L'Arena

di medeamazon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nuova missione ***
Capitolo 2: *** 2. Indizi ***
Capitolo 3: *** Risvegli e scoperte incredibili ***
Capitolo 4: *** L'Arena ***
Capitolo 5: *** Duello e bambini ***
Capitolo 6: *** Sguardi ***
Capitolo 7: *** Occasione ***
Capitolo 8: *** Indagini ***
Capitolo 9: *** Ancora indagini... ***
Capitolo 10: *** Piano di fuga ***
Capitolo 11: *** Imprevisti ***
Capitolo 12: *** Senza scampo ***
Capitolo 13: *** Notte movimentata ***
Capitolo 14: *** Complicazioni ***
Capitolo 15: *** La persona più importante ***



Capitolo 1
*** 1. Nuova missione ***


lL’ Arena
 
 
L’ufficio dell’Hokage era, come al solito, sovraffollato di carte e documenti vari.
Sasuke si guardava intorno con aria annoiata, in attesa che Tsunade levasse gli occhi da quello che doveva essere l’ultimo rapporto che gli era pervenuto e lo degnasse di una spiegazione sul perché era stato richiamato in quel luogo dopo un tempo indecentemente breve dalla fine della sua ultima missione.
- Aspetto l’altra persona che ho convocato oltre a te – lo informò levando appena gli occhi dalla sua lettura.
Finalmente la porta si spalancò e un’affaticata Sakura entrò scusandosi del ritardo, gli occhi fissi sulla donna, che imploravano perdono e misericordia.
Notando però che la sua maestra non sembrava arrabbiata, si permise di notare che nella stanza c’era quel compagno che aveva salutato solo poche ore prima.
- Sasuke, che ci fai qui?-
L’ovvietà della risposta impedì al ragazzo di degnarla di qualche parola e si limitò a spostare  velocemente lo sguardo sul Godaime che non aveva smesso di leggere il rotolo con espressione sempre più preoccupata.
- Vi ho convocati perché ho una missione…particolare da affidarvi-
- Naruto è in ritardo come al solito, se vuole vado a chiamarlo- la interruppe Sakura. Notoriamente, solo lei e Shizune potevano pensare di interrompere Tsunade senza riportare gravi lesioni.
Infatti l’Hokage sbuffò semplicemente e le spiegò ciò che Sasuke aveva già intuito.
- Non è una missione del team 7, dovrete svolgerla solo voi due-
Nonostante l’avesse già intuito, il moro non riuscì a impedirsi di sollevare un sopracciglio, mentre Sakura rimaneva senza parole per la sorpresa.
- Avete sentito parlare delle strane sparizioni di ninja nelle ultime due settimane? –
- Quelle dei ninja della nuvola? Ho sentito che le indagini hanno trovato qualche indizio- rispose Sakura.
- No. Il Raikage ha messo in giro la notizia per tranquillizzare amici e parenti degli scomparsi. In realtà la polizia della Nuvola brancolava nel buio… fino ad un paio di giorni fa.-
Attesero pazientemente che continuasse.
- ci sono state altre sparizioni, che hanno coinvolto ninja della Sabbia, della Roccia e della Nebbia. Non ci sono collegamenti tra i vari scomparsi, vi  sono chunin e qualche jonin, catturati, o uccisi, dopo che avevano concluso le loro missioni, sulla via del ritorno scompaiono le loro tracce-
- In pratica sono in pericolo tutti quelli che sono per ora in missione- tirò le somme Sasuke.
Tsunade annuì.- Per questo i miei colleghi stanno cercando di non far trapelare la notizia. La situazione degenererebbe se si venisse a sapere che un nemico invisibile riesce a mettere nel sacco jonin esperti facendo sparire ninja a caso-
- Neanche gli AMBU sono riusciti a raccogliere informazioni?-
- Stavo appunto leggendo il loro rapporto, in cui mi hanno confermato le loro ultime supposizioni.-
- Ma perché mandare ninja della foglia se non ci hanno ancora colpito?-
La domanda di Sasuke, ignorando deliberatamente i principi dell’alleanza degli shinobi, che esortavano (non obbligavano) a concedere aiuto ai Paesi alleati in caso di minaccia contro gli shinobi, colpì però nel segno.
- Abbiamo avuto delle vittime: un jonin e una chunin della vostra età non sono tornati dalla missione che gli avevo affidato qualche giorno fa-
Sakura sgranò gli occhi, sorpresa e preoccupata.
- Tranquilla, non è nessuno di loro- la anticipò Tsunade, riferendosi ovviamente agli inseparabili amici di sempre.
- Ad ogni modo, saremmo comunque stati costretti ad intervenire e si dà il caso che gli AMBU hanno da poco scopeto che le persone scomparse sono collegate in qualche modo al paese del Tè. Entrambi si stupirono nel sentire il nome di quel Paese teatro della loro ultima missione prima del..disastro.
- Chi aveva appena finito una missione lì, chi ci aveva soggiornato da poco, le tracce si interrompono tutte intorno a quel Paese. La vostra missione è, come avete capito, scoprire chi o cosa c’è dietro tutto questo, anche facendovi catturare e capire che fine fanno questi ninja; gli AMBU sono stati più discreti del solito, e nessuno dovrebbe aver capito che siamo già arrivati a Paese del Tè. Immagino che abbiate capito anche che affido a voi questa missione perché c’è bisogno di qualcuno che si faccia riconoscere come ninja, senza maschera-.
Il tono ufficiale aveva irrigidito i due ragazzi, che automaticamente si erano messi nella posizione per ricevere ordini.
- Queste sono tutte le informazioni sugli shinobi scomparsi. Mi raccomando, se dovesse esservi impossibile mettervi in contatto con noi, sappiate che avete un mese di tempo, e se entro questo mese, non sarete ritornati sarò obbligata a darvi per dispersi e mobilitare la maggior parte dei ninja per stanare questo o questi criminali. –
La gravità della situazione emerse con chiarezza dalle ultime parole dell’Hokage, dato che era implicito che, se lei avesse spiegato le forze militari di Konoha, gli altri Kage non ci avrebbero messo molto per seguirla.
- E gli altri villaggi che stanno facendo?- chiese Sakura.
- Hanno approvato la vostra missione e il tempo stabilito affinché possiate svolgerla; sappiate però che se la situazione si aggravasse non potrei prevedere le reazioni dei Kage.-
La rosa aveva mille domande per la testa tra le quali perché la sua maestra avesse scelto lei per una missione tanto delicata e importante da coinvolgere tutti i principali Villaggi ninja, o ancora perché Naruto non potesse venire con loro, ma accantonò i dubbi per fare attenzione alle successive parole della shisho, che aveva assunto un tono meno formale e più preoccupato.
- Non vi nascondo che non ho davvero idea di come abbia potuto questo fantomatico nemico far fuori tanti ninja senza lasciare un indizio. Avete affrontato pericoli immensi nella vostra vita, ma ricordate sempre che il nemico potrebbe conoscere tutte le vostre mosse, mentre voi non sapete nulla di lui. Quindi fate attenzione, e non esitate a fare qualsiasi cosa per intrufolarvi nella mente del vostro avversario. Ne vale della vostra vita.- Le parole preoccupate colpirono l’allieva, che si fece più seria.
- Penso di sapere cosa fare se incontro un avversario.- Il sarcasmo di Sasuke non risparmiava nessuno e Sakura lo guardò, allarmata e fece per rimproverarlo ma Tsunade la anticipò.
- Molto bene. Vi pregherei di partire il più presto possibile. Passate da Naruto, visto che mi verrebbe difficile non farlo preoccupare per una vostra assenza così lunga se doveste andarvene senza salutarlo. L’appuntamento è tra mezz’ora alla porta sud.-
- Ma shisho, i pazienti..-
- Ci penserà Shizune tranquilla.-
-Cosa dobbiamo dire a Naruto?- Intervenne il moro.
- Che vi mando a Suna per una farvi fare da intermediari col Kazekage; poi ci penserò io. È tutto, potete andare.-
Si congedarono e uscirono insieme dall’ufficio.
- Andiamo insieme da Naruto?- propose Sakura. La conversazione l’aveva inquietata e non voleva restare troppo a rimuginare sui suoi pensieri.
Sasuke sbuffò. – Come vuoi –
Si diressero all’Ichiraku, ovviamente senza neanche pensare che Naruto potesse essere in alcun altro luogo per tutta la giornata, visto che dopo ogni missione passava almeno un giorno intero da Teuchi, come per scusarsi di essere stato assente mentre era in missione.
Durante il tragitto Sakura ammirò la giornata che volgeva al termine. Doveva essere davvero grave la situazione se la shisho la mandava in missione a quell’ora.
- Potremmo camminare solo un paio d’ore- Evidentemente anche Sasuke seguiva la sua linea di pensieri.
Il rapporto tra loro due era piuttosto complicato da quando era finita la guerra e tutti i Kage avevano deciso di punirlo con un paio di mesetti di arresti domiciliari e un’altra mezza dozzina di missioni gratis e socialmente utili. Non che questo fosse stato il piano iniziale: Raikage e Tsuchikage erano più propensi per una semplice pena di morte, ma il carisma e la storia di Naruto non potevano lasciare indifferenti nemmeno loro, e non se la sentirono di rovinare la felicità di quel ragazzo che aveva praticamente salvato il mondo; non che la questione stesse loro tanto a cuore da impuntarsi per vedere l’Uchiha morto.
Così Sasuke era tornato e piano piano, anche gli amici avevano perdonato gli errori catastrofici del suo passato. Dopotutto anche loro erano felici di rivederlo, soprattutto ora che si era lasciato alle spalle quelle manie omicide così fastidiose.
Per quanto riguarda gli abitanti del villaggio, beh, ci era voluto un po’ di più per convincerli  che i loro bambini non correvano rischi se superavano la distanza di tre metri dall’ ex-nukenin , e alla fine più che altro, la faccenda era caduta se non nel dimenticatoio, quantomeno nell’indifferenza.
Sasuke intanto era rimasto Sasuke. Ovvero aveva accettato la punizione sapendo che si sarebbe meritato  di peggio, aveva cercato di non essere troppo brusco con i pochi amici che lo avevano ricominciato a trattare come uno di loro. La rabbia immensa si era trasformata in malinconia profonda che anche se cercava di nascondere con la solita faccia indifferente, traspariva agli occhi di chi lo conosceva bene.
A chi si chiedeva cosa l’aveva spinto a tornare a Konoha bastava guardare gli scherzosi e pesanti pugni che lui e Naruto si scambiavano quotidianamente, o il contegno rispettoso che utilizzava con Kakashi-sensei, o lo sguardo preoccupato che rivolgeva a Sakura quando si trovavano in una situazione di pericolo. La risposta a quel punto diveniva palese.
Le ragazze urlanti che lo avevano circondato fin da piccolo tornarono a scocciarlo, quando finalmente capirono che non le avrebbe massacrate per poi darle in pasto ai serpenti. Ma non per questo aveva raggiunto livelli di socialità tale da non scacciarle in malo modo quando si presentavano.
Per amor di pace aveva imparato a tollerare e quasi apprezzare la presenza di Ino, Tenten ed Hinata, le uniche a trattarlo come lo trattavano i suoi cosiddetti compagni.
L ‘unica donna però con cui aveva un rapporto che superasse il livello della civiltà, era ovviamente, l’Haruno. Niente di nuovo sotto il sole. Fin da quando erano diventati compagni, una mezza dozzina di anni prima, Sakura aveva avuto l’onore e il privilegio di prendersi certe libertà con il bel moro. Come poterlo andare a trovare a casa, ciarlare in continuazione persino accanto a lui, chiedergli consigli professionali, avere l’onore di essere protetta  nientemeno che dall’ultimo Uchiha in circolazione.
Eppure adesso il loro rapporto era cambiato. Nonostante i rossori, l’insicurezza, l’indifferenza e la freddezza avessero caratterizzato la loro amicizia dodicenne, il loro era stato un rapporto genuino, quasi infantile. Adesso entrambi si rendevano conto che non potevano recuperare quel tipo di relazione, e non per i tentati omicidi reciproci che si erano scambiati al tempo della guerra. Si aggiungevano altri fattori: la privacy di Sakura, se prima era a livelli che ora Sasuke sapeva essere normali, adesso era diventata quasi patologica (cosa ovvia, dato le sue esigenze, di donna e non più ragazza, ma arrivare a bandirli dalla sua stanza persino quando era in pigiama gli sembrava esagerato); se poteva capitare magari di sfiorarsi accidentalmente, la Sakura dodicenne avrebbe dato in escandescenze e sarebbe finita lì, mentre la Sakura diciottenne faceva in modo di evitare questi accidenti  e quando era costretta a toccarlo per curarlo, sembrava in imbarazzo, come d’altronde, in fondo, a volte, anche lui si sentiva accaldato. Si rendeva conto che il rapporto tra un ragazzino e una ragazzina dodicenne non poteva restare immutato in quella che ormai era la fine dell’adolescenza. Si mettevano in mezzo imbarazzi, sottintesi, doppi sensi che non avrebbero mai potuto essere colti da persone più piccole.
Vedeva però che Sakura era molto più naturale con Naruto e persino con Sai, con loro aveva più confidenza anchefisica, li picchiava e li toccava più spesso, e Sasuke aveva persino assistito alla scena della testa di Naruto addormentata sopra le gambe di Sakura.
Non poteva dire che questo gli desse fastidio, usciva raramente dallo stato di pensieri cupi che lo assorbiva e su cui non riusciva a non indugiare; ma a volte si sorprendeva a chiedersi se per caso non avesse lui qualcosa che non andava, se lei davvero non volesse toccarlo per una sorta di reminiscenza dell’antica paura che aveva dovuto aver provato le volte che si erano incontrati nel suo…periodo buio.
Così la loro amicizia continuava lampante, dimostrata dai frequenti sorrisi di lei, dalla sincronia che avevano nel prendere in giro Naruto, dai gesti gentili che lei pur sempre gli riservava. Dell’amore che lei gli aveva confessato con tanta passione, non se ne avevano testimonianze, se non per gli occhi tristi della rosa, per le lunghe discussioni in lacrime di questa con la bionda sua amica ( indizi questi che l’Uchiha ignorava ), e per certi sguardi che l’interessato coglieva solo a volte, scambiandoli come fraintendimenti della sua mente abituata a vederla sempre innamorata di lui, pieni di quell’amore che agli occhi degli altri sembrava sorprendente trovare ancora così immenso e immutato.
Persi ognuno nelle proprie riflessioni, si accorsero di essere arrivati, e senza sorprendersi trovarono Naruto che li accolse salutandoli a bocca piena.
- Tee, akua-schan e i ate qui?-
Il pugno di Sakura fece inghiottire velocemente l’immensa quantità di ramen che il biondo stava ingurgitando.
- Ahi! Teme, Sakura-chan! Cosa ci fate qui?-
-Partiamo per una missione- Sasuke fu conciso come al solito.
Naruto sgranò gli occhi. –Cosaaa?? Ma siamo appena tornati!! Ora la baa-chan mi sente!!-
- Ehm.. veramente, Naruto, la missione è stata affidata solo a me e a Sasuke-
Un altro po’ e gli occhi dell’Uzumaki sarebbero davvero uscito dalle orbite- Cosaaa?? M-ma perché??-
- é una missione diplomatica, andiamo a Suna come ambasciatori e ci rimarremo per un po’ a svolger mansioni burocratiche. Penso che la shisho abbia missioni più…attive per te-lo consolò Sakura.
- Ma io voglio venire con voi!- Il tono infantile e piagnucoloso di Naruto era prevedibile.
- Non fare l’immaturo, sono ordini dell’Hokage, quando avrai tu quella carica vorresti che i tuoi sottoposti dubitassero delle tue decisioni?- Il biondo assunse una posizione pensosa.
- Mmm.. penso di no-
- Ecco quindi adesso fai il bravo e domani mattina ti alzi presto e non rompi le scatole alla maestra come al tuo solito ok?- Il tono si fece più morbido –Devo andare adesso, ci vediamo al ritorno -. Per la prima volta gli venne in mente il pensiero che avrebbero potuto non tornare, ma lo cacciò in fretta e si sporse per dare un bacio di commiato al suo migliore amico, per poi voltarsi – ci vediamo tra poco allora, Sasuke- e scomparire tra le vie del Villaggio, lasciando i due, supponeva, a battibeccare.
Preparò armi e strumenti medici, la solita borsa e arrivò all’appuntamento i perfetto orario, anche se Sasuke l’aveva anticipata.
- Bene si parte!- Gli sorrise
Lui sbuffò, accomodante e si incamminarono oltre i confini del Villaggio.
 
 
 
Note Autrice
Dunque. È la mia prima fanfiction, intuibilmente SasuSaku (di cui hanno trattato autori di efp che ritengo ormai dei Classici) e sì, una long-fiction di non so quanti capitoli. Indi perciò per cui, vi pregherei di farmi sapere se posso continuare con questo sgorbietto o devo chiedere perdono alla musa delle fanfiction e supplicarla di tenermi in vita.
Passando a spiegare questa cosa, vi avverto che anche se sembra un po’ comica (ma quando mai) sappiate che per ciò che ho in mente il rating Arancione è persino poco e mi sa che dovrò alzarlo. L’atmosfera inoltre si farà completamente diversa dai prossimi capitoli in poi e intuirete facilmente da cosa ho preso ispirazione. Lungi da me l’idea di tediarvi (ops, già fatto! XD) ringrazio anticipatamente chi è riuscito ad arrivare alla fine. Bye!:)
 

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Capitolo 2
*** 2. Indizi ***


Indizi

Erano in viaggio ormai da due giorni e data l’urgenza della situazione avevano fatto più in fretta possibile, tanto che erano già arrivati presso il confine della penisola che costituiva la metà del territorio di quel Paese.
Durante le pause avevano letto le informazioni sui ninja scomparsi, e si erano stupiti nel notare quanti fossero spariti nell’ultima settimana. La maggior parte erano shinobi della Nuvola e per questo, avevano intuito, era stato più difficile nasconderle; ma anche gli altri Paesi avevano subito abbastanza perdite da  far impensierire i Villaggi principali. La Foglia aveva perso solo due ninja, ma sapevano tutti che un solo jonin è molto difficile da sostituire.
Sakura riconobbe tra i nomi alcune conoscenze, che aveva incontrato e curato ai tempi della guerra e vide nella lista uomini che gli erano sembrati dei veri geni.
Gli shinobi scomparivano a gruppi, nel senso che nessun testimone dei team che andavano in missione ritornava per raccontare se i compagni erano stati uccisi, catturati o semplicemente scomparsi.
Sasuke era stato silenzioso come al suo solito, ed oltre a condividere con Sakura le conclusioni a cui erano giunti  aveva solo fatto un commento su quanto fossero bravi i Villaggi a tenere nascoste le cose; commento a cui Sakura si astenne dal rispondere.
Prima di arrivare nel primo villaggio del Paese del Tè, Sasuke esordì:
- Dovremmo fingere di voler compiere una missione che non sia quella di attirarli per catturarli-
- Hai ragione. Hai qualche idea?-
- Fingiamo di voler cercare qualcuno. C’ è una persona che conosco in una cittadina sul mare circa al centro della penisola. Visto che li prendono subito dopo che finiscono la missione basterà prenderla un po’ a calci e uscire con un’espressione soddisfatta.-
Il piano filava.- Vuoi dire, fingere di prenderla a calci.- osservò la rosa.
- Sicuramente se li meriterebbe. È uno spacciatore di medicinali, erbe rare e veleni; un paio di legnate non gli farebbero male-.
Sakura era impegnata a sforzarsi di capire quando Sasuke avesse acquistato un tale senso della legalità, ma poi si rese conto che dopotutto era un figlio di poliziotto e suo padre doveva avergli fatto tante di quelle ramanzine sulla legalità che le portava ancora nell’inconscio probabilmente.
Erano arrivati a quella città e si premurarono di non nascondere armi e accessori ninja vari, per poi guardarsi in torno senza attenzione, per mostrare a chi probabilmente li stava spiando la loro più assoluta inconsapevolezza.
Sorpassarono presto il villaggio di confine e si inoltrarono nel cuore del Paese.
Avevano deciso di passare per più villaggi possibili, passando spesso per le vie principali. Sakura si sentiva osservata, ma pensò che fosse soltanto la forza della suggestione e che se qualcuno li stava guardando sicuramente non sarebbe stato così stupido da rivelare la propria presenza.
Tuttavia per arrivare alla cittadina che intendeva Sasuke avrebbero dovuto fare un tragitto che non prevedeva villaggi o città per un giorno intero.
Così, al tramonto dovettero accamparsi  presso un rada macchia di alberi, in mezzo a una pianura incontaminata che si estendeva  fin dove lo sguardo riusciva ad andare.
Ovviamente passava un ruscello vicino a quel gruppo di alberi, così Sakura annunciò che si sarebbe sciacquata per prima.
Sasuke non si premurò nemmeno di rispondere, ma essendoci abituata non se ne curò più di tanto  e si avviò verso il piccolo fiume.
L’ Uchiha allora cominciò a raccogliere legna, continuando a rimuginare su quale avversario si sarebbe trovato davanti qualche giorno dopo. Certo se era del calibro di quelli che aveva dovuto affrontare nella sua vita, non ci sarebbe stato da stupirsi se anche dei jonin fossero caduti tra le loro grinfie, ma pensava la guerra avesse messo in chiaro chi erano i più forti tra gli shinobi e non conosceva tra questi nessuno che fosse sospettabile . A meno che certo non fosse stato qualcuno che aveva ben pensato di saltare questa scaramuccia come la quarta guerra mondiale dei ninja e avesse deciso di cominciare le sue attività solo da poco.
Immerso in questi pensieri non si accorse che stava andando proprio verso il ruscello, fino a quando non sbucò in una minuscola radura proprio sulla riva.
Non lo fece apposta, poverino, a levare li occhi dal terreno al fiume, era stato un riflesso involontario.
Sakura gli dava la schiena nuda, bianca e morbida, mentre immersa a metà nell’acqua sfiorava con lenti movimenti delle mani la superficie e teneva la testa reclinata leggermente all’indietro, come beandosi del bagno di luce rosata che il sole le stava regalando.
A vederla così, sembrava una ninfa del fiume e i capelli rosa, che non se capiva perché adesso teneva  di nuovo lunghi, rendevano la sua figura ancora più eterea, e se gli occhi che la guardavano non fossero stati quelli del suo compagno di team, l’avrebbero sicuramente scambiata per una figura soprannaturale.
Ma gli occhi erano proprio quelli del moro suo amico, che si ritrassero, imbarazzati.
Sasuke quindi tornò nel fitto del boschetto e  impose un contegno a quel rossore che aleggiava sugli zigoni scolpiti. Mica era  colpa sua! Non aveva alcun senso sentirsi in colpa né tantomeno in imbarazzo, non aveva visto praticamente niente! Anche se la sua immaginazione aveva seguito pensieri piuttosto poco decorosi, cercando di sopperire alla mancanza di particolari non significava che… particolari?!? Ma che particolari voleva vedere? Questi pensieri non gli appartenevano per niente. Lui non si soffermava mai su queste sciocchezze come quel depravato di un dobe. Certo, come uomo uscito da poco dall’adolescenza aveva avuto impulsi non meglio identificati che aveva soppresso nel giro di qualche secondo, impegnato in pensieri ben più importanti; ma in quel momento aveva subito identificato di che impulso si trattava e fu quasi sorpreso di saper formulare pensieri dopotutto.. normali.
L’importante dopotutto era che la kunoichi non avesse notato niente, altrimenti non era sicuro che il contegno e il rispetto che provava verso di lui l’avrebbero trattenuta dal mollargli qualche suo famoso pugno.
Tornò al mini accampamento che aveva preparato, sicuro che, anche se c’era voluto più del solito a sopprimere certi pensieri, avrebbe presto archiviato l’episodio come qualcosa che prima o poi sarebbe per forza dovuta accadere, viste che passava la maggior parte dei suoi giorni in compagnia di Sakura.
Quando era tornata la compagna aveva già indossato da un bel pezzo la sua espressione impassibile, e non si scompose nemmeno quando lei si sedette vicino a lui a godere del tepore del fuoco. Gli sembrava che era persino più vicina di quanto permetteva di solito.
Appoggiati al tronco caduto di un albero, un disteso silenzio aleggiava tra loro, complice una rilassante pace che si percepiva in quell’angolo di mondo, la cui profanazione sarebbe sembrata un sacrilegio. L’atmosfera anzi era piuttosto intima e…piacevole, dato che nessuno dei due sentiva il bisogno di andare a dormire. I pensieri preoccupanti sembravano spariti di fronte all’immensità del cielo stellato di cui riuscivano a vedere solo una parte, densa di stelle.
Ad un certo punto Sasuke notò che il respiro di Sakura pareva essere rallentato, e volgendo lo sguardo su di lei si accorse che si era addormentata con la testa sul tronco, relegando automaticamente  a lui il primo turno di guardia. Un movimento inconscio della ragazza per trovare una posizione più comoda, fece appoggiare la testa rosa sul suo braccio.
Il moro sbuffò, indeciso se lasciarla stare in quella posizione, o portarlo sul suo sacco a pelo. Stava giusto pensando che la prima ipotesi gli evitava di alzarsi e non era poi così spiacevole, quando pensò che se si fosse svegliata l’indomani con una vasta gamma di dolori provocati da quella posizione innaturale per dormre, avrebbe dato a colpa in lui.
Dunque, stando attento a non svegliarla le cinse le spalle con un braccio e passò l’altro sotto le ginocchia. Un fastidioso déjà-vu lo costrinse a ricordare che l’ultima volta che l’aveva presa così era stato proprio quella notte in cui aveva tentato di fermarlo. La adagiò sul sacco a pelo e pensò che aveva un aspetto completamente diverso da come l’aveva visto.. qualche ora prima. L’espressione serena aveva disteso il volto, che era stato preoccupato per tutta la giornata, rivelando i suoi tipici lineamenti delicati.
Sasuke si riscosse e maledicendo l’aria del posto che sembrava averlo rincretinito quel giorno, tornò al suo turno di guardia.
La mattina dopo si mossero presto per poter arrivare prima di sera nella cittadina.
Avevano continuato a cercare delle analogie, dei fattori comuni tra le persone scomparse, m niente, sembrava che chi agisse in quel modo selezionava le sue vittime senza un criterio logico, e questo andava a favore della tesi che lo vedeva come uno psicopatico.
Arrivarono finalmente alle mura della città, decidendo che poiché il sole era tramontato da un pezzo, probabilmente l’”amico” di Sasuke non si trovava nel luogo che fungeva da copertura per la sua attività illegale. Il ragazzo le aveva spiegato per sommi capi di cosa si occupava il delinquentello e Sakura sentiva già di odiarlo: era gente come lui che permetteva che i suoi pazienti arrivassero in quegli stati penosi che spesso era costretta a curare, o che toglieva dal mercato dosi di medicine rare che pazienti onesti dovevano attendere giorni per avere, mettersi in lista e sperare di non averne bisogno per quei giorni.
Presero due camere in una locanda non troppo costosa e Sakura dopo averlo salutato chiuse la porta della camera.
In realtà si stava chiedendo come mai Tsunade avesse loro dato tutto quel tempo: dopotutto se pensava che sarebbero stati in grado di battere quel nemico invisibile, non era necessario tutto quel tempo per svolgere quel compito.
L’indomani mattina uscirono, sempre premurandosi di non sembrare furtivi o a disagio, una premura più he altro sua visto che Sasuke non sembrava mai a disagio.
- Hai visto quello? Non è l’Uchiha?-
- Ma che cazzo vai blaterando, idiota?-
- Dà un’occhiata, mi sembra proprio lui! C’è pure quella compagna con i capelli rosa.-
-L’Haruno? Dà qua!-
Prese il binocolo visualizzando i due ninja.
- Si, è lui non ci sono dubbi.-
- Wow finalmente un pesce grosso!-
-Sta zitto idiota! Non sono cose che ti riguardano! Sicuramente ce ne staranno almeno tre addosso.-
- E come faranno? Ho sentito che è veloce quanto il Raikage.-
- Idiota, gli serve il chakra per essere così veloce!-
- Secondo me sarà comunque un bel problema catturarlo-
- Non ho detto che sia facile.. ma immagina quando ci riusciranno-
- Bah! Dovrò perdermi la scena!-

Arrivarono nei pressi del porticciolo della città dove c’erano parecchie barche e due sole grosse navi. Una di queste, nel cui fianco campeggiava la scritta Suteji, sembrava vuota, senza manco una guardia, nonostante l’ora e la marea fossero propizie a salpare.
Arrivarono nella locanda/copertura del conoscente di Sasuke. Erbe varie erano appese al soffitto. Un uomo molto alto stava appoggiato al bancone per parlare con un altro dalla statura molto inferiore.
Quest’ultimo, quando sentì la porta aprirsi, si sporse per superare l’ombra dell’omone e la sua espressione stupita lasciò intuire che aveva riconosciuto Sasuke. Scambiò qualche parola con l’altro, che li guardò annoiato per poi uscire.
Così restarono soli con quella che sembrava una brutta ( e puzzolente, come tutto l’ambiente) imitazione del fratello basso di Babbo Natale.
Aveva una barba lunga e brizzolata e arrivava più o meno all’altezza del seno di Sakura. Tutto in lui dava una sensazione di rozzezza e sporcizia.
- Sasuke! Qual buon vento?- esordì, ilare.
- Dacci un taglio, Akito, non voglio parlare qui.-
- Sempre simpatico, eh? Visto che sei un cliente speciale ti perdonerò, ma solo se mi presenterai questa graziosa fanciulla!-
Sakura storse il naso.
- T’ho detto che non voglio parlare qui.-
- Va bene, va bene, seguitemi.-
Lo seguirono attraverso la porta che si trovava dietro il bancone, e che dava su un corridoio su cui si affacciavano diverse stanze chiuse a chiave. Infine arrivarono davanti ad un apertura che portava ad una scala che scendeva in una stanza ingombra di ogni genere di erbe flaconi, mortai, sparsi o appoggiati sull’unico tavolo che campeggiava al centro del pavimento.
- Allora, alla fine ti sei sbarazzato di quella serpe eh? Lo sapevo che eri troppo forte per diventare il contenitore di quell’essere disgustoso.-
- Non sono cose che ti riguardano.- rispose vago.
- Certo, certo. Allora cosa ti porta qui da me? Vuoi una pozione per la simpatia? O la tua ragazza ha bisogno di una medicina introvabile?-
- Non è il mio ragazzo e se avessi una malattia non verrei di certo da te a curarmi.- precisò Sakura, non preoccupandosi della mancanza di educazione che aveva dimostrato per uno sconosciuto. Gli scocciava avere a che fare con un uomo che faceva parte del passato di Sasuke, e che sembrava conoscerlo bene.
Quello fischiò. -Però! Te la sei trovata con un bel caratterino eh?-
- Dimmi sai niente di sparizioni recenti di ninja?-
Sakura si voltò di scatto. Stava dando informazioni top secret che nemmeno i ninja del loro villaggio sapevano! Che aveva in mente?
Akito intanto si era fatto serio.
- Chiedi tanto ragazzo.-
- Non ho intenzione di sborsare un centesimo, se è questo che ti stai chiedendo. Accontentati di rimanere ancora in vita dopo lo scherzo che ci hai fatto qualche anno fa, con quell’imboscata.-
- Ma lo sai che sei proprio rancoroso?-
Sasuke lo fissò.
- D’accordo dunque, vediamo. Ci sono stati dei movimenti, qui al porto, di notte. Diciamo che, per caso, mi sono accorto che una nave ha salpato ed è ritornata al porto nella stessa notte, senza accendere nessuna lanterna, e sempre per caso, passavo di lì, sapete con la mia statura passo piuttosto inosservato, e ho visto che caricavano dei sacchi enormi. Fin qui niente di eclatante se non fosse che ad un certo punto ho visto che un sacco si muoveva! Ed è anche uscita una mano dall’apertura! Solo che l’uomo che lo portava gli ha dato un colpo e si è sentito un gemito, poi più niente.-
Sakura elaborava frenetica le informazioni. Sacchi? Un qualsiasi jonin o anche chunin, non ci avrebbe messo molto a stracciare da dentro un banale sacco, se non ea svenuto!
- Bene, stavolta te la scansi. Addio.-
Sasuke le prese il polso e la trascinò per le scale, lasciando nella stanza Akito che intanto gli urlava dietro – Ehi signorina! Non mi ha ancora detto il suo nome!-
Lasciarono la locanda e si allontanarono dal porto.
- Sasuke che fai? Se quell’uomo ha ragione dovremmo cercare qui vicino!-
Sasuke la spinse verso un vicolo della strada e le mise una mano sulla bocca.
- Shh. Se siamo così vicini alla base dei nemici, questo posto probabilmente pullula di spie.-
Sakura lo guardò, sgranando gli occhi. Erano vicinissimi e l’agitazione le stava facendo martellare il cuore in petto. Sasuke dovette rendersi conto dopo della posizione in cui erano perché fece per allontanarsi, quando delle figure che provenivano dal buio del vicolo si avvicinavano.
- Così abbiamo trovato il famoso Uchiha.-
Si voltarono di scatto, e Sasuke si mise davanti a Sakura, sorpreso di non essere riuscito a sentire la presenza dei tre. Attivò lo sharingan, e si rese conto del perché: nemmeno ora quegli uomini stavano utilizzando del chakra.
- Hai già capito vedo. Bene, mi spiace ma dovremmo rimandare a dopo le spiegazioni.-
All’improvviso sentì Sakura accasciarsi alle sue spalle, ma non fece in tempo a voltarsi, che sentì un dolore lancinante al centro della schiena.
Poi, il buio.


Note autrice


Bene, secondo capitolo. Non fatevi illusioni, non credo che riuscirò ad aggiornare sempre così velocemente. Sto solo approfittando di una tregua dai compiti
Passando al capitolo, sappiate che il nome della barca Suteji, significa stadio, non molto diverso da arena ma convengo, molto meno affascinante. Tuttavia in giapponese arena si traduce arina e mi sembrava poco..mm..esotico? Bah, flash mentali. Ringrazio tanto chi ha recensito, i3 che l’hanno messa tra i preferiti (additittura? Piango T.T) chi la ricorda e i sei che la seguono  mi rendete felice!
Alla prossima!
 
