Your love is a beautiful suicide.

di SoftLiar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oh. My. God. ***
Capitolo 2: *** Back to the past. ***
Capitolo 3: *** Clarification. ***
Capitolo 4: *** I missed you at the end. ***
Capitolo 5: *** Evil plans. ***
Capitolo 6: *** A little revenge. ***



Capitolo 1
*** Oh. My. God. ***


Era una domenica mattina come tante altre. Aprii gli occhi e subito feci una smorfia di dolore misto a smarrimento. Ottimo, mal di testa per la sbronza della notte, presente. Mi guardai intorno: solita casa sconosciuta di qualcuno abbordato non più di dieci ore prima, perfetto. C'era un unico problema: il corpo nudo al mio fianco apparteneva ad una ragazza.
In altre circostanze, mi sarei sicuramente rivestita silenziosamente e sarei sgattaiolata fuori senza far avere più mie notizie, però ero troppo curiosa di sapere, ma nello stesso tempo spaventata dalla verità che mi attendeva. Mentre aspettavo che la sconosciuta si svegliasse, decisi che era il caso di indossare almeno gli indumenti intimi, così mi alzai e frugai tra le lenzuola alla ricerca del mio amatissimo completino nero. Dopo una decina di minuti la donna aprì finalmente gli occhi. Era bella in effetti, occhi verdi contrastanti con la carnagione ed i capelli scuri, labbra carnose ben definite...come cavolo ci eravamo finite in quella situazione?! Senza nemmeno guardarmi in faccia, si alzò, indossò una vestaglia di seta e si posizionò dietro al tavolo con una scodella di latte e cereali. Confusa da questa cosa, iniziai a porle le mie domande; la prima fu ovviamente per sapere il suo nome: Angela. Nella seconda chiesi chiarimenti sulla notte, ma quella mi guardò con rabbia e iniziò a fare varie allusioni senza darmi una vera risposta, con sguardi maliziosi e atteggiamenti provocanti. "Sono eterosessuale dannazione!" pensai, ed irritata da quei comportamenti indossai velocemente il vestitino e le scarpe, aprii la porta con furia e scesi di corsa le scale, quasi come se correndo in quel modo avrei aggiustato tutto. La memoria mi sarebbe tornata prima o poi e, in caso contrario, conoscevo il suo indirizzo, sarei potuta tornare per avere spiegazioni sensate.
Tornando a casa, quella frase continuava a risuonarmi nella testa, questa volta più come una domanda che come un'affermazione:"Sono eterosessuale?". Non potevo farne a meno, pensavo e ripensavo, cercavo di ricordare almeno con chi ero andata alla discoteca, ma niente. Tornata a casa mi feci una lunga doccia con tanto di musica house ad alto volume(David Guetta ovviamente), per distrarmi un po'; quando ebbi un flash-back: io ed Angela con i drink che parliamo.. Quell'istante diede inizio alla mia follia. Eh sì, mi era appena tornata alla mente una scenetta abbastanza inquietante, perchè più che una chiacchierata fra donne, stanche dei ragazzi belli ma presunti omosessuali, sembrava un flirt in piena regola. "Non che io abbia qualcosa contro le lesbiche, se lo fossi lo ammetterei, il problema è che sono fisicamente e moralmente attratta dalle persone di sesso maschile, come Dio comanda!" gridai come un idiota; in un certo senso speravo che in quella stanza fosse accaduta un specie di orgia con due uomini, e che magari se la fossero svignata prima che ci svegliassimo, al posto di sembrare ciò che probabilmente era. Iniziai a formulare le ipotesi più assurde, ma invano: non potevo continuare a negare la cosa a me stessa, era fin troppo ovvio. "E' colpa sua, è tutta colpa sua!" pensai. Quello che non sapete è che iniziai a passare i sabato sera in discoteca ad ubriacarmi e ad andare a letto con il primo che capitava senza alcun sentimento nè pudore, per la solita delusione amorosa del cavolo. 

