Undefined Soul - l'amore non ha un corpo

di Jess89
(/viewuser.php?uid=62215)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 2: *** Anthony ***
Capitolo 3: *** Troppo lontani, troppo vicini ***



Capitolo 1
*** Incontri inaspettati ***


UNDEFINED SOUL
L'amore non ha un corpo




Il foglio sopra il mio banco era bianco da giorni, o meglio dire, era pieno di tutto ciò che ruotava nella mia fantasiosa mente, tranne il mondo degli esami. Nuvole, disegni geometrici, palme, grattacieli e scarabocchi immaginari lo invadevano senza un’inutile speranza che potesse contenere una parola.
Anche quel giorno la campanella mi salvò prima che il professore potesse avvicinarsi a me per spiare i miei appunti inesistenti, buttai la penna dentro la borsa e uscii facendo un pallone rosa con la mia gomma da masticare preferita alla fragola fermandomi sulle scale esterne a regalare quella dose di nicotina necessaria ai miei polmoni affinchè potessero dire grazie.
Mi guardai in giro, non c’era nessuno che conoscevo perchè tutti i miei compagni di corso quel giorno erano andati a visitare gli studi cinematografici della Universal con uno stupido corso facoltativo, che naturalmente io avevo evitato scambiandolo con quello sportivo. Dopo aver aspirato l’ultima molecola di ossigeno-narcotico della mia sigaretta cercai con lo sguardo il solito cestino salvatore e, come tutti i pomeriggio da un mese a questa parte, scrutai tra la folla quello strano tipo guardare l’orologio e riappoggiarsi al palo, aspettando l’unica persona che non avrei immaginato, quella stupida ignorante di Katy.
Katy era la classica americana bionda, occhi verdi e plastica ovunque. Andava fiera e raccontava a tutti di come fosse passata da una prima a una quinta quando aveva sedici anni, segnando l’inizio di una lunga storia ai ritocchi, passando per il naso, gli zigomi, i fianchi, il sedere e perfino le ginocchia. Al liceo era stata chiaramente posta a capo della squadra delle Cheerleader essendo venerata da ogni essere maschile sulla terra, non so per quale strana ragione fosse venuta a studiare nella mia stessa facoltà. E poi c’era lui, un biondo tra il naturale e il tinto, la barba incolta e qualche piercing di troppo in viso, un tipo strano, che si allontanava in maniera esagerata dal prototipo di ragazzo che Katy aveva sempre avuto per la testa. Mi domandai più volte cosa ci facessero quei due insieme, ma non avevo mai avuto una vera e chiara risposta nemmeno dai loro comportamenti: lei lo raggiungeva, lo salutava con i soliti bacini sulla guancia e poi andavano insieme verso la macchina che lui parcheggiava sempre a un isolato dall’Università, senza un vero motivo. Me ne accorsi uno dei giorni in cui avevo perso l’autobus e dovetti fare tutta la strada a piedi, 4 kilometri tra le strade larghe e pieno di negozi di Los Angeles, non che mi dispiacesse vedere un po’ di gente e fare shopping, ma quando uscivo dalle lezioni avevo più voglia di cadere sul mio letto come un cadavere senza peso e gravità.
Quel giorno però Katy non era venuta, lui sembrava non saperlo e io non ero di certo intenzionata ad essere l’angelo che bussa alla spalla sinistra, non ne avrei avuto nemmeno l’aspetto. Aprii la mia agenda per dare un’occhiata agli impegni della giornata: mi aspettava un’ora di ripetizione con Alice, la figlia della mia vicina di casa, che mi permetteva di guadagnare qualcosa in più dando un aiuto alla sua piccola peste che sembrava non riuscisse a stare con nessuno tranne con me; poi sarei dovuta passare da Ivy, una delle mie migliori amiche che abitava nei paraggi di alcuni studi di registrazione, sempre pieni di paparazzi. Ogni qual volta andassi a mangiare qualcosa da lei, sembrava di partecipare ad uno show televisivo, ma qui a Los Angeles era cosi, tutti ti scrutano fino in fondo per riuscire a capire se sei un vip mascherato di stanchezza da persona normale, se non lo sei, ti lasciano stare e puoi finalmente mollare il respiro e stendere i muscoli del viso e dello stomaco.
Di colpo ebbi l’impressione di dimenticare qualcosa e mi chiesi perché stessi seduta sugli scalini dell’Università guardando il vuoto, anzi guardando quel biondo idiota da una buona decina di minuti.
Subito mi accorsi che anche lui mi stava fissando da un pò, probabilmente domandandosi perché lo stessi guardando cosi insistentemente, così girai immediatamente la testa, mi alzai pulendo leggermente i miei jeans sul fondoschiena e scesi le scale passandogli accanto, per andare verso la palestra.
Non mi ero mai avvicinata più di tanto a quel tipo, non avevo mai sentito la sua voce, non avevo mai visto i suoi occhi, né che avesse più piercing di quanti ne avessi visti io da lontano, era lasciato andare e trasandato, ma aveva comunque un non so che di altezzoso.
