Home Sweet Home.

di Kodamy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** If you still believe. [Prologo] ***
Capitolo 2: *** I - The Ghost of You and Me. [Sakura] ***
Capitolo 3: *** II - Replica. [Sasuke] ***
Capitolo 4: *** III - Because of You. [Sakura] ***
Capitolo 5: *** IV - By My Side [Sasuke] ***
Capitolo 6: *** V - Just a Little Girl. [Sakura] ***
Capitolo 7: *** VI - Pale. [Sasuke] ***
Capitolo 8: *** VII - Just Call my Name. ( I'll be There ) [ Sakura.] ***
Capitolo 9: *** VIII - Stand my Ground. [Sasuke] ***
Capitolo 10: *** IX - Nightmare. [Sakura] ***
Capitolo 11: *** X - Hide. [Sasuke] ***
Capitolo 12: *** XI - It ends tonight. [Sakura] ***
Capitolo 13: *** XII - Let me go. [Sasuke] ***
Capitolo 14: *** XIII - Path. [Sakura] ***
Capitolo 15: *** Epilogo: Home Sweet Home. ***



Capitolo 1
*** If you still believe. [Prologo] ***


I had a dream that I could fly


 

I had a dream that I could fly
I can feel each moment as time goes by.
We'd never be too far away,
You would always be here, I heard you say.
 

Un raggio di sole, pigro, filtrava dalle tende della finestra, rifrangendosi sul suo viso. La ragazza corrugò lievemente la fronte, serrando gli occhi e volgendosi dall’altro lato. Era sicura d’aver tirato le tende, la sera prima. Ne era quasi certa.
A dire il vero non ricordava bene, ma solitamente la chiudeva.
La coperta non c’era più. Un attimo prima era lì, però, di questo era sicura. Allungò una mano sottile, a tentoni, cercando di riprenderla per coprirsi. L’estate andava finendo, ormai, cominciava ad avere freddo con il cotone leggero.
Non trovò la coperta, tuttavia trovò una mano.
”Sakura?”

Sakura?

Scosse il capo, quasi volesse scuoter via le reliquie del sogno. Cos’aveva sognato? Non riusciva a ricordarlo bene, ma poco importava. La voce insisteva nel chiamarla.
”Sakura, svegliati.”
Era una voce assonnata, un po’ ovattata dall’età. Sua madre.
Cosa ci faceva sua madre in piedi a quell’ora? Era appena l’alba. Di solito era lei, Sakura, ad abbandonare per prima il rifugio delle lenzuola, per andare dalla Godaime.
Si costrinse a voltarsi verso di lei, tirando appena su con il naso. Ora doveva solo trovar la forza di volontà per schiudere gli occhi.
Scoprì di non averla, ora come ora.
”… cosa?” l’unico mormorio che riuscì a cacciar fuori dalle labbra.
”Non hai sentito suonare, giù? C’è Ino che ti aspetta, di sotto. Pare piuttosto agitata.”

Ino?

Si costrinse a sollevare le palpebre, cacciando via il lieve mal di testa. Cos’aveva fatto la sera prima? Era andata a dormire tardi, comunque. Il volto di sua madre sembrava piuttosto preoccupato, alla flebile luce del sole nascente.
”E’ successo qualcosa, Sakura?”
Lei si limitò a mugugnare un “nonloso” ben poco convincente, e a sollevarsi seduta fra le lenzuola fresche. Riluttante poggiò i piedi sul pavimento.
Freddo…

Battendo ciglio. Quasi senza pensare, mente completamente svuotata di tutto, si levò in piedi, muovendo passi assonnati verso lo specchio a figura intera addossato alla parete. L’armadio poco più in là.
La sua immagine ricambiò lo stesso sguardo inebetito, prima che aprisse le ante di legno leggero.
”Sakura?”
”Mh?”
”Sembrava piuttosto urgente.”
”Oh, quella scrofa potrà aspettare cinque minuti.”

No, non era di buon umore se svegliata prima del previsto. Contando soprattutto che il previsto era comunque fin troppo presto. Sua madre mormorò un “Se lo dici tu”, facendo spallucce, e chiudendo la porta alle sue spalle.
Sakura tirò giù il vestito, con un sospiro di rammarico.
Non ricordava cosa stesse sognando, ma era sicura fosse un bel sogno.

 


I never thought

Thought that it would be our last goodbye.

 

Erano passati quasi tre anni da quando lui aveva rotto ogni legame con il villaggio della Foglia. 
E quasi un anno dall’ultima
 volta in cui l’aveva visto, vivo. Si era ripromessa di fare un bel po’ di cose in quell’occasione - suonargliele era una di 
queste. 
Certo, chi voleva prendere in giro?
Non aveva fatto niente, come al solito. 
Ancora si malediva, per quel comportamento. Ma oltretutto, non poteva fare altro.
Quell’unico incontro aveva aperto una ferita da poco – se mai – rimarginata. Se aveva creduto di poter affrontare la 
faccenda a sangue freddo, si era sbagliata. Se pensava di poter andare avanti senza indugiare in mille “se”, 
si era sbagliata.
Era tornata al villaggio sconvolta. E si era persa in fantasie che la seguivano ovunque, notte e giorno, sonno e veglia.
Mentre raccoglieva le erbe mediche per le lezioni con Tsunade. Mentre mangiava il ramen di Ichiraku in compagnia di 
Naruto. Mentre attendeva, alcune mattine, l’arrivo di Kakashi-sensei per quegli incontri che li riunivano, di tanto in tanto,
 ma sempre più sporadici.
Era Naruto, quello che si allenava con Kakashi. Non lei. Mai lei.
Un tempo era Sasuke. Oh, se la cosa faceva imbestialire Naruto. Era così geloso, che Kakashi-sensei avesse insegnato a
 lui il Chidori. 
Forse avrebbe fatto meglio a non farlo, considerando com’era andata a finire.
Naruto e Sasuke erano speciali, ognuno a modo suo. Lei…
Lei era soltanto una persona molto normale, capitata lì per caso fra persone molto speciali. Tuttavia, una volta, il loro
 maestro le aveva detto che era lei a tenerli uniti.
Beh, il tempo aveva dimostrato quanto lui si fosse sbagliato.
Non era riuscita a tenerli uniti, affatto: e persino quell’unico compito per cui Kakashi-sensei pareva contare su di lei, 
quell’unico compito l’aveva fallito.
Lui se n’era andato, questo è tutto. Ed ormai s’era rassegnata a credere che, a Konoha, ci sarebbe ritornato da morto. 
E soltanto da morto.
Forse è per questo motivo che, quando seppe il motivo della sveglia inaspettata da Ino, aveva sentito la terra mancarle
 da sotto i piedi, ed era riuscita a sorreggersi a malapena.
”L’hanno trovato, Sakura.”
 

I still can dream

That one day love will fall out from the sky.

 

Certamente, era inutile chiedere chi avessero trovato. L’espressione della sua amica/rivale di sempre era fin troppo facile da interpretare.
Pensare che c’era voluto il suo abbandono per farle riavvicinare, a volte la faceva sorridere amaramente. Che senso aveva continuare a litigare per qualcosa che non c’era più? Qualcosa che non si poteva avere?
Sarebbe cambiato tutto di nuovo? Era tornato.
No, sarebbe stato troppo bello crederci. Si sarebbe illusa, per poi venir a sapere che la notizia era sbagliata, che Ino si era sbagliata e che era tutto sbagliato.
Fece l’unica cosa plausibile.
Scoppiò a ridere.
”Ino, lo sai che non è possibile.”
”Ah, no? L’ho visto, Sakura. L’ho visto con i miei occhi. Shikamaru l’ha visto con i suoi occhi! Era con Asuma, per quella faccenda dell’Akatsuki, e…”
”E cosa? Magari l’hanno trovato lì che si stava facendo una passeggiata, e l’hanno accompagnato a casa? Si, una bella favola, Ino!”
”Non sta bene, Sakura! Ti mentirei mai su una cosa del genere?”
Sakura fece qualche passo indietro, prima di ricadere contro il muro, le mani giunte in grembo. Scostò lo sguardo, rifiutandosi di guardare con quanto ardore l’altra ragazza pronunciava quelle parole. Era sincera.
Ma in fondo, lei lo sapeva.
Ma come credere ad una verità tanto opportuna? Sapeva troppo di bugia, alla fin fine.
Non potevano distruggere quella convinzione che aveva costruito così amorevolmente, dopotutto.
”Sakura, è qui, ed è ancora vivo. Vuoi fartelo entrate in quella fronte gigantesca che ti ritrovi? Svegliati. Naruto e Kakashi sono già dalla Godaime.”
”… cosa?”
Questo parve scuoterla dal suo torpore, facendole riportare lo sguardo sull’altra ragazza. Batté ciglio, quasi fosse certa d’aver sentito male.
”Beh, non hanno perso tempo a convincersi che fosse tutta una farsa ben architettata, loro.”
Quando non ottenne alcuna risposta da Sakura, si limitò a sporgersi in avanti, e tirarla per un braccio, energicamente.
Lei non pensò minimamente d’opporsi, ed Ino si lasciò sfuggire un sospiro, tirandola fuori dalla porta.
”Ve la riporto intera più tardi, signora Haruno.” Chiamò distrattamente, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Non si curò d’attendere la risposta.
Non era neppure sicura che avessero sentito, ma che importava? Prese a correre per la via impolverata, tirando dietro l’amica di una vita. Né l’una né l’altra si lasciarono sfuggire una parola di più.
Sakura probabilmente, era ancora lontana dal capire il vero significato di quella notizia.

 

Do you still remember all the time that has gone by?

(do you believe?)

Do you still believe that love can fall out from the sky?

 

Sakura non voleva andare all’ufficio di Tsunade-sama. Perché doveva perdere tempo a quel modo? Ino non le aveva detto che lui era lì? Lui… lui non stava male?
E allora perché non andavano all’ospedale? Perché Kakashi-sensei e Naruto non erano all’ospedale? Non gli importava più niente?
La Godaime voleva vederli, per qualche motivo. Ma lei non voleva vedere la sua maestra.
Lei voleva vedere il suo Sasuke-kun, i suoi capelli scuri, i suoi occhi nei quali poteva perdersi. Perché non poteva?
Ino, tuttavia, la stava trascinando su per le scale, e Sakura non riusciva a dar voce a quelle sue lamentele. Sarebbe stato inutile, quella scrofa non l’avrebbe ascoltata comunque.
Si sentiva assonnata, confusa, perplessa, svuotata. Non sapeva cosa pensare, o cosa gli altri supponevano dovesse pensare. Cosa sarebbe stato giusto provare in quel momento.
Non era sicura neanche di crederci, prima di tutto. Non era sicura neppure di essersi già svegliata quella mattina, e per quel che le riguardava, tutto questo sarebbe potuto essere un sogno.
Sarebbe stato bello credere fosse vero, comunque. Chi era per negarlo? Giunsero davanti alla porta dell’ufficio dell’Hokage, che stranamente era già aperta. Incrociarono sulla soglia Shikamaru e Asuma, che bisbigliò qualcosa ad Ino passandole accanto. Lei si fermò a guardarlo, annuì silenziosa, prima di far cenno a Sakura di entrare.
Come in un sogno, lei lo fece, e chiuse la porta alle sue spalle.

 

If from where you're standing, you can see the sky above
I'll be waiting for you, if you still believe in love

(do you still believe?)

 

 

Naruto non si girò a guardarla, e sembrava piuttosto imbronciato. Non quell’imbronciato infantile che lo aveva caratterizzato anni prima, quell’espressione quasi di ripicca.
No, era… era arrabbiato. Era furioso, e Sakura poteva vedere i suoi pugni tremare lungo i fianchi.
Kakashi-sensei era semplicemente Kakashi-sensei. Se ne stava lì, fermo, poggiato contro lo stipite della porta, quell’espressione totalmente neutrale sul viso.
Sakura non era mai riuscita a leggere quell’unico occhio che lui mostrava al mondo.
La Godaime era seduta dietro la sua scrivania, espressione grave sul volto, gomiti poggiati sul legno, mento poggiato sul dorso della mano. La guardava, e a Sakura parve di scorgere un po’ di riluttanza in quello sguardo.
Nessuno parlava, e le sembrò giusto rompere il silenzio.
Le stavano rubando tempo, Sasuke-kun stava male e …

E probabilmente tutto questo aveva a che fare con Sasuke, vero?
”Cosa…?”
Come suonava sbagliata la sua voce, così fioca e debole nel silenzio della stanza. Vide Naruto mordersi il labbro, e rifiutarsi di guardarla. Kakashi-sensei spostò lo sguardo su di lei.
Tsunade lasciò sfuggire un sospiro. “Il consiglio non vuole che Uchiha Sasuke si svegli, Sakura.” Asserì infine, espressione stanca sul volto.
Sakura batté ciglio una volta. E ancora. Prima di sussurrare un semplice: “…Perché?”
L’ultimo Uchiha era tornato a Konoha. E’ vero, meritava di esser punito ma… era tremendamente assurdo. Addirittura… lasciarlo morire, così… come se fosse un…
”Per quel che li riguarda, potrebbe benissimo essere Orochimaru.”

 

Find a way to bring back yesterday

Find a way to love

I hope we stay

When tomorrow becomes today

Love will find a way

 

“E’ impossibile.” Eppure lei stessa l’aveva detto un po’ troppo velocemente.
”Sakura, non lo sapremo finché non si sveglia. E forse neppure allora potremo esserne certi. E’ un rischio che il consiglio non vuole correre.”
”Non possono!”
”Da una parte, Sakura, non posso fare altro che dar loro ragione. Sono passati quasi tre anni, e lo scopo di Orochimaru è sempre stato quello. Sempre, da quando ha posato lo sguardo su di lui. Non possiamo sapere se lo scambio sia già avvenuto o meno. Tuttavia…”
…Cosa!?
Cercò lo sguardo di Kakashi-sensei, ma lui stava guardando l’Hokage. Cercò quello di Naruto, ma lui era impegnato a guardare il pavimento. E dal modo in cui pareva tremare tutto, Sakura intuiva che provasse qualcosa di simile a ciò che lei stava sentendo in quel momento.
Assoluta indignazione.
”Eppure hai… hai permesso che continuassimo a cercarlo, ha lasciato… hai lasciato che...”
Hai lasciato che mi illudessi. Dai, dillo. Perché non riesci a dirlo?
La voce le si smorzò in gola, e non aggiunse altro. Morse il labbro, scostò lo sguardo. Sentì la sua maestra sospirare, e quasi la vide scuotere il capo.
”Tuttavia” riprese, con quel tono di chi, ormai, è fin troppo stanco della sua posizione “E’ pur sempre l’ultimo del clan degli Uchiha che potrebbe riportare in vita uno dei clan più prestigiosi del villaggio. Niente è sicuro, ora come ora, Sakura. Ma dato che era comunque vostro compagno, ho preferito avvertirvi di questa possibilità. Ho un incontro con il consiglio, e si prenderà una decisione. Sicuramente, in un modo o nell’altro, si prenderanno provvedimenti. Ha pur sempre tradito il villaggio, e di solito costa la morte. Lo sapete benissimo.”
”Col cavolo che ve lo faccio ammazzare, dopo tutta la fatica per cercarlo.” Borbottò Naruto, poco più d’un ringhio, prima di voltare le spalle e dirigersi verso la porta. La aprì, un movimento brusco.
”Naruto… dove…?” mormorò Sakura, voltandosi appena.
”All’ospedale da quel bastardo. Dove sennò? Mica ho aspettato tutto questo tempo, e alla fine non posso neanche guardarlo in faccia, Sakura-chan. Oh, vedranno se mi faranno passare.”
Ostinato fino alla fine, sebbene sembrasse più serio, privo di quel tono solare che accompagnava spesso la sua voce. Sakura non se lo fece ripetere due volte. Neppure si voltò a guardare Tsunade, seguendolo all’esterno e lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Passò davanti ad Ino, la vide mentre la guardava con cipiglio preoccupato. Non ricambiò lo sguardo, non disse nulla. Si precipitò per le scale, raggiungendo Naruto, e lasciando che il suo sguardo si posasse sul sole del mattino.
Era una mattina come tante, al villaggio. I civili si erano svegliati e andavano avanti come nulla fosse.
Il mondo andava avanti come nulla fosse.
Con che diritto, poi. Il suo Sasuke-kun era tornato a casa, era tornato da lei, aveva bisogno di lei.
E loro volevano… semplicemente lasciarlo alle spalle.
Il mondo sarebbe andato avanti. Il sole sarebbe sorto di nuovo.
Non per lui, però.
Non per lei.
Affondando il canino nel labbro inferiore – non doveva piangere, non ne aveva alcun diritto – si portò al fianco di Naruto sulla strada polverosa, fin troppo familiare, che portava all’ospedale.
In silenzio, nessuno dei due disse una parola.
Nessuno dei due sapeva cosa dire.

 

I’ve been waiting for you, in my heart you were the one.

If I cannot find you, I will look up to the sun.

 


 

La canzone per questo capitolo è "If you still believe", dell'OST di Legend of Dragoon. La cantante è Elsa Raven.
E questo è il Sequel di "You are My Sunshine", ma che può essere tranquillamente letto a parte. A dire il vero è la mia prima fanfic a capitoli, quindi si tratta solo del prologo, ora come ora.
Ho scelto anche uno stile più leggero per la narrazione in generale, anche se qalche capitolo sarà sicuramente nel mio stile più confusionario, quando ci vuole ci vuole *_*
Non saranno tantissimi capitoli, quelli che bastano. Ogni capitolo stile Song-fic, che alla fine è lo stile che mi piace di più *_* A Bientot °.° Trovassi l'accento circonflesso lo scriverei anche bene. u.ù

 

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Capitolo 2
*** I - The Ghost of You and Me. [Sakura] ***


Nuova pagina 1

A/N: Facendo un rapido calcolo, secondo il quale l'esame Chuunin inizia il primo luglio, Sasuke che va via dovrebbe essere inizi di settembre, circa. Almeno, qui è così u.u Tecnicamente la storia è ambientata alla fine dell'agosto di tre anni dopo. Viva la matematica >.< [sè u.ù]
La canzone per questo capitolo è "The Ghost of You and Me", di BBMak.


 

 

Aveva sempre pensato che quello sarebbe stato il suo destino, a dire il vero.
Che sarebbe andato tutto come aveva immaginato, che le sue mani sarebbero state sporche di sangue, il suo sangue, e che lui sarebbe stato finalmente libero, libero di…
Libero di far cosa? Libero di morire?
La corteccia dell’albero era ruvida contro la sua spalla nuda, ma non gli importava. Non era neppure tanto sicuro di
sentirla sfregare contro la pelle, non era neppure sicuro di sapere da dove esattamente venisse tutto quel sangue.
Dato che non sentiva alcun dolore. Non che non vi avesse fatto l’abitudine, ormai. Non sentiva assolutamente nulla.
Ed era soltanto vagamente consapevole dei capelli che gli ricadevano davanti agli occhi, dell’erba bagnata sotto di lui.
Anche il suo volto era bagnato, poiché il vento era più gelido del solito. Sudore? Pioggia? Sangue? Oppure…?
Mentre il respiro si condensava in una nuvola di vapore, prova visibile che era ancora vivo, pensò semplicemente che il destino è qualcosa che l’uomo ha inventato per non affrontare un’altra verità, di gran lunga peggiore:
tutto accade in modo totalmente casuale.
E le certezze, oh, le certezze non esistono.

 

 

I – The Ghost of You and Me.

 

 

Era accaduto tutto in modo piuttosto casuale.
L’ultimo avvistamento dei membri dell’Akatsuki era stato nella periferia del Villaggio della Cascata. In quanto membro del Niju Shotai, Asuma Sarutobi era partito con Kotetsu e Izumo, e trascinando dietro di sé un riluttante Shikamaru, sorbendosi la solita vecchia dichiarazione: “Sai che voglia.”
Nonostante tutto, il gruppo di Ninja del villaggio della Foglia si era mobilitato verso il confine del Paese del Fuoco, sotto insistenza della Godaime stessa. Nessuno sperava di trovare “veramente” alcun membro dell’Akatsuki. Non ci speravano nemmeno, le voci erano tante, e comunque abbastanza vecchie. Tuttavia, ogni piccola probabilità non andava sottovaluta.
Il viaggio di per sé era stato tranquillo, una missione di routine. Arrivati nei pressi del Villaggio della Cascata, si erano divisi: Asuma e Shikamaru avrebbero sondato la parte ad Est del villaggio; Izumo e Kotetsu la parte ad Ovest.
Come già detto, nessuno si aspettava di trovare nulla.
Tantomeno si aspettavano di trovare il corpo del ninja traditore Sasuke Uchiha, coperto di sangue – che sarebbe o non sarebbe potuto essere suo.

 

What am I supposed to do
With all these blues?
Haunting me, everywhere, no matter what I do.

 

Avrebbero dovuto immaginarlo.
Era fin troppo intuibile che la stanza fosse sorvegliata dalla squadra di ANBU. Il consiglio non credeva forse che si trattasse di Orochimaru, uno dei tre Sannin? Era del tutto giustificabile, era del tutto prevedibile.
Ciò non impediva a Sakura di essere letteralmente furiosa.
Sasuke-kun era Sasuke-kun. Orochimaru era Orochimaru.
La sua mente assonnata s'aggrappava a quell'unica convinzione, senza riuscire a concepire quasliasi altra verità, se non quella che il suo amore era tornato a casa, da lei.
Nella sua mente non v'era motivo per gli ANBU di essere lì. Perchè non la facevano passare?
Rimase ferma, muta, mentre a malapena registrava il fiume di parole che sgorgava dalle labbra di Naruto, copiose come sangue da una ferita appena riaperta.
Perchè era quello che era, no? Una semplice ferita. Ma se solo avesse potuto vederlo, se solo avessero potuto...

Categoricamente, non li fecero passare. Stavano zitti, maschere sul volto in grottesche imitazioni animali, e li fissavano. Non reagivano alle parole di lui, sembravano non sentirle: ma Sakura non poteva biasimarli. Non le sentiva neanche lei.
Sarebbe potuto essere tutto come un tempo, pensava. Loro tre nella stanza dell'ospedale, bianca, asettica, così impersonale. Lui sdraiato nel letto, Naruto contro il muro, lei che accomodava un fiore in un vaso, perchè non sopportava quel candore così innaturale. E sapeva che non piaceva neanche a lui.
Una mano le si posò sulla spalla, scuotendola da quei pensieri, solo per accorgersi che Naruto aveva smesso di parlare, e guardava dietro di lei.
La mano era di Shizune, che la strinse appena, in un gesto quasi compassionevole. "Non potete stare qui, ora."
Mormorò, poco più d'un sussurro, quel sussurro che si usa per parlare ai funerali, per non disturbare i morti. Al pensiero la ragazza rabbrividì e scosse il capo, serrando le labbra. "Certo che possiamo. Lui è qui e probabilmente..."
"Non potete, Sakura. Scendete giù, uscite, riposati un po'. Suppongo ti sia svegliata abbastanza presto, oggi."
Naruto non si mosse, piuttosto incrociò le braccia al petto, corrucciato, poggiando la schiena contro la parete opposta alla porta. Non aveva intenzione di muoversi di lì. Tuttavia, dentro Sakura, le parole di Shizune avevano risvegliato un diverso filo di pensieri. Pensava ai fiori. Non aveva preso i fiori, quella mattina. Ma importava poco, ora l'avrebbe visto, sarebbe venuta di nuovo a trovarlo, e poi... poi glieli avrebbe riportati, e lui si sarebbe svegliato, e li avrebbe visti, e avrebbe saputo d'essere a casa, l'avrebbe salutata e poi...
Sentì la mano di Shizune premerle contro la spalla, tirarla via d'un lato, scostarla. Davanti a lei non c'erano più gli ANBU, ma il viso dell'assistente di Tsunade-sama. Batté ciglio, corrugò appena la fronte. "Hai bisogno di aria, Sakura. Sei pallida. Vieni."
Non vide Naruto seguirla con lo sguardo, mentre si lasciava guidare fino alla sala d'attesa.

 

Watching the candle flicker out in the evening glow...
I can't let go.
When will this night be over?


Seduta, si guardava le mani. Quelle mani compitamente giunte in grembo, sulla stoffa scarlatta. Immobile dove Shizune l'aveva lasciata, sulle sedie della sala d'attesa, dove le gambe avevano mancato il loro sostegno. Sasuke-kun stava male, lei poteva farlo stare meglio, perchè non la lasciavano passare?
Tutta la giornata le sembrava così strana, e non sapeva cosa fare. Cosa pensare.
Sollevò lo sguardo quando vide comparire di fronte a lei delle gambe fasciate sotto un corto tessuto indaco. I suoi occhi verde foglia (quegli occhi che sanno di casa) incontrarono, senza timore, quelli azzurri dell'amica. Soffermandosi a metà strada, per un attimo, sulle cosmee che portava strette al petto.
I fiori. Li aveva lei, e li stringeva quasi rassegnata, espressione comprensiva sul volto.
Un sorriso distratto affiorò sulle labbra di Sakura, un timido fantasma dei sorrisi più usuali. Accanto ad Ino, c'era Kakashi-sensei, che le faceva cenno di alzarsi.
"Non me ne vado di qui, Kakashi-sensei. Devo vederlo. Anche Naruto sta aspettando, è davanti alla sua porta. Anzi, ecco, devo raggiungerlo. Puoi darmi quei fiori, Ino? Sai, per la stanza."
"Li ho portati apposta." Fece spallucce lei, consegnandoglieli. Erano pochi, nel pieno della fioritura, tipici di quel periodo. Sakura li accolse con un sorriso, prima di lanciar uno sguardo poco lusinghiero verso il suo maestro. "E tu, tu non hai niente da dire, Kakashi-sensei? Potresti almeno vedere come sta."
Kakashi sospirò, e il suo occhio sorrise. "Ah, cosa posso farci. Così tanta malafede nei miei confronti. Va' pure, non ti fermerò di certo. Mi era parso di veder Tsunade andare da quella parte..." Si strinse nelle spalle, prima di lasciarsi cader seduto su una sedia poco distante sulla sua stessa fila, sollevando la pupilla al soffitto asettico. E quando la mano andò a frugare nella tasca, con la solita (ed in questo momento detestabile) nonchalance in quel gesto così familiare, Sakura gli voltò le spalle. Non si voltò a guardare Ino, per sapere che non la stava seguendo. La sua amica rimase lì, e si accasciò con un sospiro rassegnato sulla sedia. Sentì la sua voce rispondere alla domanda esasperata della voce di Shizune. Non prestò attenzione alle parole scambiate. Solo allora quell'allusione a Tsunade le parve un indizio buttato lì, casualmente, dal maestro. La Godaime l'avrebbe  lasciata entrare, ecco cosa significava quell’accenno. Glielo doveva.

I didn't mean to fall in love with you...


Le cosmee non riposavano nel loro vaso, bensì per terra. Per terra ai piedi di lei, troppo distratta dalla realtà per curarsi di loro.
V'era un che di morboso nel modo in cui i suoi occhi si soffermarono su quel viso scavato, pallido, ammaccato ma che tuttavia era il viso del suo Sasuke-kun, con le sopracciglia corrucciate persino nel sonno. Il viso di Sasuke come l’aveva visto tre anni prima, mentre poneva sulla sua fronte quelle pezze bagnate, dopo l’incontro che avrebbe sconvolto tutto il loro mondo.
V’era un che di morboso nel modo in cui annotava, quasi inconsciamente, le sue ferite – il braccio destro è sicuramente rotto, la ferita sulla spalla sanguina ancora, potrebbe essersi infettata, la gamba deve fargli male, quel taglio sulla fronte è stato pericoloso, e il braccio sinistro… dio, il braccio sinistro… - quasi lui fosse un paziente qualunque, e lei un medico qualunque, come se non fossero Sasuke e Sakura, come se non ne avessero passate mille insieme e poi…
V’era un qualcosa di morboso nel modo in cui le pupille si dilatarono, posandosi sul braccio sinistro – completamente bruciato, la pelle bianca bianchissima consumata fino al muscolo, annerita, lucida come se… - che Tsunade stava medicando con espressione neutrale, appena contrita, avvolgendolo nelle bende bianche, asettiche e anonime, spaventose.
Smise di guardare ancora prima di accorgersi che Naruto era accanto all’Hokage, un’espressione smarrita sul viso abbronzato, e divenuto un po’ più maturo col passare del tempo. Ma lui si era sicuramente accorto di lei, perché riuscì ad abbozzare un sorriso affabile, che non si estese agli occhi.
”Vedrai che andrà tutto bene, Sakura-chan.”
Era un sorriso così falso che le faceva venir voglia di piangere.
Si precipitò al fianco del letto, dimentica delle cosmee che giacevano sul pavimento freddo e pulito. Pensò Naruto a raccoglierle da terra, e sistemarle nell’apposito vaso, occhi azzurri velati d’una lieve preoccupazione.
Per Sasuke… o per lei?

And baby there's a name for what you put me through:
it isn't love, it's robbery.
I’m sleeping with the ghost of you and me.

Non v’era stato verso di smuoverla di lì, anche ore dopo. Era lì, seduta sulla sedia che poco prima aveva occupato Tsunade, mani che si tormentavano fra loro sul grembo, sguardo fisso sul volto di lui, tentando di ignorare quella paura ancestrale, che la rendeva così tesa.
Se avesse aperto gli occhi, e quegli occhi fossero stati d’oro, invece dei soliti pozzi di buio che da piccola l’avevan sempre ammaliata… Se fossero stati gli occhi del serpente che l’aveva portato via da lei…
Non aveva paura che le potesse far del male. Non era sola in quella stanza, non era sola con lui. Due ANBU, silenziosi nelle loro maschere, osservavano senza giudicare ai due lati della porta. Fuori, altri due facevano loro la guardia. Kakashi-sensei poco prima aveva trascinato via Naruto, non senza una battaglia che aveva attirato i borbottii esasperati di Shizune.
Il sole era salito, e ora tornava a calare sull’orizzonte. I resti del “pranzo” – cibo da ospedale, che solitamente mette tristezza solo a guardarlo –  erano lì, dimenticati accanto al vaso di cosmee. Il vassoio l’aveva portato Shizune stessa, ore prima.
La trattavano tutti con troppa accondiscendenza: non era lei a star male. Era Sasuke-kun.
Sembravano tutti convinti del contrario.
Sollevò una mano titubante, prima di posarla sulla guancia di lui.
Lui non parve accorgersene, crucciando ancor più le sopracciglia come unico segnale.
Ricordò il sorriso di Naruto. Si, le veniva da piangere.
Il giorno prima era rassegnata all’idea che Sasuke-kun sarebbe morto, e aveva difficoltà ad accettarlo. Quella mattina Ino l’aveva illusa dicendo che era ancora vivo. Sempre quella mattina, Tsunade aveva troncato le speranze sul nascere.
Quanto può succedere in una manciata di ore.
Sapeva di aver dormito pochissimo. Sapeva di non pensare razionalmente, non ora.
Lo sapeva, mentre lentamente scivolava nel torpore dell’oblio, in un sonno esausto e privo di sogni.

Seen a lot of broken hearts go sailing by
Phantom ships, lost at sea
And one of them is mine.

Venne svegliata qualche ora dopo, quando ormai fuori era buio, da passi che non si curavano troppo d’esser silenziosi.
Sollevò il capo, essendo caduta sul materasso candido davanti a lei, ed incrociò lo sguardo di Naruto. Lui parve sorpreso, per un attimo, di averla svegliata. Tuttavia si riprese presto, donandole uno di quei sorrisi un po’ sfacciati, che spesso per lui sostituivano le scuse. “Scusami, Sakura-chan. Kakashi-sensei mi ha tenuto fino ad ora per l’ allenamento.”
Si, l’aveva sospettato. Scostò lo sguardo sul suo Sasuke-kun, sul letto, sulle cosmee che avrebbero dovuto rendere l’atmosfera meno disperata.
”Diceva qualcosa tipo…” e qui abbassò un lembo della fascia di Konoha, come era solito fare ogni qualvolta s’apprestava a tentare un’imitazione del loro maestro “Sei arrabbiato, perché volevi riportarcelo tu. Ma non devi reprimere la tua rabbia, sfogala pure mentre io rimango qui a leggere il mio fidato giornaletto porno.”
Era un’imitazione pessima, e Sakura era sicura che Kakashi-sensei aveva detto ben altre parole. Ma non poteva negare che il contenuto era piuttosto plausibile.
Riuscì ad accennare un sorriso quando Naruto risistemò la fascia sulla fronte, e si lasciò cadere sul bordo del letto, con uno sbuffo. Per un attimo l’espressione tornò quella da cucciolo abbandonato, rara, ma che le stringeva il cuore.
Ma non appena notò che lei lo stava ancora guardando, sollevò lo sguardo, e ritentò quel sorriso, falso fino al midollo, che avrebbe dovuto consolarla.

Raising my glass, I sing a toast to the midnight sky
I wonder why
The stars don't seem to guide me...

”Ti prego, smettila.” Mormorò Sakura, riportando lo sguardo sul corpo di Sasuke. Indugiò sul braccio sinistro – sempre che sia lui, sarà capace di riutilizzarlo ancora…? – poi sul viso, così rovinato, ma di cui i lineamenti tradivano ancora l’antica delicatezza che aveva incantato tutte le ragazze del villaggio.
Non eravamo abbastanza per te, vero? Ti davamo solo fastidio.
Un vago senso di amarezza decise di stabilirsi nel petto, all’altezza del cuore. Sakura deglutì, scostando una ciocca corvina dal viso di Sasuke, con un lieve sospiro. Si costrinse a distogliere lo sguardo, portandolo sulla piccola finestra che lasciava filtrare le luce delle stelle fra le nuvole dell’autunno incombente.
Non ero abbastanza… non lo sono mai stata, vero? Fa nulla. Non importa…
Perché doveva continuare ad amarlo, nonostante tutto? Nonostante Naruto e Lee le fossero vicini, più di quanto avrebbe mai potuto sperare… perché doveva continuare ad amarlo? Per lui il suo amore non era mai stato importante.
Naruto parve indovinare il filo dei suoi pensieri, perché prese a raccontare di un’incursione di Gai durante il suo allenamento con Kakashi. Non voleva vederla giù. Sakura si costrinse a ridere al momento opportuno.
La notte passò fra falsi sorrisi, per darsi coraggio e consolarsi a vicenda.

I didn't mean to fall in love with you...
And baby there's a name for what you put me through:
It isn't love, it's robbery.
I'm sleeping with the ghost of you and me.

La mattina dopo, quando il sole era già alto, Ino la trascinò a casa. Sakura protestò piuttosto ardentemente, ma l’amica non volle sentire ragioni.
”Avevo promesso a tua madre che ti avrei riportata a casa sana e salva, scema. Ho cercato di spiegarle la situazione, prima, ma non sembrava capire la necessità del tuo star via, nonostante non fossi in missione. Si è presa un bello spavento, sai? Cosa ti è venuto in mente, non tornare a casa, ieri? Avrà pensato che ti avevo rapito o qualcosa del genere. Non ha più l’età per certe cose.”
”Non sono affari tuoi, scrofa. Dovevo stargli vicino, ha bisogno di me, e tu lo sai. Ha bisogno di me, non di…”
”Non di chi? Dei medici? Della Godaime? Di Naruto? Di me?” Ino schioccò la lingua, finalmente lasciandole andare il polso, per voltarsi a guardarla.
”… già.” Mormorò Sakura di tutta risposta, scostando lo sguardo e superandola.
“In questo momento non puoi far nulla, Sakura. Sta al consiglio decidere. Non a te. Non a Naruto. Non a me. Al consiglio.”
”Ma lui non ha bisogno di loro. Lui ha bisogno di me, e per l’amor del cielo, io ho bisogno di lui!” Quant’era vera quella frase. Perché aveva cercato di convincersi del contrario, in quei tre anni passati? Ammetterlo le tolse un peso dal cuore, ma la sensazione durò poco. Ino la guardava con un misto di rimprovero, e di malinconia.
”Avrei preferito che non fosse mai tornato.” La sentì mormorare. Sakura non replicò, corrugando la fronte. Non erano quelle le parole che s’era aspettata. “Non farai cambiar tutto di nuovo, vero Sakura? A me lui non interessa più, lo sai. Lui si interessa solo di sé stesso, ed io almeno l’ho capito. Non devi pensare che tutto ciò che dico sia per allontanarti da lui.”
Ancora una volta, Sakura rimase in silenzio.
”Non sono più una bambina, Sakura. Sei mia amica, e lo dico per te. Mi preoccupa vederti così. E’ da ieri che non ragioni più. Hai a malapena mangiato. Ora fammi un favore e torna a casa. Dormi, dì a tua madre che va tutto bene, mangia come si deve. Se succederà qualcosa, lo verrai a sapere. Tsunade-sama non vi ha già dimostrato di tener a mente i vostri sentimenti in quanto squadra? Non c’è bisogno di reagire così. “
”Scusami. E’ solo che…”
Ino la interruppe, vestendosi d’un sorriso più affabile. “Non ti preoccupare. Ricordati solo che non devi buttar via tutto quello che hai costruito in questi tre anni, per lui. Non lo merita. Ora va’ a casa, prima che tua madre decida di lapidarmi per averti rapita. Su.”
Suo malgrado Sakura ricambiò il sorriso, amarezza che pian piano tornava. Ino aveva ragione, e forse era maturata molto più di quanto non lo fosse lei. La loro amicizia aveva piano cominciato a risanarsi con l’assenza di Sasuke, obiettivo delle loro liti. Ma ciò non significava che, con il suo ritorno, si dovesse tornare anche ai vecchi tempi. Non significava dover ignorare il fatto che Naruto le era stato vicino, ignorare ora quel legame più stretto che permetteva loro di parlare civilmente. Accennò qualche passo, e sentì Ino fare lo stesso alle sue spalle.
Tuttavia, un pensiero le si affacciò alla mente, e si voltò ancora. “Ino?”
La bionda si fermò allo stesso modo, braccia incrociate dietro la nuca, battendo ciglio.
”Grazie per le cosmee.”
La vide sorridere.
”Più tardi vedrò di portare anche qualche eupatorio, per la composizione.”
Non poté fare a meno di sorridere a sua volta, con un pizzico di nostalgia.

The ghost of you and me
When will it set me free?

 

Non parlò molto con sua madre, si limitò ad assicurarla di star bene, per poi rifugiarsi nella sua tana, al piano di sopra. Distrattamente si ritrovò a sfogliare tutte le vecchie foto, soffermandosi su quella più familiare, e probabilmente più cara, della settima squadra. Era stato un pomeriggio duro, quando l’avevano scattata, e Naruto e Sasuke non avevano fatto altro che battibeccare per tutto il tempo. Alla fine, lei aveva “intimato” a Naruto di piantarla di saltare sempre davanti all’obiettivo, rovinando tutti i tentativi di fotografia.
Naruto aveva cominciato a lamentarsi su quanto ingiustificatamente crudele fosse Sakura, e Sasuke aveva borbottato un “Piagnucolone” perfettamente udibile.
Il risultato nella foto fu quello di una ragazzina tutta sorridente fra due ragazzi fin troppo imbronciati. E un Kakashi-sensei stranamente entusiasta.
Lasciò scorrere l’indice sulla superficie lucida della foto, prima di riporla fra le altre, e chiudere il cassetto.
Non poteva certo illudersi che sarebbe stato tutto come prima. Non era così infantile. Ma nulla le vietava di sperare, e provare a far diventare quella speranza realtà.
Nulla glielo vietava, eccetto il Consiglio stesso.
Nulla le aveva impedito di tornare, quel pomeriggio. Nonostante le mille raccomandazioni di sua madre, una madre preoccupata che neppure comprendeva quello che era appena cambiato nella vita di sua figlia.
sua madre non aveva mai perso il suo amore. Il suo amore era stato sempre lì, di fianco a lei.
Per questo le rimproverava la sua smania di stargli vicino. Solo per questo, si ripeteva Sakura.
Solo per questo.
”Sakura! Sakura, vieni!”
La voce di Ino, allarmata come di rado l’aveva sentita. Lei era lì, aveva appena svoltato l’angolo della stradina polverosa che portava all’ospedale, e non appena l’aveva vista il suo volto s’era illuminato. Quasi stesse cercando lei.
Quanto la cercava, ultimamente. Quasi volesse averla sempre sotto controllo.
Tuttavia era affannata. Troppo affannata.
”Che c’è?”
”Lui… lui sta male, Sakura. Molto male.”
Mente di nuovo svuotata, lo stesso fenomeno della sera prima, la kunoichi prese a correre di fianco all’amica/rivale di una vita. “Si… si è… svegliato?”
Ino scosse il capo, serrando le labbra. Sakura non capiva, ma non aggiunse altro. Ridusse anche le sue stesse labbra in una linea esangue, labbra tirate… e continuò a correre.

I hear the voices call
Following footsteps down the hall
Trying to save what's left of my heart and soul

Sapeva che Tsunade-hime la stava guardando, oh se lo sapeva. Sentiva il suo sguardo bucarle la schiena, mentre le voltava le spalle, rivolta verso il letto asettico dell’ospedale. Sapeva che la fissava, come sapeva che non stava cercando di far nulla.  
”Sasuke-kun… Sasuke-kun, svegliati. Io… io ho imparato tanto, lo sai, sono diventata brava, ti farò stare meglio, te lo prometto, ma tu… tu svegliati soltanto, apri gli occhi, fai vedere che sei ancora tu , che non… che si sbagliano, allora sarà tutto più facile, lo sai…”
Sapeva che la fissava, come sapeva che non stava cercando di far nulla.  
Il volto pallido davanti a lei era sudato, le sopracciglia corrugate, il respiro affannato fatto di singhiozzi veloci. Li conosceva, i sintomi, li conosceva, doveva stare calma, perché non riusciva a pensare.
Serrò gli occhi, lasciando sfuggire l’unica lacrima che si sarebbe concessa quella sera. E stava per schiudere le labbra di bocciolo, stava per prendere in mano la situazione, quando…
”Sakura, nella vetrinetta dovrebbero esserci delle erbe, quelle nel barattolo rosso, a destra. Prendile, e nell’anta in basso c’è il bollitore. Riempilo d’acqua. Sarà una lunga nottata.”
Tsunade-sama.
Infatti, la notte fu una delle peggiori che Sakura avesse mai affrontato. Se la sua mente, ancora stanca dagli avvenimenti, none ra riuscita a capire cosa avesse il ragazzo, la Godaime non aveva avuto dubbi: infezione.
La ferita alla spalla, quella voragine che pareva trapassarlo da una parte all’altra, si era infettata. Era troppo estesa, e si era infettata.
Ma lei, Sakura, non l’aveva sospettato la prima volta che l’aveva vista? A cosa stava pensando…?
Mentre Tsunade disinfettava la ferita, e preparava la medicazione – con un’espressione che a Sakura non piacque affatto, per niente, perché sembrava dubitare che funzionasse : non lo avrebbe accettato, lei era una dei tre Sannin, non poteva non funzionare, non glielo avrebbe permesso – Sakura si limitò a passargli la notte accanto, cambiargli la pezza imbevuta d’acqua sulla fronte, come tanti anni prima. E pregava ogni divinità che conosceva, nell’ordine in cui le sovveniva nella mente concitata, pregò la Vita stessa affinché gli desse l’opportunità di riaprire gli occhi.
Non importa per quanto tempo. Bastava anche un attimo, per quanto egoista potesse sembrare.
Solo…
Fammi esser certa che sia lui. Che c’è speranza, o che c’è stata. Che il suo corpo è stato suo fino alla fine. Te ne prego…
Naruto le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, cercando di confortarla. Suo malgrado, Sakura sorrise.
Dio solo sapeva quanto era costato a Naruto quel sorriso.

Watching the candle flicker out in the evening glow
I can't let go...
When will this night be over?

Sebbene la febbre si fosse abbastanza, il corpo di Sasuke non aveva smesso un attimo di tremare. Non un solo istante.
Sakura aveva abbandonato la sedia per sedersi accanto a lui, sul letto stesso. La mano sinistra teneva la sua, la destra dimenticata sul panno bagnato.
Tsunade-sama aveva asserito che tutto sarebbe stato tranquillo. Lo aveva promesso. Aveva promesso di parlare con il consiglio… aveva promesso tante cose.
Dal candore del lenzuolo spuntavano le bende avvolte attorno alla spalla e al collo, già macchiate nuovamente di carminio.
”Sono passati due giorni e già mi sembra una vita. E’ incredibile come riesca a crear problemi anche quando dorme.” Borbottava Naruto, seduto all’estremità più bassa del materasso, mani giunte dietro la nuca abbronzata. Sakura alzò lo sguardo, battendo ciglio. “Oh, non dire così, dai.”
”Ma è vero, dai, lo sai anche tu! Non solo ha il coraggio di farsi trovare mezzo morto – quando dovevo ridurlo io mezzo morto, e riportarlo a casa a calci nel…”
”Naruto…”
”…Non solo questo, ma ha pure il coraggio di rischiare di morirci sotto al naso! Se non è egocentrismo e maleducazione questa…”
”… che paroloni. Il fatto che Jiraiya sia uno scrittore ha i suoi pro, a quanto pare.”
”Sakura-chaaan~”
A quel tono da cagnolino col coda fra le gambe, Sakura permise ad un sorriso condiscendente di tornar sulle labbra. Scosse il capo, schioccò la lingua, prima di riportar l’attenzione sulla stoffa, e tornar ad intingerla nell’acqua.
Sentì Naruto sospirare, e con la coda dell’occhio lo vide sollevare il mento, quasi l’avesse offeso. “Quell’ero-sennin non mi insegna proprio niente. Scrive come un bambino, davvero. Sai che una volta ho scritto qualcosa al posto suo, e non se ne sono neanche accorti? Ecco come scrive, quello lì.” Indignato.
”Tu… hai scritto cosa…?!”
”Oh…
Ehm… cioè, non di quel tipo, davvero. Cioè… è noiosa quella roba… non mi è piaciuta per niente.”
La stava prendendo in giro. Era grata di quei tentativi di tirarla su, davvero. Lo dimostrò stando al gioco, crucciando le sopracciglia e sporgendosi sul materasso. Usando la mano sinistra per poggiarsi, e tenersi su, stringendola a pugno vicino al fianco di Sasuke. Salì con un ginocchio sul letto, l’altra gambe distesa col piede poggiato per terra, il braccio destro disteso per minacciarlo con lo straccio grondante acqua. “Sei diventato soltanto un pervertito!”
Lo agitò, gocciolando dappertutto, poi fece per lanciarglielo addosso. In quel gesto perse l’equilibrio già precario, e cadde sul letto.
Ovviamente, Naruto scansò il proiettile bagnato, e cominciò a ridere. La sua solita risata chiassosa, e chiaramente stava ridendo di lei. “Oh, la grazia dell’elefante, lei…”
”Naruto…” un ringhio, niente più. Strinse i pugni, s’allungò appena per riprendere la pezza… troppo lontana. Fece per schiudere di nuovo le labbra…
Ma fu la mente a fermarsi per prima.
Un gemito, seguito da un sussurro impastato, da una voce irriconoscibile eppure dalla sfumatura familiare. Rauca, non usata da tempo.
Nonostante la muta protesta, Sakura non si spostò di un millimetro. Voltò solo il viso, scostò solo lo sguardo verso di lui.
Il cuore le si fermò in gola.

I didn't mean to fall in love with you...
And baby there's a name for what you put me through:
It isn't love, it's robbery.
I'm sleeping with the ghost of you and me.




A/N: Mi sento in dovere di precisare che per qualche arcano motivo odio Sakura, ma adoro scrivere di lei. Per qualche arcano motivo. Comunque sia sono una fan dello yaoi NaruSasu, ma non riuscirei a scriverlo neanche mi pagassero. E scriverlo non mi piace. Mi piace scrivere di Sakura e Sasuke, punto. ò_ò
C'è chi dice che son strana. Non posso dargli torto °.°
Chi è vede Sakura? Chissà ~ °.° Son malefica -.-" Non badate a me, prego. E' stata una pena scrivere sto capitolo, sopratutto l'ultima parte e il discorso fra Ino e Sakura. Suppongo che in tre anni cambino molte cose. Semplicemente le faccio cambiare a modo mio XD
Penso che non avrebbe più modo di litigare con Ino, una volta scomparso il motivo principale della loro lite. E penso che senza Sasuke, andrebbe anche più daccordo con Naruto, che comunque s'è fatto in quattro per lei o.ò Ho odiato Sakura per il modo in cui ha interrotto la sua amicizia con Ino. Suppongo che Ino le fosse davvero affezionata. Mah. E' l'una e dieci, quindi e meglio che vada a riposare. Domani mi attendono le versioni di latino.
P.S. Non riesco a scrivere Kakashi e Tsunade, ma neanche se mi pagano -.- Spero non siano troppo OOC.

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Capitolo 3
*** II - Replica. [Sasuke] ***


Nuova pagina 2

A/N: si, di solito neanche a me piacciono i Sequel delle One Shot. Appunto questa si può leggere anche a parte XD Sebbene nella mia mente bacata, questo sia il Sequel u.u Ovvero, tutto ciò che è scritto lì vale qui. Ammetto che ho solo una vaga idea di dove questa fic andrà a finire, ma per come la vedo, comincio a pensare che sarà lunghetta. Inoltre chiedo scusa per il ritardo, ma questo capitolo è stato una pena da scrivere. A cominciare dalla canzone, giacché ero indecisa fra due o.o Quindi…
Non vi aspettate troppo zucchero prima della fine, però u.u Avviso.
Canzone per questo capitolo: “Replica”, Sonata Artica. Bella bella bella *_*
 


 

Quasi otto anni vissuti nella certezza che un giorno avrebbe realizzato il suo so… no, no, la sua ambizione.

Non ci sono certezze.
Non ci sono.
Il mondo si era tinto di rosso, e lui era affogato in quel sangue.
Piano poteva sentire anche l’ultimo barlume di pensiero coerente che lo abbandonava, la mente che lentamente si svuotava da ogni pensiero, troppo stanca, troppo…

Non era sicuro d’aver gli occhi aperti o meno, ma avrebbe potuto giurare di vedere gli occhi di Itachi giudicarlo, dall’alto, come aveva sempre fatto, come avrebbe sempre fatto.
Perché è a questo che servono i fratelli maggiori…
… no?

 

II – Replica.

 

 

L’urlo che era seguito a quell’impercettibile gemito aveva attirato l’attenzione degli ANBU appostati all’esterno della stanza. Inutile dirlo.

 

I'm home again, I won the war,
and now I am behind your door.
I tried so hard to obey the law,
and see the meaning of this all.


 

Eppure lui continuava a digrignare i denti, a soffocare quel grido – dolore, dolore puro, dolore che non aveva il diritto di tormentarlo a quel modo, dolore e solo quello – quel grido che nonostante tutto riusciva a sfuggirgli dalle labbra serrate, mentre tentava d’afferrarsi il braccio sinistro – brucia, brucia! – con una mano che non rispondeva più ai suoi ordini.
Una mano che, nel tentar di muoverla, causava solo altro dolore.
Sentiva la gola secca, dolorante, la mente fin troppo consapevole del suo corpo, così come non la sentiva da troppo tempo. Lui era il suo corpo e il suo corpo non era solo un contenitore per ciò che lui era….
Il suo corpo faceva male in modi che ormai temeva d’aver dimenticato.
Dov’è Kabuto? Lui…
Basta, fatelo smettere. E’ insopportabile!
Il peso che lo premeva verso il basso scomparve fin troppo velocemente, e fu assalito da un’ondata di nausea. Tossì, una, due volte. Ma il suo stomaco era vuoto, completamente vuoto, e sentì solo il sapore amaro della bile.
Le voci accanto a lui erano troppe, gli occhi scorsero un lampo di rosa pallido, prima di venir serrati.
Scoppia, scoppia, la testa scoppia… dove diavolo è Kabuto? Proprio ora che ho bisogno…
Dio, fallo venire ora!
Ancora una volta tentò di sollevare il braccio destro, ottenendo solo una fitta che gli fece sfuggire un gemito. Una mano si serrò sul polso malridotto, e lui affondò i canini nel labbro inferiore. Sapore metallico.
Altro dolore.
”Sasuke-kun…?”
Quella voce… quella voce non appartiene lì, non appartiene dov’è lui, quella voce appartiene a casa…
Dov’è Kabuto?
Perché Kabuto non viene? Sto male.
Non posso morire… non può lasciarmi morire… Orochimaru…

Lui non appartiene dove appartiene quella voce. Perché quella voce è lì? Non è possibile, è del tutto impossibile… è…
Ti prego, ti prego… fallo smettere…
Uno dei due era fuori posto. Lei, lei non poteva essere lì.
Lei doveva essere nei suoi sogni, perseguitarli, affacciarvisi, stuzzicarli, essere l’eterna ammonizione di ciò che aveva perso, ricordargli ciò che aveva fatto, strappargli ogni orgoglio quando si svegliava con le lacrime agli occhi.
Perché era qui?
Dove era qui?
Posso cercarlo io… dov’è che lo tiene? Dov’è che tiene il preparato? E’ facile. Posso…
Basta, brucia…

La stretta sul polso aumentò, sentì piccole gocce d’acqua scorrergli lungo il viso, stoffa fredda, mente confusa.
Schiuse gli occhi, ma non riuscì a mettere a fuoco l’ombra di ragazza che si stava chinando su di lui.
L’ondata di nausea non tardò a tornare, ma l’amaro della bile sfumò nel metallico del sangue.
Le voci piano si spensero. E l’ombra d’angelo che tentava di tranquillizzarlo scomparve.

 

Remember me? Before the war.
I'm the man who lived next door.
Long ago...

 

Kabuto sapeva sistemare le ossa.
Kabuto sapeva uccidere e salvare una persona con la medesima esperienza e con la medesima facilità.
Kabuto sapeva preparare quelle erbe affinché non fossero più velenose. Lui sapeva usarle per far andare via il dolore, mandarlo via, sapeva dividere corpo e mente, sapeva farne due entità distinte, fare in modo che l’una non soffrisse per via dell’altra…
Muovi il culo e vieni, bastardo. Ti prego.
Fa male…
Era stato utile, durante quegli allenamenti. Era stato utile, quando aveva affrontato lui.
Patetico… patetico.
Qualcosa l’aveva svegliato, riscuotendolo dal più magnanimo oblio.
Si sentiva come se il cervello stesse premendo contro le tempie, stesse cercando di esplodere, di fuggire dalla sua prigione d’osso. Fuggire dal dolore.
Tre anni… tre anni di dolori ovattati, soffocati. Questo dolore, invece, gridava a squarciagola e non sembrava aver intenzione di smetterla.
Per inciso, aveva la gola secca. E l’amaro della bile e il metallico del sangue sul palato.
Il dolore piano gli stava schiarendo la mente. Quand’era l’ultima volta in cui era stato in grado di seguire il filo dei suoi pensieri?
La sensazione non gli piaceva. Non riusciva ad ignorarli, lo trascinavano da una parte all’altra, e non poteva reagire.
Sentì la nausea risalire, ma questa volta riuscì a domarla. Non aveva più niente da svuotare, ormai.
Galleggiava sotto il velo della coscienza, vagamente consapevole delle voci che lo circondavano. Di nuovo. Fitta di dolore al braccio, pungente, e  si lasciò sfuggire un gemito.
Dolore, dolore, dolore…
Qualche attimo di pura, pura tortura per la sua mente stanca.
Era il dolore a schiarirgli la mente?  Ma il dolore lo stava abbandonando. Lentamente, fin troppo lentamente - deliziosa tortura, via… - il suo corpo si stava addormentando, mentre la sua mente sveglia ne era grata, perché piano il dolore sfumava in una più sottile apatia, benedizione, pure, sublime benedizione.
Sei arrivato, Kabuto. Sei arrivato.
Senza il rumore del dolore ad offuscargli le percezioni, però, divenne sempre più consapevole delle voci lì attorno. Le voci nella stanza.
La stanza odorava di… aria. Strano. Aria e disinfettante.
E poi… un odore che non riusciva a piazzare bene. Era profumo?
Kabuto non metteva il profumo. Mai.
Orochimaru forse si. Non ne era sicuro. Orochimaru era lì?
Doveva esser stato via tanto… che vergogna. Aveva miseramente fallito.
Prenditelo, questo corpo, se ci tieni proprio. Tanto a me non serve a nulla. Però lascia che rimanga un po’ così.
silenzio. Il mio corpo sta zitto.
E’ così che dovrebbe essere.

 

As you can see, when you look at me,
I'm pieces of what I used to be.

 

“Sei sicura fossero neri, Sakura-san?”
”Te l’ho già detto, te l’ho già detto!”
”Avresti potuto benissimo aver visto ciò che desideravi vedere.”

Sakura?
Si, la sua voce era lì prima. Ma prima non stava bene. Prima aveva il diritto di richiamare il suo ricordo.
”Può chiederlo anche a Naruto, eh. Sono sicura che l’ha visto anche lui. Vero Naruto?”
Dio, no.
”Ah-ah. Dice la verità. Le dico che erano nerissimi e poi… Cosa sta facendo?”
”Antidolorifico. Non ti preoccupare, non sto tentando di avvelenarlo nel sonno.”
”Ma…”
”La Godaime me lo impedirebbe comunque. Per quel che ne so, lo vuole vivo.”
Il Villaggio della Foglia?
Cosa?”
”Beh, la sorpresa era più o meno questa... Il Consiglio pensa che potrebbe essere utile prima un interrogatorio. E io… penso sia sveglio, sapete?”
… perché?
Non vi fu risposta. Alcuna.
Ne’ alla domanda posta ad alta voce, né in quella che risuonava, come un’eco nella sua mente. Perché era lì? Non doveva essere lì. Non in quelle condizioni. Serrò le palpebre, con fin troppa concentrazione.
”Puoi smetterla di tener gli occhi chiusi. Ignorarci non ci farà scomparire..”
La voce di donna – sconosciuta, chi è? quanto esattamente è cambiato, qui? – scemò in un sospiro, ma lui non mosse un muscolo. L’antidolorifico doveva ancora prendere del tutto effetto, e stranamente si stava facendo prendere dal panico.
Non di nuovo qui.
Loro non hanno niente. Loro non sanno niente.
”Mah. Gli ANBU sono qui fuori se ne avete bisogno, voi due. Anche se dubito che in quelle condizioni potrà tentare qualche scherzo. Vado a riferire a Tsunade-hime che si è svegliato.”
Ancora una volta la donna non ottenne alcuna risposta, ma non attese oltre. Sentì la porta chiudersi, per poi lasciar spazio, ancora una volta, al silenzio.

 

 

It's easier if you don't see me
standing on my own two feet


Sakura era sicura che tutti loro avevano immaginato almeno una volta questo momento.
Lei, perlomeno, aveva passato gran parte degli anni trascorsi a pensare alle parole da dire, ai gesti da fare… Era del tutto diverso. Del tutto diverso.
Il suo Sasuke-kun era sveglio, ma li stava ostinatamente ignorando.
Questo non se l’era aspettato.
”Ci stai odiando in questo momento, ne, Sasuke?”
Fu così che la voce di Naruto ruppe il silenzio, e sebbene avesse accennato una risata, il tono era fin troppo serio perché Sakura potesse ignorarlo.
”L’ero-sennin me l’aveva detto, sai? Che ti saresti arrabbiato, perché hai scelto tu di andarci. Ma se tu hai il cervello piccolo e non ragioni, qualcuno dovrà pur ragionare per te! Cosa diavolo credevi di fare, mh?”
Sakura deglutì, ma non aggiunse altro. Scostò lo sguardo sul vaso, piccola composizione di cosmee ed eupatori. Sasuke non aveva ancora aperto ancora gli occhi. Sasuke non aveva ancora visto di essere a casa.
Naruto era arrabbiato.
”Lo sappiamo che sei sveglio, bastardo che non sei altro.”
Sakura si era immaginata più qualcosa come un abbraccio collettivo. Lacrime, tante. Qualche sorriso, ma non da Sasuke. Lui… lui si sarebbe scusato, loro lo avrebbero perdonato.
Ecco.
Una bella favola.
Tuttavia, Sasuke dischiuse le palpebre lentamente, quasi di malavoglia, posando due pupille dilatate su di loro. Sakura  si sorprese nell’averle notate.
Le iridi non erano più color pece, inchiostro scuro. Erano come sbiadite.
Cosa diavolo hai fatto, questi tre anni, tu?
Condivise la rabbia di Naruto, tutta. Non credeva che Sasuke avrebbe risposto, invece lui schiuse le labbra secche, palpebre pesanti.
Fece per parlare, Sakura lo intuì.
Tuttavia, non appena costrinse un filo di voce roca fuori dalla gola, voltò di scatto la testa per nascondere loro il volto. Prese a tossire, espressione pallida deformata in un conato. Tralasciando ogni sentimento d’astio che aveva potuto coglierla pochi attimi prima, Sakura si alzò diligentemente dalla sua sedia, dirigendosi verso l’armadio a mensole.
Con la coda dell’occhio scorse una piccola traccia di sangue sulle lenzuola candide, dove lui tentava di liberarsi di qualcosa che apparentemente nello stomaco non c’era.
Scosse il capo, costringendosi a guardare fra i contenitori. Un po’ di nausea non era difficile da sistemare, e di solito i rimedi eran già chiusi nei loro barattoli, senza bisogno di star lì a prepararli sul momento.
”Sei arrabbiato, no? Potessi, ci attaccheresti e fuggiresti di nuovo, suppongo. Mi hanno detto che ero un’idiota a pensare che saresti tornato di tua volontà. Sei davvero così stupido da accettare che quello lì ti freghi il corpo, o avevi paura di tornare a Konoha?”
Ancora una volta, Sakura non aggiunse nulla.
Sii un medico, Sakura. Pensa alla sua salute, prima. Poi a te stessa.
Prese il barattolo di pastiglie, richiuse le ante, e aprendo il barattolo, si riavvicinò al letto. Si accorse che Sasuke la stava fissando, con quell’espressione quasi apatica sul viso, piccola striatura bagnata all’angolo della bocca. Lei deglutì ancora, prendendo una pastiglia e lasciandola cadere nel bicchiere vuoto poggiato su comodino. Versando l’acqua dalla brocca posata accanto.

 

I'm taller when I sit here still,
you ask are all my dreams fulfilled...

 

Sasuke poteva sentire la pasticca sciogliersi in uno sfrigolio nell’acqua limpida, lieve schiuma biancastra che minacciava di oltrepassare l’orlo del bicchiere. Batté ciglio, quando lo sguardo incrociò il vaso di vetro posto dietro il bicchiere, fiori rosa.
Rosa.
Sakura… è così… femminile.
Non stava pensando chiaramente. Perché non stava pensando chiaramente? Man mano che il dolore si affievoliva, la mente sembrava circondarsi d’ovatta, ovatta soffice che attutiva ogni pensiero.
Però Naruto – chi altri sennò? – continuava a buttar giù parole, parole che rimbalzavano contro questo strato di magnanima bambagia, rimbombavano nelle tempie.
Non gli piaceva. Con gli accorgimenti di Kabuto non era mai successo.
”Oh ecco. Avevi paura. Comprensibile, sei sempre stato un codardo, tu. In fondo in fondo, l’hai sempre saputo che ero io il migliore. Sei un codardo, davvero.”

“’arli troppo… e a voce troppo alta. Mal di testa, idiota - lasciami in pace.”

La sua voce. Come suonava debole la sua voce, alle sue orecchie. Eppure, quella stessa voce fece accelerare di poco i battiti del cuore di Sakura.
 Era quella la sua voce, solo lievemente più roca, lievemente più stanca, più bassa. Ma il tono, il timbro di voce... Con una morsa al cuore, ma ancora non fidandosi di parlare, dal catino d’acqua poggiato sul comodino d’ospedale, raccolse il panno bagnato, asciugando quel rivolo di sangue diluito a saliva.
”Oh, si, lasciami in pace, dice lui!” Sbottò Naruto, alzando la voce e corrucciando le sopracciglia in espressione ostinata “Credi che Tsunade-baa-chan ti lascerà in pace? Lo sai che il consiglio non vuole altro che la tua testa? Te ne rendi vagamente conto?”
Sasuke crucciò appena le sopracciglia sulla fronte: la voce di Naruto riecheggiava nella testa, rimbalzava sull’ovatta, si ripeteva all’infinito. Piano piano, anche l’effetto dell’antidolorifico sembrava esser cacciato via da quella voce accusatoria.
”Per me… L’Hokage può fare quel… tutto quel che vuole. Non m’importa.”
Soltanto silenzio seguì questa sua affermazione.
In questo silenzio la mente diventava via via più lucida, il dolore la svegliava, lo sapeva: non si usava forse il dolore per schiarire la mente dal panico? Ma piano, a cominciare dalla punta delle dita del braccio sinistro, il braccio bruciava.
Quant’erano durate le loro medicazioni?
”… troppo poco…”
Brucia!
 Naruto sembrò quasi ringhiare.
Che significa? Non…”
”… ‘orse che quella donna non sa fare il suo lavo--” Non terminò comunque la frase, digrignando i denti e sopprimendo un gemito. Sakura, fronte appena corrucciata, si limitò a sollevare il bicchiere di medicinale, avvicinandoglielo alle labbra. Muta esortazione a bere.
”Andrà meglio.” Poco più d’un sussurro, accondiscendente. Le prime parole pronunciate da lei. Ma lui teneva le labbra ben serrate, quasi temesse di far sfuggire qualche suono.
Sakura non aggiunse altro, posando ancora il bicchiere sulla superficie di legno laccato. Un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra, mentre si sedeva al bordo del lettino. Mente critica, preoccupata, allenata dagli insegnamenti della sua maestra, tentava di capire la causa di quel dolore stampato sul volto.
Shizune aveva iniettato una dose di antidolorifico tale da durare almeno per un paio d’ore.
Non erano passati nemmeno venti minuti.
”No, no, no! Cosa significa che non ti importa?!”
”Cosa… cosa ti sembra che significhi…?”
Non erano passati neanche venti minuti. Deglutì, scosse il capo, caricando la siringa con la fiala che Shizune aveva lasciato sul carrello. Sentì lo sguardo si Sasuke trapassarle la schiena, e un vago rossore la assalì in viso.
Perché il dolore era ancora lì?
Sasuke sussultò appena quando l’ago trapassò la pelle dell’avambraccio destro, e serrò gli occhi. Non le dedicò neppure una parola.
”Ti ucciderei!”
Perché, dopo tutto questo tempo, l’unica cosa che erano capaci di fare era litigare?
”Non puoi, vero?”
Era un ghigno, quello sulle labbra pallide?
Perché tutto quello di cui Sasuke sembrava essere capace, era ignorarla?
”Ma neanche tu ne sei stato in grado, no?”
Lei era lì, e lui si era limitato a fissarla, a degnarla della sua attenzione per qualche secondo.
”E’ stato solo un capriccio!”
Ancora una volta, Sakura si ritrovò a condividere la rabbia di Naruto.
”Tutto, tutto per te è stato un capriccio! Sei stato felice, mh? Hai ottenuto quello che hai voluto?”
Rabbia che aumentò nel vedere i lineamenti di Sasuke indurirsi, sguardo assottigliarsi. Perché…?
Era tutto sbagliato.
”L’hai ucciso?”
Vide gli occhi di lui mutare da nero sbiadito a rosso sangue. La sua bocca si deformò in una smorfia adirata, quasi provasse la sua stessa rabbia, furia, ira cieca.
Era tutto sbagliato.
Tutto!
”Basta. Smettetela. Siete solo due bambini!”
Sakura si stupì di come ferma e severa era riuscita a suonare la sua stessa voce. Probabilmente anche Naruto e Sasuke ne rimasero stupiti, dato che il primo si limitò a rivolgerle uno sguardo vacuo, e gli occhi di fuoco del secondo si estinsero.
Ora entrambi la guardavano.
”Naruto, per quanto tu possa essere impaziente, avrai tutto il tempo del mondo per litigarci, per minacciarlo di morte, per pestarlo, quello che ti pare. Quindi, per ora ti prego di lasciarlo in pace, è evidente che non sta bene.”
Gli occhi di Naruto si limitarono a sembrare più grandi e increduli del solito. “…eh?”
”In quanto a te…”
Qui si interruppe. Gli occhi del suo Sasuke-kun avevano già cominciato ad annebbiarsi, di nuovo. Colpa dell’antidolorifico. Era rivolto verso di lei, ma non la stava guardando davvero.
Affondò il canino nel labbro, soffocando l’istinto di fargli male – molto male.
Mani strette in due pugni lungo i fianchi, lasciò che la voce scemasse in gola, prima di scuotere il capo e incamminarsi verso la porta.
”… Naruto, andrò da Tsunade-sama. Devo parlarle, gli antidolorifici sembrano non avere grande effetto, e non è del tutto normale. Per favore, va’ via anche tu.”
Meglio aspettare. Aspettare. Deve sbollire quella rabbia istintiva, deve sbollire quell’impulso ai limiti del sadico.
Sasuke-kun non sta bene, è per quello che non mi ha vista…
Ma ha visto Naruto.
Ho voglia di pestarlo.
Probabilmente mi odia.
Non mi ha mai vista davvero.
Mi sono preoccupata per nulla.

