Unlock - raccolta di Flash-fic!

di Ria-chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neko (Ikuto/Amu) ***
Capitolo 2: *** Sospetti (Kukai/Utau) ***
Capitolo 3: *** Lunapark (Ikuto/Amu) ***



Capitolo 1
*** Neko (Ikuto/Amu) ***


Ok, vengo a rompere anche su questo fandom XD 
Ormai ci ho preso gusto con le raccolte anche perchè, la sfida, è quella di scrivere un limitato numero di parole. Di solito, una drabble mi finisce col diventare una flash, una flash una one-shot oppure una storia a capitoli -.-' sono irrecuperabile!
Ma basta sparare scemenze che neanche vi interessano XD
Parliamo di cose serie! Ecco!
Allora...adoro questo manga da prima che uscisse in italia e mi ci sono appassionata totalmente. Questa è insomma una piccola raccolta in cui metterò tuttele flash che mi vegono in mente; su personaggi o coppie varie e con genere e rating vari :)
Ovviamente ed anzi, ancora di più, sarò contenta di ricevere richieste e consigli sulle coppie da trattare o sui singolo personaggi o su una scena in particolare :)
Per questa neanche sto a dirvi quale scena ho utilizzato perchè è più che palese ma, sappiate, che il finale è scelto da me e ovviamente è leggermente diverso da quello del manga.
Spero possa piacervi ed intrattenervi :)
Buona lettura!


PAROLE: 479


NEKO


Tadase le ha detto di stare lontana da quel “gattaccio randagio” ma quando passa per quella stradina buia e lo vede disteso a terra, Amu non può fare a meno di correre in suo aiuto.
Cerca di soccorrerlo, di pulirgli il viso e lui, imbarazzandola a morte, le cade addormentato sulle ginocchia. Amu vorrebbe scuoterlo e costringerlo a spostarsi. Il suo cuore batte veloce e non vorrebbe trovarsi in quella situazione. Ma, in qualche modo, ci è finita e la colpa, ovviamente,  è solo sua.
Tenta di rallentare i battiti impazziti, chiude gli occhi e li stringe come se, così, potesse tele-trasportarsi in un luogo diverso e, nel buio della sua mente, continua a chiedersi perché debbano capitarle tutte a lei.
Si costringe però ad aprire piano gli occhi: deve affrontare la situazione, non può lasciarsi intimidire così! E di sottecchi osserva Ikuto disteso ancora su di lei.
E’ vero, sembra proprio un gatto e, Amu, si aspetta quasi che da un momento all’altro le faccia addirittura le fusa. E’ un pensiero assurdo, se ne rende conto, ma per fortuna quella stramba idea riesce a calmarla tanto da, senza accorgersene, indurla a posare la mano sui morbidi e setosi capelli di lui ed accarezzarlo piano.
Lo farebbe con un gatto, sì, e Ikuto, in quel momento, oltre che un gatto, sembra anche tremendamente fragile e “perso”.  Non se la sente di abbandonarlo e, infondo, non le sembra neanche così cattivo come le è stato detto.
“Un gattaccio nero del malaugurio”….no, quel ragazzo sembra unicamente solo ed un po’ freddo ma, di cattivo, non sembra avere proprio nulla.
Amu sorride; quei pensieri la rassicurano e le accendono un sorrisino sul viso mentre, ancora, continua ad accarezzare i capelli del ragazzo.
Non si aspetta certo che, imbrogliandola, Ikuto non sta dormendo in realtà ed a dimostrazione di ciò le spalanca e la trafigge con i suoi occhi blu profondi e grandi.
Amu si sente morire. Quegli occhi l’hanno rapita con un solo sguardo ed un forte rossore le colora nuovamente il volto. Rimane immobile per un attimo, persa ed imbarazzata finchè non decide che deve reagire. Si, deve farlo, non vuole mica sembrare una ragazzina timida, proprio lei che è la più cool della scuola!
E allora la mano che accarezzava prima i capelli si chiude - Cattivo gattaccio! – gli urla contro mentre lo colpisce con un pugno e si gira dal lato opposto, sbuffando ancora rossa in viso.
Ikuto sorride di quel gesto così infantile e genuino e sa bene, dallo sguardo che ha scorto prima nei suoi grandi occhi marroni, che quelle parole Amu non le pensa davvero.
Sghignazza divertito – preferivi ti facessi le fusa? – e poi la vede alzarsi di colpo e farlo cadere a terra.
Ride ancora, Ikuto e, in qualche modo, ha già capito che non riuscirà più a far a meno di quella ragazzina buffana ed estremamente dolce.

