Emma di Amber Cat (/viewuser.php?uid=83572)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Emma I
Personaggi: Ianto, Jack, Gwen, Rhys e una nuova
entrata
Timeline: Tra la seconda e la terza stagione
Descrizione:
una nuova arrivata si aggiunge al team di Torchwood
Disclaimer: Torchwood e i suoi protagonisti appartengono a Russel T. Davis, non
a me.
CAPITOLO 1
Emma guardò con preoccupazione l’orologio, non poteva certo arrivare tardi il
suo primo giorno di lavoro. Mentre camminava con passo svelto ripensò a quando
il suo capo le aveva comunicato che per un breve periodo sarebbe stata
trasferita al Torchwood di Cardiff. A quanto pareva lì erano rimasti sotto
organico e benché per i primi tempi fossero riusciti cavarsela da soli avevano bisogno di qualcuno
che li aiutasse ad aggiornare il sistema informatico . Varcando la porta si
trovò davanti ad un ragazzo affascinante con un completo blu, Emma lo squadrò
compiaciuta prima che lui interrompesse i suoi pensieri.
- Buongiorno, desidera?
Lei tirò fuori il tesserino e cercando di assumere un tono professionale
rispose
- Salve, Emma De Bourgh del Torchwood di Glasgow. So che mi stavate aspettando.
Il giovane facendole strada la invitò a seguirlo. Al suo ingresso fu salutata
dal grido di uno pterodattilo che volava indisturbato per la base. Cercando di
non scomporsi si avvicinò con passo deciso a quello che senza alcun dubbio
doveva essere il capitano Jack Harkness. Si soffermò a pensare che, anche se
non avesse già studiato l’organigramma del Torchwood di Cardiff avrebbe
comunque capito subito di trovarsi davanti al capo. Il suo atteggiamento, il
modo in cui riusciva a dominare tutto l’ambiente con lo sguardo, come se tutto
gli appartenesse. No, decisamente non c’ erano dubbi. Emma gli strinse la mano
con fare deciso
- È un piacere conoscerla capitano, ho
sentito molto parlare di lei.
- Chissà perché questo non mi stupisce affatto – intervenne Gwen.
Emma si voltò verso la ragazza bruna che le sorrideva mentre Jack si affrettò a
fare le presentazioni
-Emma De Bourgh, è l’ esperta di computer del Torchwood di Glasgow. Questi sono
i miei collaboratori Gwen Cooper e Ianto Jones.
Emma si voltò verso il ragazzo che l’aveva accompagnata e che ora le tendeva la
mano, in quel momento non poté fare a meno di pensare che forse quella
trasferta inaspettata avrebbe potuto rivelarsi più piacevole del previsto.
- Quindi lavori per Archie? -
domandò Gwen con aria incuriosita.
-Veramente no, Archie ha lasciato l’incarico e il nostro Torchwood ha avuto un
radicale rinnovamento dell’ organico, anche i nostri metodi adesso sono un po’
più all’ avanguardia. Bene, adesso che abbiamo fatto le presentazioni potrei
sapere a quale scrivania sistemarmi?
I tre si scambiarono per un attimo uno
sguardo smarrito, poi Jack sospirò, fece un gesto di assenso con la testa e
Ianto la accompagnò alla vecchia scrivania di Toshiko.
Emma lavorò per tutta la mattina sentendosi i loro sguardi addosso; odiava l’
idea che la considerassero l’usurpatrice del posto della loro collega morta, ma
li capiva benissimo. Pensò ai suoi colleghi, i suoi amici e considerò con quale
freddezza avrebbe trattato chiunque avesse avuto la pretesa di sostituirli,
anche se per poco. Decise che la cosa migliore da fare fosse concentrarsi sul
suo lavoro e cercare di portarlo a termine nel minor tempo possibile. Notò con
piacere che malgrado fossero rimasti senza un tecnico informatico ormai da
diversi mesi tuttavia il sistema non aveva grossi problemi e pensò che la
collega che l’aveva preceduta doveva aver fatto veramente un ottimo lavoro.
Stava già lavorando da un po’ quando sentì profumo di caffè e voltandosi vide
Ianto che le porgeva una tazza fumante.
-Ho pensato che ne avessi bisogno, stai lavorando senza interruzione da un bel
po’
- Oh grazie … Ianto giusto? Mi ci voleva proprio! – Ianto la osservò mentre lei
assaporava il suo caffè
– Mmm ottimo … ti rendi conto vero che da adesso in poi quando avrò voglia di
un caffè verrò sempre a disturbare te?
- Non preoccuparti, nessun disturbo, lo faccio volentieri e … benvenuta.
Emma gli sorrise timidamente, presa alla sprovvista da quella gentilezza
inaspettata.
- Grazie, davvero, e non solo per il caffè.
Ianto rispose al sorriso e si allontanò
per portare agli altri le loro tazze, mentre Emma non poté fare a meno di
seguirlo con lo sguardo e notare che era decisamente sexy nonostante il suo
stile formale.
Jack prese la sua tazza dal vassoio
- Allora che ne pensi della nuova arrivata?
-È un po’ presto per avere un’ opinione, è qui solo da qualche ora …
- Vero … ma un ottimo capo come me è in grado di identificare le persone al
primo sguardo!
- Oh ma certo, è ovvio, e dimmi un po’, cosa hai pensato di me la prima volta
che mi hai visto?
- Mmm … che eri determinato, testardo, insolitamente preparato sulle razze
aliene, disposto a rischiare in prima persona pur di aiutarmi e, cosa non
trascurabile, terribilmente sexy!
- E nonostante tutte queste ottime credenziali non volevi assumermi?
- Beh, te l’ ho detto, ti ho trovato da subito “terribilmente sexy” … avevo
paura che avresti finito col distrarmi dal mio lavoro!
Ianto era sul punto di rispondergli, ma
le loro solite schermaglie furono interrotte dal segnale che indicava un’attività
anomala della fessura.
continua...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Emma II
CAPITOLO 2
Gwen cercò di sovrastare il rumore assordante dell'allarme
-Che sta succedendo? Perché fa così? Jack?
-Non lo so, non lo ha mai fatto o almeno non così! Mai!- poi rivolgendosi ad
Emma -Cosa hai combinato?
-Niente, non ho fatto proprio niente!
-Ti sei messa a giocare con la fessura?
-Certo che no! Pensi che sia un' idiota? Qualunque cosa stia succedendo io non
ho fatto proprio niente per provocarla.
-Scusate se vi interrompo- intervenne Ianto -ma forse dovreste dare un'
occhiata a questi dati.
Gwen si avvicinò per controllare
-Ma è pazzesco, sembra quasi ... insomma è come con Bilis, pensate che ci sia
di nuovo lui dietro a tutto questo?
-No, questa volta è peggio. Non riguarda solo il tempo e poi dagli ultimi
rilevamenti sembra che la fessura si sia allargata ancora.