Mi squadrò completamente, partendo dai miei stivali scuri pieni di borchie dorate, passò ai miei calzini grigi fuori dai jeans chiari e attillati, arrivando alla camicia a quadri blu e bianca che portavo sbottonata sopra la canottiera chiara. Sembrò interessato ad un particolare che avevo fra i capelli, perché arricciò il naso e chiuse gli occhi quasi come per concentrarsi sul mio orecchino a croce che penzolava di qua e di là mentre avanzavo, come la mia collana. Erano anni che sentirmi osservata assiduamente da qualcuno non mi dava fastidio, né mi irritava, a dire il vero ci avevo fatto l’abitudine, forse per il mio vestire ‘strano’ come alcuni l’avevano commentato, o forse solo per la mia espressione in viso, che era tutt’altro che trasgressiva e in contrasto con il modo con cui mi ponevo.
“Scusa..” mi disse dopo essere arrivato al viso. Io mi girai, pensando ce l’avesse con qualcun altro, ma poi mi sentii sfiorare il braccio “..si, scusami, ti ho visto qui in giro, mi chiedevo se sapessi qualcosa riguardo al corso di Filmografia” mi disse masticando nervosamente quasi più di me “..sto cercando una persona”, come se non lo sapessi.
Lo fissai mentre facevo un pallone rosa più grosso di quello che avevo fatto davanti al professore all’uscita dall’aula e pensai che stesse cercando Katy; il mio sguardo si spostò di lato, per un attimo pensai di essere la buona e brava Blue, ma poi ritirai il palloncino rosa e sorrisi.
“Dovrebbero uscire tutti fra un’ora, il professore li ha trattenuti in aula” mentì divertita.
Lui sorrise e mi ringraziò con uno scurrile accento non americano, riportando la sua spalla destra sul palo ghiacciato.
Non lo salutai nemmeno, ero diventata veramente scontrosa e burbera in questi anni, così mi limitai a sorridergli e passai avanti verso la palestra.
Naturalmente i sensi di colpa non tardarono ad arrivare, infatti trascorsi l’intera ora e mezza a pensare a quel povero sconosciuto che avevo lasciato ad aspettare soltanto per un mio stupido capriccio, con il risultato di una benda sul naso per un passaggio sbagliato che avevo ludicamente deciso di prendere con la faccia anziché con le mani. Non lo conoscevo, ma già mi stava dove non avrebbe dovuto.
Quando uscii fuori era già buio, per l’esattezza il sole era quasi interamente tramontato, cosi andando verso la fermata dell’autobus lo notai seduto sulle scale, abbassai il viso per cercare di non farmi riconoscere, ma il mio berretto bianco parlò per me.
“Toh, chi si rivede..la bugiarda” esclamò palesemente irritato verso il mio finto sorriso incredulo, mi aveva beccata. Mi avvicinai lentamente con la borsa sulle spalle e la garza bianca sul naso nero e dolorante e il suo viso cambiò espressione “Cos’è successo?” chiese similmente preoccupato.
Avrei voluto fare una smorfia con il naso, ma appena i miei muscoli si mossero naturalmente il dolore arrivò.
“Niente che ti riguardi veramente, comunque volevo chiederti scusa e dirti che il corso di Storia oggi è stato soppresso, sono andati tutti agli Universal Studios” dissi la verità mentre un’autobus giallo arrivava fermandosi davanti a noi.
Lui sembrò avere la faccia stanca e annoiata. “Sì..adesso lo so” disse guardando i miei compagni di corso scendere dal pullman, finchè non scorse Katy e la salutò.
Lei si avvicinò con la sua solita Louis Vuitton appesa all’avambraccio e gli stampò due baci sulle guance “Ciao Matt, mi dispiace averti fatto perdere tutto questo tempo, ma te l’avevo detto ieri, non è colpa mia se invece di ascoltarmi fai altro..” disse con il suo solito polemico e viziato.
Cercai di dileguarmi più velocemente possibile, ma sapevo che non sarei sfuggita allo sguardo di Katy.
“Blue, scappi così senza salutarmi?”
La biondona tutta curve e poco cervello mi aveva parlato dopo anni forse, così fui costretta a girarmi e a sorriderle, falsa come in poche occasioni nella mia vita, con lei però era diventata abitudine da sempre.
“Non volevo disturbarti mentre salutavi il tuo ragazzo” la buttai lì, non sapevo nemmeno perché avevo fatto questa domanda, in fondo non erano problemi miei.
Matt sembrò guardarla imbarazzato e Katy lo guardò come schifata.
“Co-cosa? Io con..sì, beh, non mi disturbi affatti, figurati” nello stesso momento sembrò essere interessata alla mia benda “Ti sei rifatta il naso per caso? Avrai anche risparmiato con tuo padre..” disse poi scoppiando a ridere.
La mia famiglia, ecco l’unica cosa di cui non avrei voluto sentir parlare in quel momento. Mio padre era uno dei più famosi chirurghi di Beverly Hills e mi aveva sempre coinvolto più volte nei suoi incredibili pensieri per rifarmi qualcosa, solo per ‘sentirmi meglio con me stessa’, così l’aveva definito lui, alla fine con me perse la speranza e cominciò entusiasta ad averla con Katy, mia cugina.
“Devo andare, ci vediamo..in giro”
Non sapevo più cosa dire, così aspettai che lei mi salutasse con uno dei suoi urletti e girai l’angolo più spedita possibile, intenzionata a prendere l’autobus che si era appena fermato in fondo alla strada, alla mia FERMATA.
D’istinto cominciai a correre, tenendomi il cappello con una mano e la borsa con l’altra, urlando qualcosa di incomprensibile all’autista che mi guardò sorridendo e mi aspettò. Salii ancora con il fiatone, sistemandomi accanto ad una vecchietta che mi guardò strana, forse per il naso, nemmeno avessi avuto la lebbra.

