Canzone dei Dodici Mesi di Vavvina (/viewuser.php?uid=33374)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novembre - Evil ***
Capitolo 2: *** Dicembre - Smile at Christmas ***
Capitolo 3: *** Gennaio - I'm Back ***
Capitolo 1 *** Novembre - Evil ***
NOME AUTORE: vavva
(EFP), °vavvina° (forum)
TITOLO DELLA STORIA:
Evil
PERSONAGGI: Ginny
Weasley
PROMPT: Halloween
GENERE: Drammatico,
Horror
AVVERTENZE: One shot
NdA: Eccomi qua
anche io con la prima pubblicazione per il '12
mesi di Fanfiction'
di BS.
L’ispirazione
per questa storia mi è venuta tutta insieme, per puro caso.
Il giorno di Halloween ero con il mio ragazzo ed un suo amico,
musicisti, i quali dovevano scrivere il testo per una canzone su un
serial killer. La loro scelta è ricaduta su Ed Gein, il
Macellaio di Plainfield, quindi mi sono vista un intero documentario
sulle sue stragi. La storia narrata, infatti, prende spunto da questa
vicenda, accaduta nel Wisconsin nei primi anni del Novecento. Il giorno
dopo, sempre per caso, sono stata ad assistere alla registrazione di un
pezzo di un gruppo di miei amici, che tanto bene si intitola
‘Theatre of the horror’. Mettendo insieme le due
cose, ecco cosa ne è venuto fuori! Non è nulla di
particolare, in realtà io e l’horror non andiamo
troppo d’accordo, quindi mi piacerebbe avere un parere
sincero!
EVIL
È un
massacro, quello davanti ai tuoi occhi.
L’odore del
sangue impregna l’aria, è palpabile.
Il dolore che aleggia
intorno a te è diventato concreto, lo senti sulla pelle.
E poi, lo vedi.
Come se qualcuno
avesse spinto il tasto ‘muto’ di un telecomando,
non senti più le urla attorno a te, gli Incantesimi che
rimbalzano da una parte all’altra.
Nulla.
Se non il sangue che
ti pulsa nelle orecchie, scorrendo veloce nelle vene, come se volesse
straripare.
Fred è
lì.
Riverso a terra, gli
arti piegati in modo innaturale, gli occhi vuoti, sbarrati in
un’espressione di stupore.
Di terrore.
Senti le lacrime
pungerti gli occhi.
Stupidamente, ripensi
a quella notte di Halloween di tanti anni fa.
Eri
soltanto una bambina, allora.
Una
bambina paffuta, sui cinque anni, con tante lentiggini spruzzate sul
nasino e i capelli, rossi di fiamma, raccolti in due buffe codine ai
lati della testa.
Il
passatempo preferito dei tuoi fratelli era quello di spaventarti a
morte, e quale occasione migliore, se non la notte delle streghe?
Quella
sera, Fred e George avevano invitato alcuni amici di Hogwarts, per
stare insieme e raccontarsi storie dell’orrore, e tu avevi
ottenuto il permesso di stare sveglia fino a tardi assieme a loro.
Dopo
la cena, a base di tortelli ripieni di zucca gialla, vi eravate chiusi
in camera dei gemelli, con la luce spenta e una candela tenuta da chi,
a turno, avrebbe raccontato la storia.
“Beh…
allora comincio io!”
Fred
aveva sempre adorato quel genere di cose.
Ti
eri accoccolata tra le sue gambe, lui aveva preso la candela e,
avvicinatala al viso, aveva iniziato il suo racconto.
“Quella
che sto per narrarvi, è una storia vera, accaduta non molti
anni fa, nel Wisconsin.
Ed
Gein era il vicino di casa ideale. Gioviale, riservato, un instancabile
lavoratore con la mentalità contadina dei primi anni del
Novecento. In pochi, però, conoscevano realmente il suo
passato.
Suo
padre era un alcolista, dunque era la signora Gein, fervente cristiana,
a tenere le redini della famiglia. Ed e suo fratello Henry pendevano
letteralmente dalle sue labbra, la adoravano in tutto e per tutto.
Le
cose, però, si incrinarono quando il padre morì,
colpito da un infarto. Se Ed rafforzò il rapporto con la
madre, Henry iniziò a rifiutarne il punto di vista, tentando
di convincere anche il fratello.
Pochi
anni dopo, i due si trovarono coinvolti in un incendio
all’interno della loro proprietà. Ed sopravvisse,
affermando di aver perso di vista il fratello: fu, però, in
grado di indicare la posizione precisa del suo corpo senza vita.
Ed
visse solo con la madre per un paio d’anni, fino a che anche
lei non lo abbandonò, vittima di un colpo apoplettico. Con
la sua morte, scomparve anche l’ultimo filo che ancora
preservava la sanità mentale di quello che sarebbe stato
ricordato come il Macellaio di Plainfield.”
