell’attesa del suo ritorno.

Marte sbuffò, appoggiandosi stancamente allo steccato, strinse meglio il collo della sua bottiglia di vino e si perse a osservare le stelle: - Non avevo voglia di affrontare gli stupidi commenti del resto della confraternita… Non voglio immaginare i loro pensieri su di me dopo oggi. –

- Sei ubriaca? – Stefano le afferrò il mento e la costrinse a guardarlo, notò che le sue pupille erano incredibilmente dilatate e gli sembrò anche che la rossa fosse vagamente accaldata – Si… Sei sicuramente ubriaca. -

Marte si liberò debolmente dalla stretta dell’amico, si allontanò barcollante di qualche passo e infastidita rispose: - E anche se fosse? Ho diciotto anni… Non mi serve la balia. –

- Piano tigre, ritira gli artigli! – Giacomo alzò le mani in segno di resa e le riservò un’occhiata strana, tutta quella stravaganza non faceva parte del carattere di Marte – Si può sapere cosa ti prende? –

Marte si lasciò scivolare lungo lo steccato, svuotò la sua bottiglia dopo un’ultima sorsata e la lanciò via. Scoppiò a ridere, vide i suoi amici scambiarsi un’intensa occhiata perplessa e disse: - Che volete farci… Non si spegne il sole con un colpo di pistola. –

- Hem… Sono confuso! – borbottò Stefano, grattandosi una guancia, occupando il posto accanto alla rossa.

– Idiota! - Giacomo gli tirò un pugno in testa e sbuffò spazientito, certe volte le uscite del suo migliore amico lo facevano dubitare della sua effettiva intelligenza - Significa che il suo problema non può essere risolto con una chiacchierata. -

- Non ci credo… - borbottò Stefano, massaggiandosi la testa dolorante prima di circondare le spalle dell’amica con un braccio - Racconta a tutto mammina e papino. Possiamo fare un tentativo? –

- Tu saresti la mia mammina? - borbottò divertita Marte, si appoggiò alla spalla dell’amico e chiuse gli occhi per qualche secondo.

- Sei stupenda quando lo chiami così. – ribadì Giacomo, trattenendo a stento le risate mentre l’amico gli riservava un’occhiataccia, già pronto alla pungente replica.

- Silenzio paparino! – Stefano si godette a pieno l’espressione allibita dell’amico, dopo di che tornò a coccolare la rossa, rannicchiata al suo petto come una bambina - Allora, questo problema? –

Marte sbuffò nuovamente, riaprì stancamente gli occhi e con tono funebre espresse il suo problema: - Sono una femmina. –

- Fin lì potevamo arrivarci da soli… E dopo la tua bravata di oggi può confermarlo anche il resto della confraternita. – fu l’eloquente commento di Jack che le scompigliò amorevolmente i capelli, notando quanto il volto di Marte fosse sul punto di raggiungere una tonalità ormai prossima a quella dei suoi capelli.

Entrambi i ragazzi, notando la reazione della ragazza, scoppiarono a ridere.

- Grazie dell’appoggio. Davvero, la mia autostima aumenta sempre di più grazie a voi due. – sbottò lei, liberandosi dalla presa degli amici, si alzò in piedi e mosse un paio di passi in direzione delle stalle.

- Ok, la smetto ma ancora non mi è chiaro cosa ti preoccupa. - ripeté Jack confuso, fu aiutato da Stefano a tornare in piedi poi entrambi la seguirono dentro le scuderie.

Marte recuperò un paio di spazzole, si avvicinò al suo cavallo e gli diede un po’ di biada poi ricominciò a parlare: - Come credete mi tratteranno gli altri d’ora in poi? –

- Come hanno sempre fatto. – l’ovvietà con cui rispose Ste non fu evidentemente condivisa dalla rossa.

Marte gli riservò un’occhiata scettica.

Jack era totalmente d’accordo con le parole dell’amico, non riuscivano proprio a capire cosa preoccupasse realmente la rossa, quindi giunsero alla fatidica domanda: - Perché mai dovrebbero cambiare atteggiamento nei tuoi confronti? Sei sempre tu del resto. –

- Figuriamoci, sarebbe troppo bello se fosse così… – sbottò lei, infastidita dalla leggerezza con cui i suoi amici stavano prendendo la cosa, sapeva bene che nessuno di loro avrebbe potuto comprendere i suoi pensieri ma voleva in un certo senso che smentissero le sue stupide convinzioni – Prima non ero altro che una consulente ed ero presa in considerazione soltanto perché mio padre è il capo della gilda. Adesso posso quasi definirmi una recluta e, con un po’ d’impegno, potrei soffiare le missioni ai veterani nel giro di un paio di anni. –

- Quindi? Continuo a non capire. – ripeté Stefano incrociando le braccia sul bordo del recinto in cui, fino a poco tempo prima, riposava indisturbata la giumenta di Marte.

- Diranno che sono una raccomandata. – sbuffò la rossa, iniziando a spazzolare il pelo di Stella, sotto lo sguardo attento dei due - Che otterrò ciò che voglio solo perché a nessuno piace ascoltare le lamentele di una femmina. –

- Non credo basti un bel decolté a ottenere una buona missione… - spiegò con aria impassibile Jack mentre l’immagine di Stefano con un abito pieno di pizzi e fronzoli addosso gli invadeva la mente; si costrinse a scrollare violentemente il capo per scacciare la strana visione dai suoi pensieri e tornò a concentrarsi sulle parole dell’amica - È inutile fasciarsi la testa prima del tempo: la decisione spetta soltanto agli anziani. –

Dopo qualche istante, passato nel silenzio più totale, Marte si alzò in piedi e s’incamminò verso la reggia della confraternita. Rivolse un ultimo sguardo alla volta celeste e, sbuffando, richiamò i due compagni: - Andiamo a dormire… Persino guardare le stelle mi da noia questa sera. -



*****************



- È una donna! – replicò aspramente uno degli anziani, totalmente contrariato dalle idee proposte.

- I tempi cambiano… Devo essere io a ricordarvi ciò che ha fatto ieri? – fu l’ironica risposta dell’Auditore che, per l’occasione, era stato caldamente invitato a prendere parte all’assemblea.

- Ha dimostrato di essere all’altezza della situazione. – fu l’inaspettata replica di Claudio che, noto per la sua mania per il rispetto delle tradizioni, avrebbe dovuto spingere il consiglio verso il “no” definitivo anziché incoraggiarlo positivamente – Questo non potete assolutamente negarlo. -

- Fortuna! Può essere stato un caso… – rispose nervosamente un altro degli anziani presenti. Dal suo punto di vista si trattava di affidare missioni di vitale importanza alle inesperte mani di una donna che, fino a qualche giorno prima, era ufficialmente adibita alle stalle e alle cucine: - Due giorni fa, voi per primi, non avreste puntato una moneta sul suo conto! -

- Su questo non mi trovi d’accordo… Molti dei nostri cadetti richiedono tuttora la sua consulenza prima di un viaggio. – replicò a sua volta Carlo, l’anziano maestro di Luca, accorso a Roma per l’occasione di assistere alla nomina della sua figlioccia, lui per primo sapeva quanto poche fossero le possibilità di Marte. Era una donna giovane e molti avrebbero usato quella carta per sfavorirla agli occhi degli altri membri… In ogni caso lui avrebbe fatto il possibile per convincerli: – Ammettendola non fareste altro che riconoscerle un ruolo che ha ricoperto in questi anni e in ogni caso l’ultima parola spetta al padre. -

- Rischieresti la vita di tua figlia? – domandò l’uomo seduto accanto a Carlo, guardando con sfida il padre della giovane, in pratica certo della risposta che avrebbe dato l’austero padre di quell’incredibile scocciatura che si era infine rivelata Marte.

- Non crediate che sia semplice per me dare una risposta simile ma ho valutato con attenzione la faccenda e ho preso la mia decisione… - spiegò Luca con un’espressione impassibile in volto, guardò i membri del consiglio uno a uno accertandosi di aver attirato la loro attenzione, quindi annuì semplicemente spiegando le proprie motivazioni - Ho tentato di trattenerla al mio fianco per troppo tempo… E cosa ho ottenuto in cambio? Niente di meno di una figlia amareggiata dal comportamento ingiusto che ho dimostrato nei suoi confronti. Per come la vedo io, indipendentemente dal fatto che sia un maschio o una femmina, ha delle potenzialità che potremmo sfruttare in futuro. –

- E tu Ezio? – domandò improvvisamente Carlo, interrompendo il brusio diffuso all’interno della stanza, gli anziani smisero di confrontarsi su ciò che l’intera faccenda avrebbe comportato e puntarono i loro sguardi sul giovane fiorentino - Cosa ne pensi di tutta questa spinosa faccenda? –

- Penso che ne valga la pena… Per essere una ragazza è molto abile. Inoltre va considerato l’effetto sorpresa. – notando l’espressione sorpresa di alcuni presenti, si premurò di spiegare le sue parole, il tutto senza cercare minimamente di trattenere un sorriso - Quale Templare dubiterebbe di una donna? –

- Lo dico per voi Auditore… - sul volto di Luca si materializzò istantaneamente un sorriso divertito, il solo ricordo del cugino Riccardo appeso per le braghe ad un rondone della villa era valso da monito per molti giovani all’accademia - Fate in modo che lei non vi senta dire una cosa simile o sarete costretto a schivare i suoi colpi sotto la cintola. Non si farà problemi a mirare in quei punti che, per l’infinito orgoglio maschile, sono considerati sleali in combattimento. - 

- Non stento a crederlo. – fu l’eloquente risposta del moro che, ormai annoiato dalla discussione, portò il suo sguardo altrove: la rossa in questione stava sistemando le posizioni di alcune reclute che, approfittando della disponibilità di Marte, stavano chiedendo qualche consiglio riguardo l’uso delle spade leggere.

La ragazza, sentendosi osservata, alzò gli occhi verso l'alto e incrociò lo sguardo curioso e irriverente di Ezio...
Per nulla intimorita dalla fama che circolava intorno al suo nome, dapprima gli sorrise sarcastica e poi concluse con un gesto molto poco femminile che portò il giovane fiorentino sull'orlo delle risate più sguaiate.

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Capitolo 7
*** La Domenica Non Si Dorme! ***


Nova Lux

<< NOVA LUX >>

 

Marte stava spiegando alle nuovissime ed esaltatissime reclute come centrare un bersaglio a quaranta piedi di distanza con arco e frecce riducendo al minimo le possibilità di sbagliare mira quando, di punto in bianco, si presentarono al suo cospetto quattro ragazzi in divisa: era attesa con urgenza nello studio di suo padre.

Con uno sbuffo amareggiato congedò i novellini e si preparò a subire l’ennesima sfuriata di suo padre.

Forse aveva scoperto che era stata lei, due settimane prima, a rompere quella finestra nell’ala ovest… Oppure, dopo la figuraccia del giorno prima, voleva rinchiuderla in una cella a vita.

Restò in silenzio per tutto il tragitto, con mille domande che le frullavano per la testa e nessuna risposta veramente soddisfacente poiché la sua “scorta” era caduta preda di un improvviso mutismo.

Entrò nello studio del padre, la porta fu chiusa immediatamente alle sue spalle cosa che la confuse ulteriormente, gettò uno sguardo sorpreso ai presenti ma non le fu permesso di dire alcun che.

- Siediti Marte. – fu la fredda richiesta di Luca che, con un gesto meccanico, le indicò la poltrona posta dinanzi alla scrivania.

Marte guardò il padre con sfida e dichiarò che non avrebbe mosso un passo sino a quando qualcuno non si fosse degnato di spiegarle il motivo di quella convocazione così brusca.

Sul volto di Carlo si materializzò un sorriso divertito, si fece addirittura sfuggire una risata che catturò immediatamente l’attenzione della rossa, quindi si avvicinò alla nipote e abbracciandola disse: - Vedo che dopo tutti questi anni il tuo carattere non è ancora stato domato. –

- Temo che per un’impresa di tale portata sia necessario l’impiego di un intero esercito signore. - fu la sarcastica quanto divertita risposta dell’Auditore, rimasto in silenzio sino a quell’istante.

Marte si accorse solo in quel momento della sua presenza.

Aveva scelto una posizione distanziata rispetto agli altri presenti e se non fosse stato per quella sua affermazione, probabilmente, non si sarebbe nemmeno resa conto della sua presenza: - Auditore… Anche voi qui. Perché la cosa non mi sorprende? –

Il fiorentino si avvicinò di qualche passo, le afferrò rapidamente la mano e regalò un elegante baciamano prima di rivolgerle uno sguardo estremamente divertito: - Sentivate la mia mancanza Milady? –

- Non in questa vita… Messere. – la rossa ritirò stizzita la mano, arrossì appena e riportò la sua attenzione sul padre che non sembrava per niente intenzionato a concedergli altro tempo - Posso sapere il motivo di questa convocazione? Stavo allenando le reclute nel tiro con l’arco e sapete bene quanto facilmente si distraggano. –

 

- Qualcun altro provvederà ad istruirli a tempo debito. Ora, tesoro, ti conviene sederti e sappi che non lo ripeterò una terza volta. – Luca le riservò uno sguardo severo che la convinse definitivamente a cedere, sprofondò nell’enorme poltrona e incrociò le braccia, in attesa dell’ennesima ramanzina per Dio solo sapeva cosa – Sicuramente ti sarai resa conto anche tu del continuo “via vai” che oggi hanno sopportato queste vecchie e malandate mura… Vorresti saperne il motivo? –

- Da quando vi sprecate in spiegazioni con la sottoscritta? – le parve di sentire la risata mal trattenuta di Ezio e, a giudicare dall’occhiata infastidita che suo padre rivolse a una misteriosa figura apparsa alle sue spalle, aveva sentito bene – Sino a oggi mi avete sempre raccomandato di impicciarmi dei fatti miei. Siete diventato una comare a mia insaputa? –

- Effettivamente la questione ti riguarda piuttosto da vicino. – fu la laconica spiegazione di Carlo che si spostò al fianco dell’ex-allievo pronto a dargli man forte, già dai primi istanti gli era parso di capire che la sola presenza dell’Auditore fosse in grado di mettere a disagio la giovane rossa e anche se non gli era del tutto chiara la motivazione, era intenzionato a ridurre al minimo il tempo di quella conversazione – Gli anziani, me compreso, si sono riuniti per valutare la tua candidatura come effettivo membro della congrega degli Assassini. –

Nonostante i primi attimi di smarrimento, provocati dalla notizia assolutamente inattesa, Marte tornò a concentrarsi sul volto del padre: - E tu, dopo tutte le remore che hai mosso in questi anni, avresti convocato il consiglio? Di tua spontanea volontà? –

Luca sospirò affranto, si passò stancamente una mano sul volto e infine rivolse l’ennesima occhiata al ragazzo alle sue spalle: - Per quanto m’infastidisca ammetterlo è stato il fiorentino a convincermi, o meglio, a convincerci tutti ad appoggiare la tua candidatura. –

- Dovresti ringraziarmi bambina. –

La voce del moro le arrivò come un divertito sussurro all’orecchio, un gelido brivido le percorse la schiena ma riuscì a dissimulare il tutto con un “colpo di tosse” altamente strategico: - Si, si, grazie mille. Dov’è la fregatura? –

- Non è nulla di tragico se ci pensi… – borbottò appena il gran maestro della gilda, lo sguardo che puntava ovunque tranne che su sua figlia, mentre un vago senso di colpa iniziava a farsi strada in lui – Semplicemente sarà Ezio ad istruirti. –



*****************



I giorni si susseguirono, il rito andò meglio di quanto Marte avesse programmato e nonostante le sue continue remore sugli effettivi insegnamenti che l’Auditore poteva offrirle, la loro convivenza “semi-civile” si era protratta per più di un mese… Ezio e Marte avrebbero continuavano ancora per molto a punzecchiarsi ma, se non altro, durante gli allenamenti sembravano andare quasi d’accordo.

I due avevano preso l’abitudine di trascorrere i loro pomeriggi in quelle taverne sparse per la città dove era facile trovare avversari corpulenti che, per un pugno di monete, decidevano di affrontarsi in uno scontro diretto e quella giornata non era un’eccezione.

 

- Cristo santo… È domenica! Lasciami dormire! – borbottò la rossa, tirandosi la coperta fin sopra la testa, cercando di ignorare il sole che grazie alla mossa del fiorentino le finiva direttamente in faccia.

- Alza il tuo bel fondoschiena pigrona! – sbottò il moro strappandole di dosso le coperte, trattenne a stento una risata nel vedere la ragazza rannicchiarsi come una bambina nel tentativo di restare al caldo - Ho trovato un siriano che fa proprio al caso nostro! –

- Ancora con questa storia? – sbottò quella, riemergendo da sotto il cuscino, soltanto per riservare al suo “maestro” un’occhiata inferocita – Credevo di essere stata chiara: ne ho piene le tasche di quegli stupidi armadi che mi piazzi davanti ogni volta! –

Ezio si ritrovò a sospirare per la disperazione, ogni mattina buttare Marte giù dal letto si era dimostrata un’impresa titanica, tra remore e mozioni mosse dalla sua insolente recluta, perdevano sempre minuti preziosi - Sono il tuo maestro: decido io cosa devi o non devi fare… E smettila di perdere tempo! Non abbiamo tutta la giornata! –



*****************



Marte si acquattò, poggiando la mano sinistra sul terreno, sentì la polvere appiccicarsi alla sua mano sudata, restò immobile fino all'ultimo secondo aspettando l’ennesima mossa del suo avversario quindi saltò.

Mentre era ancora in aria parò il fendente avversario neutralizzandone l’offesa e con un abile movimento del polso, riuscì a disarmare l’avversario.

Atterrò con un piede sulla spalla del siriano e sogghignò: aveva intenzione di esibirsi in una capriola che sarebbe terminata proprio sulla testa dell'energumeno, in modo tale da potergli puntare la spada alla gola da dietro… Magari quella sua mossa sarebbe bastata a Ezio e lei sarebbe potuta, finalmente, tornare a dormire.

I suoi ambiziosi progetti furono rovinati dalla pronta reazione del suo avversario che, forse per un suo eccesso di arroganza, aveva già dato per spacciato. Il guerriero la afferrò per una caviglia, quindi la scaraventò pesantemente al suolo, la botta fu tale da farle girare la testa per un paio di secondi e come se non bastasse, il siriano aveva approfittato della sua mole per bloccarla al suolo.

Approfittando della posizione di vantaggio l’uomo sopra di lei le strappò la spada dalle mani e la lanciò lontano, dove non avrebbe più potuto essere raggiunta, quindi le strinse i polsi in una presa ferrea.

Marte tentò di divincolarsi ma, colta da un’idea improvvisa, decise di tentare un nuovo approccio con l’avversario, ringraziò mentalmente Dalila per il consiglio che si erano scambiate pochi giorni prima e con le ultime energie che le erano rimaste attuò il suo piano.

Finse di voler dare una testata all’altro che, proprio come aveva previsto, si allontanò da lei soltanto per finire poi a cozzare con la perla di metallo che aveva appeso in fondo alla sua treccia… Il movimento del suo capo l’aveva spinta in avanti, proprio sul naso del pesante energumeno che colto alla sprovvista aveva mollato la presa sui suoi polsi concedendole infine una facile scappatoia da quella scomoda posizione.

Finalmente libera di usare le gambe, assestò un potente calcio al petto del siriano che crollò al suolo poco lontano da lei.

La rossa afferrò senza esitazione il piccolo pugnale che teneva sempre all’interno dello stivale destro, si buttò letteralmente sullo sterno dell’altro e gli bloccò le braccia quindi fece per…

- Basta così. - sentenziò il fiorentino, scendendo dalla staccionata del campo di addestramento con un abile balzo, quindi riservò alla ragazza uno sguardo impassibile.

Marte si alzò di scatto, liberando infine il suo avversario e mosse qualche passo in direzione di Ezio contro cui si prodigò in una notevole sfuriata: - Lui sapeva! Gli hai detto come combatto! –

- Lui sapeva… E sai perché rossa?  - rispose il moro senza scomporsi minimamente, riservando al siriano un’occhiata compassionevole, quelle ferite ci avrebbero messo parecchio a guarire - Non puoi credere di poter contare sempre sull'effetto sorpresa… E smettila di essere così coreografica! Non devi diventare uno spettacolo bello da guardare e piantala di saltare come una cavalletta solo perché ti piace farlo! –

- Ho fatto la cosa giusta… – borbottò Marte, a pochi centimetri dal suo volto, preoccupandosi per la spropositata reazione del moro: da quando aveva messo piede nella confraternita, non l’aveva mai visto così arrabbiato.

- Tu credi di aver fatto la cosa giusta! Santo cielo bimba… La ritieni davvero la tua mossa vincente? Credi non ci siano metodi più efficaci per atterrare qualcuno? Sai cosa ti dico: fai come credi ma sappi che una cosa del genere ti espone al nemico... E cerca almeno di evitare tutte queste cazzate da circo, non mi sembra di chiederti una cosa eccessivamente complessa! – fu la sarcastica risposta di Ezio che, esasperato dall’intera situazione, si passò stancamente una mano sul volto mentre l’indice della sua mano correva a puntare il guerriero a pochi metri da loro - Non iniziare con i tuoi soliti “ma”! Io dico quello che devi fare, tu obbedisci, fine della storia! Mi auguro per te che tu abbia capito. -

La sfuriata del fiorentino le aveva tolto ogni energia, si costrinse a restare in silenzio, chinò la testa e attese di essere congedata...

Con un ultimo sospiro e un’occhiata amareggiata, Ezio le voltò le spalle e si allontanò da lei: - Ora sparisci dalla mia vista. Per oggi ho visto abbastanza. –

Come se non bastasse, oltre all’amarezza per aver subito quella sfuriata sotto gli occhi dei suoi migliori amici, si accorse di provare un’intensa delusione verso se stessa…

 

 

Note della Sfigata:

Ringrazio infinitamente bicci97 e Monky_Blue per il supporto morale dimostrato!

E anche tutti gli altri che hanno dovuto attendere mesi per questo... Coso. *si prostra umilmente al cospetto di tutti i lettori*

Sappiate che questo capitolo è molto diverso rispetto all’originale ma non posso dirmi delusa da ciò che ne è venuto fuori… Spero possiate concordarlo un po’ tutti. XD

Grazie mille per la pazienza, l’ho davvero apprezzato, alla prossima!

Calamity_Shadow

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Capitolo 8
*** Testarda e Infantile... Ma pur sempre Mars! ***


<< NOVA LUX >>

 

Marte si rinchiuse nelle proprie stanze per il resto del pomeriggio: ne aveva abbastanza delle lamentele e delle imprecazioni che Ezio continuava a muovere per il suo atteggiamento.

Recuperò un libro dalla propria scrivania, erano trascorse settimane dall’ultima volta che si era potuta concedere un simile svago e per lei niente di meglio di una buona lettura per scaricare i nervi.

Troppo immersa nella lettura di avvincenti duelli tra gli antichi cavalieri di Britannia, sussultò ritrovandosi accanto Giacomo che le sventolava una mano davanti agli occhi, schernendola appena con un sorrisetto divertito: - Io ho bussato. –

- E se fossi stata indisposta? – replicò la rossa indignata, tirando una librata in testa all’amico che si ritrasse dolorante.

- La solita manesca… E comunque non mi avresti mostrato niente di nuovo. – replicò quello, sedendosi sul bordo del suo letto, riservandole l’ennesima occhiata divertita nel notare l’espressione sorpresa della rossa - Non guardarmi così! Te l’avrei raccontato prima ma nelle ultime settimane sei diventata più sfuggente di un soffio di vento. –

- Dovevi dirmelo! – replicò Marte indignata, fu la prima ad ammettere che negli ultimi tempi era stata parecchio assente a causa dei numerosi allenamenti cui l’Auditore l’aveva sottoposta ma era altrettanto certa del fatto che, impegni a parte, sarebbe stata ugualmente ben disposta a scambiare quattro chiacchiere con i suoi amici di sempre – Sappi che mi ritengo offesa dal vostro comportamento, striglierò per bene anche Stefano non appena ne avrò l’occasione! Aspetta, torniamo al discorso principale, quindi mi stai dicendo che sei finalmente riuscito a “esplorare” le sottane di Silvia? –

Sul volto del moro comparve un’espressione fintamente indignata, tirò un cuscino in testa alla rossa e ridacchiando appena le rispose: - Come sei scurrile donna! E poi non sta bene fare certe confidenze a una ragazza in età da marito. Credo che tuo padre mi manderebbe in isolamento forzato solo per aver parlato dei “fatti della vita” con te! –

- Quanto sei noioso! – sbuffò Marte incrociando le braccia dietro la nuca, puntò il suo sguardo sulla mappa astrale che lei stessa, tempo prima, si era premurata di dipingere sul soffitto della sua stanza quindi rincarò la dose con l’ennesimo commento imbarazzante - Tu che puoi divertirti dovresti farlo e in nome della nostra amicizia condividere i particolari scottanti con la sottoscritta! –

- Oh certo, questo rientra sicuramente tra le mie priorità. – Giacomo si sfilò i calzari e si sdraiò al fianco della rossa, fece vagare il suo sguardo sul soffitto per qualche istante, improvvisamente incuriosito dalle invisibili mappe che collegavano le costellazioni - Luca è ancora convinto che ci sia qualcuno disposto a prenderti per moglie, dopo le tue ultime bravate? -

- Che vuoi farci, mio padre è sempre stato un testone. – qualche secondo dopo Marte s’impose di ignorare il commento dell’amico sul fatto che i loro caratteri fossero più simili di quanto lei stessa fosse in grado di ammettere, quindi tornò a spiegare il suo punto di vista - Detto fra noi non mi ci vedo proprio a fare la matrona in qualche casa di provincia. –

Jack scoppiò a ridere figurandosi mentalmente la scena, strinse un braccio intorno alle spalle dell’amica e scompigliandole i capelli le disse: - Vorrei proprio vederti... Preoccupata solo dalla casa e da uno stuolo di mocciosi erranti che vagano per la città! Sfortunatamente sappiamo entrambi che l’ultima parola va a tuo padre… Spero tu l’abbia ringraziato per averti dato la possibilità di entrare nella confraternita. –

L’altra alzò gli occhi al cielo, quel discorso lo aveva già affrontato con Ezio qualche giorno prima, le parole erano state le stesse.
- Conosco la solfa: sono la prima femmina a essere entrata negli Assassini quindi ho delle responsabilità, eccetera, eccetera… Perché dovrei ringraziarlo? È stato lui il primo ad ammettere che me lo merito! –

- Sei sempre la solita testarda… A proposito, oggi ci hai davvero sorpreso, me e Stefano intendo. – in risposta alla sua affermazione, ottenne uno sguardo confuso da parte dell’amica a cui poco dopo si premurò di rispondere - Dopo la sfuriata del fiorentino ci aspettavamo che gli tirassi addosso qualcosa e invece… niente. Te ne sei andata in silenzio. Non è da te! –

Marte sbuffò appena, si accomodò meglio sulla spalla dell’amico e gli spiegò il suo punto di vista, affinché non ci fossero altre domande di quel tipo da parte sua: - Per quanto la cosa non sia facile da digerire, quell’uomo sta davvero cercando di farmi migliorare. Dovrei cercare di dargli retta, senza impuntarmi su cose banali. –

- E da quando sei diventata una ragazza calma e riflessiva? – replicò il moro ironico, rischiando di beccarsi una “librata” sul naso da parte di un’indispettita Marte che gli riservò un’ultima occhiataccia prima di tornare al suo libro – A proposito, sono arrivati i Celtici per festeggiare l’equinozio d’autunno. –

Lo sguardo della rossa si accese di nuovo interesse, sul suo volto si aprì all’istante un sorriso entusiasta e prima ancora che se ne rendesse conto la memoria era già tornata all’ultimo evento celtico cui avevano preso parte: - Peccato sia già trascorso Beltane… Mi mancano i loro numeri con il fuoco! –

- Tu e il fuoco siete una pessima accoppiata! – replicò Giacomo ricordando l’ultimo esperimento della rossa, lui e Stefano mezzi bruciacchiati e Marte indignata per i suoi capelli ormai rovinati dal fuoco - L’ultima volta hai quasi dato Roma alle fiamme nel tentativo di replicare i loro giochi! –

Marte riportò la sua attenzione sull’amico, gli rivolse un’occhiata particolarmente severa e senza tanti giri di parole gli disse: - Stai cercando di dirmi che sono un’imbranata? –

- Sia mai! Non sono così folle da dirtelo apertamente! – … Inutile dire che Giacomo si ritrovò con un altro bernoccolo in testa.



*****************



I due trascorsero il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno sino a quando, dopo l’ennesimo commento ironico di Giacomo, i due avevano intrapreso una furiosa lotta a cuscinate che trasformò la stanza di Marte in qualcosa di più simile a un pollaio che a una camera.

I due ridevano così tanto da non sentire nemmeno quel qualcuno che, dall’altra parte della porta, aveva continuato per più di cinque minuti a bussare in maniera decisamente insistente.

Sorridenti come bambini con un cesto pieno di leccornie, si ritrovarono faccia a faccia con un Ezio decisamente nervoso e dall'aria poco confortante.

Marte, non si sa bene come, perse l’equilibrio e precipitò sul povero Giacomo che cadde dal letto insieme a lei… La posizione fu parecchio equivoca per entrambi e sui loro volti comparve un’accennata sfumatura rossastra.

- Vedo che ti sei ripresa in fretta dal disastroso allenamento di oggi. – fu la piccata affermazione del fiorentino, Ezio riservò a entrambi uno sguardo infastidito prima di raccogliere ciò che era rimasto di un cuscino e fulminare letteralmente con lo sguardo Giacomo, ancora semi-sdraiato sopra la rossa.

Marte scivolò lontano dall’amico, si levò qualche piuma di dosso e si avvicinò a Ezio tentando di spiegargli la situazione: - Stavamo soltanto… –

- Sappi che dopo questa bravata ti sei definitivamente giocata la possibilità di venire in missione con il sottoscritto. –

- Sei diventato il mio addetto alle scenate di gelosia? – Marte lo disse con sarcasmo ma non le passò inosservato il fatto che, da quel momento, lo sguardo dell’Auditore divenne sfuggente e difficile da intercettare – Per cosa esattamente mi stai punendo? Non stavamo facendo niente di male! –

- E lui cosa ci fa qui? – sbottò improvvisamente Ezio, indicando Giacomo, ora alle spalle della rossa con un gesto stizzito e l’ennesima occhiataccia - Luca sa che sei nelle stanze di sua figlia? –

- L’unico permesso di cui ha bisogno per stare qui è il mio! – replicò altrettanto stizzita la rossa, piazzandosi davanti al moro, in chiaro atteggiamento di sfida – Dimmi cosa vuoi e facciamola finita. Sta diventando ridicolo! -

La guardò negli occhi per qualche secondo, quindi voltò a entrambi le spalle e, ormai giunto alla porta, lanciò l’ultima fugace frecciatina al povero Giacomo che ancora non aveva detto una parola: - Ti voglio al campo di allenamento tra due minuti! E non portare “fido-bau” con te! –

Si chiuse la porta alle spalle, sbattendola, con poca delicatezza.

Marte e Giacomo restarono in silenzio per qualche istante, troppo sconvolti dalla scenata che il fiorentino aveva sonoramente terminato per comprendere che non c’era più nessuno in quella stanza a parte loro.

- Mars… Tu ci hai capito qualcosa? – domandò poi, di punto in bianco, Jack ponendo fine a quel silenzio quasi soffocante rimasto nell’atmosfera.