Quando l'allarme smise di suonare si riunirono per fare il punto della
situazione. Jack sfogliò nervosamente le carte che aveva davanti
-D’accordo, a questo punto la prima cosa da fare è cercare di limitare i danni
e recuperare il maggior numero di weevil o di qualunque altra cosa sia uscita
dalla fessura. Emma vorrei che tu intanto scoprissi quale area ricopre adesso
la fessura e poi cercheremo di capire cosa diavolo ha provocato tutto questo.
Jack si alzò quindi dalla sedia con uno scatto e si diresse con passo spedito
verso la porta seguito da Ianto e Gwen. La voce di Emma alle loro spalle li
fece voltare
-Veramente avrei una piccola obiezione...
i tre la guardarono con aria interrogativa
-Sono arrivata solo da qualche ora, non ho ancora preso troppa confidenza con
le vostre procedure e non conosco per niente la città; svolgerei il lavoro
molto più in fretta e accuratamente se qualcuno mi affiancasse.
Jack rimase per un attimo senza parole
-...Quindi pensavo che, se a Ianto non dispiace restare qui, il suo aiuto mi
sarebbe veramente utile.
Ianto passò lo sguardo da Emma a Jack, era curioso di vedere la sua reazione e
provò una punta di piacere nel notare l'espressione di disappunto del Capitano.
Tuttavia per quanto a Jack seccasse ammetterlo, Emma aveva perfettamente
ragione e la scelta più logica era senz'altro che fosse Ianto ad aiutarla. Uscì
quindi dall'hub con Gwen lanciando un ultimo sguardo a Ianto prima di
allontanarsi.
Ianto ed Emma lavorarono senza sosta per buona parte del pomeriggio, assorbiti dall'enorme
quantità di dati da controllare e dall'attività della fessura che non accennava
a diminuire. Stremata dopo tutto il tempo passato davanti al computer Emma si
tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, poi lasciandosi andare contro lo
schienale della sedia buttò indietro la testa.
-Impressioni sul primo giorno di lavoro?
le chiese Ianto sedendosi vicino a lei
-Faticoso, caotico e ...
-E?
-E sono piuttosto sicura che il mio nuovo capo mi detesti.
-Non credo proprio che Jack ti detesti.
-Ne sei proprio sicuro? Quando gli ho chiesto se poteva lasciarti qui con me ha
fatto una faccia... credevo volesse incenerirmi! Insomma non volevo certo
contraddirlo o decidere come organizzare il lavoro al posto suo...voglio dire è
Lui! è il capitano Jack Harkness, ho studiato attentamente tutti i file su di
lui, per me è un vero e proprio mito e non vorrei mai che mi detestasse. Lo
considero veramente un grande eroe-
poi fissando Ianto negli occhi aggiunse -lo siete tutti.-
Il ragazzo sorpreso da quella precisazione abbozzò un sorriso imbarazzato.
-Tranquilla, Jack non ce l'ha affatto con te, certo non ama essere
contraddetto, ma d'altra parte ormai con Gwen c'è abituato.
a quel punto i due si scambiarono un sorriso e Ianto proseguì
-Sai non è facile per lui ... prendere decisioni intendo. Le responsabilità che
ha lo obbligano spesso a fare scelte che gli altri non capiscono, che lo fanno
sembrare senza cuore, ma non è così, so bene che ognuna di quelle decisioni lo
ha devastato più di quanto non dia a vedere. Certe volte vorrei poterlo
liberare da questo peso, farei qualsiasi cosa per dargli la pace che merita...
Emma non poté fare a meno di lasciarsi avvolgere da quelle parole e di perdersi
negli occhi azzurri di Ianto mentre sentiva il suo cuore battere più forte,
sorpresa da tutto l'affetto e la lealtà che quel ragazzo dimostrava per il suo
Capitano. Poi sentì alle sue spalle il rumore della porta che si apriva mentre
Jack e Gwen rientravano stremati dopo quella lunga giornata di caccia. Gwen si
buttò sul divano mentre Jack aspettò di sentire le ultime notizie su quanto
Emma e Ianto avevano scoperto.
Emma gli illustrò il risultato delle loro ricerche, secondo quanto appariva dai
primi rilevamenti, nessuno aveva tentato di aprire la fessura, ciononostante
era chiaro che qualcosa stava attirando verso la città una quantità tale di alieni da causare un
ulteriore allargamento della fessura, che adesso arrivava a toccare zone di
Cardiff fino a quel momento intatte. Poi, mentre i due uomini si allontanavano
dirigendosi con una pila di scartoffie verso l'ufficio di Jack, Emma si sedette
accanto a Gwen che sorseggiava il suo caffè
-Allora dimmi, quanto è sexy tuo marito?
a Gwen, sorpresa dalla domanda, andò quasi di traverso il caffè
-Che cosa???
-Troppo diretta? Scusa, è che...beh ho notato che hai la fede al dito quindi
deduco che tu sia sposata e, vedendo quanto sono affascinanti gli uomini con
cui lavori ogni giorno, ho pensato che tuo marito deve essere proprio una bomba
sexy per averti convinto a sposarlo. Quindi, ritornando alla mia domanda, quanto
è sexy tuo marito?
Gwen sorrise piuttosto imbarazzata
-Beh diciamo che è di un altro genere, sai, un tipo...- poi voltandosi verso di
lei proseguì -e così il fascino di Jack ha colpito ancora!
Emma continuò a fissare i due uomini dall'altra parte della stanza lanciando
uno sguardo al di sopra degli occhiali
-Oh sì. Jack è decisamente notevole, insomma guardalo, non lascia certo
indifferenti ma, se devo essere sincera, non è a lui che stavo mirando...
-Oh santo cielo ti sei presa una cotta per Ianto?
-Beh è molto carino, gentile e interessante...
Gwen non riuscì a trattenere una risata quando Emma le chiese se fosse
impegnato o meno e si domandò se non fosse il caso di parlarle del rapporto che
c'era tra Ianto e Jack prima che anche a lei capitasse di beccarli sul fatto.
In quel momento i due uomini uscirono dall'ufficio ancora intenti a commentare
le carte che avevano davanti
-In questo punto cosa c'è
chiese Jack dopo aver osservato il nuovo perimetro della fessura
-è il teatro dell'Opera di Cardiff
-Fino ad oggi non era mai stato toccato dalla fessura, potrebbe esserci un
legame
-Oppure è solo una coincidenza
lo interruppe Gwen
-È possibile, ma voglio andare sul posto questa sera stessa e accertarmene di
persona
-Veramente...- intervenne Ianto
-Cosa?
-Non credo che sarà possibile, è la sera della prima, nessuno può entrare senza
invito.