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Capitolo 2
*** Back to the past. ***


Non ero mai stata il tipo che si lasciava andare con qualcuno, più che per la non fiducia, perchè mi scocciavo di avere una storia seria per più di un mese, ma quella volta fu diverso, completamente diverso. Danilo ed io ci conoscevamo da quando avevamo 3 anni, eravamo sempre stati semplici amici, senza doppi fini, solo una genuina amicizia, anche quando avevamo 14 anni ed i nostri ormoni erano impazziti. Facevamo le solite stupidaggini da adolescenti, ci capivamo con uno sguardo e guai se ci alleavamo per prendere in giro qualcuno o per fare scherzi di ogni tipo. Insomma, eravamo come si suol dire qui a Napoli: culo e camicia. Conoscevo più lui che me stessa, sapevo benissimo che era un ottimo amico e compagno di giochi, ma per quanto riguardava le relazioni sentimentali, era un caso perso. Per quanto potesse essere innamorato(ovviamente per modo di dire) di una ragazza, finiva sempre per cedere alle tentazioni di altre che lo provocavano, e quindi a tradirla anche più volte, credendo di farla facilmente franca. In effetti la maggior parte delle volte era così, perchè la sfortunata di turno non lo conosceva per come era realmente, lo vedeva sempre come un angioletto indifeso e lui le faceva sempre credere che fossero tutte bugie per farli separare, perchè le altre erano invidiose della loro relazione, ovviamente sempre quelle poche volte in cui i nodi venivano al pettine. 
Le cose iniziarono a complicarsi all'età di 16 anni. In quel periodo eravamo entrambi single, nè fidanzati nè impegnati con qualcuno, liberi e spensierati come non mai. I nostri discorsi iniziarono a mutare, non più parole a caso messe insieme per formulare battute(lo ammetto, molto stupide), ma discorsi veri, un po' più seri e cosa ancor più preoccupante, ogni singola parola di Danilo sembrava avere un doppio senso. Passò un mese prima di rendermi conto che mi ero innamorata di lui, più che rendermi conto, di accettarlo. Sapevo come era fatto, non sarebbe cambiato, non per me, non a 16 anni, mi avrebbe fatto del male prima o poi...e avevo ragione. Tenni la cosa nascosta anche alle mie amiche, non riuscivo nemmeno a dirlo perchè non mi sembrava vero, sono molto brava in questo: fingere, fingere di stare bene quando invece senti il cuore battere talmente forte da avere paura che fuoriesca dal torace e nello stesso tempo che scoppi per il dolore, fingere che sia tutto come sempre, che non sia cambiato niente, fingere di divertirsi davvero con la comitiva, quando invece cinque minuti prima di scendere eri rannicchiata in un angolo a piangere, fingere di non essere gelosa di lui, mentre iniziano a giungere incontrollabili istinti omicidi. Ringrazio tutti i santi per questo, è una dote che mi fu molto utile.
Nonostante ciò, al cuor non si comanda, ed io non riuscivo più a far finta di niente; dovevo confessare tutto. Sfruttai uno dei tanti momenti in cui faceva strane allusioni e mi tolsi il peso, il problema era che lui si trovava nella mia stessa situazione(e in effetti era piuttosto evidente, dato i suoi atteggiamenti), ma era convinto di non piacermi perchè non rispondevo mai alle sue provocazioni. Fu una cosa abbastanza soddisfacente: grazie alla dote di cui parlavo prima, ero riuscita a metterlo in difficoltà, mi sentivo potente. Così decisi di mettere da parte tutte le mie angoscianti preoccupazioni e di vivere il momento, quando sarebbe giunta la fine, avrei saputo cosa fare:ero forte, lo sono sempre stata. 