La rossa si voltò verso di lui, lo studiò per qualche istante, cercando qualche dettaglio che magari le era sfuggito quindi gli domandò: - Perché sembra avercela tanto con te? –

- Tu lo sai? – sbottò infine Giacomo, le diede un bacio sulla guancia salutandola e si allontanò, diretto chissà dove - Vieni alla Notte Senza Luna quando hai finito… Hai bisogno di prenderti una pausa da quello. –



*****************



Marte fu costretta a vagare per l’intera villa in cerca dell’Auditore. Nonostante si fosse raccomandato con lei di darsi una mossa, giacché l’avrebbe “attesa” nel cortile, non si era fatto trovare.

Le era toccato andare in giro per più di cinque minuti buoni prima di scoprire che il suo adorato maestro si era rintanato nelle stalle.

Sulla via incontrò Marco, uno degli stallieri più giovani che smise immediatamente di spazzare il pavimento per salutarla, chiacchierarono amabilmente per qualche istante sino a quando Andrea, qualche metro più in là, non interruppe i propri doveri solo per fare un apprezzamento sulla sua  mise insolitamente femminile.

Qualche metro più in là si trovava Ezio che, indispettito per la faccenda, origliò tutta la discussione; fu ben lieto di accantonare la cosa, qualche secondo dopo, quando la rossa ancora alla sua ricerca salutò i due.

Cosa ancora più strana, non appena voltò lo sguardo sul suo cavallo, percepì con chiarezza il tono divertito di Marte mentre questa scambiava un paio di battute giocose con Oreste, uno dei maniscalchi, in giro si diceva che avesse la fama del Don Giovanni…

Fece un paio di colpi di tosse per attirare l’attenzione della rossa su di se e, non appena percepì i passi della rossa avvicinarsi, tornò a spazzolare il manto dell’animale: - Vedo che sei riuscita a raggiungermi. -

- Mi vuoi spiegare che diavolo ti è preso prima? – sbottò la rossa, abbandonando le carinerie destinate agli uomini con cui era cresciuta, per dedicare tutto il suo malumore al giovane fiorentino – Nemmeno mio padre si sarebbe cimentato in una simile sceneggiata! -

- Dopo più di un mese di allenamenti, l’unica cosa che sei in grado di fare è saltellare come un grillo, dovrei forse complimentarmi con te per gli ottimi risultati? – fu la sarcastica risposta del moro che, giusto per rimarcare il concetto, le riservò un’occhiata sarcastica in chiaro riferimento a ciò che era successo quello stesso pomeriggio - Come se vederti ogni giorno con la faccia nella polvere mi riempisse di gioia! -

La rossa alzò gli occhi al cielo, gli prese la spazzola dalle mani ottenendo il primo contatto visivo decente della giornata, quindi riprese il suo discorso: - Smettila con questa cazzata del “cerchiamo un idiota da malmenare” e insegnami a fare qualcosa! -

Ezio sospirò sfinito, non poteva capitargli un’allieva più testarda e indisciplinata di Marte ma era stato proprio lui a offrirsi volontario come suo maestro, non si sarebbe tirato indietro per nulla al mondo: - Sarò onesto con te. Al nostro primo incontro mi hai colto alla sprovvista ma come ti ho già detto, non puoi fare affidamento solo sull’effetto sorpresa durante una missione. –

- Perché non dovrei? – replicò la giovane ricordandosi improvvisamente dei racconti che, da bambina, era solita farsi ripetere dal padre di ritorno da una “nuova ed emozionante” missione - Si suppone che, in quanto Assassini, non ci siano secondi incontri. –

- Le voci si diffondono in fretta… Quanto tempo credi ci voglia prima che i Borgia vengano a saperlo? – fu la pacata risposta del fiorentino, l’esuberanza di quella ragazza era a dir poco impressionante quindi si premurò di sedare il suo animo ribelle il più in fretta possibile – Se scoprissero chi sei e per chi lavori, non ci metterebbero più di dieci minuti ad ordinare la tua morte e ancora meno a far sparire le tue tracce. -

- Mi credi così stupida da sbandierare la mia identità ai quattro venti? – sbottò la rossa, infastidita dal commento finale del suo maestro, dopo l’ultimo allenamento con annessa sceneggiata le sembrò evidente quanto Ezio la ritenesse più un fardello che un vanto – Credevo che mi avresti dato una possibilità… Evidentemente mi sbagliavo: sei come tutti gli altri. –

Rivolse al moro un ultimo sguardo pieno di delusione e rammarico, gli voltò le spalle e se ne andò.



*****************



Luca si trovò di punto in bianco Marte davanti.

Era seduta sulla poltrona di fonte alla sua scrivania e a giudicare dallo sguardo inviperito che gli stava rivolgendo, lei e il fiorentino avevano nuovamente litigato, sospirò appena prima di porre la fatidica domanda: - Cos’è successo stavolta? –

- Voglio una missione. – replicò istantaneamente la rossa, la sua espressione mutò totalmente, sembrava addirittura un’altra persona rispetto a poco prima - Recuperare documenti, indagare su qualcosa, parlare con qualcuno… Mi va bene qualunque cosa. Qualunque. –

L’uomo sospirò stancamente, lui e il moro avevano affrontato quell’argomento giusto un paio di ore prima, entrambi avevano concordato su una cosa: - Non sei pronta. –

- L’hai deciso di testa tua o te l’ha detto lui? – un velato sarcasmo nella voce, le braccia che istantaneamente s’incrociavano al petto mentre lo sguardo di Marte si allontanava dal volto paterno, rifuggendo oltre i confini della finestra - Ezio dice tante cose… Forse avevi ragione tu sin dall’inizio. Avrei dovuto rinunciare a questa cosa anni fa. È evidente che non fa per me. –

Si alzò in piedi ma, ormai a pochi metri dalla porta, la sua avanzata fu interrotta da Luca stesso: - Aspetta un momento signorina! Posso accettare il tuo lato bugiardo, quello infantile e anche quello testardo… - a ogni parola l’uomo si avvicinava sempre di più alla figlia e sorprendendola le posò una mano sulla guancia, dolcemente, come non succedeva ormai da tempo - Ma il tuo lato da persona che si arrende, quello non posso proprio ammetterlo. Ci sarebbero dei documenti da recuperare… Ma non andrai da sola! -

Marte abbassò lo sguardo, nel palese tentativo di nascondere un sorriso soddisfatto, da lì alla resa di suo padre mancava davvero poco. Gli sarebbe bastata un’ultima, tremenda, spintarella e il gioco era fatto: - Oreste è molto gentile con me ultimamente… Credo verrà presto da voi a chiedermi in moglie e poi, chissà, magari nel giro di un anno o due avrete una “piccola me” che sgambetta per la villa. –

- E va bene, andrai da sola! – sbottò improvvisamente il Gran Maestro riservandole un’occhiataccia, manco avesse tirato una bestemmia proprio davanti ai suoi occhi, quindi le lanciò tra le mani un fascicolo guarnito di ogni informazione utile al ritrovamento dei documenti incriminati - Ma torna tutta intera o, quanto è vero che i Borgia sono Templari, ti vengo a ripescare dall’inferno e ti riporto indietro a calci! -

Il sorriso spuntò furbetto sulle labbra della rossa, si avvicinò a Luca e gli stampò un bacio sulla guancia e ringraziandolo, scappò lontana dallo studio paterno prima che questo potesse cambiare idea: - Ti voglio bene papo! –

Soltanto qualche minuto dopo Luca si rese conto di essere stato nuovamente raggirato dalla figlia.

Fu grato con i suoi avi per lo spessore di quelle pareti che, per l’ennesima volta, accolsero le sue imprecazioni lasciando il resto della gilda nella quiete più totale.

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Capitolo 9
*** Prudenza e Panico: Che Brutta Accoppiata! ***


<< NOVA LUX >>

 

Marte sfogliò con attenzione gli appunti che suo padre le aveva dato: doveva recuperare una serie di documenti, al cui interno erano presenti degli schemi in grado di favorire la decrittazione dei messaggi che i Templari su scambiavano tra loro.

Un sorriso si materializzò istantaneamente sulle labbra: il giorno seguente era prevista una grande festa in onore del fidanzamento della primogenita di Maurizio del Neri, esattamente l’uomo entrato in possesso dei documenti che doveva recuperare, aveva trascorso l’intera serata in giro per la città cercando qualcuno che fosse in grado di aiutarla ad infiltrarsi nella tana del lupo… e così era stato. 

Dopo ore d’insuccessi Marte era finalmente incappata in un amico di vecchia data che, tra una chiacchierata e l’altra, le aveva rivelato di essere stato scelto per direttissima dalla moglie di Neri per organizzare e gestire l’intero ricevimento. Come se non bastasse, qualche ora prima due delle ragazze che aveva assunto per la cerimonia, l’avevano avvertito che non avrebbero potuto presenziare all’evento, lasciandolo con un “buco nel personale” non da poco.

Approfittando dell’incredibile colpo di fortuna, la rossa si offrì volontaria accampando la prima scusa che le era venuta in mente per avvalorare la propria candidatura: - La mia dote piange e se si tratta soltanto di servire qualche portata, sono più che disposta ad aiutarti. –

L’altro, istantaneamente, l’aveva abbracciata baciandole le guancie e se n’era andato soltanto dopo averle comunicato l’orario d’inizio dei festeggiamenti.

Se il suo piano non avesse subito intoppi, sarebbe finalmente stata in grado di zittire Ezio e di dimostrargli quanto si fosse sbagliato sul suo conto.

Con un sorriso a trentadue denti si era presentata alla Notte Senza Luna, dove aveva iniziato a festeggiare con gli altri membri della gilda senza un motivo apparente… A tutti quelli che tentavano di carpirle qualche informazione, poiché era entrata come una furia ma notevolmente soddisfatta, rispondeva con un beffardo sorriso e alzata di spalle: non avrebbe detto una parola!

Le pinte di birra scorsero a fiumi per l’intera serata. Si fecero le tre del mattino e, strano a dirsi, quella sera l’unica sobria fu la rossa.

Sul lato destro Marte poteva osservare la patetica fine fatta da Feliciano, svenuto nel suo stesso vomito; Edoardo si assicurò che l’amico respirasse ancora prima di correre il più lontano possibile dal resto del gruppo e liberare l’intero contenuto del suo stomaco sul muro dell’unica casa presente nel raggio di duecento metri; Stefano e Giacomo si sostenevano a vicenda, o meglio, barcollavano all’unisono tentando di intonare un canto popolare. Pietro e Guglielmo, rispettivamente alla sua sinistra, si guardavano alle spalle con timore, balbettando qualcosa a proposito di un mostro a due teste con il volto dell’Auditore che gli dava la caccia da quando avevano abbandonato la taverna… Marte scosse la testa visibilmente innervosita: poteva ammettere che avessero già ingollato notevoli quantità d’alcol prima del suo arrivo, il che non aveva fatto altro che favorire il loro stato attuale ma per arrivare a quei livelli dovevano aver davvero esagerato. 

- Voi due, coro degli alcolizzati di Trevena!, raccattate Feliciano e tornate alla villa prima che qualcuno si accorga della vostra assenza! – i due in questione ubbidirono al suo comando ma non risparmiarono qualche commento sui suoi metodi indiscutibilmente bruschi; per richiamare l’attenzione di entrambi, che fino a poco prima l’avevano totalmente ignorata per stonare ogni nota umanamente conosciuta, Marte si era servita di una piccola pietra che aveva irrimediabilmente colpito la testa dei due. Pietro e Guglielmo, ancora al suo fianco, sembravano sul punto di lanciarla di peso nell’unico punto in ombra dello sterrato… Probabilmente speravano di sbarazzarsi di lei dandola in pasto a Dio solo sa quale bestia le loro menti avevano partorito. Mantenendo lo stesso tono con cui si era rivolta agli altri, Marte si premurò di cacciarli il più lontano possibile da lei, così da recuperare il povero Edoardo e, finalmente, rintanarsi tra le sue amate coperte: - E vuoi due, smettetela di blaterare di mostri inesistenti e andate a letto prima che decida di lasciarvi dormire tra i maiali! –

I due, ancora prima che potesse ultimare le sue minacce a vuoto, fuggirono urlando qualcosa d’incomprensibile e su cui, francamente, preferì non indagare.

- Come madre hai sicuramente un futuro. –

Un mezzo infarto e un pugno a vuoto dopo, Marte si ritrovò faccia a faccia con il sorriso divertito di Ezio che, stretto nella mano destra, teneva ancora il suo pugno: - Ti dispiacerebbe così tanto annunciare la tua presenza fuori dall’orario di lavoro?! –

- Ti ho spaventato? - glielo domandò con preoccupazione, sorpreso dalla strana reazione che aveva avuto Marte, lo sguardo terrorizzato che gli aveva rivolto prima di riconoscerlo non gli era certo sfuggito – Sicura di stare bene? Sei pallida… -

- Certo che sto bene! E non sono pallida, sarà la luce della luna ad averti tratto in inganno! - sbottò lei, improvvisamente infastidita da tutte quelle attenzioni che il fiorentino le stava rivolgendo, quindi riportò la propria attenzione sull’ultimo “caduto” di quella sera - Non è che nel trambusto generale ti sei accorto di dov’è andato Edoardo? Devo riportarlo indietro prima dell’alba, altrimenti gli faranno un culo che la metà basta! –

Un pensiero gli balenò per la testa e, di punto in bianco, Ezio scoppiò a ridere sotto lo sguardo confuso della rossa

Una cosa era certa, se Marte fosse nata uomo sarebbe stata assolutamente perfetta, sia per il suo modo di parlare che per il suo atteggiamento, sempre pronta a scontrarsi con tutti per amore del proprio orgoglio: - La tua finezza mi sconvolge ogni giorno di più. –

I due recuperarono il povero Edoardo, ormai mezzo addormentato nel campo dei Perrone e lo trascinarono ancora barcollante fino alle sue stanze, dove crollò definitivamente sul proprio letto.

Mentre camminavano fianco a fianco per i corridoi deserti della villa, Marte ragionò a lungo sullo stato in cui potevano essere tornati i suoi amici e non presagì nulla di buono per la mattinata seguente: - Mi auguro che non abbiano svegliato nessuno rientrando. Tendono a essere parecchio rumorosi quando si riducono in questo stato. –

- Sei proprio una mammina premurosa. – ridacchiò il moro tra se e se, incrociando le braccia dietro alla testa, rivolgendole un’occhiata divertita.

Marte gli diede una spinta con il bacino, gli sorrise appena prima di introdurre il fatidico discorso riguardante il suo “impegno improrogabile”, sapeva già cosa le avrebbe detto Ezio ma volle comunque informarlo: - Domani sarò assente per tutto il giorno… Ho l’autorizzazione di mio padre quindi non fare storie. E levati quel broncio dalla faccia immediatamente! –

- Credevo ti fossi decisa a mettere la testa a posto… Ne abbiamo parlato giusto un paio di ore fa. – replicò Ezio con tono fermo, senza guardarla in volto, sapendo perfettamente quanto alla rossa desse fastidio l’assenza di contatto visivo durante una conversazione.

L’altra sbuffò spazientita, quante volte le sarebbe toccato affrontare quel discorso prima di chiuderlo in maniera definitiva? A volte il ripetersi continuo di Ezio riusciva a mandarla in bestia: - Abbiamo capito di avere priorità differenti in questo momento… Buona notte Auditore. –



*****************



Tutto era andato secondo i piani: approfittando dell’ebbrezza generale, era sgusciata via dall’enorme sala da pranzo e favorita dalle ombre aveva raggiunto lo studio di Neri.

Le era toccato cercare a lungo. Erano trascorsi più di dieci minuti da quando aveva iniziato a frugare tra le carte di quell’esaltato traditore ma aveva ottenuto ciò che voleva ed era altrettanto certa che nessuno si sarebbe accorto della sua assenza.

Nascose le pagine trafugate dentro il corpetto e tornò sino alla sala da pranzo, recuperando al volo un vassoio ricolmo di cibo e tornò tra la folla con un sorrisetto furbo sulle labbra.

A fine di serata aveva salutato gli altri valletti con cui aveva avuto il piacere di lavorare e si era diretta verso casa. A furia di sentire Ezio parlarle durante gli allenamenti, aveva sviluppato una sorta di apprensione inconscia che l’aveva portata ad allungare ulteriormente la strada del ritorno, si fermò alla Notte Senza Luna e affidò alla cara Rosa i preziosi documenti, affinché fosse qualcuno della taverna a consegnare l’indomani il tutto a suo padre.

Nella sua mente rimbombavano le parole che, più di frequente, sentiva dire al fiorentino: di questi tempi la prudenza non è mai troppa.

E così fece, si fermò in altre due taverne, chiacchierò con alcuni conoscenti e ritornò sui propri passi non prima di un paio d’ore.

Aveva dato per scontato che, da quel momento, tutto sarebbe andato per il meglio...

Un dolore lancinante la fece crollare tra la polvere e poi, prima ancora che potesse vedere il volto del suo assalitore… fu buio.



*****************



Luca si presentò davanti alle stalle.

Era certo di trovare l’Auditore nei paraggi e, poiché gli erano arrivati i documenti recuperati la sera precedente da Marte, era certo di trovarla al suo fianco. Vide il fiorentino seduto sul pagliericcio, un vecchio tomo tra le mani e lo sguardo assorto nella lettura ma di sua figlia nemmeno l’ombra: - Dov’è Marte? –

- Come puoi vedere non è qui. – fu la laconica risposta di Ezio, rivolse al gran maestro uno sguardo appena prima di tornare a concentrarsi sul libro che aveva trafugato dalle stanze della rossa, per lo meno aveva buon gusto nella lettura - L’ho aspettata per ore ma di lei non c’è traccia nei dintorni. –

- Sarebbe dovuta tornare al massimo entro la mattinata. – Luca si fece improvvisamente pensoso, rimuginò a lungo su dove potesse essersi cacciata sua figlia ma non gli venne in mente nessun luogo particolare in cui cercarla - Forse avevi ragione, era davvero troppo presto per lei… Inizio ad essere seriamente preoccupato. –

- Troppo presto per cosa? – domandò improvvisamente il moro, chiudendo il tomo come folgorato da un’improvvisa consapevolezza, sperò con tutto se stesso di non ricevere una risposta positiva - Non l’hai mandata in missione da sola, vero?! -

- Mi ha incastrato ok? – sbottò l’uomo, frustrato dall’intera situazione, Luca si passò stancamente una mano sul volto e distolse lo sguardo dal moro dinanzi a lui - È più scaltra di una volpe ed io non riesco a dirle di no quando fa la finta martire! –

Ezio sospirò a sua volta.

Conosceva perfettamente quel modo di fare della ragazza, in più di un’occasione era incappato nei trucchetti psicologici di Marte e ci era cascato con tutte le scarpe ma sperava che almeno suo padre ne fosse immune: - Se prima mi chiedevo da chi avesse preso l’infantilità Marte, ora non ho più dubbi… Cosa gli hai dato? –

- Doveva recuperare dei documenti, a casa di un uomo che ha spesso contatti con i Templari ma non era niente di rischioso! – spiegò quello mentre un senso crescente di preoccupazione gli montava dentro, cogliendolo quasi del tutto impreparato, quasi incespicò su alcune parole - Ha detto che se la sarebbe sbrigata in ventiquattro ore… E così è stato! Ciò che doveva recuperare mi è arrivato giusto una ventina di minuti fa. –

- Quindi è andato tutto bene. – Ezio sospirò rinfrancato dalla notizia, la rossa se l’era cavata con le sue sole forze ed era molto probabile che glielo avrebbe rinfacciato a vita ma era ugualmente soddisfatto dell’esito.

Luca si passò una mano tra i capelli, il nervosismo ormai a livelli tali da fargli tremare le mani in modo evidente e l’ottimismo del fiorentino non era certo una consolazione: - È ciò che ho pensato anch’io ma lei non è qui! –

- La prossima volta quando ti dico che lei non è pronta ascoltami! – sbottò Ezio, già pronto a mobilitare mezza confraternita nel tentativo di recuperare quella testona ma non ci fu bisogno di nessuna spedizione.

Due secondi dopo Giacomo e Stefano li raggiunsero correndo e fu il panico.

- L’hanno presa! -



*****************



Un pugno si scontrò contro la sua mascella… La botta fu tale che, per un attimo, gli occhi di Marte smisero di mostrarle il volto del suo carnefice mentre la sua bocca si riempì del ferroso sapore del sangue.

Erano tre giorni che la picchiava e torturava nel vano tentativo di convincerla a parlare: chi l’aveva assoldata, cosa aveva trovato e dove avesse portato ciò che era riuscita a trafugare erano solo alcune delle domande che il suo aguzzino era solito farle.

Contro ogni previsione non aveva detto nulla, aveva mantenuto il sarcasmo come solo meccanismo di difesa, sapendo fin troppo bene che non le era possibile fare altro: che avesse o no detto la verità, ci sarebbe morta in quella cella. Ne era praticamente certa.

I pensieri le affollano la mente per poi spegnersi di botto mentre Orlando, così lo chiamano gli altri quando usciva dalla sua cella, la colpì con un calcio in pieno stomaco per un tempo che non seppe definire… Si morse le labbra a sangue, cercò di non far trapelare un solo gemito per non dare a quel bastardo la soddisfazione di vederla soffrire apertamente, arrivati a quel punto persino respirare era un’operazione troppo dolorosa.

Poi, di punto in bianco, s’interruppe.

Le voltò le spalle, avvicinandosi alla porta della cella dove chiamò altre guardie che vennero ad aprire la porta: gli consegnarono delle braci fumanti e un pezzo di ferro appuntito… Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo da quel momento.

Con le poche forze che le erano rimaste, si tirò a sedere rifugiandosi in un angolo, sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla ma per due secondi si sentì al sicuro.

- Tu e il tuo sangue iniziate davvero a stancarmi… Mi hai sporcato gli stivali. Adesso puliscili puttana. –

Marte lo guardò incredula, quelle parole erano acqua fresca in confronto a ciò che gli diceva di solito ma non riuscì a trattenersi. Doveva rispondere, per se stessa e per ciò che restava del suo orgoglio: - Puliscile da solo le tue scarpe. Stronzo. –

Sul volto di Orlando si contrasse un muscolo, la sua presa sul ferro rovente si fece più salda e un sorriso sadico si materializza sul suo volto.

- Ed eccola che torna. La tua sfrontatezza mi sorprende ogni giorno di più. Credi che avrei remore a farti ancora più male bambina? Credi che me ne freghi qualcosa di te e della tua esistenza? – s’inginocchiò e le afferrò il mento con decisione, la terrorizzò con un solo sguardo e le leccò il volto fino ad arrivare al suo orecchio - Ricordatelo bimba: posso fare ciò che voglio con il tuo corpo. –

Poi arrivò il dolore e fu straziante: Marte sentì la propria pelle sfrigolare sotto il ferro rovente, la risata sadica del suo aguzzino mentre le sue carni bruciavano, le lacrime che sgorgavano sul viso e la paura folle di non resistere oltre, le mozzarono il respiro.

La luce s’intensificò di colpo, sperò che fosse giunta la sua ora e che il suo corpo non fosse più in grado di ammettere oltre quelle torture ma non fu così… Il buio la accolse nuovamente tra le sue braccia e fu pace.

 

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Capitolo 10
*** Rosso Scarlatto e Profumo di Casa ***


<< NOVA LUX >>

 

- È una vecchia roccaforte a qualche ora da qui. - spiegò sbrigativamente Tom, indicando un punto ben preciso sulla cartina aperta davanti a lui, informando il resto dei presenti di ciò che aveva scoperto - Una prigione maschile in cui non hanno esitato a sbatterla per motivi di comodità. -

Luca sospirò affranto. Erano due giorni che non chiudeva occhio, la preoccupazione era troppa e quella situazione non faceva che aggravarsi di ora in ora, dire che era spaventato per la sorte di sua figlia era un eufemismo: - Sono già passati cinque giorni Tom. –

- È viva. Per adesso. – fu Giuseppe a comunicare la notizia, notò alcuni volti distendersi per un secondo ma, per quanto gli dispiacesse ammetterlo, c’era ben poco di cui rallegrarsi - Il vero problema sta nell’uomo a cui l’anno affidata… Un sadico bastardo di nome Orlando. –

- Andiamo a riprenderla. Adesso. – Ezio, rimasto in disparte sino a quel momento per trovare una strategia efficace, rispose con decisione; non ci sarebbe stato nessuno da salvare, neanche con la strategia migliore del mondo, se non si fossero dati una mossa a partire – Dovranno credere che Marte sia morta in quel buco dimenticato da Dio, altrimenti non avremo risolto nulla e continueranno a cercarla. –

- Ci inventeremo qualcosa. - lo sguardo di Luca vagò oltre la finestra, su per le colline che Marte aveva tanto ammirato da bambina, ripensò a ciò che si erano detti durante la riunione e ragionò sul da farsi: dovevano agire silenziosamente e nella maniera più celere possibile, stando ben attenti alle guardie che coprivano sia il perimetro esterno sia quello interno dell'antica roccaforte. Non sarebbe stato facile…

- Arriveremo in tempo. – Ezio gli diede una pacca sulla spalla, sapeva bene come potesse sentirsi Luca in quella situazione e cercò di rincuorarlo il più possibile. Sentirsi impotente mentre un tuo caro sta rischiando la vita chissà dove… L’aveva vissuto sulla propria pelle ma, lui stesso si sorprese delle proprie parole, dimostrò di nutrire una cieca fiducia in Marte.

– Lei è forte… Il resto non conta. –

*****************

 

Marte riconobbe la voce di Orlando, lo guardò di sottecchi, stava a qualche metro da lei con degli abiti diversi. Doveva essere trascorso l’ennesimo giorno dalla sua cattura… Senza finestre era davvero difficile accorgersi dello scorrere del tempo in quel postaccio.

Come se non bastasse, il bastardo si beffava di lei con il resto delle guardie: - La bambolina è svenuta di nuovo… È una femmina combattiva ma il suo corpicino inizia a cedere. –

- Ricordati cos’ha detto il capo. – replicò immediatamente una delle due guardie, affidando al torturatore una piccola bacinella piena d’acqua, con cui questo si lavò le mani.

Orlando scoppiò a ridere e le rivolse un’occhiata divertita, il suo sguardo si soffermò sin troppo a lungo sulle sue curve ormai esposte, meccanicamente la rossa cercò di coprirsi con ciò che restava dei suoi abiti e all’uomo non restò altro che riportare la propria attenzione sulle due guardie: - La farò cantare come un usignolo ma ho bisogno di tempo… Che spreco. Un simile bocconcino doveva essere uno spettacolo prima di finire qui dentro. –

Marte si schiacciò al muro, quegli sguardi ricchi di brama la opprimevano e spaventavano allo stesso tempo. Chiuse gli occhi istintivamente, relegando la propria mente in un luogo lontano e pacifico, poi la sentì…

Alle sue spalle, nel muro, c’era una pietra mobile. Se fosse riuscita a sfilarla, avrebbe potuto usarla contro Orlando e porre fine a quella tortura definitivamente. Dopo una simile azione l’avrebbero sicuramente condannata alla forca ma avrebbe ottenuto la sua vendetta.

Tanto le bastava.

Le campane suonarono.

Sui volti delle guardie si materializzò una muta domanda: quelle che sentivano erano campane d’allarme…? Che un prigioniero fosse evaso?

Capire cosa avesse disturbato la quiete della prigione era la nuova priorità dal momento quindi i due lasciarono le chiavi della cella a Orlando e lasciarono il corridoio il più velocemente possibile.

Lavorare lì sotto, lontani dalla luce del sole, era solo una delle torture a cui erano costantemente sottoposti i prigionieri di quell’ala.

Trascorsero un paio di minuti in cui nessuno dei due osò muoversi, solo l’eco delle campane disturbava il silenzio più totale e Marte lo sapeva: Orlando sarebbe tornato ai suoi doveri non appena il silenzio si fosse ripristinato… A lui dava fastidio lavorare in mezzo al rumore, glielo aveva detto la prima volta che l’aveva sentita gridare, era successo dopo la terza “sessione” di torture.

- Finalmente soli bambina. – quello di Orlando fu un ghigno osceno, uno di quelli che non ti fanno presagire niente di buono. Si avvicinò a lei brandendo un lungo e affilato coltello.

Marte si strinse le mani intorno alla testa fino a farsi male, il panico la assalì e le sue mani presero a tremare. Infine cedette. Perché soffrire ancora?

- Basta… Io… Ti dirò tutto. –

- Risparmia il fiato, ok? – sbottò quello puntandole il coltello alla gola, l’altra mano corse alla chiusura dei pantaloni e dal sorriso soddisfatto sul suo volto, chiunque avrebbe potuto immaginare quali fossero le sue intenzioni - Oggi griderai ma non di dolore bambina. –

- Avevi promesso! – urlò la rossa, terrorizzata dalla situazione in cui era finita, rivolgendo all’uomo uno sguardo intimorito con cui tentò di convincerlo a desistere dalle proprie azioni - Avevi promesso di non toccarmi se ti avessi detto la verità! –

- Ho mentito bambina. Oggi si fa a modo mio. Domani… Chissà. – Orlando tentò un primo assalto a cui la rossa riuscì a sfuggire semplicemente voltando il capo ma, anziché convincerlo a rinunciare, quella negazione gli sembrò più un invito – Non fare la difficile bambina… Vedrai, ti piacerà. –

Marte tentò di allontanarlo da se con calcio allo sterno ma era troppo debole: non ottenne altro che l’ennesima risata sarcastica e un paio di centimetri in più tra i loro volti.

Orlando la trascinò in piedi ignorando le sue urla spaventate, Marte si reggeva a stento e per poco non gli crollò dritta tra le braccia dopo un capogiro, approfittando dell’evidente malessere della ragazza questo aveva poi affondato il viso tra i suoi seni, borbottando qualcosa sul fatto che finalmente aveva “domato la sua bambina”…

Marte percepì l’odore lercio della sua pelle, così vicina alla sua da farla stare male, trattenne appena un conato aggrappandosi con ogni sua forza alla pietra che giaceva tra le pieghe di ciò che era rimasto del suo vestito.

Le strinse il seno tra le mani, le baciò il collo e le leccò il volto, commentando il tutto con i propri malati pensieri mentre all’altra non restava altro da fare se non attendere che l’altro abbassasse la guardia.

- Hai un buon odore bambina… Profumi di lavanda. – poi aveva riso calandosi i pantaloni e afferrando una delle sue mani per portarla laddove aveva agognato giungessero dal primo istante – Adesso datti da fare… Se sarai brava, ti farò avere anche un po’ di cibo stasera. –

La trascinò al suolo con sé…

Dalla sua testa colava un copioso fiotto di sangue.

Con quel colpo doveva avergli rotto il cranio.

Orlando rimase supino e immobile sopra di lei, gli occhi sgranati e la bocca spalancata, sul suo volto era dipinta la sorpresa che gli era stata fatale.

Marte si liberò dal pesante corpo che le gravava addosso, si trascinò nuovamente sino alle mura della sua cella e si fissò le mani: era ricoperta del suo sangue Lo aveva sulle mani, sul petto, tra i capelli.

Ma era tutto finito.

Non ci sarebbe più stato nessun Orlando a torturarlo.

Nessuna guardia che la beffeggiava stando dall’altra parte delle sbarre.

Eppure, nonostante la sua vendetta ormai ultimata, non riuscì a sentirsi felice… Aveva appena ucciso un uomo.

Insultò se stessa, il suo maledetto orgoglio e qualunque altra cosa le avesse fatto credere che Ezio aveva torto.

Non era pronta… Non lo era davvero.

Si abbandonò alla disperazione e pianse.

