I figli della luna

di Karima
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


i figli della luna
Quadri flor max e i figli

Prologo

Se un uomo, si fosse trovato nella scarsa luce del mattino, a vagare per i boschi di La Push, fino a giungere nei pressi di un piccolo capanno di cacciatori. Avrebbe notato due cose:
la prima, una fioca luce provenire dall’interno. Segno che il misero rifugio era abitato.
La seconda, una figura dai contorni incerti ferma davanti alla porta.
Fortunatamente nessun umano si trova a osservare la scena appena descritta, altrimenti quest’ipotetico uomo avrebbe certamente incontrato la morte in una delle sue forme più antiche e terrificanti.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


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Capitolo uno

POV: Luca
La pioggia tamburella sul tetto di lamiera, svegliandomi. Dovrei essermi abituato a questo clima di merda, ormai.
Fuori è ancora buio, guardo l’orologio al mio polso: le sette del mattino.
Mi alzo lentamente. Ieri ho lasciato spegnere il fuoco e adesso pago le conseguenze di una notte al freddo: ho dolori ovunque.
Alla scarsa luce del lume a gas, mi osservo allo specchio: tra i ciuffi della barba incolta da mesi, trovo qualche pelo bianco, come quelli che ormai abbondanti hanno preso la residenza sulle tempie.
Oggi compio gli anni.
32 anni, sono pochi o tanti? Di sicuro in questo momento mi sento un vecchio rottame.
Dovrei pisciare, ma fuori continua a piovere e qui non c’è il bagno. D’altronde chi pensa a costruire un bagno in un rifugio isolato con ettari di foresta intorno?
Recupero il vaso puzzolente da sotto il letto (devo proprio decidermi a lavarlo questo coso).
Oggi è anche giorno di consegna, come l’ho ribattezzato. Tra qualche ora dovrebbe arrivare uno dei miei carcerieri Quileutes con le provviste e il resto. Spero che la pioggia non lo rallenti: sono già un po’ a corto di viveri.
E che cazzo! In fondo sono mutaforma, non si faranno fermare da una pioggerella. Quando lo ero io … la rabbia mi assale e con un manrovescio faccio volare tutto quello che c’è sul vecchio tavolo.
Mi accascio a terra senza fiato, ricordare mi fa sempre questo effetto. A volte riesco a non pensarci per settimane, poi un attimo di distrazione e la mente torna a quando ero un mutaforma, giovane, bello, innamorato e irrimediabilmente stronzo.
Bussano alla porta. Il tizio è in anticipo. Spero che sia Seth: è uno dei pochi che mi rivolge la parola.
Apro la porta e nella semioscurità intravedo una figura minuta dalle curve femminili.
No, decisamente non è Seth.
                                                            §§§§§§

 

Credo che finalmente tutti questi anni di solitudine forzata mi abbiano rincoglionito del tutto. Perché senza accorgermene, sono caduto in uno dei miei sogni erotici.
C’è una donna alla mia porta, una delle più belle che abbia mai visto, - bè in realtà non né vedo da un po’- ed è completamente nuda!
Se ne sta ferma sotto la pioggia, con i capelli biondi completamente zuppi che le si attaccano al viso.
Controllo il colore dei suoi occhi: sono grigio - azzurri, bene. Almeno non si tratta di una succhiasangue in cerca di uno spuntino facile.
“Chi sei?” le chiedo brusco, senza spostarmi dalla porta. Sarà anche nuda e bellissima ma non è normale. Non avrebbe senso che una normale umana se ne vada in giro così, specialmente qui in mezzo al nulla.
Lei mi sorride, per nulla intimidita dalla mia scortesia, “Io sono la tua Furia, la tua Erinni. Ti porto la vendetta.” mormora sensuale.
Ok, bella, nuda e completamente pazza. Che cosa centrano le Erinni …
“Tu sei Luca vero?” senza attendere la risposta a quello che ha chiesto, continua. “Abbiamo saputo la tua storia, conosciamo la tua pena. Seguimi e sarai libero”.
“Libero?” balbetto mio malgrado.
“Si” sibila lei sensuale. “Libero di andare dove vuoi. Libero di vendicarti di chi ti ha tolto ciò che eri, rilegandoti in questo buco.”
La rabbia mi assale all’improvviso, se potessi ancora, credo che muterei all’istante. “MA CHI CAZZO SEI?” urlo. “Che cazzo dici, io non sarò mai libero e nessuno mi ha rinchiuso qui. Io devo stare qui! E’ la mia pena.”
La donna si limita a fissarmi per niente impressionata dalla mia reazione.
Dopo un paio di secondi chiede “Tu non vuoi vendicarti?” la cosa più assurda in tutta questa situazione è il tono che usa, normale, anonimo quasi mi avesse chiesto: mi passi il sale?
“No” rispondo sempre più confuso. “Non voglio nessuna vendetta”
La donna sorride e la situazione passa da strana a surreale: lentamente sotto i miei occhi, il suo corpo inizia a mutare.
Non la muta cui sono abituato: fulminea, quasi un battito di ciglia, ma un processo lento e sconvolgente.
L’essere (a questo punto posso solo definirla così) si piega in avanti, le braccia si allungano e si ricoprono di pelo, tutta la sua figura s’ingigantisce. E il viso, prima bellissimo si deforma allungandosi in un muso, che emette un verso a metà tra un ringhio e un grido.
Nel giro di un minuto, la bellissima donna è diventata un ibrido tra un umano e un lupo.
Mi risveglio dallo stupore appena in tempo per evitare la sua mano/zampa che artiglia l’aria di fronte a me.
L’essere avanza. Vuole me. Vuole uccidermi. Non voglio vendetta e per questo devo morire. Perché?
Indietreggio fino al muro alle mie spalle, il licantropo ringhia nel suo strano modo e avanza. Perché sono sicuro che questo sia un vero licantropo.
Non ho più scampo, l’essere ringhia e balza.
Se fossi ancora un mutaforma …
 È l’ultimo pensiero, prima che i suoi artigli mi raggiungano, mortali.

 
Pov: Seth
Risalgo lentamente il pendio che porta alla capanna.
Percorrere tutta questa strada su due zampe e per di più carico come un mulo, non è la cosa più entusiasmante del mondo.
Negli ultimi anni poi, mi tocca farlo sempre più spesso. Siamo rimasti in pochi a mutare: io, Jake e i mocciosi. Tutti gli altri hanno preferito seguire il naturale corso della vita, insieme alle loro metà.
Sbuffando, mi avventuro per il sentiero ripido e scivoloso. Sono le nove e mezzo ormai. Il cielo nonostante le nubi sembra non aver voglia di inzupparmi, almeno questo, avevo paura di dover percorrere tutta la strada sotto la pioggia.
Lentamente il percorso in salita cede il posto a quello pianeggiante, gli alberi iniziano a diradarsi. Tra pochi minuti dovrei vedere la capanna.
Eccola!
Mi basta un attimo per accorgermi che c’è qualcosa che non va: la porta è aperta e Luca non si vede da nessuna parte. Di solito quando arrivo io, perde il suo classico atteggiamento un po’ smorto.  Diamine! A volte ho anche visto qualcosa simile a un sorriso sulle sue labbra.
Lascio lo zaino tra la vegetazione e decido di avvicinarmi con cautela: in tutti questi anni Luca non ci ha mai fatto brutti scherzi. Non vorrei che nell’ultimo mese avesse cambiato idea sulla durata della sua pena.
Avanzo cautamente, mantenendomi sul limite della vegetazione, quando un colpo di vento più forte degli altri fa sbattere la porta, mettendomi in allarme.
Ma non è il rumore provocato dalla porta che accende tutte le spie di pericolo nella mia testa, ma lo strano simbolo inciso su di essa e la zaffata di odori che il vento porta con se.
Sangue, tanto sangue. È questa la notizia che il vento porta al mio naso.
A questo punto preferisco mutare, per sfruttare meglio i miei sensi ed essere pronto a tutto.
Appena sono ben fermo sulle quattro zampe, mi avvicino lentamente: lo strano simbolo inciso sulla porta è un pentacolo, di quelli che si vedono nei film di streghe, per intenderci.
Ti prego no!!!Esclamo esasperato tra me e me. La mia vita è già un casino così, senza che ci si aggiungano tutte quelle stronzate a base di abracadabra!
Ma la paura di ritrovarmi di colpo in uno dei film di Harry Potter, che tanto piacciono alle mie bambine, viene annientata sul nascere dal mio olfatto sensibilissimo che analizza l’aria come il migliore degli scanner chimici non saprebbe fare.
Riesco a distinguere chiaramente l’odore del sangue, versato da non più di poche ore e di altri fluidi corporei che normalmente si trovano ben chiusi dentro il corpo di un essere vivente.
Mettendo da parte la prudenza, in un attimo sono sulla soglia del capanno.
La scena che compare sotto i miei occhi, mi fa rimpiangere di aver fatto colazione stamattina.

 
POV: Cecilia
Con una manovra spericolata –per una che ha due bambine di otto anni a bordo- supero l’auto che sta davanti alla mia.
Stamattina le piccole sono state così lente nel prepararsi, da riuscire a perdere lo scuolabus. Ed adesso eccole lì sul sedile posteriore, Sue e Claudia Clearwater, due cosine adorabili con le treccine e le fossette sulle guance. Non che al momento si notino, oscurate dall’espressione concentrata che hanno mentre ripassano furiosamente matematica.
Mentre le sbircio dallo specchietto, mi viene da sorridere. Ricordo ancora il momento in cui ho comunicato a Seth che finalmente i nostri sforzi erano stati premiati:
avevo progettato di dirglielo alla fine di una cena romantica con tanto di candele, ma appena lo sentii rincasare fu più forte di me, gli buttai le braccia al collo urlando: ”Seth è successo!!!!!”
La conversazione che ne seguì avrebbero dovuto registrarla per i posteri. Con il titolo: Come avere una conversazione incoerente e spiegarsi benissimo.
I mesi successivi furono pieni di controlli e analisi – Bella mi aveva raccontato della sua gravidanza quasi disastrosa- ma io non ero preoccupata, dopotutto mia madre aveva avuto me senza il minimo problema.
Infatti, la gravidanza fu quasi normale -5 mesi- dando ragione a me, ma le bambine vennero al mondo grazie ad un cesareo eseguito dal mio splendido papà, che si ritrovò cosi nonno per la seconda volta, contro ogni previsione.
Superato lo scoglio gravidanza, la nostra seconda perplessità venne a galla. Ringraziando il cielo, le nostre bambine erano perfette e in salute, cioè tutto ciò che la maggior parte dei genitori augura ai propri figli. Sì ma, cos’erano?
Gestazione di cinque mesi a parte, sembravano perfettamente umane.
Nessun appetito strano o capacità particolare.
 
E cosi è ancora, le mie piccole umane sono perfette come sono. 
Svoltata l’ultima curva, l’edificio scolastico mi si para davanti. Mentre cerco un posto vicino al marciapiede dove accostare e le bambine si preparano a scendere, squilla il cellulare.
“Mamma chi è?” mi chiede Claudia, mentre apre già lo sportello.
“Non lo so piccola, guarderò dopo, adesso sbrigatevi che siete già in ritardo”.
Con uno sbuffo, le gemelle chiudono lo sportello, e dopo avermi salutato con le manine, corrono verso la scuola.
Le guardo entrare, e poi recupero il cellulare che nel frattempo ha smesso di suonare.
È Seth. Strano, a quest’ora dovrebbe essere ancora al rifugio, non può essere tornato a casa così in fretta. Preoccupata, l'ho richiamo.
Schiaccio il tasto per la chiamata rapida. Mio marito risponde al primo squillo.
“Cecilia dove sei?” mi chiede ansioso, prima che io possa proferire parola.
“Davanti alla scuola, ho appena lasciato le bambine …”.
“Bene” m’interrompe. “Raggiungimi al capanno più in fretta che puoi. Anzi no, non venire su da sola. Vai a casa, mando uno dei mocciosi ad aspettarti”
Da quando Seth pensa che mi serva una balia?
“Seth, per favore calmati e spiegami cosa succede” gli dico con voce ferma.
Silenzio. Poi inizia a parlare, con un tono un po’ più calmo. Come se avesse fatto mente locale. “E’ successo un guaio, un grosso guaio. Non mi va di parlarne al telefono. Vieni su, vedrai con i tuoi occhi, ma stai attenta, abbiamo ospiti e non sono sicuro che se ne siano già andati”
Stavolta tocca a me tacere per qualche secondo, “Va bene” rispondo alla fine, mentre nella mia mente si formano vari scenari possibili. “Arrivo subito, non preoccuparti starò attenta, deve ancora esistere l’ospite che riesce a fregarmi”. 
Forse non è il momento adatto per le spacconate, ma se serve a calmare Seth …
“Amore, non sono sicuro che tu abbia mai incontrato questo genere di ospite, sta molto attenta” mi risponde serio, prima di chiudere la conversazione.
Bene non mi resta che andare a vedere con i miei occhi questo fenomeno.
 
 

Salve bella gente per chi non l’avesse notato ho iniziato una nuova storia, che poi come avrete capito è il continuo di “alla ricerca del passato”.
Ringrazio i 52 o 53 che sono passati a leggere, si lo so un prologo di poche righe abbandonato lì solo soletto non dice molto, ma ecco qui il primo capitolo. Spero che nuovi e vecchi lettori abbiano la voglia o l’opportunità di leggerlo.
Naturalmente aspetto le vostre opinioni su questo nuovo inizio.
Alla prossima.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


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Capitolo due

POV: *Vivien Bertrand
Corro verso il confine Canadese più veloce che posso. Devo fare in fretta mi sono fermata anche troppo, ma proprio non ho resistito. Una volta capito che quel tipo non era per niente utile ai nostri scopi … davvero, non ho resistito.
Non so se ho fatto bene, ma … ero curiosa, in fondo quel Luca era uno di loro, un mutaforma. Volevo capire se hanno lo stesso sapore degli altri.
Mutaforma, strane creature … e pensare che loro si definiscono licantropi.
Non hanno la minima idea di come sia un vero licantropo. Aiden mi ha spiegato di loro ... sono poco più che cani da guardia ben addestrati. Hanno un milione di regole strane.
Niente a che vedere con noi. Noi che siamo l’essenza stessa della natura, liberi come l’aria, rispondiamo solo a noi stessi e alla dolce Luna.
Accelero l’andatura, stando sempre attenta a scegliere percorsi sicuri, ho fretta di tornare: Aiden mi manca già. Ma è stato più prudente così, quei cani sono addestrati alla caccia ai vampiri, anche se non credo che conoscano l’odore della sua razza.
Aiden … l’unico essere sulla faccia della terra di cui mi fidi veramente. È stato tutto per me, mi ha raccolto e aiutato quando ero sola, indifesa: un animale braccato.
Grazie a lui sono sopravvissuta e sono diventata abbastanza forte da poter compiere la mia vendetta.
Dei! La voglia di rivederlo aumenta ogni secondo di più, e se è possibile, mi fa correre più veloce.
È un piacere farlo in questa forma, in mio corpo diventa una macchina perfetta. Perfetta e letale.
Se continuo con questo ritmo, arriverò per il tramonto, non vorrei che i bravi cittadini di Williams Lake sentissero la mia mancanza.
Ma no … anche se tardassi ci penserà Aiden a tormentarli al mio posto, si diverte quasi quanto me.
Al solo pensiero di stasera, sento aprirsi un sorriso zannuto sul mio muso. No, non posso proprio permettere al mio angelo vendicatore di iniziare senza di me.  È giusto così, devono pagare per tutto il male che mi hanno fatto:
Quando ripenso a quella sera, la prima cosa che ricordo è la neve: aveva nevicato per tutto il giorno, e quando gli ultimi raggi del sole scesero dietro le montagne, il paesaggio intorno alla nostra casetta sembrò uscito da una delle illustrazioni di un libro di fiabe. Proprio come quelli che disegnava mia madre.
Ricordo anche i miei fratelli maggiori, che impazienti sbirciavano dalle finestre per scorgere l’imponente figura di mio padre, che tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
Quella sera ero eccitata anch’io: la settimana prima avevo compiuto otto anni, e papà mi aveva finalmente dato il permesso di uscire a caccia nei boschi assieme a loro.
Eric e Jordan, i miei fratelli, non avevano fatto altro che vantarsi con la principiante -cioè io- per tutto il giorno, ingigantendo a ogni nuovo racconto le dimensioni delle prede catturate. A star a sentire loro, nei boschi intorno a Williams Lake vivevano alci grandi come mammut preistorici.
A me importava poco, io volevo solo poter finalmente correre in quella meraviglia innevata senza dover badare a niente, se non quello che mi circondava. Quelle notti erano le uniche occasioni di sfogo per noi, per il resto soli e isolati, immersi nella comunità umana. Vivevamo nel terrore che qualcuno ci scoprisse e iniziassero le persecuzioni, com’era successo tanto tempo fa ai nostri antenati in Europa.
Ma quella dannata sera i nostri peggiori incubi si avverarono e da cacciatori diventammo prede.
Gli uomini vennero, non so quanti fossero, a me sembrarono centinaia. Portarono con loro i fucili e il fuoco. E con queste terribili armi fecero di me un’orfana. Una sopravvissuta sperduta nel cuore della foresta.
Ma sfortunatamente per loro, il cucciolo spaurito è cresciuto.