Il momento durò ben 6 mesi, un gran record per entrambi, i mesi più belli della mia vita. Eravamo la coppia preferita di quel periodo, noi eravamo l'eccezione perchè il nostro non era un rapporto fatto di sdolcinerie da diabete, ma eravamo dolci a modo nostro. Quando ci incontravamo per strada, ci scambiavamo uno sguardo particolare che significava tutto: ciao, buon giorno, ti amo, mi sei mancato/a..e solo dopo ci baciavamo in modo schifosamente passionale, finchè non sentivamo tosse e risatine varie degli altri intorno a noi. Ma era troppo bello per essere vero. Un giorno ci trovavamo vicino alla fermata ad aspettare il pulman per andare al Vomero, quando il suo migliore amico, Andrea, si lasciò sfuggire qualche parola di troppo riguardante la ex di Danilo. Fu solo un piccolo dettaglio, ma che mi permise di intuire che qualcosa non andava. Allora gli andai vicino e gli chiesi, in maniera non proprio gentile, di dirmi tutto: se Danilo mi aveva tradita o se semplicemente voleva prenderlo in giro. Lui però, da buon amico, mi scongiurò di non insistere dato che non poteva parlare. Rispettai questa cosa, anche io al suo posto avrei reagito allo stesso modo, quindi gli proposi di far finta che mi avesse detto quel fantomatico segreto. Recitai la parte della ragazza offesa e delusa così bene che, dopo una decina di minuti di torture psicologiche, il mio povero ed innocente fidanzatino affermò:"Ma è stata lei a baciarmi, io non volevo!". Tsk, tipico. La fine era giunta ed io sapevo benissimo cosa fare: se mi fossi mostrata debole, lui avrebbe continuato ad assillarmi e a provocarmi finchè non avrei ceduto, se mi fossi mostrata forte e decisa, dopo una settimana di insistenza mi avrebbe lasciata andare, ed era proprio questo quello che volevo, sì, volevo che scomparisse dalla mia vita finchè non avrei superato la fase "full in love". Per tutta la serata lo evitai e, una volta tornata a casa, lo eliminai da facebook, cancellai tutti i suoi messaggi e le sue chiamate, eliminai anche il suo numero(cosa abbastanza inutile, dato che lo conoscevo a memoria), presa dalla disperazione, aprii una scatoletta accuratamente nascosta nel cassetto della mia scrivania, presi tutte le nostre foto e le strappai una ad una, poi andai a letto e mi addormentai tra le lacrime con un pensiero fisso:"Mai più innamorarsi Sara, mai più.." Quando, dopo ben 8 mesi, mi passarono l'odio, il disprezzo, il dolore e l'amore nei suoi confronti, ritornammo amici, non come un tempo ovviamente, ma fummo in grado di mantenere un rapporto civile, fatto di un saluto e di qualche battuta ogni tanto, nulla di più nulla di meno, sempre quelle poche volte in cui riuscivamo a vederci.
A 18 anni mi fidanzai con un ragazzo davvero innamorato di me, dolce e gentile ma sapeva anche scherzare, fisicamente era moolto attraente: alto, addominali, tricipidi, quadricipidi ed ogni muscolo umano esistente ben scolpiti, capelli neri, occhi nocciola e fondoschiena niente male. Ero invidiata da, più o meno, mezza Napoli e la cosa mi faceva sentire abbastanza importante. Con lui ebbi le mie prime esperienze sessuali e, credetemi, mi divertii tantissimo: il suo corpo perfetto e robusto, la sua dolcezza e al tempo stesso la smania nel volerci, crearono un mix semplicemente perfetto. Però come ho detto prima, LUI era innamorato di me, così dopo tre mesi lo lasciai, provocando l'ira funesta della mia migliore amica, incredula del fatto che volessi lasciar andare via tale bellezza che mi era anche così devota, proprio come un cagnolino al suo padrone ora che ci penso(...inquietante). A 20 anni, nacque in me la passione per la fotografia, e trovai lavoro come "assistente" nello studio di un amico di mio padre, così dopo qualche tempo, potei avere i soldi necessari per affittare un appartamento con la mia amica e dal momento in cui ci trasferimmo in quella casa, ebbe inizio la mia vita notturna, per niente equilibrata, del sabato sera.

