Dakota.

di anthropocene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. (I) Akodta. ***
Capitolo 2: *** 1 (II) Mamma. ***
Capitolo 3: *** 2. (III). Sono stata picchiata da mio padre. ***
Capitolo 4: *** 3. (IV) Ciao, mi chiamo Louis. ***
Capitolo 5: *** 5. (V) Un abbraccio da amici. ***
Capitolo 6: *** 8. (VI) Credo di essere Beyoncè. ***
Capitolo 7: *** 13. (VII) Zucchero filato e principesse. ***
Capitolo 8: *** 21. (VIII) Abbracciami dal nulla. ***
Capitolo 9: *** 34. (IX) Chiamami Dek. ***
Capitolo 10: *** 55. (X) Ci ritroviamo senza sorveglianza. ***
Capitolo 11: *** 89. (XI) Lividi Distrettuali. ***
Capitolo 12: *** 144. (XII) Assistenti sociali. ***
Capitolo 13: *** 233. (XIII) Balbetto come un’idiota. ***
Capitolo 14: *** 377. (XIV) Sento male, Lottie. ***
Capitolo 15: *** 610. (XV) L’indecisione regna sovrana. ***
Capitolo 16: *** 947. (XVI) Camilla. ***
Capitolo 17: *** 1557. (XVII) Atena mi fa un baffo. ***
Capitolo 18: *** 2504. (XVIII) Slinguazzamenti a go-go. ***
Capitolo 19: *** 4061. (XIX) Posso diventare la tua stalker? ***
Capitolo 20: *** 4061. (XX) Io e Louis diamo i numeri. ***
Capitolo 21: *** 6565. (XXI) Carrots mania. ***
Capitolo 22: *** 10626. (XXII) Un hot dog a caro prezzo. ***
Capitolo 23: *** 17191. (XXIII) Big Ben. ***
Capitolo 24: *** 27817. (XXIV) Due centimetri. ***
Capitolo 25: *** 45008. (XXV) Mashmallows. ***
Capitolo 26: *** 62199. (XXVI) LJP. ***
Capitolo 27: *** 107207. (XXVII) Sono in confusione. ***
Capitolo 28: *** 169406. (XXVIII) Delhila. ***
Capitolo 29: *** 276613. (XXIX) La vita a Doncaster. ***
Capitolo 30: *** 446019. (XXX) Sorprese. ***
Capitolo 31: *** 722632. (XXXI) Felicità condivisa. ***
Capitolo 32: *** 1168651. (XXXII) Ciao pà. ***
Capitolo 33: *** 1891283. (XXXIII) Ehm, ciao. ***
Capitolo 34: *** 4951217. (XXXV) One Direction. ***
Capitolo 35: *** 8011151. (XXXVI) Acqua. ***
Capitolo 36: *** 12962368. (XXXVII) Ragazzo di strada. ***



Capitolo 1
*** 1. (I) Akodta. ***


1. (I)

Akodta.