Lui la ignora. Come sempre. Come sempre?
Delusa. Era delusa. Cosa si era aspettata? Cosa si era aspettata, passando quei due giorni mangiando e dormendo a malapena, standogli accanto quando lui non sapeva, non poteva sapere…?
Aspettare. Doveva aspettare.
 Lasciò che la porta si chiudesse alle sue spalle, senza preoccuparsi minimamente del rumore. Superò i due ANBU posizionati ai fianchi dell’entrata della camera, senza degnarli di uno sguardo.
I loro occhi la seguirono, discreti, da dietro le grottesche imitazioni di animali.

 

They made me a heart of steel,
the kind the bullets cannot see.



”Mah. Spero tu sia contento.”
Sbuffando, fu l’ultima cosa che Naruto si degnò di dire, prima di seguire la kunoichi fuori dalla porta. La chiuse con un po’ più di garbo, forse per la presenza degli ANBU all’esterno.
La camera era vuota, e lui era rimasto solo. Solo rinchiuso in una camera d’ospedale nel Villaggio che aveva tradito, controllato notte e giorno da ANBU, senza riuscire a muovere un muscolo.
Era la fine, no? A meno che qualcuno del Suono non venisse a recuperarlo…
Difficile. Che cosa potevano saperne di dove si trovava in quel momento? L’unica cosa che aveva detto a Kabuto, prima di andar via, era stata: “So dov’è. Devo andare.
Non aveva neppure detto dove. A malapena riusciva a scorgere i contorni del mondo. Il suo mondo era sfocato. Spostò lo sguardo sul vaso di cosmee, sul bicchiere di medicina, ormai diventato di un sospetto color giallo canarino.
 Quella non era la Sakura che ricordava. Come la ricordava?
Logorroica, inutile, dalla lacrima facile…
Ingenua, un po’ infantile, fondamentalmente buona.
Si preoccupava per lui, nonostante tutto.
Ed eccola, reagire come se nulla fosse successo.
Come poteva? Avrebbe preferito essere stato accolto da lei come lo aveva accolto Naruto.
Possibilmente gridando..
Invece, no. Lei si era limitata a stare in silenzio, a pensare alle medicazioni. A dire di lasciarlo in pace, con una maturità che non ricordava le appartenesse.
Era cambiata. Come era cambiata?
Quanto era cambiata?
Ricordava ancora vagamente le parole di lei, quando era andato via. Non era più la stessa, vero? Le persone cambiano. Un anno, due, tre. Quanti ne erano passati? Si sforzò di compiere un rapido calcolo, fallendo miseramente.
Non aveva la concentrazione adatta per pensare.

 

Nothing’s what it seems to be
I’m a replica, I’m a replica.
Empty shell inside of me
I’m not myself, I’m a replica of me.

 

Eppure il litigio con Naruto era stato molto più naturale di quanto avesse potuto immaginare, lontano da casa. Cioè, lontano da Konoha.
Era stato così facile attaccar briga con lui, prenderlo in giro come fosse niente – nonostante Naruto fosse sicuramente messo meglio di quanto non lo fosse lui.
Però… non era riuscito a trattar lei come l’avrebbe trattata anni prima. Non ora.
Non dopo averla sognata ogni singola notte, non dopo aver rimpianto giorno dopo giorno d’averla lasciata indietro, pensando a quello che sarebbe potuto essere se fosse rimasto. Ma era stato giusto così.
Aveva bisogno di qualcuno da lasciare indietro, di qualcuno che arrivasse ad odiarlo, e a fargliela pagare. Perché sapeva che eticamente era stato tutto sbagliato. Era stato tutto un errore.
Sakura e Naruto avrebbero dovuto ricordarglielo.
Incredibile, come alla fine, avesse cominciato a pensare come suo fratello. Incredibilmente ridicolo.
Ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che ho peccato. Che ho tradito.
La sua copia sputata.
Non posso giustificarmi, comunque. Non ho concluso nulla, alla fine.
Serrò gli occhi, cercando di cacciare via quel viso, quel pensiero dalla testa. A cos’è che stava pensando, prima?
Il filo logico delle sue riflessioni sembrava aver preso vita propria, trascinandolo avanti e indietro, senza alcun nesso visibile.
Quante volte, quand’era stato più bambino, aveva sperato che Itachi tornasse a Konoha, come se nulla fosse accaduto. Sarebbe stato disposto persino a perdonarlo, a quel tempo. Subito dopo l’accaduto.
Disposto a perdonarlo, davvero, a condizione che non lo lasciasse solo.
Anche Itachi aveva avuto paura di tornare a Konoha, dopo quello che aveva fatto?
No, impossibile. Lui non ha paura di niente.
E’ questa la vera differenza, pensò. A suo fratello non interessava tornare al villaggio della Foglia. Non aveva più niente, lì, che lo interessasse.
Assolutamente niente.
Patetico. Davvero.
Solo io avevo paura di tornare qui.
E lei… lei fa finta di niente. Come può far finta di niente, dopo avermi tormentato così ogni notte?
Non è giusto. Non è affatto giusto.

 

The light is green, my slate is clean.
New life to fill the hole in me.
I had no name, last December
Christmas Eve I can’t remember.

 


Si accorse che a svegliarlo, quando ormai l’atmosfera di fuori era diventata di quel rossiccio che precede il crepuscolo, non fu il dolore.
Bensì fu una voce fin troppo cristallina, con una sottilissima venatura di arroganza.
”Sarà bene mettere qualcosa in chiaro, Sasuke-kun”
Una voce che sorrideva.
Avrebbe dovuto riconoscerla? No, affatto. E non riusciva neppure a sollevare le palpebre, pesanti com’erano. Sentì la porta chiudersi, discretamente, e i passi avvicinarsi al lettino dell’ospedale.
”Su, su, sveglia.” Intransigente. Irritante.
Crucciò le sopracciglia sulla fronte, mugolò qualcosa, e voltò il viso dall’altro lato.
Tutto quello che sentì di rimando, fu uno sbuffo seccato. Nient’altro. Tuttavia la ragazza si stava muovendo nella camera, senza dir nulla. La sentì fare il giro del letto asettico, fermarsi vicina al comodino di legno laccato.
rumore di vetro.
Seccato, e non poco, sbirciò da un occhio.
Una ragazza bionda, capelli lunghi – non li aveva corti, prima? - , occhi assurdamente azzurri.
Yamanaka Ino.
Oh certo. Non c’è limite al peggio.
Nel vaso, dove prima c’erano solo quei fiori rosa, ora erano accomodati anche alcuni steli di minuscoli fiori bianchi a grappolo. Ino batté ciglio, squadrò la composizione dall’alto verso il basso, mani poggiate sui fianchi. Poi, apparentemente soddisfatta, volse la sua attenzione a ricambiare lo sguardo seccato di Sasuke.
Si sedette quindi sulla sedia, accavallando le gambe.
”Eri sveglio allora. Lo presumevo. Ho sentito da Naruto che ti sei divertito ad ignorarli per un bel po’. Con me non funziona, bellino.”
Avesse avuto la prontezza di spirito, avrebbe inarcato un sopracciglio. Si limitò tuttavia ad alzare gli occhi al soffitto, e sospirare. Al contrario di Sakura, Ino non gli aveva mai dato motivo di piacergli, tantomeno di risultare appena meno seccante. Mai.
”Inutile che ti faccia il discorsetto, l’Hokage sarà più che lieta di farlo. Però, ho solo un consiglio.”
Consiglio?
”Da quando sei … tornato – volente o nolente, non è quello il punto - Sakura ha a malapena dormito e mangiato. Se solo osi farla tornare quell’ombra di sé che è stata per mesi dopo il tuo tradimento, Sasuke-kun… Beh, sono sicura che ridotto così, non potrai opporre troppa resistenza se decidessi di fartela pagare, no?”
Oh.
La gente cambia eh? Che cambiamento interessante. Non devo evitare la saliva, almeno.
 
Sentì un lieve sorriso farsi strada sulle labbra, divertito. Troppo stanco, a dire il vero, per provare altro.
”Come avrai intuito, hai perso tutto il mio rispetto – e va bene, va bene, chiamiamo le cose con il loro nome: la mia infatuazione - con quella decisione. Purtroppo Sakura non ha capito come salvaguardarsi da certi bastardi, sebbene io abbia tentato di spiegarglielo. Non vuole capire, le piace vedere quello che vuole vedere lei. Il resto non esiste, suppongo tu lo sappia.”
Altro suono irrisorio soffocato in gola.

 

I was in a constant pain,
I saw your shadow in the rain.
I painted all your pictures red,
I wish I had stayed home instead...

 


”Quindi ho sperato che almeno tu, per quanto ottuso possa essere a volte, capirai. Se hai almeno un po’ a cuore Sakura, capirai di non farle ancora del male. E se non ce l’hai a cuore… non illuderla.”
”…Non l’ho mai illusa.”
”Oh, certo. Era l’unico essere femminile con cui ti degnavi di parlare! Se non è illudere, quello.”
Erano in squadra insieme, era normale. Ma come poteva pretendere di capire il funzionamento della mente femminile? Non poteva, semplicemente.
Quando erano all’accademia, lui la odiava. Semplicemente questo, né più né meno. La trovava irritante, infantile con quella sua infatuazione - fotocopia di mille infatuazioni già viste, già sentite.
Avvertì una lieve fitta al petto, lieve formicolio al braccio sinistro, e serrò i denti.
Allora, se era solo un’infatuazione da nulla, perché…
… soltanto, perché aveva dovuto pronunciare quelle parole, quella sera?

“… mi hai insegnato tu che essere soli  fa male! Lo capisco così bene, ora. Io ho una famiglia, e ho molti amici, ma… se tu non sei accanto a me, per me… sarà come essere sola…”
Quelle parole avevano avuto lo stesso effetto di una pugnalata al cuore. Quella sera lei glielo aveva strappato, e l’aveva tenuto con sé, a Konoha.
Da quella sera, il pensiero di lei si era affiancato a quello di Itachi, egemonizzando ogni minima parte della sua mente, della sua ragione. Giorno dopo giorno, al villaggio del Suono…
Nonostante tutto, lei… lei mi…
Cercò di trovare una parola diversa da amore, senza riuscirci. Il pensiero morì lì, e lui serrò le labbra, sguardo ostinato puntato al soffitto bianco.
”Non sei affatto bravo con le persone, tu, vero?” la sentì ridere, e si limitò ad arricciare il naso. Ne aveva abbastanza, la nausea stava cominciando prepotentemente a farsi sentire.
”Va’ via.” Fu tutto quel che sibilò, chiudendo gli occhi, corrugando la fronte.
Con sua grande sorpresa, la ragazza non fece storie, bensì si alzò dalla sedia vicina al comodino. Per un attimo rimase lì, ferma.
”Ecco, appunto.” Mosse qualche passo, tono divertito nella voce. Prima di andarsene, lo guardò con la coda dell’occhio, prima di sorridere. “Non so cosa intenda fare il Consiglio, ma spero non sbagli decisione. Tenterai ancora di andar via?”
Sasuke non rispose. Lei tuttavia attese, qualche attimo, finché non parve rassegnarsi alla mancata risposta.
Ino Yamanaka chiuse la porta alle sue spalle, mentre lui posava lo sguardo pensieroso sulla composizione nel vaso. Attacco di nausea, più violento, e si ritrovò a tentare di svuotare lo stomaco.
Non essendoci nulla dentro, sentì solo il sapore amaro della bile, e quello, più inquietante ma altrettanto familiare, del sangue.

 

Nothing’s what it seems to be
I’m a replica, I’m a replica.
Empty shell inside of me
I’m not myself, I’m a replica of me

 


“I sintomi dell’astinenza vanno da depressione, irritabilità, astenia, rallentamento dei riflessi, tremori, nausea, disturbi del sonno, appetito vorace.”
”E’ sempre stato irritabile, non credo che conti come sintomo…”
”Naruto, se devi stare qui, sta’ zitto. Dicevi, Shizune?”
”Anche l’appetito – ha letteralmente divorato il pranzo, poco fa, e si è lamentato della sua scarsa quantità – è perfettamente spiegabile. Non ha mangiato nulla in due giorni.”
”E certo, lo volevate far agonizzare…”
”Naruto!”
”Mpf. Ed è anche sempre depresso, neanche avesse un bastone su per il…”
Comunque, Sakura ha detto di aver notato dei tremori, al risveglio. Ma pare si siano arrestati dopo l’iniezione dell’antidolorifico.”
”Quante fiale finora?”
”Sette.”
Quante?!”
Va bene, va bene, Sasuke è un maledetto tossicodipendente. Appurato questo, e allora?”
”I conati però non sono affatto normali, forse si è danneggiato il…”
”E allora?!”
Entrambe le donne, Shizune e Tsunade, si voltarono verso Naruto, che le osservava da parte, braccia incrociate al petto, piede che batteva impaziente sul pavimento. Espressione annoiata, era fermo davanti alla porta dell’ufficio.
”Cosa vuoi esattamente, Naruto? Temo mi sia sfuggito.” Domandò la Godaime, sorrisino chiaramente forzato sulle labbra carnose, mani strette l’una sull’altra come unico sfogo di nervi, ormai logori dal troppo lavoro in così poco tempo.
”Stai diventando senile, Baa-chan. Dovresti andare in pensione. Perché non ti riposi, e dai a me il titolo di Hokage? Sono giovane e prestante, me ne occuperei benone!” Cantilenò il biondino, ghigno a trentadue denti sulle labbra stiracchiate, nonostante l’aria stanca. Tsunade roteò gli occhi alle parole, comunque. Il troppo tempo passato con Jiraiya aveva fatto di Naruto uno strano esemplare. “Ho chiesto, ed io me lo ricordo, se avete finalmente deciso, con la morra cinese o con il tocco, se Sasuke deve vivere o morire. Sai, penso che a Sakura-chan tra poco verrà una crisi epilettica.”
Isterica, Naruto. Si dice crisi isterica, le crisi epilettiche sono un’altra cosa.”
”Oh, è uguale. Non è quello il punto. Avete deciso si o no?”

“Naruto…” l’hokage sbuffò, prima di poggiare il mento sul dorso della mano. “… ti ho detto che farò del mio meglio, no? Non ho alcuna intenzione di arrivare a tanto, dato che abbiamo appurato che non si tratta di Orochimaru. Tuttavia, non puoi aspettarti che tutto il villaggio ignori l’accaduto. E’ un nukenin, lo sai, e ci si aspetta venga trattato come tale.”
”Però…”
”Però, non voglio neanche che Orochimaru attacchi nuovamente Konoha, per venirselo a riprendere. Bisogna ragionare, è una cosa seria. Ovviamente tu non lo puoi capire, no?”
Naruto fece per protestare ardentemente, ma Tsunade lo interruppe ancora.
”E’ il suo braccio che mi preoccupa, ora come ora. Sembra bruciato dall’interno. Se i canali del chakra sono rovinati, non c’è da preoccuparsi. Orochimaru non se ne fa nulla di un corpo rovinato, e Sasuke dovrà pure capirlo.”

 

Are you gonna leave me now?
When it’s all over...
Are you gonna leave me now?
Is my world now over?

 

Raising from the place I’ve been
I try to keep my home base clean.
Now I’m here and won’t go back, believe.

 

Sasuke cotninuava a guardare, con attenzione fin troppo morbosa forse, le cosmee nel vaso di vetro. Le fissava, quasi sperasse di coglierle nel lento processo dell’avvizzire. Difficile, dato che neppure riusciva ad avere una visione messa bene a fuoco dell’intera stanza.
L’iniezione di poco prima l’aveva stordito, risprofondato in quel benedetto stato di grazia, sospeso fra coscienza ed incoscienza. Quello stato di grazia in cui il suo corpo non gli apparteneva, ed in cui la mente non pensava assolutamente a nulla.
Solo un’eco vaga di immagini, confuse, richiamate dalle parole della donna che gli stava bendando il braccio sinistro, quello che bruciava, che non riusciva assolutamente a muovere.
”Come diavolo hai fatto a ridurti a questo modo?”
Patetico.
Vago ricordo di uno scontro, dalla rabbia cieca che lo assaliva alla vista di quell’unica persona.
Non rispose: non riuscì a costringersi a farlo.
”Quando Shikamaru e Asuma sono tornati con te come souvenir, a Tsunade-hime è preso un colpo, davvero. Cioè, tutti al villaggio pensavano sarebbe stato Naruto a riportare almeno la tua testa al villaggio.”
Shikamaru? Di nuovo lui?
Strano pensare come poco avesse avuto influenza nella sua vita, e come tanto si trovava sempre tra i piedi, in un modo o nell’altro.
Ancora una volta non rispose.
”E poi, dannazione… sono otto fiale in neanche un giorno!”
Fiale?
Non è colpa mia, eh. E’ la vostra roba che non funziona. Quella di Kabuto dura molto più a lungo, non scaricate la responsabilità della vostra ignoranza su di me.
Non disse nulla, e si limitò a schioccare la lingua.
”Il tuo corpo ormai sembra essersi abituato all’effetto degli anti-dolorifici, sembra ignorarli del tutto. E’ quasi totalmente immune e non è affatto normale.”
E’ l’iniezione che è debole, idiota. Dammene di più, e vedi come funziona.
”Comunque sia, pace. Questa è l’ultima dose che ci azzardiamo a darti, comunque. Ma con chi parlo se nemmeno mi stai ad ascoltare?”
… ultima?
Il mio braccio sta bruciando, per carità. Nel caso tu  non l’avessi notato, Genio.
”E’ pericoloso assumerne troppo, ma ovviamente non ti è mai passato per la mente. A lungo andare ti logora i nervi, quella roba.”
Certo, a lungo andare. Naturale. Lo so, si. Che importa? Tanto sono solo in affitto qui dentro, io. Non sono veramente miei, i nervi che sto rovinando.

Sentì vagamente un lievissimo pizzico all’avambraccio, quello destro dove ugualmente poco prima era stato iniettato l’antidolorifico.
Un’altra iniezione?
”Farai meglio a  riposare, comunque. Tsunade più tardi vedrà di parlarti comunque. E non è felice, stanne certo.”
Aveva ormai già smesso di ascoltarla.

 

I fall asleep, I dream a dream
I’m floating in a silent stream.
No-one places blame on me:
but nothing’s what it seems to be.

 

Gli parve, in quel dormiveglia semicosciente, di udire di tanto in tanto la voce di Sakura.
Era quasi sicuro che lei fosse lì, gli sembrò di scorgere la sua ombra femminile di fianco al letto, ad un certo punto. Ma non riusciva a distinguere esattamente cosa lei stesse dicendo.
Parlava così sommessamente che sembrava stesse parlando da sola. Forse era davvero così.
Di tanto in tanto, coglieva involontariamente un “andrà tutto bene” bisbigliato, dolcemente, quasi con timore che qualcun altro potesse udire quelle parole.
E quel tono sommesso si disperdeva in rassicurazioni, miste a minacce vuote, prive di quel tono autorevole che la ragazza aveva dimostrato più volte di possedere.
Era confusa, le parole si scavalcavano l’una con l’altra, e quel fiume in piena confondeva anche lui, con i suoi toni instabili.
Gli parve anche di sentire le sue dita – sottili, lisce nonostante gli anni di allenamento – posarsi sulla sua mano, fantasma di una carezza sulla pelle.
Voleva aprire gli occhi, vedere se era davvero lì, davvero reale, e non frutto della sua mente, come lo erano stati i sogni più crudeli di quegli anni: ma le palpebre erano troppo pesanti, e non ci riuscì.

 

Nothing’s what it seems to be,
I’m a replica.
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I’m a replica of me.

 

Il cuore di Sakura saltò un battito quando la mano di Sasuke strinse appena, involontariamente, la sua. Lui sembrava dormire, il labbro inferiore, pallido, gli tremava appena.
La sua mano fredda e sudata contro la sua.
Le si strinse il cuore, ma sforzò un sorriso che lui, ovviamente, non poteva vedere.
”Andrà tutto bene, Sasuke-kun.”
”Stai cercando di convincere lui, o te stessa?”
La ragazza sobbalzò appena, colta di sprovvista, spostando lo sguardo sulla porta. Kakashi, sulla soglia, levò tranquillamente una mano in cenno di saluto. “Yo!”
”Oh, qualcuno ha deciso di farsi vivo, a quanto pare.” Sbottò la kunoichi, scostando lo sguardo e levando il mento verso l’alto, apparentemente indignata.
Il maestro sospirò, stringendosi nelle spalle. L’unico occhio mostrato al mondo si soffermò sulle mani intrecciate, ma come sempre la sua espressione rimase assolutamente indecifrabile.
Sakura tentò di mantenere quel cipiglio seccato, ma dopo un po’ rinunciò: con Kakashi-sensei non aveva mai avuto veramente effetto.

Lui se ne accorse, e sorrise – almeno, per quel che Sakura intuì – da sotto la maschera.
”Pensi che possa scambiare quattro chiacchiere da solo con questa testa vuota?”
”Sta dormendo, Kakashi-sensei.” Replicò la ragazza, fin troppo accondiscendente, lasciando con riluttanza la mano di lui. Le dita indugiarono un attimo sulla pelle, prima che la ritraesse del tutto. Si alzò, sistemando distrattamente uno stelo nel vaso. Poi, notando l’assenza di una qualunque risposta da parte di Kakashi, riportò su di lui l’attenzione.
Lui era ancora fermo sulla soglia, e la stava fissando. “Uhm, si, vedo.”
”Se vedi, non chiedere.”
”Non stai tanto bene, eh?”
La risata tranquilla di lui non le piacque affatto, ma si limitò a crucciare le sopracciglia, e fare il giro del letto.
”Sto benone.”
”Sei sempre chiusa in ospedale.”
”Beh, sto studiando pur sempre per diventare medico, no?”
”Oh, si, certo.”
”Mah, io vado. Shizune aveva detto di cercarla, per dirle le condizioni.”
”E come sono?”
”Esattamente come prima, né meno né peggio.”
Ancora una volta, Kakashi non rispose, ma si limitò ad un sospiro. Con un sopracciglio che faticava a non inarcarsi, Sakura si diresse verso la porta. Riluttante, forse un po’ malinconico, lo sguardo indugiò sulla figura del suo Sasuke-kun nel lettino asettico. Si costrinse a distogliere lo sguardo, e a chiudere la porta alle spalle.
Agli ANBU posizionati vicino all’entrata, ormai non fece più caso.
Kakashi si limitò a osservarla andar via, braccia incrociate al petto. Poi, con un sospiro quasi rassegnato, si andò a sedere sulla sedia lasciata libera dalla sua allieva.
”Alla fine non hai proprio voluto ascoltarmi, mh?”
Lo sguardo si soffermò sul braccio bendato, domandandosi distrattamente se, in qualche modo, la colpa fosse stata anche sua.

 

I’m home again, I won the war.
And now I am behind your door.
I tried so hard, to obey the law
and see the meaning of this all.

 

Remember me, before the war?
I’m the man who lived.




A/N: Un parto x_x. Continuavo a cambiare idee, ad impappinarmi nelle scene è_é
Comunque, eccolo qui. Trovo che Ino sia un personaggio abbastanza malleabile, nel suo ruolo di amica/rivale. Mi è sempre piaciuto come personaggio, forse anche più di Sakura. Mah vabbeh. u_u
Piccola riflessione: secondo me Sasuke è tremendamente infantile in alcuni suoi atteggiamenti di vittimismo. Vabbene che ha tutto il diritto di esserlo, per carità [a me piace così com'è XD], ma penso che infine Sakura sia la più mentalmente normale fra i tre. Si, nonostante il neuroncino pazzo, che raramente fa capolino fra le righe XD
Le canzoni si alternano per i personaggi. Sakura/Sasuke/Sakura/Sasuke e così via ^_^"
Che altro dovevo dire? Oltre che è stato un parto, questo capitolo, ovviamente. Beh, nient'altro. La Mediaset ha ucciso Naruto x_X

 

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Capitolo 4
*** III - Because of You. [Sakura] ***


Nuova pagina 1

A/N:  L’idea del braccio tecnicamente bruciato è ispirata da Yu Yu Hakusho, sebbene con effetti e cause differenti. Il giorno prima avevo guardato la puntata del Torneo del primo combattimento di Hiei u.u
Ora non so come funziona, ma l’ispirazione è venuta da lì. O.o

Si, l’ispirazione di tutta la storia, unita al fatto che volevo fare una sorta di Sequel per “You Are My Sunshine” XD
Spero di aver reso la confusione un po’ addormentata e rassegnata di Sasuke nello scorso capitolo XD. Alcuni pensieri non avevano senso, però mi sono divertita un mondo. Come il commento del profumo di Orochimaru. Povera Sakura, ci manca soltanto che oltre al profumo di Pakkun, usi anche quello di Orochimaru °_°” [rabbrividisce]
Naruto è diventato un po’ volgare, mh O.ò Penso che passare tempo a leggere i libri di Jiraiya gli faccia quell’effetto u.u Sono stati una cattiva influenza ecco.

Canzone per questo capitolo, è decisamente più conosciuta °_°
[Because of You – Kelly Clarkson ]
Semplicemente perché sta bene con l’atmosfera di questo capitolo, che è abbastanza malinconico con qualche dose di zucchero. Nell’ultimo capitolo sono stata un po’ cattiva con Sakura, mi rifarò ^.^


 

 

“Ti odio.”
”Perché ti ho detto io di farlo.”
”Non è vero.”

“Come ti sei ridotto.”
”Per te.”
”Pensi che sia questa la forza di cui tu hai bisogno? Forza prestata da qualcuno più forte di te?”
”Non importa. Finchè potrò ucciderti, non importa.”
”Hai sempre voluto essere come me. E’ per questo che te ne sei andato da quel villaggio.”
”Io non sono affatto come te. Io non ho ucciso il mio…”
”L’avresti fatto, se non avessi voluto dimostrarmi il contrario.”
”Itachi…”
”Tu vivi per me. Fai tutto ciò che ti dico di fare, alla fine.”
”…”
”Sei debole, fino alla fine.”
”… sei morto.”

 

III – Because of You.

 

 

I will not make the same mistakes that you did.

 

Sakura chiuse la porta alle sue spalle, silenziosa come un fantasma. Bugia, una piccola bugia che non intendeva essere tale.
Aveva intenzione di andare da Shizune, davvero. Aveva avuto intenzione di dirle le condizioni di Sasuke-kun.
Davvero.
Aveva senso dire a Shizune che non era cambiato nulla? Sapeva che Tsunade poteva farlo ritornare come nuovo. I medici di Konoha avevano fatto miracoli.
Ma lui è Uchiha Sasuke.
Straniero nel villaggio di Konoha.

Un prezzo così caro da pagare. Ne era davvero valsa la pena?
Fosse stata al suo posto, non avrebbe avuto il coraggio di prendere quella decisione. Ci aveva pensato spesso. Eppure, quando si era trattato di lui, non aveva esitato a pregarlo, supplicarlo di prenderla con sé. Come sarebbe stata la sua vita, in quel caso?
Si sarebbero rifiutati di curare anche lei, se l’avessero trovata a quel modo?
Lo sguardo silvano si posò distrattamente sui due ANBU ai lati della porta. Non la stavano guardando. Erano lì, fermi come statue, fermi come sempre. Non sapeva se fossero gli stessi del giorno prima. O del giorno prima ancora.
Non aveva mai fatto veramente caso alle loro maschere, notò. Mai si era soffermata a pensare: questa è una scimmia, questo è un gatto, questo è un corvo.
Questa volta, distrattamente, lo fece. Gatto e Aquila.
Bene. Ignorò Gatto e Aquila, poggiando la schiena contro la porta chiusa. In quella stessa stanza, Kakashi era con Sasuke. Si era degnato di venire, infine.
Strinse la cartella clinica al petto, abbracciandola quasi le fosse cara – c’era il suo nome, sopra. Distrattamente scorse le varie voci, soffermandosi di tanto in tanto su quelle più preoccupanti.
Si lasciò, alla fine, sfuggire un sospiro.
”Alla fine non hai proprio voluto ascoltarmi, mh?”
La voce di Kakashi-sensei la colse lievemente di sprovvista. Sasuke-kun…
Sasuke-kun si era svegliato? Tuttavia il maestro, da dentro la stanza, non parve ottenere alcuna risposta.
”Incredibile come non mi hai ascoltato fino alla fine. Questo non fa di te il migliore degli allievi, davvero.”
Stavolta, le parve di udire un minuscolo sbuffo. Ma intenta com’era nel cercarlo, avrebbe potuto benissimo averlo immaginato. Kakashi rimase in silenzio, per qualche attimo.
Non si era svegliato.
Il cuore tornò al suo posto, ed un vago senso di ineluttabilità la colse sul posto. La presa sulla cartella clinica si fece appena più debole. Ricordò vagamente le parole di Ino.
Ricordati solo che non devi buttar via tutto quello che hai costruito in questi tre anni, per lui. Non lo merita.
Eppure eccola lì, come quando era piccola. In attesa di ogni suo più piccolo gesto che potesse esser rivolto a lei. In attesa che il suo sguardo incrociasse il suo. Che la sua mano sfiorasse, anche accidentalmente, la sua.
La sensazione del cuore che ti sale in gola…
Alla fine, ci sono ricascata. E’ tutta colpa tua, tua. Perché sei tornato?
Mi ero rassegnata a non vederti più.
Non è giusto.
Scosse il capo, morse il labbro, e distaccò la schiena dalla superficie lignea e laccata della porta. Guardò Gatto ed Aquila. Non si erano mossi di un centimetro.
Non li salutò – non li conosceva, eppure erano lì, a fare la guardia a ciò che di più importante aveva nella vita. Poteva fidarsi di loro, di lasciare alle loro mani qualcosa di così importante?
Girò sui tacchi, e predispose l’animo per andar a cercare Shizune.

 

I will not let myself cause my heart so much misery.

 

 

“Quindi, non è affatto migliorato, mh?”
”Senza iniezioni, direi che sta peggiorando. I tremori diventano via via più frequenti, ma fortunatamente non ha più tentato di rimettere nulla.”
”Mh.”

Ormai Sakura era arrivata molto vicina ad odiare quei mugugni di Shizune: quei mugugni che non danno di niente, che non ti dicono nulla.
Non ti dicono “Va tutto bene”, ma non ti dicono neppure “La vita è uno schifo.”
Ti lasciano sospesa sull’incertezza, il cuore in gola che lotta per saltar fuori, per esplodere, in attesa del verdetto.
In trepidante attesa.
”Aah, non so proprio cosa dire.”
In trepidante attesa non di questo verdetto.
Shizune sorrise, quel cenno a mo’ di scusa, prima di fare spallucce. Probabilmente avendo intuito l’espressione sul volto della ragazza.
Semplicemente priva di parole, e alquanto innervosita.
 “Voglio solo sapere se starà bene.” Precisò Sakura, con un fil di voce, poggiando la cartella clinica sulla scrivania, e sollevando lo sguardo.
”Potremmo anche farlo stare bene. Ma se il consiglio non si dà una mossa…”
”Che noia, ‘sto consiglio. Sai che me ne importa! Possiamo farlo stare bene, no? Che razza di medico sei?”
”… ma lui vuole stare bene, si? Pur sapendo che ormai è qui?”
Non ottenne risposta.

 

I will not break
the way you did, you fell so hard.

 


Il viaggio di ritorno verso la stanza controllata dagli ANBU fu più lungo dell’andata. Senza pensieri ottimisti a distrarla dall’amara ironia di tutta la situazione.
Konoha non lo vuole vivo, la Godaime non lo vuole vivo, il Consiglio non lo vuole vivo.
E lui non si vuole vivo.
Insomma, alla fine ci sono solo io?
Non era un bel pensiero. Avrebbe potuto addolcirlo pensando a Naruto e Kakashi. Ma le parole del primo, la sottile vena irrisoria del secondo…
No, non pensò a loro.
“Ah, sono proprio fortunato che tu stia così. Non sei certo il tipo da star seduto ad ascoltare le paternali, no?”
A qualche passo dalla porta, mano già protesa verso la maniglia, si fermò. I due ANBU, Gatto e Aquila, rimasero immobili alle loro postazioni. Soltanto il felino parve voltare appena lo sguardo verso di lei. Ma con la maschera, difficile dirlo.
”Ch. ‘trana sensazione di dejà-vu.”
Non era la voce di Sasuke quella?
Stanca, debole, e tremendamente seccata?
”Ti avevo detto di lasciar perdere la vendetta, di metterla da parte. Che ne ho visti un sacco di tipi come te. E che quelli come te sono quelli della peggior specie, vivendo per puro desiderio di vendetta. Sentiamo, a distanza di tre anni: hai qualcosa da dirmi che dimostri che io sia nel torto… Sasuke-kun?”
Ritrasse la mano accanto al fianco, battendo ciglio. Rilasciando il respiro che aveva trattenuto. Kakashi-sensei stava parlando con Sasuke-kun.
Per parlare bisogna essere svegli… vero?
Sasuke-kun era sveglio. Si, era quello il motivo. Trattenne il respiro. In attesa che la voce di lui tornasse, rispondesse a quella del maestro come aveva fatto prima.
Non accadde.
”Hai finito solo per farti del male, non è vero? Comincio a pensare che ti piaccia davvero soffrire. Cosa hai concluso, sentiamo. Sono genuinamente curioso.”
Eppure Kakashi continuava a parlare, con quel tono accondiscente venato di quella sfumatura severa. Vagamente irrisoria.
Kakashi-sensei, anche Kakashi-sensei era arrabbiato. Ne aveva il diritto, probabilmente.
E Sasuke-kun, Sasuke-kun ancora rimaneva in silenzio. Provò ad immaginare la sua espressione in questo momento. La stessa espressione rabbiosa, piena di rancore che aveva avuto con Naruto.
Sulla difensiva, l’avrebbe definita un tempo. La stessa espressione quando si insinuava che lui non fosse all’altezza del nome del suo Clan. Sulla difensiva.
”Ci sei riuscito, alla fine? In tal caso potrai confermare la mia teoria. Cosa hai guadagnato? Ti sei sentito meglio, mh?”
Sta male, sensei. Perché lo devi tormentare così? Perché tutti lo devono tormentare così?
Perché…
perché sto aspettando solo io che torni tutto come prima?

Perché loro sanno che non sarà mai tutto come prima, vero?

“Tutto ciò è rimasto,  è il rimpianto. E il vuoto. Vero?”
”… no.”
”Ah, no?”
”… non ci sono riuscito. Alla fine.”
Fu il turno di Kakashi: non rispose.

 

I’ve learned the hard way
to never let it get that far.

 

Non dissero più nulla, ma poté sentire il sospiro quasi sollevato di Kakashi, ovattato dall’ostacolo della porta fra lei e loro. Un paio di parole che non colse. Deglutì, una prima, una seconda volta. Il rumore della sua stessa gola coprì e confuse la replica. Avevano abbassato la voce, entrambi.
Quasi sapessero che lei era lì, e non volessero farla sentire. Strinse le labbra in una linea sottile.
Poi protese la mano verso quella stessa maniglia, la serrò sul metallo freddo… La porta si aprì senza che la tirasse verso di sé. Kakashi-sensei la stava guardando, espressione di pigra perplessità sul volto.
”Oh, Sakura. Già di ritorno?” abbozzò quel sorriso distratto, prima di far spallucce. Fedele la copia di Icha Icha Paradise nella mano sinistra.
Non mi dire che la stava leggendo. E’ semplicemente… disgustoso, ecco.
Concluse, in mancanza di termine migliore. Sollevò leggermente il mento, lieve atteggiamento di contegno e di professionalità che aveva visto più volte sul volto di Shizune.
”Dovresti lasciare la stanza, devo lavorare.”
Non riusciva a capire cosa la indisponesse così tanto contro il suo maestro. Forse la sua espressione, sempre così… menefreghista di tutto.
Probabilmente era quello, si convinse la ragazza. Non poteva biasimargli la colpa d’aver lasciato che Sasuke scappasse. Se qualcuno doveva essere biasimato, quel qualcuno era lei stessa. No?
Sbirciò all’interno della stanza. Sasuke aveva il viso voltato dall’altra parte, occhi fissi sul vaso di cosmee.

“Stavo giusto andando via.”
”Mh, bene.”

 

Because of you,
I never stray too far from the sidewalk.

 

Chiuse la porta alla sue spalle, una pigra malinconia insediatasi subdolamente fra i suoi pensieri, minando l’umore instabile degli ultimi giorni.
Alla fine, ci sono ricascata. E’ tutta colpa tua, tua. Perché sei tornato?
Mi ero rassegnata a non vederti più.
Non è giusto.

No, non lo era. Arrancò qualche passo verso il letto, sbattendo rumorosamente la cartellina clinica su un angolo del materasso del lettino.
Sasuke ebbe il coraggio di non guardarla, piuttosto che il contrario. Si limitò a crucciare le sopracciglia, lo sguardo ancora fisso sulla composizione di cosmee e eupatori.
”… non credo… mi siano mai piaciuti...” Mormorò distrattamente lui, sguardo appena crucciato. Mai posò quegli occhi neri su di lei, ma in quel momento ne fu lieta.
Le prime parole che le rivolgeva. Le prime parole, e dovevano essere quelle.
Non voleva vedesse come quelle parole avessero sortito più o meno lo stesso effetto di uno schiaffo. Non voleva quello sguardo adirato puntato su di lei.
Sono l’unica qui che vuole starti vicino, Sasuke-kun.

Ingrato.

“… crescono solo a Konoha.”  Replicò lei. Fu poco più d’un sussurro, ma non passò inosservato. Piuttosto, trasse un suono mestamente divertito dalla gola del ragazzo, che ancora non alzava lo sguardo.
”Volevo sapessi che sei tornato a casa. Che stupido da parte mia.”
Questa volta, non rispose. Fosse stata meglio, fossero ancora fermi a tre anni prima, avrebbe pensato semplicemente che Sasuke era di pessimo umore. Per via di Kakashi, per via della sua situazione.
Ma in quel momento, tutto ciò che riuscì a pensare fu: Come osa non guardarmi neppure?
Come può dire…
come può far solo intendere…
che non ha bisogno di me?
Dopo tutto… dopo tutto…

 

Because of you

I learned to play on the safe side

so I don’t get hurt.

 

Alla fine, ci sono ricascata eh?
”Mi hai rovinato la vita, Sasuke-kun. A volte penso proprio di essere una sciocca, come molte volte mi hai fatto gentilmente notare.”

[Non mi guarda.]
 E’ tutta colpa tua, tua!

“Per colpa tua ho perso l’unica persona che abbia visto in me qualcosa di buono, quando ero piccola. L’unica che mi aveva donato fiducia. Per uno a cui neanche importava del numero dei cuori infranti che seminava a destra e a manca.”

[N o n  m i  g u a r d a .]
 Perché sei tornato?
”Poi, mi hai fatto credere che di me ti importasse qualcosa. Quando è… successo tutto… durante gli esami, ti sono stata vicina, e tu mi hai permesso di starti accanto. Tremendamente egoista…”

[Non mi guarda.]
Io mi ero rassegnata a non vederti più.

E quando ti ho offerto il mio cuore su un piatto d’argento, quando ti ho offerto me stessa su un piatto d’argento… Tu non lo sai, tu non lo sai quanto è stato difficile per me! Per me, dire quelle cose… con la paura che non te ne fregasse assolutamente niente!”

[Non mi guarda!]

Non è giusto!
”Avevo ragione, vero?”
Silenzio. La voce, che era stata tutta un crescendo, si spense e si smorzò nella gola, provata, stanca. Sentì gli occhi pizzicarle appena, le guance arrossarsi, diventare più calde. Il respiro farsi più affannato, mentre l’istinto le intimava di trattenerlo, o si sarebbe ben presto trasformato in singhiozzi.
”Avevo ragione.” Un sibilo, un sussurro, incrinato dalla voce del pianto.
Lui…
… lui ancora non la guardava.

 

Because of you
I find it hard to trust not only me,
 but everyone around me.

 

“Spero tu ti sia divertito, allora, per quanto mi duole ammettere che tu avessi ragione. Sono una stupida, un’illusa, una sciocca, una visionaria, perché ho visto affetto dove probabilmente non c’era. E sono una stupida, un’illusa, una sciocca, una benemerita cretina, perché nonostante tutto questi anni non ho fatto altro che pensare a te, soltanto a te, a quello che stavi facendo, se stavi bene, se eri vivo e se non eri pentito. Se pensavi a me, almeno qualche volta, per sbaglio.”
Non fare scendere le lacrime. Non dargli questa soddisfazione.
Ho continuato ad aspettare te, te, te, te, sempre te e mai nessun altro, m a i, il bastardo che si era preso il mio cuore me l’aveva strappato e l’aveva portato con sé da quell’uomo talmente viscido da approfittare della disperazione di un ragazzino con promesse contro le quali non potevo assolutamente competere!”
Non ho mai avuto speranza.

“E Naruto che mi è stato sempre vicino, sempre, non ha mai detto nulla, quando chiaramente pensavo a te e lui mi stava vicino e mi guardava e con quegli occhi lui stava male perché a lui importa, a lui è sempre importato, e avrei anche potuto amarlo, per l’amor del cielo, se non ci fossi stato tu, sempre tu, sempre e lui lo ha sempre saputo e non me lo ha mai rinfacciato… mai… mai…”
Avrei anche potuto amarlo, avrei potuto essere felice con qualcuno che mi teneva stretta quando avevo voglia di piangere.
Ma tu…
E persino Lee, mi è stato vicino sempre, da sempre, pur avendo sempre saputo di non avere alcuna speranza perché purtroppo il mio cuore è solo uno, e purtroppo è sempre stato tuo, persino ora, persino adesso io…”
Persino adesso io…
”… e tu…”
… e tu…
… tu non mi guardi nemmeno.” Ancora una volta, un sibilo.
Ma stavolta, rotto da un singhiozzo. Voce pericolosamente vicina all’essere isterica.

 

Because of you.
I am afraid.

 

I lose my way
and it’s not so long before you point it out.
I cannot cry.
Because I know that’s weakness in your eyes.

 

Non tentò neppure, questa volta di trattenere le lacrime. Lasciò che le scorressero lungo il viso, le bagnassero le guance bollenti, le guance arrossate, le guance furenti.
Per un attimo si sentì troppo debole per trattenerle oltre. Un singhiozzo, due.
Tre.
Prima che si lasciasse cadere seduta sulla sedia accanto al lettino, mani serrate in due pugni, stretti, nocche bianche.
Sollevando lo sguardo appannato dalle lacrime, si accorse che lui, ora, la stava fissando.
Ma non smise di piangere. Non smise.
L’intera figura minuta, sottile, certamente non provvista delle stesse curve di Ino, era scossa dai singulti.
Non fare scendere le lacrime. Non dargli questa soddisfazione.
Chinò il capo, lasciando che le ciocche rosa pallido le cadessero sulla volte, le nascondessero il viso. Era stato così facile, quand’era piccola, nascondersi dietro quelle tende che la separavano dal mondo.
Corti, capelli corti.
E’ tutta colpa tua, tua, tua, tua, tua

Non mi guardare così.
Sono debole, debole, è come hai sempre detto tu.
Debole.
[ N o n  m i  g u a r d a r e  c o s ì . . .]

 

I’m forced to fake a smile, a laugh
everyday of my life.

 

“ … n-non hai mai pensato a nessun altro. Solo… solo a te stesso – a tuo fratello e a te ste-stesso, ossessione, eri ossessivo… e non… Non capivi che eri fortunato comunque, t-tu, perchè non eri solo anche se ti piaceva fin troppo pensarlo…”
Ecco, continua così. Sorridi, o sii arrabbiata, sii amareggiata, accondiscendente, seccata, sarcastica, metti su quel sorriso distorto, o la maschera arrabbiata…
Fa di tutto, ma non piangere…
Non piangere…
” … E io… io a far finta d-di essere felice e Na… Naruto a far finta di essere felice e tutti a far finta di essere felici così l’altro non doveva esser triste nel saperci tristi e alla fine non facevamo che… non facevamo che mentirci a vicenda e non ce ne rendevamo neanche conto, ed era così difficile…”
Così difficile e non ce ne rendevamo conto, e tornavo a casa e piangevo e loro non capivano perché di giorno ero così felice
Non riesco ad avere un cuore che sia libero dalle lacrime, ed è così sbagliato…
Così…

 

My heart can’t possibly break
when it wasn’t even whole to start with.


La grottesca maschera di imitazioni di emozioni crollò, si infranse, fragile com’era stata creata. Rotta ed incrinata dal peso delle lacrime, che dopo la magnanima pausa erano riprese a scorrere lungo il viso.
La voce si chiuse su sé stessa, in rigido silenzio, imposto dalle lacrime.
E lui, lui ancora la fissava.

 

Because of you
I never stray too far from the sidewalk.

 

Ancora la fissava, come se, per la prima volta, si fosse accorto che era vera.
Reale.
Aveva gli occhi vagamente annebbiati dai medicinali, ma quegli occhi, nonostante tutto e per la prima volta, stavano guardando veramente lei.
Lei soffocò un singhiozzo, osservandolo mentre l’espressione di lui mutava da stranamente assorta ad una smorfia di dolore.
Stava sollevando il braccio, quel braccio dal polso rotto che, seppur adeguatamente medicato, non era ancora guarito.
Quella mano era protesa verso il viso di lei, come un girasole si protende verso il sole che gli è stato negato per troppo tempo. Titubante, quasi timoroso, quel gesto sofferto. Le sopracciglia di lui erano appena corrugate, sospese a metà fra i propri pensieri e lei. I suoi occhi, sfocati, erano fissi in quelli di Sakura, scrutavano quelle due piccole nuvole che in quei minuti avevano lasciato il via libera alla pioggia, quasi potessero rivelargli qualcosa di diverso dal fiume di parole che erano sfociate dalla bocca poco più in basso. E la sua mano indugiava, qualche centimetro dal suo viso, in quella che a lei sembrava semplicemente una carezza sospesa.

 

Because of you
I learned to play on the safe side
so I don’t get hurt.


Le dita rovinate tremavano, mentre le bende asetticamente curate sul polso si macchiarono appena di rosso. Ma i polpastrelli di lui sfiorarono ugualmente il profilo della sua guancia, quasi il dolore fosse di gran lunga meno importante che assicurarsi che lei, - lei, Sakura, lei, l’inutile, lei, la sciocca – che lei fosse vera.
Che fosse lì.
Lo stesso gesto che, d’istinto, aveva fatto anche lei, sfiorandogli il viso nel Paese dell’Acqua, quando l’aveva creduto morto.
Sotto le dita, la pelle, reale…
Era reale. Era lì.

(E’ primavera, è casa, dopotutto)

Vide gli occhi scuri annebbiarsi, e la sua mano andò a sostegno di quella di Sasuke, senza sapere cosa dire.
Non fare scendere le lacrime.

La premette contro i capelli, ne carezzò piano il dorso con il pollice.
Quasi un gesto di conforto, che diceva “sono qui”, mentre la sua voce non riusciva a trovare le parole adatte per farlo.
Lui sembrava senza parole, occhi sfocati, chiusi al mondo, imperscrutabili.

“Non puoi…”
Non posso?
La confusero, la confusero, mentre le lacrime s’andavano asciugando in piccole strisce salate sulle guance.
”… cosa?”
”Non puoi rimproverarmi di averti strappato il cuore…” la voce era un sussurro, stanco. Ma era per lei. Solo per lei. “… non… non sei l’unica. Ad esser rimasta… rimasta senza cuore. Questi anni…”
E vide quel fantasma di sorriso assonnato farsi strada sulle labbra di lui – un minuscolo accenno, l’ombra di un fantasma più che altro. Amaro, agrodolce.
”Io… midispiace.”

 

Because of you
I find it hard to trust not only me
but everyone around me.


Era poco più d’un sussurro, la voce si spense sull’ultima sillaba, debole. Ma a lei bastò.
Tirò le labbra in una linea sottile, e sentì le lacrime minacciare ancora una volta la loro comparsa. La gola farsi secca.
Pianse, pianse e pianse, gettandogli le braccia al collo, dimenticando la sedia, gli ANBU, l’ospedale, questi tre anni, Naruto, Lee, Kakashi-sensei, il Consiglio, Konoha ed ogni principio che si era imposta.
Lui non disse nulla, lui non fece nulla. Smise di guardarla, chiuse gli occhi.
Sopracciglia incrinate come in un lieve mal di testa.

Mano inerte, dimenticata sulla spalla di lei.
Un petalo di cosmea cadde sul comodino laccato ma, ovviamente, non fece alcun rumore.

 

Because of you.
I  a m  a f r a i d.

 

I watched you die

I heard you cry
Everynight in your sleep.

 

Quella sera, forse fin troppo incredibile a dirsi, Sakura tornò a dormire a casa.
Sua madre non fece in tempo ad investirla di domande, che lei si chiuse in camera sua. Rimase lì, appoggiata alla porta. Al buio. Gli occhi rossi, gonfi di chi ha pianto.
Di chi ha finalmente pianto.
”Non puoi rimproverarmi di averti strappato il cuore… non… non sei l’unica. Ad esser rimasta – senza cuore. Questi anni…”
Suonava quasi… suonava quasi come…
una dichiarazione.
Illusa, illusa.
Povera piccola illusa.
I passi si munsero quasi da soli verso il letto, lo sguardo si posò sul poster rovinato dagli anni.
Issen ai no jinsei yo!” recitava questo, come ogni minuto, come ogni ora, come ogni giorno, come aveva sempre fatto.
”Una vita piena d’amore.” Mormorò lei di rimando, scostando lo sguardo e lasciandosi cadere sulle coperte di mezza stagione.
Una vita piena d’amore.
Amore.
Una vita piena d’amore.
Chiuse gli occhi al buio della stanza, unici raggi di luna che filtravano dalla finestra, si perdevano tra le tende tirate.
Una vita. Lo conosco da una vita.
E’ sempre stato così. Fin da quando l’ho conosciuto.
Una vita piena d’amore…
Quand’era piccolo, sembrava sempre sul punto di scoppiare a piangere. Non l’ho mai visto piangere.
Una vita…
Prima volevo essere sua amica. Poi, quel giorno, mi ha sorriso.
Chissà, forse per pura cortesia.
E’ stata colpa di quel sorriso. Con quel sorriso, volevo essere qualcosa di più
Volevo che quel sorriso fosse dedicato unicamente a me. Volevo essere sempre e solo io il motivo di quel sorriso su quelle labbra che sembravano sempre sul punto di piangere.
Quanto ha cambiato la mia vita, un solo sorriso.
Non era amore, allora. Non lo era.
… piena d’amore.
Una vita.

Se non mi avesse sorriso, io…
Una vita piena d’amore.
Quando l’ho visto rischiare di morire… quando ho pensato: lui non ci sarà più, niente più Sasuke-kun, niente sorriso, niente… niente Sakura, niente Sakura, niente…
Lo amavo. Lo amo.
Una vita.

 

I was so young,
you should have known better
than to lean on me.
You never thought of anyone else
you just saw your pain.

 

Serrò gli occhi, serrò le labbra, serrò i pugni.
Percosse il cuscino, una, due volte.
Non ho scelto io di innamorarmi di lui. E’ stato quel sorriso. Quel sorriso che non aveva alcun significato per lui, ha cambiato la mia vita. Perché il pensiero di irrita così tanto?
Per avermi a cuore, ha dovuto abbandonarmi. Non dovrebbe essere così. E’ tutto sbagliato.
Che importa?
Si è sempre fidato di me. Sempre. Forse per questo quella sera mi sono illusa. Si fidava di me, lui che non si fidava di nessuno, di fidava di me, di Sakura Haruno, ragazza inutile, ragazza come tante, banale kunoichi che non sapeva fare nulla di particolare.
Come potevo capire, allora, che essere l’unica persona di cui una persona diffidente si fida, è una grandissima responsabilità? Ero felice, felice, f e l i c e, tutto il resto non importava, non mi interessava.
”Sasuke-kun si fida di me!” quante volte me ne sono vantata con Ino.
Come una stupida.
Si fidava di lei, ma non abbastanza per darle ascolto. Non abbastanza per chiamarlo amore.
Era una responsabilità così grande. E lei, lei era così piccola.
Lei non poteva capire il vero peso che le gravava sulle spalle. La sua ingenuità l’aveva sollevato, gliel’aveva fatto sembrare talmente piccolo, quasi inesistente.

 

And now I cry in the middle of the night
for the same *damn* thing!

 


Ora lo sentiva, il peso. Quel peso la stava schiacciando. Gli occhi con cui l’aveva guardata… Come poteva aver mentito con quegli occhi? Probabilmente non si rendeva conto di ciò che stava dicendo, conciato com’era fra medicinali e dolore. Ma in quello stato non si può mentire.
Non si può.
Si fida di me, si fida di me, ora, di nuovo.

E la prima volta non sono stata all’altezza. La prima volta è stato tutto sbagliato.
La sua vita è appesa ad un filo, e solo io qui voglio che non sia reciso.
Solo io?
La sua vita è appesa ad un filo, un filo nelle mie mani.

Affondò il viso nello stesso cuscino, serrando gli occhi, fino a farsi venire mal di testa. Via quei pensieri, via.
Quella notte non avrebbe dormito, di questo passo.
… nelle mie mani…
Non ne sono in grado.
Eppure lui… si fida. Non devi fidarti di me, Sasuke-kun.
Non ne sono all’altezza. Perché io?

Riprese a respirare, voltando appena il viso, per lasciare che si riesponesse all’aria che per qualche minuto si era negata. Il respiro era lievemente affannato, ed il filo dei pensieri era troppo.
Troppo per una giornata come quella.
Non ne sono in grado… io…
Non poteva lasciarlo in balia del Consiglio. O di Tsunade-sama, per quanto la donna avesse tutta la sua fiducia. Tsunade-sama non poteva andare contro il consiglio, sarebbe stato fin troppo anche per lei.

Io… solo io…
Lo curerò io.
Io posso… questi tre anni… non sono stata senza far nulla, io…
Io posso…
Sarò all’altezza, Sasuke-kun… ti curerò io. Promesso.
Io… ti curerò e sarà tutto…
sarà tutto come prima.
Lanciò il cuscino contro lo specchio, le labbra serrate. Purtroppo la sua mira da ninja non la tradì neppure questa volta. Il cuscino rimbalzò sullo specchio a figura intera, urtò la lampada a fusto alto. Cadde.
Abbassò lo sguardo al rumore, affondò il canino nel labbro. E già sentiva sua madre salire le scale, con il suo passo allarmato.
”Sakura?”
Fissò i cocci di vetro sparsi per terra, con occhi quasi sbarrati.
”Sakura, tutto bene? Sto entrando.”
La trovò accovacciata sul letto, luce della luna che le illuminava due piccole strisce bagnate sul volto. Sua figlia la osservò, con aria mortificata, sillabando un “Mi spiace.”
Non diede spiegazioni per quel gesto totalmente istintivo quanto fuori luogo.
Sua madre non chiese nulla, rispettando le sue lacrime.
Io, ti guarirò io, Sasuke-kun.
E tu… tu mi sorriderai come allora. Solo per me.
Fidati, fidati, fidati… solo di me, te ne prego.

Una vita piena d’amore.

 

Because of you
I never stray too far from the sidewalk.
Because of you
I learned to play on the safe side so I don’t get hurt.
Because of you
I tried my hardest just to forget everything.
Because of you
I don’t know how to let anyone else in.
Because of you I’m ashamed of my life, because it’s empty.
Because of you,
I am afraid.

 

 

B e c a u s e  o f  y o u.

 

 



A/N: ecco, con la scuola ci metto molto di più a postare i capitoli. E a scriverli. Ancora una volta, scusatemi XD Che dire di questo capitolo?
Forse ci sono andata un po’ troppo giù con lo zucchero. Ultimamente sono in vena puccettosa, non è colpa mia. Ho bisogno di coccole ç__ç [e di una vita u.u]
Era un capitolo necessario, comunque. Sakura prende la sua decisione, e Sasuke dovrebbe mettere un po’ di ordine nella sua testa, perché di problemi ne ha. Per il prossimo? Avremo un “verdetto”, mi sa XD.
La canzone è stupenda, e so dove andrà a finire questa ficcy! Dite grazie ad una canzone di Loveless, ecco. La musica è la mia musa ispiratrice XD

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Capitolo 5
*** IV - By My Side [Sasuke] ***


Nuova pagina 2

A/N: Questo capitolo è corto, perché è previsto che lo sia.
Comunque si, ho una vaga idea di quanti capitoli saranno.
Oltre questo ne avrò altri 6-7. [Eeeeeeh?!? O_O] Beh si, secondo una stima approssimata, dovrebbe andare così. Poi sono incerta se metterci un epilogo o meno, si vedrà. Più si che no, mi diverte fare epiloghi XD Quindi, in tutto, saranno più o meno 13 capitoli… [O_O nonsonoio nonsonoio nonsonoioooo. Passo dalle oneshot ai papiri °_° Sparatemiii! °_°].
Ehm… suppongo sia un mio record personale, a questo punto o_o Vedrò di unirne un paio, ma penso lascerò così. Meno carichi sono, più li scrivo in fretta. Spero di finirla entro l’anno XD
… Itachi… lui non dorme maaaai °_°” La faccenda verrà approfondita in questo capitolo. In cui si può dire che Itachi ha un ruolo abbastanza importante. Insomma, devo pur chiarire la faccenda da qualche parte XD
Canzone per oggi: “By my side” – Three Doors Down.
Ho notato che nei capitoli di Sakura ci sono canzoni dolciose, per Sasuke scelgo sempre qualcosa di più duro.
Scelta a livello intuitivo, suppongo. Ehm siii. Quello insomma.
Per finire, penso che Itachi sia semplicemente psicopatico. Quel ragazzo ha un serio problema. >_>  Deve essere un problema che scorre nella famiglia Uchiha, presumo. La psicopatia, intendo. Cioè, se Sasuke è normale… l’unica normale là in mezzo è Sakura, davvero.
Suppongo abbia un certo fascino proprio perché normale tra gli anormali. [
Masashi Kishimoto scrisse in un data book che Sakura e Lee dovevano rappresentare la “debolezza umana”, i limiti dell’uomo. Ehm, sinceramente Lee non mi è mai sembrato rispondente a tale definizione >_>]






Bruciava.
 Il braccio bruciava, e l’odore della carne che bruciava avrebbe dovuto asfissiarlo, soffocarlo, disgustarlo.
Inv
ece... invece no. Non gli importava che odore avesse. Non gli importava che aspetto avesse.
Gli importava che funzionasse – ed in quel momento funzionava. Male, ma funzionava.
Dolore, dolore nel più piccolo movimento. Ma poteva muovere la mano, poteva piegarlo. Faceva male.
Ma l’altra era rotta, ormai. L’altra era inutile.
Ed in quella mano ormai mezza bruciata, quindi, teneva stretto il kunai.
Gli occhi rosso sangue fissi in quelli dell’uomo per terra.
L’uomo con lo squarcio all’altezza della spalla, l’uomo a cui per poco non mancava una gamba,
 l’uomo che grondava sangue.
Non pensava in quel momento. Non pensava.
Guardava gli occhi di quello uomo, occhi neri, che per la prima volta lo guardavano dal basso.
Poi, lo vide sorridere. Quasi fosse contento di quell’epilogo per la sua vita.
Quasi fosse soddisfatto del suo fratellino minore.
[ridammi mio fratello perché tu non sei lui non lo sei, sei entrato nel suo corpo e finirai per morire al posto suo]
Non il sorriso di un assassino. Il sorriso di suo fratello.
”Hai paura?” gli domandò Itachi, poco più d’un sussurro.
La mano di Sasuke tremava. Cercò di convincersi fosse rabbia.
Non lo era.
Perchè per un attimo, in quello sguardo pacato, saccente, tranquillo, aveva visto suo fratello.
Non l’uomo che aveva giurato di uccidere. Non l’uomo che aveva sterminato la sua stessa famiglia.
Suo fratello, che non manteneva mai le promesse. Suo fratello…
Ma suo fratello era... era morto, no? Perchè era lì? Perchè doveva ucciderlo di nuovo?
Lui voleva solo uccidere l’assassino del suo clan... e di suo fratello.
Quello che aveva preso il suo posto in quel corpo.
[ridammi mio fratello perché tu non sei lui non lo sei, sei entrato nel suo corpo e finirai per morire al posto suo]
Strinse le labbra, strinse il pugno. Era davvero… suo fratello, quello?
Dietro quella maschera di sangue, alla fine, lo aveva visto.
E mentre il suo mondo crollava, non Itachi, ma suo fratello, lo guardava.
Ferito gravemente, di poco scampato alla morte, e tuttavia impassibile.
”Che delusione.”

 

 

IV – By my Side.

 

 

They blazed a trail I dared to run.
They built this world and I have come.

 

Sasuke cominciava a ricordare bene ciò che aveva provato nel sentire quelle voci circa l’Akatsuki. A ricordare bene l’adrenalina che aveva cominciato a scorrergli nelle vene, la rabbia che aveva accecato i suoi occhi con lo Sharingan.
Ricordava bene anche come quella rabbia si era spenta, improvvisamente come si era accesa.
Panico, si era fatto prendere dal panico. Nella sua testa, incredibilmente, tentava di rassicurarsi con quel pensiero.
Uchiha Sasuke avrebbe preferito credere di aver avuto un attacco di panico, piuttosto che credere alla realtà.
Realtà che conosceva fin troppo bene, e che non voleva accettare.
Ora, nel lettino dell’ospedale, quegli occhi neri – neri, e non rossi, non più rossi – lo perseguitavano. Quel sorriso era lì, stampato indelebile sul fondo degli occhi.
E se ne sentiva irriso, più di quanto mai se ne fosse sentito con tutti i commenti di Itachi. Quel sorriso lo prendeva in giro.

 

I need another, like a brother
For a cryin' shoulder...

 

Quel sorriso lo stava prendendo in giro.

[“Sorpreeesa! Indovina chi è? Ciao, sono tuo fratello – ti ricordi? Quello che ti ha fatto il lavaggio del cervello facendoti vedere la gente morta. Sono ancora un essere umano, e non un demone purtroppo per te - ci hai provato a convincerti, lode al merito - nonostante abbia ammazzato a sangue freddo la mamma, il papà, gli zii e qualche cugino di terzo e quarto grado. Prima di farmi fuori  e diventare quindi come me – assassino di famiglia, insomma - ti va di raccontarmi come ti è andata la vita in questi anni? Ce l’hai la fidanzata, uhm?”]

Gli piaceva pensare fosse stato il panico, a spegnere la rabbia. Il panico, a fargli cadere il kunai, a paralizzarlo a quel modo. La sua mente poteva concepire un attacco di panico – per quanto umiliante fosse ammettere un attacco di panico di fronte ad una persona ormai indifesa.
Ho imparato ad odiare il mostro che mio fratello era diventato. Poi, ho imparato ad odiare semplicemente il mostro. Infine, l’idea del mostro, ciò che rappresentava… - per colpa sua, sono solo.
Mio fratello, mio fratello che prometteva cielo e stelle, e non manteneva mai alcuna promessa… mio fratello, che mi aveva portato sulle spalle, che teneva a me più di quanto non facesse mio padre [illuso, quanto mi sono illuso]…
Mio fratello ormai non rientrava più nell’idea del mostro. Mio fratello era morto quella notte, con il clan.
Mio fratello era morto, questo è tutto.
Così… così era molto più facile. Vivere.
Respirare.
Andare avanti.
Era più facile, così. I demoni fanno certe cose.
Non gli uomini. Mai i fratelli.
Mai.

Quel sorriso aleggiava davanti agli occhi, più chiaro e messo a fuoco del mondo reale che lo circondava, mondo sfocato dal dolore e dai medicinali. Lo derideva, diceva “ero lì, ero ad un passo da te, e tu non mi hai preso…”.

Debole.

Se lo avessi… se fossi riuscito a…
Cosa… cosa avrei fatto poi? Cosa…
Non riuscì a domandarsi cosa ne sarebbe stato di lui. Non si costrinse a farlo, per paura della risposta.
Panico. Era stato panico.
Le certezze non esistono.
 Spostò lo sguardo sull’ombra rosa e bianca della composizione nel vaso. Poi, sull’ombra d’angelo caritatevole che gli era a fianco.

