In the Heart of England lives a Legend... Robin Hood!

di Harmony89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Giornata Da Dimenticare ***
Capitolo 2: *** La Vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.1) ***
Capitolo 3: *** La Vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.2) ***
Capitolo 4: *** Passione Incontrollata ***
Capitolo 5: *** Rivalità tra Uomini ***
Capitolo 6: *** Vi Dichiaro Marito e Moglie… ***



Capitolo 1
*** Una Giornata Da Dimenticare ***


Prompt #2

Titolo: Una Giornata Da Dimenticare
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Robin Hood, Lady Marian Fitzwalter.

Situazione: Robin vuole chiedere un appuntamento a Marian, ma qualcosa o qualcuno gli metterà i bastoni tra le ruote.
Rating:
Verde

Contesto: Seconda Stagione

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

Una Giornata da Dimenticare

[Nottingham Castle]

Robin, nell’ombra, sorrise alle parole di Guy. Qualunque cosa tentasse per conquistare Marian, non era mai efficace. Lei lo rifiutava con garbo ma sempre con decisione. Il cavaliere, infuriato uscì dalla stanza sbattendo la porta. Con un balzo si lanciò al centro della stanza, proprio accanto alla donna che prima sussultò spaventata ma che sorrise dopo averlo riconosciuto.

«Tu cosa ci fai qui?»

Sorrise beffardo appoggiandosi a una delle pareti. «Volevo vederti!»

«Non è il momento più adatto! Hai sentito Gisborne, tornerà a prendermi tra poco per andare a quella festa.»

Con una leggera carezza, Robin le sistemò una ciocca ribelle dietro l’orecchio. «Ma tu hai rifiutato molto gentilmente la sua proposta.»

Marian sorrise. «Lo conosci. Non si arrenderà. Mi conviene assecondare i suoi capricci, almeno per oggi.»

«E se avessi qualcosa di più divertente da proporti?» La ragazza stava per rispondere quando sentì un rumore di passi appena dietro la sua porta. Con un gesto indicò a Robin un nascondiglio e si avvicinò al tavolino dalla parte opposta della stanza, in attesa. Quando li sentì allontanarsi, il ragazzo uscì dal suo rifugio e sorridente si portò accanto a Marian.

«Dicevamo?»

«Avevi qualcosa da propormi…»

Sorrise e fissò i suoi occhi verdi in quelli azzurri di lei. I loro visi così vicini da sentire il respiro dell’altro. «Giusto. Beh…» Di nuovo qualcuno si avvicinò alla porta e questa volta bussarono. Robin tornò a nascondersi mentre Marian si schiariva la voce per rispondere.

«Chi è?»

«Marian, sono Guy. Siete pronta?» Vide la ragazza sussultare.

«Ancora un attimo!» Con un rapido gesto slegò i capelli e li lasciò scendere morbidi sulle spalle poi si apprestò a aprire la porta lanciando a Robin un sorriso. Vide Guy sorridere a Marian mentre questa si chiudeva la porta alle spalle. Restò dietro alle tende ancora qualche istante mentre un’idea gli balenava nella mente. Avrebbe partecipato ala festa. Con un piccolo travestimento avrebbe tratto in inganno Gisborne e lo sceriffo. Sorrise e con una corda si calò dalla finestra fino a terra. In città trovò tutto quello che serviva per il suo travestimento. Delle grida attirarono la sua attenzione. Una donna stava tentando di bloccare tre soldati intenti a distruggere il suo lavoro. Subito estrasse una freccia dalla sua faretra e agilmente la posizionò pronto a mirare.

«Lasciatela stare!» Scoccò la freccia subito seguita da altre due che andarono a colpire gli uomini. L’allarme però suonò attirando altri soldati dello sceriffo.

«È Robin Hood! Prendetelo!» Gisborne era accorso e ora assieme ai suoi uomini gli stava dando la caccia. Con un agile salto finì in una posizione favorevole per mirare a Guy. Prese le frecce e scoccò bloccandolo contro il portone alle sue spalle.

«Me la pagherai Robin! Prendetelo! Non fatevelo scappare o sarete voi a pagare!» Quelle parole lo raggiunsero mentre correva via. Sorrise divertito. Ogni volta lo minacciava a parole ma lui riusciva sempre a farsi beffa di loro. Si nascose in un vicolo, dietro a un muro, riparato alla vista dei soldati. Quella giornata non stava andando secondo i suoi piani. Sospirò e pensò a ciò che aveva pensato di fare quel giorno. Andare a prendere Marian per portarla fuori dal castello, nella foresta o in qualsiasi altro posto in cui avessero potuto passare qualche momento insieme senza la paura di essere scoperti dai loro nemici. Aspettò ancora qualche minuto, finché fu sicuro del pericolo scampato, e si allontanò verso la foresta dove attese il tramonto per poi dirigersi nuovamente verso Nottingham. Arrivò indisturbato al castello e con una fune si arrampicò fino alla stanza di Marian. Entrò di soppiatto ma la ragazza si accorse subito di lui.