-Oh andiamo ragazzi, questo è Torchwood, non abbiamo bisogno di inviti, noi
andiamo dove vogliamo e quando vogliamo.
mentre i tre si scambiavano uno sguardo confuso proseguì
-Sì, avete capito bene, vi aspetto qui esattamente tra due ore, fatevi belli perché
stasera vi porto all' opera!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Emma III
CAPITOLO 3
Gwen apparve sulla porta del soggiorno avvolta in un aderente abito nero con
una profonda scollatura che lasciò Rhys senza fiato
- Non crederai mica che ti lasci uscire così? Jack non riuscirebbe mai a
resisterti!
- Tranquillo, Ianto sarà in smoking quindi penso che Jack avrà occhi solo per
lui stasera, anzi è molto probabile che quei due troveranno il modo di appartarsi in un
palco, lasciando tutto il lavoro ad Emma e a me.
poi baciandolo aggiunse
- Non pensare neanche lontanamente di andare a dormire prima del mio ritorno,
perché penso che avrò molta voglia di te una volta tornata a casa.
Detto questo lasciò la stanza seguita dallo sguardo inebetito e innamorato di
Rhys.
Quando Emma fece il suo ingresso nell’hub notò che Jack e Ianto stavano
parlando e ridendo insieme e si domandò cosa mai avessero da dirsi, poi il
gallese si voltò verso di lei e le sorrise, indugiando con lo sguardo lungo la
linea del suo collo candido su cui i ricci color mogano spiccavano più del
solito, messi in risalto dal contrasto con l’abito blu cupo.
- Sei veramente bellissima stasera!
- Grazie … anche tu- rispose lei arrossendo leggermente
Jack scrutò per un istante gli sguardi che i due si scambiavano, poi
schiarendosi la voce con un colpo di tosse gli interruppe
- A questo punto Gwen starà per arrivare, perché non ci avviamo fuori intanto?
Poi s’infilò il cappotto guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da parte
di Emma
- Quel cappotto sullo smoking? Stai scherzando vero?
- Perché?
- Perché è un abbinamento improponibile, non si può proprio guardare, toglilo!
Jack prima cercò un po’ di sostegno da parte di Ianto, poi accorgendosi che il
ragazzo si era limitato a sollevare un sopracciglio, si allontanò scuotendo la
testa, senza riuscire a controbattere, nessuno aveva mai osato criticare il suo
cappotto; mentre Ianto e Emma si scambiavano uno sguardo complice
- Ma sei perfida, IL CAPPOTTO non si critica, mai!
- Lo so, non dovrei...ma è stato troppo divertente, lui è sempre così sicuro di sé
e quando ho avuto l'occasione di togliergli per un attimo quel sorrisetto di
superiorità non ho proprio resistito.
Mentre usciva dall' hub al fianco di Emma, Ianto non poté fare a meno di
sorridere, pensando che adesso Jack si sarebbe fatto consolare da lui.
Emma guardando l'imponente palazzo del teatro dal finestrino del suv ne rimase
affascinata.
- È meraviglioso, e pensare che il mio albergo è proprio qua dietro e non
l'avevo ancora notato.
- Potevi dirci che stavi qui vicino, saremmo potuti venire a prenderti
direttamente in albergo invece di farti venire alla base.
- Non preoccuparti Ianto... e poi se non fossi venuta da voi non avrei avuto l'
occasione di criticare l'abbigliamento di Jack
dicendo queste parole lanciò uno occhiata in direzione del Capitano per
osservare la sua reazione e le sembrò di scorgere, riflesso nello specchietto
retrovisore, uno sguardo divertito.
I quattro fecero poi il loro ingresso nella sala cercando di passare
inosservati tra la folla e tenendo gli occhi ben aperti alla ricerca di qualche
anomalia.
Jack sollevò un sopracciglio con aria compiaciuta
- Ma guarda un po', un palco libero- poi rivolto verso Ianto -potrebbe essere
un'esperienza interessante…-
mentre Gwen alzando gli occhi al cielo pensò che ormai cominciava a conoscere
fin troppo bene il suo capo. Infatti, come aveva previsto, il Captano decise di
fare squadra con Ianto e si diresse con lui verso le scale che portavano al
piano superiore.
Jack, dopo aver aperto la porticina che conduceva al palco che aveva
adocchiato, si sedette sulla poltrona invitando Ianto a seguirlo.
- Andiamo, è un palco.
- Stiamo lavorando Jack.
- Solo qualche minuto ... è l'opera ... è romantica ...non dirmi che ti lascia
indifferente.
Ianto cedette all'insistenza di Jack e sedendosi al suo fianco si lasciò avvolgere
dalla musica e da quell'atmosfera quasi irreale, quando sentì la mano di Jack
poggiarsi su suo ginocchio e risalire molto lentamente lungo la sua coscia.
Ianto cercò di mantenere il controllo, continuando a tenere gli occhi fissi
sulla scena, ma non poté evitare di mordersi il labbro inferiore e Jack accennò
un sorriso compiaciuto nel constatare l'effetto che riusciva a fargli ogni
volta.
Improvvisamente però udirono delle grida provenire dalla platea e si resero
conto che una gigantesca creatura aliena si era avventata sul pubblico, poi
videro Emma e Gwen correre in direzione della creatura facendosi largo tra la
folla. Imboccarono velocemente la porta per allontanarsi dal palco e scesero
precipitosamente le scale per poterle raggiungere al più presto. Mentre la
folla si accalcava verso le uscite si resero conto di non essere assolutamente
attrezzati per affrontare una tale minaccia, in fin dei conti quello avrebbe
dovuto essere solo un giro di ricognizione, più un’uscita di gruppo che una
vera e propria indagine. Cercarono sbrigativamente di stabilire un piano, Jack
e Gwen sarebbero andati al suv per procurarsi le armi necessarie, mentre Emma e
Ianto si sarebbero occupati di non far uscire all’esterno la creatura e di
accertarsi che tutta la gente avesse lasciato incolume il teatro. Emma, poco
abituata al lavoro sul campo, cercò di mantenere il sangue freddo, sentendo che
in lei la paura per ciò che stava accadendo si mischiava all’eccitazione.
Respirò a fondo, sentendo le grida che fino a quel momento avevano riempito la
sala allontanarsi sempre più … silenzio … i passi della creatura sempre più
vicina … e poi un pianto alla sua sinistra; si voltò di scatto, cercando di
capire da dove provenisse quel lamento. Poi la vide, rannicchiata a terra,
nascosta tra le poltrone, una ragazzina di undici o dodici anni. Le corse
incontro per portarla in salvo, la abbracciò per infonderle coraggio e
convincerla che poteva fidarsi di lei, ma si accorse in quel momento che anche
la creatura aliena stava venendo verso di loro e che ormai le aveva quasi
raggiunte. A quel punto sentì un rumore di spari e vide la creatura voltarsi
con aria inferocita … poi la voce di Ianto
- Presto portala via di qui, i proiettili non riusciranno a trattenerlo per
molto tempo.