 

This could be the last time,
you will stand by my side.

 

Era ormai primo pomeriggio, i rimasugli del pranzo ospedaliero erano accumulati in un angolo del comodino. Il minimo indispensabile per tenerlo in vita.
Lei aveva la fronte appena crucciata, in compunta concentrazione. Mordicchiava il tappo della penna, nervosamente, mentre gli occhi silvani scorrevano sulle parole stampate, fitte fitte e minuscole, sul vecchio libro aperto sul letto, di fronte a lei. Accanto al libro, un rotolo di pergamena altrettanto vecchio, pieno di appunti disordinati, un disegno del corpo umano e dei canali del chakra.
Sasuke aveva provato a guardare cosa c’era scritto, mentre il suo corpo era addormentato, e la sua mente separata dal dolore per una di quelle poche fiale che gli concedevano.
Si annoiava, per l’amor del cielo.
Aspettare che coloro che hai tradito decidano la tua vita o la tua morte non è il massimo, comunque.
Non aveva capito una parola di quelle stampate. Sapeva di non essere stupido – quello era il compito di Naruto, lo era sempre stato. Ma il linguaggio era complicato, pieno di abbreviazioni, riferimenti scientifici.
Sakura prendeva appunti su una sua pergamena, piegata sulle ginocchia. La sua scrittura frettolosa, disordinata, e anch’essa piena di abbreviazioni.
Questo lo irritava, a dire il vero. Come lo irritava poter muovere solo il collo.
Il suo corpo avrebbe potuto anche essere in procinto di decomporsi, e lui non se ne sarebbe neppure accorto.
Sakura sembrò in quel momento intuire il suo sguardo, e sollevò gli occhi chiari su di lui, battendo ciglio.
Sorrise
.
Lui scostò lo sguardo ancora una volta, un po’ troppo velocemente, sulle cosmee. La sentì ridacchiare, come sentì la penna tornare a graffiare il foglio. Nascose lui stesso il sorriso, lievemente amaro, che si era andato formando sulle labbra.
Entrambi non avevano ancora detto una parola, dal giorno prima. A lui non dispiaceva.
La testa gli faceva male anche così, e il dolore stava già tornando.
Ed il silenzio non era il silenzio pesante che era calato quando, per la prima volta, aveva aperto gli occhi. Era un silenzio tranquillo, sereno.
Da tanto non si era più ritrovato ad amare un silenzio del genere. Lei gli era accanto.

[Konoha non lo vuole vivo, la Godaime non lo vuole vivo, il Consiglio non lo vuole vivo.
E lui non si vuole vivo.
Insomma, alla fine ci sono solo io?]

Probabilmente l’unica, che, fino alla fine, non l’aveva abbandonato.
Oh, no, non lo avrebbe mai detto ad alta voce. L’aveva
già ringraziata una volta, tre anni prima.
Lei sa.
Lei non ha bisogno di parole inutili. Non ha bisogno che lo ripeta.
E poi queste cose… questo genere di cose a Sasuke non piacciono. Non c’è bisogno di dirle.
E’ una
cosa stupida. Nel silenzio… nel silenzio si sta molto meglio.
E non si rischia di sbagliare. Parlare è cos’ difficile.
Lei è accanto a lui, e con lui sta abbastanza bene da star bene anche senza bisogno di parole.

 

I can feel my soul it's bleeding,
 will you fly with me this evening?

 

“E’ per te, Sasuke-kun.”
Come non detto. Forse il troppo silenzio a lei non era mai piaciuto davvero. Chiuse gli occhi, qualche attimo, prima di voltarsi verso di lei. L
entamente, battendo ciglio.
”… mh?”
”Questo.”
Sorrise lei, raggiante, sebbene dietro quel sorriso si poteva intuire preoccupazione. Tanta preoccupazione.
Sasuke, essendo il solito Sasuke incapace dal lato emotivamente umano della vita, non la notò.
Non è mai stato bravo con le persone, lui.
Si limitò a ricambiare lo sguardo, vacuo, senza comprendere esattamente di cosa lei stesse parlando.
Lei parve capire questa sua confusione e, con un sorriso accondiscendente, sollevò la pergamena che aveva sulle gambe. Incomprensibile, e sfocata, per di più. Sasuke inarcò un sopracciglio, altalenando lo sguardo fra lei ed il foglio. E viceversa.
”…mh?”
”Insomma…” la ragazza sospirò, indicando gli appunti. “Per te.”
”… non capisco una parola di quella roba.”
Borbottò lui, chiudendo gli occhi, riposando la vista.
”No, non in quel senso. E’ linguaggio medico, Sasuke-kun. Non si suppone tu lo debba capire. Ci ho messo mesi, io.”
Seguì qualche attimo di silenzio, in cui Sasuke non si degnò si sollevare le palpebre. Sakura, in qualche modo, sembrò interpretarlo come un incoraggiamento a proseguire.
”E’ per il tuo braccio. La Godaime e Shizune si stanno trastullando con le loro burocrazie, ma io non ne posso più di vederti così, davvero. Ti guarirò io.”
Questa affermazione gli fece aprire gli occhi, di nuovo. Per incontrare quelli della ragazza. Per un attimo da quelle finestre oscurate dell’anima fece capolino una vaga incredulità. Ma da esperto qual era, ed essendo il dolore non troppo acuto, riuscì a ricacciarla da dove era venuta.
… per me? Lei?
”Insomma, non guardarmi così! Sono una Chuunin, se non lo sai. So fare qualcosa, ora.”
Una Chuu… no, un attimo…
Aspetta. Io sono ancora…
Un attimo. Mi sono perso qualcosa.
”… cos’è quella faccia…?”
Non rispose.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più. Mi spiace averti deluso, in passato. Non accadrà più. Ho capito, ora.”
…lei…
”Per favore, Sasuke-kun. Non permetterò che ti accada più nulla.”
Concluse la kunoichi, con un sorriso tranquillo, prima di voltare pagina al libro. L’indice scorse sulla pagina, soffermandosi su un disegno appuntato. A Sasuke sembrò orribilmente simile alla maledizione sigillata che portava sul collo. Quel sigillo posto da Kakashi-sensei per evitare che gli divorasse il corpo intero. Rabbrividì appena, se possibile più confuso di prima.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
Deglutì ancora una volta, prima di smettere. La gola era secca, ma non aveva voglia di disturbare ancora una volta la ragazza. La ragazza che, lasciata da sola a se stessa, era ormai diventata una donna.
Senza che lui avesse avuto l’opportunità di accorgersene.

Più tardi, non la udì andar via. Quando Sakura si era ricordata di sua madre, la mente di Sasuke si era già arresa al dolore che aveva ripreso a serpeggiare nel suo corpo, optando per un più magnanimo sonno.
Se ne fosse accorto prima, l’avrebbe salutata. Almeno quello glielo doveva.
Ma non se n’era accorto. Non si era accorto neppure di star dormendo.

Sober mind, time now is gone.
They carved my body not of stone.

 

 

In quei giorni che seguirono, non accadde assolutamente nulla. Naruto non si fece sentire, ed una strana sensazione aveva piantato le tende all’altezza del petto, dei polmoni. Sakura gli aveva spiegato che Kakashi-sensei gli impediva di venire in ospedale, costringendolo in allenamenti estenuanti. Per timore che si venisse a sfogare lì.
La notizia e la mancanza di cambiamenti  non aiutarono l’amara rassegnazione che in quei giorni aveva colto il traditore di Konoha. La sua vita appesa ad un filo, e neanche nel migliore dei modi. Faceva male, tutto il suo corpo faceva male, e i medici non si sbilanciavano nella cure.
Quel tanto che bastava a tenerlo lì, in attesa.  A dire il vero, si era stufato di attendere. Quasi due settimane da quando si era risvegliato lì, e le ferite più gravi si stavano rimarginando da sole. Ma il braccio sinistro, il braccio sinistro continuava, da due settimane, a bruciare.
Si era stancato di aspettare. Per lui avrebbero potuto farla benissimo finita lì.
Ma lei…

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Aspettava. Nonostante tutto, continuava ad aspettare. Sakura ogni giorno entrava nella stanza ospedaliera, si sedeva accanto al letto, e studiava quel testo incomprensibile. Ogni tanto gli scopriva il braccio fasciato, vi tracciava sopra linee immaginarie con l’indice.
Quel tocco, lui non lo sentiva. Totalmente insensibile.
Lei sorrideva, e ripeteva che sarebbe andato tutto bene, perché lei era un medico e lui sarebbe stato il suo primo vero paziente. Lei sembrava esserne raggiante, ed in quei momenti Sasuke rivedeva in lei il fantasma della ragazzina di un tempo, cacciata via malamente dalla donna che era diventata.
Solitamente, Sakura lasciava l’ospedale verso l’ora di cena, quando andava ad assicurare sua madre di essere ancora viva.
Quella madre di cui tanto si è lamentata, sempre, arrivando ad invidiare chi la mamma non ce l’ha.

Povera madre, deve essere l’inferno, per lei. Avere una figlia che rischia volontariamente la vita ogni giorno. Non deve essere bello. Gli Haruno non sono una famiglia di Ninja, purtroppo.

Anche quella sera, Sakura era andata via da poco. Neanche dieci minuti prima che sentisse passi riavvicinarsi alla porta, la maniglia girare.
Si guardò attorno per quel che il collo poteva permettergli, pensando avesse dimenticato qualcosa. Gli occhi sfocati vagarono per la stanza, senza trovare nulla che confermasse quell’ipotesi.
Il battito accelerò appena.
Dallo spiraglio fece capolino la nobile testa bionda della Godaime, che fissò gli occhi color nocciola su di lui.
Mancò un battito, due, prima di tornare a respirare normalmente.
Chiuse gli occhi, volse il capo verso le cosmee, tirando appena le labbra.
L’ho salutata, oggi. Vero?

 

A pretty maze of emptiness,
I've said the hell with all the rest.

 

Sentì i passi spostarsi dal corridoio dell’ospedale all’interno della stanza, la porta chiudersi alle sue spalle. Il rumore di passi di in un solo paio di piedi. La Godaime era sola.
Quando si sedette al posto solitamente occupato dalla sua ex compagna di squadra, Sasuke sentì un lieve moto di irritazione. Nulla più. Sollevo lo sguardo dalla sedia al volto di donna, saltando cerimoniosamente tutto ciò che v’era in mezzo. La vide sorridere dello stesso sorriso sfacciato di Naruto.
”Come si sono ridotti, i grandi.” Cantilenò tranquilla, poggiando i gomiti sulle ginocchia, il mento sui palmi delle mani. Protesa appena in avanti, qualche ciocca bionda ricadeva sulla fronte.
Sasuke concluse che aveva preferito di gran lunga il Sandaime.

Il volti di lei diventò appena più serio, mentre tornava con il busto eretto sulla sedia laccata di bianco. Restò qualche attimo in silenzio, espressione vagamente inquisitoria sul viso.
”Hai da dirmi nulla?”
”Non ho nulla da dire.”
”Sasuke Uchiha, ninja traditore del Villaggio della Foglia. Ha abbandonato il villaggio per unirsi a quello del Suono, sotto previo invito del nostro caro Orochimaru. Ha ferito malamente un genin di Konoha che era stato spedito per riportarlo indietro. Ha privato il Villaggio dell’unica speranza che il Clan Uchiha ritornasse all’antico splendore, mettendo lo Sharingan a disposizione di un nemico giurato dello stesso Villaggio.”
Tsunade si interruppe, sorriso lieve sulle labbra. “Sasuke Uchiha. Sei tu, no?”

“… fino a prova contraria.”
”Prova contraria che abbiamo atteso, e non abbiamo ottenuto. Ergo, sei tu.”
”Lo sapevo anche da solo.
Ci sono altre cose che non so. E che mi piacerebbe sapere, piuttosto.”
”Sei tu, eppure non hai nulla da dire, Uchiha?”
”E lei? Lei non ha niente da dire? Sta solo sprecando il mio tempo, davvero.
O è un si, o è un no. Ecco una cosa che odio, di Konoha. “ La voce del ragazzo rimase a poco più di un sussurro, il solito timbro lievemente basso che lo caratterizzava.
”Uchiha Sasuke, condannato inizialmente alla morte per aver divulgato segreti di Konoha…”
Il cuore salì in gola. Allora è fatta. Bravo, alla fine ci sei riuscito, mh?
Ti sei annientato da solo.
”… finchè, dopo strenue dibattito iniziato dalla Godaime… non morirai, Uchiha.”
Mh?
”I tuoi occhi sono stati l’orgoglio del Villaggio nelle guerre passate.
E io so quanto Orochimaru possa essere convincente. E posso immaginare quanto la rabbia sia priva di raziocinio. E quanto la vendetta sia sbagliata in un ragazzino. Il Villaggio non può permettersi di perdere il Clan Uchiha per un errore d’infanzia, per quanto grave esso possa essere.”
”Lei…”
”Il Consiglio non è d’accordo con me, tuttavia. Ma non possono opporsi troppo al mio volere, non in questo caso. Sono certa che saprai sfruttare al meglio i favori che i capi Clan devono a tuo padre, Uchiha. Sono tanti, te lo posso assicurare. Il Clan dello Sharingan era il più prestigioso del villaggio, e ve ne sono di favori. Sono documentati, soprattutto quelli finanziari. Se li saprai cercare, li troverai. Serviranno a non far discutere troppo su questa situazione, sulla mia decisione.” Commentò semplicemente l’Hokage, con tanta naturalezza da far sembrar tutto così semplice. Sasuke era sicuro che questo, un tempo, si chiamasse ricatto.
”La condanna è stata diminuita, quindi, Uchiha.”
”Ha intenzione di girarci troppo attorno?”
”I canali del chakra nel tuo braccio sono bruciati dall’interno, ed ho una vaga idea di cosa l’ha procurato. Chidori, vero? In questo stato non saresti in grado di usare alcun ninjutsu, non potendo formare i sigilli. Da oggi, Sasuke Uchiha, non potrai più fregiarti del titolo di ninja. Perché il corpo medico di Konoha non ha intenzione di far nulla.  Ha l’ordine di non far nulla. Così ha deciso il consiglio, così ha concordato l’Hokage. Sarà questa la tua punizione, e mi sembra appropriata. Forse un po’ dura, ma appropriata.”
Il ragazzo non si accorse di star lievemente boccheggiando, senza riuscire a mettere insieme le parole che lottavano per uscire fuori. La fissava, mente momentaneamente andata in tilt.
… una vita così…?
Davvero… non era meglio morire?
”Usala bene, la tua vita, Uchiha. Ti è stata concessa, vedi di non sprecarla.”
Infine, si limitò ad annuire, serrando le labbra. Voleva staccarle la testa, a lei, a il consiglio. E quell’astio per Konoha fomentava, piano, dentro al cuore. Continuava ad annuire, quasi volesse affrettarla verso alla porta, farla andare via.
Ma la Godaime lo osservava.
Da oggi, Sasuke Uchiha, non potrai più fregiarti del titolo di ninja. Perché il corpo medico di Konoha non ha intenzione di far nulla. Ha l’ordine di non far nulla.”

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”



 

This could be the last time,
you will stand by my side.
I can feel my soul it's bleeding,
 will you fly with me this evening?

 

 

In quel momento Sakura, sdraiata sul letto, copiava gli ultimi segni sulla pergamena. Sollevando di tanto in tanto lo sguardo chiaro sui raggi di luna che filtravano dalla tenda. Sulle labbra, lieve sorriso di speranza.






 

A/N: capitolo corto, ma fa da ponte tra la prima parte della fic e la seconda. Finalmente la prima “medica” è finita. Sasuke torna a Konoha, si riavvicina a Sakura – ma non a Naruto. Sakura decide che si è stufata di aspettare il consiglio, e di curarlo lei studiando la tecnica medica. Il consiglio risparmia Sasuke, ma emette la sua condanna.
Il prossimo capitolo è la seconda parte del “ponte” verso la seconda parte della fic XD

Er... poca Sakura in questo capitolo, anche. Ed ha un atmosfera lievemente diversa dagli altri. Non riesco a capire cosa sia diverso a dire il vero.
Mah.
Ah, si, e chiedo scusa per la piccola parentesi dell'ipotetico discorso di irrisione del "sorriso". Dovevo scriverlo. Dovevo *_*. Me invasata.
Sinceramente Sakura nella seconda parte di Naruto, cresciuta, sta cominciando a piacermi. Chissà che la superforza non torni utile.
Solo io ho trovato vagamente divertente che la prima a diventare Chuunin fra Sasuke, Sakura e Naruto, sia stata proprio Sakura? XD

 

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Capitolo 6
*** V - Just a Little Girl. [Sakura] ***


Nuova pagina 2

A/N: Ehm, la tizia con cui parlava Sasuke era Tsunade. Sono sicura di averlo scritto almeno una volta °_° Credo. [ho la brutta abitudine di ripetere poco i nomi effettivi e parafrasarli.] L’unico vero problema di Naruto è che non riesco a scriverlo ma neanche se mi pagano. Ci provo davvero, ma mi sembra sempre OOC. Eppure a guardarlo si direbbe il più semplice da scrivere, superficialmente. Che pizza! Indi chiedo perdono per ooc-vismo su questo fronte.
Come avrete già capito, le cose scritte in corsivo ad inizio capitolo non sono in ordine cronologico fra loro. ^^” Diciamo che se le mettessi in ordine a parte, formerebbero una sorta di capitolo a sé stante con la spiegazione di ciò che è successo prima che Shika trovasse quel deficiente XD Questa volta è lunghetto, ma mi sono divertita.
Inoltre, Kaito è un ipotetico ninja del villaggio del suono, inventato da me, che avrebbe potuto chiamarsi anche Genoveffo, per quel che mi riguarda. Non è importante, ma mi serviva °_°
E dato che mi piace contraddirmi, sono arrivata alla conclusione che saranno 15 i capitoli. Ma si, non diamolo per scontato, dato che cambio idea fin troppo facilmente~ .
Oggi è : “Just a Little Girl” – Amy Studt.

Putroppo Itachi è peggio dei protagonisti di Beautiful. Ghghghgh… Ehm si. Personalmente non mi piace, anche se di solito quelli come lui han su di me un certo fascino. Misteri della vita.
E, tra parentesi, sono commossa dai commenti ç_ç Davvero ç__ç Assie mille ç__ç
 

 


 

 

C'era qualcosa che non andava, a dire il vero.
Inconsciamente, Kaito sapeva che doveva essere ancora buio. Sentiva i gufi, lì, sui pochi alberi della piccola radura spoglia; ognuno al proprio appostamento, pronti ad aggredire il primo ignaro topolino che avesse osato abbandonare la sua tana sottoterra. Kabuto, poco più in là, dormiva tranquillamente.
Con quell’aria tranquilla che aveva sempre, e che tradiva poco la sua principale essenza di traditore.
Essenza di  tutti i ninja presenti in quella radura ai confini del Paese della Terra.
Tutti quei ninja traditori, ormai ninja del Suono, che avevano accettato la missione loro assegnata.
Kabuto russava leggermente, a dire il vero.
Ma c'era qualcos'altro, qualcosa a cui non riusciva a dare un nome. Un suono metallico, costante, che si ripeteva uguale e monotono. Logorante. Metallo contro metallo.

Arricciò  il naso, alzandosi e poggiando entrambe le mani dietro la schiena per mantenere l'equilibrio. Un forte odore acre gli aggredì le narici: l'ormai familiare odore della morte, l'odore che un ninja arrivava a conoscere bene.
Sangue. Era fresco: qualcuno era appena stato ucciso.
La prima cosa che vide fu una testa. La testa di un uomo, di mezza età, lasciata lì davanti a lui, al centro del piccolo accampamento, mozzata. Una pozza di sangue s'era formata attorno al capo, pelle squartata, ormai preso d'assalto da insetti e vermi di vario genere. La vista di quella grottesca scultura bastò a fargli passare il sonno, a seppellirlo da qualche parte dentro di lui.
Non erano al sicuro lì; doveva svegliare gli altri, dovevano andare via al più presto. Non potevano rischiare, una volta portata a termine la missione.  Lasciò correre lo sguardo ancora una volta su Kabuto: dormiva e non sembrava ferito. Quel che rimaneva del corpo dell’uomo era sparso per tutta l'arida pianura, ormai tinta di rosso - quasi fosse rimasta vittima dell'opera di un pittore folle.

E poi c'era Sasuke, il nuovo contenitore di Orochimaru-sama, scelto per la guardia notturna e seduto tranquillamente fra le radici di uno di quegli alberi. In quel buio Kaito riusciva a scorgere appena ciò che il ragazzo stava facendo: ma non aveva dubbi che quel fastidioso rumore metallico fosse causato da lui. Esausto per i postumi del viaggio e della missione del giorno ormai trascorso, si alzò silenziosamente: non voleva svegliare Kabuto, per esperienza sapeva che non era una buona idea; voleva solo che quell'ombra di ragazzo la smettesse. Quel graffiare lo faceva rabbrividire, gli faceva rimbombare la testa.

Cauto lo raggiunse alle spalle, portando entrambe le mani ai fianchi. Il ninja traditore di Konoha stava semplicemente affilando due kunai, uno contro l’altro. Di tanto in tanto, una scintilla si levava dallo sfregare dei due metalli.

"Uchiha."

Lui si voltò appena, guardandolo con freddezza da sopra la spalla. "Cosa?" sbottò con voce bassa, tono vagamente minaccioso. Kaito non voleva farlo arrabbiare, davvero. Per lo stesso motivo per il quale svegliare Kabuto non gli era sembrata un’ottima idea.

"Potresti gentilmente evitare di affilare le lame nel bel mezzo della notte?” sbottò di tutta risposta. "Il rumore mi impedisce di dormire. E se non dormo, sono piuttosto irritabile. Non vuoi vedermi quando sono irritabile, te lo assicuro."

"Oh, intendi questo rumore?" di proposito, il ragazzo lasciò scorrere ancora una volta il coltello sulla roccia, emettendo un lungo stridio metallico.

"Si. Quello." Replicò il ninja del Suono, piegandosi leggermente in avanti, assottigliando gli occhi. "Gradirei la smettesti; sarei portato a dire che ti piace vedere la gente soffrire."

"Oh, non è che mi piaccia. Lo adoro. Soprattutto quando sono di cattivo umore e ho sonno."

"Abbiamo una lunga scalata, domani. Quindi, piantala, o sveglierai anche gli altri."

"Ma io non dormirò, stanotte. Perchè dovrei preoccuparmi che voi dormiate?" concluse il ragazzino, arrogante, tornando tranquillamente ad affilare il metallo contro la roccia. Era nervoso, i movimenti che si susseguivano uno scatto dopo l’altro. Non era del tutto normale.
Forse avrebbe dovuto svegliare Kabuto. Ma, come già detto…

"Allora dormi. Non credo che dopo questa bella ed artistica dimostrazione di forza qualcuno vorrà attaccarci, questa notte."
Per qualche minuto, regnò il silenzio. Probabilmente, era stato ignorato.

"… Sapresti dirmi per quale motivo si vive, se non per cambiare ciò che non ti piace?" domandò invece il ragazzo, poco più d’un sussurro risentito di quella voce, così profonda per la sua età.
”Stai deliberatamente cambiando discorso. Suppongo che, data la tua affermazione, sia perché il discorso di prima non ti piaceva. Cambiare, dici? Il tuo villaggio ti piaceva, ovviamente. O non l’avresti cambiato.” replicò Kaito, trattenendo a stento uno sbadiglio. Lo sguardo scorse su Kabuto, che imperterrito continuava a dormire.

"Oh, no, lo trovavo fantastico. Un po' noioso, forse.” Ironia. “ E’ chi ci abita, il vero problema." riprese, a capo chino. "Ci sono solo pochi validi elementi lì. Il più è gentaglia patetica, e inutile. Ecco, inutile è il termine esatto. E poi, ricordi ovunque. Ricordi… inutili appunto."

“Adesso non c’entra nulla. Smettila con quel rumore, che voglio dormire. O farai svegliare Kabuto.”
"Vuoi farmi smettere? Che sciocchezza."
"Senti, Uchiha. Questa missione mi piace non più di quanto piaccia a te. Ti sopporto solo perchè sono ordini di Orochimaru. C'è davvero bisogno di discutere in questo modo? Ti stai comportando in maniera infantile."

"Infantile? Peccato..." il ragazzino chiuse gli occhi, traendo dai kunai uno stridio ancor più lungo e acuto. "E io che cercavo di comportarmi civilmente. Forse dovrei farti star zitto con un semplice taglio alla gola." concluse, sollevando la sinistra a rimirare il kunai. Dopo quest'ultima affermazione, Sasuke rimase qualche attimo in silenzio, prima di riprendere con quello stridio.
 Anche la pazienza di Kaito aveva un limite, dopotutto.

"Senti…"

"... Ma non far preoccupare quel tuo povero cervello, Kaito. Orochimaru non sarebbe contento se ti uccidessi."
Il puzzo del sangue e della morte diventava sempre più acre, e cominciava a dargli la nausea.
”Non dovresti parlare così.”
"Non sei altro che un verme, Kaito, lo sai? Cibo per vermi, alla fine. Finisce sempre così." concluse con tono tranquillo, quasi per ripicca. Kaito dedusse che era ancora nella fase d’inizio dipendenza, e che quel viaggio era durato troppo. Era veramente il caso di svegliare Kabuto, dopotutto.
Il giorno dopo avrebbero dovuto far in fretta, a tornare al Suono.

"E se io fossi un verme, Uchiha-kun..." rispose, appena annoiato, poggiando la schiena contro la corteccia dell’albero
 "... questo cosa farebbe di te?"

Il ragazzo parve pensarci su, per poi scuotere il capo, lo stesso sorriso arrogante stampato sul viso magro.

 "Non lo so. Davvero." arricciò appena il naso.

"Io non sono meno umano di quanto lo sia tu, Uchiha. Nato dalla carne e dal sangue dei miei genitori."

"Anche i vermi hanno dei genitori, idiota."

"Anche tu hai dei genitori, Uchiha."

"..."

Il ragazzo arricciò appena il naso, quasi non avesse mai visto l'intera faccenda da quel punto di vista. Ma subito si riprese dall'attacco. "Heh. Nessuno può raggiungere la perfezione, dopotutto. I miei genitori hanno dato vita ad un mostro, dopotutto. Uno o due, qual è la differenza?"

"Mh … lo hanno visto, sai?"
Kaito, però, sapeva farsi ascoltare. A quell’affermazione, il ragazzino sollevò il capo, corrugando le sopracciglia.
”… no, non so. Chi avrebbero visto?”

“L’altro Uchiha. Vicino al confine tra il Paese della Terra e il territorio del villaggio della Cascata.”
Il ragazzino ora lo guardava con occhi sgranati, labbra lievemente dischiuse in una “o”.
”Va’, se ti preme tanto, Uchiha. Ma lasciami dormire in pace.”

 

 

 

  V – Just a Little Girl.

 

Sometimes, I feel you’re not listening.
Sometimes, I feel you don’t understand.

 


La prima cosa che Sakura notò, il giorno dopo, fu la mancanza di Aquila e Gatto. Questo particolare la fece soffermare a qualche metro dalla porta, e guardarsi alle spalle, incerta sull’aver preso il corridoio esatto.
Ma la stanza era quella. Piccola ruga formata fra le sopracciglia, riprese a camminare verso la porta. Il mucchio di libri e rotoli di pergamena racchiusi nella sacca beige stretta al petto da entrambe le braccia.
Ne distaccò una, in un movimento vagamente perplesso, per posare la destra sulla maniglia.
La tirò.
Il letto era vuoto.
Il letto era vuoto, e il cuore era vicino ad un attacco di panico –l’hanno portato via, non mi ha detto nulla, Tsunade, bugiarda… - ma i suoi occhi la rassicurarono. Sasuke-kun era in piedi, poco più in là. Peso spostato sulla gamba sinistra, aiutato da una stampella di legno. La gamba destra strettamente bendata, e le bende si potevano scorgere fra l’orlo dei pantaloni scuri e la scarpa. Lo stesso braccio sinistro era interamente fasciato, apparentemente privo di vita, così come il polso destro. Qualche ciocca bruna, più lunga di come le ricordava, ricadeva sulla medicazione alla fronte, mentre guardava con aria assente i movimenti di Shizune.
Una puntura. L’ultima, probabilmente.
Quando la porta si aprì, Shizune sollevò lo sguardo su di lei e sorrise, con un vago accenno di vittoria. Sasuke-kun continuava a fissare il braccio bendato, con lo sguardo ostile di un tempo.
Lo sguardo ostile di un tempo. Cos’era accaduto?
”Vieni, vieni, Sakura. Entra, capiti nel momento giusto. Pensi di poterlo accompagnare a casa sua?”
”Posso benissimo andare da so…”
”Non è per te, Uchiha. Gli abitanti del villaggio saranno più tranquilli nel vederti assieme ad una persona che gode della perfetta fiducia dell’Hokage.”
”Casa sua? Shizune, che sta succedendo?” Sakura rimase ferma sull’ingresso, stringendo contro il petto i vecchi tomi racchiusi nella sacca, serrando le labbra. Una vaga agitazione che le scorreva nelle vene, sottile.

Credo… credo di essermi persa qualcosa di importante. Fra ieri ed oggi… è successo qualcosa.
”Il Consiglio ha deciso contro la condanna a morte. Quindi… Beh, allora può tornare a casa.”
”Ma non è ancora guari…”
”Non importa. Ciò che deve guarire guarirà da solo, comunque. Si tratta di fratture, e di un paio di ferite che erano piuttosto profonde, ma che si sono quasi rimarginate. Non c’è motivo che rimanga qui, dopotutto. Per il dolore, dovrà imparare a conviverci comunque. Gli ultimi giorni eravamo arrivati a sole due siringhe, no? Sono tre settimane che è in ospedale, Sakura. Non possiamo continuare all’infinito.”
”Ma il suo braccio…”
”Ciò che deve guarire guarirà da solo.” Ripeté la donna, facendo spallucce. Sakura incrociò per un attimo lo sguardo di Sasuke, che si limitò a serrare le labbra, e a seguire Shizune con gli occhi, carichi di astio.
Cosa è successo…?

 

But I think I’ve got the answer...
Already know what you’re gonna say.

Sasuke-kun non avrebbe dovuto lasciare l’ospedale. Sakura ne era fermamente convinta ormai. Soprattutto nel vederlo arrancare per le scale che portavano nell’atrio della struttura, con quella stampella che sapeva usare a malapena, e fin troppo faticosamente.
Una fastidiosa appendice del corpo. Umiliante, per chi era orgoglioso come lui. Umiliante come lo era quel braccio sinistro che, apparentemente privo di vita, ricadeva lungo il fianco.
Le ricordava vagamente Lee, dopo l’intervento. Ma vedendo camminare Lee, vedendolo arrancare nonostante tutto sulle stampelle, lo aveva ammirato la sua forza d’animo. Non si era arreso, aveva pensato.
Vedere Sasuke-kun in quello stesso stato, la faceva star male.
Shizune era dietro di loro, e camminava compunta.
”Mi raccomando, Sakura, dritti a casa.”
”Ah, ho ancora una casa?” sbottò il ragazzo, con uno sbuffo a metà fra lo stanchezza dello sforzo e l’amarezza.
”Teoricamente, tutte le case della zona appartenuta agli Uchiha sono tue in quanto ultimo erede, o no? Teoricamente, logico. Ne hai perso ogni diritto quando sei andato via.” Commentò Shizune, con un sospiro.
Pensavi di non averne più una?
Noi sapevamo che saresti tornato Sasuke-kun. Lo abbiamo sempre saputo.
”Certo, Sasuke-kun.” Sorrise Sakura, tranquilla, accondiscendente. Avrebbe voluto parlare del braccio, di ciò che era successo. Ma la risposta di Shizune le faceva presupporre non si trattasse di nulla di buono. “A dire il vero… ti chiedo scusa. Io e Naruto l’abbiamo tenuta in ordine per te. Cioè, soprattutto io, figurati. Sebbene l’idea fosse di Naruto ecco. L’abbiamo fatto senza il tuo permesso però… è che non volevamo tu tornassi e trovassi tutto abbandonato.”
”E’ già tutto abbandonato comunque.” Rispose seccamente il ragazzo, e Sakura aggiunse un’altra informazione alle tante accumulate durante quei pochi minuti.
Sasuke-kun era di pessimo, pessimo umore. Era furioso, e faticava a trattenersi dal mostrarlo.
La ragazza si morse il labbro. Non provò neppure ad offrirgli il suo aiuto.
Non avrebbe che peggiorato le cose. Ricordava bene l’orgoglio del ragazzo.

”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Forse… forse ho promesso troppo. Speravo di poterlo fare in ospedale… ma come…?
La tecnica… la sto imparando, ce la sto mettendo tutta. Giorno e notte, notte e giorno.
Con mia madre che mi ripete di dormire. “Dormi, Sakura. E’ tardi. Ti sveglierai presto.”
Ma la condanna a morte non c’è più. Perché non può farlo Tsunade-sama?

Verso l’uscita dell’ospedale, gli sguardi li seguivano. Bisbigli si levavano nel vederli passare. Nel veder passare lui.
Tutti parevano aver interrotto ciò che stavano facendo, spinti dalla morbosa curiosità tipica di vedere chi era l’ospite della stanza controllata notte e giorno dagli ANBU, per tre settimane.
A testa alta, Sasuke si trascinava fino alla porta. Orgoglioso e tutto d’un pezzo, fino alla fine.
Apparentemente ignaro di tutti gli altri che lo fissavano.
Solo a qualche passo dall’entrata in ante di vetro, lui la guardò da sopra la spalla. Non disse nulla, ma arrestò il passo. Lei, di tutta risposta, affrettò il suo.
Ed insieme, si lasciarono alle spalle gli sguardi e le parole indiscrete.

 

 

‘Cause I’m just a little girl you see.
But there’s a hell of a lot more to me.

“Sasuke-kun…”
Nulla.
“Aspetta, Sasuke-kun.”
Non rispose.
”Aspetta un attimo, insomma!”
Con uno sbuffo fin troppo udibile, lui piantò la punta della stampella sulla strada, usandola come perno per voltarsi appena. Esattamente di fronte a lei, che si fermò nello stesso momento. Accanto a loro, la vita continuava a scorrere come se nulla fosse.
”…Cos’è successo?”
”Non fare promesse a quel modo. Se non riesci a mantenerle, sarà soltanto peggio.” Commentò distrattamente lui, scostando lo sguardo crucciato sulla strada. “Lascia perdere.”
”… non è che poi non la manterrò, Sasuke-kun. Mi hai vista, no? Sto studiando. Non è certo semplice, potresti essere grato invece che così impaziente.” Protestò lei, risentita, stringendo la sacca al petto.
”Non la manterrai, Sakura. Per favore, voglio andare a casa.” Tentò di far cadere bruscamente il discorso lì, voltandole di nuovo le spalle. Azzardò ancora qualche passo scoordinato, espressione contrita e concentrata sul viso. Quasi quei passi gli costassero tutta l’attenzione di cui era capace.
Ma lei, lei non mosse un passo. “Pensi che io non sia degna della tua fiducia, allora? Non ci credi, che ne sono capace? Non ti mentirei mai su una cosa del genere.”
”L’Hokage ha impedito all’equipe medica di fare qualsiasi cosa per questo fottutissimo braccio, Sakura. Quindi, per favore, non ti intromettere oltre. Sei fastidiosa quando fai così. Non hai voce in capitolo, su questa questione.”
Mi stai chiedendo di non darti false speranze? Come sei egoista, Sasuke-kun. Io voglio vederti star bene.
Solo in quel modo potrà tornare tutto come prima.
E tutto deve tornare come prima.
Fu la volta per lei di serrare le labbra, per fermare il fiume di parole che minacciava di uscirne violentemente. Non ne era proprio il caso. E non era neppure il caso che Sasuke la trattasse a quel modo.
”Non ti sto illudendo, Sasuke-kun. Io sono certa di potercela fare.”
”Andando contro il consiglio? Fatti un po’ di affari tuoi, o finirai per finire in chissà che guaio. Ora, vorrei tornare a casa. L’avevo detto, che ce la facevo da solo.”
Si era fermato, ma aveva il capo chino. La voce dura, ma ormai lei sapeva leggere fra le righe. O almeno, era sicura di saperlo fare, di saper parafrasare. Ciò che lui, chiaramente, non riusciva a dire.
Ti preoccupi per me, ora?
Sei di pessimo umore, ne va della tua vita, e ti preoccupi per me?

 

Don’t ever underestimate what I can do...

 

 

”Non puoi impedirmi di fare quello che voglio, Sasuke-kun. Non sono più una bambina. Fidati di me, ti curerò io. Non puoi vivere così, ti costerebbe troppo. Io…”
Troppo, troppo per una persona orgogliosa come te, Sasuke-kun. Perdere il proprio obiettivo di vita, vivere una vita senza scopo, una vita senza pericolo, monotona… Una vita monotona e priva di scopo non fa per te.
Tsunade dovrebbe saperlo.
Dannazione, lei dovrebbe saperlo!
”… io voglio solo che tu sia felice. Dovresti saperlo.”

A dire il vero, è bugia.
Voglio essere felice nel vederti felice. Sono una grande egoista.

Gli si fermò a fianco, chinando appena il capo d’un lato, in un sorriso affabile che voleva rassicurarlo. Lui sollevò lo sguardo, battendo ciglio con quegli occhi nero sbiadito. Poi, scosse il capo. Amaramente.
”Non vogliono che Orochimaru torni per lo Sharingan. Di questo corpo… del mio… non se ne fa niente, in questo stato. Dello Sharingan, ora, non se ne può far niente. E’ giusto, alla fine… E’ giusto così.”
”No, no che non è giusto così! Insomma, chi sei? Dimmelo. Perché certamente il mio Sasuke-kun non parlerebbe a questo modo! Orochimaru vuole lo Sharingan? Che venisse a prenderselo. Stavolta gli daremo il benservito, stanne certo. Abbiamo due Sannin, per l’amor di Dio, a Konoha. Due contro uno, e non sono in grado di farlo fuori, volendo?”
Sasuke non rispose, ma riprese a camminare. Stavolta, però, più che arrabbiato le sembrò pensieroso. Occhi fissi sulla strada, senza vederla davvero. Lei affrettò qualche passo per raggiungerlo in quella sua andatura instabile.
Qualche attimo di silenzio.
”… e così, tu saresti stata capace di uccidermi, dopotutto.” Mormorò distrattamente il ragazzo, con tono così debole che a malapena lei lo colse. Si limitò a cercarne lo sguardo con i suoi occhi confusi.
Lui non diede spiegazioni.

 
Don’t ever tell me how I’m meant to be.

 

 

Lui categoricamente non aveva voluto essere accompagnato oltre i cancelli del quartiere Uchiha.
Erano chiusi, non come un tempo: quando lei e le altre bambine passavano di lì, ed i cancelli indicavano che il Clan era aperto. Sasuke era rimasto lì, a guardare assentemente i ventagli rossi e bianchi, insegna degli Uchiha.
Poi…
Poi l’aveva “cortesemente” mandata via, sapendo che lei lo conosceva troppo bene per prendersela davvero.
Aveva bisogno di stare da solo, aveva detto lui. Sakura era sicura del contrario.
Stare da solo in quel momento lo avrebbe distrutto. Ma lui si era rifiutato di sentir ragioni.

”L’ero-sennin me l’aveva detto, sai? Che ti saresti arrabbiato, perché hai scelto tu di andarci. Ma se tu hai il cervello piccolo e non ragioni, qualcuno dovrà pur ragionare per te! Cosa diavolo credevi di fare, mh?”

Quanto avevi ragione, Naruto.
Ha bisogno di qualcuno che ragioni per lui, sempre. Perché ha un indole naturalmente autodistruttiva, senza neanche rendersene conto. Non capisce, non capisce davvero.
Ha il “cervello piccolo”, è come dici tu.
Mi occuperò io di lui. Ne ha bisogno.
Ne ho bisogno.
Per una volta… per una volta che posso far qualcosa, io…
Lei se ne era andata via, con la coda fra le gambe, ma non sconfitta. Teneva ancora la speranza stretta al petto: metaforicamente e praticamente, a dire il vero. Tornò sulla strada di casa, senza pensare affatto ad arrendersi, a dare ascolto a lui, alle sue parole. Era chiaro che non ragionava bene.
O sono io, quella che non ragiona…?

E’ lui. E’ lui, ne sono sicura.

 

You say I’m just a little girl, just a little girl...
How can I compare? What do I know?
What have I got to share?

 


Quel giorno, per tornare a casa di lì, percorse il tragitto più lungo, quello che passava per casa di Ino, e per il negozio di fiori Yamanaka. La strada che prendeva il piccolo “fan club” quando era ora di tornare a casa.
Lo fece quasi inconsciamente, senza pensarci. La mente aveva cose ben più importanti a cui pensare, in quel momento, e aveva dato ai piedi pieno potere decisionale.
L’insegna del negozio di fiori era proprio lì, a pochi metri da lei. Istintivamente rallentò il passo, serrando appena le labbra in una linea sottile. Per un attimo, discusse con sé stessa: cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto chiederle consiglio? Forse no. Forse, non poteva fidarsi di dire a nessuno ciò che aveva intenzione di fare.
E se Ino avesse…

“Non farai cambiar tutto di nuovo, vero Sakura? A me lui non interessa più, lo sai. Lui si interessa solo di sé stesso, ed io almeno l’ho capito. Non devi pensare che tutto ciò che dico sia per allontanarti da lui.”
”Non sono più una bambina, Sakura. Sei mia amica, e lo dico per te. Mi preoccupa vederti così.”
”Faccio il tifo per te.”
No, no. Ino era una brava scrofa, dopo tutto. Un’ottima scrofa, un’ottima amica. Davvero.
Deglutì, una, due volte, concedendosi il tempo per cambiare idea.
Inutilmente, dato che ormai aveva deciso. Con un sospiro, un unico sospiro, riprese a camminare verso la porta del negozio..
”No, no, no, Naruto. Non le piacerebbe mai una cosa del genere! E’ un pugno nell’occhio!”
”Ma che cosa ne vuoi sapere, tu? Io trovo siano bellissimi, ecco.”
”Naruto, sono arancioni e rossi e gialli e grigi e azzurri! Non puoi mettere tutti quei colori insieme! E’... è un reato!”
”Però a me l’arancione piace!”
”Oh, guarda, non l’avrei mai detto! A lei non piace, però. E poi sono troppi, non te li puoi permettere comunque!”
”Ah, perché? Me li vuoi anche far pagare?”
Lo stralcio di discorso la convinse a fermarsi, un’altra volta. Batte ciglio, corrugò appena le sopracciglia. Con una vaga idea di quel che stava succedendo all’interno, e dei protagonisti di quella piccola commedia, varcò la soglia.
Naruto si affrettò a nascondere un accozzaglia psichedelica di fiori dietro la schiena, mentre Ino si voltò di scatto verso la porta.
Ma guarda. Naruto che compra dei fiori per una ragazza. E’ uno spettacolo raro, davvero.
Di quelli che ti capitano una volta nella vita.
”Buongiorno a voi.” Commentò tranquilla, abbozzando un sorriso sulle labbra. O meglio, forzandone uno. La vista del suo compagno di squadra le aveva ricordato che, probabilmente, Naruto non sapeva ancora nulla.
”Bu-b… Ehm, Good Morning, Sakura~chan!” ridacchiò nervosamente lui, chinando il capo d’un lato.
”Ciao, Sakura. Che sorpresa.” Mormorò Ino, battendo ciglio. Prima di farsi stranamente sospettosa. “... come mai non sei all’ospedale?”
”Eh, già. Come mai non sei da quello lì, mh?” incalzò Naruto, annuendo frettolosamente.
Mamma, come si vergogna. Non c’è nulla di male a comprare dei fiori.
”Lui... è stato rilasciato. L’ho riaccompagnato a casa, proprio ora…” rispose, rabbuiandosi appena in viso. Aggiustò i libri contro il petto, facendo qualche passo in avanti. Naruto, stranamente, arretrò.
”Rilasciato? Vuoi dire che…?”
”Niente pena di morte.
Naruto...”
”... si?”
”Dovresti parlargli, non pensi?”

But there’s nothing in this world, nothing in this world
That could hold me down, can’t you hear me?
Don’t you understand?

 

Seguì un po’ di silenzio, e i due compagni di squadra si fissavano, senza aggiungere altro. Naruto sembrava doversi ancora riprendere dallo shock di esser stato scoperto in tale atto meschino – comprare dei fiori – e Sakura, con aria quasi severa, sembrava attendere una qualsiasi reazione.
Ino, in silenzio anche lei, lasciava altalenare lo sguardo fra di loro, sopracciglio inarcato. Finì per alzare le mani in aria di resa, con uno sbuffo rumoroso. “Mah, io devo aiutare mia madre con le piante, di là. Sakura, se devi dirmi qualcosa, sai dove trovarmi. Vi lascio soli, sono questioni della squadra sette, e sarà meglio che rimangano nella squadra sette. Ah, Sakura… qualsiasi cosa Sasuke ti dica su di me, non è vero! Vi lascio soli. ” canticchiò quasi la bionda, prima di sparire dietro la porta.
”Qualsiasi cosa Sasuke ti dica su di me, non è vero”?
Ino, scrofa che non sei altro… cosa hai fatto?

Naruto sembrò sobbalzare a quell’ultima affermazione da parte della ragazza, e  la seguì con lo sguardo mentre si allontanava dalla porta del retro. Rimase a guardare la porta, anche dopo che Ino l’aveva già richiusa.
Non vuoi parlare di Sasuke-kun, Naruto? Va bene, va bene.
Sei ancora arrabbiato? Te la sei presa, perché a salvarlo non sei stato tu?
Non hai potuto dimostrargli nulla?
Va bene.
”Allora, per chi è che fai spese galanti? C’è qualcosa che mi sono persa, mh?” riprese, con tono vagamente divertito, chinandosi in avanti con fare inquisitorio. “Certo che con i colori non ti smentisci mai, tu.”
”… sono brutti?”
”Se non sapessi il contrario, direi che li abbia scelti un daltonico.”
”… Ottimo, davvero.”
”Beh, Ino te lo stava dicendo, no?”
”Erano per te.”

Sakura battè ciglio, e Naruto posò il “mazzo/pugno nell’occhio” sul bancone della cassa. Un grande sospiro gli sfuggì dalle labbra, e fece spallucce. Sakura si limitò a rimanere lì, crucciando appena le sopracciglia.
”Per… me?”
”Certo. Stavi sempre chiusa lì, non ti vedo da una vita. Volevo solo… era solo un pensiero, ecco. Pensavo ti sarebbero piaciuti comunque, dato che ti ostini a vestirti di rosso nonostante il colore dei tuoi capelli.”
”Naruto, davvero, sto ben… no, un attimo. Cos’hanno che non va i miei vestiti? E i miei capelli stanno benissimo così co…”
Naruto scoppiò a ridere, in quella sua maniera da bambino, e Sakura impiegò qualche attimo a capirne il motivo. Era riuscita a distrarla dal punto della situazione, come sempre. Lei stessa abbozzò un sorriso, facendo qualche passo verso di lui, uno sbuffo, fermandosi accanto al compagno. Sollevò un fiore rosso – un papavero, si direbbe – e lo rigirò fra due dita.
”Potevi anche venire a trovarmi senza nulla, lo sai. Mi avrebbe fatto piacere comunque.”
”Non te li avrei portati io. Te li avrei fatti spedire, ecco. Con un bigliettino, magari. Scritto da Ino, ovviamente, lei è più brava di me.”
”Perchè non volevi vedere Sasuke-kun, vero?”
Ancora una volta Naruto scostò lo sguardo, imbronciato, mettendo su quella sua maschera infantilmente ostinata. “Gli spaccherei la faccia.”
”Hai ancora il suo coprifronte, no? Dovresti riportarglielo. E’ a casa sua, ora.”
”Lo darò a te. Riportaglielo tu, se ci tieni, Sakura-chan.”
”Sasuke-kun ha bisogno di noi, Naruto. Non solo di me. Dovresti dargli un’altra possibilità, ne ha bisogno. Non puoi lasciarlo solo in un momento del genere.”
”...”
”Non eravate migliori amici, voi?”
Lui si lasciò sfuggire un suono vagamente amareggiato dalla gola, poggiando i gomiti sul bancone, occhi azzurri persi fra i fiori sparpagliati sul tavolo. Appena messi in ombra dalle ciocche bionde.
”Promettimi che glielo riporterai, oggi. Va bene?”
”Forse.”
”…Se ti dico una cosa, prometti che non la dirai a nessuno?”
”... Sakura-chan, mi chiedi se so mantenere un segreto?”
”Più o meno.”
”... dipende. Spara.”
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e l’Hokage anch’io.” Mormorò lei, abbozzando un sorriso affabile, fragile, quasi timido sul viso contornato dai corti capelli rosa.
Triste. Tanto triste.


That I wanna be myself, wanna be the girl,
wanna be the one that you can rely on...

 

Naruto si limitò a ricambiarla con uno sguardo estraniato, assurdamente privo di parole. “Tu cosa…?”
”Penso che prenderò questo fiore, grazie per il pensiero. Sai…”
”... tradire cosa?” ripeté Naruto, occhi sgranati, sopracciglia inarcate sulla fronte abbronzata.
”…Sai, penso proprio di volerti bene, io. Riportaglielo, oggi. Te ne prego.” Tenendo lo stelo stretto fra le dita, e le dita premute sui libri tenuti contro il petto, la kunoichi gli voltò le spalle, muovendo qualche passo verso l’uscita.
Naruto, senza troppi convenevoli, le corse dietro, poggiandole una mano sulla spalla. Lei si fermo, senza guardarlo negli occhi. “… cosa stai per fare, Sakura?”
”... voglio solo che capisca.... che di me si può fidare, davvero. Tutto qui. Voglio solo che torniamo tutti quanti ad essere felici come prima. E’ così sbagliato?”
Lo sguardo di Naruto si addolcì appena, ma il ragazzo non rispose.
Sakura attese, ed attese. Poi, riprese a camminare sulla via di casa.

 

 

How I wish that you could see all there is of me…
How I long to hear that you take me for who I am...

 

Ancora una volta, si chiuse in camera sua, portandosi come unica provvista un pacco di biscotti al cioccolato. Nonostante la dieta. Non aveva voluto parlarne con Naruto, avrebbe dovuto parlarne con Ino. Ed invece…
Lingua lunga. Lingua dannatamente lunga.
Sdraiata a pancia in su sul letto, guardava il soffitto. Masticando di tanto in tanto quel piccolo peccato di gola.
I vecchi tomi erano aperti, sparpagliati per terra, sulla scrivania. Un paio di piatti vuoti accanto ai libri sul comodino.
Vestiti sparpagliati ovunque.
Piano piano, quella camera era diventata sempre meno camera sua. Un mangiatoio, una libreria.
Dormiva appena. Lasciò scorrere lo sguardo sulla stanza in confusione, in confusione come le stessa. Lo sguardo si fermò sulla sua figura nello specchio, sul poster poco più in là. “Una vita piena d’amore.”
Spaziando, si fermò sulle foto della squadra Sette, tirate fuori qualche giorno prima, attaccate al muro vicino al poster. Le foto di quando era piccola (e felice).
Che ti piaccia o no, Sasuke-kun…
Io non ti voglio vedere così. Se dovrò andare contro il consiglio… fa nulla.
Davvero, fa nulla.
Si voltò su un fianco, posando gli occhi chiari sulla pergamena accanto. Chiuse gli occhi, qualche attimo.
Poi…
si rimise al lavoro.
Una vita piena d’amore, è a portata di mano. Tutti e tre, come prima.
Più di prima, se possibile.
C’è tutta una vita, davanti.

 

 

‘Cause I’m just a little girl you see.
But there’s a hell of a lot more to me.
Don’t ever underestimate what I can do.
Don’t ever tell me how I’m meant to be.

 

 

 


 

 

A/N: Sono commossa davvero per i commenti [e mi è venuto quasi un infarto nel vedere il papiro di Solarial – adoro la tua fic XD]. Anche io ho qualche teoria sul massacro del Clan Uchiha, riguardante soprattutto le parole pronunciate da Itachi quando Sasuke gli chiede il “perché”. Ma avessi inserito anche quelle, alla fine avrei fatto un casinotto niente male. Chissà che non sia la prossima fic XD
Per FrancescaAkira, le puntate uscite finora sono circa 205, alla fine del mese inizia “Naruto 2”. Ed era anche ora *_*
Per L.A.D.L. [nome più lungo nu? °.°], anche io penso che Sakura sia veramente fragile, e che forse la vita del ninja per lei è effettivamente troppo dura. Essendo la ragazza normale, che non ha né demoni sigillati dentro di lei, né abilità innate… Tuttavia, una delle poche cose che mi piacciono di lei è che non si arrende per niente.
Comunque, sono davvero felice, sisi. Ho provato a scrivere Naruto in questo capitolo, ne sono piuttosto soddisfatta. Wah, ma che fatica >_< Per quanto riguarda questo capitolo, un Sasuke-kun che si deprime come solo lui è in grado di fare. La scena dei fiori mi piace tanto com’è venuta fuori – a dire il vero Sakura doveva parlare con Ino, ma la storia ha preso vita da sola °_°
A tutti, ancora, grazie mille. Voi commuovete questa povera ragazza u.u”

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** VI - Pale. [Sasuke] ***


Nuova pagina 1

A/N: ossa spezzate? Posso dire che ci saranno ossa spezzate e stiaffi nel resto della fic, a dire il vero °_°” In questo capitolo non so, ora vediamo se prende vita da solo [ormai non mi fido più u.u”].
Inoltre, lo so di essere strana XD E so anche che, a furia di scriverla ora, mi ci sto affezionando. Sarà normale? Ç__ç Probabilmente ho qualche malattia mentale in stadio terminale. Vero? Vero? Ç__ç
Per oggi, strappo alla regola della canzone tosta per Sasu u.u
”Pale” – Within Temptation.

Semplicemente perché è perfetta XD Ecco tutto.  Ho aumentato il Rating nei prossimi capitoli, seguendo la mia povera testa bacata e le povere idee bacate che scaturiscono dai poveri neuroni bacati. I’m sorry ^^” Ma credo sarà veramente necessario alla fine -.-“ Date la colpa a… Parmenide ecco. Sempre colpa suaaa! °_° Con il suo essere che esiste e non esiste perché non può esistere. Mi ha fuso il cervello, ecco.
[Scusa bislacca, non funziona, vero? XD]

Per questo capitolo mi sono dovuta ripescare l’immagine della stanza di Sasuke. Ma te vedi un po’ come sono premurosa >_< [ehm… chiamasi pignoleria.] Inoltre, non ho la più pallida idea se in Naruto esistono i telefoni. Ma una sigla originale fa vedere tutte le ragazze col telefono in mano <_<. Inoltre, in camera di Sasuke c’è la tv. Avranno anche il telefono, no? I dubbi amletici che mi vengono ogni tanto o.ò
Purtroppo la Mail, L.A.D.L [il nome continua ad inquietarmi, e sinceramente sarei curiosa di sapere quale fisima mentale possa portare ad una tale elucubrazione >_<… Parmenide forse? XD] non mi è arrivata O_O. Non riesco a capirne il motivo, poi ò_ò”
P.S. Purtroppo ho una sorella ed una mamma patite, ergo mi devo sorbire gente che muore e resuscita in cliniche private che quasi quasi è peggio di dragonball.
Perché Beautiful non ha una fine. Comincio a temere siano immortali, il che mi spaventa ç__ç




 

 

"Ti odio."

"Sarebbe anche ora."

"Già. Sei un bastardo, fino alla fine. Poco più di un mostro."
"E tu?"

"Io cosa?"

"Lo sei anche tu. E’ questo il potere che cerchi?
Se pensi che le tue azioni possano essere giustificate allora... sei come me."

"Non paragonarmi a ..."

"...me? Lo sei. Hai sempre voluto esserlo."
"Sta' zitto."

"Non mi attaccherai? Cos'hai fatto, in tutti questi anni? Smettila di cercare scuse: non sei cresciuto affatto."
"Non so cosa ne sarà della tua anima, una volta morto, Itachi. Ammesso che tu ne abbia una"

[ i demoni non hanno un’anima.]

"Non accadrà nulla alla mia anima. Non ci saranno dei a giudicarla."

"Cosa te lo fa pensare?"

"Cosa ti fa pensare che per gli dei non siamo altro che giocattoli in un mondo che hanno creato per svago? Dopo la morte non c'è nulla. Quando un giocattolo si rompe, lo si cambia. Perchè continuare a tenerlo? La mia anima svanirà, e così anche la tua."
"E' quello che ti ripeti, per far finta di nulla."
"Ottenere la redenzione semplicemente con qualche preghiera imparata a memoria è troppo semplice. Non può essere vero… ottenere la redenzione in quel modo. Non c’è nessun giudizio, alla fine. E’ stata un'idea degli uomini, che così potevano continuare a nutrire la falsa speranza di finire in una qualche specie di paradiso, dopo aver vissuto a metà la vita concessa loro in questo inferno.”
”… non c’entra assolutamente nulla!”
” Non hanno goduto né di questa vita, né godranno di un'altra, perchè non ci sarà.
Questo mondo è inutile, e altrettanto vale per questa vita.
Nessuno fa nulla per cambiarla, aspettano che siano gli altri a farlo."

[ "… Sapresti dirmi per quale motivo si vive, se non per cambiare ciò che non ti piace?" ]
[ "... sei come me. La mia copia. E la copia non potrà mai sorpassare l'originale, dovresti saperlo."]
[Mai? Non potrà superarla mai? Non c'è nessuna probabilità che questo accada?]
[“... Forse potrai diventare come tuo fratello un giorno.”]
[Come tuo fratello...]
[... un giorno.]
[... lo so. L'ho sempre saputo.]
[… Avresti dovuto uccidere anche me quel giorno, ed impedirmi di diventare come te.]
[Non sei mai stato un buon fratello maggiore, tu.]
[Non dovresti dirmi queste cose. Non dovresti…]
[… Non dovresti esistere.]
[Mostro.]

 

 

VI – Pale

 

 

The world seems not the same,
Though I know nothing has changed.

 

Le strade sembravano quelle di una piccola cittadina fantasma, così come lo erano sembrate da anni a questa parte. Forse, si sarebbero potute ripopolare di vita, prima o poi: ma nessuno voleva veramente abitare in luogo dove era stato versato tanto sangue in così poco tempo.
Neppure Sasuke voleva veramente rimanere lì. Per le tracce di sangue invisibili, per le voci fantasma di un passato che sembrava essere sempre troppo vicino.
L’albero sotto il quale suo fratello gli aveva insegnato quell’unica tecnica shuriken, quell’unica volta che si era degnato di mantenere una promessa fatta.

”La prossima volta, Sasuke.”

 Lievemente rovinato dal tempo, era sopravissuto, come monito di un ricordo che era stato.
La casa della zia Uruchi, migliore amica di sua madre, dove da piccolo aveva passato tanto di quel tempo, quella casa che odorava di torte alla panna con sopra le fragole, che lui soleva togliere ad una ad una, per poi mangiarle alla fine. Rubando spesso quelle dal piatto di Itachi, che le odiava.
Una finestra era rotta, e probabilmente dentro ci abitavano ormai solo gli insetti.

I muri coperti dalle insegne dipinte degli Uchiha, e quel ventaglio infranto da quelle crepe sul muro, quel giorno in cui le crepe avevano infranto anche l’unica speranza di famiglia. Quell’unico ventaglio, davanti alla porta di casa loro.
Casa sua soltanto, ormai.

Era sempre lì, lo ammoniva.
E gli ricordava, stranamente, come Itachi si fosse fermato quel giorno, quando lui glielo aveva domandato.
Fermo davanti a quel muro, poggiato alla stampella, Sasuke si rimproverò.

Perché… mi vengono in mente solo cose piacevoli, ora? L’ho sempre saputo che era stato lui. No?
E’ peggio. E’ peggio così.
Dovrei pensare che quello è l’angolo in cui gli zii erano a terra…
che quello fu il giorno in cui Itachi era finalmente crollato, aveva ucciso il suo migliore amico…
che quello era il punto esatto in cui mi fermai, in cui gli chiesi di… di non…

- l’hai fatto perché te l’ho chiesto io, come quella volta?

… invece…

Invece, pensava alle fragole, e a quell’unica promessa mantenuta, e al primo giorno all’accademia.
Si lasciò cadere contro la porta di casa, che non era stata casa sua per tre anni. Giudicato lo stato della gamba, non fu un’ottima idea. Serrò le labbra, ignorò la fitta, fissando lo sguardo su quella crepa nel muro, guardandola fin quando non si sfocò a causa degli occhi inumiditi dal dolore..
Il respiro arrivava affannato, e, lentamente, tentò di calmarlo, di regolarlo.
Male. Faceva male.

 

It's all my state of mind,
I can't leave it all behind.

 

Lentamente, riuscì a dare al respiro la parvenza di qualcosa di sano. Serrò gli occhi, scostò lo sguardo da quel muro.
No, non voleva stare lì. Molte volte aveva pensato di andar via, non mancandogli certo il denaro. Si sarebbe accontentato di poco, se l’era ripetuto spesso.
Non aveva il coraggio di lasciare casa sua. Non l’aveva mai avuto, nonostante gli facesse male.

Se uno nasce codardo, morirà codardo.
Dovrai rassegnarti anche a questo, Sasuke Uchiha.
Prima o poi. A quanto pare hai tutto il tempo del mondo.

Girò su sé stesso, diede le spalle al muro, mattoni di ricordi. Riaprì gli occhi, guardando la porta. Rimase lì, incerto sull’accertarsi o meno che fosse aperta come quel giorno l’aveva lasciata, andando via.
No, non era chiusa a chiave. Probabilmente Naruto e Sakura non avevano la più pallida idea di dove fossero le chiavi.
Ottimo, anche perché non ce l’aveva neanche lui. Chissà dove le aveva buttate quel giorno.
Di quel giorno, ricordava davvero poco. Ricordava solo di come fossero passate in fretta, quelle ultime ore mentre decideva il resto della sua vita.
Deglutì, una due volte. Era incerto anche sul come afferrare la maniglia, dovendo mantenere una stampella e avendo un braccio – il suo braccio, il suo, non il loro, non avevano il diritto – ridotto a quel modo.
In fondo, me la sono cercata, è questo che pensate?
E’ la tua vita che sarà così, Uchiha. Abituati.

Forse, avrebbe preferito davvero, la morte. Sapeva solo che, per nessun motivo al mondo…
…avrebbe voluto rivedere suo fratello.
Non dopo quello che era successo, non nello stato in cui si trovava in quel momento.
Crucciò appena le sopracciglia, e poggiandosi con la spalla contro il muro, per controbilanciare la mancanza del sostegno della stampella, aprì la porta.
Posizione innaturale, del tutto innaturale.
Visto dove ti ha portato la tua ambizione, Uchiha?
Era un’ambizione morbosa. E ora… ora sei patetico, Uchiha.
Un insulto a ciò che è stato il tuo Clan, davvero.


I have to stand up to be stronger.
I have to try to break free
From the thoughts in my mind.

 

 

Dentro era buio, e non si preoccupò di chiudere la porta alle spalle. Non conosceva più quel posto, non lo conosceva.
Spostò lo sguardo assente sull’interno della casa, su quella struttura tradizionale, così cara ai Clan nobili di Konoha.
Non lo conosceva, non la guardava da troppo tempo.
Arrancò ancora all’interno, unico rumore quello sordo della stampella che cozzava contro il legno del pavimento. Cercò di non posare lo sguardo su nulla, di tenerlo dritto davanti a sé, su ciò che i suoi piedi – il suo piede – andava calpestando. Il suo segreto per non pensare, e per una volta fu grato di quel dolore.
Bravo, Uchiha, non pensare. Ecco, così.
Lo sai fare, se ti impegni.
Ignorò le foto, con i volti delle figure per sempre impresse su carta, in quei sorrisi eterni – figure morte, ormai; foto rivolte verso il basso, nascoste al mondo. Si stupì di ricordare, ancora inconsciamente, la strada per la sua stanza. Il suo corpo la percorse senza alcun aiuto da parte della mente, troppo impegnata a pensare di non dover pensare a nulla.
”Stare da solo ora non ti aiuterà affatto, Sasuke-kun.”
”Ti dico che preferisco stare da solo. Va’ via.”
”Ma...”
”Sakura...”
”Va bene, va bene. Però... mh.
Lascia stare. Abbi cura di te, Sasuke-kun. E, ti prego…
… fidati di me.”

Dopotutto, Sakura era quella che capiva sempre tutto, e sempre prima di tutti.
Sebbene lei stessa, spesso, non se ne rendesse conto.

 

Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.

 

Anche al villaggio del Suono aveva un luogo che, col passare del tempo e tanto coraggio, avrebbe potuto cominciare a chiamare casa. Una stanza tenuta buia – a lui piacevano le stanze buie, e dubitava di aver mai aperto le finestre in quegli anni di solitudine, a Konoha. Il buio lo aiutava a chiudere gli occhi, a non pensare, a riposare la mente.

Da piccolo il buio non gli piaceva. Affatto.

“… e non ci sono i mostri, poi?”
”... i mostri non esistono, non ti preoccupare.”

Bugiardo. Sei sempre stato un bugiardo.

Il letto era rifatto, talmente ordinato che lui non ricordava di averlo mai visto in questo modo, dalla morte di sua madre. Lui, personalmente, non era stato un maniaco dell’ordine. Ed il suo letto gli piaceva, gli piaceva sdraiarsi lì quando poteva. Il lenzuolo, tirato a quel modo, gli ricordava i piccoli rimproveri di Mikoto Uchiha.
”Insomma, Sasuke, l’ho appena rifatto! Potresti almeno aspettare un po’, no?”
”Ma a me così non piace, mamma.”

Scostò lo sguardo dal letto: fuori dal campo visivo. Non esiste, non esiste. Ignoralo.
Le tende erano tirate, così come le aveva lasciate. Sul piccolo mobile basso, di legno, i libri stavano prendendo polvere. Accanto, persino il piccolo schermo della vecchia tv era nella stessa angolazione in cui l’aveva lasciato. Dalla soglia, poteva vedere un’altra foto che rivolgeva i suoi sorrisi verso il basso, l’unica che aveva mai tenuto nella sua camera, perché non rischiava di tormentarlo in alcun modo. La foto della Squadra Sette.
Naruto e Sakura non l’avevano toccata, allora. Sakura non l’aveva toccata.
Chissà se le ha fatto male... vederla così.