«Complimenti per il numero di oggi! Devi sempre farti notare vero?» Lo sguardo di Marian non lasciava possibilità di replica. Sorrise ironica «Era questo che intendevi oggi con “qualcosa di più divertente”? Farsi rincorrere dalle guardie di Gisborne facendo fare loro la figura dei perfetti idioti?»

«Veramente la figura da idiota l’ha fatta Gisborne ed è stato divertente.» Sorrise al ricordo del suo nemico bloccato dalle sue frecce che furiosamente tentava di liberarsi. Vide il volto della ragazza cambiare, era divertito.

«Si, ma solo un pò.» Il viso di Marian cambiò nuovamente espressione. Tornò lo sguardo da predica. «Sarai felice di sapere che dopo la tua clamorosa comparsa la festa è stata annullata così mi hai impedito di parteciparvi al fianco di Guy.» Un sorriso comparve nuovamente sul viso di lei. «Grazie!» Gli diede un dolce bacio sulla guancia. «Mi hai risparmiata da un pomeriggio decisamente poco piacevole.»

Lui sorrise di rimando. «È stato un piacere! Sempre al tuo servizio.» Simulò in inchino scatenando l’ilarità di lei.

«Ora vai prima che ti scoprano.» Lo spinse verso la finestra ma lui la bloccò posando le labbra su quelle di lei. Si scambiarono un bacio fugace. Si allontanò di malavoglia e con un cenno della testa si aggrappò alla corda e si calò giù dalle mura. Agilmente uscì dalla città senza farsi notare poi, quando fu abbastanza lontano per essere visto, si voltò di nuovo verso la città e sorrise. In fondo non era poi una giornata da dimenticare.

 

 

***

Benvenuti a tutti! =)

Questa Shot partecipa alla Challenge Chi, con chi, che cosa facevano indetta da Kukiness. Si tratta di stilare una lista, casuale, di dieci personaggi a nostra scelta e di scrivere sugli accoppiamenti che vengono fuori da ogni Prompt.

La mia è questa:

1.      Guy di Gisborne

2.    Will Scarlett

3.    Robin Hood

4.    Vasey, Sceriffo di Nottingham

5.     Isabella di Gisborne

6.    Archer

7.     Allan A. Dale

8.    Lady Marian Fitzwalter

9.    Kate di Locksley

10.    Djaq

Quindi mi dispiace se alcuni saranno assurdi o improbabili ma è stato in destino a scegliere!!! ^^ Tenterò di rendere i personaggi più IC possibile e di evitare l’AU ma per alcune so già che è obbligatorio… =S

Spero sia di vostro gradimento e aspetto le vostre recensioni!!! =)

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Capitolo 2
*** La Vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.1) ***


Titolo: La Vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.1)
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Isabella di Gisborne, Lady Marian Fitzwalter, Archer.

Situazione: Isabella non riesce a decidersi tra Marian e Archer, ma non c’entra l’amore.
Rating:
Verde

Contesto: Terza Stagione

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

La vendetta e un piatto che va servito freddo

(Part.1)

[Nottingham Castle]

 

Ancora una volta erano riusciti a scappare, a prendere il tesoro e a tornare nel loro rifugio nella foresta. Era l’ennesima volta che le facevano fare la figura della stupida. La prima volta l’avevano presa alla sprovvista ma non poteva permettersi di continuare a sbagliare. Isabella stava seduta, pensierosa, sul suo scranno. Doveva trovare un modo per liberarsi di Robin. All’inizio si era sentita attratta da lui, dalla sua bontà e generosità ma poi, col tempo, si era stancata delle sue arie da eroe. Doveva schiacciarlo, renderlo inoffensivo e poi sferrare il suo attacco portandolo alla morte. Robin era una piaga per l’Inghilterra e lei avrebbe fatto di tutto per liberarsene.