Fred aveva fatto una pausa d’effetto, scrutando la reazione
di ognuno dei suoi amici, per poi riprendere la narrazione.
“Passarono pochi anni, che la commessa della drogheria del
paese scomparve, ed Ed finì nella lista dei sospetti.
Fu
durante una perlustrazione nel suo capanno che gli agenti fecero la
prima, macabra, scoperta: il corpo della commessa fu ritrovato
decapitato e appeso per le caviglie, aperto in due, mentre la sua testa
fu trovata in un’altra stanza, con due chiodi conficcati ai
lati.
Le
autorità, su questa scia, proseguirono le ricerche nella
proprietà di Gein, e trovarono mille altre cose macabre e
orripilanti.
Teste
come decorazioni in camera da letto, tappezzeria fatta da pelli umane,
calotte craniche utilizzate come ciotole, una collana fatta di labbra
femminili, femori usati come gambe per un tavolo, per finire con la
cosa più raccapricciante che venne rinvenuta: un intero
guardaroba fatto di pelle umana, consistente in gambali, un torso
sventrato e maschere di pelle morta quasi mummificata.”
Tra le braccia di Fred, avevi tirato su con il naso e avevi tentato di
reprimere un brivido, con scarsi risultati. Pur continuando il suo
racconto, lui ti aveva stretta di più a sé.
“Gein aveva ammesso, sotto interrogatorio, di aver
dissotterrato una donna recentemente seppellita e di averne lavorato la
pelle per crearne i manufatti che teneva in casa. In totale, risulta
che Ed violò circa diciotto tombe nel cimitero, e che
lasciò presupporre di essersi macchiato di numerosi altri
crimini, in gioventù.
Venne
giudicato mentalmente instabile, pertanto incapace di sostenere un
processo. Dopo un periodo passato in un ospedale psichiatrico,
però, i medici lo giudicarono pronto, e il processo si fece.
Sotto accusa, dichiarò di non aver mai ucciso un cervo. Che
cosa, allora, aveva spesso offerto ai suoi vicini, spacciandola per
carne di cervo da lui cacciato e cucinato? Carne umana,
forse?”
Un altro brivido di paura ti aveva scosso, senza che tu potessi
reprimerlo, mentre le lacrime iniziavano a rigarti le guance.
“Non si sa, sta di fatto che al processo venne discolpato per
insanità mentale, e costretto a passare il resto della vita
in un manicomio criminale, dove morì di cancro.”
Avevi tirato un sospiro di sollievo, sperando che la storia fosse
terminata. Purtroppo per te, però, Fred aveva ancora una
frase da aggiungere.
“La tomba del Macellaio di Plainfield è stata
più volte oggetto di atti vandalici, fino a che, pochissimo
tempo fa, il suo cadavere non è stato trafugato! Che sia la
vendetta di Ed, reincarnatosi in un suo discendente?”
Tuo
fratello aveva stile per le conclusioni ad effetto, l’aveva
sempre avuto, e sempre riusciva a terrorizzarti.
Asciugandoti
gli occhi pieni di lacrime con una manica, ti eri stretta a lui, che ti
aveva sorriso con dolcezza, abbracciandoti mentre passava la candela a
George.
Quella
sera, nella tua ingenuità di bambina, avevi fatto
un’affermazione.
“Non esiste nessuno più cattivo di Ed
Gein!”
Ora, davanti alla
strage che Voldemort ha creato, davanti ai milioni di maghi, streghe e
Babbani che ha ucciso, davanti al corpo senza vita di Fred, sei
costretta a ricrederti.
Perché hai
trovato una persona, un essere, molto ma molto più crudele.
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Capitolo 2 *** Dicembre - Smile at Christmas ***
NOME AUTORE:
Vavvina
TITOLO DELLA STORIA:
Smile at Christmas
PERSONAGGI: Lily
Evans, Severus Piton
PROMPT: Natale
GENERE: Introspettivo
AVVERTENZE:
DoubleDrabble
NdA: Puntuale,
eccomi qui con la seconda storia. Ammetto che non mi soddisfa
più di tanto, in realtà... mi era venuta un'altra
idea, all'inizio, solo che poi, per vari motivi, ho deciso di cambiare
ed ecco cosa ne è uscito. Sono due drabble, nelle quali sono
espressi i pensieri di Lily e di Severus sul Natale, quando hanno
entrambi 8 anni. Fatemi sapere che ne pensate... sono ben accette anche
le critiche!
SMILE
AT CHRISTMAS
Spinner's
End, 1968
Lily
P.O.V.
Mi
piace il Natale.
Mi piace vedere le
persone che sorridono a tutti, le commesse che incartano i regali, il
vicino burbero che aiuta la vecchietta ad attraversare la strada.