Mh.
Non importa.
Sprazzi di pensieri di una mente ormai troppo stanca e provata per sostenere un intero dialogo con sè stessa.
Esistere, vivere, non significa necessariamente pensare.
Prendi Naruto, ad esempio.
Non pensare.
Ci riesce, lui, o finge fottutamente bene.
Perchè io non dovrei saperlo fare?

Non entrò nella stanza, piuttosto le voltò le spalle. Poco più in là, dall’altra parte del muro, la porta che era rimasta chiusa da quasi otto anni.
La stanza di Itachi. Non capì il motivo della vaga delusione che l’aveva colto, nel vederla. Forse aveva sperato che il tempo lontano da casa l’avesse cancellata.
Non gli importava controllare se Naruto o Sakura avessero violato anche quel luogo: quella porta continuò a rimanere chiusa, mentre il superstite del Clan vagava come i tanti fantasmi di un tempo fra quelle quattro mura, guardando tutto e negandosi di veder nulla.

 

Have to fight, cause I know
In the end it's worthwhile,
That the pain that I feel slowly fades away.
It will be alright.

 

Non resistette che poco più di un’ora in quell’ispezione sommaria, servita soltanto a trarre la conclusione che tutto, tranne il letto, era come prima. Un pensiero insopportabile, tenendo conto che quel “come prima” poteva risalire benissimo a tre anni prima, ma anche cinque, o sette. La casa, immutabile, aveva un che di accusatorio.
Aveva lasciato cadere la stampella da qualche parte nella penombra della casa – Sasuke Uchiha con una stampella, per l’amor di Dio! - usando piuttosto il muro come sostegno. Infine, si era lasciato cadere, con non poco dolore, su quel gradino formato dalla piattaforma che sopraelevava la casa dalla strada ciottolata.  
Lì, seduto, guardava per terra, facendo ciò che ultimamente sembrava saper fare così bene: cercò di rassegnarsi a quei nuovi limiti – voleva lasciare l’intero quartiere, per non vedere quei ventagli ovunque – pensando che, dopotutto, la situazione della gamba era temporanea.
Ch. Magra consolazione, davvero.

Poteva rassegnarsi a molte cose, ma mai ad un’umiliazione quotidiana. Mai.
Era furioso, era amareggiato, era del tutto inacidito: per il braccio, per il fallimento, per il ritorno forzato, per il dover rimanere lì, in quella casa, per quella vita che aveva preso ancora una volta una piega che non poteva controllare.
Per non poter pensare più, con sollievo, che presto sarebbe finito tutto.
Ho tutto il tempo del mondo. Purtroppo.

Non posso neanche contare su Orochimaru, adesso.
Nonostante tutto… nonostante tutto è stato un buon maestro.
Se non ci sono riuscito, è stata solo colpa mia.
”Puoi fidarti di me ora, Sasuke-kun. Non ti deluderò più.”
”Ti guarirò io.”
Vorrei tanto che non avesse detto quelle parole. Ha l’orrenda abitudine di dire le parole giuste nel momento peggiore.
“… mi hai insegnato tu che essere soli  fa male! Lo capisco così bene, ora. Io ho una famiglia, e ho molti amici, ma… se tu non sei accanto a me, per me… sarà come essere sola…”

Nel momento più sbagliato.
”Stare da solo ora non ti aiuterà affatto, Sasuke-kun.”

E anche se avessi ragione tu, Sakura…
Anche se avessi ragione tu… cosa cambierebbe?
Sorrise, amaramente, e chiuse gli occhi, poggiando la schiena contro il muro. Gamba distesa, rigida, e il braccio sinistro privo di vita.

 

 

I, I know, should realise
Time is precious, it is worthwhile
.

 

“Merda! Oy, Sas’ke...  Sasuke? Ma dico, non puoi decidere di tirare le cuoia quando Sakura-chan non mi obbliga a venire qui?”

Aveva il braccio destro congelato, la gamba destra formicolava sospettosamente. Il vento sulla fronte sudata non era il massimo, così come non lo era la voce noiosa e pesante che sembrava non sapere cosa fosse il silenzio.

Cosa stavo facendo?
Su, andiamo, apri gli occhi, dai, sarà furiosa… Qual era il numero dell’ospedale, ora?”

Più che altro, cosa diavolo…?

La fronte era poggiata contro qualcosa di freddo. In poche parole, aveva freddo. E non capiva una parola di ciò che la voce andava blaterando: parlava troppo veloce, comunque. Non si disturbò di capire.
Sollevò lentamente le palpebre, cercando la fonte di quel rumore di sottofondo da sotto l’ombra delle ciocche brune.
Non ci volle molto, dopotutto. Non erano molte le persone patite di quell’arancione.
”Oh, sta’ un po’ zitto…” borbottò, piano salendo con lo sguardo, fino ad incontrare il viso di Naruto, apparentemente tutto concentrato nel ricordarsi qualcosa. Ed, in qualche modo, gli apparve agitato.

Chiuse ancora una volta gli occhi. Li riaprì, guardandosi attorno. Dietro Naruto, il ventaglio incrinato. Ah, ecco dov’era.
Casa.

Non si era accorto, a dire il vero, che Naruto aveva smesso di sproloquiare e lo stava guardando. Non che lo stesse ascoltando, comunque. Se ne accorse solo quando l’altro ragazzo si accovacciò di fronte a lui, espressione seccata sul volto. “Bastardo, che facevi? Dormivi? ”
”Secondo te?”
”Ma ti pare il modo di farmi prendere certi infarti? Sei sadico.”
Incredibile come fosse facile battibeccare come un tempo, senza neanche rendersene conto. Come se non fosse accaduto nulla. Probabilmente se ne accorsero entrambi, poiché seguì un lungo attimo di silenzio.
Unico rumore, il respiro ed il vento fra le fronde di quell’albero.
Nessuno dei due disse una parola, dopo essersene reso conto. E’ assurdo.
Non può essere giusto, così.
”Tieni.”
Sasuke sollevò lo sguardo, crucciato e vagamente perplesso, sulla mano protesa di Naruto.
Sul coprifronte di Konoha, con quella foglia graffiata a metà.
Spezzata.
Itachi.
... come lui.

Naruto interpretò male il suo silenzio.
“Mi ha obbligato quell’altra ossessionata a riportartelo, comunque. Ed io non lo voglio tenere mica per sempre, ecco.”
”Buttalo via.”
Naruto batté ciglio, ma Sasuke aveva scostato lo sguardo sui ciottoli della strada.
”Come scusa?”
”Buttalo via.”

Despite how I feel inside,
Have to trust it will be all
right.
Have to stand up to be st
ronger.

 

“Col cavolo che lo butto via. E’ roba tua. E la ridò a te.”
Sasuke sollevò ancora una volta lo sguardo, ma questa volta, in quegli occhi, c’era solo stanchezza.
E noia. Tanta.
Non rispose.
”Se poi lo vuoi buttare, buttalo da solo. No?”
Naruto lanciò il coprifronte verso di lui, ma Sasuke non lo prese al volo.
Cadde per terra, con un lieve rumore metallico. Sasuke si limitò a guardarlo, per terra, con aria disinteressata.
Come lui.
Per me può continuare a fare ragnatele come il resto del passato.
Tanto, non mi servirà più comunque.
Ancora una volta, calò quel silenzio scomodo, così diverso dai confortanti silenzi con Sakura: i silenzi di una persona che ha fiducia in te. Naruto probabilmente era venuto con buone intenzioni – costrette da Sakura, ovviamente.
Mi sa che si sta per arrabbiare.
Perfetto, ci mancherebbe solo quello.

“Sei sempre stato bravo a deprimerti e fare la vittima, tu. Mah. Fai quello che ti pare.”

“Faccio sempre quello che mi pare, stupido. Ormai dovresti saperlo.”

“…Lo pensavi davvero?”
Quella domanda gli fece batter ciglio, sollevare ancora una volta lo sguardo. I suoi occhi incontrarono quelli di Naruto per la prima volta, quella sera. “… cosa?”
”Che mi consideravi più o meno come il tuo migliore amico.”

Il tuo amico più caro…

Devi ucciderlo.

“Si.”
Una risposta secca, nulla di più. Data senza la più minima ombra di dubbio. Perchè mentire? Di amici non ne aveva mai avuti, e Naruto era la cosa più simile ad un migliore amico che avesse conosciuto.
Quella risposta secca non aiutò certo a sciogliere il silenzio.
”Tu sei pazzo” proclamò infine Naruto, dopo qualche attimo di quiete. Lo disse quasi solennemente, con quel tono che non gli si addiceva affatto.
Sasuke si lasciò sfuggire un suono divertito. “Oh, grazie. Onorato.”

“Hai il coraggio di negarlo? Sei pazzo, sei egocentrico, sei potenzialmente distruttivo e soffri anche di vittimismo. Sei tu il pericolo pubblico, non io. Come fanno le ragazze a dire che sei perfetto?”
”Chiedilo a loro.”
Era un’atmosfera fin troppo irreale.
Assurdo, totalmente assurdo. Dove sono finiti questi tre anni?
Ancora una volta, se ne accorsero entrambi. Ancora una volta, ricadde il silenzio.

 

I have to try to break free
From the thoughts in my mind.

 

Ancora una volta, fu Naruto a romperlo. “… E allora perché non l’hai fatto?”
”Come pretendi che io possa capire delle domande fatte così? Non ho fatto cosa?”
”Non mi hai ucciso. Quel giorno. Avresti potuto.”

”Te l’ho detto. In quel momento non mi andava.”

“Seriamente.”
”Non mi andava di farlo.”
”Seriamente.”
”Non avevo voglia di farlo. Capriccio, già detto. Ora puoi ripetermi che sono un bastardo viziato, e facciamola finita qui.”
”Seriamente.”
Sasuke sbuffò d’irritazione, assottigliando appena lo sguardo, ricambiando quello degli occhi chiari di Naruto. Che ostinato, lo guardava con quel broncio infantile.

“Vuoi sentirti dire che non ne ho avuto il coraggio?”
”Si. Perchè tu sei un codardo ed io lo so.”
”Non mi andava di farlo e non ne ho avuto il coraggio. Contento? Ora lasciami in pace.”
A dire il vero, non volevo diventare davvero come lui.
Non credo sia mancanza di coraggio, quella… vero?

“Nah, non mi accontento del contentino. E poi, in pace non ti lascio. Se Sakura mi chiede di venire a parlarti con quegli occhioni che ti dicono ‘ vacci, sennò prima piango e poi ti stronco ’, non posso lasciarti in pace. Tanto se la prende sempre con me, poi. Figurati se muove un dito sul suo Sasuke-kun. O se mi fa muovere un dito sul suo Sasuke-kun, oltretutto.” Protestò il ragazzino biondo, raccogliendo di nuovo il coprifronte da terra, come se non sopportasse di vederlo lì. Lo poggiò accanto a Sasuke, sul gradino.
Sasuke lo ignorò.
”Naruto, per quanto tu possa essere impaziente, avrai tutto il tempo del mondo per litigarci, per minacciarlo di morte, per pestarlo, quello che ti pare. Quindi, per ora ti prego di lasciarlo in pace, è evidente che non sta bene. In quanto a te… mh.”
Tanto se la prende sempre con me, poi. Figurati se muove un dito sul suo Sasuke-kun.”
Silenzio.

”Non starai pensando di andar di nuovo via, vero?”

“Forse.”

La seconda persona che me lo chiede. Non sanno badare ai fatti loro.
”Sakura vuole andare contro gli ordini della Godaime per colpa tua. Per farti vedere che puoi restare e fidarti di noi. Vuole darti una seconda possibilità. Non so di cosa si tratti, ma evidentemente lei ti vuole qui.”
”E allora? La vita è la mia. Non voglio restare qui.”

“Stai scappando, allora.”
”Non sono comunque affari vostri, quello che faccio.”
Non lo vide arrivare, dato che neppure gli stava prestando troppa attenzione.
Quel pugno, dritto in viso, piuttosto lo sentì dall’impatto.
Naruto non si era affatto trattenuto nel darlo, quasi fosse stato per lui uno sfogo da troppo tempo negato.
Sasuke sbatté la testa contro il muro, sentendo il sapore metallico del sangue in bocca. Un dolore acuto, insopportabile alla tempia, dove la ferita da poco rimarginata riprese a sanguinare a causa dell’urto.
Tossì via quella saliva mista a sangue, prima di riaprire gli occhi, incredulo.
Incredulo e furioso.
Naruto era lì, pugno destro serrato.
Ed a quanto pare, era incredulo e furioso anche lui.

 

Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.


”Non osare più dire una cosa del genere. L’unico idiota qui sei tu, Sasuke. Sono tremendamente affari nostri, perché noi eravamo una squadra. Potremmo esserlo ancora, secondo Sakura. Non ti è mai entrato in quel cervello che ti ritrovi, eppure dicevano che eri un genio.”
Quello di Naruto era solo un sussurro, eppure poche volte Sasuke aveva potuto dire di averlo visto più minaccioso di così.
Era furioso? Ottimo, erano in due, allora.
”E’ diventata tua abitudine colpire chi è appena uscito dall’ospedale? Suppongo le vittorie facili rientrino nel tuo stile.”
”Insomma, Sasuke!”
Il moro si pulì la traccia di sangue sul mento con il dorso della mano destra, con disinteresse, prima di sfiorare con le dita le bende che gli avvolgevano la fronte. Si era appena inumidita, che fosse a causa del sudore o del sangue. Si prese tutto il tempo per fare quella lieve ispezione, prima di sollevare lo sguardo su Naruto, che lo stava guardando dall’alto verso il basso.
Vorrei ricambiarlo quel pugno. Sarebbe più giusto così.
Eppure, non riesco neanche ad alzarmi.
Non è affatto giusto.

”Potresti almeno ascoltarmi, bastardo.” Rimproverò il biondo, con uno sbuffo contrariato.
”Oh, certo, potrei. Ma dopo aver sbattuto la testa contro un muro, non ho tutta questa voglia. Poi dubito tu possa dire qualcosa che possa interessarmi.”
”Non mi dire che te la sei presa.”
”Ma non mi dire… Non te lo dico, se proprio ci tieni.”

Rimasero ancora in silenzio, entrambi. Con gli ultimi colori del crepuscolo che andavano via via sfumando nel cielo.

Potremmo ancora essere una squadra. Potremmo…
L’emicrania gli stava tornando, così come quel formicolio, talmente intenso da trasformarsi in una fitta, al braccio. E così, anche l’effetto dell’ultima iniezione andava sfumando. La guancia vittima del pugno pulsava. La testa battuta al muro pulsava.
Ed il braccio bruciava. Benvenuti all’inferno.

“Hey, hey, non sentirti male adesso, perchè ti ho dato un pugno… So di essere fortissimo e tutto, ma davvero, fino ad un certo punto…”
In più, Sakura ti ucciderebbe, non è vero?
”E’ assurdo. Tutto questo è assurdo.” Si limitò a mormorare Sasuke, sorriso amaro sulle labbra, scuotendo il capo.
Naruto batté ciglio, accovacciandosi ancora una volta davanti a lui. Fece spallucce, abbozzando un sorriso rassegnato. “L’hai notato anche tu? Si, è vero. Stai bene?”
”Sempre meglio di te, ricordatelo.”

“Come sempre.”
”Come sempre.”
”Oy, Sasuke...”
”... cosa?”
”… Rientra dentro, ti lascio in pace.”
”Inizia col lasciarmi in pace, ed andrò dentro.”
Naruto non si mosse di un centimetro, però. Piuttosto assottigliò lo sguardo, poggiando entrambe le mani sui fianchi.
”Non stai affatto bene, vero?”
”Anche se fosse? Ci convivo, non mi lamento certo come te.”
”Non è nel tuo stile, mh?”
”Se lo sai, non chiedere. Vai via.”
”Tanto tornerò. Ho lasciato le mie confezioni di Ramen nel mobile della tua cucina.”
”Tu cosa?
Naruto si rialzò, eppure aveva ancora quell’espressione impensierita sul volto.
Possibile che li faccia preoccupare fino a questo punto, anche ora…?
Non si mosse ancora una volta di un centimetro.
“Va’ via.”
Incalzò il moro, chiudendo le palpebre.
”Tu non stai assolutamente bene.” Mormorò il biondo, accentuando l’assolutamente.
Lo sentì avvicinarsi, e si sentì tirato su dal braccio destro.
”Speravo andassi via. Non ho voglia di sentire la tua voce ora.”
”Ma smettila.” Naruto stava cercando di sostenerlo sulle due gambe, di farlo rialzare.
”Insomma…”
Va bene, va bene. Poi te ne vai, vero? Almeno sta’ in silenzio. Almeno quello.

 

Have to fight, ‘cause I know
In the end it's worthwhile,
That the
pain that I feel slowly fades away.
It will be alright


Sentì i passi allontanarsi, e dal ritmo dedusse che Naruto stava correndo.
Ogni passo riecheggiava nel dolore della mente.
Non sa essere silenzioso, non lo sa fare proprio.
Chissà perché ho il presentimento che andrà a chiamare lei, ora.

Perché…
… non sanno pensare alla loro vita?
Fra tante persone, si era dovuto far aiutare da lui per tornare dentro. Da lui.
E’ una cosa che mi rinfaccerà per tutta la vita.
Eppure la situazione era di un’assurdità quasi ridicola. Sdraiato su quel letto, che finalmente non era più perfetto, ma con il lenzuolo aggrinzito dal suo peso, aveva gli occhi chiusi.
“…Lo pensavi davvero?”
 “… cosa?”
”Che mi consideravi più o meno come il tuo migliore amico.”

“Si.”

Fin da quando si era svegliato, aveva avuto l’impressione che con Naruto non fosse cambiato nulla. Si comportavano entrambi come prima – e quel pugno lo avrebbe volentieri ricambiato. Se solo avesse potuto.
Era stato uno sfogo da parte di Naruto, ma anche una dimostrazione quasi istintiva di forza.
Va bene, stupido. Per oggi vinci tu.
Per oggi...
”Ti guarirò io...”
Per oggi.

Non era cambiato nulla. Non era cambiato assolutamente nulla. Davvero era giusto, qualcosa del genere? Che loro si comportassero come prima? A lui, personalmente, non piaceva quel comportamento.
Mi sembra stiano sempre fingendo. Preferirei di gran lunga se mi odiassero.
”Ti guarirò io.”
Davvero voleva che Sakura lo odiasse, dopotutto? Certamente sarebbe stato più corretto, dopo averla trattata a quel modo prima di abbandonare Konoha.
Basta, basta. Ci rinuncio. Non voglio più saperne niente.
Tentò di chiudere i pensieri così come aveva fatto per gli occhi, trovandolo leggermente più difficile della prima operazione. La ferita riaperta pulsava, ed era sicuro che dove era arrivato quel pugno ci fosse un livido invidiabile.
Ha tecnicamente dato un pugno ad un invalido.
Ed oltre al dolore fisico, c’era anche la vergogna di aver dovuto subire quel colpo senza fare nulla.
”Sei troppo orgoglioso, Sasuke-kun.”
Si, lo so.
Ma presto finirà tutto, no?
Dovrei dormire.
Il sonno addormentava anche il dolore, ne era sicuro. L’unica cosa davvero difficile era addormentarsi appunto con quel dolore. Non lo sopportava. Non lo sopportava.
Presto finirà tutto.
”Fidati di me, Sasuke-kun. Ti guarirò io.”

 

 

Oh, this night is too long.
I have no strength to go on.
No more pain, I'm floating away.

 

Non so cosa ho fatto per meritarmelo, Sakura. Spiegamelo.
Spiegamelo, Naruto. Perchè avete cancellato questi ultimi tre anni.
Spiegatemelo, perchè io non lo so.
Si rendeva conto del respiro che diventava sempre più frammentato, dal dolore e da quell’emicrania senza pietà. Sentiva la testa come se fosse stata spaccata in due, ma non aveva nulla da ridire. Era quello che aveva immaginato.
Che fossero almeno un po’ arrabbiati, se l’era aspettato. Si era aspettato anche di peggio, a dire il vero.
Calmati.
”Anche se fosse? Ci convivo, non mi lamento certo come te.”
Dimostralo, ora. A parole sei sempre stato bravo.
”Lo ucciderò.”

“ L o  u c c i d e r ò ”

A parole sono bravi tutti, dopotutto.
Quindi serrò i denti, serrò gli occhi, serrò le labbra e si passo la mano dal polso fasciato sulla fronte, scostando le ciocche scure. Tentò di calmare il respiro, di respirare regolarmente con il naso.
Ho l’orrido presentimento che sia andato da lei.
Non voglio che venga qui.
”Sei troppo orgoglioso, Sasuke-kun.”
Lo so, dannazione. Lo so!
Le bende sulla fronte diventavano via via più umide, cominciavano ad unire il fastidio al dolore. Sollevò le palpebre, troppo pesanti, posando lo sguardo sulle tende tirate della finestra, sul mobile basso, sulla foto rovesciata.
Allungò ingenuamente il braccio, quasi a volerla risollevare, ma si arrese a metà strada, accorgendosi dell’impresa impossibile.
Era troppo lontano.
Uchiha, non stai ragionando bene.
Si, lo so.
Non voglio che venga qui.
Riavvicinò il braccio destro al corpo, posando la mano sulla spalla sinistra, ed iniziando il secondo tentativo di calmare e schiarire la mente. A dire il vero era stupito di quanto a lungo fosse durata quell’iniezione. Quella donna di cui non ricordava il nome gli aveva detto che avrebbe dato una dose più consistente, ma probabilmente anche il corpo si era disintossicato, in quelle settimane di dolore.
Il corpo me lo doveva, almeno quello.
Deglutì un po’ di quella saliva mista a sangue che era rimasta in bocca, rabbrividendo appena al familiare sapore del sangue.
Me la paga. Giuro che me la paga.
Per oggi... per oggi va bene. Però...
 “Ti guarirò io.”
L’ha promesso, no?
L’ha…
Lasciò sfuggire un piccolo gemito frustrato, prima di riuscire a trattenerlo come avrebbe voluto. Ed ancora una volta si ritrovò a respirare male, troppo affannosamente.
Perché…
… perché il mio corpo è così difficile da controllare come vorrei?
Perché non lo considero più mio da troppo tempo?
”… ti logora i nervi quella roba.”
”Ma non sono miei quei nervi…”
Aprì lo sguardo, fissando gli occhi neri sul soffitto. “Si. Dopotutto… me la sono cercata.” Mormorò, con voce vagamente impastata, quasi assonnata. Un sussurro nel silenzio fantasma della casa vuota.

Ricordava di aver provato solo una volta un dolore maggiore di questo. Quando Orochimaru l’aveva morso e marchiato, quel giorno. Cercò di aggrapparsi a quella consapevolezza, coprendo gli occhi con il braccio destro, tentando di calmarsi con quelle poche parole.
Sei sopravissuto a cose peggiori. Se dormi andrà tutto meglio, lo sai anche tu.

 

 

Through the mist I see the face
Of an angel, who calls my name.
I remember you're the reason I have to stay.

 

Non udì la porta aprirsi, non udì la coppia di passi affrettati. Udì però le voci, dato che le stava aspettando.
Visto, non sbaglio mai. Merda, Naruto.
Ma non sai stare zitto, per niente?
”Ti guarirò io.”
”Sasuke-kun?”
”Fidati.”
”Sasuke-kun?”
Potrei... potrei anche provarci.
Sollevò appena le palpebre, voltando lievemente la testa verso la porta, sbirciando da sotto il braccio piegato contro la fronte. La vide affacciarsi alla soglia, sfocata, dapprima fare capolino in una timidezza che non le apparteneva, poi correre verso il letto. La pelle chiara nel buio della stanza.
”Sasuke-kun, te l’ho promesso, no?”
Poggiò qualcosa sul letto, ma non riuscì a capire cosa fosse. Sentì la mano di lei, fredda sul suo braccio.
E chiuse gli occhi.
Si, l’hai promesso.
E tu... Non sei bugiarda come lui, vero?
Lo so. L’ho sempre saputo.

 

 

I have to try to break free
From the thoughts in my mind.
Use the time that I have,
I can't say goodbye,
Have to make it right.

Have to fight, cause I know
In the end it's worthwhile,
That the pain that I feel slowly fades away.

 

 


-  I t  w i l l  b e  a l r i g h t .  -

 

 






A/N: spero che l’incontro con Naruto non sia stato troppo OOC. Ma, ripeto, Naruto non lo so scrivere neanche se mi pagano. Io ci provo però ç__ç E azzardo, facendoci interi capitoli con lui ç__ç
Good luck to me >_<
Vediamo, vediamo, cos’ho da dire? Sasuke alla fine mi è crollato. Beh, penso che si sia reso conto alla fine in che situazione si trova, e si sia riscosso un pochino dalla rassegnazione assonnata. Spero di essere riuscita a tenere anche lui IC. Dio se lo spero, forse mi son fatta prendere un po’ la mano.
Ma a me il dialogo fra lui e Naruto è piaciuto, comunque. Ah, si. L’ultima parte l’ho scritta ascoltando “Ti vada o No” del film Disney di Hercules. Mi fa uno strano effetto.
Comunque, per i ricordi di Sasuke circa la casa e le fragole. E’ che mi capitava di mangiare la torta alle fragole e rubare qualche fragola dal piatto di mia cugina [che considero come sorella] – unica differenza è che lei le adora, era un’operazione un pochino pericolosa. Insomma, mi è saltata in mente la scena.
Sono stata troppo melodrammatica? E’ che mi faccio trasportare XD.
Se si, linciatemi. Oyo! °_°
Ah, si. La parte iniziale di oggi. Forse mi sono lasciata prendere la mano nel discorso che ha sfondato tremendamente il filosofico. Non ne avevo intenzione -.-"  

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Capitolo 8
*** VII - Just Call my Name. ( I'll be There ) [ Sakura.] ***


Nuova pagina 1

A/N: Prende vita da sola questa fic ç__ç Non è giuuusto, è fuori controllo >_< Mei dei mei deii, ehm si.
Che dire? Con questo capitolo finisce la seconda parte della fic. Poi inizierà la terza con un’ospite d’eccezione. Anche due. Sperando che riesca a farli IC °__°” [Soprattutto uno dei due mi preoccupa, dato che lo trovo alquanto inquietante. Fisicamente parlando, ecco.]
Ehm si. Non avrei mai immaginato che il ristorante cinese potesse essere peggio di Parmenide.
Mi devo ricredere, il che è inquietante. Credevo che Parmenide fosse il peggio al mondo, seguito subito dopo dalla Pupa ed il Secchione. Non si smette mai di imparare, davvero.

Comunque, Itasaku, io sono contro i rapimenti , decisamente [ Mwah, mi devo sempre distinguere, io! XD Anche perché scrivendo di Sakura la mia opinione di lei si è alzata, ecco X°°D] ma era già mia intenzione far fare piccola [beh, insomma >_>”] apparizione ad Itachi. Con Sakura e Sasuke annessi. Sennò l’avrei fatto fuori, sisi.
[Cioè, non l’ho fatto fuori perché non mi andava. Se poi torna utile, tutta fortuna y.y]

Anche perché con questo capitolo finisce il secondo “arco” della fic, e col prossimo inizia il terzo. E mi sento parecchio… come dire… sanguinolenta ecco. Date la colpa a chi vi pare [infatti ho alzato il rating per questo u.ù Amen, sempre colpa di Itachi, l’ho sempre detto!]
Se si possa poi definire davvero situazione principe salva principessa
Vedremo! Chissà. Ghghghgh. [Mente, sisi. Ha già tutta la fic progettata ù_ù”””]. ... Ultimamente mi piace la Bella e La Bestia. Chi ha orecchie per intendere intenda XD. Ed ecco nuovo capitolo. Ho il vago sospetto che sarà… problematico. Ma di solito riesco a scrivere Sakura più velocemente di quanto non faccia con Sasuke.

 

 


 

Non lo guardava negli occhi.
Lo Sharingan era fisso sui movimenti del corpo del fratello, ed il suo stesso corpo si muoveva di conseguenza.
[ Ti ho mai visto muoverti così tanto? Preferisci non sporcarti le mani, tu. ]
Perché Sasuke Uchiha impara dai suoi errori, perché Sasuke Uchiha sa che, se lo guardasse negli occhi,
 avrebbe già perso in partenza.
Era difficile resistere a quella tentazione, ed ancora una volta quella battaglia sembrava già priva di speranza.
[ Soltanto quando ti spiavo, mentre ti allenavi con nostro padre ]
Occhi dello stesso rosso prevedevano gli stessi movimenti, l’uno dell’altro, in un circolo vizioso senza fine.
[ Non ha fine. Non avrà fine. ]
[ Non potrei sopportarlo. Avrà fine. E la fine sarà oggi. ]
Sul volto del fratello minore, nient’altro che odio. Sul volto del fratello maggiore, quell’indifferenza che altro non faceva che fomentare quel rancore.
[ Nonostante tutto, mi ignori? Pensi… che anche oggi, anche oggi fallirò? ]
[ Guardami, Itachi. Perché non sono più quel moccioso che ti ha implorato di risparmiargli la vita. ]
[ Non lo sono più, dannazione. Ammettilo. ]
[Devi ammetterlo!]

Evitò all’ultimo momento il calcio di Itachi, mirato dietro le ginocchia, saltando all’indietro con un movimento fluido, con la velocità acquisita durante quei tre anni di allenamento, allenamento e null’altro.
Lasciò andare il sospiro che aveva trattenuto senza rendersene conto.
Un momento più tardi, e quelle gambe avrebbero potuto essere rotte, ormai.
Itachi aveva gli occhi posati su di lui.
[Guardami!]
Indifferenza. Ancora indifferenza in quegli occhi del color del sangue.
Entrambi erano ancora illesi.
”...
tutto qui?”
Sasuke affondò il canino nel labbro inferiore, senza guardarlo in viso.
[ Lo sta facendo apposta, Uchiha. ]
[ Lo so. ]

”A me sembra solo che tu abbia imparato a scappare.”
Silenzio.
”Sebbene sia un netto miglioramento rispetto  alla tua inettitudine, non è abbastanza.”
”Deve esserlo. Abbastanza. Lo sarà.”
Nient’altro che un sussurro dalle labbra del superstite al Massacro del Clan, mentre la mano destra s’andava a posare sull’elsa della Kusanagi, simile a quella del suo maestro.
Con un movimento del tutto naturale, fluido, la estrasse dall’elsa.
[ Non sono stato senza far niente, Itachi! ]
[ E farai bene a rendertene conto, invece di sottovalutarmi. ]
[ … Perché ho venduto la mia anima in attesa di questo momento. ]

“Spero tu abbia qualche trucco da mostrarmi. In caso contrario, fratellino…
Non ho tempo da perdere con te.”
[ Ottimo, Itachi. Neanche io.]
Nel richiamare il chakra, sentì la familiare sensazione del segno maledetto che lo divorava dall’interno, e non ebbe bisogno di guardarsi la pelle, per sapere che quelle gocce, simili a mille lacrime di inchiostro, si andavano espandendo su tutto il corpo.
L’espressione di Itachi non mutò affatto.
[Ammettilo!]
”Chidori Nagashi!”

 

 

VII – Just Call my Name [I’ll be There…]

 

I’ll be there, close your eyes...
...  and you’ll see me.
( Just call my name. )

 

So many nights I sat here waiting:
there were times I couldn’t go on.

 

“... Sakura?”
”Si, mamma?”
”Quel tipo è di nuovo qui.”
Sakura non aveva mai avuto il bisogno di chiedere chi fosse quel tipo, quando sua madre usava quelle parole, cauta, quasi avesse paura d’esser davvero sentita.
Sakura non sapeva perché sua madre sembrava detestare Naruto così tanto. Perché suo padre sembrava detestarlo allo stesso modo: non aveva mai chiesto.
Da piccola, era stata abituata ad odiarlo anche lei. Quando aveva saputo di essere in squadra con lui, si era disperata senza neppure conoscerlo davvero. E si era unita alla scenata di sua madre, ed entrambe erano state di pessimo umore per tutta la giornata.
Beh, Sakura un po’ meno a dire il vero: considerando il fattore Uchiha, e la felicità d’essere l’unica kunoichi a potersi vantare di essere in squadra con lui. A quel tempo, aveva preso la presenza di Naruto come una prova al quale il suo “amore” era stato sottoposto.
Che stupida che ero.
Ora, in questi anni, più volte Sakura aveva cercato di spiegare che Naruto aveva il cuore al posto giusto: il suo unico difetto era che il cervello non fosse lì a fargli compagnia.
Nessuno è perfetto.

Tuttavia, sua madre non lo chiamava mai per nome.
Sua madre aveva sempre quel tono, quando Naruto veniva a trovarla. Con un sospiro, Sakura sollevò lo sguardo dal foglio scarabocchiato, comprensibile solo a lei. “Cosa vuole?”
”Non gliel’ho chiesto.”
”Sakura ~ chaaaan!!”
Quel richiamo, fatto probabilmente dalla soglia della porta, raggiunse anche la sua camera. Vide un sopracciglio sulla fronte di sua madre tremare leggermente. Con uno sbuffo saltò giù dal letto, facendo slalom fra i piatti e i libri aperti.
Scalza, corse verso la porta, cipiglio lievemente irritato.
”Naruto! Lo sai che qui non devi far casi…”
Si interruppe a metà della frase, vedendo Naruto spostare il peso da una gamba all’altra, espressione da cucciolo bastonato in viso.
”… cosa hai fatto?”
”… lui è caduto! Ha battuto la testa e…”
”… cosa?”
”… e ha cominciato a parlare strano e poi…”
” Calmati un attimo! ”
”… e poi ha cominciato a sanguinare e a trattarmi male anche se era ovviamente colpa sua se è caduto. Cioè era colpa sua non mia, è lui che va in giro con una gamba rotta ed inciampa, ecco. Se lui non fosse…”
”Naruto…”
”… si…?”
”… l’hai colpito non è vero?”
”…”
”Naruto…”
”… Mi ha istigato!”
”… Sei morto.”
Ma la ragazza, stranamente, non mantenne sul momento la parola. Gli voltò le spalle, correndo velocemente verso la sua camera, ed una volta lì raccogliendo tutti i libri e gli strumenti sparsi per la camera.
Tutto, Sakura, prendi tutto…
E’ la tua occasione Sakura.
Le sue mani non erano del tutto accurate nella fretta, e molte cose le sfuggivano di mano prima che potesse riporle nell’ormai fidata sacca monospalla. Ma imperterrita le raccoglieva di nuovo, senza lasciarsi sfuggire neanche la più minima imprecazione.
Cosa che, in altra occasione, avrebbe fatto tranquillamente. Ignara di sua madre che, con cipiglio preoccupato, la osservava. Non disse nulla. Si infilò alla meno peggio i sandali, raccolse la sacca pesante, ed abbandonò la stanza.
Non degnò sua madre di uno sguardo, ma la donna la seguì con gli occhi verde foglia fino alla porta.
Porta che si chiuse senza neppure un saluto.

 

Still my heart was anticipating...
... It made me be strong,
Made me hold on…


 

“Naruto, come hai potuto soltanto pensare di fare una cosa del genere?
”Ah, certo, lo sapevo che avresti dato la colpa solo a me!”
”E di chi altro sarebbe, scusa?”
”Voi due non mi dite mai nulla! Che cavolo ne so io, di quello che ha! Tu parli soltanto per enigmi, hai preso quell’orrida abitudine a stare fra quegli strizzacervelli!”
”Sono medici, Naruto!”
”E’ la stessa identica cosa! Io vado a riportargli quel dannato coprifronte, e lui mi dice di buttarlo via. Io cerco di essere civile, e lui si incazza. Allora non sono civile, e lui si incazza lo stesso. Gli do’ un pugno, e quasi si mette a frignare come una bimba! Che cavolo ne so io di quello che ha? Non è la prima volta che si rompe un braccio o una gamba, no? Se stesse davvero così male, dovrebbe restarsene in ospedale!”
”Sasuke-kun non frigna, Naruto!”
”Oh, certo. Davanti a te, forse.”
Si concessero quella discussione mentre attraversavano in corsa le strade di Konoha. Poche battute scambiate, Naruto appena più avanti di lei.
Non devo essere arrabbiata con lui… vero? In fondo gliel’ho detto io di andare a trovarlo.
Lui non voleva, e Kakashi-sensei glielo stava impedendo.
Credo fosse per questo.
”Dovresti andare a trovarlo.”
”Va’ da lui, ti prego.”
Ma è colpa sua, se ha l’autocontrollo di un neonato!
I cancelli del Clan Uchiha erano socchiusi, e la ragazza rallentò appena la corsa per spingerli, ed aprirli. Riprendendo appena il fiato.
”Gli hai dato un pugno mentre non poteva fare nulla per evitarlo o ricambiarlo. Vuoi farmi credere che tu non ti saresti arrabbiato? Sei soltanto un bambino, a volte!”
”Oh, beh, lo è anche lui! Bisogna essere in due per litigare, sai?”
”Siete sempre stati due bambini, tutti e due!”
La ragazza dai capelli chiari si lasciò alle spalle il cancello aperto, ed un Naruto piuttosto perplesso.
”… tutti e due?” mormorò incredulo il biondo, inarcando un sopracciglio. “Sakura, hai appena parlato male di Sasuke, per caso?”
”Sta’ zitto e corri! Idiota.”
… l’ho appena chiamato idiota? Forse sto passando troppo tempo con lui.
Bah, che importa.
Non può essere colpa di un pugno, probabilmente anche l’effetto dell’antidolorifico si sta affievolendo.
Sasuke-kun… forse… questa sera manterrò la mia promessa.
Fai il tifo per me, okay? Non farmi essere la sola a volerti qui.
Per favore, pensa di voler stare accanto a me. Non ti deluderò più.
Ho aspettato tanto… sono abbastanza forte per starti accanto, ora.
Guardami, Sasuke-kun.
Non pensare che non ce la farò. Non sono più la ragazzina che ti ha implorato di non andar via.
Guardami. Devi ammetterlo.
Guardami. Guarda solo me, Sasuke-kun. Per favore.
E abbi fiducia. In me.

[ S o n o  u n a  t a l e  e g o i s t a . . . ]

 

 

There were some calling me crazy.
I’ve been accused of being naïve.

 

 

La porta era aperta, come sempre, anche se Sakura non notò questo piccolo particolare. La spalancò senza curarsi d’altro, entrando nella penombra della casa. I suoi piedi non esitarono nel seguire il percorso fino alla stanza di Sasuke, dopo anni che la teneva per lui, che non permetteva alla natura di prenderne possesso.
”Sasuke-kun?” chiamò, la prima volta, a metà del corridoio. Non ottenne risposta. Non si accorse di Naruto, che aveva rallentato appena il passo.
”Sasuke-kun?” chiamò, la seconda volta, sulla soglia. Si affacciò alla porta, lasciò scorrere lo sguardo silvano all’interno della stanza buia. Si soffermò sulla figura sul letto, che in quel momento aveva voltato lo sguardo scuro verso di lei. Il braccio era piegato sulla fronte, quasi a proteggersi da una luce troppo intensa, ed inesistente.
”Sasuke-kun, te l’ho promesso, no?” corse verso il letto, senza prestare la minima attenzione a Naruto, che si era fermato sulla soglia, e guardava da lì entrambi.
Poggiò la sacca in un angolo del letto, cercando a tentoni la pergamena che le serviva. Gli occhi fissi in quelli di Sasuke-kun, che si chiusero mentre lei poggiava la mano sul braccio, in un tentativo di conforto.
Le salì il cuore in gola.
Sii un medico, Sakura. Pensa alla sua salute, prima. Poi a te stessa.

Non ce la faccio. Non ce la faccio!
Sentiva il respiro irregolare di lui, vedeva il suo viso contratto nel dolore. Ed aveva paura.
Per un orribile, lunghissimo, eterno momento, ebbe paura di fallire.
Di poter peggiorare le cose.
Si è sempre fidato di me. Sempre.
Si fidava di me, lui che non si fidava di nessuno, si fida di me, di Sakura Haruno, ragazza inutile che non ha mai fatto nulla di buono nella sua vita!
… non ce la faccio…
Ho promesso, dannazione. Ho promesso!
”Non dovresti promettere queste cose…”

“Sakura-chan…”

Naruto, dietro di lei, poggiato allo stipite della porta, la osservava. Espressione preoccupata sul volto.
Respira, Sakura. Sii un medico, e respira. E’ nelle tue mani.
Il resto della sua vita, come sarà… è nelle tue mani.

Deglutì, una, due volte. Raccolse tutto il coraggio che sentiva di avere in corpo – oggettivamente, in quel momento, era molto poco. Poi, scostò lo sguardo dal volto di Sasuke, dalla medicazione macchiata di rosso.
Si concentrò su quel braccio.
Medico. Sii un medico.

 

But I don’t need no one to save me
’cause I got you, you make me believe.

 

Liberò quello che un tempo era stato un braccio, coperto dalla stessa pelle chiara che ricopriva il corpo del ragazzo, dalle strette garze che lo proteggevano dall’esterno. Vulnerabile.
Vulnerabile e Sasuke-kun non dovrebbero mai essere nella stessa frase.
Questo braccio, così ridotto… non gli appartiene.
Deglutì ancora, quando le garze asettiche cominciarono a rivelare la pelle bruciata fino al muscolo, annerita in più punti, priva di vita.
Medico, sii un medico. Ce la fai, Sakura, ce la fai…
l’hai promesso, devi farcela, devi…
hai un’altra possibilità… usala. Usala!

Scostò lo sguardo da quella vista – ribrezzo, solo ribrezzo, un’altra parola mai da associare con Sasuke-kun – cercando di regolare il respiro. Con calma quasi surreale, srotolò la pergamena con i suoi appunti, ed il disegno dei simboli che lei stessa aveva fatto. Affondò la mano nella sacca, cercando a tentoni il sottile coltellino di metallo.
Eccolo. Coraggio, Sakura.
Ce la puoi fare.
Era consapevole degli occhi di Naruto, fissi sulla sua schiena. Degli occhi chiusi di Sasuke.
Portò la lama del coltellino sull’incavo del suo stesso braccio sinistro, poi, una piccolissima pressione, fino a far comparire le prima gocce di sangue.
Piano. Piano.
Si trattava di un lavoro di precisione, e lei sapeva di non dover esagerare. Già dover eseguire un’operazione del genere, da sola, era rischioso. Lei non aveva le riserve di chakra di Naruto. Nemmeno quelle di Sasuke.
Piano, piano…

Il sangue cominciò a gocciolare, lento, sul lenzuolo. Ma Sakura prestava attenzione soltanto al disegno.
Sangue, come tramite tra me e te. Ci unisce, ci…
Mi unisce, a te.
Inizia dalla mano. Stai attenta.
Attenta, attenta. Puoi solo peggiorare le cose, se non stai attenta.

La mano le tremava, mentre posava l’indice su quel piccolo taglio, tingendolo di rosso.

 

I’ll be there in the night
when you need me....
( Just call my name )

I’ll be there close your eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )

 

 

Quel sangue andò a colorare il dorso della mano – era ancora la sua mano, nonostante quell’aspetto… vero? - di Sasuke-kun di rosso, in una piccola striscia che partiva dall’attaccatura tra l’anulare ed il medio, ed andava a formare un piccolo triangolo.
Il movimento si fermò, lì, e lo sguardo chiaro di lei si posò sulla pergamena. Sentiva il respiro di Naruto, il respiro di Sasuke. Il suo stesso respiro.
E riprese, in altrettanti piccoli simboli, iscritti col sangue su quella mano inerme, in quella che all’occhio inesperto sarebbe apparsa solo come un macabra, macabrissima forma di body art.
Stai calma. Non tremare.
Se tremi, se tremi rovini tutto.
Ma non riuscì a frenare i tremori, non con la consapevolezza che un suo più piccolo errore avrebbe distrutto la fiducia rinnovata, avrebbe infranto quella promessa fin troppo affrettata...
Sasuke-kun non concede la sua fiducia tre volte.
Non commette lo stesso errore tre volte, a prescindere dall’errore… vero?
Spero… spero di no.

“Na- Naruto…?”
Quella voce scossa, che voleva sembrare sicura a tutti i costi, scosse il biondo dal suo torpore. Naruto battè ciglio, espressione indecifrabile sul volto che venne sostituita prontamente da un accenno di sorriso.
”… Si Sakura?”
”Potresti… cucinare un po’ di Ramen, giù? Avrò… avremo fame.  Io e Sasuke-kun. Si, avremo fame.”
Non fissarmi così, Naruto. Non fissarmi come se fossi impazzita.
Non lo sono, sai? Non voglio che tu mi veda esitare.
Voglio che tu veda solo il risultato, non la mia debolezza.
Che tu veda il risultato e dica: “Ce l’hai fatta, Sakura-chan”.
 
Non vide l’espressione di comprensione sul volto abbronzato del ragazzo: gli dava le spalle. Non vide quegli occhi velarsi di una lieve rassegnazione per quel velato invito ad andar via.
Sentì solo quel sorriso, falso –visto così tante volte da riconoscerlo senza vederlo – e quelle parole pronunciate con la solita disinvoltura, così sbagliate e pesanti nel silenzio della casa vuota.
”… certo, Sakura-chan.”
”Grazie.”
”Sakura-chan?”
”…si?”
”Buona fortuna. Sta’ tranquilla, sei bravissima così come sei.”
Colse allora un velo di tristezza nella voce, mentre lo sentì allontanarsi per il corridoio in penombra. Sentì anche le lacrime salirle agli occhi, offuscarle la vista.
Da sola, nella stanza, le lasciò cadere. Prima di asciugarle con il dorso della mano sporca, piccole strisce di sangue a dipingere il viso pallido.
Morse il labbro, per evitare di emettere alcun suono. Occhi verdi fissi su quell’imitazione di braccio, sul rosso del suo sangue, del sangue di Sakura Haruno che ornava la mano di Sasuke Uchiha in quei disegni macabri.
Cosa credo di fare? E’ sbagliato. E’ tutto sbagliato.
Nel, cuore, fissa la paura, l’ineluttabilità che non ce l’avrebbe fatta.

 


I don’t need to know the answers.
I don’
t want to understand.

 

Questo non le impedì di continuare a tentare, nonostante tutto.
Di continuare a dipingere quelle piccole gocce di sangue sul suo braccio, con i canini affondati nel labbro inferiore per frenare le lacrime, per frenare i singhiozzi dati dalla tensione. In quelle piccole gocce, orribilmente simili a quelle piccole lacrime nere che lo avevano portato lontano da lei, tre anni prima.
La sua memoria non la tradì neanche stavolta.
Ricordava perfettamente ciò che in queste due settimane aveva studiato. Ricordava perfettamente la posizione di quei simboli, dei punti focali situati in corrispondenza dei canali della circolazione del Chakra.
La teoria era una cosa. La pratica era un’altra.
La mano le tremava, e più volte si ritrovò a sussultare nel sentire Naruto imprecare qualcosa dai meandri della casa, che ormai sembrava appartenere ad un’altra dimensione.
Il suo mondo era permeato d’ovatta, il silenzio attutiva ogni rumore che la sua mente concentrata tentava di cancellare. Dalla mano passò all’avambraccio, dall’avambraccio al gomito, e via, su, fino alla spalla.
La tensione, il sangue, quel braccio. Le girava la testa.
Non devo… come potrei…
come potrei sperare di diventare un medico, se non riesco salvare nemmeno la persona a cui tengo di più?

Io…
Quando le lacrime dell’ansia e dello sconforto minacciavano di sopraffarla, si fermava. Rimaneva lì, a gocciolare sangue sul lenzuolo. Ad ascoltare il respiro irregolare di Sasuke-kun, ad osservare il suo viso cereo, quella maschera di dolore.
Sorridi… sorridimi…
E, con il viso rigato da quelle lacrime involontarie e silenziose, riprendeva. Nonostante la paura, riprendeva.
Quella vista le stringeva il cuore in una morsa, le dava il coraggio di andare avanti.  
Nella speranza di vedere un sorriso.
Nella speranza di sentire di nuovo quel grazie.

 

We were born to take the chances
I know the truth when you hold my hand…

 

Sentiva la testa leggera, si sentiva leggera e vagamente inebetita. Si sentiva come se le gambe la reggessero appena.
”E’ una tecnica che è preferibile eseguire con un aiuto esterno.”
Non era così che diceva, il libro?
Non importa. Ormai, non importa davvero.
Qui ci sono solo io.
Mentre l’indice si sollevava dalla pelle bruciata, in quell’ultimo ghirigoro di spirale sulla spalla, osservò distrattamente la piccola pozza di sangue rosso – come i suoi occhi, quando bruciano – sul letto. Sulle lenzuola che lei stessa aveva cambiato.
Le osservò, qualche attimo, con distacco. Come se quel sangue non fosse il suo.  Lungo l’avambraccio, le gocce continuavano a formare quei piccoli rivoli, cadendo, una dopo l’altra. Senza che lei ne sentisse il rumore.
Deglutì, come se quel gesto potesse calmare i battiti del cuore. Impazziti, totalmente impazziti.
Ora cosa doveva fare? Doveva fare qualcosa.
Ah, si. La promessa.
Sono stata brava, vero, Sasuke-kun? Non sono più un peso, vero?
Lo so, che sei fiero di me. Lo so…
Non me lo dirai. Ma io…
… sorridimi. Mi sorriderai, vero?
Sulle labbra nascose un sorriso, serafico. Rassegnato.
Mentre andava a piegare le mani nei sigilli, provati così tante volte, fino alla nausea. Tentò di ignorare le gambe che le tremavano, che rischiavano di smettere di sorreggerla da un momento all’altro.
Serpente, Tigre, Dragone, Tigre, Serpente, Coniglio…
Ratto, Cavallo, Tigre…
… Cane.
Movimento fluido, quello con cui puntò indice e medio, ancora sporchi di sangue, al centro del triangolo sul dorso della mano di Sasuke-kun. Era fredda. La mano di Sasuke-kun era fredda.
Serrò gli occhi, deglutì.
Sorridimi…
Poi, un’unica emissione di fiato, un’unica supplica.
”Chikatsu no Jutsu!”

 

I’ll be there in the night
when you need me....
( Just call my name )
I’ll be there close your eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )

 

 

La trama creata con il sangue adempì il suo dovere. Poiché, immediatamente, Sakura potè sentire il chakra quasi venirle tirato fuori dal corpo, abbandonarla con tanta velocità quanta violenza. Come un fiume in piena.
Risucchiato via da quelle lacrime di sangue, risucchiato via da quel braccio, risucchiato via da Sasuke-kun. Il lieve bagliore illuminò, sottile, la penombra della stanza, ma lei aveva gli occhi chiusi.
Sentiva il respiro di Sasuke farsi più affannato di quanto non fosse prima.
Ti prego…
Sentì il suo stesso respiro venire, lentamente, a mancare.
Ti prego…
Sentì il rumore del materasso, quando Sasuke-kun si lasciò sfuggire un gemito di dolore, corpo contratto in uno spasmo involontario.
Ti prego…
Sentì la forza delle gambe venirle a mancare, le sentì perseverare solo per pura forza di volontà.
Ti prego…
Apri gli occhi…
Sorridimi…
Sentì quello stesso gemito di dolore abbandonare le sue stesse labbra, mentre con la mano su quella di Sasuke, le ginocchia cedettero e colpirono il pavimento.
Non lasciò andare la stretta.
Avido, smanioso, il corpo di Sasuke-kun assorbiva da lei il chakra di cui quel braccio, quel braccio parassita, aveva bisogno. Quell’energia che quelle lacrime di sangue, quel tramite, indirizzavano verso i canali del chakra, bruciati dall’interno, che avrebbero dovuto guarire grazie a lei.
Ti prego… fa che sia forte abbastanza per… per…
ti prego…
Corrugò le sopracciglia, sforzandosi di ritornare in piedi, senza più preoccuparsi delle lacrime frustrate sul viso. Non sapeva se le sue riserve di chakra sarebbero state all’altezza.
Non lo sapeva.
”E’ una tecnica che è preferibile eseguire con un aiuto esterno.”
Si rialzò su quelle due gambe tremanti, mentre sentiva la pressione di quel risucchio farsi sempre meno violenta. Finché il dolore scomparve e venne sostituito da una totale, riluttante insensibilità.
Finché non scomparve il respiro affannato di Sasuke, e nella camera regnò il silenzio.
Non si mosse di un millimetro. Affondò i denti nel labbro inferiore, serrò gli occhi, e non si mosse di un millimetro.
Tremava, soltanto, nel silenzio.
… Sasuke-kun?
Nel silenzio surreale, privo di quel respiro irregolare, tremava.
”Sa…” …suke-kun?
Non mosse la mano da quella del ragazzo, bensì la strinse, come ultima ancora dove appigliarsi a costo della vita.
”… Sa- Sasuke-kun?”
Con il cuore in gola, stretto da una morsa, aprì gli occhi.

 

I had waited a lifetime lost on the open sea,
praying for an angel to be sent to me…
So come to me.



 

Il braccio, ancora coperto da quei segni di sangue, aveva un aspetto vagamente più umano. Certamente non più la pelle chiara di un tempo, piuttosto coperto da una ragnatela di cicatrici sotto il velo di quelle macabre iscrizioni.
La ragazza serrò le labbra, senza muovere la mano da quella di Sasuke.
Non…
Non ce l’ho…
Non è stato abbastanza?
Non è…
In quell’istante, la mente si svuotò del tutto. Rimase lì, a fissare quel braccio vagamente più umano, quel braccio mortificato, mentre la sua ferita continuava a colare sangue sulle lenzuola, sul pavimento.
Lo fissava come se, da un momento all’altro, potesse scomparire, e tornare come un tempo.
”Sasuke-kun?”
Ricadde in ginocchio, poggiando l’altro braccio sul materasso. Spostò lo sguardo chiaro sul petto del ragazzo.
Respirava.
Sasuke-kun respirava.
”… Sasuke-kun… perdonami… Io…”
Si interruppe, senza riuscire a tirar fuori le parole, soffocando un singhiozzo.
Poi… Poi si accorse che la mano di Sasuke-kun, quella mano sporca di sangue, era stretta in un pugno.
Sasuke-kun…
Non avrebbe dovuto essere priva di vita?
Invece… lui l’aveva mossa.
Fra le lacrime, Sakura scoppiò a ridere. Riluttante, venne scossa dai singhiozzi e da quella flebile risata.
La promessa, Sasuke-kun…
La promessa, io…
Io…
Affondò il viso fra le lenzuola, nascondendo quel sorriso sollevato dal terrore di non avercela fatta.
Non è perfetto, Sasuke-kun. Mi dispiace, ma…
Io… Ci sono riuscita.
A mantenerla... Sakura Haruno è riuscita a…
Mi sorriderai?
Mi sorriderai, vero?

 

Now the night don’t last forever.
Every moment is a song.
Cause we face the night together…
Something so right could never be wrong.

 


In quel momento, non pensò affatto di aver ignorato gli ordini espliciti della Godaime.
Non pensò affatto di aver commesso qualcosa di sbagliato. Non c’era spazio nel suo cuore, nella sua mente, per quello.
Come una bambina, piangeva di sollievo, piangeva per la tensione di quella lunga nottata.
Non sapeva che ore fossero, non le interessava.
Si alzò, facendo perno con le due mani sul materasso, traballando sulle gambe deboli. Deboli per il chakra consumato, deboli per il sangue che continuava a scorrere.
Ricadde sul letto bagnato di rosso e di sudore, senza sapere quale dei due fosse il suo.  Di lì, più vicina al ragazzo, ne osservò il viso.
Per la prima volta, da quando l’aveva rivisto, così calmo e tranquillo.
Così sereno.
Sorrise e lasciò che le lacrime liberatorie scorressero, senza essere interrotte dai singhiozzi. Si alzò sui gomiti, avvicinandosi appena, poggiando la fronte contro la sua.
In quella calma venata di pianto, osservava quell’espressione che era tornata tranquilla per merito suo.
Quell’espressione che avrebbe potuto di nuovo donarle un sorriso, per quanto vago, per quanto accennato.
Sentiva il respiro di lui, pacato, sfiorarle le labbra.
Rimase così, come incantata, ipnotizzata, la mente che piano piano scivolava via sotto il velo della coscienza.
Le palpebre calarono sugli occhi verde foglia.
Ricadde su di lui, testa poggiata sul cuscino, quando venne a mancare anche quella poca forza che la teneva attaccata alla veglia.

 


I’ll be there in the night
when you need me....
( Just call my name )
I’ll be there close your eyes
and you’ll see me...
( Just call my name )

 


Naruto non era stupido. Sebbene tentasse in ogni modo di sembrarlo.
Nonostante il Ramen fosse già pronto da più di un’ora, lui rimaneva lì, con la sua ciotola vuota davanti. Le altre due raffreddate. Sakura non voleva che lui fosse lì da lei.
Naruto non era stupido, e lo aveva capito. Lo aveva capito e, a malincuore, lo aveva accettato.
L’aveva sentita piangere, aveva sentito i suoi singhiozzi.
Ma non si era mosso di lì, da dove Sakura l’aveva confinato con quella sua richiesta, fatta con quel tono capace di far spezzare il cuore.
Con le bacchette, batteva sul contenitore.
Uno, due. Uno, due.
Poi, il tonfo.
Lo fece sussultare, lo fece spaventare. Lo fece alzare di scatto da quel tavolo tradizionale, e voltare istintivamente verso la porta.
”Sakura-chan?”
Non ottenne risposta, ma non se n’era aspettata davvero una.
Con un sospiro, corse verso la stanza di quello che, un tempo, poteva chiamare migliore amico.
E ora, ora non lo so più.
Si fermò sulla soglia, con l’odore metallico ed acre del sangue.
Con la vista di Sakura-chan, priva di sensi e sdraiata sul letto, accanto ad un Sasuke privo di sensi, e sdraiato sul letto. Sangue sul braccio di lui, sangue sul braccio di lei. Sangue sulle lenzuola.
”... Sakura-chan, mi chiedi se so mantenere un segreto?”
”Più o meno.”
”... dipende. Spara.”
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e l’Hokage anch’io.”
 
”Sakura-chan…” nient’altro che un sospiro, malinconico. Chi dei due stava sanguinando?
Nonostante l’aspetto del braccio del moro, tutto quel sangue proveniva dalla sua compagna di squadra, dalla sua migliore amica, dalla ragazza che aveva più cara.
Con un sospiro rassegnato,
[per lui daresti anche l’anima]
cercò frettolosamente le garze dalla sacca abbandonata ai piedi del letto. Le trovò, e intonando distrattamente un motivetto messo a punto sul momento, si sedette sul letto accanto a lei.
Le sollevò il braccio, e cominciò a tamponarle alla meno peggio la ferita, in un risultato molto simile a quello di un bambino che gioca ad improvvisarsi dottore.
”In un certo senso, sto per tradire Konoha e l’Hokage anch’io.”  
Naruto non voleva pensare, in quel momento, a cosa esattamente aveva fatto la ragazza.
Avevano tutto il tempo del mondo.
Se Sakura e Sasuke non volevano dirgli cosa stava succedendo, andava bene lo stesso.
Fa niente, davvero.

Davvero.

 

I’ll be there. (Just call my name).

 

 


 

A/N: Ed ecco anche questo, è stato una pena.
Comunque, piccolo appunto. Il nome della tecnica usata da Sakura è ripreso dal Chikatsu Seisei no Jutsu, utilizzato da Shizune e l’equipe medica su Neji, per fargli ricrescere la carne, insomma. Quello dove usarono i capelli come tramite.
Diciamo che questa sarebbe una variazione [inventata da me, da principio a fine. Che mal di testa.]
Mi scuso se il risultato rasenta il macabro.
Ora, finita seconda parte della fic. Towards the third part we gooo~!

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Capitolo 9
*** VIII - Stand my Ground. [Sasuke] ***


Nuova pagina 1

A/N: … descrivere una parvenza di combattimento. Non pensavo fosse così difficile. Spero di non aver fatto troppo schifo XD [Indica Incipit di oggi.] Mi ha fatto dannare, e non è neanche nulla di che.

---- Inizio dello sproloquiare ----

Beh, dire che Sakura non sembra maturata, mi sembra un pochino ingiusto XD  Il mio pensiero mentre scrivevo era più o meno questo: il rapporto fra Sakura e Naruto è maturato, perché Naruto e Sakura questi tre anni sono stati sempre insieme. Il rapporto tra Ino e Sakura è maturato, perché Sakura ed Ino sono state sempre insieme.
Il rapporto fra Sakura e Sasuke non ha avuto modo di maturare, per via della lontananza. Forse dalla parte di Sasuke c’è un po’ più di “rassegnazione” alle presenza di lei. Ma i sentimenti sono rimasti a tre anni prima, grosso modo. [es. è il litigio con Ino, completamente fuori luogo. Quei litigi privi di senso di tre anni prima.] Sakura mi sembra un pochino maturata, prendere decisioni a quel modo per diventare finalmente “utile”.
Per quel che riguarda Sasuke, ti do tutta la ragione del mondo XD : non è maturato per niente. L’ho detto, per me è il personaggio più infantile della serie, in certi atteggiamenti da vittimista. [Non dimenticherò mai quella scena in cui Kakashi gli fa la paternale: S: Come ti sentiresti se uccidessi tutte le persone a te più care? K: Non puoi, son già morte tutte~ S: ehm. D’oh. ] E’ un vittimista nato, ha la patente! A parer mio, maturerà solo dopo essersi tolto dalla testa l’idea di uccidere Itachi. E’ un’idea che fa viaggiare la sua testa a senso unico, ecco. Non ha tempo per maturare, ma solo per fare scelte discutibilissime XD [Va a regalare corpi a maniaci di mezza età… tsk.]

Miii, Helen Lance… Che bello, mi fai scrivere i papiri *_*
Un pochino di pazienza. Diciamo che il mio intento non è di scrivere di loro due insieme, ma prima di tutto di farli finire insieme. Comunque, dato che la terza parte è anche l’ultima della fic… Direi che ormai è arrivata, no? Uhm.
[Dio sa quanto ero tentata di mettere un bacio nello scorso capitolo… Ma le mie mani si rifiutavano di scriverla, e la mia mente era divisa a metà. Nyah XD]

--- Fine dello sproloquio ---


Canzone : Stand my Ground – Within Temptation.
Posso affermare che probabilmente la reazione di Sasuke sarà un po’... diversa all’inizio. Di quella che potreste aver pensato.

Comunque, per farmi perdonare… eheh.

 


 

 

Come ci si sentiva, a poter combattere con Itachi ad armi pari?
Doveva essere qualcosa del genere.
Sasuke sapeva di star giocando sporco, di star utilizzando un potere non suo
[ho scelto la strada più facile.]

L’elettricità statica l’unico rumore, unito a quello dei due respiri affannati.
Rumore di ali che battono, che prendono il volo.
[Via, via. Vai via.]

La lama della Kusanagi mancò ancora una volta il suo obiettivo, sfiorando appena la spalla di Itachi.
Il Chidori Nagashi non fu altrettanto magnanimo.
La tecnica fece il suo dovere: nell’aria il primo odore di pelle bruciata.
Sasuke sgranò gli occhi, labbra semiaperte in un’inebetita sorpresa.
Bruciata. Era bruciata. In quell’unico attimo, per la prima volta, sollevò lo sguardo negli occhi del fratello.
[… Semplicemente… così? Bruci così, Itachi?]

Nel momento in cui si accorse dell’errore commesso…
[Non guardarlo negli occhi…]
… non successe assolutamente nulla.
[Perché?]
L’elettricità emanata dal corpo scomparve, si spense in un unico guizzo.
Itachi aveva quello sguardo tranquillo, come se in quel momento la sua spalla non stesse sanguinando.
Poi, un fantasma di un sorriso aleggiò su quelle labbra.
Prima che Sasuke potesse realmente comprendere cosa stava accadendo, suo fratello gli aveva stretto il polso della mano che ancora stringeva la Kusanagi. Il polso della mano coperta da quelle lacrime nere.
Sentiva l’osso che, sotto quella stretta, reclamava pace e, possibilmente, pietà.
”… è tutto quello… che sai fare… ogni volta?”
Ansimò il ragazzo, lievi occhiaie sotto gli occhi scuri ed un coraggio, un’audacia che mai avrebbe pensato di provare in una situazione come quella.
Senza distogliere lo sguardo dal volto del fratello.
 Lo vide accennare un barlume di divertimento amaro nello sguardo.
”E’ tutto quello che basta, per fermarti. No?”
Strinse.
La Kusanagi cadde a terra.
Sasuke serrò i denti [dolore],  e sorrise.
La mano sinistra, libera da ogni costrizione, estrasse agilmente il kunai dalla tasca sulla gamba sinistra.
E con uno scatto
[Non sono stato senza far nulla!]
la piantò nella spalla bruciata di Itachi.
La stretta sul polso aumentò.
L’osso si spezzò, in un rumore sordo.
Un lieve gemito di dolore sfuggì dalle labbra di Sasuke, e la maschera composta di Itachi s’incrinò appena.
Con occhi non più timorosi, Sasuke vide suo fratello portare la mano verso l’elsa del kunai piantato nella ferita.
Semplicemente sorpreso.
Lasciò andare il polso rotto di Sasuke, con uno strattone. Il ragazzino si piegò sulle ginocchia, in un attimo di esitazione, prima di prendere le distanze da quell’uomo [mostro].
Sangue e pelle bruciata.
[ Non sei umano, tu. Vero? Non dovresti… sanguinare.]
”Hai trovato un po’ di coraggio, allora?”
”Sanguini, Itachi Uchiha.”
”Già. Bel trucco, davvero. Ma se è tutto quello che fai, con un trucco..”
Lo vide serrare le labbra, serrare il pugno su quel kunai, per estrarlo dalla carne con un movimento secco.
”… non te ne basterà solo uno, suppongo.”

 

VIII – Stand my Ground.

 

I can see.
When you stay low nothing happens...
... does it feel right?

