Canzone dei Dodici Mesi

di Vavvina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novembre - Evil ***
Capitolo 2: *** Dicembre - Smile at Christmas ***
Capitolo 3: *** Gennaio - I'm Back ***



Capitolo 1
*** Novembre - Evil ***


NOME AUTORE: vavva (EFP), °vavvina° (forum)
TITOLO DELLA STORIA: Evil
PERSONAGGI: Ginny Weasley
PROMPT: Halloween
GENERE: Drammatico, Horror
AVVERTENZE: One shot
NdA: Eccomi qua anche io con la prima pubblicazione per il '12 mesi di Fanfiction' di BS.
L’ispirazione per questa storia mi è venuta tutta insieme, per puro caso. Il giorno di Halloween ero con il mio ragazzo ed un suo amico, musicisti, i quali dovevano scrivere il testo per una canzone su un serial killer. La loro scelta è ricaduta su Ed Gein, il Macellaio di Plainfield, quindi mi sono vista un intero documentario sulle sue stragi. La storia narrata, infatti, prende spunto da questa vicenda, accaduta nel Wisconsin nei primi anni del Novecento. Il giorno dopo, sempre per caso, sono stata ad assistere alla registrazione di un pezzo di un gruppo di miei amici, che tanto bene si intitola ‘Theatre of the horror’. Mettendo insieme le due cose, ecco cosa ne è venuto fuori! Non è nulla di particolare, in realtà io e l’horror non andiamo troppo d’accordo, quindi mi piacerebbe avere un parere sincero!




EVIL



È un massacro, quello davanti ai tuoi occhi.
L’odore del sangue impregna l’aria, è palpabile.
Il dolore che aleggia intorno a te è diventato concreto, lo senti sulla pelle.
E poi, lo vedi.
Come se qualcuno avesse spinto il tasto ‘muto’ di un telecomando, non senti più le urla attorno a te, gli Incantesimi che rimbalzano da una parte all’altra.
Nulla.
Se non il sangue che ti pulsa nelle orecchie, scorrendo veloce nelle vene, come se volesse straripare.
Fred è lì.
Riverso a terra, gli arti piegati in modo innaturale, gli occhi vuoti,  sbarrati in un’espressione di stupore.
Di terrore.
Senti le lacrime pungerti gli occhi.
Stupidamente, ripensi a quella notte di Halloween di tanti anni fa.


Eri soltanto una bambina, allora.
Una bambina paffuta, sui cinque anni, con tante lentiggini spruzzate sul nasino e i capelli, rossi di fiamma, raccolti in due buffe codine ai lati della testa.
Il passatempo preferito dei tuoi fratelli era quello di spaventarti a morte, e quale occasione migliore, se non la notte delle streghe?
Quella sera, Fred e George avevano invitato alcuni amici di Hogwarts, per stare insieme e raccontarsi storie dell’orrore, e tu avevi ottenuto il permesso di stare sveglia fino a tardi assieme a loro.
Dopo la cena, a base di tortelli ripieni di zucca gialla, vi eravate chiusi in camera dei gemelli, con la luce spenta e una candela tenuta da chi, a turno, avrebbe raccontato la storia.
“Beh… allora comincio io!”
Fred aveva sempre adorato quel genere di cose.
Ti eri accoccolata tra le sue gambe, lui aveva preso la candela e, avvicinatala al viso, aveva iniziato il suo racconto.

“Quella che sto per narrarvi, è una storia vera, accaduta non molti anni fa, nel Wisconsin.
Ed Gein era il vicino di casa ideale. Gioviale, riservato, un instancabile lavoratore con la mentalità contadina dei primi anni del Novecento. In pochi, però, conoscevano realmente il suo passato.
Suo padre era un alcolista, dunque era la signora Gein, fervente cristiana, a tenere le redini della famiglia. Ed e suo fratello Henry pendevano letteralmente dalle sue labbra, la adoravano in tutto e per tutto.
Le cose, però, si incrinarono quando il padre morì, colpito da un infarto. Se Ed rafforzò il rapporto con la madre, Henry iniziò a rifiutarne il punto di vista, tentando di convincere anche il fratello.
Pochi anni dopo, i due si trovarono coinvolti in un incendio all’interno della loro proprietà. Ed sopravvisse, affermando di aver perso di vista il fratello: fu, però, in grado di indicare la posizione precisa del suo corpo senza vita.
Ed visse solo con la madre per un paio d’anni, fino a che anche lei non lo abbandonò, vittima di un colpo apoplettico. Con la sua morte, scomparve anche l’ultimo filo che ancora preservava la sanità mentale di quello che sarebbe stato ricordato come il Macellaio di Plainfield.”