 

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Capitolo 3
*** Risvegli e scoperte incredibili ***


Risvegli e scoperte incredibili
 
Si risvegliò per i dolori che gli infiammavano tutto il corpo, in uno stato di semiconscienza che lo disorientò.
Si sentiva tutte le ossa indolenzite come se fosse stato fermo per lungo tempo, ma sentiva anche una certa resistenza dei muscoli ai suoi comandi. Ebbe molte difficoltà ad alzare la testa per avere una visuale che lo stare disteso su una superficie di legno, che, si rese conto, era il pavimento, non gli permetteva di avere.
Quando in qualche modo riuscì a girarla dalla parte opposta di quella che doveva essere una parete di legno, vide delle pesanti sbarre a distorcere la parete di fronte.
Cercò allora di muovere le altre parti del corpo e si rese conto così facendo, che già il suo corpo si muoveva insieme a tutto l’ambiente con uno strano dondolio. L’annebbiamento dei sensi non gli consentì subito di capirne il motivo, ma una lucida e tragica consapevolezza lo colse all’improvviso, facendogli ricordare gli ultimi istanti che aveva vissuto da sveglio.
Moltiplicò gli sforzi per cercare di sollevarsi, e riuscì a puntellarsi su un gomito.
Si guardò intorno in quella che, aveva capito, era la cella della nave  di cui gli aveva parlato Akito. L’ambiente era buio e notò con orrore che non riusciva ad attivare lo sharingan; l’unica spiegazione possibile era che il colpo ricevuto lo aveva indebolito tanto da non permettergli di richiamare il chakra, ma era una spiegazione inverisimile. Si allarmò: usava lo sharingan da quando aveva dodici anni e non poterlo attivare lo faceva sentire senza difese.
Quando gli occhi si abituarono al buio, cominciò ad intravedere una figura addossata alla parete laterale: Sakura dormiva ancora, e ovviamente si chiese perché li avessero lasciati nella stessa cella: insieme sarebbero potuti evadere più facilmente.
Ad un certo punto la forma di Sakura si mosse leggermente, e dal cambiamento della sua respirazione, capì che si era svegliata. La kunoichi infatti aveva aperto gli occhi verdi all’improvviso, rendendosi conto del buio e subito dopo, di non riuscire ad analizzare col chakra le parti lese, cosa che ormai faceva automaticamente.
Si voltò verso di lui:- Sasuke?- chiese non riuscendo a vederlo bene.
- Si.-
- Dove siamo?- sussurrò.
- Presumo nella nave di cui ci ha parlato Akito.-
- Io… non riesco a richiamare il chakra.-
Sasuke rimase in silenzio.
- Tu ci riesci?-
- No- ammise riluttante.
Sakura sgranò gli occhi.
- Nemmeno lo Sharingan?-
- Anche quello ha bisogno di chakra.- commentò asciutto.
Sakura riflettè. Sasuke senza sharingan significava che molto più della metà delle sue capacità ninja erano inservibili. In pratica rimaneva loro solo il taijutsu.
Improvvisamente si rese conto che non erano legati, pensò con angoscia che questo poteva dire che i nemici erano sicuri che non avrebbero avuto accesso al chakra per molto tempo e ciò significava che non era dovuto al colpo che avevano ricevuto, quest’incapacità di richiamarlo.
Capendo che la situazione si prospettava più grave del solito, cercò quantomeno di alzarsi per sentirsi più padrona della siuazione.
I muscoli reagivano con la lentezza di chi era stato a letto per giorni, e lei sapeva che questo non era possibile, perché avrebbe dovuto sentire molta più fame se fosse passato tanto tempo.
Avere Sasuke vicino però la tranquillizzava, per la fiducia ormai quasi inconscia e naturale verso le capacità del genio.
Si girò su un fianco e alzando la testa vide che erano dentro una cella.
- Cosa facciamo? Hai in mente un piano?-
- Mi sono svegliato ora come te, e non credo che possiamo fare molto conciati così- osservò.
- L’unica cosa che possiamo fare è aspettare il carceriere. Non abbiamo ancora scoperto niente, e anche se riuscissimo a fuggire saremmo punto e a capo.-
Sakura non potè che convenire.
Restarono così per quello che sembrò tantissimo tempo, in quella cella angusta, al buio.
Ad un certo punto si sentì un rumore di passi avvicinarsi a loro. Poi un bagliore sferzò i loro ochhi ormai abituati alla penombra e rivelò un uomo calvo che lasciò loro un piatto con del cibo e una caraffa, attraverso le sbarre.
- Aspetta! Dove siamo?- gli chiese Sakura.
Quello non si degnò di rispondere e tornò sui suoi passi .
Sasuke si avvicinò al piatto con lentezza esasperante.. non poteva credere di trovarsi in queste condizioni ancora dopo ore. Parecchie cose non tornavano e l’impazienza di scoprire cosa sarebbe loro accaduto lo innervosiva. Non era così inerme da molto tempo.
Sakura tuttavia sembrava messa peggio di lui: dovette aiutarsi con la parete per riuscire a mettersi seduta. Il suo fisico minuto evidentemente era stato messo a dura prova da qualsiasi cosa gli avessero fatto.
- Non mangiare Sasuke! Potrebbe essere avvelenato con la stessa cosa che ci ha ridotti così-
- Vuoi morire di fame?-
Per una volta fu Sakura a sbuffare.
-Penso di riuscire a capire se è avvelenato, odorandolo o esaminandolo in qualche modo.-
Sasuke non replicò.
- Potresti.. ehm.. avvicinarmelo? Perché penso che non riuscirei a raggiungerlo prima di un’ora continuando così- disse sconsolata.
Sasuke si concentrò per afferrare il bordo del piatto e lo spinse con la poca forza che gli era rimasta verso Sakura. Anche lei dovette ingegnarsi per controllare bene i movimenti precisi delle dita e questo le fece pensare che probabilmente il veleno o la tecnica dei nemici agiva a livello neuronale.
Cominciò ad odorare il pane e i due piccoli pezzi di carne che dovevano evidentemente costituire il loro pranzo, poi cercò di esaminarli spostandoli con la mano, provando a non toccarli troppo. Infine sospirò.
- Non si avverte la presenza di veleno ma ne esistono dei tipi che sono inodori e insapori, finora però mi risulta che solo la shisho e Shizune siano in grado di crearli.-
Anche stavolta Sasuke si limitò ad immagazzinare le informazioni, poi prese la caraffa, che, essendo stata portata senza bicchieri, lo costringeva a posare le labbra direttamente sulla ceramica di scarsa qualità di cui era fatta. Il movimento era complicato e qualche goccia colò giù per la mandibola e il collo.
Sakura intanto aveva dato un morso al pane e ad uno dei pezzi di carne, che aveva dovuto agguantare con le mani, poi aveva passato il piatto a Sasuke che aveva dovuto allungarsi per prenderlo, poiché la spinta che vi aveva impresso Sakura era innaturalmente debole. Vide che non aveva finito il suo pezzo di carne, così prese il suo e, accorciando le distanze perché gli sembrava inutile continuare a passarsi le cose in quel modo quando poteva frapporsi tra lei e il cibo, gli passò la caraffa e gli rimise davanti il piatto. Lo fissò interrogativa.
- Mangia.-
- Hai bisogno di cibo, il tuo fisico consuma molta più energia del mio.-
- Mangia.-
Stupita, non cercò di convincerlo, sapeva essere una missione che molti più in gamba di lei avevano fallito, e prese il resto della carne. Si accorse di potersi muovere con un po’ più di scioltezza, ma alzarsi le sembrava ancora un’impresa impossibile.
Se quello che avevano consumato era un pranzo, Sakura calcolò che dovevano essere circa le cinque quando sentirono di nuovo dei passi avvicinarsi, e una mano che improvvisamente aprì la porta della cella.
Sasuke era nelle parete opposta ad essa, e fissò con rabbia l’uomo che stava entrando. Sakura si rannicchiò consapevole che, se avesse voluto far loro del male, non avrebbero potuto opporsi in alcun modo. Poi però un moto di orgoglio la costrinse a mettersi in una posizione più retta.
- Come avete potuto notare siete completamente inoffensivi, quindi vi consiglio di sopprimere qualsiasi tentativo di ribellione possa nascere nella vostra testa.-
La voce era calda e sensuale e Sakura si sorprese a pensare che non la infastidiva affatto.
Lo sconosciuto aveva una lanterna in una mano ma era coperto da un mantello che finiva in un ampio cappuccio che celava il suo volto. Doveva essere poco più alto di Sasuke.
Com’era prevedibile quest’ultimo non si pose il problema di rispondere.
- Così sei il famoso Uchiha- ridacchiò l’uomo. –Mi aspettavo qualcuno di meglio. Dalle informazioni risultava che le donne spasimassero per te, ma mi sembri piuttosto mediocre.-
Rimasero spiazzati dall’ultima frase, anche se Sasuke fece trapelare solo un leggero guizzo degli occhi. Di che stava parlando?
- Mmm… siamo di poche parole? Mediocre e anche stupido.-
All’insulto Sasuke irrigidì le spalle, assumendo un aria sprezzante.
- Non parlo coi vigliacchi che si nascondono dietro un cappuccio.-
- Uhuh, siamo pure spavaldi eh? Sei sicuro di voler vedere il mio volto? Potresti rimanere sconvolto.-
L’ostinato silenzio dell’Uchiha fece ridacchiare l’uomo ancora più forte.
- E va bene, se ci tieni.-
Il loro carceriere si tolse con un movimento fluido il cappuccio, rivelando un volto che Sakura potè vedere solo di profilo, ma gli sembrò il più bello che avesse mai visto. Rimase a bocca aperta per un attimo, fortunatamente ignorata dal ragazzo che non doveva avere più di vent’anni; capelli folti e biondi incorniciavano dei lineamenti bellissimi, e la carnagione pallida accentuava le ombre che le lunghissime ciglia proiettavano sugli zigomi perfetti. Un angelo o un dio, non avevano nulla da invidiargli.
Sasuke non mostrò alcuna sorpresa, come se lo conoscesse da sempre.
- Hai anche un nome, oltre a una faccia di culo?-
- Raito, ma gli amici mi chiamano Dio Sole, ragazzino-rispose con un ghigno.
Sakura fissò stranita i due, che sembravano interessati ad una discussione da prime donne più che ai motivi che li vedevano come prigioniero e secondino. Così si intromise, prima che Sasuke potesse fare altre battute velenose.
- Perché ci avete catturato? Chi siete?-
Finalmente Raito la degnò di attenzione, voltando il volto verso di lei, e mostrando alla luce della lanterna due bellissimi occhi viola, che rendevano il suo viso ancora più insopportabilmente bello e affascinante.
- Oh, perdonami Sakura, non era mia intenzione mostrarmi più interessato a quel maleducato piuttosto che ad un fiore come te.- La rosa lo guardò esterrefatta. Ci provava con lei, in quella situazione? E come speva i loro nomi?
- Tu non mi hai deluso per niente, dolcissima ninfa. I tuoi capelli sono assolutamente deliziosi e l’accostamento con il sorprendente colore degli occhi è a dir poco azzeccatissimo: dì, sei stata fatta da un artista?- Lo stupore di Sakura aumentava, ma cercò di ripetere la domanda fondamentale.
- Cosa volete da noi?-
Il cosiddetto Dio Sole la guardò rattristato.
- Mmm, vedo che nessuno dei due possiede una sensibilità artistica. Non importa, non importa, ve la insegneremo noi. Si, ora vi dico chi vi ha catturato- le disse interrompendola mentre stava per riprendere aria per riformulare la sua domanda ancora una volta:- Lo sai che le donne sono molto più sensuali quando stanno zitte? Ad ogni modo, sono il luogotenente di un grande signore, che avrete l’onore di conoscere quando attraccheremo, cosa che dovrebbe avvenire tra qualche ora. Dunque che dirvi di più? Sono a capo di questa marmaglia di cui pullula la nave e che voi avete avuto la fortuna di non incontrare perché siete nel luogo più recondito della stiva. Temo di non potervi anticipare il motivo della vostra presenza, il mio capo ama mostrare in altro modo ai suoi ospiti il perchè delle loro.. convocazioni.-
- Ci siete voi dietro le sparizioni dei ninja?- visto che erano nei guai, la copertura non serviva più a molto, pensò Sakura.
- Non ci siamo, che ti ho appena detto? Non mi piace che si ignorino i miei consigli- disse abbassandosi al livello della ragazza e dando deliberatamente le spalle a quello che poteva essere tra i due il nemico più pericoloso.
- è ovvio che ci siamo noi dietro le sparizioni. Chi altri avrebbe potuto catturare tanti shinobi, e addirittura il famoso Sasuke Uchiha?-
- Ci avete avvelenati- replicò Sakura, tentando di togliere l’intonazione interrogativa dalla sua frase, per tenerselo buono e non sorbirsi i suoi sproloqui.
- No, mia cara, ma preferireste che fosse così quando vi dirò cosa vi è successo. Dunque, da dove cominciare… innanzitutto sapete, né io né nessun altro su questa nave, o tantomeno quelli che vi hanno catturato, siamo dei ninja. –
Sakura sentiva la paura aumentare ad ogni parola di Raito.
-Cosa siamo? Che dirvi, diciamo che siamo una specie di associazione, ecco, il cui capo è l’uomo di cui vi ho parlato poco fa. Il suo scopo, e quindi anche il nostro, è lucrare quanto più possibile.- Aggrottò la fronte, come se riflettesse sull’ultima informazione.
- Il boss, dovete sapere, ama la scienza tanto quanto l’arte e ha finanziato degli studi che sono iniziati circa tre anni fa, ma che hanno dato frutti solo recentemente. Questi studi erano e sono finalizzati a capire la natura del vostro chakra. Ebbene, nel corso di questi esami, lo scienziato capo che spero non abbiate il dispiacere di incontrare, ha scoperto ciò che voleva il mio capo: come neutralizzare questa vostra energia speciale. –
La portata di questa notizia li colpì entrambi con dolorosa consapevolezza: se qualcuno aveva scoperto come neutralizzare il chakra senza bisogno di manette antichakra, aveva in mano un’arma che avrebbe potuto rovesciare il mondo dei ninja!
- Come vi ho detto non è un veleno, e nemmeno un sigillo, come potete capire facilmente. È difficile spiegare esattamente cos’è: so che tramite un ago che nel vostro caso abbiamo conficcato nella schiena con una cerbottana, a proposito pensavo che fossi in grado di scansare un semplice ago- derise ancora Sasuke, rivolgendogli una rapida occhiata – dicevo tramite quest’ago, che creda colpisca i canali di chakra o qualcosa del genere, voi perdete sempre i sensi e vi svegliate irrigiditi, e lenti nei movimenti, e naturalmente senza chakra. Evidentemente siete così abituati ad evocarlo, che lo fate anche per le cose più banali come appoggiarvi, oppure semplicemente il vostro corpo è talmente assuefatto che anche senza evocarlo, riceve un danno notevole.-
Sakura cercava di elaborare le preziosissime informazioni il più velocemente possibile, tentando di farle combaciare con tutto ciò che aveva studiato nei sei anni precedenti: i motivi per cui dei canali di chakra potevano essere compromessi per sempre erano tanti, ma non aveva mai visto nessuno che li avesse tutti danneggiati, visto anche il fatto che quando venivano danneggiati, di solito venivano danneggiati anche muscoli, organi, vene e arterie, dato che erano strettamente collegati. Doveva chiedere una cosa fondamentale, ma aveva paura a conoscere la risposta. E non poteva sperare che il compagno l’aiutasse, perché sembrava entrato in uno stato di isolamento totale, alle parole di quel ragazzo.
- Quindi, non potremo mai più utilizzare il chakra?- ecco, l’aveva chiesto.
- Fino ad ora, i ninja a cui abbiamo somministrato questa… pratica, non sono mai riusciti a richiamarlo, e alcuni sono qui da un mese. Penso proprio che vi abbiamo appena condannato ad una vita da comuni mortali.-
Le implicazioni della frase si abbatterono sui due ragazzi come un uragano di angoscia. E adesso? Non avrebbero mai più potuto andare in missione, lei non avrebbe più potuto fare il medicninja, salvare tante persone! Cosa avrebbe fatto?
Per lui poi doveva essere ancora peggio. Lui era nato per essere un genio ninja, se non era questo, cos’era? E se non aveva lo Sharingan, poteva continuare ad essere quello di prima? No. Lui era lui grazie alla sua forza, alle sue tecniche, si era allenato per anni per migliorare! Che senso aveva avuto, se non gli sarebbero più servite a niente, se avrebbe dovuto ricominciare da capo? Itachi, la sua famiglia, come poteva dire di appartenere a un clan non avendone l’abilità innata che lo contraddistingueva. In quel momento, odiò profondamente il ragazzo che l’aveva condannato a tutto questo e giurò che gliel’avrebbe fatta pagare.
- Su, non fate quelle facce sconvolte, vedrete che potrete ancora combattere! Siete qui per questo dopotutto!-
 
 
 
 
 
 
Note autrice
Eheh, vi ho lasciati un po’ in suspense eh? Mmm, di solito non sono così sadica, ma volevo ritardare ancora un poco la spiegazione del titolo della ff, anche se probabilmente a questo punto l’avrete già intuito. Non vi anticipo niente, ma sappiate che dal prossimo capitolo si fa sul serio, si entra nel vivo dell’azione! Ok, contegno. Volevo ringraziare SellyLuna, Hikari 93, Flyonclouds, _HelloILoveYou_, PrinciSaku13, per aver recensito con tante belle parole (grazie ragazze T.T), che l’ha messa nei preferiti, nelle ricordate o nei preferiti e anche chi legge semplicemente >.< a presto!:D
 

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Capitolo 4
*** L'Arena ***


L’Arena

- Dopotutto siete qui per questo!-
Prima che potessero chiedere cosa intendesse, si sentì un rumore provenire dall’alto, seguito da urla e imprecazioni attutite.
- Quegli idioti! Temo di dovervi lasciare. Uchiha, ti conviene sciacquarti la bocca quando sarai di fronte al boss, non ama i cafoni. E tu, mia dolce ninfa, non temere. Ci vedremo presto!-
Detto questo, girò i tacchi e dopo aver chiuso alle sue spalle le sbarre, sparì nell’oscurità.
Rimasero al buio, di nuovo. Solo che stavolta non riuscivano a placare i loro pensieri impazziti e la tensione li costringeva a stare in un mutismo esasperato.
Per la terza volta, dopo una penosa attesa durata ore e ore, sentirono i passi di più persone che percorrevano il lungo corridoio che finiva con la loro cella.
Avevano le lanterne e capirono che erano solo due.
I loro corpi erano migliorati sensibilmente ma i loro movimenti erano ancora un po’ rigidi, ed era ancora impossibile tentare la fuga.
- Ce la fate a camminare o dobbiamo portarvi in braccio?- ghignò uno dei due energumeni, aprendo la cella.
Sasuke fece per alzarsi, stando attento a non barcollare per non dover subire l’ennesima umiliazione di dover essere aiutato da quei criminali, e riuscì a farlo con dignitosa lentezza.
Sakura non riuscì invece a mettersi in piedi con scioltezza, ma gli energumeni non diedero segno di averla notata.
- Seguiteci, e niente colpi di testa.-
Voltarono loro le spalle e Sasuke uscì dalla prigione, ma si rese conto che Sakura aveva difficoltà a raggiungerli e doveva tenersi alle sbarre per avanzare.
Sbuffò e tornò indietro. Le prese un braccio e se lo mise dietro al collo e Sakura, stupita, si lasciò aiutare cercando di appoggiarsi il meno possibile, pensando che nemmeno lui doveva avere tanta stabilità.
Intanto i due avevano raggiunto le scale che l’oscurità non aveva permesso ai due compagni di vedere durante la loro prigionia.
Le raggiunsero anche loro, e con fatica emersero in quello che doveva essere il piano inferiore al ponte della nave. Qui i marinai si affannavano, correndo qua e là, per la manovra di attracco e pochi fecero caso al loro passaggio. I pochi, comunque, sgranarono gli occhi, e li scansarono quasi con timore.
Sasuke allora notò che anche i loro “accompagnatori” erano tesi e rigidi e ne fu soddisfatto, supponendo che anche se erano ridotti in quello stato, la loro fama li precedeva e dava alla loro presenza un’aura di leggenda che, nonostante la situazione, poteva essergli utile.
Sbucarono finalmente sul ponte e Sasuke confermò la supposizione che si era fatto pensando che la nave fosse quella Suteji che aveva notato al porto.
Stavano attraccando al più grande tra i moli di un piccolo porto, insediato in una baia dall’acqua bluastra.
La costa che si vedeva al di là del porto offriva una vista spettacolare: rocce enormi costituivano il litorale, stagliandosi fiere contro il mare e sovrastavano il via vai degli uomini affaccendati al porto, mentre assorbivano i colori del tramonto che stava per finire.
Scesero dalla nave con una passerella, e Sakura si aggrappò al corrimano di questa per camminare autonomamente. Sasuke la lasciò fare.
Era strano presentarsi così, senza essere legati, ma irrimediabilmente prigionieri.
I due continuavano a precederli e li condussero, dopo il molo, nella piccola spiaggetta del porto che era oscurata dalle immense pietre di una parete rocciosa.
Sembrava impossibile scalarla (senza chakra).
Uno dei tizi improvvisamente si girò, come se si fosse ricordato di qualcosa.
- Benvenuti nell’isola Verde! È inquietante vero?-
Nessuno dei due rispose e quello si rigirò con uno stupido sorriso.
Era possibile che andasse sempre peggio? Se era un’ isola non sarebbero mai potuti fuggire senza poter usare il chakra, e non era nemmeno l’isola principale del Paese del tè perché sapevano che non si chiamava “isola Verde”. Entrambi pensarono la medesima cosa, e la rosa si girò preoccupata verso il compagno, che però guardava ostinatamente in avanti.
Dopo aver attraversato la spiaggetta, presero per dei gradini che erano saldati alle rocce e correvano per il profilo di queste in un percorso tortuoso e difficile, soprattutto se dovevano affrontarlo così deboli e con la poca luce della sera.
Riuscendo con fatica a salirlo, mettendoci cento volte di più di quanto ci avrebbero messo col chakra, arrivarono in cima.
Lì videro una foresta rigogliosa, che dovettero attraversare praticamente al buio. Appena sbucarono fuori da questa, una vasta pianura scura si aprì ai loro occhi.
Si intravedevano in mezzo a questa tre sagome: la prima era la più grande e saltava subito all’occhio. Era quella più in fondo e doveva essere più grande dello stadio dove avevano sostenuto la terza prova all’esame di selezione dei chunin. Aveva una forma cilindrica, ma con quel buio era impossibile dire qualcosa in più.
La seconda sembrava la casa di villeggiatura di un daymio. Aveva un enorme giardino davanti e spiccava per eleganza. Era vicina ad uno strapiombo, e lontana dalla grande costruzione.
Vicina a quest’ultima si trovava invece il casolare verso cui stavano andando loro.
Esso sembrava la dependance della casa coloniale, ma era molto più grande di come sarebbe dovuta essere una dependance: era troppo pulita per sembrare un magazzino, e troppo sobria per sembrare un’abitazione.
Appena entrarono dal cancello di quest’ultima, si trovarono in un grande atrio, nel quale le pareti esibivano un gran numero di armi, alcune di queste non le avevano mai viste.
Attraversato l’inquietante atrio, entrarono finalmente nel casolare.
- Ragazza, tu segui me.-
Sakura guardò Sasuke, spaesata, ma con un’occhiata quest’ultimo la spinse a fare quel che diceva l’uomo.
Allora lei proseguì verso il corridoio che si snodava ampio di fronte all’entrata, mentre Sasuke svoltò a destra, attraversando quello che doveva essere una sala riunioni, più che un salotto, e, qualche stanza dopo, arrivò ad una scala che doveva inoltrarsi nelle fondamenta della casa.
L’atmosfera cambiò ad un tratto. In pratica si trovavano in una vera e propria prigione.
Una decina di celle per lato si affacciavano ad un lungo corridoio, e il silenzio che c’era al primo piano era stato sostituito dal ronzare di più voci.
Avanzando Sasuke capì che erano le voci dei ninja scomparsi. Infatti quando fu all’altezza della prima cella, un ragazzo poco più grande di lui, e che da quanto ricordava dalle informazioni date loro doveva essere uno shinobi della Sabbia, lo guardò con occhi sgranati.
- Anche tu?- domandò sorpreso, poi chiuse gli occhi e sospirò, lasciandosi andare nella branda.
Le celle non erano così squallide dopotutto. Non erano asettiche come le prigioni della Foglia, che aveva potuto testare due giorni prima del famoso processo, né luride come quelle che contenevano gli esperimenti umani di Orochimaru.
Ad un angolo addirittura vi era una stanzetta minuscola, che doveva contenere il gabinetto, mentre il lavandino spiccava solitario nella parete di fronte alle sbarre.
Le pareti laterali ospitavano invece una branda ognuna e il pavimento pareva di un rosso terracotta. La luce infine veniva dalle lampade simili a quelle che portavano le guardie, appese alle pareti del corridoio tra una cella e l’altra. Inoltre ve n’erano anche all’interno delle celle stesse.
Tutti sembrarono molto sorpresi di vederlo lì e il brusio cessò di colpo. I passi dell’Uchiha rimbombarono sul pavimento mentre veniva scortato alla cella numero sei, sulla destra.
Fortunatamente, non lo aspettava nessun coinquilino, ma si rese conto che due ninja lo guardavano con stupore dalla cella di fronte alla sua. Sbuffò.
- Hai saltato la cena, quindi domani ti conviene alzarti puntuale per non perdere la colazione-.
Sasuke si trattenne dal dirgli che non gli aveva detto a che orario doveva dimostrare questa puntualità, preferendo liberarsi dalla presenza dell’uomo il più presto possibile.
Questi, infatti, dimenticandosi di aggiornarlo sulle sue nuove condizioni di vita, girò i tacchi e chiuse con uno scatto la cella, allontanandosi celermente.
Quando la porta del corridoio si aprì, le domande inespresse non poterono più aspettare, e una cacofonia di suoni investì le orecchie di Sasuke che decise di ignorarli.
Quando qualche saggia persona decise di urlare qualche “silenzio”, riuscì a capire la domanda che gli stava facendo il dirimpettaio castano, che si teneva alle sbarre come se volesse passarci attraverso.
- Come ti hanno catturato?-
- Ci sei?-
- Stai male?-
Capendo che il modo di parlare di quel ragazzo era fastidiosamente simile a quello del suo amico più logorroico, si rese conto che l’unico modo per zittirlo era rispondere.
- Al Paese del Tè- disse ignorando volutamente il “come”.
- Dì un po’, lo hai fatto apposta vero? Ti hanno mandato a scoprire dove eravamo?-
- Yuji, dacci un taglio, non vedi che non vuole sentirti?-
Il ragazzo si voltò sdegnato verso il compago di cella, che stava disteso sulla sua branda e non aveva ancora aperto bocca dalla venuta di Sasuke.
- Ma lui è uno dei più forti! Se anche lui non può niente contro sto coso antichakra, siamo fottuti!-
- Cosa vuoi che possa fare senza chakra? Non possiamo manco arrampicarci, figuriamoci usare le tecniche.-
Sasuke aveva ascoltato la conversazione disteso sulla branda, rnedendosi conto che in alto, sopra il lavandino, una piccola apertura ce contava quattro sbarre, permetteva di non sentirsi completamente in una fossa sotterranea.
- Sapete chi sono?- Domandò improvvisamente, interrompendo il battibecco dei due.
- Chi è, vorrai dire. C’è un unico stronzo a capo della baracca, che comanda a bacchetta tutti questi porci.- gli rispose quello che tra i due sembrava il più serio.
- Ragazzi, ci conviene andare a dormire, sapete che essere rincoglioniti è pericoloso.- la voce dalla cella alla sua sinistra suonava seccata.
- Perché ci hanno rapiti?- non potè impedirsi di chiedere Sasuke a quelle parole.
- Lo scoprirai domani.- disse un energumeno dalla cella alla destra dei suoi dirimpettai.
- è meglio se ti svegli alle sei, comunque- lo informò quello con la voce fastidiosa, che doveva chiamarsi Yuji.
Si ricordò allora di una domanda fondamentale, che rivolse a quest’ultimo:- Dove portano le ragazze.
- Tranquillo, loro se la passano meglio di noi- detto questo, si incupì all’improvviso e si mise a sedere sulla sua branda.
Allora Sasuke si arrese alla stanchezza e la branda gli sembrò comodissima dopo aver passato un giorno steso sul legno di una odiosa nave. Si addormentò subito, cominciando a chiedersi se sarebbero davvero fuggiti a portare a termine della missione.
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Sakura era stata condotta per il grande corridoio, a cui si affacciavano diverse porte, chiuse.
Dopo qualche svolta, la guardia la lasciò davanti una porta, anch’essa chiusa e la spinse verso di essa.
La rosa, esitante, spinse la maniglia e l’aprì. La guardia, soddisfatta si allontanò con la lanterna.
La stanza era illuminata dalle lampade al muro, che palesavano un ambiente quasi… accogliente.
Non appena entrò, notò sette paia di occhi puntati su di lei. Si rese subito conto che si trattavano delle kunoichi scomparse, e si trovò nella strana situazione di essere sollevata perché erano vive, ma sconfortata dalla circostanza in cui le incontrava.
Anche loro intanto la guardavano a metà tra lo stupore e la tristezza già nascente, che derivava dalla consapevolezza che un’altra di loro era stata catturata.
Si rese conto anche che si trovavano in una specie di camerata con dieci letti disposti in due file.
- Tu sei Sakura, vero?-
A parlare era stata la chunin della foglia, che doveva avere la sua età. Aveva capelli castani ondulati che le sfioravano le clavicole e occhi color cioccolato. Si era avvicinata a lei esitante e così Sakura potè notare che indossava vestiti… strani. Si guardò intorno e vide che anche le altre avevano quei vestiti.
Decise di rimandare le domande a dopo.
- Si, tu sei… Akane vero?-
La ragazza annuì.
- Vieni avanti, siamo innocue proprio come te, immagino.- Il tono sarcastico ma dolce apparteneva a quella che tra loro doveva essere la più anziana. Se non ricordava male, doveva essere una shinobi della Nebbia.
- Puoi scegliere tra i tre letti rimasti, sono vuoti-
Sakura si avvicinò a quello che aveva un letto occupato di fronte, non volendo mettersi in una fila completamente vuota. Anche se non le conosceva, la presenza di quelle donne la confortava.
- Grazie- disse, non sapendo bene cos’altro dire.
Akane le sorrise. – E di cosa?-
- Bene, rompiamo subito il ghiaccio. Io sono Eri, lei è Fumiko- disse la donna di prima, indicando una ninja sulla trentina, che Sakura sapeva appartenere alla Nuvola.-
- Loro sono  Natsumi, Noriko, Ume e Tara- le shinobi le rivolgevano tutte un sorriso moderato quando erano chiamate.
- Lo so- confessò la rosa.
Eri sembrò sorpresa. – Come? –
- Intendo, ho studiato le vostre schede anagrafiche un paio di giorni fa –
Mentre lo diceva, ignorando i gesti di stupore delle ninja, si rese conto di una cosa.
- Allora sei in missione!-
- Zitta, Tara, non urlare!-
- Era ora che mandassero qualcuno!-
- Ma siete… sette? Non c’era anche un’altra kunoichi, mi sembra….Rumiko?-
Le ragazze si incupirono di colpo.
- Lei… non ce l’ha fatta-
- Non ce l’ha fatta a fare che? Cosa dobbiamo fare?- non potè impedirsi di apparire preoccupata.
- No tranquilla, proprio noi non dobbiamo fare niente di pericoloso.- le rispose Akane, riferendosi probabilmente con quel “proprio noi” , pensò Sakura preoccupata, al fatto che i loro colleghi maschi non dovessero subire la stessa sorte. Infatti Akane, intonandosi coi suoi stessi pensieri, si incupì ancora di più.
- Non è riuscita a sopportare gli effetti dell’antichakra.- disse lapidaria Eri.
Sakura si sorprese:- Non è sopravvissuta a questa…cosa? Non mi sembrava mortale!-
- Era una specie di prototipo. Rumiko è stata la prima shinobi donna a cui l’hanno somministrato, veniva dalla Nuvola, come me.- prese la parola Fumiko.
- E’ riuscita a resistere fino all’isola, ma è morta la prima notte che siamo arrivate in questo schifo di posto- l’amarezza della donna faceva intuire il grande dolore che doveva aver provato.
- Io sono arrivata qui con semplici manette antichakra, visto che non volevano uccidermi: servivo per capire perché sulle donne non funzionasse e alla fine hanno capito come adattarlo anche a noi.-
- Mi dispiace-
- Questi bastardi la pagheranno, per tutto.- disse la donna con determinazione.
- Ad ogni modo, come mai sai i nostri nomi?-
Sakura sospirò, e cominciò a raccontare la loro avventura.
- Così anche quel gran figo e gran stronzo di un Uchiha, è stato catturato come un allocco?!-
Nonostante la sua fosse una battuta, nel tono di Natsumi non c’era ilarità, ma un misto di amarezza e rimpianto.
Sakura sorrise tristemente.
- Ma ti sembra il caso di parlarle così, Natsumi? Probabilmente è spaventatissima per lui.-
- Già, Tara ha ragione, e  poi Sakura è anche innamorata di lui!- Akane si lasciò scappare questo dettaglio, che a Konoha ormai era famoso come la storia del team 7.
La diretta interessata arrossì di colpo.
- Ooooh, sei insieme al tuo ragazzo?-
- E’ vero, l’avevo sentito da qualche parte!- perfetto, la sua umiliante storia aveva oltrepassato i confini del suo villaggio. Fu felice però di cogliere già un clima di confidenza e familiarità.
- Ragazze adesso basta, domani dovremo alzarci alle sei, e dobbiamo ancora rispondere alle domande che Sakura ci vorrà sicuramente fare.- Eri sembrava quella più autorevole lì dentro e tutte subito si misero sotto le proprie coperte, compresa Sakura.
- Allora, cosa ci aspetta domani?-
Le altre la guardarono e cominciarono a spiegarle.
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Sasuke si svegliò in tempo per capire che la colazione non era altro che un piatto di gallette secche con dell’acqua, portata dalle guardie con un carrello, che saltavano chi dormiva ancora. Era difficile però dormire col chiasso che c’era lì dentro, e sasuke si mie a sedere e pre il piatto dalle sbarre.
- Tutti alle docce!-
Le guardie aprivano ogni cella e accompagnavano, in quattro, ogni ninja alla porta in fondo al corridoio, dove presumibilmente c’erano le docce. Evidentemente volevano assicurarsi che non tentassero qualche mossa, abbattendo  uno di lor in uno scontro uno contro uno.
Quando toccò a Sasuke erano ormai le sette e ovviamente l’acqua calda era solo un patetico miraggio.
Quando tornò si accorse che nella sua cella c’era il suo zaino, ovviamente senza armi  o documenti, ma almeno aveva un ricambio.
Due ore dopo scese una guardia e si diresse verso la sua cella, l’aprì e gli grugnì di seguirlo.
Sasuke uscì.
Salirono per le scale ma presero un’altra strada da quella che aveva preso la sera prima.
Scesero per un’altra scala ma stavolta si immisero in un corridoio lunghissimo e sotterraneo. Sasuke calcolò che dovevano avere superato il perimetro della casa.
Man mano che continuavano, Sasuke sentiva un vociare confuso avvicinarsi sempre di più.
Ad un certo punto si trovarono in un ambiente ampio, ingombro di armi. A questo si affacciavano delle celle grandi quanto le pareti e una parete era fatta da pesanti sbarre di ferro.
L’uomo aprì queste sbarre e Sasuke cominciò a chiedersi se volessero torturarlo. Ma non sembrava una stanza delle torture e inoltre il vociare ormai era assordante.
La cella era illuminatissima perché aveva due pareti fatte di sbarre. La guardia chiuse quella da cui era entrato alle sue spalle.
Si sentì uno scatto, le sbarre davanti a lui si scivolarono su binari invisibili.
Avanzò, la testa che scoppiava  per il rumore di quelli che capiva essere migliaia di persone.
Si ritrovò in un’arena cosparsa di sabbia, osservato da quelle migliaia di persone che vociavano e incitavano qualcuno. Tra gli spalti, di fronte a lui spiccava un uomo seduto su una specie di trono, che lo guardava interessato. Doveva essere sulla mezza età, ma aveva ancora barba e capelli neri e stava appoggiato sul palmo di una mano, col gomito sul bracciolo. Accanto a lui, su una sedia più piccola, una donna dai capelli rossi stava impettita, mentre frotte di guardie li circondavano e accanto alla sedia dell’uomo, in piedi, Sasuke notò Raito, con un’espressione professionale e seria sul volto.
Finalmente si concentrò sulla pista di sabbia. Di fronte a lui un energumeno stava dritto in piedi con una mazza ferrata in pugno e un elmo che gli ricopriva quasi tutta la faccia, mentre aveva il torso nudo e dei pantaloni stracciati.
Il colosso partì alla carica, e lo scontro cominciò sotto le urla della folla.
 