I giorni passarono in continuità come una noiosa e squallida routine. Naturalmente Katy dopo quel giorno aveva ripreso ad ignorarmi del tutto, continuando a starnazzare un’ora dopo l’altra con il gruppo delle sue amichette e Matt era sempre lì, ogni giorno ad aspettarla alla fine delle lezioni, ma notai una cosa, una cosa strana: mai un bacio, mai una carezza, mai un abbraccio, niente. E per essere una coppia, questa sarebbe stata una cosa abbastanza strana e mi fece pensare all’ennesima bugia di mia cugina.
Katy non era mai andata a vivere da sola, i suoi avevano una grande villa appena fuori Los Angeles, con tre piani, due piscine, un campo da tennis e uno da basket; io, invece, al contrario suo ero andata via da casa, non avevo più voluto che i miei intercedessero per me nella vita di tutti i giorni, desideravo che il mio cognome avesse un peso più leggero e forse, qualche tatuaggio, un piercing e qualche imperfezione avrebbe sicuramente allontanato l’idea che io potessi essere sua figlia.
Quel giorno ero libera, così decisi di andare a fare visita ad Ivy, che invece aveva preso l’influenza, anche perchè Fleur, la terza del gruppo, era andata da lei nei giorni scorsi per farle compagnia, dato che io non avevo avuto un momento libero e quel giorno avrebbe avuto da fare. Scesi alla fermata, qualche metro prima della casa di Ivy e scorsi lo studio di registrazione completamente vuoto, facendo una smorfia che avrebbe dovuto somigliare ad un soddisfatto sorriso andai a vederlo da vicino, per la prima volta.
Attraversai la strada e dissi alla guardia davanti all’entrata di avere un appuntamento con una persona lì dentro di cui non avevo saputo il nome per privacy. Fu più facile del previsto, al gesto di titubanza dell’uomo sfoggiai il mio sorriso e il mio cognome, che si rivelò un’arma infallibile, così mi avviai su per il vialetto.
Vidi in lontananza una figura esile e maschile frugare nel portabagagli di un grande suv, chiuderlo e girarsi verso di me, lo riconobbi immediatamente in viso e mi nascosi mantenendo un passo lento e incerto.
“Credi che non ti abbia visto?” chiese lui con voce un po’ più alta del normale.
Io uscii allo scoperto e avanzai con la mia solita faccia da angioletto.
“Che ci fai qui? “ gli domandai curiosa, anche se forse avrebbe dovuto chiederlo proprio lui a me.
Non sorrise, rimase immobile ed impassibile.
“Io ci lavoro, tu che ci fai qui piuttosto..”
Avrebbe potuto chiamare la sicurezza e in meno di tre secondi sarei stata buttata fuori con il sedere dolorante, così decisi di cambiare discorso e rimandare i miei lividi sul fondoschiena ad un altro giorno.
“Io sono Blue, l’altro giorno non ci siamo presentati” dissi sfrontata.
“Il mio nome lo sai già, comunque scusami, ho parecchio da fare e sono in ritardo” disse secco andando verso l’entrata.
Mi aveva lasciata lì, come un pezzo di legno ed era entrato. Quasi non sembrava lo stesso ragazzo che aveva aspettato Katy per ore sulle scale dell’Università, così mi voltai per seguirlo con lo sguardo e rabbrividi: stava baciando un uomo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Anthony ***