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Capitolo 3
*** Clarification. ***


Da qui, si ritorna a quella mattina confusa. Ripensai al mio risveglio, e in tutto quel delirio una cosa positiva c'era: non avevo guardato nemmeno una volta il corpo di Angela. Quando mi ero accorta di lei al mio fianco, le avevo guardato solo il viso per capire chi fosse, ma mai il suo corpo nudo e probabilmente perfetto, nemmeno una sbirciatina mentre si rivestiva, nada de nada. Questo particolare  mi tranquillizzava al quanto. Stanca di brancolare nel buio, dopo un solitario pranzo perchè la mia amica  era dal suo fidanzato, decisi di andare di nuovo in quella casa. Allora mi infilai una comoda tuta e uscii. Arrivata davanti a quella porta, bussai il campanello non proprio convinta di quello che facevo, dopo esattamente due secondi mi aprì. Perfetto! Avere oppure no quella tutina rossa addosso, non faceva differenza tanto che era aderente. La cosa mi imbarazzava. Mi accolse con un ampio sorriso:
-"Ciao, entra. Sei tornata eh?"
-"Ciao. Non farti illusioni, mi amor, non riesco a ricordare cosa abbiamo fatto di preciso stanotte."
-"Ancora?"
-"Sì, e questa volta sii chiara."
-"Okkei. Be', da dove comincio?"
-"Dal principio, come ci siamo conosciute?"
-"Eri seduta vicino al bancone, visibilmente ubriaca ed annoiata, nonostante il notevole quantitativo di  ragazzi che ci provava. Così ho pensato che fossi..si che fossi lesbica. Mi sono avvicinata, ho flirtato un  po' e tu ci sei stata. Ti ho proposto di venire da me ed hai accettato senza batter ciglio. Siamo entrate  in casa ed abbiamo incominciato a baciarci e a spogliarci.."
"Oh merda!" pensai.
-"..ma arrivate al momento critico, mi hai respinta, ti sei accasciata sul letto e ti sei addormentata. La  cosa mi ha mandata su tutte le furie, nessuno mi aveva mai respinta, per questo stamattina ti ho fatto   intendere qualcosa. Scusami, davvero."
-"Meno male! Iniziavo a delirare. Non preoccuparti comunque. Adesso che sono più tranquilla, è meglio  che torni a casa mia, ciao Angela."
-"A proposito, chiunque sia questo Danilo, lascialo perdere."
-"Cosa??"
-"Stanotte hai parlato nel sonno, lo hai nominato innumerevoli volte con la voce tremante, come se stessi per piangere."
-"Okkei...non preoccuparti e grazie. Ciao!!"
Da quella casa ne uscivo sempre confusa e preoccupata, mi portava sfortuna. Mentre scendevo le scale non potevo fare a meno di borbottare fra me e me:"Danilo?!? E' da anni ormai  che non ci penso più!". Mi sembrava assurdo ed irreale, come un incubo che ritornava. E se quella non fosse stata la prima volta? Se lo avessi sognato anche altre volte? Voleva dire che in tutto quel tempo che ero convinta di averlo eliminato dalla mia vita in quel senso, in realtà nel mio inconscio lo cercavo ancora..No! Impossibile! Non sarebbe bastato un semplice sogno a far crollare le solide mura costruite negli anni.

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Capitolo 4
*** I missed you at the end. ***