 
Note autrice
Ehm. Scusate il ritardo  ma la filosofia vuole il suo tributo ogni mese T.T spero che il capitolo vi sia piaciuto, capisco che non dice niente di importante ma vi ho presentato l’arena! Ehm ok va bene lo so che vi ho lasciato un pochino in tredici… comincio a credere di essere davvero sadica! Vi saluto!
 
 
 

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Capitolo 5
*** Duello e bambini ***


Lo scontro
 
Sputò nella sabbia il sangua che gli scaldava la bocca.
L'energumeno l'aveva costretto ad indietreggiare per evitare la pesante arma. Se l'era cavata grazie ai suoi riflessi pronti, ma pensare di attaccarlo senza qualche arma era al momento impossibile.
Si era reso conto, che purtroppo il gladiatore aveva una certa agilità che il suo aspetto aveva celato.
Quando infatti aveva tentato di colpirlo sfruttando il fianco lasciato scoperto dal movimento ampio che era costretto a fare per la pesantezza della sua arma, quello aveva subito portato il muscoloso braccio sinistro a difesa del busto, dandogli un pesante pugno sullo zigomo, che era poi il motivo per cui ora si trovava in ginocchio a sputare sangue, mentre le urla della folla inneggiavano al "Gigante".
Si portò velocemente fuori dal suo raggio d'azione e cominciò ad analizzare la situazione.
Ignorò gli spalti urlanti, gli sguardi dell'uomo sul trono e si focalizzò sul nemico.
Quello stava incoraggiando la folla con urla animalesche.
Sapeva di dover puntare sulla sua velocità, senza chakra non aveva nient'altro.
Sasuke si mise allora a correre, come nel suo dodicenne scontro contro Gaara, corse intorno all'energumeno sollevando un gran polverone che lo stordì.
I sensi ninja gli permettevano di sentire dove si trovava il nemico e andò a colpo sicuro contro lo stomaco del "Gigante".
Quello accusò il colpo ma si riprese prima del previsto, abbastanza per colpirlo con l'asse della sua arma nel fianco, scaraventandolo a un paio di metri di distanza.
Sasuke alzò la testa per prendere un respiro corroborante.
Nello spostare il braccio a causa del movimento automatico che lo aveva portato a girarsi per non perdere di vista l’avversario, aveva cozzato contro una superficie solida e fredda.
Staccò gli occhi per un attimo dall’uomo, e colse un riverbero di luce sotto la sabbia. Tastò la terra intorno, tornando a fissare il nemico e si rese conto di aver toccato, incredibilmente, una grossa spada, pesante e dall’impugnatura tozza, a cui lui non era abituato.
- E’ tutto qui quello che sai fare?-
L’uomo si avvicinava con passo pesante, continuando ad incitare la folla.
- Allora? Sei diventato muto? Voi ninja non sapete cosa sono i veri uomini!-
Sasuke era ancora poggiato sugli avambracci. Quando l’uomo alzò il braccio per caricare il colpo, si rizzò di scatto e recise l’asta di legno della mazza ferrata la cui testa chiodata ruzzolò nella sabbia.
Quello guardò sconvolto il moncone di legno che gli era rimasto in mano, ma ebbe la prontezza di allontanarsi.
All’improvviso dagli spalti qualcuno urlò “Gigante!” e quello si voltò, capì e si precipitò ad afferrare la spada che stava fendendo l’aria dell’arena.
- Me la paghi, Uchiha!-
- Adesso siamo ad armi pari – rispose Sasuke, flemmatico.
Con un ruggito grottesco il Gigante partì alla carica, mentre Sasuke con un movimento sinuoso si portò alla sua sinistra cercando di infrangerne la difesa.
Purtroppo quello non si fece prendere alla sprovvista e parò il colpo col taglio della sua lama.
Lo scambio di colpi proseguì con destrezza da entrambe le parti.
Sasuke si rendeva conto che la mancanza di chakra lo debilitava, perché vi era così abituato che nelle mosse più veloci e guidate solo dall’istinto, lo evocava involontariamente per potenziare degli affondi o delle parate che poi risultavano ovviamente più deboli di quello che si aspettava.
Tuttavia, era pur sempre quello che i ninja definivano un genio.
Infatti, nonostante il suo avversario sembrasse instancabile, Sasuke notò che i movimenti delle gambe erano rigidi e tendevano a rimanere nella stessa posizione, lasciando la fatica alle muscolose braccia.
Così, con uno scatto fulmineo, deviò all’ultimo il colpo che sembrava diretto all’addome dell’uomo, e lo ferì ad una gamba.
Quello, arrabbiandosi, si mise a incalzarlo con una serie di colpi sempre meno precisi. Ad un certo punto, la spada raggiunse quasi il petto di Sasuke, ma questi con un movimento agile della spalla spinse la sua lama pesante nel ventre dell’uomo.
Dai fori dell’elmo potè vedere gli occhi del Gigante sgranarsi per l’improvviso dolore e con estenuante lentezza poi, richiudersi mentre il corpo si accasciava colorando di rosso la sabbia.
La folla, finalmente, ammutolì.
Sasuke guardò ansimante il gruppo degli uomini tra cui vi era anche Raito.
Questi aveva un’espressione impassibile, mentre il resto degli uomini guardavano ansiosi quello che aveva tutta l’aria di essere il famigerato “boss”.
Quest’ultimo finalmente si alzò dal suo trono e si rivolse alla folla.
- Sasuke Uchiha ha battuto il Gigante! Applaudite il nuovo campione!-
L’ovazione che seguì infastidì Sasuke, il cui mal di testa si stava facendo persistente.
Il boss disse qualcosa a Raito, che annuì.
La grata si riaprì alle sue spalle e Sasuke, stanco, cominciò a chiedersi dove fosse finita Sakura.
 
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La rosa intanto, si era svegliata un’ora dopo l’Uchiha, scrollata da Akane.
- Sakura? Alzati, abbiamo da fare.-
L’avevano avvisata, la sera precedente, che il loro lavoro consisteva nel fare le ancelle della moglie del boss. Aveva chiesto cosa dovessero fare invece i ragazzi, se li potevano vedere, e la verità sull’arena l’aveva preoccupata.
- Sta tranquilla! Di solito testano le capacità dei ninja nell’atrio degli addestramenti, prima di mandarli…lì-
le aveva assicurato Tara.
- A volte ci mandano a curarli dopo le battaglie, ma a volte possiamo non vederli per tre giorni consecutivi-
- Ma abitiamo nella stessa casa! L’avete detto voi!-
- Si, ma noi lavoriamo nella grande casa che hai visto venendo qui, mentre loro passano le giornate ad allenarsi o in cella.-
- Perché li rinchiudono mentre noi no ?-
- Non credere che noi siamo così libere- le fece Eri.
- Siamo sempre scortate quando ci muoviamo e ci sono punizioni severe se non ubbidiamo agli ordini.-
- Ma devono combattere tra loro?-
- No, di solito gli scontri sono tra ninja e gladiatori veri e propri, quelli che sono qui da anni a quanto pare. Dormono in un’altra zona del casolare e se li vedi, cambia strada. Sono dei bastardi pervertiti.- ume l’aveva avvertita, incupendosi in volto.
Quella mattina si erano alzate celermente e le avevano fatto indossare un abbigliamento strano. Tutte loro avevano dei vestiti di diversa foggia, ma tutti bianchi e con bretelle cinture o accessori in cuoio, come le scarpe con le stringhe che dovevano intrecciarsi intorno alla gamba.
Si sentiva strana con quell’abito, non era abituata a gonne così…svolazzanti.
Lasciarono la stanza e Sakura le seguì fino all’atrio che aveva visto la sera prima.
Fuori, le aspettavano delle guardie armate, che come avevano detto le scortarono presso l’elegante, grande casa sulla scogliera. Non si era accorta di quanto fosse bello il giardino, costellato di fontane raffinatissime e aiuole profumate.
Dopo aver attraversato il colonnato che faceva da perimetro al portico davanti la casa, entrò dalla pesante porta di legno massiccio.
Dentro, se possibile, l’ambiente era ancora più ricercato, anche se forse era troppo ostentato.
Le guardie le lasciarono all’ingresso, e Sakura seguì le compagne per una delle due enormi scalinate che partendo dall’ingresso costeggiavano la parete fino al primo piano.
Si trovò in un corridoio illuminato da enormi finestre su un lato, mentre l’altro presentava delle porte a due ante ciascuna.
Eri aprì la prima e si inoltrò in un altro corridoio, più piccolo e ben arredato e, dopo qualche svolta, arrivò di fronte un’altra lavoratissima porta. Qui, bussò con cautela.
- Avanti- le rispose una voce graziosa.
Spinsero la maniglia ad entrarono.
Si trovava nella stanza più bella che avesse mai visto.
Era enorme, probabilmente più del suo appartamento che aveva preso vicino all’ospedale.
Di fronte a loro delle tende bianche e rosse coprivano quella che doveva essere un enorme finetra.
Eri le andò ad aprire e svelò una vista mozzafiato sulle scogliere e sul mare agitato.
A sinistra un enorme letto a baldacchino era quasi interamente coperto da stati di tulle bianco e alla destra un separé copriva parzialmente un gradino che portava all’altra parte della stanza, dove torreggiava un’enorme vasca da bagno.
La voce evidentemente proveniva dal letto.
Dal tulle uscì fuori infatti una signora sulla trentina, con lunghi e fluenti capelli castani, che, assonnata si mise la vestaglia che le stava porgendo Fumiko.
- Preparate il bagno e iniziate con le pulizie dei miei appartamenti.-
Non sembrava un mostro di malvagità.
Dopo essersi stropicciata gli occhi si accorse di Sakura.
- Oh, ce n’è un’altra?-
- Si, mia signora, si chiama Sakura ed è arrivata ieri sera.-
- Capisco.- la osservò, mettendola a disagio.
- Sei carina. Mio marito ti ha già visto?-
Sakura guardò Eri, smarrita.
- Era praticamente notte quando è arrivata.- le venne in aiuto quella.
- Buon per te. Dimmi, da dove vieni.-
- Da Konoha,… signora.- disse adeguandosi, contenta del cenno di approvazione di Eri.
- Oh come Akane…giusto?-
L’interpellata annuì- Si signora.-
- Mio marito pensa che io abbia troppe ancelle e vorrebbe che gliene prestassi alcune. Vorresti unirti alle orge di quel bastardo o fare le pulizie qui con me?-
Il tono brusco le fece capire che sotto quella domanda la donna voleva capire di che pasta era fatta, e nonostante fosse sorpresa per come aveva parlato del marito, le rispose sicura.
- Preferisco essere la vostra ancella, se posso.-
- Molto bene, comincia a darti da fare e va a pulire la piscina. Tara, seguila.-
In realtà fu lei a seguire Tara per i corridoi della casa, per le scale che davano sul dietro della casa e che portavano alla piscina che prima non aveva visto.
- Non è così male, visto?- prese la parola Tara.
- No, ma che problemi ha? Voglio dire, con suo marito.- le rispose Sakura seguendola nello sgabuzzino dove presero dei bastoni con un retino all’estremità.
- Penso che non le vada giù il fatto che abbia un’amante. Guarda fa’ come me.- le disse cominciando a passare la rete sulla superficie dell’acqua per toglierne le impurità.
- Un’amante?-
- Già, una stronza che ti auguro di non incontrare.-
- Ma chi sono queste persone? Da dove vengono?-
- Non è che sappia granchè, ma da quel che ho capito il bastardo era un poveraccio che ha fatto fortuna con le scommesse clandestine… a quanto pare è diventato così ricco da comprarsi questa schifosissima isola e si è messo a speculare sugli scontri fra ninja.-
- Qualcuno di loro è morto, in questi scontri?-
Tara si rabbuiò.
- Si, ne sono morti due, uno della Roccia e uno della Nuvola. Di solito non li fa combattere all’ultimo sangue, non gli conviene perché a quanto pare i ninja attirano un maggior giro di affari, ma a volte ci sono degli…ospiti illustri, almeno così mi ha detto Kunio, il mio compagno, e allora quel leccaculo dichiara che il vincitore deve eliminare colui che ha battuto.-
Sakura abbassò la testa, intristendosi per quella notizia.
- Ma sono così forti questi gladiatori?-
- Li allena per questo, l’arena esiste da anni. Alcuni sono piccolissimi quando vengono qui. Crescono così, sviluppando muscoli e tecniche per non rimetterci la pelle. E poi, immagina uno scontro senza chakra, neanche per aumentare la velocità o arrampicarsi sui muri: non è così semplice.-
- E allora perché ci rapisce, se siamo allo stesso livello?- chiese esasperata.
- Te l’ho detto, questione di guadagno. La gente deve affrontare un viaggio in nave per arrivare qui: anche per scommettitori incalliti o spettatori disumani, non è una cosa da tutti i giorni. Quindi penso che i ragionamento sia stato: ravviviamo le lotte con i ninja, però leviamo loro il chakra così è più divertente. E la gente, a quanto pare, abbocca.-
Il tono di Tara si era fatto amaro, poi sarcastico, poi di nuovo disilluso.
Restarono in silenzio per un po’, lavorando.
- Tara?-
- Mh?-
- Se ti faccio un’altra domanda mi picchierai?-
Tara ridacchiò, contenta che avesse spezzato l’atmosfera pesante che si era creata.
- Cercherò di trattenermi.- le disse sorridendo.
- Perché non usa pure noi come combattenti? Donne gladiatrici non sono un’attrazione lucrosa? -
Quella fece una smorfia.
- Fumiko ha detto che quando lei è arrivata la moglie del bastardo l’ha voluta come ancella e si è lamentata tanto da spuntarla. Poi comunque i gladiatori sono tutti maschi, a quanto pare uno scontro del genere non eccita quegli idioti. Aggiungici una buona dose di maschilismo ignorante e arrogante ed eccoci qua, con una sorte migliore di quella dei nostri compagni.-
Di nuovo silenzio, rotto solo dallo scroscio dell’acqua.
 Ad un certo punto si avvicinò all’area della piscina un bambino, che poteva avere sei anni, vagamente imbronciato e con un peluche stretto al petto.
Sakura lo guardò, curiosa, poi sbigottita quando il suddetto bambino prese delle pietre dal terreno fuori l’area della piscina e cominciò a buttarle nell’acqua con accanimento.
- Ehi! Che fai?- esclamò la rosa.
Tara agì velocemente, lasciò il retino e si fiondò sul bambino, acciuffandolo e cercando di tenerlo stretto mentre quello scalciava come un matto.
- Kei! Smettila! Non si fa!-
- Lasciami o chiamo la mamma!-
- Tua madre ne ha abbastanza dei tuoi capricci!- replicò la moretta, che però lo mise giù.
Sakura intanto si era avvicinata alla scena, tesa.
- Tu non sai niente, niente di mia mamma!-
Il bambino aveva il labbro pericolosamente sporgente, sicuro sintomo che stava per mettersi a piangere.
- Cosa è successo? Hai litigato con la tua mamma?- Nonostante fosse evidentemente una peste, e probabilmente fosse pure il figlio del colpevole dei suoi guai, da quel che aveva intuito per il rapido scambio di battute tra lui e Tara, per qualche inspiegabile motivo, quel bambino gli aveva suscitato una grande tenerezza, forse a causa della sua ultima frase, che sembrava nascondere una tristezza e una rabbia eccessivamente accentuate per la sua età. O forse perché il suo broncio assomigliava in modo straordinario ad un’immagine a cui lei era molto affezionata: il ricordo della prima volta che aveva visto un certo ragazzino, mano nella mano con suo fratello, avanzare per la strada arrabbiato con quest’ultimo.
Quest’immagine era straordinariamente nitida per lei, nonostante avesse avuto solo sei anni, forse perché negli anni aveva imparato a tirarla fuori dalla memoria, per allentare la morsa del dolore e della realtà, ricordando come fosse un tempo il bambino di cui si era innamorata.
Il bimbo si girò e mostrò un’espressione stupita, alleggerendo la tensione del suo viso, indeciso tra rabbia e voglia di piangere.
- Ma… hai i capelli rosa!-
Il cambio di argomento la spiazzò un attimo, ma mantenne il sorriso.
- Si, ti piacciono?-
- Rosa è un colore da femmine- si ritrasse un po’. Poi vinto dalla curiosità:- Posso toccarli?-
- Certo.-
Si inginocchiò, ignorando Tara che lo guardava in cagnesco e si allontanava.
Kei avvicinò la mano lasciando andare il peluche, che però una folata di vento strappò dalla sua presa allentata e lo fece atterrare proprio nella piscina.
- No!-
Il bambino si tuffò in piscina automaticamente e fu subito chiaro che non sapeva nuotare.
Fu automatico anche per Sakura tuffarsi per riacciuffarlo, e, nonostante si dimenasse come un pazzo, portarlo fuori prima che ingerisse troppa acqua.
Infatti ora il piccolo tossiva, chiamando il peluche a gran voce, e Sakura, ancora in acqua, lo prese in un batter d’occhio, mentre Tara accorreva per vedere come stavano.
Sakura controllò subito la respirazione, ma sapeva che era intervenuta troppo in fretta perché potesse realmente essergli accaduto qualcosa di grave.
- Sei sempre un disastro Kei!-
- Basta Tara, non vedi che è spaventato?- la ragazza mugugnò qualcosa.
- Tranquillo, va tutto bene, vedi lui sta bene… come si chiama?- Sakura cercò di farlo concentrare sul peluche.
- Jo- gli rispose Kei strofinandosi gli occhi.
Intanto stavano arrivando la padrona scortata da Eri e Fumiko, e quando vide entrambi fradici, la madre del piccolo si affrettò.
- Che è successo Kei?-
Il piccolo corse dalla mamma e le abbracciò le gambe.
- Mamma, mamma, la signorina coi capelli rosa mi ha salvato!-
Lei la guardò.
- Davvero?-
- Non è stato niente- si schernì Sakura.
- Mamma, mamma, può essere lei la mia tata? Tanto l’altra se n’è andata!-
La donna strinse le labbra.
- Ti ringrazio, non eri tenuta a farlo ma lo hai salvato,..Sakura.-
- Dai mammaaaa!!-
- Ecco, si, penso che sia una buona idea se.., dopotutto ho tante ancelle, potresti..-
- Certamente- la anticipò Sakura.
- Siiiii!- Kei saltellò sul posto.
- Bene, seguimi, ti dirò cosa devi fare.-
Mentre si avviava con il piccolo sotto lo sguardo rassicurante di Eri, quello pacato di Fumiko, e quello scocciato di Tara che doveva rimanere lì, il vento portò all’improvviso delle grida selvagge di una moltitudine di gente inferocita.
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice
E-ehm, cioè io, ecco insomma, non è che… d’accordo sono imperdonabile! M-ma posso spiegare! Sono successe tante cose questa settimana, sono uscite le materie, si sono dovuti impedire suicidi di massa, si è fatto un pellegrinaggio al muro del pianto… insomma tante cose! E così, è accaduto il ritardo mostruoso.
Temo che dovrò comunque aggiornare una volta a settimana, mi dispiace T.T
Passiamo alle cose serie! Piaciuto il capitolo?( Noooo Ndvoi) non saprei ho dato troppo spazio a Sakura forse, vedrò di rimediare al prossimo :)=)
Grazie alle persone dolcissime che recensiscono e alle matte che seguono preferiscono e ricordano! Ciau!
 
 
 

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Capitolo 6
*** Sguardi ***


Sguardi

 
Sasuke cominciava ad averne abbastanza di essere scortato ovunque.
Stavolta l’avevano guidato fino alla grande casa coloniale, sempre senza manette, sempre sicuri che non si sarebbe rifiutato. Dopo lo scontro era più fiducioso sulle sue capacità di combattimento anche senza chakra, ma ribellarsi adesso era fuori discussione. Primo: doveva ancora trovare Sakura e vedere in che condizioni era ( aveva escluso la possibilità che potessero averla uccisa, avrebbero potuto farlo già sulla nave), inoltre non aveva ancora informazioni sufficienti per poter evadere da quella prigione circondata d’acqua; ultimo, ma non meno importante, non era sicuro di farcela contro i bestioni che erano stati aumentati a tre, dopo lo scontro, armati e corrucciati.
Stava notando come un po’ tutti lì sembrassero sempre imbottiti di steroidi, quando erano entrati in un enorme ingresso con una scalinata esageratamente vistosa, che aveva dovuto salire per trovarsi in un corridoio e varcare la seconda porta di questi, per poi inoltrarsi in una serie di corridoi grandi e luminoso.
Così adesso si ritrovava in una stanza ariosa, che assomigliava ad uno studio per la grande scrivania in fondo, ma che invece della sedie presentava solo una dormeuse e una finestra con vista sul mare come arredamento.
Era solo.
Si avvicinò alla finestra e notò che si vedeva una piscina da lì, che qualcuno di vagamente familiare stava pulendo.
Stava cercando di capire dove potesse aver già visto quel viso di cui purtroppo poteva vedere solo il profilo quando, da un’apertura mimetizzata nella parete dietro la scrivania, entrò l’uomo che lo aveva nominato “campione” poc’anzi, seguito da Raito.
- Quale onore, mio caro!- esordì con un fastidioso sorriso il personaggio misterioso.
Raito, intanto, aveva perso l’aria baldanzosa che aveva sulla nave e lo scrutava nervoso, cercando di tenerlo d’occhio anche dando qualche occhiata al suo padrone.
Sasuke, intanto, non aveva risposto, in attesa di scoprire le carte dell’uomo che presumibilmente era la causa dei suoi guai.
- Su, Raito, sei stato ingiusto! Non è poi così male!-
L’interpellato ridacchiò, rilassando impercettibilmente le spalle.
- Ditemi perché sono qui.- disse gelido Sasuke.
- Aaah, come? Non lo hai capito? Evidentemente i miei metodi non hanno più l’effetto sperato.- lo prese in giro, attirandosi un’occhiata di fuoco da parte dell’Uchiha.
- Raffredda i tuoi bollori, non sono permesse certe occhiate a dei semplici servi.- il tono dell’uomo si era fatto più serio, mantenendo però una sfumatura di scherno.
Sasuke lo ignorò, sfoggiando la sua migliore espressione impassibile.
- Passiamo alle presentazioni! Io sono Hiro Nagasuma, imprenditore.-
Il moro alzò un sopracciglio.
- Si esatto hai capito bene, sono un asso degli affari. È solo per questo che sei qui. Per affari.-
Tacque, aspettando una qualche reazione che comunque non venne.
- Tutte quelle persone che sono state così gentili da esultare quando hai vinto, pagano fior di quattrini per potersi divertire ed è mia assoluta preoccupazione non farli mai annoiare.-
- Così hai rapito gli shinobi.- continuò Sasuke.
- Quale arguzia.- Lo scintillio negli occhi di Hiro lasciava intendere che lo stava ancora prendendo in giro, nonostante il tono asciutto della risposta.
- Dov’ è Sakura?- la domanda che stava rimandando non fu pronunciata con il tono impassibile che aveva sperato, la preoccupazione si era fatta sentire tutt’a un tratto.
- Sakura?- l’uomo si voltò verso Raito.
- è la sua compagna di team, gliene ho parlato. La pupilla dell’Hokage.- si rivolse a Sasuke:- è più vicina di quanto pensi, e sta meglio di te.-
Quello d’altro canto lo guardò, diffidente.
- Oh ma si Sakura. Che ti devo dire, mia moglie dispone delle kunoichi come meglio le aggrada e non me le lascia nemmeno un attimo.- il tono di rimpianto disgustò il moro, che era al contempo sollevato che la compagna stesse bene.
- Tornando a noi, come hai capito è inutile ribellarti. Sta tranquillo, non sono un mostro: se ti comporterai bene ti lascerò libero. Basta che combatti come hai combattuto oggi, anzi: sei pregato di far durare gli scontri di più. Ma non ti illudere, nessuno rimane mai campione a lungo. A proposito: la prossima volta non uccidere i miei gladiatori. Con tutto quello che mi costano… Stai sicuro che se Gigante fosse ancora vivo la prossima volta ti avrebbe schiacciato.-
Sauke sbuffò.
- Ah ah! Mi piace questo ragazzo! Spero che non muoia presto!-
Si sentì un rumore e dalla porta nascosta uscì un uomo magro, canuto e vecchio, che stava per dire qualcosa ma si fermò quando si rese conto che c’era anche lui nella stanza.
Hiro lo fulminò.
- Che ci fai qui?- disse irritato.
- Mio signore, potrei parlarle un attimo?-
Quello, in perfetta imitazione Uchiha, sbuffò.
- Quante volte ti ho detto che non mi devi disturbare, quando sono con altre persone?-
- Mi scusi, ma è importante. Può raggiungermi tra poco.-
Hiro roteò gli occhi.
- Tra cinque minuti sono lì.-
Il vecchio fece una specie di inchino e si dileguò.
- Dunque, dicevamo? Ah si. Come campione è d’abitudine lasciarti semi-libero tra il casolare e il mio giardinetto personale. Ti consiglio però di andare ad allenarti al casolare, Raito ti accompagnerà.-
Quest’ultimo lo guardò contrariato.
- Non c’è più niente da dire se non che ti conviene giocare bene le tue carte: non mi cambia niente se mi odi o meno, ma sappi che avere la mia benevolenza è un vantaggio notevole, che può procurarti molti… piaceri- strizzò l’occhio, in un’espressione di ributtante malizia, facendo per andarsene verso la famosa porta nascosta.
- Ti consiglio di smetterla di rapire shinobi.-
La frase di Sasuke aveva congelato sul posto il delinquente, che si girò lentamente, l’espressione minacciosa più controllata di quella furiosa di Raito.
- Sarebbe una minaccia?-
- Solo un consiglio. Sono già sulle tue tracce.-.
Giocandosi il tutto per tutto, Sasuke aveva volontariamente dato del tu a chi, ormai sapeva, avrebbe potuto schiacciarlo, in quell’isola. Contava sulla sua faccia da poker per montar su quel piccolo bluff.
Quello, intanto, lo guardava stupito.
- Konoha?- Il tono pratico che aveva messo su in un attimo mostrava che doveva essere un navigato uomo d’affari.
- Un po’ tutti. Lasci tracce come un elefante.-
Si chiese vagamente se stesse esagerando, ma ormai era fatta.
Quello non si mostrò interessato al suo tono leggermente canzonatorio.
- Ma davvero? E tu come faresti a saperlo? Ora Konoha dice i segreti ai traditori?-
Sasuke non si scompose.
- Ero in missione per scovarvi e avevo già parecchi indizi- eccolo, il bluff.
- Beh, me lo aspettavo! Che ne mandino altri, faranno la tua stessa fine e abbiamo ancora celle da riempire.-
- Non sottovalutare i ninja. Possono cascarci una volta, ma alla prossima scomparsa stai sicuro che si mobiliteranno in tanti, e potresti mettere su mille gladiatori, ma non potresti mai sconfiggere una decina di shinobi dotati di chakra.-
- E perché mi staresti dicendo queste cose?-
- Hai detto che avere la tua benevolenza è una cosa positiva. Cerco solo di adattarmi e mettere la situazione a mio favore.-
Hiro scoppiò in una grassa risata, tenendosi la pancia.
- Ahahah! Davvero, Uchiha mi piaci sempre di più! Sono contento che tu abbia deciso di collaborare, mi renderai la vita molto più facile e chissà… magari potresti fare la fine di Raito.-
Quello, dal canto suo, guardò il capo vagamente irritato.
- Su, su, Raito, non fare così. Non saresti contento di avere un compagno?-
- Così sciatto?-
Sasuke lo fulminò con lo sguardo.
- Siete davvero uno spasso voi due! Ma torniamo alle cose serie. Raito, contatta quelli e digli di finirla con i rapimenti. Dopotutto abbiamo abbastanza ninja per un po’. E lo sciatto, qui, ha ragione: è meglio far calmare le acque. Nel mondo dei ninja ne spariscono continuamente e prima o poi questa storia verrà archiviata come molte altre.-
Obiettivo raggiunto. Adesso lui e Sakura avrebbero potuto indagare senza avere la preoccupazione che il Raikage da un momento all’altro potesse perdere la pazienza per l’ennesima sparizione e montare su un esercito numeroso quanto inutile, in questo caso. La coperture era saltata, ma questo gli aveva dato più vantaggi che svantaggi, e sarebbe stato stupido mantenerla ancora.
Ora però, doveva trovare Sakura e metterla a parte dei suoi piani, prima che le sfuggisse una bugia che adesso tutti avrebbero scoperto, e forse punito, immediatamente.
- Sasuke, come ti ho detto puoi stare nel giardino o al primo piano della casa, ma sono sicuro che vorrai allenarti nel casolare. Raito ti accompagnerà, dopo aver fatto quello che gli ho chiesto. Ah, sarai avvisato prima dei combattimenti le prossime volte, la sorpresa era solo il mio personale modo di darti il benvenuto.- dopo aver esibito un sorriso sornione, girò i tacchi e uscì dalla porta mimetizzata.
Raito intanto lo stava guardando.
- Seguimi, Uchiha.- disse sorpassandolo e dirigendosi verso l’uscita convenzionale.
Attraversarono nuovamente stanze e corridoi e scesero per la scala mastodontica, ma invece che uscire dalla porta principale svoltarono a sinistra e arrivarono in un salotto dove una cameriera stava spolverando il comò.
Raito le si avvicinò.
- Dolcezza – cominciò con fare suadente – ma hai fatto qualcosa ai capelli? Sei radiosa!
Sasuke sbuffò, disgustato.
La ragazza invece, rise civettando e arrossendo.
- Andresti a chiamare Ryuka e dirgli che lo aspetto nella mia stanza tra mezz’ora? E già che ci sei, appena puoi liberati e vieni da me. Sono tanto solo, per ora.-
Quella, con un ultimo risolino, annuì e svolazzò uscendo dalla stanza.
Il biondo si girò verso di lui, con un ghigno.
- Dì un po’ Uchiha. Scommetto che non sapresti nemmeno dove mettere le mani con le ragazze. E dire che hai avuto quella gran gnocca di Sakura per ore sulla nave, e non hai fatto niente! Fossi stato in te ne avrei approfittato anche con tutti gli arti rotti!-
L’Uchiha lo ghiacciò con un’occhiata furiosa.
- Ti avrebbe steso anche con tutti gli arti rotti. E sei troppo ridicolo, perché ti possa dare qualche attenzione-.
Quello lo guardò con astio. Probabilmente un estraneo avrebbe potuto capire la loro conversazione anche guardando solamente le occhiate che si lanciavano.
- Attento, Uchiha. Solo perché stai simpatico al capo , non vuol dire che ti conviene sfidarmi.-
- Sarebbe una minaccia?-
- Un consiglio. E ora seguimi, un po’ d’aria aperta farà bene al tuo colorito da cadavere.-
Il ritorno bruscamente ad un tono scherzoso e canzonatorio, disorientò il moro, ormai da tempo abituato a discorsi fin troppo seri.
Uscirono dalla magione, e il giardino si presentò loro in tutta la sua bellezza.
Stavano percorrendo il viale centrale, quando sentirono una voce chiaramente infantile urlare:
- Non lo voglio fare!-
Raito si fermò, e guardò a destra per capire a dove veniva la voce.
- Dai, Kei, la mamma ha detto che devi fare un po’ di matematica. Quando finisci giochiamo insieme!-
Riconoscendo quella voce, anche Sasuke si fermò, per poi avanzare per capire dove fosselei.
Superando un cespuglio così, vide una scena inverisimile.
Sakura stava seduta con le gambe sotto le cosce, con il peso su una di queste e una mano per terra a sorreggersi, mentre con l’altra indicava un libro ad un bambino che sembrava essere posseduto, di quanto si muoveva sul posto.
Aveva un vestito…inusuale. Bianco, drappeggiato, che le lasciava scoperte parte delle cosce snelle, le braccia e una discreta porzione di scollatura.
Raito si mosse e il bambino si accorse di loro. Un sorriso gli si stampò in faccia mentre correva verso il biondo gridando come un pazzo e saltandogli addosso.
Ovviamente Sakura aveva voltato di scatto a testa quando il piccolo aveva sgranato gli occhi alla vista dei due giovani, e in un secondo la sua attenzione si era focalizzata solo su uno di questi, dimenticandosi nel frattempo che Kei stava facendo un triplo balzo mortale per finire nella presa di Raito, che dal canto suo ne scongiurò morte prendendolo al volo.
Il sollievo che le si dipinse il volto era ben evidente; si alzò con grazia avvicinandosi a loro.
- Raitoooooo!! Che fai? Che fai? Hai un regalo per me? Sei stato da papà? Che ti ha detto, che ti ha detto? Quando mi fai allenare con te? Eh? Quando?-
Fortunatamente il bambino stava assillando abbastanza il bel giovane, che per frenare tanta irruenza non poteva fare attenzione agli altri due.
Sakura stava interrogando Sasuke con gli occhi. Quest’ultimo, invece, non le scollava i suoi di dosso. Dovevano trovare il modo di essere da soli. La rosa stava per giungere alla stessa conclusione, quando Raio ebbe finalmente la meglio sul piccolo terremoto e le rivolse un’occhiata eloquente.
- Kei! Che ci fai con questa bella signorina?-
- Mamma ha detto che può essere la mia tata! E lei mi ha appena confidato un segreto!-
Questa volta toccò a Sasuke avere lo sguardo interrogativo.
- Però, ti sei sistemata bene, vedo- la canzonò Raito. Sakura lo fissò con astio.
- Posso dirglielo, Sakura? Possopossoposso?-
Sakura sospirò.
- Si Kei, certo.-
Dopo il permesso ricevuto, il bambino si avvicinò con fare cospiratorio a Raito, e disse in un sussurro udibilissimo: - Sai, i suoi capelli sono rosa dalla nascita!-
- Davvero? E a te piacciono?-
- Si…cioè no! Cioè… a te piacciono?-
Raito sorrise:- Certo che mi piacciono!-
- Anche a me!... E lui chi è?-
Evidentemente, nella scala delle priorità del bambino, rivelare l’importantissimo segreto dei capelli della tata era più importante che accertarsi dell’identità dello sconosciuto dall’aria distante.
- Lui è Sasuke Uchiha. Oggi ha battuto Gigante.-
- Ooooooh. Allora è il nuovo campione!-
Gli occhi del bambino passarono da diffidenti a pieni di ammirazione.
- Già.-
Sasuke non prestava più attenzione alla conversazione, impegnato a tranquillizzare Sakura (che appena aveva sentito “battuto” e “campione” si era subito voltata verso di lui con aria preoccupata) durante la loro muta conversazione di sguardi.
- Allora potete restare qui? Se è il campione può stare qui!-
- No, mocciosetto, deve andare ad allenarsi!- Kei aveva assunto un’aria imbronciata per il nomignolo affibbiatogli.
- Lo voglio chiedere a lui. Signor campione, vuoi restare con me e la mia maestra?-
Tutti gli sguardi si puntarono su di lui.
- Si-
Il bambino non diede segno di aver notato la mancanza di eloquenza del moro, tutto concentrato nel mostrare un’aria di trionfo a Raito.
- Visto? Ora potete stare con noi!-
Raito pose giù il bambino.
- Mi dispiace, moccioso, ma ho delle cose da fare. Ci vediamo stasera.- concluse scompigliandogli i capelli.
- Come? Noooo-
- Sasuke, Kei ha ragione. Puoi stare qui, come sai, ma ti consiglio di essere tra un’ora al casolare per la mensa, se non vuoi stare a digiuno.-
Omettendo volontariamente l’informazione sull’ubicazione della mensa, il giovane si allontanò, non senza aver salutato Sakura con sguardo languido e un “ Addio, dolce ninfa!”.
Così restarono soli. Con il bambino.
Sakura non ci mise molto a convincerlo a giocare a nascondino e il bambino partì prima di accertarsi che qualcuno facesse effettivamente la conta.
Si sedettero quindi vicino ad una fontana, l’uno di fronte all’altra.
- Chi è?- esordì il moro.
- Il figlio del capo. Ma tu come stai? Sei ferito?-
- No, ora ti spiego.-
Si scambiarono le reciproche informazioni, e restarono poi in silenzio, assimilando le notizie del compagno.
- Hai fatto bene a far saltare la copertura-
- Già-
Si chiese come facesse, Sasuke, a rimanere impassibile in circostanze come quella. Lei aveva una gran oglia di abbracciarlo e di sfogarsi su di lui per tutte quelle preoccupazioni che l’avevano assillata, ma non si azzardava nemmeno a pensare di attuare quel desiderio, ben conscia del loro rapporto e di come il moro non amasse questo tipo di manifestazioni.
Quando alzò lo sguardo che aveva puntato a terra, però, vide che il compagno si era avvicinato e la guardava come solo lui sapeva fare.
- Andrà bene.-
Evidentemente la sua espressione di preoccupazione era stata tale da spingere l’Uchiha a dirle quelle parole, ma Sakura si sentì eccessivamente felice per quelle parole. O forse, per il fatto che Sasuke non la incoraggiava da parecchi anni prima, al famoso esame dei chunin.
- Si- Gli rispose, non abbassando lo sguardo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note autrice
Per pochi minuti non ce l’ho fatta ad aggiornare questa settimana, ma ci ho provato eh!
Comunque, siccome siamo tutti stanchi e non vogliamo perdere tempo a tediarci con le merdate (scusate, si sono volgare, sto cercando di smettere D:) che scrivo qui sotto, vi lascio alle vostre riflessioni su quanto può essere noioso il sesto capitolo di una fanfiction. Roba mai vista.
Ultima cosa: grazie a chi l’ha messa tra i preferiti, chi tra le ricordate, e chi tra le seguite! Anche a chi segue senza lasciare traccia, se esiste.
E ovviamente un mega grazie a Hikari93, SellyLuna, Kry333, lovemusic e PrinciSaku13! Siete tutte carinissime!
Ok, ora ho davvero finito, notte!
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Occasione ***