Pensò a lungo giocando, nel frattempo, col suo pugnale da cui non si separava mai. Cercava un piano infallibile ma niente le sembrava adatto. Poi arrivò l’illuminazione. Non doveva puntare a Robin, sarebbe stato un suicidio, ma a qualcuno a lui vicino. Pensò alla sua banda. Escluse a priori suo fratello, era da poco entrato a far parte dei fuorilegge di Sherwood e, visto il suo passato, a nessuno sarebbe dispiaciuta la sua dipartita. Il suo servo, Much. Erano amici forse poteva andare. No, era pur sempre un popolano, non poteva essere così importante. John, sicuramente era una figura fondamentale nel gruppo ma non avrebbe avuto il risultato sperato. Allan, no, era stato un traditore e ancora non si fidavano di lui, avrebbe fatto loro un favore liberandoli dalla sua fastidiosa presenza. Tuck, era un elemento importante ma nemmeno lui era il più adatto. Ne restavano solo tre. La biondina, Kate, con quell’aria da brava ragazza che passava le sue giornate tra il fare la moralista e pavoneggiarsi davanti a Robin, squallida. Archer, il suo fratellastro, colui che univa lei, Guy e Robin. Gli altri avevano preso seriamente questo legame, giocavano a fare la famigliola felice ma lei no, non le era mai interessato. Aveva sfruttato le capacità del ragazzo quando ne aveva avuto bisogno ma ora, che restasse in vita o che morisse, a lei poco importava. Per ultima c’era Marian, insignificante e per nulla bella, era la defunta moglie di Robin o almeno così credevano tutti fino a qualche tempo prima quando era ricomparsa lasciando tutti di stucco. Dal suo arrivo Robin non aveva occhi che per lei.

Doveva scegliere. Il caro fratellino ritrovato o la dolce mogliettina tornata dall’oltretomba. Entrambi erano perfetti. Robin si sarebbe disperato per tutti i due. Ora doveva solo prevedere le sue mosse per scegliere la vittima giusta.

Marian: Sapeva combattere, come lei, ma era sicuramente più debole di Archer. Sarebbe stato facile trarla in trappola mettendo in pericolo qualche bambino e allora avrebbe potuto ucciderla senza troppi problemi. L’unico inconveniente era la vendetta che avrebbero preteso sia Robin che Guy. Entrambi erano innamorati di quella donna e probabilmente suo fratello sarebbe stato in grado di convincere l’altro a attaccare. Combattendo contro la sete di vendetta dei due, invece della vittoria avrebbe avuto solo una misera sconfitta.

Archer: Era un uomo possente e sicuramente uno dei più abili a combattere. Era astuto e riusciva sempre a trovare qualcosa per tirarsi fuori dai guai. Sarebbe stato difficile metterlo alle strette. Sicuramente da sola non ce l’avrebbe mai fatta ma anche se era circondata da incompetenti erano comunque numerosi e ben piazzati. Poteva farcela. Inoltre Marian avrebbe fatto desistere sia Robin che Guy dal cercare vendetta a caldo. Li avrebbe fatti ragionare e questo sarebbe andato a suo favore. Sicuramente.

Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Una guardia entrò subito nella sala. «Cosa succede?»

«Robin Hood e i suoi uomini sono nel castello!»

Sorrise soddisfatta. La fortuna era dalla sua parte. «Catturate Lady Marian e Archer. Gli altri potete ucciderli ma ho bisogno che catturiate quei due!» La guardia annuì col capo e uscì dalla sala andando a riferire il messaggio dello sceriffo. Si preparò a combattere in caso fossero riusciti a penetrare fino a lì. I rumori cessarono e due guardie aprirono il portone trascinando dentro tre ostaggi, li guardò. Oltre a Marian e Archer, i suoi uomini erano riusciti a catturare anche Much.

«Cosa ne facciamo di questo?» La guardia indicò il servitore di Robin.

«Portatelo nelle segrete insieme agli altri. Mi raccomando in celle separate.» Bene, il suo piano poteva essere messo in atto. Avrebbe potuto giocare a torturare un po’ i suoi prigionieri e poi liberare lo stalliere che sicuramente sarebbe corso a avvisare il suo padrone.

***

Due giorni dopo la cattura dei suoi nemici, Isabella decise di recarsi nelle segrete. Aveva dato disposizioni perché non venisse dato ai prigionieri ne acqua ne cibo. In questo modo sarebbero stati troppo deboli per ribellarsi.

«Come state cari? Avete bisogno di qualcosa?»

«Si, della tua morte, per cominciare.» Fulminò con lo sguardo il suo fratellastro. A quanto pareva Archer aveva ancora abbastanza energie per scherzare. Avrebbe iniziato a divertirsi con lui. Fece un cenno alle guardie che aprirono la cella e lo legarono di fronte alle altre due così che gli altri prigionieri potessero vedere ciò che aveva in serbo per loro.

«Che vuoi fare?» Si voltò verso Marian e per un lungo istante la guardò negl’occhi.

«Voglio solo divertirmi un poco.»