Ripensò alla paura che aveva provato ogni singolo istante da quando aveva messo piede in quel fottuto posto.

A ciò che aveva subito stando in quella cella.

Ai volti dei suoi carcerieri.

Alle parole di quelli che le portavano il cibo, quelle stesse persone che le auguravano la morte perché non c’era niente di peggio che finire in quella cella… Ma lei non voleva morire.

Non lì dentro.

Il corpo di Orlando era immerso in una densa pozza scarlatta… Le chiavi della cella, ancora legate alla cintura, erano sua la priorità.

Doveva uscire da quel posto.

Strinse tra le mani ciò che aveva finalmente recuperato e scattò verso la serratura, stando attenta a non fare più rumore del necessario.

Recuperò una lampada a olio, ne rovesciò il contenuto sul cadavere e con una fiaccola diede il tutto alle fiamme.

Sperò in cinque minuti di fortuna e si augurò che, per il ritorno delle guardie, non restasse che cenere del contenuto della sua cella.

Di una cosa era assolutamente certa: nessuno si sarebbe interrogato sulla scomparsa di Orlando. Tra un turno di guardia e l’altro, le sentinelle si erano fatte scappare qualche dettaglio di troppo sull’animo assenteista del torturatore: non era insolito che sparisse nel nulla per settimane e nessuno, in passato, si era mai posto il problema di cercarlo… Sperò che quella non fosse un’eccezione.

Corse per i cunicoli stando attenta a non incorrere in qualche pattuglia sino a quando non si scontrò con qualcuno, perse l’equilibrio e sentì una fitta incredibile alla testa.

L’ultima cosa che Marte vide, furono un paio di occhi scuri incredibilmente familiari e prima di cedere nuovamente all’incoscienza un pensiero le illuminò il volto di speranza.

- Sei venuto a prendermi. -

*****************



C’era un odore particolare intorno a lei: era odore di pulito… Odore di casa.

Si sentì strana, tutto intorno a lei era come ovattato, persino la sensazione delle lenzuola sotto le sue dita era anormale.

Marte tentò di parlare ma sentì la gola ardere per la sete e non avvertì alcun suono uscire dalla sua bocca.

Poi si accorse di un fatto destabilizzante: era sopravvissuta.

Quella novità le fece aprire gli occhi di colpo ma la luce, quella che tanto l’era mancata durante la prigionia, l’aggredì senza pietà e si ritrovò a dimenarsi sonoramente in un letto in cui non ricordava di essere finita.

- Marte? Oddio Marte! –

Qualcuno le afferrò le braccia, fece quasi male e lei s’immobilizzò tremando.

Nella sua mente vorticava un solo e persistente pensiero.

 

“Basta dolore. Vi prego, basta dolore!”

 

Una mano calda si posò sulla sua guancia, come a rassicurarla dai suoi stessi pensieri: - Apri gli occhi Marte… Lentamente. Non c’è fretta. -

Il ricordo del dolore provato pochi istanti prima la convinse a non cedere a quella richiesta così supplichevole, non avrebbe mai acconsentito, piuttosto si sarebbe strappata gli occhi dalle orbite ma non avrebbe mosso un muscolo.

- È normale che reagisca così. Anche se è rimasta nel buio soltanto per qualche giorno, i suoi occhi non sono più abituati alla luce… – era una voce incredibilmente gentile e familiare, doveva appartenere a quell’uomo che aveva appena posato la mano tra i suoi capelli accarezzandola - Prova a guardarmi. Ti prego Marte, provaci, non importa se non resisterai a lungo. –

Lottò contro la sua stessa paura, chiunque la guardasse in faccia poteva chiaramente notare la sua lotta interiore ma alla fine, dopo qualche secondo, decise di fare un tentativo.

Aprì gli occhi, come se fosse la prima volta e due iridi scure la accolsero con inspiegabile sollievo e commozione, Ezio piegò le labbra in un sorriso tremante: - Hey… -.

Un mormorio, fu appena udibile ma i sensi di Marte si stavano aggrappavano a ogni percezione, qualunque cosa che le gridasse “Sei ancora viva, non è un sogno” era ben accetta.

Ezio non aggiunse altro.

Liberò la mano dall’intreccio dei suoi capelli rossi e le sfiorò lo zigomo livido con estrema gentilezza, non voleva nemmeno immaginare come l’avessero trattata in quei giorni, anche se non era difficile intuirlo viste le numerose ferite sul suo corpo: - Non ti faranno più del male. –

L’espressione di Marte si contorse dolorosamente, quell’orgoglio così duro a morire era tornato prepotentemente, si costrinse a voltargli le spalle…

Solo in quel momento Marte si accorse della seconda presenza accanto al suo letto, quell’uomo accanto a lei che piangeva silenziosamente era Luca: - La mia Marte… Ho avuto paura di perderti. –

Quella smorfia sul volto di suo padre, probabilmente quanto di più simile a un sorriso fosse in grado di produrre Luca in quel momento, le sembrò la cosa più bella del mondo... Gli era mancato il suo papà.

Con un ultimo bacio sulla fronte, Luca la salutò tornando ai propri doveri, adesso che aveva la certezza che sua figlia fosse vigile e sveglia era più tranquillo.

- Hai la febbre. - l’unica risposta che Ezio ottenne fu uno sguardo. Il fiorentino non riuscì a trattenere una risata riconoscendo la sua irriverente allieva in quell’occhiata sarcastica.

Sembrava proprio voler dire: “Cosa ti aspettavi?”.

Era passata più di un’ora dal suo risveglio eppure, nonostante le decine di domande che sembravano passarle per la mente, Marte non aveva ancora detto una parola.

- Ti hanno tagliato la lingua? - mormorò lui, dolcemente, scontrandosi con l’espressione contrariata della rossa il cui sguardo rifuggì dalla sua figura per poi perdersi oltre i limiti della finestra. Ezio notò che le mani della ragazza si era strette convulsamente intorno alle lenzuola, sospirò massaggiandosi il collo indolenzito e cercò di rassicurarla: - Puoi anche insultarmi, se è questo che vuoi fare fallo, ma ti prego… Dimmi qualcosa. –

Marte tremava, come se non potesse credere a quello che le stava succedendo, si tirò le coperte sin sopra la testa e si raggomitolò cercando di sfuggire ulteriormente allo sguardo del moro.

- Almeno con me potresti scambiarle due chiacchiere. - Ezio si mosse impacciato sulla sedia, il fatto di non poterla guardare in faccia lo faceva sentire a disagio, si alzò in piedi e le versò dell’acqua in un bicchiere – Se ti decidi a riemergere dalle tenebre, qui c’è un bel bicchiere pieno d’acqua che ti attende. -

La rossa riemerse dal letto, ancora una volta per lanciargli un’occhiata raggelante che valse più di mille parole, gli strappò il bicchiere dalle mani e ne bevve il contenuto sino all’ultima goccia prima di ritornare alla sua posizione originaria.

- Febbre a parte, sembri essere piuttosto energica. – Ezio lo disse con sollievo ricordandosi con orrore il momento in cui l’aveva trovata, quasi in fin di vita, coperta di sangue. Per giorni le erano stati somministrati intrugli e unguenti il cui unico scopo era quello di accelerare il processo di guarigione e alleviarle il dolore ma c’era voluta più di una settimana prima che i guaritori la dichiarassero fuori pericolo.

Ezio tornò al libro che aveva abbandonato quando Luca l’aveva raggiunto, spostò la sedia accanto al suo letto e le rivolse un ultimo sguardo restando nel silenzio più totale.

– Sono felice che tu sia qui. –

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Capitolo 11
*** Quaranta Giorni Di Buio ***


<< NOVA LUX >>

 

- Disidratazione ai limiti della mortalità, ustioni di vario grado ed estensione sul 40% del corpo, alcune ferite su schiena e gambe erano infette ma le ho sistemate, ti sei rotta il braccio sinistro ma non era niente di grave… - Giorgio fu impassibile per tutto il tempo mentre leggeva le sue condizioni iniziali ma quando alzò le mani dai fogli che aveva davanti agli occhi, le rivolse un sorriso rilassato - In sintesi, te la sei cavata meglio di quanto credessi. –

Sul volto di Marte si materializzò un sorriso divertito, mise in mostra i bicipiti e sorrise al dottore: - Sono piuttosto resistente sai? –

- Forse… Ma per il momento sei bloccata a letto. – lui le scompigliò i capelli, ripose i fogli con le prescrizioni della rossa all’interno della sua cartella e si allontanò dal letto - Consiglio una degenza minima tra i trenta e i quaranta giorni. Visto lo stato in cui ti trovi tuttora, mi sembra indispensabile. –

- Quaranta giorni?! Se credi che resterò bloccata a letto per tutto il prossimo mese ti sbagli di grosso! – sbottò Marte allibita; gli aveva appena detto che non era grave ma le stava imponendo di non muoversi per più di un mese, che razza di problemi aveva?

- Se necessario non mi farò problemi a legarti a quel letto, sappilo. – fu l’eloquente replica di Ezio, il fiorentino incrociò le braccia al petto e le riservò un’occhiata severa, di quelle che non ammettono repliche.

La rossa spalancò gli occhi per la sorpresa, boccheggiò senza sapere cosa dire ma non poteva lasciare a lui l’ultima parola: - Mio padre non te lo permetterà! –

Da Luca arrivò l’ennesima occhiata severa, strano a dirsi sembrava essere totalmente d’accordo con la proposta del fiorentino e non ci pensò un secondo a farglielo notare: - Hai voluto fare di testa tua. Ora ne paghi le conseguenze. –

- Andate al diavolo… Tutti quanti. - la rossa voltò le spalle ai tre per rintanarsi nuovamente sotto le coperte, ormai sembrava essere quella la sua barriera infrangibile contro il resto del mondo…

Ezio e Luca sospirarono affranti: l’ultima cosa che volevano ottenere da lei era una reazione infantile.

Luca tentò di toglierle le coperte da sopra la testa ma, doveva ammetterlo, incontrò una certa resistenza da parte di sua figlia: - Non fare la bambina. È per il tuo bene! –

- Come lo è stato negli ultimi diciotto anni padre?! – sbottò Marte su tutte le furie, abbandonò le coperte soltanto per qualche istante, il tempo necessario a rivolgere a tutti i presenti uno sguardo infuriato - Voglio iniziare questo “non fare niente” da subito… Possibilmente stando da sola quindi andatevene! -

- Tentare di accelerare ulteriormente il processo di guarigione non ti gioverà per niente… – Giorgio le passò un bicchiere pieno di un intruglio verdognolo che lei fu costretta, notevolmente controvoglia, ad ingerire - Non fare mosse azzardate, chiaro? –

*****************

- Marte è sempre stata una testona quindi non lasciatela da sola più del necessario. Potrebbe tentare di alzarsi ma, per quanto stiano migliorando le sue ferite, rischia soltanto di aggravare la situazione. – Giorgio non ammetteva repliche sotto quel punto di vista, voleva essere chiaro che entrambi capissero la gravità della situazione e che non commettessero errori nel giudicarla - Tenetela impegnata. Datele qualche scartoffia da riempire, qualche missione da organizzare e gestire, inventatevi qualcosa ma non fatela scendere da quel letto prima di venti giorni. –

Luca si passò stancamente le mani sulle tempie.

Lo sfogo di sua figlia lo aveva lasciato basito, non credeva che dopo tutto quel tempo Marte potesse ancora dubitasse della sua fiducia e la situazione attuale tra loro non era l’ideale per chiarire in modo definitivo: - Sarebbe più facile tenere una tigre in gabbia… –

- Credi sia facile dimenticarlo? Oh beh, questo è il momento in cui il dottore se ne va e lascia i problemi ad amici e parenti. – replicò il dottore riservando ad entrambi un’occhiata divertita, fortunatamente non sarebbe toccato a lui subire i terribili sbalzi d’umore della rossa, né tantomeno schivare all’ultimo secondo l’ennesimo oggetto contundente capitato tra le sue mani - Tornerò tra un paio di giorni per vedere come sta… Posso sapere come ha reagito al suo risveglio? –

- Era spaventata… E debole, soffriva ad ogni movimento, si vedeva lontano un miglio. C’era qualcosa che la preoccupava. Ha passato più di un’ora a rigirarsi nel letto, senza dire una parola, qualche sguardo buttato in giro ma niente di più. – spiegò il fiorentino, ricordando con orrore i segni sulla pelle di Marte. Sarebbero rimasti per sempre… Non avrebbe mai dimenticato quei cinque giorni. Dopo qualche secondo, passato nel silenzio più totale, sul suo volto si materializzò un sorriso divertito, il ricordo di ciò che era successo al risveglio della rossa era appena stato sostituito da qualcosa di molto più divertente: - Dopo due ore la pace è finita. Ha iniziato ad inveirmi contro… Come se nulla fosse successo. Come se nulla fosse cambiato da prima. –

Giorgio si fece improvvisamente meditabondo.

Il fatto che Marte riuscisse ancora a sorridente era a dir poco incredibile ma ciò che dovevano fare, adesso che la situazione si era sbloccata, era convincerla a parlare seriamente di ciò che le era successo: - Molte persone non si riprendono mai da un simile trauma… Ezio, hem, Marte parla spesso con te giusto? Credi si senta abbastanza a suo agio da raccontarti quello che le è successo alla Rocca? –

Ezio scosse la testa con rammarico, ci aveva provato un paio di volte nei giorni precedenti ma non aveva ottenuto niente: - È troppo presto… Ci sono volte in cui scoppia a piangere senza motivo, altre in cui non tollera nemmeno il contatto umano ed inizia ad urlare in preda al terrore. Non è abbastanza forte adesso, non può farcela. -

- Ho visto uomini ben più preparati ed imponenti di lei impazzire per molto meno. Lo stress post traumatico di Marte è alimentato dal suo rifiuto di parlare di qualunque cosa riguardante la sua cattura. Per poter migliorare, per guarire, dovrà cominciare a parlarne con te e con me. – Giorgio spiegò la situazione cercando di esprimersi nella maniera più semplice possibile, gli serviva che entrambi comprendessero la gravità della situazione e lo aiutassero a rapportarsi con la rossa, lasciarla in quello stato poteva diventare pericoloso - La mia preoccupazione è che, se penserà che a voi non importa sapere cosa le è capitato, lei non si sentirà tenuta a parlarne. Non avrà ragioni di farlo, sentirà di avere tutto ciò che le serve e non ne uscirà mai. Per questo è fondamentale che riusciate a farvi raccontare ciò che le è capitato prima che Marte diventi un pericolo per se stessa. –

*****************

Una mano ruvida le sfiorò la guancia, Marte restò immobile sentendo quella morbida carezza sulla pelle, sentì che le scostava i capelli dal viso.

Cercò di ignorare il brivido di paura che le corse lungo la schiena, era comoda e quella mano gentile continuava a sfiorarla delicatamente.

Delle labbra calde si poggiarono sulla sua gola, sentì dei denti mordicchiarla leggermente prima di risalire verso la sua mascella e di volare alle sue labbra: – Adesso datti da fare… Se sarai brava, ti farò avere anche un po’ di cibo stasera. –

Marte scattò a sedere e si tirò indietro con un grido terrorizzato.

Ezio si svegliò di soprassalto e sgranò gli occhi per la preoccupazione notando la rossa rannicchiata in un angolo: aveva le mani insaponate e borbottava frasi senza senso.

- Buon Dio… Mi hai fatto venire un infarto! - sbottò il fiorentino, sollevato nel notare che Marte non era assolutamente in pericolo come aveva pensato inizialmente, quindi si avvicinò a lei - Che diavolo ti è preso?! Urlare nel cuore della notte senza motivo! -

- Dammi un minuto d’accordo? - borbottò lei, senza distogliere l’attenzione dalle proprie mani, insaponandole e sciacquandole ancora una volta.

Ezio sospirò cercando di darsi una calmata, quella situazione stava diventando davvero insopportabile, era già la quarta notte che la trovava in quello stato: - Piantala con queste cretinate… Non dovresti nemmeno essere in piedi, hai sentito il dottore. –

Marte si alzò di scatto, tirò un calcio alla bacinella riversandone il contenuto sul pavimento ed imprecò: - Non ci riesco maledizione! –

- Ok, qual è il problema? – domandò lui, avvicinandosi alla rossa per accarezzarle le spalle, nel tentativo di confortarla.

- È che io… Sono successe tante cose e sto cercando di abituarmi a tutto questo. Sono un po’ stressata. – spiegò Marte liberandosi dalla sua presa, asciugò il pavimento con uno straccio, recuperò la bacinella e la riempì nuovamente insaponandosi le mani - Sono passate due settimane e ancora non riesco a smettere di lavarmi le mani. Vedo il suo sangue su di me… E non va via capisci? –

Ezio restò in silenzio, incapace di proferire parola per qualche secondo, quella rivelazione l’aveva sconvolto non poco: - Mi dispiace. –

Marte gli voltò le spalle, in quel momento era sicura di non poter sostenere il suo sguardo, era delusa da se stessa e dalla sua debolezza: - No, dispiace a me, scusami. È un brutto momento. Non devono vedermi così… Ognuno ha le sue croci e io non voglio scaricarle su nessuno. -

 

*****************

- Non ne posso più! Inizio a detestare la mia camera capisci? Io amo la mia camera! – sbottò la rossa, sospirando affranta tra le coperte, al suo fianco Giacomo scoppiò a ridere.

Le tirò una cuscinata in testa e si stese al suo fianco, mugolando per la piacevole sensazione del letto sotto di lui: - Mancano ancora dieci giorni e poi sarai di nuovo libera come l'aria... E comunque, credimi, farei volentieri a cambio con te! Il tuo fiorentino deve essere impazzito. Ci sta uccidendo… Letteralmente! –

- Lui non è il mio fiorentino. È un fiorentino! – gli assestò una gomitata tra le costole che, tuttavia, non sembrò portare all’effetto desiderato poiché il moro scoppiò nuovamente a ridere – Dovresti soffrire, non ridere della mia debolezza villico! –

Jack le passò un braccio intorno alle spalle, se la strinse contro prima di scompigliarle i capelli e ridere della faccia sconvolta dell’amica: - Non fare la melodrammatica. Non ti si addice! -

- Piantala! – sbottò la rossa, infastidita dal comportamento dell’amico, Giacomo non poteva capire il suo stato d’animo e tutta quell’allegria la stava decisamente irritando - Non hai idea di quanto possa essere frustrante restare qui dentro, isolata dal mondo, come se fossi un’appestata! - 

Il moro le baciò la fronte e le accarezzò una spalla nel tentativo di rilassarla. Non poteva credere che Marte avesse resistito per tutto quel tempo, lei che non restava ferma neanche con le braccia legate dietro la schiena ed una pietra legata alla caviglia, la tentazione di uscire e muoversi anche solo all’interno della villa doveva intensificarsi di giorno in giorno: - Leggi qualcosa e non rompere. Ti è sempre piaciuto leggere no? –

- Leggo per rilassarmi, non per passare il tempo! – spiegò lei restando in silenzio per qualche istante, prima di indicare la pila di tomi già presente sul suo comodino ed il resto dei libri ammonticchiati qua e là per la stanza - E poi ho letto ogni libro che c’è in questa stanza. Non ho nemmeno più lo svago della lettura! -

- Ti direi di fare un salto in biblioteca ma tuo padre potrebbe decidere di mettermi alla gogna… - quella frase fece scoppiare entrambi a ridere, l’immagine di Luca in veste di “capo altamente inferocito” non era un bello spettacolo ma in quel frangente entrambi la trovarono assolutamente esilarante - Non so te ma io la verdura la preferisco in un piatto e non sulla mia faccia! -

Qualcuno bussò alla porta.

La testa di Giorgio fece capolino nella stanza e i due, improvvisamente, smisero di ridere: - Scusate l’interruzione ma devo controllare come vanno le due ferite. -

- Si può dire che per oggi l’orario di visita è chiuso… Spiacente Giacomo, dovrete rimandare le vostre chiacchiere ad un altro momento. - alle spalle del medico, niente meno che Ezio Auditore, come se non bastasse sul suo volto, si era appena materializzata un’espressione incredibilmente infastidita che convinse entrambi a sciogliere quell’abbraccio.

- Che ci fa lui qui? – domandò la rossa, alzando gli occhi al cielo, infastidita dall’atteggiamento del fiorentino.

Ezio, dal canto suo, deviò facilmente l’attenzione del suo gesto affermando l’ovvio: - Non mi è concesso venire a trovare la mia allieva? –

- Non se questo implica guardare male il mio amico. – spiegò Marte con tono sarcastico, rivolgendogli un’occhiata tagliente, che avrebbe fatto tentennare chiunque.

- Lascia stare… - Giacomo scrollò le spalle, fin troppo abituato all’atteggiamento scontroso del fiorentino nei suoi confronti, sapeva che ne avrebbe pagato le conseguenze durante gli allenamenti ma non sarebbe rimasto in silenzio; testò l’autocontrollo dell’Auditore dando un bacio sulla guancia alla rossa, sapeva fin troppo bene che lui non poteva concedersi un simile atteggiamento quindi gli riservò uno sguardo divertito prima di uscire - Tornerò più tardi, sempre che qualcuno non voglia affidarmi qualche improbabile recupero in notturna. –

- Che sfacciato. – sbottò Ezio infastidito, accomodandosi sulla sedia più vicina al suo letto, incrociando le braccia lungo lo schienale.

- Sfacciato lui?! – esclamò esasperata Marte, indicò la porta con fervore ed evidenziò l’ovvio, cosa che evidentemente sfuggiva al suo maestro – Lo hai praticamente minacciato con uno sguardo! –

- Non sa reggere un po’ di pressione? Per la cronaca, credo che tu e lui passiate troppo tempo insieme. - replicò lui a sua volta, come se quell’affermazione fosse sufficiente a discolparlo da qualunque accusa stesse intentando contro di lui la rossa.

- Credo che tu ti stia allargando troppo. – replicò lei inviperita, il comportamento di Ezio stava raggiungendo livelli inauditi e trovò strano il fatto che Giorgio non fosse intervenuto per interromperli – Non sei né mio padre né il mio promesso sposo quindi piantala con tutta questa pantomima, rasenta il ridicolo, te l’ho già detto una volta! –

- E guarda com’è andata a finire! Il tuo infinito orgoglio ti ha trascinato direttamente nella tana del lupo proprio perché non mi hai voluto dare retta… – lo urlò quasi, indicando con un gesto più che eloquente il suo corpo ancora parzialmente bendato e in via di guarigione, come se bastasse ad avvalorare la sua tesi agli occhi di chiunque – Non permetterò che un simile errore ricapiti una seconda volta, non perché sei stata così ingenua da ignorare i miei insegnamenti! -

Marte rispose alla sua provocazione con un’amara risata, lo guardò negli occhi con sfida, incapace di trattenere oltre la rabbia che in quel momento sembrava invaderla in tutto il corpo: - Devo averla dimenticata… L’argomento “come affrontare una tortura senza impazzire” è stato ampiamente affrontato durante la nostra prima lezione. –

Ezio sospirò, non voleva ottenere quel tipo di reazione da lei ma forse gli era ancora possibile salvare qualcosa, prima che la rossa lo mandasse ampiamente a quel paese e gli scaricasse addosso qualche decina di libri, com’era già successo tra l’altro: - Ti abbiamo salvato. È questo l’importante. –

- Ho dovuto ucciderlo… Gli ho fracassato la testa con un sasso. Ho ucciso lo stesso uomo che per giorni mi ha nutrito e torturato mentre aspettavo che qualcuno, chiunque, venisse a liberarmi. – era finalmente arrivato il momento in cui qualcun altro, a parte lei, sapesse della verità; non aveva certo previsto che sarebbe successo durante un litigio con Ezio ma era ora che lui la piantasse di rinfacciarle la sua decisione, aveva completato la missione con successo, anche se il “dopo” era diventato un enorme problema - Non avete idea di cosa abbia voluto dire… Sentire la sua disgustosa saliva sulla mia pelle, le sue mani sul mio corpo, le minacce di altro dolore sussurrate come promesse… Voi non mi avete salvato. Mi avete raccattato quando ormai era troppo tardi per salvare qualcosa della vecchia me! -

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Capitolo 12
*** Letture Proibite e Discorsi Imbarazzanti ***


<< NOVA LUX >>

 

Dopo quello sfogo che si era concessa in presenza di Giorgio ed Ezio, oltre ad aver preteso che quest’ultimo non mettesse più piede nelle sue stanze fino alla conclusione della sua “riabilitazione”, si era chiusa in un inesorabile quanto fastidioso mutismo.

Marte aveva ampiamente approfittato del “divieto di accesso” che Luca aveva imposto a ogni singolo membro della confraternita per allenare braccia e gambe sicura che, una volta terminati i quaranta giorni, Ezio l’avrebbe nuovamente spronata a dare il meglio di se.

E poi, a voler essere del tutto onesti, Marte stava preparando un ritorno in grande stile… Insomma, un’entrata degna del suo nome.

Le ferite si erano rimarginate correttamente e, nonostante la febbre dei primi giorni, non si erano presentate nuove complicazioni.

 Giorgio le aveva raccomandato di andarci piano almeno per i primi giorni ma lei, di testa sua ovviamente, aveva stabilito che trenta giorni di “dolce far niente” erano più che sufficienti a riottenere una salute di ferro... Anche se, a giudicare dalle fitte che ogni tanto le mandava la spalla, era più facile aspirare ad una salute assolutamente nella norma almeno per qualche mese.

Stava bene, sia fisicamente che mentalmente, a dire di Giorgio. Dopo quello sfogo carico di ansia e rabbia, avvenuto qualche giorno prima, era riuscita a raccontargli cosa le fosse accaduto in quei fatidici cinque giorni di tortura… In sede del tutto privata e lontana da orecchie indiscrete, sia chiaro.

Approfittando dell’ora di pranzo, in cui tutti i membri della confraternita si chiudevano in mensa, sgattaiolò fuori dalla sua stanza.

In meno di cinque minuti aveva raggiunto l’armeria, recuperato arco e frecce e si era diretta al campo di addestramento.

Dopo più di un quarto d’ora, si era resa conto del fatto che qualcosa nella sua vista era cambiato e in peggio. Non era un problema colpire un bersaglio da ottanta piedi ma una volta superati i centodieci, i suoi tiri iniziavano a perdere efficacia, allontanandosi dal centro in maniera più che evidente.

Imprecò tra se e se avvicinandosi al bersaglio per recuperare le frecce andate a vuoto, s’interrogò a lungo su cosa avesse provocato quegli errori quindi iniziò a fare ipotesi…

Banalmente, poteva essere colpa del vento, lei era riparata dalla corrente ma il bersaglio era totalmente esposto. Legò la bandana che aveva al collo a una lancia, che si premurò a impiantare saldamente nel terreno, poi tornò alla sua postazione.

Regolò il tiro in base alla forza del vento, prese la mira e un paio di secondi dopo il dardo tracciò una traiettoria perfetta per poi andare a conficcarsi nel bersaglio di legno, mancò di qualche millimetro il centro perfetto.

- Molto meglio. – si congratulò lei, tra se e se, prima di sentire qualcuno alle sue spalle applaudire. Marte non restò sorpresa nel trovarsi Ezio a qualche metro di distanza, aveva il solito sorriso divertito sulle labbra e sembrava parecchio soddisfatto dalla sua performance.

- Da quanto hai ricominciato gli allenamenti? – il moro attese qualche secondo, in attesa di una risposta che ovviamente non arrivò. Ezio alzò gli occhi al cielo pensando che, se quella situazione tra loro non si fosse presto sbloccata, non ci avrebbe pensato un secondo di più a mandare tutto a quel paese – Per quanto ancora intendi tenermi il muso? L’hai fatta tu la scenata, dovrei essere io quello offeso! –

Marte si sgranchì le spalle, estrasse l’ennesima freccia dalla faretra e la lanciò contro il bersaglio. Sbuffò notando con la coda dell’occhio la figura del moro comparire quasi al suo fianco, aveva le spalle al muro e non le toglieva gli occhi di dosso: - Speravo di essermi finalmente liberata di te. -

- E invece guarda: sono ancora qui, più bello e muscoloso di prima. – il fiorentino fece un giro su se stesso, si esibì un sorrisetto accattivante e ridacchiò notando l’espressione confusa sul volto della rossa – Lo sai? Ci sono ragazze che darebbero un braccio per passare anche solo due minuti in mia compagnia… Qui sono io a cercare te. Dovresti sentirti onorata. –

L’espressione di Marte mutò radicalmente, adesso era lei quella divertita, lo squadrò dalla testa ai piedi e scoccò la freccia, centrando perfettamente il bersaglio sotto lo sguardo sbigottito del fiorentino: - Credici Auditore… Se vuoi un consiglio, vai al “Down Town”. Chiedi di Savannah e dille che ti mando io. Sono certa che la loro accoglienza ti piacerà. -



*****************
 

Marte si recò nello studio del padre, probabilmente anche lui era a pranzo, approfittò della solitudine per cercare qualche nuovo libro con cui arricchire le sue ultime giornate di prigionia.

Prese un volume a caso, spalancò gli occhi per la sorpresa ritrovandosi tra le mani il De Amore di Cappellano e l’Ars Amatoria di Ovidio… Continuò a vagare in quella particolare zona della libreria e vi trovò molti altri volumi “sui generis”.

Le era capitato, qualche anno prima, di sfogliare pagine simili presso la famiglia di un’amica di nobili origini: Nadia poteva vantare nella propria collezione più di duecento volumi, alcuni dei quali di provenienza estera.

Imparò l’inglese e il francese così, sfogliando libri sull’amor cortese insieme alla sua vecchia amica d’infanzia, di nascosto dai cattolicissimi occhi dei genitori di lei e dalla indole protettiva di Luca che, se lo avesse scoperto, sarebbe stato probabilmente colto da un infarto plurimo.

Aveva fatto tesoro di quelle nozioni, ripensandoci le erano tornate parecchio utili in passato, aveva ormai imparato a destreggiarsi tra quelle lingue e ad usarle per il proprio tornaconto. Dapprima solo per trattare con alcuni contrabbandieri e poi, quando la sua passione per le antiche leggende di Re Artù era quasi diventate un’ossessione, le aveva sfruttate per stringere amicizia con i cantastorie inglesi che di tanto in tanto venivano nella capitale per allietare le serate della gente.

- Cosa ci fai fuori dal letto? – la voce di suo padre la colse di sorpresa, per poco non perse il segno sul volume che teneva tra le mani, alzò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con suo padre che teneva le braccia incrociate sullo schienale dietro alle sue spalle.