Emma corse via portando con sé la ragazzina mentre Ianto, esauriti i colpi,
cercava di tenere a bada la creatura lanciandogli contro tutto ciò che si trovava
sottomano. Tornata in sala la donna vide la creatura che, ormai
incontrollabile, si avventava su Ianto scagliandolo contro la parete. Il
ragazzo cadendo sul pavimento sentì un "crack" provenire dal suo
polso e un dolore acuto che si diffondeva per tutta la mano. Mentre tentava di
rialzarsi, con la vista ancora annebbiata per il colpo e cercando di rientrare
in possesso della sua lucidità mentale vide la creatura venirgli incontro ed
Emma che si poneva tra loro due; non riuscì a capire come, forse a causa dello
shock subìto, ma la ragazza era riuscita a distrarla e a dare il tempo a Jack e
Gwen di raggiungerli, in modo da poter stordire e catturare la creatura.
Quando si rese conto che ormai il pericolo era passato, Emma si voltò verso
Ianto per accertarsi che stesse bene e rimase stupita nel vedere Jack che,
chinato sul pavimento vicino a lui, gli carezzava il viso chiedendogli se fosse
ferito, per poi passare a baciargli con dolcezza la fronte e le labbra.
- Non avevo capito niente- sussurrò a voce così bassa che solo Gwen, che le
stava accanto, poté udirla. Poi sentì la mano di Gwen poggiarsi sulla sua
spalla e la sua voce che le chiedeva se era tutto a posto. Emma si voltò verso
di lei e capì dal suo sguardo che aveva compreso quanto ciò che aveva appena
scoperto la facesse soffrire e che sarebbe rimasto un segreto tra loro due.
continua...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Emma IV
CAPITOLO 4
Emma dall’altra parte del vetro non poté fare a meno di
soffermarsi a osservarli: Ianto seduto sulla scrivania di Jack mentre il
Capitano era intento a fasciargli la mano, quei gesti, quegli sguardi, la
delicatezza con cui lui gli teneva la mano …
Probabilmente non si definivano una coppia, forse non si erano neanche
mai detti di amarsi, ma il sentimento che li univa era così evidente. Bastava
guardarli, lasciare da parte parole e definizioni, concentrarsi solo sul loro
atteggiamento: il modo in cui Jack continuava a massaggiargli il palmo della
mano, lentamente, come per bloccare in eterno quel momento d’intimità che
riguardava solo loro due. E l’espressione di Ianto, il modo in cui guardava il
suo capitano… Si chiese come avesse fatto a non rendersi conto prima del loro
rapporto.
Persa nei suoi pensieri non si era accorta che adesso Ianto era uscito dall’ufficio
di Jack e che le stava davanti.
- Che ci fai ancora qui? Gwen se n’è andata da un pezzo.
- Niente, volevo solo sapere come stavi e chiederti se avevi bisogno di un
passaggio, dubito che riuscirai a guidare con la mano in quelle condizioni.
- Grazie, sei gentile, ma si è già offerto Jack di riaccompagnarmi a casa, tu
vai a riposarti, la giornata è stata lunga e piuttosto pesante, sarai
distrutta. Domattina prima di venire qui passo da casa tua, così ti lascio quei
fascicoli che cercavi oggi pomeriggio ok?
- D’accordo, allora vado a salutare Jack e poi me ne torno in albergo.
Affacciandosi alla porta dell’ufficio vide il capitano che stava riordinando la
cassetta del pronto soccorso con aria pensierosa.
- Buonanotte Jack, a domani.
- ‘Notte Emma.
La ragazza fece per uscire ma poi tornò sui suoi passi.
- Scusa se mi intrometto, so che non spetta a me dirlo, ma … sono preoccupata
per voi. Non potete reggere questo ritmo Jack, non da soli. Vivete
letteralmente sopra una fessura spaziotemporale e in tre siete troppo pochi per
questo lavoro, dovresti assumere qualcuno, non potete continuare così.
Jack si voltò verso di lei con un’espressione seccata.
- Proprio quello di cui avevo bisogno, un’altra collega che vuole insegnarmi
come fare il lavoro che svolgo da 150 anni!
- Ok, me lo sono meritato e so bene di parlare troppo, e spesso a sproposito,
ma ci tengo a questa squadra, anche se sono qui da poco. State facendo un
ottimo lavoro, l’avete sempre fatto e sono sicura che continuerete a farlo, ma
avete perso due colleghi e so benissimo che nessuno di voi ha intenzione di
vedere qualcun altro al loro posto, così come so che siete disposti ad
ammazzarvi di lavoro pur di non sostituirli; però il lavoro qui è
maledettamente difficile e voi siete troppo stanchi. E ho paura, una paura
tremenda che un giorno o l’altro la fortuna vi abbandonerà, che la stanchezza
vi farà commettere un errore di troppo; stasera ci è andata bene, ma se continuerete
così, presto o tardi potrebbe succedere qualcosa di grave.
Mentre si allontanava sentì la voce di Jack alle sue spalle.
- Non siamo pronti, non ancora …
Continuo a reclutare persone per questo lavoro, persone straordinarie, e
continuo a vederle morire. Le mando a morire, mentre a me non succede mai
niente e l’unica cosa che posso fare è cercare di tenere vivo il loro ricordo.
Lo devo a loro e lo devo a chi resta. Devono saperlo, capisci? Devono sapere
che ognuno di loro è importante, che è importante quello che fanno e che non
saranno mai dimenticati. Ecco perché è così difficile anche solo pensare di
assumere altre persone. So che hai ragione e so che è necessario, ma ci serve
ancora tempo.
Jack parcheggiò il suv davanti alla casa di Ianto e scese mentre il ragazzo lo
guardava sorpreso.
- Che fai?
- Vengo da te!
- Qui? A casa mia?
- Sì, che c’è, non mi vuoi? Hai la casa in disordine?
- Tu non ti fermi mai a casa mia …
- Lo sai, sono imprevedibile … allora mi fai salire o devo restare qui fuori al
freddo?
Scostando le coperte Ianto si allungò sopra Jack per spengere la luce sul
comodino, ma il Capitano lo bloccò
- Non sarai mica già stanco?
- Beh veramente domattina devo alzarmi presto, volevo passare da Emma prima del
lavoro.
- Mmm stai passando molto tempo con Emma …
- … sì, è vero … non sarai mica geloso?
- Certo che no!
- Ah ecco, volevo ben dire … insomma un uomo evoluto come te non si
ritroverebbe mai in balìa di un sentimento così irrazionale e tipico di noi
sciocchi mortali del ventunesimo secolo … però non posso certo negare che Emma
…
Jack interruppe Ianto e tenendolo bloccato per i polsi si mise sopra di lui
- Non pensarci neanche- disse
cominciando a baciarlo sul collo –Tu sei
mio Ianto Jones, solo mio!