 


Era al caldo.
Sentiva il tessuto della coperta proteggere il suo corpo. Sentiva anche un leggero dolore alla spalla, ed una tempia sembrava pulsare di vita propria.
Dormito male?
Nell’immobilità del silenzio nella stanza, tentò di girarsi col busto dall’altro lato, per evitare quel dolore fastidioso.
Sentì il suo braccio sfiorarne un altro, sotto le coperte. Sentì un lieve respiro solleticarli la guancia che non era premuta contro il cuscino.
Nell’immobilità del silenzio nella stanza, vagamente perplesso da quel calore umano ed ancora sospeso tra mondo reale e sogno, aprì gli occhi scuri.
Un viso sereno, dai lineamenti delicati, a qualche centimetro dal suo.
Il cuore saltò un battito, ma lui non batté ciglio. Nella misericordiosa benedizione del sonno, le labbra socchiuse in una lieve “oh” assorta. Lei respirava tranquilla, le ciglia curvate leggermente sulle guance pallide, incorniciate da qualche ciocca chiara, di colore indefinito nella penombra, troppo corta.
Per un determinato lasso di tempo, rimase in quella silenziosa contemplazione, a dire il vero troppo stanco

-… perché sono così stanco, poi?-

per poter fare altro.
Poi, chiuse gli occhi. All’immagine di quel viso rimasta impressa negli occhi scuri, si sovrappose quella di un altro viso, altrettanto dolce.
Aveva dimenticato quanto sereno poteva apparire nel sonno un volto così femminile, che sembrava dissipare dolcezza nel semplicissimo fatto di esistere.
Ha gli stessi lineamenti di lei, non ti pare?
Tranne la fronte, ecco. La riconoscerei tra mille.
Socchiuse gli occhi, assorto; istintivo il gesto della mano sinistra che, libera dall’ingombro del corpo, voleva scostare qualche ciocca da quel viso tranquillo…
… La sua mano sinistra era sporca di sangue.

Di scatto, si alzò seduto sul letto, con un reclamo doloroso da parte della gamba fasciata, occhi sbarrati su quella che avrebbe dovuto essere la sua mano. Sembrava che, fatta di vetro, fosse stata rotta e poi rimessa insieme nella foga di un bambino pieno di sensi di colpa.
Dio, non la dovrei neanche avere più, una mano sinistra.
Il sangue ricopriva tutto il braccio, in segni assurdi, simili a quelle lacrime nere.
Tentò di strofinarlo via, grattarlo via, senza alcun successo.
Di chi… perché?
Sentiva il suo respiro accelerare, il cuore accelerare, e sapeva di essere vicino ad un attacco di panico.

Che novità.
Datti una calmata, Uchiha.

Quella era camera sua, e quella era Sakura, perché non aveva i capelli neri e poteva essere solo Sakura.
Nel suo letto, Sakura stava dormendo, ed era pallida. E su quel pallore, sotto gli occhi chiusi, macchie di sangue.
Due piccole strisce di sangue, come diluite da acqua.
Lacrime?
Cosa diavolo ci fa qui, poi…
Seduto, mantenendosi quel braccio sporco di sangue seccato, il labbro tremava appena.
Seduto, osservava la ragazza dormire, così tranquillamente che avrebbe potuto essere morta.
Indietreggiò appena fra le lenzuola, più con l’aiuto delle braccia che con quello delle gambe.
Le lenzuola erano sporche di sangue.
Il suo cervello decretò che, sinceramente, tutto questo era troppo.
Di prima mattina, appena svegliato, tutto questo era veramente troppo.
Indietreggiò, forse un po’ troppo velocemente.
Tanto che le mani non trovarono più il supporto del materasso, e cadde all’indietro sul pavimento di legno, tirando con sé gran parte delle lenzuola dipinte di rosso.
Batté la testa e la schiena contro il pavimento, un rumore sordo, e si ritrovò a guardare il soffitto e a tentare di richiamare un po’ di buonsenso.
Non posso essere stato io. Semplicemente non ha senso…
Quel sangue ovunque, nella sua camera. Sul suo braccio. Su di lei.
No, no. Non ha senso.
Chiuse gli occhi e strinse a pugno la mano sinistra, sentendo la pelle tirare appena.
Corrugò le sopracciglia, senza muoversi di un millimetro, a metà fra il pavimento ed il letto. La gamba dolorante.
Schiuse, lentamente, le palpebre. Sollevando quell’imitazione di braccio che, nonostante tutto, era vivo.
”Ti guarirò io.”

Sentiva la testa girare.
Sentiva il lieve respiro di Sakura.
Sentiva dei passi pesanti avvicinarsi alla porta.
“Sakura-chan? Cos’è stato quel...”
Dal suo mondo capovolto, il ragazzo osservò assentemente la faccia di Naruto affacciarsi alla porta.
Ecco si. Questo dovrebbe essere il motivo per cui mi fa male la testa.
”… Naruto?” un mormorio distratto, di una voce roca per il sonno.
L’ espressione sul volto di Naruto passò da preoccupata a prettamente terrorizzata.
”No, no, no! Tu ora non ti fai venire un amnesia. Ci mancherebbe altro! Non con me qui! Alzati da terra, alzati da terra! Immediatamente!”
Si sentì ancora una volta strattonato, ma questa volta non era assolutamente dell’umore giusto.
Che dejà-vu.
Qualcuno… Sakura, il letto, i muri, la tv, magari Dio, potrei arrivare ad  accettare persino Naruto… qualcuno…
mi spiega cosa sta succedendo?
Mi fa male la testa. Il mio braccio è sporco di sangue che non va via.
Sembra che qui ci sia stato un massacro.
Ne è bastato uno, davvero. Uno solo, qui.
”Ti guarirò io. Fidati.”
”Potrei anche provarci.”
Perché?

 

Late at night...
Things I thought I put behind me
haunt my mind.

 


”Smettila!” sbottò verso Naruto, liberandosi da quella stretta che lo sosteneva su due piedi, e poggiandosi piuttosto sul letto. Lo sguardo tornò su Sakura che, apparentemente ignara di tutto, continuava a tenere gli occhi chiusi: pallida in quel sangue, tranquilla nel suo sonno.
”Sakura…?” esordì, poco più d’un sussurro. “Sakura sve…”
”Oy, Sasuke, calmati. Davvero, a volte mi entri nel panico così…”
[gira il coltello nella piaga, eh?]

“… Lasciala stare. Sta dormendo, no?” commentò il biondo, con un accenno di broncio risentito sul volto.
L’altro ragazzo poteva ora affermare che il suo cuore era tornato a battere normalmente, e che il rischio di iperventilazione era, momentaneamente, scampato.
Si voltò piano verso Naruto, assottigliando lo sguardo.
Poi, serrando le labbra, si poggiò contro il materasso, rilasciando un sospiro di sollievo.
”Cosa è…?”
”Il tuo braccio era davvero ridotto così male? Eh, Sas’ke?”
”Mh?”
”Si è ridotta così per curartelo. Merda, credevo sarebbe morta sul posto.”
Silenzio. Poi, ancora una volta quel tono distratto.
”… E’ suo, allora.”
”Cosa?”
”Il sangue.”
”Si è fatta un taglio indicibile sul braccio. Il sangue l’ho fermato io, mentre qualcuno se la dormiva alla grande.”
“Perché non va via?”
”Beh, sta dormendo, no? Vuoi che cammini nel sonno? Che razza di domande fai? Stai dormendo anche tu, per caso? Eppure hai gli occhi aperti.”
”Il sangue. Di Sakura. Non va’ via.”
”Beh, dovrai fare un po’ di pulizie, penso. Con un po’ di fortuna… in caso contrario, brucia tutto con quella fantastica tecnica, ed il gioco è fatto. No?”
”Dal braccio, non va’ via.”
Non voglio il sangue di lei sulle mie mani. Non ce lo voglio.

“… non va via?”
”No.”

Calò di nuovo quel silenzio pesante, mentre entrambi spostavano lo sguardo sulla ragazza.

… perché l’hai mantenuta, la promessa?
Svegliati almeno. Svegliati.
Sakura?
Svegliati.

Il biondo, dopo qualche attimo, spostò l’attenzione su di lui.
E fu proprio lui che, come sempre, interruppe quel silenzio.
”Oy, Sas’ke…? Lei sta bene, eh. Non c’è bisogno di fare il melodramma, anche se so che ci provi dannatamente gusto a deprimerti. Sta bene, dorme.”
”… si, lo so.”
”No che non lo sai, idiota.” Mugugnò Naruto, crucciando le sopracciglia, lieve stizza. Prima di sbuffare. “Sas’ke…?”
”Mh?”
”Hai fame? Ti va un po’ di Ramen per colazione, eh?”

L’altro ragazzo non rispose, si limitò a sbuffare e scuotere il capo.
Naruto vide un sopracciglio tremare, gesto di stizza.
Lo vide, con espressione vagamente risentita, mentre indugiava nel sollevarsi in piedi.
Lo vide muovere qualche passo traballante su quei due piedi spaiati.
Lo vide fermarsi di fronte a lui.
Vide arrivare anche il pugno, un pugno affatto convinto, un pugno stanco.
Naruto avrebbe potuto anche evitarlo facilmente, ma non si mosse di un millimetro.
E quella mano indebolita dalla degenza in ospedale lo colpì dritto sulla mandibola, abbastanza forte da fagli voltare il capo dall’altra parte.
”Si. Un po’ di Ramen. Mi andrebbe.” Mormorò Sasuke, sorpassandolo in uno zoppicare instabile, senza degnarlo di uno sguardo. Piuttosto, sbirciò con la coda dell’occhio la ragazza, che dormiva.
Non mi va per niente. Per niente davvero.
Ho bisogno di parlare con lei. Perché dorme?

Lasciandosi alle spalle un Naruto che, massaggiandosi distrattamente la guancia, mormorò un semplice.
”Si, va bene. Suppongo di essermelo meritato.”
Voltò le spalle al letto, con un sospiro sconsolato.
Fra le lenzuola, Sakura si girò su un fianco, continuando a respirare sommessa.

 

I just know there's no escape now
once it sets its eyes on you.

 


Sasuke Uchiha non mangiava ramen di prima mattina. Era una cosa improponibile, davvero.
Ma c’è una prima volta per tutto.
Ed ora, eccolo lì, nella sua cucina, con una ciotola di ramen ormai freddo davanti al naso. Con le bacchette punzecchiava il cibo, lo rigirava da una parte all’altra, senza riuscire a convincersi a mandarlo giù.

Seriamente…
Nonostante la fame, non si sentiva ancora così disperato. Credeva di essere più coraggioso al riguardo.
Naruto, seduto dall’altra parte del tavolo, lo fissava.
”Allora, tu e Sakura avrete mai intenzione di dirmi nulla di quello che sta succedendo?”
”… Non sono comunque affari tuoi.”
”Certo, ma quando mai. Anche agli esami avete pensato bene di non dirmi nulla di Orochimaru, certo. Tanto che mi importa? Fate pure, eh.”
Con uno sbuffo distratto, Sasuke sollevò qualche spaghetto all’uovo dalla ciotola, raccogliendolo con le bacchette. Per poi farlo ricadere, altrettanto distrattamente, nel brodo.

Lo so che hai ragione, idiota.
E’ che mi secca dartela. Non voglio sentirti più sproloquiare.
Sta’ zitto…
… per favore?

Spostò lo sguardo verso la porta, battendo ciglio.
Il braccio sinistro immobile, mentre tentava di far finta che non esistesse.
”Oh, insomma, te lo devi mangiare o no?”sbottò Naruto, poggiando i gomiti sul tavolo,
”No, credo proprio di no.” Borbottò di tutta replica lui, posando le bacchette e spingendo via la ciotola.

“Va bene, va bene.”
Senza farsi troppi problemi, Naruto tirò la ciotola verso di sé, raccogliendo ancora le sue bacchette dal tavolo.
Sasuke si limitò ad uno sbuffo, prendendo a battere con le bacchette sul tavolo.
”Mi fai venire i nervi.” Commentò il suo compagno di squadra, con la bocca piena. “Ti ho detto che se la dorme alla grande, e deve riposare. Se fai così, mi fai venire i nervi.”
”Di cosa stai parlando, mh?”
”Si vede lontano un miglio. E, appunto, mi innervosisce. Sta’ calmo. Sei preoccupato per lei, no?”
No. Non è vero.
Voglio solo parlarle, voglio solo chiederle spiegazioni, voglio solo…
[Spiegatemelo]
Non lo so.
Però…
Però il pensiero tornava a lei, sdraiata tranquilla su quel letto, a tutte quelle promesse,
[mantenute, per la prima volta]
a quel viso tranquillo.
Di tutta risposta a quella domanda, Sasuke si alzò dal tavolo, facendo perno su entrambe le mani. Barcollò, prima di trovare il sostegno del muro. Lo sguardo incrociò la mano sinistra e battè ciglio, prima di crucciare le sopracciglia.
Seguendo il muro, oltrepassò la soglia della cucina e voltò le spalle a Naruto, che lo fissava a bocca piena di spaghetti e brodo di pesce.
”Merda se lo odio, quando fa così.” Mugugnò appunto il suddetto, arricciando il naso. Gli occhi azzurri si posarono sul coprifronte del suo compagno di squadra, posato la sera prima sul mobile accanto al lavello.
Inghiottì, e si lasciò sfuggire un sospiro.

 

But I won't run,
have to stare it in the eye.


 Inciampò un paio di volte, e lo stress applicato sulla gamba non fece altro che aumentarne il dolore.
E il dolore non fece che aumentare la frustrazione.
E la frustrazione…
… dannazione, è un ciclo senza fine.
La vita fa schifo, ufficialmente.
Svegliati. Stai bene no? Allora dovresti svegliarti.
Dieci minuti prima, si era seduto sul letto. Per dieci minuti, aveva atteso.
Lei ha atteso per tre anni.
Non deve essere così difficile, no?

A quanto pare, era peggio di quanto non si fosse aspettato. Dopo soli dieci minuti, erano entrate in azione l’ansia e la paranoia. E, soprattutto, la noia.
Stai bene. No?
Ti pare il momento per dormire? Io…
Dannazione, Sakura, sei insopportabile!

Le tende erano tirate, e nonostante il sole fosse ormai alto, la stanza era in penombra. Solo qualche raggio filtrava dalle tende, illuminando il pulviscolo che si aggirava, invisibile, nell’aria. Filtrava fino al letto, fino alla porta. Sulla foto che era ancora capovolta.

Aveva provato a distrarsi in qualche modo, ma la fitta alla gamba fungeva da repellente per ogni tentativo di alzarsi. E di prendere la stampella – Sasuke Uchiha con la stampella, ancora? Assolutamente no! – non se ne parlava neanche.
Alla fine, era rimasto a guardarla respirare, mentre dormiva.
Inspira, espira.
Inspira, espira.
Inspira. Espira.
Ben presto però, si era seccato anche di quel passatempo, e aveva scostato lo sguardo. Sul braccio che gli era stato donato di nuovo. Da lei.
E’ stata colpa mia, averlo ridotto a quel modo.
Più di un determinato numero di volte, il Chidori non va usato. Lo sapevo, io.
Me l’aveva detto, quell’altro tipo lì.
Ho tirato troppo la corda, perché non volevo ammettere davanti a lui di avere dei limiti.

E alla fine… non è servito a nulla comunque.

E lei arriva, e mi tratta come se non me la fossi cercata.
Ma cos’ha nella testa? Tutto quel sangue.
Non dovrebbe fare certe promesse, non ne vale la pena.
”Si è ridotta così per curartelo. Merda, credevo sarebbe morta sul posto.”
Non provarci mai più, razza di stupida.
Insopportabile, davvero.

Con la mano destra, dal polso fasciato, seguì quelle iscrizioni sul braccio, sfiorandole con l’indice. Era orribile, al tatto, quel braccio. Secco, le cicatrici si potevano sentire sotto pelle.
Ed il sangue non andava via, e restava lì.
Vedi a cosa è arrivata, per colpa tua? Non hai proprio considerazione per gli altri.
E’ sempre “Sasuke, Sasuke, Sasuke, Sasuke”.
Non esisti solo tu, al mondo, Uchiha.
”Non c’è bisogno di fare il melodramma, anche se so che ci provi dannatamente gusto a deprimerti.”

Non aveva più voglia di pensare, a dire il vero. Ben presto, anche quel passatempo lo aveva stancato. In un momento di ardita esplorazione dell’ignoto, si domandò vagamente se Orochimaru lo stesse cercando, o se lo avesse dato per morto, ormai.
Sicuramente quel Kaito lo era. Morto, insomma.

Non potè fare a meno di abbozzare una parvenza di ghigno sulle labbra pallide.

Non è tutta questa gran perdita. Era fastidioso, dopotutto.
Dannatamente fastidioso.

In fondo era colpa sua, no? Se non gli avesse detto di Itachi…

… non sarebbe tornato a Konoha.

Quel pensiero lo colse alla sprovvista, e riportò lo sguardo sulla ragazza che, ignara di tutta quell’attenzione, dormiva.
Non sarei tornato a Konoha.
… a casa.
Un tipo così fastidioso
merito suo?
Che lei…

 

Stand my ground, I won't give in.
…No more denying, I got to face it.

 

“… Sasuke-kun?”
A quel filo di voce, il ragazzo sobbalzò appena, battendo ciglio un paio di volte. I due occhi verdi erano socchiusi, velati dal telo del sonno. Lui non disse nulla, si limitò a crucciare la fronte, mentre lei tentava di alzarsi sui gomiti.
”Ah!” un lieve gemito le sfuggì dalle labbra, nel piegare il braccio destro, e ricadde stesa sul letto.
Sasuke sbuffò, sollevando gli occhi al soffitto.
”Stupida.” Commentò, scuotendo il capo.
Lei sorrise. “Ti sei svegliato, allora.” Mormorò, con voce assonnata.
”Se questo non è un tuo sogno, direi proprio di sì.” Replicò lui, secco.
Ma Sakura si lasciò sfuggire una risata sommessa, stanca. “Te l’ho chiesto, perché credevo appunto che fosse un sogno. Dovresti saperlo che ti sogno sempre, no?”
Ancora una volta, Sasuke decise di non risponderle. Ma si limitò a ricambiare il suo sguardo.
”Come va il braccio? Riesci… a muoverlo, vero?” riprese lei, con tono quasi timoroso.
Hai paura di non aver mantenuto la promessa?

“… si.”
”Grazie al cielo.” Ma non aggiunse altro. Sakura continuò a guardarlo, con quella strana luce stanca negli occhi. Quasi si aspettasse qualcosa. Da lui.
Già.

“No… non grazie al cielo. Grazie a te, Sakura.” Mormorò il ragazzo con tono piatto, di tutta risposta.
Lei sorrise,e quel sorriso si estese a tutti i lineamenti del viso.
… come negarlo? Quel sorriso.
Come negarlo?

“Ma non fare più una cosa del genere.” Concluse lui, scostando lo sguardo da quel sorriso.
Sorriso che in quello stesso istante, a quelle parole, si spense. Lasciando spazio ad un’espressione confusa.
”Sasuke-kun?”
”Cosa ti passava per la testa? Sei una tale stupida. Se tu non ce l’avessi fatta? Non voglio il tuo sangue sulla mia coscienza, Sakura…
[ Né tantomeno sul mio braccio ]
… Quando non pensi, sei insopportabile.”
Lei si limitò a battere ciglio, labbra socchiuse, sopracciglia appena crucciate.
”Non ne valeva la pena, rischiare tanto. Dovresti pensare a te stessa.”
”Ma io non sono come te, Sasuke-kun.” Replicò quasi infantilmente lei, accennando un sorriso.
”E smettila di sorridere così. Sono serio.”
”Anche io.”
Silenzio.
”Io… Non farò vedere a nessuno questo braccio. Non lo sapranno, comunque.”
”Scusami se non è perfetto. Ce la farai?”
”Ti ho già ringraziata.”
Non me lo far ripetere, eh?
Ritornò quel silenzio tranquillo, quasi rassegnato. Lei tentò di rialzarsi a sedere sul materasso, guardando basita il sangue sulle lenzuola, come se non fosse il suo. Sembrò ricordarlo qualche attimo dopo, perché scosto lo sguardo sul braccio fasciato. Fece per aprire le labbra, ma Sasuke la battè sul tempo.
”Non sono stato io. Naruto.”
”Oh.”

Da quel momento, la ragazza prese a fissarlo. Ma lui non disse nulla, fissando a sua volta il braccio. Ci sarebbe voluto tempo, per abituarcisi. Davvero.
Sentiva gli occhi di lei fissi sulla nuca. Con un sospiro, si girò ancora.
”Spiegami perché.”
”Come scusa?”
”Perché hai promesso. Perché ti fidi ancora. Perché sei qui. Spiegamelo. Ci ho pensato, ma non riesco a capirlo.”
Lei fece spallucce. “… Ti amo e lo sai, Sasuke-kun. L’hai sempre saputo.”
Lui scostò lo sguardo sul pavimento, e schioccò la lingua, gesto di stizza. “Ti ho già detto che sono serio.”
”Anche io.”
Sasuke scosse il capo, prima di voltarsi verso di lei. Sguardo vagamente esasperato.
Si che lo so. Come non saperlo?
Sei sempre stata qui, anche quando non ti conoscevo.
Anche quando eri una delle tante facce in una classe di mocciose.
Ma non hai risposto alla mia domanda, tu.

… perché?”
”Perché sono felice quando mi sorridi.” Rispose lei, tranquillamente, senza abbassare lo sguardo.
Dov’è la ragazzina che ho lasciato a casa? Quand’è diventata una donna?
Lentamente, un sorriso accennato si fece strada sulle labbra di Sasuke, che non aggiunse altro.

 

 

Won't close my eyes
and hide the truth inside.

 

 

“Esattamente, così.” Mormorò lei, con un fil di voce, seduta ed accucciata fra le coperte macchiate. Nonostante lui, ancora una volta, non avesse risposto all’ennesima dichiarazione d’affetto, lei continuava a sorridere.
Attese, in silenzio, una parvenza di risposta. Ma il ragazzo rimase in silenzio.
Alla fine, Sakura sospirò. “… eri preoccupato per me?”
”Si.”
”Mi dispiace.”
”… scusami. Se ho dubitato.”
Sakura sapeva che, quando parlava a monosillabi, era imbarazzato di ciò che stava dicendo. Sono cose che, con gli anni, si imparano. Quindi si limitò ad annuire e a sporgersi appena in avanti. Gattonando fino ad arrivare accanto a lui, sul bordo del letto, e sedersi lì.
Tranquilla, lo fissava. “Non importa, davvero.”
”Lo so. Con te non importa mai.”
”Pensi che qualsiasi cosa cattiva tu mi dica, non importi?”
”Si.”
”… forse hai ragione.”
Commentò la ragazza, prima di soffocare uno sbadiglio e poggiare la testa sulla sua spalla. Di tutta risposta, il ragazzo passò la mano buona fra i capelli di lei, in una carezza quasi rassegnata.
Lei, con gli occhi chiuse, sorrise, prima di abbracciarlo piano. Non con timidezza, piuttosto con timore che lui la cacciasse via. Ma non accadde.

Sei terribile, Sakura. Non dovresti esistere.
Cosa te ne dà il diritto?
Non volevo chiamarlo amore, io.
Perchè devi dare un nome a tutto? C’era davvero bisogno di dargli un nome?
Non lo voglio il nome, per ciò che mi ha fatto sognare di te, in questi anni.
Non lo voglio un nome, per il mio cuore che è rimasto qui da te.
Mi fa sentire terribilmente idiota, e non lo sono.
… Non credo di esserlo.
Non lo sono.

“Non è giusto però, così.” Mormorò invece, con un sospiro.
Lei si lasciò sfuggire un suono divertito dalle labbra chiuse. “Lo è mai stato?”

Allora…
… tu questo lo chiami amore.
Dopotutto.

Per quanto rimasero così, a sentire l’uno il respiro dell’altro, Sasuke non seppe dirlo.

 

If I don't make it…
… someone else will
stand my ground.

 

It's all around.
Getting stronger, coming closer
into my world.

 

“Fa male se faccio così?”
”Non proprio.”
”O è un si, o è un no, Sasuke-kun.”
Per una settimana, era rimasto chiuso nella casa degli Uchiha. Per una settimana aveva visto soltanto Naruto e Sakura, ed una sporadica visita da parte di Kakashi, che gli aveva arditamente proposto di dedicarsi alla lettura per vincere la noia [gli aveva persino proposto di prestargli “Il Paradiso della Pomiciata, volume 1”, cosa che aveva – non tanto gentilmente – rifiutato.]

Figuriamoci.

Ora, con il sole sorto da poco, Sakura gli stava controllando la gamba: una montagnola di bende era ammucchiata sulle lenzuola pulite del letto.
”Quindi, te lo chiedo di nuovo. Ti fa male, se faccio così?”
”No.”
”Stai mentendo.”
Sasuke sbuffò, sollevando lo sguardo al soffitto. Già il semplice fatto che le tende non fossero tirate, e che la piena luce del giorno entrasse nella sua camera, non predisponeva al meglio l’umore.
Quella notte, inoltre, aveva dormito poco.

Evviva la vita.

“Sto bene, Sakura. Smettila di essere così noiosa.”
”Non si mente al proprio medico.”
”Sakura-chan, che noia!” Naruto, poggiato allo stipite della porta, sbuffò. Espressione crucciata sul viso. “Daai, io e il bastardo lì abbiamo allenamento da fare!”
Sakura crucciò appena le sopracciglia, voltandosi verso Naruto con cipiglio severo. “Allora è per questo che insiste nel dire che sta bene?”
”Ma se dice che sta bene, sta bene no? Dai, tesoro, non essere paranoica. Non vedi che mi sta dimagrendo tutto? Sta perdendo l’allenamento. Il pugno che mi ha dato una settimana fa non mi ha fatto neanche il livido! Ha bisogno di fare un po’ di movimento, no?”
Sasuke, di tutta risposta, sbuffò. Probabilmente infastidito da quel commento.
”Ma se va in giro, gli vedono il braccio, Naruto. Possibile che non le capisci, certe cose?”
”Ma smettila, mica andiamo in piazza a fare allenamento! Ce ne stiamo tranquilli e buoni. E poi, porta le maniche lunghe. E come se non bastasse, nel gruppo di case degli Uchiha c’è anche un dojo, ne Sas’ke?”
”Non vorrai andare lì, idiota. E’ pieno di polvere e ragnatele ovunque.” Borbottò l’altro ragazzo, aggrottando la fronte.
”Come se fosse una questione vitale! Dai, Sakura-chan, la sua gamba sta benone! E’ una settimana che cammina senza stampelle.”
”E che, puntualmente, cade.”
”E’ perché lo tieni chiuso qui nella teca di vetro. Manco fosse un trofeo. Mo-vi-men-to! Esercizio! Ecco cosa ci vuole!”

“Non è che stai parlando troppo con Lee, Naruto?” la ragazza sospirò e scosse il capo, riportando lo sguardo sul ragazzo seduto sul letto. Sasuke si limitò a guardarla dal basso, con espressione seccata.
Infine, alzò le mani, in gesto di resa. “Ah, fate come volete! Che mi preoccupo a fare? Anzi, che parlo a fare? Quando vi mettete, tutti e due, siete così…”
”… bambini?” offrì il suo sostegno Naruto, con un ghigno a trentadue denti.
”Esattamente. Allora, io vado all’ospedale da Shizune. Naruto, se gli rompi solo un mignolo, sei morto.”
”Ed ovviamente, se Sasuke mi spezza la schiena o mi causa un trauma cranico, non succede nulla.”
Sakura non rispose, ma si limitò a schioccare la lingua e dirigersi verso la porta, con aria esasperata. L’Uchiha la seguì con lo sguardo, lieve sorriso di sollievo sulle labbra.
La ragazzina… non è scomparsa del tutto.
Sakura chiuse la porta alle sue spalle, con un sospiro. Che presto si trasformò in un sorriso.

 

I can feel
that it's time for me to face it
can I take it?

 


”Quando ci si mette, Sakura-chan è terribile, davvero. Su, tu: alza quel culo e muoviti.” Incitò Naruto, battendo le mani e facendo qualche passo in avanti. Con un sospiro, Sasuke si alzò dal letto, passando una mano fra le ciocche disuguali che coprivano appena la ferita sulla fronte, quasi rimarginata: ormai solo un segno, di cui forse sarebbe rimasta la cicatrice. Ciocche tagliate alla meno peggio proprio a causa di quella ferita.

Orochimaru non l’avrebbe presa bene, tutta questa faccenda.
Naruto non aveva esitato a ricordargli che sembrava assolutamente ridicolo, conciato a quel modo. Sasuke gli aveva risposto di farsi una dose di affari suoi, ed il discorso era caduto lì.
”Terribile, si.” Rispose comunque, forse un po’ troppo in ritardo. Naruto inarcò un sopracciglio.
”Sakura? Certo che lo è. E’ una despota, mi fa paura, eccetera, eccetera … Ora muoviti, o qui facciamo la muffa.
Cioè, fai la muffa. Sono in forma, io.” 
”Dacci un taglio.” Sbottò il moro, massaggiandosi la tempia, e sorpassandolo verso la porta. Naruto alzò gli occhi al soffitto, prima di seguirlo nel corridoio in penombra. Sasuke, per puro riflesso, volse lo sguardo verso la camera poco più in là, la cui porta era chiusa. Come sempre.
”Siete entrati anche lì, voi?” domandò soltanto, senza voltarsi, riprendendo a camminare.
Naruto battè ciglio una, due volte, prima di capire di cosa stesse parlando.
”Ah, lì ? Ho solo aperto la porta, ho visto lo stato in cui era ridotta, e ho pensato che ti piacesse tenerla così. Strani gusti, tu. Anche se Sakura voleva organizzare una spedizione per disinfestarla.
Perché?”
”Nulla, nulla. Muoviti.”
”Senti chi parla.” Sbuffò Naruto, giungendo le mani dietro la nuca. Sulla soglia attese che Sasuke si infilasse i sandali.
Ad operazione compiuta, lo sorpassò, aprendo la porta e guardandosi attorno.  Sasuke arricciò il naso, tirando la manica lunga a coprire il braccio, marchiato dal sangue di Sakura. Maglietta, effettivamente, due volte più grande del necessario, che gli ricadeva sulle spalle.
”Vedi di non romperti nulla prima di arrivare al dojo, eh Sas’ke?” commentò Naruto, con quel sorriso infantile.
”Ti piacerebbe, idiota.”
”A dire il vero, no. Chi la sente Sakura, poi?”
Tuttavia, nonostante la prospettiva di un po’ di movimento, il suo umore non accennò a migliorare.

 

[ Though this might just be the ending
of the life I held so dear:
but I won't run, there's no turning back from here. ]

 

 

Si comportano come prima. E’ un bene, no?
In realtà, a Sakura dava fastidio. Che non fosse più l’unica a tenere a lui. Ma ignorò quel sentimento infantile.
Lui non lo vuole dire. Ma si preoccupa per me, e mi vuole bene. Ed io lo so.
Potrebbe anche dimostrarlo più apertamente, certo.
Ma non sarebbe più Sasuke-kun, no?

Lui sa che io so. Ha solo…
… bisogno di tempo, tutto qui.
Non è mai stato bravo con le persone, lui.

Avanzò sulla strada acciottolata, mani giunte dietro la schiena, occhi verdi rivolti verso l’alto. Il sole non era caldo, essendo ormai autunno inoltrato. Ma era luminoso, e c’era un bel vento.
Era una giornata tranquilla, eppure lei non lo era affatto.
Non riusciva a sentirsi in pace con sé stessa, e a dire il vero… era sicura che Sasuke e Naruto non avrebbero dovuto allenarsi, quel giorno. Era troppo presto per Sasuke.
Potrebbe farsi di nuovo male.
Ma non è fatto di vetro, Sakura. L’hai visto debole, ma lui non lo è.
Dovresti saperlo.

Deglutì. Arrestò il passo, e si guardò alle spalle. Ansiosa, stranamente agitata.
Ma Naruto e Sasuke non erano ancora usciti di casa. Con un sospiro rassegnato, oltrepassò i cancelli del Clan Uchiha, inoltrandosi per le strade di Konoha, verso l’ospedale.
Il Clan Uchiha si trovava in una zona periferica del Villaggio della Foglia, e sapeva di dover camminare un bel po’.
Volendo, avrebbe anche potuto correre. Ma…
[… ricordi la favola della tartaruga?]

… non si affrettò affatto, intonando piuttosto qualche nota, in una melodia messa insieme sul momento. Ancora una volta, i suoi piedi presero inconsciamente il percorso che, attraverso il parco, passava da casa di Ino, fino all’ospedale.
… non le ho ancora detto nulla…
”Faccio il tifo per te, comunque sia.”
Ed io ancora non le dico nulla. Mah.

Forse dovrei fermarmi da lei… dovrei?

Ma non era tranquilla. Non era affatto tranquilla.
Attribuendo la colpa a Sasuke
[… e a Naruto che gli mette strane idee in testa, quel deficiente…]

deglutì, e continuò a camminare.

Ignara di due paia di occhi che, con interessato distacco, avevano iniziato a seguirla in ogni suo movimento.

 

All I know for sure is I'm trying…
I will always stand my
ground.

 

 

Naruto parò il primo pugno sinistro [troppo debole], il secondo destro, ma non fu abbastanza concentrato da evitare anche il calcio che il suo ex-compagno di squadra mirò al fianco. Spostato dall’urto, frenò la caduta appoggiando la destra a terra, e ricambiando la cortesia con un altro calcio, questa volta mirato al petto di Sasuke.
Quest’ultimo lo schivò di un pelo, ma si sbilanciò troppo, esitando nell’equilibrio.
Il dojo era nelle condizioni previste da Sasuke. Strati su strati di polvere, sangue che si poteva scorgere fra le fessure di un tassello di legno e l’altro, ragnatele, una finestra dall’imposta rotta. Una parete, a destra, sembrava essere stata bruciata, ed aveva intravisto un paio di scarafaggi zampettare indisturbati nelle loro tane. Ma Naruto aveva fatto spallucce, con la solita espressione da “Meglio di niente.”

Sasuke si era adeguato, e l’aveva attaccato.
Ora, si poteva dire stessero più o meno in parità – e l’Uchiha era sicuro che il compagno di squadra si stesse trattenendo, per via delle minacce di Sakura.
Come può far paura, una ragazza. E’ qualcosa di totalmente irrazionale.

Vide con la coda dell’occhio Naruto che eseguiva i sigilli per la Kage Bushin no Jutsu, e poggiò il gomito sinistro a terra, pronto a darsi lo slancio per rialzarsi e contrattaccare…
… ed era Kakashi-sensei, quello che si era appena affacciato alla porta?
Naruto si bloccò sul segno del Cane, battendo ciglio. Sasuke si bloccò con il braccio sinistro poggiato per terra, gambe leggermente piegate.
Yo.”

Merda.
Naruto sembrò pensare evidentemente la stessa cosa, dato che si fiondò dal maestro, quasi volesse ostruirli la visuale dell’altro compagno di squadra. Ma, ormai, era troppo tardi.
Il braccio. Merda.
Sakura non c’entra niente, niente. Negalo.
Qualunque cosa dica, negalo.
Ma certo che la vita, quando decide di…
”Bel braccio, Sasuke-kun. Finalmente ci decidiamo a mostrarlo al mondo?” Commentò il maestro, con la solita espressione serafica sul volto. Sasuke battè ciglio, stavolta imitando Naruto.
E fu proprio il biondo, qualche attimo dopo, a protestare.
”Ma che, sensei, lo sapeva mica…?”
”Mh, chissà. Sono venuto a trovarti, no?” Mormorò pacato Kakashi, abbassando la voce sulle ultime sillabe, che sfumarono nella gola. La sua attenzione sul ragazzo che si era sistemato seduto, in una posizione più comoda, sul pavimento: ragazzo con un’espressione tremendamente seccata sul viso.
”Ah, non fate altro che sottovalutarmi, voi tre. A me non importa quello che state combinando, davvero. Finché non fate idiozie. Ed appunto per questo, a quanto pare, l’Hokage ha fatto bene a mandarmi qui, eh? Quella donna è veramente inquietante.”
Riprese il maestro, con un sospiro. “Dov’è Sakura? Non era con voi, colei che muove tutte le stringhe nel buio?”
Sasuke sbuffò a quel commento, scostando lo sguardo verso la finestra rotta.
Tanto per un allenamento, eh.
”Sta andando all’ospedale da Shizune.” Replicò invece Naruto, espressione vagamente perplessa sul volto. “Insomma, chi stai cercando?
Sakura-chan o questo qui?”
”Tutti e tre, a dire il vero. Sakura perchè si ritrova, suo malgrado, nella squadra sette, tu perché in fondo riguarda te, e Sasuke perché potrebbe farsi venire la felice idea che riguardi lui.”
”Insomma, che c’è?”
”Due individui non identificati, con la divisa dell’Akatsuki, sono stati avvistati nei pressi di Konoha. E tu, Sasuke, hai l’ordine di non muoverti di qui. Non ci penserai tu. Probabilmente, stanno cercando te, eh Naruto?”
Si interruppe, osservando entrambi i ragazzi. Naruto con espressione imbronciata sul viso, Sasuke con gli occhi sbarrati. Il jounin sospirò, scuotendo il capo.
”Ora, vi devo accompagnare mano nella mano dall’Hokage, o fate da soli, cosicché io possa andare a cercare la ragazza indifesa del gruppo?”
Naruto fece per schiudere le labbra in una risposta, probabilmente non troppo gentile. Ma fu interrotto da Sasuke che, spingendolo da parte, oltrepassò prima lui, poi Kakashi.
L’occhio del maestro lo seguì allontanarsi verso l’entrata, con la solita espressione annoiata.

”Incredibile come non mi ascolta mai fino alla fine. Questo non fa di lui il migliore degli allievi, davvero.”
Sbuffò, prima di corrergli dietro.
Naruto si limitò a seguire i due, più che altro perché pronto ad affrontare la sfida.
”Devono smetterla, dannazione!”
Sapeva che, ogni giorno, Konoha era in pericolo per via dell’Akatsuki. Poteva esserci un attacco da un momento all’altro, come al Villaggio della Sabbia. A causa sua.
”Sarà la volta per farla finita, eh?”

 

 

Stand my ground, I won't give in… (I won't give in!)
I won't give up… (I won't give up!)
… no
more denying, I got to face it.

Won't close my eyes and hide the truth inside.
If I don’t make it, someone else will…

 

 

Era ancora poco più dell’alba, ed alla voce maschile, la ragazza arrestò il passo.
”Ehy, Itachi…? Quella non è la ragazzina in squadra con la volpe a nove code?”

 

 

… stand my ground.

 

 


 

A/N: ora, ci chiederemo… è una situazione principe e principessa? Eh, boh. Ripeto che non mi piacciono, ma chissà [direi che è un "no, non lo sarà". La storia va avanti così, ormai, da sola. Per quel che riguarda le condizioni effettive di Itachi, prossimo capitolo, ne?
Prometto che non sarà clichè, fino alla fine. Spero.
Che cavolo di capitolo lungo!
Kakashi sa, ma finchè non fanno casini, per lui va bene così. Perché? Ricordiamo le parole di Obito, prese in prestito poi da Kakashi? “Chi non rispetta le regole è feccia, ma chi abbandona i suoi compagni, è feccia della peggior specie.”.
In un suo modo del tutto personale, Kakashi è fiero di Sakura, che ha applicato perfettamente quel piccolo pensiero. E finché Sasuke non fa idiozie – e sappiamo tutti che ha una certa tendenza al merito – va tutto bene. Spero di essere riuscita a tenere Kakashi IC, dato che non è che sia così familiare nello scriverlo. Sakura e Sasuke progrediscono piano, mh. Tutta colpa di Sasuke suppongo. Sisi, colpa sua. Sempre. Mai mia >_>

Naruto IC? Boh. Questo capitolo mi ha divertito, soprattutto la prima parte.
Inoltre, chiedo parere sulle scene d’azione. Perché sinceramente è la prima volta che ne scrivo una, e sapete com’è >_>” Inoltre, mi scuso per il ritardo. Ma almeno è lungo il capitolo XD
Spero apprezziate! Hola! ^o^

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Capitolo 10
*** IX - Nightmare. [Sakura] ***


Nuova pagina 1

A/N:

-         Esattamente, direi che l’idea di maturare per “riflesso” rende abbastanza bene il concetto. Se deve avere a che fare con gente che è maturata, non può restare indietro, no? Nyah! [Sasuke non conta, dopotutto. Mica matura lui, ecco. Speriamo di riuscirlo a farlo maturare un poco…]

-         La Sakura è quella del Post-timeskip, l’avevi presa bene XD

-         La dea della fortuna di Konoha? Oddio… Perché, ne hanno mai avuta una? X°°D Mi limito a quotare Sasuke: Quando la vita ci si mette… Mai insultare la vita. Mai. Potrebbe offendersi XD

-         Più che complesso, direi che Sasuke Uchiha è complessato, ecco. [La bambola gonfiabile di Itachi la prenoto io o.ò” Insieme ai gatti marci.]

-         Per Miyu ed Ery… Erica vince un esemplare della bambola gonfiabile di Itachi X°°D O punchingball stile Sasuke. A sua scelta XD

Uhm. Allora, tengo a precisare che questo capitolo è abbastanza crudo. Molto crudo. E’ nominato Orochimaru, il che mi sembra [solo questo dovrebbe essere un warning, a parere mio. Brr…].
Quindi, tanto sangue e pochi pensieri carucci. Piace? Non piace? Vabbeh, pace. Possiamo dare il via alla seconda parte del festival del macabro! Si aprano le danze! [Nessuno ti batterà mai in questo campo, L.A.D.L+ASJSDJETCET Amora! °_° Io mi diletto, la maestra sei tu *_*]
Song:  “ Nightmare – M.S.G. ”

E già il titolo della canzone usata… Gh. Diamo il libero sfogo alla pazzia!

Mi scuso per la scena d’azione, che avrebbe potuto essere migliore. Ma non rientra esattamente nelle mie abilità.

Nella scena di botte ci sono parti  mancanti, causa il punto di vista di Sakura. Verranno implementate nel prossimo capitolo [purtroppo.]  XD

 


 

Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Un punto debole.
[Se non ce l’ha, crealo tu.]

Itachi non aveva un punto debole, non lo aveva mai avuto. Itachi era stato il Dio attorno al quale la sua vita, da piccolo e fino a quel momento, aveva orbitato.
Itachi, ai suoi occhi, era sempre stato perfetto. Immutabile e perfetto.
Una costante nella sua vita, una costante di cui voleva liberarsi, in qualunque modo.
Ma Itachi era come Dio…

                                                           [Allora perché sanguini?]

… un Dio che, ora, aveva un punto debole.

[La tua spalla sanguina, la tua spalla brucia. Concentrati su quella spalla Uchiha, staccagli il braccio se è necessario: è un punto aperto. Puoi fargli male.
Perché lui non è un dio. Non lo è mai stato.]

Si rialzò, spostando lo sguardo dalla Kusanagi a terra fino alla spalla di lui. Il polso destro, come prevedibile, era slogato. La mano la muoveva appena.
Ma che importava?

Gli Sharingan bruciavano negli occhi. Il segno bruciava sul collo.
Era vivo. Questo bastava.

[Spalla. Obiettivo. Bersaglio.

Sei mio, oggi.
Oggi sei mio, Itachi.

E sei morto]

Ancora una volta, il chakra si andò a concentrare in uno sfrigolio nella mano sinistra. Ancora una volta, il ragazzo partì alla carica, chino in avanti, volto contratto.

Non pensava. Non pensava mai in questi casi.

Era l’odio, a pensare per lui.
[L’odio? Davvero?]

“Chidori!”

 

IX – Nightmare.

 

Nightmare, lying here in the dark.
… Scared, like my dreams made their mark…
I wonder…

 

Sasuke-kun le dava le spalle, come aveva sempre fatto fin da quando erano bambini.

Le dava le spalle, e lei lo chiamava. Lei, a gran voce, gridava, nell’aria che non esisteva.
Perché lui era coperto di lacrime nere, lui le dava le spalle e non la sentiva.

C’è qualcosa di sbagliato.

Sentì mancarle il respiro, sentì la paura, il panico di quel giorno. Sentì il cuore accelerare il battito, il respiro affannarsi.
Perché quello non può essere Sasuke-kun…”
Gli corse incontro, e l’aria era rarefatta, i suoni ovattati e rifranti da un’eco invisibile.

A qualche passo di distanza, Sasuke-kun si voltò verso di lei. Come se, dopo tutte quelle grida, l’avesse sentita solo adesso. “Sasu…”…ke-kun?

Si fermò. Si zittì. La ragazza si zittì, affondando le unghie nel palmo della mano, stringendo quel pugno vicino alle labbra, occhi sbarrati, labbra tremanti. Sasuke-kun?

Due occhi dorati la fissavano, dietro il viso di Sasuke-kun. Viso che si stava sciogliendo, come una maschera di cera, su occhi dorati. Occhi dorati da serpente, che per mesi avevano occupato i suoi incubi. Che recentemente erano tornati ad occuparli.
Non…
            Non può…

La pelle cadeva a pezzi sul volto scheletrico, contratto in quel sorriso folle che aveva avuto quel giorno. Quando per la prima volta si era svegliato, dopo che Orochimaru…

C’è qualcosa di sbagliato… C’è…

C’è…
Sasuke-kun…? Sasuke-kun?

“Sorpresa, Sakura-chan.”
La voce di Orochimaru, la voce del serpente, una voce che non apparteneva a Sasuke-kun era appena uscita dalle labbra di cera di Sasuke-kun.
Sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime, l’aria inesistente non arrivare più ai polmoni. Era paralizzata, respirava a fatica, le sue gambe, l’intero corpo tremava.
Come quel giorno, dopo averlo guardato negli occhi…

Un singhiozzo, due, mentre quella… quella cosa si avvicinava a lei.
Due passi lontana. Un passo.
Era lì.

Non riuscì ad emettere un suono, sentendo le dita fredde di Sasuke-kun – non è Sasuke-kun! – sulla gola, nel vedere quel sorriso così sbagliato sulle sue labbra che stavano perdendo forma, quella luce di follia nella pupille da serpente.

Le dita della mano le si serrarono sulla gola, tagliandole via la poca aria che era riuscita a respirare in quell’atmosfera malsana. Boccheggiò, senza emettere alcun suono, le lacrime mute che solcavano il viso.

Le gambe cedettero, e non riusciva a respirare, stava affogando…

Affogo, e non sono le lacrime, è Sasuke-kun…

… non è Sasuke-kun!
Ed io soffoco perché lui non è lui e mi ha ingannata e non respiro e mi dispiace perché era troppo tardi Sasuke-kun mi sono lasciata ingannare e mi dispiace perché ormai tu non ci sei più ed io non ci sono più non ci siamo più ed è tutta colpa mia mia mia miamiamia
Midispiacemidispiacemidispiace

Lui era sopra di lei, e lei era in ginocchio. Verde nell’oro, le pupille di lei dilatate, ed i polmoni reclamavano disperatamente aria che non poteva più arrivare.
Lui continuava a sorridere, mentre la faccia di Sasuke-kun ormai cadeva a brandelli, a pezzi. Lentamente, si scioglieva e colava su di lei.

E’ tutto sbagliato…

La stretta si strinse, ed il collo si spezzò con un rumore innaturale.

Lei continuava a piangere.

Ma era già morta…

…Sasuke-kun le dava le spalle, come aveva sempre fatto fin da quando erano bambini.

Le dava le spalle, e lei lo chiamava. Lei, a gran voce, gridava, nell’aria che non esisteva.

Non esisteva. Non esisteva.
E lei era morta.

Sasuke-kun le dava le spalle, come aveva sempre fatto fin da quando erano bambini.

Le dava le spalle, e lei lo chiamava. Lei, a gran voce, gridava, nell’aria che non esisteva…

                                                                                                                      … Non…

E’ tutto sbagliato! Lui è… lui è…

 

 

Dreamer… always alone.

 

 

Dopo aver sentito la voce maschile, si era fermata e si era voltata. A quell’unico richiamo per la sua attenzione: la volpe a nove code.
Istintivamente, nel voltarsi, aveva estratto il kunai dalla cintura dove lo aveva tenuto stretto fino a quel momento.

Davanti a lei, la prima cosa che aveva notato fu quell’ombra di Sasuke, così simile ed eppure così diversa. Altrettanto, però, malridotta.
Aveva visto troppe foto nella casa di Sasuke-kun, per non poterlo riconoscere.

“Itachi Uchiha.” Aveva mormorato a quel punto, affondando il canino nelle labbra, posa sulla difensiva.

… deve essere la fine, mh.

Il giovane uomo non la stava degnando di uno sguardo – tipico degli Uchiha, apparentemente – piuttosto gli occhi seccati, neri come la pece, erano fissi sull’altra persona accanto a lui.
Persona che aveva una carnagione malsana, come se fosse stata immersa nell’acqua, e lì dimenticata.

“Ne, Sakura-chan, poi c’era questo tipo che, giuro, sembrava un pesce! Ti dico che è così!”
”Ma smettila…”

Ma ora, c’era solo silenzio.
”E’ lei, no?” aveva ripetuto l’uomo, mano stretta sull’elsa dello spadone che portava sulla schiena.

Pesce fuor d’acqua. Cosa vogliono?
Volpe a nove code… Non possono…

La ragazza aveva stretto la presa sull’arma a lama corta, ed aveva schiuso le labbra per parlare. Ma l’Uchiha, l’altro Uchiha l’aveva preceduta, con tono tranquillo. Forse con un fondo di irritazione – impossibile dirlo.

“… Non importa. Non siamo qui per lei, Kisame. Non abbiamo tempo da perdere.”

“Il kyuubi, certo. Sono sicuro che lei lo sa, dov’è. Non è vero?”

“Non abbiamo certo bisogno di chiederlo a qualcuno come lei. Non avresti nemmeno dovuto parlare.”
L’Uchiha maggiore aveva a quel punto voltato loro le spalle, con serafica tranquillità, calandosi appena il copricapo sulla fronte, ad oscurare il viso.
Solo allora Sakura si era accorta della mano. La mano che, dal colorito, sembrava una cosa morta, pallida, quasi lasciata lì a marcire. Da medico, o apprendista tale, si era data una sola risposta.
Il sangue non circola bene.

“Non ce l’ho fatta.”
E’ così che ha detto Sasuke-kun. Quello lì il braccio non dovrebbe riuscire a muoverlo.
Perché ci riesce?

“Ora l’Hokage saprà di noi. Sempre che non ne sia già a conoscenza.” Un sussurro, vagamente minaccioso. Sakura era rabbrividita, ma l’altro uomo – Kisame, lui era scoppiato in una risata. E le aveva donato il profilo grottesco di creatura marina, mentre con lo sguardo aveva seguito il compagno.
”Tanto vale chiederlo a lei, no? Certamente lo saprà.”

L’altro aveva continuato a camminare, Sakura aveva notato, strascicando appena la gamba sinistra. Così fieramente, che lei non se n’era quasi accorta.
La ragazza aveva serrato le labbra, nell’osservare quella schiena voltata allontanarsi.

Come sempre. Basta. Basta!

Lo sguardo fisso sul punto in cui avrebbe dovuto essere quel braccio, sotto la cappa nera e rossa.
”Fermi! Credete per caso che vi lascerò vagare così per Konoha? Siete ricercati.”
L’uomo che le aveva donato il profilo scoppiò a ridere, di nuovo. “E cosa credi di fare, contro di noi? Scappa via, oggi che puoi.” Aveva accennato a girarsi, a seguire l’altro.
 Sakura aveva sentito il panico mischiarsi ora con la rabbia, con un assurdo istinto di proteggere il suo compagno di squadra, che sicuramente era più forte di quando non lo fosse lei.
Le mani le tremavano. L’intero corpo le tremava. Era irritata, era…

Basta, basta, basta! Perché li tormentate sempre?
Perché ce l’avete con noi, dannazione?!?

Sta tutto tornando come prima, ora…
Stiamo tornando a tre anni fa, ora…
Dovete smetterla, smetterla…
… perché Kakashi-sensei ha detto che sono io, a tenere unita la squadra…
… voi dovete smetterla…
Basta!

”Non voltatemi le spalle!” aveva gridato, ed aveva attaccato Itachi Uchiha.

Nel momento in cui lo aveva visto evitare quell’attacco con un semplice movimento distaccato, nel momento in cui aveva visto quegli occhi rossi… aveva saputo di aver commesso un errore.

Un grosso errore.

Da sola. Forse, uno contro uno, avrei potuto sperare di farcela – senza riuscirci.

Non era solo progredita nel campo medico – Naruto le aveva fatto gentilmente notare che era diventata fin troppo fisicamente forte per i suoi gusti- poteva farcela, e doveva farcela. Ma Itachi Uchiha, pur in svantaggio, aveva evitato ogni colpo diretto. Con il kunai era riuscita a sfiorargli il viso, il braccio malato.

Non c’è alcun onore, in tutto questo.

Aveva tratto sangue, ma non l’aveva colpito.

Perché per chi vede ogni mio movimento, tutto questo è nulla…

Poi, alle spalle, era stata colpita violentemente alla schiena, un rumore agghiacciante di ossa che si storcevano. La vista le era mancata, si era ritrovata a terra prima di sapere come.
Perché lei era sola, loro erano in due. Perché lei si era fatta prendere dal panico…

… e loro non hanno bisogno di me che li proteggo.

Si era sentita sollevare dalla collottola del vestito, aveva sentito qualche parola da parte dell’uomo simile ad uno squalo, ma non aveva capito nulla. Aveva sentito la sua risata, ma era ovattata dal rumore sordo del dolore, sulla schiena.
Poi, aveva visto degli occhi rossi in quella foschia di sensi.
Ed era annegata in quel sangue.

 

 

Lost in a part of myself I can't find anymore.
I wonder… if it's gonna end tonight…?

 

 

Ed ora, aveva la vista sfocata dalle lacrime, la gola le faceva male come se avesse gridato per ore.
Quando non era neppure riuscita ad emettere un suono.
A chiamarlo per nome – Con che nome? Con che nome? Non era lui, non era lui, era…

Sasuke-kun, mi dispiace, Sasuke-kun, era troppo tardi e non eri più tu…
Tutto questo tempo, e non eri più tu…
Sasuke-kun… Mi… mi…
Mi dispiace, mi dispiace…
M i  d i s p i a c e  . . .

Sapeva di essere morta, ma non riusciva a frenare le lacrime. Il suo corpo – morto? – era scosso dai singhiozzi irrazionali, dai singhiozzi spaventati, dai singhiozzi disperati. La schiena le bruciava, le faceva male. Sanguinava, anche se il cuore non batteva più. Sapeva che non batteva più.

Non è giusto, non è giusto, io… Sasuke-kun… io…

Non si era neppure accorta di essere ancora in piedi, quando si sentì cadere a terra, erba fresca di rugiada sulla pelle scoperta. Profumo di natura nelle narici, premute contro la terra umida.
Ma lei doveva essere morta, lo era, ed ignorò tutto.

E’ colpa mia, troppo tardi io… Noi… troppo tardi, era tutto troppo tardi…
Io… io…

Sentiva il corpo tremare, e non era normale. Aveva gli occhi aperti, e vedeva sfocati i fili d’erba muoversi sotto il filo di vento, e nulla aveva senso. Scossa dai singhiozzi, vide la luce oscurarsi davanti a sé. Un ombra nera e rossa ondeggiarle davanti, quasi irridendola.

Un piede le spinse la guancia contro la terra umida, graffiando la pelle. Ancora una volta, sentì l’aria mancarle

Quando ho ripreso a respirare? Come posso riprendere a respirare?

Nel suo campo visivo comparvero quei due piedi dalla carnagione malsana, livida.

“Ne, Sakura-chan, poi c’era questo tipo che, giuro, sembrava un pesce! Ti dico che è così!”
”Ma smettila…”

Li ho già visti, io…

Era morta, eppure continuava a sentire le voci, a vedere l’erba, a sentire il profumo di terra bagnata. Quante volte era morta? Quante volte? Si muore una volta sola…

Sasuke-kun…

“Smettila. Andiamo via.”
”Itachi, non sei di buon umore, oggi.”
”…”
”Ma quando mai. Che crudeltà, l’avevo già sistemata io. Andiamo, si.” Sospirò la voce più usata delle due.
E lei, per terra, in un tumulto di singhiozzi, tremava.

Perché le era piaciuto, per un attimo, essersi sentita utile.

… ma lui non c’è ed è tutta colpa mia…

Il volto venne premuto più forte contro la terra del parco e lei, nonostante fosse morta, non riuscì più a respirare. La vista si oscurò fra le lacrime di stizza e di dolore, di disperazione. Serrò gli occhi.

Sono morta, perché non posso andar via?

 

I can't sleep alone anymore…
I need you here with me.

Even though I closed all the doors,
there's somethin' holdin' me.

 

“Sakura-chan? Sakura-chan, rispondimi. Per favore, Sakura…”

Affioro.

                                                                                                          Affioro.

                                               Affioro.

 

A malapena riuscì a socchiudere gli occhi di quel corpo che si rifiutava di obbedirle. Ma non vide nulla, se non l’azzurro cielo. L’azzurro cielo batté le palpebre, e disse qualcosa.
Voleva dire che non capiva, ma dalle labbra non uscì un suono. Le stesse labbra non si muovevano.

“Sakura-chan? Ti sei svegliata? Cosa…”

Ma lo sguardo era ricaduto più in basso, assieme al viso, a sfiorare l’erba umida di rugiada. Respirava.

Affioro e respiro.

Sentì qualcuno scuoterla, ma non riuscì a dire che stava bene, che non c’era bisogno di fare così, che così le faceva male. Qualche ciocca le ricadde davanti al viso, ma non riuscì a sollevare la mano per scostarla.

Muoviti. Muoviti! Parla… Devi dire che Sasuke-kun…
Che lui…

Poi, gli occhi fissi scorsero per un attimo la figura di Kakashi-sensei, che più in là era appena stato colpito al petto da una spada fasciata

L’ho già vista…

… e si sarebbe lasciata sfuggire un richiamo all’attenzione, lo spavento per il sangue che sarebbe dovuto scorrere, ma Kakashi-sensei non c’era più. Legno caduto per terra, al posto del sangue, e lontano dal suo campo visivo.
La voce, vicino a lei, continuava a parlarle.

“Sakura-chan, cazzo, rispondi!”

Ma lui era lì. Lui le dava le spalle, inginocchiato per terra, lontano. Riusciva a scorgerne il profilo contratto, lo sguardo quasi folle negli occhi rossi. La sua mano di lacrime nere teneva stretta quella dell’altro Uchiha

Ma Sasuke-kun non è…

… ed entrambe formavano un segno che, da quella distanza, lei non riusciva a scorgere.

… il serpente ha morso Sasuke-kun. Lui non è Sasuke-kun, ma…

“ E cosa vorresti fare?”
”… ucciderti, questa volta.”
” Come ogni volta, del resto.”

“ Non c’è possibilità d’errore, questa volta…”
” E’ difficile crederti, dopo questi anni.”
” …
Sōjasōsai no Ju…”
Il discorso, fatto di sibili soffocati fra i due, venne coperto da un’esplosione fuori dal suo campo visivo, vampata di fiamme e di calore, la voce indistinta di Kakashi-sensei, la risata dell’uomo marino.

Naruto le si parò davanti, e la sua vista fu coperta dalla giacca arancione di lui, che la sollevò per allontanarla.
Spostati.
Spostati.
SpostatispostatiperchèSasuke-kun…
… stupido, stupido, stupido, perché non vai ad aiutare Sasuke-kun?

Non un suono uscì dalle sue labbra, nell’aria bollente, che ora era stantia dell’odore soffocante di foglie bruciate. Voleva tossire, voleva alzarsi, voleva vedere Sasuke-kun,

che non era Sasuke-kun

aiutarlo, ma non riusciva a muovere un muscolo. Il suo corpo, paralizzato dal colpo violento dietro la schiena, indebolito da tutte le volte che era morta, si rifiutava di obbedirle.
Poi, sentì l’urlo di Sasuke-kun, di dolore, di stizza, di rabbia. Un’imprecazione soffocata.

 

Never Ending Nightmare…
Always there instead of you.
Never Ending Nightmare,
no escape this time from you.

 

Naruto, a quel grido, e si era voltato.
Ma ancora, ancora le stava davanti, ancora le impediva di vedere…

Spostati Naruto, Sasuke-kun, lui… gridò, ma non uscì un suono dalle sue labbra, il respiro si fece più affannato nel vedere gli occhi azzurro cielo di Naruto sbarrati, occhi che vedevano qualcosa che le era negato.
Va’ ad aiutare Sasuke-kun…

Vide Naruto boccheggiare, sillabare qualcosa di tremendamente simile al nome del loro ex-compagno di squadra, che avrebbe dovuto ancora esserlo, lo vide voltarsi verso di lei, con quegli occhi sgranati.

Così, voltato, vide la schiena di Sasuke più vicina a loro, quasi fosse stato respinto via, col capo chino, le mani serrate sul viso. Sottili imprecazioni, mentre, instabilmente, si stava rialzando.
Non lo vedeva in viso. Ma Naruto lo aveva visto.
E lei lo vide schiudere le labbra, esordire “Sakura-chan, qui stai al sicuro, io vado da…”
”St… Stanne fuori, Naruto. N-non ti allontanare da lei!” arrivò mordace la risposta dell’altro ragazzo, ansimante, tremante, che le donava la schiena.

Smettila di essere così stupido, Sasuke-kun… cosa… cosa…?

Naruto non rispose, ma Sakura vide i suoi pugni stretti, vicino a lei, tremare.

“Merda, Sas’ke…”
”E’… è la mia battaglia... e tu, tu non c’entri niente, lei non c’entra niente, voi non c’entrate niente, Konoha non c’entra niente. E’ mia. E basta.”
”Sono… sono anni che lo ripeti. Eri arrivato al suicidio? La conosco quella tecnica.”
”Sta’ zitto. Sta’ zitto e muori. Cazzo, stai zitto e muori!”

Abbassò le mani, e Sakura vide il sangue

troppo

gocciolare copioso dal palmo macchiato dal segno nero, dal palmo che aveva tenuto premuto contro il viso.
Ma non si mosse nessuno. Vicinissima, ma ormai ridotta ad un semplice sottofondo, sentì distrattamente la voce di Kakashi-sensei chiamare il suo Chidori.

Lo sfregare dell’elettricità cadde in orecchie sorde. Perché il marchio, quelle piccole gocce di inchiostro nero, stavano bruciando. Bruciando si espandevano, come quel giorno, peggio di quel giorno, e voleva alzarsi e corrergli incontro, ed aiutarlo, perché Naruto le stava accanto e non si muoveva.
Voleva chiamarlo

S a s u k e – k u n . . .

… ma non mosse un muscolo.
Perché, bruciando, si univano fra di loro, a ricoprire la pelle graffiata, la pelle chiara, quel braccio inumano – per colpa mia. E Sasuke-kun ansimava, i pugni stretti ai fianchi. Quando la pelle fu quasi totalmente adombrata, lo vide chinarsi appena, richiamare il chidori con quel braccio che avrebbe dovuto essere a riposo.

E i miei occhi non funzionano perché Sasuke-kun…

Sotto gli occhi dei suoi due ex-compagni di squadra, Sasuke venne ancora una volta respinto, bloccato da un colpo dritto allo stomaco, che gli fece tossire sangue. Ormai sembrava non pensare più, sembrava affrontare suo fratello come Naruto aveva affrontato i suoi primi nemici: senza pensare. Guidato dalla rabbia, e senza pensare.

Non come Sasuke-kun…

E quando cadde a terra, rivolgendole l’espressione serrata, Sakura ne comprese il motivo.

Dov’è… l’altro occhio?

Il cuore saltò un battito. Due. Tre, di assoluta paralisi mentale.
Poi, affannato per quella pausa forzata, riprese a battere violentemente, velocemente, quasi si rifiutasse di rimanere immobile in quel corpo paralizzato, mentre lui…

Sasuke-kun…

Mentre nell’altro Sharingan di lui – l’unico – il nero del marchio si stava estendendo a tutto l’occhio, infettandolo con il suo veleno.

                                                                                                          Sasuke-kun…

Ed il respiro di lui era irregolare, troppo veloce, e le mani si contraevano

Come gli artigli di un rapace, non come Sasuke-kun…
lui non è più Sasuke-kun, ma io lo sapevo, ed era colpa mia…

 

[ Lately been around someone new.
Needed to fill in the space
that once sheltered you. ]
Still I worry, if you're gonna be alright…

 

 

Le mani di Naruto tremavano, e lo sentiva mormorare qualcosa. Non di sorpresa – come avrebbe dovuto essere.

Sasuke-kun, cosa non mi avete…
… detto, voi…
Smettila, smettila, lasciati aiutare…

Naruto le stringeva la mano, ed insieme tremavano, per motivi del tutto diversi.

“Davvero, Sakura-chan. Loro non sembravano neanche umani.”
”Lo dici solo per spaventarmi, Naruto.”
”Prova a chiederlo a Rock Lee, allora, e vedrai!”
”Ma piantala!”

Neanche umani. Neanche…
… smettila Sasuke-kun…

L’occhio nero, con la pupilla rosso sangue, non era umano. Le unghie che il ragazzo aveva affondato nel polso del fratello, la cui mano era serrata sul suo collo… quelle unghie non erano umane.
Graffiavano la carne, affondavano nella carne, traevano sangue. Così come quella mano fraterna gli traeva il respiro.

E’ colpa miamiamia, se non l’avessi curato, ora lui sarebbe a casa…
[ S a s u k e - k u n… ]

“… guardati, cosa sei diventato.”
Il marchio ormai era sfumato su tutta la pelle, pelle grigia

non umana

ed il ragazzo aveva quell’occhio spalancato fisso sul fratello, quella cavità vuota fissa sul nulla, e non emetteva un suono se non il respiro affannato.

Ora lui sarebbe a casa, ed io sarei con lui…
[S a s u k e – k u n…]

E poi quel grido, frustrato, quando affondò le unghie nel braccio dell’altro Uchiha, quel braccio dove il sangue sembrava non circolare affatto, un braccio attaccato lì – ricucito lì - alla meno peggio…
Dopo qualche attimo, Itachi ritrasse la mano. Lì per lì, sembrò per quelle dita affondate nel suo braccio – dita che nonostante tutto non lasciavano la presa.
Ma le labbra di Sasuke erano livide, la pelle di Sasuke era livida, infettata dal Segno.
I capelli di Sasuke-kun non erano i capelli di Sasuke-kun.

Io sarei con lui, e lui probabilmente sarebbe distrutto, ma io…
[ q u e l l o  n o n  è  S a s u k e – k u n  ]

E quelle… quelle cose che si stavano gonfiando sulla schiena di Sasuke-kun… non potevano essere sulla schiena di Sasuke-kun.

Rumore sordo di pelle squarciata, rumore sordo di tessuto strappato.