 
POV: *Aiden Williams
Williams Lake- Columbia Britannica- Canada, pochi minuti dopo il tramonto.
Chi avrebbe mai immaginato che in un buco di paese come questo si nascondesse una perla cosi rara. Vivien è perfetta, bella e crudele al punto giusto. Rimango affascinato nel vederla scegliere notte dopo notte la vittima designata, ha persino elaborato un sistema scientifico ,come lo definisce lei.
Si è procurata un l’elenco telefonico del 1980, scorre i nomi e gli indirizzi delle persone che abitavano qui all’epoca, ne sceglie uno a caso. Poi confronta i dati con quelli odierni e se corrispondono, inizia la caccia.
Sono notti memorabili, anche se non penso che stasera riusciremo a combinare qualcosa.
Certo vivere in un centro cosi piccolo per chi ha esigenze particolari come le mie non è il massimo, personalmente preferisco la confusione e le possibilità che una metropoli può offrire, prima tra tutti: l’anonimato. Ma non mi lamento, per ora va bene anche qui.
Vivien prima o poi si stuferà: come tutte le cose, a lungo andare anche la vendetta stanca.
Sento qualcuno avvicinarsi velocemente, ma non è lei. Dovrebbe essere ...
“Aiden, vecchio mio! sono passato a vedere come te la cavi!” esclama ironico il mio improvviso ospite.
Impreco tra me e me, ma rispondo cordialmente “Garrett, amico mio. Procede tutto secondo i piani, Viv è andata a prendere quel tipo”
Lui annuisce poi riprende “Sei sicuro che possiamo fidarci di lei? In fondo anche se di razza diversa è sempre un cane”
Reprimo un ringhio, da quando l’ho rincontrato, Garrett non mi ha dato altro che guai! “Non preoccuparti conosco Vivien come le mie tasche, non mi tradirebbe mai”.
“Sei sicuro? Anche io mi sono fidato di un branco di quelle bestie, e guarda cosa mi è successo”
No, un’altra volta questa storia no!!! È la trentesima volta che la racconta, ho davvero voglia di staccargli quella testaccia. Invece rispondo comprensivo “Lo so amico, mi dispiace davvero per te, ma Viv è un'altra storia”.
Garrett non da segno di avermi sentito, gli occhi color rubino sembrano lontani mille miglia da qui. Se fosse umano, direi che è in stato catatonico.
E dire che quando ci siamo conosciuti sessant’anni fa era tutto l’opposto. Insieme abbiamo attraversato tutta l’America, combinandone di tutti i colori, ogni sera era una nuova sfida. E le idee più folli venivano proprio a lui.
Davvero, niente a che vedere con questo relitto macerato dal dolore.
Liberarmi di lui sarebbe una buona soluzione, ma sfortunatamente è difficile metterla in pratica. Garrett è letale, senza contare il fatto che non ho nessuna possibilità con uno della sua razza.
A tutto questo va aggiunto che alla mia piccola perla piace, dice che li accomuna la vendetta.
Il leggero frusciare che gradualmente si avvicina a noi sembra risvegliare Garrett, mettendolo in allarme.
Quando vedo che sta per scattare gli afferro il braccio trattenendolo: so benissimo chi è, riconoscerei il suo passo tra mille.
Infatti, un secondo dopo, sbuca dai cespugli Vivien. Come al solito è vestita poco, pochissimo e mi fissa con quell’espressione sexy che dannerebbe un santo.
In un secondo sono da lei e le nostre labbra s’incollano le une alle altre. È stata via anche troppo per i miei gusti.
“Dov’è l’uomo che dovevi portare?” la voce sgarbata di Garrett interrompe il nostro idillio, dandomi sui nervi. Se continua così, dovrò proprio trovare un mezzo efficace per togliermelo dai piedi.
La mia perla lo fissa maliziosa, poi gli risponde tranquilla, “L’ho mangiato. Sai non credo che ci sarebbe stato utile, non era nemmeno capace di difendersi…”
In un battito di ciglia la scena intorno a me si modifica: Vivien si trova a terra, mentre Garrett accucciato su di lei la sovrasta.
“Lo sapevo che non dovevo fidarmi di una cagna inutile come te!” urla ad un centimetro dal viso di lei “Lui sapeva!!”
Ok adesso basta. Diurno o non diurno questo vampiro ha passato il segno. Mi avvento su di lui riuscendo a staccarlo da Viv che intanto ha iniziato la muta.
Garrett contrattacca. È troppo veloce per me, tanto che in un secondo mi ritrovo contro un albero mentre la sua mano mi stringe la gola in una morsa ferrea.
Dalla mia posizione riesco a vedere Vivien attaccarlo da dietro, affondandogli le sue zanne nella gola. Ma la sua pelle di marmo è troppo dura per i denti di un licantropo, che al contrario affonderebbero facilmente nella mia.
La reazione di Garrett è fulminea, con un manrovescio micidiale fa volare via Viv, che atterra a parecchi metri da noi e lì rimane, stordita.
Ora l’attenzione del vampiro è di nuovo su di me. La mano che mi serra la gola aumenta la sua stretta. Ovviamente non può soffocarmi, ma è abbastanza forte da staccarmi la testa, cosa che per quelli come me significa morte certa.
“Ascoltami bene Aiden” ringhia sul mio viso. “Da oggi in poi non tollererò più iniziative personali, farete quello che dico io, quando lo dico io e come dico io. Sono stato chiaro!?”
“Si” biascico con il poco fiato che mi resta.
L’unico modo per uscirne è fargli credere di aver vinto, ma mentre cerco di rabbonirlo, nella mia mente si fissa già un obiettivo ben preciso: liberarmi di Garrett una volta per tutte.

*Ci tengo a precisare che per questi due personaggi mi sono liberamente ispirata al libro “Lady Moon” di Annette Curtis Klause.  
 
 
Ciao bella gente. Secondo capitolo, non è che il primo capitolo abbia fatto esattamente il botto, ma io sono testona e non imparò mai, quindi ho deciso di continuare nonostante tutto.
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 -
helly96
Che ha aggiunto quesa storia alle preferite.
1 -
princess peack
2 - _alessia98_

Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


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Capitolo tre

POV: Cecilia
È stata una giornata pesante che mi ha trascinato nel passato, riportandomi indietro a quando, ronde, controllo del territorio e vampiri da uccidere erano la normalità per me.
È un ritorno scomodo, a cose che credevo non mi appartenessero più, ma forse m’illudevo.
È sera adesso, le bambine dormono al sicuro nei loro lettini.
Seth ed io ci siamo accomodati sull’ampio divano del salotto, stretti l’uno all’altra, come facciamo spesso. Solo che oggi l’atmosfera è diversa, non c’è traccia della calda familiarità che ci avvolge come una coperta e che spesso sfocia nel fuoco della passione. Le braccia di Seth mi avvolgono rigide, nervose, come se volesse formare una barriera protettiva intorno a me.
Osservo il suo bel viso. Non è cambiato una virgola dal giorno in cui l’ho conosciuto, solo gli occhi sono cambiati: sono cresciuti, maturati. Sono gli occhi di un padre e un marito, oltre che di un innamorato. Mi concentro su di loro, mentre vagano nervosi, passando senza sosta dal mio viso, al soffitto –in corrispondenza della camera dove riposano i nostri tesori- alla finestra, forse a cercare tra le ombre un segno di pericolo imminente.
Con un dito, seguo la linea della sua mascella, riportando la sua attenzione su di me.
Mi sorride e si china a baciarmi, ma è un contatto breve, poi ritorna a fissarmi preoccupato.
“Ne verremo a capo vedrai” dico, spezzando il silenzio.
“Non lo so Cecilia, è una cosa che non conosciamo. Non siamo preparati. Ho paura che si ripeta quello che raccontano le antiche leggende.” mormora apprensivo.
“A quale ti riferisci?” chiedo, non ricordo leggende su strani simboli o gente sbranata, tra quelle che mi ha raccontato.
“Mi riferisco al primo incontro con i vampiri: i lupi di allora non conoscendo il nemico, non sapevano come affrontarlo. Ci furono molte vittime.”
Molte vittime… strani simboli…
Una notizia sentita distrattamente in televisione giorni fa, mi ritorna in mente. Di colpo ho un’illuminazione, forse il nostro nemico non è poi cosi sconosciuto.
Mi libero dall’abbraccio di Seth, e seguendo la mia ispirazione raggiungo il mio portatile. Digito tre parole: Williams Lake, omicidi.
In un secondo appare una lunga lista di titoli di giornale, clicco sul primo:


Ancora irrisolto il mistero di William Lake, sale a 79 il numero delle vittime per …

“Mio Dio…” esclama Seth che nel frattempo mi ha raggiunto. “Ma cosa centra con noi?”
“Aspetta. Leggi qui”
Scorro l’articolo fino al punto che m’interessa.

 
… la polizia non si sbilancia, tuttavia in tutti i delitti vi è una costante: nelle case delle vittime è stato trovato un pentacolo inciso su una parete o una porta. Che si tratti di …
 
Sento le sue mani stringersi alla sedia da ufficio su cui mi trovo, la plastica dello schienale scricchiola.
“Che ne pensi?” chiedo. Sono confusa, in mente mi tornano i tempi passati. Quando la gente credeva che per scacciare il male bastasse bruciare chi l’aveva evocato.
“Penso che bisogna indire subito una riunione, dobbiamo informare Jacob e gli altri.”

 
POV: Aiden
Il sole è sorto da poche ore, quando finalmente Vivien comincia a riprendersi. Dopo che Garrett è andato via, l’ho riportata in quella che è la nostra casa da circa un anno: una vecchia miniera abbandonata dai tempi della corsa all’oro.
Certo non è una sistemazione degna di lei, ma con tutto quello che c’è in ballo è l’unica adatta: è nascosta tra i boschi dimenticata da tutti, e soprattutto offre un rifugio sicuro a me, che devo evitare la luce ad ogni costo se voglio sopravvivere.
Certo, la vita è piuttosto spartana ma abbiamo il necessario: con un po’ di fatica sono riuscito a trasformare una delle gallerie più vicine all’entrata, in una camera confortevole. D'altronde noi abbiamo bisogno davvero di poco, ma volevo che la mia perla avesse almeno un letto confortevole e altre piccole comodità.
Avrò tutto il tempo, quando si stancherà di questa vita, per farle conoscere le gioie del lusso.
Intanto, preoccupato dalla sua lenta ripresa, tampono con un panno umido il grosso livido che ha sulla fronte. Il fatto che sia apparso, mi dà l’idea della violenza con cui quel pazzo l’ha colpita: non ha mai avuto lividi, prima.
Con mio enorme sollievo, le palpebre di Vivien tremolano fino ad aprirsi, lasciandomi intravedere i suoi begli occhi grigi.
“Ben tornata Viv” le dico con un sorriso.
Lei ricambia dolce, sembra ancora un po’ spaesata.
“Quel tipo picchia proprio forte” borbotta poi imbronciata, massaggiandosi la fronte. “Che ore sono?”, chiede.
“Più o meno le sei del mattino.”
Mi fissa preoccupata poi esclama “Ma è tardissimo per te! devi essere stanchissimo!”
In effetti, di solito a quest’ora sono già da un pezzo nel mondo dei sogni.
“Volevo solo essere sicuro che stessi bene” le dico sdraiandomi al suo fianco.
Si stringe a me e mormora tenera “Tu sei l’unico che si è sempre preso cura di me, ti amo”.
“Lo so piccola perla, lo so ..” rispondo prima che il sonno mi porti via.

 
POV: Vivien
Sono sveglia da un po’, ma rimango a letto crogiolandomi nelle lenzuola, pigra. Accanto a me Aiden giace immobile, non respira nemmeno, quando è così, sembra proprio … morto.
Chissà cosa sente, se sogna o invece semplicemente smette di essere, per poi ritornare da me al tramonto.
Dovrò proprio chiederglielo prima o poi.
Guardo il vecchio orologio appeso al muro, le 11:15 del mattino.
Sospiro annoiata, ci vorrà un’eternità prima che si svegli.
D’improvviso sento l’eco di passi in lontananza, sono quasi impercettibili, se non fosse per il vuoto della miniera che amplifica tutto, non li sentirei nemmeno io.
Circospetta mi alzo per andare a controllare, Aiden è totalmente inerme, adesso tocca a me badare a lui.
Percorro la galleria che porta all’uscita per un breve tratto e dietro l’ultima curva trovo il nostro ospite inatteso.
Garrett, mi aspetta mollemente appoggiato a una parete, con un sorriso sinistro sulle labbra.
“Così ti sei ripresa. E io che credevo di esserci andato pesante!” esclama ironico non appena mi vede.
“Che cosa vuoi ancora da noi!” ringhio, ignorando il suo sarcasmo.
“Rinfodera gli artigli piccola, sono venuto solo a dirvi che partirò per qualche giorno. Al mio ritorno sarà meglio che vi trovi ancora qui”
Un secondo ed è già sparito.

   
POV: Cecilia
“Alla fine cosa avete concluso?” chiede Emily, mentre insieme osserviamo le mie bambine che giocano sul tappeto di casa Uley.
“Poco” le rispondo sconsolata. “Di certo, la cosa che ha ucciso Luca è la stessa che sta seminando il terrore in Alaska. Ah … a Nessie il simbolo è risultato familiare, dice di averlo visto da qualche parte su uno dei vecchi volumi della biblioteca di mio padre. Abbiamo avvertito Carlisle. Ha detto che controllerà.”
Sospiro sconsolata. Tanto che Emily preoccupata chiede: “E’ così grave?”
“Forse, il guaio principale è che siamo rimasti in pochi: anch’io ho dovuto riprendere le ronde”.
La sua espressione s’incupisce, so cosa o meglio, a chi sta pensando.
“Emily …” comincio titubante. “Nessuno vi chiede di far tornare Simon”
“Ha lavorato tanto per quella borsa di studio …”. Dice preoccupata per il figlio.
“Lo so, io sono la prima a non volere che il lupo mandi all’aria tutti i suoi sforzi. È già un miracolo che non si sia trasformato per colpa mia …”
Lei mi guarda allarmata.
Sorrido amara “Non ci avevi pensato vero? Io sì. In tutti questi anni, ho pensato che la mia presenza innescasse una catena infinita di mute, come succedeva in Italia. Ma per fortuna qui non è avvenuto”
Emily non dice niente, ma sembra molto sollevata dalla notizia.
Mi alzo dal divano e vado a baciare le mie bambine, per salutarle.
“Sicura che non è un problema badare a loro?” chiedo ancora una volta.
“Ma figurati” mi risponde lei con un sorriso mentre mi accompagna alla porta.
“Grazie, in futuro Seth ed io cercheremo di dividerci i turni, per rendere le cose più facili”.
Una volta fuori di casa, m’inoltro veloce tra gli alberi e muto. Immediatamente la mente familiare di Seth si unisce alla mia.
Iniziamo così una lunga notte di ronda, come sempre, insieme.

 
Salve a tutti bella gente ecco il terzo cap. come vedete le cose cominciano un po’ a muoversi. Domanda: chi ha capito cosa è Aiden? Come sempre attendo ansiosa risposte e commenti.

Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 -
alice77
2 - helly96
3 - nessieejake

Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 -
Beth90
2 - Claire66
3 - eia
4 - lenny87
5 - nessieejake
6 - princess peack

Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
1 -
nessieejake
Che ha aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


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Capitolo quattro

 Pov: Jacob
La piccola casa dai muri rossi che mi ha visto crescere, è diventata il nostro centro operativo in quest’emergenza. Nonostante da tempo, io non abiti più qui e che, dopo la morte di mio padre sia rimasta disabitata.
Nessie ed io, dopo aver terminato gli studi, ci siamo trasferiti nella casetta che Esme costruì nella foresta per Edward e Bella.
Questi ultimi, sono partiti per una specie di giro del mondo, che li tiene impegnati già da qualche anno. Sull’ultima cartolina che abbiamo ricevuto c’era la muraglia cinese, con una scritta incomprensibile: saluti dalla Cina, suppongo.
D’altronde, solo un centenario come Edward può affidarsi ancora alla posta cartacea nell’era di internet!
Intanto, la piccola stanza che è stata la mia cucina comincia a riempirsi. L’atmosfera è tesa, nessuno prova a fare dello spirito, cosa strana per il branco, ma un nemico sconosciuto mette paura a tutti.
Nonostante la pioggia battente, riusciamo chiaramente a percepire il rombo di un’auto in avvicinamento: Seth e Cecilia, sicuramente.
Infatti, dopo pochi minuti il rombo si spegne e i due entrano di corsa.
“Salve a tutti, scusate il rit …” dicono insieme, per poi interrompersi contemporaneamente. Poi si guardano, si sorridono, e Seth riprende rivolgendosi a me: “Dicevo, scusa il ritardo, ma le bambine non volevano saperne di stare da Emily”.
Annuisco, e i due prendono posto dove possono.
Mi prendo qualche altro minuto per osservare i presenti: del branco originario sono rimasti in servizio solo cinque lupi, me compreso.
Ormai, mutano ancora solo quelli che Seth ed io ci ostiniamo a definire mocciosi, ma che non lo sono più da un pezzo, ossia: Collin, Brady e David.
Appena tutti si sono sistemati, mentre Nessie accanto a me tira fuori alcuni fogli da una cartellina, inizio a parlare:
“Allora, ci sono novità: stamattina Carlisle ci ha inviato le informazioni che cercavamo”
Tutti i presenti si fanno più attenti. Nessie, dopo aver dato un’ultima occhiata ai fogli prende la parola: “Dunque, è venuto fuori che mi ricordavo giusto, Carlisle ha trovato lo stesso pentacolo su un vecchio manoscritto del 1200: secondo l’autore, il simbolo veniva lasciato dalle streghe sulle porte dei loro nemici come indicazione per i licantropi. I veri licantropi: serviva loro per sapere quale casa attaccare.”
Seth sbuffa e mormora qualcosa del tipo “Lo sapevo io”.
Gli altri mi fissano confusi.
“Avevo sentito anch’io una storia simile” interviene Cecilia. “Ma sono solo leggende nate nel periodo della caccia alle streghe! Secondo quella che conosco io: i licantropi, non erano altro che i figli che le streghe avevano avuto con il demonio. Sono tutte idiozie, ovviamente.  A Roma, giravano le stesse leggende anche sull’origine della Legione. E non mi risulta, che mia madre abbia mai frequentato un tipo con corna e forcone!”.
“Già, lei frequentava solo quelli con i canini sviluppati” bisbiglia Collin all’orecchio di David.
Un secondo, e il gomito di Seth va a piantarsi nello stomaco dello spiritoso, facendolo piegare in due.
Cecilia si limita a scuotere la testa, mentre il mio amore alza gli occhi al cielo e -ignorando l’idiota che si è appena guadagnato un doppio turno di ronda - continua la conversazione: “Hai ragione, ma sappiamo per esperienza che tutte le leggende hanno un fondo di verità, quindi può essere che …”
“Che la storia dei licantropi e dei simboli, sia in qualche modo vera?”
“E se fosse la loro firma?” ipotizza Brady. “Un modo per dire: gente, questo territorio è già rivendicato, state alla larga!”
“Oppure …”
D’improvviso un ululato in lontananza blocca la conversazione, contemporaneamente il mio cellulare inizia a suonare: Emily.
Mentre gli altri si precipitano fuori, rispondo alla chiamata. Emily non mi lascia nemmeno il tempo di fiatare: “Jake, dovete venire qui. Adesso!”
“Calmati, stai Bene? Cosa è successo?”
“Sto bene … Jake, le bambine … Claudia … io …ti giuro, le ho lasciate da sole un attimo … l’hanno portata via. Sam, lui ha sentito l’odore. L’ha fatto mutare di nuovo … lo sta seguendo”
Il racconto di Emily è confuso, anche perché, è interrotto dai suoi continui singhiozzi.
Le uniche cose veramente chiare sono due.
Primo: qualcuno ha preso la piccola Claudia;
Secondo: Sam, ha sentito un odore che l’ha destabilizzato al punto tale, da farlo mutare di nuovo dopo tanti anni.
“Emy, rimani dove sei. stiamo arrivando” le raccomando prima di chiudere la conversazione.
Seth e Cecilia, sono mutati appena hanno capito che le piccole erano nei guai, ormai saranno già quasi arrivati a casa Uley. Gli altri ragazzi mi fissano impazienti, in attesa di ordini.
“Raggiungete Sam! Dategli una mano: non sappiamo a cosa sta dando la caccia. Io vado da Emily con gli altri: può anche essere solo un diversivo per farci allontanare tutti dalla riserva .”
In un baleno, anche il resto del branco sparisce tra la vegetazione.