Decisi di non tornare subito a casa e di prendere un po' d'aria al parco, mi avrebbe fatto bene, quando avevo bisogno di riflettere andavo sempre lì. Quel posto aveva un effetto calmante su di me, il fruscio delle foglie, il suono dell'acqua che scorreva, le risate dei bambini e dei ragazzi che giocavano a pallone, i cani che ogni tanto mi facevano visita, la piacevole sensazione di stare seduta sul prato al sole col vento che mi accarezzava..crearono una perfetta armonia, che però fu interrotta da una voce familiare, troppo familiare:"Ciao Sara!"
Mi paralizzai, avevo capito a chi apparteneva quella voce e non volevo girarmi. Poi di nuovo:
-"Sara!?"
-"Ciao Dany..."
Era esattamente come a 17 anni, solo leggermente più alto e affinato.
-"E' una vita che non ci vediamo, tutto bene?"
-"Sisi. A te?"
-"Bene. Ti sei fatta più carina, sai? Però adesso non atteggiarti."
Il solito deficiente!
-"Don't worry, invece tu sei sempre uguale: brutto."
-"Vabbè ja, se io sono brutto, tu sei alta!"
-"Il fatto che io sia alta un metro, e tu invece quasi due, non ti da il diritto di prendermi in  giro!"
-"Ahahahhahah è sempre un piacere parlare con te. Perchè non ci rivediamo un giorno di questi? In  memoria dei bei vecchi tempi.."
-"Non lo so, credo si possa fare però. Il tuo numero è sempre lo stesso?"
-"Certo."
-"Allora ti chiamo io per farti sapere quando sono libera"
-"Okkei, ci conto. Ciao Nano!"
-"Ciao Idiota!" 
E tornò a giocare a pallone con dei suoi amici.
Mi alzai di scatto, provocando un forte giramento di testa che durò qualche secondo, poi corsi a casa, che fortunatamente non era molto lontana. Non sapevo che fare, se rischiare o meno. Poi decisi di aspettare che tornasse la mia amica per ascoltare il suo consiglio, non ne potevo più. Verso le 17 mi stesi sul letto e, inevitabilmente, iniziai a pensare a noi. 
Comportarmi in maniera distaccata, fargli credere che non mi piacesse più ogni volta che ci provava(a volte anche dopo mesi dal tradimento), non credergli quando diceva di amarmi, che gli mancavo ed evitare di fare sceneggiate varie, mi permise di mantenere la mia dignità. Il problema era che annegavo nei rimorsi, per tutte le volte che aveva tentato di baciarmi con quelle sue labbra dannatamente perfette, così morbide e carnose...ed io lo avevo respinto, per principio, per un fottutissimo amor proprio, per non essere la sua sguattera di turno. Ma io lo amavo, era stato il mio primo amore, ogni volta che mi sussurava:"Ti Amo.." mi bloccavo dall'imbarazzo, e non rispondevo mai. C'erano così tante cose da chiarire, lui in fondo ha sempre creduto che io non ci tenessi davvero, troppa freddezza, troppa fermezza per i suoi gusti, era abituato alle ragazzine disperate; ma avrebbe dovuto saperlo che io ero diversa dalle altre, che anche io ero una delle ragazzine disperate che muoiono per lui, ma che non lo davo a vedere a nessuno, ripeto, per preservare la mia dignità. Sono sempre stata orgogliosa, anche questo avrebbe dovuto saperlo. Su questo ci assomigliavamo molto: lui aveva la maschera del ragazzo stupido e senza sentimenti, io quella della ragazza senza sentimenti e basta.

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Capitolo 5
*** Evil plans. ***