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Capitolo 2
*** Sospetti (Kukai/Utau) ***


Eccoci al secondo appuntamento gente *w*
Ho deciso che cercherò di aggiornare questa fic ogni mercoledì e spero di riuscir a mantenere la promessa :)
Questa volta, come potete vedere, ho scelto una coppia differente *w* coppia che, in tutta sincerità, adoro quasi più di quella principale.
Prima di lasciarvi alla lettura vorrei ringraziare le persone che hanno commentato, messo tra le seguite, preferite e ricordate questa piccola raccolta. Grazie mille >//< davvero.
A questo punto...vi lascio alla lettura :)


PAROLE: 881


SOSPETTI
 

Finalmente Utau si sentiva più serena, contenta e ce n’era voluto di tempo prima che realizzasse che il legame tra lei ed Ikuto non sarebbe mai cambiato; si era infine rassegnata, lo aveva capito e lo aveva anche accettato. Da un lato si sentiva quindi sollevata anche se il fratello le mancava terribilmente e dall’altro era contenta che il fratello avesse deciso di legarsi ad Amu che, per lei, era stata ed era tuttora, un’amica vera, sincera.
Ma a volte si era sentita sola, abbandonata. Il lavoro le impiegava gran parte della giornata, spesso la portava lontano dai suoi amici e più spesso ancora non aveva loro notizie per molto tempo. Inoltre, sembrava, che la vita di tutti scorresse serena a felice anche senza di lei e che nessuno sentisse davvero la sua nostalgia.
Si era sentita abbattuta, tremendamente abbattuta, ma non l’aveva confessato ovviamente a nessuno.
Nessuno all’infuori di Kukai. Quel ragazzo era stato per lei una immensa e piacevole scoperta. L’aveva capita come nessuno era mai riuscito, le era stato accanto e l’aveva aiutata come meglio poteva. Il tutto era nato da assurde sfide a chi “trangugiava più cibo” ma poi il loro rapporto si era evoluto ed Utau era rimasta davvero sorpresa nel ritrovarsi a pensare a quel moccioso più volte durante il giorno. Poi, infine, c’era stato quel bacio che l’aveva shockata ma rapita completamente ed ora, finalmente, non si sentiva più sola. Era felice Utau e di certo, tanta felicità, se la meritava pienamente.
“Utauuu sono qui! Andiamo, fai in fretta, il pranzo ci aspetta!”
“Mpf! Ragazzino.”
Non era raro che Kukai l’andasse a prendere sul set e la invitasse a pranzare insieme e benché Utau tentava di dissimulare la sua felicità, ne era tremendamente e incredibilmente contenta. Si sentiva finalmente amata, sì ed ora non necessitava di altro.
Un giorno però era capitato che, andandogli incontro, Utau aveva scoperto Kukai con il cellulare in mano perso e con lo sguardo fisso sullo schermo e quando lo aveva chiamato, per scuoterlo, il ragazzo era arrossito ed aveva balbettato qualcosa prima di nascondere il cellulare in tasca.
Si era insospettita, ovviamente, ma al momento Utau aveva lasciato correre.
Figurarsi se un moccioso simile poteva nasconderle qualcosa!
Ma la cosa si era ripetuta e Utau non aveva proprio potuto trattenersi
“Fammi vedere” gli aveva detto risoluta.
“Eh? Cosa cosa? E’ tardissimo! Andiamo o il bar chiuderà!” aveva sviato lui e Utau, in quell’attimo, si era sentita davvero tradita.
Certo, non aveva alcuna prova a sostegno di ciò ma Kukai non era più il moccioso che lei credeva: l’aveva baciata, si era fatto avanti, sapeva tenerle testa ed in più era davvero bello. Forse aveva capito che poteva avere successo con le ragazze e si era deciso a trovarne un’altra….
Utau scacciò dalla testa quei maledetti e crudeli pensieri: aveva giù perso Ikuto, non avrebbe accettato di tornare nuovamente sola; si sollevò così dal letto sul quale si era gettata stancamente e si diresse a casa di Kukai; se lui non voleva dirle cosa stava succedendo, lo avrebbe scoperto da sola.
“Buona sera. Kukai è in casa?”.
“S-si, e-entra. E’ in camera”.
“Grazie”.
Era stato leggermente imbarazzante presentarsi lì, in quella casa piena di maschi, ma Utau sapeva mantenere bene la calma e di certo non bastava così poco a spaventarla.
Quando bussò alla porta ed entrò quello che vide la trafisse nuovamente ma, ovviamente, non disse nulla.
Kukai era steso a letto, intento a digitare chissà cosa sul cellullare e, quando la vide entrare, lo nascose di riflesso dietro la schiena.
“U-Utau! Che ci fai qui? Non ti avranno mica importunata i miei fratelli? Sono un po’ invadenti a volte” si grattò la testa il ragazzo ridendo nervosamente.
“No, tranquillo. Comunque, cosa nascondi?”
“Io? Nulla! Ti sembro uno che nasconde le cose?”
“Dammi il cellulare allora”
“Ehm..non preferiresti un bacio? Per vedere se sono migliorato..”
“No, voglio il cellulare.”
La lotta fra i due non fu molto lunga poiché Utau era risoluta ed intenzionata a farsi ubbidire.
Quando afferrò il cellulare non sapeva bene cosa aspettarsi e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, specialmente poi quando, guardando Kukai e ogni sua minima reazione, lo vide arrossire ed abbassare il capo come in segno di scusa.
Afferrò l’apparecchio e si fece forza, scorrendo poi nella lista dei messaggi e soffermandosi su quelli in composizione.
“Sei un moccioso!”
“Ti sei arrabbiata?”
“Si!”
“Mi dispiace, io non volevo.”
“Sta zitto allora e fatti perdonare.”
Il bacio che Kukai le diede le fece perdere un battito: le sue labbra erano morbide e calde e le piacevano, le piacevano da impazzire. Il cuore le balzò in gola anche quando le labbra si staccarono ma, quella sensazione, non era stata nulla rispetto a quello che aveva provato pochi minuti prima quando su quello schermo aveva letto:


“Ehm…io..ti-ti amo Utau! Ps. Andiamo a mangiare insieme domani vero?”

 
“Non devi nascondermi più nulla capito! E poi…potevi dirmelo…” era arrossita terribilmente ma lo aveva nascosto bene, “Avevo paura mi dessi del moccioso e mi ridessi in faccia”.
“Ma tu sei un moccioso!”
Kukai la guardò comprensivo e la strinse a sé baciandola nuovamente. Un bacio intenso e meno casto del precedente ma decisamente splendido e dolce.
“Forse dovresti ricrederti, non sono poi così moccioso come credi”.


E anche l'appuntamento di questa settimana finisce qui.
Spero non vi abbia totalmente fatto pena XD anche se, lo ammetto, non ne sono pienamente soddisfatta T_T
Beh, se siete arrivati a leggere fin qui non so davvero come ringraziarvi *w* 
A mercoledì allora :)

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Capitolo 3
*** Lunapark (Ikuto/Amu) ***


 Rieccomi qui!!!
Prima di tutto, dovete scusarmi T_T ho saltato un'aggiornamento lo so T_T ma non volevo propinarvi una pessima flash e le idee mi mancavano. Così ho preferito aspettare che l'ispirazione tornasse ed eccoci qui oggi. 
Non sono completamente convinta di questo scritto ma vi assicuro che ci ho messo tutta la mia buona volontà T_T e spero perciò che possa piacervi almeno un pochino :)
Aggiungo anche un piccolo angolino pubblicità...non picchiatemi XD : ho aperto un mio blog/sito, ci sono date di aggiornamenti, contest, storie e altro :) se vi fa piacere e volete farvici un giro...beh, questo è il sito :)  

Non vi faccio perdere altro tempo :) 
Buona lettura!
Ps. grazie mille per le splendide recensioni *w* mi fate davvero felicissima, sappiatelo!