- La domanda giusta è: perché hai dei libri come questi tra i tuoi volumi privati? – indicò la pila di libri davanti a lei e riservò al padre uno sguardo ironico e divertito - Credevo di essere io la donna in famiglia. –

Luca sbuffò alzando gli occhi al cielo, le scompigliò la frangia com’era suo solito e prese posto dal lato opposto della scrivania: - È roba di Marta. Sai bene quanto le piacciano queste cose sull’amore impossibile. –

- Provane un’altra… - fu sarcastica, in risposta ottenne uno sguardo confuso, a quel punto non le restò che ridere apertamente della menzogna appena raccontata da suo padre - Marta non sa leggere papà! –

L’uomo si finse indaffarato a riordinare le carte davanti a lui ma era sicuro, visto lo sguardo furbo di sua figlia, che il rossore sulle sue guancie fosse più che evidente: - Si beh… Io li tengo soltanto. –

- Credo che me ne porterò un paio in camera. – spiegò la rossa, indicando ancora una volta i cinque volumi prescelti, riportando la propria attenzione sul libro che aveva davanti - Devo proprio capire come questa donna possa trovare sollievo semplicemente abbracciando l’uomo cui decanta il suo amore a gran voce. –

- Che hai preso, di grazia? – gli domandò Luca, abbassandosi nel tentativo di intravedere il titolo sulla copertina, fu facilitato poco dopo dalle azioni della rossa che alzò il tomo quel tanto che bastava a colmare il suo dubbio – Oh… Adesso capisco. -

Sul volto di Marte comparve un sorriso soddisfatto, Luca si schiarì la voce a disagio ma la ragazza sembrò intendere quel segno in tutt’altra maniera, al che si prodigò in una spiegazione più dettagliata di ciò che stava “succedendo”: - La cosa inizia a farsi interessante… La cara duchessa, a quanto pare, mira a qualcosa di ben più intimo di un abbraccio: “Quando potrò avervi completamente in mio potere? Per giacere accanto a voi una sera, e coprirvi di baci pieni di passione”. -

L’uomo si passò stancamente le dita sulle tempie, maledetto il giorno in cui gli era passato per la mente di darle un libro tra le mani per tenerla buona, quella situazione stava diventando ridicola: - Che ne dici di continuare altrove? Non sono pronto a sapere ciò che pensi di questa roba. –

- Suvvia padre… Non crederete sul serio che sia rimasta ferma alla cicogna, vero? – notando lo sguardo allibito di suo padre, non le restò che sospirare e chiudere il libro, a quanto pare era finalmente giunto il momento di mettere le carte in tavola e chiarire la situazione - Le donne di città non si sono fatte remore a raccontarmi come si accontenta un uomo, credetemi, so più di quanto vorrei in merito… C’è inoltre da considerare che, come avete sottolineato più volte nell’ultimo anno, sono in età da marito e dovrò pur sapere qualcosa prima di arrivare all’altare. –

- Non è il genere di discorso che mi piacerebbe intrattenere con te. – borbottò l’uomo sospirando affranto, negli ultimi tempi aveva avuto modo di ricordare, il pensiero che sua figlia fosse cresciuta così in fretta lo spaventava oltre modo ma era evidente che Marte non fosse intenzionata ad aspettare oltre per affrontare quel discorso così delicato.

- Allora con chi dovrei parlarne? – sbuffò la rossa alzando gli occhi al cielo, incrociò le braccia al petto e con tono sarcastico tornò all’attacco, nel tentativo di spronare suo padre a darle una risposta decente – Dovrei chiedere agli uomini alla Notte Senza Luna? Forse è meglio che chieda al fiorentino… Sembra saperne parecchio sull’argomento. –

Luca sgranò gli occhi per la sorpresa: che Marte stesse crescendo era ormai un dato di fatto. Qualcuno, prima o poi, si sarebbe fatto avanti per chiederla in sposa ma l’ipotesi di una loro unione, entro breve e con il moro appena menzionato, era un’ipotesi da non scartare: - Perché tra tutti proprio lui? –

- Poco fa si vantava del proprio fascino… Come se me ne importasse qualcosa. - la sua spiegazione fu spiccia, sembrava quasi che il discorso stesso la infastidisse ma ben presto tornò ai vecchi ed ironici canoni che da sempre l’avevano contraddistinta - L’ho spedito al Down Town per scaricare la “tensione”… Magari un po’ di movimento tra le lenzuola riuscirà a fargli scaricare un po’ di stress. E non guardarmi così: vivere in una confraternita di soli uomini aiuta a capire certi discorsi, sai? – quindi si congedò.

Lo stato emotivo di Luca fluttuò tra l’allibito e l’affranto per un paio di ore: aveva parecchio su cui riflettere ora che Marte gli aveva fatto intendere di sapere qualcosa, a parer suo sin troppo, sulla vita di letto.



*****************

La notte calò prima di quanto avesse preventivato.

Sara le aveva portato la cena e suo padre, come di routine, era passato a controllare che avesse mangiato tutto.

Le letture che aveva recuperato quel pomeriggio si erano rivelate migliori di quanto avesse auspicato. Si era immaginata poemetti ricchi di frasi smielate e fuorvianti, totalmente incompatibili con la realtà e invece, si era sorpresa nel constatarlo, erano ricche di messaggi sottintesi: - Hai capito la “casta” vita di corte… C’è del materiale buono ad alimentare la fantasia di ogni uomo, del regno e oltre, in queste pagine! –

Quando era ormai certa del fatto che non ci fosse più nessuno in giro, Marte abbandonò la sua stanza per rifugiarsi in cucina dove si preparò un’abbondante tazza di latte caldo con qualche biscotto.

Andò sul tetto della casa, una coperta sulle spalle e la tazza di latte caldo tra le mani mentre, sopra di lei, una notte senza nuvole le concedeva la vista di un magnifico cielo stellato. Le ore si susseguirono, una tenue foschia invase i campi di grano sottostanti mentre Saetta, il gatto di Riccardo, si divertiva a spaventare qualche incauto topolino.

Un vento tiepido le accarezzò le spalle, scompigliandole i capelli ormai liberi dall’imponente treccia che la sua balia aveva insistito per farle, una tenue luce oltre le colline annunciava l’alba di un nuovo giorno e solo in quel momento decise di tornare nelle sue stanze.

La concezione della natura sovrana, fu l’ultimo pensiero a balenarle per la testa prima che il sonno la facesse sprofondare tra le braccia di Morfeo… E per la prima volta, da molti giorni ormai, quella fu una notte senza incubi.

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Capitolo 13
*** Cani Da Guardia & Giuramenti ***


<< NOVA LUX >>

 

Il giorno dopo Marte si svegliò con una strana sensazione in corpo. Si sentì in dovere di cercare qualcuno, anche se non le era chiaro dove trovarlo o chi fosse il suo obiettivo, il che era abbastanza bizzarro.

Aveva fatto un sogno strano quella notte, ne ricordava solo i contorni vaghi e sfumati, probabilmente ciò che andava trovato era già perso nei meandri della sua memoria.

Tuttavia non volle lasciare la questione in sospeso quindi, sorseggiando la sua solita tazza di latte mattutina, annunciò le sue intenzioni al padre senza distogliere lo sguardo dal libro che aveva davanti: - Oggi andrò in città. –

- Credi sia saggio nelle tue condizioni? – fu la pacata replica di Luca, intento a riordinare la mole di libri sparsi in giro per la stanza della figlia, mentre quest’ultima finiva di fare colazione…

La rossa ridacchiò tra se e se notando il padre massaggiarsi la schiena dolorante, sollevare tutti quei libri non era certo salutare per un uomo della sua età e non mancò di farglielo notare: - Dovresti lasciare questo genere di lavori alle reclute… Non hai più l’età per certe cose. –

- Non sono così vecchio! - Luca le rivolse un’occhiata risentita prima di sedersi sul bordo del suo letto, ponderò accuratamente le parole della figlia e decise di seguire il suo consiglio – Tuttavia credo che nelle tue parole ci sia un fondo di verità. Credo userò il tuo disordine a mio vantaggio: non c’è punizione peggiore del restare chiusi in una stanza quando fuori c’è il sole. -

- Vedo che almeno su una cosa siamo d’accordo… Niente mi tratterrà dall’abbandonare questa stanza ora che la mia convalescenza è conclusa. – spiegò lei, stiracchiandosi tra le lenzuola, sorridente come mai lo era stata nelle ultime tre settimane. Cinque minuti dopo era pronta per uscire.

Nella tracolla aveva riposto con cura un taccuino, una mappa della città e qualunque altro oggetto le sarebbe servito nella fantomatica ricerca del “soggetto x” infine, prima di abbandonare la stanza, diede al padre un bacio sulla guancia – Sta tranquillo papà… Starò attenta. Promesso. –

 

*****************

Marte era seduta sul bordo della fontana di Trevi, la matita tra le labbra mentre scrutava con attenzione la mappa pensando al successivo luogo in cui cercare l’uomo del suo sogno, era certa di averlo già visto a Roma ma proprio non ricordava dove…

- Credevo che conoscessi questa città come le tue tasche. –

Marte riconobbe istantaneamente quella voce e, senza distogliere lo sguardo dalla mappa, tracciò un cerchio intorno al suo prossimo obiettivo prima di riporre la mappa all’interno della sua borsa: - Ezio… Perché trovarti qui, non mi sorprende? –

- Non ti stavo seguendo. Ero di passaggio. – spiegò il fiorentino, occupando il posto accanto a lei, cercando ci capire dagli appunti sparsi tutt’attorno cosa stesse cercando la rossa.

- Interessante… – borbottò lei, dimostrando ben poco interesse sei suoi confronti, Marte raccolse il resto dei suoi appunti prima che Ezio potesse ficcare ulteriormente il naso nei suoi affari quindi gli voltò le spalle, imboccando la via più vicina per raggiungere le terme - Scusa ma ho un paio di cose da fare. –

Sapeva che il moro avrebbe tentato di seguirla…

Tuttavia c’era una cosa che forse a Ezio era sfuggita: tra romani ci si aiutava sempre. Entrò alla Giovane Lupa, l’ennesima taverna di cui conosceva i proprietari e chiese a Galvano(l’oste), di poter usare l’uscita posteriore.

Questa dava direttamente sul mercato del giovedì: era difficile che Ezio riuscisse a riconoscerla in mezzo a quel mare di folla… Tuttavia decise di nascondere i capelli rossi con un cappello e di camuffare gli abiti semplicemente coprendoli con un lungo mantello blu.

Una volta raggiunte le porte delle antiche terme, tolse mantello e cappello, per riottenere una certa mobilità ed entrò.

Dal principio fu solo silenzio…

Poi, d’improvviso, degli ululati distrussero quella quiete e una ventina di uomini dal capo celato, con pellicce di lupo, la accerchiarono.

Un sorriso si materializzò istantaneamente sulle sue labbra: li aveva trovati.

*****************

Ezio fu costretto ad ammettere con se stesso quanto Marte fosse stata furba: per un po’ era riuscito a seguirla in quel mare di vie strette e impraticabili ma, dopo la taverna, ne aveva perso completamente le tracce, come se si fosse smaterializzata nel nulla tra la folla del mercato.

L’unico modo che aveva per trovarla, era ricordare l’ultimo punto che le aveva visto segnare sulla mappa… Gli ci volle qualche secondo per ricordare il disordinato schema che la rossa sembrava aver seguito per tutta la mattina.

Poi ricordò un dettaglio e la meta gli fu chiara: le terme.

Corse come un pazzo per raggiungerla nel minor tempo possibile e quando la raggiunse la vide intenta a levarsi un berretto e un mantello scuro: ecco spiegato il perché, di punto in bianco, l’avesse vista sparire.

Si avvicinò con cautela, non voleva certo farsi scoprire da lei ora che era così vicino e aveva ancora un paio di domande irrisolte che gli ronzavano per la testa, prima tra tutte "cosa" l’avesse portata in quel luogo.

La vide camminare per qualche metro, lo sguardo che vagava curioso tutt’intorno prima che un gruppo di uomini la circondasse.

Contrariamente alle sue previsioni la vide sorridere, come se sin dal principio si aspettasse di assistere esattamente a quella reazione.

La vide poi incrociare le braccia al petto, l’aria vagamente annoiata e uno sguardo di sfida rivolto agli avventori… Anzi, ora che ci faceva caso, sembravaavercela con uno in particolare.

 

*****************

- Sei venuta a giocare nel posto sbagliato ragazzina. – fu la divertita affermazione dell’uomo di fronte a lei.

Marte non si lasciò intimorire, soltanto un mese prima aveva affrontato qualcosa di peggiore di venti uomini armati, aveva già pronto un piano d’azione nel caso in cui le cose fossero andate storte: - Sto cercando Ivan. –

- Come conosci il suo nome? – domandò incuriosito un altro dei lupi, a giudicare dal suo volto, un giovane ragazzo sulla ventina.

Decise di spiegare, seppur grossolanamente, la situazione ai presenti sperando che non la mandassero direttamente a quel paese: - Il nostro incontro è stato predetto dagli Dei. –

Un altro, sentendola parlare, scoppiò a ridere prima di puntarle la spada sotto il mento: - Purtroppo per te bambina, abbiamo abbandonato il sentiero spirituale da tempo. –

- Non chiamarmi mai più bambina. – approfittando della sorpresa dell’altro, calciò via la spada disarmandolo in pochi istanti sotto lo sguardo sconcertato dei presenti, poi riassumere la compostezza di qualche attimo prima – Statemi bene a sentire cani rabbiosi, non ho tempo da perdere con voi quindi avete due possibilità: portarmi da lui senza remore o farvi prendere a calci nel culo da una donna sino a quando non mi supplicherete di darvi ascolto. –

- Non credo tu sia nella posizione di poterci minacciare. – replicò un altro degli uomini, riferendosi all’evidente superiorità numerica del suo gruppo rispetto a ciò che poteva fare lei, da sola.

- Questo è ciò che credi tu… Sarà divertente prendervi a calci. – e detto questo fece scattare la lama celata, con l’ennesimo balzo era atterrata sul petto di uno dei lupi e gli tagliò la gola di netto.

Approfittando della lentezza dei suoi avversari, falciò le gambe a un paio di uomini che crollarono l’uno sull’altro e recuperando una spada li trafisse entrambi in un sol colpo.

Un altro lupo, capendo le sue intenzioni, bloccò il suo colpo e tentò di attaccarla con un’accetta comparsa da chissà dove; Marte ringraziò la sua prontezza di riflessi che le permise di evitare l’attacco e con uno scatto laterale lo ferì mortalmente alla gola.

Estrasse la daga dallo stivale e, pur sapendo che in quel modo avrebbe radicalmente ridotto la potenza dei suoi attacchi, riuscì a distrarre i due di fronte a lei quel tanto che le bastava per finirli con la lama nascosta… E così fu: i due, concentrati unicamente sulla lama maggiore, si erano lasciati sopraffare dai suoi “salti da grillo” ed erano stati disarmati in meno di un paio di secondi.

- Basta così. –

Marte voltò le spalle ai due uomini, la lama si ritrasse e lei allargò le braccia, come a sottolineare quanto tutto quel teatrino iniziasse a darle noia: - Era ora! Volevi un invito scritto per caso? -

- Cosa ci fai qui Luce? – gli domandò Ivan incuriosito, prima di rendersi conto dello scempio di cadaveri tutt’attorno, imprecò ad alta voce prima di rivolgerle uno sguardo infastidito - Era necessario ridurli in questo stato? –

L’altra gli riservò uno sguardo annoiato, pulì la lama dal sangue nemico sulla pelliccia di uno dei caduti quindi riservò al resto dei lupi uno sguardo poco rassicurante: - Dovresti spiegare ai tuoi cuccioli come si tratta una donna. -

Ivan rise riservandole un’occhiata ironica, dall’ultima volta che si erano visti Marte era cambiata parecchio, sia fisicamente sia mentalmente ma non aveva ancora perso la sua lingua tagliente: - Sarcastica come sempre… Ancora niente marito, vero? –

- Neanche tu hai perso il tuo senso dell’umorismo. – sul suo volto comparve un sorriso divertito, fece scattare la lama celata e rassettandosi i vestiti diede uno sguardo all’ambiente circostante – Quale delle sei entrate ho trovato, di grazia? -

Il capo dei Seguaci di Romolo fece un segno di diniego con la testa, solo qualche secondo prima era stato avvertito della presenza di un estraneo, oltre a Marte, nella zona e voleva vederci chiaro: - Non ora e non qui… C’è un tizio di cui devo prima occuparmi prima. -

La rossa sospirò, quindi non era riuscita a sbarazzarsi di Ezio, si ripromise di migliorare nei travestimenti quindi spiegò a Ivan la situazione: - Liberalo. Quello zuccone deve avermi seguito fin qui ma non è intenzionato a nuocervi in alcun modo. –

- Lo conosci abbastanza da garantire per lui? – l’alfa incrociò le braccia al petto e le rivolse un’occhiata sospettosa: da ciò che ricordava, non era solita ergersi a paladina della giustizia con chi non le andava particolarmente a genio quindi… Doveva esserci qualcosa sotto. Più tardi, lui e la rossa, avrebbero parlato anche di questo.

Marte sbuffò alzando gli occhi al cielo: Ezio gliel’avrebbe pagata.

Esporsi tanto con i lupi non era una cosa da prendere alla leggera, nemmeno per lei che conosceva il “capo” da tempo e proprio per questo sapeva di non potersi permettere errori di alcun tipo: - Lo giuro sul mio orgoglio… E adesso liberalo. -

Il fiorentino fu lanciato con poca grazia ai piedi della rossa che, a braccia conserte e con un cipiglio ben poco rassicurante in volto, lo salutò glaciale.

- Prima che inizi a inveirmi contro, sappi che volevo soltanto assicurarmi che non ti cacciassi nei guai! – poi si guardò intorno, vide i cadaveri a qualche metro da se e gli uomini armati che lo circondavano, le rivolse un’occhiata severa e la rimproverò - Ma è evidente che tu attiri disgrazie nel raggio di cinquanta chilometri! –

- Ho te al mio fianco e sei a meno di cinquanta chilometri… Hai ragione: attiro disgrazie. – Marte s’inginocchiò davanti a lui, gli sorrise divertita e gli tirò un pugno degno di un lottatore professionista che lo fece mugolare dolorante per qualche secondo - Adesso che la pulce è sotto tiro, possiamo andare in un posto più tranquillo e parlare in santa pace? –

Ivan scoppiò a ridere sentendo la sua richiesta, non avrebbe mai acconsentito a portare uno straniero tra i cunicoli segreti della città eterna: - Se credi che te lo farò portare, sei in errore. –

- Poche cazzate Ivan. – stavolta fu il turno della rossa di ridere, lo guardò con supponenza e mise mano ai pugnali da lancio legati alla cintura quindi gli rivolse uno sguardo serio - Lui verrà con noi. È il mio cagnolino da guardia e non lo lascerò qui: tu hai i tuoi cuccioli cui badare, io ho il mio… E ora andiamo. –

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Capitolo 14
*** Passato e Presente ***


<< NOVA LUX >>

 

- Per quale motivo hai deciso di seguirmi? Dovevi tornartene a casa! – lo rimproverò la rossa, aiutandolo a rialzarsi mentre il resto dei lupi li precedeva – Hai rischiato di mandare tutto in fumo lo sai? -

- Ero preoccupato per te! – sbottò l’altro, ripulendosi gli abiti dalla polvere rimasta, quindi le rivolse un’occhiata preoccupata - Sarai anche guarita ma non sei ancora tornata del tutto in forze. –

- Ricordami chi tra noi due è stato catturato… – si beffò di lui, divertita dalla magra figura che aveva fatto poco prima e si incamminò seguendo Ivan, a qualche metro da loro.

Ezio la ignorò, l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era sentire la sua allieva che gli diceva di stare più attento a ciò che faceva, questo si che era davvero ironico: - Si può sapere chi sono questi uomini? –

- In città li conoscono come i Seguaci di Romolo… - spiegò lei, osservando quattro lupi arrampicarsi lungo le rovine e attivare i meccanismi di quattro fontane che fecero crollare il pavimento, molto probabilmente l’avevano fatto per nascondergli la via più breve ma non si lamentò - Ti dice niente? –

- Lavorano per i Borgia! – per poco Ezio non lo urlò e attirò l’attenzione di Ivan e di un altro paio di lupi che gli riservarono delle occhiate divertite.

Marte gli tirò una gomitata sulle costole e sorrise gioviale a Ivan che, in risposta, scoppiò a ridere prima di tuffarsi. Rivolse al fiorentino uno sguardo infastidito e gli spiegò la situazione a grandi linee: - Lavorano per chi li paga meglio e i Borgia, almeno sotto l’aspetto economico non se la passano per niente male... –

Si tuffarono entrambi, il primo a uscire fu Ezio che le porse la mano per aiutarla a uscire ma non fu l’unico ad avere la stessa idea, al suo fianco infatti c’era Ivan. Per non fare un torto a nessuno, Marte si fece aiutare a entrambi e prima di riprendere il lungo viaggio verso il santuario.

Una volta fuori dall’acqua, si premurò di strizzare gli abiti completamente fradici accorgendosi soltanto dopo un paio di secondi che nessuno degli uomini presenti sembrava intenzionato a distogliere lo sguardo: - Devo cavarvi gli occhi personalmente o è troppo sperare che capiate da voi che questo non è uno spettacolo di cabaret? –

Finalmente riottenuto un minimo di privacy, Marte si tolse la maglietta e la strizzò, non ci teneva proprio a riammalarsi e in quel posto il vento la faceva da padrone…

Affiancò il fiorentino e fece cenno a Ivan di proseguire.

Approfittando del fatto che i lupi si erano messi a parlare tra di loro, Ezio si sporse verso di lei e mantenendo il tono appena udibile le chiese se i Seguaci di Romolo fossero dei mercenari.

- Diciamo che, con le loro imprese, si avvicinano molto al concetto comune del termine “mercenari”… - a quel punto, stufa delle continue domande del moro, accelerò il passo tentando di distanziarlo il più possibile - Adesso che i tuoi dubbi adolescenziali sono stati risolti, puoi evitare di farti ammazzare o ti è così difficile tenere la bocca chiusa? –

- Perché hai ucciso quegli uomini? Non hai mostrato la minima esitazione. – la afferrò per il polso e la costrinse nuovamente a guardarlo ma quasi si rammaricò della sua scelta. Non si sarebbe mai aspettato di rivedere lo stesso sguardo di qualche settimana prima: era impaurito e freddo al contempo e sul suo volto, sempre così allegro e spensierato, era incredibilmente spaventoso.

- Dicono che il primo omicidio si ricordi per sempre, gli altri sono solo un numero… - mai come quel momento gli sembrò una frase appropriata, uccidendo quelle persone non aveva provato niente più che fastidio, il solo pensiero delle azioni che avevano commesso in passato le era bastato a mettere a tacere il suo senso di colpa - Credimi: nessuno li rimpiangerebbe, sono uomini della peggior specie quelli che camminano al nostro fianco… Per di più sono tutti facilmente rimpiazzabili. -

Uno dei seguaci aveva improvvisamente arrestato la sua camminata, aveva messo mano all’elsa della sua spada e si era avvicinato alla rossa con rabbia: - Stai parlando troppo mocciosa. –

- Dovresti cucirti la bocca, randagio… - la rossa sembrava essere del tutto a proprio agio in quella situazione, come se fosse del tutto certa che qualunque azione avesse compiuto l’uomo davanti a lei, niente avrebbe potuto scalfirla o ferirla in alcun modo - Le voci che girano sul vostro conto non sono un esempio di rispettabilità e, come hai potuto vedere, non ci penserei due secondi a porre fine alle vostre inutili vite. –

- Come ti permetti! – esclamò quello, imbestialito dall’atteggiamento schernitore con cui la ragazza stava parlando di lui e dei suoi fratelli.

Marte non attese oltre, fece scattare la lama celata e le puntò alla gola del lupo davanti a lei, divertita dal timore che aveva visto nello sguardo dell’uomo davanti a lei: - Credi che stia scherzando? Preferiresti una dimostrazione pratica di ciò che ho detto? –

- Dovresti smetterla di terrorizzare i miei uomini. – da quando avevano messo piede nella tana, quella era la prima volta che Ivan interveniva direttamente, fece cenno al compagno di precederlo e si avvicinò ai due - Non hanno colpe per ciò che non conoscono. Dovresti prendertela con me: non mi sono mai preoccupato di informarli sul tuo conto. –

- È da molto che vi conoscete? – domandò a quel punto Ezio, incuriosito dallo strano scambio di sguardi intercorso tra i due e dallo sbuffo rassegnato della rossa al suo fianco che s’incamminò, seguendo l’uomo che l’aveva quasi convinta a usare nuovamente la lama celata.

- Abbiamo trascorso gran parte della nostra infanzia insieme. - spiegò Ivan, guardando la rossa con ammirazione notando con quanta agilità riuscisse a stare dietro ai suoi uomini, aveva sentito una voce che la dava ormai per spacciata ma a giudicare dalla fluidità dei suoi movimenti si era ripresa perfettamente - I nostri padri si conoscevano da tempo e abitando nella stessa zona della città, era facile incontrarsi. Non era poi così difficile restare in contatto tra noi. –

- Quindi siete amici. – il fiorentino parlò senza staccare lo sguardo dalla rossa, Marte si trovava in cima a una colonna a più di dieci metri dal terreno e sembrava pronta a spiccare un bel salto, l’unico modo per raggiungere l’apertura che dava sulla stanza adiacente.

 - Vero soltanto per metà… - notando che Ezio era pronto a seguire gli stessi passi della rossa, lo fermò e gli indicò una via alternativa, sicuramente più pratica e comoda di quella che avevano seguito gli altri - I miei ragazzi vogliono fare il giro difficile. Credo stiano cercando di vendicarsi per ciò che ha detto prima ma non hanno idea delle sue capacità. –

Il fiorentino annuì appena, capendo le intenzioni di rivalsa che i lupi provavano nei confronti della rossa, non era facile per nessuno accettare di essere sconfitti da una donna ma poi, la sua mente, tornò alle parole del biondo al suo fianco: - Credo di essermi perso qualche passaggio. –

Ivan sospirò tra se e se, come se il ricordo gli provocasse un netto rimpianto, poi decise di spiegargli la situazione: - Prima che io diventassi il capo sei Seguaci di Romolo, io e lei avevamo un rapporto totalmente diverso dall’amicizia. –

A quel punto sul volto di Ezio si materializzò un’affermazione confusa, il suo sguardo seguiva ancora l’agile figura di Marte che si apprestava proprio in quel momento a tornare “con i piedi per terra”, cercò di non essere troppo invadente ma ormai la curiosità lo stava divorando: - Credo di non capire ciò che intendi… Se non eravate amici, qual era la natura del vostro rapporto? –

Ivan sorrise divertito notando che i suoi uomini avevano il fiatone mentre Marte era fresca come una rosa. La vide saltare giù dal cornicione e atterrare con l’eleganza di una Dea incantatrice quindi, si voltò nuovamente verso il fiorentino e mostrando un’impassibilità che fino a quel momento non gli era appartenuta, rispose.

- Marte era la mia promessa sposa. –

 

*****************

 


 

- Mi aspettavo qualcosa di più dai tuoi uomini. - Marte indicò gli uomini alle sue spalle, erano visibilmente affaticati e non si risparmiarono delle occhiate malevole nei suoi confronti notando l’ilarità con cui si beffava di loro – È evidente che ho sopravvalutato i Seguaci di Romolo. Posso sapere che cosa gli hai detto? Sembra sconvolto! –

L’espressione di Ezio era a dir poco allibita.

Iniziando quell’avventura nel sottosuolo della città eterna si sarebbe aspettato di tutto ma incontrare il futuro sposo della ragazza per cui spasimava, non rientrava certo nei suoi programmi.

- Rispondevo a un paio di domande. – Ivan scrollò le spalle con noncuranza, in un certo senso si era aspettato una simile reazione da parte del fiorentino, a giudicare dagli sguardi che aveva rivolto a Marte per tutto il tempo, era evidente il fatto che nutrisse un vivo interesse nei suoi confronti - Sul nostro passato insieme. –

Marte gli rivolse un’occhiata malevola.

Nemmeno quando Ezio l’aveva colta in preda ad uno dei suoi lapsus notturni, aveva visto comparire sul suo volto un’espressione così sorpresa, arrivati a quel punto c’era una sola spiegazione plausibile e si sarebbe premurata di rimbeccare entrambi.

- Vedi di levarti quell’espressione sconvolta dalla faccia Auditore. L’idea che qualcuno possa aver pensato di unirsi in matrimonio con me ti sconvolge tanto? – guardò entrambi con rabbia e rammarico, quello sguardo li convinse entrambi a indietreggiare inconsciamente, era evidente che entrambi volessero mettere quanta più distanza possibile tra loro e la furia rossa - E tu, non avevi alcun diritto di riportare a galla la storia del matrimonio combinato… con lui poi! Per quale motivo l’hai fatto? –

Ivan alzò le mani in segno di resa, se c’era una cosa che non aveva scordato, era quanto Marte potesse diventare manesca da arrabbiata e non rientrava nelle sue priorità farsi malmenare davanti ai suoi uomini: - Me l’ha chiesto lui! –

Marte lo guardò negli occhi per qualche istante, colse una luce furbetta nel suo sguardo, non mentiva ma non raccontava neanche la verità.

Probabilmente Ezio era stato coinvolto in qualche tranello mentale, Ivan doveva averlo portato esattamente dove voleva, la cosa meno chiara in tutta quella faccenda era la reazione del fiorentino: - Mah. Ci credo poco… A differenza sua, ti conosco come le mie tasche, non fai mai niente per niente. E comunque questa storia è morta e sepolta, parliamoci chiaro, non ha senso tirarla fuori dopo tutti questi anni. –

- C’è ancora tempo… Per il matrimonio intendo. – fu la divertita risposta del biondo che, senza mezzi termini, le rivolse un’occhiata maliziosa passandole delicatamente una mano sulla schiena – Siamo giovani e in forze dopotutto. -

Marte lo afferrò per il polso e gli torse il braccio dietro la schiena, vide alcuni dei lupi voltarsi in sua direzione, pronti a mettere mano alle armi se necessario, quindi gli sussurrò all’orecchio una frase divertita: - Quando mio padre ti taglierà la gola, sapendo che sei in combutta con i Borgia, sarò felice di far incidere sulla tua lapide ciò che penso di te. – quindi lo liberò dalla sua presa e sogghignò notando l’espressione dolorante comparsa sul suo volto.

Ivan si massaggiò la spalla indolenzita ma preferì non ribattere, in un certo senso era sicuro di essersi meritato una simile reazione da parte della rossa ma non era per niente d’accordo su ciò che aveva detto riguardo a Luca: - Tuo padre non mi ucciderà. Ricorderai da te ciò che ha detto sul mio conto anni fa: sono il figlio che non ha mai avuto. –

- Questo prima che ti dessi alla macchia… - replicò Marte inacidita ma preferì non rivangare oltre nel passato, lui conosceva le sue colpe e non era il caso di renderle note anche al fiorentino – Sai bene quanto me che non è stata una grande mossa, la tua. -

Il peso delle sue colpe gli gravava ancora sulle spalle ma non avrebbe dato un’altra soddisfazione alla rossa. Ivan incrociò le braccia dietro la nuca, ignorò la frecciatina della rossa e gli rispose ostentando una calma che, ne era certo, in quel momento proprio non gli apparteneva: - Gli parlerò e risolveremo la situazione… Vedrai che capirà. –

- Se ne sei convinto. – preferì non continuare oltre quella discussione, ne avevano parlato fin troppo ed era giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione – Adesso possiamo parlare o devo scalare qualche muro per arrivare al tuo ufficio? –

Ivan sospirò, gli era ormai fin troppo chiaro che quella non sarebbe stata una visita di cortesia, tanto valeva tagliare la testa al toro e porre fine a quella patetica sceneggiata: - È più che evidente che la mia sola presenza ti da sui nervi quindi… Spiegami cosa ti ha condotto qui. -

- Non parlerò davanti ai tuoi uomini. – fu l’eloquente risposta della rossa che, nel corso delle ultime due ora, aveva ampiamente dimostrato quanto disapprovasse lo stile di vita dei suoi uomini.

- Come desideri. – Ivan fece un cenno ai suoi uomini, i Seguaci di Romolo si dispersero velocemente negli infiniti tunnel su cui era stata costruita la città eterna e gli concessero la dovuta privacy mentre raggiungevano il suo studio.