 

 

***

Eccoci qui!!! Questa è la seconda Shot!!! Questa volta è divisa in due parti perché mi è venuta un’idea per la conclusione che comprende un altro Prompt… Questo vuol dire due piccioni con una fava e non potevo cogliere al volo questa opportunità!!! ^^

La prima parte è basata sui pensieri di Isabella. Quindi per favore nessun insulto per come ho descritto Marian o Kate. Ho solo pensato a come potrebbe vederle lei… =P

Nella seconda parte invece inizia a delinearsi una situazione che arriverà a compimento alla fine del prossimo capitolo!!! =)

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Capitolo 3
*** La Vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.2) ***


Titolo: La vendetta è un Piatto che va Servito Freddo (Part.2)
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Lady Marian Fitzwalter, Isabella di Gisborne.

Situazione: Marian e Isabella si scambiano di corpo, ma questa volta Djaq è innocente.
Rating:
Verde

Contesto: Terza Stagione

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

La vendetta e un piatto che va servito freddo

(Part.2)

 

Erano ore, ormai, che Archer veniva torturato senza pietà. Isabella si stava sadicamente accanendo su di lui. Marian non riusciva a staccare gli occhi da quell’orribile spettacolo. Il busto del ragazzo era coperto di ferite inflitte solo per il divertimento della sorella di Gisborne. Avvertì un rumore metallico provenire da una delle finestrelle della segreta. Prima di riuscire a capire da dove venisse, del fumo nero riempì le celle e la zona in cui era legato Archer. Un dolore lancinante la fece piegare in avanti. L’ultimo ricordo era il volto di Isabella sfigurato dal dolore.

***

Quando si svegliò si trovò stranamente fuori dalla cella. Si guardò intorno finché non notò qualcosa che la lasciò senza fiato. Lei era dietro le sbarre, o almeno, un’altra Marian lo era. Si tastò ma qualcosa non era come sempre. Si guardò come meglio poteva ma riconobbe l’abito che aveva indosso, inoltre i suoi capelli erano più scuri e lunghi. Era Isabella! No, non poteva essere! Non poteva davvero essere Isabella! Si guardò intorno cercando i suoi amici. Archer era privo di sensi e ancora legato. Si avvicinò per liberarlo ma il ragazzo si destò di colpo cercando di allontanarla.

«Sh! Archer sono io, Marian!»

Il ragazzo rise divertito. «Davvero pensi che possa credere a una stupidaggine simile? Ne ho prese tante ma so ancora distinguere gli amici dai nemici!»

Marian si bloccò e portò le braccia sui fianchi indispettita. «Non sto scherzando! Potrei raccontarti qualcosa che so solo io. Ad esempio dello schiaffo che hai ricevuto da quella Claire a Locksley e che mi hai tanto pregato di tenermi per me… Potrei raccontarlo…»

«No, no! Ti credo!» La scrutò dalla testa ai piedi. «Ma che cosa ti è successo?»

Lei alzò le spalle, poi riprese a slegarlo. «Non ne ho idea! Mi sono svegliata e mi sono ritrovata nel corpo di Isabella.»

Indicò il corpo nella cella. «Quindi cosa facciamo?»

«Leghiamola e portiamola con noi. Qualcuno troverà il modo per sistemare le cose. O almeno spero.» Mentre Archer legava il corpo di Marian, quest’ultima andò a liberare Much ancora addormentato. Un gridolino spaventato uscì dalla sua bocca quando la vide. Probabilmente pensava fosse arrivato il suo turno per le torture.

«Tranquillo Much! È Marian.» L’uomo la guardò sorpreso poi come a controllare che fosse vero, allungò una mano per toccarle il braccio. Al contatto sembrò quasi scottarsi.

«Ma se tu sei qui, chi è lei?»

«Penso che ci sia Isabella nel mio corpo.» Lo aiutò a alzarsi e poi con sicurezza li guidò verso l’uscita delle prigioni.

«Cos’hai in mente?» Si voltò verso Archer e gli sorrise.

«Ricorda che adesso sono Isabella. Basterà che io finga di essere lei e usciremo senza nessun problema.» Appena usciti dalle segrete si trovarono di fronte al primo gruppo di soldati.

«Sceriffo.» Si inchinarono davanti al loro capo. Marian assunse l’aria più autoritaria e austera di cui era capace. «Dove state portando i prigionieri?»

«Ho bisogno di loro per mettere in atto il mio piano. Lasciatemi passare.»

«Ma è pericoloso per voi andare da sola.» Fece la risata più finta del suo repertorio.

«Con degl’incompetenti come voi sono più al sicuro da sola! E ora lasciatemi passare!» Le guardie intimorite, si spostarono.

[Sherwood Forest]

Stavano per giungere al nascondiglio quando qualcuno la bloccò.