 
POV: Cecilia
La telefonata di Emily è stata un pugno nello stomaco, la sua voce era talmente disperata che già alla parola “Claudia” sono … siamo schizzati via.
Ad aspettarci una volta lupi, abbiamo trovato, inattesa, la mente di Sam.
Senza perdere tempo prezioso, l’ex alfa ci ha mostrato come in un video cosa è accaduto: era rientrato prima dal lavoro per fare una sorpresa alla moglie, quando, appena sceso dall’auto, ha sentito chiaro l’odore di un vampiro attorno alla sua casa.
Nonostante non muti da tempo, il suo fiuto si è conservato abbastanza, da permettergli di capire che non si trattava di un membro della mia famiglia. L’idea della sua Emily in balia di un mostro, ha fatto il resto.
L’incertezza rallenta la mia corsa: cosa fare?
“Seguiamo Sam, hai capito anche tu a chi appartiene l’odore?”
Mi concentro sui sensi del Lupo nero, un vampiro, senz’altro ma non mi è famigliare.
“E’ Garrett” m’informa Seth con un tono rabbioso, che il suo lupo traduce in un ringhio profondo.
Quasi inciampo sui miei piedi, Garrett ci odia. Ha giurato vendetta. E un vampiro non dimentica, né perdona.
“Sam come sta Sue?” chiedo.
“Non lo so, non ho controllato” mi risponde quasi seccato, la sua mente è concentrata nella caccia.
“Seth, io vado a vedere, tu aiuta Sam”
“Non dire stronzate! Emily lo avrebbe detto se le fosse successo qualcosa”
Il tono con cui mi si rivolge mi lascia interdetta, è proprio incazzato nero.
Altre tre menti ci raggiungono: Collin, Brady e David.
“Senti, io non riesco a … devo andare a controllare” forse sarà pure una stronzata, ma devo avere la certezza che almeno una delle mie bambine è al sicuro.
Senza aspettare, devio dal percorso per tornare su quello che porta a casa Uley.
La mente di Seth è un fiume di bestemmie e imprecazioni, ma alla fine aggiunge un astioso: ”Va bene, ma almeno non mutare”.

 
POV: Emily
La vita può precipitare in un secondo. Un minuto prima sei felice, serena, non potrebbe andarti meglio.
Poi un evento inaspettato cambia tutto, così velocemente che la tua mente non riesce ad accettarlo, e rimane come paralizzata, bloccata in una calma apparente.
La tua mente …
Il tuo corpo è tutta un'altra storia. Secoli di civilizzazione non hanno intaccato la sua capacità di riconoscere il pericolo. Davanti ad un evento inaspettato e mortale, reagisce, come quello dei tuoi antenati faceva di fronte ad una tigre dai denti a sciabola: terrore puro e agghiacciante.
In un attimo, un freddo polare t’invade fino alle ossa e il tuo corpo è attraversato da spasmi incontrollabili. Il messaggio ora come allora è sempre lo stesso: scappa o muori.
Ancora immobile sulla mia veranda, al riparo dalla pioggia e con la piccola Sue in braccio. Cerco di convincermi che il pericolo è passato, che l’ombra che ha attraversato il salotto di casa mia a una velocità impossibile non tornerà.
Mento a me stessa, il pericolo è tutt’altro che passato e il mio corpo lo sa benissimo.
Claudia è stata portata via, Sam è tornato a essere un lupo, e adesso rischia la vita. No, siamo ancora in un mare di guai.
Per questo motivo, quando vedo smuoversi i fitti cespugli al margine del bosco, il mio cuore che era tornato a un ritmo appena accettabile, parte di nuovo in quarta.
Rallenta solo non appena riconosco la sagoma di un lupo color sabbia. Cecilia.
In un balzo è con noi sulla veranda. La pioggia fitta non è riuscita a penetrare gli strati della sua pelliccia e adesso le scivola via dal dorso, lasciando il pelo appena umido.
Sue si contorce per scendere dalle mie braccia non appena riconosce la madre.
La poggio a terra, e le due si guardano: un discorso senza parole.
La lupa si accuccia e Sue, scoppiando in un pianto dirotto, si tuffa su di lei che la accoglie. Le si arrotola intorno in un abbraccio da lupo.
Mentre la piccola affonda nel pelo morbido, il muso della lupa scende a sfiorarle il viso in una carezza delicata. Rimangono cosi per un po’, poi dolcemente la scosta da se, per potersi rialzare. Un’ultima carezza, e l’enorme lupo sparisce tra la vegetazione.
Questa scena mi riporta alla mente una lezione quasi dimenticata: la tigre è forte, ma non invincibile, se lotti contro di lei con amore e coraggio.

 
Salve gente, l’ultimo POV di questo capitolo ha per me un valore particolare , descrive le mie emozioni in questi giorni, infatti adesso mi trovo a fronteggiare la mia tigre.
Per voi che leggete, le mie vicende personali si traducono in un avviso: se tutto andrà bene nei prossimi giorni, verso domenica prossima dovreste trovare come al solito il nuovo capitolo, altrimenti … non so.
Quindi se dovesse avverarsi la seconda ipotesi…
approfitto di queste righe per ringraziare tutti quelli che hanno seguito fin qui, in particolare eia bravissima scrittrice di ff e
nessieejake che recensisce sempre.
Comunque vada se mi sarà possibile cercherò di continuare a scrivere, quindi non abbandonate la storia.
Karima

 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


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Capitolo cinque

POV: Cecilia
Varco stancamente la porta di casa, lasciandola aperta per Seth che mi segue a breve. Con un lungo sospiro mi accascio sul divano, mentre mio marito prosegue senza una parola verso il piano di sopra.
Dopo pochi minuti sento l’acqua della doccia scorrere.
Almeno lui ha ancora la forza di fare qualcosa. Qualcosa di normale … intendo.
Io non ci riesco più, le ultime trentasei ore sono state un incubo: la traccia di Garrett che da principio sembrava srotolarsi come un tappeto rosso nella foresta, dopo pochi chilometri è scomparsa, volatilizzata. Sembrava non fosse mai esistita.
Così abbiamo cominciato a vagare a vuoto, non so nemmeno io per quanto tempo. Alla fine, uno dopo l’altro ci siamo arresi all’evidenza: Garrett era riuscito a farci tutti fessi, chissà come.
Non ci è rimasto nient’altro da fare che tornare a casa e dare l’allarme generale.
Naturalmente la mia famiglia ha risposto, come sempre. Così ho scoperto che mio padre ha un sacco di amici sparsi per tutto il mondo.
Dall’Egitto all’Irlanda, dall’Amazonia alla Tailandia, tutti gli interpellati si sono detti rammaricati per la terribile situazione, ma alla fine nessuno di loro ha potuto darci un aiuto pratico: di Garrett e della nostra piccola, nessuna notizia.

 
POV: Vivien
Controllo febbrilmente l’elenco telefonico, per poi confrontarlo con quello di quest’anno. Stasera scendiamo in città, spero che quello stronzo non torni per rovinarci la festa.
E pensare che prima mi piaceva … ma dopo quello che mi ha fatto, spero che Garrett trovi presto un passaggio per l’inferno.
Con un sospiro, mi concentro su cose più serie. Aiden arriverà a momenti ed io non ho ancora scelto.
Chiudo gli occhi e agito il dito sul foglio pieno di nomi.
Dunque, stasera tocca a … il dito cade sulla lettera b.
B come Brown.
Subito vado a controllare, Brown … Brown … sì, c’è!
Un lieve spostamento d’aria e un leggero bacio su una tempia, mi comunicano che Aiden è tornato.
“Allora cosa dovevi fare di tanto importante?” gli chiedo, non è da lui lasciarmi da sola tanto a lungo.
Mi sorride seducente “Oh, sono andato semplicemente a procurarci i nostri costumi di scena” mi risponde, indicando degli abiti abbandonati su una sedia.
“Scena?” chiedo stupita, mentre mi avvicino per osservare meglio gli indumenti: niente di speciale, due paia di Jeans, una felpa grigia per lui e un maglioncino nero per me. Sicuramente, non il nostro stile.
Mi si avvicina da dietro, strusciandosi contro il mio corpo, mentre mi sussurra ad un orecchio: “ Siamo stati troppo bravi, dopo l’ultima volta William Lake si è riempita di sbirri di tutti i tipi. Quindi, cambieremo strategia.  Stasera, saremo una bella coppietta di giovani canadesi. E poi mi sto annoiando, tanto vale provare qualcosa di nuovo, no?”
Un sorriso si allarga sul mio viso: ho il sospetto che stasera ci divertiremo un sacco.

POV: Aiden
L’ennesima auto della polizia rallenta leggermente passandoci accanto, l’agente seduto sul sedile del passeggero ci scruta un secondo prima che la volante acceleri. So perfettamente cosa hanno visto i suoi occhi: un’innocua coppia di giovani che si concede una passeggiata. Magari avrà pure pensato che io stia accompagnando Vivien a casa, preoccupato dall’ondata di omicidi che ha colpito la città.
Un sorriso mi si dipinge sul volto: è proprio quello che voglio.
Certo tutto questo spiegamento di forze non rappresenta un problema per noi, avremmo potuto attraversare la città fino al nostro obiettivo, senza che gli sbirri si accorgessero di niente.
Ma così è decisamente più divertente, passeggiare tranquillamente fino a casa dei Brown sotto il naso di quelli che dovrebbero, Servire e Proteggere, mi mette nello spirito giusto.
Lentamente abbandoniamo la strada principale per inoltrarci in Dodwell Street, un quartiere di tipo residenziale.
Su entrambi i lati della strada si affacciano villette, tutte con il loro bravo giardino alberato, in questo modo ogni casa è ben distanziata dall’altra. Ottimo.
Velocemente ci addentriamo nella proprietà delle nostre vittime, silenziosi e furtivi.
Nel giardino troviamo ad attenderci un grosso husky, ma l’animale non ha nemmeno il tempo di ringhiare che Viv gli ha già spezzato il collo. Nutre un avversione particolare per queste, luride bestiacce, per usare una sua espressione.
Ci avviciniamo all’abitazione per controllare chi c’è all’interno. Da una finestra osserviamo quello che sembra un salotto, sul divano rivolto dal lato opposto rispetto a noi, ci sono due persone di cui scorgiamo solo parte della testa.
Non sono i soli in casa, riesco a sentire chiaramente un battito al piano di sopra.
Bene.
Mi volto verso Viv che annuisce. Lo spettacolo sta per cominciare.
Irrompiamo nella casa dalla porta principale. I due sul divano – un uomo e una donna di mezz’età – saltano in piedi più stupiti che atterriti, ma prima che possano fiatare, la mia perla inizia la sua muta proprio sotto i loro occhi.
Adoro quando ha queste ispirazioni: avrebbe potuto farlo tranquillamente in giardino, ma ha aspettato che le nostre vittime potessero vederla. E devo ammettere che non è uno spettacolo che  si vede tutti i giorni.
Personalmente lo trovo magnifico, ma credo che i Brown non abbiano la giusta prospettiva per apprezzarlo, infatti, al limite dell’infarto si stringono luna all’altro.
Completata la muta Vivien, balza su di loro.
Travolti dalla sua mole, i due volano attraverso la stanza e atterrano storditi.
Mi accorgo che Viv è stata attenta a non provocare loro danni mortali, anche se l’uomo ha tre grossi tagli sulla su una coscia.
Ogni volta è sempre così, dice che vuole fargli sentire tutta la paura che ha provato lei quella notte.
Convinto che sarà una cosa lunga, mi avvio verso il piano di sopra alla ricerca di qualcosa per me.
Il piano superiore ospita le camere da letto, e proprio da una di queste proviene il battito che ho sentito prima.
Mi avvicino silenzioso, il corridoio è immerso nel buio e dalla porta della camera leggermente socchiusa filtra una tenue lama di luce.
All’interno riesco a vedere una sagoma femminile distesa sul letto, nelle mani ha un telefonino con auricolare ed è totalmente concentrata nella conversazione.
“ … che ti amo! Che ci posso fare se i miei si sono fatti spaventare da questa cosa del maniaco! … no non lo so. Ok  … anche tu… si, ci vediamo domani, ciao.”
La ragazzina –avrà diciassette anni al massimo- lancia il telefono ai piedi del letto, frustrata, per poi coprirsi fin sopra la testa con le lenzuola.
Ne approfitto per entrare nella camera. Quando si scopre di colpo, si ritrova a fissarmi mentre me ne sto immobile ai piedi del suo letto.
Dopo un secondo di stupore, con un urlo soffocato si rannicchia tutta verso la testa del letto, i suoi occhi sono incollati ai miei.
Deglutisce un paio di volte e poi con voce stridula mi chiede “Chi … chi sei?”
Una volta mi sarei trattenuto di più a giocare con lei, inventandomi tutta una storia romantica per compiacerla –le ragazzine ci cascano sempre- ma Viv s’incazza a morte quando lo faccio, quindi mi limito ad avvicinarmi lentamente senza perdere il contatto visivo, e lei come il topolino ipnotizzato dal cobra si lascia avvicinare.
Mi accomodo sulla sponda del letto, più vicino possibile alla ragazza che intontita ripete: “Ma chi sei?”
“Shhhh, tranquilla, finirà tutto in un minuto”.
Adesso la ragazza mi guarda interrogativa, come se cercasse di capire il senso della mia ultima frase, tuttavia non è spaventata. È guardinga, ma non spaventata.
Mi chino su di lei e le mie labbra arrivano alla sua gola, un secondo dopo affondo i denti. Il dolore la fa reagire, ma come al solito, quando capiscono di essere in un mare di guai è troppo tardi.
Mantengo la mia promessa e un minuto dopo, la testa della ragazza è di nuovo sul cuscino e i suoi occhi si sono chiusi per sempre.
Un rumore violento dal piano di sotto mi riscuote: la festa giù è entrata nel vivo. Con un sorriso sulle labbra raggiungo la mia perla.
Mezzora dopo è tutto finito, velocemente abbandoniamo la citta in barba a tutti gli sbirri che la sorvegliano.

 
Ciao bella gente, eccomi qui anche se un po’ in ritardo. Il mio personale gattone non ne voleva sapere di farsi pelare. Comunque spero di averlo messo a posto.
Ma andiamo a cose serie, il capitolo: a questo punto dovrebbe essere chiaro cos’è Aiden, anche se restano i dubbi sul perché sia tanto diverso dai Cullen.
Se avrete un po’ di pazienza, più avanti scopriremo tutti i come e i perché della cosa.
La scena della camera da letto richiama un po’ il film Twilight in particolare quando Bella si sveglia e trova Edward nella sua camera. Mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se Edward fosse stato un vampiro “normale”. Bè questa è la mia idea della cosa.
Spero avrete apprezzato, fatemi sapere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 
 Come sempre un ringraziamento particolare va a:
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Capitolo 7
*** Capitolo Sei ***


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Capitolo sei

POV: Garrett
Dopo anni passati a osservarli è stato facile aggirare le difese dei cani e ancor più facile far perdere loro le mie tracce.
Mentre avanzo verso nord, la bambina dorme tranquilla tra le mie braccia: cloroformio. Banale ma efficace.
Presto raggiungerò la miniera dove abitano Aiden e … Vivien.
Al solo nominare quella cosa, un fremito di rabbia mi attraversa. La piccola si lamenta nel sonno, forse l’ho stretta un po’ troppo.
Rilasso la presa non voglio farle del male, nonostante discenda da quei … cani, è anche una consanguinea di Carlisle.
Ho promesso al mio amico che non gli nuocerò in alcun modo, e intendo onorare la mia parola.
Lei mi serve come assicurazione. Se resta nelle mie mani, non oseranno farmi del male e avrò la completa attenzione dell’unica persona da questa parte dell’oceano, che conosce tutti i segreti del branco italiano. Sì, certamente Cecilia non mi negherà ciò che chiedo, se sull’altro piatto della bilancia metto la preziosa vita di sua figlia.

 
POV: Aiden
Passi lenti quasi impercettibili, e poi un battito lieve, addormentato.
Raggiungo l’ingresso della miniera, ho capito chi troverò ad aspettarmi. Quello che non so è cosa la sua mente travagliata ha elaborato.
Quando finalmente me lo trovo davanti, non posso far a meno che scoppiare a ridere di cuore.
Garrett porta tra le braccia un piccolo corpo.
Pelle leggermente ambrata, lunghi capelli neri e piccole labbra imbronciate dal sonno: una bambina umana.
“Garrett! Amico mio” esclamo tra una risata e l’altra. “Cos’è? Un regalo per farti perdonare? Non dovevi! Comunque grazie, ha un aspetto magnifico”
In un secondo adagia il corpo della bambina contro il muro e schianta me contro quello opposto.
Si limita a fissarmi mentre mi rimetto in piedi, poi dice: “Ascoltami bene. Devi custodire questa bambina per me, finché non tornerò a prenderla”
Sgrano gli occhi sorpreso, mi ha scambiato per una babysitter?
“Garrett, ma …”
“Niente storie, sono sicuro che la tua … donna sa come prendersi cura di una bambina umana. Ma ricordati, se le torcete un solo capello …”
Lascia a metà la frase e sparisce nella notte, lasciandomi solo con la piccola umana.