Ma neanche quel tipo di approccio sembrò piacere alla rossa, questa incrociò le braccia al petto innervosita e gli riservò l’ennesima occhiata fulminante: - Smettila con tutta questa accondiscendenza: mi dai sui nervi! –

Marte se lo ritrovò a un palmo dal naso, era stato veloce, più di quanto si aspettasse e sgranò gli occhi per la sorpresa sentendolo parlare.

- Muovi il culo, rossa… Non ho tempo da perdere con le tue cazzate. –

Sul volto di Marte si aprì un sorriso sinceramente divertito, gli diede una pacca sulla spalla e lo precedette all’interno della stanza, ridendo della sua espressione infuriata: - Molto meglio Ivan. -

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Capitolo 15
*** Realtà Simulata ***


<< NOVA LUX >>

 

Ivan congiunse le mani davanti al volto, dall’altra parte la rossa era visibilmente spazientita, non fece altro che rivolgerle uno sguardo stremato prima di risponderle: - Possiamo parlarne quanto vuoi Marte. La loro offerta è troppo allettante perché decida di rifiutarla. –

- Ti rendi conto di ciò che potrebbe significare per l’intero paese finire sotto il dominio dei Borgia? – sbottò lei, sbattendo le mani sulla scrivania, non riusciva a credere che proprio lui non riuscisse a capire la gravità della situazione - E tu li aiuti, come se non te ne fregasse nulla! -

- Quanto la fai lunga… - sbuffò lui mettendosi più comodo sulla sua poltrona, quella conversazione non li avrebbe portati da nessuna parte, ne era certo - I tuoi amichetti incappucciati risolveranno la situazione e a noi toccherà cercare qualche altro idiota disposto a pagarci. -

- Hanno tra le mani qualcosa che potrebbe ucciderci tutti quanti in un colpo solo l’idea gli solleticasse la mente. – il riferimento alla Mela fu velato ma colse il fiorentino di sorpresa, Marte gli rivolse uno sguardo che sembrò voler dire “ti spiegherò dopo” quindi riprese la sua arringa contro il capo dei lupi - Posso procurarmi anch’io dell’oro, i soldi non sono certo un problema ma tu sei disposto a rischiare la tua vita e quella dei tuoi uomini perché non hai voluto darmi retta? –

Ivan tornò improvvisamente serio.

La piega che aveva preso il discorso lo aveva colpito, non si trattava dunque di un capriccio della rossa ma di una situazione incredibilmente seria che andava affrontata con solennità: - Perché mai dovrebbero uccidervi? Tu in particolare, cosa potresti mai aver fatto per attirare la loro attenzione, sbaglio o sei nel giro solo da un mese? –

Marte distolse lo sguardo, il solo ricordo dei giorni passati in quella tremenda prigione fu in grado di rattristarla, un sorriso amaro le comparve sul volto: - Diciamo che gli ho dato l’occasione di guardarmi in faccia più del dovuto… Non hai niente da mangiare qui sotto? Inizio ad avere fame. –

- Non ci provare! Non te ne andrai così facilmente! – replicò il biondo, bloccandola sul posto con uno sguardo prima che Marte riuscisse a muovere un passo verso la porta, infine sospirò e cedette - Hai vinto, riparleremo della faccenda tra noi e i Borgia ma voglio ora capirci qualcosa anch’io. –

- Chiedi a Ezio, conosce la storia meglio di me e ci sono cose che nemmeno io so… Magari sarai più fortunato. – scrollò le spalle liquidando la faccenda in un paio di secondi, quindi cacciò la testa fuori dalla porta e si guardò in torno nella speranza di capire dove quei pazzoidi tenessero il cibo ma da lì non vedeva altro che porte e corridoi - Hai il miglior sistema di refrigerazione della città e non lo sfrutti? Che spreco! –

- Non ho idea di cosa tu stia parlando. – stavolta fu Ivan a liquidarla, voleva vederci chiaro in quella situazione e capire se gli sarebbe toccato davvero schierarsi in prima linea con il resto dei suoi sottoposti contro i Borgia – Segui il tuo naso, non sarà difficile trovare le nostre scorte. –

- Se sentite qualcuno imprecare sono io che mi sono persa. Non mi è ancora del tutto chiaro il perché ma ogni volta che mi ritrovo a vagare per questi cunicoli il mio senso dell’orientamento va a farsi benedire… - prima di allontanarsi Marte raccolse le sue carte e nel caos generale recuperò anche più del dovuto, sperò che nessuno si fosse accorto dei suoi movimenti e per distrarli ulteriormente, diede a entrambi un bacio sulla guancia prima di dileguarsi - Questo non avrei dovuto dirlo davanti a te. Oh beh, ormai il danno è fatto ed io inizio ad avere fame, ci si vede ragazzi! –

 


 *****************


 

Ezio spiegò a Ivan l’intera situazione in poco meno di un’ora.

Più volte fu interrotto dalle domande del biondo che, senza nascondere un certo nervosismo in tal proposito, non riusciva proprio a comprendere la decisione di Luca: il fiorentino aveva ragione, Marte era ancora inesperta sotto molti punti di vista e quella missione avrebbe potuto ucciderla.

- Nonostante le evidenti complicazioni, Marte è riuscita a compiere la sua missione e ha rimarcato il concetto più volte durante la convalescenza. – Ezio restò in silenzio per qualche secondo, rifletté a lungo sui cambiamenti che le aveva visto fare in quei quaranta giorni e, per quanto gli sembrasse illogico fare quei pensieri, si ritrovò a esporre i dubbi che lo assillavano da qualche tempo a Ivan – Non so nemmeno come spiegarlo. È come se… Avesse il perenne terrore di essere scartata e sostituita con qualcun altro. –

- Ci credi se ti dico che c’è stato un tempo in cui Marte non era altro che una timida ragazzetta di provincia? - il biondo ricordò i tempi andati con un debole sorriso sulle labbra, in un certo senso gli mancava avere Marte al suo fianco, ne avevano fatte di cotte e di crude fino a qualche anno prima - Aveva perennemente le guancie arrossate per l’imbarazzo. Non faceva mai nulla che potesse contraddire suo padre e non si cacciava mai nei guai, o meglio, non di sua volontà. –

Al fiorentino sfuggì una risata, immaginare la rossa nei panni di una tenera ragazzina indifesa e facilmente impressionabile gli era praticamente impossibile. Gli capitava spesso di ripensare al loro primo combattimento, quel gioco sleale gli era costato ben più di un paio di bagni freddi, doveva ammetterlo almeno con se stesso: - Scusa ma mi risulta abbastanza difficile da immaginare… La ragazza con cui ho a che fare tutti i giorni, è l’esatto opposto della persona che hai appena descritto. –

- Ti credo sulla parola, soltanto cinque anni fa l’idea di entrare nella tana dei Figli di Romolo non l’avrebbe neanche sfiorata. – Ivan ricordò improvvisamente un altro fatto che alla vecchia Marte non sarebbe mai capitato di sottovalutare, la ragazza che ricordava era solita prendersi cura degli orfani e dei randagi di Roma, mai si sarebbe immaginato di trovarsela davanti con le mani insanguinate - Lei era quella che piangeva per la morte di un uccellino caduto dal nido… Vederla uccidere quattro uomini a sangue freddo mi ha lasciato senza parole. –

- A questo punto credo di essere io quello che la conosce meglio. – sul volto di Ezio si materializzò un ghigno soddisfatto. Forse era vero, Ivan e Marte avevano condiviso l’infanzia, tuttavia a conti fatti era lui che l’aveva vista trasformarsi in qualcosa di nuovo e sconosciuto.

- Forse hai ragione tu Auditore… Tuttavia non mi sembra proprio che la tua conoscenza su di lei ti stia facilitando il compito. – fu il suo turno di sogghignare, aveva perfettamente capito le intenzioni del fiorentino e a giudicare dagli sguardi che si erano rivolti negli ultimi dieci minuti non gli avrebbe reso il compito facile - Marte è furba, l’avrà capito da un pezzo cosa stai cercando di fare, eppure ancora non hai rinunciato. –

Le nocche di Ezio sbiancarono sotto la sua ferrea presa, doveva aspettarsi una simile risposta da parte sua, decise di ignorare l’ultima frecciatina di Ivan cercando invece di capirci qualcosa: - Cosa mi dici di te invece? Lei non sembrava felice di vederti. –

- Eppure mi ha cercato. - replicò immediatamente il biondo puntando le iridi chiare in quelle dell’uomo seduto dinanzi a lui, Ezio era bravo a parole, sapeva bene quali tasti toccare per provocare una reazione ma non gli era ancora chiaro quale fosse il suo limite - So cosa stai per dire: l’ha fatto solo per via della mia posizione e te lo concedo. Tuttavia avrebbe potuto semplicemente farmi arrivare il messaggio senza presentarsi qui. -

Ezio liquidò la faccenda con una banale alzata di spalle, si godette l’espressione confusa sul volto di Ivan e replicò: - Non le piace delegare. Nemmeno questa è una grande novità. –

- Avete finito di fare gossip sorseggiando the? Credevo fosse chiaro il motivo che mi ha spinto a lasciavi soli! - la rossa, appena comparsa dalla porta con un panino al prosciutto tra le mani, ricevette in risposta due sguardi confusi; Marte non riuscì a trattenersi, sbuffò esasperata ed alzò gli occhi al cielo, a quel punto le fu fin troppo evidente che era stato inutile sperare nelle facoltà intellettive dei due - Avreste dovuto parlare di piani d’azione, eventuali alleanze e metodi per impedire ai Borgia di spadroneggiare! Avrete tempo per le chiacchiere dopo che tutta questa faccenda sarà conclusa, ok? –

 

 

*****************

 


 

15 Ottobre 2012 – Abstergo, soggetto 18

 

Quando l’Abstergo mi ha trovato, ero ridotta sul lastrico, non avevo un lavoro e nessuno mi avrebbe cercato.

Ero un fantasma che vagava per le strade di Los Angeles.

La gente poteva guardarmi in faccia per ore eppure, nel giro di un paio di minuti, il mio volto non era altro che un’ombra nei loro ricordi.

Sono troppo anonima, troppo comune se si escludono i miei capelli rossi, ho semplicemente una predilezione per i computer e le lingue morte.

E il cacciarmi nei guai ovviamente.

Sono a Roma da due settimane… credo. Restando chiusi qui dentro si perde un po’ il senso dello scorrere del tempo, soprattutto con tutti questi “salti” che mi scombussolano la mente.

Non ci ho ancora capito un gran che di tutta questa storia ma almeno ho un tetto sopra la testa, il resto non conta.

 

 

- I valori sono fuori scala. - da quando Lucy si era data alla macchia trascinandosi dietro una delle cavie, il caso del soggetto diciotto era stato affidato alla supervisione di Simon, un tipetto occhialuto sempre preoccupato di dire la parola sbagliata – Credo che dovremmo interrompere signore. –

- Alexis? – una seconda voce, più decisa e meno balbettante la riscosse dal ricordo in cui era bloccata fino a qualche istante prima - Puoi continuare? -

- Il mal di testa inizia a farsi sentire Doc. - borbottò la rossa senza aprire gli occhi, sapendo fin troppo bene che quelle luci al neon sarebbero state in grado di peggiorare il suo malessere; percepì una nota nervosa nel tono di Vidic, ordinò a Simon di staccarla dalle macchine e se ne chiese il motivo - Ci sono problemi? –

- Nessun problema Alexis. Per oggi hai fatto abbastanza. – Vidic scosse la testa nel tentativo di rassicurarla, Alex lesse impazienza nel suo sguardo ma preferì non indagare, l’uomo la scortò gentilmente fino alla porta prima di liquidarla - Mangia qualcosa e riposati: domani sarà una giornata molto impegnativa per tutti noi. –

 

 

Credevo che donare il mio “corpo alla scienza” sarebbe stato molto più strano e invece, mal di testa a parte, era come passare intere giornate a sognare. Non che qualcuno si fosse mai degnato di spiegarmi l’intera faccenda.

Io sono una cavia, uno strumento, un progetto a termine…

Alcuni mi avevano definito così, convinti di essere soli e che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio.

Non mi piace avere a che fare con situazioni a me sconosciute e più di una volta, all’inizio della sperimentazione, ho mosso qualche remora: sdraiarmi su quella poltrona da dentisti per giocare all’assassina che uccidere lo stronzo di turno mi andava bene ma volevo capirci qualcosa.

In pratica raccolgo informazioni, sono una 007 al femminile a cui deve essere ancora assegnata l’ultima missione. Sono quella che deve capire con chi o con cosa ha a che fare.

Giocare con l’Animus non è facile: c’è sempre una forza superiore che spinge il mio personaggio verso una meta ben precisa e sarò onesta, per essere un simulatore virtuale è piuttosto… Realistico.

Quando Marte è stata catturata e rinchiusa in quella lurida cella ho patito le pene dell’inferno, potevo sentire il dolore provocato dai tizzoni ardenti, come se scorressero direttamente sulla mia pelle.

E non mi è piaciuto.

Stanno giocando con la mia mente e questo non era nei patti.

Forse dovrei seguire l’esempio di Lucy: mandare tutti a quel paese e scappare il più lontano possibile…

Ma prima devo capirci qualcosa.

 

 

Note(ovvero “ciò che non importa a nessuno”) :

Siccome la febbre mi fa delirare, riempiendomi la testa di strambe idee, ho deciso di provare qualcosa di nuovo che credo tutti abbiate notato a questo punto. Spero che non sembri semplicemente un “allungare il brodo”… In caso fatemelo sapere: la storia si scrive un po’ per volta, non sarà un problema tornare ai vecchi canoni, spacciando tutto questo per un capitolo di passaggio. ;)

Alla prossima,

Calamity_Shadow

 

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Capitolo 16
*** Dubbi & Questioni Irrisolte ***


<< NOVA LUX >>

 

Di giorno mi è permesso restare nei limiti della proprietà, non un metro oltre i cancelli, quasi temessero una mia fuga… Ma dove altro potrei andare?

E poi non è tanto male stare qui.

Mi viziano come se fossi la figlia prediletta ma al contempo mi tengono a distanza, come un animale raro, e a me sta bene.

Ci pensavo giusto un paio di giorni fa: il fatto che mi abbiano scelto dovrà pur significare qualcosa; non riesco proprio a trovare un motivo valido che possa spingere una multinazionale a raccattare randagi per la strada.

Le parole di chi lavora qui dentro sembrano nascondere un doppio fine e, maledetta sia la mia curiosità, sono intenzionata a capirne il motivo: quali incredibili segreti può nascondere un’azienda del genere?

Stasera non c’è nessuno a sorvegliare la mia porta.

Nell’ultimo mese sembrano aver allento un po’ le redini, è evidente che non mi ritengono una minaccia ma non posso che dargli ragione: a differenza di Marte, se usassi un pugnale, è più probabile l’ipotesi che mi faccia male da sola… Non che l’idea mi piaccia ovviamente.

È scoccata la mezzanotte.

Questo vuol dire che in questo preciso istante non c’è nessuna guardia in giro e che per dieci minuti tutte le finestre si tranquillamente aprire.

In ogni caso questo non rende la mia “evasione” più semplice: sono al quinto piano, il palazzo più vicino dista almeno tre metri ed io sono fuori allenamento da parecchio tempo ormai.

Posso solo sperare di non finire indegnamente sfracellata al suolo.

Ho trovato (non so dove, sia chiaro) il coraggio di saltare e ci sono riuscita… In parte per lo meno. Sono appesa al cornicione e non ho idea di come muovermi.

Come diavolo fa a sembrare tutto così dannatamente semplice quando sono dentro l’Animus?!

Se riesco a sopravvivere prometto di andare in palestra…

Cerco di far scivolare la mano lungo il bordo, nel tentativo di spostarmi più in là e lo ammetto: per un attimo mi sembra di aver fatto la più grande cazzata della mia vita.

Eppure, spinta da non so quale istinto, il mio corpo sembra muoversi automaticamente e nel giro di trenta secondi, ho raggiunto le scale antincendio che fino a poco fa mi sembravano lontane chilometri.

Le mie mani sono ricoperte da tagli e graffi che non avevo preventivato, sento le gambe tremare per l’adrenalina, il mio cuore sembra pronto a esplodere… Non posso crederci: ce l’ho fatta davvero o sto sognando?

- Che. Figata. -

Mi concedo un attimo di gloria… Mai avrei pensato di riuscire a compiere un’impresa simile!

Quando l’adrenalina cala, mi ricordo qual è la priorità di questa notte.

Scendo le scale accendendomi una sigaretta, per scaricare definitivamente la tensione mentre rifletto su ciò che devo fare: capire se per le mappe dell’Animus si sono ispirati alle vecchie cripte romane.

Perché?

Non ne ho idea ma c’è qualcosa che mi spinge in quella direziona.

 

Sono alle rovine delle Terme di Traiano.Se non sbaglio questo è l’ultimo posto dove Marte ha cercato Ivan…

Dovrei ricordare la strada abbastanza bene ma, al contrario del mio personaggio, io non sono molto pratica di questi cunicoli e spero vivamente di non perdermi.

Entro dalla botola che ho usato meno di cinque ore fa e resto sorpresa: è incredibile come a distanza di secoli niente sia cambiato qui sotto.

Il buco che i Seguaci di Romolo hanno aperto nel pavimento è ancora presente, mi chiedo come mai nessuno abbia mai provveduto a restaurare questa zona della città…

Prima di buttarmi nel vuoto per non so quanti metri, verifico che ci sia ancora acqua nel pozzo, lancio un masso nella cavità e dopo un sonoro “splash”, decido scendere a mia volta senza pensarci troppo.

Il mio istinto di autoconservazione stasera è definitivamente in sciopero.

Si prospetta una nottata piena di arrampicate…

Poi ricordo un dettaglio: né Ezio né Ivan ci hanno seguito una volta entrarti nelle cripte.

Arrivati a questo punto, voglio sperare seriamente che le mappe del gioco corrispondano a quelle della realtà altrimenti resterò sul serio bloccata qui sotto e la cosa, francamente, non mi piace per niente.

Mi guardo intorno in cerca di un’altra strada, meno travagliata e sicuramente più praticabile, mi basterebbe scavalcare quel vecchio cancello arrugginito per arrivare dall’altra parte… S’intravede un’enorme statua e mi concedo un sospiro di sollievo: almeno sto andando dalla parte giusta.

Mi avvicino, questa recinzione non sembra particolarmente solida, la ruggine ha ormai corroso totalmente le guide e gran parte dell’intera struttura.

Con un paio di calci potrebbe addirittura crollare ed evitarmi un’antitetanica fuori programma. 

E infatti è così… Anche se, ormai, il mio udito è andato completamente a farsi friggere per il frastuono provocato dalla caduta.

È tutto così identico che non posso più pensare a blande coincidenze: dove nell’Animus ho visto del fuoco, ora c’è una macchia scura, residuo del combustibile usato all’epoca per impedire a Marte il raggiungimento dell’ultima sala.

Da qui posso vedere la balconata da cui Ezio e Ivan hanno osservato l’arrampicata del mio alter-ego e lateralmente ci sono delle scale in rovina che decido di percorrerle.

Sono nella sala dei bottini… Il fatto che io conosca questo posto, pur non essendoci mai stata fisicamente, mi dà parecchio su cui pensare.

Non è più come vestire i panni di Marte.

E di punto in bianco mi ritrovo avvolta in ricordi sicuramente non miei.

È come se riconoscessi l’odore d’incenso ed erbe aromatiche che impregnano queste antiche pareti, come se potessi elencare a memoria i libri presenti nella libreria dello studio di Ivan, come se tutto avesse più senso in ciò che faccio ogni giorno.

Mi sento proiettata in un passato lontano, fatto di sette segrete e nemici sconosciuti, pronti a colpirmi alle spalle. Marte combatteva contro i Templari per la pace e la libertà degli uomini ma… C’è un “ma”, è come se le sue gesta avessero un fine più alto che ancora non ho scoperto.

Un ultimo interrogativo mi riscuote mentre torno all’aria aperta.

Perché all’Abstergo è interessato a questa roba?

 

*****************

 

DENTRO L’ANIMUS - ROMA

 

 

I due Assassini abbandonarono il covo dei Seguaci di Romolo dopo una lunga e inconcludente discussione. Marte ne era uscita con un principio di esaurimento nervoso mente Ezio era stato colto da uno dei più pesanti attacchi di sonno della storia.

Le avevano provate tutte per convincere Ivan ad allearsi con loro ma non avevano avuto successo. L’unica nota positiva stava nel fatto che i Seguaci di Romolo non avrebbero più supportato i Borgia e, almeno per un po’, Roma sarebbe rimasta un luogo tranquillo e libero dalle loro malefatte.

Mentre camminavano per le strade della città eterna, Ezio s’immobilizzò attirando l’attenzione della rossa su di se, indicò una via laterale e spiegò le sue intenzioni: - Tra poco devo incontrare Machiavelli. –

- Negli ultimi tempi ti piace proprio chiacchierare. – sul volto di Marte comparve un’espressione sarcastica, incrociò le braccia dietro la nuca e gli rivolse un’occhiata divertita - Credevo fosse una prerogativa tutta al femminile e invece… Mi stai aprendo gli occhi su un nuovo mondo Auditore. -

Il moro alzò gli occhi al cielo sospirando, gli diede un colpetto sulla fronte e notando l’espressione allibita che seguì il suo gesto, scoppiò a ridere: - Spiritosa come sempre vedo. Devo consegnargli una lettera importante, non vado mica lì per prendere il the con i pasticcini! –

Marte si massaggiò la fronte dolorante e gli riservò un’occhiata malevola.

La rossa si avvicinò al banco della frutta, prese una mela e lanciò una moneta al ragazzo dietro il banco che le sorrise, quasi ammaliato: - Devo essere proprio io a ricordartelo? Tutto è importante quando ci siamo noi di mezzo! -

- Dove ti posso trovare? – gli domandò lui, di punto in bianco, ottenendo in risposta uno sguardo decisamente confuso da parte della rossa – Non crederai sul serio che non abbia delle domande da farti vero? –

- Primo: sono io che trovo te, non il contrario. – fu la risposta della rossa, divertita dall’evidente sorpresa che la sua provocazione aveva causato nel moro, quindi continuò a elencare le sue ragioni senza lasciargli il tempo di replicare - Secondo: mi prenderò la libertà di glissare sulle domande scomode, sappilo. –

Ezio sbuffò, l’orologio della piazza segnava ormai le due del pomeriggio, era fin troppo in ritardo per i suoi standard: - C’è un terzo punto o posso andare da Machiavelli? –

- Visto che mi ci fai pensare, un terzo punto c’è eccome: smettila di trattarmi come se fossi un incompetente. – lei gli puntò un indice al petto, aveva gli occhi ridotti a due fessure e niente in lei sembrava rassicurante in quel momento - Hai la mia parola Ezio, sei a tanto così dal prenderti un pugno in faccia. –

Ezio alzò le mani in segno di resa e indietreggiò, un sorriso divertito sulle labbra e la faccia di chi sa di essere nei guai, le voltò le spalle e si allontanò salutando: - Capito, non sei in vena… A più tardi. –

 

 

*****************

Marte si rintanò per un paio di ore nella biblioteca dei Frati Minori. Era certa di poter trovare, tra quegli antichissimi tomi, qualche informazione su dove conducessero i cunicoli sotto Roma.

Con la mappa trafugata, seppure fosse ancora da verificare la sua autenticità, era certa di poter raggiungere i poli opposti della città in 1/3 del tempo che l’era normalmente richiesto saltellando da una casa all’altra… Che poi, detto francamente, i tetti di Roma diventano parecchio scivolosi d’inverno e restare in equilibrio non è un’impresa così semplice!

Ringraziò fratello Matteo per averla aiutata nella ricerca: senza il suo intervento, probabilmente, sarebbe stata ancora in alto mare cercando informazioni nella sezione sbagliata.

Ricordò le parole del fiorentino.

Probabilmente Machiavelli aveva le sue stesse intenzioni: cercare nuovi alleati per la causa.

Tuttavia, se da un lato lei aveva informato gli abitanti del mondo di sotto, a loro sarebbero toccate altre possibilità. Forse qualcuno di più noto e in vista dei Seguaci di Romolo… Sbuffò. Capì fin troppo in fretta chi avessero intenzione di coinvolgersi.

 

 

*****************

La rossa arrivò sul tetto della Rosa in Fiore in meno di mezz’ora, per sua fortuna nessuna guardia si era interessata a lei più del dovuto e nessuna tegola scivolosa aveva interrotto la sua corsa.

Si affacciò verso il basso e notò sulla balconata due donne dall’aria nobile alle prese con una strana conversazione con tre delle prostitute di madonna Solari, erano tutte così prese dalle loro chiacchiere da non accorgersi dell’arrivo di Ezio.

Stava per chiamare il moro, nel tentativo di attirarne l’attenzione ma le parole di Ezio la incuriosirono al punto da convincerla a non proferire verbo. Marte si limitò ad accucciarsi lungo il cornicione per ascoltare l’intera conversazione, certa di essere “invisibile” ad altri da quel posto, in modo da non interromperli.

- Madre… Sorella? – lo vide incespicare sulle parole, un evento più unico che raro, vista la sua indole particolarmente spavalda e non riuscì a reprimere un sorriso divertito.

La donna più anziana si voltò e con un sorriso in volto si avvicinò a lui di qualche passo: - Ezio! Sir Machiavelli ci ha detto che potevamo trovarti qui. –

 

 

Marte non riuscì a trattenere uno sbuffo: - Dire a una madre che può trovare il proprio figlio in un bordello… Ma dai! Non sta bene! –

 

 

- Che cosa fate a Roma? Firenze è stata attaccata? – nel tono del fiorentino c’era una chiara nota di preoccupazione, per quello che ne sapeva, i Borgia potevano aver tentato un attacco.

- No… O meglio, non lo so! - Claudia, così gli pareva si chiamasse, si premurò di spiegargli la situazione nel tentativo di calmarlo, l’irrequietezza del fratello era quasi palpabile - Non siamo andate a Firenze. –

Cappuccio o meno, non era difficile capire quale espressione avesse in volto Ezio, era confuso e s’intuì anche dal tono della sua voce: - Perché? -

Claudia spalancò le braccia, in un gesto ugualmente aggraziato che sembrò tuttavia voler enfatizzare un concetto ovvio: - Ezio, vogliamo aiutarti. –

- Io stavo cercando di aiutare voi mandandovi a Firenze. – rispose sbrigativo il moro, rimasto spiazzato dalle parole della sorella. 

Di punto in bianco, il tenero quadretto familiare, fu interrotto dalla domanda di una delle prostitute presenti che si voltò in direzione di Ezio visibilmente preoccupata: - Dov’è madonna Solari? –

- È morta. –

 

 

- Quando è successo?! – per poco Marte non lo urlò, sorpresa quanto il resto dei presenti per la notizia appena giunta. Ripensò all’ultima volta in cui aveva visto la matrona, era a una festa e sembrava essere in ottima forma nonostante l’età.

 

 

- Buon Dio. – borbottò Lucia, senza nascondere la preoccupazione che quell’improvvisa consapevolezza le aveva causato.

- E adesso? – domandò un’altra che, se la vista non la ingannava, doveva proprio essere Silvia.

Gaia non cercò di indorare la pillola, si fece avanti guardando in direzione del moro: - Ci toccherà chiudere. –

- Non potete chiudere: mi serve il vostro aiuto. – Ezio escluse a priori quell’eventualità, aveva bisogno di quelle donne e avrebbe fatto qualunque cosa per ottenere i loro favori.

- Oh messere… Senza una matrona esperta siamo spacciate. – spiegò nuovamente Gaia, probabilmente la ragazza più assennata dell’intera casa, scuotendo il capo dolente.

Di punto in bianco, Claudia si fece avanti e si offrì volontaria per ricoprire quella carica: - Ci sono io. -

- Questo non è posto per te Claudia! – era più che evidente quanto al moro l’eventualità non fosse gradita.

 

 

- Forse non è pronto proprio a tutto. – sul volto della rossa comparve un sorriso divertito; riconobbe in quell’atteggiamento il fare tipico di un fratello maggiore e vederlo in quelle vesti fu una piacevole novità.

Luca le aveva rivelato che il senso di colpa aveva spinto Ezio convincersi che le sorti dei membri restati della sua famiglia fossero una conseguenza della vita che aveva intrapreso… Evidentemente la semplice idea di vedere sua sorella alle prese con l’amministrazione di un noto bordello nel pieno centro di Roma non era una delle eventualità cui si era preparato.

 

 

- So come gestire un’attività, ho seguito gli affari dello zio per anni! – Claudia non sembrò voler sentire ragioni, era decisa a vincere quella piccola battaglia tra fratelli e non avrebbe ceduto facilmente sulle proprie intenzioni.

- Questa è tutt’altra cosa! – sbottò lui, avvicinandosi maggiormente alla sorella, forse nel tentativo di farle sentire l’incombenza della sua figura…

Eppure la risposta definitiva arrivò dalla madre dei due litiganti: - Quali alternative potresti avere Ezio? -

Ezio puntò due dita verso sua sorella, parlò con tono solenne, quasi le stesse facendo una promessa: - Se lo fai Claudia… Dovrai cavartela da sola. –

La mora incrociò le braccia al petto e con tono di superiorità si rivolse al fratello, era certa di averlo ormai in pugno e si premurò di farglielo notare adeguatamente: - Per vent’anni me la sono cavata da sola. –

- Sta bene. – arrivati a quel punto Ezio non poté che accettare quella situazione, per quanto gli desse fastidio ammetterlo, forse Claudia era la più idonea a ricoprire quel ruolo al momento; tuttavia fu perentorio su alcuni punti che riguardavano la nuova gestione della Rosa in Fiore - Voglio ristrutturare il bordello, questo posto è una stamberga. Inoltre voglio che le tue cortigiane trovino Caterina Sforza. –

Con un ultimo sguardo impassibile, Claudia congedò il fratello, assicurandogli una piena alleanza: - Puoi contare su di noi. –

 

 

Ezio sparì dalla sua visuale, probabilmente era intenzionato a mettersi in contatto con l’architetto già da quel momento, ridurre i tempi di lavoro sulla Rosa era la priorità…

Tuttavia c’era una domanda che le martellava la testa da qualche secondo e che proprio non voleva lasciarla in pace: - Chi diavolo è Caterina Sforza?! -

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Capitolo 17
*** Succo di Ribes ***


<< NOVA LUX >>

 

- Benvenuto alla Rosa in Fiore. - Claudia lo accolse, sorrideva come sempre e sembrava essere totalmente soddisfatta dell’opera compiuta – Come puoi vedere siamo il bordello più popolare di Roma. -

Quando Ezio superò il patio, restò visibilmente sorpreso, i lavori erano ormai ultimati e gli sembrò di entrare in un posto totalmente differente da quello che aveva visto qualche giorno prima: - Ho investito bene il mio denaro. -

Claudia gli indicò una lavagna appesa alla parete più vicina, guardò il fratello negli occhi e gli spiegò la sua funzione: - Ecco una lista delle arti imparate dalle mie ragazze. –

Ezio occhieggiò appena la lista, erano trascorsi quasi dieci giorni da quando avevano deciso di collaborare ma non restò soddisfatto di ciò che vedeva: - Non gli hai insegnato molto. -

- Sapresti fare di meglio? - fu la secca risposta della mora, Claudia gli rivolse uno sguardo sarcastico e lo sfidò a replicare.