«Dove credi di andare?» Si voltò e si trovò davanti Robin che la guardava. Lanciò uno sguardo al corpo di Marian preoccupato. Le venne da sorridere ma cercò di concentrarsi su ciò che avrebbe dovuto dire per convincerlo.

«Robin non è come sembra!»

«A no? A me sembra che tu sia qui, quando non dovresti uscire dal castello. Ci sono i fuori legge nella foresta. Devi stare attenta.»

«Davvero divertente!» Si avvicinò all’uomo che la guardò spavaldo. «Robin, sono Marian.»

Lui sbuffò «Si, certo!»

«Robin, ascoltala. Ha detto la verità» Archer si era intromesso nella loro discussione.

«A davvero? Dimostralo!» Incrociò le braccia con aria di sfida com’era solito fare. Marian fece per parlare ma Guy arrivò come una furia pronto a colpirla.

«Maledetta!» L’uomo sguainò la spada. La portò alla gola della donna bloccandola.

«Guy fermo! È Marian!» Archer cercò di bloccare il fratello ma era troppo tardi. Gisborne aveva portato a termine il suo attacco ferendola a un fianco. Si accasciò a terra prima di perdere i sensi.

***

La prima cosa che vide, al suo risveglio, fu l’accampamento dei fuorilegge. Si tastò convulsamente e tentò di alzarsi ma qualcuno la bloccò con gentilezza.

«Ferma. Potrebbe ancora girarti la testa.» Robin le sorrise.

«Sono tornata in me? Sono di nuovo io?» L’uomo la guardò confuso. Marian con qualche sforzo riuscì a osservarsi. Notando che tutto era tornato alla normalità, tirò un sospiro di sollievo. Nel frattempo Robin aveva assistito a tutta la scena con uno sguardo stupito. Le rivolse una tacita domanda. «Ero Isabella! Ricordi? Ero diventata lei! Solo così siamo riusciti a scappare…»

La interruppe. «Marian. Noi siamo venuti a salvarvi! Eri svenuta e ti ho dovuto portare in braccio fino a qui!» Lo guardò confusa.

«No! Non è vero! Archer! Lui potrà dire come sono andate le cose.» In quel momento apparve Guy incuriosito dalle strane parole pronunciate dalla donna. Lei, per tutta risposta, gli rivolse uno sguardo d’accusa. «Tu mi hai colpita!»

«Non ti ho colpita!» Sembrava sorpreso da quelle accuse. Non capiva perché nessuno sembrasse crederle. Finalmente arrivò Archer. Il ragazzo appoggiò la versione degl’altri. Li guardò più confusa che mai finché non si intromise Tuck.

«Può essere stato un effetto del fumo.» Tutti si voltarono verso di lui. «Marian ne ha respirato molto, per quello è rimasta priva di sensi per tutto questo tempo. Può essere che provochi strani sogni.» L’uomo si voltò verso di lei. «L’ultima persona che hai visto è stata Isabella?» Lei annuì solamente. «La mente di Marian deve aver creato questa situazione dal suo desiderio di salvarsi assieme agl’altri.» Lei rimase a bocca aperta. Non avrebbe mai immaginato fosse solo un sogno.

«Beh, l’importante è che tutto sia finito nei migliori dei modi.» Robin sorrise a tutti. Marian guardò i suoi compagni ancora confusa. Che fosse entrata davvero nel corpo di Isabella, oppure no, il piano della sua nemica era andato in fumo. Questo era quello che contava. Ce l’avevano fatta. Un’altra volta.

 

 

***

Ecco qui la seconda parte!!! Per questo prompt ho pensato che per non finire nell’AU l’unica soluzione fosse quella di rendere tutto un sogno! Ecco quindi quello che ha partorito la mia mente…

Spero possa essere di vostro gradimento!!! ^^

Al prossimo capitolo!!! =)

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Capitolo 4
*** Passione Incontrollata ***


Titolo: Passione Incontrollata
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Archer, Lady Marian Fitzwalter, Guy di Gisborne.

Situazione: Archer e Marian hanno una relazione clandestina. Guy li scopre.
Rating:
Arancione

Contesto: Dopo Terza Stagione

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

Passione Incontrollata

[Sherwood Forest]

Si mosse veloce tra gli alberi. Come sempre si chiese cosa la spingesse ad andare a quegli appuntamenti. Era innamorata di Robin. Si erano sposati quando lei era stata in punto di morte e, quando era tornata dalla terra santa, avevano rinnovato la promessa di eterno amore. Eppure qualcosa in Archer riusciva a attrarla come una calamita. Lo vide subito. La luna illuminava il suo profilo. Il suo naso deciso, la bocca carnosa, i suoi capelli corti tranne che per quella ciocca più lunga a sinistra. Anche lui la vide. Si avvicinò e senza nemmeno lasciarle il tempo di parlare la baciò con passione. Le mani di lui scivolarono impazienti sul suo corpo.