Quando Jack uscì dalla doccia si fermò a osservare Ianto riflesso nello
specchio mentre si annodava la cravatta. Si era fermato lì a dormire, una cosa
che non faceva mai; forse Ianto aveva ragione? Forse il legame che si stava creando
tra lui ed Emma cominciava ad infastidirlo più di quanto avrebbe potuto
immaginare e pensò tra sé
- Sei proprio un bastardo, continui a sbattergli in faccia le tue storie con
gli altri, a farti sorprendere da lui mentre ci provi con tutti, ma appena hai
il sospetto che sia lui a provare interesse per qualcun altro devi subito
marcare il territorio.
I suoi pensieri furono interrotti da Ianto
- Doccia lunga …
- A dire la verità speravo che tu mi raggiungessi.
Ianto si avvicinò baciandolo sulle labbra
-Così poi mi avresti incolpato di farti arrivare tardi a lavoro. Finisco di
prepararti la colazione, intanto cambiati. Ti ho lasciato i vestiti sul letto.
Aggiungendo dopo qualche minuto
- Vado da Emma, ci vediamo più tardi, le chiavi sono sul tavolo, per favore cerca di non perdermele.
Dopo aver consegnato ad Emma il materiale che le serviva Ianto l’aiutò a fare
un po’ d’ordine; il trambusto del giorno prima non le aveva lasciato il tempo
di disfare i bagagli e riorganizzare le cartelle che si era portata da Glasgow.
Mentre lavoravano ne approfittarono per fare due chiacchiere e Ianto si
sorprese nel costatare quanto gli fosse facile aprirsi con lei. Poi quando si
trovavano sulla porta, pronti per uscire lei lo sorprese con una richiesta
- Posso farti una domanda indiscreta?
- Sono abituato alle domande indiscrete, fai pure.
- Perché Jack?
- Che intendi?
- Tu e lui … perché proprio Jack? Insomma, sì è incredibilmente bello e sexy,
salva il mondo, è misterioso e carismatico ma a parte questo cos’è che ti ha
fatto capire che lui è … insomma, hai capito dai …
- La verità è che non credo di essere in grado di darti una risposta, oltre
alle ragioni che hai detto, ci sono mille motivi per cui dovrei scappare da lui
a gambe levate, ma sinceramente non riesco più a immaginare la mia vita senza
di lui. So che alla fine mi spezzerà il cuore, ma d’altra parte se l’amore
fosse una scelta pensi che qualcuno sceglierebbe mai di soffrire così? No, non
so spiegartelo, davvero, ogni volta che tento di trovare le parole per definire
ciò che sento per lui, mi sembra sempre che non ne esistano di adatte per
spiegare i miei sentimenti. È qualcosa che non ho mai provato, qualcosa che mi
rende felice come non lo sono mai stato e che allo stesso tempo mi terrorizza.
È come se con lui ogni emozione fosse amplificata, è come vivere la vita con
un’ intensità tale che prima di conoscerlo mi sarebbe sembrata impossibile.
- Wow, sembra qualcosa di estremamente difficile con cui competere.
- Già, penso di sì.
- Un’ultima curiosità, considerando che ha più di 150 anni … non ti fa un po’
impressione farci …
- Ti assicuro che per uno della sua età si muove ancora piuttosto bene! –
concluse Ianto accennando un sorriso compiaciuto.
Jack osservò nuovamente l’orologio, poi
ancora la porta; Ianto era in ritardo e questo non era mai successo, anche Gwen
cominciava a preoccuparsi. Finalmente sentirono il rumore della porta che si
apriva e videro Emma e Ianto che entravano
- Era ora, ma che fine avevate fatto?- dissero quasi all’unisono
- Weevil, per la precisione tre, nel parcheggio del mio albergo
La risposta scatenò una valanga di domande di Gwen
- Cosa? Weevil in pieno giorno? State bene?
- Sì, tutto sotto controllo- la rassicurò Ianto –ma temo che la situazione ci
stia sfuggendo di mano. Adesso se permettete penso di avere proprio bisogno di
un caffè, qualcuno ne vuole?
Dopo aver distribuito alle due donne le loro tazze Ianto entrò nell’ufficio di
Jack
- Il tuo caffè.
- Grazie … e così non posso lasciarti solo un attimo che subito ti vai a
infilare in un’imboscata weevil …
- Ti ho forse fatto preoccupare?
- No, so che sei in grado do cavartela in ogni situazione, ma preferirei che tu
evitassi di cacciarti così spesso nei guai … Oh dimenticavo, ecco le tue
preziose chiavi.
Ianto prese il mazzo che Jack gli porgeva, poi rigirandoselo un po’ in mano
aggiunse
- Sai stavo pensando che, in fin dei conti, tu vivi qui, insomma si potrebbe
quasi dire che questa è casa tua e in pratica io posso entrare tutte le volte
che voglio … magari potrebbe essere corretto se anche tu avessi la stessa
possibilità.
- Non sono sicuro di aver capito quello che stai dicendo.
- Beh, stavo dicendo che magari tu potresti tenere le chiavi di casa mia e, se
ti va, qualche volta potresti … insomma non è un impegno o niente di simile
solo …
- Solo che, se qualche volta, mi venisse in mente di farti, che so, una
sorpresa a casa, potrei farlo perché avrei le chiavi.
- Sì, intendevo qualcosa del genere.
Jack riprese le chiavi dalle mani di Ianto
- Mi sembra un’ottima idea!
Jack scese nei sotterranei sorridendo nel sentire il rumore delle chiavi di
Ianto che gli tintinnavano in tasca. Aprì la porta e fu sorpreso di trovare
Emma davanti alla creatura catturata la sera prima e soprattutto nel notare che
una creatura così feroce e indomabile restava davanti a lei, fissandola senza
muoversi. Rimase immobile per alcuni
istanti, poi tornò sui suoi passi senza fare il minimo rumore. Com’era
possibile un tale cambiamento? Gwen aveva visto la creatura solo un’ora prima e
gli aveva riferito che le era sembrata così rabbiosa da farle temere che
avrebbe finito col distruggere la cella. Tornando verso il suo ufficio cominciò
a chiedersi se non fosse il caso di indagare sul legame che poteva esserci tra
l’arrivo della ragazza e l’aumento dell’attività della fessura.