Occasione

 
 
Sakura salutò con un cenno il jonin della foglia che conosceva di vista, e un paio di altri ninja che l’avevano riconosciuta poiché erano stati curati da lei durante la guerra.
Visto che era la prima volta che li vedeva lì, sull’isola, avrebbe dovuto soffermarsi di più su di questi, o perlomeno spendere qualche parola, come fanno tutti i conoscenti ritrovandosi in una situazione spiacevole e assurda.
Ma non era quello il momento.
Con la mente tutta rivolta al suo obiettivo, aveva attraversato l’atrio del casolare dove tutti gli shinobi si allenavano per l’arena.
Dovevano infatti abituarsi alle armi pesanti e rozze che erano le uniche consentite nei combattimenti e grazie alle quali i gladiatori erano avvantaggiati, visto che erano vissuti a pane a allenamenti per rinforzare i muscoli, e la differenza si vedeva anche dall’esterno.
Infatti, questi ultimi erano tutti ben piazzati come Gigante, chi più, chi meno, e concentravano gli allenamenti su prove di forza fisica.
I ninja invece avevano muscolature più affusolate ed eleganti, e nei loro allenamenti di taijutsu  si erano sempre focalizzati per migliorare la velocità e la precisione, oltre alla forza.
Kunai e shuriken erano per loro le armi più usate, leggere e maneggevoli, così come le katana che qualcuno usava erano sottili e letali, niente a che vedere con quelle pesanti spade che erano costretti a maneggiare.
Avevano dovuto imparare persino a usare lance e giavellotti, dato che in ogni lotta davano in dotazione scudo, spada e lancia e sarebbe stato stupido non usare un’arma che avrebbe potuto darti qualche vantaggio.
Impegnati com’erano, dunque, non fecero molto caso alla fretta di Sakura, sapendo comunque benissimo a cosa era dovuta.
La rosa, dal canto suo, aveva chiesto ad una guardia all’ingresso del casolare, di accompagnarla nella stanza degli shinobi, e quella aveva annuito brevemente, precedendola.
Da qualche parte nella sua mente, aveva dedicato un attimo allo stupore nel constatare la libertà di cui godeva per il suo ruolo, leggermente superiore a quella delle sue compagne.
Poteva infatti viaggiare tra casolare e “ casa grande”, come la chiamavano tutti, senza essere scortata, e le era stato addirittura detto che avrebbe potuto arrivare fino al bosco che si trovava qualche centinaio di metri dopo la piscina, se l’avesse ritenuto necessario per le lezioni di Kei.
Così adesso aveva una certa importanza tra i servi di Hiro, come aveva scoperto che si chiamava il capo, e poiché tutti lì erano servi di Hiro, anche le guardie la trattavano con un minimo di quel rispetto che non riservavano agli altri shinobi, soprattutto maschi.
Seguendolo per i corridoi identici e monotoni del casolare, non potè fare a meno di notare di non conoscere affatto quell’edificio.
Dopotutto, si alzava all’alba per poter svegliare il piccolo in tempo, e tornava solo di sera, distrutta, con la voglia solo di andare a dormire.
Paradossalmente quindi conosceva la casa grande molto meglio di quanto conoscesse il luogo in cui dormiva con le altre.
 Non si era dunque accorta che fosse così labirintico, e nemmeno che la stanza per gli shinobi fosse così lontana.
Pensieri che comunque, la toccavano solo di sfuggita, concentrata com’era sulla conversazione appena avuta con Natsumi.
 
- Sakura! Sakura!-
Era seduta comodamente sull’erbetta del giardino, il suo posto preferito in assoluto e tentava di spiegare a Kei le tabelline, lottando contro la distrazione del bambino, che perdeva la concentrazione ad ogni farfalla che volava lì intorno, e considerato che erano circondati dai fiori più vari dove le farfalle non esitavano a posarsi, il compito stava diventando piuttosto arduo.
Quando sentì comunque Natsumi gridare, si sollevò in piedi, scrollandosi l’erbetta che si era appiccicata al suo vestito immacolato.
Kei, intanto, aveva approfittato della sua distrazione per andare vicino alle farfalle e tentare di catturarle.
- Cosa c’è, Natsumi?-
La ragazza aveva le mani sulle ginocchia e stava cercando di prendere fiato.
- Sasuke… Anf…-
Quel nome, ovviamente, unito al viso preoccupato della kunoichi, ebbe il potere di farle spalancare gli occhi e chiedere.- Cos’è successo?-
La compagna, ripresasi un pò, le rispose vagamente:- Non lo so precisamente..-
- Natsumi, ti prego!- la rosa, agitata, aveva preso per le spalle la ninja, scrollandola debolmente.
- Ha vinto l’incontro!- disse d’un fiato, cercando di liberarsi dalla presa.
Che Sakura, d’altro canto, lasciò immediatamente, guardandola stranita.
- Bene. Ma perché tutta questa fretta per venirmelo a dire, inso-
- è rimasto ferito- la interruppe l’altra, sbrigativamente.
Di nuovo, le parole ebbero il potere di immobilizzarla.
Natsumi anticipò l’ondata di domande che sapeva stare per arrivare:- Non so se è grave, ma se ha avuto la forza di vincere, non penso stia per morire-
Sakura aveva mille buone ragioni per essere contraria alla frase che la ragazza aveva appena detto, ma decise che farsi prendere dal panico non era la situazione migliore.
- Come lo sai.- le chiese tentando di calmarsi.
Loro non sapevano quasi niente dell’arena, lei stessa non c’era mai stata, e poteva intuire che c’era un combattimento solo quando il vento portava le urla inferocite degli spettatori.
Sapeva però che Sasuke, dopo il combattimento che l’aveva fatto diventare “campione”, non aveva più lottato. Certo, erano passati solo due giorni da quando l’aveva visto, ed erano stati per un po’ insieme a guardare Kei che rincorreva insetti, dopo che si era dimenticato di star giocando a nascondino. Dopo quelle parole di conforto che le aveva rivolto, infatti, aveva deciso che sarebbe rimasto un po’ lì, non avendo niente da fare. Entrambi sapevano che non era ancora il momento di parlare di indagini o di evasione. E così erano rimasti in silenzio, immersi nei loro pensieri, sotto l’ombra di un melo, lei con il mento affondato tra le ginocchia piegate, lui con un braccio lasciato a penzolare su un ginocchio, fino a quando non era giunto il momento, per Sasuke, di andare.
- La prossima volta che vinco, ritornerò qui- era stato l’unico saluto, patico e finalizzato a darle solo la soluzione al problema che non potevano vedersi.
Così aveva aspettato con ansia e insieme trepidazione il suo prossimo scontro.
E adesso Natsumi, le diceva che era stato ferito.
- Fumiko è stata chiamata da Hiro perché la sua amante voleva che le portasse non so che, e così è andata all’arena e ha visto per qualche attimo il combattimento. Quando è tornata qui la signora l’ha chiamata subito, e ha solo avuto il tempo di dirmi che è ferito e di riferirtelo.-
Natsumi aveva parlato tutto d’un fiato e Sakura si stava già guardando intorno, come se gli alberi e i fiori che prima aveva ammirato adesso fossero diventati le sbarre di una cella.
- Se vuoi, bado io a Kei.- le aveva detto, intuendo cosa le passasse per la testa.
Lo sguardo di Sakura si fissò su di lei, penetrante.
- Davvero?-
- Certo, avevo già intenzione di farlo, quando sono corsa qui.
Sakura le rivolse un sorriso riconoscente, stroncato però da un’improvvisa preoccupazione.
- Ma la signora…-
Lasciò la frase in sospeso, sicura che l’altra avesse capito.
Quella le rivolse allora uno sguardo complice.
- Beh, non è detto che debba saperlo… Dì, quanto ti si è affezionato Kei in questi due giorni?-
Sakura la guardò, dubbiosa.
- Non so se è capace di tenere un segreto…-
- Tanto vale provare. Dai chiediglielo, se lo faccio io mi ride in faccia, quella peste.-
Sakura le rivolse uno sguardo vagamente severo. Non sapeva quanto il piccolo si era affezionato a lei. Ma per quanto le riguardava si era affezionata in lui, in poche ore, giusto il tempo di scoprire che sotto quella facciata pestifera si nascondeva un bambino vivacissimo e curioso, che usava i capricci per essere al centro dell’attenzione, insomma, tipica sindrome da bambino poco considerato.
Per questo lo difendeva nelle discussioni femminili che si svolgevano nella loro stanza, e Natsumi sapeva benissimo come la pensava.
Infatti, alzò gi occhi al cielo.
- Dai sbrigati.- le fece.
Sakura si avvicinò al bambino, che tentava di non respirare per non far scappare una farfalla posata su un geranio.
- Ehi, Kei-
Quello sobbalzò.
- Sakura! L’hai fatta scappare!-.
- Scusa piccolo, ma devo chiederti un favore.-
Il bimbo dimenticò l’insetto, incuriosito dal tono cospiratorio della sua tata, che stava accovacciata sui talloni alle sue spalle, e si girò.
- Cosa?- disse, nel medesimo tono.
Sakura sorrise, divertita suo malgrado.
- Hai presente il ragazzo che hai visto l’altro giorno?-
Era una domanda piuttosto vaga, ma Kei capì lo stesso.
- Quello che ha sconfitto Gigante?-
La rosa annuì.
- Ha vinto di nuovo.-
- Davvero? È forte allora!-
L’entusiasmo del piccolo, e la comica espressione della sua faccia, che tentava di non sembrare troppo ammirata, la fecero di nuovo sorridere.
- Si. Ma purtroppo è stato ferito, e se non lo curo, potrebbe morire- mentì.
Il bimbo spalancò gli occhi. Subito dopo però, si incupì.
- Si, a volte muoiono.- disse con tristezza, fissando il suolo.
Sakura fu invasa da una dolcezza e una compassione tali, che lo abbracciò di slancio, cosa che non aveva ancora fatto, non volendo intaccare l’orgoglio mascolino e la facciata da uomo che il bambino voleva quasi sempre mantenere.
Quello infatti si divincolò:- Dai, Sakura!-.
- D’accordo, d’accordo. Comunque, se ora andassi a curarlo, staresti con Natsumi? Però, non devi dirlo mai alla mamma… lo faresti per me?-
Kei la guardò scettico, per poi guardare Natsumi.
- Mmm…. Mi darà le caramelle alla fragola?-
Lo spirito di trattativa del bambino aveva stupito più di una volta la sua baby-sitter, che si era chiesta se non fosse eredità dell’avido padre, ed aveva sempre come obbiettivo quelle caramelle che la madre proibiva.
- Si ti darò le caramelle!-
Natsumi si era avvicinata, impaziente, facendo alzare Sakura.
- Vai, su, dovrebbe essere nella loro stanza, se chiedi alla guardia ti accompagnerà.-
Nessuna di loro era mai stata nel luogo dove dormivano i loro compagni.
Sakura la abbracciò, e dopo aver scombinato i capelli a Kei, si dileguò.
 
 
Quando la guardia aprì la porta, si stupì nel trovare una scala che scendeva nel terreno.
Prima che potesse chiedere qualcosa, la guardia chiuse la porta alle sue spalle.
Scese cautamente, ritrovandosi in un locale in penombra un corridoio a cui si affacciavano quelle che con orrore si accorse essere celle.
Perché li facevano stare lì? Si spaventavano tanto di loro?
Avanzò sbirciando tra le sbarre, che erano tutte vuote, visto che i ninja si allenavano.
Alla cella numero sei si fermò, senza respirare.
Sasuke era sdraiato sulla branda, con un braccio sugli occhi e per un attimo temette che stesse dormendo.
Poi però lo sentì dire:- Chi c’è?- con voce stanca.
- Sasuke, sono io.- sussurrò timida.
Al suono della sua voce, il moro tolse il braccio e si mise  a sedere, guardandola stupito, per quanto  il suo viso potesse consentire a una qualche emozione di attraversarlo.
Sakura ebbe l’improvvisa voglia di avvicinarsi, ma si rese conto solo in quel momento che non avendo la chiave della cella era piuttosto inutile, e con lei la scatola di pronto soccorso che aveva portato.
- è aperta, oggi sono libero.-
Le aveva letto nel pensiero, ma non ci fece molto caso, occupata a strattonare le sbarre per farle scivolare sui loro cardini e si accorse che effettivamente non aveva incontrato resistenza.
Si avvicinò, esitante.
- Dov’è che sei ferito?-
Ancora una volta lo stupì.
-Come fai a saperlo?- lo stupore, comunque, non si rivelò nei suoi lineamenti.
- Le voci girano- disse asciutta. – Fa vedere-
Scocciato, Sasuke le porse la mano sinistra, fasciata malamente.
Con timore, la compagna srotolò lentamente la sudicia fascia, fino a liberare la mano.
Uno squarcio profondo, incrostato di sangue rappreso, lacerava tutto il palmo del moro, e la medic-ninja si accorse con orrore che qualcosa gli aveva trapassato la mano.
Alzò gli occhi, sgomenta.
- Non è niente.- Non la guardava negli occhi.
- Non è niente? Ti hanno massacrato la mano! È stata una spada vero? Ti rendi conto che se ti chiamano di nuovo a combattere ti troverai in svantaggio?-
La voce si era fatta stridula, viziata dalla preoccupazione, mano a mano proseguiva con il suo sproloquio agitato.
- Non sono riuscito a parare un affondo, e ho dovuto usare la mano per non fargli raggiungere il petto-.
La spiegazione fu secca e concisa.
Sakura capì che non era d’aiuto se si faceva prendere dal panico, così, in silenzio, aprì la cassetta del pronto soccorso e prese bambagia e disinfettante, cominciando a detergere con movimenti precisi, non troppo forti ma abbastanza per togliere il sangue ormai solidificato.
Sasuke, intanto, guardava il suo lavoro con interesse, notando in un angolo della sua mente, che era davvero assurdo che Sakura avesse delle mani così morbide, essendo una ninja. Le sue, a confronto, erano dure e ruvide, e si sorprese a pensare che quel contatto non lo infastidiva.
Anzi.
- Hai di nuovo combattuto con un gladiatore?- di solito Sakura sopportava poco i silenzi imbarazzanti, e tra lei e Naruto, l’Uchiha non sapeva dire chi fosse il più ciarliero.
Di sicuro Naruto, però, era più rumoroso.
- Si.- rispose distrattamente, pensando che in fondo, non avere il dobe come compagno in missione, non fosse così piacevole.
Poi un pensiero improvviso lo spinse a interrompere il silenzio, di nuovo.
- Kei?- ovviamente, le sue interruzioni di silenzio non potevano essere più lunghe.
- è con Natsumi, siamo riuscite a corromperlo a non dire niente a sua madre.- gli rispose con l’accenno di un sorriso. Sapeva che si era già affezionata. Dopotutto, era sempre Sakura Haruno.
- è pericoloso, non dovevi.-
La rosa alzò la testa di scatto, quasi offesa e parecchio triste, nel pensare che lui non voleva vederla nemmeno dopo quei due  giorni lontani, in un luogo dove era l’unica persona che conosceva.
Abbassò quindi di nuovo gli occhi, cominciando a prendere ago a filo.
- Stupida-
Stavolta Sakura alzò la testa arrabbiata seriamente, con tutta l’intenzione di dirgliene quattro, ma il moro la anticipò.
- Sarei venuto comunque dopo-
La frase ebbe il potere di farla arrossire, per il fatto che evidentemente Sasuke aveva decifrato ancora la sua mente e aveva parlato come se lei avesse dato voce alle sue paure, e per il fatto che effettivamente, non aveva pensato a questa opzione. Certo, si era immaginata gli scenari più inverisimili data l’indeterminatezza delle sue informazioni, ma da qualche parte sapeva che non avrebbero nominato campione qualcuno in fin di vita. Le sue compagne, però, evidentemente, erano così disabituate a saper qualcosa dei combattimenti, che qualsiasi notizia proveniente dall’arena era così scandalosa da scuotere la routine quotidiana.
- Pensavo fossi conciato peggio- farfugliò a mo di scusa.
Sasuke la squadrò, scettico, col volto leggermente teso per il dolore dei punti di sutura.
- Visto che sei libera allora, potremmo approfittarne.-
Per un folle attimo, la kunoichi aveva pensato che la frase potesse essere maliziosa, ma il tono disinvolto e pensoso di Sasuke la riportò alla realtà.
- In che senso?-
- Potremmo cominciare a indagare.- il sopracciglio alzato di Sasuke era prevedibile.
- Oh si.. giusto…- Sakura maledisse la sua stupidità e il suo dannatissimo sangue che saliva alle gote fin troppo spesso, in presenza di lui.
- Hai già un piano?- continuò nel tentativo di acquistare un minimo di disinvoltura, finendo di cucirgli l’orribile taglio.
- No, improvviseremo.-
 
 
 
Note autrice
Hey people!
Sono ancora io, la scocciatrice =) che ve ne pare del mio settimo parto.
È stato per me meno faticoso del sesto, ma non mi illudo troppo.
Come sempre, ringrazio i folli che mi seguono, che ha messo la ff nelle da ricordare, e chi tra le preferite =)
E ovviamente un grazie speciale a chi mi ha fatto omaggio delle bellissime recensioni: Hikari93, La figlia di Giotto, lovemusic, SellyLuna, PrinciSaku13 e kry333!
Alla prossima settimana!
 

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Capitolo 8
*** Indagini ***


l 81

Indagini

Il vento delle scogliere sferzava la sua gonna candida, costringendola a tenere le mani sul bordo per non farla alzare.

Erano in un punto completamente scoperto, anche se in teoria,  non violavano nessuna regola.

La piscina dietro la casa grande faceva parte del piano terra, ma Sakura non era molto sicura che Hiro avrebbe permesso che un ninja ci sguazzasse tranquillamente dentro.

E poi, c’era il piccolo particolare che lei non era insieme a suo figlio.

Per questo, quando attraversarono lo spiazzo per raggiungere il muro camminando lenti ma inquieti, e giunsero presso la massiccia parete bianca, tirò un sospiro di sollievo.

Stupidamente, pensò, perché anche se adesso potevano camminare rasente il muro, c’era sempre la possibilità che qualcuno uscisse dalla porta secondaria che era la loro meta, e sicuramente non avrebbe equivocato le loro intenzioni, guardinghi com’erano.

Arrivarono alla porta. Nessuna delle porte esterne era blindata, nemmeno quelle del casolare, e Sakura si chiese come avesse fatto questo fantomatico boss a mettere su un impero tanto solido da non dover preoccuparsi di chiudere la sua stessa casa a doppia mandata.

Insomma, un ladro esperto avrebbe penato solo un po’ per aprire con la forza i portoni d’ingresso, e lei era  abituata a vedere file di antifurti nelle case dei ricconi.

Ma, in effetti, chi poteva derubarlo?

L’isola era interamente sua, impossibile da fuggire se non per i porti, che sapeva essere due.

Ce n’era un altro infatti a cui attraccavano le navi piene dei futuri spettatori e scommettitori.

Sakura non aveva mai visto uno di questi in giro per l’isola, e pensò che tutto doveva essere progettato per non far incontrare servi e gladiatori con la folla di esaltati che andava a riempire le fila dell’arena.

Mai come in quel momento la situazione le era sembrata così disperata.

Scrollò la testa, per scacciare quei pensieri, e si concentrò sulla schiena di Sasuke che la precedeva.

Arrivarono alla porta e lei passandogli davanti gli fece segno di seguirla, aprendo con cautela.

Finalmente dentro.

Il corridoio era parte delle stanze di servizio, e svoltarono subito a destra dove Sakura sapeva ci fosse la cucina.

Lì incontrarono un cuoco e due inservienti che non fecero molto caso a loro. Quel tipo di personale non era appassionatamente leale con Hiro, come le guardie, né aveva qualcosa contro di lui come i prigionieri. Sakura si chiese se sapessero cosa avveniva all’interno dell’Arena.

In quel momento, sicuramente, nella sabbia si stavano scontrando due uomini, per il piacere di quei depravati e il guadagno di un delinquente, azzannandosi sopra il sangue appena versato di Sasuke e di molti altri prima di lui.

Gli scontri avvenivano sempre in tarda mattinata e avevano ancora qualche ora prima che il criminale e la sua amante tornassero.

Diede un cenno ad una cameriera che di solito la aiutava con i pasti che Kei consumava rigorosamente da solo, tra una lezione e un gioco, mentre sua madre si faceva i massaggi e suo padre pranzava con la sciacquetta (che lei aveva visto di sfuggita solo una volta).

La cameriera vide Sasuke e la guardò con un misto di sorpresa e ammirazione.

Lei alzò le spalle, facendola sorridere.

Continuarono a camminare, cercando le scale di servizio che portavano al piano di sopra.

Sasuke la seguiva silenzioso, lanciando occhiate guardinghe.

Ad un certo punto, sentirono in lontananza rumori di passi più pesanti e di oggetti metallici che cozzavano tra loro.

Sakura lo guardò spaventata e Sasuke aprì la prima porta che vide e la spinse dentro.

Finì contro delle scope appoggiate ad una parete, in uno spazio angusto e sentì il corpo di Sasuke dietro al suo, da cui cercava di allontanarsi.

Lui stava cercando di capire se i passi erano vicini a loro, e le fece segno di fare silenzio.

Si sorprese a pensare a quanto fosse inconsapevolmente sensuale quel gesto.

Ma perché faceva ancora questi pensieri da ragazzina? Davvero non era cambiata da quando gli andava dietro come un cagnolino? Un moto di stizza le fece scrollare le spalle.

Sasuke la guardò,  con sguardo di rimprovero, e lei incassò le spalle cercando di stare ferma.

Il rumore di passi si stava allontanando e quando fu abbastanza flebile, fece per avvicinarsi alla porta per uscire, ma il moro le impedì il passaggio con un braccio.

Lo guardò confusa e Sasuke le indicò con la testa la porta.

Acuì l’udito e sentì altri passi, più leggeri, che solcavano il pavimento dietro la porta.

Ad un certo punto, una scopa in bilico cadde su suo avambraccio, facendola sussultare e strappandola bruscamente allo stato di tensione che l’aveva isolata dal mondo esterno, lasciando solo la consapevolezza del suo cuore che batteva veloce contro il suo costato.

Il suo movimento brusco fece sbattere il manico della scopa al muro e Sasuke la guardò nuovamente, allarmato e furioso.

Lei si fece piccola contro il muro piùl ontano dalla porta, mentre lui prendeva un oggetto qualsiasi e si posizionava come per nasconderla davanti la porta.

Quando la maniglia si abbassò lentamente, pensò che il suo cuore sarebbe scoppiato per lo sforzo di tutti quei battiti.

Uno spiraglio di luce tagliò il buio dello sgabuzzino.

Prima che Sasuke potesse scagliarsi, la porta si aprì di scatto, rivelando una ragazza  che Sakura, in un primo momento non riconobbe da dietro il corpo del compagno.

Questa, vedendo il moro già pronto per colpirla, indietreggiò di un passo, sorpresa.

Sakura, cercando di vedere, in mezzo secondo la riconobbe.

- Ume! – esclamò in un sussurro che sentirono tutti loro.

- Sakura! – la ragazza passò lo sguardo da lei al moro, e viceversa.

Sasuke, intanto, visto che Sakura aveva riconosciuto la ragazza, aveva posato il bastone del rastrello che consisteva nella loro unica arma.

- Che ci fate qui?-

Anche Ume sussurrava, anche se non sapeva perché.

Sakura sorpassò Sasuke e uscirono dallo sgabuzzino.

- Non ti pare poco professionale, appartarti con il ferito mentre un povero bambino è costretto a stare solo con Natsume?- ridacchiò.

Sasuke la guardò interrogativamente, un po’ sconcertato.

Sakura gli fece segno con la mano di lasciar perdere.

- Hai visto Kei?-

-  Di sfuggita, mentre scappava da Natsume. Allora?-

Sakura sospirò.

- Ovviamente, stiamo solo facendo delle indagini. Anzi, sai da dove si arriva al piano di sopra dalle stanze di servizio?-

- Indagini?- sussultò Ume – ma è pericoloso!-

- Dobbiamo pur cominciare da qualche parte! –

Ume abbassò lo sguardo.

- Hai ragione, Sakura. Visto che avete la possibilità di stare insieme, siete gli unici che potrebbero fare qualcosa, mentre noi lavoriamo. Ma sta attenta. La padrona è nella sua stanza, ma non è escluso che vada in piscina, a mezzogiorno.-

Sakura la guardò con calore.

- Dov’è la scala di servizio?-

Sasuke prese parte alla conversazione ripetendo la domanda a cui Ume non aveva ancora risposto.

Lei lo guardò, un po’ sorpresa.

- Il primo corridoio a destra, poi aprite la seconda porta ancora a destra e ci saranno le scale. Danno su quella parte del primo piano che non sono gli appartamenti né di Hiro, né della signora.-

- Grazie, Ume.-

La bocca di quella si aprì di nuovo in un ghigno.

- Sei così nobile che non sai nemmeno come sono le stanze dei servi…-

- Ma che dici? Io…-

- Ehi scherzavo! Sono felice che tu non sia costretta come noi. E la prossima volta, se qualcuno vi vede, appartatevi sul serio e vedrai che non vi disturberà.-

Prima che potessero replicare, Ume girò i tacchi e svolazzò via.

Sakura la guardò andare via, rassegnata.

- Vi siete affezionate tra voi.-

Sasuke aveva incominciato ad avviarsi nella direzione indicata da Ume, con un passo più disinvolto.

Effettivamente, aggirarsi con aria furtiva non era stato la soluzione migliore per evitare che sospettassero di loro. Che avesse intenzione di seguire il consiglio di Ume?

Sakura si affrettò a seguirlo, imbarazzata per quei pensieri.

- Ci vediamo per tutta la giornata, è normale.-

Sasuke la guardò di sottecchi. Di sicuro, lui non si era affezionato agli altri ninja con cui condivideva la prigionia, e pensava che nessuno, pur stando tutta la giornata assieme, si fosse affezionato più di tanto a quelli che non erano i propri compagni. Femmine.

Arrivarono senza intoppi alla porta, che aprirono.

Una scala di pietra bianca era incastrata tra due pareti.

Sakura guardò Sasuke, che dal canto suo si avviò per i gradini.

Arrivarono ad un’altra porta alla fine della scala, che il moro aprì con cautela.

Stavolta, il corridoio in marmo era deserto, e sembrava che tutto quel piano lo fosse.

Richiusero la porta alle spalle e Sakura si avviò sicura verso destra.

Sasuke la fermò per un braccio, interrogandola con gli occhi.

- E’ la stessa struttura degli appartamenti della moglie di Hiro. Da qui si va verso il corridoio con tre porte che c’è alla fine della scala d’ingresso. Hai presente quella…-

- Si, ho capito.-

Le lasciò il braccio e la precedette.

Un moto di rabbia la prese per quell’atteggiamento di superiorità e con stizza lo raggiunse  affiancandosi a lui.

Arrivati alla grande porta che li separava dal luminoso corridoio, si fermarono e si guardarono.

Ancora una volta, Sasuke aprì con circospezione.

Nel corridoio non c’era nessuno e sgattaiolarono veloci nella porta centrale, negli appartamenti di Hiro.

Da adesso in poi, la posta si faceva più alta. Neanche se si fossero appartati avrebbero potuto evitare la pena sicuramente esemplare che avrebbero subito, se qualcuno li avesse scoperti.

Non che Sasuke avesse intenzione di seguire il consiglio di quella squinternata, ovviamente.