 
POV: Vivien
Apro gli occhi e capisco di essere nel mio letto.
Come ci sono arrivata?
L’ultima cosa che ricordo è un prato nei pressi del fiume. Aiden mi aveva portato i giornali che parlavano di noi e delle nostre visite in città, li abbiamo letti insieme e poi … devo essermi addormentata.
Lui non c’è. Quindi fuori è ancora buio, non ho dormito tanto.
Meglio andare a cercarlo.
Attraverso veloce i corridoi della miniera. Certo come casa non è il massimo, un giorno o l’altro dovrò dare retta ad Aiden e chiedergli di portarmi in uno di quei posti fantastici di cui mi parla sempre. Ma prima, devo finire quello che ho iniziato.
Comincio già a sentire il profumo dell’aria fresca proveniente da fuori, quando mi ritrovo davanti all’oggetto dei miei pensieri e delle mie ricerche, con in braccio  un piccolo fagotto.
Gli sorrido neanche tanto sorpresa, in fondo sono abituata ai suoi colpi di testa, “E quella?” chiedo
Mi guarda, sembra … contrariato, strano…
“Vieni di là che ti spiego” borbotta prima di superarmi per dirigersi verso la nostra camera.
Lo seguo senza fiatare. Arrivati a destinazione, fa una cosa che davvero ha il potere di stupirmi: lentamente, con cura, depone il piccolo essere umano sul nostro letto e lo copre con il lenzuolo, come se gli rimboccasse le coperte.
Completamente disorientata dal suo comportamento, mi avvicino per osservare meglio l’oggetto delle sue cure: è una bambina, piccola ma non troppo, credo abbia circa la mia età quando …
Chiudo gli occhi e li stringo forte: non voglio ricordare quell’orribile notte.
Aiden deve avere intuito il mio disaggio perché inizia a parlare per distrarmi.
“L’ha portata Garrett. Dice che dobbiamo prenderci cura di lei, finché non tornerà a prenderla”
Il suo tono remissivo mi da sui nervi “Credevo fosse un tuo amico, non il tuo padrone!” esclamo acida.
Mi aspetto che si arrabbi e che mi risponda per le rime, invece si limita a scuotere la testa.
“Viv tu conosci davvero poco del mondo, e forse un po’ è anche colpa mia. Garrett non è il mio padrone, ma è molto più forte di me, questo lo hai notato vero?”
“Sì è vero, è diverso da te in molte altre cose però”
Sorride e si siede, anch’io mi metto comoda sul letto poco distante dalla bambina. So che sta per spiegarmi qualcosa d’importante, come quando anni fa mi spiegava il perché di tutte le cose. È stato il mio insegnante in molte cose.
“Vedi Vivien, io e Garrett pur appartenendo alla stessa specie siamo di razze diverse. È chiaro fin qui?”
“Sssì, credo di si. Come i barboncini  e i San Bernardo, giusto?”
Ride del mio paragone canino “Esatto piccola: sono di razze diverse ma entrambi appartengono alla pecie dei cani”
Un lieve fruscio ci distrae: la piccola si muove nel sonno, credo che tra poco si sveglierà. Mi avvicino di nuovo a lei, è strano avere un altro essere vivente qui con noi.
“Dove vai?” chiedo ad Aiden che nel frattempo ha raggiunto l’ingresso della camera.
“Tra poco si sveglierà” dice indicando la bambina con la testa. “Avrà bisogno di cibo per umani e tante altre cose, vado a procurarmele.”
Annuisco, ma lui non si muove sembra indeciso.
“Viv, posso lasciarti con lei? Voglio dire … non è che …”
Scuoto la testa con forza.
“Va bene” mormora prima di sparire.
Nella stanza è sceso il silenzio, interrotto solo dai mugugni della bambina, credo che si stia svegliando davvero.
Mi alzo e mi avvicino al lato del letto in cui riposa, lentamente mi chino su di lei: voglio osservarla meglio. Però è davvero carina!
Addosso a lei tra i vari odori c’è anche una leggera puzza di chimico, credo che Garrett le abbia dato qualcosa per farla dormire.
Quel tipo è proprio uno stronzo! Non doveva prendere una bambina cosi piccola. Magari ha una famiglia, dei genitori in pensiero per lei, oppure …
Un pensiero orribile mi attraversa la mente, forse è come me, forse quel grandissimo stronzo le ha sterminato la famiglia e adesso lei è sola.  I miei ricordi tornano, nonostante io faccia di tutto per scacciarli: gli anni da sola nella foresta vivendo più come un animale che come una persona. La paura che non si fossero dimenticati di me, che un giorno o l’altro sarebbero tornati con i fucili e i cani per farmi del male.
Spero veramente che questa piccola abbia ancora una famiglia! Però …
Anche se i suoi sono vivi, lui ha detto che tornerà a prenderla, quindi … rischia di non rivederli più e di fare chissà quale fine.
Povera piccola …
Allungo piano la mano per accarezzarle il bel visetto, quando all’improvviso i suoi occhi si aprono.

 
POV: Aiden
Ho mentito a Vivien, è la prima volta che lo faccio.
Fin da quel giorno di tanti anni fa quando l’ho trovata nella foresta, selvaggia e bellissima, sono stato sempre sincero con lei.
Ma oggi sento di non poter esserlo, o almeno non prima di aver verificato.
Quando ho raccolto la bambina da terra, la marea di odori che portava con sé mi ha investito in pieno.
Quella predominante, era naturalmente l’essenza di Garrett che deve averla portata in braccio per un lungo tragitto, ma leggera, quasi scomparsa, ho potuto sentirne un’altra, una che davvero riconoscerei tra mille.
Un profumo che mi riporta indietro di secoli, e che dal freddo inverno canadese mi trasporta nella dolce primavera italiana.
Così ho deciso di controllare, devo sapere se il mio fiuto non m’inganna, se davvero la persona proprietaria di quell’odore è la stessa che ricordo io.

 
Ciao bella gente eccomi finalmente tornata spero definitivamente, ho poco da dire oggi quindi spero solo che abbiate apprezzato il capitolo, e magari troviate un pezzettino di tempo per farmi sapere che ne pensate.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - Claire66 
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princess peack 
Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
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Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


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Capitolo sette

POV: Cecilia
Notte fonda, ma del sonno nemmeno l’ombra.
E da quando hanno portato via Claudia che non riesco a dormire.
Seth al mio fianco sembra cavarsela meglio, il suo sonno è tranquillo,  anche se nel suo caso credo sia la stanchezza: è stato via quasi 12 ore. Lui e gli altri stanno cercando ovunque, fino ai confini con il Canada e oltre.
Anche se le speranze di ritrovarla in questa maniera sono davvero poche.
Facendo più piano che posso mi alzo, Seth mugugna qualcosa ma non si sveglia. Lentamente scivolo nella camera delle bambine, nel buio riesco a scorgere perfettamente la piccola sagoma di Sue che dorme sotto il piumone. Vedere l’altro lettino perfettamente in ordine è uno strazio.
Una vertigine improvvisa mi coglie, la vista si annebbia e le ginocchia si piegano leggermente, mi appoggio alla maniglia della porta finche la vista non si schiarisce e le gambe non tornano salde.
Dovrei decidermi ad andare a caccia.
“Da quanti giorni non fai un pasto decente? Di qualunque tipo”
Seth mi è arrivato alle spalle senza che me ne accorgessi, le sue braccia mi stringono da dietro e il suo odore rassicurante mi avvolge. Mi appoggio a lui per sentirlo meglio: legno di sandalo e muschio. Il mio respiro accelera, e il senso di sicurezza mi abbandona e mi ritrovo a desiderare il suo sangue, ogni singolo battito del suo cuore diventa una tortura. Non mi sono mai sentita così debole, nemmeno dopo i due giorni passati a vegliarlo, quando ha rischiato di morire.
“Stai bene?” mi chiede, distraendomi.
Annuisco, gli occhi fissi sulla nostra piccola che dorme. Non posso fare a meno di chiedermi come sta la sua sorellina, se anche lei ha un letto caldo o si trova in qualche anfratto umido.
“Bugiarda” mormora Seth, evidentemente non sono riuscita a ingannarlo. “Senti, chiamo Nessie e Jake, gli chiedo se possono rimanere con Sue e noi due andiamo a caccia. Ti va?”
Mi volto nelle sue braccia in modo da osservarlo in viso, i suoi lineamenti sono sempre magnifici, ma non posso ignorare i segni della stanchezza e del dolore presenti in essi. Anche lui deve essere al limite.
“Sì, chiamali”.
Dopotutto devo mantenermi in forze e il mio amore ha bisogno di distrarsi, se crolliamo, non saremo utili a nessuno.
“Ehi, è stato facile, credevo di dover fare opera di convincimento!” Esclama sorridendo. Un sorriso che non arriva agli occhi, ma apprezzo il gesto: come sempre il suo primo pensiero è farmi stare bene.
 
Seth non riesce nemmeno a prendere in mano il telefono, che un ululato di allarme risuona nella foresta.
“Deve essere successo qualcosa, vado a vedere!” esclama prima di rivolgermi uno sguardo implorante. “Per favore, rimani con la piccola”
“Va Bene”, dico senza protestare, anche se mi disturba parecchio l’idea di rimanere qui con le mani in mano. So che Seth ha ragione, non possiamo permetterci che Sue resti da sola, non dopo quello che è successo.
Il mio amore apre la porta e in un secondo sparisce tra la vegetazione. A me non resta altro che tornare dalla piccola.
Combattendo contro l’ansia mi stendo sul lettino accanto al suo, pregando che tutto vada bene, che nessuno si faccia male ma soprattutto che Claudia torni presto a casa.
                                 §§§§§§
Il tempo passa ma io non dormo, non riesco. Rimango sdraiata con i sensi allerta: tutto tace dentro e fuori casa.
Nervosa, mi alzo e vado alla finestra, fuori è una notte serena anche se molto buia.
All’improvviso un rumore impercettibile al piano di sotto mi attira, un leggero strusciare, forse una finestra che scorre.
Con i sensi in allarme mi avvicino al lettino della piccola, e li sento: passi, leggeri come quelli di uno spirito senza corpo, impossibili da percepire per un udito umano.
Ma io so, che quei passi di umano hanno ben poco.
Attenta, ricostruisco i movimenti dello sconosciuto: il lieve cigolio del pavimento di legno al piano terra, poi il fruscio sulla moquette sulle scale, e ancora i leggeri tonfi sul pianerottolo. Lo sconosciuto è qui, a pochi passi da me e la mia bambina. Spero che chi di dovere abbia pietà di lui in cielo, perché se si tratta di colui che ha preso Claudia, di certo non ne riceverà da me.
Sono tesa, pronta a scattare, la stanchezza è un ricordo.
Nella penombra attendo il mio nemico.
La porta lentamente si apre, una figura si ferma sulla soglia lasciandomi raggelata.
Forse sono davvero troppo stanca, o è la mia mente angosciata che comincia a perdere colpi, perché l’uomo che ho davanti è davvero un fantasma: un fantasma del mio passato.
Con tutto il sangue freddo che riesco a trovare, mi fermo a osservarlo, il suo volto è una maschera di stupore come il mio. Rubo un altro secondo alla valanga di domande che vorrei fargli per osservarlo meglio.
Alto, moro, i lineamenti del viso sembrano scolpiti da un’artista. Immagino che è così che gli antichi immaginassero il volto di Apollo.
È identico all’ultima volta che l’ho visto, dentro un piccolo appartamento nel centro di Dublino. Come potrebbe essere altrimenti? I vampiri non cambiano.
“Aiden” mormoro con la voce che stenta a uscire. “Che cosa fai qui?”.
Non mi risponde, ma i suoi penetranti occhi scuri si spostano dal mio viso a quello addormentato di mia figlia: adesso più che sorpreso, sembra perplesso.
Poi il suo sguardo si ferma sulla piccola Sue “Claudia?” domanda confuso a se stesso, come se fosse sorpreso di vedere qui la bambina.
Mi basta per capire, c’è un solo motivo che possa giustificare la sua reazione: lui ha preso la mia piccola.
Prima che Aiden si sia ripreso dalla sorpresa, scatto trascinandolo fuori dalla camera delle bambine. Sue ha già visto abbastanza orrori.
Aiden riesce a divincolarsi e con un balzo è al piano terra, lo seguo e riesco a riacchiapparlo in salotto.
Cominciamo a lottare, è un corpo a corpo serrato il nostro, che ci porta a rotolare sul pavimento come due nemici mortali. O come amanti.
Riesco a bloccarlo sotto di me, “Dov’è la mia bambina, stronzo!!!” gli urlo ad un centimetro del viso.
Aiden riesce a ribaltare le nostre posizioni, bloccandomi a sua volta, “Cece, Claudia sta bene. Non sapevo che fosse tua, io non…”
“Bugiardo!!!” gli urlo sul viso a denti stretti, mentre cerco di liberarmi.
Il suo viso è ancora a un centimetro dal mio, il profumo del suo respiro mi riporta indietro nel tempo, alle nostre notti irlandesi. Non riesco ancora a credere che proprio lui possa farmi del male.
Poi la sua presa mi abbandona, in un attimo è in piedi accanto a me.
Velocemente mi rimetto in piedi anch’io. Entrambi rimaniamo fermi a fissarci uno di fronte all’altra come due pugili sul ring. I nostri sguardi s’incrociano, e quello che leggo nel suo mi spiazza, non c’è crudeltà dentro i suoi occhi scuri, solo stupore, confusione e qualcosa che sembra… affetto?
Che dica la verità?
Cauta, decido di dargli una possibilità, “D’accordo” dico con tono fermo, ma non ostile “Ti concedo due minuti per spiegare. Parla!”

 
Salve bella gente, spero che mi perdonerete per la brusca interruzione del capitolo, non è voglia di suspense ma mancanza di tempo, per il resto spero che mi darete le vostre opinioni su questo capitolo.
Grazie e a presto.

 
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 - 
Beth90 
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BRIGIDA 
3 - 
Claire66 
4 - 
eia 
5 - 
lenny87 
6 - 
lilyblake 
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nessieejake 
8 - 
princess peack 
Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
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Claire66 
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nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 9
*** Capitolo Otto ***


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Capitolo otto

Pov: Seth
“Ehi, è stato facile, credevo di dover fare opera di convincimento!” esclamo, cercando di mantenere un tono leggero, ma da come mi guarda, mi sa che non mi crede neanche un po’.
Intendiamoci, sono felice di averla convinta a uscire, è veramente a pezzi, sia nel corpo sia nello spirito.
Quando ho visto che si appoggiava alla porta nel tentativo di non cadere, per poco non mi veniva un infarto. Non l’ho mai vista avere un mancamento, nemmeno quando aspettava le bambine.
Vorrei tanto avere tra le mani il bastardo che ci sta facendo passare tutto questo! Ma chi prendo in giro, vorrei solo avere qui mia figlia, e vaffanculo allo stronzo.
Guardo l’orologio sul muro: sono le due e mezzo del mattino. Jake come minimo, vorrà impagliarmi e mettermi come trofeo in salotto, dopo la telefonata che sto per fargli. Ma è anche un amico e capirà.
Non riesco nemmeno a prendere in mano il telefono, che un ululato di allarme risuona nella foresta.
“Deve essere successo qualcosa, vado a vedere!” esclamo prima di rivolgergli uno sguardo implorante. Non è in forma, e non sappiamo cosa c’è là fuori ad aspettarci, non voglio che rischi.
“Per favore, rimani con la piccola”
“Va Bene”, dice stranamente senza protestare.
Le rivolgo un ultimo sguardo prima di dirigermi verso la boscaglia e mutare.
Le immagini che mi arrivano dagli occhi dei due lupi di ronda –David e Collin- sono surreali.
Si trovano nel fitto del bosco, ed entrambi sorvegliano attentamente niente di meno che Garrett, lo stronzo che ha portato via mia figlia.
Dal canto suo il vampiro, più che un sorvegliato sembra uno che aspetta l’autobus: se né sta comodamente appoggiato contro un albero. Certo, per uno che non ha bisogno di sedersi deve essere il massimo del riposo.
Vedere la fonte di tutti i miei guai tenere un atteggiamento quasi di noncuranza, come se il rapimento di una bambina, della mia bambina fosse un’azione come un'altra, mi manda in bestia.
In questo momento, ho voglia di pestare anche i due mocciosi che se ne stanno lì a far da dame di compagnia al mostro.
“Scusami, ma hai detto tu che non dovevamo torcergli un capello, se prima non sputa dov’è la bambina” commenta Collin stupito dai miei pensieri.
“Va benissimo così ragazzi” risponde Jacob, precedendomi.“Seth è solo nervoso, comunque all’erta, a noi serve che parli non che sia in perfetta salute”.
“Quindi se muove un muscolo, smontate pure quel figlio di puttana” aggiungo rabbioso.
Vorrei tanto che Edward fosse qui, non mi fido di Garrett. Se si è presentato da noi come se niente fosse, vuol dire che ha un piano ben preciso.
“Tranquillo fratello, prima di uscire sono riuscito a parlare con Edward e Bella, stanno rientrando. Penseranno loro ad avvertire gli altri: Emmett e Rose saranno probabilmente i primi ad arrivare” mi comunica Jake in risposta ai miei pensieri.
I Cullen, infatti, si sono divisi nel tentativo di rintracciare la bambina: ogni coppia batte una porzione di territorio. Emmett e Rose, che hanno scelto il Canada e l’Alaska sono di fatto quelli  più vicini a noi. Non sono i Cullen che vorrei vedere in questo momento, ma meglio di niente.
Finalmente arrivo nei pressi del posto, dove Collin, David e il vampiro ci aspettano: è un punto totalmente anonimo uguale a centinaia d’altri, se non fosse per le scie dei miei fratelli, probabilmente mi sarebbe stato difficile trovarlo.
Contemporaneamente a me, ma da direzioni diverse, sbucano fuori Jake e Brady. Nel vedere lo spiegamento di forze che abbiamo messo in campo per lui, Garrett si riscuote e inizia a guardarsi intorno. Poi alza un sopracciglio con aria di sufficienza.
“Quanta gente! Ma purtroppo il cane che desideravo vedere non è qui … quindi”
Sempre mantenendo la sua aria di supponenza, fa qualche passo nella direzione da cui è arrivato.
Come se gli permettessi di andarsene così.
In un lampo mi porto davanti a lui, sbarrandogli il passo. Certo, in questa forma non posso comunicare con lui, ma il mio ringhio mi sembra un mezzo più che efficace per dirgli: se ti muovi sei finito.
Anche gli altri seguono il mio esempio, e iniziano ad accerchiare il vampiro, anche se un po’ più discretamente.
Ma Garrett riesce davvero a stupirmi, mantenendo una calma serafica. Come se il suo viso, non si trovasse a meno di trenta centimetri dalle mie zanne. La sua unica reazione è un’espressione leggermente disgustata, quando il mio fiato lo raggiunge.
Per il resto, mi fissa tranquillo guardandomi come fossi un oggetto curioso, improvvisamente sbucato fuori sul suo cammino.
“Tu devi essere il compagno di Cecilia. Seth, giusto? Bè, siccome lei non c’è, immagino che dovrò accontentarmi di te. Per ora.”
Questo tizio vuole proprio morire! Accorcio la distanza tra noi due, rincarando il ringhio, spero che recepisca il massaggio e smetta di fare lo stronzo.
Al contrario Garrett si limita a sorridere scuotendo leggermente la testa.
“No, così proprio non va bene” mormora gioviale. “Ti chiarisco la situazione sacco di pulci: ho io il coltello dalla parte del manico. Se mi succede qualcosa, lei muore, se non torno indietro entro un’ora, idem. Quindi ti consiglio di stare a cuccia e ascoltare, cane.”
Pronuncia l’ultima parola con rabbia, caricandola di tutto il rancore che sembra provare verso di noi, e per un attimo il bel viso cortese cambia espressione, mostrando la maschera ferina che nasconde dietro.
Mi sento frustrato, impotente, Claudia è vicina e irraggiungibile.
Non mi resta che ingoiare il mio orgoglio insieme alla voglia di ammazzare quest’essere e provare a trattare con lui.
Arretro leggermente per ritornare in forma umana.
“Aspetta”mi blocca Jacob. “parlerò io con lui”
Cosa? “No Jake, non se ne parla, è la mia famiglia!”
“Ed io sono il tuo alfa”
E assurdo, proprio adesso devono venirgli le manie di comando?
“Non si tratta di questo Seth, sei troppo coinvolto, non ti mando inerme a parlare con il succhiasangue. Non costringermi ad ordinartelo, sai che odio farlo”
Sbuffando indietreggio, mentre Collin mi si affianca, insieme formiamo una specie di barriera tra Jacob e Garrett, in modo che il nostro alfa possa parlare in tutta sicurezza.
Intanto il vampiro rimane tranquillo a guardare le nostre manovre, forte del suo vantaggio.
Una leggera vibrazione alle mie spalle mi avverte che Jake e di nuovo in possesso della parola.
“Che cosa vuoi da noi parassita!” esordisce duro.
“Semplice, cane. Voglio semplicemente fare quattro chiacchiere con la moglie del tuo amico”
La mia pazienza sta arrivando davvero al limite, le sue parole, le sue assurde richieste e il tono da faccia di bronzo con cui le dice…
“Seth, non ti è mai passato per l’anticamera del cervello che lo faccia apposta per farti incazzare? Non dargli soddisfazione” dice David.
Ripreso da un moccioso, adesso sto davvero toccando il fondo, il guaio è che ha pure ragione…
Comunque adesso non ha importanza, la sua richiesta è assurda, se pensa che …
“Che cosa vuol dire quattro chiacchiere?” chiede Jake interrompendo i miei pensieri.
“Semplicemente quello che ho detto, Cecilia sa delle cose che m’interessa conoscere. Perciò lei verrà qua, parleremo, e se mi riterrò soddisfatto, la piccola Claudia tornerà a casa sana e salva. Mi sembra abbastanza semplice, no?”
“Perché proprio lei, perché non chiedi a noi quello che vuoi sapere, in fondo lei è relativamente nuova di queste parti”.
La reazione di Garrett è uno scoppio d’ilarità sincera “Non darti troppa importanza cane, credi che abbia fatto tutto questo per il tuo misero branco? Cecilia ha secoli di conoscenza sulle spalle, quello che devo chiederle non vi riguarda minimamente.”
“Senti se …”tenta di mediare ancora Jacob, ma viene interrotto bruscamente.
“Adesso mi hai stufato cane! Sapete quello che voglio. Domani sera, sarò di nuovo qui, se le mie richieste non verranno soddisfatte, la bambina ne pagherà le conseguenze!”
I due rimangono a fronteggiarsi, dagli occhi dei miei fratelli posso vedere lo sguardo truce che Jake rivolge – ricambiato- al vampiro.
La situazione è in stallo, non ho bisogno di essere nella mente del mio alfa per capire che sta cercando di prendere tempo. Abbiamo bisogno di Edward e delle informazioni che può darci sui piani di Garrett e sul luogo dove tiene mia figlia.
Se non ricordo male, Garrett ha combattuto per l’indipendenza del nostro paese dagli inglesi. Ho l’impressione che all’epoca doveva già essere un buon stratega perché, sembra aver capito il piano di Jake.
Infatti, il suo sorriso sardonico , si allarga e dopo aver ribadito la sua minaccia:  “Ricordate: domani. Qui. Alla stessa ora. Se Cecilia non ci sarà Claudia assisterà al suo ultimo giorno”. Sparisce nella notte. Lasciandoci soli ad attendere dei rinforzi, ormai inutili.