Ezio prese le parole della sorella come una mina alla sua autorità e non riuscì a trattenere una replica stizzita: - Senza alcun dubbio! -

Maria Auditore si premurò di interrompere l’ennesimo litigio tra i suoi figli, gli sembrava che fossero ancora due bambini capricciosi e non riuscì a trattenere un sospiro affranto: - Ezio, i Borgia continuano a tormentare le ragazze di Claudia, ci sono diversi modi in cui potresti aiutarle. -

- Vedrò di tenerlo a mente. - replicò il moro senza distogliere lo sguardo dalla sorella che, a qualche passo da lui, non represse un sorriso soddisfatto nel notare che la madre si era schierata dalla sua parte - C’è dell’altro? -

- Hey Claudia, sono riuscita a trovare il libro di cui ti parlavo, sono sicura che scoppierai a ridere soltanto leggendo la prefazione! - Marte si affacciò dalla ringhiera del piano superiore e cercò lo sguardo della nuova compagna di letture, contro ogni aspettativa si scontrò con gli occhi sorpresi del suo maestro - Ezio? Che ci fai tu qui? -

- Questo è il tipo di domanda che dovrei rivolgerti io. - replicò il fiorentino rivolgendole un’occhiata indagatrice, la presenza della rossa in quel posto lo fece sentire a disagio.

Fu Maria a spiegare la situazione. Non voleva certo che suo figlio iniziasse un nuovo battibecco con quella ragazza così gentile e premurosa: - Marte ci aiuta a tenere buoni i clienti troppo espansivi… Il suo aiuto è stato prezioso negli ultimi giorni. -

Lo sguardo di Ezio passò dal volto della madre a quello della rossa.

Non restò sorpreso dal fatto che Marte si fosse offerta di menare le mani senza nessun motivo in particolare, quanto più dall’idea che quest’ultima conoscesse la sua famiglia. Improvvisamente Ezio si sentì invadere dalla confusione: - Perché non ne sapevo niente? –

- Nell’ultimo periodo sei stato molto impegnato, non ci sembrava il caso di disturbarti per queste piccolezze. - stavolta fu Claudia a parlare, rivolse alla nuova amica uno sguardo sorridente e implicitamente concordò con lei una “versione dei fatti” abbastanza mite da poter accontentare il fratello - Non preoccuparti, Marte si è dimostrata una degna alleata e non ha causato problemi a nessuno. Te lo concedo: negli ultimi mesi hai saputo ricoprire degnamente il tuo ruolo di maestro. -

- Sogno o son desto? Madre, l’avete sentita anche voi, quello era un complimento! - sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, per poco non fu sul punto di scoppiare a ridere ma quell’innaturale gentilezza da parte di entrambe lo insospettì a sufficienza - E dopo questo evento, più unico che raro, sono certo che voi due tramiate alle mie spalle. -

- Per quanto possa risultare complesso per la mente di un uomo, una donna non trama bensì pianifica! – esclamò Claudia con ovvietà, mettendosi al fianco dell’amica dai capelli di fuoco, cui sorrise semplicemente con fare cospiratorio - A differenza tua, noi abbiamo delle priorità e non ci sono concesse distrazioni. -

Negli ultimi tempi le due giovani sembravano aver raggiunto il controllo di una nuova quanto sorprendente abilità condivisa, bastava loro uno sguardo per intendersi alla perfezione, un sorriso appena per volgere la conversazione esattamente dove volevano.

E quella fu una perfetta dimostrazione d’intesa. 

- In tal proposito Ezio, posso sapere chi è Caterina Sforza? – domandò la rossa senza nascondere un’espressione confusa, da almeno un paio di giorni la risposta a quella domanda la incuriosiva ma non l’era mai passato per la mente di chiedere ai due fratelli - È un nome che non conosco. Si tratta forse di un nuovo alleato della causa? -

- Mio fratello non te l’ha detto… La cosa non mi sorprende. - sul volto di Claudia si dipinse un’espressione ironica e al contempo furba, quest’ultima non si trattenne dal rivolgere al fratello un’occhiata divertita.

Maria decise di intervenire, conosceva bene la tempra di entrambi i suoi figli e comprese che, se Ezio non aveva fatto parola di quella “situazione” con la rossa, doveva esserci un motivo: - Frena la lingua Claudia Auditore. -

- Dovrà dirglielo prima o poi… Sappi che la duchessa è finita nelle mani dei Borgia. - la mora si sentì improvvisamente amareggiata per l’intromissione della madre, il fatto che suo fratello non avesse parlato della sua amante con Marte la infastidiva, si sentiva in parte complice di quella verità negata - Non so dirti in quale ala del palazzo sia ma con l’aiuto di Marte non sarà difficile trovarla e portarla in un posto sicuro. -

Marte prese il silenzio di Ezio come un consenso. Lo vide pensoso, più di quanto lo fosse mai stato dal suo arrivo in città ma decise di lasciarlo alle sue elucubrazioni.

Dopo qualche minuto di silenzio, il piano d’azione aveva preso forma nella sua mente, doveva ancora sistemare i dettagli ma in quei due giorni avrebbe perfezionato il tutto: - Se tutto va come ho previsto, Caterina Sforza sarà lontana dalle grinfie dei Borgia in due giorni… Mi basterà recuperare qualche informazione sulla sua ubicazione e il gioco è fatto. -

- Cosa vi avevo detto madre? Questa ragazza è brillante! - la elogiò Claudia, posandole un braccio sulla spalla in segno d’affetto, ottenendo in risposta un sorriso appena accennato.

Marte la ringraziò con un cenno del capo prima di allontanarsi, si sentiva a disagio con Ezio nei paraggi, quasi un’intrusa nel quadro famigliare che aveva davanti: - Perdonate la mia maleducazione ma ora devo congedarmi. - 

Sul volto di Claudia si materializzò un’espressione dispiaciuta.

Quando poco prima lei e la rossa avevano parlato del più e del meno, questa non aveva accennato al minimo impegno e dopo aver trascorso qualche giorno in sua compagnia, era arrivata a credere che l’amica fosse più che propensa alle fughe strategiche: - Davvero? Che peccato… E quel libro di cui mi parlavi? Sembrava interessante. -

- Te l’ho lasciato nello studio. Tornerò tra qualche giorno per sapere la tua opinione ma adesso devo proprio andare. - sperò che l’amica comprendesse il suo disagio, che non la costringesse a rimanere tra loro più del dovuto, non era abituata ad avere a che fare con le premure di una madre ma vedere Maria interagire con i suoi figli era la cosa che più amava, era il sapere di non appartenere a quella realtà che più la tormentava - Auguro a tutti voi una buona giornata. -

 

*****************

 

Marte si rintanò alla Notte Senza Luna, erano passati mesi dall’ultima volta che vi aveva messo piede e fu accolta a festa dai frequentatori abituali della taverna.Rosa la abbracciò e la riempì di domande prima di trascinarla sino al bancone, dove le versò un’abbondante pinta di birra, senza smettere per un solo istante di parlare. Chiacchierando con Domenico, il cuoco, scoprì che quasi tutte le taverne della cittadella avevano saputo della sua disavventura e che, in mancanza d’informazioni certe, c’era stato qualcuno che aveva fatto circolare la notizia della sua prematura morte.Biagio, vedendola seduta al bancone, aveva quasi rovesciato due bottiglie di vino e dopo aver messo in salvo vivande, l’era saltato in grembo facendola crollare al suolo.

E fu così che, in preda all’euforia generale, la proprietaria della taverna si sentì in dovere di offrire da bere a tutti sino all’orario di chiusura… Per celebrare la sua “non dipartita”, così aveva detto.

Marte era tornata alla confraternita alle prime luci dell’alba, con una ghirlanda di margherite tra i capelli e un paio di ragazzi a sorreggerla.

Uno spettacolo alquanto singolare nel complesso…

Spettacolo che, per fortuna o sfortuna che dir si voglia, fu accolto da niente meno che Ezio Auditore. Il giovane in questione si trovava a pochi passi dalle stalle, aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo notevolmente contrariato: - Alla buon ora! Ho fatto i salti mortali per coprire la tua assenza. Che diavolo ti è saltato in mente?! -

Marte scoppiò a ridere senza ritegno. Abbandonò la presa salda dei due giovani e li congedò con un rumoroso saluto.

Si aggrappò alla staccionata alle sue spalle, come se si trattasse della sua personale ancora di salvezza, bevve un lungo sorso dalla bottiglia stretta nella sua mano e si sentì in dovere di replicare: - Evviva! C’è il mio fiorentino preferito… Un’accoglienza perfetta! -

Ezio le posò una mano sulla bocca, dopo tutta la fatica che aveva fatto per evitare che qualcuno si svegliasse sarebbe stato ridicolo mandare tutto in fumo per l’ebbrezza della rossa: - Smettila di gridare! Sveglierai tutti! -

Marte si liberò dalla presa del moro.

- Con tutte le volte che sono stata svegliata dai loro conati e borbottii deliranti… Sono tutti in debito con me! – rise, una punta di amarezza nella voce, come se dire quelle parole le costasse fatica e non le fosse mai stato concesso prima - La metà di loro l’ho cresciuta io. Credi qualcuno mi abbia mai detto grazie? “Tanto c’è Marte”, “se ne occuperà lei”, “la rossa sa tutto”… Lo ripetevano in continuazione! –

Il fiorentino sospirò affranto, quel tono così stizzito e amareggiato stonava incredibilmente con il fare estroverso e solare che gliel’aveva fatta amare.

Da quando aveva messo piede a Roma, mai l’aveva vista in quello stato. Sembrava preda della rabbia, come se ne fosse totalmente succube e che non le restasse altro da fare che sfogare quel fiume in piena di rammarico e disperazione cui non aveva mai ceduto: - È l’alcol a parlare, lo sai anche tu. Scaricare la rabbia sui tuoi fratelli non ti aiuterà. -

Marte scoppiò nuovamente a ridere.

Appoggiò le spalle alla staccionata e si lasciò scivolare, finendo sul suolo umido di rugiada; il suo sguardo puntò verso il cielo, le ultime stelle continuavano ostinatamente a brillare mentre oltre le colline, il sole illuminava l’alba di un nuovo giorno: - L’idea di chiamarli in quel modo non mi ha mai sfiorato… Per loro ero una madre, quella con la risposta pronta, in grado di colmare ogni dubbio. Gli ho insegnato a muovere i primi passi nel mondo degli Assassini ma proprio a causa del mio atteggiamento, nessuno era mai riuscito a vedermi come una possibile compagna d’armi… Ed è buffo se ci pensi: io che sono cresciuta allo sbaraglio, senza nessuno che si prendesse cura di me, ero la prima a preoccuparsi per la sorte di quei ragazzi semisconosciuti. -

Ezio la vide portarsi la bottiglia alle labbra, in un gesto quasi disperato che sperò di non rivedere mai più dopo quella notte. La cosa che più lo incuriosiva, arrivati a quel punto, era scoprire la risposta dell’unica domanda che gli martellava la testa da ormai dieci minuti: - Perché mi stai raccontando il tuo passato? -

- Chi può dirlo… Forse sento la mancanza di me stessa. E poi sembravi così curioso, dopo l’incontro con Ivan, di conoscere la vecchia me. - Marte lo guardò, non disse una parola, ne osservò semplicemente i tratti del volto e si soffermò a lungo sulla cicatrice che aveva su labbro; si domandò come se la fosse procurata e magari un giorno glielo avrebbe anche chiesto ma in quel momento percepiva soltanto il bisogno di sfogare quel mare di parole che l’aveva posseduta e che in quel preciso istante smaniava la libertà - A dodici anni il mio scopo era accogliere i figli di nessuno. Volevo dargli una casa, qualcosa in cui credere e uno scopo da perseguire, lo stesso che a me era stato precluso… Li ho cresciuti bene, forse troppo perché si ricordassero di me, stranamente mi andava bene così: quello era sempre stato il mio ruolo e non avevo la forza per cambiare la situazione. Ero così intimorita dall’idea stessa del cambiamento da impedire a me stessa di seguire il minimo barlume di speranza. -

Ezio si sentiva come se dinanzi ai suoi occhi si fosse compiuto un incantesimo prodigioso e la razionalità non gli permettesse assolutamente di credere a ciò che aveva appena visto. Il fiorentino aveva gli occhi sgranati, la bocca lievemente aperta e un cipiglio sbalordito totalmente evidente: - Non riesco proprio a immaginarti così arrendevole… Che cosa è successo poi? Perché hai deciso di cambiare? -

- Dopo la morte dei suoi genitori, Ivan scappò e m’incolparono, mi dissero che non avevo prestato sufficiente attenzione alle sue esigenze. È stato quello il momento in cui ho capito la realtà dei fatti: fino a quando non sei tu a dire basta, il mondo si sentirà in diritto di trattarti come vuole, senza farsi remore… Quindi eccomi qui: mi sono reinventata. - spiegò la rossa, senza distogliere lo sguardo dalle colline; Marte sapeva che in quel momento non avrebbe retto un contatto visivo con Ezio, era totalmente preda dei suoi ricordi quindi non tentò nemmeno di capire quale potesse essere la reazione del moro seduto al suo fianco - All’inizio ero un po' come un gatto randagio: scapestrata, libera ed orgogliosa. In un paio di occasioni ho davvero fatto incazzare gli anziani ma è stato allora che gli altri hanno iniziato a vedermi come una loro pari: mi guardavano con orgoglio, come se finalmente mi riconoscessero e non avessero più a che fare con la persona che li aveva cresciuti. -

Ezio le coprì le spalle con il suo mantello, erano pur sempre ai primi di Ottobre ed era certo che dopo una nottata del genere, la rossa avrebbe ben presto iniziato a tremare per il freddo. Senza nemmeno farci caso si ritrovò ad annuire comprensivo, ripensò agli eventi che lo avevano condotto sino a Roma, a ciò che lo aveva spinto ad accettare quella vita: - Alla morte di mio padre e dei miei fratelli non cercavo altro che la vendetta. Mi sono detto che era giunto il momento di crescere, di abbandonare le ragazzate per seguire il credo dell’uomo che mi aveva cresciuto… Forse è stata proprio l’idea di perseguire il suo scopo a trasformarmi nell’uomo che sono oggi. -

- Direi che la tua è stata una scelta azzardata quanto giusta: sei un leader nato, praticamente tutto in te ispira fiducia e rispetto… - la rossa si accorse soltanto in quell’istante di ciò che aveva appena detto, voltandosi notò il sorriso divertito di Ezio e non riuscì a reprimere uno sbuffo spazientito - Ti avverto Auditore, prova ad usare queste parole contro di me e non mi farò problemi a prenderti a calci nel culo. -

- La finezza fatta persona… - il moro non riuscì a trattenere una risata riconoscendo sotto quella velata minaccia, che di velato aveva ben poco in effetti, la ragazza che gli piaceva. Amava quella parte un po’ scorbutica ma a suo modo adorabile e non l’avrebbe cambiata per niente al mondo.

Tornò a concentrarsi sulla ragazza al suo fianco e si accorse che, per l’ennesima volta, la rossa era intenta a sorseggiare quel liquido ambrato.

Tentò di levarle il fiasco dalle mani ma, nonostante le sue aspettative, i riflessi della rossa furono abbastanza pronti da impedirgli di mandare a buon fine il proprio intento: - Dovresti piantarla con quella bottiglia, hai bevuto a sufficienza per oggi, non ti pare? -

- Te lo farò sapere quando questa sarà vuota… Fatto sta che dopo tutti quei problemi avevo finalmente raggiunto il mio equilibrio: seppur non in via ufficiale avevo raggiunto il mio scopo, ero nella confraternita ma potevo ancora vivere senza l’obbligo di rispettare tutti gli oneri e gli obblighi che la causa impone. – nelle sue parole c’era un lieve velo di rimpianto che non sfuggì al moro.

Per ciò che dovevano aver spiegato a Ezio sul suo conto, Marte non faticò a comprendere la confusione sul suo volto, una simile reazione da una che professava di aver sempre voluto far parte della confraternita doveva risultare quanto mai strana.

Eppure non sarebbe stata quell’ultima frase a rimanere probabilmente nella memoria del fiorentino, c’era ben altro con cui sorprenderlo ed era pronta a rivelargli il suo più grande segreto: - Poi sei arrivato tu, con quello stupidissimo sorriso beffardo che mi ha fatto sentire un idiota dal nostro primo incontro. È stato poi il turno della tua gelosia, ho fatto di tutto per convincerti a desistere ma tu hai continuato per la tua strada ed io ho rinunciato a negare ma tutto è andato a puttane. Ho iniziato a sperare che ci fosse qualcosa di buono in me e ho creduto nelle mie possibilità… In cambio ho ottenuto fiaschi e rimproveri, proprio come se niente fosse cambiato e gli ultimi anni fossero stati soltanto una mera illusione della mia mente. -

Ezio spalancò gli occhi. Quel fiume di parole l’aveva travolto in pieno lasciandolo boccheggiante e confuso per qualche istante, non seppe come replicare ma non avrebbe certo lasciato l’ultima parola alla rossa. Poi realizzò cosa lei gli avesse detto prima di perdere quell’ultimo barlume di euforia, pensò a un inganno del suo udito ma decise ugualmente di chiedere conferma alla diretta interessata: - Cos’è che hai detto sul mio sorriso? -

- Il tuo ego smisurato. È questo che odio di te… O meglio, questa è una delle dieci cose che odio di te e potrei elencarle tutte solo guardandoti. – rise notando lo sguardo sorpreso del moro, Ezio non aveva smesso un solo istante di guardarla negli occhi, come se temesse di vederla svanire da un momento all’altro – Odio quando mi fissi in questo modo. Odio i sorrisi che fai quando pensi che non ti guardi. Odio il fatto che tu abbia sempre ragione. Odio il tuo fascino da Don Giovanni. Odio il fatto che tu riesca sempre a spuntarla contro di me. Odio quando mi sottovaluti. Odio quando mi fai ridere… Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non ti odio. Non ci riesco, neanche un pochino, anche se dovrei. -

 Fu strano, diverso da come se l’erano immaginato entrambi, fu come un’esplosione d’energia e Marte sentì distintamente tutta la rabbia accumulata fluire via dal suo corpo per lasciarla in balia della pace tanto agognata sino a quel momento. 

Il profumo di Ezio, la sua barba appena accennata, la pelle incredibilmente morbida della nuca e i capelli che ricordavano un antico aroma… La rossa si aggrappò alle sue braccia, come se temesse di cadere nell’oblio, dritta al punto di non ritorno.

Poi tutto finì, veloce com’era iniziato e quando Marte riaprì gli occhi, che nemmeno si era accorta di aver chiuso presa dalla “foga” del momento, si trovò faccia a faccia con il miglior ghigno divertito dell’Auditore: - Bimba… Queste sono soltanto nove cose che odi di me. -

- Odio il fatto che tu sia così dannatamente puntiglioso da aver rovinato un momento del genere. - gli rivolse un’occhiata indispettita prima di calargli il cappuccio sugli occhi e fuggire via, impedendo al moro di mandare a segno un secondo agguato, si voltò verso di lui un’ultima volta alzando la bottiglia ancora stretta tra le sue dita - Per la cronaca… Soltanto uno stupido non si sarebbe accorto che questo è semplice succo di ribes! -

Note della ritardataria:

Sto aggiornando da un pc non mio, in una casa non mia, con la proprietaria del portatile accanto che non ha la più pallida idea di cosa stia combinando e non credo voglia sapperlo…Il mio router si è suicidato domenica mattina (Requiescat in pace Routh, ti volevo bene!) e ci vorranno un paio di settimane prima che qualche anima pia venga a sistemarlo o, anche peggio, sostituirlo. D:

Continuerò ad abusare della pazienza di questa mia amica e della sua connessione ad internet a tempo indeterminato ma non metto la mano sul fuoco per quanto riguarda la puntualità nei prossimi aggiornamenti!

Spero che vi sia piaciuto! xD

Calamity_Shadow

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Capitolo 18
*** Se Una Cosa Funziona, Non Si Cambia ***


<< NOVA LUX >>

 

Ezio era stato convocato nell’ufficio di Luca. Aveva dormito poco e male, presentandosi mal volentieri dal capo della gilda cui riservò uno sguardo tutt’altro che rispettoso.

Luca decise di ignorare l’espressione funerea del moro dinanzi a lui e, in preda ad un evidente nervosismo, aveva piazzato davanti al fiorentino un foglio che recava la firma della figlia: - Posso sapere per quale motivo ha chiesto di interrompere l’apprendistato? -

Ezio si lanciò a peso morto sulla poltrona di fronte alla scrivania, si passò stancamente le dita sulle tempie e cercò mentalmente le parole adatte a spiegare la situazione: - Prima che tu decida di appendermi per le palle alla torre di San Pietro, voglio spiegarti la situazione come si deve. –

L’uomo incrociò le mani sotto il mento, sporgendosi lievemente verso il fiorentino, un cipiglio severo ma al contempo incuriosito gli solcò il volto: - So già che questa storia non mi piacerà… Cos’è successo, sentiamo. –

- È possibile che io abbia approfittato di una sua ipotetica situazione di svantaggio per baciarla… Aveva alzato un po’ il gomito, era evidente ma non è stato quello a farmi cedere. – Ezio puntò lo sguardo sul volto dell’uomo di fronte a lui, in attesa di un segno qualunque che lo convincesse a parlare, Luca sbuffò appena esortandolo a continuare - Se solo avessi ascoltato le sue parole. Era colma di odio e delusione ma poi qualcosa è cambiato: è diventata più spontanea. Riesci a crederlo? Ha detto persino che sono un leader nato… E che mi avrebbe preso a calci se le avessi ricordato queste parole in futuro. -

Sul volto di Luca si materializzò un sorriso divertito, in quelle parole riconobbe perfettamente l’atteggiamento della figlia e nel vedere l’espressione ansiosa sul volto del fiorentino, tentò di riacquistare un espressione quantomeno neutra: - Non riesco a credere a ciò che sto per dire. Quindi? Perché l’hai baciata? -

Ezio incespicò sulle parole, non aveva idea di come spiegare la situazione senza che Luca fraintendesse ma poi ricordò le parole di Marte, un sorriso comparve sulle sue labbra e tutto gli sembrò più semplice.

- Ho sempre pensato che tua figlia fosse il tipo di ragazza che ama le dichiarazioni d’amore classiche. Ero fermamente convinto che da un momento all’altro recitasse qualche sonetto… O, nella peggiore delle ipotesi, che mi vomitasse addosso visto il modo in cui l’ho trovata. – rise tra se e se ricordando le guance di lei arrossate dall’alcol, la treccia ormai disfatta e il suo abituale profumo coperto da un’altra fragranza incredibilmente dolce che, ripensandoci a mente fredda, non poteva essere assolutamente vino - Mi ha detto che ci sono i dieci motivi per cui sarebbe più semplice odiarmi ma che, nonostante tutto, non riesce ad odiarmi… È stato quello a farmi capire che non ci sarebbero state altre occasioni. E c’era questo strano “qualcosa”, all’altezza dello stomaco che non avevo mai percepito prima. È come se entrambi l’avessimo percepito nell’aria, era come se i nostri sguardi si stessero cercando da sempre… E mi sento un idiota a raccontarlo ma è così che mi sono sentito due giorni fa. -

- In questo momento mi sembra di essere lo spettatore inconsapevole di un romanzo cortese… - l’uomo aveva un ghigno appena accennato sulle labbra, l’aveva nascosto abilmente con le mani incrociate davanti al volto, si ripromise di scrivere quelle parole da qualche parte non appena il fiorentino se ne fosse andato; era sulla via della pensione e senza un hobby si sarebbe sicuramente annoiato negli anni a venire, la scrittura poi lo rilassava incredibilmente e quei ricordi, per quanto riguardanti sua figlia, erano buon materiale per i suoi poemetti - Quindi si è dichiarata. A modo suo ovviamente ma Marte l’ha fatto consapevolmente. È un risultato sorprendente ragazzo mio: dovresti ritenerti fortunato. -

- Fortunato, certo come no! – sbottò a quel punto l’Auditore, era quasi infastidito da ciò che avrebbe rivelato da lì a poco, si riteneva ferito nell’orgoglio dopo le ultime parole della rossa - Mi ha piantato in asso subito dopo, dandomi dell’idiota. -

- Non c’entra niente il succo di ribes, vero? – notando l’espressione sul volto del fiorentino Luca non riuscì a trattenere ulteriormente le risate. Era ormai certo del fatto che sua figlia si divertisse incredibilmente a ripetere quella scenetta, propinandola a nuove e ignare vittime che proprio come il moro dinanzi a lui tendevano a cascarci con tutte le scarpe - Non ci posso credere, l’ha fatto di nuovo! -

Ezio si passò stancamente una mano sugli occhi, si senti un emerito stupido per aver davvero creduto alle parole della rossa, aveva già capito che Marte non era una preda facile ma mai avrebbe creduto di dover patire tutte quelle pene per l’amore di una donna: - Grazie… Ora sì che mi sento un vero idiota. -

- Non crucciarti inutilmente: Marte è un’ottima attrice e nessuno è mai sfuggito a lei e al suo fascino, quando entra in modalità “confidenziale” è praticamente micidiale. - replicò l’uomo nel tentativo di tirare su il morale a Ezio che, tuttavia, preferì indossare una maschera d’indifferenza; non ottenendo nessuna risposta significativa, Luca decise di continuare il discorso, più per ottenere una qualunque reazione che per reale spirito di compassione nei suoi confronti - Immagina il mio imbarazzo quando gli sfortunati del caso, dopo due moine e qualche carezza, si sono presentati alla mia porta chiedendola in moglie! -

A quel punto Ezio s’irrigidì visibilmente.

Non era una novità che la rossa fosse popolare, il suo nome e la sua fama di benefattrice erano noti ai più sotto lo pseudonimo di “Luce”, in tutta la città chiunque sarebbe stato in grado di attribuirle almeno un’azione valorosa ma scoprire di punto in bianco che Marte aveva effettivamente degli ammiratori, l’aveva in qualche modo disturbato: - Ce n’è stato più di uno in passato? -

- L’ultimo risale a martedì scorso. - rispose Luca, scrollando appena le spalle, cui non fuggì la crescente sorpresa sul volto del moro. Entrambi sapevano che la rossa, sino a qualche giorno prima, era costretta a letto in convalescenza e ciò che proprio non riusciva a spiegarsi Ezio era come, quest’ammiratore, avesse fatto ad avvicinarla - Il fatto che lei non saltelli più per i tetti della città non impedisce ai suoi ammiratori di farsi avanti… Speravi di essere il solo in tutta Roma a trovarla interessante? –

 

*****************
 

Il giorno dopo, come stabilito in precedenza, Ezio e Marte avrebbero liberato Caterina Sforza dalle grinfie dei Borgia. Nonostante le buone intenzioni, per Marte, l’idea di abbandonare il tepore delle sue coperte era un insulto alla decenza. Sapendo di non avere nessun incarico particolare da svolgere nell’immediato, decise di dedicarsi alle tanto amate scartoffie di suo padre per occupare il resto della mattinata.

Un paio d’ore più tardi, qualcuno aveva bussato alla sua porta, salvandola probabilmente dall’idea peggiore che le fosse venuta in mente negli ultimi tre mesi: - Avanti! -

- Sei ancora in camicia da notte? Sei diventata una pigrona… - Giacomo entrò nella stanza rivolgendole uno sguardo insospettito, tra le mani aveva una tazza di latte fumante e un sacchetto pieno di biscotti al miele che furono prontamente arraffati dalla rossa - Siamo sicuri che quell’Auditore ti stia allenando? A me sembra che tu non faccia altro che poltrire dalla mattina alla sera. -

A Marte sfuggì una risata, liberò un angolo della scrivania e vi posò le leccornie che le erano appena state recapitate, infine replicò divertita alle parole dell’amico: - Non è che abbia avuto molte occasioni, specie nell'ultimo periodo, di dedicarmi alla vita mondana sai? –

- Sese... Piuttosto, quale mistica forza ti ha spinto a sistemare i documenti di tuo padre? – le domandò il moro sinceramente incuriosito, da quando si erano incontrati più di nove anni prima, non gli era mai capitato di vederla riempire cartacce burocratiche volontariamente - Rettifico la mia precedente affermazione: non sei una pigrona, sei decisamente masochista. –

- Per colpa tua e di questi biscotti deliziosi mi toccherà abbandonare i lavori. – come risposta alle sue parole, Marte ricevette uno sguardo carico di disappunto, sbuffò alzando gli occhi al cielo e spostò lo sguardo sulle dita intorpidite - E va bene. Ma mi aiuterai! La mano destra ha ricominciato a fare i capricci… -

- Secondo me dovresti semplicemente prenderti una pausa. – Giacomo strinse la mano in questione tra le sue, le fece un massaggio per qualche minuto nel tentativo di rilassare i tendini mentre quella finiva di fare colazione.

- Sei un angelo… Come farei senza di te? - la rossa abbandonò le cure premurose dell’amico e si avvicinò alla finestra, puntò lo sguardo sulle reclute che si stavano allenando e di punto in bianco domandò all’amico: - Da quando salviamo donzelle in difficoltà? –

Giacomo restò spiazzato. La sua mano tremò appena, un paio di gocce d’inchiostro crollarono inesorabilmente sulla pergamena davanti a lui rendendogli impossibile comprendere non una ma ben cinque parole.

A quel punto, si sentì autorizzato a tirare un paio d’imprecazioni mentre tentava di porre rimedio al danno: - Claudia non ti ha accennato niente? Per quanto ne so questa donzella in particolare, è niente meno che l’ex amante del tuo maestro. –

Le spalle di Marte s’irrigidirono visibilmente.

Nei giorni precedenti Claudia le aveva accennato qualcosa sul rapporto che legava Ezio a Caterina ma lei, troppo preoccupata ad organizzare un piano di fuga più che perfetto, aveva sempre preferito relegare le chiacchiere della mora sotto la dicitura di “pettegolezzi”…

Ripensandoci, avrebbe fatto meglio a non sottovalutare le sue parole, anche solo per evitare a Giacomo la sua espressione allibita: - Stai dicendo che mi è toccato davvero rincorrere le guardie, chiedere favori a destra e a manca per tutta la città e pagare decine d’informatori… Soltanto per liberare la scalda letto di Ezio?! -

- C’est la vie… Che vuoi farci: è un lavoro ingrato il nostro. A proposito, da quando lo chiami per nome? – il giovane le rivolse uno sguardo incuriosito, notando il lieve rossore appena comparso sulle guancie dell’amica, intuì il fattaccio e volle assolutamente indagare sulla questione, prima che l’amica trovasse qualche assurda scusa per distrarlo - Non dirmi che… -

Marte sbuffò sonoramente.

L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era sentire i non troppo velati tentativi di Giacomo di curiosare nei suoi fiaschi emotivi, aveva vent’anni e già ne aveva piene le scatole delle faccende di cuore: - Calma i tuoi istinti da comare repressa e levati quel sorriso soddisfatto dalla faccia: non è successo niente. –

- Colgo una nota di rabbia nelle tue parole… - fu la replica incredibilmente divertita del moro, le scoccò un’occhiata ricca di significato, in pratica la sfidò a dimostrargli il contrario ma quella preferì limitarsi a uno sguardo infastidito - Puntarmi contro quel biscotto non ti farà sembrare minacciosa. –

- Non hai proprio niente di meglio da fare?! – domandò spazientita la rossa, ottenendo un gesto di diniego piuttosto evidente come risposta, che le fece alzare gli occhi al cielo.

Il sorriso sul volto di Jack non fece altro che aprirsi ulteriormente quando capì di averla portata finalmente allo sfinimento, la rossa avrebbe parlato… E lo avrebbe preso a calci ma soltanto in un secondo momento.