Mentre, prima una, poi l’altra, quelle grottesche imitazioni di ali rapaci si facevano strada nella pelle,

[ a r t i g l i  s u  a r t i g l i ]

… ma io gli starei vicino, e lui prima o poi si sarebbe ripreso…

[ q u e l l o  n o n  è  S a s u k e – k u n  ]

e Sakura non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, perché ormai non vedeva più Sasuke-kun, ma ciò che Orochimaru aveva plasmato con il tempo.  Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto che quello era stato Sasuke-kun minuti – secoli - prima

[I pugni stretti di Naruto tremavano]

[Quanti anni sono passati?]

ed Itachi Uchiha non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi dove aveva portato suo fratello, in tutti questi anni, che quella cosa rafforzò la stretta sul braccio
malamente attaccato

e tirò con quanto vigore aveva in corpo, spiegando quelle ali di pelle sbiadita.

Ed ancora una volta rumore di carne strappata.

[Di quell’uomo a cui quasi mancava un braccio, di quell’uomo che aveva lo squarcio sulla spalla,
di quell’uomo che non aveva avuto il tempo di guarire davvero]

Non un suono sfuggì dalle labbra dell’Uchiha maggiore, che pareva per la prima volta più colpito da ciò che i suoi occhi vedevano, piuttosto che da ciò che il suo corpo sentiva.

Il respiro dei due era irregolare, ma Sakura non riusciva a decifrare l’espressione di nessuno dei due.

si sarebbe ripreso, e saremmo stati insieme…
... per sempre noi…

[ B a s t a ]

Muori. Per una buona volta, muori, e va’ all’inferno!

Sakura vedeva il chakra concentrarsi nella mano di Sasuke-kun, con quello sfrigolio elettrico familiare…

[Mille falchi prendono il volo, via, lontani da me.]

[ S m e t t i l a ]
[ B a s t a ]
[ q u e l l o  n o n  è  S a s u k e – k u n  ]

… ma come poteva quella cosa conoscere quella tecnica, quando soltanto lui e Kakashi, sapevano…?

per sempre noi… ma ora…
... lui non c’è…
”Neanche umani, Sakura-chan…”

                        “Neanche umani, Sakura-chan…”

Neanche…

Il Chidori impattò con furia cieca contro la spalla già squarciata dell’altro Uchiha, e muta Sakura vide quel braccio malsano sbilanciarsi, quasi stesse per cadere da un momento all’altro.
Quel colpo parve scuotere Itachi dal silenzioso, malcelato ribrezzo di fronte a quella creatura -  suo fratello minore – e strinse i denti, unica ruga sul volto placido.

“… non è per questo, che ti ho lasciato vivere quel giorno.” Poco più d’un sussurro. “Non perché tu ti riducessi a questo. Non sei degno del nome degli Uchiha, tu. Loro non ne erano degni.”
L’occhio sbarrato di Sasuke era fisso sulla sua stessa mano, affondata nella spalla di suo fratello, macchiata del suo sangue

che è anche il suo.

“Loro non ne erano degni, e tu non lo sei. Tu non vuoi uccidermi, l’hai già dimostrato. La tua è l’ostinazione di un bambino a cui è stato dato un compito a casa che non riesce a compiere.”
L’occhio infettato di nero si mosse, freneticamente, dal volto di Itachi alla sua spalla.
Ancora. Ed ancora.

Furioso. Confuso. Spaventato?

… non avrei dovuto curarlo, io…
... volevo farlo per lui…
”Neanche umani…”
… ma ho rovinato tutto, proprio io, alla fine.

La ragazza soffocò in un singhiozzo silenzioso, senza riuscire a chiamarlo, riuscendo solo a guardarlo da dietro la foschia delle lacrime.

Se solo potessi raggiungerlo, io…


 

I can't sleep alone anymore;
need someone here with me.
All I ever wanted and more...
My dreams are fighting for.

 

 

 

“Ti ho chiesto di uccidermi, e tu lo fai perchè lo voglio io. Non tu. Il cuore…” l’Uchiha maggiore tossì appena, unico segno di debolezza, rivolo di sangue dalle labbra serafiche “ … il cuore è un po’ più in basso, fratellino.”

Le mani livide del ragazzo si contrassero, scatto nervoso, prima che sul viso si delineasse un’espressione meno sperduta, quasi più rincuorata. Un sorriso malsano...

“Sono felice quando sorridi”
N o n  c o s ì  . . .

[quel sorriso così sbagliato sulle sue labbra che stavano perdendo forma ]

… ed un unico sibilo. “Grazie...

Una  ruga solitaria si formò sulla fronte dell’altro. Un bagliore fugace negli occhi di sangue.
... per l’indicazione.

“Non ti servirà.”

Basta…

Fosse stata più vicina, Sakura avrebbe visto lo Sharingan di Itachi mutare. Ma da quella distanza, non capì quel che stava succedendo. Sentì solo un sibilo da parte dell’altro Uchiha “... Amaterasu.
Vide quell’ombra di Sasuke-kun serrare gli artigli all’interno di quello squarcio nella spalla, affondare le unghie, e graffiare giù…

[un po’ più in basso
perché il cuore è li.]

[Bruci così, Itachi? Sanguini così?
Allora muori. Muori!

L a s c i a m i  i n  p a c e  e  m u o r i! ]

 

 

Never Ending Nightmare...
Always there instead of you.

 

 

Fiamme nere si levarono attorno ai due, ma questa volta Naruto non tentò di proteggerla, o di portarla via. Lei non ci fece caso, occhi sbarrati fissi su quell’inferno.

Niente più Sasuke niente più Sakura

Lui non c’è più io non ci sono più, noi non ci siamo più…

Per sempre, io e lui, avremmo potuto…

“… neanche umani, Sakura-chan!”
basta...
”Neanche umani!”

Quella era la voce di Sasuke, roca, irriconoscibile

Ma è la sua.

Tra le fiamme nere, ne vedeva l’ombra confusa, con quelle ali grottesche.

Il demone che si erge dalle fiamme dell’inferno. Non è Sasuke-kun.

Inginocchiata per terra, china, sporta in avanti.
Immobile.

N o n  è  l u i.

Sentì la voce di quell’uomo che dava di mare gridare qualcosa. Sentì la voce di Kakashi-sensei gridare qualcosa. Parole affrettate di fronte a quelle fiamme. Rumore di carta di pergamena…
”Fuuinjutsu Fuukahouin!”

Ogni parola cadde in orecchie sorde, per Sakura. Che con occhi sbarrati, osservava quel fuoco innaturale venire risucchiato via, e tra le fiamme quell’ombra di Sasuke immobile.

Se solo non l’avessi curato, noi…

Il fumo delle foglie bruciate si levava attorno di loro, all’interno del parco, ormai rovinato. Rumori di passi, lì attorno.
La intossicava, ma non trovava la forza di tossire. Gli occhi lacrimavano, e non solo per il fumo.

Io non ho fatto nulla.
Naruto, tu potevi. Perché non hai fatto nulla?
Lui non voleva. Che importa?!

Lui... da solo lui non pensa.
Non deve stare da solo! Non deve!

Lo vide, piano, estrarre la mano dal corpo di Itachi Uchiha.
Lo vide guardare con distacco il sangue su quella mano.
Nel fumo, vide quel volto grottesco distendersi in un’espressione perplessa.
Poi incredula. Poi, confusa.


Sgomento. Smarrimento.
Rabbia. Tanta.
Vide dei canini troppo lunghi affondare nel labbro.

Basta Sasuke-kun.

Lo vide affondare quegli artigli nel palmo stesso della mano.

Smettila.

E, come un rapace si fionda sulla preda, lo vide rifondarsi su quel corpo esanime, graffiando la pelle, artigliando la carne. Incurante del sangue, espressione disperata sul viso. Furiosa. Smarrita.

Basta…

Le unghie strappavano la carne, e come predatore dilaniava la preda.

[Perché tutto di lui deve scomparire, vai via, vai via… ]
[Viaviaviavia…]

Il braccio malconcio, mantenuto appena a quello squarcio sulla spalla, venne via. Apparentemente, davvero cucito malamente, affinché potesse guarire.

Sasuke-kun, basta, basta…

Immobile, Sakura osservava quell’inferno privo di fiamme. Osservava quelle cose piano ridimensionarsi sulla schiena di lui, il Segno ritirarsi lentamente, la pupilla diventare più chiara, priva di Sharingan, priva di tutto.

Ma lui, nonostante tutto, continuava ad infierire su quel cadavere, con la disperazione di un bambino.

Lei avrebbe voluto corrergli vicino. Fermarlo.

Nessuno lo stava facendo. Tutti stavano osservando.

E’ un dolore privato.

Le lacrime le impedivano di vedere quelle sul volto di lui. Ma lei sapeva che erano lì.

Non lo senti il sollievo?
Non è cambiato niente?
Smettila.
Sasuke-kun, smettila.

Ma nessuno muoveva un muscolo. Nessuno lo mosse quando Sasuke, di nuovo vagamente umano, si chinò sul cadavere insanguinato, ed affondò il viso contro la spalla buona del fratello.
Itachi Uchiha aveva ancora gli occhi spalancati.

Ma il suo cuore giaceva poco più in là, sull’erba bruciata.

Basta, Sasuke-kun.
B a s t a.
Io... non ti riconosco più.

Sakura soffocò un singhiozzo, e sentì la mano di Naruto stringersi sulla sua.


 
Never Ending Nightmare
Punishing me for the things I do.
Never ending Nightmare...

No escape this time from you.

 

 




 

A/N : che parto ò_ò Cristo santo, che parto! La prima scena d’azione della mia vita, con tocco macabro. Spero non sia troppo… confondente. Alla fine, non ne sono pienamente soddisfatta. Ma oh, serviva. La prima parte della battaglia starà probabilmente nell’incipit del prossimo capitolo. Scuso per il ritardo, ma è stata davvero una pena. Non voleva scriversi. Dal prossimo, tolto Itachi di mezzo ~ SakuSasu al pieno. Olè. ^_^ a bientot! Solarial, mi fanno piacerissimo i tuoi commentoni, mettono di buonumore e spronano a dare il meglio, sai? X°D Anche se mi spaventano, comunque u.u.

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Capitolo 11
*** X - Hide. [Sasuke] ***


Nuova pagina 1

A/N : apparentemente il capitolo più lungo è stato proprio Nightmare. Quello più corto, escludendo il prologo, the Ghost of You and Me. Quindi, sembrerebbe che scrivo sempre di più man mano che vado avanti °_° Fermatemi, mi si fonderà il cervello, prima! >_<

-          Miyu, mi hai uccisa con tutte le volte che mi hai chiesto se era pronta X°D E ti ripeto che non se l’è mangiato, ecco ç__ç Non prendere alla lettera ogni mio delirio >_< Stupida Sakura mezza nu… morta >_>”

-          Per Darkphoenix, lo so. Quel ragazzo è assurdo, ma lo amiamo anche per questo u_ù. Non leggere troppo nella mia mente, però. Tutto a tempo debito X°°D Intanto possiamo affilare i coltelli per la prossima bella idea di suicidio che gli verrà °_°

-          Mia cara eraclitea, non rispondi dei tuoi commenti, immagino °_° Cercherò di non fisimare più per un capitolo – il punto esclamativo rosso l’ho trovato. Mii che smacco >_>” L’immagine finale del capitolo era quella a cui mi ero tanto affezionata, piombata nella mia mente durante una lezione non di filosofia, ma di matematica. Bel cambiamento no? XD Si potrebbe dire che tutto il capitolo è stato scritto per quella scena, ma mi son tolta la pulce dall’orecchio ora.

-          Helen Lance, vediam se mi fai fare altro papiro XD Andando per gradi: neanche io penso che Sasuke riuscirà mai ad uccidere Itachi, a dire il vero. Normalmente. Ma le condizioni di Itachi non erano al meglio; Sasuke fisicamente stava meglio di lui, all’inizio. E poi, mi è smattato. Oddio, è tutto fuori controllo, ecco, respiro, respiro. Phew. Viva. Dicevo… Tsukiyomi. Se hai notato, non l’ho fatto usare neanche nei “flashback-incipit” di ogni capitolo. Perché? Io penso che sia un modo di vincere troppo facile. Sasuke era riuscito a ferire Itachi, per la prima volta. Ha salito uno scalino della considerazione: si può dire che, nella mia mente bacata, era una sorta di “compenso”. Della serie: “Va bene, fammi vedere cosa sai fare. Questa volta, non ti stronco sul primo colpo, e vediamo.” … che fisime mentali >_<”

-          DartStheo: amore fraterno? Forse nella sua più malsana accezione. XD Io trovo che il rapporto tra Itachi e Sasuke sia dannatamente morboso, ossessivo dalla parte del minore, a dire il vero. Ho tutta una mia teoria sul perché Itachi ha massacrato il clan, e credo sarà la mia prossima long fic. Se dio vuole X°D

-          SasuSaku. A Sasuke manca un occhio… sarà che sto seguendo troppo Full Metal Alchemist: per avere qualcosa, devi dare qualcosa X°D Sinceramente, non era nei miei piani, s’è scritto da solo. Chissà °_°”

-          Jaly Chan: per Itachi, ti rimando a ciò che ho scritto per Helen XD Per la coppia: dannazione, si >_<”” Assassina, non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuta >_<”

 

Un grazie mille anche a Artemisia89 [Honey °_° We’ll see. Of course.], Gryffindor_ery e Francy, prometto che non scompaio più ç__ç

Canzone : “ Hide - Creed. ”

 

 


 

Mentre correva, sapeva che Kakashi e Naruto lo stavano seguendo.
Per questo, aveva corso più che poteva.
Mentre si fermava, sapeva che Kakashi e Naruto si sarebbero fermati con lui.

Per questo, si era fermato solo quando aveva visto lei.
Lei, per terra, con le palpebre pesanti su occhi sfocati.
Lei, per terra, con un rivolo di sangue all’angolo delle labbra.
Lei, per terra, con i vestiti strappati sulla schiena, il sangue sulla schiena.
Lei, per terra.
Aveva visto rosso.

Aveva visto Itachi.

Itachi aveva visto lui, ma questa volta non gli aveva voltato le spalle.

[ Dopotutto… ora non mi consideri più un bambino. ]
[ La tua vita è stata tra le mie mani, un tempo. ]

Aveva stretto i pugni: il sangue di Sakura ora non era solo sul suo braccio.
Era sul braccio di entrambi gli Uchiha.
Era assurdo.
                             Assurdo

E non poteva permetterlo.

“Itachi… non è il tuo fratellino?
Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso Konoha.”

Kakashi non provò neppure a colpire Itachi, parandosi dinanzi a Kisame, con velocità invidiabile.
Ma Naruto era lì, e fremeva quanto lui.
”Naruto…” un sibilo minaccioso dalle labbra di Sasuke.
Il compagno di squadra soffocò un suono stizzito, stringendo i pugni.
”… è una mia battaglia, Naruto. Stanne fuori.”
”Finirai per farti ammazzare e pigliare a calci in culo.”
”Ti piacerebbe. E’ la mia battaglia, e tu ne stai fuori. Non c’entri niente.”
”Sono a Konoha per col…”
”… non c’entri niente!”
Non più un sibilo, ma un vero e proprio grido di battaglia.
[Sakura non c’entrava niente.]

Si era fiondato contro Itachi, che aveva gli occhi solo per lui.
[Per lui ora sono una minaccia. ]
Naruto rimase lì, interdetto. Digrignò i denti, affondò il canino nel labbro.
E corse da lei.

 

X – Hide.

 

To what do I owe this gift my friend?
My life, my love, my soul?

 

Nella stanza, l’unico rumore era la voce di Tsunade.
Ridotta ad un rumore di sottofondo, giacché nessuno pareva ascoltarla davvero.
Da qualche ora, andava avanti così. La corsa nell’ufficio dell’Hokage, i primi interventi medici per fermare il sangue, la medicazione che gli avevano stretto sull’occhio: Sasuke non aveva detto una parola.
Assorto, rigirava fra le dita l’anello dell’Akatsuki, rubato da Itachi.

Perché, anche se era morto, quello non è prendere.

E’ rubare.

Rubato dalla mano destra di Itachi, l’anulare, ad essere precisi.
Era un particolare che aveva già dimenticato. Rigirava quell’anello dalla pietra rossa fra le mani, senza vederlo davvero. Si sarebbe potuto pensare che stesse provando rimorso, che stesse pensando al passato, conoscendolo.
Invece, la sua mente in quel momento era beatamente vuota da qualsiasi cosa.

Semplicemente, rimandava fioca l’immagine che il suo unico occhio in quel momento vedeva.
Un anello dalla pietra rossa. Nient’altro.
Il resto era sfocato, e la voce di Tsunade-hime era ridotta ad un rumore di sottofondo.
Sakura, più in là, se ne stava seduta come Shizune l’aveva lasciata. Un po’ curva, per evitare che la schiena ferita, bendata, toccasse qualsiasi cosa. Aveva gli occhi socchiusi, e guardava lui. Con tutte le sue forze, guardava lui.
Assorta, anche lei.
Sebbene Tsunade avesse smesso da un pezzo di parlare con Kakashi, e stesse parlando con loro due… i due non la ascoltavano affatto.
”Uchiha, neanche due mesi, ed è la seconda volta che devo chiamare il consiglio per colpa tua. Sia mai, davvero, ma è assurdo. E tu, Kakashi Hatake, dovevi per forza dirgli il perché? Perché dovevano venire qui? Sei un idiota.”
Kakashi si limitò a grattarsi la nuca, con la solita disinvoltura, mentre Shizune stringeva un po’ troppo forte la benda sul braccio, cipiglio seccato sul viso.
”Sakura… cosa avevo detto io? Mi hai delusa. Mi hai tremendamente delusa. C’è un motivo, per le cose che faccio. C’è un motivo, non le decido arbitrariamente facendo il tocco, come pensa quell’altro piccolo idio… mh.”
Tsunade sbuffò, ormai al limite della pazienza necessaria per sostenere quel monologo. Naruto, in disparte, ciondolava le gambe sulla sedia, spaziando gli occhi chiari dal soffitto ai compagni.
Dai compagni al soffitto.
Ed intanto, la parole di Tsunade cadevano nel vuoto. La Godaime camminava avanti e indietro per l’ufficio, nervosamente, la mano destra premuta contro la tempia.

Di tanto in tanto si fermava, nel cercare una giustificazione da parte della ragazza. Una spiegazione dal maestro, un qualcosa da chiunque. Che puntualmente, non arrivò.
Fermò quel passeggiare frenetico soltanto quando un ANBU aprì la porta, e fece un piccolo cenno d’assenso. La donna sollevò lo sguardo, per un attimo interdetto. Ed annuì.
La porta si richiuse.
”Il corpo di Itachi Uchiha oramai non può più rivelare i segreti di Konoha.” Annunciò con un fil di voce alla camerata. Ma l’unica reazione che ottenne fu un plateale “ahi” da parte di Kakashi, quando Shizune strinse le bende.
Il sopracciglio biondo di Tsunade tremò sulla fronte, e lei si lasciò cadere seduta sulla scrivania.
Ancora una volta silenzio, interrotto di tanto in tanto dalla voce di Kakashi, da qualche mugugno di Naruto. Da parte dei due diretti interessati, nulla. Non un cenno di vita.

“Naruto…” esordì la donna, scostando lo sguardo sul ragazzo. Lui si limitò a ricambiare lo sguardo, battendo ciglio.
”Mh?”
”… fai sparire l’Uchiha dalla mia vista per favore. Che se ne andasse a casa, non si muoverà di lì. Ho da fare adesso. Con lui me la vedrò dopo. Non lo voglio tra i piedi.”
”Eh?”

“Shizune, Sakura nell’ospedale. Forza. Con lei parlerò dopo. Quella… mh. Kakashi, sparisci anche tu. Non è proprio aria. Voi, ANBU…” qui si interruppe, e la porta s’aprì appena. Maschera di coniglio. “… convocate il consiglio, per favore. Dio, ho voglia di ammazzare qualcuno…”
Voltò le spalle, fece qualche passo, si interruppe. Si voltò di nuovo, crucciata.
Nessuno aveva mosso un dito.

“Siete ancora qui?”

 

I've been dancing with the devil way too long...
and it's making me grow old.
[ M a k i n g  m e  g r o w  o l d ]

 

 

Aveva realizzato di non essere più nell’ufficio della Godaime a metà strada, quando aveva alzato lo sguardo dall’anello rosso, e aveva visto un muro di intonaco colorato, scrostato a pezzi.

A quel punto si era fermato, e con lui Naruto. Gli aveva intimato di lasciarlo in pace, perché a casa sapeva arrivarci da solo.

Incredibile senso di dejà-vu.

E Naruto l’aveva lasciato in pace, non l’aveva seguito più.
Limitandosi ad un “Hai messo Sakura-chan nei guai.”, a cui Sasuke non aveva neanche provato a rispondere.

Lo so.

“Però… non ti sei fatto ammazzare, ne, Sas’ke?”

Che cosa assurda. Itachi non muore.
E’ il sogno più infimo che io abbia mai fatto.
Un sogno dove il sogno diventa realtà.

Il ragazzo sfiorò distrattamente le bende che coprivano l’occhio vuoto, ed accennò un piccolo segno d’assenso, morto a metà gola. Naruto sembrò cogliere il messaggio, e con un sospiro voltò le spalle.

Ancora una volta…
Uchiha Sasuke vuole stare da solo.
Sei prevedibile, Uchiha.

I piedi fecero il dovere che la testa non aveva la prontezza di compiere.
La strada scorreva sotto i suoi passi, ed il sole era alto, ed il cielo era terso, e la brezza autunnale spingeva qui e lì foglie cadute da chissà dove.

Ormai sono cadute, che importa?

Le strade cominciavano a popolarsi di gente, per lo più donne, che ridevano e chiacchieravano tranquille, borse della spesa fra le braccia. Lui, ridotto ad uno straccio, vestiti strappati e bruciacchiati, bruciacchiato lui stesso qui e lì, avanzava in silenzio. Verso casa.

Indicato, più volte. Fermato più volte. – Stai bene?

Si, ora lasciami in pace.

Alle mura scrostate d’intonaco si susseguirono presto quelle decorate dai ventagli bianchi e rossi, e lui rallentò il passo all’interno di quella piccola città fantasma. Posò la mano rovinata dal sangue di Sakura sul ventaglio incrinato, sottile carezza che presto si strinse in un pugno.
Colpì forte, gesto di stizza, quell’insegna. Il disegno sbriciolò via, ampliando l’incrinatura.

Io. L’ho fatta io.
Non Itachi.

Rimase a fissare, assorto, il risultato. Poi, mordendo il labbro, gli volse le spalle ed entrò in casa.
Aperta, come sempre. Ma casa.
Il sole filtrava, nel piano più basso, nel corridoio, dalle finestre.

“Non puoi vivere al buio, ne, Sasuke-kun?”

La luce del sole filtrava sulle fotografie riverse, nascoste al mondo. Lasciò la porta socchiusa, avvicinandosi al mobile basso vicino all’ingresso, alla fila indiana di foto rivolte verso il basso.
Rimase lì, immobile, per qualche minuto. Poi, allungò una mano, a sollevarne una.

Sono anni che stanno così, Uchiha.

Ora non più.

La prese tra entrambe le mani, mani che tremavano. Il volto bianco di sua madre, sorridente, che lo teneva in braccio. Suo padre, austero capofamiglia, fiero nel suo portamento. Lui stesso, più piccolo, gracile, che tendeva le braccia verso…
… verso Itachi, suo fratello. Quando non voleva stare tra le braccia della madre, ma tra le sue, ed avere un po’ d’attenzione da parte di quella persona considerata un genio. Persona che era suo fratello.

E’ assurdo.

Strinse i denti, assottigliò quell’unico occhio e gettò la cornice a terra.
Con un rumore acuto di vetro infranto.

E’ assurdo. Non sento niente.
E’ assurdo, è assurdo…

Sulla seconda foto, c’era solo lui sulle spalle del fratello.

Cadde per terra anche quella.

Non sento niente.
Dovrei essere felice.

Sulla terza, l’intera famiglia con gli zii.
Fece la stessa fine.

Dovrei essere felice.

E non sento niente del genere.

Voltò le spalle a quel mobile, ignorando le altre foto che riposavano lì. Attraverso il corridoio, notando assentemente che in cucina, sul tavolo, c’erano ancora le ciotole vuote del ramen di quella mattina.

Soltanto…
…stamattina.

Il pensiero lo disturbava più di quanto non volesse ammettere, quindi chiuse la porta con uno scatto e proseguì lungo il corridoio, trafitto qui e lì da qualche raggio di sole.

Concluse che aveva bisogno di riposare. Perché era una situazione assurda. Era assurdo che…

… che lei mi abbia visto in quello stato…

… che lui sia morto…

… che io sia vivo…
… che lei mi abbia visto in quello stato, che lui sia morto, che io…
è assurdo non sento niente ed è assurdo.

Ma, arrivato di fronte alla porta della camera, non si mosse
Spalla poggiata contro lo stipite, sguardo fisso sul letto sfatto.
Lentamente, si voltò verso la porta chiusa da anni. Lentamente pose qualche passo.

“Non ci sono i mostri nii-san?”
”Non esistono.”

Da quella porta non uscirà certo un mostro, Uchiha.
Non lo sai?

Posò la mano sulla maniglia. Attese qualche attimo.
La ritrasse, scuotendo violentemente il capo mentre muoveva passi incerti verso la sua camera, verso il suo stesso letto. Si lasciò cadere seduto lì. Si distese, e lasciò sfuggire il respiro che non si era accorto di trattenere.
Una mano passò distrattamente sulle bende che coprivano l’orbita vuota. Le dita si strinsero in un pugno, frustrato. Lacrime frustrate.

Non sono felice. Non sento niente. Se non…
… non sento niente.
Non era questo che volevo.
Non era questo che volevo!

I pugni frustrati che infierì sul materasso non ebbero alcun effetto.

 

 

Let's leave...oh let's get away.
Get lost in time,
where there's no reason left to hide.

Let's leave...oh let's get away.
Run in fields of time,
where there's no reason left to hide.

 

 

Camera di Itachi era piena di polvere. Non un’orma sul pavimento.
Il letto era ancora sfatto.  Era spoglia, come la ricordava lui. Piegati su una sedia, i vestiti che aveva indossato anni prima, impolverati. Per terra, in un angolo, dei rotoli sparsi qui e lì.
Sul mobile accanto al letto, disposti con ordine quasi maniacale, due set di shuriken, dei kunai. Sul muro, il diploma dell’accademia. Impolverato, anche lui.

La camera di Itachi, otto anni prima.
Otto anni passati, ed ancora si sentiva quasi colpevole ad entrarci senza il suo consenso.
Nessun mostro era uscito ad attaccarlo, se non gli acari della polvere. Era soltanto una camera.
Una stupida, stupidissima camera.

Non era questo che volevo.
Ma lei era lì…
è assurdo.

Sulla scrivania di legno, qualche foglio dalla calligrafia illeggibile. Sembravano essere appunti di qualcosa.

Non li capiva. Non capendoli, li accartocciò, e li gettò via.
Appesa al muro, accanto al diploma, c’era una foto. Solo loro due.
Sorridevano entrambi.

Quand’è che hai smesso di sorridere?
E’ assurdo…
Non era questo che volevo.
Non sento n i e n t e , ma dovrei essere felice.
Era la mia ambizione, ero pronto a darci la vita.
E non sento niente. Niente.

Per quelle lacrime che minacciavano di uscire, diede la colpa alla polvere.
Per il respiro che diventava via via più frammentato, fece la medesima cosa.
E’ assurdo. Sono assurdo. E’ tutto assurdo.

Si lasciò cadere seduto sulle lenzuola disordinate ed impolverate, tenendo quella foto tra le mani. Non doveva avere più di tre anni, lì. Quando le lacrime cominciarono ad essere più consistenti di una vaga minaccia, lasciò cadere anche quella foto per terra, e si sdraiò sul letto in una piccola nuvola di polvere.
Tossì, una, due volte. Guardando il vetro infranto sul sorriso discreto di suo fratello.
Nascose il viso in un cuscino che, nonostante la polvere, aveva ancora il suo odore.

Non un mostro. Mai.
Non un Dio. Mai.
Cosa cazzo eri?
Dovrei essere al settimo cielo, dovrebbe essere il giorno più bello della mia vita.
E’ colpa tua, dannazione, è tutta colpa tua!
[ Anche quando tu, tu non c’entri niente.]

Gli occhi gli bruciavano

Anche ridotto così… posso piangere?

Serrò quell’occhio scuro, nella schiacciante consapevolezza che non avrebbe mai visto come prima.

Questi occhi…
erano tutto ciò che mi era rimasto.
[Tutto…? E lei?]
Dovevi per forza tentare di portarmi via anche questi, tu.
E lei. Dovevi per forza…
E’ un bene. Che tu sia morto, è un bene.
E’ meglio così.
E allora, perché…?

Strinse quelle lenzuola polverose nella mano sinistra, e se le tirò da un lato.

Era tutto, troppo, troppo assurdo.
Era troppo. Troppo, e basta.

Stava andando tutto così bene, eh?

Rintanarsi sotto quelle lenzuola era più freddo di star fuori, sotto quel vento autunnale.

 

What are you going to do with your gift, dear child?
Give life, give love, give soul?

 

 

Era buio, fuori. Le tende non erano tirate, ed un unico spicchio di luna si affacciava sopra i tetti delle case.
Lui era ancora lì, seduto su quel materasso cigolante, avvolto da quelle lenzuola.
Ramen freddo fra le mani: Naruto era andato via da un po’ ormai.
Lui non lo aveva neppure sentito. Dormiva, pensava… non sapeva dirlo con certezza.
Ma quando si era accorto di essere vivo, il ramen era poggiato per terra, accanto a letto.
”Non morire di fame, sceeemo!” recitava solennemente una scritta frettolosa su un pezzetto di cartone della confezione.
Non lo aveva trovato divertente. Non aveva neanche voglia di mangiare. Era orrido, era al pesce…

… Nii-san odiava il pesce, se lo mangio in camera sua si riempirà di puzza e poi…
… oh.

Il pesce non gli piaceva, ed era freddo. Aveva piluccato un po’, per poi poggiarlo di nuovo a terra dove l’aveva trovato. Cerchio nella polvere sul pavimento.

Rivoglio il mio occhio indietro, Itachi. Per piacere?

Guardare fuori dalla finestra non era interessante.
Si era sdraiato sul letto, e aveva cominciato a guardare il soffitto.
Nel pugno stretto, l’anello rosso.
L’aveva fatto saltare una, due volte.
L’aveva ripreso.
Si era girato da un lato, serrando le labbra, crucciando le sopracciglia.

E’ assurdo.
Basta, qui sto impazzendo.

[“Stare solo non ti farà bene, Sasuke-kun.”]
Lui è morto,

 io sono vivo,

 lei è viva,

e lui è morto.
Questo è tutto.

Q u e s t o  è  t u t t o .

Ma non era questo che volevo...

Per quanto tempo era andata avanti così, non era in grado di dirlo. Barricato in quella camera polverosa, di tanto in tanto sentiva qualcuno entrare in casa. Di tanto in tanto si svegliava, trovando saltuariamente cibo, o acqua.
Ramen. Sempre Ramen.
Dopo aver visto che quello al pesce veniva puntualmente lasciato lì, il cuoco misterioso [ insomma ], si era dedicato alla carne. Di tanto in tanto, al posto del ramen, c’erano i dango.
Una volta, sushi. Preconfezionato. – Pesce, insomma. Non aveva toccato neanche quello.
Una settimana, forse, passata a quel modo. Senza che la Godaime si facesse viva.
Senza che Sakura si facesse viva.

Assurdo… a quel modo… lei…

Aspetto te, qui. Saresti dovuta venire da tempo, ormai.
Tu sei viva, no?
Allora… perché non vieni?

Si sentiva quasi appartenere a quella stanza ormai. Odorava di suo fratello, non di Itachi, ed a furia di stare lì era diventato una cosa polverosa e dimenticata anche lui.

Fa nulla. Nii-san non se la prenderà se uso la sua camera. Non lo saprà m a i.


Divided is the one who dances,
for the soul is so exposed.
S o  e x p o s e d .

 

“Giù all’ingresso ci sono cocci dappertutto.”
”Mh.”

“Sei assurdo, Sasuke-kun”

Odio quando fai finta di sorridere.
Smettila.
E’ vivo, e ti deprimi.”
”…”
”E’ quasi morto, ma ancora vivo… e ti deprimi.”
”…”
”E’ morto, e continui a deprimerti.”

“…”
”… cosa stai cercando Sasuke-kun? Cosa vuoi?”
”Io volevo solo mio fratello.”

E’ tutto così strano.

Parlava con lei ancora prima di essersi accorto che lei fosse lì. I passi li aveva sentiti. Fiacchi, deboli, stanchi.
Ma li aveva riconosciuti come suoi. Come un animale che era stato addomesticato, ormai…

… li aveva riconosciuti come suoi, dopo tutto quel tempo che li aveva aspettati.

L’aveva sentita fermarsi sulla soglia dell’altra camera, come era rimasta interdetta nel non vederlo lì, nel vedere la porta aperta.
Quando era entrata nella vecchia stanza di Itachi, aveva tossito un paio di volte, a causa della polvere. Aveva scansato le confezioni di Ramen, i cocci di vetro. Poi, aveva sussurrato. “Sei assurdo, Sasuke-kun.”

Sentì il peso sul materasso spostarsi, e lei si era seduta fra le lenzuola impolverate, accanto a lui. Aveva sentito la sua mano fredda passare fra i capelli scuri, disordinati- sicuramente non puliti – in un gesto quasi materno.

“Non era più lì? … tuo fratello?”

“ Non lo so. No. Penso di no.”
Calò quel silenzio tranquillo, mentre lui le nascondeva il viso.

Lei lo chiamava amore…

… ma lei non avrebbe dovuto vedere tutto quello.

“Capisco.”
Quella mano fredda si fermò sulla sua spalla, prima di scuoterlo piano. “Hai intenzione di vegetare così?”

“Penso proprio di si.”

La sentì, suo malgrado, sorridere. Poi, con un sospiro, quell’espressione tornò malinconica.
”… quella mattina… non eri tu. Vero?”
Silenzio a quella domanda. Sasuke si voltò dall’altra parte, e non rispose.

 

 

Let's leave...oh let's get away...
Get lost in time.
Where there's no reason left to hide...
Let's leave...oh let's get away,
run in fields of time.
Where there's no reason left to hide...

 

“Non eri tu... vero?” incalzò lei, voce flebile. Non ancora del tutto rimessa, ma era lì. Il tono tranquillo incrinato appena. Ripeté quella domanda come se fosse un ultimo, infantile appiglio, l’ultimo che le era rimasto.
Vuoi sapere se è troppo tardi, per me?

“Come ti sei ridotto…”
”Ero io. Lui…”
Sentì il respiro di lei fermarsi, per un lungo interminabile momento.
” Non aveva il diritto di trattarti così. Non avrei…”
” Tu…”
” … non avrei retto che… anche tu… io… Ero io.”

“… per me, Sasuke-kun?”

Tornò il silenzio, mentre il respiro di lei riprendeva normalmente.
Mentre la mano di lei riprendeva ad accarezzare distrattamente quella schiena che le dava le spalle.
Nessuna allusione oltre il semplice bisogno di contatto, di sapere che era lì, e che stava bene.
Lentamente, lui si voltò verso di lei, sopracciglio appena crucciato.
La vide adombrarsi appena alla vista della medicazione sull’orbita vuota.
”… ormai lui non c’è più, Sasuke. Non dovresti permettergli… di controllare ancora la tua vita.”

“ Tu non c’entravi niente.”

“ Per te, io non c’entro mai niente.”
” Tu non c’entravi niente! Lui… ”

“ Lui è morto, Sasuke-kun. Devi semplicemente lasciartelo alle spalle.”
” Ma… è tutto sbagliato. Dovrei essere…  ed invece…”
” Invece ti manca il fratello che hai perso. E’ normale, Sasuke-kun. Ma ora è morto”
” Però…”
” Tutti questi anni hai vissuto per lui, Sasuke-kun.  Ora… non puoi…”
La ragazza si interruppe, abbassando la voce. Senza essersi resa conto di averla alzata, da qualche parte durante quello scambio di parole. “ … non puoi provare, negli anni che seguiranno… a vivere per me?”

Concluse in un piccolissimo sussurro, quasi timido. “ … per noi?”

“Sakura…”

“ Andrà tutto bene Sasuke-kun. Ci sono io con te, le promesse le mantengo, ora. Hai visto no?”

  “Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso Konoha.”

“ Ma…”

“ Quel tuo sogno non valeva niente, Sasuke-kun….”

Questo bastò a zittirlo, e lui chiuse quell’unico occhio, serrandolo ostinatamente. Lei, pallida, stanca, accennò l’ombra di un sorriso, piantando l’indice sulla fronte del ragazzo.
Il gesto, vagamente troppo familiare, lo fece corrucciare appena.

Domani, Sasuke.
“ Non ne avevi due di sogni, tu?”

“ … già.”
Lui scostò lo sguardo, e per un attimo lei giurò d’aver visto una barlume di qualcosa, in quell’unico occhio scuro. Come se ne avesse bisogno, eppure…

Corre voce che Orochimaru si stia mobilitando contro Konoha.”
Per me, vero? Non ci credo.
Per l’ultimo sharingan. Ormai…
Devo restare qui, davvero?
A Konoha? A casa?

“Ci proverai, Sasuke-kun?”
”Hai fatto tanto per me, per un motivo così assurdo...”
” … allora?”
” Per te…  posso provare.”

  “Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso Konoha.”

Posso… posso restare qui?

Anche se non servirà assolutamente a niente…

                                                                 Per te posso provare.

                                                                                                    Perché, anche se tu hai visto

Hai visto come mi sono ridotto... cado a pezzi ormai.
Ma per te… sembra che non sia cambiato nulla.

E per questo ti ringrazio, Sakura.

E’ facile fare promesse…

                                         Ed io sono certo di non poterle mantenere come vorresti tu.

[ Davvero posso restare, in questo modo? ]

 

Ma per te, posso provare.

 

 

 

[ There is no reason to hide. ]

 

 


 

A/N : Minchia se è stato veloce da scrivere questo capitolo. Solo altri quattro capitoli rimasti, compreso l’epilogo. Nyaaah. Spero di essere riuscita a mantenere l’IC. Difficile, ma almeno il livello di depressività di Sasuke mi pare ragionevole. Mi pare un po’ tutto ragionale.
[ Uccide la vena ItaSasu che scorre in lei ] spero di esser riuscita a tenerla a bada X°D Mi sento troppo Dottor Jekyll e Mister Hyde! Comunque… non mi piace tantissimo come capitolo… è uno di quei capitoli di “collegamento”. Parte l’ultima parte della fic, sioriii >_<” Siamo quasi alla fine del giro *_*

[Qualcuno mi ucciderà prima che io ci arrivi. Ne sono sicura.]
Prossimo capitolo... direi che avremo anche qualcos'altro, oltre che - di nuovo - Tsunade. Avete notato quant'è difficile scrivere quella santissima donna? °_° Beh, approfondimento dell'intera vicenda da parte di Sakura [abbiam visto l'emo-boy, ci manca la fangirl scatenata] ... e poi... segreto! °_°

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Capitolo 12
*** XI - It ends tonight. [Sakura] ***


Nuova pagina 2

A/N :

-         Miyu, Kazuha-chan e SasuSaku : Ehm… Non capisco perché Sasuke-kun non possa non avere un occhio. E’ anche vero che nel corso della fic l’ho distrutto fisicamente, partendo dal braccio, occhio, paio di cicatrici qui e lì… Ma se le è andata cercando. Trovo ancora più assurdo che abbia sostenuto un combattimento con Itachi senza risentirne davvero. E’ di Itachi che stiamo parlando °.° E ne è uscito vittorioso, ma bruciacchiato e senza un occhio. Sono i casi della vita, no? O.o Sakura lo ama lo stesso, che sia senza occhio o con due occhi, o bellissimo o ormai fatto a pezzi: lei è passata oltre la fase “superficiale” dell’amore. Per lei Sasuke-kun rimane Sasuke-kun.

-         DarthSteo : amore eterno è una parola grossa XD Penso che Sakura ci sia arrivata da qualche capitolo, Sasuke ci arriverà a breve. Ha pur sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi e vivere, no? Non mi sembra qualcuno da vivere senza scopo. O.ò Se si tratta di aggrapparsi all’amore, che sia quello…. Forse XD

-         Helen Lance : Sakura ha un po’ sempre fatto piccoli miracoli qui e lì. Tipo sopravvivere quando era piccola e inutile. Era la più debole, ma anche quella che ne usciva meno menata -.- Beata pucciosità, è protetta dal WWF… Ehm si u.u

-         RoSs [ ahr! *_* ] : ti prego, non esaurire amorah! °__° Se ti fa questo effetto, basta, non voglio più recensioni da te XD Cristo, erano davvero cuoricini quelli? °_° [Va a controllare: si, sono proprio cuoricini °_° *li evita come Sakura con i cuoricini di Rock Lee*] Oh no! Dovrò rimediare immediatamente! Immediatamentissimamente! [Qualunque cosa poco lovelove accada da ora in poi, è colpa tua XD * scarica la colpa… scheeerzo u.u]. Il nostro caro Naruto cuoco di fiducia… più che altro, Sakura era in ospedale, fuori gioco. Usciva dall’ospedale, e sarebbe stata tutta un “Come hai osato far morire Sasuke-kun di faaame!?!”. Ecco. Non ci ha messo tanto impegno nel cucinare… si tratta solo di riscaldare le scorte di ramen. Per il sushi e i dango, li compra strada facendo, figurati se si disturba. [ Sasuke diventerà per caso un Ramen – maniaco? °_° Sacrilegio!] Tu ed infantile nella stessa frase… mi sembra inconcepibile XD. Io l’ho sempre pensata come Kakashi… a dire il vero non posso far a meno di vedere Sasuke come il più infantile, talmente attaccato al passato, ai ricordi del passato. Si trova senza punto su cui basare l’equilibrio, è normale che cada, no? Mi sto incasinando. Ti amo lo stesso, però °_°

 

Un grazie mille anche a Shuriken e Natsumi90 >.< Vi adoro ò_ò” [Probabile che nella nota finale risponda ad altri. Dipende da quando arrivano, se prima o dopo che inizio a scrivere XD]

Canzone per questo capitolo è : “ It Ends Tonight – The All American Rejects “ Se state pensando che come titolo non è propiziatorio... ehm. Lieto fineeee, dove seiii? *_* Ah eccolo. Sisi, è ancora lì. Tutto sotto controllo >.<
Ah si. Tecnicamente ormai gli incipit son diventati Flashback gratuiti. Amen U_U

 

 


 

Di nuovo quella stanza dell’ospedale. Questa volta, in quel letto asettico, c’era lei.
Ma lui non era seduto su quella sedia, lì accanto.
Avrebbe dovuto essere lì, eppure non c’era.
[ Io ho passato settimane accanto a te, Sasuke-kun. ]

Distesa a pancia in giù su quel materasso sottile, con l’indice disegnava delicati ghirigori sul cuscino.
All’inizio, non dormiva. Si addormentava, un’oretta scarsa.
Ed erano gli incubi a svegliarla.
[Le facce non sono fatte di cera.]
Avevano iniziato a farla dormire con la forza – “Hai bisogno di riposo.”
Era stato utile, si stava rimettendo più in fretta.
Ma era sola. E star da sola non le piaceva.
[ S e t t i m a n e, Sasuke-kun. ]

Lui non era venuto. Non era venuto neanche Naruto.
La compagnia, in quei primi giorni, era solo di Ino. ( Anche se Shizune le aveva detto che Kakashi-sensei era venuto a trovarla mentre dormiva. Si era seduto in un angolo della camera, e aveva letto “Il Paradiso della Pomiciata – Versione Deluxe”. Poi si era seccato, ed era andato via prima che lei si svegliasse. Sapere questi particolari un po’ la rincuorava, le faceva sapere che tutto andava come prima, lì fuori. Nel mondo reale. )

Ino ogni giorno le portava una cosmea. Diceva che erano le ultime della stagione, ora che l’inverno si avvicinava.
[ Sono quasi tre mesi che sei qui, Sasuke-kun. ]

Ino le chiedeva sempre come andava.
Sakura rispondeva che si stava ammalando di s o l i t u d i n e.
Ino sorrideva, e le scompigliava appena i capelli.
”Guardati, Sakura… sembri un fantasma.”
”…”
”Andrà tutto bene. La tua schiena sta guarendo.”
”Tsunade-hime…?”
” Sta chiusa nel suo ufficio. L’avete messa nei guai con il consiglio, voi due. Ma dico, cosa diavolo avevate in testa? Non me ne hai neanche parlato…“
”Perché loro non sono qui?”
”Naruto afferma che se lascia Sasuke morire di fame, tu lo uccideresti. E Kakashi lo sta tenendo sotto con gli allenamenti. Dice che ha bisogno di sfogarsi, perché quel giorno non ha fatto nulla.”
” … morire di fame?”
” Sta facendo i capricci, come al solito. Naruto dice che lo becca mugugnare il tuo nome nel sonno, e che ti aspetta. Quando non mugugna quello di Itachi, beninteso. Credo tu sia salita nella sua scala di considerazione.”
” … “
Sakura sorrideva, e nascondeva quel sorriso fra le coperte candide.
” Ma non è venuto. “
” Credo ti stia aspettando. E’ un tale bambino viziato. Lo hai viziato tu, a stargli sempre accanto, fronte spaziosa!”

 

XI – It ends tonight.

 

 

“Sakura, ti ho fatto una domanda, non hai bisogno di fare un intero discorso. Già di tempo ne ho ben poco, se tu me lo fai perdere a questo modo, sono proprio…”

“Ma Tsunade-hime, lei mi ha fatto una domanda. Vuole che le risponda, o no?”

“Non alzare il tono a quel modo con me, ho mal di testa.”

“Se aveva mal di testa, poteva chiamarci anche un’altra volta.”

“Certo, così il consiglio avrebbe voluto la vostra e la mia, di testa.”

Sakura si era quasi scordata della presenza di Sasuke, poggiato al muro, in angolo.
Si sarebbe potuto dire che tentava di passare il più inosservato possibile.
Con due personalità come quella di Sakura e quella della Godaime in disaccordo su qualcosa, era fin troppo facile.
Sakura qualche minuto prima – sembravano passate ore – aveva iniziato un bel discorso sul perché si era comportata a quel modo. Con voce determinata e sicura, che nello stato di salute in cui si trovava in quel momento, non le si addiceva per nulla.

L’abbiamo preparato io e Naruto ieri, e nonostante questo, non è venuto neanche tanto male.

Ma se lei non vuole ascoltare nulla… cosa vuole?

Ma fin dalla sera prima, dopo quella discussione a cuore aperto, Sasuke-kun le era sembrato ancora più abbattuto di prima. Dopo i primi sorrisi -

Quanto lo amo quando sorride…

- si era chiuso nei suoi pensieri.
Lei sentiva lo sguardo di lui perforarle la nuca, eppure il ragazzo evitava sempre i suoi occhi.
Quando le parlava, erano discorsi vaghi.
Parlava di tutto e di niente, lasciava che a parlare fosse lei.
Non respingeva alcuna espressione di affetto, ormai : ma sembrava sempre più riluttante a ricambiarle.

“Sakura. Io avevo dato un’istruzione precisa. Un ordine preciso. Tu l’hai ignorato. Vorrei sentire la tua difesa, e non c’è bisogno di un discorso imparato a memoria. Siamo solo noi, sono la tua maestra. Ti conosco abbastanza bene da capire se sei spontanea, o se stai cercando di confondermi con un giro di parole. Perché?”

“ … ma mi è stato insegnato così, Tsunade-hime: … nel mondo esistono delle regole e chi le infrange è considerato feccia. Ma chi non tiene da conto i propri compagni è feccia della peggiore specie. E’ stata la prima lezione che Kakashi-sensei ci ha insegnato, e non la dimentico così facilmente, io.”

Se questo vale per i proprio compagni… vale mille volte di più per la persona amata.
Ne, Kakashi-sensei?

Una piccola ruga si formò fra le sopracciglia corrucciate della Godaime, che si limitò a sospirare e distogliere, per la prima volta, lo sguardo su Sasuke. Lui lo teneva fisso sul pavimento, e non disse una parola.

“ Tsunade-hime, lei lo sapeva che non avrebbe resistito a quel…”

“Avanti.” La interruppe la Godaime, sollevando lo sguardo. Sakura si voltò accigliata verso la porta, non poco indispettita dall’essere stata interrotta.

Tsunade, tu non mi vuoi sentire davvero.
Sai già perché l’ho fatto.

Non sei davvero arrabbiata con me.

Allora perché tutta questa pantomima?


Your subtleties
They strangle me
I can't explain myself at all.

 

Discretamente, Gatto e Aquila -

Chissà se sono gli stessi di quei giorni all’ospedale.

- si affacciarono alla porta dell’ufficio. Imperscrutabili, nelle loro maschere del mondo animale. Vide con la coda dell’occhio Tsunade che annuiva, ed i due entrarono nella stanza. Gatto teneva stretta al braccio una piccola pezza blu scuro, tinta di sangue. Stava sanguinando, ma era composto più che mai.

Ignorando del tutto lei e Sasuke-kun, si avvicinarono alla Godaime, parlando a voce bassa, poco più d’un sussurro.
Nella fessura creatasi fra i due, Sakura vedeva la Quinta Hokage annuire, di tanto in tanto.
Aria grave, sul volto.
Di quello che ho da dire non ti importa niente. Lo sai già, e non sei arrabbiata.
Per il consiglio, allora? Ma perchè?

Con un sospiro, si voltò verso Sasuke-kun, che osservava la scena con la fronte aggrottata, da sotto le medicazioni che gli fasciavano le tempie e l’orbita vuota. Espressione fin troppo preoccupata.

Sasuke-kun non si preoccuperebbe mai per un incontro con l’Hokage.

Sasuke-kun è preoccupato. Tsunade-hime è preoccupata.

Sanno qualcosa che io non so.

Perché io sto bene, e di solito, sono quella che si preoccupa più di tutti.

Vide Tsunade chinare il capo, le ciocche bionde oscurarle il viso. La vide accennare un mesto cenno di congedo, al quale i due obbedirono quasi all’istante. Posizione esatta delle mani, e non erano più lì.

Il Gatto va a leccarsi le ferite…

… cosa c’è che non va?

“…Tsunade-hime?”

“ … andatevene a casa. Devo riunire di nuovo il consiglio. Qui non si finisce mai… ” Mormorò stanca la donna, senza guardarla. Piuttosto, quegli occhi nocciola si fissarono su Sasuke-kun. Questa volta, il ragazzo ricambiò lo sguardo.

Fu lui il primo a voltarsi dall’altra parte.
La Godaime si limitò a scuotere il capo, e spostare le sue attenzioni su Sakura.
“Andate. Cercate di riposare. E di stare in casa, possibilmente. Uchiha, non c’è bisogno che te lo dica, no? Non puoi uscire da Konoha.”

Lui schioccò la lingua, ed aprì la porta con la mano destra.

La sinistra la usi appena.
Ti fa paura, Sasuke-kun?

Lui indugiò qualche attimo sulla soglia della porta aperta, prima di voltarsi e posare quell’occhio nero su di lei.

“ … vieni?” Domandò, quasi dopo un ripensamento.
Sakura accennò un sorriso stanco, prima di annuire e seguirlo fuori dalla porta.

Cos’è più importante di noi, Tsunade-hime?

Dopo che il Consiglio si è accanito così tanto…

… cos’è più importante di noi?

 


And all the wants
And all the needs
All I don't want to need at all.

 

 

Poteva dire che ormai la vecchia casa di Sasuke era diventata il punto di ritrovo per quella che era stata la Squadra Sette. Per quanto lui si fosse lamentato, alla fine non aveva fatto nulla per cacciarli, quando entravano a loro piacimento.

“Ma avete il minimo concetto di privacy, voi due?”

“Non puoi stare sempre solo, Sasuke-kun. Poi metti il muso.”

“E poi se ti suicidi questa qui smatta, Sas’ke. Garantito.”

“Naruto…”

Alla fine, si limitava a tenere su quel broncio tenebroso ogni volta che qualcuno si presentava lì ed apriva la porta, senza ormai neanche chiedere il permesso.
Io posso perché lui… beh, si ecco. – una vita piena d’amore.

Naruto… non può, ma credo che non gli interessi molto.

Ormai Sasuke usciva di rado di casa, quasi stesse davvero ascoltando le parole di Tsunade-hime. Infestava quella casa come un fantasma, vagando di stanza in stanza. Come un’anima in pena.

Sempre di più, sempre di più.
Cos’è che mi state nascondendo, Sasuke-kun?

Di tanto in tanto lo coglieva a mormorare qualcosa fra sé e sé – quasi stesse provando un discorso imparato a memoria, o stesse ripetendo una vecchia lezione imparata all’accademia. Seduto, da qualche parte, muoveva sommessamente le labbra, guardando un punto imprecisato davanti a sé.
Si zittiva ogni volta che la sorprendeva a guardarlo.

… che cosa, Sasuke-kun?
Lei non riusciva ad avere fiducia in lui. Non dopo tutto ciò che aveva fatto. Però…

per te posso provare, ne, Sasuke-kun?

Ora, lei era nella camera di lui – anche se poteva non definirla più così, dato che ultimamente dormiva in quella di Itachi. Lei, con ordine maniacale, stava sistemando quelle coperte.

Sono sicura che lui non ha dormito qui.

Naruto. Oh, se mi sentirà.

Dopo aver finito di sterminare anni ed anni di acari proliferati in quell’altra stanza.

Non rientra nei miei doveri -

[ … e fosse per Sasuke, farebbe la stessa vita di un acaro della polvere.
Non era così che lo immaginavo il principe azzurro.]

- però… nella parte di me più infantile, là dove sono ancora una ragazzina innamorata di una fiaba, tutto questo è come… come una moglie che accudisce il marito, ecco.

Una parte di lei era ancora immatura, in fondo. Ma la faceva sentire bene.

C’è speranza, per il futuro.
Posso sperare. Ho sperato quando non c’era speranza.

Ora che c’è… non mi resta che sperare più forte.

 

 


The walls start breathing
My mind's unweaving
Maybe it
's best you leave me alone.

 

 

Attraversò il corridoio in penombra a passo affrettato, per raggiungere Naruto in cucina – probabile che lo stia ammazzando di parole, in questo momento, la cosa non va proprio, poi Sasuke-kun sarà di pessimo umore, lo è già – e trascinarlo di peso alla sessione di allenamento fissata da Kakashi-sensei.

Senza Sasuke-kun.
Perché Sasuke-kun non è più un ninja di Konoha.

Non importa.
Ci sono io.
Ha solo bisogno di me, gliel’ho promesso.

Stranamente, però, non fu l’accento di Naruto ad arrivarle alle orecchie. Ma fu quello di Sasuke-kun, sommesso, lievemente inacidito.

“E’ un discorso che non sta in piedi.”

La ragazza arrestò il passo a qualche metro dalla porta, sporgendosi appena in avanti.

Stanno litigando. A n c o r a.

Sai che novità.

“E allora dovresti smettere di illuderla in questo modo.”

Sakura batté ciglio, muovendo qualche passo, questa volta più silenzioso. Tutt’un tratto, il cuore sembrava esserle salito in gola, e poi sprofondato da qualche parte nelle viscere. Tutto in poco più di un attimo.

… cosa?

Non stanno parlando di te Sakura, non essere egocentrica.

Ma…

“Non la sto illudendo.”

“Ah, certo, allora la ami davvero, ne Sas’ke? E nonostante tutto…”
”Non la sto illudendo. Piantala con questo discorso. E’ assurdo.”

Poggiò piano la schiena contro il muro, occhi verdi fissi in un punto indeterminato del pavimento, labbra socchiuse.

… è di me che stanno parlando, vero?
Non dovrebbero. E’ ingiusto.
Se hanno qualcosa da dire... se Sasuke-kun ha qualcosa da dire, la deve dire a me, non a Naruto.
[ Sasuke-kun non sta bene. Mi sta evitando? Non parla di nulla.
N u l l a.
Evita il mio sguardo. Perchè?]

“Non la illudere.”
Mi sto illudendo, Sasuke-kun?

“Allora ti stai illudendo da solo, Sas’ke. Sei un maledetto, fottutissimo ipocrita.”

“ Chiamami come ti pare, idiota. Ma qui non c’entra niente l’illusione.”

“ Cosa devo dirti? Anche questa volta l’hai vinta tu. Tu non lo capisci il valore delle cose, tutto ti è dato su un piatto d’argento. Ho passato anni a cercare di vincere quel suo affetto, mentre tu te lo sei preso senza motivo. Merda, ho avuto perfino tre anni mentre tu non c’eri. Ma niente, vinci sempre tu. Ti è bastato non esserci, per farti amare da lei. Quindi, va bene. Lo accetto. Ho avuto tempo per accettarlo, e lo accetto. Non lo capisco, ma lo accetto. Il suo cuore è sempre stato tuo.”

“Naruto…”

“ Ma guai a te se lo calpesti un’altra volta, Sas’ke. Quindi, non fare cazzate. E’ il tuo, di discorso, che non sta in piedi.”

“Naruto…”
”Che vuoi?”

“ ti rendi conto che stai parlando di ragazze con me?”

Naruto non rispose, e Sakura chiuse gli occhi, lasciando sfuggire quel respiro che aveva trattenuto.

Lo so, Naruto, l’ho sempre saputo.
Ma Sasuke-kun… ha detto che proverà.
E io so che quello è un suo sì. Deve esserlo.

… vero?

D e v e  e s s e r e  v e r o .

Non voleva sentire altro. Aveva paura di sentire altro.

Disegnò un sorriso tirato sulle labbra, prima di chiudere la distanza con la porta, e far capolino all’interno, viso rigido in un sorriso. Come una maschera da teatro.

“Naruto, non stare a perdere tempo. Dobbiamo andare da Kakashi-sensei!”

Naruto, perché devi sempre rovinare ogni fiaba, tu?

Se vuole illudermi, lascia che mi illuda.
Basta che io, nella mia illusione, sia felice.
Me lo merito.
                         Me lo merito.

Entrambi sollevarono lo sguardo crucciato su di lei. Ma mentre quello di Sasuke rimase lì, stampato sul viso, Naruto presto si aprì in uno dei suoi classici sorrisi.

“ Ma sentila, è te che aspettavo, Sakura-chan! Possiamo andare anche subitissimo, per quel che mi riguarda.”

“ Bene, allora alza il culo e muoviti, pigrone.”

Grazie di tutto, Naruto.
Ma ti prego… non fingere quei sorrisi con me.
Fa male, quando lo fai.
Se sei arrabbiato, arrabbiati. Sfogati. Non tenere tutto dentro.

Il ragazzo dai capelli chiari si alzò dal tavolo, stiracchiandosi alquanto rumorosamente. Sakura accennò un solo sorriso, questa volta più sincero, facendo cenno con il capo di seguirla. Lui annuì vigorosamente, mani giunte dietro la nuca. La superò sulla soglia della cucina, dirigendosi verso la porta.
Sakura lo seguì con lo sguardo, e si voltò per imitarlo.

Tuttavia fu fermata dalla presa sull’avambraccio di una mano ruvida.

È colpa mia se non è perfetta, ma a me non importa, Sasuke-kun.

Si voltò, battendo ciglio, sinceramente perplessa.

[Occhi verdi che affondano nel nero, e lì si perdono.]

 Lui, come sempre, non dimostrava alcuna espressione in particolare.
Finché tento di abbozzare un sorriso.

Stai provando per me, Sasuke-kun? Non è un’illusione?

“Aspetta, vengo con voi.”

“Ma Kakashi-sensei…”

“ Non ho intenzione di partecipare. Voglio solo un po’ d’aria.”

“ Con noi… ? Non da solo…?”

“ … sto provando, Sakura.”

Grazie.

 

 


A weight is lifted
On this evening
I give the final blow.

 

I raggi del sole, ormai quasi sul punto di calare verso l’orizzonte, filtravano qui e lì dalle fronde degli alberi, che lasciavano intravedere sprazzi di cielo limpido, che dal colore dava l’impressione di essere più caldo di quanto non fosse.
L’aria era fredda e secca, immobile. Filtrava nei tessuti, e pungeva la pelle con i suoi piccoli aghi gelidi.

Sakura avrebbe giurato fosse arrivato l’inverno. Ma non ancora. Non era ancora arrivato.

Possiamo ancora rimanere sospesi nell’attesa dell’autunno.

Odiava Naruto, quando usava quella sua Kage Bunshin. Le faceva perdere un mucchio di tempo a dare calci all’aria, pugni che alla fine non sarebbero serviti a nulla.

Naruto oggi era anche più frenetico del solito, più aggressivo del solito. Si stava sfogando di qualcosa.

Ma che cavolo, sfogati con qualcun altro, non con me!

“Dacci un taglio, mi fa impazzire!” sbottò seccata, mirando un pugno al Naruto più vicino. Il pugno andò a segno, e tutti gli altri Naruto che la circondavano scomparirono.

Rimase solo quello per terra, che si massaggiava imbronciato una guancia.

“ Sakura~chaaan, sei crudele…”

“ Concentrati! E smetti di usare sempre quella tecnica, è irritante!”

“Ma non vorrei farti male, Sakura-chan…”

“ Piantala!” lo colpì con meno veemenza sul capo, e lui masticò un “ouch”.

Sakura sospirò voltando lo sguardo verso gli alberi che delimitavano la radura. Seduti fra le radici, c’erano Kakashi-sensei e Sasuke-kun. Non li stavano guardando

Fortunatamente, sennò Kakashi-sensei mi riprenderebbe e mi direbbe di essere seria.
Non riesco a concentrarmi, però.

Non se parlano così fra di loro.
Sasuke-kun, perché hai così tanto da dire agli altri, ma a me…

… a me non dici nulla?

Si asciugò la fronte imperlata di sudore ghiacciato, prima di voltarsi di nuovo verso Naruto, che si era rialzato. Anche lui guardava in quella direzione, labbra imbronciate.

“Avete litigato di nuovo?” accennò lei, incrociando le mani dietro la schiena, chinando appena il capo d’un lato.
Naruto si voltò di scatto, battendo ciglio, prima di mugugnare un “No no” fin troppo affrettato.

Tsunade-hime.
Sasuke-kun.
Naruto.
Kakashi-sensei.
Non lo sopporto. Non lo sopporto proprio.

Affondò il canino nel labbro, dirigendosi verso l’albero alle radici del quale erano seduti i due.

“ … è inutile che tu venga a chiedermi consigli, se non li seguirai.”

“ Ch.”

“ Non sono tuo padre, non posso certo dirti cosa fare.  Hai già dimostrato che le paternali, comunque, su di te non hanno alcun effetto. Non mi far perdere tempo.”

Sasuke non rispose, ma si voltò verso di lei, battendo ciglio con quell’unico occhio scuro.

Kakashi-sensei sollevò lo sguardo di quell’unico occhio scuro

A guardarli così, sembra tutto così assurdo

 su di lei, qualche passo lontana. Entrambi quegli unici occhi scuri batterono ciglio, perplessi.

“ … E l’allenamento?” Domandò retorico il maestro, tornando pacato anche nel tono.

“ Non ho voglia. Non mi sento bene e vado a casa.” Rispose laconica lei, con un sospiro, raccogliendo la sacca da terra, e mettendosela sulle spalle.

Mi sono illusa, Sasuke-kun?

Vorrei tanto non avervi sentiti.

“Sakura-chaaan! Dai, giuro che non lo faccio più. Ti blasterò via con le mie supermosse speciali! Va bene?”

Ignorò il fatto di esser sicura che il verbo “blastare” non era compreso nel vocabolario – di questo era sicura.

Ma Naruto la stava richiamando, mentre lei voltava le spalle.
Ma non era quella la voce che voleva sentire.
Non era quella.

Sasuke-kun, il bugiardo sei tu.
Sei tu che non stai provando affatto.

Il bugiardo sei tu.

La voce di lui non arrivò, e lei si incamminò per il sentiero che riportava alla vita civile.

Sakura non lo vide, aggrottare appena le sopracciglia, mentre la seguiva con lo sguardo. Non lo vide sbuffare, quasi frustrato, mentre poggiava la schiena contro la corteccia ruvida dell’albero.

Non lo vide alzare pigramente l’occhio al cielo.

 

When darkness turns to light,
It ends tonight,
It ends tonight.



A falling star
Least I fall alone.
I can't explain what you can't explain.

 

Lungo la via di casa si era fermata al negozio di dango, ma neanche quel paio di mitarashi dango che aveva comprato le avevano sollevato il morale. Affatto.

Neanche con tutto lo zucchero del mondo.
Sakura, sei stata troppo con lui.

Deprimersi… lo farebbe lui. Lo fa sempre lui.

Tirò un piccolo morso, masticando piano, dondolando appena le gambe nel vuoto. Seduta sul ramo.

Alla fine, non era andata a casa.

Non ci sono consigli migliori di quelli che dai agli altri.

Rinchiuderti in casa non servirebbe a nulla. Ho bisogno di aria.

E di convincermi di non aver sentito nulla.

Lo sguardo perso in un punto indefinito di quel cielo che s’andava via via scurendo, tingendosi di rosso, sfumature di porpora che finivano in quel lilla chiaro.

Tra poco sarà buio.

Che delusione.

Pensavo mi sarebbe venuto dietro.

Ma sentitemi. Sembro una ragazzina alla prima cotta.

Pensavo che il mio amore fosse più nobile di qualcosa del genere.

Sono solo una ragazza.

Di lì, dondolava le gambe nel vuoto, masticando lentamente.

Nonostante lo stomaco avesse da tempo perso l’appetito.

 


You're finding things that you didn't know...
I look at you with such disdain.

 

Aveva lasciato cadere la confezione per terra, senza alcuna considerazione per il parco. Aveva più considerazione per sé stessa, in quel momento. E ciò che la preoccupava, ciò che le faceva male, la tormentava, le punzecchiava il cuore senza pietà…

… sanno tutti qualcosa ed io non so niente.

Lui avrebbe provato a stare vicino a lei, a vivere per lei… così aveva detto.
Non doveva significare per forza non dirle niente. Non aveva diritto di parlare con gli altri, e far finta di nulla con lei.
Accennare quei sorrisi sporadici

Lo fai solo per farmi star buona, Sasuke-kun? Non è così che si fa.

Il sole era tramontato ormai da un po’, ed il crepuscolo stava cedendo spazio alla sera.

Forse…

… dovrei tornare a casa.
Domani mi scuserò con Naruto.
Lui non c’entra nulla.

“…Sakura?”

Per poco non cadde dall’albero con quel piccolo salto sul posto, dettato dalla sorpresa. Non dalla sorpresa nel richiamo di per sé. Ma dalla voce autrice di quel richiamo.
Si sporse appena dal ramo, da un lato, per guardare giù.
Sasuke-kun.