 
Salve bella gente, Buona Pasqua. Spero che il capitolo vi piaccia, tra una fetta di colomba e l’altra ho trovato un secondino per postare. Fatemi sapere cosa ne pensate. Preferivate leggere il chiarimento tra Cecilia e Aiden?
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
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Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
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Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove ***


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Capitolo nove

POV: Cecilia
Cauta, decido di dargli una possibilità, “D’accordo” dico con tono fermo, ma non ostile “Ti concedo due minuti per spiegare. Parla!”
 
E Aiden inizia a parlare, è un fiume in piena. Mi racconta di Vivien, la sua compagna. Di Garrett, che da amico si è trasformato in un enorme problema. Ma soprattutto mi racconta di Claudia, pronuncia le parole che hanno il potere di restituirmi la fame, il sonno, la speranza.
“Claudia è con noi, è al sicuro per ora, Viv si occupa di lei. Ed anch’io mi sono un po’ affezionato alla piccola”
Dice  l’ultima frase con qualcosa simile all’imbarazzo nella voce. Forse per lui, per la visione che ha di se stesso, affezionarsi a una piccola innocente dev’essere davvero strano.
Aiden è un cacciatore, un predatore di uomini. Non ha mai fatto mistero di questo, nemmeno quando ci siamo incontrati la prima volta.
La prima volta …
Era il 1959, l’Italia, come il resto del mondo era quasi del tutto guarita dalle enormi ferite lasciate dalla guerra, e guardava serena a un futuro che prometteva benessere per tutti.
Con lo sviluppo dell’aereonautica e dei voli di linea, il mondo era diventato infinitamente più piccolo, offrendo anche a me nuove possibilità. Finalmente potevo viaggiare, vedere con i miei occhi quello che avevo conosciuto solo attraverso le parole degli scrittori o le immagini.
Infatti, il mio ruolo di alfa mi aveva sempre proibito di allontanarmi per lunghi periodi, ma finalmente potevo farlo, tranquilla che in caso di necessità sarei stata a casa in poco più di due ore.
Il mio spirito volava, avevo voglia di fare tutto e vedere tutto. Non so perché scelsi Dublino, forse perché come la mia Roma era la capitale di un paese bellissimo ma pieno di contraddizioni.
Mi trovavo lì da un appena un giorno, quando incontrai Aiden: ero arrivata nel primo pomeriggio e avevo passato tutta la giornata a gironzolare per le vie della città, visitando tutti i luoghi più famosi, come l’antica cattedrale di San Patrizio, la prima chiesa. Una specie di San Pietro d’Irlanda.
La giornata era volata e quando fu sera, mi trovai nei pressi di un pub, affascinata, mi fermai ad ascoltare il chiacchiericcio, le risate e le urla che provenivano dall’interno. Per me era come trovarsi dentro le pagine di uno dei libri che avevo letto. Curiosa, decisi di entrare.
Il locale era piccolo e scarsamente illuminato ma accogliente. Ovunque aleggiava l’odore dell’orzo e del luppolo fermentati, vale a dire birra.
La maggior parte degli avventori erano uomini, ma qua e là nei punti più bui si notava qualche figura femminile.
L’epoca e la mia educazione mi suggerivano che quello non era il posto per una ragazza per bene. Ma le convenzioni, le regole, mi erano sempre andate strette, e poi il mondo stava cambiando: le nuove generazioni, rivendicavano il diritto di vivere come meglio credevano, e io mi sentivo più affine a loro che alle pesanti regole di comportamento che avevano vincolato la mia vita.
Così per festeggiare la mia voglia di libertà, presi una birra e mi guardai intorno alla ricerca di un tavolo dove gustarmela comodamente. Sfortunatamente erano tutti occupati da due o più persone, tranne uno.
In un tavolo appartato, un uomo stava seduto in penombra, il viso nascosto dal buio. Non per me naturalmente.
Notai subito che era diverso, dopotutto scovare i vampiri era il mio mestiere. Tuttavia c’era qualcosa in lui che non mi tornava, la sua pelle era chiara ma non sembrava avere la consistenza marmorea cui ero abituata. Gli occhi poi, non erano né rossi né dorati, ma scuri. Niente a che vedere con quelli di un vampiro assetato, ma un normale e umanissimo castano scuro.
Un brivido, mi attraversò la schiena, c’era la concreta possibilità che mi trovassi di fronte ad un mezzosangue.
Se era così, dovevo assolutamente conoscerlo. All’epoca incontrare qualcuno così simile a me era uno dei miei più grandi desideri.
Presi un profondo respiro e con tutta la naturalezza di cui ero capace, mi avvicinai al suo tavolo.
“Mi scusi, è libero?” chiesi, indicando il posto accanto al suo con un sorriso.
“Certo signorina, si accomodi pure” mi rispose lui, con un sorriso affascinante.
La conversazione che ne seguì fu quella tipica delle persone che s’incontrano per la prima volta.
Oltre ai nostri nomi, scoprimmo che entrambi eravamo stranieri –lui era inglese- e che entrambi eravamo a Dublino da poco.
Fu solo dopo aver lasciato il pub, nel silenzio della strada, che mi accorsi che il suo petto era totalmente muto.
Non era un mezzosangue, ma nemmeno un vampiro. Almeno non il tipo di vampiro che conoscevo.
“Posso farti una domanda?” mi chiese precedendomi di un soffio.
Annuii, curiosa.
“Tu non sei umana. Cosa sei?”
Sollevai un sopracciglio stupita dalla sua schiettezza “Dritto al punto, eh”.
Ridacchiò, trovai la sua risata divina, mi affascinava ogni minuto di più.
“Scusa, e che mi sono stancato di giocare a: io so che tu sai che io so”
“Bè, tanto per usare la tua espressione, io soche tu sei un vampiro, ma sei diverso da quelli che ho incontrato finora. Quindi vorrei saperne di più, prima di raccontarti i miei segreti.”
Sembrò rifletterci un attimo.
“D’accordo, ti spiegherò tutto, ma non qui in strada. Vieni da me, così potremo parlare in pace”
Seguirlo? Probabilmente a Roma mi avrebbero dato della pazza, o della prostituta. Ma quella sera non mi importava.

                                 §§§§§§§§§§§

Aiden, alloggiava nel seminterrato di un palazzone del centro. L’ambiente era piccolo e privo di finestre, ma al pari del suo proprietario, aveva un certo fascino.
Ebbi giusto il tempo di guardarmi intorno prima di ritrovarmi schiacciata tra il mio uomo misterioso e il muro. Prima che potessi accennare una reazione, le sue labbra s’incollarono alle mie, in un modo talmente eccitante da spegnere ogni mia prudenza.
Trovare dopo tanto tempo qualcuno con cui poter avere un rapporto fisico alla pari fu una scoperta, in qualche modo Aiden aveva capito che il mio corpo non era fragile e quindi non usò nessuna prudenza in quel senso.
Dal canto mio, avevo trovato quello che cercavo: la libertà di essere me stessa, di non dovermi limitare. In questo, Aiden era un buon maestro, non dico che quella sera ripassammo il kamasutra, ma un paio dei suoi trucchetti ebbero davvero il potere di stupirmi, oltre a quello di mandarmi in orbita.
Quando finalmente toccammo di nuovo terra, la luna aveva già percorso buona parte del suo cammino.
Solo allora mi tornò in mente il discorso iniziato ore prima. Eravamo entrambi sdraiati sul suo letto, di fianco, l’uno di fronte all’altra.
“Allora” chiesi con voce languida e soddisfatta “Vuoi rispondere alla mia domanda?”
Mi guardò per un attimo senza capire, poi disse “Certo che non molli mai l’osso tu!”
Non fiatai.
“D’accordo, d’accordo” si arrese “I vampiri comuni, ci chiamano Gli Antichi
“Perché?”
“Perché la nostra razza esiste da più tempo della loro, inoltre siamo diversi: alcune delle credenze sui vampiri sono nate da noi”.
“Vuoi dire che tutta quella roba su aglio e croci è vera?!”esclamai stupefatta.
“Dolcezza, se fosse così, adesso sarei tutto un’ustione” sghignazzò, indicando il piccolo crocifisso che portavo al collo.
“Ma, allora?” sbottai esasperata. Cominciavo a pensare che mi stesse prendendo in giro.
“Ho detto che, alcune cose sono vere, per esempio: la storia del sole”.
“Cioè prendi fuoco?”
“Bè si, ma il discorso è un po’ più complesso di così, vedi: è come se il mio corpo, sentisseil sole. In pratica durante il giorno cado in un sonno simile alla morte, il mio corpo smette semplicemente di funzionare dall’alba al tramonto”
La sua confessione mi lasciò senza parole. E per alcuni minuti nella stanza regnò il silenzio.
“Quindi, mi basterebbe aspettare l’alba per eliminarti senza sforzo”  minacciai poi scherzosamente.
Un lampo di allarme passò nei suoi occhi, ma decise di stare al gioco.
“Cosa ti fa pensare che arriverai all’alba Cece?” le parole erano inquietanti, ma stranamente non mi sentii in pericolo.
Fu il mio turno di svelare i miei segreti. In pratica gli dissi cos’ero e quello che facevo.
Alla fine del racconto, chiese “A questo punto, dovremmo tentare di ammazzarci a vicenda, per rispettare i nostri rispettivi ruoli?”
Il guaio era che aveva maledettamente ragione, ma non avevo per niente voglia di interpretare il mio ruolo, così decisi: “Non so tu, ma io sono in vacanza al momento, quindi intendo concentrarmi su attività più divertenti”
Per tutta risposta mi afferrò trascinandomi più vicino a se. E riprendemmo il nostro viaggio alla scoperta del piacere.

                           §§§§§§§§§§§§§§

Passai le notti seguenti con Aiden adattandomi ai suoi ritmi.
Finche, una sera, la realtà venne a invadere il piccolo mondo che c’eravamo costruiti.
Ero rientrata al mio albergo all’alba e di conseguenza avevo dormito quasi fino al tramonto. Di solito Aiden passava a prendermi per decidere insieme il programma dalla serata, ma quel giorno non avevo voglia di aspettare così decisi di andare io da lui.
Quando arrivai al suo appartamento, il sole era già abbondantemente tramontato e lui non c’era. Pensai fosse passato all’albergo, così tornai sui miei passi.
Sulla strada del ritorno, i miei sensi mi avvertirono che Aiden aveva preso un percorso diverso, senza esitare mi misi sulla sua scia. Mi condusse alla periferia della città, verso uno dei quartieri più poveri, e lì, in un vicolo senza uscita tra due palazzi, lo trovai.
Non era solo, insieme con lui c’era una donna. Aiden la teneva stretta come se la stesse abbracciando. Con una mano le teneva ferma la testa, mentre il braccio della poverina già ricadeva inerte.
Rimasi pietrificata nell’ombra, Aiden era un assassino, lo sapevo, avevo voluto ignorarlo, ma la scena cui stavo assistendo risvegliò il mio istinto: il lupo non poteva ignorare quell’orrore.
Sapevo qual era il mio dovere, tuttavia non ero capace di fare del male ad Aiden, come lui non era capace di farne a me.
Facendo forza su me stessa, abbandonai rapida il vicolo. I miei piedi non si fermarono fino a quado non raggiunsi il mio albergo. Un’ora dopo ero già all’aeroporto.

                         §§§§§§§§§§§§§§§

 
Nonostante la mia brusca partenza, conservo un buon ricordo di Aiden e spesso mi sono chiesta cosa sarebbe successo se non fossi fuggita. Chissà forse sarei riuscito a cambiarlo. O magari c’è riuscita la sua compagna attuale, dopotutto questa Vivien si è presa cura della mia Claudia.
Claudia…
“Aiden, ti prego portami da lei”
La mia non è una semplice richiesta, ma una preghiera accorata partita direttamente dal centro del mio essere.
La mia foga è tanta che senza rendermene conto mi aggrappo a lui quasi abbracciandolo.
Aiden mormora un confuso “Si certo … naturalmente … ma…”.
E in quel momento la porta d’ingresso si apre.

 
Ciao, bella gente, adesso sapete cosa è successo tra Cecilia e Aiden, velo aspettavate? Siete rimasti stupiti? Fatemi sapere.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
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Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
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Che hanno aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 11
*** Capitolo Dieci ***


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Capitolo dieci

POV: Vivien
“Claudia! Ti ho detto di non uscire quando sei da sola”
La piccola peste mi guarda, sbuffa e poi corre dentro la galleria d’accesso alla miniera. Sbuffando a mia volta la seguo.
La ritrovo nella camera, rannicchiata nel suo angolo. Il primo giorno, quando si è svegliata, è corsa subito a rintanarsi lì tremando per il terrore.
Io non sapevo che fare, mi fissava con i suoi grandi occhi neri, pieni di lacrime.
“A- adesso mi mangerai, vero?” ha bisbigliato con una vocina tremolante.
Era così simile alla bambina spaventata che ero stata, che mi venne voglia di consolarla.
“No, piccola… come ti chiami?”
“C-Claudia” rispose esitante.
“Bene. Claudia, perché pensi che ti voglia mangiare?”
“Me lo ha detto la mia mamma!!!” rispose con foga.
La guardai senza capire, cosa centrava la sua mamma?
“ Si!! È vero. lei e il mio papà mi hanno sempre detto di non andare nel bosco, perché dentro ci possono essere , i vamp … gli uomini cattivi che mangiano le bambine”
Si era corretta all’ultimo ma avevo capito bene la parola “vampiro”. Come faceva una bambina umana a conoscerne l’esistenza? Dovevo saperne di più.
Con il passare dei giorni, sono riuscita a convincere Claudia che nessuno l’avrebbe mangiata e adesso nonostante sia con noi da poco, la piccola peste si è calmata, rivelandosi a noi per quello che è: una bambina allegra e vivace.
Almeno con me. Claudia si comporta in modo totalmente diverso con Aiden. Non si avvicina mai a lui né si lascia toccare.
Ho cercato di spiegargli che può fidarsi, ma lei dice che non le piace perché è troppo silenzioso.
 

                                         §§§§§§§§§§§

La prima notte in cui Claudia è stata con noi, io e Aiden abbiamo avuto una lunga chiacchierata: nel mio cuore avevo già deciso che avrei fatto il possibile per far si che la bambina tornasse sana e salva dalla sua famiglia. Se ne aveva ancora una.
Credevo di dover faticare per convincere Aiden ad andare contro Garrett, ma con mio grande stupore lui si è mostrato subito d’accordo.
Così sono iniziate le ricerche.
 Il mio tesoro e stato bravissimo e ha individuato subito la zona da cui proviene Claudia. Svelando anche il mistero sul perché, una bambina di otto anni sia stata messa in guardia contro possibili incontri con i vampiri.
A quanto pare la sua famiglia appartiene al nostro mondo.
Un vantaggio e uno svantaggio insieme, infatti, sarà più facile spiegare loro la situazione. Ma allo stesso tempo, il loro stile diverso dal nostro potrebbe metterci in pericolo.
Ritorno a concentrare la mia attenzione sulla piccola, ancora seduta nell’angolo.
“Claudia, dai alzati da lì. Non volevo sgridarti, ma lo sai che il bosco è pericoloso. Anche la tua mamma ti ha detto di non andarci!”
La piccola si alza, e lentamente si avvicina a me, i suoi occhi scuri sono lucidi.
“Vivien, quando mi riportate a casa” chiede con una vocina supplicante.
Non posso fare a meno di prenderla in braccio e consolarla.
“Presto piccola” sospiro tra i suoi capelli, mentre inizio a cullarla “Aiden è andato a parlare con i tuoi, presto sarai a casa”
In tutte queste notti, il mio tesoro ha tentato di aggirare le difese di quei mutaforma per arrivare alla casa dei genitori di Claudia. Purtroppo senza successo.
Anche stanotte si trova lì.
Guardo l’orologio, preoccupata, sono quasi le quattro del mattino. Presto sarà di nuovo giorno.
Mentre adagio delicatamente la piccola sul letto, non posso fare a meno di pensare che è in ritardo. Può essere un bene, oppure un disastro.
Nervosa, mi avvio verso l’uscita della miniera, una falce di luna brilla nel cielo. Silenziosamente, mi rivolgo a lei. Prego la dolce luna, madre di tutte le creature della notte, affinché il mio Aiden ritorni presto da me.

 
Pov: Seth
 
“Ricordate: domani. Qui. Alla stessa ora. Se Cecilia non ci sarà Claudia assisterà al suo ultimo giorno”. Sparisce nella notte. Lasciandoci soli ad attendere dei rinforzi, ormai inutili.