 

LUNAPARK


La piccola attrazione a forma di tazza girava su se stessa: le luci, i colori, la musica, tutto era magico. Tutto, perfino il flebile sorriso di Ikuto che dimostrava quanto anche lui si stesse divertendo e quanto, stare insieme ad Amu, gli faceva bene. Sembrava calmarlo e cancellare, come per miracolo, tutti i problemi che lo affliggevano; la sua mente veniva svuotata e riempita solo dalla semplicità e genuinità della ragazzina sorridente che gli era seduta di fronte: le ginocchia dell’uno a tozzare appena contro quella dell’altra. Amu non arrossì nemmeno, troppo presa dall’atmosfera e dalle luci per accorgersi di quel lieve contatto; Ikuto invece lo sentiva bene e, pensando a quanto in realtà desiderasse abbracciare la ragazza continuò a guardarla sorridendo per un po’.
“Quella non l’abbiamo provata” esclamò in fine indicando il carosello su cui giravano cavallini bianchi, colorati cocchi e altri animali.
“Qu-quello?”.
“Sì, andiamo”.
Ikuto si sollevò un po’ a fatica dalla piccola e stretta tazza e questa volta Amu non potè fare a meno di arrossire quando la mano di lui strinse la sua, trascinandola verso l’attrazione e ignorando bellamente le proteste di quest’ultima.
“Che-che stai facendo?? Mettimi giù!”
Inutile dire che le guance della ragazzina si colorarono ancora di più quando Ikuto la sollevo delicatamente per i fianchi e, mentre lei scalciava appena, nell’intento di liberarsi da quel contatto così intimo, la sistemò a cavalcioni su di uno splendido cavallo bianco.
Amu sbuffò appena mentre, stretta attorno al palo la cui funzione era appunto quella di fornire l’appoggio, avvertiva dietro di sé il petto di Ikuto che inaspettatamente era montato a cavallo, anche lui.
“Sc-sc-scendi!”
“Ti serve un cavaliere no?”
“N-no! Avanti, scendi! Si sta stretti!”
Ikuto rise a sua volta. Adorava quella ragazzina e nonostante l’avesse vista poche volte non poteva negare quanto già si stesse affezionando a lei.
“Solo per un po’” riuscì infine a sussurrare dritto nell’orecchio di lei che, arrossendo per l’ennesima volta, parve infine acquietarsi ed accettare quella situazione.
In fin dei conti neanche lei poteva negare quanto quel contatto le piacesse: il leggero calore, il profumo di Ikuto, la protezione che sembrava infondergli attraverso quell’abbraccio indiretto;
un momento davvero perfetto, magico, e Amu chiuse perfino gli occhi per lasciare che l’agitazione non le impedisse di goderne a pieno.
 
Quando riaprì gli occhi però, Amu era fuori dal lunapark: le luci spente, le attrazioni smontate una a una, la musica interrotta. La polvere veniva sollevata qua e là dalla scavatrice e dalla gru che, premurandosi di spostare e rimuovere i “giochi”, stava smantellando quel vecchio lunapark in cui lei aveva vissuto una notte magica, indimenticabile. Insieme ad Ikuto, certo.
Ma lui ora era partito, era lontano e forse neanche sapeva di quello che stava succedendo a quel posto a cui lei – e sperava valesse lo stesso per lui – era tanto affezionata.
Amu guardò la gru muoversi lenta, sospirò profondamente e cercò, sforzandosi, di sorridere. Infondo se anche quel posto veniva cancellato, scompariva per sempre, lo stesso non sarebbe valso per Ikuto: sarebbe tornato, di questo Amu era certa.
 
S’incamminò allora allontanandosi di poco: le mani strette attorno alla piccola borsetta e il volto basso, leggermente corrucciato e intristito. Le mancava, eccome se le mancava. Ma di certo non l'avrebbe mai confessato se non a se stessa. Sospirò ancora e camminò. Ma camminò poco poiché due braccia, da dietro, arrestarono il suo procedere:
“Ti sono mancato?”
“A-a-affatto!”
“E perché sei qui?”
“Ci..ci passavo per caso!”
Il ragazzo rise piano: una risata leggera e più matura, ma pur sempre la debole risata che Amu aveva imparato a conoscere:
“Mi sei mancata anche tu. Amu.”

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