Sakura non era mai stata in quegli appartamenti, e guardò Sasuke in attesa che la guidasse, ora che aveva effettivamente il potere di farlo.

Sasuke stava intanto scrutando il luogo.

- Allora? – sbottò Sakura, impaziente e tesa.

Sasuke non la guardò nemmeno mentre diceva con nonchalance:

- Non ricordo.-

- Che significa non ricordi?-

- Significa che ci sono stato solo una volta e questo posto è un labirinto.-

Sakura sgranò gli occhi.

- E come facciamo? –

- Sta calma. È un labirinto ma non è infinito.-

Si incamminò e lei si affrettò a seguirlo.

Indeciso un paio di volte di fronte ad alcune porte, prese una volta una strada sbagliata ad un bivio, che li portò in un salone decorato.

Tornarono indietro, e dopo un po’ di girovagare si fermò di onte ad una porta anonima.

- È questa.-

Sakura irrigidì immediatamente la sua postura. Era poco probabile che non ci fosse nessuno dietro una porta segreta mimetizzata in un muro, da dove uscivano personaggi inquietanti di cui Sasuke le aveva parlato.

Tuttavia, era l’unico indizio, o possibilità, che avevano.

Entrarono e attraversarono la stanza spoglia dirigendosi subito verso la porta nascosta.

Sasuke appoggiò la testa al muro, cercando di capire se dietro ci fosse qualcuno.

Sakura si guardò intorno. Come l’avrebbero aperta?

- Non si sente niente dall’altra parte.-

Sakura si avvicinò alla scrivania, cercando qualsiasi cosa che potesse aprire dall’esterno la porta nascosta.

Sasuke si chinò, aiutandola a cercare.

Stava giusto distogliendo lo sguardo dalla pancia piatta di Sakura, indifferente, mentre questa era seduta col naso all’insù sotto la scrivania, quando quest’ultima esclamò: - Trovato! –

Si intrufolò anch’egli sotto la scrivania toccando il punto che indicava Sakura, raggiante.

Sembrava la serratura di una piccolissima chiave, incastonata nella parte posteriore del tavolo da lavoro, invisibile se non al tocco.

- Ci vuole la chiave.-

Il tono deluso di Sakura evitò di fargli rispondere che dire ovvietà non li avrebbe aiutati.

Stava cercando di capire come fare, quando la sua compagna si raddrizzò nuovamente, determinata.

Si portò la mano ai capelli e ne estrasse una forcina.

Sasuke alzò un sopracciglio.

Sakura, imbarazzata, cominciò a lavorare sulla serratura.

- La tengo per quando devo studiare con Kei e mi finiscono sempre i capelli negli occhi.-

Sasuke la vide trafficare concentrata sulla serratura, mentre sbuffava per la posizione scomoda.

A un certo punto, le prese la forcina di mano e la scansò leggermente, prendendo a girarla per trovare la giusta posizione.

- Ehi!- Sakura non aveva potuto evitare uno sbuffo contrariato a quella che vedeva come una piccola prepotenza del compagno.

Sasuke la ignorò e lei lo fulminò.

Evitò di continuare la lamentela solo perché sentirono uno scatto, e un cassetto scese verticalmente verso di loro.

All’interno c’era solo un bottone e senza pensarci troppo Sasuke lo premette.

Un altro rumore si sentì dal muro, stavolta più forte.

Uscirono dallo spazio angusto e videro che i contorni della porta ora erano perfettamente visibili, dato che questa si era staccata di qualche centimetro dal muro, verso di loro.

Sasuke si agganciò con le dita al dislivello e tirò verso di lui la porta.

Questa si aprì senza un cigolìo.

Sakura guardò il corridoio di metallo che si apriva davanti a loro. Sembrava un edificio completamente diverso e le luci al neon gli davano un aspetto ancora più inquietante.

Le ricordava un obitorio.

Sasuke invece si era fermato un attimo per un déjà-vu.

Era identico ad alcuni corridoi di Orochimaru.

Scosse la testa e varcò la soglia, sicuro che Sakura l’avrebbe seguito.

Questa infatti aveva appoggiato i sandali  sull’alluminio levigato, tirandosi dietro la porta che si chiuse silenziosamente, lasciando un piccolo spiraglio aperto.

Sasuke si guardò intorno e vide un bottone uguale a quello che avevano trovato che campeggiava sulla parete sinistra, visibilissimo.

- Chiudila del tutto. Possiamo aprirla dopo.-

Sakura obbedì e presero a esplorare il corridoio.

Questo non presentava porte, solo scendeva leggermente verso il basso, fino a quando non incontrarono un varco buio di fronte a loro.

Avvicinandosi, videro che dava su delle scale non illuminate, vertiginose e senza fine.

Sasuke fece i primi gradini, ma si voltò quando non sentì i passi della ragazza dietro di lui.

Questa stava sulla soglia, timorosa.

- Sakura, muoviti.-

Si riscosse e lo guardò, allarmata.

- Dopo aver passato la guerra, hai paura di una scala buia?-

Il tono quasi canzonatorio di Sasuke la irritò.

- Potresti essere un po’ più delicato.-

 E si inoltrò nel buio.

Dopo un bel po’ di gradini si chiese se avessero una fine e per sbaglio scivolò su uno di questi, sbilanciandosi in avanti.

Sasuke si girò di scatto e lei si ritrovò tra le sue braccia, tremante.-

- Ferita?-

Cercò nel buio il volto bellissimo, sentendo solo il suo fiato fresco sulla fronte.

Aspettò che si stabilizzasse il battito del suo cuore, cullandosi nella sensazione di stare così a contatto con lui, che non l’aveva ancora lasciata.

- Si – rispose dopo qualche secondo.

Sasuke cercò i suoi occhi per assicurarsene, ma non li trovò.

Allora si voltò, tenendola per il polso.

E si inoltrarono ancora di più nel buio, ma stavolta, in contatto.

 

Note autrice

Losolosononsonodegnadivoi!!! voi così gentili che la mettete tra i preferiti e le seguite e le ricordate (grazie!) e recensite pure!

Hikari93. kry333, PrinciSaku13, SellyLuna, yuki21, ukyou,  lovemusic, Saku88s (addirittura tra i preferiti T.T mi commuovi!), Simply__ForMe, siete davvero carine!

e io, che ritardo per fare delle shot più brutte di efesto! si sono in fase mitologica (da qualche anno).

Un enorme scusa per l'enorme ritardo!

spero che vi sia piaciuto il capitolo e se volete ammazzarmi per avervi lasciato in tredici o per aver scritto boiate ebbene è giusto che sappiate che abito in zzzz... nella ciit-tà di .....rrrssshhh... scusate sto perdendo la linea, ok riconnessa. Niente da aggiungere se non che spero di non aver fatto Sas'ke OOC...

al prossimo capitolo, che arriverà puntuale, promesso!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Ancora indagini... ***


l 9

Ancora indagini...

Il buio si faceva più soffocante ad ogni scalino.

Sakura si concentrò unicamente sul calore della mano di Sasuke nella sua pelle, per stabilizzare i battiti spaventati del cuore.

Scendevano da troppo tempo ormai, dovevano aver superato le fondamenta stessa della casa grande, quindi adesso, era come se stessero penetrando nelle profondità di quell’asfissiante isola rocciosa, che sembrava volesse imprigionarli sempre di più.

Sakura scosse la testa per scacciare questi pensieri cupi e astratti, eco della crescente e sconosciuta (fino ad allora) claustrofobia che le stava insidiando una paura angosciante.

Dal canto suo, Sasuke scendeva in modo quasi sicuro, lentamente ma con decisione, e lei non sapeva se avesse persino tralasciato di mettere la mano che non era legata a lei, davanti il busto, per sentire eventuali ostacoli o porte.

Ad un certo punto, sentirono un altro rumore, oltre a quello dei loro passi.

Acqua. Tanta acqua, si accorsero man mano avanzavano.

Uno scroscio continuo e abbastanza potente di acqua.

Sasuke esitò solo un attimo prima di ricominciare a scendere.

Dopo un tempo che a Sakura sembrò interminabile, finalmente il moro si fermò.

Lei andò quasi a sbattere contro la sua schiena, mentre lui le lasciava il polso.

- C’è una porta. Sta dietro di me, mentre io controllo.-

La sua voce la rapì per un attimo, dopo tutto quel silenzio, facendola riscuotere e riportandola alla loro missione, con tutta la paura e la tensione ad essa connessa, ma almeno, senza la logorante claustrofobia del buio, di quelle maledette scale.

Uno spiraglio di luce le ferì gli occhi, mentre Sasuke tirava la maniglia in ferro della pesante porta.

Il rumore si fece più forte, fino a diventare quasi assordante.

Sasuke sbirciò dalla fessura e, stranamente, le lasciò poi il posto.

La prima cosa che videro fu proprio la fonte del rumore: una cascata enorme copriva l’apertura di una gigantesca grotta, che aveva come base un grande lago d’acqua sicuramente di mare, come si intuiva dal forte odore di salsedine.

La loro porta sbucava in una specie di corrimano attaccato alla roccia della caverna, che ne percorreva tutta la semicirconferenza, a parecchi metri d’altezza dal mare.

Acquattandosi il più possibile alla parete rocciosa, uscirono allo scoperto.

Fortunatamente, i rumori erano coperti dallo scroscio della cascata, mentre nessuno di quelle poche guardie nella spiaggetta interna, sembrava intenzionato ad alzare gli occhi.

In effetti, si resero conto che erano affaccendate ad un piccolo molo all’interno della grotta stessa, che presentava quattro piccole barche, moderne e sofisticate.

Dovevano essere le barche personali di Hiro, e Sakura si chiese come facessero a farle passare sotto il getto pesantissimo dell’acqua.

Sasuke le fece segno di seguirlo verso destra, dove si fermarono in una piccola rientranza della parete, col fiato corto.

Alla fine della banchina, il moro vide una rientranza molto più profonda che sicuramente li avrebbe protetti maggiormente.

La indicò a Sakura con un cenno della testa e lei la visualizzò.

Si guardarono, finché la rosa annuì, sospirando.

Schiacciandosi il più possibile contro la roccia, cercarono di muoversi velocemente, non staccando gli occhi dagli uomini qualche metro sotto.

Arrivati alla piccola grotta, si fermarono solo quando furono sicuri di essere al riparo dagli sguardi pericolosi, nella zona d’ombra.

Sakura dovette appoggiare le mani sulle ginocchia per il fiatone che la tormentava a causa dell’agitazione, la paura dell’essere scoperti e lo sforzo fisico.

Così facendo si accorse che, a una decina di metri da loro, la grotta finiva in una porta a due ante.

Sfiorò il braccio di Sasuke, che non aveva smesso un attimo di guardare gli scagnozzi di Hiro.

Quello si voltò bruscamente guardandola, e senza parlare, anche se avrebbero potuto tranquillamente farlo, dato che loro stessi non capivano le urla delle guardie per il rumore della cascata, gli indicò la porta.

Sasuke si stupì quanto lei, per poi tornare lentamente ad osservare gli uomini sottostanti, cercando di formulare un piano.

Sakura, invece, si inoltrò nelle piccola grotta, andando a sfiorare la porta, indecisa se aprirla o meno.

Stava per ritornare dal compagno, quando vide che lui si stava avvicinando a lei con uno sguardo preoccupato.

- Una guardia sta salendo.-

Sakura spalancò gli occhi, guardandolo con angoscia.

Lui prese la maniglia della porta e tirò. La porta rimase ferma.

Provò poi a spingere, ma anche così la porta non si mosse.

Sakura si avvicinò al bordo della grotta e vide che la guardia stava salendo le scale che portavano al corridoio, senza urgenza.

Ritornò da Sasuke, cominciando a muovere la porta freneticamente.

Ad un certo punto l’Uchiha la allontanò dalla porta, e fece qualche passo indietro.

Quando la rosa capì le sue intenzioni, fu troppo tardi per fermarlo.

Quello infatti, dopo un paio di passi di rincorsa, aveva dato una spallata alla porta, in corrispondenza alla fessura tra le due ante, con la sinistra, la stessa parte della mano ferita.

Aveva trattenuto un urlo, quando la porta aveva ceduto facendolo cadere per a spinta troppo forte.

Lo aveva raggiunto subito, cercando di aiutarlo mentre dolorante si toccava la spalla, e aveva così visto in che stanza si trovavano.

Era una specie di deposito, che contendeva le cose più disparate, dagli archivi a contenitori di liquidi non propriamente identificati, tutti messi in ordinate mensole a più piani, che dividevano l’enorme stanza in diversi settori.

L’ambiente era in penombra e lei aveva potuto scorgere qualcosa solo per la luce che veniva dalla caverna grande.

Tornò subito a chiudere la porta, dandogli due giri di chiave da dentro, perché non sospettasse che fosse stata scassinata.

Rigirandosi, Sasuke era già in piedi, che guardava la stanza.

Con l’unica luce di un paio di ampolle fosforescenti, cercarono un nascondiglio.

Fortunatamente, la stanza era davvero enorme ed ingombra, e riuscirono a nascondersi dietro degli scatoloni sotto una scrivania prima che la guardia aprisse la porta scassinata e accendesse le fastidiose luci al neon.

Col cuore in gola, Sakura si accovacciò dietro il corpo di Sasuke, mentre i passi lenti e snervanti cercavano qualcosa tra gli scaffali.

Dal canto suo Sasuke restò immobile, attentissimo, chiudendo gli occhi per localizzare meglio da dove venisse il rumore dei passi.

Sakura temeva che i battiti del suo cuore potessero farli scoprire e si mise una mano al petto automaticamente.

La guardia, dopo aver reso qualcosa, venne verso la loro scrivania.

Sakura spalancò gli occhi e per istinto toccò il braccio di Sasuke.

Quello aprì gli occhi e si girò verso di lei, guardandola serio.

L’intensità di quello sguardo l’aveva sempre meravigliata e attratta in modo esponenziale, man mano che lui cresceva; vi aveva visto tutte le emozioni negative che un essere umano può provare, finché negli ultimi tempi erano diventati ancora più magnetici, velati da una tristezza, una maturità raggiunta con così tanto dolore, che ogni volta la facevano sentire piccola e insignificante, in confronto a lui.

Sapeva da tempo che per lei erano più pericolosi  quegli occhi neri che lo Sharingan.

In quel momento quegli occhi non la stavano rimproverando, né erano spaventati. Erano seri, mortalmente seri e per un attimo Sakura pensò che volessero consolarla.

Poi però smise di pensare e affondò semplicemente lo sguardo in quello di lui.

Quasi miracolosamente il cuore s’acquetò e la mano sul suo braccio scivolò lentamente per terra, quasi senza la sua volontà, per lasciare che solo i loro sguardi si toccassero.

I passi si facevano sempre più vicini.

Era uno sguardo d’addio?

Era così strano ammettere l’esistenza di loro due soli e allo stesso tempo essere dolorosamente consapevoli della realtà.

La guardia passò vicino a loro ma non si fermò, e sentirono i suoi passi allontanarsi.

Sakura rilasciò lentamente l’aria che non si era accorta di trattenere, ma fu Sasuke a distogliere lo sguardo per primo, per concentrarsi sui passi.

Non si può dire che fosse rimasto scosso da quel lungo e breve contatto visivo, ma per un attimo aveva pensato di consolare Sakura da quel terrore che la stava attanagliando. Sembrava così indifesa, e pensò che la sua nuova forza, la sua nuova determinazione, non avevano stravolto completamente il fondo delicato della sua anima.

Forse era questa la differenza fra loro.

Indugiò su questi pensieri per un attimo, prima di tornare alla guardia, che stava uscendo finalmente dalla stanza.

Sakura chiuse gli occhi sospirando, mentre lui già cominciava a togliere gli scatoloni per uscire dal loro nascondiglio improvvisato.

Lo seguì fuori la scrivania. Stranamente la luce era ancora accesa.

- Sasuke…- sussurrò per fargli notare quel particolare.

Quello alzò una mano per zittirla ed ascoltare meglio, ma arrivava solo il rumore attutito della cascata.

- Tornerà.-

Non sapeva cosa lo spingesse a dire ciò, ma la paura tornò improvvisamente.

Sasuke si guardò intorno per trovare una via d’uscita, fin quando il suo sguardo si posò sulla parete in fondo.

Prese Sakura per il polso e cominciò a camminare velocemente.

Sakura non comprese il perché di questa nuova urgenza, finché non arrivarono sotto una grata che doveva essere uno sbocco d un condotto per l’aria.

Miracolosamente, era abbastanza grande perché loro potessero entrarci.

Guardò estasiata Sasuke, che già aveva preso un pesante scatolone per metterlo sotto il condotto.

Ci salì sopra e cominciò a scuotere la grata.

La salsedine doveva aver indebolito gli infissi, perché riuscì a staccare i chiodi di sinistra, aprendola come se fosse una porta.

- Sali, sbrigati.-

Sakura non se lo fece ripetere due volte, e appoggiando le mani sul bordo, si issò facendo leva sugli avambracci, introducendo la testa e scivolando nell’ambiente chiuso.

Era abbastanza grande da poter avanzare a gattoni, ma cominciava ad averne abbastanza degli spazi claustrofobici.

Avanzò veloce per far spazio a Sasuke, voltandosi per vedere cosa stesse facendo.

Lui stava entrando come lei nel cunicolo, e fece fatica per girarsi e poter richiudere la grata.

Cosa che avvenne poco prima che due guardie entrarono nella stanza.

Ma ormai erano dal capo opposto, e non avrebbero potuto sentirli.

Per questo l’Uchiha le ordinò di cominciare ad avanzare.

Lei annuì, cercando di ignorare il fatto che Sasuke potesse avere una visuale completa del suo sedere a poche spanne da lei.

Avanzarono in silenzio.

Ad un certo punto, si accorsero che il cunicolo aveva un uscita.

Sakura accelerò, finchè la sua testa sbucò in una specie di pozzo, altissimo e profondissimo, che presentava in fondo un acqua nera per il buio, mentre in cima era delimitato da una grata enorme a raggera, che sbucava su un cielo mai così desiderato.

Loro si trovavano circa a metà altezza, e vi sbucavano persino altri condotti.

Alla parete vi erano dei pioli in ferro che dovevano essere serviti come scale a che aveva costruito la struttura.

Cercò di raggiungere quella più vicina, ma sentì la mano di Sasuke sulla caviglia.

Si girò e gli spiegò cosa c’era.

- Non preoccuparti, ce la faccio.-

Sasuke la lasciò andare titubante e lei si aggrappò al piolo, sporgendosi pericolosamente.

Dopotutto, erano ancora dei ninja, e non ebbe molte difficoltà a tenersi con entrambe le mani per attaccarsi completamente alla scala.

Così, ebbe modo di vedere la chioma nera di Sasuke sporgersi e valutare il pozzo.

- Su o giù?- gli chiese.

- Direi su, ma fammi mettere davanti.-

Senza discutere, Sakura scese di qualche piolo per lasciare spazio a Sasuke, ritrovandosi vicino ad un altro condotto dell’aria.

Mentre Sasuke faceva la sua stessa manovra, captò qualcosa da quel condotto.

- Sasuke, si sentono delle voci da qui.-

- Saranno le guardie, andiamo.-

- E se fosse Hiro? O il signore che hai visto?-

- Non possiamo rischiare, seguimi.-

Ma Sakura era sicura che non fossero le guardie, e si infilò improvvisamente in quel condotto.

Sasuke imprecò sottovoce, per poi scendere e seguirla.

Quella si stava inoltrando nel cunicolo velocemente.

Ad un certo punto, si fermò ad un bivio.

Sasuke sentì un forte odore di salsedine provenire dal ramo di sinistra.

- A sinistra c’è il mare, prendi di lì.-

Ma Sakura, testarda, prese la destra, dove i rumori delle voci erano più forti.

Un’altra volta Sasuke strinse i denti per non prenderla e trascinarla dove voleva lui, ma la seguì spazientito.

Lei si fermò prima di una grata simile a quella da cui erano passati, che gettava un rettangolo a righe di luce sul condotto.

E da lì si sentivano le voci.

Sakura si distese al limitare della grata e Sasuke la raggiunse, imitandola.

Era la voce di Hiro e dell’altro. Come diavolo aveva fatto a capirlo?

- Mio signore, è pericoloso e…-

- Non ho chiesto il tuo parere. Ti ho solo chiesto di accelerare i tempi. L’Uchiha dice che potrebbero arrivare all’isola e devo essere sicuro di avere abbastanza scorte per neutralizzarli.-

- Ma accelerare la produzione dei sigilli potrebbe renderli meno perfetti…-

- E tu fai in modo che non accada.-

Sakura e Sasuke si guardarono… dunque erano dei sigilli.

- Hiro, tesoro, ma quei ninja non potrebbero recuperare il chakra?-

Non avevano mai sentito quella voce, ma era abbastanza facile intuire che appartenesse alla rossa amante di Hiro.

- Non naturalmente, tesoro. Bisogna riabilitare i canali di chakra con questo… o con qualcun altro con del chakra ancora attivo, ma qui sull’isola è difficile trovarne.- ghignò il capo.

Sakura non riuscì a reprimere un sorriso. Allora c’era una possibilità per recuperare il chakra!

Anche Sasuke sospirò mentalmente.

Si sporse per vedere un po’, in tempo per vedere Hiro che rimetteva a posto un ago in una scatola.

- Ti lascio al tuo lavoro, Genjo. Vedi di non deludermi.-

Rumore di passi, poi di porta che sbatte.

- Figlio di puttana…-

L’imprecazione arrivò chiara alle orecchie dei due.

Si guardarono, poi Sasuke cominciò ad arretrare con lentezza. Sakura aspettò che si fosse allontanato un po’ per cominciare anche lei quella scomoda manovra.

Continuarono a gattonare all’indietro, finché Sasuke non vide il  bivio davanti a sé e ne imboccò l’altro ramo.

Sakura lo seguì, finché non si fermò.

Un’altra grata chiudeva il condotto ma stavolta era totalmente illuminata, e il rumore del mare era perfettamente udibile.

Sasuke capì che doveva essere incastonata tra le rocce che formavano il paesaggio dell’isola.

Anche questa era allentata, ma il spinse con troppa forza, e quella cadde intera per le rocce.

Fortuna che non c’era nessuno.

Con cautela, uscì dal cunicolo e si aggrappò ad una roccia con le mani prima, per poi cercare un appiglio anche con i piedi.

Le rocce non erano affatto lisce ma in compenso erano molto ripide.

Vide la testa rosa di Sakura sbucare per vedere come fare ad arrampicarsi, e prima che lui potesse cominciare a scalare per farle spazio, si arrampicò sull’altro lato.

La guardò male, poi decise di cominciare.

Anche Sakura cominciò ad avanzare. Pesarono nello stesso momento a quanto sarebbe stato facile col chakra, ma poi i pensieri furono assorbiti dalla fatica e dalla concentrazione per cercare appigli sicuri, ignorando i graffi che stavano coprendo buona parte della loro pelle scoperta.

Arrivati a una decina di metri dalla fine, Sakura era più in alto di Sasuke, visto che aveva trovato molte più superfici adatte per puntellarsi, ed era quasi sopra di lui, in traiettoria.

Ad un certo punto però, non trovò un appiglio abbastanza vicino, e fu costretta a raggiungere con la gamba una fessura troppo lontana, che non le permetteva di usare la forza di quella gamba per sorreggere il suo peso.

- Merda!- sussurrò in difficoltà.

Sasuke vide la posizione scomoda in cui si trovava e sbuffò.

Non c’era altra soluzione, quindi prima che lei cadesse di sotto per una mossa avventata, le mise con forza la mano sulla coscia e la spinse verso l’alto.

Sakura, imbarazzatissima,  cercò di mettere più forza possibile per agevolare la spinta e finalmente, anche l’altra gamba salì.

Senza manco guardarlo, continuò a salire.

Arrivati in cima, esausti, si distesero col fiatone per terra.

 

 

 

 

 

 

Note autrice

Scusate il ritardo, davvero, ma penso che nemmeno la prossima settimana potrò pubblicare, perché sarà da incubo per me…

Passando allo scorso capitolo… sono commossa per le belle recensioni davvero, non so come ringraziare SellyLuna, kry333, Hikari93, PrinciSaku13, Saku88s, ukyou, lovemusic, yuki21, Simply__ForMe… siete davvero carine ragazze!

Grazie a che segue, ricorda o la mette tra le preferite.

E poi… io non vorrei pubblicizzare, ma se desse un’occhiata a “Grigio e Rosa” mi fareste davvero felice…

Ma se non volete, non fatelo (Grazie Capitan Ovvio! *applausi*)

Ok, spero di non avervi deluso con questo capitolo… see you!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Piano di fuga ***


l 10

Piano di fuga

 

Kei poggiava la guancia sulla mano, come se stesse per morire di noia.

Natsumi alzò gli occhi al cielo per evitare di ricominciare a rincorrerlo, come aveva fatto per tutto il giorno, aspettando con trepidazione notizie delle due “spie”.

Ume aveva già messo il moto il meccanismo che usavano sempre per passarsi le informazioni durante il giorno: dire la novità alla prima che capitava, che a sua volta doveva dirlo alle altre, cercando di non farsi scoprire dalla padrona o dai tanti servitori della casa.

La ragazza con l’informazione doveva annuire in modo che la compagna capisse che dovevano parlare, e nel caso già sapesse la notizia, doveva annuire a sua volta, per evitare di far correre un rischio a entrambe per una informazione già rivelata, visto che dovevano comunque spostarsi verso un luogo appartato senza destare sospetti.

Era un modo semplice, quasi infantile, e le informazioni di solito erano sempre negative, quindi tremavano tutte quando vedevano una compagna annuire con gravità.

Era grazie a questo che aveva saputo la notizia di Sasuke, e pensandoci, capiva che la loro reazione era stata forse troppo esagerata. Era ovvio che in un’arena costruita appositamente per gli scontri dovesse per forza scorrere del sangue, e lei aveva anche visto le ferite provocate al suo compagno di squadra l’unica volta in cui avevano potuto incontrarsi, quando le era stata chiesta una commissione nel casolare.

Erano abituate alle ferite, ma quelle inferte in un luogo così lontano e diverso, dove non potevano combattere con tutte le loro forze, sembravano così ingiuste da essere più dolorose.

Li avevano privati della loro stessa identità di ninja, e questo la terrorizzava.

Assorta nei suoi pensieri, la ragazza notò dopo che il moccioso si era alzato e guardava verso un cespuglio del grande giardino dove non avevano fatto altro che punzecchiarsi e litigare.

Anche se invidiava lo status più elevato che Sakura aveva fin da subito ottenuto, pensava che non avrebbe voluto scambiare comunque le sue funzioni con il lavoro della rosa.

La macchia di verde di fronte a loro si stava effettivamente muovendo, e Natsumi si alzò, allarmata.

Il sollievo quando vide che era solo Sakura a sbucare dal cespuglio, si affievolì quando vide il suo stato.

Aveva escoriazioni e lividi sulla pelle, il vestito con qualche strappo, era sporca, coi capelli in disordine e aveva un’aria stanchissima.

Con un piccolo balzo, le si mise accanto.

Kei intanto guardava la scena ammutolito.

Sakura la rassicurò con la mano, anche se dovette sedersi per riprendersi.

- Natsumi, puoi prendermi un po’ d’acqua?-

La ragazza annuì e sparì in direzione di una delle tante fontane.

Allora la rosa volse lo sguardo al bambino, che non si era mosso.

Gli sorrise, per tranquillizzarlo, e questo sembrò scuoterlo.

- Chi ti ha ridotto così? È stato quel campione? Ti ha picchiata?-

Sakura fu oltremodo sorpresa dalle urla di Kei, tanto da dimenticare per un attimo la pericolosità di quei suoni troppo alti.

Oltre allo stupore per il fatto che si fosse affezionato a lei da preoccuparsi tanto, un pensiero le sfiorò la mente: com’è che era subito saltato alla conclusione che fosse stata picchiata? Non era certo il primo pensiero di un bambino.

Alzò la mano verso di lui.

- Ma no, Sasuke non mi farebbe mai del male – ignorò la voce che le urlava il contrario, troppo occupata a tranquillizzare il bambino per farsi scrupoli di mentirgli – sono solo caduta mentre cercavo le erbe per curarlo, sai che il bosco è pericoloso.-

Il bambino la scrutò per un attimo, indeciso, poi, ignorando la sua mano ancora tesa, si fiondò tra le sue braccia, stringendola forte.

L’iniziale sorpresa lasciò il posto alla tristezza, pensando che quel bambino non doveva aver avuto una vita molto felice se si affezionava tanto alla prima persona che gli mostrava interesse.

Ricambiò l’abbraccio, sorridendo quando Natsumi comparì con un bicchiere d’acqua in mano, con un’espressione sorpresa e lo sguardo ancora diffidente verso il bambino, da cui sembrava si aspettasse che esplodesse da un momento all’altro.

Le tese l’acqua, guardandola seria.

Sakura annuì, facendo capire che avrebbero parlato dopo e Natsumi capì.

Se ne andò senza una parola, lasciando il tenero quadretto alle spalle.

Sakura scosse un po’ il piccolo, che alzò gli occhi guardandola con una fiducia che non gli aveva mai visto.

E, per la prima volta, rimpianse di dovergli mentire, e di doverlo lasciare di nuovo in quella famiglia tanto indifferente.

Si diede della stupida per essersi affezionata tanto, come un’ingenua. Non sarebbe cambiata mai, pensò sconsolata.

- Kei, è ora di andare a dormire –

- Puoi restare con me?-

Una fitta al cuore le impedì di rispondere subito.

Scostando i capelli del bambino, gli disse con dolcezza:

- Non credo che tua madre permetterebbe a una serva di dormire nella tua super stanza –

Kei abbassò gli occhi.

- Su, andiamo.-

Si alzò continuando a tenere la mano del bambino.

Attraversarono il giardino ed entrarono.

Con la mente annebbiata dalla stanchezza lo accompagnò nella sua stanza,  gli mise il pigiama e lo fece stendere sotto le coperte, premurandosi di mettergli accanto il suo adorato Jo.

- Sakura –

Si girò, un piede sulla soglia.

- Si?-

- No, niente. Notte –

La rosa sorrise.

- Buonanotte, Kei.-

Chiuse piano la porta e vide che Eri la stava aspettando a braccia conserte.

Tuttavia, quando la vide l’espressione accigliata lasciò il posto ad una stupita e preoccupata.

- Hai finito?-

Era stata Sakura a rompere il silenzio.

- Si. Oggi la padrona è stata tutto il giorno a letto.-

Sakura annuì.

- Andiamo in stanza, vi dirò tutto quando saremo riunite.-

- E magari ti fai anche una doccia, eh?-

La rosa sorrise.

--------------

 

 

 

 

 

L’acqua della doccia batteva sulle sue spalle, indifferente al fatto che sotto la sua pelle si stavano agitando sentimenti e pensieri che non riusciva a reprimere.

Quel bambino era così dolce.

Non poteva pensare di abbandonarlo a quella madre assente e a quel mostro di padre.

Ma non poteva certo mandare a monte il piano che erano riusciti faticosamente a mettere su con Sasuke.

Chissà cosa ne avrebbe detto lui.

Uscì e si asciugò, indossando l’ampia tunica che usavano per dormire.

Era venuta insieme ad Eri, ma quando uscì dalla porta, le sette ragazze al completo la stavano aspettando, trepidanti e curiose.

Sakura sospirò, e si mise a sedere sul suo letto, e le altre la imitarono sedendosi nei letti vicino.

- Allora? –

Akane era impaziente come tutte.

Sospirò, e si mise a raccontare di tutta l’avventura, delle scale, della grotta, il deposito, il condotto, dell’aria, fino ad arrivare a quello che le fece sobbalzare: la conversazione di Hiro.

Faticarono, soprattutto le più giovani, a trattenere gli urletti di entusiasmo nel sapere che c’era l’opportunità di riavere il chakra.

Sakura fu felice di vederle così contente, e lasciò che si sfogassero, finchè Eri diede un taglio all’intermezzo e la invitò a continuare.

- Come, non è ancora finito? E comunque io lo sapevo che quell’ Uchiha era un grande!-

Sakura sorrise mesta a Ume.

- Dopo che abbiamo sentito queste parole, abbiamo continuato a vagare per il condotto finchè non siamo usciti in una scogliera e ci siamo arrampicati.-

Pendevano tutte dalla sua bocca.

- Abbiamo raggiunto la cima e non sapevamo assolutamente dove eravamo. Camminando verso il rumore della cascata abbiamo scoperto che eravamo nella parte a sinistra dell’arena, che noi non riusciamo neanche a vedere. Abbiamo oltrepassato la cascata e costeggiato la roccia, e così siamo giunti ad un altro porto.-

- Era il porto degli spettatori, e abbiamo visto che sono praticamente più limitati di noi! C’è un edificio sulla costa, dove probabilmente pagano, e poi devono camminare per un percorso limitato da  delle ringhiere per arrivare all’arena, sorvegliato da guardie.

- Ecco perché non vediamo mai nessun altro!-

Sakura annuì.

- C’è praticamente una sola entrata per loro all’arena.-

- Come avete fatto a non farvi scoprire?-

Eri era pratica come al solito.

- Eravamo su una scogliera abbastanza lontana, dietro l’arena. Abbiamo visto l’attracco di una piccola nave, ma il porto è molto grande…-

- Quindi in tutto hanno praticamente tre porti…-

- Si, compreso quello dietro la cascata. E non sappiamo se ce ne sono altri. Ad ogni modo, nascondendoci nell’erba alta siamo arrivati al limitare del bosco e lo abbiamo attraversato tutto fino ad arrivare alla piscina –

- Cavoli, siete riusciti ad andare in missione anche qui –

- Noi siamo in missione, Noriko.-

- Oh, giusto.-

- Avete fatto passi da gigante, Sakura.-

La voce pacata di Fumiko fece voltare tutte verso di lei.

- Ora non ci rimane che fare un piano per riacquistare il chakra e andarcene.-

Tutte annuirono serie.

- Ehm… A dire il vero…-

Gli sguardi tornarono puntati sulla rosa.