Mi persi in questi pensieri, quando sentii la serratura scattare e la mia amica Federica lamentarsi a telefono di una qualche ragazza che si era fregata l'ultimo paio di stivali neri in saldo numero 39. Guardai l'orologio e mi accorsi che si erano fatte le 18:15. Wow, come vola il tempo. 
La chiamai e subito si accorse dal tono della mia voce che qualcosa non andava, mi conosceva fin troppo bene. Così corse in camera e mi chiese cosa non andasse, le raccontai tutto, compreso l'equivoco di Angela. Mi consigliò di darci appuntamento per chiarire bene dei punti interrogativi, e poi mi propose di fare una cosa a cui non potei resistere: una piccola vendetta personale. In passato l'avevo evitata per mostrarmi superiore, uscire con un ragazzo oppure parlare di qualcuno davanti a lui mi sembrava patetico, troppo evidente, non volevo farlo sentire importante. Questa volta era diverso: ero abbastanza padrona di me stessa da permettermi di rigirarlo fra le mani, provocarlo per poi respingerlo, confonderlo, farlo impazzire completamente. Conoscevo i suoi punti deboli, quelli forti, i suoi comportamenti, le sue reazioni a determinate cose, i suoi sguardi. Sarebbe stato più che facile.
Il mattino seguente alle 9 aprii lo studio. Quel giorno il mio capo non sarebbe venuto, doveva assistere la moglie in ospedale. La povera signora aveva da poco scoperto di avere un tumore e doveva iniziare le chemio. Mi annoiavo a morte, non arrivava un anima viva. Così verso le 10:30 decisi di chiamare Danilo. Presi il cellulare e composi il numero, 3345633514. Incredibile come lo ricordassi ancora con tanta chiarezza.
-"Pronto?"
-"Ciao scè!"
-"We Sara, hai deciso?"
-"Si..il giovedì è il mio giorno libero, guindi possiamo fare mercoledì sera. Per te va bene?"
-"Mmh..sì! Comunque penso che verranno anche Andrea, Livia e Antonio, per te ci sono problemi?"
-"Che bello è da un sacco che non li vedo! Va benissimo."
Perfetto! Più eravamo meglio era, si sarebbe sentito ancor più in imbarazzo, e poi mi andava di rivedere i miei vecchi amici.
-"Dove andiamo?"
-"In pizzeria ovviamente"
-"Questo era ovvio, ma dove?"
-"Ce n'è una a Sorrento niente male. Se state a piedi vi posso dare io il passaggio"
-"Okkei!"
-"Allora fatevi trovare giù casa mia alle 20, abito.."
-"..vicino la cartoleria Piscopo."
-"Ssi.. Allora a mercoledì"
-"Okkei, Ciao Sà"
-"Ciao Dà"
Come faceva a sapere il mio nuovo indirizzo?!? Quando mi trasferii là avevo perso qualsiasi tipo di contatto, sia con lui che con gli altri. Bha! Ritornai al mio dolce far nulla, in attesa dell'ora di chiusura. Per fortuna il tempo passò in fretta e, tornata a casa, io e Federica iniziammo ad escogitare un piano.
I giorni trascorsero tranquilli come sempre, e finalmente arrivò la grande sera. 

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Capitolo 6
*** A little revenge. ***