continua...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Emma V
CAPITOLO 5
Nei giorni seguenti Jack indagò in segreto sul conto di Emma, più passava il
tempo ad osservarla e meno riusciva a farsi un’idea della situazione. Il fatto
che questa attività anomala della fessura si fosse verificata in concomitanza
col suo arrivo non poteva essere una coincidenza, e poi i dati che aveva
analizzato mostravano chiaramente che il maggior afflusso di alieni era stato
rilevato proprio nella zona in cui viveva. D’altra parte però c’erano anche i
rapporti sul suo conto provenienti dal Torchwood di Glasgow, possibile che
un’aliena avesse lavorato con loro per tutto questo tempo senza che se ne
rendessero conto? I suoi atteggiamenti poi, in tutto ciò che faceva sembrava
così umana, le sue innumerevoli manie, il modo in cui mordicchiava la penna
mentre lavorava, il suo continuo chiacchierare … “mai vista un’aliena così
logorroica!” pensò tra sé. Il fatto di dover nascondere questi suoi sospetti
anche a Ianto poi gli pesava terribilmente, ogni volta che lo guardava non
poteva fare a meno di pensare che ancora una volta gli stava mentendo, “un
altro segreto da aggiungere alla lista”. Ormai però aveva preso la sua
decisione, finché non avesse trovato delle prove che avvalorassero le sue
teorie non avrebbe fatto parola con nessuno dei suoi sospetti. E poi c’era
quella parte di lui che non riusciva ad avvertire la ragazza come un pericolo,
il suo istinto poteva essersi sbagliato a tal punto?
Alcuni giorni dopo Ianto entrò come di consueto nell’ufficio di Jack per
portare via le tazze sporche, aveva notato che nell’ultimo periodo il Capitano
era diventato piuttosto distaccato, passava molto più tempo in ufficio da solo
e non riusciva a capirne il motivo, c’entrava forse un vecchio segreto? Un
nuovo amante? Perso in questi pensieri urtò inavvertitamente il fascicolo
appoggiato sul bordo della scrivania che cadde per terra sparpagliando il suo
contenuto sul pavimento. Quando Ianto si chinò per raccogliere tutte quelle
carte non poté fare a meno di notare che quel materiale riguardava Emma e un
mucchio di domande si affollarono nella sua mente “ Perché Jack stava indagando
con tanto zelo su di lei?” “Era a questo che aveva lavorato in segreto negli
ultimi tempi?” “Perché non ne aveva parlato con nessuno?”
In quel momento Jack entrò in ufficio e si accorse che Ianto stava stringendo
in mano i suoi appunti riguardanti Emma, ma non fece in tempo a formulare una
frase che l’altro lo attaccò subito.
- Cosa sono questi? Stai indagando su Emma?
- Sì.
- Perché? Non capisco …
- Ho la sensazione che ci sia lei dietro a tutto ciò che sta accadendo in
città.
- Ma che stai dicendo? È assurdo!
- Lo so, sembra incredibile anche a me, ma più passa il tempo e più mi convinco
che le cose stiano così.
- Quanto tempo?
- Cosa?
- Da quanto tempo hai questi sospetti? Da quanto tempo stai indagando su di
lei? Da quanto maledettissimo tempo mi nascondi questa cosa?
- Da quando abbiamo catturato quella creatura a teatro.
- Da … tutto questo tempo? Tu hai pensato che Emma potesse essere una minaccia
per tutto questo tempo e non mi hai detto niente?
- Non potevo dirtelo, non senza averne la certezza. Tu e lei siete diventati
così …
- Così come? Ma di che diavolo stai parlando?
- Siete diventati così uniti in poco tempo che …
- Che? Avanti, dillo, coraggio! So cosa stai pensando. Ti ho tradito già una volta
per una donna quindi potrei farlo di nuovo, vero?
Ianto crollò sulla sedia sfinito da quella discussione e con un filo di voce
proseguì tenendo gli occhi fissi sul pavimento
- Non finirà mai … tu non riuscirai mai a perdonarmi. Qualsiasi cosa io faccia
per dimostrarti la mia fedeltà non potrà mai bastare, tu continuerai a
considerarmi un traditore. Io darei la mia vita per te, ma tu non ti fiderai
mai di me, continuerai a tenerti i tuoi segreti e io ogni tanto mi illuderò che
le cose stiano cambiando, che tu mi abbia perdonato, ma non accadrà mai …
Poi sentì le mani di Jack avvolgere le sue, il contatto col calore della sua
pelle, la sua voce calma
- Emma mi piace Ianto, piace a te e piace a Gwen .. oh lei è così incredibilmente
testarda, e diretta, dice sempre tutto quello che le passa per la testa, ma è
anche gentile e dolce e … ci fa ridere … sai da quanto tempo non ridevamo? Dopo
la morte di Owen e Tosh questo lavoro era diventato così insopportabilmente
intollerabile … ma da quando c’è lei ci sono volte in cui mi sembra quasi che
le cose siano tornate come prima. Il pensiero che i miei sospetti potessero
portarci di nuovo via questa serenità era così difficile da sopportare … l’idea
di togliere a te una cosa che ti faceva stare così bene … ti ho già tolto
tanto, lo so benissimo, senza darti poi molto in cambio, non potevo toglierti
anche lei senza essere sicuro di quello che stavo facendo. Per questo ho preferito
indagare da solo. Devi credermi, è solo questo il motivo, mi fido di te più di
chiunque altra persona abbia mai conosciuto.
- Allora lascia che ti aiuti.
- Sei sicuro? Quello che scoprirai potrebbe non piacerti.
Ianto accennò un sorriso
- Per portare avanti questo lavoro bisogna tenere d’occhio i dettagli e questo
è il mio campo Capitano
Ianto e Jack uscendo dall’ufficio si trovarono davanti a
Gwen che camminava avanti e indietro parlando al cellulare
- Sì ho capito … lo so ... beh al momento siamo un po’ oberati di lavoro sai! E
poi mica sarà la fine del mondo, ormai dovresti essere abituato a cose ben più
spaventose!
Ianto e Jack si scambiarono uno sguardo interrogativo mentre Gwen riattaccava.
- Era Rhys, a quanto pare fuori dal suo ufficio c’è un cavaliere medioevale,
chiede se uno di noi può andare lì a risolvere la situazione.
- Un cavaliere medioevale?- chiese Jack con aria interessata – Potrei offrirmi
volontario!-
- Credevo che avessimo altro da fare.- lo interruppe Ianto.
- Ok, ok- proseguì Gwen – Oh capito, meglio che ci vada io, non voglio certo
che questo piccolo intoppo turbi l’armonia tra i due piccioncini … o peggio,
che finisca per essere un altro elemento dei vostri giochetti erotici!
Mentre Gwen si avviava verso la porta Jack la richiamò indietro
- Perché non porti Emma con te?
- Non è necessario, è un lavoretto semplice, posso cavarmela anche da sola.
- Beh vorrei che la portassi proprio per questo; non ha molta esperienza sul
campo e penso che le farebbe bene.
Gwen lo osservò restando un attimo in silenzio, poi gridò
- Emma devi venire con me in missione, questi due vogliono avere campo libero
oggi ed è meglio non sapere per cosa!