UNDEFINED SOUL

Anthony



Da qualche giorno quel foglio aveva cominciato ad essere pieno di punti interrogativi, in fondo non avrebbe dovuto interessarle se il fidanzato di Katy aveva un altro FIDANZATO.
Lei era ogni giorno più eccitata, lo teneva per mano fino alla macchina e ciò che stupì Blue più che mai fu che lui si lasciava far tutto, come una bambola di pezza. Ma chi era veramente Matt?
Da un paio di giorni aveva deciso di avvicinarsi a Katy, sembrava quasi che fosse tornato tutto come una volta, quando erano inseparabili, anche se da parte di Blue non sarebbe mai successo, ma tutto ciò le sarebbe servito a scacciare quei maledetti pensieri che da giorni le affollavano la mente: il suoi viso, i suoi piercing, i suoi occhi, Matt.
Quel giorno non ci fu nulla di diverso nei suoi gesti, usci dalla classe masticando la gomma da masticare rosa, raggiunse le scale e si sedette per fumare quella sigaretta in pace, quando si accorse di qualcuno che si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
“Ciao..” disse una voce maschile.
Si girò con gli occhi socchiusi mentre aspirava la sua nicotina e lo vide, era Matt.
“Che ci fai qui? Katy non….”
“Non sono qui per Katy” disse con un tono secco, era tornato antipatico e con le labbra serrate, non le avrebbe regalato un sorriso nemmeno se gli avesse fatto il solletico per quattro ore di seguito.
“ E per chi allora? Vuoi iscriverti per caso?”
“Sono qui per parlare con te”
Blue si girò di scatto verso di lui, spense la sigaretta sotto la sua converse giallo canarino e lo guardò interrogativa, non si sarebbe mai aspettata una risposta del genere.
“Cosa dovresti dirmi di così interessante..sentiamo” fece spavalda.
Lui si guardò i piedi e poi sorrise, abbandonando la testa verso le sue braccia a loro volta appoggiate alle ginocchia.
“Fai così con tutti?”
“Così come, scusa?” chiese mettendosi sulla difensiva.
“Metterti sulla difensiva”
Ecco, appunto.
“Io non mi metto sulla difensiva”
“Oh, lo fai eccome..” disse spostando lo sguardo verso la strada “..lo so perché a volte lo faccio anch’io”
Si sentì come spogliata del suo primo strato, del suo primo scudo e tutto ciò la infastidì parecchio, tanto da accendere un’altra sigaretta per reprimere il nervosismo che le aveva causato.
“Senti, io non ho tempo da perdere, devo andare a lavoro..” disse Blue alzandosi velocemente, adesso era davvero troppo, prima faceva il carino, poi si dileguava baciando un ragazzo e poi tornava per parlare con lei, da non crederci.
Lui non si scompose, la guardò come aveva fatto quella volta e con calma le propose di andare a bere qualcosa quella sera, fu strano anche per lei, perché accettò senza tante remore.

Le tre ore con Alice passarono velocemente, quella bimba era davvero un amore quando si trattava di Blue, in cambio però voleva che lei le raccontasse tutte le sue vicende d’amore, il cui 90% era assolutamente inventato, in caso contrario sarebbe tornata a casa con la pelle a pois verdi e viola colorata con dei fantastici pennarelli indelebili, come era successo la prima volta.