Lui era lì. Aveva raccolto la confezione vuota da terra, la teneva stretta con la mano. Il viso pallido rivolto all’insù, l’occhio scuro, profondo, fisso su di lei. Le ciocche erano disordinate ormai, quelle che gli incorniciavano il viso erano tagliate disuguali – ormai lei ci aveva fatto l’abitudine.

Ciò che la colpì fu come, in quel momento, lui sostenne il suo sguardo.

“ … Sasuke-kun?” mormorò lei, battendo ciglio.

Lui la imitò, prima di abbassare lo sguardo sulla confezione vuota. Qualche attimo dopo, rialzò lo sguardo.

“Scendi.”

“Uh?”

“Scendi.”

Lei schiuse le labbra in una piccola “o” di sorpresa, prima di serrare in un piccolo sorriso, ed annuire.

Le deve capire ancora le regole.
In ritardo, ma mi ha seguita. Vedi il lato migliore della situazione, Sakura.

Pensa positivo. Ci sei sempre riuscita.

Annuendo, più a sé stessa che alle parole di lui, con un piccolo salto balzò giù dal ramo, atterrando con uno scricchiolio di foglie secche. Per poco non perse l’equilibrio, e a giudicare dallo sguardo, Sasuke-kun se n’era accordo.
Aveva quella specie di ghigno saccente sul viso, quello divertito.

da “sono migliore di te”, insomma.
Quello non vale, Sasuke-kun. Non è un sorriso.

“… Non sono caduta.” Precisò piuttosto ad alta voce, simulando un piccolo broncio. Lui schioccò la lingua, e si strinse nelle spalle.

“Certo.” Fu la laconica risposta che ottenne, risposta che sfumò in uno sbuffo. Lui si sedette alle radici dell’albero, come aveva fatto quel pomeriggio presto. Dal basso, spostò lo sguardo su di lei.
Sakura non fece domande, né chiese permesso. Gli si sedette accanto, gamba contro gamba

Ci sei ancora accanto a me, vero?
Non sono paranoica.
Ma ho solo paura che tu svanisca ancora, senza dirmi nulla.

La ragazza poggiò il capo sulla spalla del ragazzo, e chiuse gli occhi, sospirando appena. Lui guardava dritto fra i cespugli, ma distrattamente cercò la mano di lei.

“ Di cosa parlavate oggi tu e Naruto?” domandò infine lei, con un fil di voce.

“ Hai sentito, per questo eri così strana. Lo sapevo.”

“ Beh, non è un motivo per vantarsi di saperlo. Rispondi e basta, no?”

“ Nulla, davvero. Non pensa che tu ti possa fidare di me, tutto qui.”

“ … e posso?”

“ Cosa?”

“ Fidarmi di te.”

“ Non lo so.”

Calò ancora una volta il silenzio, mentre entrambi, immobili, l’uno accanto all’altro, guardavano un punto indefinito del vuoto.

“ … cosa sapete che io non so?”

“ Penso che se la sia presa. Lui… forse ti ha più a cuore di quanto ti abbia io.”

“ Ti prego, non dire così.”

“ Lo sai che è vero.”

“ Non è vero.”

Un sibilo sottile, ed ancora una volta Sasuke non rispose, spostando lo sguardo su di lei. La guardò a lungo con quell’occhio, prima di sollevare lo sguardo allo spicchio di luna che si era affacciato sul cielo scuro.
L’aria si faceva sempre più fredda, ma lui emanava calore. Sakura si rannicchiò appena di più vicino al ragazzo, sopracciglia corrucciate.

“ … non è vero, ne, Sasuke-kun?” ripeté, con un timido, flebile fil di voce.

Dopo una lieve pausa

Un’eternità, non qualche attimo, perché non mi dici che è tutto a posto?

lui rispose. “ … ti merita comunque più di me. E’ arrabbiato, tutto qui.”

“ Non mi hai risposto.”

“ Non so cosa risponderti, Sakura. Io…”

“ Tu mi ami.”

“ Non vorrei dare un nome a ciò che provo.”

“ Però mi ami.” Insistette lei, serrando le labbra.

Quasi fosse una piccola supplica.


Now I'm on my own side.
[ It's better than being on your side ]

It's my fault when you're blind!
It's better that I see it through your eyes.

 

 

E lui, quella lieve sfumatura nella voce la sentì. La sentì, e chiuse gli occhi.

“ Temo di si.”

“ Allora mi ami? Perché non me lo dici chiaramente?”

“ Sakura…” quasi un rimprovero, nella voce di lui.

“ Sasuke-kun, dopo tutto… penso che io abbia bisogno di sentirlo, non ti pare?” bisbigliò lei, senza alzare la voce. Quasi temendo che, alzandola, potesse sfociare in un singhiozzo. A volte…

a volte sei impossibile Sasuke-kun.

Lui, ancora una volta, rimase in silenzio. Quasi stesse pensando.

Lei, ancora una volta, vide quell’espressione combattuta sul suo volto. Infine, schiuse le labbra.

E da quelle labbra uscì un sussurro, appena udibile.

“ Ti amo, si.”

Sakura lo sentì a malapena, sentì come lui sputò fuori quelle piccole tre parole, quasi fossero una bestemmia, una maledizione che non avrebbe ripetuto più.

Che non avrebbe voluto ripetere più.

“ Ma non dovrei. Adesso non dovrei.”

Perchè gridi al mondo le parole che non vorrei sentire?

Perché hai paura di quelle di cui ho bisogno, Sasuke-kun?

Sei orribile, orribile, orribile.

Non è giusto.

Che con un sorriso tu mi abbia…

… ripetimelo. Ripetimelo, e sorridimi.

..Sorridimi.” ripetè ad alta voce lei, accennando quasi un fantasma di sorriso d’incoraggiamento, sguardo vagamente timoroso, preoccupato. Lui si voltò verso di lei.
Ma non sorrise. Affatto.

“ Sakura... non dovrei. Non è affatto giusto.”

“ Non lo è mai stato. Sorridimi. Cosa sapete che io non so? Ti prego, ripetilo e sorridimi… Tutto va bene, no? Dimmelo e sorridimi allora. Va bene?” La mano sotto quella del ragazzo era stretta a pugno, e stava tremando.

Non ci stai provando per niente, Sasuke-kun!

Me l’hai promesso, il bugiardo sei tu, tu…

Il respiro di lui era improvvisamente molto più vicino, e lei lo sentiva, fantasma sulle sue labbra.

 


All these thoughts locked inside...
Now you're the first to know.

 

 

Le labbra di lui sfiorarono le sue, in un tocco delicato, quasi premuroso, dal retrogusto dolceamaro. Sakura avrebbe potuto pensare che quello, effettivamente, era il suo primo bacio

[ … quante ragazze possono vantarsi di aver condiviso il primo bacio con colui che più amano al mondo? ]

… ma in quel momento non ci riuscì.

Fu solo il fantasma di un tocco, passato ancor prima che lei se ne rendesse conto. Lui poggiò la fronte contro la sua, occhi chiusi. Serrò le labbra. Ma Sakura si limitò a batter ciglio, osservando quei lineamenti così vicini, senza riuscire a dire una parola.

Quando lui schiuse quell’occhio, quando quel respiro tornò ad accarezzarle le labbra, non fu colta di nuovo impreparata.

Non sento le campane dal cielo, non si sono risvegliate lucciole, per noi, nessun canto di fate.

Eppure…

… è ancora più…

è un sogno che diviene realtà.
Sasuke-kun… perché devi sempre…

… non riesco a seguirti, nei tuoi pensieri.

Ma non importa, finché mi resti accanto.
Non importa. Imparerò.
La mano di Sakura si strinse appena sulla manica del ragazzo, stringendola in quel piccolo pugno, senza pensare d’esser delicata. – Non muoverti di un solo centimetro.

Quel bacio fu appena più lungo, meno timoroso.

 A Sakura apparve quasi disperato.

Non v’è motivo che lo sia.

Ritornarono a respirare, ognuno per sé, nessuno che rubava l’aria dell’altro. Fronte contro fronte, nasi freddi nell’aria quasi invernale si sfioravano. I respiri si confondevano.

“ Non è affatto giusto…” mormorò ancora il ragazzo, e questa volta non v’era alcuna nota dura nella sua voce.

“Lo è.”

Il silenzio piombò di nuovo fra i due, più in là il verso di un gufo, un battito d’ali, in picchiata.

Mille ali che volano via da me.

“ Ho intenzione di andar via, Sakura.”


 
When darkness turns to light,
It ends tonight.

 


 

Sasuke è un ragazzo che ti verrebbe voglia di prendere a pugni, ma sono sicura [almeno, fino a prova contraria] del lieto fine °_°

-         Artemisia89 : son contenta che Tsunade sia risultata verosimile. E’ con personaggi come lei o Kakashi, che mi ritrovo nell’eterno dilemma… è verosimile o no? Me contenta ^_^ Qualcosa sta cambiando si. Sasuke alla fine si renderà conto di ciò che conta nella vita… e stare ad inseguire qualcuno che non c’è più, non è una di queste. Dovrebbe smetterla di guardare più in là, ciò di cui ha bisogno è vicino a lui u.u [Sto male oggi o.ò]

-         Killkenny : grazie mille ^_^ Possibile che ci sia qualche accenno, sebbene non sia del tutto probabile. Dipende ovviamente da quanto fuori controllo andrà questa fic XD. Essendo anch’io sostenitrice di quella coppia, direi che dipende tutto dalla tastiera u.u”

-         Darkphoenix : il “ne”… temo sia residuo delle fansub giapponesi. Lo ripetono in continuazione, si è infiltrato nella mia lingua parlata e scritta >_< Anche perché non sono ligure, bensì pugliese DOC u_ù

-         Erica: Ehm. Niente trapiantino mi sa. Avevo pensato da un trapiantino da Itachi, ma credo che poi si caverebbe l’occhio da solo, alla fin fine. E cadaveri disponibili non ci sono, ecco u.u

-         Solarial: non so perché, ma adoro i tuoi commenti. Capita a volte che l’ispirazione venga leggendoli, non so se è mai capitato u_u Itachi rimarrà come un’ombra sulle vite dei nostri eroi [ma quali eroi?!?] perché il passato rimane comunque una parte di noi, alla fin fine. U_u Povera Sakura, a doversi confrontare sempre con cose più grandi di lei >_<” Quando lei non c’entra nulla.

-         Jaly-chan: si, sei persuasiva. Fin troppo. Lasciarsi sconfiggere, esattamente quello. Non mi veniva appunto il modo di dire. E’ stato forse un po’ troppo  sicuro di sé, lasciandolo fare all’inizio? Probabile. Anche se Sasuke ha vinto barando: non ha usato il suo, di potere. XD

 

Un grazie mille anche a SoleDincht, Kirjava, Aleptos [benvenuta nella sezione, me onorata XD] e sora33. Prometto ancora una volta il lieto fine [mantenere la promessa, poi… Uhm sisi XD].

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Capitolo 13
*** XII - Let me go. [Sasuke] ***


tml> Nuova pagina 1

A/N:

-         ReiAyanami: sasuke ha bisogno di una bella dose di legnate dietro la schiena [ anche se porino, qualche ragione ce l’ha pure, ecco u_u – indica capitolo-]

-         DarthSteo: Provo piacere a lasciare in sospeso? Volete la verità? Assolutamente Si! XD sono contenta che il discorso fra Naruto e Sasuke sia piaciuto, penso che Naruto si debba sentire parecchio inacidito con tutta la storia – ma lo sappiamo che è bravo a sorridere, lui. Non biasima Sakura, ma ciò non toglie che pensa sia masochista u_u”

-         Natsumi90: vena sadica? Io? Ma dooove? >_>” Cioè, ecco, si. Posso provarci davvero a fare qualcosa di semplicemente amoroso romantico, ma sarà che sono una disillusa… nell’amore facile facile non credo più di tanto XD Soprattutto se uno dei due è Sasuke. E’ Sakura che se le va cercando, altro che poveretta u_u

-         Solarial: ti prego, non ti far venire colpi che i soldi per l’avvocato non ce li ho ancora >_<”” Se vuoi un motivo per cui le tue recensioni mi piacciono, è che mi fanno capire che sono riuscita ad esprimere bene ciò che volevo esprimere. Mi sprona ad andare avanti, davvero =^.^=  Grazie mille (Y) °_°

-         Helen Lance: ufficialmente, Sasuke è un acaro della polvere sisi u_u Il cervello ce l’ha nella suola delle scarpe [ oppure nell’occhio che ha perso, chissà, in quel caso sarebbe giustificato. Anche se prima non è che lo usasse tanto >_<] Tsunade-hime resiste grazie a te, ricordatelo X°D Ci sto provando davvero a scriverla, ma rimane sempre ostica, hmpf. Quella donna è_é””

-         Miyu92: non mi uccideeeere °_° In ordine: a) no, da piccolo erano troppo occupati con lo psichiatra per Itachi; b) sappiamo tutti che Sakura ha un neuroncino non troppo sano; c) Naruto è Naruto, ed è sacro ò_ò”.

-         Kazuhachan: è arrivata anche per Sakura l’ora di essere la sfigata di turno u_U” Il lieto fine è sicuro al 99,9% [rimane lo 0,01%, ma è una percentuale minima, suvvia u_U]

-         Nely: Grazie mille *_* Vedrò di aggiornare presto sisi [dipende dai capitoli, ecco. Lo scorso capitolo non mi voleva proprio uscire. Un vero parto.] … ma a che serve dirlo qui che aggiornerò presto? °_° Leggerai soltanto quando aggiorno -.-“ Me banana.

-         Topy: … O.ò Si, quoto in toto.

-         Darkphoenix: [abbraccia Sasuke, togliendolo davanti] Feeeerma, mi serve per gli altri capitoli °_° Sennò gli altri capitoli con chi li scrivo, con Willy il Coyote? °_° Non è una valida controfigura, lui, ha troppi peli e non si fa la ceretta è_é””” Come hai potuto notare, Sakura ha seguito il tuo consiglio – e il più generico senso comune. A mio parere avrebbe potuto ucciderlo anche, ma, come già detto, mica posso continuare la fic con Willy il Coyote °_°” Brr. Lo odio. Comunque sia, davvero un destino crudele il tuo °.°

-         Gryffindor_ery: il lieto fine è ancora nei paraggi. Anche volendo, potrei fargli un fischio sisi.

-         Ross [ ahr *_* ]: Oddio, sono rotolata dal ridere. Con quella recensione hai ucciso quel mio povero neurone che mi era rimasto! Cattiva! Crudele! Ma ti amo lo stesso (L) u.u Effettivamente di normali non ce n’è nessuno. Uhm. Anzi, a questo punto sono tutti normali, poiché in un mondo dove sono tutti pazzi, i pazzi diventano normali e coloro che sono normali diventano pazzi. O qualcosa del genere, ho perso il filo. Questo capitolo è stato un altro parto, ma perché non mi andava di scriverlo, non perché non ci riuscivo. °_° Sasuke’s a pain in the ass, really è_é”” Ma tanto non mi piace scrivere troppe robe a lieto fine, va ò_ò Quindi va tutto bene, tutto sotto controllo, non entriamo nel panico °_°”

-         Francy: rimando a sopra: il lieto fine è ancora nei paraggi! [frega il binocolo a Ross, iniziando a guardare freneticamente intorno.] Ecco! Lo vedi? Eh? Eh? [Indica punto a caso] … mh, io no. Però c’è, ecco u_u

-         Artemisia89: una richiesta di felicità prima della partenza. Era esattamente quello che doveva essere. Un assaggio di ciò che si lasciava alle spalle, giusto che così poteva sapere su cosa deprimersi. Lo conosciamo tutti, Sasu, no? E’ un tale… non bestemmio che è meglio. Fratelli in Nuova Zelanda? No, no, questa volta lui pensa di avere motivazioni più nobili. Nella sua testolina bella, carina e… vuota. >_>”

-         Azusa92: è lo stesso motivo per cui la coppia piace a me. E per cui sta cominciando a piacermi Sakura, quando prima la odiavo. Ora… boh o.ò Sto iniziando a vederne i lati positivi ecco u.u

 

Ed ora, via verso la fine. Altri tre capitoli rimasti, o meglio… due capitoli con epilogo.  Questa fic è la mia creatura, davvero. Mai scritto qualcosa di più lungo °_°”

Per oggi: “ Let me go – Three Doors Down.” E’ semplicemente stupenda e perfetta *_*
Comincia a piacermi Sakura, ma comincio ad odiare Sasuke -.- E’ una pena da scrivere.

 


 

“Vi ho trovati di nuovo a dormire nello stesso letto. Ci state prendendo gusto. Ma almeno mettete un segno sulla porta, che evito di entrare e prendermi infarti. Povera Sakura-chan, me la stai traviando, razza di pervertito.”

L’altro ragazzo sbuffò, sollevando con le bacchette qualche spaghetto, colando un po’ di brodo, ributtandolo giù nella mischia. Crucciò le sopracciglia.
”Il pesce non mi piace.”
”Voglio dire, io vengo, trovo la porta aperta. Salgo a portarti qualcosa da mangiare, così te non diventi uno scheletro commemorativo sul letto pieno di acari e robe varie, e ti trovo lì, certo. Con lei tecnicamente appolipata sopra di te. Che bello spettacolo. Avete rubato la mia povera innocenza, bastardi.”

“ Perché devi insistere nel cucinare pesce?”
Il biondo abbandonò la testa sul tavolo, con uno sbuffo altrettanto seccato. Poi spostò lo sguardo dalla superficie di legno al viso dell’altro ragazzo, crucciato.

“Non dire cazzate. L’hai mangiato durante il secondo esame Chuunin, quello di sopravvivenza.”

“Appunto. Era un esame di sopravvivenza.”

“ Che idiozia.”

“ Tieni e mangiatela.”

“Più che volentieri.”

La ciotola passò di mano. Sasuke poggiò il mento sul palmo della mano, mentre Naruto preferì avventarsi sul Ramen.

Dopo qualche attimo, entrambi sospirarono.

“Non sarà mica come prima vero? Prima avevo qualche speranza no? Ora però ci sei tu. E lei…”

Sasuke non rispose, e dentro di sé si maledisse d’aver dato via la ciotola: almeno prima aveva avuto un pretesto per non guardare quegli occhi chiari così… quasi abbandonati.

Durarono poco, e Naruto si chiuse nel suo solito broncio infantile, prima di sbuffare ancora.

“Voglio dire… se voi iniziate a fare cose…”

“Idiota, non stiamo facendo nien…”

“… io poi finirò per fare il terzo incomodo, fuori dal vostro piccolo mondo. Non mi piace, ecco.”

Calò di nuovo il silenzio, ma questa volta Naruto non sognò neppure di infrangerlo.
L’unico rumore, per troppo tempo, fu quello del ragazzo biondo che mangiava e beveva quel brodo.

Dall’altra parte della casa, si sentì un frastuono di qualcosa di pesante che cadeva a terra.
 Le bestemmie non proprio gentili di una voce femminile, frustrata.
Entrambi i ragazzi sussultarono appena.

“… ti sei preso cura di lei, allora.”
Mormorò infine Sasuke, spostando lo sguardo sulla finestra che lasciava filtrare il pallido sole autunnale.

“Non che sia servito a molto. E’ regredita a stato di ameba adorante non appena ti ha visto di nuovo.”
Borbottò di tutta risposta l’altro ragazzo, amarezza e ripicca nella voce.

“… bene, allora.”

“Cosa?”

“Ti prenderai cura di lei ancora una volta, no?”

Naruto batté ciglio, prima di stringere un po’ troppo forte la bacchetta di legno. Si spezzò.

Quando parlò, però, la sua voce era soltanto rassegnata.

“Quindi vai via.”

“E’ in buone mani.”

“Decisamente migliori delle tue. Ma non sono le mie, che vuole. Non le ha mai volute.”
 Sibilò il biondo, scostando lo sguardo sulla ciotola semivuota.
 Quasi si stesse domandando come finire di mangiarla, dopo aver rotto la bacchetta.

“Le vorrà. Ti prenderai cura di lei e lei sarà felice.”

“Sai, è incredibile vedere il grande Uchiha che si preoccupa per una ragazza. Il mondo deve essere arrivato alla fine, se ce l’hai così a cuore da volerle fare così male. Bastardo.” La voce di Naruto era colma di sarcasmo. “Tu dici che l’idiota sono io. Sei tu il vero idiota. Non azzardarti ad andar via da Konoha. Non voglio che Sakura-chan torni quel salice piangente che è stata per due anni, dopo che sei andato via.”

“Non posso restare qui.”

“Perché non puoi?!”

“Orochimaru sta…”

“Vuoi tornare da quello lì? Tu sei malato dentro, Uchiha!”

“No! Io… Mio fratello è… ormai, quel sogno è inutile, non c’è motivo di tornare da lui…”

“Allora puoi benissimo restare qui!”

“Attaccherà Konoha, e Konoha non merita questo per…”

“Oh, adesso vuoi fare l’eroe?! Ma piantala. Itachi non era qui per te, se ti va tanto saperlo. Se Sakura c’è finita di mezzo, è colpa mia, magari.  L’Akatsuki attacca Konoha, e lo fa per me. Non per te, se non ti dispiace condividere le luci della ribalta. Eppure io non penso di dover andar via, perché so che siamo tutti compagni, nello stesso villaggio, e si tratta di guardarci le spalle a vicenda… E so che ci sono, dopotutto, persone che mi guarderanno le spalle, me le sono meritate, e ora ci sono.”

“Non resterò qui. Ci sono tropp…”

“Troppe prede facili? Pensi che quel tipo dalla lingua assurda possa prendersela con Sakura? Posso azzardare anche un ‘con me’? Per arrivare a te? Oh, certo, fa così eroe tragico andare ad affrontare il nemico tutto da solo. Oh, quale spirito di sacrificio…! Ma finiscila. Sas’ke… siamo stati i tuoi compagni di squadra. Sono un tuo compagno di squadra. E cazzo, sei il mio migliore amico, se questo ti fa intendere quanto io sia disperato, in questo campo. Non ti permetterò di fare cazzate. Non esiste. Ho passato questi anni a diventare più forte non per diventare Hokage, ma per riportarti indietro. Ed ora, tu rimani a casa. E smettila di fare l’eroe. Tanto ormai non ti crede nessuno.”

“E’ un discorso che non sta in piedi.”

“E allora dovresti smetterla di illuderla in questo modo!”

[ Perché sarò io a raccogliere i cocci di ciò che rimarrà di lei, e finirò in cocci anche io, e tu non ci sarai.
E via di nuovo, a far finta, giorno per giorno…

… io potrei anche arrivare a pensare che quello potrebbe essere amore, fra me e lei
 – ci prenderemo l’uno cura dell’altra, per evitare che ciascuno finisca a pezzi

… ma per lei sarebbe solo una vita piena di rimpianti, e priva di senso.]

 

 

XII – Let me go.

 

One more kiss could be the best thing,
but one more lie could be the worst.
And all these thoughts are never resting...
...and you're not something I deserve.

 

Fosse stato un tipo più dedito ad osservazioni di campo poetico, Sasuke avrebbe potuto giurare d’aver visto il cuore di Sakura cadere in mille pezzi, d’aver sentito il rumore di quei cocci di vetro che tintinnavano per terra, soltanto guardando quegli occhi chiari.
Quegli occhi chiari non fecero nulla per nascondere al mondo quel cuore ormai ridotto ad un puzzle.

[ E ci vorrà molto più tempo per rimetterlo insieme… Non è vero? ]

Sasuke, essendo diventato ciò che era diventato
[ troppo sentimentale, non dovrei.
Tch.]

non sopportò di reggere quello sguardo, e lo spostò sull’erba bagnata d’umidità. Non sentì, lui, il rumore dei cocci di quel cuore: ma potè immaginarli fin troppo bene, sentire il suono di ciascun piccolo pezzo che si sgretolava, via, fino a divenire nulla.

“Dovresti smetterla di illuderla!”

Sei contento ora?

Sentiva lo sguardo di lei, quasi sperduto, fisso su di lui. Lo sguardo di Sakura cercava qualcosa che non riusciva a trovare. Il silenzio sembrò durare ore, ma fu interrotto dalla flebile e poco convinta risata della ragazza.

“Ne, Sasuke-kun, ne devi imparare di cose. Questo… non era un momento in cui si doveva scherzare…” sussurrò la ragazza, gesticolando freneticamente con voce che voleva essere tranquilla, ma che in verità era fin troppo agitata.
“… però lo apprezzo che tu voglia scherzare, ecco, è raro, non lo fai quasi mai, quindi suppongo che tu stia meglio, e poi…”

“Non era uno scherzo.”

Il fiume di parole smise di sgorgare dalle labbra della ragazza. Nella sua mente, Sasuke sentì gli ultimi cocci cadere, nel silenzio della notte.

Sto facendo la cosa giusta.

Come sempre. Come sempre.
[“Allora ti stai illudendo da solo.”]

Come sempre.
Come sempre.

Sentì la stretta di quella mano, all’apparenza delicata, diventare serrata come un artiglio sul suo braccio.

Le unghie graffiarlo da sotto il tessuto, ma non si lasciò sfuggire neppure un sospiro.

“No…” fu l’unica sillaba che sfuggì dalle labbra di lei.

E lei aveva pensato che forse io avrei provato per sempre e lo avrei anche fatto, e forse non avrei…

Quelle labbra, che aveva scoperto morbide come avrebbero dovuto sempre essere, dolci di zucchero

e mitarashi dango

ora erano socchiuse, sillabavano parole che non aveva la forza di dire. I capelli ondeggiavano mentre lei scuoteva il capo, sempre più velocemente, sempre più freneticamente, sempre più disperatamente…

Lui, con quell’unico occhio, la fissava.

Avrei voluto provare per sempre.

Ma metterti in pericolo perché io possa provare a fare qualcosa che non verrà mai come la vuoi tu…

[“Smettila di fare l’eroe. Non ti crede più nessuno.”]

Non so più cosa voglio.
Non piangere, dannazione. Non dovresti piangere. Dovresti arrabbiarti perchè sono un bastardo.

Ma la ragazza non potè sentire quel pensiero, e le lacrime si erano già affacciate agli occhi verde foglia.
Inesorabili.

Dannazione, Sakura. Sei orribile, orribile.
Non riesco… così, io…

Vorrei dirti che andrà tutto bene, ma…
”Dovresti smetterla di illuderla!”

… sei orribile. Non posso mentirti, nè fare nulla.

Ti odio, ti odio, ti odio…

“Allora ti stai illudendo da solo.”

Lui tentò di scostarsi da quella presa artigliata sul braccio, ma lei non gli permise di muoversi di un centimetro. L’altra mano si aggrappò a quella stessa manica, disperatamente. Ultimo appiglio.

[Non andare via.]

Non lo disse, e lui ne fu grato. Rimase in silenzio, ad osservare quel viso con cui poco prima aveva condiviso il respiro.

“… perché?” fu tutto ciò che quella voce flebile riuscì a mormorare, prima che andasse a serrare le labbra.

 

In my head there's only you now,
this world falls on me.

In this world there's real and make believe...
... and this seems real to me.

 

 

“Non sono affari tuoi.” Mormorò lui di tutta risposta, serrando le labbra a sua volta, e scostando lo sguardo sull’erba. La sentì mugolare qualcosa di talmente patetico, che non riuscì a comprenderla.

Portamiconte.” Ripetè la ragazza, con un’unica emissione di fiato. Poco più d’un sibilo.

“Mai.” Sbottò lui, tentando ancora una volta di alzarsi. Ma questa volta, la reazione di lei fu totalmente inaspettata.
Uno schiaffo, un pugno:non aveva capito bene cosa era stato a colpirlo lì da dove l’occhio [che non c’era] non poteva più vedere.
E prevedere.

Sentì il dolore rimbombargli nella tempia fasciata, e la prima cosa che vide fu il volto di lei. Di lei che gli si era parata davanti, di lei che non gli concedeva alcuna via di fuga.

Perché è questo tutto quello che fai: scappare.

Non gli concedeva via di fuga da quel viso arrossato ed adirato – disperato.

Nessuna via di fuga da quegli occhi lucidi.
Nessuna via di fuga da quelle labbra arrossate.

Portami con te!” ripetè lei, con il respiro affannato, a pezzi, alzando appena la voce da quel sibilo che era stata.

Smettila, Sakura, smettila…

Lui si limitò a battere ciglio, espressione impassibile sul volto, capelli spettinati.

P o r t a m i  c o n  t e !” ripetè lei, e ancora, e ancora, alzando la voce, sempre più veloce, finchè non vi fu più differenza tra queste suppliche sillabate ed i singhiozzi che infine erano arrivati a scuoterla.

Lo aveva graffiato, lo aveva abbracciato, lo aveva supplicato fra le lacrime e poi lo aveva insultato, e di nuovo, di nuovo, di nuovo, sempre più flebile, sempre più sommessa, finchè non si fermò lì, tenendolo per la maglietta.
Gli occhi nascosti da quella frangia, rivolti verso il basso.
Lui non si era mosso d’un centimetro.

Terribile, terribile…

“Smettila.” Fu ciò che scelse di dire, infine, poco più di un sussurro. Lei soffocò un singhiozzo, ma resto lì, davanti a lui. Tenendolo ancora per la maglietta, sollevò gli occhi rossi di pianto, ma che ormai non versavano più lacrime.

“Portami con te. Questa volta… portami con te. Perchè devi andare via? Qui va tutto bene. Siamo io e te. E’ come dovrebbe essere. E’ come avrebbe dovuto essere sempre, sempre… sempre. Sempre….” Era tornata quella voce flebile, quasi inquietante, quel sussurro cauto.
Lui sollevò quella mano baroccamente ricostruita, posandola su quella di lei. La scostò, piano, con gentilezza.

“Orochimaru ha intenzione di attaccare Konoha. Ci sarebbe un’altra guerra, e tu ne rimarresti coinvolta. Konoha non ha i mezzi per sopportare adesso un’invasione. E c’è anche l’Akatsuki. Io sarò più difficile da trovare, da solo. Mi farò vedere all’inizio, lontano di qui. Le voci gireranno, e cambieranno piano. Lasceranno in pace Konoha, lasceranno in pace te. Perché voi non c’entrate niente.” Sasuke si attenne al tono della ragazza, regolando la sua stessa voce profonda su quel sussurro discreto. Ogni parola venne pronunciata come un discorso imparato a memoria, tono piatto, privo di qualsiasi sfumatura.

[Di tanto in tanto lo coglieva a mormorare qualcosa fra sé e sé – quasi stesse provando un discorso imparato a memoria, o stesse ripetendo una vecchia lezione imparata all’accademia. Seduto, da qualche parte, muoveva sommessamente le labbra, guardando un punto imprecisato davanti a sé.]

Sakura pendeva dalle sue labbra, assimilando ogni parola, tentando di comprenderne il motivo, di comprenderne le sfumature. Ma, alla fine, si limitò a scuotere il capo.

“Ti odio. Portami con te.”

“Se mi odi, non c’è n’è motivo.”

“Ti amo, e lo sai. Portami con te, questa volta, portami… tu lo sai che io…”

“A maggior ragione.”

Con la stessa calma, il ragazzo scostò l’altra mano di lei, che ormai aveva deformato la manica della maglietta. Lei immobile si lasciò guidare, come una bambola. Battè ciglio, e fece per schiudere ancora una volta le labbra.
Lui la zittì, piuttosto bruscamente.
“Tornerò, certo, se non muoio prima. Non ti chiedo di aspettarmi. Hai…”

“Non voglio aspettarti. Portami con te.”

“ … hai miliardi di persone che ti hanno a cuore più di me. Sei cieca e non te ne accorgi.”

“Non è vero, tu mi ami e l’hai detto. Ti amo anche io, quindi portami con te, no? Saremo io e te, insieme ce la faremo, poi torneremo a Konoha e ridaremo vita al Clan Uchiha lì dove appartiene e sosterremo Naruto che diventerà l’Hokage e poi io andrò a lavorare all’ospedale ed entrerò nella squadra medica e tu diventerai ANBU e avremo una vita normale insieme perché è così che dovrebbe essere, perché…” ormai parlava senza prendere fiato, così sommessamente che Sasuke non riusciva a distinguere tutte le parole di quel fiume in piena, che sgorgava dalle labbra di lei come sangue da una ferita.

Che bella favola, Sakura. Ma questa è la vita reale.
Questi sogni non si avvereranno, e tu lo sai.

 

You love me, but you don't know who I am.
I'm torn between this life I lead, and where I stand.
And you love me, but you don't know who I am...
... So let me go,
[Let me go.]

 

 

“ Sakura, no. Vai a casa e dormi.”

Cazzo, Sasuke, portami con te! Adesso. Ora. Se solo osi lasciarmi indietro, io… io…”
Sasuke? Non Sasuke-kun?

Per quel che sembrava, Sakura ormai era scoppiata.
 “… tanto tu non hai cervello, per questo stiamo bene io e te, perché io almeno penso, e da solo tu non sei capace di fare niente, e quindi non fa nulla, tu non mi vuoi con te? Va bene, perché non importa se lo vuoi o no, perché io ti seguirò e sarò la tua ombra, dannazione, sarò la tua ombra fino alla fine dei tuoi giorni, che tu lo voglia o meno, e dormirò nel tuo stesso letto e ti preparerò da mangiare e sarò io a tirarti su il morale e ti giuro che fino alla fine ti sarai così abituato a me da non sapere neanche perché volevi lasciarmi indietro, e non mi importa se non mi vuoi, non mi importa se mi consideri un peso, non mi importa nulla di nulla, perché tu sei un cretino e quello che pensi non conta, e se ti lascio da solo tu sei perso e fai decisioni assurde perché sei l’essere più infantile che conosca sebbene sembri il contrario, e io non ce la faccio più, perché neanche tu sai quello che vuoi e come lo vuoi e quando lo vuoi e ti illudi di saperlo e quando lo ottieni rimani con nulla, e ti arrabbi e ti deprimi e non sai più cosa farne di te stesso, ed in quei momenti io sarò lì, la tua ombra fino alla fine dei tuoi giorni, davvero, e ti riporterò sulla giusta via come una pecorella smarrita, perché è questo quello che sei ma a me non importa, perché io ti amo lo stesso e tu lo sai, ma tu non te lo vuoi ficcare in quella cazzo di testa fantastica che ti ritrovi. Mi porterai con te, che ti piaccia o no!”

Non seppe capire se quella con cui era stato colpito fosse una maledizione o una benedizione. Non ebbe la forza di farlo.

Così… è questo ciò che pensi.

Siamo una coppia di matti, Sakura.
Io e te.

Sasuke si limitò a battere ciglio, prima di avvicinarsi e sfiorare piano la fronte arrossata e accaldata di lei con le labbra fredde. Lei, dopo lo sfogo, non sapeva più se piangere o ridere.
Nell’indecisione, ansimava, cercando di riprendere il fiato. A quell’accenno di bacio sulla fronte, non si mosse. Si limitò a continuare a fissarlo, con qualcosa a metà fra l’astio e l’amore più cieco.

“Vai a dormire, Sakura.” Le mormorò lui, piano, nell’orecchio, prima di superarla lungo il sentiero. Non alzò lo sguardo, non si guardò indietro.

“Non hai capito? Verrò con te!” insistette lei, con voce resa patetica dai singhiozzi, lievemente isterica. Soltanto a quel punto, lui la guardò da sopra una spalla.

“No, non verrai con me. Domani notte andrò via. E tu non verrai con me, o sarebbe inutile. Kakashi lo sa. Naruto lo sa. Fattene una ragione, e continua a vivere.”

A malincuore, si lasciò a le spalle quei singulti e quegli occhi verdi, senza riuscire ad ignorare la morsa che era arrivata ad attanagliargli il cuore.
Sto facendo la cosa giusta.

“Ti stai illudendo da solo.”

Si.
Ma sto facendo la cosa giusta.

 


I dream ahead to what I hope for...
...and I turn my back on loving you.
How can this love be a good thing?
[when I know what I'm goin’ through...]

 

 

Alla fine, non ci ho neanche provato.
Questo il pensiero che l’aveva tenuto sveglio per tutto quel che rimaneva della notte, mentre si girava e rigirava nel letto di Itachi, senza riuscire a trovare una posizione più confortevole che potesse calmare anche il rimorso nel cuore.

Qualunque cosa che faccio, non sembra mai andare bene.

La vita fa schifo.
Era tutto indolenzito dalla nottata in bianco, un’occhiaia vistosa sotto l’occhio che non era coperto dalle medicazioni.

Per l’ultima volta, quel giorno, aveva aperto le tende di tutta la casa, e aveva lasciato che il sole pallido della mattina colpisse tutti i mobili.
L’aria pungente del quasi inverno era entrata nella casa. La casa aveva respirato.

Prendi quanta aria puoi. Resterai chiusa per parecchio tempo.

Perché è la cosa giusta.

Non aveva neppure pensato di mangiare, optando piuttosto di mettere a posto le ultime cose della vecchia vita. Lo zaino che aveva preparato era ancora lì, ai piedi del letto, dove l’aveva lasciato.
Ne sparpagliò il contenuto sulle lenzuola, controllando con quell’unico occhio vigile che ci fosse tutto. Ci mise un po’ a fare mente locale, così intorpidito dal sonno. Sentiva i soliti rumori di ogni giorno. Il panorama da quella finestra era il solito di ogni giorno. Niente di particolare nelle condizioni atmosferiche: un’anonima giornata di fine autunno, che avrebbe potuto essere la fotocopia di una fotocopia di tutte le giornate di fine autunno che aveva vissuto fino a quel momento.

Un’anonima giornata di fine autunno.

Controllò di aver preso almeno il necessario per tirare avanti per almeno una settimana, prima di raggiungere la città più vicina, calcolando imprevisti ed eventuali. Decise che tutto quanto era abbastanza, e doveva esserlo, sennò quel bagaglio sarebbe stato fin troppo pesante, e sarebbe divenuto più che altro una perdita di tempo.
La cosa giusta.
Ti odio, Sakura, ti odio.

Non puoi farmi cambiare idea. Sei odiosa quando piangi, non fai altro che piangere, piangere, piangere…
… per colpa mia.

Smettila, una buona volta.
Con benedetta meccanicità, senza pensare troppo a cosa significassero quei gesti, ma piuttosto a compierli, richiuse il tutto e lo poggiò sul letto. Restò lì, qualche attimo, a guardarlo.

Un anonimo zaino in un’anonima giornata di fine autunno.

Voltò le spalle al letto, allo zaino, ed uscì dalla stanza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Raggiunse la cucina, che per quel giorno era vuota.

Dovevo immaginarmelo, dopotutto.
Mi dovrebbe far piacere. Questo non è un circolo di ricreazione.

Però…

Si avvicinò ai fornelli, battendo ciglio mentre si guardava pigramente attorno. Sapeva cucinare, era andato avanti da solo per abbastanza tempo. Tuttavia, aveva il sospetto che in quelle mensole, ormai, ci fosse soltanto ramen.
I sospetti vennero presto confermati. Ne prese una confezione a caso, prima di metterla a riscaldare.

Io sarò infantile. Ma tu devi crescere. Devi crescere, e smetterla di piangere per colpa mia.

Non so mai cosa fare in quei casi. Tu piangi, e io?
Dovrei piangere con te, per solidarietà?
Dovrei ridere e dirti che tutto va bene?
E’ assurdo.
Non va tutto bene.
Ti sto lasciando qui.
Ma è la cosa giusta.

Si sedette al tavolo tradizionale, separò le bacchette, e si augurò silenziosamente buon appetito.
Con lo sguardo distratto, perso nel vuoto che era il muro di fronte, cominciò a mangiare.

Quindi, dannazione, smettila di piangere.
Perchè non mi piace poter rimanere soltanto a guardare, e sapere che è colpa mia.
So che sto facendo la cosa giusta, e lo capirai anche tu.
E’ una cosa talmente logica che la capirai anche tu.
Pensi che mi faccia piacere? Lasciarti qui indietro?
Sei un bersaglio fin troppo facile, ed io non ce la faccio a sopportare che tu possa essere in pericolo per me.
Sto scappando? Certo. Logico.
Sono un codardo. Lo sono sempre stato.

Cominciò a mangiare.

Senza accorgersi neanche che quello era ramen al pesce.

 

 

In my head there's only you now...
this world falls on me.

In this world there's real and make believe,
and this seems real to me!


 

 

Verso il primo pomeriggio, Sasuke concluse che ventiquattro ore in una sola giornata erano fin troppe, e chiunque avesse istituito questa convenzione – fosse stato Dio, o qualche stupido astrologo – dovesse essere adeguatamente punito, poiché era stato sicuramente ubriaco e non capace di intendere e di volere.

I minuti passavano inesorabilmente lenti, e lui era inesorabilmente solo.

Come ho sempre voluto.
Ora, aspetto, no?
Che questo dannato sole vada via, e che mi faccia  fuggire per il codardo che sono, visto da nessuno.

Come mi sono ridotto. [Come ti sei ridotto…]

Ma è la cosa giusta.
Il tempo non dovrebbe passare così lento.
Perché esistono, le attese, poi?
Sono inutili.
Per tentarti, per tentare di farti cambiare idea?
Non cambierò idea.
Anzi, non penserò affatto.
Starò qui.
Aspetterò e basta.

Aspetterò che arrivi l’ora, e basta.

Il rosa che sfumava dal tramonto gli ricordava i capelli di lei, e chiuse la tenda con fin troppa fretta. Lo sguardo cadde sulla foto posata lì, sul mobile.

Già visto.
Già visto, già fatto.

Questa volta non abbassò la foto. Piuttosto si limitò a sistemarla più dritta sulla superficie di legno, espressione quasi serena sul volto. La lasciò lì.
E che il mondo sappia che anche io ho una casa in cui, quando verrà il tempo, se verrà il tempo, potrò ritornare.

Lei non sarà qui ad aspettarmi, ma sarà viva e starà bene.
E se non sarà viva, e non starà bene… non è stata colpa mia.

Da solo posso vivere, checché lei ne dica.
Se tornerò, e lei non sarà più qui…

Se tornerò e lei…

Voltò le spalle alla foto, scostando un lembo della tenda pesante. Il bordeaux del tramonto s’andava sfumando nel viola scuro, nel blu.
Non riusciva a scorgere il sole, ma fu piuttosto un sollievo. Meno tempo per rimuginare su ciò che avrebbe potuto essere, o non avrebbe potuto essere.

Non c’è spazio per rimpianti.
Non importa, perché anche se lei crede che non me ne importi niente…

… purtroppo è il contrario. M’importa troppo.

E con lui, con Orochimaru, con l’ultimo Uchiha al mondo…

… non posso permettermi davvero di starti accanto a questo modo.

Nemmeno io sono tanto egoista.

Spostò lo zaino e si sedette sul letto, osservando quell’unica fotografia.
Per quanto tempo rimase lì, ad osservare quella fotografia dove c’era quella ragazzina che un tempo aveva lasciato a casa… per quanto tempo rimase lì, non seppe dirlo.

Guardò quella foto, anche quando fu troppo buio per distinguerne le figure.

 


And you love me but you don't know who I am...
I'm torn between this life I lead and where I stand.

You love me but you don't know who I am
So let me go
[ Just Let me go... ]

 


La strada era buia a quell’ora, e semideserta. L’unico cambiamento climatico, rispetto la mattinata limpida, era la lieve foschia che si era alzata, e che aleggiava priva di peso nell’aria, trasformando ogni più piccolo respiro in una nuvoletta di vapore.
Sasuke trovava quelle nuvolette di vapore estremamente irritatati, ma d’altronde, trovava irritante pressoché tutto.

Nulla di nuovo su questo fronte.

Lo zaino pesava sulle spalle, molto più di quanto non fosse pesato tre anni prima, mentre percorreva quella stessa identica strada.

Siamo sicuri che sia soltanto lo zaino, a pesare di più, Uchiha?
La mia coscienza è a posto.
La mia coscienza è tremendamente a posto, perché questa è la cosa giusta.
Lo zaino pesa troppo, perché io sono più debole.
Ormai cado a pezzi.
Già adesso, cado a pezzi.

E’ logico. E’ logico che lo zaino sia più pesante.
Ergo, è lo zaino. Tutto qui.

Pensare troppo su queste cose fa male.

Di tanto in tanto, qualche sporadica figura attraversava quella stessa strada, senza prestargli più attenzione del dovuto. Maniche lunghe, vestito di scuro, capelli disordinati. Una figura anonima, con uno zaino anonimo in quella notte anonima, in quel villaggio che ormai cominciava già lentamente a dimenticare gli Uchiha.
Gli sembrò di scorgere, costeggiando il parco, la figura di Ino Yamanaka, seduta accanto a qualcuno che non riuscì a riconoscere, a causa dei cespugli. Gli sembrò che lei lo avesse scorto a sua volta.
I loro sguardi per un attimo si incrociarono.

Lui, con sottile rassegnazione.
Lei, con rassegnata consapevolezza di tutto.

Entrambi gli sguardi, accuratamente pacati, si incrociarono.
Entrambi gli sguardi, accuratamente pacati, si abbandonarono in un unico sospiro.
Lei si sporse vicino ai quei cespugli e Sasuke, mentre andava via senza voltarsi indietro, sentì la sua sottile risata, sommessa ed un po’ civettuola, unirsi a quella un po’ più profonda di un altro ragazzo.
Kakashi lo sa, e l’ha accettato.
Naruto lo sa, e non riesce ad accettarlo.
Persino quella lì lo sa, e l’ha accettato da tempo.
E lei non c’entra nulla.
Sakura, fattene una ragione. Accettala, e va avanti a vivere.
Lei ti starà vicina. Non ti ho detto neanche che è venuta a farmi la predica.

Ed ora ti parlo mentre tu non ci sei, tanto per non parlare da solo.
[ posso vivere da solo ]

Queste parole non ti arriveranno mai, sono inutili.

Che coppia di matti, che siamo.
Nella mente, è sempre tutto più facile.

Proseguì su quella strada anonima, sapendo che era quella che avrebbe condotto fuori dal villaggio, e via da casa.
Si fermò soltanto quando scorse i cancelli del villaggio.
Soltanto quando scorse quella figura seduta su uno zaino troppo grande per lei, esattamente al centro del cancello, che gli dava le spalle.
Soltanto quando scorse quella figura poggiata contro lo stesso cancello, braccia incrociate ed occhi chiari che guardavano proprio lui.

Si fermò, con un sospiro, prima d’alzare quell’unico occhio al cielo. E sebbene una sensazione indefinita si fosse stanziata nel cuore [siete entrambi qui] non potè fare a meno di sentirsi seccato.
Tremendamente seccato.
Con uno sbuffo, ed un’irritante nuvoletta di vapore correlata, continuò la sua avanzata verso quell’unica porta che l’avrebbe condotto via da casa.



And no matter how hard I try
I can't escape these things inside I know...
[... I know...]
When all the p
ieces fall apart,
you will be the only one who knows...
[... Who knows?]

 


Arrivato lì davanti, si limitò a ricambiare lo sguardo di Naruto. Sakura ancora gli dava le spalle, seduta abbarbicata su quello zaino. Nessuno dei due disse nulla, ma neanche si mosse di un centimetro.

“… allora?” sbottò alla fine, prima di togliersi lo zaino, per poggiarlo a terra. Vide Naruto sorridere infantilmente a quel gesto, e capì che il suo intuito aveva, ancora una volta, ragione.
Sarebbe stata una lunga, lunga serata.

“Allora niente. Di qui non si passa.”

“Lo dice…?”

“Io, ovviamente.”

“E Tsunade-hime.” Lo interruppe Sakura, voltandosi soltanto in quel momento per guardarlo da sopra la spalla.
Gli occhi di lei erano ancora rossi, ma sicuramente più determinati di quanto non lo fossero stati la sera prima.
Sasuke spostò lo sguardo da lei allo zaino. Dallo zaino a lei.

“Lo sapeva Tsunade, che sarebbe successo. Toglietevi dai piedi.”

“Neanche per sogno. Non ho intenzione di farti andare via, Sas’ke.” Sbottò Naruto, cogliendo alla sprovvista il moro. Quando, la mattina prima, gli era sembrato quasi che il compagno di squadra avesse compreso, o perlomeno, si fosse rassegnato.

“Il motivo?”

“Primo, siamo una squadra. Ergo, siamo un’unità composta tra tre persone. Quindi, se si fa qualcosa, la si fa insieme. Tu da solo non va da nessuna parte. Secondo, se sarà necessario, Orochimaru lo faccio fuori io con le mie mani, e tu non dovrai più preoccuparti né per Konoha, né per Sakura, né per me, né per te stesso o qualunque altro essere vivente presente in questo villaggio. Terzo… se tu vai via, Sakura andrà via, ed io rimarrò qui da solo, come il solito idiota che sono. E non voglio. Non ti bastano come motivi?”

“Decisamente no. Sakura non verrà con me. Sakura starà qui. Spostati, Sakura.”

“Neanche per sogno.” Ribattè la ragazza, con l’ostinazione infantile di una bimba.

Sasuke sospirò, trascinandosi dietro lo zaino, sorpassandola. Lei, dal basso, lo osservava con quegli occhi lucidi.
Il ragazzo si fermò a metà fra Naruto e lei, voltando le spalle al primo, per guardare in quegli occhi verdi.

“Non vale portare i rinforzi.”

“Io l’ho solo avvisato che stanotte sarei partita. Mi ha seguita da solo.”
Lui si chinò appena in avanti, finchè non fu a qualche centimetro da lei.

“Tu stanotte non vai da nessuna parte.”
Sakura corrugò appena la fronte, prima di sollevare le braccia per cingergli il collo, prima di cercare ancora quel bacio che, inaspettato, era arrivato la sera prima.

“Non lasciarmi. Sono brava.
Sono utile per tirarti su il morale.
Quando sei con me, sorridi.
Perché abbandonare una cosa così utile?”

Lui scansò le sue labbra, prima di sciogliersi gentilmente da quell’abbraccio a senso unico.
I loro sguardi si incrociarono di nuovo.

Non guardarmi così, Sakura.
Non guardarmi e basta.
E’ per te che lo faccio, non sto scappando da te.

E’ diverso.
Non sto scappando da te.
Questa non è soltanto una scusa.
Non è…

… soltanto una scusa, vero?

[Ti stai illudendo da solo]
Non riuscì, ancora una volta, a sostenere quello sguardo. Si voltò verso Naruto, che lo fissava con risentimento ostentato, ben diverso della vecchia rivalità che aveva imparato a conoscere ed apprezzare.

Anche quello sguardo era difficile da sostenere: ma non impossibile.
Sospirò, scuotendo il capo.

“Naruto…”

“… magari verrò anche io con voi, no? Finirei probabilmente per essere il terzo incomodo.” Mormorò il suo compagno di squadra, che fu anche il primo a scostare lo sguardo. Sasuke, ancora una volta, sospirò.



And you love me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know who I am...

And you love me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know me...

 

 

“… non so cosa di…”

“… Tu non puoi venire con noi, Naruto.” Lo interruppe Sakura, guardandolo dal basso della sua postazione, mani giunte compitamente in grembo.
”Non c’è nessun noi, Sakura.”

“Non puoi gettare tutta la tua vita così.” Insistette la ragazza, usando forse un tono più duro di quanto fosse sua intenzione.

“E tu puoi?”
Ancora una volta, l’inacidita replica dell’Uchiha fu ignorata.

“Il tuo sogno è qui a Konoha, Naruto.” Continuò imperterrita lei, aprendosi in un affabile sorriso, che non apparve affatto falso. “Sasuke un sogno vero e proprio non ce l’ha neanche più. Sono io che devo fare in modo che lo realizzi, quel suo sogno che ha messo in secondo piano, ormai gli è rimasto solo quello. Capisci…? E’ questo, il mio sogno.”
Naruto non rispose, scostando lo sguardo per terra. Immobile, Sasuke guardava entrambi.
Domandandosi come aveva potuto non notare il cambiamento nel loro modo di porsi, l’uno con l’altra.

A modo loro, sono maturati. Tutti e due.
“Sei l’essere più infantile che io conosca.”
Non è vero. Non è affatto vero.
Vero?
Il tuo sogno di diventare Hokage si può realizzare solo qui a Konoha. Il mio sogno invece è con lui, e se lui va via… Tu lo sai, no? Potrò realizzare il mio sogno, ed il suo.”

[Il sogno di una persona non è necessariamente quello che la persona dice, Sakura.
Devi capire cosa vuole il suo cuore. Anche se lui lo nega con tutte le sue forze.
Quello è il suo sogno.]

Scostò lo sguardo da entrambi, serrando le labbra e sollevando lo zaino. Silenziosamente, se lo rimise sulle spalle.

Pesante, fin troppo pesante.

“Torneremo, Naruto. Io e Sasuke.”

Non c’è nessun noi.

“E quando torneremo tu sarai il Sesto Hokage. Ed il Clan Uchiha tornerà a risplendere, lentamente, qui a Konoha. E il tuo volto sarà scolpito fra quello dei più grandi ninja di Konoha. Naruto, il migliore sei tu, e io lo so. Non Sasuke. Non io. Il migliore, fra di noi, sei sempre stato tu. Non buttare tutto all’aria. Inseguiamo i nostri sogni. Io inseguirò il mio, lontano di qui. Non è un addio.”

“Ma…” Naruto, che rideva sempre. Naruto, lo scemo. Nella sua voce, ora, c’era la nota inesorabile dell’abbandono.

Resta qui, Sakura. Dannazione.
Affondò il canino nel labbro inferiore, prima di voltare le spalle a quella scena. Non la sopportava.
Passando accanto a Naruto, superandolo, gli posò semplicemente una mano sulla spalla. Una pacca che si sarebbe potuta definire amichevole. La mano indugiò su quel tessuto freddo. Naruto si voltò verso di lui, ma Sasuke non ne ricambiò lo sguardo. Ritirando la mano contro il petto.
Dire addio sembrava inutile, dopo che lei aveva detto quelle parole.

Dire addio… è la cosa peggiore.
Qualche passo dopo, il compagno di squadra, il migliore amico – e forse l’unico – era fuori dal suo campo visivo.
Non esiste più. E’ la scelta giusta.

“Niente ma, Naruto. Tu lo sai cosa vuol dire inseguire un sogno. Staremo bene. Questo non è un addio, ed in fondo tu lo sai. Inoltre… Ti scriverò sempre, no?”
Naruto scosse il capo, ma Sasuke non lo vide.
Non lo vide serrare i pugni, per trattenere quelle lacrime fin troppo amare e conosciute dell’abbandono.
Le conosceva anche lui.
Non vide la ragazza alzarsi, ed abbracciare il loro compagno di squadra, con accorgimento quasi materno.
Non la vide pretendere di asciugargli le lacrime, quando in realtà stava piangendo anche lei.
Quell’unico occhio era troppo poco, per sopportare quella scena.

Sakura, tu rimani qui.

Stringendo la mano sporca ancora del sangue di lei in un pugno, con quegli ultimi passi varcò la linea sottile fra casa e lontano da casa. Senza voltarsi indietro, a testa bassa, Sasuke s’incamminò lungo quel sentiero, illuminato solo a sprazzi dai pochi raggi di luna che filtravano tra le nuvole e gli alberi.
Ormai le voci dei suoi due compagni di squadra erano diventate un’eco, senza che riuscisse più a comprendere le parole bisbigliate da lei, quelle stizzite di lui.
Scosse il capo, e proseguì. Il vociare cessò.
Il cuore di Sasuke saltò un battito, senza alcun motivo apparente.
E’ decisivo, ora.
Via da casa. Via.
In fuga e via da casa.

Codardo, codardo, codardo…

Si accorse troppo tardi dei passi affrettati, del respiro irregolare che lo stava raggiungendo.
Quando se ne accorse, non si voltò neppure, accelerando il passo.
Senza trovare, tuttavia, la forza di volontà necessaria a correre.
E, nonostante tutto…

… quando quella mano fredda si protese in quella corsa, ed intrecciò quelle dita più sottili fra le sue, rovinate…

Non potè fare a meno di nascondere un sorriso colpevole.

 

 

[Just let me go…]

-Never-

 

 

[“Naruto dice che sei un fottutissimo bastardo, e ci tiene a fartelo sapere.”

“Lo so.”]

 

 


 

-         Jaly-chan: già rimosso tutto. Non ho sentito niente, nananananana °_° Uno dei motivi per cui Itachi non mi attizza così tanto, boh, eppure quelli come lui mi piacciono °_°” Mbah. Babeh. Chissà che non sia la prossima longfic, la KakaSaku. Chissà °_°” Sono a zero idee, ma di scrivere ho bisogno. Attendo inspirazione.

-         SoleDincht: chissà che in questo capitole Sasuke non si sia accorto di tale infantilismo. [Se n’è accorto, penso. Sakura gliel’ha letteralmente sputato in faccia. XD]

-         Kirjava: cattivo, si. Al posto di Sakura, l’avrei mandato a…. beeep! Ecco. Va meglio u_u

 

… oddio. Io questi capitoli non li riesco più a controllare. E’ normale che una fic prenda vita da sola?
Mah. Un altro capitolo e l’epilogo. O forse… solo l’epilogo? Sono indecisa. No, dai. Un altro capitolo e l’epilogo. Che tristezza ç_ç Sopravvivrò. Sopravvivrò.

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Capitolo 14
*** XIII - Path. [Sakura] ***


Nuova pagina 1

A/N:

-         Helen Lance: un’emo-acaro-della-polvere? Codesta definizione è codificata in lui, e non potrebbe essere altrimenti XD [Scusatemi, sto leggendo troppa Anne Rice ultimamente]. Io non penso che Naruto sia *davvero* stupido… è solo iperattivo, ingenuo ed un altro paio di epiteti, ecco. Mi fa una tenerezza *_*

-         Kirjava: ahimè, battuto di cinque minuti. Seconda XD E’ arrivata ora che Sakura si faccia valere. Think pink! Girl’s power! Stesse ad aspettare Sasuke, seee, buonanotte! [No, sono pugliese. Decisamente dall’altra parte dell’italia XD]

-         Gryffindor_ery: grazie :P

-         Sasusaku: oddio, mi hai fatto ricordare una fanart troppo bella che trovai su deviantart. Aspettate, la devo condividere. Ecco, il link è nel mio profilo. Vedetevela. Fa assolutamente morire dal ridere. *_*

-         DarthSteo: potrei andare avanti all’infinitol ma dubito di riuscire a trattenermi da fare un massacro dei personaggi. Più vado avanti, più si deteriorano, e più personaggi schiattano. Specialmente i protagonisti.  Maschi. Ergo, meglio che mi fermi °_°

-         Kazuha-chan: massì, malconcio in più, malconcio in meno. Ormai Sasuke è diventato un reliquiario. Tra braccio che sembra un opera di astrattismo, mancanza di un occhio, cicatrice che gli divide sopracciglio, frangia tagliata in stile fai-da-te perché dava fastidio alla ferita, e varie cicatrici qui e lì… non credo si vedrebbe la differenza. Quindi accomodati. [Tanto Sakura loves her baby just the way that he is! °_°”]

-         Shuriken: mi si scioglie il cuore ç__ç Me umilmente si inchina e ringrazia, perchè lo scopo di quando si scrive è quello, ed è bello saperlo di averlo raggiunto, a volte ç__ç *zompa umilmente addosso, perchè può u_u* Sakura ha fatto un discorso che era nella mia testa dal primo capitolo. Ma in realtà questa fic l’ho scritta per scrivere l’epilogo o.o E’ normale? XD

-         Artemisia89: per la lunghezza della fic, ti rimando a DarthSteo ç_ç A dire il vero ormai mi sono affezionata anche io nello scrivere questa fic, ma ho paura che continuandola all’infinito, prima si cada nel banale trito e ritrito, poi finirei per fare la fantomatica strage. Come si dice? Ritirarsi mentre si sta ancora vincendo? Ç_ç Ci son così affezionata, avrei paura di rovinarla. Naruto è un personaggio talmente puccioso é.è [anche se io l’ho usato spudoratamente come intermezzo comico – perdono, Naruto-kun! -  sennò qui ero capace di far arrivare qualcuno al suicidio -.-]. Tra parentesi, It ends tonight è una delle mie canzoni preferite ^^”

-         Miyu92: in castigo perché ti sei fidanzata? X°D Oddio, qualche bella Orosasu in inglese l’ho anche le… *canc canc* Questa non è una yaoi, non è una yaoi, non è una yaoi *si fa il lavaggio del cervello*. E dire che leggo più volentieri yaoi che altro. Non nominare Orochimaru davanti a me è.é” Con chi era Ino? Ah, mistero. Forse lo dirò, forse no ò_ò Insomma, Ino ha pur diritto alla sua privacy XD

Allora per la canzone di questo capitolo, devo fare un appunto. Il testo è in giapponese, ma per questioni ovvie – c’è qualcuno che sa il giapponese? – userò la traduzione in inglese, per attenermi a tutti gli altri capitoli. La traduzione in inglese deriva dalle diverse traduzioni che ho trovato nelle fansub e nei diversi siti, ri-arrangiata da me per avere più senso. Insomma, ho dovuto lavorare anche sulla canzone stavolta XD Le fonti sono: FanSub by aarinfantasy&Ryuu-Rogue [così ho capito ^^], traduzione di animelyrics.net ed il bellissimo adattamento fatto e cantato da sley, su youtube. Davvero brava ç_ç
Perché una canzone in giapponese? Perché è fantastica, stupenda, ed una delle canzoni più belle che io abbia mai sentito. Ovvero:
Michiyuki – Yui horie.”
Sigla finale di Loveless [uno strano anime Shonen Ai/Yaoi dove i ragazzi hanno orecchie da gatto e fanno tipo magie con le parole, ecco O.ò” Non l’ho ancora visto, ma mi rifarò *ç* ] ehr, ehr… Ma tutto questo non ci interessa XD
La traduzione del titolo è: Path. Quindi tale è il titolo dell’ultimo capitolo [prima dell’epilogo °.°]. Ascoltatela se potete.
Ne vale veramente la pena.


 

 

La camera di sua figlia era vuota.
La signora Haruno era andata a portare a sua figlia il vestito che aveva rammendato.
Ma la camera di sua figlia era vuota.

La donna deglutì una, due volte. Tre.
Alla quarta, richiuse la porta, e poggiò la schiena contro la superficie di legno.
Batté ciglio una, due volte. Tre.
Alla quarta, riaprì la porta, e spostò lo sguardo sul letto.
Era ancora vuoto.
La finestra era aperta, ma la donna aveva paura ad entrare in quella stanza.
Le quattro di notte. Fra poco meno di due ore, sua figlia si sarebbe dovuta svegliare.
Ma sua figlia era già sveglia, perché lì non c’era.
Scosse il capo, tentando di calmare il cuore ed il respiro. Per non svegliare suo marito.

Si avvicinò titubante al letto, scostando appena le lenzuola.
Non trovò sua figlia.
Invece, c’era solo un misero pezzetto di carta.
Le bastò leggere quel “Mi dispiace”, per farglielo accartocciare nella mano.
Si sedette sul letto.
Deglutì. Una, due volte.
Serrando le labbra, ridistese quel foglietto.

“Non so quando tornerò, o se tornerò.
Ma sono davvero felice, quindi non dovete preoccuparvi per nulla.”

Continuò a guardare quelle parole che si susseguivano ormai senza filo logico, senza vederle davvero.
I suoi occhi di madre vedevano soltanto la mano che le aveva scritte.

 

 

 

XIII – Path.

 

Even if you embrace me until it's suffocating
we will never become one.


 

Vedere la schiena di Sasuke davanti a lei non era mai stato così bello.
E neppure il rimorso che provava nel cuore – sono fuggita come una ladra, non ho detto nulla alla mia famiglia, ad Ino, ho lasciato Naruto solo, ho praticamente tradito Konoha – riusciva a distrarla da ciò che la sua vita, in quel frangente, si prospettava.
Una vita piena d’amore.
Si accusava da sola di essere stata impulsiva, ed infantile, nel seguire quel sogno e sacrificare tutto il resto.
[
Ricordati solo che non devi buttar via tutto quello che hai costruito in questi tre anni, per lui. Non lo merita.]
Lo merita, invece, Ino. Tu non lo hai mai conosciuto davvero.
Per me... lo merita. E lo merito anche io.
La mano di lui era calda e riscaldava anche la sua.
In quella corsa di quella mezz’ora prima, aveva tentato di fermarlo prendendo quella mano.
Lui aveva continuato a camminare, e a dire il vero non si era neppure voltato.
Ma quella mano, non l’aveva lasciata. L’aveva stretta di rimando.
L’aveva stretta di rimando, e aveva continuato a camminare.
E lei aveva continuato a camminare con lui, con quella mano che la guidava sul sentiero di terra battuta.
La paura per quella che sarebbe stata la loro vita, in fuga, non riusciva a sopire quell’ineluttabile senso di serenità che si era accoccolato nel suo cuore. Come qualcosa di morbido e caldo e lo stringeva, e non lo lascia più andare.
Come la mano di Sasuke che stringeva la sua.
Da quasi un’ora, ormai, camminavano. Nessuno dei due aveva detto una parola, dopo che lei aveva riferito il messaggio di Naruto: ma la risposta di Sasuke, dal tono quasi divertito, l’aveva sollevata.
Non era arrabbiato con lei, e le parole non servivano così tanto.
Non sapeva dove stessero andando, ma temeva di chiederlo, con la paura che non lo sapesse neanche lui.
A me non importa, davvero. Insieme staremo bene.
Non mi arrenderò ai primi momenti difficili, sarebbe da stupidi, dopo tutto ciò che ho fatto.
Accanto a lui sopporterò tutto.
Accelerò il passo, stanca di poter vedere solo quella schiena, quando quel viso era, quella notte, solo per lei.
Per quella vita, era solo per lei.

 

If you are touched deep within
it brings only pain, not kindness.
Please bind the two of us.
We will dream no more,
joining hands in uncertainty...
 