Quando le due donne uscirono Jack notò lo sguardo che Ianto aveva rivolto ad
Emma e cercò di capire a cosa stesse pensando; era triste? Preoccupato? Deluso?
Per quanto fosse assolutamente certo dell’amore di Ianto nei suoi confronti non
poteva non rendersi conto che le rivelazioni che gli aveva appena fatto su Emma
lo avevano profondamente scosso. Sfortunatamente, pensò poi, non avrebbero
avuto il tempo di fare ciò che Gwen aveva ipotizzato lasciandoli da soli; c’era
un’indagine da portare avanti e Ianto aveva ragione, la sua attenzione ai
piccoli dettagli gli sarebbe stata estremamente utile.
Purtroppo si accorsero in fretta di
essersi entrambi sbagliati; avevano trasferito tutto il materiale a casa di
Ianto, in modo da poter lavorare lontano da occhi indiscreti senza creare
sospetti, ma pur lavorando insieme su tutte le informazioni che erano riusciti
a reperire, la situazione continuava a non essere chiara. C’era qualcosa che
continuava a sfuggirgli, un tassello del mosaico che continuava a mancare e che
gli impediva di capire come stessero effettivamente le cose. Ormai era chiaro
ad entrambi che restava un unico tentativo per sbrogliare la situazione.
Jack si soffermò ad osservare Ianto che ripiegava con cura i suoi abiti prima
di riporli in un borsone, amava l’attenzione che usava sempre nel trattare le
sue cose, quei gesti che riuscivano a rivelargli i suoi sentimenti molto più
delle parole.
Ianto si fermò per un istante sentendo gli occhi di Jack su di sé e si voltò fissandolo
negli occhi
- Jack vuoi che venga a Glasgow con te?
- No … beh un viaggetto sarebbe un’ idea allettante, ma mi serve che tu rimanga
qui
- Lo so, è che … sentirò la tua mancanza.
- Tornerò presto.
- Sai i tuoi precedenti in tal senso lasciano un po’ a desiderare!
- Giuro che questa volta non lascerò il pianeta! Tranquillo, vado solo al
Torchwood di Glasgow per cercare di avere qualche informazione in più, così
riusciremo finalmente a chiarire questa storia.
- Quand' è così allora sarà meglio che tu parta in fretta- rispose Ianto
porgendogli il borsone.
Jack lo posò sul pavimento e prendendo tra le mani il viso di Ianto lo baciò.
Poi, ripreso il borsone, uscì dalla porta e lasciandosi avvolgere dall’oscurità
notturna, salì in macchina maledicendosi per non avergli detto che anche lui
avrebbe sentito la sua mancanza.
continua...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Emma 6
CAPITOLO 6
Ianto fu svegliato nel cuore della notte dal suono del
telefono, lo afferrò di scatto senza dargli il tempo di squillare una
seconda volta
- Jack?
- Sì, sono io … scusa, ti ho svegliato
In
un’altra occasione la voce di Jack avrebbe fatto sorridere Ianto, lo
avrebbe fatto sentire al sicuro, quella voce che gli era mancata tanto
durante la sua assenza, anche se era stato per così poco tempo. Quella
sera però non era così, ormai conosceva abbastanza bene il suo capitano
da riuscire a comprendere i suoi stati d’animo anche solo ascoltandolo
per pochi secondi. No, non ci sarebbe stata nessuna buona notizia da
Glasgow, questo ormai era chiaro; ma non sentiva neanche quel guizzo di
eccitazione così tipico della voce di Jack quando si preparava alla
battaglia. Niente di tutto questo, solo una punta di malinconia e di
amarezza, ecco cosa aveva sentito in quel “Sì, sono io”. Poi cercò di
liberare la mente da tante supposizioni e ascoltò Jack con attenzione.
- Ianto … sei sempre lì?
- Sì. scusa, dimmi tutto, hai scoperto qualcosa di importante?
-
Sì, sto tornando a casa. Chiama Gwen, dille di venire a casa tua prima
di andare alla base, ho bisogno di parlare con entrambi e vorrei che tu
intanto l’aggiornassi sulla situazione.
- Certo, come vuoi … Jack - aggiunse con tono esitante - allora
per quanto riguarda Emma … dobbiamo preoccuparci di lei?
- Forse dovremmo preoccuparci per lei
Jack
riattaccò, mentre Ianto rimase alcuni minuti seduto sul letto,
rigirandosi il cellulare tra le mani; guardò l’orologio, le tre, si
dilettò per qualche secondo col pensiero di svegliare Gwen a quell’ora
assurda, poi decise che in fondo avrebbe potuto concederle ancora un
paio d’ore di sonno, considerando che con ogni probabilità ciò che li
aspettava non sarebbe stato piacevole. Si buttò all’indietro,
sprofondando con la testa nel cuscino e puntando gli occhi sul soffitto.
Niente da fare, sapeva benissimo che ormai non avrebbe avuto più
nessuna speranza di riaddormentarsi; lanciò uno sguardo verso il libro
di poesie che teneva sul comodino, più di una volta aveva fantasticato
immaginando Jack che mentre erano abbracciati sotto le coperte leggeva
per lui, ma ovviamente questo non era mai successo, dopotutto questo non
sarebbe stato da Jack.
Gwen con gli occhi ancora chiusi
cercò di afferrare il cellulare che squillava sul suo comodino mentre
Rhys con la voce impastata dal sonno si lamentava al suo fianco
- Ma non è ancora l’alba, che diavolo vogliono … maledetto Torchwood!
- Veramente è Ianto - lo corresse Gwen dopo aver letto il nome sul display
- Allora maledetto Ianto!
Gwen sorrise osservando Rhys che cacciava la testa sotto il cuscino cercando di riaddormentarsi
-
Buongiorno Ianto - disse rispondendo al telefono – è un’ ora un po’
insolita, siamo stati invasi dagli alieni durante la notte?
- Beh ad
essere sincero non mi sentirei di escluderlo, vista l’attività della
fessura dell’ultimo periodo. Comunque mi ha chiamato Jack, tra poco sarà
qui e mi ha chiesto …
- Oh è di ritorno dal suo segretissimo viaggio - lo interruppe Gwen
-
Già e ci sono delle cose che dovrei spiegarti prima che lui arrivi. Ti
dispiacerebbe venire a casa mia, non è il genere di conversazione che si
può fare a telefono.
Gwen continuò a guardare Jack con gli
occhi sgranati, le informazioni che le aveva dato Ianto prima del suo
arrivo l’avevano già frastornata, ma quello che le aveva rivelato in
seguito Jack era semplicemente inconcepibile.
- Non è possibile! Oh andiamo Jack quello che dici è semplicemente assurdo, io … io non capisco!
- Cos’è, vuoi che te lo spieghi di nuovo?