- Beh durante il tragitto di ritorno Sasuke mi ha praticamente costretto a fermarci per riordinare le idee e formulare un piano con le nuove informazioni.-

- E ti pareva se poteva lasciar fare qualcosa a qualcun altro!-

- Piantala Ume! Sasuke è stato utilissimo!-

- Vai avanti, Sakura.-

- Beh, Tara hai presente quando mi hai detto che spesso vengono degli ospiti Illustri di Hiro? –

Quella annuì, ma fu Fumiko a prendere la parola.

- Non avere tanta fretta di incontrarli. Sono pervertiti schifosi. Per fortuna la padrona ci ha sempre tenute lontane quando vengono questi, anche lei non li sopporta… Ho sentito dire che Hiro gli offre cene sovrabbondanti e costosissime e per alcuni fa anche venire apposta delle prostitute. L’ultimo è venuto una settimana fa, quindi stai sicura che ne vedrai uno presto.-

- Perfetto.-

- Cosa? Sakura hai sentito cosa ha detto Fumi? Lascia perdere le supposizioni, io ho dovuto pulire lo schifo che hanno lasciato nel salone e ti assicuro che sono davvero orrendi. Per non parlare del fatto che a causa loro sono morti due ninja! –

- Calma, Tara, non sto dicendo che sono impaziente di vederli. Ma secondo Sasuke, che aveva già sentito queste storie, ci potrebbero essere utili per… la fuga.-

Il tono si era improvvisamente abbassato, anche se era improbabile che qualcuno stesse origliando.

- La sorveglianza è allentata durante queste cene, no?-

- Non sperarci troppo, ci avremmo già provato. Siamo molti, è impossibile uscire senza farci vedere, se qualcuno scappa chissà cosa farebbe Hiro agli altri.-

Eri aveva parlato con voce atona.

- Oh, ma infatti dobbiamo lasciare l’isola tutti insieme. In questo momento Sasuke sta cercando di dire queste cose agli altri ragazzi.- le informò, vedendo accendersi in loro una speranza.

- Secondo quello che hanno detto i vostri compagni a Sasuke, nel casolare di solito rimangono poche guardie. Non è necessario ucciderle, ma a noi spetta il compito di rubare le chiavi delle celle dei ragazzi.-

- E dopo? Siamo in mezzo a una prateria, Sakura, visibili anche dalla Casa Grande!-

- Infatti non dobbiamo uscire. Il casolare è collegato all’arena no?-

Tutte trattennero il respiro, realizzando la successiva parte del piano.

- Ma certo! Tagliando per l’arena arriveremmo alla porta che dà sul percorso degli spettatori!-

- Non ci saranno guardie di notte!-

- Arriveremmo nell’altro porto.-

Sakura sorrise delle loro espressioni sollevate.

- Si, l’dea è questa. Ma mentre voi preparerete la nave e sgombrerete il porto da eventuali guardie, io e Sasuke dobbiamo andare nella grotta.-

- Ma perché? Se hai detto che basta il chakra di qualcun altro per riattivare il nostro, che bisogno c’è di correre questo rischio? Arrivati al Paese del tè, basterà trovare un qualsiasi ninja.-

- Non è così semplice, Natsumi. Se hanno ancora in mano quest’arma, potrebbero diventare un serio pericolo per tutti i ninja. Anche se scappiamo l’organizzazione rimarrà intatta.-

Eri assottigliò lo sguardo:- Quindi vuoi…-

- Si, vogliamo rapire lo scienziato e prendere tutto quello che può servirci per avere informazioni su questo sigillo… lo porterò alla mia maestra e scopriremo di che si tratta.. e Ibiki farà sputare fuori qualcosa a quel Genjo con le buone o con le cattive.-

- Hai ragione, ma dovete fare attenzione. Non penso che Hiro lascerà incustodito il posto.-

Sakura annuì.

- Entreremo dalla cascata, è l’unico modo.-

- Non è meglio che venga qualcuno con voi? Kunio è molto bravo nelle missioni di spionaggio, potrebbe esservi utile.-

- Grazie, Tara ma è meglio di no. Sarà buio e faremo fatica ad orientarci noi che ci siamo stati, e poi cercheremo di non dare nell’occhio e più siamo, e più è difficile.-

Tara abbassò lo sguardo.

- L’avete pensata bene, eh?-

Ad Eri brillavano gli occhi.

- Non tanto. In realtà manchiamo completamente di piani di riserva… Quindi dovrete fare una cosa per me.- sospirò Sakura.

Le altre la guardarono interrogativamente.

- Se non dovessi tornare entro un’ora da che ci avete perso di vista… dovete partire comunque.-

- Cosa? No!-

Le ragazze si agitarono preoccupate.

- Per favore, se vi prendessero sarebbe stato tutto inutile! –

Nonostante fosse felice del loro affetto, maturato in circostanze straordinarie, Sakura era sicura che Sasuke avesse avuto assolutamente ragione nel dirle di convincere le compagne a lasciarli andare, se non avessero avuto successo.

- Sakura ha ragione.-

Stranamente, stavolta non fu Eri a calmarle, ma Fumiko.

- Non possiamo sprecare queste informazioni. Torneremo di sicuro a prenderli una volta riavuto il chakra e, poi, loro hanno un’isola entro cui nascondersi.-

Sakura la incoraggiò:- Si, cercheremo di allontanarci il più possibile.-

Eri la guardò:- Molto bene allora. Faremo così.-

- Ci sarebbe un’altra cosa…- azzardò la rosa, tutta rossa.

- Dai spara! Ormai non ci sorprende più niente!-

- Ecco… Sapete, Kei è veramente piccolo e…-

- Ah no, non ci provare!-

- Natsumi ascoltala almeno! –

- Noriko, quel mostricciattolo mi ha fatto finire dentro la fontana e ha cercato di mettermi un verme nel vestito! –

- Lo so, lo so che sembra cattivo, ma vi assicuro che in fondo è molto dolce…-

- Vuoi portarlo con noi? – chiese Fumiko dolcemente.

- Pensavo che potrei dire alla moglie di Hiro di tenerlo con me durante la cena… E poi portarlo con noi, sì.-

- è pericoloso Sakura. E se non volesse... è vero che non ha un bel rapporto con la madre, ma non sono sicura che la tradirebbe per una tata di qualche giorno, anche se ti è molto affezionato…-

Le ragioni di Fumiko fecero mortificare l’Haruno, ma quella le alzò il mento.

- Di sicuro torneremo nell’isola o comunque scoveremo quel criminale. E allora potrai rivedere Kei e portarlo con te, quando saranno tutti arrestati.-

Sakura annuì, le lacrime agli occhi al pensiero di quello che Kei avrebbe provato di fronte al suo tradimento.

Eri si alzò dal letto con fare serio.

- Bene, se non ci sono altre obiezioni, direi di rifinire i dettagli. Da domani, cerchiamo di creare occasioni per parlare con i ragazzi, dobbiamo essere coordinati. Scapperemo da quest’isola, a tutti i costi.-

Gli sguardi determinati di tutte ravvivarono la loro nuova, ritrovata identità.

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice

Come avrete capito, questo è un capitolo di passaggio, niente scene sasusaku, ma, ehi, dispiace anche a me, ve lo giuro! Vi prometto che dal prossimo le cose cambieranno, e spero anche di aggiornare in tempi meno giurassici! Vi dico solo che il piano non andrà esattamente come previsto…

Vorrei ringraziarvi per le vostre bellissime recensioni: anche se sono aumentate, ciò che conta è che sono davvero belle, anche se ammetto che mi fa piacerissimo averne ricevuto addirittura 13 per lo scorso capitolo! Quindi devo ringraziare blessed with a curse,  Lady_mikoto,  Flyonclouds ,  Saku88s, Simply___ForMe,  _InLoveWithLife_ , kry333, SellyLuna, Hikari93, yuki21, ukyou, PrinciSaku13

Vi voglio bene! E naturalmente un ringraziamento a chi segue, ricorda e preferisce o a chi semplicemente legge!

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Imprevisti ***


l 11

Un attimo di attenzione: d'ora in poi potrebbero esserci scene che possono non piacere a tutti ... in questo capitolo non tanto ma ve lo ricorderò nel prossimo :) ora basta, vi lascio alla lettura (per chi vuole :D)


Imprevisti

Finalmente era arrivato.

Il famigerato ospite di Hiro aveva mandato a dire che sarebbe giunto nell’isola entro due giorni.

Che era come dire che si aspettava una degna accoglienza.

Per l’occasione infatti, il boss non aveva esitato a usare tutto il personale della casa per farla risplendere e preparare adeguatamente, comprese le ancelle della moglie.

Per questo ora, nel fatidico giorno, si trovavano già alle prime ore del mattino nell’enorme salone della casa grande a sistemare le lunghe tende rosse, i triclini, e gli enormi tavoli dove avrebbero servito quintali di cibo.

- Uff, spero che si strozzi con queste tende! –

I mugugni di Natsumi non avevano smesso di farsi sentire per tutta la mattina, a dispetto del buonumore e l’agitazione di tutte le altre, in tensione per l’attesa della realizzazione del piano.

Sakura stava comunque sorridendo per l’espressione corrucciata di Natsumi, quando la porta in legno a due ante del salone, si spalancò.

La rossa amante di Hiro, in abito blu svolazzante e rossetto fiammante, le squadrò con cipiglio arrogante.

Mentre erano paralizzate dalla sorpresa, esaminò ciascuna di loro socchiudendo gli occhi, fino a soffermarsi con lo sguardo su Sakura.

L’intenso blu delle iridi che la guardavano profondamente la intimorì un attimo, ma raddrizzando le spalle non si permise di abbassare gli occhi. Figuriamoci se una sgualdrina come quella poteva avere la meglio su di lei.

La rossa arcuò quindi le labbra carnose in un sorrisetto sarcastico.

- Bene, pensavo foste messe peggio. Per andare subito al dunque, mi serve un’ancella per la serata, che stia accanto a me ed esegua gli ordini senza discutere.-

La sorpresa fu tanta che Eri si dimenticò di stare parlando con un ‘superiore’.

- Ma di solito…-

- So cosa accade di solito, non c’è bisogno che me lo ricordi –

La mano curata che aveva alzato per fermare il discorso della kunoichi sembrava un insulto a tutte loro.

- Per quanto possa valere spiegare qualcosa a delle serve, vi dico solo che la mia cameriera personale sarà impegnata in altre… attività, e appena ho fatto presente il problema al mio adorato Hiro, lui ha subito pensato che sua moglie può fare a meno di un’ancella per una notte, considerato che ne ha ben otto, e che lei nemmeno ci sarà alla cena! –

La risata della donna suonava falsa e irritante.

- In breve – continuò quando smise di ridere da sola – una di voi deve accompagnarmi e ho una mezza idea di chi preferirei avere –

Avanzò tra le otto kunoichi, facendo risuonare i fastidiosi tacchi sul pavimento.

Tutte trattennero il fiato quando si avvicinò a Sakura e cominciò a girarle intorno.

- Sei la meno anonima qua dentro, e non vorrei mai presentarmi con un’ancella sciatta ad una festa tanto importante… ma ci sono dei cambiamenti da fare. Mi seguirai per tutto il giorno, così potrai vedere cosa mi piace e cosa no… e non preoccuparti per il look, troveremo qualcosa di decente da farti mettere.-

Detto questo, girò sui tacchi, avviandosi verso l’uscita.

Le ragazze, con gli occhi spalancati, guardarono Sakura seguirla rigidamente.

Ebbero solo modo di vedere che la rosa si era girata e aveva loro scandito:- Dite a Sasuke di continuare col piano – senza emettere un suono, prima di vedere la porta chiudersi alle sue spalle.

- E ora che si fa? –

La domanda di Ume aveva espresso il loro pensiero predominante.

E ovviamente fu Eri a rispondere:

- Si continua col piano, come ha detto Sakura.-

- Ma…-

- Lo so, Akane, ma è la nostra unica possibilità e Sakura troverà il modo di scappare mentre noi chiamiamo i rinforzi. È terribile, ma non abbiamo altra scelta.-

Tutte le altre non riuscirono a staccare gli occhi dal pavimento.

Poi Tara prese la parola:

- Dobbiamo avvisare Sasuke, prima di stasera.-

- Ma sicuramente Hiro lo farà combattere, visto che è il campione! –

- Dobbiamo comunque provarci, Ume.-

Eri sospirò.

- Tara ha ragione. Oggi, la prima che ha un minuto libero, vada ad avvisare Sasuke. Non è giusto dargli questa notizia due minuti prima della fuga. E ora, torniamo al lavoro.-

Con sguardo triste, tornarono alle loro mansioni.

 

 

 

 

Sasuke non si era mai fidato troppo dei piani a lungo termine.

Di solito, l’improvvisazione e l’istinto dettavano le sue mosse e preferiva contare sulle sue forze, piuttosto che su quelle imprevedibili del destino.

Per questo era teso sin da quando si era svegliato, trovando improbabile che il piano filasse liscio e senza intoppi.

Chiuse gli occhi per concentrarsi ed eliminare la preoccupazione. Quella era l’unica possibilità che avevano.

Puntò gli occhi sul quarantenne moro che lo guardava dalla tribuna d’onore, mentre ficcava la pesante arma nel ventre del gladiatore.

Fino all’ultimo sangue, aveva detto Hiro.

E lui non poteva permettersi di scatenare una ribellione quel giorno.

Doveva portare se stesso e Sakura via di lì. Ad ogni costo.

 

 

 

 

Natsumi inspirò forte, cercando di calmarsi.

Le chiavi di riserva delle celle dei ninja erano nella guardiola di una sentinella.

A lei il semplice compito di distrarla per permettere a Noriko di sfilarle via.

Più semplice a dirsi che a farsi, soprattutto ora che il piano aveva subito tante modifiche all’ultimo momento. Non erano riuscite a dire a Sasuke che la sua compagna era nelle grinfie di quella strega, e non era escluso che il giovane mandasse tutto a monte per questo.

Cercò di scacciare via la preoccupazione e sfoderò il suo miglior sorriso verso la guardia.

 

 

 

 

 

- Sakura, un altro po’ di vino –

La serata andava a peggiorare.

Non solo perchè era costretta a sopportare gli ordini della strega e gli sguardi degli uomini della scorta dell’ospite, che non smettevano di guardarle le gambe e la pancia lasciate scoperte dall’abito bianco, che consisteva semplicemente di una gonna corta e di due fasce diagonali che si incontravano all’altezza del seno andandosi ad allacciare dietro il collo.

L’umiliazione arrivava attutita alla sua mente, tutta rivolta alla preoccupazione per il piano di fuga, per se stessa, e, soprattutto, per Sasuke.

Come avrebbe reagito? Gliel’avevano già detto che lei non sarebbe venuta?

Se sì, sentiva un pizzico di delusione nel sapere che lui aveva deciso di lasciarla lì, anche se era quello che aveva detto alle ragazze, quello che razionalmente si sarebbe dovuto fare.

Tornando con la mente alla festa presente , provò ancora una volta ribrezzo.

Sembrava un’orgia a base di cibo e sesso.

Erano state chiamate davvero delle prostitute, che ora o ballavano di fronte a uno degli amici del famoso ospite (che a quanto pare si chiamava Asaba ) oppure ci si strusciavano contro, mentre Hiro e la sua temporanea padrona guardavano soddisfatti la scena.

Il cibo era tanto da far vomitare e il vino scorreva a fiumi, mentre una musica che doveva essere afrodisiaca, ma che a lei faceva solo venire i brividi, si diffondeva nella stanza, lottando per farsi sentire tra gemiti e grasse risate.

Chiuse gli occhi. Spero che vada tutto bene.

 

 

 

 

Il rumore delle chiavi nella serratura fece sussultare Sasuke, che si era alzato per avvicinarsi alle sbarre da quando aveva sentito dei passi dietro la porta.

Gli altri ninja lo avevano imitato, tesi.

Quando la porta si aprì rivelando una kunoichi, tirarono un sospiro di sollievo.

Erano ormai le due di notte, e il piano doveva cominciare.

La kunoichi attraversò svelta la stanza per andare ad aprire la cella di Sasuke.

Il moro si stranì: poteva iniziare dalle prima celle.

Ma appena la ragazza fece scorrere le sbarre, capì che l’espressione preoccupata non era dovuta solo alla normale agitazione a causa del piano.

- Sasuke devo dirti una cosa…-

Trattenne l’istinto di scuoterla per farla parlare velocemente.

Non sopportava le premesse, né che qualcuno guardasse a terra mentre parlava. Gli venne in mente che Sakura non l’avrebbe mai fatto.

- Non siamo riuscite a trovarti prima e…-

- Cos’è successo? – la interruppe brusco lui, mentre gli altri guardavano nervosi la porta di nuovo chiusa.

- Sakura è al banchetto in onore di Asaba.-

Sasuke sgranò gli occhi e strinse una sbarra nella mano.

- Cosa? –

Il suo sguardo cupo e furioso spaventò Noriko.

- Stamattina è venuta l’amante di Hiro e ha detto che voleva Sakura come cameriera durante il banchetto. Lei ci ha detto di dirti che dovevi continuare il piano.-

- E non avete fatto niente? –

Il sibilo di Sasuke era furibondo, tutto il corpo sembrava tremare dallo sforzo di contenersi.

- Non potevamo! È la nostra unica possibilità! Ce lo ha detto lei!- squittì Noriko, ferita e in imbarazzo per il senso di colpa.

Sasuke lasciò andare la sbarra, costringendo i lineamenti del viso in un’espressione dura e fredda.

- Continuate voi. Io la vado a prendere.-

- Ma che dici? Salterebbe tutto il piano! Ragiona, lei può nascondersi nell’isola finchè non torneremo…-

Sasuke la guardò con freddezza.

- Non mi interessa. Partite, io vado ad aiutarla.-

Noriko stava per ribattere nuovamente, quando un nuovo rumore di passi dietro la porta fece girare tutti quanti verso questa.

Sasuke chiusa la sua cella velocemente e le ordinò di nascondersi nel cubicolo che fungeva da bagno.

La porta di quest’ultimo si chiuse provvidenzialmente un secondo prima che quella dell’entrata si aprisse, mostrando una guardia.

Tutti erano già in posizioni ‘spontanee’,  e la guardia avanzò, di nuovo, fino alla cella di Sasuke.

- Uchiha, sei atteso al banchetto.-

La sorpresa per la novità fu annullata dal sollievo mentale da parte del moro, e dalla disperazione più nera per gli altri.

Seguì la guardia con calma, facendo a Yuji con la mano il segno di continuare. Senza di loro.

 

 

 

Molti si erano ormai ritirati.

Chi con una ragazza, chi per vomitare tutto il vino bevuto, chi semplicemente per riposarsi da una notte di stancanti piaceri come quella.
Sakura cominciava ad accusare la stanchezza di una sera passata in piedi a servire una stronza e a guardare quei pervertiti divertirsi.

Ormai rimanevano solo Hiro, la sua amante, Asaba con la ragazza che l’aveva intrattenuto tutta la sera, e pochi servi che cominciavano a sparecchiare lo schifo che avevano lasciato.

Improvvisamente, l’elegante portone si aprì, mentre una guardia entrava per annunciarsi.

- Signore, ho portato qui il campione come avete chiesto.-

Sakura fece quasi cadere l’anfora che conteneva il vino per la rossa.

- Molto bene. Puoi andare.-

Alle parole di Hiro, la guardia fece un leggero inchino, si girò e si allontanò, mentre, insieme a tutte le paure di Sakura, Sasuke Uchiha faceva il suo ingresso nella sala, mentre il portone si richiudeva alle sue spalle.

Lo scintillio soddisfatto degli occhi di Asaba passò inosservato agli occhi di tutti, concentrati sulla figura altera di Sasuke di fronte a loro, che era appena entrato nel privè dei tre.

Questo consisteva in un ampio quadrato di spazio al centro della stanza, circondato per tre lati da tende rosse, ma abbastanza trasparenti, che ospitava i tre triclini, di cui quello di Asaba prendeva il posto esattamente di fronte alla ‘parete’ mancante.

Solo i camerieri personali dei tre potevano  entrare nello spazio, e considerando che il ragazzo che serviva Hiro era stato praticamente ceduto ad uno degli amici di questo dai dubbi gusti sessuali, rimanevano solo lei e la piovra appiccicata ad Asaba, che aveva preso a tutti gli effetti il posto di schiava personale.

Dato che non riusciva a staccare gli occhi da Sasuke, vide la veloce occhiata che le rivolse prima di concentrarsi sull’ospite, e questo, non sapeva perché, la fece arrossire.

- E così questo sarebbe il famoso Uchiha –

L’esordio di Asaba non prometteva niente di buono.

- Da quel che so delle complicate e noiosissime scaramucce con cui i ninja cercano di intrattenerci da qualche secolo a questa parte – risata stupida della strega e ghigno di Hiro – quella che voi chiamate la quarta guerra dei ninja è praticamente ruotata intorno a te e a qualche altro ragazzino.-

Sakura strinse i pugni per l’irritazione che la sommaria sintesi del periodo più brutto della sua vita aveva suscitato in lei.

Asaba si alzò, cominciando a girare intorno al moro con un’aria sarcastica.

- In effetti, sei stato bravo nell’arena. Un perfetto combattente. Ma si sa, voi ninja siete bravi solo in questo. Tutti impegnati ad essere i migliori e i più forti, tanto che vi dimenticate di godervi la vita.-

Lo sguardo freddo di Sasuke compensava la postura fin troppo rigida.

- Mi chiedo – continuò Asaba lentamente, andando a sdraiarsi nuovamente sul  triclino – se sei davvero quello che tutti chiamano un vero uomo…-

Sasuke alzò di scatto la testa, fulminandolo, mentre Sakura guardava con sospetto l’ospite.

- Ti chiederai cosa io intenda per vero uomo. Ebbene, un vero uomo deve saper guadagnarsi il rispetto degli altri uomini, cercare di avere successo nella vita, come il nostro caro Hiro – il quale intanto lo guardava curioso – essere leale, tenersi stretti gli amici e naturalmente… saperci fare con le donne –

Il silenzio che seguì fu pregno di significato.

- Ovviamente devi essere molto amato dalla popolazione femminile, con quel bel faccino che ti ritrovi… vero, Yukino? –

La rossa annuì compiaciuta.

- Ma mi chiedo se tu ne abbia mai approfittato, tra un attentato e l’altro.-

Il tono viscido non provocò reazioni nel moro neanche questa volta.

- Non mi stupirei se fossi ancora vergine in realtà – ghignò.

Se avesse potuto accedere ai suoi poteri oculari, Asaba sarebbe stato incenerito da tempo, ma anche senza chakra gli occhi di Sasuke erano spaventosi.

- Cos’è? Sei muto? Allora vediamo se non reagisci a questo.-

Si voltò verso Hiro.

- Carissimo amico, non troveresti delizioso testare il tuo campione da un altro punto di vista? –

L’interpellato sorrise:- Sai che a casa mia puoi fare quello che vuoi –

Rivoltandosi con fare teatrale Asaba ricominciò:

- Molto bene allora! Dunque perché non ci mostri che sai fare? –

Si guardò intorno e, naturalmente, il suo sguardo si posò su Sakura.

- Oh, ma lei non è pure una ninja? –

La rossa rise annuendo.

- Perfetto, allora! Sasuke, perché non ci dimostri la tua virilità? –

Agguantò Sakura per un braccio e la spinse verso il centro del quadrato. La ragazza lo guardò orripilata.

- Fatti il confetto rosa, su, e non metteremo mai più in dubbio la potenza dei ninja – concluse con il viso distorto in una smorfia sarcastica ai limiti del sadico.

Note autrice

Non odiatemi troppo please :) sto già scrivendo il prossimo e prometto che lo posterò il prima possibile per non farvi attendere troppo...

vado subito a scriverlo e ringrazio chi lascia sempre le bellissime recensioni, chi preferisce segue e ricorda questa fic! 

A presto :D

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Capitolo 12
*** Senza scampo ***


l 12

Senza scampo

Sasuke era immobile, ghiacciato.

Aveva già visto che le guardie non erano nella stanza. Probabilmente li avrebbero catturati subito se fossero scappati dalla stanza.

Sakura tremava a pochi passi da lui.

Non poteva. Non poteva.

Ma, cazzo, se avessero mandato a monte il piano, se li avesse fatti scoprire, sarebbe stato un disastro.

Sorveglianza triplicata, probabilmente trasferimento di tutti loro per non farsi scoprire dagli shinobi e condanna ad una vita di schiavitù.

Voltò lentamente la testa verso Sakura, che sembrava volersi rimpicciolire per sparire alla vista di tutti.

Si stringeva gli avambracci, come se la consapevolezza di essere mezza nuda l’avesse colpita all’improvviso.

Guardava il tappeto, sul quale posavano i piedi nudi, con gli occhi sbarrati.

- Non sono venuto qui per questo –

Doveva trovare una scappatoia. L’umiliazione bruciava in gola.

Hiro lo guardò:- Non sei venuto qui, ci sei stato trascinato. Quindi ora sei un servo, e devi obbedire ai tuoi padroni.-

Sasuke sentì una familiare sensazione allo stomaco.

Odio.
L’avrebbe ucciso. Prima o poi l’avrebbe ucciso.

 

Sakura non riusciva a sentire nient’altro che le parole spaventose di Asaba.

Come avrebbe potuto?

Si ricordava ancora quando aveva cominciato a sentire di volere Sasuke interamente. Si era vergognata allora dei suoi pensieri poco casti, ma non ci aveva riflettuto più di tanto, con lui ancora lontano e irraggiungibile.

Da quando era tornato poi, ogni volta che capitava di sfiorarsi, di doversi toccare, si sentiva imbarazzatissima, e aveva cominciato a cercare di evitare ogni situazione minimamente equivoca, con precisione maniacale.

La sua attrazione fisica per Sasuke era aumentata insieme col suo amore, e capitava che Ino la guardasse strana quando, vedendo qualche bel ragazzo, lei asseriva senza alcun dubbio che nessuno era bello come Sasuke.

Ma questo… questo no.

Non poteva sopportare l’umiliazione di dover avere la sua prima volta di fronte a quei maniaci. O a qualsiasi altra persona.

Chiuse gli occhi con forza, mandando alle ortiche il proposito di sembrare forte a tutti i costi.

Quando li riaprì, si accorse di essere quasi accovacciata su se stessa.

Le sembrava che fossero passate ore, ma se il bastardo non li aveva ancora rimproverati dovevano essere stati solo pochi attimi.

E, alzando gli occhi, vide che Sasuke la guardava.

Quando i loro occhi si incontrarono, trovò nei suoi pozzi neri gelo e fuoco.

La portata di quello che stava succedendo la travolse, facendole salire le lacrime agli occhi.

Sasuke non mostrò alcuna compassione.

Quello sguardo. Di nuovo quello sguardo.

L’aveva sopportato per troppo tempo, ne conosceva le cause e gli effetti. Troppe emozioni per lui, sapeva che aveva bisogno di arginarle.

La portò a chiedersi cosa stesse pensando.

Sperò intensamente che avesse qualche piano di fuga.

- Allora? Il nostro ospite attende. –

La voce di Hiro le arrivò sgradevole nelle orecchie.

- Su, Hiro non essere così impaziente –

Sakura sollevò lo sguardo su Asaba, spaventata. Che aveva in mente quel mostro?

- è evidente che non sanno nemmeno da dove cominciare… Hanno bisogno di un piccolo aiuto…  Yukino, mia cara, vorresti…? –

Con un sorriso da gatta, la rossa si alzò fluentemente dal triclino, facendo frusciare l’abito.

Si avvicinò a Sakura, ancora accovacciata, e le andò alle spalle.

- Ti consiglio di obbedire… sarebbe stupido farsi torturare per una cosa del genere. – le sussurrò.

Sakura spalancò gli occhi. Sentiva le mani sottili della donna intorno alle sue spalle.

Un brivido le attraversò la schiena.

Seguendo la presa della donna, si alzò sulle gambe.

Sentì di nuovo la sua mano spingerla verso Sasuke.

Fece qualche passo e si fermò.

Lui, intanto, guardava fisso Asaba, che ricambiava tranquillo.

Non interrompendo il contatto visivo, quest’ultimo disse: - Yukino, cara, quante volte ti devo dire che la gentilezza non funziona coi servi? Usa tutti i mezzi a disposizione, o questi muli testardi resteranno impalati come gli stoccafissi. –

Con una risata da oca, Yukino si avvicinò di nuovo a Sakura, la prese per le spalle e la spinse violentemente.

La rosa si trovò a sbattere contro il petto di Sasuke, bianco e marmoreo, mentre lui le prendeva automaticamente le braccia per attutire il colpo.

Con timore, alzò gli occhi verso di lui, cercando un appiglio, una qualche sicurezza impossibile.

Ma lui adesso fissava con astio la rossa, e sembrava completamente dimentico di averla praticamente fra le braccia.

Abbassò gli occhi, delusa e impaurita.

- Ma Sasuke! Non vedi com’è rimasta male la signorina? Cos’è non ti piace? A me non sembra male…-

Sakura stavolta non riuscì a guardarlo. Aveva capito che lui non voleva guardarla, non avrebbe potuto… non in questa situazione, non così disarmato com’era.

Sapeva che lei sperava in lui, e sapeva di non poter fare niente. E non voleva confermarglielo guardandola negli occhi.

Tuttavia, Sakura sentì distintamente le mani di Sasuke, dimenticate sulle sue braccia, stringerle con forza.

Sapeva anche questo. Lui odiava essere impotente e incapace di agire, e temette seriamente che facesse qualcosa di avventato. Eppure, una parte minuscola della sua mente, non riuscì a non sperare che volesse dirle qualcosa, con quella presa. Dopotutto, comunicare in modo contorto era una sua prerogativa.

- Molto bene… temo che dovrò passare alle maniere forti… Tesoro, potresti andare a prendere quella cosa di cui parlavamo prima? –

La prostituta distesa sul triclino di Asaba sorrise, saltellò fuori dal quadrato allestito per loro, e tornò in pochissimi secondi con qualcosa che passò all’illustre ospite.

Sakura, che si era ormai staccata da Sasuke, si sporse leggermente per vedere cos’era, e quando lo vide sgranò gli occhi.

- Dì, confetto, non si usano più da voi questa cose, per addestrare i principianti? – .

Sospirò drammaticamente.

- Dove andremo a finire, se i ninja si spaventano di una semplice frusta? –

Non lo fece apposta, ma si avvicinò automaticamente a Sasuke.

- Allora, Sasuke, devi proprio costringermi a farlo? –

Srotolò la frusta, che tocco il pavimento con un leggero fruscìo.

Un terrore irrazionale la invase, e affondò la faccia nel petto di Sasuke, aggrappandosi alla sua maglia.

Alzò poi ancora una volta lo sguardo, trovandosi a fissare la sua mascella contratta.

Non avrebbe ceduto. Era propensa a credere che stesse addirittura sfidando con lo sguardo Asaba.

- Credi che mi faccia paura? –

Appunto.

Asaba sollevò un sopracciglio. Poi sorrise lentamente.

Sakura sentì solo lo schiocco veloce, e percepì l’irrigidimento immediato di Sasuke.

Preoccupata, osservò con ansia il suo volto contratto resistere al dolore, cercare di non darlo a vedere.

La frustata alla schiena era arrivata da quel mostro, che guardava di lato, essendosi spostato dalla postazione centrale. Yukino, dietro di lui, era diventata seria.

- Sas’ke-kun –

Il suffisso le sfuggì, mentre lo guardava respirare pesantemente.

Con un gesto naturale,  mise le mani sul volto di lui e si avvicinò lei stessa, cercando… non sapeva neanche lei cosa: di dargli conforto, di attivare in qualche modo quel chakra così lontano per guarirlo, di aiutarlo in qualche modo, sopraffatta anche lei dal dolore e dal senso di colpa.

Ma la reazione di lui, che si scansò dal suo viso, la sorprese. Era sulla difensiva anche con lei?

Scosse la testa per scacciare i pensieri inutili, cercando di pensare a cosa poteva fare.

Era davvero quella l’unica soluzione?

Valeva la pena farsi torturare,  arrivando allo stremo, senza capacità di reagire?

Non riusciva a pensare, non ci riusciva, ma sapeva di dover trovare una soluzione, perché Sasuke non sembrava in grado di agire con razionalità in quel momento.

- Ora che hai avuto un piccolo assaggio, non ti piacerebbe che lo avesse anche la tua collega? –

Finalmente, Sasuke rivolse lo sguardo verso di lei, e Sakura credette di vedere, sotto il nero gelido e impenetrabile, l’ansia e la preoccupazione, esplicate solamente dalla titubanza nel suo volto.

- Allora? –

La frusta schioccò di nuovo vicino a loro, e stavolta prese la gamba di Sasuke, che strinse i denti.

- Ti decidi o dev –

La frase di Asaba si interruppe, seguita dal suo sorriso trionfante.

Sasuke, all’improvviso, aveva bruscamente portato la mano nei capelli di Sakura, e tirandole la testa leggermente indietro, si era appropriato delle sue labbra, lasciando la rosa con gli occhi aperti e un espressione stupefatta sul volto.

Il suo primo bacio con la persona che aveva sempre amato non era quello che aveva immaginato.

Nonostante i trascorsi da assassino, Sakura sapeva, o si era solo immaginata, che Sasuke fosse quel tipo d’uomo rude e stronzo che, se preso bene, nascondeva un carattere da gentiluomo.

Quindi, aveva sempre fantasticato sul primo bacio tra loro due come qualcosa da principianti, se non casto almeno… esitante.

Non come la lotta che si ritrovava a combattere in quel momento.

Sasuke non le aveva lasciato il tempo di respirare, senza aspettare consenso aveva infilato la lingua nella sua bocca, come se avesse una fretta insopportabile.

Dopo alcuni secondi di sorpresa , Sakura cominciò a rispondere nella stessa maniera violenta e incontrollata, attaccando a sua volta per difendersi.

Sentiva la rabbia di Sasuke, qualcosa che veniva dal profondo del suo essere, e capiva l’odio e l’umiliazione che lui stava mettendo nel loro bacio, trasformandolo in un miscuglio straziante di lingue, denti e labbra in lotta.

Sakura sentì che la avvicinava ancora a sé, e all’improvviso si ricordò di Asaba e del resto dei criminali.