Tornata a casa trovò le chiamate perse di Ivy e Fleur, ma non le richiamò, mandò loro un messaggio nel quale spiegò la situazione e disse loro di non preoccuparsi se non si fosse fatta sentire, in fondo non lo faceva da giorni e tutto perché aveva sempre in testa quella scena, che come una fotografia appariva nei momenti più impensabili.
Prese un taxi arrivando velocemente nel locale dove avrebbe dovuto esserci l’appuntamento, ma lo era davvero? Forse non aveva nemmeno pensato fino in fondo che stava per vedersi con il ragazzo di sua cugina Katy in un locale chic di Los Angeles, e in più, che lui fosse sempre lo stesso che avevo visto baciare da un uomo.
Ben presto scorse la sua macchina arrivare al parcheggio, accorgendosi del battito del cuore accelerato senza un vero motivo, quel ragazzo la metteva in soggezione e non poco. Scese dalla macchina con un cappotto fino al ginocchio, un cappellino nero con la visiera che faceva trasparire ben poco del suo viso e delle sneackers che non aveva ancora visto ai suoi piedi.
“Seguimi” disse Matt quasi imperativo, Blue lo fece senza alcun tipo di domanda.
Lo segui fino al tavolo e si accomodò sul divanetto viola che sembrava essere morbidissimo, tolse la giacca di lana bianca e lo osservò fare altrettanto.
“Sei sempre così loquace tu invece?” chiese lei cercando di scorgere la sua impressione.
Lui sorrise, forse per la prima volta e si sedette di fronte, senza cappello.
“Io sono come mi vedi” si limitò a dire.
“Fai l’uomo misterioso?”
Matt fece una smorfia.
“Faccio me e tu?”
Quella domanda la fece andare in confusione, da quanto qualcuno non le poneva una questione del genere, o meglio, da quanto tempo non la poneva a se stessa?
Così sviò il suo sguardo e anche la sua domanda immergendosi completamente nel menù.
“Perché mi hai invitato?” chiesi di scatto appoggiando il mento al dorso della mia mano.
“Mi andava” rispose indifferente.
“Tu non stai con Katy..”
Quell’affermazione destabilizzò lui questa volta, forse convinto che Blue non l’avesse visto, alzò lo sguardo verso di lei e lo mantenne fermo, serio e deciso a farle sputare il rospo.
“Perché non dovrei?”
“Perché ti ho visto baciare un ragazzo, o forse dovrei dire il tuo ragazzo”
Strinse il pugno sul tavolo e poi stiracchiò le cinque dita, forse forzandosi di mantenere il controllo.
“E’ per questo che ti ho invitato” disse in tono pacato “Non voglio che nessuno sappia di questa storia”
Perché mi stava facendo quella richiesta? Perché un nessuno generico e non Katy? Cos’aveva da nascondere? Mi promisi che appena tornata a casa avrei cercato il suo nome su Google, poi ripensai che sapevo soltanto di un Matt qualunque..
“Nessuno?”
“Ah-ah” disse Matt scuotendo la testa” Niente domande”
“Niente domande? Nessuno..a che gioco stai giocando ragazzino?” chiese Blue forse alzando un po’ troppo la voce.
“Hey, hey..calma”
Le prese il braccio e glielò strinse, facendolo diventare quasi violaceo.
“Tutte le spiegazioni arriveranno a tempo debito, cosa vuoi per stare zitta? Soldi? Favori?” chiese per com’era abituato.
Blue si alzò completamente fuori di testa, per chi l’aveva presa? E perché era un segreto cosi importante per lui? Perché non preoccuparsi così tanto di come l’avrebbe presa Katy?
Forse con quel nessuno si riferiva proprio a lei.
Eppure Blue non ci vide, lasciò il locale e andò fuori a prendere un po’ d’aria, c’era un giardino piuttosto carino con una panchina dove si sedette e accese una sigaretta che trovò nei jeans, quella di riserva la chiamava lei.
Matt arrivò correndo dopo qualche secondo, con la paura che fosse già andata via, ma appena il suo sguardo si posò su di lei rallentò il passo, non le avrebbe mai detto tutta la verità, non lo faceva mai con nessuno.
“Non voglio soldi” esordì Blue “non sono una di quelle persone..manterrò il segreto, se è quello che vuoi, ma devi dirlo a Katy”
Perché il mio animo da buon samaritano veniva sempre fuori quando si parlava di Katy, eppure lei mi odiava..
Matt si sedette vicino a Blue e appoggiò i gomiti alle ginocchia larghe.
“Io e Katy non stiamo insieme “ disse schiarendosi la voce.
“Come?”
“Non stiamo insieme, è una balla inventata da lei per farsi notare all’Università, dice che io sono figo e irraggiungibile, ric…ricco, sì” disse lui tentennando.
Blue lo guardò con le sopracciglia verso l’alto.
“Sai quanti fighi, irraggiungibili e ricchi ci sono qui a Los Angeles?”
Matt sbuffò e sorrise.
“Dillo a lei, a me non importa, io lavoro con suo padre e mi ha chiesto un favore, l’Università non è distante dallo studio e lei lavora lì come stagista..”
Ecco spiegato il primo mistero.
“Quindi lei..sa di te e..” fece per dire Blue, ma non ci riuscì, non perché fosse contro gli omosessuali, ma perché sentiva qualcosa di strano in lui, qualcosa che non poteva farle credere che a lui piacessero gli uomini, ecco.
“Lei sa di me e Anthony, sì” si limitò a dire “..io, io non so nemmeno come tu abbia fatto ad entrare fin lì, ci sono i paparazzi e..le guardie, i poliziotti”
Blue buttò la cicca per terra e sorridendo fece uscire il fumo dal naso.
“Diciamo che mio padre è abbastanza conosciuto..”
Lui annuì e accese una sigaretta appoggiandola lievemente sulle labbra per cercare un accendino.
“Tieni..” disse Blue “..non so perché vuoi che il mondo non sappia della tua relazione, l’America è un paese civile, non è uno scandalo se sei…”
“Già, l’America..” disse lui guardando in un punto fisso mentre la fiamma gli illuminava il viso.