“Dovremmo accelerare il passo, se andiamo avanti così, altro che quattro giorni.”
”Ma Sasuke! Lo zaino è pesa~nte!” mugugnò la ragazza, senza lasciare quella mano. E mettendo su un broncio del tutto inutile, dato che lui neppure si voltò per guardarlo.
Non rispose nemmeno, ma continuò a camminare.
”Sasuke…?”
”Mi piace.”  Mormorò lui, appena impercettibile, tono piatto della voce.
Una mera constatazione, forse perplessa ed interdetta con sè stessa. Sakura batté ciglio, tentando di tirare quella mano, per fargli rallentare l’andatura.
”… cosa?”
” Se non mi chiami Sasuke-kun. Mi fa innervosire.” Mormorò lui, facendo spallucce, e rallentando appena, quasi a voler essere condiscendente con il capriccio di lei.
Sakura rallentò ancora e lasciò andare la mano, battendo ciglio.
La mancanza di quell’appendice che sembrava essere diventata tutt’uno lo fece fermare sul posto, e voltarsi per la prima volta verso di lei, quella notte. La luce che filtrava dagli alberi non era abbastanza per coglierne le sfumature del volto.
Non importa. Tanto le so a memoria.
Potevi... dirmelo prima?” tentò lei, poggiando le mani sui fianchi.
” Perché avrei dovuto?” ripeté lui, inarcando un sopracciglio nell’ombra, espressione platealmente interdetta sul volto.
Un tale bambino, nonostante tutto.
E’ così sbagliato, un bambino che ha vissuto fino ad ora per uccidere qualcuno, e che nonostante tutto è rimasto un tale bambino. Così infantile.
Non so cosa sia effettivamente il mio amore. Potrebbe essere materno, potrebbe essere ossessione, o amore vero.
Non lo so. Non ho mai provato nessun altro amore così forte: non ho nulla con cui compararlo.
Non mi importa cosa sia. E’ il mio vero modo personale di amare, e non ne conosco altro.
Perché c’è sempre stato questo, e solo questo.
”Tutte quelle oche mi chiamano così, e neanche so un quarto dei loro nomi.” Concluse lui la spiegazione, facendo di nuovo spallucce – gli si slogherà una spalla di questo passo – e risollevando lo sguardo su di lei, soltanto appena illuminata dalla luce della luna.
”Il mio lo sapevi.”
”Tutti sanno il nome della migliore della classe.” Replicò lui con noncuranza, prima di riprendere a camminare e farle cenno con capo di muoversi. Questa volta senza darle la mano. Lei tuttavia sorrise, saccente fra sé e sé, e lo raggiunse con pochi passi veloci.
”Sai, all’inizio ero l’unica della nostra classe che non ti veniva dietro.” Commentò distrattamente lei, guardando per terra di tanto in tanto facendo qualche salto di troppo per evitare radici scorte all’ultimo momento.
Sasuke si limitò ad inarcare un sopracciglio. “Oh.”
”Nulla di personale, volevo essere tua amica perchè mi facevi una tenerezza assurda, con quell’aria da duro.” Ridacchiò tranquilla, senza preoccuparsi di nascondere le labbra con la mano. “ Eppure avevi gli occhi di chi sta per scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Volevo vederti piangere, qualche volta.”
” Ma grazie.”
Borbottò lui, in un piccolo sbuffo che si tradusse in una nuvoletta di vapore. Lei sorrise, prima di sollevare lo sguardo al cielo.
” Ma tu sei sempre stato assurdo.
Ne’ piangevi, ne’ ridevi. Semplicemente te ne stavi lì, e facevi il duro. Oh, le altre bambine lo adoravano. A me sembrava piuttosto patetico.”
Sasuke sbuffò ancora, questa volta più vistosamente, prima di guardarla con la coda dell’unico occhio scuro. “ Sakura, queste cose non me le dovresti dire neanche. Cioè, piacere non mi fanno, ecco. Poi, tu non eri tanto meglio. Piangevi sempre, e basta.”
”Te ne accorgevi?”
Lui parve colto di sprovvista a quella domanda, e si limitò a fare di nuovo spallucce, senza aggiungere altro.
Non è mica una cattiva cosa, Sasuke. Accorgersi di me.
”Sembravi un fantasma.” Dichiarò alla fine, dopo quegli attimi di silenzio. E quella fu l’unica scusante che offrì.
Lei non potè negarlo, giacchè era la seconda volta che quell’osservazione le veniva fatta. Si limitò a sorridere fra sé e sé, e portare quegli occhi chiari su di lui. “ I fantasmi… li trovi buffi?” domandò, distrattamente. Quasi stesse riflettendo ad alta voce, e non si aspettasse davvero una risposta.
Sasuke la prese per quello che sembrava – un’affermazione priva di senso – e quindi non rispose. Ancora una volta.
Gli alberi si andavano diradando, e di lì si intravedeva il riflesso della luna rifranto dal fiume. Lo scrosciare dell’acqua, impetuosa, nel suo letto.
Il ragazzo si fermò un attimo, costringendo anche lei ad arrestare il passo, mentre lui lasciava spaziare lo sguardo sui dintorni. Sakura quasi poteva vedere gli ingranaggi di quella mente muoversi, ma non riusciva a capirne i meccanismi.
Rimase in silenzio, ed attese.
Alla fine, lui si voltò verso di lei. “Attraversiamo, dall’altra riva. Qui è ancora abbastanza bassa l’acqua, arriverà massimo alle ginocchia, se non un po’ più su. E’ fredda, ma se proseguiamo avanti, è molto più profonda.”
”… dove stiamo andando?”
” Lontano da Konoha.” Fu la laconica risposta che ottenne, mentre già saggiava l’acqua con un piede.
Rabbrividì e scorse un’ombra di broncio su quel volto pallido. Soffocò un sorriso: le pareva di vedere un gatto alle prese con il suo primo bagno.
” Lo so, che andiamo lontano da Konoha.
Ma dove?”
Lui fece spallucce, prima di azzardare qualche passo nell’acqua.
Rabbrividì di nuovo, ed a quel punto Sakura si lasciò sfuggire quella risata che aveva trattenuto. Lo vide zittirla e fare segno di seguirlo, con aria piuttosto seccata.
Con quel sorriso sulle labbra, la ragazza infilò il primo piede nell’acqua. Il secondo. Rabbrividì anche lei, più vigorosamente, e per poco non scivolò sui ciottoli bagnati del fondo.
Ci impiegò un po’ a riprendere l’equilibrio, con quello zaino sulle spalle, e fece anche un bel po’ di rumore, senza riuscire a trattenersi.
Una volta ritrovato l’equilibrio, alzò lo sguardo con un sospiro di sollievo.
E trovò la mano di Sasuke tesa verso di lei, che offriva suo malgrado un appiglio.
Sorrise, sorrise e non si stancò di sorridere, perché vide quel sorriso riflettersi sul viso di Sasuke, soltanto accennato.
”Hai visto?” mormorò lei, poco più d’un sussurro.
“I fantasmi. Li trovi buffi.”
Lui battè ciglio, prima di lasciarsi sfuggire un suono a metà fra l’incredulo ed il divertito. “Ma piantala.”
”Anche quella volta. Mi hai sorriso.”

 

And towards the cruel dawn
we’ll begin to walk.

Are true words
where the true world lies?
We hide in the shadows
of our silent night.
Even now...


Era plateale che Sasuke avesse cercato, in quegli ultimi minuti, di capire di quale volta lei stesse parlando. Sakura lo aveva intuito dal modo in cui il suo viso si era completamente svuotato d’ogni sfumatura, in un misto di tutte quante.
E non aveva risposto. Piuttosto aveva preso la sua mano fredda nella sua, e l’aveva aiutata a guadare il fiume. Arrivati all’altra riva, non le aveva neanche lasciata andare la mano.
Sakura cominciava ad avere freddo per quella parte di vestiti bagnata, e propose di fare una sosta, accendere un fuoco e praticamente buttarcisi dentro.
Lui aveva battuto ciglio, si era lamentato che era questo il motivo per cui non l’aveva voluta con sé, ma la ragazza si era accorta che in realtà tremava appena appena anche lui. Un pochino.
Fu per questo che non rimase sorpresa quando lui, dopo soli due tentativi di reclamo, si arrese.
”Però troviamo un posto adatto. E guai a te se ti addormenti.”
Furono queste le uniche due condizioni, e lei non si lamentò. Acconsentì, stringendogli appena la mano. Dapprima lui si irrigidì, ma con un sospiro la strinse di rimando, tirandola via per farle accelerare il passo.
Fu il turno di Sakura di sbuffare: e lo fece.
Avesse saputo che Sasuke era così puntiglioso nello scegliere un punto qualsiasi per accamparsi, avrebbe rinunciato in partenza. Solo dopo quasi tre quarti d’ora, il ragazzo parve soddisfatto di una minuscola radura un po’ più lontana dal sentiero, che fiancheggiava la parete della collina. Il fiume era ancora abbastanza vicino, dato che l’avevano seguito, e Sakura poteva sentire ancora lo scorrere inesorabile dell’acqua.
Con un sospiro, si sfilò lo zaino dalle spalle, stiracchiando le braccia verso l’alto, e lasciandosi cadere seduta per terra. Lui rimase in piedi, a fissarla con una strana espressione sul viso, che il buio non aiutava a decifrare.
Lei ricambiò lo sguardo, prima di battere ciglio. “Beh, è il fuoco? Tu sarai già il Principe del Ghiaccio, ma io non ho intenzione di diventare un ghiacciolo.”
Queste parole prima lo fecero sorridere, poi sbuffare. Infine, fece spallucce.
“Pietre per contenere il falò. Io prendo la legna. Mica posso fare tutto io.”
”Beh, l’uomo sei tu. E fossi stato da solo, avresti fatto tutto da solo, no?”
”Fossi stato da solo, non mi sarei fermato.”
”E ti saresti ammalato.
Vedi come sono utile?” sfoderò il suo sorriso più angelico, e lui lasciò sfuggire un suono piuttosto rassegnato dalla gola.
Neanche dieci minuti e una katon no jutsu dopo, il falò era acceso e crepitava nel silenzio della notte, unico rumore a tenere compagnia allo scorrere dell’acqua del fiume.
Mai il silenzio è stato più confortevole.
Lui era poggiato contro la corteccia del vecchio albero, una quercia che ancora si vantava di vestire le sue foglie. Lei, sedutagli accanto, guancia poggiata sulla sua spalla, guardava il fuoco, le scintille danzare.
Mai ho amato più di oggi il silenzio.
”Quella volta…” mormorò invece lui, poco più d’un sussurro.
“…l’ultimo giorno di scuola? Che anno era?” La sua voce era distante, come se arrivasse direttamente da quel passato lontano di anni, di un’infanzia ormai passata.
Ma quella voce distante le fece quasi saltare in cuore in gola.
… credevo… che per lui quel sorriso non avesse avuto importanza.
Che fosse stato solo un gesto di cortesia…
”Il secondo anno.” Mormorò lei, di tutta risposta, fantasma di sorriso che aleggiava sulle sua labbra. Lui non diede una risposta in particolare a quell’appunto, piuttosto lanciò distrattamente un sassolino nel fuoco.
Le fiamme tremarono, e l’intera luce nel buio della notte tremò.
”… i fantasmi mi facevano paura da piccolo, a dire il vero.” La risposta, arrivata troppo tardi, ad una domanda che lei ormai aveva quasi dimenticato.
” Ma dai.
Non ci credo.” Mormorò Sakura, guardandolo con la coda dell’occhio.
Lui annuì, piuttosto solennemente.
”Allora... ti facevo paura? O mi trovavi un’eccezione buffa tra i fantasmi che ti facevano paura?” insistette lei, riportando lo sguardo verde foglia sul fuoco che crepitava. Non lo vide scuote il capo, ma piuttosto sentì il movimento, sistemando appena la guancia sul tessuto della maglietta di lui, a ricercare un po’ di calore.
… quella lettera mi fece piacere, tutto qui. Era diversa. ”
” Buffa?”
” Nah.”
” Ridicola?”
Scosse di nuovo il capo, e sul viso tornò quell’espressione assorta di poco prima. Sakura fu lieta di essersi seduta da quel lato dove il profilo di Sasuke offriva ancora quell’unico occhio, solitario.
” ... bella?” azzardò lei, chinando appena il capo d’un lato. Lui la imitò, fino a guardarla negli occhi, di rimando.
Accennò un sorriso. “Ti basti sapere che mi sollevò il morale, per quel giorno.”
”Oh, Sasuke, così non vale!
Dai, dimmelo!” gli tirò appena una manica, ma lui aveva già scostato lo sguardo sulle scintille del fuoco. Lei batté ciglio, ma non si mosse di un millimetro.

 

Meeting each other,
our loneliness is exchanged with a kiss.
...Even so, I am trembling with the joy
of having met you.
Please support my heart.
We will dream no more,
we can’t run to a safe place.

“Quindi... mi hai sorriso perchè...?”
” Perché mi è sembrato giusto farlo, in quel momento.”
” E’… E’ una scusa così... banale. Non sai mentire.”
” … “
Distolse lo sguardo sul cielo, dove alcune nuvole in quel momento si rincorrevano, oscurando saltuariamente la luna.
” Oh, abbiamo l’uomo di poche parole, qui!”
” Sei tu che l’hai voluto qui, quindi accontentati. E stai zitta un attimo, sei decisamente logorroica.”
Replicò lui, forse un po’ bruscamente, ma questo bastò a zittirla e a farla sospirare. Tuttavia si riaccucciò vicino a lui, con quel mezzo sorriso sulle labbra. Affondò la guancia sul tessuto scuro della manica di lui, bofonchiando un “crudele” con voce flebile flebile.
Lo vide, lì dal basso, scuotere il capo con quel mezzo sorriso divertito. Che non era un sorriso genuino, e risultava piuttosto altezzoso.
Ma, nondimeno, era un sorriso anche quello.
” Sono felice.
Di stare con te qui.” Riprese lei, con un sorriso soddisfatto sul viso, chiudendo appena gli occhi.
” Piantala.”
La reazione immediata.
” Su, lo sai che è vero.”
Ricadde ancora una volta il silenzio, e lei sospirò in una piccola nuvoletta di vapore. Sentì la mano calda di lui cercare ancora una volta la sua mano, posarsi ancora una volta sulla sua mano, e quel piccolo sorriso s’accentuò appena.
Sollevò distrattamente le palpebre, spostando quello sguardo un po’ assonnato sul volto di lui.
Ugualmente assonnato. Ancora una volta, assorto in pensieri che non la riguardavano.
Non importa. Sono con te. Sempre, sempre, sempre.
Si sporse appena, alzando il collo per sfiorargli la guancia con le labbra fredde. Lo sentì rabbrividire appena, forse per il freddo improvviso, forse perché, dopotutto, un vero incapace in questioni d’affetto lo era.
”Non ero io che non dovevo addormentarmi?” commentò la ragazza, battendo innocentemente ciglio. Lui si voltò del tutto verso di lei, guardandola dall’alto.
”Ti preferivo quando ti limitavi ad essere una… com’è che ti ha chiamata quell’idiota…?
Ah, ecco. Un’ameba adorante.”
” Davvero preferi... com’è che mi ha chiamata?”
” Ameba adorante.”
” ... Se lo prendo, io...”
” Sakura, probabilmente non lo vedrai neanche più.”
La ragazza si bloccò in qualsiasi sproloquio stesse per lanciarsi, interdetta, prima di rilassare la schiena e battere ciglio.
Il viso si spense appena. “Oh.”
” Già.”
Neanche a dirlo, prevedibilmente, cadde ancora una volta il silenzio.
Un po’ meno confortevole.
”Fa nulla, no?
Siamo solo noi.” Il silenzio si infranse come cristallo sotto quella voce flebile flebile. Lui non disse altro, ma scostò ancora una volta lo sguardo su di lei.
Sakura sorrise.
E’ tutta la vita che ti inseguo, Sasuke.
Qualche sacrificio lungo la via, che importa?
E’ tutta una vita piena d’amore, davanti.
Ci sono cose in cui credo fin da quando ero piccola.
” Pare proprio di si. Non farmelo dire di nuovo.” Mormorò lui.
” Cosa?”
” Non lo ripeterò.”
Per un attimo quell’ostinazione le ricordò ancora una volta quella di un bambino. Poi, comprese.
[Grazie, Sakura.]
”Di nulla.”
Lui parve colto alla sprovvista, ma si limitò a scuotere il capo. Ed il silenzio fu un po’ meno rumoroso, e più sereno.
Tuttavia, nonostante lui le avesse raccomandato di non lasciarsi tentare dal sonno, sentiva le sue palpebre farsi sempre più pesanti.
”Scusami se sono un peso.” Mugugnò, con quel sorriso un po’ inebetito stampato sulle labbra.
Il fantasma di un respiro ed una semplice carezza sulle labbra fu tutto ciò che la mente riuscì a registrare, e lei piano strinse quella mano. Sentì un borbottio rassegnato “Non più di una mezz’ora, Sakura”.
Borbottio al quale rispose con un mugugno.
Quel che è giusto è giusto.


Hoping that we can overcome
this cruel dawn.

In this lonely silence
we will surely find
the true words
to keep hurting each other, with love...
Someday surely...

E avevano ripreso a camminare, lungo il corso del fiume, mentre la luna aveva già da tempo raggiunto il punto più alto del cielo, e lenta ed inesorabile continuava a scendere. Sempre più in basso, e il cielo non era più di quel blu puro, ma cominciava a sfumarsi in quel lilla più chiaro.
Sakura, nella sua pigrizia causata da quei pochi minuti di sonno concessi, non sapeva dedurne l’orario.
Ma, facendo un rapido calcolo, si era convinta che l’ora oscillava dalle sei e alle sette di mattina.
Presto sarebbe stata l’alba – le albe invernali, così pigre, così fredde, che tardano sempre ad arrivare, che danno sempre più spazio alla notte.
L’alba della prima giornata di una nuova vita che, qualche giorno prima, non si sarebbe mai aspettata.
Il pensiero un po’ la spaventava.
Ma è il male minore.
Di lì, dalle colline, la strada era tutta in discesa.
E Sakura riusciva a vedere quel sentiero che si snodava lungo il fiume, che lo seguiva, lontano da casa.
Il fiume abbandona sempre la sua fonte.
Lui conosce la strada lontano da casa, e sa dove andare.
Non ci resta che seguire quella strada allora, allora.
Ancora una volta, davanti a lei c’era la schiena di Sasuke, ed ancora una volta la mano di Sasuke teneva calda la sua, la stringeva, e la guidava in quei passi troppo incerti, in quei passi che si ostinavano a provare rimorso.
Strinse più forte quella mano, e di sua spontanea volontà accelerò il passo per quel sentiero.
Sul sentiero del non ritorno.
Ed il ragazzo si accorse di questa trasformazione nel comportamento di lei: seppure senza fermarsi, si voltò per guardarla con quell’unico occhio scuro.
Lei, di tutta risposta, prese a correre, quel sorriso affabile sul viso. Lo superò, e finì per essere lei a doverlo trascinare per il sentiero polveroso. Lui battè ciglio, perplesso, ma non fece domande.
Piuttosto, aprì il viso in un accenno quasi invisibile di sorriso. Ma un accenno genuino, come lei lo aveva visto soltanto quell’ultimo giorno di scuola.
Ma non importa, davvero.
Non importa dove.
Non importa come.
Perché tanto, casa è dove c’è qualcuno a cui tornare.
Possiamo essere noi, la nostra casa.
Ne, Sasuke? Possiamo provare.

Even if you embrace me until it's suffocating
we will never become one.

Intanto il sole stava sorgendo, in quell’anonimo giorno di inizio inverno.
E quei pallidi raggi illuminavano quel sentiero polveroso.
Che in fondo, per come lo si guardi, può essere inteso come la fine.
Sakura preferì intenderlo, piuttosto, come un inizio.

 

... Cold starts before the dawn...
Please light
the path t
hat's just for us.

 


 

 

A/N: … ç___ç *va in un angolino a piangere*. Oddio. Forse sono caduta nello smielato. Me ne vergogno. Ma diamine, lo sappiamo tutti che Sakura è smielata, ecco ç__ç Diciamo che questo capitolo avrebbe anche potuto non esserci, ma volevo approfondire i vari riferimenti a quel primo “sorriso” che aveva fatto innamorare la piccola Sakura del piccolo Sasuke XD OOC? Spero di no. Ragassuoli, manca solo l’epilogo. Sappiate che vi ho amati, e che questa fic è la mia creatura ç_ç” Trattiamola con rispetto,e  che riposi in pace ç_ç E blahblahblah u_u

-         Natsumi90 : macchè scusa. Io sono sadica. Tanto. *_* In pratica, mi piace solo scrivere cose drammatiche u_u Che vita sprecata la mia. All’epilogo manca un capitolo. Che tristezza ç__ç Cosa farò poi? Ç__ç *si butta da un ponte, direttamente*

-         Enjio: non è mai stata simpatica anche a me *_* Però è romantica di cuore *_* [non ha il coraggio di dire che l’idea di HSH era nata come NaruSasu. E sarebbe stata totalmente diversa °_°”] Naruto è… Sigh. Puccioso ç_ç

-         Ery ***, Sora33 & Francy: grazie mille ç__ç Me commossa ç__ç

-         DarkPhoenix: anche mia madre è così °_° Mio padre invece mi è complice: mi registra clandestinamente Naruto perché con la scuola non riesco mai a vederlo in tempo XD Sasuke un pugno lo meritava, e sebbene sia un emo-acaro-boy, anche lui ha un cuoricino… anche se è tanto piccolo e nero °_° Posso tenerti compagnia mentre piangi? Ç__ç

-         Mille Nihal: Tengo compagnia anche a te a piangere, se vuoi ç__ç [ha crisi pre-fine. Capita u_u]

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Capitolo 15
*** Epilogo: Home Sweet Home. ***


Nuova pagina 2

A/N: I ringraziamenti, e sono tanti, a fine capitolo. Tanto dubito li legga qualcuno *_* Se Miyu evitasse di sparare cose a vanvera nei suoi comme… . Anbhè, mi pareva anche logico comunque. Un unico appunto vorrei fare: non è davvero nel punto di vista di nessuno, ed un po’ nel punto di vista di tutti quei poveri personaggi di Naruto che ho rapito per questo parto malato della mia mente U_u

A dire il vero… io preferivo finirla con il capitolo scorso. Ma si sa com’è.
C’è gente che è troppo persuasiva >_>”
 A fine capitolo, allora ç_ç
Ah, quasi dimenticavo.

“My Home, Sweet Home” – Angelit [ Final Fantasy V OST ]

 


 


 

 

Caro Naruto,


lo so. Ti avevo promesso una lettera al più presto, ed invece è passata più di una settimana.

Scusami se nel frattempo ti sei buttato giù da qualche ponte (ma spero di no, non vorrei che Sasuke ti avesse dato cattiva influenza).

Come ti dicevo… qui va tutto bene. Siamo nel paese dell’Acqua – si, si, lo so. Ne abbiamo fatta di strada.
Per adesso siamo a casa del vecchio Tazuna, che ti manda i suoi saluti. Inari c’è rimasto malissimo, vedendo che tu non c’eri! Vedessi com’è diventato alto: io quasi non l’ho riconosciuto, davvero.

(Tra parentesi, sono morta dal ridere quando ha visto Sasuke: a quanto pare, non lo sopportava più di tanto. Come potrai ben intendere, ora Sasuke non è di ottimo umore.)

Ah, ecco. Mi intima di non parlare di lui. Mi sta leggendo da sopra la spalla, che gran maleducato.
Dice che non gli va per niente di scrivere, ma che ti saluta e che gli manchi tanto.

… No, va bene, va bene. Dice che ti saluta e ringrazia per quel “fottutissimo bastardo”. E che sei un’idiota.
Non mi andava di scriverle quelle cose, ma vabbeh. Come vuole sua maestà!
Dicevo. Qui il tempo fa schifo. Seriamente, non credevo di poter riuscire a vedere, in vita mia, un inizio di inverno più brutto di così. Non fa che piovere, e se non piove c’è la nebbia.
Sasuke va di tanto in tanto ad aiutare i pescatori, io aiuto in casa la mamma di Inari.
Oh! Lo sai che il ponte, ma si, quello grande, lo hanno chiamato con il tuo nome? Il Ponte Naruto!
Dio, quando l’ho saputo sono morta dal ridere! Ma cosa diavolo avevano in testa?
A proposito di testa: tu non te la montare, mi raccomando. Cioè, hanno chiamato il ponte in tuo onore, ma giuro che sono cose che capitano tutti i giorni!
… tutto ciò che volevo dirti, comunque, è che stiamo bene. La cosa mi sta alquanto entusiasmando, a dire il vero. Ho anche proposto di cambiare nomi, che fa troppo missione segreta e pericolosa in incognito.
Sasuke ha grugnito soltant… okay, okay, Sasuke non ha risposto, ecco.
Suppongo sia un si, ed anche se non lo fosse… ma chissene! Magari qualcosa di buffo e clichè: mi ero proposta Momo, a dire il vero. Ma al pensiero muoio dal ridere. Ho provato inoltre a chiamare Sasuke con un paio di nomi, ma non fa che ripetere che sono orrendi, ed il suo va benissimo. E’ un tale guastafeste a volte.
Tanto gli cambierò quel nome, prima o poi. Gli vada o no!
… Sai, mi manchi, davvero. Sono proprio assurda, a volte. Non c’è Sasuke e mi manca lui, quando ho te accanto. Ed ora che sei lontano, sento la tua mancanza. Uff. torneremo a Konoha, davvero, e ci devi credere perché io ci credo. Sisi.
Sarai riuscito a diventare Hokage, fino ad allora, vero? Spero di si. Così potrai promuovermi subito subito, no?
Chissà se rientra nei poteri dell’Hokage. Non l’ho mai chiesto.
Ma un po’ mi secca restare Chuunin per così tanto tempo.
(Sasuke dice che non dovrei essere io a parlare, dato che lui tecnicamente è ancora un Genin.- Ancora una volta, muoio dal ridere al pensiero.)

Non possiamo neanche rimanere in eterno ad occupare la casa del vecchio, però. Chissà se alla Sabbia possono ospitarci? … No, va bene, Sasuke ha bocciato categoricamente la proposta.

Tra una settimana o poco più andremo via, probabilmente. E’ la prima tappa, quella che deve servire da esca, dopotutto. Non so cosa faremo, poi, ma prima di andar via ti scriverò ancora.
Mi mancate tanto, ma sto bene. Davvero.

Allora. Non so… A presto?

Tua, Sakura.

(Ho cercato di far scrivere qualcosa a Sasuke, ma si rifiuta. Forse ha una calligrafia così brutta?
… Ahi. Mi sono appena presa una botta in testa. Che antipatico. Manchi anche a lui, comunque, ne sono sicura.)

 

 

P.S. Ti prego, porgi le mie scuse ad Ino e ai miei genitori. Mi dispiace davvero di essere andata via senza dire nulla, ma temevo potessero farmi cambiare idea, e io non volevo cambiare idea. Mi spiace davvero. Quindi, potresti dir loro che mi mancano davvero tanto? Un po’ mi vergogno, a scriverlo. Con che faccia potrei?
Grazie mille. Ti voglio bene. Voglio bene anche a loro. Glielo dirai, vero?

 

Epilogo: My Home, Sweet Home.

 

So far away from my home, sweet home…
…Day by day, from land to land I roam.

 

 

L’estate di quell’anno -  in uno dei piccoli villaggi al confine tra il Paese del Vento e quello dell’Erba - era terribilmente secca.
L’aria era densa di polvere e terra, ed i contadini erano chini sui campi e madidi di sudore.
La donna dall’aria delicata e quasi evanescente – un’eterna bugia - , tirò un lungo sospiro, lasciandosi un attimo distrarre da quelle piante aride che riusciva a scorgere dalla finestra. Gli occhi verde foglia erano nascosti a tratti dalle ciocche dei capelli di quel colore rosato, che erano raccolti alla meno peggio in una treccia disordinata. Mento dalla carnagione pallida abbandonato su una mano sottile.
In grembo, qualche erba selvatica portata dalle donne del posto, che fino a qualche attimo prima stava studiando, per decidere se fossero velenose o meno.
Sarebbe rimasta in quel piccolo villaggio - poco meno di una centinaia di persone - ancora per poco. Per quel tempo che le rimaneva, non trovava così assurdo aiutare in quel periodo difficile, svolgendo quel lavoro puntiglioso eppure importante.

“Sakura-san? La vedo pensierosa…” com’era abitudine da quelle parti, dove tutti conoscono tutti, la donna di mezz’età non si prese la briga di bussare prima di aprire la porta. La donna, seduta vicina alla finestra, alzò lo sguardo. Battè ciglio, scossa un po’ troppo bruscamente da quel suo torpore.

“… Si?”

“ Le piante, Sakura-san. Akiko-chan vuole sapere se può cucinarle o meno.” Replicò la donna, compita.

“Oh, già. Le piante…” mormorò Sakura, cercando di concentrarsi. Non sembravano affatto pericolose, dopotutto. Solo delle innocue radici. “Sono a posto.” Osservò quindi ad alta voce, restituendo quel sorriso. “Ma ti consiglio di usarle con cautela, dopotutto. Ingerite in grande quantità causano effetti collaterali. Un pochino… raccapriccianti, ecco, preferirei non ripeterli.”
La donna di mezz’età sorrise, ed il viso le si riempì di rughe, troppe per la sua età.
“Grazie mille, Sakura-san. Non so come faremo senza di lei.”

“Ve la siete cavata e ve la caverete, Meiko-san.” Replicò cortese la donna, scostando ancora una volta lo sguardo degli occhi verde foglia sull’esterno polveroso.
Aspettava qualcosa. Qualcuno.
Aspettava che qualcuno comparisse nel paesaggio che quella finestra offriva.
Sentì la porta aprirsi una seconda volta, ma non sentì richiuderla.

“Signora Strega! Signora Strega!”

“Aki, quante volte ti devo dire di non chiamare così Sakura-san?”

“Signora strega! Momoka-chan si è di nuovo sbucciata il ginocchio, non fa che frignare! Sta facendo diventare matti tutti gli altri, lì fuori. Non riusciamo a giocare!"

Sakura sbuffò, alzando gli occhi al cielo e sollevando una mano stanca a scostare una ciocca di capelli dal volto.
Infine si alzò, sistemandosi le pieghe del vestito chiaro di lino leggero, con accanimento – a voler cacciar via qualche invisibile granello di polvere.

"Momoka-chan smetterebbe di sbucciarsi le ginocchia, Aki-chan, se solo la smetteste di spingerla. Dov'è ora?"
Il bambino, dai capelli biondi e la pelle butterata dal sole, ignorò adorabilmente quel rimprovero sottinteso, tirandola per un lembo della gonna.
Sakura sentì Meiko-san sorridere fra i baffi - letteralmente parlando - e mormorare qualcosa sulla nuova generazione,
Si costrinse a sorridere di rimando, mentre con pazienza encomiabile si lasciava trascinare da quel bambino.

 

 

E’ piuttosto facile guadagnarsi da vivere, Naruto, sai? Nei villaggi di periferia – non avrei mai pensato ce ne fossero tanti! – farebbero di tutto per avere un medico. Io vado avanti così, e Sasuke aiuta gli uomini nei lavori più pesanti.
[ E si lamenta in continuazione. Prevedibile. ]

Sono gente fin troppo ospitale: non fanno domande, e accettano il nostro aiuto senza dire nulla.

In cambio, mangiamo alle loro tavole, dormiamo nelle loro case. Stiamo bene, noi tre.

Io mi sto rimettendo piuttosto lentamente, a dire il vero: mi sento ancora un po’ debole.
Ma sono felice, quindi non ti devi preoccupare.

 

 

 

Though told by the wind which way to go
oh, how I long for my home, sweet home...

 

 

La bimba in questione, detta Momoka-chan, era rannicchiata al centro del sentiero in terra battuta, e stava effettivamente piangendo a squarciagola. Per un momento la donna fu tentata di girare sui tacchi ed evitare il mal di testa ormai incombente. Ma i bambini la stavano guardando, ansiosi, così come la stava guardando la madre della bambina.
Con un sospiro, Sakura si accovacciò di fronte alla piccola, porgendole la mano.
Per un attimo questa interruppe i singhiozzi, guardandola. Poi, indicò il ginocchio.
"Si, lo so." replicò la donna, accennando un affabile sorriso. "Fammi vedere quel ginocchio, su."
La piccola si sedette più composta, lì in mezzo alla strada, mentre Sakura andava a staccare quel sacchetto di tela un po' consumata dalla corda che teneva assicurata in vita a mo' di cintura.
"Brucerà un po', ma è per non fare infezione." la rassicurò, mentre di lì estraeva l'unguento preparato appena il giorno prima.
Inutile dirlo: non appena toccò lì dove si era sbucciata il ginocchio, la bambina riprese a lamentarsi a più non posso. La madre però venne in soccorso e la tranquillizzò, mentre Sakura legava e stringeva attentamente la medicazione contro la ferita disinfettata.
Sollevò lo sguardo, e la madre sorrise.
"Siete una manna dal cielo, Sakura-san. Per quanto avete ancora intenzione di rimanere?"
"Ancora per poco, temo. Mi raccomando, non una parola sul fatto che siamo stati qui."
"Figuriamoci. Poi tutti i villaggi vi vorrebbero per loro.” La madre di Momoka si guardò attorno, con cipiglio curioso.

“Ma… suo marito, Sakura-san?"

"Lo sa che non è esattamente mio marito." replicò serafica la "Strega", mentre distrattamente con le dita tentava di acconciare alla meno peggio quella treccia disordinata "Anche se può sembrare così."

"Le ragazze non saranno felici, mi sa, quando ve ne andrete. Lo sa che hanno sviluppato quell'accanimento ossessivo verso Sasuke-san? Fossi in lei sarei gelosa."

"Non mi tradirebbe mai."

E la sicurezza in quel tono era tale, che la donna non seppe neppure cosa rispondere.

“Mamma, abbiamo visto una rapa enooorme!”
Quella vocina piccola piccola la fece voltare con uno sbuffo, e dare le spalle alla donna e alla bambina. Giusto in tempo per fermare la corsa affannata di un bambino, gracilissimo e dai capelli e occhioni scuri, che al massimo avrebbe potuto avere sei anni.

Lo prese al volo, mentre lui continuava a ripetere con quella vocina eccitata quanto grande fosse quella rapa.

“Si, si, capisco, Fu-chan.” Mormorò Sakura, sollevando lo sguardo. Gli occhi incontrarono con un sorriso quell’unica persona che stava aspettando, lì, seduta alla finestra.

“Oddio. Quella si è fatta di nuovo male?”

“Non è per niente carino dire così.”

“Sarà l’ottava volta in una settimana.”

Il giovane uomo si stava avvicinando con fin troppa calma, squadrando con quell’unico sottile occhio scuro la bimba che ancora singhiozzava fra le braccia della mamma.
Sakura scosse il capo a quell’espressione esasperata sul volto di lui. A qualche passo di distanza, Sasuke si fermò asciugandosi la fronte abbronzata dalle ore passate al sole, e madida anch’essa di sudore. Le ciocche nere attaccate alla pelle nella calura estiva, legate loro malgrado in una disordinata ed alta coda di cavallo.

Coda che Sakura aveva trovato esilarante, per qualche arcano motivo. [ E che Sasuke difendeva come unica salvezza in giornate afose come quella.]

“Divertito a giocare con il fango?” lo rimbeccò, sorridendo sorniona.

“Sei assurdamente divertente.” Fu la laconica risposta che ottenne da lui, seguita da un sospiro.
Non era di buon umore. Ma lei, ormai, vi era abituata.
Ridacchiò, tranquilla, andandogli incontro. Con il braccio libero gli s’appigliò al collo, sollevandosi appena sulla punta dei piedi per sfiorargli le labbra.
Sasuke, suo malgrado, si limitò ad accettare quell’ombra di bacio, senza ricambiarlo.  
Poi spostò l’attenzione sul piccolo Fugaku, mentre il bambino li guardava entrambi dal basso, con sospetto sul volto.

“Mamma, l’ho vista davverissimo. La rapa.” Ribadì, broncio infantile che minacciava di affacciarsi da un momento all’altro.

Sakura sorrise, con pazienza, poggiando le mani sui fianchi e chinando il busto in avanti, lasciando che la treccia ricadesse sulla spalla. “Oh, davvero?”
Il bambino annuì estasiato.

“E quant’era grande?”

Allargò esageratamente le braccia. “Così! Era gi-gan-tes-ca!”

“Uh. Potevamo mangiarla. Sasuke, perché non l’hai presa? Com’era questa rapa?”

“Una normalissima rapa. E le rape non mi piacciono.” Borbottò lui, prima di superare entrambi verso la piccola tana, copia di tutte le altre “tane” che in quel villaggio fungevano da casa.

Sakura lo seguì con lo sguardo, battendo ciglio. Lo stesso fece il bambino, prima di crucciarsi.

“Papà, sei un bugiardo. Era grandissima!” protestò.

Il giovane uomo schioccò la lingua, sollevando lo sguardo al cielo, e stiracchiando le braccia. Dalla canotta chiara, sdrucita, quel braccio rovinato di segni arzigogolati era fin troppo vistoso. Ancora oggi.
Suscitava curiosità, domande discrete.
Ma null’altro di più, tra quella povera gente che di ninjutsu non sapeva assolutamente nulla. Più volte, Sakura l’aveva sorpreso mentre fissava quel braccio, quelle tracce che ancora sapevano del suo sangue.
Solitamente, quando lui se ne accorgeva, la abbracciava e la teneva stretta con un po’ di tenerezza. Qualcosa che, effettivamente, era fin troppo raro.

“Si, si. Dio, Sakura, muoio di caldo. Restiamo un altro po’ di tempo in questa topaia, e giuro che soffoco. Mi avrai sulla coscienza, sei terribile.”

Sakura scoppiò a ridere. Poi, prese per mano il piccolo e si chinò verso di lui. Il bambino ricambiò lo sguardo.

“Credi a me, no?”

“Ma certo che si. Lui è sempre stato un gran bugiardo, no?”

Il bambino annuì solennemente, prima di tirare la mamma lungo lo stesso sentiero, verso la capanna.

“Però mi ha promesso e oggi noi andiamo giù, lo sai?”

“Oh, giù al fiume? E io? Non posso venire?”

Il bambino parve pensarci davvero su, prima di asserire solennemente. “Ma mamma. Sono cose da uomini.”

E Sakura non potè fare a meno di ridere, ancora.

 

 

La felicità è come un droga, come una droga, davvero. Io… non riesco a smettere di essere felice.

Qui è brutto, Naruto. Fa proprio schifo, questo posto.

Eppure, rido ogni giorno come una bambina. E’ un periodo che suppongo passerà. Ma per ora, sto bene. Il piccolo Fugaku cresce benone, anche se abbiamo ben poco da mangiare. Ha una salute di ferro. E Sasuke… devi vederlo.

Quando lo vedrai, capirai cosa intendo, ecco. E’ assolutamente adorabile quando tenta di fare ancora lo scontroso con me. Anche se dubito tu lo troveresti… adorabile.
… guai a te se lo trovi adorabile, piuttosto. Solo io, posso.

 

 

[You can come home in times of harshness
You may come home in times of sorrow, too
Your home will be waiting for you forever
It will be waiting for you forever]

 

 

La festa, a Konoha, ormai durava da giorni.
Ino Yamanaka aveva aiutato fin troppo con le decorazioni floreali che adornavano le strade – nonostante il suo lavoro da ANBU, il negozio di fiori era ancora intestato a suo nome, lasciato in eredità dalla madre.
Nonostante avessero lavorato due giorni interi per preparare il villaggio al ritorno dell’Hokage, e nonostante festeggiassero tutti da giorni, continuava a sentirsi estasiata. Estasiata da qualsiasi cosa.
Mai il cielo era stato così bello. Mai quei fiori che vedeva ogni giorno erano stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Konoha straripava di gioia, ovunque, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
Lei, aveva nel cuore una piccola speranza, che soffocava ed alimentava al tempo stesso quella gioia.

Ogni giorno, sedeva su un ramo fuori dai cancelli rossi della cittadina, ciondolando le gambe nel vuoto, gli occhi azzurri persi nel vuoto di un sentiero che non sembrava finire mai.

Era capace di restare così per ore, immersa in pensieri del tutto inconsistenti.
Fino a che Chouji non la veniva ad informare, fra un boccone e l’altro, che Shikamaru l’aveva mandato a chiamarla.
Troppo pigro per chiamarla da sé, effettivamente.

A quel punto lei lanciava un ultimo sguardo a quella strada che portava via da casa, e saltava giù dal ramo, rassettandosi con la solita, ineguagliabile civetteria.

“Poteva anche venire da solo. Dovresti farlo muovere, invece di far tutto quello che dice lui. Cic-ciooo~ne!”

E, a quel punto, era tutta questione di velocità.
E rideva, mentre correva per evitare l’ira funesta del giovane uomo, con la speranza che, un giorno di quelli, da quel sentiero, si sarebbe affacciata quella persona che lei inutilmente continuava ad aspettare.

 

Qui…
… vi stiamo tutti aspettando.

 

 

Fragrant blossoms blooming far away—
Do my folks see them as I did long ago?

 

 

 

Infine, Sakura Haruno aveva avuto pietà delle costanti lamentele da parte di Sasuke, e aveva acconsentito ad abbandonare quel povero villaggio polveroso.
Lo sguardo della vecchia Meiko le aveva stretto il cuore.

“Il villaggio sentirà la vostra mancanza.”

Ed era un’altra casa che scompariva, nel nulla. E di nuovo attraversavano il confine, attraversavano i primi territori del Paese del Fuoco, dove ancora si sentiva l’odore di casa, dove le estati erano più miti.
Mentre respirava quell’aria, con velata malinconia, pensò che aveva abbandonato così tante case da ormai non dover più avere il diritto a possederne un’altra. D’altronde, non poteva lamentarsi.
La sua casa era lì, proprio accanto a lei. Era dove la voleva: non un centimetro più lontana.
In un giovane uomo fin troppo scontroso e asociale, ed un bambino che la faceva impazzire con quella sua presunzione d’essere ormai adulto. Erano entrambi accanto a lei, ed il bambino dormiva sulle spalle del padre.
Sasuke non sembrava esserne molto contento.
Dopotutto… un clan non era forse una casa? Il Clan Uchiha era lì, accanto a lei, e percorreva quella strada di terra battuta che attraversava le campagna.
Il Clan Uchiha era tutto lì, e lei ne era la signora. Un tempo, ragazze avrebbero ucciso, per questo.
Lei, non poteva far a meno di ridere. Lo fece.

“Sakura?” arrivò puntuale il suo nome, sillabato da quelle labbra pallide, di cui ormai conosceva a memoria il sapore.

“Si?”

“Non ridere a quel modo.”
”Uh?”

“Sembri isterica.”

Lei continuò a ridere, prima di stiracchiarsi, stendendo le braccia verso l’alto.
Grata che il sole stesse per tramontare: non avrebbe dovuto sopportare quel caldo ancora per molto.

“Prossima fermata?”

“Tanzaku Gai.”

“Mpf. Gai.” La giovane donna si prese il tempo di ridacchiare fra sé e sé, prima di spostare lo sguardo su di lui. “E dimmi, hai imparato a memoria qualche cartina, o spari nomi come più ti aggrada?”

“E’ stata la terza fermata quando ce ne siamo andati.”

“E le annoti tutte?”

“Nah. E’ una bella città.”

Lei inarcò le sopracciglia a questa affermazione, incapace di confermarla o meno. Non ricordava affatto la città, se non il vago ricordo di un castello che vi era stato distrutto, tempo prima. Distrutto da… Orochimaru, appunto.
Doveva essere quello il motivo per cui Sasuke la ricordava.
Di solito, non si prendeva la briga di annotare i nomi delle loro tante finte-case.

Infine, Sakura potè solo annuire, e respirare l’aria del Paese del Fuoco.
D’altronde, non doveva essere troppo diversa da quella che sua madre e suo padre stavano respirando.
Da quella che Ino stava respirando. Da quella che Naruto stava respirando.

Da quella di casa, quella casa che, al contrario delle altre… ancora aspetta.

 

Ora che ci penso…
Quest’autunno mi sono mancate molto le cosmee di Konoha. Ne ho trovato un fiore tremendamente simile: ma il colore delle cosmee di Konoha è unico al mondo, ed ora posso dare ragione ad Ino.
Di’ a quella scrofa che mi dispiace, di non averle creduto quando eravamo piccole.
Non riesco ad abituarmi ad un bambino che piange nel bel mezzo della notte perché ha gli incubi: per carità, il più delle volte non lo sento neanche. Altro che quando era ancora in fasce, e piangeva la notte perché aveva fame.
Prima lasciava fare tutto a me.
Adesso, invece, Sasuke non dorme per niente.
 Credo si sia preoccupato troppo per me, da quando mi sono ‘ammalata’, come piace tanto dire a lui.
Non capisce mica che ora sto bene, quel testone.
Però… E’ terribilmente bravo a far smettere di piangere Fu-chan. Oddio…

… probabilmente lo minaccia. Non è per niente bravo con I bambini.

 

 

 

 Are they still joyful? Are they young at heart?
Will I see them again as I did that day?


 

 

 

Tre giorni tondi per arrivare quindi a Tanzaku Gai.
Pochi attimi per accorgersi che l’atmosfera era ben diversa, da come l’avevano trovata otto anni prima. Avrebbe dovuto aspettarselo, Sakura. Prima di tutto: c’erano decisamente meno mendicanti per strada.
Le strade erano popolate di bancarelle, e mercanti ovunque declamavano e decantavano ai quattro venti la loro merce.
La città era viva.
Istintivamente Sakura rallentò il passo, fino a farsi raggiungere da Sasuke, che pacatamente si guardava attorno.
”Beh, wow.”

“Già.”

Non dissero altro, e Sakura si fermò lì, inspirando a pieni polmoni l’aria ricca di profumi dolciastri, di quelli che a Konoha abbandonavano le pasticcerie di prima mattina, quando lei si svegliava per andare dalla Godaime e…

… ed erano proprio pasticcini. Fece cenno a Sasuke di aspettarla lì, e lui sbuffò tranquillamente, sistemando la stretta che le braccia del bambino avevano sul collo.

Si avvicinò alla bancarella d’angolo strada, tentando di farsi spazio fra la folla accalcata.
Sembrava…

… sembrava quasi una festa.

Fortunatamente, era tanto esile da riuscire ad infiltrarsi nel capannello di persone.

Mai, dico, mai sottovalutare Sakura Haruno.

Soprattutto quando ha fame.

Spintonò a destra e a manca, prima di riuscire a raggiungere, infine, la meta tanto ambita. Cioccolato. Non vedeva cioccolato da mesi. Un lieve sorriso le si affacciò sulle labbra, prima che sollevasse lo sguardo per cercare il mercante.
Stava servendo un altro cliente.
E la fila era ancora lunga. Ma dopo mesi passati a mangiare verdure cotte a vapore…
… decise che ne valeva assolutamente la pena.

In attesa tra quella calca di gente, sotto quell’afa di mezzogiorno, prese a guardarsi intorno. Sistemando distrattamente l’abito, la treccia disordinata e un po’ sciatta.

“Non è di qui?”
La voce un po’ roca, sicuramente anziana, la scosse da quella piccola perlustrazione, costringendola a voltarsi. Gli occhi verde foglia incontrarono quelli di un uomo, circondati e segnati dalle rughe.

“Uh… più o meno.”

“Sembra spaesata, signorina.” Ridacchiò lui, controllando a sua volta la lunghezza della fila e tirando un rassegnato sospiro. Lei sorrise a sua volta, a quello sbuffo.

“Non me la ricordavo così questa città. Era molto più… triste.”

“Ci era già stata? Ma ormai è festa da una settimana, qui.”

“Avevo immaginato. Che festa è?”

“… incredibile. Ma dove ha vissuto, signorina?”

Sakura avrebbe voluto rispondere ‘in un buco ai piedi del mondo, una topaia, una fossa di una talpa’, o qualcosa di altrettanto sarcastico. Tuttavia si trattenne, limitandosi a far spallucce con sorriso seraficamente imbarazzato.

 

Probabilmente, il Clan Uchiha non è tutta questa grande roba. Cioè, voglio dire.
Guardaci adesso: siamo un branco di disadattati.
Una donna malaticcia, un uomo rovinato ed un bambino troppo gracile.
Sasuke tende a ripetermi spesso che i suoi avi ci avrebbero riso in faccia. Davvero, non avrei visto l’ora.
Ne avrei avute io un paio di cose per ridere loro, in faccia.
Voglio dire: hanno allevato psicolabili fino ad adesso. Mio figlio sarà diverso, assicuro.
La maggior parte delle tue lettere non ci raggiunge mai, comunque.
Quando arrivano, siamo partiti da un pezzo. Però… ma non me le descrivi mai, queste fantastiche missioni da ANBU?
Come vanno? Sono terribilmente curiosa. Una rabbia… Chuunin, ancora. Io.
… e Ino-chan nella squadra di Interrogazione? Non c’è più giustizia a questo mondo.
Ammetto che può essere spaventosa a volte… ma oltre a questo?
Li seduce finchè non dicono tutto?



 

[Family, friends
Home and memories
No one will ever
Forget about you]

 

 

 

La festa a Konoha durava ormai da più di una settimana.
La signora Haruno aveva abbandonato da tempo le faccende di casa,
per godersi quelle manifestazioni e quei giochi che si svolgevano
fuori, all’aria aperta.
Nonostante tutto, però, alla fine era tornata a casa, lasciando suo marito con gli amici, per cui ogni occasione era buona per festeggiare –un festa in più, una goccia di malinconia in meno.
La camera di sua figlia era pulita, tirata a lucido. La finestra era aperta, e la leggera brezza saltuariamente faceva ondeggiare la tenda. Ogni cosa che Sakura aveva lasciato alle spalle, quella notte… era ancora lì.
Però…
Mai il cielo era stato così bello. Mai quei fiori che vedeva ogni giorno erano stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Konoha straripava di gioia, ovunque, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
Lei, aveva nel cuore una piccola speranza, che soffocava ed alimentava al tempo stesso quella gioia.

Ogni giorno, sedeva sul letto rifatto, e guardava fuori dalla finestra, orecchio teso a captare ogni passo, ogni segno di ritorno. Ino Yamanaka le aveva spiegato che ora sarebbe tornata.
Sarebbe tornata.
Era capace di restare così per ore, immersa in pensieri del tutto inconsistenti.
Fino a che suo marito non si affacciava a quella porta, e le chiedeva se andava tutto bene.
”Certo.”

“Andiamo a fare due passi? Una cena fuori?”
Lei sorrideva, mentre si alzava per andare incontro all’uomo di mezz’età, ancora capace di coccolarla e viziarla come fosse una ragazzina. Con la speranza che un giorno di quelli, da quella finestra, avrebbe visto quella persona che lei inutilmente continuava ad aspettare.

 

Qui…
… ti stiamo tutti aspettando, Sakura-chan. A casa.

 

 

How far I've come from my childhood home!
There will come a time when my troubles are gone…

 

 

 

Sakura, alla fine, si era dovuta far spiegare un paio di volte il motivo di tutta quella festa.
Ed alla quarta volta, ancora non ci credeva. Era rimasta lì, osservando quel volto segnato dalla rughe. Senza accorgersi neppure che era arrivato il suo turno.
”Signorina?”

Sentì l’uomo dietro di lei ridacchiare, e riportò subito l’attenzione sul mercante. Annuì frettolosamente, prima di indicare quei dolci al cioccolato. “Tre pezzi di quelle, si… Si, si, tre pezzi di quelle, per favore.”
Osservò distrattamente l’uomo che incartava i dolci, battendo ciglio quando le vennero offerti. Posò quel paio di monete sul bancone, raccolse la busta, e lanciò un ultimo sguardo all’anziano signore.
Lui non lo ricambiò, troppo occupato nella sua ordinazione.
Un vero peccato.
Sakura voleva ringraziarlo di averle cambiato la vita.
Fece spallucce, ancora mezza stordita, facendosi ancora una volta strada fra la folla.
Lentamente – troppo lentamente – quel sorriso invasato si faceva strada sulle labbra.
Prima ancora di accorgersene, stava già correndo verso la schiena di Sasuke, sempre più vicina.
Sempre più vicina.

“Sas’ke! Girati immediatamente e ascoltami. Sas’ke!”
Nella folla, lui si accorse fin troppo tardi che lei lo stava chiamando. Troppo tardi per i suoi gusti.
Si voltò infine, con un sospiro a metà fra il sollevato ed il seccato. Tanto, ormai, Sakura non tentava più di dargli un senso. Gli porse frettolosamente il dolce, che lui accettò senza far storie. “… si?”

“Non indovinerai mai per cosa stanno festeggiando.”

“Matrimonio di qualche principessa con il daimyo?”

“Torniamo a casa.” Asserì lei, aprendo il volto in un sorriso fin troppo infantile. Lui si bloccò a metà strada sul primo morso, bocca aperta, limitandosi a spostare lo sguardo su di lei.

“… come scusa?”

“Quel signore…!”

“Quale signore?”

“ … ” lei battè ciglio, prima di prendere un profondo respiro. Qualche attimo dopo, risollevò lo sguardo. Serena.

“Il Villaggio del Suono! E lo scontro fra la squadra ANBU di Konoha e i tre sannin, e la vittoria di Konoha e del Paese del Fuoco sul Villaggio del Suono, Sas’ke. E’ questo, no? E’ questo, no, quello che stavamo aspettando!”

Lui si limitò a guardarla, così, inebetito.
Scosse il capo, prima di addentare il dolce ripieno di cioccolato.
Lei, chinando il capo d’un lato, pendeva dalle sue labbra.
E lui…

 

Alla fine, non è colpa mia, davvero. Se ti ripeto in ogni lettera che sto bene, ed ho fatto la cosa giusta.
E’ che… tu sei convinto del contrario. Non mi va che tu ti faccia un’idea sbagliata, Naru.

… non sto cercando di convincere me stessa, come più volte mi stai facendo notare.
Ho una famiglia, sto bene. Ed ho un posto in cui tornare.
Forse questo mi fa un po’ di malinconia… ma se pensassi di non aver più posto fra voi, a casa…

… forse sarebbe ancora più malinconico. A Sasuke manchi tantissimo
 [un attimo, che evito l’occhiata-della-morte che mi sta lanciando in questo momento.].
Ecco. E’ che con me non riesce a litigare, sta diventando frustrato. Credo.

 

 

And when I shall not be all alone—
Till then, I dream of my home, sweet home

 

 

… e lei aveva sorriso, ed aveva svegliato il piccolo Fugaku con un cenno.
Il bambino aveva mugugnato e aveva cercato di aggrapparsi al collo del padre come fosse stata la sua ultima ancora di salvezza. Ma l’aveva abbandonata presto e volentieri nel vedere il dolce, ancora tiepido.
Gli aveva arruffato i capelli, ed aveva riso vedendo quel muso sporco di cioccolato.
Il bambino era apparentemente indignato a quella risata, ma questo non gli impedì di tuffarsi ulteriormente nel ripieno della cialda. Lentamente, gli aveva preso la mano e l’aveva tirato verso le porte della città di Tanzaku Gai.
Ancora, faceva caldo. Ancora il vento era del tutto assente. Ancora Sasuke, alle prese con il sue dolce, si lamentava mentre li seguiva poco più dietro.

“Siete scemi.” Asserì infine il bambino, leccandosi solennemente i baffi di cioccolato. “… non ci fermiamo neanche a fare la nanna?”

“Oh, ma sta’ zitto. Figurati, lo scemo sarai tu. Hai dormito finora. Sulla mia schiena.” Borbottò Sasuke, alle sue spalle.
Sakura sorrise, e sospirò alzando lo sguardo al cielo.
… Esempio rarissimo di amore paterno.
Il bambino si limitò a fare la linguaccia [sporca di cioccolato], prima di riportare il dolce alle labbra con la mano libera.

“Mamma, e dove andiamo ora?”
Sakura cercò con la coda dell’occhio lo sguardo di Sasuke dietro di loro. Non lo trovò, essendo il giovane uomo troppo occupato a lottare contro il ripieno del dolce che minacciava di straripare da ogni dove.
Alla fine, si limitò a sorridere, e chinare il capo verso il bambino.
Ed il piccolo ricambiò lo sguardo, dal basso. Battendo ciglio. Una, due volte.

“A casa.”

 

Mi mancate troppo. Penso sempre a come sarebbe stata la mia vita, ora, se fossi lì.
Forse sarei più triste. Forse sarei felice. Non avrei un figlio così stupendo.
Ma non sarei neanche così indebolita.
Sarei un medico della squadra ANBU? Probabilmente sarei tua moglie. Il pensiero mi fa sorridere, sai, Naruto?
Anzi, ad esser sinceri lo trovo ridicolo. Nessuna offesa.
Sarei così ebbra di felicità da sentirmi ubriaca, ogni giorno della mia vita?
Credo di aver raggiunto il punto di sopportazione…

… e non so quando scoppierò a piangere.
Fino ad allora… parte del mio cuore è con voi, a casa.
[Mica potete pretenderlo tutto, sceemi. D’altronde, il mio cuore è solo di Sasuke-kun. Ihih.
Cioè, il concetto è quello. Mamma mia, sembro un’adolescente alla sua prima cotta.
Che stupida, dovrebbe essermi passata.]
Sasuke ti saluta. Apparentemente si è degnato di tentare un approccio più civile. Ha fatto anche un commento tipo “quandèchedevidiventareancorahokagetu?”
Ma preferisco non trascriverlo in modo leggibile. Ha una sensibilità equivalente a zero.
 Ti voglio bene.

 

[Forest, stream
Sky and earth
Everyone is waiting]

 

La festa, a Konoha, ormai durava da due settimane, ed ormai stava cominciando a spegnersi.
Ognuno,lentamente tornava alla vita di sempre.
Esclusi coloro che la vita, ormai, l’avevano cambiata.

Naruto Uzumaki era sopravissuto per un pelo alla guerra nel Villaggio del Suono, e nonostante tutto aveva ancora le energie per sentirsi entusiasta e troppo ubriaco di vita.
Nonostante festeggiassero da giorni e giorni, la festa per lui sarebbe potuto durate il doppio. Ma no.
Il triplo. Il quadruplo.
Fino alla fine dei suoi giorni, avrebbe festeggiato.
Perché il cielo non era mai stato così bello.
Perché quei fiori che vedeva ogni giorno non erano mai stati così colorati sotto un sole così intenso.
La giornata era mite, di quelle che precedono l’afa estiva a quell’altezza geografica.
Naruto straripava ancora di gioia, festeggiando la più grande vittoria del Villaggio da decenni.
La sua più grande vittoria da quando era nato, poiché era la vittoria che adempiva il sogno di una vita.
Nel suo cuore non c’era spazio semplicemente per una piccola speranza. Ma per una sicurezza ineluttabile, alimentata da quell’atmosfera che sapeva troppo di favola per essere realtà.

Ogni giorno, sedeva sul monumento degli Hokage. Sedeva sulla sua testa scolpita sul monumento degli Hokage.

Era capace di restare così per ore, immerso in pensieri beatamente inconsistenti.
Soltanto aspettava. E nessuno aveva ancora il coraggio di distogliere quella figura che, seduta lì, portava fieramente il copricapo bianco e rosso degli Hokage.
Rokkudaime, Naruto Uzumaki.
Colui che, da capitano ANBU, aveva ucciso Orochimaru, uno dei tre Sannin,.
Proprio grazie alla Volpe a Nove Code per la quale tutti pensavano che non meritasse di diventare Hokage.

Era capace di stare lì per ore, a guardare l’intero villaggio.
E rideva, mentre stava lì, con la sicurezza che un giorno di quelli, da quel sentiero, si sarebbero affacciate quelle uniche persone che lui caparbiamente continuava ad aspettare.

 

Bentornati a casa.


 

[Waiting for you to return.]

 

 

 

“E’ casa.”

“… non importa davvero.”

“Come no? Non ti mancava?”

“Non avevo davvero nulla, qui. Dato che tu, alla fine, eri con me.”

“Era quella, casa?”

 

[E da lontano, Sakura già sapeva di essere a casa.
Perché il volto di Naruto, scolpito così grande, lo vedeva persino da lì.]

 

‘‘Bentornata, Sakura-chan. Mi è mancato il tuo sorriso.
Fottiti, Sasuke. Tu sei ancora un Genin, ed io sono l’Hokage. Nyah, nyah!
Giuro che ti farò fare solo missioni da babysitter.’’
” … di bambino me ne basta uno.”

 

 


 

 

 

A/N: Millissimo grazie alla carissima LADL dalla pazienza di ferro. Me commossa dalla tua esistenza che riempie la mia solitaria giovinezza di froza prorompente ed esuberante, che mi fa scoppiare il cuore ç_ç

[Trad. Capitolo corretto e rivista da lei *ç*]

 

L’A/N della storia. Oh yeah.

La mia primissima longfic. Un grazie millerrimo a tutti voi [scende lacrimuccia]. Mai avrei pensato di scrivere qualcosa di talmente lungo. E probabilmente non ci sarei arrivata, senza il debito sostegno. Ç__ç

Ergo…

Un grazie mille aaaaa…. [ordine sparso. E non ho dimenticato nessuno *_* E, ovviamente, risposte ai commenti dello scorso capitolo.]

 

-         Ross. Senza di te come avrei fatto, tesora della mia vita sterile e vuota senza la dolce fiamma del tuo amore? (L) u_U Però… mi mancano i gatti marci, ecco >_< Ricordami di non scrivere più Sasuke in vita mia. E Miyu non avrà mai momenti a luci rosse con me. Ergo, mi sembrava esagerato lo facessero così, nel bosco. Suvvia, Miyu. Sii realista XD Abbiamo avuto tutti ciò che volevano, nyah *_* Me le tristezze tristettose. Chi voleva il lieto fine, c’è. Più o meno. Ecco, si. Capisco quanto possa essere odioso averli in un contesto normale. Penso comunque che Sasuke non cambi più di tanto. Alla fine, scontroso lo è nell’ego. U_U Ti adoro, mio fiore d’Arabia u_U

-         Solarial. La recensione più lunga della mia vita. Che traumaaaa *_* Penso che ogni individuo sogni di ricevere una recensione lunga come quella. E’ il sogno di una vita XD Arigatou Gozaimasu to you too *_* Lo statemi alla larga non funziona mai. Maimaimai. Prendi Squall, ad esempio. Sisisisi. *indica uno Squall a caso* Forse l’epilogo delude un po’, ecco, ma si sa com’è. E’ che sono… felici. E’… contronatura.

-         Miyu92. Cristo quanto rompi *_* Fortunatamente non scriverò mai più SakuSasu. Neanche a pagamento *_* Chiunque abbia da lamentarsi per questo scarso epilogo, si lamenti con lei: l’epilogo neppure doveva esserci più u_u COME PUOI FAR FINTA CHE HAKU SIA UNA FEMMINA? Blasfema! O_O

-         Gryffindor_ery. Ahr. Mi sono affezionata a vedere il nomicino fra i commenti. *scende lacrimuccia*. Colei che mi ha commosso con la dedica. Aw ç_ç

-         SasuSaku. Ha fatto morire dal ridere anche me. Grazie per il sostegno in questo luuungo progetto.

-         Artemisia89. anche a te, millissime grazie, che me non finirà mai di ringraziare. Il botto finale forse è stato un po’ fiaccoso, ecco, ma si sa com’è ç_ç

-         Aleptos. Aw. Una lettrice fantasma ç_ç Me commossa. *si gonfia il cuore ed esplode*. Me onorata. *inchina. Inchina di nuovo* Sisi, me onorata. Ecco cos’erano tutte le visite fantasma, ecco ç__ç

-         Kirjava. Assie anche a te. Nunu, non è residuo piemontese. Come già dicevo, è residuo dei fansub giapponesi. E’ che Naruto l’ho guardato così, rimane impresso il modo di parlare originale. [ho dovuto combattere per non scrivere Shannarooo! E Teme, e Usuratonkachi.]

-         Murtagh. Addirittura? Me onorata ç_ç Ancora una volta, si, son monotona. Allora non sono l’unica che anche se c’è scritto “spoiler” vado a leggere lo stesso XD. Thanks, Sistah!

-         Mlle Nihal. Grassie mille anche a te. Spero che il finale sia adeguato. [Cristo, m’è venuta l’ansia da prestazione. Odio Sakura felice. Argh.]

-         Jaly Chan. Inaspettato? Pensavo fosse banale e scontato. Aww ç_ç *lacrimuccia* Itachi è bastardo. Non merita il cero è_é”” Comunque sia, grazie mille per il sostegno ç__ç Aw.

-         Kazuhachan. Ecco, brava, niente torture a Sasuke. Ora che la storia è finita, per quel che mi riguarda, puoi anche lapidarlo. Non mi serve più *_* [anzi, lo va a lapidare lei. Dannato è_é”]

-         Darkphoenix. Il miele! Il diabete! Dispensano carie e elargiscono diabete! Argh! [fine parte melodrammatica]. Ameba… sisi, è come definivo prima Sakura. Quando la odiavo con tutto il cuore. Ora mi sto affezionando, ma sto odiando Sasuke. Argh. Vita dura e triste. Grazie mille anche a te ç_ç

-         Enjio. Dolce. Oddio, avrei potuto anche elargire un po’ più di zucchero, ecco. E’ un dolce burbero e assonnato, poverino. Pietas. Ehm, si. SasuNaru, ecco. Ti piace il pairing Sasunaru? *_* Ahrrrrr. Chissà che non ne esca una. Per ora è uscita la Threesome con accento su SasuNaru, ma è troppo amara.

-         Francy. La perfezione non esiste. Ma me è grata lo stesso di tale considerazione ç_ç

-         Sakurachan, casca, arashi, Lallachan, Kris, Lyava, Reina, erika, elie191, diana, mi-chan, ItaSaku4evereAnever, Azusa92, Arya, Kim93, Rea, ReiAyanami, Shuriken, natsumi90, Killkenny, SoleDincht, Sora33, Nely, Topy, FrancescaAkira89, DarthSteo, Helen Lance.

 

 

E mi sa che non ho scordato nessuno, ne *_*

Per la prossima longfic… boh. Accetto proposte. E critiche sulla fic. E tutto quello che vi passa per la testa. Non abbandonatemi alla fine u_u Il mio cuore piangerebbe. Addio, HSH. La mia creaturaaah ç__ç

 

Piccola appendice. Che amore è, alla fine, quello che ho voluto rappresentare fra Sakura e Sasuke? Alla fine, non è uscito come vorrei. L’idea iniziale era: Sasuke non si innamorerebbe mai di Sakura. E’ ossessione, la sua.
E alla fine, è diventata un ossessione/amore per entrambi. Lei tremendamente egoista, lui altrettanto, non possono stare insieme senza farsi male, secondo me. Alla fine, si devono abituare semplicemente a farsi male. Allora, possono essere felici u_u

Non c’entrava nulla, ma si sa com’è.
Ancora. Questo è un arrivederci, spero. O.ò

PS. Per Kazuha-chan. Appunto. Chiamasi epilogo poichè viene dopo la fine XD La fine, ergo, è lo scorso capitolo XD Allo stesso modo, la fanfic per me è finita nello scorso. Diciamo che qualcuno ha insistito con l'epilogo. [E sinceramente vuole anche altro. Ma basta >_>]

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