Quasi nello stesso istante, Sasuke si staccò bruscamente da lei, non lasciandola allontanare , mentre evitava accuratamente di guardarla.

- Beh, ma finalmente Uchiha!-

Le battute di Asaba vennero interrotte dalla porta che si aprì di scatto.

Sullo sfondo si stagliò l’arrogante bellezza di Raito, che squadrò velocemente tutti.

- Raito! –

Hiro si mise a sedere, e il biondo si avvicinò, cauto.

- Cosa ci fai qui? –

Il Dio Sole guardò con curiosità Sakura e Sasuke, che a sua volta lo fissò con astio.

- Mi hanno detto che qui avete i divertimenti migliori, e non volevo perdermeli.-

Il rimprovero di Hiro fu anticipato dalla risata di Asaba.

- E’ vero, Raito, è vero! Ragazzo, sei venuto giusto in tempo –

Raito tornò con lo sguardo ai due.

- Per cosa? – domandò curioso.

- Stiamo sperimentando le doti dei ninja. Tutte le doti. –

Un lampo di comprensione attraversò gli occhi viola.

- Oh. Un interessante esperimento… e procede bene? –

- Stiamo avendo proprio ora i primi risultati, ma non sai che fatica. Ho dovuto ricorrere ai mezzi pesanti solo per un bacio. –

Raito volse un attimo l’attenzione ad Asaba.

- Che ingrati… uno vuole farli divertire e loro rispondono così!  -

Asaba sembrava compiaciuto di aver trovato un alleato delle sue stesse idee.

- Permetti…? –

Raito indicò la frusta con un cenno del mento, e, nuovamente, Hiro fece per rimproverarlo, ma Asaba rispose in modo affermativo:- Certo, ragazzo. Vedi un po’ che riesci a fare. –

Detto questo, tornò con calma a distendersi nel suo triclino.

Intanto, i due ninja avevano concentrato tutta l’attenzione su Raito.

Con sorriso malizioso, quest’ultimo fece un giro intorno a loro, per fermarsi alle spalle di Sasuke.

- Ti conviene obbedire, o la piccola fuga dei tuoi amichetti finirà nel cesso in pochi minuti – sussurrò abbastanza forte perché anche la rosa sentisse.

Sakura e Sasuke sgranarono gli occhi.

Come faceva a saperlo? E soprattutto, perché non li aveva ancora smascherati?

- Ricomincia a baciarla. –

Sasuke la guardò. Ma, stavolta, fu Sakura ad alzarsi in punta di piedi per baciarlo.

Quando appoggiò lentamente le labbra sulle sue, le sentì immobili.

Ma non si arrese. Se avesse spifferato della fuga come sarebbe andata a finire?

Perché doveva fare tutto lei?

Mosse con decisione le labbra e sentì che anche le sue si schiudevano leggermente.

Sentì la mano di Raito sulla sua schiena, che la spingeva, ancora una volta, più vicina a Sasuke.

E sentì poi, finalmente, le mani di Sasuke sui suoi fianchi.

Non voleva che lui desse retta a quei maniaci, ma una parte di lei disperava allo stupido pensiero di ripugnargli tanto da non volerla neanche se costretto.

Sapeva che non avrebbe dovuto pensarlo, ma i residui dell’insicurezza adolescenziale non riuscivano a lasciarla del tutto, nemmeno, paradossalmente, in una situazione del genere.

Per questo, quando lui approfondì il bacio nuovamente, si sentì quasi sollevata, nonostante la situazione.

Sapeva di avere gli occhi di cinque persone su di lei, e questo le fece stringere le mani intorno al collo del compagno, per cercare inconsciamente qualche sicurezza.

Inoltre, sentiva che anche Sasuke stava leggermente sciogliendo i suoi muscoli immobili, e lo sentì anche inspirare con forza quello che poteva solo essere il suo profumo.

Sasuke, d’altro canto, si chiese nuovamente da dove venisse tutta la forza della compagna, in un corpo così minuto. Sapeva che Sakura era diventata una delle ninja migliori del villaggio, sapeva che a livello di taijutsu avrebbe potuto dare del filo da torcere persino a lui.

Ma, cazzo, non poteva fare a meno di pensare a quanto ancora sembrasse fragile, una cosina minuscola rispetto agli eventi immensi in cui era coinvolta.

Ma solo una parte fin troppo profonda si lasciava andare a questi pensieri.

E in profondità ci sono le radici.

Le radici dei motivi per cui dovevano uscire da quella situazione.

Ormai gli altri dovevano essere quantomeno oltre l’arena.

Se mandava all’aria tutto, il bastardo avrebbe avuto tutto il tempo di mandare delle guardie a fermare la loro unica possibilità di uscire da lì.

Doveva resistere o lui e Sakura sarebbero rimasti intrappolati in quell’inferno.

Eppure, l’umiliazione bruciava davanti agli occhi di quei pervertiti.

Man mano che Sakura approfondiva il bacio, sentiva che il controllo della situazione veniva impercettibilmente meno.

Non riusciva a tenere gli occhi aperti, e anche se aveva tutti gli altri sensi allertati, era quasi stupito dal fatto che una considerevole parte della sua attenzione era ormai focalizzata sulle labbra di Sakura e sulle proprie mani intorno alla sottile vita di lei.

E quando una sua mano scivolò sul suo petto, un indefinibile sensazione lo invase.

La concentrazione scese per un attimo, e percepì, come se fosse la prima volta, il corpo di Sakura.

Lo conosceva, ne aveva visto crescere e cambiare le forme.

Sapeva esattamene i suoi punti deboli, i polsi sottili che faticavano a reggere lo sforzo dei suoi poderosi pugni, e che lei aveva imparato a costringere, i capelli così vistosi e difficili da nascondere in mezzo alla foresta, le mani piccole che sembravano rimpicciolire quando prendevano i kunai standard, che pure lei maneggiava con destrezza.

Pensava di conoscere esattamente il suo corpo.

Ma si rendeva conto solo ora della morbidezza della sua pelle, che scivolava nuda sotto le sue mani quando le faceva scorrere sulla pancia, cercando un appiglio comodo.

E di come fosse piatta quella pancia.

E lo sapeva, lo sapeva, che era proprio quello che la combriccola di quelle persone che presto sarebbero morte sotto la sua spada (perché sarebbe successo, ne era sicuro) voleva, ma non potè proprio evitare di pensare per un attimo che avrebbe voluto percepire tutto, di lei, sotto le sue mani.

Cercò di controllarsi - percepiva ancora Raito accanto a sé e lo odiava – ma cominciava a sentirsi accaldato.

Ma doveva proprio essere così… così… ?

Non si permise di finire il pensiero.

E quando sentì Raito avvicinarsi a loro nuovamente dopo lunghissimi istanti, ebbe per un attimo paura.

Paura di non riuscire a controllarsi, paura di non riuscire a opporsi.

Sentì la mano del biondo stringersi sul suo polso e fece automaticamente resistenza.

- Da quanto ho capito, non vuoi che lei provi la frusta vero? – sentì in un sussurro fastidiosamente vicino al suo orecchio, impossibile da sentire nemmeno per Sakura.

No, non voleva. La schiena gli bruciava ancora come i primi istanti dopo il colpo.

La sua mano sinistra andò involontariamente dietro la schiena di Sakura, per la maggior parte nuda.

Lottò con se stesso per un attimo, e lasciò inconsciamente che la mano di Raito portasse la sua destra sul seno di Sakura.

Chiuse gli occhi, e sentì distintamente la rosa sussultare, aprendo a sua volta gli occhi.

No, questo non era lui.

Non erano da lui tutte queste emozioni contrastanti. Di solito lui lasciava spazio a un solo sentimento, lo lasciava invadere tutti i suoi pensieri, tutto il suo essere.

Percepiva chiaramente il desiderio di stringere quel seno, il suo corpo gli sbatteva in faccia quell’istinto terribile e vile, quasi che lo stesse prendendo in giro per provare a resistere.

Era Sakura. Era la sua compagna che per un po’ di tempo lo aveva amato, quella compagna per cui aveva sempre provato un forte istinto di protezione. Quella compagna che adesso aveva smesso di baciarlo, e aveva nascosto il viso nell’incavo del suo collo, quasi in un singhiozzo.

Aveva paura.

Aveva paura di lui?

Ricordi dolorosi gli si affacciarono in mente, ricordi del suo sguardo terrorizzato mentre lui cercava di ucciderla senza pensarci due volte.

Si staccò all’improvviso, allontanandosi da lei, cercando di nascondere il fiatone.

Gli occhi grandi e chiari di lei lo guardarono sbigottiti, la traccia di una lacrima scomparsa sulla guancia.

E ora, che sarebbe successo? Che avrebbe fatto Raito?

N/A
non so più cosa dirmi per scusarmi per l'orrendo ritardo ma davvero la scuola diventa davvero pesante prima degli esami.
comunque, non voglio tediarvi con le mie presunte scuse, volevo solo ringraziarvi tantissimo per il supporto che mi date con le vostre bellissime recensioni. Davvero, grazie non sapete quanto valgono per me *.*
passando al capitolo... ho dovuto anche focalizzarmi su Sasuke e sono sicura di aver rovinato tutto con qualche quintale di OOC, ma l'ho letto e cancellato fino arrendermi conto che non riesco proprio a farlo in modo un po' più decente...
spero di non avervi deluso troppo T.T
sperando che non mi abbiate ancora abbandonato, vi mando ancora un milione di grazie per chi racensisce ma anche chi ricorda segue e preferisce!
baci, medeamazon

ps: vi giuro che l'altro capitolo l'ho già iniziato e sì, se volete alla fine potrete picchiarmi per la mia sadicità nel lasciarvi sempre un po' in sospeso :P

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Notte movimentata ***


l13

Notte movimentata


Guardò velocemente il pericolo più imminente.

Raito non sembrava molto sorpreso della sua mossa e teneva la frusta con disinvoltura.

- Bakin! – urlò.

Dalle porte entrò una guardia armata, di stazza considerevole.

Sasuke si irrigidì. Era disarmato, ma probabilmente poteva farcela se giocava sulla velocità. Il problema poi era Raito, e tutti gli altri.

Sakura lo guardò nuovamente, preoccupata: stava già misurando il colosso per identificarne i punti deboli.

Diede un’occhiata a Raito, tranquillissimo.

Cosa avrebbe fatto? Avrebbe fatto combattere Sasuke per poi rivelare a tutti il loro segreto?

- Sasuke…-

L’Uchiha sentì il sussurro spaventato di lei, e si girò a guardarla, sullo sfondo gli sguardi attenti e curiosi di Hiro, Asaba e Yukino.

I suoi occhi, così chiari, esprimevano la preoccupazione, e una muta domanda; capì ciò che pensava.

Cosa sarebbe successo agli altri, cosa sarebbe successo a loro, se Raito faceva saltare tutto?

Sentì che il colosso si avvicinava da dietro, e fece alcuni passi verso Sakura, ancora.

Era con le mani legate, ma non si sarebbe piegato. Non sarebbe arrivato dove volevano loro.

- Yukino, mi aiuteresti? –

La rossa si alzò e si avvicinò.

Poi, tutto successe in fretta.

- Prendilo, Bakin! –

Sentì le mani del colosso sulle braccia, ma mentre stava per scrollarselo di dosso e atterrarlo vide la frusta di Raito sferzare l’aria e atterrare con uno schiocco sulla schiena di Sakura, che finì su di lui.

Stretto dalla morsa ferrea di Bakin, osservò sbigottito Raito che la prendeva dalle braccia e la teneva ferma.

E vide anche che la sua mano, ancora una volta, era stretta saldamente tra le dita di Yukino, che la guidò velocemente tra le gambe di Sakura.

I grandi occhi verdi si spalancarono, mentre lui era così sorpreso che per un attimo toccò veramente le sue mutandine e sentì involontariamente la sua intimità sotto le sue dita.

Ma poi si riscosse e ritirò subito la mano.

Tirò una gomitata a Bakin, ma la presa sulle braccia non si allentò.

- Sei davvero testardo Sasuke, ma sai che ti dico? Non importa. Col permesso dei lor signori – Asaba lo guardò divertito e curioso – sarò io che li farò divertire, e tu vedrai come si fa –

Velocemente, prima che avesse finito di parlare, voltò Sakura e posò le sue labbra di quelle di lei, posandole subito una mano sul sedere.

E Sasuke cedette.

Il punto di rottura era arrivato.

Smettendo di pensare alle conseguenze, smettendo di pensare e basta, sferrò un calcio con tutta la forza che riuscì a trovare, e sentì con soddisfazione il ginocchio di Bakin scricchiolare  sinistramente.

Il dolore atroce, finalmente, gli fece allentare per un attimo la presa e l’Uchiha ne approfittò per affondare entrambi i gomiti sul suo addome, ancora con il massimo della forza che i muscoli allenati dal taijutsu gli concedevano.

Lo sentì gemere e in un battito di ciglia si girò piazzando un pugno sulla sua mascella.

Senza aspettare di sentire il tonfo del bestione che cadeva, si volse verso il bastardo biondo.

Quello teneva ancora Sakura per le braccia e fortunatamente il suo ghigno era sparito, sostituito da un’espressione stupita che non aveva ancora avuto il tempo di nascondere.

Sasuke non perse tempo e si lanciò verso di lui.

Tra gli sguardi stupiti dei tre pervertiti, che per la velocità di Sasuke non avevano ancora trovato il tempo per scuotersi e reagire, agguantò un braccio di Sakura  con la sinistra, strappandola violentemente dalle braccia di Raito, mentre con la destra cercò di dargli un pugno sotto lo sterno, ma ormai l’avversario aveva acquistato abbastanza consapevolezza da poter prevedere le sue mosse, e riuscì a schivarlo.

Sasuke non perse tempo a combattere e in unico, fluido movimento capovolse la traiettoria del suo slancio e si diresse verso la porta del salone, trascinandosi dietro una Sakura ancora atterrita, ma che seguiva i suoi movimenti e li agevolava quasi in automatico.

Era già a metà strada verso la porta quando sentì Hiro gridare:- Prendilo! Muoviti! – e si accorse che Raito non aveva ancora cominciato a inseguirlo.

Lasciò che la domanda sullo strano comportamento del giovane quella sera venisse divorata dalla rabbia verso di esso e l’immagine di poco prima (le labbra di Sakura sulle sue, la sua schifosa mano sulle sue curve) gli si affacciò alla mente e per poco non gli fece cambiare idea e mandare all’aria tutto pur di poter ammazzare quell’essere disgustoso.

Aprì, o meglio, sfondò i battenti della porta del salone così forte che sbatterono sul muro  esterno e uno di essi praticamente schiacciò una guardia che vigilava subito fuori la porta, facendola svenire.

L’altra guardia cercò subito di fermarlo con una specie di lancia, e stava per prendere Sakura visto che per lo slancio lui si trovava più avanti, ma fortunatamente la kunoichi si piegò in avanti e con la mano libera diede un leggero pugno sull’addome della guardia che, sgranando gli occhi, cadde a terra sulle ginocchia tenendosi la pancia e gridando dal dolore.

La guardò un attimo di sottecchi per controllare se stesse bene poi cominciò di nuovo a correre trascinandola.

Erano negli appartamenti da dove si arrivava all’inquietante scala buia, e per un attimo Sakura pensò che Sasuke volesse uscire da quella parte, ma si diede della stupida subito dopo averlo pensato, mentre  lo seguiva correndo.

Si chiese come facesse ad essere così sicuro della strada da prendere, ma poi pensò che c’era ormai stato due volte in quel posto, bastavano e avanzavano per uno che il mondo aveva imparato a chiamare genio.

Ad un certo punto sentì qualcuno seguirli e la paura di Raito la inondò.

Finalmente, sbucarono nel corridoio centrale con le tre porte e Sasuke si guardò attorno per un attimo, indeciso sulla direzione.

Tuttavia, cinque guardie che sbucarono dalla parte della scalinata lo persuasero ad andare dall’altra parte.

- Sakura –

Sentendo la sua voce mentre guardava truce le guardie, che si stavano avvicinando pensando di averli già in pugno, si voltò di scatto verso di lui, che invece guardava la finestra alla fine del corridoio.

La guardò brevemente e lei capì.

Lanciò un’altra breve occhiata alla finestra, poi annuì.

Senza smettere di tenerla per il polso, Sasuke prese la rincorsa e con un saltò si diede una spinta contro il vetro, che cedette contro la sua spalla, frantumandosi.

Non ebbero nemmeno il tempo di appoggiarsi agli infissi perché stavano già precipitando a causa della spinta, mentre si coprivano gli occhi per non farvi entrare schegge.

Sasuke sentì tanti frammenti penetrare la pelle del suo braccio e del suo fianco, ma non permise al dolore di offuscare la concentrazione, né tantomeno lo fece Sakura che tuttavia era meno ferita di lui.

Dopotutto, la prima cosa che si insegna nelle arti marziali è come cadere bene.

È la prima lezione dell’accademia e nessun ninja può dimenticarla perché diventa così radicata che non c’è bisogno del chakra per renderla automatica.

Così, interrompendo il contatto fra loro, si concentrarono sulla caduta, e puntellandosi, riuscirono ad atterrare sul prato senza un solo osso rotto.

Si voltarono automaticamente e videro le guardie imprecare, allibite, e cominciare  a correre per scendere al piano di sotto.

Sakura si guardò intorno nella notte buia, indecisa.

- Nel bosco -.

La voce di Sasuke le giunse rassicurante… e ringraziò i Kami ancora una volta per averla messa in squadra con un genio, ma soprattutto con una persona così pronta e abile a prendere in mano la situazione.

Molte volte si era detta che Sasuke sarebbe stato un ottimo comandante.

Correndo a perdifiato per non perdere il vantaggio sulle guardie, si gettarono nella foresta senza fermarsi.

- Sakura –

Di nuovo, il sibilo di Sasuke catturò la sua completa attenzione.

Rallentarono, mantenendo un andatura costante.

- Va’ verso il porto dei clienti –

Si girò di scatto per guardarlo, impietrita.

- Che significa “va’”? – ringhiò quasi.

- Significa dirigiti verso il porto, è anche possibile che non siano ancora partiti – rispose asciutto.

- Cosa? E tu?? Come puoi pensare che i-

- Parla piano, entreranno nella foresta tra poco –

La rosa si voltò inutilmente indietro, alla ricerca di invisibili ombre minacciose.

- Cosa hai intenzione di fare – sussurrò.

- Li attiro da qualche parte, ovvio –

- Ovvio un corno! Potresti restare bloccato nell’isola, da solo e se ci separiamo abbiamo meno chance di..-

- Non resterò bloccato qui –

- Non lo puoi sapere –

La rosa non si scompose per l’occhiataccia del compagno.

- Muoviti, non c’è tempo –

- Sono andati da quella parte! –

Sakura sobbalzò a sentire le voci che provenivano da qualche parte nella foresta.

Ricominciarono a correre, silenziosi come anni di allenamento li avevano addestrati a fare.

Prima che Sasuke ricominciasse a parlare, lo precedette:

- Ti aspetto dietro la macchia di cespugli dove ci siamo nascosti per vedere il porto –

- Se all’alba non sono lì vai ne-

- Se all’alba non sei lì ti aspetto fino a mezzogiorno, e se non sei lì a mezzogiorno ti aspetto per la sera –

- Stupida, quei luoghi saranno setacciati quando scopriranno la fuga dei ninja –

- Anche se non ho chakra sono pur sempre una shinobi. So come nascondermi. –

Sasuke fece uno sbuffo e prima che Sakura se ne accorgesse era sparito nella boscaglia.

Continuò a correre nella notte, col cuore in tumulto.

Non si era ancora accorta di quanto fosse inquietante la foresta, con le voci che sembravano accerchiarla e i rami che sembravano far di tutto per ostacolarla nel suo proposito di non far rumore.

D’altronde, non era nello stato d’animo adatto per rinchiudersi nella freddezza senza emozioni che richiedevano le missioni come quella.

I ricordi della serata la colsero nonostante facesse di tutto per concentrarsi unicamente sui suoi passi felini nel sottobosco.

Le parole pratiche che si erano scambiati con Sasuke, lo stesso tono neutro e vagamente seccato di lui per la sua testardaggine le avevano fatto dimenticare per qualche secondo gli avvenimenti della serata, la vergogna che provava di fronte a lui.

Ma come rugiada notturna, tutti i suoi sforzi svanirono di fronte al tumulto delle emozioni.

Non fece in tempo a cercare di evitarlo che ricordò nitidamente l’ultima parte della serata, la bocca rude e lasciva di Raito che si infrangeva sulle sue labbra, la mano disgustosa che si avvicinava alle sue parti intime.

Cercò di scacciare l’immagine, la sensazione di orrore e di disperata impotenza che aveva provato nell’accorgersi di non poter tener testa al ragazzo.

Poi all’immagine del bellissimo volto di Raito se ne sovrappose un altro, altrettanto avvenente ma così familiare e amato da sembrar per lei quello di un dio.

Sasuke.

Sasuke l’aveva baciata, Sasuke l’aveva stretta a sé come se davvero la desiderasse.

E poi…

Scosse di nuovo la testa per non pensare.

Era stato costretto, non era stata colpa sua.

Non era colpa sua la vergogna che lei aveva provato, l’umiliazione e la paura quando la mano di Raito l’aveva guidato verso di lei.

Si ripromise di non fargliene mai menzione, e con la determinazione di chi ha trovato un nuovo scopo, sbucò dalla foresta dall’altra parte dell’isola.

La notte era ancora profonda e le ci volle un po’ per capire dove fosse.

Non avendo punti di riferimento affidabili, salì lungo il profilo della foresta costeggiando il burrone di scogli che si gettavano sul mare.

Quando le parve di vedere il promontorio dell’insenatura  del porto, rientrò leggermente nella foresta cercando di nascondersi.

In realtà lo fece solo per precauzione, perché non sentiva nessuna voce provenire dalla spiaggia.

Si avvicinò ulteriormente nascondendosi dietro le rocce.

Quando si affacciò sulla spiaggia, non vide subito i particolari.

L’intera spiaggia era al buio e questo la mise in allarme.

Vide il cespuglio che aveva indicato a Sasuke come luogo di incontro, ma era dall’altra parte del porto.

Dopo una lieve esitazione, dicendosi che era troppo presto perché Sasuke si facesse vedere, decise di andare a controllare.

Sempre più inquietata dal silenzio e dal buio, cominciò a scendere facendo attenzione a dove metteva i piedi tra gli scogli.

Minacciose nuvole oscuravano quel poco di luce che potevano dare le stelle e il mare nero sembrava ingrossarsi di minuto in minuto.

Rabbrividì per il freddo.

La casetta di legno da dove le sentinelle gestivano il viavai del porto aveva la porta spalancata e, ovviamente, non c’era nessuna imbarcazione ancorata al piccolo molo.

La consapevolezza di essere soli nell’isola la colpì come uno schiaffo.

Soli. Lei e Sasuke contro praticamente un esercito di gladiatori e sentinelle.

La questione non l’avrebbe minimamente preoccupata, avendo accanto Sasuke, se fosse stata una situazione normale. Aveva una tale fiducia nelle capacità sue e di Naruto che era da molto tempo che non provava veramente paura durante le missioni, quel terrore paralizzante che da ragazzini avevano sperimentato per la prima volta con Zabuza. Paura di non finire la missione, paura di morire come tanti ninja di cui avevano sentito raccontare le gesta, da altri.

Ma ora…

Senza chakra cos’erano loro?

Era partito tutto con il chakra, i loro miglioramenti, le loro missioni, le sfide, il loro team.

Ce l’avrebbero davvero fatta, stavolta?

Quanto poteva resistere Sasuke, quanto lei, se avrebbero dovuto affrontare tutti i loro nemici insieme?

E poi c’era Raito.

Fermò subito i pensieri quando la domanda sul suo strano comportamento tirò fuori subito dopo la disgustosa immagine di lui che si strusciava su di lei.

Strinse automaticamente la gonna , faticando a controllare l’impulso di strapparsela via.

E sentì un tonfo leggerissimo sulla sabbia.

Guardò ai suoi piedi.

Un foglietto di carta piegato fino a diventare minuscolo giaceva sulla sabbia e sembrava proprio provenire dalla sua gonna.

Un gemito lontano, probabilmente dietro la casetta di legno, la spaventò, e la spinse a fare dietro front, arrampicarsi di nuovo, e raggiungere la macchia di cespugli, da dove aveva la visuale complete del porto.

Si sedette e cominciò ad esaminare il foglio di carta.

Non c’erano dubbi, era stato Raito a metterlo tra le pieghe della sua gonna.

Stavolta, la quasi certezza che lui non aveva realmente voluto violentarla la aiutò a riuscire a pensare e a ragionare sul comportamento di quell’enigma che era Raito.

Il foglio era la mappa dell’isola e una X rossa campeggiava su un luogo sulla costa dove ovviamente lei non era mai stata, che si trovava oltre la foresta.

Era ovvio che voleva che loro andassero lì.

Ma cos’era? Una trappola?

Ma se lo era, perché non dire niente della fuga degli altri ninja?

Voleva solo Sasuke e lei?

Sospirò, sconsolata.

Sasuke non si sarebbe certo fidato.

Si nascose meglio, e si preparò ad una lunga notte di attesa ed elucubrazioni.

 

 

 

 

 

Note di Autrice-chenonèdegnadivoi.

A-Ehm.
Dunque.
Si.
Ecco io…
*si mette in ginocchio e piange come una fontana*
Mi dispiaaaaceee! Davvero non so da dove iniziare per l’orrendo ritardo! Avrei dovuto avvertirmi e mi dispiace davvero tanto.
Sono successe tante cose tra cui:

- Maturità, ovvero, nonhomaistudiatocosìtantonellamiavita

- Problemi vari in famiglia e con gli amici

- E, recentemente, studio matto e disperatissimo per gli schifo di test universitari.

Non mi sono dimenticata di voi, splendide creature!, infatti questo capitolo è andato avanti più o meno ad una frase al giorno…. E infatti fa schifo!
Ma comunque dopo queste mie patetiche lamentele, volevo dedicare questo capitolo (anche se è brutto scusate T.T) a tutti quelli che recensiscono che sono davvero persone dolcissime e che io non merito e che vorrei abbracciare ad uno ad uno.
Senza fare preferenze (perché davvero vi adoro tutti) un bacione in particolare a Saku88s che mi ha addirittura contattato per farmi svegliare… grazie cara, la tua mail mi ha dato una bella smossa!
Poi ovviamente a Simply__ForMe (che mi fa arrossire ogni volta) SellyLuna (che dal primo capitolo è sempre puntuale e dolcissima), Hikari93 e yuki21 (i miei idoli), kry333 (il cui parere è molto importante per me) ukyou (dolcissima), lovemusic,  PrinciSaku13, blessed with a curse, Flyonclouds (che mi danno tante soddisfazioni^.^) e le ultime ma non ultime NamiZoro e SasuSaku Uchiha (che non so dove hanno scovato la mia fic che da un secolo non aggiornavoXD)
Vi adoro tutte e vi mando un bacione! Scusate per il ritardo nel rispondere!
Senza dimenticare chi segue, ricorda, la mette nelle preferite(!), o legge soltanto :D adoro tanto anche voi, dico sul serio.

(scusate per le scuse chilometriche, ma mi sentivo troppo in colpa!)

Vi lascio con un grazie enorme e con la speranza che il capitolo vi piaccia! Baci :-*

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Complicazioni ***


l 14

Dedico questo capitolo a Saku88s, senza la quale non troverei l'impulso ogni volta per rimettermi a scrivere... Sei un amore, ti ringrazio tanto! <3 e ora senza ulteriori indugi (che già sono abbastanza in ritardo -.- XD) godetevi il capitolo! Le note sono alla fine :)

Ultima cosa: l'avvertimento 'non per stomaci delicati' era per descrizioni di ferite e varie che potrebbero essere non proprio gradevoli per chi ne soffre e questo non penso sarà l'ultimo capitolo che le comprende..

Era davvero l'ultima cosa, quindi, buona lettura!

Complicazioni

Stupida.

Fu la prima cosa che si disse quando venne svegliata da una mano che le premeva sulla bocca.

Si era addormentata in una situazione pericolosa, come se fosse una genin alle prime armi.

Il secondo di paura e terrore in cui aveva sgranato gli occhi e formulato questi pensieri finì grazie ad un respiro caldo e familiare vicino al suo.

- Zitta. Sono io. –

Il sospiro di sollievo fu agevolato dal repentino allontanamento della mano candida di Sasuke.

Si girò e quasi non gli saltò al collo per la felicità di vederlo sano e salvo con lei, mentre gli restituiva un’occhiata profonda.

Arrossì per l’imbarazzo di essere stata colta in fallo per il suo errore da principianti, da parte di qualcuno che non avrebbe voluto mai deludere.

- Sasuke… -

Gli ultimi sprazzi di irrazionalità sonnolenta la lasciarono per farla concentrare.

- Sasuke… Che è successo? Cosa..-

- Shh. Dobbiamo andare. Ci stanno cercando. –

Dilatando leggermente gli occhi per la paura, acuì i sensi per cercare una possibile minaccia.

- Ho depistato quelli sulle nostre tracce, ma tra poco verranno a controllare il porto. Dobbiamo muoverci –

Sakura annuì  e sollevò la testa per controllare la situazione.

Vedendo che era tutto come l’aveva lasciato, si lasciò sfuggire un leggero sospiro che morì sulle sue labbra quando si girò verso Sasuke.

Il moro infatti si era alzato come lei, mostrando quello che la sua posizione accovacciata e l’oscurità della notte avevano prima nascosto: si teneva infatti il fianco sinistro con una mano e, orrore per gli occhi della compagna, questo era sporco di sangue, che risaltava fresco e rossissimo tra la fasciatura bianca improvvisata, tutta lercia attorno alla vita.

Non seppe trattenere un gemito nel distendere il busto, mentre Sakura rimase un attimo paralizzata dal terrore.

- S-sas-

- Non è niente, dobbiamo muoverci –

La sua voce (perché riusciva a intimidirla anche quando era stanco e sanguinante?) riuscì a riscuoterla dallo shock.

- Non è niente un cavolo! Non puoi neanche camminare così! –

La fulminò con lo sguardo.

- E’ quello che ho appena fatto. –

La fredda risposta la fece infuriare più di quanto la rabbia verso se stessa non avesse già fatto.

- Beh, non è mica stata una grande idea – replicò testarda.

Scostò quasi bruscamente la mano di Sasuke che si comprimeva il fianco e arricciò il naso preoccupata quando vide, attraverso la fasciatura sul punto di sfaldarsi, che la ferita cominciava già a infettarsi.

Non era molto profonda, ma era larga e la pelle dei lembi squarciati sembrava impossibile da ricollegare.

Si rese conto che non poteva fare molto, non avendo né erbe mediche né una misera fascia con sé.

Si guardò intorno alla ricerca di qualsiasi aiuto mentre Sasuke faceva lo stesso, teso però a sentire se stesse arrivando qualcuno.

Fu però distratto quando sentì Sakura imprecare fra sé. Non l’aveva mai fatto di fronte a lui.

Si chiese marginalmente se c’erano altre cose che non le aveva mai visto fare o dire, ma venne catturato da un movimento della compagna che non dava a pensare nulla di buono.

Sakura infatti stava armeggiando con la sua già corta gonna, cercando di strapparne un lembo sottile per creare una fasciatura improvvisata, e al contempo cercando per l’imbarazzo di non farsi notare da Sasuke.

Ma, si sa, la capacità di osservazione degli Uchiha è piuttosto fuori dalla norma.

Sentì infatti che il moro la stava fissando, e già si immaginava perfettamente quegli occhi perforanti che cercavano di capire che stava facendo.

Fece un respiro profondo e strappò la striscia di gonna.

Non si lasciò intimidire dallo sguardo di Sasuke, che sembrava come se le stesse prendendo le misure, guardingo ad ogni sua mossa, e tolse quel che restava della sua vecchia fasciatura per farne una che potesse reggere per un altro po’.

Fortunatamente, pensò mentre cercava di agganciare con gesti esperti e sicuri la benda improvvisata, l’emorragia non sembrava tanto grave, anche se era un’analisi ancora superficiale.

- Finito? –

La voce di Sasuke la colse mentre era ancora intenta ad analizzare la sua ferita.

Alzò la testa di scatto, non capendo il motivo dell’irritazione nella sua voce.

E che cavolo! Mica lo stava torturando, lo stava aiutando! Che fosse arrabbiato con lei per il suo errore? O per il fatto che non l’aveva ascoltato quando diceva di cominciare a correre? Non capiva che era i pericolo di vita, privi di mezzi com’erano?

Alzò gli occhi con un misto di timore e irritazione (perché, perché non riusciva a fregarsene di quello che lui pensava di lei?), e vide che lui evitava di guardarla.

Questo la mise in agitazione: gli aveva fatto male? Aveva cercato di stare attenta, ma senza chakra che lenisse un po’ il dolore era difficile… naturalmente sapeva medicare senza chakra e finora nessuno s’era lamentato, ma… era da un sacco che non medicava senza chakra, se si fosse dimenticata?

Presa dai pensieri vorticosi fatti in meno di due secondi, non si accorse che aveva cominciato a farfugliare:

- Mi dispiace, ti ho fatto male? E’ difficile.. non so se…-

- Sakura –

Di nuovo distolse lo sguardo dalla ferita per posarlo su di lui.

Stavolta lui la guardava dritto negli occhi, e anche senza essere uno sguardo dolce, Sakura capì che lui la voleva tranquillizzare.

- Dobbiamo andare. –

Capendo cosa lui volesse dirle, annuì, diede un’ultima occhiata alla ferita e sospirò.

Di più non poteva fare.

Con cautela cercò di alzarsi per controllare la situazione; poi, vedendo che sembrava ancora tutto tranquillo (come aveva fatto a depistarli così bene?) tese una mano a Sasuke.

Lui alzò un sopracciglio, e questo la fece sbuffare.

- So che sembri indistruttibile, ma adesso che l’adrenalina in circolo sta diminuendo sentirai molto più dolore a camminare, e mi dispiace ma qui ci sono solo io che posso aiutarti – sbottò alla fine, leggermente infastidita dal fatto che la considerasse ancora “quella da salvare”. Poteva aiutare anche lei, anzi, aveva studiato, si era allenata praticamente per questo.