P.s. Ho scritto il primo capitolo in prima persona per far comprendere meglio il personaggio di Blue, ma d'ora in poi la storia sarà scritta in terza persona :) Spero vi piaccia..

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Troppo lontani, troppo vicini ***


UNDEFINED SOUL
Troppo lontani, troppo vicini




 
I giorni seguenti furono un vero e proprio disastro. Blue continuava a far finta di niente con Katy, che sembrava entusiasta di tutto ciò che pensassero le sue amiche, ignorando che probabilmente stava facendosi del male da sola. Avrebbe voluto dirglielo, in verità, ma con quale scopo? Le interessava davvero dei sentimenti di Katy o era solo un modo per parlare ancora di Matt? Magari mettendoselo contro. Quel ragazzo si era insinuato nella mente di Blue come nessuno aveva mai saputo fare fin’ora e soprattutto senza aver fatto nulla dar origine a quei pensieri, nulla che potesse farla sentire importante, desiderata, ma tutto affinchè potesse renderla quasi dipendente dal parlare con lui, da quelle battutine troppo sottili e taglienti che vanno fino in fondo, ma restano comunque in superficie. Peccato non si fossero più parlati da quella sera.
Matt, purtroppo, era tornato quello di prima, ovvero lo sconosciuto appoggiato quotidianamente ad un palo mentre lei, finita la lezione, fumava la sua desiderata nicotina. Avrebbe voluto fermarlo con una scusa qualsiasi, qualcosa di stupido, qualcosa di quelle che disegnano un sorriso sulla faccia dell’altro proprio perché non hanno senso, ma non lo aveva fatto. Si era cancellata dal gruppo sportivo ed era tornata ad uscire tutte le sere con Ivy e Fleur, tra i party delle confraternite, i karaoke da loro tanto amati e le serate al femminile. In fondo il tempo sembrava passare come prima, come se Matt non fosse mai esistito, ma per Blue, non era così. Il vederlo quotidianamente, i suoi falsi sorrisi a Katy la irritavano e nello stesso tempo la innervosiva tutta quella situazione in cui si era cacciata.
Ma si sa, le donne da una goccia d’acqua procurano una tempesta, da un fiocco di neve l’era glaciale e da un’onda senza spuma, un maremoto..
“Ti ho cercata, sai?” disse una voce alle spalle di Blue mentre lei fissava la vetrina del negozio di scarpe preferito di fronte la fermata dell’autobus.
Si girò curiosa, tanto velocemente che la coda di cavallo le arrivò in viso e inaspettatamente lo vide avvicinarsi, con quella solita e astrusa combinazione di jeans, borchie e pelle che aveva sempre indosso.
“Ah, sei tu..” rispose lei.
“Delusa? Ah già, magari ti aspettavi di vedere…come si chiama?” fece finta di non saperlo “Ah, si, Sean?”
“E tu come lo conosci?”
“Allora piace anche a te, oltre che a tutte quelle…galline”
Blue scoppiò a ridere, trattenendo una mano ferma sul manico della borsa di pelle nera.
“Ti importerebbe?”
“Mmm..” fece lui con un mezzo sorriso “…dimentichi che sono già impegnato”
“Per lui….o per me?” chiese lei facendo un passo più lungo della sua gamba.
Matt ebbe un sussulto, la guardò colpito e poi cercò di rilassare l’espressione, sperò che Blue se ne accorse e per fortuna la vide smorzare la conversazione con una domanda.
“Allora? Perché mi cercavi?”
“Sono andato in palestra Martedì, mi hanno detto che non fai più parte della squadra, sembravano dispiaciute, forse non te la cavavi così male”