-
Sì, devi spiegarmelo ancora e ancora, finché tutta questa storia non
avrà un senso. Devi spiegarmi perché mai hanno fatto una cosa così
stupida e inutile che avrà delle conseguenze così crudeli per lei.
- Tecnicamente lei non …
-
Oh piantala Jack, me ne frego dei vostri tecnicismi! Per me Emma è e
resterà una persona e proprio per questo quello che ci hanno chiesto di
farle è inammissibile. Ci sto provando, ma non riesco a capire il perché
…
- Maledizione Gwen! – sbottò furioso il capitano – Perché questo è
Torchwood! È questo ciò che facciamo: vediamo un qualche stranezza
aliena e la studiamo, facciamo esperimenti finché non capiamo in che
modo possa risultare utile per l’umanità. Tutto qui, è sempre stato così
e quello che sta accadendo adesso non fa eccezione. Quindi adesso
voglio che te lo metti bene in testa, Emma non esiste, non è mai
esistita.
Gwen respirò a fondo, cercando di far sbollire la rabbia e
ripercorrendo con la mente quello che Jack le aveva detto, cercando di
dare un senso a tutta quella storia. Un esperimento, che assurdità!
Ancora non riusciva a credere a quello che le era stato raccontato:dopo
aver ritrovato questa specie di energia aliena gli agenti del Torchwood
di Glasgow avevano scoperto che non solo era in grado di interagire con
gli esseri umani, ma anche di sviluppare una sorta di empatia con loro,
stabilendo un rapporto di fiducia quasi immediato, potere che poi
riusciva ad esercitare anche su altri alieni. Da lì avevano sviluppato
varie teorie per capire come sfruttare la cosa a proprio vantaggio, dopo
mesi di lavoro erano riusciti a scoprire che con gli opportuni
interventi l’energia poteva essere plasmata sotto forma umana e senza
dubbio le sue capacità sarebbero state d’inestimabile valore se fossero
riusciti a trasformarla in un agente. La parte più difficile era stata
darle ricordi ed emozioni umane, in modo che neanche lei potesse avere
il minimo dubbio sulla sua reale natura, ma con l’ avanzata tecnologia
che avevano a disposizione niente era impossibile e così alla fine ci
erano riusciti. Per essere sicuri che la cosa funzionasse però c’era
bisogno di un test finale e così ecco il colpo di genio, perché non
farla lavorare con altri agenti del tutto all’oscuro del progetto e
vedere come se la sarebbe cavata e se poteva passare facilmente per
umana. Un piano perfetto, se non fosse stato per il piccolo
inconveniente della fessura che venendo a contato con lei aveva
scatenato un inferno in città, probabilmente non si sarebbero accorti di
niente. Eccolo lì, solo un piccolo imprevisto. Oh certo si erano
scusati per il disturbo che questo inconveniente aveva arrecato loro e
anzi si erano offerti di venire personalmente a ritirare il “progetto”
per non provocare ulteriori danni, bastava che loro si limitassero a
sedarla e poi i solerti agenti di Glasgow sarebbero venuti a prelevarla
per porre fine all’esperimento. Gwen rabbrividì al pensiero. No, non
c’era niente di buono in questo, nel manipolare una forma di vita aliena
solo per dimostrare che si hanno i mezzi per farlo, non c’era niente di
nobile o utile per l’umanità e lei non poteva sopportare di stare lì
con le mani in mano mentre il destino di quella che in così pochi giorni
era diventata una sua amica veniva deciso.
- Davvero Jack, non
possono farle questo, lei … lei è Emma, non un oggetto. Lo sai anche tu,
ti ricordi come parla della sua famiglia, del suo modo di canticchiare
mentre lavora o di quanto le piace fare colazione con la pizza fredda …
si sbagliano su di lei, non è solo una cosa che possono costruire e
rismontare a loro piacimento, è una persona reale.
Gwen uscì dalla
stanza sbattendo la porta infuriata, non aveva la forza di continuare
ancora quella discussione, voleva tornare a casa da Rhys e far finta che
niente fosse accaduto, mentre Jack rimase immobile in piedi con gli
occhi fissi sul pavimento. Rialzando lo sguardo vide Ianto appoggiato
alla parete, per tutto il tempo era rimasto in silenzio, ascoltato la
spiegazione di Jack e tutta la discussione tra lui e Gwen senza
intervenire.
- Cosa devo fare Ianto? – disse con un filo di voce –
cosa? Adesso che sappiamo quanto può essere pericoloso lasciarla andare
in giro per la città, in continuo contatto con la fessura non possiamo
permetterlo, ma rimandarla indietro sapendo che per loro è solo un
esperimento fallito a cui vogliono porre fine …
Ianto socchiuse gli
occhi, ripensò per un attimo al modo in cui Emma lo guardava dalla sua
scrivania, facendo scendere gli occhiali sul naso o al modo in cui i
ricci color mogano le ricadevano sul suo abito da sera blu scuro, a come
riusciva a parlare con lei di tutto. Come poteva non essere vera? come
poteva essere solo energia aliena resa umana dalla scienza? Anche i
sentimenti che lui aveva provato per Emma nell’ultimo periodo, quel
legame speciale che tutti avevano istaurato con lei, anche quello era
solo una finzione? Erano stati manipolati dal suo potere così come era
capitato agli weevil o all’alieno con cui si erano scontrati al teatro
dell’opera, una creature che per lui era stata così difficile da
affrontare ma che lei aveva fermato con facilità.
- Se anche ti
dicessi che Gwen ha ragione, che non possiamo rimandarla a Glasgow e che
dobbiamo trovare un altro modo per risolvere la situazione non
cambierebbe niente vero? Se anche ti pregassi di non farlo, di non
consegnargliela tu alla fine lo faresti lo stesso non è così Jack?
- Sai che non è una mia scelta, a questo punto non è più un caso di nostra competenza.
- Certo, le regole … eppure credevo che tu fossi uno che le infrange
- Forse mi hai sopravvalutato Ianto
-
Sì lo credo anch’io – rispose il ragazzo allontanandosi – comunque se
lo dobbiamo fare non sarà così, a tradimento – aggiunse – Emma ha
bisogno di una spiegazione e dobbiamo essere noi a dargliela
- Non sappiamo che reazione potrebbe avere, se diventasse pericolosa …
- Non accadrà, fidati di me, almeno per questo.
Jack
lo fissò di nuovo, avrebbe voluto andare verso di lui, abbracciarlo e
tenerlo stretto a sé, ma si sentì come se di colpo tutti i suoi anni gli
fossero piombati addosso impedendogli di muoversi. Sapeva quali erano
gli ordini, in realtà non stava a lui prendere nessuna decisione,
quell’incombenza spettava ad altri, ma nel suo cuore sentiva che tutto
ciò era profondamente ingiusto e che stava costruendo un altro muro tra
lui e Ianto.
continua...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=510885
|