«Finalmente sei arrivata.» La sua voce roca di desiderio le fece venire i brividi. Si lasciò trasportare da quel sentimento che cresceva sempre più dentro di lei. Si baciarono con passione e presto si trovarono sdraiati sul mantello di Archer. I loro respiri si fecero sempre più corti e veloci. Archer stava per spogliarla quando sentirono un rumore alle loro spalle. Si alzarono di scatto ma quello che videro fece loro gelare il sangue nelle vene.

«Non può essere.» Guy li guardava inorridito. Marian cercò di avvicinarsi ma l’uomo arretrò. «Siete disgustosi.»

«Guy lascia che ti spieghi.» Archer cercò di risolvere la situazione ma la peggiorò soltanto.

«No, non dire niente!» Rivolse il suo sguardo a Marian. «Tu! Tu non mi hai mai voluto. Hai sempre fatto di tutto per non essere mia! E ora cosa fai? Ti butti tra le sue braccia! Il fratello di tuo marito!» Si passò una mano, tremante, tra i capelli. «In fondo pensavo che tu non mi volessi per amore di Robin. Invece mi hai sempre trovato rivoltante! Cos’ho che non va? Cos’ha lui più di me? Ti faccio così schifo? Bene, non sono io! Siete voi a essere disgustosi!» Gisborne si voltò pronto ad andarsene ma Marian gli corse dietro bloccandogli il braccio.

«Guy per favore.» Lui liberò il braccio dalla sua presa ma rimase lì.

«Da quanto?» Li guardò negl’occhi. «Da quanto va avanti questa storia?»

Marian abbassò lo sguardo con fare colpevole. «Da qualche mese.»

«Qualche mese? Qualche mese!» Il volto dell’uomo si indurì ulteriormente. «Perché?» Quella domanda rimase sospesa tra i tre.

Fu Marian a rompere quel silenzio pieno di tensione. «Non lo so.»

«Tutto qui? Non lo so?» Gisborne la guardò con disprezzo.

«Guy cosa vuoi che dica?» Lui si voltò di scatto e strinse, in una presa ferrea, le braccia della donna.

«Voglio sapere perché!» In quell’ultima parola aveva infuso tutta la sua rabbia. Come prima non arrivò risposta. Sentì la collera crescere ogni momento di più finché non riuscì più a trattenerla. Sguainò la spada e la puntò contro il fratello. «Combatti.» Era uscito un sussurro strozzato ma capì, dallo sguardo dell’altro, che era stato udito.

«Non combatterò contro di te.» Archer si avvicinò a Gisborne finché non sentì la lama della spada premergli contro il petto. «Uccidimi se vuoi.» La sua voce era calma ma il cuore gli martellava nel petto. Guy sferrò il colpo ma invece di trafiggerlo, lo ferì solamente. Un taglio lieve che però sarebbe stato sostituito da una cicatrice.

«Sei mio fratello e ora anche Robin lo è. Quello che fai…» Si voltò verso Marian. «Quello che state facendo, non è giusto. Non ne parlerò con Robin. Sarete voi a farlo altrimenti terminerò quello che ho cominciato stanotte. Quello…» Fece un cenno verso il taglio sul petto. «Ti ricorderà che non sto scherzando.» Si voltò, e se ne andò, lasciandoli nuovamente soli.

 

 

***

Allora… Qui vediamo una coppia inedita!!! Anche perché nella serie Marian e Archer non si sono mai incontrati!!! ^^ Però mi piaceva tantissimo l’idea di quei due insieme e di Guy che li scopre!!! Quindi ho usato anche il prompt #0!!! =)

Spero di essere riuscita a rendere Guy infuriato… Non è per niente un personaggio facile da rendere ma io c’ho messo tutto l’impegno possibile!!! =)

Alla prossima!!! ^^

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Capitolo 5
*** Rivalità tra Uomini ***


Titolo: Rivalità tra Uomini
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Vasey, Sceriffo di Nottingham, Guy di Gisborne.

Situazione: Vasey e Guy hanno una cotta per la stessa persona oppure una torta da finire.
Rating:
Verde

Contesto: Terza Stagione                    

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

Rivalita Tra Uomini

[Nottingham Castle]

Anche quel giorno Robin Hood era riuscito a farli passare per degli idioti. Se ne stava, come al suo solito, appoggiato alla parete con le braccia incrociate mentre Vasey era seduto a tavola a rimpinzarsi “per tirarsi su di morale per l’ennesimo fallimento suo e delle sue guardie incompetenti”, così diceva. Era sempre colpa del luogotenente mai dello sceriffo. Scosse la testa e si apprestò a congedarsi, quando si voltò verso di lui.