Per un momento la nuca di Blue sembrò bruciare, ma non ci fece caso, si voltò distratta da quel numero giallo che stava fermo sulla parte superiore di un bus appena partito.
“No! Cazzo, era il mio..” disse infastidita.
Lui si accorse della scena e le propose di accompagnarla in macchina, in fondo non avrebbe visto altre alternative prima di due ore, così accetto, in fondo non le dispiaceva così tanto.
Mise la cintura sopra la maglia grigia che di colpo le evidenziò il seno, si guardò preoccupata e imbarazzata e si coprì con la felpa pregando perché lui non l’avesse vista.
Matt sorrise e mise in moto.
“Dove ti porto?”
“Ahm..Sourt Rampard Boulevard” si limitò a dire la biondina “Posso fumare?”
Of course “ rispose con la sua voce calda, aprì il finestrino e di colpo la vide più a suo agio “Vivi con i tuoi?”
“No” rispose secca.
“Con un’amica?”
“No” continuò.
“Ok, vivi da sola..”
“Perspicace, mister..?”
“Chiamami solo Matt, se proprio vuoi essere formale Matthew..” disse sorridendo.
Nello stesso momento gli squillò il cellulare, notò l’aria dura con cui rispose, come se si trattasse di una questione di lavoro, ma poi l’ammorbidì e Blue capì con chi stesse parlando.
Lo vedeva pesantemente limitato e trattenuto, notando quello sguardo intermittente che le lanciava come se volesse togliersi il dubbio se lo stesse davvero ascoltando o se guardasse distrattamente fuori con la sua sigaretta fra le dita. Quando staccò fu troppo tardi, era già quasi arrivato all’appartamento di Blue, tanto che gli sembrò di vederla infastidita per quella sua telefonata interminabile.
“Tutto bene?” le chiese per mettere a posto la coscienza.
“Ottimo, è quell’appartamento bianco lì” disse lei indicando un complesso con non più di quattro piani. Era qualcosa di troppo moderno ed esteticamente improponibile, ma dentro non era così male, aveva la sua libertà e questo le bastava.
Matt si fermò sul ciglio della strada e mise le quattro frecce.
“Grazie del passaggio, ci vediamo” disse Blue catapultandosi velocemente fuori dalla macchina.
“Hey, hey..” la richiamò Matt a voce alta.
La biondina sporse la testa e rientrò in macchina con una smorfia, lo vide cercare dentro la sua borsa dannatamente gay e vide tirar fuori un bigliettino da visita.
Lo stava facendo davvero.
“Chiamami quando vuoi bere qualcosa, mangiare una pizza..sì, insomma, quando vuoi vedere un amico”
Sembrava quasi imbarazzato per la prima volta e a lei faceva piacere, ma non ebbe la stessa reazione. Prese il bigliettino quasi strappandoglielo dalle mani e lo salutò con il palmo verso l’alto, spinse lo sportello che si chiuse con un tonfo ed entrò a casa senza indugi.
Corse per le scale e appena fu dentro chiuse la porta come per barricarsi dentro, lanciò la borsa sul divano e accese la segreteria.
“La segreteria contiene 3 nuovi messaggi; primo messaggio: Blue, sono Ivy, stasera c’è la festa della confraternita di Viktor, ti prego dimmi che vieni con noi, Fleur è già qui, ti aspettiamo. BIP. Secondo messaggio: Blue, ma che fine hai fatto? Il cellulare è staccato, non sappiamo dove cercarti, fatti viva! BIP. Terzo messaggio: Ciao biondina, volevo dirti solo quattro parole, stai.lontano.da.Matt. BIP”
 