Fred aveva fatto una pausa d’effetto, scrutando la reazione di ognuno dei suoi amici, per poi riprendere la narrazione.


“Passarono pochi anni, che la commessa della drogheria del paese scomparve, ed Ed finì nella lista dei sospetti.

Fu durante una perlustrazione nel suo capanno che gli agenti fecero la prima, macabra, scoperta: il corpo della commessa fu ritrovato decapitato e appeso per le caviglie, aperto in due, mentre la sua testa fu trovata in un’altra stanza, con due chiodi conficcati ai lati.
Le autorità, su questa scia, proseguirono le ricerche nella proprietà di Gein, e trovarono mille altre cose macabre e orripilanti.
Teste come decorazioni in camera da letto, tappezzeria fatta da pelli umane, calotte craniche utilizzate come ciotole, una collana fatta di labbra femminili, femori usati come gambe per un tavolo, per finire con la cosa più raccapricciante che venne rinvenuta: un intero guardaroba fatto di pelle umana, consistente in gambali, un torso sventrato e maschere di pelle morta quasi mummificata.”

Tra le braccia di Fred, avevi tirato su con il naso e avevi tentato di reprimere un brivido, con scarsi risultati. Pur continuando il suo racconto, lui ti aveva stretta di più a sé.


“Gein aveva ammesso, sotto interrogatorio, di aver dissotterrato una donna recentemente seppellita e di averne lavorato la pelle per crearne i manufatti che teneva in casa. In totale, risulta che Ed violò circa diciotto tombe nel cimitero, e che lasciò presupporre di essersi macchiato di numerosi altri crimini, in gioventù.

Venne giudicato mentalmente instabile, pertanto incapace di sostenere un processo. Dopo un periodo passato in un ospedale psichiatrico, però, i medici lo giudicarono pronto, e il processo si fece. Sotto accusa, dichiarò di non aver mai ucciso un cervo. Che cosa, allora, aveva spesso offerto ai suoi vicini, spacciandola per carne di cervo da lui cacciato e cucinato? Carne umana, forse?”

Un altro brivido di paura ti aveva scosso, senza che tu potessi reprimerlo, mentre le lacrime iniziavano a rigarti le guance.


“Non si sa, sta di fatto che al processo venne discolpato per insanità mentale, e costretto a passare il resto della vita in un manicomio criminale, dove morì di cancro.”


Avevi tirato un sospiro di sollievo, sperando che la storia fosse terminata. Purtroppo per te, però, Fred aveva ancora una frase da aggiungere.


“La tomba del Macellaio di Plainfield è stata più volte oggetto di atti vandalici, fino a che, pochissimo tempo fa, il suo cadavere non è stato trafugato! Che sia la vendetta di Ed, reincarnatosi in un suo discendente?”


Tuo fratello aveva stile per le conclusioni ad effetto, l’aveva sempre avuto, e sempre riusciva a terrorizzarti.
Asciugandoti gli occhi pieni di lacrime con una manica, ti eri stretta a lui, che ti aveva sorriso con dolcezza, abbracciandoti mentre passava la candela a George.
Quella sera, nella tua ingenuità di bambina, avevi fatto un’affermazione.

“Non esiste nessuno più cattivo di Ed Gein!”



Ora, davanti alla strage che Voldemort ha creato, davanti ai milioni di maghi, streghe e Babbani che ha ucciso, davanti al corpo senza vita di Fred, sei costretta a ricrederti.
Perché hai trovato una persona, un essere, molto ma molto più crudele.

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Capitolo 2
*** Dicembre - Smile at Christmas ***


NOME AUTORE: Vavvina 
TITOLO DELLA STORIA: Smile at Christmas
PERSONAGGI: Lily Evans, Severus Piton
PROMPT: Natale
GENERE: Introspettivo
AVVERTENZE: DoubleDrabble
NdA: Puntuale, eccomi qui con la seconda storia. Ammetto che non mi soddisfa più di tanto, in realtà... mi era venuta un'altra idea, all'inizio, solo che poi, per vari motivi, ho deciso di cambiare ed ecco cosa ne è uscito. Sono due drabble, nelle quali sono espressi i pensieri di Lily e di Severus sul Natale, quando hanno entrambi 8 anni. Fatemi sapere che ne pensate... sono ben accette anche le critiche!




SMILE AT CHRISTMAS









Spinner's End, 1968
Lily P.O.V.