«Gisborne non essere così affranto. Capita di passare per degli idioti. Devi solo evitare che succeda di nuovo. Non vogliamo che la gente pensi di poterci beffare. Vero?» Sorrise. Guy era ancora più deciso a lasciare quella stanza quando una giovane entrò con un vassoio. Portava una torta che riconobbe come la preferita dello sceriffo. La ragazza la posò sul tavolo. Entrambi la osservarono per qualche secondo. Il suo viso era molto bello. I capelli biondi e lunghi erano legati in una treccia ordinata. La pelle era candida nonostante la sua situazione di popolana. Fece un inchino e si congedò dai due uomini. Guy stava per seguirla quando l’altro lo bloccò. «Dove vai Gisborne? Lo sai che odio mangiare la mia torta preferita da solo. Siediti e aiutami a finirla.» Con un sospiro prese posto di fianco allo sceriffo.

«Sai, ho notato come hai guardato la mia cameriera.» Lui fece finta di niente e mangiò il primo boccone. «Chi credi che sceglierà? Il potente e coraggioso sceriffo o il luogotenente senza titolo ne ricchezze?» Guy sostenne lo sguardo dell’altro.

«Cosa ne pensate della scelta tra un giovane nel pieno delle forze e un uomo molto più vecchio e molto meno aitante?» Quelle parole le pensò soltanto. Continuò a mangiare tranquillamente, almeno in apparenza. In realtà aveva voglia di sferrare un pugno a quell’uomo tanto fastidioso ma si trattenne. Sapeva che così avrebbe solo rovinato la sua situazione. Per quanto odiasse prendere ordini da lui, quello era l’unico modo per poter diventare qualcuno. Gli aveva promesso terre e un titolo e questo bastava a fargli sopportare tutto. Le battute, gli insulti e le cattiverie che Vasey gli rivolgeva. Dopotutto lui non era migliore. Si divertiva a essere crudele e meschino. Continuò a mangiare sperando di potersene andare il prima possibile. «Sai Gisborne, credo che farò richiamare quella servetta. Ho proprio bisogno di divertimento stanotte.» Avevano finito la torta. Ora poteva anche andarsene.

«Fate quello che volete sceriffo.» Rispose con freddezza, come era solito fare, e con noncuranza mandò giù un altro boccone di quella torta. «Bene, se non avete più bisogno di me io andrei.» Vasey con un cenno della mano diede il suo assenso e lui senza attendere oltre uscì dalla sala. Avrebbe voluto che quella ragazza facesse compagnia a lui quella notte ma sapeva che lo sceriffo non gliel’avrebbe data vinta. Nel corridoio incontrò la ragazza. Era nervosa. Lo poteva capire dal suo incedere. La degnò appena di uno sguardo e si diresse alle sue stanze. Si stese sul letto con addosso ancora gli abiti di pelle e chiuse gli occhi. Un giorno sarebbe diventato ricco e potente, più dello sceriffo e quello stesso giorno gliel’avrebbe fatta pagare per tutte le volte che lo aveva trattato come un fallito. Quella rivalità avrebbe avuto fine un giorno e la vittoria sarebbe stata sua.

 

 

***

Ho tentato di unire la “cotta” con la torta… In realtà è venuta più la torta! =P

Questo modo di pensare di Guy mi fa pensare più alla terza stagione visto che nella serie si ribella di più allo sceriffo e infine arriva davvero a volere la sua morte e la vittoria su Vasey.

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! =)

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Capitolo 6
*** Vi Dichiaro Marito e Moglie… ***


Titolo: Vi Dichiaro Marito e Moglie…
Autore: 
Harmony89
Fandom:
Robin Hood BBC
Personaggi:
Allan. A Dale, Kate di Locksley.

Situazione: Allan vuole sposare Kate, ma Kate non per forza è consenziente. Matrimonio a Las Vegas!
Rating:
Verde

Contesto: Terza Stagione

 

Disclaimer: Nessuno dei personaggi citati e presi dalla serie TV mi appartengono. Sono di proprietà di Dominic Minghella, Foz Allan e di tutti coloro aventi diritto. La storia non è scritta a scopi di lucro.

 

 

Vi Dichiaro Marito e Moglie

[Las Vegas - Nevada]

Kate era seduta al bancone dell’ “Archer” pub. Stava bevendo come una spugna nella speranza di dimenticare il rifiuto secco di Robin. Nella sua testa sentiva ancora le parole dell’uomo che amava.