Sasuke continuò a non dire niente, ma le prese la mano e si alzò con cautela.

- Credo che sia meglio continuare su questo lato della costa: a parte questo porto, dovrebbe essere tutto roccioso, c’è più possibilità di nascondersi. – cominciò incerta.

- E tu come lo sai? – di nuovo, la guardava come potesse scrutare direttamente nei suoi pensieri.

Senza motivo, si sentì in imbarazzo per un istante. Poi capì che ancora doveva dirgli della mappa di Raito.

Ma come avrebbe reagito? Raito era quello che gli aveva fatto perdere la pazienza lì al banchetto. Anche se lei non sapeva che intenzioni avesse avuto nel dargli quel foglio, il fatto che probabilmente erano ancora relativamente liberi grazie a lui le aveva messo la pulce nell’orecchio. E se avesse voluto veramente aiutarli? Se era una spia di qualche organizzazione e stesse cercando di mettersi in contatto con loro? Poteva fidarsi dopo quello che aveva fatto loro passare?

Nel momento in cui pensò a queste cose si rese conto che no, Sasuke non si sarebbe mai fidato di lui, non gli avrebbe mai concesso una seconda chance.

Decisamente non era un tipo che perdonava facilmente.

Le parole le vennero automaticamente alla bocca, mentre stava ancora riflettendo.

- Ume ci ha detto che una volta è arrivata un po’ più in là attraverso la foresta e ha visto solo rocce verso sud. –

Gli aveva mentito. Aveva mentito al suo unico alleato in quella missione e ad uno dei suoi migliori amici.

Sperava almeno che la scusa reggesse.

Evitando quindi la lunga occhiata di Sasuke(ma perché non parlava, se non si fidava? Pensò nervosa ), gli permise di lasciare la sua spalla alla quale si era appoggiato.

Di nuovo senza nessun contatto, ripresero a camminare.

 

 

 

 

Proseguirono fino a mezzogiorno.

Lei continuava a lanciare occhiate preoccupate alla sua ferita, mentre, più o meno inconsciamente, tendeva a non allontanarsi troppo dalla costa, anche quando si inoltravano nella foresta che arrivava fino agli strapiombi.

A volte (spesso) aveva la fortissima tentazione di rivelargli tutto. Anche se non avesse voluto avvicinarsi al luogo dell’incontro, anche se si fosse arrabbiato, con una mappa poteva pensare ad un piano per scappare: era lui il genio e molte volte erano state le situazioni che aveva risolto con idee imprevedibili e azzeccate.

Perché stava coprendo un uomo che l’aveva quasi violentata?

Poi si riscuoteva da questi pensieri, l’onnipresente paura del giudizio di Sasuke faceva spazio a un po’ di fiducia verso se stessa, e si ripeteva in mente che se Raito avesse voluto li avrebbe potuto incastrare da un po’.

Man mano che avanzavano però, il panorama sempre uguale la deprimeva parecchio e la mancanza di comunicazione con Sasuke la faceva sentire triste e un po’ sola.

Poi però si riscuoteva, capiva che probabilmente lui doveva soffrire moltissimo con una ferita come quella e che era già tanto che riuscissero a mantenere una buona andatura e che lui non emettesse neanche un lamento, anche se sapeva che lo faceva per orgoglio e per non farla andare in panico.

Questo le ricordava l’immensa forza di Sasuke, che le aveva sempre riempito il cuore di ammirazione, nonostante i suoi obiettivi, nonostante le sue scelte.

Naruto era un titano, ma Sasuke aveva la sua stessa determinazione, se non più forte, specialmente da quando era tornato a Konoha e doveva imparare a convivere con i dubbi e delle scelte sempre difficili.

Lei odiava vederlo forzarsi così, soffrire così e avrebbe voluto dirgli che potevano fermarsi se lo voleva, che poteva ricontrollare la ferita e magari cercare qualche erba che facesse al caso loro, ma sapeva che non l’avrebbe neanche ascoltata e forse si sarebbe pure offeso, facendogli ottenere naturalmente l’effetto contrario. Testardo di un Uchiha.

Per questo quando ad un certo punto lui si appoggiò ad un albero con il fiatone, le venne difficilissimo non andare in panico.

Doveva essere al limite per arrendersi alla debolezza del suo stesso corpo, e si maledisse con veemenza per non averlo fatto riposare prima.

Che razza di dottore era se non sapeva neanche imporsi con i suoi pazienti.

- Sas’ke…- percepì nella sua stessa voce il panico crescente e quando lui la guardò con occhi che non riuscivano a nascondere la sofferenza, ma che cercavano in tutti i modi di ricomporsi azzerò tutti i pensieri inutili per pensare solo a lui, totalmente a lui.

- Non è-

- No. Non è niente un corno. Probabilmente la ferita è già infezionata e anche se arriviamo ad una qualsiasi meta, la situazione non cambierà. –

Gli avvicinò la mano al viso per misurare la febbre e rimase stupita quando lui si ritrasse. Ignorando che motivi potesse avere, gli mise comunque bruscamente la mano sulla fronte e non si stupì di sentirla calda sotto le dita.

- Hai la febbre, il che potrebbe essere un buon segno se si mantiene media. Ma se non ci occupiamo della ferita non farà che peggiorare e la febbre salirebbe, e sai che ti potrebbe uccidere. Quindi tu ora ti siedi, tieni gli occhi e le orecchie aperte se arriva qualcuno, e cerchi di regolarizzare il respiro, mentre io ti visito e poi vado a cercare qualsiasi cosa che possa aiutarci.-

Probabilmente la stanchezza (lui non aveva nemmeno dormito) e la determinazione nella sua voce lo convinsero ad arrendersi e si sedette docilmente appoggiandosi al tronco.

Non ebbe il tempo di provare la vaga soddisfazione di averlo finalmente fatto obbedire a un suo ordine, perché fu subito presa dall’analisi della fasciatura che si era di nuovo sporcata.

Merda. L’infezione sarebbe aumentata in un attimo e lei non aveva proprio niente per cambiarla.

Inoltre, Sasuke aveva assolutamente bisogno di bere.

Stilò una lista mentale delle cose che le servivano, slegò la fasciatura e disse a Sasuke di tenerla così finchè lei non fosse ritornata.

Si accorse che faticava a restare concentrato, e questo significava che la febbre era salita.

Senza perdere altro tempo si inoltrò nella foresta quasi correndo.

Sapeva che non ci potevano essere erbe mediche ai confini della foresta, ma non voleva allontanarsi troppo.

Dopo un paio di minuti però riuscì a distinguere un rumore d’acqua più fievole di quello del moto ondoso che si sentiva anche da lì.

Cercò la direzione da cui proveniva quel suono, e la seguì, memorizzando la strada per poter ritornare.

Passarono altri cinque minuti prima che riuscisse a vedere un ruscello piccolo ma abbastanza limpido.

Tirò un sospiro di sollievo, poi si accorse che non aveva praticamente niente per portare l’acqua a Sasuke.

Doveva trascinare Sasuke al ruscello.

Fece la strada a ritroso correndo, orientandosi con i segni che aveva lasciato e il rumore delle onde. Appena lo vide, sospirò di sollievo nel vederlo ancora sveglio.

Lo raggiunse e gli spiegò la situazione, costernata che non avesse potuto fare di più.

Ma Sasuke non la interruppe e si lasciò aiutare senza un lamento, permettendole persino di fargli passare il braccio sulle sue esili spalle.

E anche se durante il tragitto cercava, ancora, di spostarsi e di non gravare troppo, Sakura non gli permise nemmeno una volta di lasciare la presa.

Finalmente, dopo aver fatto la strada nel triplo del tempo arrivarono al ruscello e Sasuke si permise di appoggiarsi e sedersi con malagrazia contro una roccia ai margini del fiume.

Non perdendo tempo Sakura cominciò a prendere l’acqua con le mani per pulire la ferita, e vide che quantomeno l’ormai esiguo flusso di sangue si fermava del tutto.

Non lasciandosi illudere dai piccoli miglioramenti, lavò le precedenti fasciature e le appoggiò fredde sulla ferita, dicendo a Sasuke di comprimerle su di essa.

La febbre però non passava, e si vide costretta ad allontanarsi ancora per trovare delle erbe mediche.

Camminò lungo il ruscello verso l’interno e riuscì a trovare qualche erba come lavanda, viola, calendola che potesse far diminuire la febbre.

Cercò poi delle foglie larghe per poter fare qualche impacco e abbondò.

Cercò anche qualche cosa da mangiare, per dare un po’ di colorito a Sasuke ma ne prese poco perché si disse che ci avrebbe pensato in seguito.

Tornò trafelata da Sasuke, che sembrava aver riacquistato un po’ di lucidità.

Con efficienza, strappò le foglie a pezzetti e cercò di costruire una specie di tazza con rami e foglie robuste. Sasuke intanto la guardava cercando di capire cosa facesse così, per tenerlo sveglio e alleggerire la preoccupazione, si mise a spiegargli cosa stava facendo, che erbe erano, che proprietà avevano e un sacco di cose inutili. Si accorse che queste cose inutili però facevano bene sia a lui che a lei quindi continuò a parlare a vanvera anche mentre accendeva un minuscolo fuoco (dopo averlo tranquillizzato che era veramente minuscolo e non li avrebbe esposti) per fare un decotto.

Non aspettò gli ultimi minuti necessari, perché si accorse che la febbre non scendeva neanche raffreddando continuamente la sua fronte con qualche straccio, e Sasuke cominciava di nuovo a deconcentrarsi e a chiudere gli occhi per alcuni secondi.

- Sasuke concentrati, ti prego – esclamò allarmata all’ennesimo sguardo vacuo di lui.

Lui si riscosse un attimo, e lo sentì mormorare:- La tua voce è.. rilassante..-

Allarmata dal tono smorzato di lui, come se stesse delirando (anzi probabilmente era proprio così) gli spruzzò dell’acqua in faccia e si mise a parlare più forte:- Ma che dici? Hai sempre detto che ero insopportabile, noiosa, fastidiosa? Un tempo la mia voce ti irritava, non sentì com’è fastidiosamente acuta? Dai Sasuke, maledizione! –

Fu felice come non mai quando lui scosse leggermente la testa e interruppe il suo sproloquiare con un piuttosto forte:- Zitta, non urlare -.

Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stata così felice di ricevere un rimprovero.

Approfittò del momento per fargli ingoiare il decotto, ignorando l’espressione di disgusto sulla sua faccia, e cercando subito dopo di prendere qualche altra bacca o frutto, forzandolo ancora perché mangiasse anche se erano aspre e dandogli ogni cinque minuti dell’acqua.

Solo quando capì che non ci sarebbe stato pericolo se lui si riposava n poco smise di tormentarlo e gli lasciò chiudere gli occhi.

Senza staccargli gli occhi di dosso, cominciò a riflettere.

Non potevano restare così esposti a lungo e un ambiente così umido alla lunga sarebbe stato controproducente per la guarigione di Sasuke.

Ma non poteva andare al luogo dell’incontro con Raito con Sasuke in queste condizioni.

Dovevano trovare un posto migliore, riparato e possibilmente più vicino al mare.

Calcolò che la ferita avrebbe cominciato a migliorare almeno in un paio di giorni, quindi dovevano trovare un riparo per quei giorni, poi avrebbero deciso il da farsi.

Cercò quindi di pescare i piccoli pesci del ruscello ma si rivelò essere piuttosto difficile avendo solo un rametto appuntito.

Al terzo decise che potevano bastare e ormai i piedi stavano divenendo insensibili per il freddo, quindi si girò e fece per andare verso la riva ma si accorse che Sasuke era sveglio e la guardava con espressione indecifrabile.

Arrossì senza capire il motivo, poi pensò che effettivamente era praticamente seminuda e un motivo effettivamente c’era. Ma sicuramente Sasuke non aveva mica questi pensieri! Men che meno in questa situazione.. figuriamoci se pensava a queste cose. Infatti, aveva appena distolto lo sguardo.

Probabilmente aspettava solo impaziente da mangiare.

Di corsa quindi riaccese il piccolo fuoco e ci mise sopra un pesce alla volta, rifiutandosi di farlo più grande per paura che potessero essere scoperti.

Quando il primo fu pronto vide che Sasuke aveva la fronte aggrottata.

- Dovresti mangiarlo tu. –

Sorpresa e quasi rassegnata allo stesso tempo, sospirò.

- Sas’ke hai bisogno di riprendere le forze dopo tutto il sangue che hai perso. Non c’è neanche bisogno di discutere, e lo sai.-

Per una volta, fu lui ad abbassare lo sguardo e accettò così sia il primo che il secondo senza fiatare. Quando lei fece per dargli il terzo, però, riprese:- Stai facendo tutto tu, anche tu hai bisogno di forze –.

Nonostante l’odore del pesce le avesse fatto venire una certa fame, insistette finchè non lo minacciò che avrebbe gettato il pesce in acqua se non se lo fosse mangiato lui.

Lui la fulminò con lo sguardo (il che le fece solo l’effetto di sollevarla perché significava che aveva ancora le forze per irritarsi), ma si arrese alla sua testardaggine.

Dopo aver ricontrollato la ferita per l’ennesima volta, gli espose le riflessioni fatte mentre dormiva.

Lui ascoltò abbastanza attentamente, lasciandola parlare e quando lei finì disse:- Hai ragione. Con me in queste condizioni è solo un rischio continuare a stare qui. –

- Infatti. Quindi pensavo che potremmo andare di nuovo verso la costa e..-

- No. Anche se è più lontana da dove potrebbero cercare in questo momento, non possiamo continuare così ad esporci dal lato mare. Continuiamo verso i rilievi dell’interno.-

Sakura si morse il labbro.

- Ma potremmo perderci nella foresta…- replicò fievolmente.

- Abbiamo attraversato luoghi peggiori.- rispose asciutto.

- Ma avevamo il chakra! E poi.. –

- Sakura.-

Il suo tono, così simile a quello che aveva di solito, la fece bloccare. Sospirò. Dopotutto le aveva concesso tanto in quella giornata, aveva praticamente deciso tutto lei. Il lavoro di squadra era anche cedere ogni tanto dalle proprie posizioni, e avrebbe pensato poi cosa fare con la mappa di Raito.

Siccome la febbre era in quel momento sotto controllo, Sasuke insistette per partire subito e così Sakura mise le erbe avanzate in un involto fatto con una foglia enorme e lo aiutò ad alzarsi con cautela.

La fasciatura poteva reggere solo per qualche ora.

Decisero di costeggiare il fiume verso l’interno e si incamminarono.

 

 

 

 

 

Note di un’autrice mortificata

So che sto perdendo credibilità con i continui e mostruosi ritardi e non ho più parole per scusarmi con voi che mi seguite e mi spronate tanto fedelmente.

Posso solo dire che università e mancanza di ispirazione sono le ragioni principali per qst ritardi e che spero mi perdonerete per questo capitolo anche se vi avviso, se vi è piaciuto questo il prossimo vi piacerà ancora di più >.

Bando ai piagnistei dunque, se non avete cominciato ad odiarmi fatemi sapere se mi devo ritirare definitivamenteXD!

Ringrazio infinitamente le anime pie che riescono a trovare il tempo per recensire questa storia, siete veramente persone fantastiche (enonvimerito), scusate il ritardo nel rispondervi!

Grazie inoltre come sempre a chi preferisce, segue, ricorda e legge!

Capendo che non ne potete ormai più vi saluto con un bacio enorme!

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Capitolo 15
*** La persona più importante ***


15

Scusate se la prima parte ridice le stesse cose ma mi intrigava troppo scrivere i veri pensieri di Sas’ke… anche se mi sa che è un po’ OOC ma va beh, penso che in generale i maschietti siano un po’ più sensibili a certe cose rispetto a noi XD però magari mi sbaglio, non so proprio..

 

La persona più importante

 

 

Sakura era una cretina.

Era arrivato a questa conclusione.

Oppure lui era un maniaco, ma aveva più difficoltà ad ammettere una cosa del genere su se stesso, quindi la conclusione era che Sakura era cretina.

Si era presa cura di lui, gli era stata accanto tutto il giorno, lo aveva vegliato, nutrito, curato, visitato!, e non aveva ancora capito perché era restìo ad avvicinarsi a lei?

Si era dimenticata di quello che era successo quella notte stessa?

La vergogna, l’umiliazione, la colpa per quello che le aveva fatto… era stato costretto, ma non riusciva a credere che fosse successo davvero.

Quando l’aveva trovata addormentata si era stupito che avesse potuto fare un errore tanto grossolano, ma l’aveva giustificata pensando a quanto dovesse essere stanca.

L’irritazione era venuta subito dopo, quando si era reso conto che, in quella posizione, chiunque l’avesse trovata non ci avrebbe pensato due volte ad approfittarsene. Stupida.

L’aveva svegliata e si era reso conto, con sollievo, che lei non sembrava a disagio per quello che era successo, che non sembrava arrabbiata con lui e che si preoccupava solo per la sua ferita.

Quando si era strappata la gonna però, era impallidito un attimo.

Non doveva distrarsi, non poteva permettersi certi pensieri, o era veramente il mostro che aveva dimostrato quella notte? Erano in missione, per di più in una situazione di merda… l’ultima cosa di cui aveva bisogno era ripensare alla notte appena passata.

Come Sakura, che sembrava essersene completamente dimenticata, appurò di nuovo, ma stavolta qualcosa invece di sollevarlo, lo irritò.

Per questo bruscamente si era ritirato e le aveva chiesto impaziente se avesse finito.

Immagini di quella notte gli erano venute automaticamente alla mente, senza che lui potesse bloccarle, mentre lei era così vicina, lei che continuava a toccarlo con mani leggere come farfalle e che non capiva, non vedeva.

Aveva evitato di guardarla,  sorpreso e arrabbiato per questi pensieri, per essere così impotente sulle sue stesse reazioni, ottenendo solo di farla preoccupare inutilmente, e dovendo poi tranquillizzarla.

 Si era riscosso ma poi aveva esitato a toccarla di nuovo anche solo per prenderle la mano.

Davvero, non si riconosceva.

Si concentrò quindi sulla missione, e quando lei disse che sapeva che la costa era rocciosa si stupì: perché non glielo aveva detto? Ogni informazione sull’isola era fondamentale e lei ricordava sempre i dettagli.

Così quando le aveva chiesto come lo sapesse, l’aveva vista tentennare.

Aveva borbottato qualcosa che chiaramente si era inventata al momento (dio, ma come facevano le persone a dire che Sakura era una persona difficile? Come facevano a non leggere quel volto tanto limpido? Come faceva Naruto a non distinguere quando lei era veramente arrabbiata da quando scherzava? Perché per lui era tanto semplice?), e lui aveva deciso di lasciar stare.

Se fosse stata una cosa fondamentale gliel’avrebbe detto. Sakura era una delle poche (davvero pochissime) persone di cui si fidava ciecamente. E come avrebbe potuto fare altrimenti, con tutto quello che aveva fatto per lui?

Fu un sollievo camminare distanziati.

Pian piano infatti, capì che lei aveva ragione.

Naturalmente sapeva che senza adrenalina la ferita sarebbe stata un inferno da sopportare, ma aveva creduto di poter resistere più a lungo. Inoltre sentiva la febbre salire.

Evidentemente, il chakra gli dava più resistenza di quanto avesse immaginato.

A mezzogiorno dovette appoggiarsi, anche se sapeva che questo l’avrebbe fatta andare in panico.

Cercò di tranquillizzarla, infatti, ma fu messo a tacere, con sua sorpresa, in poco tempo.

Le lasciò prendere il comando della situazione, anche perché sentiva di essere stanco anche di pensare, cominciava ad avere difficoltà a concentrarsi.

Quando lo lasciò ebbe la fortissima tentazione di riposarsi, chiudere gli occhi, ma si impose di tenersi sveglio e cominciò a pensare, come accadeva sempre, alla sua vita di prima.

Non al suo periodo di disperazione, ancora prima, ai suoi preziosi ricordi con Itachi, che facevano un male cane, ma se riusciva a slegarli dai ricordi del dopo diventavano  quasi sopportabili.

Quando lei arrivò ci mise un po’ per focalizzare la sua immagine, e si lasciò trasportare vicino ad un ruscello, accasciandosi su una roccia. E lasciando che lo medicasse di nuovo.

La sentì allontanarsi di nuovo, ritornare e mettersi ad armeggiare con foglie e rami.

Sforzandosi di capire che stesse facendo, la seguì con lo sguardo.

Accorgendosene, Sakura cominciò a parlare, spiegandogli cosa stava facendo e continuando a parlare, parlare… la sua voce però era diventata come il rumore dell’acqua del ruscello, fresca, continua, rilassante.

Si accorse che gli stava dicendo qualcosa, e cercò di spiegare, mormorando parole che subito dopo si scordò.

La voce diventò più squillante, spezzando l’armonia con i suon della foresta e infastidendolo, quindi cercò di zittirla bruscamente, ritrovando per l’irritazione un po’ di lucidità.

Che si rivelò uno schifo quando sentì sulle labbra un intruglio orribile, che gli fece venire voglia di vomitare.

Ripiombò in un torpore più leggero e finalmente la voce lo fece addormentare.

 

 

Quando si svegliò, infastidito da un raggio di sole che colpiva giusto le sue palpebre, fece uno sforzo per muoversi ma una fitta al fianco lo fece pentire del gesto.

Si guardò quindi intorno e la vide.

L’immagine di qualche settimana fa di lei nella stessa situazione, ma completamente nuda non poté che sovrapporsi.

Solo che adesso gli sembrava anche peggio perché lei si muoveva continuamente, facendo aderire quei ridicoli vestiti al suo corpo, e lui non riusciva proprio a staccare gli occhi dalle sue gambe, dalla pancia piatta. Ricordò il bacio, la sensazione di tenerla tra le braccia, di toccarla. Perché non ricordava la rabbia, invece, l’odio per quelle persone?

Porca troia. La sorte doveva complottare contro di lui. Niente di strano, fin qui.

Improvvisamente, accadde che Sakura incrociò il suo sguardo, e arrossì.

Stava per darsi dell’idiota per essersi fatto beccare a guardarla dopo tutto quello che era successo qualche ora prima, ma subito lei scosse la testa come a voler cacciare un pensiero ridicolo.

Con una sensazione strana allo stomaco, Sasuke distolse lo sguardo, incapace di capire perché gli riuscisse così difficile ignorare i ricordi di quella notte.

Litigò con lei su chi dovesse mangiare i pesci, venendo messo a tacere due volte su due.

Quando però Sakura cominciò a parlare dei suoi piani dovette interromperla. Non capiva perché insisteva tanto per la costa ma non aveva intenzione di fare altri errori.

Sperava solo che nell’interno ci fossero nascondigli adatti.

 

 

Presto si resero conto che il ruscello era solo un affluente di un fiume più grande, che dovettero costeggiare con più prudenza.

Gli sforzi però vennero ripagati.

Si erano ritrovati al tramonto di fronte ad un lago abbastanza grande, che si trovava in mezzo al fiume, tagliandolo in due.

Dopo averlo lasciato dietro un cespuglio per cercare un po’ di erbe, Sakura era tornata in uno stato pietoso ma raggiante.

Cercando erbe un po’ più rare, aveva seguito un piccolo ruscello che usciva direttamente dal lago, che era scomparso sotto terra.

Così era scesa dalla collinetta che assorbiva l’acqua e aveva sentito dei rumori da dentro il rialzamento.

Presumendo quindi che fosse vuoto, aveva trovato un’entrata alla base che poteva usare a malapena strisciando, così si era fatta coraggio e aveva cercato di entrare graffiandosi e sporcando ulteriormente i vestiti.

Ma ne era valsa la pena.

Aveva trovato una grotta, pure abbastanza grande.

Vi era da un lato la continuazione del ruscello che si era interrotto, che fluiva in una piccola cascatella, che produceva il rumore che aveva sentito, andando a raggrupparsi in un piccolo laghetto largo un paio di metri, poco profondo, e, soprattutto, limpido e potabile.

Non aveva potuto credere a quella fortuna, così si era messa a cercarne i difetti.

Certo l’umidità era notevole, ma una spaccatura del tetto faceva sì che non fosse insopportabile e che si potesse anche accendere un fuoco senza rimanere soffocati.

L’altro inconveniente era l’entrata. Di sicuro avrebbe dovuto allargarla per far passare Sasuke, così si era messa di buona lena a togliere la terra, e quando le era sembrato abbastanza era corsa da Sasuke.

 

Sasuke pensò all’inizio che fosse stata attaccata, ma lei gli spiegò subito la situazione.

Neanche lui poteva credere a quella fortuna.

Ebbero un po’ di difficoltà a farlo entrare, perché strisciando avrebbe messo a rischio la ferita, ma ovviamente Sasuke non fece un fiato.

Appena Sakura entrò dopo di lui, vide che si stava guardando intorno con sguardo critico.

Attese con ansia che dicesse qualcosa.

- Sì, va bene, ma quell’entrata è pericolosa. Se qualcuno ci individua facciamo la fine del topo.-

Sakura annuì, ci aveva pensato pure lei.

Poi vide che Sasuke aveva le guance arrossate.

Allarmata, lo fece sedere vicino al laghetto e si accorse che era sudato e aveva il respiro affannato: la febbre era salita di nuovo. Perché non se n’era accorta? Perché lui non le diceva mai niente?

Tolse la benda e si accorse con orrore che la ferita aveva ricominciato a sanguinare.

Esasperata, la ripulì dalla terra, cercò di spremere dalle ultime erbe che avevano un po’ di succo balsamico, che mise sopra una foglia più grande che poggiò sul fianco di Sasuke.

Lui era ancora lucido, ma pallido. Gli disse di tenere la foglia premuta sulla ferita, anche se pizzicava un po’.

Lui annuì, dicendo che non era peggio di prima, allora Sakura gli disse che avrebbe trovato nuove erbe e che sarebbe ritornata presto, e se ne andò.

 

 

Era rimasto di nuovo solo con i suoi pensieri.

La ferita non faceva male come prima, ma sapeva che questo era un brutto segno.

Le forze davvero lo stavano abbandonando.

Sbuffò tra sé al pensiero della fine umiliante che gli si prospettava.

Dopo tutte le battaglie in cui era sopravvissuto, in cui non avrebbe nemmeno dovuto sopravvivere, sarebbe stato ucciso da una ferita qualunque.

In realtà il pensiero non lo sconvolgeva più di tanto. Metteva sempre in conto che poteva finire così durante le missioni, che non erano più semplici come una volta.

Non aveva quello spirito di ostinato attaccamento alla vita che lo costringeva a non considerare neanche l’idea di morire, prima di raggiungere il suo obiettivo.

Se viveva, lo faceva per loro.

Per tutto quello che avevano fatto, per la felicità che sapeva di recargli semplicemente essendo vivo e a Konoha, non poteva permettersi di deluderli ancora. 

Inoltre, il suo debito verso Sakura e Naruto era di quelli inestinguibili e aumentava ogni giorno. Ogni giorno i suoi fantasmi lo reclamavano e ogni giorno loro erano lì per scacciarli.

No, non poteva finire così, doveva resistere.

Fu questo l’ultimo pensiero lucido prima di cadere in un vortice di ricordi confusi, sogni ad occhi aperti. Ancora gli vennero in mente le immagini di quella notte, ma i contorni erano sfumati, erano solo lui e Sakura, e non sembrava così sbagliato accarezzare quella pelle… le immagini cambiarono ed ecco un ricordo di Itachi e sua madre a tavola.. poi Naruto che urla come un pazzo mangiando ramen… poi di nuovo Sakura, nel suo camice bianco, che gli sorride e gli assicura che va tutto bene…Kakashi che si complimenta per il suo chidori… le immagini si fanno vorticose e in qualche angolo della sua mente da spettatore, pensa che non sia così male, sono tutte immagini felici, chissà perché, forse qualcuno da lassù gli ha concesso che almeno nei suoi ultimi momenti fosse accompagnato dalle persone più importanti…

 

 

 

 

Sakura tornò con le braccia piene di erbe, radici e quant’altro, felice di poter fare almeno un decotto.

Quando entrò nella tana però, quasi non le fece cadere a terra.

Sasuke stava disteso su un fianco con un espressione sofferente sul volto, mentre si premeva la ferita con una mano.

Aveva gli occhi chiusi, era sudato ma brividi potenti scuotevano tutto il suo corpo.

- Sas’ke-kun! –

Sakura corse verso di lui e gli si inginocchiò accanto, cercando di fare qualcosa, ma era completamente nel panico, e per istinto gli afferrò il polso della mano che lui teneva stretta al petto per riscaldarsi.

Di scatto lui le afferrò la mano, e gliela tenne stretta fino a farle male.

Sakura non poté fermare il ricordo che le affiorò alla mente come un déjà-vu: Sasuke era stato morso da quel verme innominabile e anche allora aveva stretta la sua mano come se solo questa potesse tenerlo ancorato alla realtà, non lasciandolo completamente annegare nel dolore.

Il ricordo le fece venire le lacrime agli occhi, perché, dopo tutto quello che aveva fatto per migliorare, dopo tutto lo studio e la fatica, si ritrovava impotente come lo era stato nella foresta della morte?

Cercò di riscuotersi, si disse che non poteva crollare proprio ora, e fece per andare a prendere le erbe, ma la mano di Sasuke glielo impedì.

Girandosi per districarsi con delicatezza, si accorse con un sussulto che gli occhi di Sasuke erano aperti.

Per un attimo ne fu sollevata, ma si accorse che il compagno non stava guardando lei né nient’altro nella grotta. Lo sguardo era rivolto ad altre immagini, altri mondi che lei non poteva raggiungere.

Poi le sembrò che lui cercasse con enorme sforzo di focalizzarla, sbattendo le palpebre.

- S-Sakura…-

- Shh, non ti sforzare Sas’ke, sono qui, ti curerò io e starai subito meglio, sta tranquillo…-

Sperò che non notasse le lacrime che ormai scendevano copiose tra le guance.

- Mi.. Mi dispiace…-

Fu naturale per lei cominciare ad accarezzargli il viso sudato, scostandogli i capelli e cercando di tranquillizzarlo.

- Non c’è niente da dispiacersi, va tutto bene, ti prometto.. –

Ma Sasuke l’interruppe bruscamente, sgranando gli occhi e stringendo di più la presa sulla mano.

- No! Mi dispiace! Io…-

Sembrava smarrito, in cerca delle parole che con rabbia cercava attraverso le coltri della mente confusa.

Sakura continuò ad accarezzarlo, cercando di capire quello che evidentemente per lui era importantissimo esprimere.

- Io… Dì a Naruto che… non voglio, non volevo…-

Le lacrime di Sakura erano ormai senza controllo.

Non aveva mai visto Sasuke così debole, così esposto e indifeso. Gli si strinse il cuore a vederlo in quello stato, non sopportava di vederlo soffrire così.

- Shh, lo so, lo sappiamo, Naruto lo sa, sta tranquillo…-

Ma lui non sembrava ascoltarla, e altre parole deliranti la riempirono d’angoscia.

- Itachi, lui… anche lui voleva che io vivessi…-

- E vivrai Sasuke, non osare pensare il contrario! – gridò la rosa.

- Voglio stare accanto a lui… dopo…-

- Non c’è nessun dopo Sas’ke, smettila! Tu starai qui con me, non ti lascerò andare da nessuna parte, mai più! – le sembrava di delirare anche lei.

- Non volevo… non capivo.. –

La presa della mano si era allentata e lei se la portò alla guancia, bagnata di gocce salate.

- Lo so, Sas’ke, lo so… ti prego, non arrenderti.. –

Avvicinò la sua fronte a quella di lui chinandosi, e per un attimo il suo sguardo le sembrò lucido e bellissimo come sempre.

I brividi lo scuotevano ancora. Sakura non ci pensò due volte e si distese accanto a lui, abbracciandolo stretto, frizionando la pelle per farlo riscaldare, cercando di trasmettergli tutto il calore che aveva.

Dopo un po’ il corpo del moro sembrò calmarsi e diventò meno rigido.

Svicolando dall’abbraccio, Sakura prese della legna e accese subito un fuoco più vicino possibile a Sasuke, sminuzzando, triturando e spremendo intanto le erbe che aveva raccolto.

Riempì d’acqua un ramo che aveva già tagliato per prendere solo la parte che formava una concavità, gli mise le erbe e lo tenne personalmente sopra il fuoco, fregandosene del dolore alle dita, del fumo e dell’indolenzimento delle braccia. Quando non fissava il fuoco guardava Sasuke, che anche se era ancora sudato, non pareva tremare più per i brividi e sembrava immerso in un sonno, se non tranquillo, almeno non così sofferente, anche se a volte espressioni di dolore attraversavano rapide i suoi lineamenti.

Appena il decotto fu pronto, Sakura gli passò un braccio sotto il collo per farlo alzare, avvicinandogli alla bocca l’intruglio e cercando di farglielo inghiottire.

Sasuke era di nuovo rigido, e dopo aver tossito la prima volta che lei aveva cercato di fargli ingoiare l’intruglio, aveva resistito di meno.

Appena ne mandò giù quasi tutto, Sakura lo rimise disteso.

Lui si posizionò come prima con la pancia verso il fuoco, dando la schiena al laghetto.

Sakura non riusciva a staccargli gli occhi di dosso per la preoccupazione, ma sapeva che se non avesse dormito non sarebbe stata di nessun aiuto l’indomani.

Volendo rimanere il più possibile vicino a lui, donargli tutto il calore di cui disponeva, si distese vicino alla sua schiena gelata, abbracciandolo da dietro.

Sperò che la notte non si portasse via la persona più importante della sua vita, poi cadde in un sonno senza sogni.

 

N/A

Incredibile, stavolta il mio ritardo non è vergognoso!

Mi sono resa conto che vi aspettavate molto da questo capitolo... che dire a me è stranamente piaciuto! Spero di non avervi deluso :D

grazie alle dolcissime persone che continuano a seguirmi, siete preziose! e un bacione a chi mi recensisce, odio non rispondervi ma volevo postare il capitolo, almeno succede qualcosa in questo 12/12/12!XD

vi prometto che lo farò prestissimo, vi voglio bene *.*

baci :D

 

 

 

 

 

 

 

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