Mi piace il Natale.
Mi piace vedere le persone che sorridono a tutti, le commesse che incartano i regali, il vicino burbero che aiuta la vecchietta ad attraversare la strada.
Natale è  mamma che decide di fare a mano una sciarpa a papà, è  papà che nasconde il regalo di mamma.
Natale è bello perché anche Petunia è meno scorbutica, mi fa addirittura un regalo.
Mi piace il Natale, perché finalmente accendiamo il camino e la casa sembra quasi che sorrida, con tutte quelle decorazioni colorate.
È bello, il Natale, perché, quando gli do il regalo, finalmente anche Severus sorride.






Spinner's End, 1968
Severus P.O.V.



Non mi piace il Natale.
Tutto quel buonismo ostentato, tutto quel fingere di essere brave persone, tutti quei falsi sorrisi.
Mamma e papà fanno finta di essere una famiglia, mentre dentro casa continuano a litigare peggio di prima.
Non mi fanno un regalo, pensano che siano soldi sprecati. Papà dice che il regalo più grande è stato quello di avermi fatto nascere, e che devo farmelo bastare.
C’è solo una cosa che mi piace, del Natale.
Lily mi fa sempre un regalo, quindi gliene faccio uno anche io, e il sorriso che fa quando lo scarta mi piace tantissimo.

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Capitolo 3
*** Gennaio - I'm Back ***


NOME AUTORE: Vavvina
TITOLO DELLA STORIA: I’m back
PERSONAGGI: Rowena Ravenclaw, Helga Hufflepuff, Salazar Serpeverde
PROMPT: - Ho visto tante persone che se ne andavano.
- E mai nessuna è tornata indietro?
GENERE: Introspettivo, Romantico
AVVERTENZE: Flashfic, Missing moments
NdA: Metto le mani avanti! Ho tre esami in dieci giorni a partire da oggi, quindi sono esaurita al massimo… ho scritto questa flash praticamente ora, di getto, così come è venuta, anche perché fino a ieri sera. Ho scelto di rappresentare un dialogo tra Helga e Rowena, prendendo come spunto l’abbandono della Scuola da parte di Salazar. Non avendo racconti disponibili, mi sono sbizzarrita con il passato di Rowena! Non è un granché, me ne rendo pienamente conto, ma un parere è molto gradito!




I'M BACK




- Ho visto tante persone che se ne andavano.
- E mai nessuna è tornata indietro?
- No. Non è mai tornato nessuno. La prima ad andarsene è stata mia madre. Avevo cinque anni, mi disse che andava al mercato a comprare delle spezie, per sperimentare una nuova ricetta. Quella è stata l’ultima volta che l’ho vista.
Una nube appannò gli occhi di Rowena, facendoli apparire come un cielo in tempesta.
Helga le porse una tazza di un infuso alle erbe, guardandola con un sorriso triste.
- Poi è stata la volta di mio padre. Avevo quindici anni, allora. Eravamo a passeggio insieme nella tenuta di campagna, quando è arrivato un cavallo imbizzarrito, senza cavaliere. I suoi zoccoli l’hanno ucciso barbaramente, senza pietà, deturpandolo. Mio padre se n’è andato lì, davanti ai miei occhi, ed è stato orribile.
La mano gentile di Helga si posò sulla sua, confortevole e amica.
- Mi dispiace, Row. Mi dispiace davvero tanto…
- Poco dopo se n’è andata mia nonna, mia sorella ha lasciato il paese senza preavviso… e ora anche lui. Ora anche Salazar se n’è andato, è andato via da me. Me l’aveva promesso, Helga, capisci? Me l’aveva promesso! Aveva detto che non l’avrebbe fatto, che non mi avrebbe lasciata! E invece se n’è andato!
Le lacrime, a quel punto, appannavano la vista della donna, eco di un dolore sordo che portava nel petto. Piccole stille sulle guance a testimonianza del grande squarcio del suo cuore.
- Questo non era più il suo posto, Rowena, lo sai anche tu. Non si trovava più bene a Hogwarts, e il litigio con Godric ha portato la situazione al limite.
- Sai… spero ancora che torni. La notte, nella solitudine della mia stanza, mi ritrovo a covare la speranza che il mattino mi sveglierò e lui sarà lì, a fare lezione nell’aula al terzo piano, con i suoi allievi purosangue…
- Sono passati tre mesi, cara. Non vorrei essere brusca, ma io dubito che, a questo punto, tornerà.
- Lo so, Helga, lo so bene. Ma ho visto davvero troppa gente andar via senza far ritorno, e il mio cuore non riesce più a sopportare un tale peso.
Fu una voce maschile ad interrompere le due dame. Una voce forte e profonda, decisa.
La sua voce.
- Non è vero, Row. Io sono tornato.

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