Marte cercò di ignorare lo sguardo del moro, ancora fisso su di lei ma dopo altri due minuti passati nel silenzio più totale, cedette e lo accontentò: - Credeva che fossi ubriaca e ne ha approfittato. Fine della storia. –

- Dimmi qualcosa che non so donna. È palese che vi siate baciati! - l’altro sbuffò annoiato, accomodandosi più comodamente sulla poltrona che aveva occupato negli ultimi venti minuti, afferrò una pila di fogli e iniziò a leggerne il contenuto - Sarai lieta di sapere che dopo la tua confessione Stefano mi deve un bel po’ di grana… Non guardarmi così: è dalla tua performance nel recinto che si formulano ipotesi su una vostra eventuale relazione! –

- Inizio a odiare questo posto. -

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Capitolo 19
*** Questione di Priorità ***


<< NOVA LUX >>

 

Luca restò sorpreso notando la testa di Giacomo fare capolino oltre la porta, con un cenno della mano gli diede il permesso di entrare e gli domandò cosa l’avesse condotto in quell’ala della casa.

- Volevo soltanto comunicarle che è tutto pronto per il recupero di Caterina Sforza… - il tono che usò fu particolarmente impassibile ma quando si accorse della presenza di Ezio, a qualche metro da lui, si materializzò sul suo volto un espressione dispiaciuta - Marte è tremendamente arrabbiata con te. -

Il fiorentino alzò gli occhi al cielo: ultimamente la rossa non faceva altro che prendersela con lui.

Sospirò, rivolgendo un’occhiata annoiata al giovane, in attesa di scoprire cosa avesse indispettito la sua allieva questa volta: - E sentiamo, cosa ha portato Marte Petri a sviluppare questi nuovi sentimenti così nefandi nei confronti del sottoscritto? -

- Potrei accidentalmente aver confermato il tuo passato coinvolgimento emotivo con la Duchessa di Forlì. – sul volto di Jack si dipinse un espressione tremendamente colpevole e dispiaciuta. Tra se e se il ragazzo fu costretto ad ammettere che, nonostante gli attriti tra loro, non poteva certo biasimare le passate sfuriate del fiorentino e che quella non era stata certo una “vendetta volontaria”, sperò soltanto che anche l’altro lo capisse - Mi dispiace! Lo giuro: non volevo assolutamente metterti nei guai! Mi è sfuggito di bocca, stavamo parlando di tutt’altro e ancora prima che potessi rendermene conto, l’ho detto! -

Ezio si passò stancamente una mano tra i capelli.

Non che il fiorentino non si fosse preparato mentalmente all’idea che la rossa venisse a conoscenza dei fatti, anzi, aveva previsto l’eventualità che sua sorella rivelasse il fattaccio a Marte già da qualche giorno ma tra il dire e il fare… Insomma, nuovi problemi all’orizzonte.

E per una volta non si stava affatto riferendo ai Borgia.

Ezio rivolse uno sguardo annoiato a Giacomo, aveva capito dal primo istante quanto il giovane fosse dispiaciuto ma ormai il danno era fatto, tanto valeva preoccuparsi di arginare il problema: - Avrò a che fare con il suo sarcasmo per tutto il giorno? -

- Hem… Non esattamente. – notando gli sguardi dei due mentori puntati su sé stesso, a Jack non restò altro che spiegare cosa avesse effettivamente architettato Marte ad insaputa dei due, forse nella speranza che questi riuscissero a farla ragionare e sistemassero la questione prima che questa diventasse un problema più grande del dovuto - Ha chiesto alle ragazze di tua sorella di farvi da scorta. –

 

A quel punto Luca, nonostante i buoni propositi iniziali, si ritrovò a ridere come non accadeva da tempo.

Ritrovandosi a guardare le espressioni confuse dei due al suo cospetto, l’uomo si ritrovò a spiegare tra i sogghigni cosa l’aveva portato a quella reazione così esagerata: - Mia figlia vuole spacciare la duchessa di Forlì per una prostituta… Solo io trovo la faccenda estremamente divertente? -

Giacomo riservò a Luca uno sguardo poco convinto, anche se la cosa non l’aveva sorpreso si era ritrovato a sperare in un minimo di serietà in più da parte dell’uomo: - Senza offesa signore ma lei e sua figlia avete un concetto di “divertimento” che non rientra nella normalità. -

A quel punto sul volto di Ezio si materializzò un’espressione inviperita.

Il fiorentino ritenne di aver tollerato a sufficienza le angherie della rossa e, con quell’ultima bravata, si riservò il diritto di giocare la carta dell’immaturità con la sua allieva: - Come le è saltato in mente di pensare ad una soluzione del genere?! –

- Se ci pensi, non è un’idea poi così scadente e quantomeno puoi fare leva sull’effetto sorpresa. – Luca si sentì in dovere di difendere la figlia, non gli era difficile credere che agli occhi del moro quella risultasse un’azione di semplice follia irrazionale ma c’era di più dietro le sue azioni; Marte aveva sempre dimostrato di possedere una certa attitudine al “pensare fuori dagli schemi”, quella non era una novità per nessuno, sarebbe stato da sciocchi non pensare all’impensabile – Pensaci bene Ezio: la duchessa è praticamente mezza nuda, farla allontanare in altri modi avrebbe attirato l’attenzione delle guardie… Inoltre, chi mai si aspetterebbe di vedere Caterina Sforza mescolata a delle prostitute? –

 

 

*****************

L’ora X era arrivata.

Ezio e Marte si erano evitati come la peste, avevano comunicato per tutto il tempo facendo fare la spola al povero Riccardo tra loro, mettendosi d’accordo semplicemente sul luogo in cui si sarebbero incontrati per “scambiarsi il pacco” alias Caterina.

Il piano di Marte era semplice: doveva semplicemente far saltare la porta ovest di Castel Sant’Angelo, quella più distante dalla cella in cui Caterina era stata imprigionata e con l’aiuto di qualche vecchio amico avrebbe trattenuto le guardie.

Alcune sentinelle avevano avuto da ridire sul sospetto contenuto dei barili che stavano trasportando, la polvere da sparo non era facile da camuffare ma erano bastati un doppio fondo e qualche carineria per risolvere la situazione… Non restava altro che scaricare il tutto e comunicare a Gilbèrt che il “rendevouz” era ormai prossimo.

La festa poteva cominciare.

 

Nel giro di cinque minuti la piazza si era trasformata in un campo di battaglia: lo scoppio era stato fragoroso ed erano accorse più pattuglie di quanto avesse previsto. Fortunatamente, grazie alle sue sventure passate, Marte aveva previsto delle squadre di appoggio che non esitarono un secondo ad entrare in azione.

Si era appena liberata da un paio di guardie, le frecce per la sua balestra erano ormai agli sgoccioli e nonostante i suoi fossero in vantaggio, il numero di guardie era in aumento; Marte sparò a uno dei due soldati appena comparsi nella piazza e mentre il secondo si abbassava su quello colpito, caricò di nuovo la balestra e colpì una seconda volta.

Lanciò la balestra tra la polvere e recuperò dalle tasche alcuni pugnali da lancio: sarebbero stati meno efficaci sulle lunghe distanze ma non poteva fare altrimenti, non aveva contato di restare così a lungo sul campo di battaglia e ormai non mancava molto allo scambio. 

Si distrasse appena un secondo, il tempo di guardare l’ora sull’enorme campanile alle loro spalle che qualcosa la colpì ad una tempia; si sbilanciò e cadde al suolo, qualche secondo dopo a malapena riusciva a vedere dall’occhio destro tanto era il sangue che sgorgava dalla ferita.

A questo non aveva pensato.

Vide un’ombra avventarsi su di lei.

Tra le mani stringeva una mazza, avrebbe approfittato del considerevole peso dell’arma e del possibile sbilanciamento del suo possessore per attaccarlo e porre fine allo scontro.

Rotolò di lato evitando l’attacco, la polvere le finì negli occhi ma non ebbe tempo per esitare: si affidò all’istinto, arrivò alle spalle della guardia e gli tagliò la gola con uno dei pugnali, lasciandolo cadere.

- Vivere o morire bell’imbusto. Dovrebbero insegnarvi questo all’accademia. – borbottò quella ripulendosi il volto dal sangue, finalmente le campane suonarono, non dovette dare l’ordine poiché la ritirata era già cominciata.

Proprio come avevano decretato in principio.

Si nascose in uno dei cortili chiusi sfuggendo alle guardie con abilità.

Si cambiò gli abiti e tentò nuovamente di tamponare la ferita dirigendosi al Buio Pece, l’ennesima taverna sparsa per la città davanti alla quale si sarebbe incontrata con Ezio e la famigerata Sforza.

Li vide da lontano.

Gettò gli stracci ormai impregnati del suo sangue in un vicolo e li raggiunse, indicando alla duchessa le ragazze di Claudia.

- Dobbiamo fare in fretta. – Marte afferrò la duchessa per un polso e la trascinò per qualche metro, sentendola fare resistenza alle sue spalle mentre Ezio tentava di capire che diavolo fosse successo negli ultimi dieci secondi – E tu vatti a nascondere prima che ti riconoscano, idiota! -

Caterina rivolse al gruppo delle cortigiane uno sguardo critico che non sfuggì a nessuna delle ragazze, Marte udì chiaramente Sara fare una battuta su quanto fosse scontata la reazione della nobile, ignorando le parole alle sue spalle quest’ultima si voltò sbigottita in direzione del fiorentino: - È una burla per caso? Io non mi nasconderò in mezzo a delle cortigiane! Sono una… -

La rossa alzò gli occhi al cielo e ricominciò  a trascinarsela dietro, sul serio, non avevano tempo per assistere alla messinscena della Sforza e si premurò di renderglielo più che noto: - Sisi, come ti pare, avrai il tempo di lamentati con il mio capo più tardi boriosetta! - 

- Come osi rivolgerti a me con questo tono?! – quella si liberò con uno strattone e tentò di darle uno schiaffo sul viso incurante della situazione e della gente che aveva iniziato a guardarle con interesse.

- Fai sul serio?! – sbottò infastidita Marte, evitando lo schiaffo appena in tempo, sentì la testa pulsare in prossimità della ferita e decise di controllare se questa avesse ricominciato a sanguinare – Non mi interessa il tuo stato sociale ok? Quindi chiudi il becco e muovi il culo! - 

Sul volto della Sforza si materializzò un’espressione oltraggiata.

Mai prima di quel momento qualcuno si era permesso di rivolgersi a lei in quel modo, figurarsi puoi una sconosciuta dalle dubbie origini che nemmeno aveva avuto la decenza di trattarla con il dovuto rispetto: - Ezio, tu permetti a questa… persona di parlarmi in questo modo? -

- Risolverete le vostre beghe coniugali dopo! - la rossa era sull’orlo di una crisi di nervi, credeva che la parte più complessa del piano fosse attirare le guardie e sopravvivere il tempo necessario a concedergli la fuga e invece quella maledetta nobildonna le stava causando non pochi problemi - Ascoltami bene Caterina Sforza perché non intendo ripeterlo una seconda volta: non hai potere decisionale nella mia città, il tuo titolo nobiliare conta meno di niente quindi vedi di non sfrangiarmi le palle perché, giuro su Dio, ti tiro una mazzata in testa e ti faccio trascinare per i capelli! -

Qualche secondo dopo Caterina si era avvicinata alle ragazze di Claudia e senza muovere ulteriori remore, non prima di scoccarle un ultimo sguardo altezzoso, si era allontanata con le altre.

Ezio la raggiunse e le porse un fazzoletto umido.

Non comprendendo il motivo delle sue azioni, Marte gli rivolse uno sguardo confuso, il fiorentino si avvicinò ulteriormente a lei e controllò la ferita pulendola con cura: - Hai il volto coperto di sangue. E le tue non sembravano decisamente parole a vuoto… Per un attimo anche io ho avuto paura di te. -

- Quella deve rivedere le sue priorità. -

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Capitolo 20
*** Alla Luce Del Tramonto ***


<< NOVA LUX >>

 

Marte era nelle cucine, dove Maria le stava accuratamente controllando e pulendo la ferita sulla fronte.

Sul volto della donna si materializzò un’espressione malinconica, Marte poteva percepire sotto i suoi tocchi materni, la nostalgia dei ricordi di un passato ormai lontano: - C’è stato un tempo in cui Ezio non era molto portato per la corsa sui tetti. I primi tempi lui e Federico, il mio primogenito, tornavano a casa con almeno un ginocchio sbucciato… –

- Non deve farlo… - la rossa si sentì in colpa per aver inconsciamente costretto Maria a medicarla, le afferrò le mani interrompendola, e le rivolse uno sguardo dispiaciuto; aveva compreso troppo tardi che, quel gesto così banale, aveva probabilmente riportando a galla i ricordi della donna - Se non se la sente, posso sempre farlo da sola. –

La donna alzò gli occhi al cielo, le diede un buffetto sul naso e le sorrise dolcemente tornando a occuparsi della ferita, vi passò con cura un batuffolo di cotone imbevuto con dell’unguento di origano e timo: - Questa poi… Ti ho forse dato l’impressione di essere una vecchia signora incompetente? –

- Non fraintendetemi madonna Auditore ma vedo la nostalgia nei vostri occhi e la malinconia nei vostri gesti. – rispose quella cercando di esprimere al contempo la gratitudine per quella premura e il dispiacere per ciò che sapeva essere successo alla famiglia Auditore in passato - Non volevo certo obbligarvi ad un doloroso rivangare nel passato. –

- Sarò franca Marte: c’è qualcosa in te e nei tuoi modi di fare che mi ricorda il mio amato Petruccio. – Maria sorrise accarezzandole una guancia con fare materno, si accorse dell’espressione confusa della ragazza e non riuscì a trattenere una risata divertita – Non fraintendermi, il fatto è che sei sempre così… Piena di vita ed euforia. Sei come una bambina che vuole scoprire il mondo tutto insieme e non c’è stato un solo istante da quando ti ho incontrata in cui ho visto il dispiacere sul tuo volto. Il mio bambino era così e tu riporti a galla il suo dolce ricordo con una facilità disarmante. –

- Io… Sono confusa. So già che me ne pentirò ma devo chiederle la sua opinione. – Marte, di punto in bianco, si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro per la cucina sotto lo sguardo attento di Maria che non si perse una sua mossa. La donna era in attesa, quasi trepidante, di capire cosa avesse convinto la rossa a manifestare proprio a lei i suoi dubbi e non riuscì a trattenere la sorpresa nel sentire le parole di Marte: - Suo figlio non fa altro che rimproverarmi! Dice che agisco d’istinto, che non penso alle conseguenze che sono una bambina immatura… -

- Ma la tua non è affatto immaturità tesoro. – la replica di Maria fu quasi istantanea, si sistemò di fronte alla rossa e le afferrò entrambe le mani prima di stringerle tra le sue e guardarla con un’intensità disarmante: - Tu sei soltanto curiosa ed è la tua curiosità a renderti speciale. -

Marte alzò gli occhi al cielo, a stento riuscì a trattenere uno sbuffo spazientito al ricordo di ciò che lei ed Ezio erano soliti dirsi in fase di allenamento: - Ezio direbbe che la mia curiosità porta soltanto guai… -

Sul volto della donna si materializzò un sorriso divertito, le diede un buffetto sul naso e si allontanò. Qualche minuto dopo Maria ricomparve con un fiasco di vino e un po’ di cibo dall’aria invitante cui la rossa non resistette, entrambe si accomodarono intorno al tavolo e la donna si premurò in breve di spiegarle cosa pensava dell’intera faccenda: - Non dare retta a tutto quello che dice. Per quanto tutto questo possa sembrarti inverosimile, ha un debole per te… Non guardarmi così! Anche se non sempre te lo dimostra, è un fatto universalmente riconosciuto, figurati, le ragazze della Rosa in Fiore hanno addirittura iniziato a scommetterci sopra! –

Marte scoppiò a ridere: in pratica la situazione tra lei ed Ezio era diventata oggetto di parecchie puntate… Era proprio venuto il momento di trovare qualcosa di nuovo per impegnare la routine degli altri.

- Parlavate di me? –

Dal nulla era comparve Ezio, le rubò di mano il panino che aveva preparato e prima ancora che potesse fare qualcosa, si era messo fuori dalla sua portata.

Marte gli rifilò uno sguardo malevolo ma, ritenendo la situazione una causa persa, rinunciò e ne preparò un altro.

- In realtà parlavamo del fornaio. – fu la divertita replica di Maria che scambiò uno sguardo complice con la rossa; l’espressione innervosita di Ezio non sfuggì a nessuna delle due che, arrivate a quel punto, erano curiose di scoprire quale potesse essere la reazione del moro - L’ho sentito parlare di Marte: dovevi vedere in quanti erano intorno a lui, pronti a tessere le lodi della tua allieva… Non sapevo che avessi tutti questi ammiratori! –

Marte scoppiò a ridere.

Dopo il bacio tra lei ed Ezio non c’era stato altro che un continuo nascondersi, era palese quanto entrambi stessero cercando di evitarsi, persino vederli nella stessa stanza era stato impossibile negli ultimi giorni. Era ovvio che, specialmente negli ultimi giorni, la rossa si fosse ritrovata circondata dai suoi “fantomatici” ammiratori: - Una cosa è certa: sono più di quelli che potrei gestirne in una vita sola! –

- Nessuno di loro t’interessa? – domandò a quel punto Maria, incuriosita dall’intera faccenda, non che fosse nelle sue corde l’impicciarsi nei fatti altrui ma era da qualche tempo che non le capitava una sana dose di pettegolezzi.

- Dipende da cosa intendi per “interesse”. C’è stato qualcuno che mi ha incuriosito all’inizio. – pensandoci meglio, Marte fu costretta ad ammettere di aver avuto qualche storiella, seppur di poco conto ma tra quella che era stata la sua storia e gli aneddoti ascoltati delle altre ragazze di città c’era una differenza sostanziale – Tuttavia nessuno di loro è stato in grado di farmi battere il cuore… Si dice così no? -

Quel discorso, per quanto non gli piacesse, aveva incuriosito Ezio oltre ogni modo. Per quello che lo riguardava, era certo di aver maturato dell’esperienza in campo amatorio ma la vita sentimentale di Marte gli era tutt’ora incognita…

Se con quella bizzarra conversazione fosse riuscito a scoprire almeno qualche dettaglio in più su quando “in là” si fosse spinta Marte, beh, tanto meglio: - La dichiarazione che ti ha sorpreso di più? –

- Qualcuno che mi ha sorpreso… - di punto in bianco sul volto della rossa si materializzò un sorriso divertito, immediatamente seguito da una delle risate più sguaiate che Ezio le avesse mai sentito fare da quando l’aveva incontrata, arrivò quasi ad avere le lacrime agli occhi - Oh sì, come dimenticarla! La contessa di Viterbo! –

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno fiatò; quella, tra tutte, fu una rivelazione a dir poco disarmante.

- Come prego? – fu la confusa domanda di Maria che, forse anche meno di suo figlio, si era spettata una simile sentenza da parte della rossa. Una cosa era certa: i tempi erano cambiati notevolmente da quando lei era una giovane dama in età da marito.  

Sul volto di Marte si era materializzato un sorriso divertito.

Forse aveva fatto male a parlare proprio di quell’occasione, era più che logico che persone come Maria fossero poco avvezze a simili “novità”; volle spiegare la dinamica degli eventi, prima che qualcuno potesse fraintendere l’intera situazione: - Sarò franca con voi: non parteggio per quella “squadra” e non credo succederà mai che io cambi idea. Capirete da voi il mio disagio nel rifiutare la proposta della contessa. Non nego la bellezza di Chiara ma mai come in quel momento mi sono sentita così… A disagio! -

Sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, per lo meno ora aveva la certezza dei limiti della rossa, era certo di aver eliminato metà della popolazione di Roma dalla lista dei possibili avversari.

Restava solo un interrogativo irrisolto: se non era per interesse, per quale altro motivo la rossa sembrava così in confidenza con l’ambiente tipico dei bordelli della città eterna?

*****************


 

I due non fecero in tempo a scortare Caterina all’interno della casa che, dopo un breve colloquio tra lei e il capo della gilda, Luca li aveva già convocati nel suo studio: - Abbiamo un problema. –

Marte alzò gli occhi al cielo, sbuffò e si lanciò a peso morto sulla poltrona più vicina, afferrando alcuni biscotti dal porta vivande sul tavolo del padre: - Come se fosse una novità! –

- Non c’è da scherzarci sopra, la questione è piuttosto seria… Caterina mi ha appena rivelato che stava trasportando degli importanti documenti quando è stata catturata. – l’uomo spiegò la realtà dei fatti con una semplicità disarmante, riservò a entrambi uno sguardo severo che riuscì finalmente a placare un po’ della baldanza della rossa e attirò definitivamente l’attenzione del fiorentino su ciò che questo avrebbe potuto significare - Se questi documenti finissero nelle mani degli alleati dei Borgia, Forlì sarebbe perduta per sempre. –

- Siamo davvero messi male se recuperare quattro fogli di carta è diventato un problema di stato. - Ezio borbottò scettico tra sé e sé, si sporse maggiormente sulla scrivania di Luca nel tentativo di scoprire se tra le infinte carte che aveva davanti ci fosse qualche indizio su quale fosse il contenuto di quei documenti ma non trovandone decise di porre la fatidica domanda – Qual è il piano? -

- Bisogna partire immediatamente per rintracciare i messaggeri dei Borgia. – spiegò Luca prima di indicare un punto specifico sulla cartina di fronte a sé, entrambi si sporsero per vedere meglio la zona in questione e attesero che l’uomo terminasse il discorso - Sappiamo da fonti certe che passeranno la notte in una taverna appena fuori città. -

Sul volto della rossa si materializzò un’espressione sorpresa, guardò il padre e notandone il disagio sul volto scoppiò letteralmente a ridere attirando l’attenzione di Ezio che le riservò un’occhiata confusa: - Ma non mi dire… La fonte affidabile sarebbe nostra cugina? È un pezzo che non la vedo! –

Luca le riservò uno sguardo sdegnato, memore degli ultimi incontri avvenuti tra Sarah e Marte era ben poco propenso a un nuovo incontro tra le due, non si premurò di tenerlo nascosto a sua figlia: - E per quanto mi riguarda, scorrerà ancora molta acqua sotto i ponti prima che questo succeda di nuovo. –

- Non si fiderà mai di un viandante qualunque che passa per caso dicendo di conoscerti! - fu la sdegnata replica della rossa, inviperita per la scarsa considerazione che suo padre aveva di sua cugina che come tutti aveva una dignità. Poteva accettare la reticenza di Luca nell’affidarsi a lei, sapeva quanto poco gli andassero bene le scelte che Sarah aveva compiuto in passato ma non per questo era meno meritevole di altri - Sei un ipocrita! Non esitavi un solo istante a lasciarmi nelle sue mani quando dovevi andare in missione! -

Ogni volta che quei due litigavano Ezio si sentiva un pesce fuor d’acqua, era quasi sul punto di andarsene quando Luca decise di prendere posizione.

L’uomo colpì con una violenza spaventosa la scrivania, un vaso crollò andando in frantumi mentre sul suo volto si materializzava un’espressione assolutamente inviperita: - Se non ti fosse ancora del tutto chiaro, sono io a capo di questa gilda, le decisioni spettano a me e a nessun altro! Andranno Giacomo ed Ezio, la questione è chiusa… Se non ti sta bene, quella è la porta! -

Detto, fatto.

Marte, dopo un ultimo sguardo inviperito rivolto a entrambi, se n’era andata sbattendosi la porta alle spalle.

 

*****************


 

Giacomo era nelle cucine prendere qualche provvista, il viaggio non era lungo ma i suoi attacchi di fame improvvisa erano sempre stati un problema.

Una volta riempita la bisaccia, aveva raggiunto il fiorentino nelle stalle ed erano partiti.

Dopo circa tre ore di viaggio avevano raggiunto il punto indicatogli da Luca…

Entrando i due si scontrarono con un gruppo di ragazzini non più che quindicenni ma entrambi vi prestarono poca attenzione.

L’unico realmente sorpreso dalla presenza di Marte, seduta al tavolo con qualche ragazzo dall’aria burbera, fu Ezio. Giacomo salutò il resto dei presenti con qualche pacca amichevole e si accomodò al tavolo con gli altri, ordinando all’oste un’altra pinta di vino.

- Si può sapere cosa diavolo ci fai tu qui?! - il fiorentino, sbattendo le mani sul tavolo, si avvicinò al volto alla rossa a una velocità spaventosa trattenendo a stento l’irritazione.

Quella, senza nemmeno rendersene conto, gli aveva puntato un coltello alla gola esercitando una debole pressione che lo aveva ferito lievemente: - Ma sei scemo?! Potevo ucciderti! -

- Conosci davvero questo stizzoso damerino da due soldi? - sbottò uno dei giovani, pronto a venire alle mani mentre gli altri al suo fianco erano pronti a dargli man forte.

Sotto lo sguardo vigile dell’oste, che non li aveva persi di vista un secondo da quando erano entrati, gli animi furono placati dall’arrivo di una donna bionda e dal fascino nordico.

Questa afferrò le orecchie di due ragazzi a caso, li costrinse a risedersi sulla panca con i volti arrossati per l’umiliazione e li rimbeccò tutti all’unisono attribuendo la colpa alla “novità” della serata: - Non posso lasciarti sola con quattro uomini che nel giro di dieci minuti me li ritrovo allo stato brado! Ma che gli fai tu agli uomini Mars?! -

- Non è colpa mia Sarah! Com’è arrivato lui, sono iniziati i casini! - sbottò quella, indicando con un improvviso moto di puerilità, l’ultimo arrivato; tutti al tavolo si accorsero del rossore comparso sulle sue guancie ma nessuno se la sentì di attribuire all’imbarazzo quell’improvvisa sfumatura cremisi comparsa sul suo volto. Era già abbastanza pericoloso avere a che fare con Sarah…

- Deduco dalla foga della mia adorata cugina che tu sia niente meno che il famoso Ezio Auditore. – la bionda si avvicinò, concedendo al fiorentino un breve inchino prima di stringergli con leggiadria la mano Ancora prima di rendersi conto di cosa stava facendo, Ezio vi aveva posato un casto bacio, rapito dall’eleganza con cui si muoveva quella donna all’apparenza così affabile - Lieta di fare la tua conoscenza, sono Sarah Petri in arte Saphira! Perdona la franchezza ma davvero non ti aspettavi di vedere qui la mia dolce Mars? -

Il moro, riacquistato un minimo di contegno, si schiarì la voce e riservò all’allieva uno sguardo severo prima di riportare la propria attenzione su Sarah: - Servirebbe a qualcosa dire che la speranza è l’ultima a morire? -

L’altra si sciolse in una risata.

Sarah recuperò un paio di sedie, vi fece accomodare il fiorentino e gli pulì la ferita sul collo con delicatezza, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti che ancora non avevano compreso quell’improvviso scoppio d’ilarità: - La speranza è a un ciarlatano che c’inganna nell’attesa messere, non ve l’ha insegnato il vostro insegnante privato? -

Marte sbuffò per l’evidente civetteria della cugina.

Gli anni erano passati ma quell’inconscio amoreggiare di Sarah non si era ancora spento del tutto, agitò una mano e riservò a Giacomo ed Ezio uno sguardo annoiato: - Certo, certo… Tutto questo ciarlare è davvero amabile e credetemi, mi piange il cuore a interrompere quest’amabile teatrino ma questi due hanno delle questioni importanti di cui parlare. -

- Sta tranquilla cuore, non lo tocca nessuno il tuo uomo. - ridacchiò la bionda tra sé e sé, leggendo un pizzico di gelosia sotto la solita espressione impassibile di Marte, le posò un delicato bacio tra i capelli prima di allontanarsi - Per quanto riguarda ciò che ci siamo dette prima… –

La rossa sorrise gioviale, facendo un occhiolino alla cugina, poco prima di stiracchiarsi sulle comode poltrone imbottite della taverna: - Sai bene che non ti direi mai di no. -

La bionda abbracciò di slancio la cugina, mosse un paio di passi in direzione della cucina ma sembrò cambiare idea, si voltò e indicò Ezio e Giacomo: - Un’ultima cosa: credo che entrambi siate stati scippati Voglio darvi un consiglio: controllate più spesso ciò che portate alla cintola. -

In quel preciso istante, tra le risate generali, i due si accorsero di non avere più nessun sacco di monete appeso alla cintura.

 

*****************


 

Il sole era da poco tramontato.

I due avevano seguito i due messaggeri dei Borgia sin dentro ad una taverna dall’aria bizzarra, avevano preso posto in un angolo poco illuminato della stanza da cui potevano tuttavia tenere sott’occhio i due obbiettivi ed avevano discusso il da farsi.

Di Marte non c’era traccia.

- Starà parlando con sua cugina… Non vedo altri motivi che giustifichino la sua improvvisa scomparsa. - suggerì Giacomo, scrollando le spalle, attirato dallo strano arredamento della taverna.

Ezio sussultò: non ci aveva pensato.

Era plausibile ma perché allontanarsi così all’improvviso?

Cos’aveva da discutere di così importante?

E perché non aspettare la mattina?

Serrò inconsapevolmente la mascella: non gli piaceva la piega degli eventi.

Per di più ora erano senza un soldo, dovevano pagare i conti della taverna, le consumazioni che avrebbero fatto in quel posto e comprare qualche provvista prima di rimettersi in viaggio.

Una ragazza ben poco vestita ammiccò in loro direzione prima di sparire oltre un tendone rosso circondato da enormi torce: - Si nascondono in un bordello? –

- Un bordello in un paese così anonimo? Saprei dove ritirarmi per la vecchiaia! – Giacomo occhieggiò la ragazza appena uscita da “dietro le quinte” e, a giudicare dai lineamenti e dal colore della pelle, doveva essere ispanica. Non si trattenne dall’esprimere il proprio apprezzamento con un sonoro fischio ed un occhiolino.

Una cameriera, vestita con un abito ai limiti storici della decenza, si avvicinò a loro per prendere i loro ordini.

Approfittando del buio della sala, Giacomo aveva arraffato al volo la borsa dell’uomo ubriaco seduto al tavolo accanto e non aveva badato a spese, ordinando per entrambi.

Qualche secondo dopo era comparsa Sarah, pardon, Saphira che aveva annunciato l’arrivo di una nuova e promettente ballerina: - Godetevela signori perché non resterà a lungo Lei è Cher e stasera vi farà perdere la testa! –

Un uomo, seduto nell’angolo con il resto dei musicisti, aveva iniziato a suonare la chitarra: la musica aveva un che d’intrigante e misterioso allo stesso tempo e poco dopo, una ragazza aveva iniziato a cantare rendendo l’atmosfera ancora più frizzante ed energica, esortando il pubblico a battere le mani insieme a lei per tenere il ritmo.

Né Giacomo né Ezio si sarebbero mai aspettati di scoprire che, nel giro di dieci minuti, Marte gli avrebbe procurato trecento monete d’oro… Mance escluse.

Di lei, ancora in ombra si notava ben poco, a parte la chioma rossa imbrigliata in un elegante chignon in cui era intrecciata perfettamente una rosa. Per poco il fiorentino non rischiò il soffocamento: Marte indossava un aderente corpetto nero e bianco che terminava con una gonna corta e spudorata, il trucco scuro la rendeva quasi irriconoscibile

Il tutto contribuiva a farla sembrare una creatura tentatrice e non la mite compagna di viaggio che i due avevano imparato a conoscere.

La rossa si accarezzò dolcemente i fianchi a ritmo della musica.

I primi fischi d’apprezzamento giunsero dalla folla, le sue mani risalirono sfiorando il collo e di nuovo giù, lungo il seno sino a raggiungere il ventre. Sempre mantenendo una camminata lenta e sensuale adocchiò un palo nell’angolo, sorrise accattivante e vi si aggrappò, si girò a testa in giù reggendosi solo con le mani prima di aprire le gambe in una spaccata.