 
Riascoltò quel messaggio più volte, senza trovare una vera e propria motivazione per la quale il ragazzo di Matt fosse palesemente geloso di lei. Di una donna!
Alla fine decise di lasciar perdere quella folle minaccia e di andare alla festa, in qualche modo avrebbe trovato le ragazze e si sarebbe unita a loro, in fondo la confraternita era solo a qualche passo da casa sua.
Indossò la giacca di pelle beige e prese un cappellino che non cozzasse con quell’ammasso di cose che si era messa addosso senza nemmeno guardare. Infilò i piedi nei suoi biker boots, dopo aver passato più di una buona mezz’ora per truccarsi e uscì di casa con qualche dollaro in tasca, il cellulare e le chiavi naturalmente.
Quando arrivò davanti alla porta dello scantinato, non sembrò per niente convinta, inoltre non ricordava nemmeno la frase segreta per entrare, poi però vide un ragazzo con un’aria familiare andare in fondo al corridoio, così decise di seguirlo. Non si sbagliò, gli aprirono salutandolo e poi le chiesero la frase segreta che ovviamente aveva rubato dallo sconosciuto.
L’ambiente era grigio e angusto, non ricordava un posto così figo da anni, quello scantinato poteva sembrare una lugubre fogna ma aspettare di spingere quella saracinesca per vedere una delle discoteche più grandi presenti nelle confraternite era roba per pochi. C’erano luci soffuse dappertutto, neon e laser si incrociavano insieme ad una musica assordante e resa perfetta dalle casse posizionate ovunque con stile, andò verso il tavolo delle bevande per farsi un drink e rivide quel ragazzo fissarla. Ripensò a chi potesse essere e poi capì chi in realtà fosse, gli girò le spalle e si tuffò nella folla come se fosse un oceano di acqua ghiacciata per nascondersi.
“Hey!” sentì la voce di Ivy e una mano tirarla per la giacca e ringraziò il cielo.
“Era ora! Credevamo non arrivassi più!” disse Fleur dopo averla baciata. “Non è una figata? E’ la festa più bella dell’anno e noi siamo dentro grazie a Viktor..”
Ivy la guardò male.
“Ad IVY naturalmente, è ovvio..” aggiunse per riparare.
Blue si avvicinò ad entrambe raccontando tutto quello che era successo brevemente in quei giorni, poi rivide quel ragazzo avvicinarsi e parlare all’orecchio di Fleur.
Lei si staccò ridendo come una civetta e lo presentò a Blue.
“Blue, questo è il mio amico Anthony, Anthony, questa è la mia seconda migliore amica Blue”.
Fu un attimo e quel ragazzo sembrò penetrarla profondamente con i suoi occhi scuri , abbozzò un sorriso e le strinse la mano. Blue ebbe l’impressione di non avere più l’uso delle dita,  ma cercò comunque di mantenere un’espressione alquanto seria e fece finta di non conoscerlo.
“Piacere, anche se mi sembra di averti già visto” disse lui con una voce irritante.
Fleur restò impressionata, coinvolgendo tutti in una stupida discussione delle sue, Anthony sembrava seguirla appassionatamente, al che Blue capì anche che tipo fosse.
“Il tuo ragazzo non è ancora arrivato?” domandò Fleur ad un certo punto.
Blue guardò Ivy sconvolta, Fleur non aveva capito niente, come sempre, anche se lei le aveva spiegato tutto in ogni minimo particolare, ma era come se i suoi neuroni non funzionassero quando incrociavano un individuo di sesso maschiale, figuriamoci ad una festa piena zeppa.
La biondina vide Anthony rispondere qualcosa di indecifrabile, indicare il telefono e sorridere, capì che Matt stava arrivando. Si girò per cercare lo sguardo complice di Ivy, ma la vide andare in mezzo alla pista mano nella mano con Viktor, così sorrise, sperando in cuor suo che almeno quella sera non facesse lo stronzo e si comportasse bene, decidendosi una volta per tutte.
Fu un attimo in cui sentì due mani sui suoi fianchi e un respiro caldo sul suo collo coperto dai lunghi capelli biondo cenere, sembrò quasi che il tempo le avesse regalato una tregua, solo per un attimo, poi si girò e lo vide.
“Hey..”


P.s. ho visto delle visite, ma nessuna recensione, spero vi piaccia e che continuiate a leggere! Jess

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=920774