I rinforzi arrivano uno dopo l’altro: Rose ed Emmett, Edward e Bella, Alice e Jasper, e per ultimi Carlisle ed Esme.
Scoraggiato, fisso ognuno di loro mentre Jake li aggiorna sulla situazione. Solo alla fine aggiungo: “Bene. Credo che a questo punto e meglio discutere della cosa tutti insieme. Venite da me.”
Il viaggio di ritorno si svolge nel silenzio più completo. Ci siamo tutti, tranne Collin, David e Brady, rimasti di ronda.
Quando finalmente riesco a vedere la luce di casa mia in lontananza, il mio passo accelera in automatico. Cecilia …
“Seth!!” urla Edward appena aumento l’andatura, ma ho troppa voglia di essere a casa per ascoltarlo.
Arrivato al limitare del bosco, mi fermo giusto il tempo per indossare un paio di pantaloncini, e in un attimo sono alla porta.
Edward mi si materializza accanto quando ho già la mano sulla maniglia.
“Non è come sembra” mormora.
Troppo ansioso per interrogarmi sul significato della sua frase, apro la porta. E ne capisco il senso.
Mia moglie, la mia Cecilia è seduta sul divano, praticamente arrampicata su un tizio che non conosco. Intorno a loro il caos: il grande tappeto del salotto è arrotolato da una parte. Il piccolo tavolino davanti al divano è appoggiato su un lato. La ciotola di porcellana che era su di esso è in frantumi, e le caramelle che conteneva sono sparse un po’ ovunque.
In tutto questo, Cecilia mi sorride come se niente fosse, e con le lacrime agli occhi corre ad abbracciarmi.
Rimango rigido nel suo abbraccio, ma poi penso alle parole di Edward “Non è come sembra”.
Che cosa potrebbe sembrare? Che mia moglie, fregandosene della sua bambina scomparsa, e del potenziale pericolo mortale corso dal marito. Approfitta della casa libera, per lasciarsi andare al sesso sfrenato con un tizio non ben identificato?
No. Impossibile. Ridicolo.  Sembra la trama di un film comico di serie b.
Istantaneamente ricambio l’abbraccio di Cecilia.
“Ti ringrazio amico, ma potevo arrivarci da solo” penso un po’ seccato a beneficio di Edward.  Mi crede così idiota?
Intanto, il misterioso sconosciuto è rimasto sul divano, il suo sguardo passa lentamente a rassegna i nuovi arrivati per poi tornare a concentrarsi su di noi.
“Cecilia, cara, vorresti presentarci il tuo nuovo amico?” chiede Carlisle, formale ed educato come sempre.
Il mio amore sembra riscuotersi, scioglie il nostro abbraccio, e stringendo la mia mano dice con voce chiara “O si scusatemi: lui è Aiden un mio vecchio amico” poi al mio orecchio mormora: “Sa dove si trova Claudia” la sua voce è piena di gioia trattenuta.
Poi come se niente fosse continua “Aiden, permettimi di presentarti la mia famiglia …”.
La voce di Cecilia si perde in sottofondo, mentre la mia mente registra la notizia che mi ha dato. Certo potrebbe anche evitare di perdere tempo nelle presentazioni. Ma credo che l’educazione vecchio stile sia troppo radicata in lei. Fa parte del suo fascino, anche se in questo momento mi fa impazzire.
Prima che possa dire qualcosa al riguardo Emmett sbotta “Ok, gente, credo che adesso non abbiamo tempo per queste stronzate. Dov’è la piccola?” chiede rivolto al tipo, Aiden.
                                  §§§§§§§§§§§§§§§
 Passiamo la mezz’ora successiva ad aggiornarci sulle rispettive scoperte. Per fortuna i Vampiri non hanno bisogno di sedersi altrimenti il nostro salotto farebbe fatica a contenerci tutti.
Cecilia sbianca e si appoggia a me, quando la informo dell’ultimatum di Garrett.
“Amore” le dico, cercando di rassicurarla. “E tutto ok, sappiamo dov’ è, Claudia sarà a casa molto prima che quel bastardo tenti qualcosa”
Ma le mie parole non sembrano toccarla nemmeno, il suo sguardo corre prima ad Aiden e poi , all’orologio sul muro. Sono le quattro e trenta.
“Troppo tardi” sussurra tra se e se il nuovo arrivato.
Troppo tardi per cosa? Gli altri sembrano capirne meno di me, tranne Carlisle che annuisce.
“Possiamo andare noi” propone Edward, guadagnandosi un’altra serie di occhiate perplesse. “Indicaci il percorso”.
Ok, adesso sono davvero al limite, ho avuto una settimana d’inferno e l’ultima cosa che voglio in questo momento è ascoltare una conversazione a metà.
Cerco di frenare le ondate di fuoco che tentano di risalire lungo la mia schiena. Avere Cecilia tra le braccia, mi aiuta parecchio: l’ultima cosa che voglio è farle del male. Ma non riesco quasi più a …
Fortunatamente lei capisce, svicola dalle mie braccia e con calma afferra la mia mano.
“Vieni, andiamo a controllare Sue” mi dice dolcemente.
So benissimo che è una scusa, ma lei capisce i miei bisogni come io capisco i suoi. Sentire questa comunione tra di noi mi da forza. Mi ricorda ancora una volta, che qualunque sia il problema, lo affronteremo insieme.

 
 
Ciao, bella gente. Questo capito e stato scritto in fretta e furia tra ieri e oggi, non ho avuto il tempo di rivederlo. Lo pubblico così com’è.
Fatemi sapere se c’è qualcosa che non va.

 
 Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 - 
Beth90 
2 - 
BRIGIDA 
3 - 
Claire66 
4 - 
eia
5 - lenny87 
6 - 
lilyblake 
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nessieejake 
8 - 
princess peack 
9 - 
Scarlett FJD 
10 - 
vampiryuk12 
Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
1 - 
Claire66 
2 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 12
*** Capitolo Undici ***


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Capitolo undici

POV: Cecilia
Quello che mi segue al piano di sopra è un Seth formato Polveriera-sul-punto-di-esplodere.
Dopo una breve sosta per controllare Sue, ci dirigiamo in camera nostra, l’unica della casa perfettamente insonorizzata –regalo di Esme- per discutere senza orecchie indiscrete.
Appena dentro, chiudo per bene la porta e mi accomodo sul letto trascinando Seth con me.
“Cosa vuol dire che è troppo tardi. Perché, la sanguisuga nuovo modello prende tempo? Dov’è la fregatura?” chiede ansioso.
Le mani gli tremano leggermente mentre attende la mia risposta. Cerca di contenersi, ma è da molti giorni che la sua pazienza è sul filo del rasoio.
“Nessuna fregatura, Aiden è mio amico” provo a rassicurarlo con voce dolce.
“E allora perché cazzo non ci porta da Claudia?” sbotta, scattando in piedi.
Il tremore delle mani aumenta in modo esponenziale, nonostante tenti di contenersi, la furia che emana è quasi una presenza fisica nella stanza.
Lo guardo sconvolta, non si è mai rivolto a me così. Contemporaneamente un'altra emozione scava per emergere dal profondo del mio animo: l’alfa che è in me, sopito ma mai scomparso, reagisce al suo tono, accettando la sfida.
“Perché non può farlo!” rispondo aggressiva. “Tra meno di un paio d’ore, sarà fuori combattimento fino all’alba di domani mattina. L’unica cosa che potrà fare, sarà giacere nel suo letto, inerme”.
“Ci sei stata?” chiede asciutto.
“Dove?” ribatto stupita, una parte di me spera di non aver capito la domanda.
“Nel letto del tuo amico. Ci sei stata?” chiarisce gelido.
È davvero troppo per me, anch’io sono al limite.
“Seth Clearwater” lo richiamo indignata. “Con tutto quello che sta succedendo ti permetti di fare il geloso retroattivo? Il passato è passato.”
Sgrana gli occhi e mi fissa incredulo. Diamine, credo di aver appena confermato i suoi sospetti.
Prima che possa ribattere- dicendo qualcosa di cui potrebbe pentirsi- esco dalla camera sbattendo la porta. Non voglio sentire o dire altro.
Mi fermo un attimo nel corridoio a riprendere fiato, Seth non accenna a seguirmi, credo che anche lui abbia bisogno di calmarsi.
Cercando di sembrare più serena possibile, scendo le scale facendo finta di nulla, anche se so che la privacy assoluta è un’utopia nella mia variegata famiglia.
Giù in salotto trovo tutti impegnati in una discussione seria e fitta.
“A eccoti!” esclama Aiden vedendomi. “Stavo giusto spiegando ai tuoi, che Vivien non consegnerà la bambina al primo che passa se io non sono presente. Soprattutto se si tratta di vampiri, credo sia meglio che tu e il tuo compagno siate presenti.”
Sono commossa dalla cura che questa Vivien riserva per la mia Claudia, non vedo l’ora di conoscerla.
“Bene, trovo sia giusto.” Confermo. “Resta solo da stabilire chi va e chi rimane”.
“Credo che la soluzione migliore sia andare tutti, non sappiamo ancora cosa troveremo” propone Jasper. “Senza offesa, naturalmente” aggiunge scoccando un occhiata sardonica ad Aiden.
“Se non vi dispiace io preferirei rimanere qui con Sue. Penso sia più sicuro” aggiunge Esme.
“Rimango anch’io. Tanto non vi sarei utile” dice mesta Alice, per lei è sempre una tortura quando ci sono di mezzo i lupi.
“Ok, allora faremo così. Aiden ti mostro la tua stanza. Ti assicuro, che finché rimarrai sotto questo tetto, nessuno ti torcerà un capello”
“Lo so, Cece. Mi fido di te, oggi come ieri” le sue parole forse sono banali, ma non lo è il tono caldo ne il sorriso accattivante con cui le dice: come se fossimo ancora le due persone che passeggiavano per O’Connell Street a Dublino.
Per un secondo, mi ritrovo di nuovo incantata dalla magia del suo sguardo.
“Perciò direi che è tutto deciso, muoviamoci gente!” esclama Seth con un'energia esagerata. La sua voce mi fa sobbalzare. Quando è sceso?


Pov: Seth
È ufficiale: io sono un coglione.
Da dove mi è uscito: Ci sei stata? Con tutto quello che c’è tra noi! Lei è il mio imprinting, il mio amore, lei e le bambine sono come l’aria per me, senza non riuscirei a vivere un giorno di più. Ma le sue parole… che significa: Il passato è passato!?
Il solo pensiero delle mani di un altro su di lei… mi fa ribollire il sangue.
Con dei respiri lenti, recupero la ragione, esplodere nella nostra camera da letto non mi porterà nessun vantaggio.
E solo che, quello stronzo non lo reggo, lui e quella sua faccia da schiaffi. Non che non ci sia abituato: Cecilia è una bella donna, e quella cosa del vampiro le da un fascino particolare. Gli uomini le sbavano dietro, ma è solo un trucco per le prede, non ci faccio caso.
Ma quel coso è tutto tranne che una preda, è uno che non rispetta i limiti, anzi ho la sensazione che si diverta a violarli.
Con un respiro profondo, riprendo il controllo di me stesso. Per il momento Claudia è la cosa più importante.
Quando scendo le scale, la macchina Cullen gira già a pieno regime, pare che siamo quasi pronti a partire.
Senonché, Coso.. il succhiasangue atipico, se ne esce con una battuta da carie.
“Lo so, Cece. Mi fido di te, oggi come ieri”
E fa gli occhi dolci a Mia moglie.
Un’ondata di calma m’investe: Jasper. Grazie amico.
Ignorando il tipo, cerco di pensare a cosa ci aspetta.
 

                                §§§§§§§§§§§§§§§§

Mentre a quattro zampe attraversiamo la foresta, Carlisle ci aggiorna sulla nostra destinazione: “Si tratta del Canada. Più precisamente una vecchia miniera abbandonata, vicino ad un piccolo centro abitato chiamato: Wiliam Lake…”
Sobbalzo nel sentire il nome, e lo stesso avviene in tutte le menti collegate alla mia.
“Credi che …”comincia Cecilia, interrompendosi subito, i suoi pensieri sono pieni degli indizi che abbiamo raccolto sull’assassino di Luca. Lo stesso che crediamo imperversi a Wiliam Lake.
“Può essere solo una coincidenza” pensa Sam ottimista. ”Dopotutto, da quel che sappiamo, gli omicidi non portano la firma dei vampiri”.
Ripenso al corpo straziato di Luca. No, non era certo il lavoro di un vampiro, loro sono più discreti: non lasciano firme.
“Nessun vampiro ridurrebbe la sua vittima così” commenta Cecilia, nauseata dalle immagini nella mia testa. “E’ semplicemente ripugnante”
 Già, per loro sarebbe disgustoso, quanto per un essere umano rovistare nei propri escrementi. E quindi?
“E quindi, può essere tutto o niente, teniamo gli occhi aperti” ordina secco Jacob, riportando le nostre menti sull’obiettivo.

                                     §§§§§§§§§§§§§§§

 
Appena arriviamo nei pressi del luogo indicato da… Coso, la nostra formazione si apre a ventaglio in modo da controllare più territorio possibile: una miniera è il posto ideale per tendere una trappola.
Avanziamo cauti per alcuni minuti, ma a parte la fauna locale che fugge terrorizzata, non c’è niente.
Arrivo nei pressi di uno sperone roccioso, che è parte di un piccolo monte. Da quel che ho capito l’entrata della miniera dovrebbe essere qua vicino. Ma di fronte a me c’è solo roccia compatta.
D’improvviso un fruscio alle mie spalle. Qualcosa sfreccia sopra la mia testa, per andare ad ancorarsi a un cornicione naturale della parete rocciosa.
Nei secondi che impiego per rimettere in moto il mio cuore mi accorgo che si tratta di Bella.
Con un ringhio piuttosto minaccioso, le faccio capire che la mossa non è stata gradita.
Lei si limita a farmi l’occhiolino e come un gatto prosegue lungo il cornicione, fino a sparire dalla mia vista.
Mi limito a scuotere la testa. Quella ragazza non ha il minimo senso del pericolo, ma almeno da qualche anno ha ottenuto un buon equilibrio. Bè bisogna accontentarsi.
“Ehi, venite! Credo di aver trovato l’entrata” grida, la suddetta ragazza.
Ogni traccia d’ironia scompare dai miei pensieri, Claudia è vicina.
Cauto, seguo da terra lo stesso percorso di Bella, fino ad arrivare dietro allo sperone di roccia.
L’entrata della caverna si trova lì, quasi invisibile a causa della vegetazione che la circonda.
Sono il primo ad arrivare, seguito a breve dagli altri. Bella è davanti a me, si limita a fissare la galleria, che si perde nelle profondità della montagna. Sembra ipnotizzata.
Avanzo con l’intenzione di superarla, quando la sua mano afferra il mio pelo all’altezza dalla spalla destra, trattenendomi.
“Non lo senti” sussurra con una voce inquietante.
“Sangue, versato da poco” chiarisce Edward alla mia destra.
Annuso meglio l’aria attorno a me, sperando di non sentire il dolce profumo del sangue di mia figlia.
Mi bastano pochi secondi per capire che, sì, Claudia è stata qui. Ma ringraziando il cielo, il sangue non è il suo.
Un debole lamento risuona dal fondo della galleria, senza più aspettare, avanziamo velocemente fino ad una camera.
Al suo centro una donna nuda, giace distesa sul pavimento di pietra. È conciata davvero male, il suo corpo è ricoperto di ferite e sembra respirare appena.
“E’ Vivien.” Ci informa Edward.
“Ma è umana!” pensa Cecilia stupita.
Intanto Carlisle è chino sulla ragazza, e cerca di stabilirne le reali condizioni. “La maggior parte delle ferite, non sono gravi è stanno già guarendo da sole.  Anche se non è del tutto umana, la ragazza è stata picchiata piuttosto selvaggiamente, quindi non escludo la possibilità di traumi interni. È meglio portarla a casa, lì potrò prendermi cura di lei” Spiega, con tono professionale.
“Garrett” ringhia Emmett.
Mi accorgo che ha ragione, il suo odore aleggia ancora leggero nella stanza, insieme con quello di mia figlia.
“L’ha portata via” pensa Cecilia con un guaito, mentre una lacrima cade dai suoi occhi, disegnando una linea scura nella sua pelliccia color sabbia.

 
Ciao bella gente, ecco il capitolo nuovo, come vedete le cose non vanno benissimo ai nostri eroi. Come al solito sono ansiosa di sapere la vostra opinione.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
mikmik69 
4 - 
nessieejake
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Capitolo 13
*** Capitolo Dodici ***


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Capitolo dodici

POV: Vivien
È tutto confuso, apro gli occhi ma davanti a me c’è solo una nebbiolina fatta di macchie di colore.
Attorno a me, voci lontane mi arrivano confuse come se mi trovassi sul fondo di un pozzo.
Una voce maschile posata e musicale pronuncia parole come: “Trauma cranico” o “Sedativo” oppure “Attendere” e “Viso famigliare”.
Naturalmente dice altre cose, ma non riesco ad afferrare cosa.
Finché l’oscurità ritorna avvolgendomi come un lenzuolo.

 
POV: Cecilia
Vivien se la caverà, ma è l’unica notizia positiva di questa giornata iniziata in modo orribile.
Sono le nove del mattino quando io è Seth, lasciamo casa Cullen. Durante il tragitto verso casa tra noi regna il silenzio.
Appena mettiamo piede in casa, Esme corre ad abbracciarmi, riservando per Seth una lieve carezza e un “Mi dispiace”.
Dietro di lei, Alice sembra aver perso la sua proverbiale allegria. “Sue dorme, probabilmente si sveglierà tra poco” si limita a dire.
Poi entrambe ci lasciano soli.
“Vado a vedere come sta Aiden, tu pensa alla piccola, ti raggiungo tra poco” mormoro stancamente.
Seth mi osserva per un secondo, un lampo di qualcosa simile al fastidio passa nei suoi occhi, ma annuisce e si avvia.
Aiden giace nella camera degli ospiti, le finestre e tutte le fonti di luce naturale sono state accuratamente chiuse. Nel buio riesco a vedere benissimo la sua figura immota.
Stasera il suo non sarà un buon risveglio.
Salgo al piano di sopra, sbircio nella camera delle bambine: Sue dorme ancora. Abbiamo preferito non mandarla a scuola. Un po’ per sicurezza, ma soprattutto perché nessuno sa che sua sorella è stata rapita. Abbiamo bisogno di muoverci liberamente e la polizia servirebbe solo a complicare le cose.
Entro in camera, Seth è sdraiato al buio, lo sguardo perso sul soffitto.
Mi sdraio accanto a lui, appoggiando la testa sul suo petto. Le sue braccia mi stringono.
Restiamo così per qualche minuto.
“Scusa” dice in un soffio, così piano che non sono nemmeno sicura di aver sentito.
“Per che cosa?”
“Per stamattina, non volevo aggredirti”
Nonostante tutto, sorrido contro la sua pelle, “Sei geloso” affermo.
Non risponde, ma la sua mano scende alla base della mia schiena, trascinandomi su di lui.
Un altro minuto trascorre, mentre mi beo del suo profumo e della solidità del suo corpo sotto il mio.
“Cambierebbe qualcosa?” chiedo di punto in bianco.
“uhmmm?” mugugna.
“Se la risposta alla tua domanda fosse sì, cambierebbe qualcosa?”, siamo sempre stati sinceri l’uno con l’altra.
 “No”, la stretta delle sue braccia aumenta d’intensità.
“Bene, perché io voglio solo te, e non basterebbero mille Aiden a farmi cambiare idea”. Mentre pronuncio queste parole, mi accorgo che non potrebbero essere più vere: Aiden ha un suo fascino, è innegabile, e in un certo senso mi fido di lui. Ma resta quello che è: un assassino senza scrupoli, un essere senza morale che agisce esclusivamente pensando a se stesso. Mi chiedo come si sarebbe comportato, se al posto di mia figlia, ci fosse stata una bambina qualunque. Un brivido mi sale lungo la schiena al solo pensiero.
Un dito sale a sollevarmi il mento, fino a quando non incontro lo sguardo di Seth, “La troveremo” dice, mentre i suoi occhi bruciano nei miei.
“Lo so” rispondo.
Poi le sue labbra scendono sulle mie come a suggellare un giuramento.
In silenzio, cominciamo a spogliarci a vicenda, anche se non indossiamo molto, visto che siamo reduci dal bosco. Mi sfila la lunga maglietta, baciando ogni centimetro di pelle che scopre.
Appena libere, le mie mani raggiungono la chiusura dei suoi pantaloncini. Mentre li tiro giù, seguo con le labbra il percorso fino alle caviglie. Lasciando sulla sua pelle una scia di fuoco.  
Arrivata in fondo, sollevo gli occhi per incontrare di nuovo i suoi. Dentro, oltre alla passione, c’è ancora la traccia del dolore che questi giorni terribili hanno lasciato.
Come sempre, i suoi occhi sono lo specchio dei miei.
Seth si mette seduto, trascinandomi di nuovo su, mi ritrovo così seduta sulle sue gambe. Le sue labbra calde e dolci incontrano le mie.
Ci amiamo così, lentamente, quietamente. Ritagliandoci un attimo di paradiso, prima di affrontare di nuovo l’inferno.
 Il suo corpo sotto di me, il suo profumo, il sapore della sua pelle, bastano quasi per mandarmi in orbita. Non ho mai incontrato nessuno come lui in duecento anni, niente di quello che ho provato prima è paragonabile a questo.
Se scioccamente, per un secondo ho avuto nostalgia di quei pochi giorni trascorsi a Dublino, ciò che provo adesso, ciò che leggo negli occhi di Seth mentre ci perdiamo in quell’attimo di eterno, mi da la conferma che Aiden era solo una chimera, un desiderio effimero che lascia il tempo che trova. 