Ezio per poco non si soffocò con una patatina nel notare che, sotto quello straccetto bianco e nero, Marte portava un capo di biancheria intima altrettanto osceno.

La rossa scivolò a terra gattonando verso le prime file.

Non si trattenne e rivolse sguardi che promettevano peccati d’ogni genere a chiunque stesse posando lo sguardo su di lei

La musica tornò ad accompagnarla e lei, agile come sempre, saltò su uno dei tavolini lasciando a bocca aperta i due proprietari, rimasti totalmente affascinati da lei e dalla sua figura sinuosa che aveva ricominciato quel balletto peccaminoso a poca distanza da loro.

Marte slacciò il nodo anteriore del corpetto e lasciò che il pubblico la ammirasse, solo in quel momento notò i due compagni tra il pubblico, rivolse a entrambi un occhiolino divertito nel notare le loro espressioni ebeti.

Scivolò in loro direzione, sempre seguita dagli sguardi di tutti, un passo elegante ed ancheggiante usato soltanto per accontentare le aspettative di chi la guardava quasi con ammirazione.

Raggiunse il tavolino dei due: erano pietrificati.

Marte si abbassò piano, si puntellò sulle ginocchia di Ezio che stava ormai incollato allo schienale e inarcò il corpo, il seno in bella vista e i bacini che si sfioravano appena…

Decise di osare: si trovò seduta su di lui e si mosse in maniera inequivocabile. Gli passò le mani tra i capelli e si strusciò su di lui, ammiccante come sempre, un sorriso furbo sul volto.

Approfittando del momento di vicinanza, gli sussurrò un paio di frasi sperando che non fosse rimbambito del tutto vedendola conciata in quel modo: - Ho recuperato i documenti… E racimolato un po’ di grana. Partiamo domattina all’alba. Ci vediamo alla chiusura. –

Si tirò indietro di scatto e passò a Giacomo esibendosi in un’impeccabile danza del ventre a pochi centimetri dal suo volto accaldato.

Le sembrò quasi che stesse trattenendo il fiato e, per evitare un collasso al suo migliore amico, lo lasciò stare e si concentrò su un altro ragazzo del pubblico. Gli passò alle spalle e si strusciò contro di lui come se fosse desiderosa di spogliarlo.

Quando ormai era certa di averlo illuso a sufficienza, si allontanò tornando verso il palco, recuperò una sedia e incrociò le braccia lungo lo schienale, dando un bacio ammiccante alla folla che esplose in fischi, applausi ed esclamazioni entusiaste.

Attese che “Il Forestiero Nottambulo” si svuotasse per riscuotere i frutti delle sue fatiche e ignorò gli ubriachi in mezzo alla sala pronti a dare il via ad una rissa con i controfiocchi.

Erano quasi le quattro del mattino, era distrutta ma si fermò ugualmente a chiedere qualcosa da bere al bancone. Ottenuta la sua meritata pinta di birra, si sedette accanto ai due che sussultarono nel vedersela comparire accanto con gli abiti di sempre: dei vecchi e logori pantaloni, una maglietta di flanella e i capelli incastrati alla bell’è meglio in un cappello di feltro.

Per un attimo rimase immobile senza sapere bene come comportarsi, Ezio e Giacomo erano ancora immobili e non sembravano intenzionati a smettere.

- Smettetela di guardarmi così. È una cosa che ho imparato stando qui… Papà ha sospettato qualcosa, per questo era così reticente a mandarmi con voi. – ma i due ancora non ne volevano sapere di muovere un dito, terminò la sua birra in un'unica sorsata, posò la pinta ormai vuota sul tavolo e alzò gli occhi al cielo assestando a entrambi una poderosa pappina sulla nuca – E chiudete quelle bocche per Dio! Ci vuole così poco a scandalizzarvi? Mah… Restate pure qui a vegetare, io vado a dormire. –

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Capitolo 21
*** Un Morto Che Cammina ***


Note della Sfigata:

Piccola parentesi prima del nuovo capitolo.

Dopo qualche pensiero notturno di troppo, ho realizzato che il nome "Hana" per la controparte di Marte non mi convinceva del tutto quindi... Si beh, senza giri di parole, l'ho cambiato!

Quando d'ora in poi leggerete di Alexis, in realtà mi sto riferendo alla Hana degli scorsi capitoli, chiedo venia per la confusione. (Ho già sistemato il nome nei vecchi capitoli in ogni caso)

*Sono una scema e me ne rendo conto ma sono fatta così!*

Grazie mille per chi segue/recensice/ha messo la storia tra i preferiti.

Un cordiale saluto dalla vostra, lunatica, Calamity_Shadow! ;)

<< NOVA LUX >>

 

Marte si era fatta preparare una tinozza di acqua calda: si era goduta per qualche minuto il tepore del bagno, lavandosi accuratamente con del sapone alla lavanda, il trucco ormai sbavato e sbiadito era stato rimosso con un panno umido e soltanto in quel momento la rossa riuscì a riconoscersi nel riflesso dello specchio.

Avrebbe indossato una delle sottovesti di seta della cugina per dormire… Non che avesse altra scelta: la partenza improvvisa le aveva impedito di preparare dei bagagli adeguati.

Soltanto dopo qualche minuto comprese che, grazie a sua cugina, si era aggiudicata la stanza più calda dell’intera taverna: pur essendo a piedi nudi e avvolta da quel unico microscopico abito non percepiva affatto il freddo di quella notte.

Si sdraiò a letto puntando il suo sguardo sul soffitto.

Balzò in piedi e si avvicinò il più possibile alle enormi travi in quercia, per poco non scoppiò a ridere riconoscendo quel piccolo segno notato quasi per caso: era il suo marchio, appena visibile tra le venature scure del legno, una lancia tra le fiamme che terminava con le sue iniziali.

Quella era la stessa stanza che, tanti anni prima, l’aveva ospitata…

Ricordandosi dell’asse mobile sotto il letto, decise di nascondervi i documenti con cura, per evitare che qualcun altro se ne appropriasse.

La stanchezza iniziò a farsi sentire, aveva i piedi doloranti e le spalle indolenzite ma non fece in tempo a mettersi sotto le coperte, che qualcuno bussò alla sua porta.

Ezio era davanti a lei, gli occhi ancora fuori dalle orbite e l’espressione di chi non sa nemmeno cosa sta facendo. Aveva il respiro affannoso, come se avesse appena terminato una maratona, il volto era accaldato ma anche in quello stato non riusciva a perdere il suo fascino.

- Ma che cavolo… -

- Non ho mai conosciuto una femmina peggiore di te! – Ezio iniziò a parlare a ruota libera, sembrava quasi che quel fiume di parole fosse fuori dal suo controllo, spinse la porta pretendendo di entrare sotto lo sguardo allucinato di Marte che non aveva idea di come reagire a quelle parole così sfrontate - Sei manesca, esaltata, psicolabile, sciatta e quando ti ci metti sei peggio di uno scaricatore di porto! Ma la cosa peggiore è che sembra che tu lo faccia apposta! Non solo hai disubbidito agli ordini di Luca, il capo della gilda e chi ti ha cresciuto come se fossi figlia sua ma hai addirittura pensato bene di far scoprire la tua identità a quei due! –

- La mia faccia era l’ultima delle loro preoccupazioni. – sbuffò quella richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo, troppo infastidita dalle parole del fiorentino per curarsi degli ammonimenti che avrebbe sicuramente ricevuto dall’oste l’indomani per il rumore - Dovresti sapere bene cosa guarda un uomo quando si rintana in posti del genere. -

- Potevi essere catturata! - sbottò il moro con sdegno, avvicinandosi a lei a una velocità spaventosa che la fece barcollare all’indietro per la sorpresa, sul suo volto si era appena materializzata un’espressione a dir poco imbestialita.

Marte era preoccupata dall’eccessiva reazione del moro, quell’improvviso scatto d’ira non aveva basi abbastanza forti da renderlo efficace, non era la prima volta che agiva d’impulso aggirando o addirittura ignorando gli ordini - Qual è il tuo fottuto problema?! –

- Potevo perderti Marte! E mi sarei sentito impotente sapendo di non poter fare nulla per rimediare… Di nuovo! – Ezio la afferrò per le spalle, avvicinò i loro volti ignorando l’intensità dei propri movimenti e la sorpresa nascente sul suo volto che, forse, aveva intuito cosa realmente l’avesse portato a quel punto - Non ti rendi conto di quanto il vederti tra le braccia di qualcun altro mi mandi in bestia? Non ti accorgi mai di quanto mi renda nervoso sentirti parlare di tutti quelli che avrebbero potuto averti al posto mio? Ti diverte vedermi debole? –

Ci fu silenzio per qualche istante.

Poi qualcosa cambiò e sul volto della rossa si materializzò un’espressione carica di comprensione, ora ne era certa, quella era una delle manifestazioni emotive più palesi che gli avesse visto fare da quando si erano incontrati: - Questo sarebbe il tuo modo malato per farmi capire che sei geloso? -

- No. Non… Anche se fosse? Cosa c’è di sbagliato! - le mani di Ezio corrosero lungo le sue braccia salendo verso le spalle, la sentì rabbrividire sotto il suo tocco ma notò che non stava facendo nulla per fermarlo; la spinse all’indietro, troppo egoista per lasciarla fuggire ed incastrò i loro corpi in un abbraccio sensuale.

Si ritrovarono vicino alla finestra, il corpo di Marte era premuto contro l’enorme vetrata trasparente alle sue spalle, la vide stringere le dita nella sua maglietta, come se temesse che di punto in bianco lui potesse volontariamente distoglierla da quella dolce tortura.

Ezio le baciò il collo, leggero e insistente mormorandole un poema d’amore con un tono basso e vibrante che espresse tutta la sua passione repressa.

Marte inclinò istintivamente il collo da un lato, lo sentì respirare a fatica e gli diede più accesso senza ripensamenti: si sentì stordita, letteralmente ubriaca di quelle attenzioni che, di secondo in secondo, la fecero ansimare con maggior passione e frenesia.

Sentì le labbra del fiorentino scendere sino alle clavicole prima di tornare a torturarle il collo con quei delicati ma sensuali morsi. Non riuscì a smorzare il gemito che le salì alle labbra infrangendosi nell’orecchio di Ezio, come un invito irresistibile a continuare.

Le mani di Ezio le accarezzano lo stomaco, in una lenta salita verso il seno morbido e invitante. La sensazione del suo torace sul petto le solleticò i sensi, il lieve sfiorarsi dei suoi vestiti sulla pelle nuda delle gambe, stuzzicava la sua fantasia come mai prima d’ora altri avevano fatto.

Marte si strusciò contro di lui, eccitandolo inconsapevolmente, sentì la sua presa rafforzarsi intorno alla sua vita mentre con un'unica mossa entrambi si ritrovarono sul letto avvolti in un groviglio di braccia e gambe che si confondeva tra le coperte del letto già sfatto.

Marte aprì gli occhi e lo guardò fra le ciglia scure, fissò le sue labbra semiaperte con gli occhi offuscati dal piacere…

Poi di punto in bianco la magia si ruppe.

Ezio si scostò da lei dolorante, ci mancò poco che crollasse al suolo, giù dal letto su cui fino a poco prima stava per compiersi il tutto.

Marte si sedette voltandosi verso il moro, sul suo volto si era materializzata istantaneamente un’espressione confusa. Non se ne intendeva molto di quelle cose ma, da ciò che le avevano spiegato, almeno fino a quel momento non erano andati poi tanto male: - Ok… Mi sono persa qualcosa? –

- Mi è venuto un crampo... - borbottò Ezio, visibilmente imbarazzato per quell’interruzione assolutamente non programmata e non richiesta, che aveva probabilmente stroncato il poco romanticismo appena nato tra loro.

La rossa restò impassibile per qualche istante.

Di tutte le cose che le erano passate per la testa, quando l’aveva visto allontanarsi all’improvviso dopo quello scoppio di passione, l’ipotesi di un banale crampo notturno era l’ultima che si sarebbe aspettata di sentire dal suo mentore…

- Fai sul serio? –

- Ti sembra che stia scherzando?! – replicò Ezio massaggiandosi la gamba sotto lo sguardo, ormai divertito, della rossa che non si era persa un suo movimento da quell’interruzione - Giuro che ti soffoco con il cuscino se inizi a ridere! -

Ma era già troppo tardi… Marte non aveva trattenuto oltre le risate. Aveva le lacrime agli occhi e la pancia che le doleva da un pezzo.

Ezio, finalmente ripresosi dal crampo, aveva deciso di mantenere la parola data e aveva iniziato a prenderla a cuscinate: - Così impari a ridere delle disgrazie altrui! -

- Tecnicamente rido soltanto delle tue figuracce. Poche ma estremamente esilaranti, dovrebbero diventare un evento settimanale, solo tu riesci a farmi ridere così per delle simili cazzate! – Marte si ritrovò intrappolata sotto il corpo di Ezio, approfittò della sua temporanea esitazione per afferrargli il volto e premere con forza le labbra sulle sue, si perse per qualche secondo nel profumo del moro ma una volta riacquistata la lucidità, lo liberò e se lo trascinò accanto prima di recuperare le coperte – Ora che sei tornato "normale" finalmente possiamo dormire… Non guardarmi così: ormai l’atmosfera è morta! –

 

 

*****************

 

 

18 Ottobre 2012 – Abstergo, soggetto 18

 

- Patti chiari e amicizia lunga Sam: se proprio vuoi guardarti un porno, puoi farlo nel tuo tempo libero e, soprattutto, evitando di usare me come tramite! – sbottò Alex senza nascondere un certo nervosismo; quell’intera sequenza le aveva ormai reso chiaro che non si trattasse per niente della sperimentazione di qualche banale videogioco, all’Abstergo stavano cercando qualcosa, qualcosa che potevano trovare soltanto usando lei e gli altri pochi eletti come tramite – Non c’era bisogno di assistere all’intera scena… Devo iniziare a credere che sei uno strano incrocio tra un pervertito e un nerd? -

Lui la scollegò dalla macchina senza trattenere uno sbuffo infastidito. Lavoravano insieme da più di tre settimane, a stretto contatto per più di otto ore al giorno eppure lei non si era ancora degnata di imparare il suo nome: - Mi chiamo Simon, non Sam! E comunque Vidic ha detto che non dobbiamo perderci niente di niente, se hai qualche problema, vatti a lamentare don lui. –

Alex alzò gli occhi al cielo, quel ragazzo era proprio impossibile, mai una volta che riuscisse a vedere le priorità. Si allontanò dall’Animus con un’espressione di totale indifferenza sul volto, diede due pacche sulla testa al povero Simon e uscì dalla stanza ridacchiando tra se e se: - Come ti pare Shaggy… E ricordati le mie parole! -

- È Simon! SIMON! – il biondo aveva raggiunto il limite, lanciò gli occhiali sulla scrivania affollata di fogli e si lanciò al suo inseguimento, deciso a porre fine a quello snervante teatrino – Ho visto i risultati dei tuoi test attitudinali: sei in grado di assimilare informazioni ben più complesse del mio nome quindi, per l’amor del cielo, usalo come fanno tutti! –

- Intendi dire come fate tu e i tuoi amichetti con me quando vi chiudete in laboratorio? – sbottò Alex voltandosi di botto, se lo ritrovò a meno di un palmo dal naso ma ignorò la loro vicinanza e gli mostrò quando l’intera situazione l’avesse fatta imbestialire - Sei soltanto uno stronzo ipocrita. –

Fece per allontanarsi, diretta all’armeria dove l’attendeva un’intensa sessione di allenamento con le armi da fuoco, pregustava già la sensazione del grilletto sotto l’indice quando Simon la afferrò per un polso costringendola a voltarsi.

- Cosa ci facevi tu vicino ai laboratori a quell’ora? -

Sul suo volto si materializzò un’espressione sarcastica.

Si liberò dalla debole presa dell’altro e con un abile movimento riuscì a bloccargli il braccio in una dolorosa presa, Simon si ritrovò a cadere in ginocchio davanti ai suoi piedi: - L’insonnia è il minimo che ti aspetti quando uno studente neolaureato usa il tuo cervello come una playstation… E non ti azzardare a toccarmi mai più. -

- Prenditi un calmante! – sbottò quello massaggiandosi l’articolazione dolorante sotto lo sguardo noncurante di Alex che aveva portato la sua attenzione su un gruppo di stagisti, abbassò il tono avvicinandosi nuovamente a lei per chiarire quella situazione - Non facciamo niente di male, chiacchieriamo e basta, puoi biasimarci? -

- Parlare della “diciotto” che rischia di morire ogni giorno è sicuramente una degna argomentazione notturna. – la mora rise dell’espressione sorpresa del biondo, forse Simon credeva davvero che si fosse buttata in quella situazione senza conoscere i rischi a cui andava incontro ma la realtà dei fatti era di tutt’altro genere - Credevi che non sapessi come funzionava la sperimentazione? Non sono così ingenua. -

L’altro si mosse a disagio: c’era qualcosa, nell’intero atteggiamento di Alexis, che sapeva metterlo in difficoltà. La mora non faceva niente di particolare, rispondeva alle sue domande con noncuranza ma nascosto dietro quel sorriso furbo e ammaliante, c’era chiaramente una nota di rancore: - Perché hai accettato? –

- Per me la sola alternativa all’Abstergo era la morte in un vicolo puzzolente di Los Angeles… A quanto pare non ci sono guardiani celesti a vegliare sugli orfani oggi giorno. – Alex si stiracchiò i muscoli, iniziava a sentire le spalle intorpidite e non poteva permetterselo, si allontanò dal biondo sorridendo appena - Non dimenticare topolino: riversare la vostra rabbia repressa su un morto che cammina, rivela ben poco orgoglio e un’abbondante dose di codardia. -

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Capitolo 22
*** Un Soffio Di Gelida Realtà ***


<< NOVA LUX >>

 

Mi piace stare in armeria.

Tyler, il responsabile, mi lascia restare per tutto il tempo che voglio e non fa storie sul coprifuoco. Secondo lui, per il carattere che mi ritrovo, l’Abstergo dovrebbe ritenersi fortunato ad avere ancora un tetto sopra la testa…

Ogni tanto penso a cosa mai possano aver scritto nel mio fascicolo: tutte quelle occhiate incuriosite che scattano in automatico quando mi muovo non sono esattamente il massimo.

La mia vita prima dell’Abstergo deve aver occupato almeno la metà del mio dossier… Forse è proprio quella la parte interessante.

A scuola me la cavavo abbastanza bene.

Se mai un giorno avessi deciso di frequentare un college non avrei dovuto sborsare un centesimo: negli anni avevo accumulato più candidature per varie borse di studio, quasi tutte in ambiti differenti.

I miei genitori erano orgogliosi della loro bimba prodigio. Questa rosea situazione non era destinata a durare ancora.

Mia madre morì in un incidente d’auto il 12 gennaio del 2008 e mio padre diventò un alcolizzato. Prese il vizio di sparire per ore e, quando tornava, mi usava come un sacco da box.

Il motivo?

Gli dava fastidio vedere il volto di mamma su qualcuno che non fosse lei. Altro momento “clue” della mia esistenza: il licenziamento del vecchio.

I debiti si accumularono in fretta.

Fui costretta a trovarmi un lavoro e a vedere la macchina.

Dovetti abbandonare anche l’ultima cosa che mi aveva tenuto a galla sino a quel momento: la scuola.

La nostra vicina di casa tentò di aiutarmi in ogni modo.

Mi spiegò cosa vendere e m’insegnò, per filo e per segno, i segreti della programmazione informatica… Con quello, un paio d’anni dopo, riuscii a trovarmi un lavoro degno di questo nome.

Imparai a gestire i conti in banca dei miei.

Scoprii che mio padre era riuscito a sputtanare i risparmi di una vita in alcool e scommesse nel giro di tre mesi.

Avevo fallito, nonostante tutto quello che avevo fatto fino a quel momento, eravamo in banca rotta.

Il 7 marzo del 2008, alle 11:13 del mattino, la polizia aveva trovato il cadavere di mio padre in un vicolo sulla quattordicesima.

Ero ufficialmente orfana.

Mi spedirono da alcuni zii che non avevo mai sentito nominare.

Loro vendettero la casa e la mia macchina: di quei soldi non vidi mai un centesimo. Dopo altri tre mesi decisi di scappare, mi sentivo Harry Potter intrappolato a casa dei Dursley.

Vendetti la roba di valore per pagarmi il viaggio.

Non mi dispiacque: quel casino era soltanto colpa sua.

Mi spostai da una parte all’altra del paese in cerca di un lavoro e, finalmente arrivata a Los Angeles, trovai un lavoro come barista.

Per qualche mese andò bene poi l’affitto aumentò.

Fui costretta a vendere i gioielli di mamma… Di lei mi è rimasto soltanto un vecchio ciondolo da cui non mi separo mai.

Non nego di essere finita a fare la spogliarellista.

Per Marte sarà anche stato un hobby occasionale ma per me era diventato un lavoro. La paga era ottima ma quell’ambiente, se preso nel modo sbagliato, ti rovina. Come se non bastasse, un paio di ragazze che lavoravano con me, furono trovate morte in un cassonetto vicino al locale: overdose. Decisi di lasciar perdere.

Mi stavo trasformando in qualcosa che non volevo e, lentamente, il quartiere si stava riempiendo di teste di cazzo dalla fama poco raccomandabile.

Non sarei stata l’ennesima Jane Doe di qualche obitorio di periferia.

Abbandonai il lavoro e fui ospitata da alcuni amici.

Due settimane dopo James e Sarah furono assunti da una grande compagnia di New York. Impacchettai la mia roba, gli feci le congratulazioni e li salutai per l’ultima volta.

La mano di qualcuno si posò sulla mia spalla e, lo ammetto, mi sono spaventata. Non nego la mia sorpresa quando mi ritrovai faccia a faccia con Simon: tra le mani reggeva un piatto.

La cena forse?

 

- Pace? -

Alex gli riservò uno sguardo confuso, scaricò l’arma e inserì la sicura prima di levarsi le cuffie e voltarsi verso il biondo: - Per cosa devi farti perdonare? -

Simon si mosse a disagio, un vago rossore si materializzò sul suo volto mentre oscillava, spostando il peso da una gamba all’altra, sotto lo sguardo attento della rossa: - Ciò che hai sentito giù in laboratorio non è stato esattamente piacevole… Volevo farti le mie scuse. -

- E tu speri di comprarmi con un’insalata? - ridacchiò quella, indicando divertita la ciotola tra le mani del ragazzo.

- Veramente questa è per Tyler. Sua moglie l’ha messo a dieta… Tu ed io abbiamo due pizze fumanti in arrivo. – fu il turno di Simon per ridere; sul volto di Alex si era appena materializzata un’espressione ai limiti della sorpresa, erano mesi che non mangiava una pizza… Simon aveva appena scalato la sua top 5 dei dipendenti simpatici. Uscendo dal gabbiotto di Tyler, Simon si era fatto pensoso per qualche istante, poi le chiese: - La margherita ti piace con doppia mozzarella, giusto? -

Stupore. Meraviglia. Sbigottimento.

- Sai come mi piace la pizza? – domandò la rossa prima di ristamparsi in faccia la sua solita espressione diffidente, la sua mente ci impiegò due secondi a rispondere per Simon, era ovvio che tutte quelle piccole informazioni fossero racchiuse nel suo dossier – Prima o poi mi deciderò sul serio ad eliminare ogni copia del mio fascicolo. –

L’altro ridacchiò incrociando braccia dietro la nuca.

Entrambi salutarono River, la guardia del turno di notte, con un cenno prima di dirigersi al deposito dove la rossa sistemò la roba che aveva usato con cura e si voltò in direzione del biondo: - Racconta topolino, che hai fatto di bello nelle ultime due ore? -

- Ti fa proprio schifo il mio nome, vero? – ridacchiò Simon tra sé e sé; soltanto dopo qualche istante si accorse dell’espressione di Alexis che, da rilassata qual era, si era fatta improvvisamente più tesa.

Non durò molto, nel giro di pochi secondi era tornata a sorridere, come se niente fosse e scrollando le spalle gli aveva risposto: - Ti si addice di più “topolino”. -

 

*****************

 

DENTRO L’ANIMUS - ROMA

 

- Ti avevo chiesto di lasciare che fossero loro a completare questa missione, perché non mi dai mai retta?! – Luca era visibilmente “incazzato nero” con sua figlia, una volte che lei e gli altri due erano rientrati dalla missione di recupero si era occupato personalmente del recupero di Marte e l’aveva trascinata praticamente di peso nel suo ufficio, sottoponendola ad una dolente e quanto mai classica sfuriata da genitore infuriato - È così difficile capire le mie parole o devo iniziare a pensare che tu abbia qualche problema mentale che ti impedisce di elaborare correttamente un ordine! -

La rossa restò in silenzio.

Subì la sfuriata di Luca sino a quando, giunta al culmine della sua pazienza, si ritrovò a sbattere le mani sull’imponente scrivania prima di ribattere a tono: - È mai possibile che tu abbia sempre qualcosa da ridire? È andato tutto bene, nessuno si è fatto male e i due messaggeri non mi hanno neanche visto in faccia. Non c’è motivo di rimproverarmi! –

- Fino a quando non smetterai di comportarti come una bambina viziata mi riserverò il diritto di trattarti come accidenti mi pare! Essere Assassini significa muoversi nell’ombra, essere agili e veloci. Abili nel combattimento, maestri nel mimetismo, conoscitori della dissimulazione e dell’inganno. Siamo d’ovunque e in nessun luogo… – replicò l’uomo riservandole un’occhiata severa che, tuttavia, provocò soltanto uno sbuffo risentito da parte della ragazza; la rossa, impettita, si risedette sulla poltrona incrociando le braccia al petto in attesa di sentire cos’altro le avrebbe detto suo padre prima di lasciarla finalmente andare - Ricordati che teatralità e inganno sono strumenti potenti. Devi apparire più che umano agli occhi dei tuoi avversari… E non credere che quello spettacolino cui hai preso parte ieri sera rientri nei doveri di un Assassino! -

Marte gli riservò uno sguardo di sfida, poteva tirare fuori qualunque argomentazione per avvalorare la sua tesi ma dire che la sua non fosse stata una mossa quantomeno furba era un insulto: - Quello “spettacolino” ci ha permesso di raggiungere i documenti e di riportarli qui senza dare ai due nessun indizio che riportasse alla confraternita! -

- E dov’era in quel momento il tuo credo di Assassino?! Sembra quasi che tu non abbia capito niente di cosa voglia essere una di noi! - sbottò Luca rosso in volto per l’agitazione; era ormai evidente per entrambi che non sarebbero arrivati da nessuna parte con quel discorso, erano entrambi troppo orgogliosi per cedere e raggiungere un compromesso, non gli restava altro che scoprire le carte in tavola e vedere chi avrebbe chinato il capo per primo - Sei indisciplinata, caotica, priva di autocontrollo, quasi incapace di gestire le tue emozioni! Per essere assassini bisogna avere un enorme autocontrollo, Altair ne è la prova vivente, pagò un alto prezzo per i suoi errori e tu non sei neanche in grado di rispettare un fottuto ordine! –

Senza nemmeno rendersi conto delle proprie azioni Marte si era ritrovata in piedi, dietro di lei la poltrona giaceva ormai ribaltata al suolo, mentre nell’aria si era ormai perso il suono dello schiaffo con cui aveva colpito il volto di Luca prima di abbandonare la stanza.

 

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Luca era stato convocato con urgenza dagli anziani: la sua

presenza era richiesta a Perugia dove gli alleati dei

 Borgia si erano riuniti per decidere le sorti del frutto dell’Eden.

Nel tentativo di ottenere informazioni, entrambe le fazioni si erano scontrate su più fronti, causando molteplici vittime.

Marte era stata più volte sul punto di abbandonare la casa.

La voglia di scendere sul campo, al fianco di suo padre, la riempì di energie ma gli Assassini di Roma erano in allerta.

Fu particolarmente difficile superare le difese dei suoi compagni.

Quando ormai le sue speranze cominciarono a vacillare,

la truppa di suo padre finalmente rientrò.

 

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- Ascolta, c’è un’ultima cosa che devi fare per me. - Luca guardò la figlia per qualche istante, la leggerezza con cui di solito procedevano le loro conversazioni era stata improvvisamente sostituita da uno sguardo solenne.

- Non puoi impedirmi di ubriacarmi. - replicò la rossa fintamente seria, forse nel tentativo di ridirigere quella conversazione lontano da un qualcosa che istintivamente l’aveva preoccupata.

L’uomo represse un sorriso divertito.

Luca si guardò in torno, il clima era stranamente mite nonostante fossero ormai ai primi di novembre, riportò il suo sguardo sul volto della figlia e con rammarico disse: - Devi perdonare te stessa per tutto quello che è successo negli ultimi giorni. -

- Sei così noioso. -

Luca scoppiò a ridere: - Già. -

Marte sentì un brivido correre lungo il collo, come se qualcosa d’inspiegabile l’avesse improvvisamente colpita, senza lasciarle il tempo di reagire in alcun modo.

I suoi occhi si portarono immediatamente sul volto di Luca, era pronta a rivolgergli un’occhiata di disappunto ma, non appena si rese conto del sorriso ancora presente sul volto dell’uomo, ogni sua intenzione s’infranse.

- Ok. - fu l’unica parola che riuscì a dire Marte, si ritrovò quasi ad annaspare la risposta, forse una delle poche volte in cui si era davvero ritrovata senza fiato - Che strano… Non hai portato il tuo quaderno? Dove scriverai le scene che ti guizzeranno per la testa stando in mezzo alla folla urlante? -

- Scrivere cosa? -

Un soffio di vento gelido le scompigliò i capelli nell’istante in cui Ezio si materializzò alle sue spalle, cogliendola di sorpresa, come spesso era accaduto negli ultimi tempi.

Marte si voltò e notò con sorpresa che il fiorentino aveva abbandonato la divisa da assassino per indossare qualcosa di ben più formale: - Lo sai no? Gli innocenti flirt tra nobili e dame da compagnia, qualche bacio rubato oltre le siepi… Quello che ci si aspetta da una festa di periferia. -

La confusione si materializzò sul volto di Ezio.

Il moro sembrò valutare con attenzione le sue parole, Marte giurò di aver visto un lampo di preoccupazione materializzarsi sul volto del suo maestro, lo vide prendere un lungo respiro prima di avvicinarsi di un paio di passi: - Dove credi che siamo in questo momento? -

Marte si voltò verso Luca, sperando che trovasse qualche buona parola con cui replicare allo strano tono usato dal moro, solo per notare che non c’era più traccia di suo padre nei dintorni.

Intorno a lei c’erano file infinite di alberi che correvano lungo la strada, meticolosamente allineati lungo entrambi i lati, c’erano lapidi di varie dimensioni e angeli di pietra che si stagliavano sul terreno come enormi barriere.

In un istante, tutto sembrò crollarle addosso. Marte si ritrovò schiacciata e sconfitta dalla realtà dei fatti. La sua mente aveva tentato per giorni di oscurarle ciò che era successo.

Era ormai venuto il momento di confrontarsi con ciò che era successo.

Si ritrovò a guardare il cielo, sul suo volto si materializzò un’espressione carica di dolore e rammarico. Non c’era altro cui appellarsi.

Ricacciò indietro le lacrime prima che Ezio la raggiungesse.

La rossa si mise le mani in tasca e camminò sul prato verdeggiante, ignorò le lapidi di chi se n’era andato da tempo o di chi era stato semplicemente dimenticato, sino a raggiungere un’ultima lapide su cui c’era scritto il nome di suo padre.

 

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