Natale
è mamma che decide di fare a mano una sciarpa a
papà, è papà che nasconde il
regalo di mamma.
Natale è
bello perché anche Petunia è meno scorbutica, mi
fa addirittura un regalo.
Mi piace il Natale,
perché finalmente accendiamo il camino e la casa sembra
quasi che sorrida, con tutte quelle decorazioni colorate.
È bello, il
Natale, perché, quando gli do il regalo, finalmente anche
Severus sorride.
Spinner's
End, 1968
Severus
P.O.V.
Non
mi piace il Natale.
Tutto quel buonismo
ostentato, tutto quel fingere di essere brave persone, tutti quei falsi
sorrisi.
Mamma e
papà fanno finta di essere una famiglia, mentre dentro casa
continuano a litigare peggio di prima.
Non mi fanno un
regalo, pensano che siano soldi sprecati. Papà dice che il
regalo più grande è stato quello di avermi fatto
nascere, e che devo farmelo bastare.
C’è
solo una cosa che mi piace, del Natale.
Lily mi fa sempre un
regalo, quindi gliene faccio uno anche io, e il sorriso che fa quando
lo scarta mi piace tantissimo.
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Capitolo 3 *** Gennaio - I'm Back ***
NOME AUTORE: Vavvina
TITOLO DELLA STORIA:
I’m back
PERSONAGGI: Rowena
Ravenclaw, Helga Hufflepuff, Salazar Serpeverde
PROMPT: - Ho visto
tante persone che se ne andavano.
- E mai nessuna
è tornata indietro?
GENERE:
Introspettivo, Romantico
AVVERTENZE:
Flashfic, Missing moments
NdA: Metto le mani
avanti! Ho tre esami in dieci giorni a partire da oggi, quindi sono
esaurita al massimo… ho scritto questa flash praticamente
ora, di getto, così come è venuta, anche
perché fino a ieri sera. Ho scelto di rappresentare un
dialogo tra Helga e Rowena, prendendo come spunto l’abbandono
della Scuola da parte di Salazar. Non avendo racconti disponibili, mi
sono sbizzarrita con il passato di Rowena! Non è un
granché, me ne rendo pienamente conto, ma un parere
è molto gradito!
I'M BACK
- Ho visto tante
persone che se ne andavano.
- E mai nessuna
è tornata indietro?
- No. Non è
mai tornato nessuno. La prima ad andarsene è stata mia
madre. Avevo cinque anni, mi disse che andava al mercato a comprare
delle spezie, per sperimentare una nuova ricetta. Quella è
stata l’ultima volta che l’ho vista.
Una nube
appannò gli occhi di Rowena, facendoli apparire come un
cielo in tempesta.
Helga le porse una
tazza di un infuso alle erbe, guardandola con un sorriso triste.
- Poi è
stata la volta di mio padre. Avevo quindici anni, allora. Eravamo a
passeggio insieme nella tenuta di campagna, quando è
arrivato un cavallo imbizzarrito, senza cavaliere. I suoi zoccoli
l’hanno ucciso barbaramente, senza pietà,
deturpandolo. Mio padre se n’è andato
lì, davanti ai miei occhi, ed è stato orribile.
La mano gentile di
Helga si posò sulla sua, confortevole e amica.
- Mi dispiace, Row. Mi
dispiace davvero tanto…
- Poco dopo se
n’è andata mia nonna, mia sorella ha lasciato il
paese senza preavviso… e ora anche lui. Ora anche Salazar se
n’è andato, è andato via da me. Me
l’aveva promesso, Helga, capisci? Me l’aveva
promesso! Aveva detto che non l’avrebbe fatto, che non mi
avrebbe lasciata! E invece se n’è andato!
Le lacrime, a quel
punto, appannavano la vista della donna, eco di un dolore sordo che
portava nel petto. Piccole stille sulle guance a testimonianza del
grande squarcio del suo cuore.
- Questo non era
più il suo posto, Rowena, lo sai anche tu. Non si trovava
più bene a Hogwarts, e il litigio con Godric ha portato la
situazione al limite.
- Sai…
spero ancora che torni. La notte, nella solitudine della mia stanza, mi
ritrovo a covare la speranza che il mattino mi sveglierò e
lui sarà lì, a fare lezione nell’aula
al terzo piano, con i suoi allievi purosangue…
- Sono passati tre
mesi, cara. Non vorrei essere brusca, ma io dubito che, a questo punto,
tornerà.
- Lo so, Helga, lo so
bene. Ma ho visto davvero troppa gente andar via senza far ritorno, e
il mio cuore non riesce più a sopportare un tale peso.
Fu una voce maschile
ad interrompere le due dame. Una voce forte e profonda, decisa.
La sua voce.
- Non è
vero, Row. Io sono tornato.
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