 
 POV: Andrea
Roma, quartiere Parioli.
Appoggiato alla mia auto, attendo che Celeste appaia dall’elegante portone, intanto mi rileggo per l’ennesima volta la targhetta dorata che recita: De Benedictis S. E Camilleri C. Architetti ASS.
Ovvero, lo studio dove mia sorella lavora da quasi due anni.
Finalmente dopo altri cinque lunghissimi minuti appare, e non sembra molto felice di vedermi.
“Che diavolo fai qui!” sibila a bassa voce.
“Sono venuto a ricordarti i tuoi doveri, stasera sei di ronda” dico, tranquillo.
“Sai già che non verrò, ho chiuso con quella roba. E adesso sparisci, Fulvio sarà qui a momenti” ribatte guardandosi intorno.
“Frequenti ancora quel tipo? Celeste, lui non va bene per te”. Le ripeto per l’ennesima volta. È un discorso che abbiamo fatto un milione di volte.
“E’ perfetto invece! È gentile, carino, ma soprattutto può darmi quello che voglio: una vita normale” , L’afferro per un braccio mentre cerca di allontanarsi.
“Svegliati Celeste!” sbotto esasperato. “Tu non sei normale, e frequentare quel tizio non cambierà le cose. Torna, abbiamo bisogno di te.”
L’ultima parte della frase somiglia a una preghiera.
Posso capire il suo desiderio di lasciare e di avere una vita normale, altri l’hanno fatto, ed è un dolore per me continuare a ripeterle che non può farlo. Ma lei è quello che è: l’alfa, l’elemento fondamentale per la sopravvivenza del branco, senza di lei siamo indifesi.
Un’auto nera, lucida parcheggia poco distante da noi.
Celeste si libera dalla mia presa.
“Mi dispiace, devo andare, ciao” mormora, nei suoi occhi leggo qualcosa simile al rimorso, poi scompare dentro la macchina nera.

 
POV: Celeste
Mi rifugio velocemente dentro l’auto, Fulvio mi saluta con un leggero bacio.
“Ciao, amore, andiamo?”
Annuisco. Mentre l’auto si destreggia tra il traffico della sera, mi chiudo nei miei pensieri.
Tornare. Tornare a cosa? A un mondo che la maggior parte delle persone crede esista solo sui libri e nei film horror?
Un mondo che rende orfana una ragazzina appena adolescente. Che ti coinvolge in scontri tra creature mitiche, mentre la maggior parte delle tue amiche pensa solo alla scuola e ai ragazzi. No, grazie.
Il mio periodo sull’isola che non c’è, è finito. Sono cresciuta.
Quando due anni prima avevo comunicato le mie intenzioni ad Andrea, lui se ne era venuto fuori con questa storia dell’Alfa destinato.
“La tua mente protegge tutti noi” aveva detto. “Senza, siamo indifesi”
Perché proprio io? Era l’unico pensiero che mi frullava in mente mentre mio fratello mi spiegava i miei doveri.
Ho rifiutato, anche se dentro di me qualcosa urla, come se fossi un generale che manda disarmati i suoi soldati in prima linea.
Ma io non voglio essere un generale! Voglio essere semplicemente Celeste.
Questo e nient’altro.

 
Ciao bella gente. Questo capitolo mi piace parecchio. Credo sia molto buono(lo so, sono di parte).
Cosa ne pensate degli ultimi due POV, vi aspettavate di trovare Andrea e Celeste ai ferri corti? Credete che Celeste abbia fatto la scelta giusta? Fatemi sapere.

 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
mikmik69 
4 - 
nessieejake
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Claire66 
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Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
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Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 14
*** Capitolo Tredici ***


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Capitolo tredici

 
POV: Edward
La ragazza, Vivien, riposa da ore grazie al sonno indotto dai farmaci. Nella sua mente si alternano immagini oniriche confuse: un incendio, voci concitate, uomini misteriosi armati di fucile e poi, altre ancora più inquietanti fatte di sangue e decine di volti che hanno in comune solo l’espressione terrorizzata. Su tutto questo aleggia, incongruo, il viso di mia nipote. La piccola Claudia appare senza una logica chiara tra tutti questi orrori.
All’inizio, non riuscivo a decifrare molto dell’intricato puzzle nella mente di Vivien. Poi la maggior parte dei pezzi hanno trovato la loro giusta sede.
Un’altra leggenda è venuta a noi. Una figlia della luna.
“Devo parlarvi” annuncio al salone principale vuoto.
Istantaneamente i membri della mia famiglia, sparsi per tutta la casa, si materializzano davanti a me.
“Dicci, figlio” mi esorta Carlisle.
“Ascoltando i pensieri della nostra ospite ho scoperto un fatto sconcertante: quasi sicuramente abbiamo in casa uno dei responsabili delle stragi di William Lake.”
La sorpresa serpeggia se non nei volti, nelle menti dei miei congiunti. Esme tra tutti è la più colpita dall’idea che una delle sue nipotine sia stata per giorni in balia di Killer efferati.
“Quindi, anche il vampiro che adesso si trova a La Push …”deduce Bella.
“Esatto”
“Sarà meglio avvertirli” conclude Carlisle, recuperando il cordless.
“Aspetta” lo ferma Jasper. “Non scopriamo subito le nostre carte: se ci dimostriamo ostili, perdiamo qualunque possibilità di avere informazioni utili sul rapimento di Claudia.”
“Hanno il diritto di sapere” interviene Bella con foga.
Jasper scuote la testa “I lupi sono poco pragmatici, quando si tratta di vite umane”.
“Ma ..” tenta di replicare Esme, subito interrotta da mio fratello.
“Li informeremo, certo, ma solamente al momento opportuno”.

 
POV: Bella
“A cosa pensi?”
Edward mi fa questa domanda per l’ennesima volta, ancora non digerisce che la mia mente è privata.
Rotolo su un fianco fino a trovarmi a pancia in giù nel nostro letto.
“Bella…”
“Penso che stiamo sbagliando” dico con una smorfia. “I lupi hanno il diritto di sapere la verità”.
Da quasi una settimana ospitiamo Vivien e Aiden facendo finta di ignorare il disastro che hanno combinato in Canada.
“Senza contare che non stiamo facendo molti progressi”.
 “E’ vero” ammette Edward. ”Ma non credo che posiamo incolpare loro di questo, ci stanno aiutando come possono”
Non posso che dargli ragione, in particolare Vivien sembra sinceramente affezionata a Claudia. “Mi sembra impossibile che sia lei la responsabile delle stragi, sembra così dolce”.
“Ha sofferto molto, ma non è totalmente malvagia” la giustifica Edward.
Con il passare dei giorni è riuscito a ricostruire la sua storia: dopo aver perso la sua famiglia in modo brutale, ha vagato per anni nei boschi del Canada vivendo allo stato selvatico, finche Aiden non l’ha trovata e presa con se.
“Approvi ciò che ha fatto?” chiedo stupita.
“No. No, ma lo comprendo. Vedi, lei odia con tutto il cuore gli abitanti di quel paese, e in generale diffida degli umani. Nella sua mente sono loro i veri mostri”
“Mostri?” non capisco.
“Pensaci bene: gli umani hanno ucciso, mentre Aiden- un vampiro- l’ha salvata, si è preso cura di lei, le ha insegnato  tutto quello che sa...”
“Quindi, nella sua mente si è formato il concetto: umani cattivi, vampiri buoni?”
“Precisamente”
“E Garrett?” l’ha quasi uccisa, non penso lo classifichi tra i buoni.
“Garrett, l’ha scossa un po’, credo che stia iniziando a riconsiderale la situazione”
Questo cambia le cose, forse possiamo aiutarla. Mostrarle che non tutti gli umani sono cattivi.
Un po’ più ottimista alzo gli occhi verso la finestra. Un altro giorno sta iniziando.
“Andiamo” dice Edward, alzandosi “Abbiamo molto lavoro da fare”.

 
POV: Celeste
Un sottofondo di violini, accompagna la nostra cena in un noto locale nel centro di Roma.
La bionda con il viso pietrificato dal botulino che è seduta davanti a me, ride come un’oca alle battute idiote del suo accompagnatore.
Odio quando Fulvio mi trascina alle sue cene di rappresentanza.
Tanto per cominciare, non sembra più lui: mellifluo e accondiscendente sorride al ciccione lampadato, degno compagno di miss botulino.
Giuro, mi sembra un alieno.
Con discrezione mi alzo e mi avvio verso il bagno, ho bisogno di una piccola pausa per calmare i miei nervi, o rischio di esplodere.
La toilette sembra un salotto: tutto è pulito e scintillante. Mi sciacquo le mani tanto per fare qualcosa. In realtà vorrei infilarci la testa sotto l’acqua, per schiarirla da ore di discorsi inutili.
Mentre cerco di far funzionare l’asciugatore, il cellulare nella mia borsetta vibra.
È Stefano.
Un brivido mi attraversa la schiena: è da un po’ che non lo vedo, a parte le ronde non abbiamo niente in comune.
“Celeste, vieni alla casa comune. Adesso!” il tono è brusco e diretto, nella mia mente un solo nome lampeggia come un’insegna a neon: Andrea.”
“Stefano … io … è successo… Andrea… sta…” farfuglio.
“C’è stato uno scontro. È ferito. Vieni. Ora!” ringhia categorico.
“Arrivo” rispondo.
In un secondo sono al tavolo, ignorando i suoi commensali mi avvicino a Fulvio.
“Tesoro, devo andare, una chiamata improvvisa” mi giustifico salutandolo in fretta. Nella mia mente sono già per strada.
Lui mi rincorre, afferrandomi per un braccio proprio sulla porta del locale.
“Celeste aspetta, dove vai, che succede?” mi chiede confuso.
“Niente tesoro” mormoro rassicurante ,ansiosa di sganciarmi “Cose di famiglia, sai come è fatto mio fratello...”
Fulvio mi guarda sconcertato, effettivamente non conosce molto Andrea. Le poche volte che si sono incontrati, mio fratello si è limitato ad esprimersi a monosillabi e a fissarlo minaccioso. Credo che Fulvio pensi che sia un delinquente o qualcosa di simile.
“Ti accompagno” dice poco convinto.
Certo, fantastico, sono sicura che troverai la casa comune interessante. In fondo non capita spesso di visitare un ritrovo di mutaforma, penso. Ma mi limito a dire solamente “No, Amore non serve. Sarà sicuramente una stupidata, non vale la pena di rinunciare alla cena, sono sicura che Marini si sia quasi convinto a investire nel tuo progetto. Prenderò un taxi”.
Le parole Marini e investire nella stessa frase lo convincono istantaneamente a lasciarmi andare.
Naturalmente, non cerco nemmeno di prendere un taxi, con questo traffico sono moto più veloce io a piedi. Mi allontano discretamente dalla confusione del centro, per defilarmi verso strade più isolate. Appena sono sola, mi libero dei tacchi e inizio a correre.

 
 Ciao bella gente, ecco puntuale il nuovo cap. domande? Curiosità? Opinioni? Fatemi sapere.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
helly96 
3 - 
mikmik69 
4 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 - 
Beth90 
2 - 
BRIGIDA 
3 - 
Claire66 
4 - 
eia 
5 - 
lenny87 
6 - 
lilyblake 
7 - 
mikmik92 
8 - 
nessieejake 
9 - 
princess peack 
10 - 
Scarlett FJD 
11 - 
vampiryuk12 
Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
1 - 
Claire66 
2 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quattordici ***


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Capitolo quattordici

POV: Celeste
L’ingresso della casa comune, si affaccia discreto su una viuzza del centro, l’aspetto esterno è molto dimesso: un incrocio tra un club privato e una vecchia bottega ormai chiusa. L’intonaco della facciata è di un colore indefinibile, insomma tutto è stato studiato in modo che passi inosservato.
L’interno è un'altra cosa, l’arredamento della sala principale risale al 1500 ed è in perfetto stato di conservazione. La stessa cosa vale per la grande sala che ospita le riunioni ufficiali, l’emiciclo ricorda vagamente quello del parlamento, anche se quello della casa comune è molto più piccolo, in compenso è completamente coperto da bassorilievi lignei che raccontano la storia della legione.
Non tutte le sale, però sono all’insegna della storia, alcune- come l’infermeria- sono modernissime e attrezzate con strumenti all’avanguardia.
L’infermeria è proprio il mio obiettivo stasera, mentre con il cuore in subbuglio attraverso la sala principale. Al mio passaggio i membri della legione presenti mi rivolgono uno sguardo grave, che registro distrattamente: al momento non m’importa niente delle loro rimostranze.
Nell’anticamera dell’infermeria trovo Stefano, più accigliato degli altri. insieme con lui ci sono Valentino e Salvo, entrambi sfoggiano fasciature e medicazioni, segno che il dottore è già entrato in azione.
Andrea quindi deve essere ancora dentro, vado per entrare, quando Valentino mi blocca.
“No, Cecilia è meglio che non entri, per ora” mi dice con lo sguardo affranto.
“Come s … è grave?” chiedo con il terrore che la risposta sia positiva.
“L’ha morso” interviene Stefano con uno sguardo accusatore.
Andrea è stato morso.
“La sanguisuga aveva qualche capacità particolare, appena ci avvicinavamo a lui sembrava svanire davanti ai nostri occhi, per poi ricomparire in un punto diverso” Spiega Salvo, con rabbia.
L’angoscia dilaga in me, senza più ascoltare nessuno mi precipito dentro. Adesso capisco, mi ritengono colpevole. E forse lo sono.
La prima cosa che vedo entrando, è il dottore: è di spalle e traffica con non so cosa sul bancone davanti a lui.
Andrea si trova invece al centro della sala, su di un lettino.
Personalmente non ho mai visto qualcuno colpito dal veleno dei vampiri. Naturalmente conosco tutto sull’argomento, so anche che Andrea ha molte probabilità di farcela grazie al siero. Ma vederlo è tutta un'altra cosa, vedere mio  fratello. Il mio amato e troppe volte odiato fratello, soffrire in bilico tra ghiaccio e fuoco, è la più atroce delle torture.
Una mano si posa leggera sulla mia spalla, è Giovanni, per tutti: il dottore. È il nipote del vecchio ricercatore che tanti anni fa scoprì il siero, e a tutt’oggi è uno dei pochi umani a conoscenza del nostro segreto. 
“Cecilia” mi dice, ”Io ho fatto tutto quello che potevo, adesso tocca a lui”.
Afferro la sua mano sulla mia spalla “Grazie”.
Con un sospiro interrompe il contatto, e si avvia verso la porta “Comunque, passerò domani mattina per vedere come sta. Rimani tu qui?”
“Certo” rispondo, sempre che me lo permettano, aggiungo tra me e me: ho visto gli sguardi degli altri.
Se io fossi stata con loro, tutto questo non sarebbe successo, la mia immunità naturale avrebbe protetto anche gli altri. Ma è un reato voler vivere la propria vita?
Davvero non lo so, in questo momento non so più niente ho perso la direzione: vorrei mio fratello e gli altri al sicuro, vorrei che tutti noi non fossimo coinvolti. Ho creduto di poter vivere una vita diversa, normale. Il sogno è finito, ora sono sveglia. 