Indossai un completino intimo rosso, con tanto di giarrettiera, un modesto vestitino, non molto particolare, ma era stretto in vita tanto quanto bastava per valorizzare le mie forme, poi scendeva più largo fino ad una decina di centimetri dalle ginocchia, era senza maniche con lo scollo a cuoricino, che valorizzava la mia seconda abbondante. Oh, anche il vestitino era rosso, quel colore lo faceva impazzire. Mi raccolsi i capelli in una coda alta fatta con i capelli stessi, il collo e le spalle di una donna lo eccitavano a morte, per non parlare della schiena. Mi feci un trucco semplicissimo, non gli piacevano le ragazze troppo truccate, diceva che erano dei bluff! Mi misi un paio di scarpe bianche abbinate alla borsa, mi spruzzai una generosa quantità di profumo, presi le chiavi della macchina e scesi.
Nonostante fossero le 20 precise, lui era già sotto il palazzo ad aspettarmi. Appena uscii dal portone sgranò gli occhi e mi guardò con stupore, come se avesse appena visto una top-model:
-"Sei bellissima!"
-"Ehm..grazie, e ciao anche a te!"
Si fece un po' rosso, assurdo!
-"Gli altri hanno detto che non vengono più, avevano degli impegni importanti"
-"Quindi staremo solo io e te?"
-"Credo proprio di si. Mannacc' ti devo sopportare tutto sto tempo?!"
-"Tu? E io che devo dire?Se vuoi puoi anche tornare a casa, per me non c'è problema"
-"Sto scherzando!"
-"Andiamo va', la macchina è qui vicino"
-"Potrei guidare io? E' un fatto di principio, non posso stare nei panni del passeggero!"
-"Okkei, prendi al volo"
-"Yeah, sono forte"
Per tutto il tragitto non facemmo altro che cantare, scherzare, ridere e fare battute squallide. Ma giunti nella pizzeria-ristorante, iniziai a mettere in atto il mio piano. Prenotai apposta il tavolo vicino alla finestra, con la vista del mare illuminato dalle luci notturne, che creava un'atmosfera abbastanza romantica. Ordinammo le nostre pizze ed una bottiglia di vino. Continuavo a lanciargli occhiate intense e provocatorie e, come previsto, mi tenne testa. Finita la pizza, appoggiai la mia mano sulla sua coscia, in un punto pericolosamente vicino al suo "affare", mi avvicinai lentamente al suo collo, lo sfiorai con il naso dal basso verso l'alto, poi gli sussurrai:"Mmh..che bel profumo". Sentii che stava per comparire un'improvvisa terza presenza tra di noi, e così fu. Gli andò il vino di traverso e iniziò a tossire, poi con aria indifferente gli chiesi:"Tutto bene?", "Benissimo.." rispose mezzo morto.
-"Perchè non chiediamo il conto e usciamo fuori a farci un giro?"
-"Ottima idea!" 
Il pesce aveva abboccato all'amo, era convinto che da qualche parte lì fuori ci saremmo baciati e che saremmo finiti col fare sesso in macchina. Illuso.
Con molta fretta chiamò il cameriere per pagare il conto, poi ci incamminammo molto lentamente verso la macchina che era parcheggiata più o meno ad una decina di minuti dalla pizzeria. Durante il tragitto mi sfiorava la mano come se stesse per afferarla, come quando stavamo insieme, ma io ovviamente la ritraevo con un misto di indifferenza e soddisfazione. Quando giungemmo vicino l'auto, Danilo si appoggiò alla portiera e decisi di attaccare di nuovo. Mi avvicinai a lui guardandolo fisso negli occhi, iniziai ad accarezzargli il braccio, partendo dalla mano fino ad arrivare alla spalla, mi avvicinai un altro po' ed iniziai ad accarezzargli il petto, scendendo sempre più giu..ops! Terza presenza nuovamente in arrivo! Mi mise la mano destra dietro al collo e mi avvicinò  a sè con furia. Prevedibile. Così con nonchalance spostai il viso tanto quanto bastava per non lasciarmi baciare, ma non si arrese. Mi baciò il collo, mentre con l'altra mano mi accarezzava la schiena..cazzo! Addio autocontrollo!
Aprii subito la macchina e lo spinsi dentro, poi premei il tasto del telecomando per chiuderla. "C'è mancato poco!!" pensai, tirai un sospiro di sollievo. Dall'interno lui mi guardava con aria smarrita, e quando si accorse che non poteva uscire, mi ringhiò di aprire. Lo ascoltai, entrai in auto, misi in moto ed esclamai:
-"Piaciuto lo scherzo?"
-"Vaffanculo!"
-"Dai, non tela prendere"
-"Vaffanculo, non si fa così."
-"Che ho fatto di male?
-"Niente, lascia stare.."
-"A proposito! Come facevi a sapere il mio indirizzo?"
-"Ma non ti ricordi?"
-"Ehm..no!"
-"Una sera ti vidi al Virgilio, ed eri ubriaca fradicia. Ti stavi allontanando con tre ragazzi verso  luoghi   oscuri ed ho temuto il peggio. Così sono corso da te ed ho allontanato quei tipi dicendo che eri la mia  ragazza. Poi mi sono fatto dire l'indirizzo e ti ho accompagnata a casa."
Ecco perchè ho inziato a sognarlo!
-"Woow..non so che dire, grazie.."
-"Prego." mi disse con aria gelida senza nemmeno guardarmi in faccia.
Per tutto il tempo non parlammo più, finchè dovemmo salutarci perchè eravamo arrivati sotto casa sua. Appena scese dalla macchina, partii in quarta con la mia Yaris grigio metallizzato per arrivare il prima possibile a casa mia. Ero un po' sconvolta:avevo quasi ceduto! 

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