«Io amo Marian e sarà lei quella che sposerò.» Certo. Lei era la stupida da usare quando la cara Marian era all’estero a studiare Belle Arti ma da buttare via appena questa tornava dal suo amato fidanzatino. Perché aveva seguito gli altri in quella maledetta gita? Se lo stava chiedendo da ore ormai.

«Dovresti smetterla di bere questa robaccia o domani ti scoppierà la testa.» Si voltò e vide Allan.

«Smettila di dirmi cosa fare.» Dicendo quelle parole si scolò il suo bicchiere di birra. Sperava che se ne sarebbe andato ma il ragazzo si sedette al suo fianco. Per qualche tempo nemmeno parlarono, lei continuava a bere e lui la osservava preoccupato e amareggiato, poi Kate si voltò verso l’amico e lo squadrò dalla testa ai piedi. «Sai, non sei poi così male! Non l’avevo mai notato ma sei davvero carino.» Biascicò quelle parole mentre tentava di darsi un tono ma, agl’occhi di Allan, risultò un tentativo alquanto mal riuscito. Guardò Kate ingurgitare l’ennesima dose di alcool e un’idea gli balenò in mente. Era sempre stato innamorato di quella ragazza ma lei non l’aveva mai degnato di uno sguardo. Ora sembrava quasi essersi accorta di lui. Certo, era ubriaca ma forse quella era la sua unica possibilità.

«Kate.» La chiamò sperando di attirare la sua attenzione. La ragazza si voltò verso di lui. «Che ne pensi di diventare mia moglie?»

Lei sorrise divertita e scolò il suo ennesimo drink. «Certo, come no! Sicuro. Tu vuoi sposarmi.» Scoppiò a ridere ma si bloccò subito quando Allan la baciò.

«Non sto scherzando! Io ti amo e voglio averti al mio fianco per tutta la vita.» Lei lo guardò sbalordita per qualche secondo prima di sorridere.

«Beh. Se la metti così ti sposo.» Allan pagò e le prese la mano portandola fuori da lì. Chiamò un taxi.

«Ci porti alla cappella più vicina.» Il tassista li guardò dallo specchietto retrovisore e sorrise. Un’altra coppia che faceva una pazzia. Li lasciò alla “Little White Chapel”. Entrò trascinandosi dietro Kate. Un uomo basso e sulla cinquantina si presentò come il pastore. Dopo diverse domande e il reclutamento di testimoni, la cerimonia cominciò. Dopo pochi minuti era già arrivato il momento fatidico.

«Vuoi tu, Allan A. Dale, prendere Kate Di Locksley come tua legittima sposa?»

«Lo voglio.» Sorrise appena.

«Vuoi tu, Kate Di Locksley, prendere Allan A. Dale come tuo legittimo sposo?»

«Puoi giurarci!» La ragazza barcollava. A malapena riusciva a reggersi sulle sue gambe tanto che uno dei testimoni le era accanto pronto a prenderla in caso fosse caduta.

«Con i poteri conferitomi dallo stato del Nevada, vi dichiaro marito e moglie.» Si scambiarono un bacio frettoloso, salutarono i presenti e corsero fuori dalla cappella. Raggiunsero il loro Hotel e si fermarono al bar dove chiesero a tutti di brindare al loro matrimonio. Restarono lì a lungo a festeggiare e a bere.

***

Il mattino dopo si svegliò con un mal di testa così forte che non si accorse subito di non essere sola nel letto. Si voltò e allungò un braccio che, invece di finire sul morbido materasso, toccò una superficie calda e dura. Aprì gli occhi. Quella superficie era un petto. Alzò lo sguardo e quello che vide la lasciò a bocca aperta. Era Allan! Era andata a letto con Allan. Non poteva crederci. Tutti ma non lui! Erano amici, buoni amici ma non così intimi! O almeno, non lo erano stati fino alla notte precedente. Notò qualcosa al suo dito, un anello.

«No, no no no!!! Non può essere!» Non poteva aver commesso quella pazzia. Non solo era andata a letto con lui, lo aveva addirittura sposato!

«Buongiono cara.» Kate guardò Allan che si era svegliato. Era davvero in un bel guaio…

 

 

***

Da quanto non pubblico!!! O.o’’ Me ne rendo conto solo ora!!! =S Tenterò di essere più presente ma quest’anno gli impegni sono stati davvero molti!!!

Ok… Fa pena ma non sapevo proprio come tirarmi fuori da questa situazione… Soprattutto perché i personaggi di Robin Hood con Las Vegas c’entrano poco… =S Mi farò perdonare con la prossima Shot!!! ^^

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