 
  P O V: Carlisle
Il tramonto segna la fine di un altro giorno mentre riuniti in salotto, facciamo il punto della situazione, Aiden e Vivien sono con noi. Entrambi si sono dimostrati estremamente collaborativi, ma in definitiva non molto utili.
I due sono stati semplicemente delle pedine nel piano di Garrett, qualunque esso sia. Quindi, non sono a conoscenza di informazioni davvero fondamentali.
In mancanza di novità, la riunione si scioglie in modo informale spezzettandosi in tante conversazioni che si accavallano tra di loro.
“Bertrand mmm … quindi sei francese” commenta Alice. La più vivace delle mie figlie dimostra un interesse particolare per la giovane figlia della luna.
“No, io sono canadese ma mio padre era francese, la sua famiglia lasciò la Francia quando era molto piccolo”.
Bertrand… Francia… questo mi riporta indietro nel tempo, a quando ero giovane, pieno di speranza ed entusiasmo per il mio ritrovato futuro. A quando, ansioso di imparare, ho abbandonato la mia terra per approdare sulle coste della Francia settentrionale, ovviamente il mio obiettivo allora era Parigi. Ma prima di arrivarvi per continuare i miei studi, ho soggiornato per poco tempo -una manciata di giorni in realtà- presso un piccolo villaggio di pescatori: Saint Germain Des Vaux. Un posto davvero singolare: fatto di poche case affacciate sul canale della manica. Il villaggio era dominato da un castello fortificato affacciato sul mare appartenente a un’antica famiglia: i Bertrand.
Gli abitanti delle poche case erano gente chiusa, silenziosa al limite della scortesia, il cui comportamento era degno dei migliori romanzi gotici.
Io stesso ho potuto osservare un inquietante episodio:
Una delle ultime sere in cui soggiornavo in quel villaggio, vidi i pescatori affrettarsi a tornare a riva con le loro piccole imbarcazioni, mentre il sole lentamente tramontava. Le condizioni erano tutt’altro che favorevoli, il mare mugghiava e le onde s’infrangevano lungo gli scogli in alte colonne di spuma bianca.
Con il mare in tempesta, tentare di arrivare al piccolo molo era quasi in suicidio. Eppure i pescatori continuavano a tentare, mentre le loro famiglie aspettavano sulla terra ferma.
Lo sguardo delle donne andava dalle piccole imbarcazioni al sole, come se tentassero di rallentarne la discesa con la sola forza dello sguardo.
Miracolosamente quasi tutte le barchette approdarono al molo senza troppi danni, tutte tranne una: in essa un uomo e un ragazzo ancora adolescente lottavano, mentre il mare spingeva il loro piccolo guscio di noce troppo a nord rispetto all’approdo. Davanti a loro, gli scogli frastagliati come le zanne di un mostro.
Sorprendentemente gli altri pescatori e la gente sul molo, sembrarono disinteressarsi degli ultimi rimasti, velocemente tornarono alle loro abitazioni e si chiusero dentro sprangando porte e finestre. Solo una donna rimase sul molo, disperata spettatrice della lotta tra i due uomini e il mare.
Oltre a me naturalmente. Osservai tutta la scena nascosto tra le ombre, al sicuro dagli ultimi raggi del sole. Dentro di me infuriava la lotta: sarebbe stato facile portare a riva i due malcapitati, ma qualcosa, un istinto primordiale, mi sussurrava che rivelarmi agli umani non sarebbe stata una buona idea.
Prima che riuscissi a chiarire me stesso, il mare emise la sua sentenza: la barca venne schiantata contro le rocce e i due scomparvero tra le onde.
La donna rimase lì come fulminata, accorati singhiozzi, cominciarono a scuotere le sue spalle. Mi aspettavo, che in qualche modo cercasse di raggiungere i suoi cari, e questa volta ero pronto a intervenire nonostante i miei timori. Non volevo che morisse anche lei.
Ma la donna non fece niente. Lentamente, soffocando i singhiozzi nel suo scialle di lana, tornò a casa e come gli altri, si chiuse dentro.
Appena gli ultimi raggi di sole scomparvero all’orizzonte mi avvicinai alla scogliera sperando ci fosse ancora qualche superstite da trarre in salvo, ma non trovai niente.
Quella notte stessa, ripresi il mio viaggio, mentre la luna piena faceva il suo trionfale ingresso sul palcoscenico del cielo.
Mentre mi allontanavo, il mio udito sensibile colse uno strano verso, non propriamente animale.
La risata tuonante di Emmett mi scuote dai miei pensieri, niente riesce ad abbattere il suo ottimismo.
Mentre la sera si fa notte, lascio il salotto per ritirarmi nel mio studio, una nuova idea nella mia mente: forse posso fare qualcosa per migliorare la vita di Vivien.

 
Ciao bella gente, finalmente un nuovo capitolo , la situazione progredisce, anche se lentamente. Spero di annoiarvi con questo ritmo. Come al solito fatemi sapere.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
GiulyHermy99 
3 - 
helly96 
4 - 
mikmik92 
5 - 
nessieejake 
Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 - 
Beth90 
2 - 
BRIGIDA 
3 - 
Claire66 
4 - 
eia 
5 - 
lenny87 
6 - 
lilyblake 
7 - 
mikmik92 
8 - 
nessieejake 
9 - 
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10 - 
Scarlett FJD 
11 - 
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1 - 
Claire66 
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Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 16
*** Capitolo Quindici ***


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Capitolo quindici

POV: Garrett
È incredibile cosa riesce a comprare il denaro.
Documenti, passaporti, voli privati, e come se non bastasse, serve anche a ungere i funzionari che improvvisamente distolgono lo sguardo. Così, accade che un uomo, arrivi in un normale aeroporto -uno di linea, con la gente che va e viene tra abbracci e bagagli- e riesca a uscire tranquillamente portandosi dietro una bambina. Certo, il funzionario in questione avrà per esempio notato il viso non proprio sereno della piccola o i vestiti un po’ stazzonati, ma i soldi riescono a far sfuggire certi particolari.
Succede così, che un uomo, un vampiro nel mio caso, riesca tranquillamente a raggiungere il bel paese e trovarsi una sistemazione comoda, che gli permetta di studiare la prossima mossa.
 

POV: Celeste
Quarantotto ore e niente e cambiato. Andrea continua a rimanere nel suo mondo fatto di sofferenza, tra ghiaccio e fuoco.
Giovanni, che nelle ore passate è venuto a dare un’occhiata a intervalli regolari, è ormai fisso qui da stamattina, fa le sue misurazioni, legge i suoi strumenti e poi rimane ad osservare Andrea. Impotente come tutti noi.
Non dice niente. Non serve. Lo so io, come lo sanno gli altri  ragazzi che aspettano nella sala grande, che Andrea avrebbe dovuto svegliarsi stamattina.
Man mano che le ore passano, le facce di tutti assumono un cipiglio più grave e le occhiate nei miei confronti- le rare volte che mi allontano dall’infermeria- si fanno più gelide.
Qualcosa non va, nessuno lo dice ma tutti lo pensiamo.
L’unica consolazione è che il fisico di Andrea sembra sopportare bene lo stress, il polso e buono e la pressione regge.
Il resto e solo ansia e dolore.
                           §§§§§§§§§§§§§§§
 
Tardo pomeriggio.
Le ore passano lentamente, adesso Giovanni è veramente preoccupato, anche se non lo fa vedere.
Ed io?
Io sono disperata, incapace di reggere la tensione che mi attanaglia, rubandomi l’aria dai polmoni. Fuggo dall’infermeria, per rifugiarmi nella sala comune.
Le facce qui sono cambiate, – quelli che sono di ronda, sono in giro, nonostante rischino grosso- i cipigli sono sempre gli stessi e ognuno di loro sembra ripetere: “E’ tutta colpa tua Celeste”. O forse e solo il mio senso di colpa, ad alimentare la mia immaginazione.
All’improvviso come sospinto da una folata di vento, il portone d’ingresso si apre. Tutti gli sguardi si rivolgono contemporaneamente alla figura che adesso si staglia nello specchio della porta.
L’uomo è alto, la figura imponente è leggermente ingobbita- ma non vinta- dall’età. Certamente non ha bisogno di presentazioni, tutti qui conoscono Glauco detto Gengis khan. Alle sue spalle, ben inteso!
Il nomignolo, poco amato da Glauco, deriva sia dalla sua età, –è il più anziano dei lupi dopo Cecilia- sia dalla sua abilità come guerriero.
Glauco attraversa veloce la sala comune per infilarsi nell’infermeria, seguito dagli sguardi di tutti.
Appena scompare dietro la porta, come un fulmine gli vado dietro.
Dentro trovo Glauco chino su mio fratello, sotto lo sguardo attento del dottore, esamina attentamente Andrea: gli tocca la fronte, come si fa con i bambini quando si vuole sentire la febbre, poi appoggia la mano sul petto all’altezza del cuore.
Alla fine si rialza, né io né il dottore osiamo fiatare: “Andrea si sveglierà, probabilmente stasera o alle prime luci dell’alba”.
Silenzio, so che il suo verdetto non è finito, leggo nei suoi occhi che ci sono anche brutte notizie.
“Si sveglierà e starà bene, ma i suoi giorni da lupo sono finiti, lo spirito che albergava in lui, è morto” conclude lapidario, dopo di che esce dall’infermeria, forse a dare la notizia agli altri. Non lo so, percepisco tutto come lontano, sbiadito.
Mentre crollo su una sedia, le ultime parole di Gengis risuonano nella mia mente, insieme a una marea di domande: come la prenderà Andrea? Riuscirà ad adattarsi ora che è ridiventato normale?
Normale. Quello che è successo cancella definitivamente il mio desiderio di esserlo: sono il numero due, la prossima nella lista. Ora tocca a me. Qualcosa dentro di me si ribella: no, non voglio.
E poi ancora, senso di colpa: mio fratello poteva rimanere ucciso, storpiato a vita. Ed io penso solo a me stessa e ai miei stupidi desideri?
In fondo a questa marea di sentimenti contrastanti: disperazione, confusione, rimorso; emerge lentamente la rabbia, è ancora lieve, ma in rapida crescita.
La voglia di cercare, trovare e ridurre ai minimi termini lo stronzo che a fatto questo ad Andrea, è una presenza sempre più ingombrante in me, ed ho il sospetto che alla fine sarà lei a prevalere.

 
POV: Aiden
Perso in mezzo al nulla, mi fermo all’improvviso dopo essermi velocemente allontanato dalla città e dalla mia ultima vittima. Sono solo, la mia Viv non è con me.
È rimasta con i Cullen a giocare alla famiglia felice: notte dopo notte, vedo la sua diffidenza sciogliersi, il suo cipiglio ammorbidirsi. Sembra che questi strani vampiri stiano risucchiando la mia perla nel loro strano modo di vivere cosi … umano.
Vivien odia gli umani, e tutte le cose che hanno a che fare con loro… o almeno così credevo. Adesso non lo so più.
Man mano che lei rimane invischiata dai Cullen come una mosca nella tela del ragno, io mi sento messo all’angolo, dimenticato.
Quei santarellini stanno rovinando la mia Vivian. Ho il timore che riusciranno a domare la bestia, trasformando la mia creatura bellissima e letale in un’eterna scolaretta.
Dio, nascondere i miei pensieri, trattenere ogni giorno il mio disgusto per il loro comportamento da “brava famiglia americana” sta diventando ogni giorno più difficile ma quel maledetto telepatico potrebbe rovinare tutto, sentendo i miei pensieri.
Non mi resta che tenere duro, e sperare di strappare la mia perla dalle loro candide mani prima che riescano ad alterarla completamente.
Il vento freddo soffia dal nord, se fossi umano sarei già un pezzo di ghiaccio. Controllo il cellulare, bene. Funziona. Spero che Garrett si sbrighi a contattarmi.

 
Bene bella gente, eccoci di nuovo qua con un nuovo capitolo, ringrazio tutti coloro che lasciano due righe di recensione.
A tutti quelli che passano e leggono solo dico: non siate timidi, buttatevi, ditemi qualcosa.

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


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Capitolo sedici

Dove eravamo rimasti:
Garrett ha ancora in mano Claudia e insieme con lei è riuscito ad arrivare in Italia.
Aiden e Vivien sono ospiti dei Cullen, che fanno buon viso e li tengono d’occhio.
 Andrea, che è staro morso da un misterioso vampiro durante la ronda, sopravvivrà ma perderà la capacità di mutare.
Celeste comincia a rendersi conto che è arrivata l’ora di riprendere il suo posto nel branco.

Vi lascio al nuovo capitolo. Buona lettura.
 
POV: Cecilia
I giorni si sono fusi nei giorni, la pista che stavamo seguendo e scomparsa nel nulla, come la mia Claudia.
Sembra che Garrett sia sparito dalla faccia della terra. Nessuno l’ha visto e nessuno sa dirci niente di lui.
Riflettendo senza sosta, sono qui, immobile sul divano di casa.
Seth è accanto a me ma potrebbe essere sulla luna. Anche la piccola Sue, oggi sembra spenta, mentre fa i compiti sul tavolo della cucina. In silenzio.
Quando mai c’è stato silenzio in questa casa? A volte le bambine, tra urla e capricci, mi hanno fatto desiderare di ritirarmi in un convento di clausura.
Adesso pagherei oro per avere quel disordine in giro.
All’improvviso, Seth mi trascina su di se e mi stringe forte fino a quasi farmi mancare il respiro. Ma il suo sguardo è puntato sulla piccola figura china sui libri.
La mia mano sale al suo viso facendolo voltare verso di me. Guardarlo negli occhi è un dolore quasi fisico. I suoi occhi raccontano di notti insonni e giorni senza pace, ma c’è anche una scintilla. Piccola ma è lì.
So che significa: Seth non ha ancora mollato non si è rassegnato. D’altronde come potremmo farlo?
“La troveremo” mi ripete per l’ennesima volta.
“Lo so” rispondo sincera.

POV: Garrett
La mia dimora in Italia è accogliente e soprattutto non lontana dal mio obiettivo: il branco. Quelle immonde bestiacce che hanno ridotto in cenere il mio amore. La donna che dopo secoli di vagabondaggio era riuscita a stendermi – in tutti i sensi- con un semplice tocco della mano. (Trailer Breaking Dawn J).
Claudia, sembra essersi rassegnata alla mia compagnia, seduta su una poltrona, gioca con una bambola vestita con pizzi e merletti, la poltrona è così grande che lei stessa sembra una bambola sprofondata tra i cuscini. In questi giorni ho fatto in modo che non le mancasse niente, dopotutto non sono così crudele.
Leggera e silenziosa un’altra figura scivola discretamente nella stanza, Claudia scruta il nuovo arrivato che non la degna di uno sguardo, quindi con una smorfia e un piccolo brivido ritorna ai suoi giochi.
“Il nostro piccolo test è andato in modo eccellente” annuncia il vampiro. Il medaglione a forma di V che sfoggia ostentatamente insieme ai suoi modi melliflui, lo identificano come un degno servo dei “Signori” di Volterra.
“Raccontami i particolari” dico, brusco. Non mi piace. Come non mi piace essere stato costretto a rivolgermi ai tiranni italiani, ma …
“Qualche sera fa, mi sono introdotto nel territorio sorvegliato dalle creature: tre di loro mi hanno attaccato. Devo dire che mi aspettato qualcosa in più.” Commenta compiaciuto.
“Dai racconti che circolano a Volterra, i licantropi sono invincibili, e invece, grazie al mio potere è stato un gioco da ragazzi confondere quelle stupide bestie. Pensa! Ho  addirittura morso il più grosso!” conclude con una smorfia, come se qualcuno l‘avesse costretto a bere una medicina amara.
“Bene” commento indifferente. Ma dentro di me esulto, qualunque strana magia proteggeva il branco è caduta. La mia vendetta è sempre più vicina a compiersi.
“Naturalmente, io devo fare rapporto ai miei Signori, sono sicuro che apprezzeranno i nuovi sviluppi”.
“Certo, ma torna al più presto: dobbiamo definire i particolari per l’attacco”.

 
 
Intanto a Forks
 
Pov: Seth
Una falce di luna rischiara la mia strada mentre scivolo di nascosto verso il margine del bosco, alle mie spalle, la casa addormentata.
Mi sento un ladro ad allontanarmi così, lasciando Cecilia ignara nel nostro letto. Sono poche, le cose della mia vita che lei non conosce.
Ma stasera è necessario, finalmente ho le prove che la sanguisuga anomala è solamente un male da curare. Dal primo giorno in cui ha messo piede a casa nostra, ho dubitato di lui. Ho chiesto a Edward di tenerlo d’occhio il più possibile e quello schifoso bastardo doppiogiochista alla fine si è rivelato.
Raggiungo velocemente il confine della riserva, dove trovo Edward e Bella ad aspettarmi: come al solito si muovono più come due metà di un intero, che come individui distinti e separati.
Vederli insieme, mi procura una piccola fitta, mi sento come se stessi agendo alle spalle di Cecilia.  Non potevo portarla con me, non stasera.
Anche se non mi ha raccontato i particolari, ho capito che fra lei e Aiden c’è stato qualcosa.
Qualcosa che ha lasciato un segno dentro di lei.
Sarebbe una crudeltà enorme da parte mia portarla con me stasera, comunque finiscano le cose.
Con un cenno della testa saluto la coppia.
“Bene, dimmi tutto” penso rivolto a Edward, non ho proprio voglia di convenevoli.
Fortunatamente, anche il mio amico sembra dello stesso umore:
“Ho sorvegliato il nostro ... ospite, come ti avevo promesso. La sua è una mente molto disciplinata, evidentemente qualcuno l’ha messo in guardia sulle mie capacità. I suoi veri pensieri erano costantemente nascosti sotto una coltre di banalità. Sinceramente cominciavo a scoraggiarmi, quando Bella ha avuto una delle sue intuizioni... ”
“La caccia” interrompe lei con un sorriso soddisfatto.
Nella mia mente scorrono le immagini dei neonati selvaggi trascinati dal potente istinto, seguite da quelle dei Cullen: anche loro in quei momenti, perdono il velo di umanità che li contraddistingue. Quindi è possibile che…
“Esatto! Alla fine Aiden si è tradito.”
“Ok sapete dove si trova adesso?”
“Sì, seguici”
Senza aggiungere altro, mi metto sulla scia di Edward e Bella che sono schizzati via come fulmini.
La nostra corsa ci porta molto lontano dalla riserva, verso il confine con il Canada.
All’improvviso un fetore famigliare mi colpisce: lui è qui.
Ma dove? Siamo in mezzo al niente, intorno a noi solo alberi e oscurità, cosa diavolo combina in mezzo alla foresta?
Davanti a me, i due vampiri rallentano e cominciano ad avanzare cauti e furtivi come due belve in caccia. Immediatamente seguo il loro esempio, l’odore si fa intenso.
La preda è vicina.
Faccio ancora qualche passo tra gli alberi e poi… lo vedo!
Seminascosta dal tronco di un giovane pino, la figura di Aiden sembra una sagoma scura anche ai miei occhi.
Ci immobilizziamo sottovento, osservando le azioni della nostra preda.
Con quattro predatori in uno spazio così ristretto, gli animali devono aver deciso che era più salutare cambiare aria: attorno a noi c’è un silenzio di tomba. Tranne che per una cosa. Un leggero bisbigliare a bassa voce: Aiden sta mormorando, ma con chi?
Dal mio punto di vista sembra parlare al pino, Dio spero proprio di no, ci mancherebbe solo la follia al bel quadretto che mi sono fatto di lui.
Poi si sposta lievemente e capisco: sta parlando al telefono.
Quando si accorge di noi, è ormai troppo tardi, prima che possa muovere un muscolo, si ritrova circondato.
Rimane immobile per un secondo paralizzato dalla sorpresa, poi le sue labbra si aprono in un sorriso amichevole.
“Ragazzi, che ci fate da queste parti?” Ci chiede cordiale.
“Una battuta di caccia” risponde vago Edward. “Tu piuttosto, cosa fai fermo in mezzo al nulla?”
Tace per qualche secondo, poi risponde imbarazzato “Oh, nulla di particolare, volevo stare un po’ da solo, Viv era intrattabile stasera.”
“Non ti ha ancora perdonato?” chiede Bella.
Il vampiro scuote la testa, affranto “Da un po’ di tempo non la capisco più”.
 Di cosa stanno parlando? Credo di essermi perso qualcosa.
“Da quando è nostra ospite, Vivien ha iniziato a modificare la sua visione della vita, rivalutando molte delle sue scelte” chiarisce Edward.
“Rivalutare…” sibila Aiden come se si trattasse di una bestemmia.
Sinceramente comincio un po’ a stufarmi dei convenevoli, l’unica cosa che m’interessa sapere è se la sanguisuga anomala a fatto il doppio gioco o no.
Spinto dalla voglia di affrontare personalmente l’argomento con lui, mi allontano per riprendere la mia forma umana.
“Allora” esordisco con finta giovialità, una volta tornato. “Con chi parlavi di bello, Aiden?”

 
 
Bene, siete arrivati a fine capitolo. Non so quanti di voi siano rimasti a seguire questa storia, ma vi ringrazio tutti di cuore.
A presto.

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