Non credo esista qualcosa di più terribile del caldo e dell’afa che Agosto si porta costantemente ogni anno dietro di sé.
Non si sta bene nemmeno in bikini, è questo il problema; non che io ci stia, ovvio.
Tra i fianchi rotondeggianti e quei capelli alla cazzo che mi ritrovo probabilmente non sono il tipico esempio di una bella ragazza, ecco.
Il prototipo di femmina bella e simpatica sicuramente non avrà mai la mia faccia, o altro.
Se una massa informe di capelli bianchi candidi e due enormi occhi marroni contornati da un trucco non troppo pesante potesse mai diventare il prototipo di bella ragazza credo che il mondo non sarebbe ancora in piedi. Beh, sì, ho i capelli bianchi, e non chiedetemi il perché, sono nata così, e li amo.
Cioè, si dai, sono particolari, e vi giuro che è l’unica parte che amo di me. Anche perché quella miriade di lentiggini che mi ritrovo sparse su tutto il viso non mi fanno impazzire, come le mie gambe storte, d'altronde.
Beh dai, sembro un piccolo leone bianco, ecco.
I miei nonni continuano a dirmi che sono una bellissima ragazza, ma dai, ho quindici anni e nessuno mi ha mai visto in un liceo, rendo l’idea?
E quei finti complimenti non fanno altro che aumentare la mia scarsità d’autostima.
Odio le bugie, odio le persone ipocrite e la mia famiglia è l’esempio più lampante d’ipocrisia che questo mondo possa conoscere.
Odio la mia vita, odio la mia famiglia, odio tutto ciò che io dovrei amare.
Ho provato il suicidio? Sì, un paio di volte, ma mi sono fermata nella speranza di un futuro migliore.
Questa sottospecie di diario dovrebbe diventare il mio “suicidio”, dovrebbe racchiudere tutto ciò che il mio mondo mi riserva tutto ciò che questo schifo di pianeta mi da ogni singolo giorno.
Odio i miei genitori, perché?
Me lo chiedo anch’io, e il più delle volte desirerei che non ci fosse un motivo, che io li amassi, nel bene e nel male. Come si può amare una donna che tradisce il marito e un uomo che molesta la figlia? Mostri è poco, “mostri” è un milionesimo di quello che quella razza di idioti sono riusciti a farmi capire da loro.
Non ho un dialogo decente con mia madre da quando si sente con il suo capo, circa tredici anni.
Ed io? Io per quindici fottuti anni sono sempre stata percossa, picchiata, umiliata, derisa, molestata da quello che dovrei chiamare papà. Da quella persona che mi dovrebbe tenere sulle spalle alle partite, quella persona che è davvero tanto legata allo sport, che mi porta a mano davanti all’asilo.
Io una persona così non l’ho mai avuta.
Odio tornarmene a casa, odio rivedere i loro volti pieni di rabbia che matematicamente ogni singola sera devono risvoltarmi su di me.
Ogni mattina piango come una fontana a scuola e tutti mi prendono in giro, ridono di me perché non ho una vita felice.
Ashley Normann, lei che ha tutti i vestiti di marca e quella maledettissima Lange Rover da 14.000 dollari, e tutte quelle bambinette urlanti ai suoi piedi, tutto quello schifo che le circola attorno.
Come se tutto quello che dovesse toccare diventasse d’oro, lei è la prima della lista quando si parla di deridere la povera Dakota Hudson.
Da quella lingua di vipera non sanno che uscire bastardate, o insulti.
Passo interi pomeriggi in biblioteca, non ho amici.
Passo giornate a guardare il tramonto da quello che posso vedere dalle campagne di vicino casa mia.
E devo dire che il panorama non è tutto ‘sto schifo, anzi.
Amo prendermi i gelati, guardarmi un film al cinema in centro, prendermi un frappè, e tutto rigorosamente sola come un cane.
Sono la tipica ragazza associale, sì.
Comunque, oggi è Agosto.
Sì, oggi è il 19 Agosto.
Nel 1976 Nadia Comaneci prese il primo dieci nella storia della ginnastica artistica. Uno dei miei hobby, solo che non lo pratico, figuriamoci se quei mostri dei miei genitori possano farmi una cosa così gentile.
Questo è il frutto di qualche ricerca sul web in biblioteca.
Ah, oggi è il 19 agosto, oggi è il 200° giorno dell’anno.
Oggi è il compleanno di una sfigata chiamata Dakota

 




Ohi, ciao !! :D
questa è la prima storia che scrivo sui One Direction , quindi compatitemi !
le numerazioni dei capitoli sono in sequenza di Fibonacci , non preoccupatevi se tra un po' vedete un numero diverso !!
inizialmente 'sta storia non doveva essere una FF sui 1D, ma poi ho deviato un po' !
un bacio, Cat.

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Capitolo 2
*** 1 (II) Mamma. ***


1 (II)

Mamma.

 
«Sono le dieci e tre quarti, ti sembra l’ora di tornare a casa?!» mia madre esordì in modo così gioviale che pure le piante a stento trattennero una risata. «Tale padre, tale figlia.»  
Mio padre era un uomo dalla corporatura non troppo grossa, aveva due grosse braccia e due grandi spalle, ma per il resto era molto magro. Si slanciava nei suoi quasi due metri d’altezza e aldilà di quegli occhi grigi che aveva, la sua passione per il marketing, e questa sua passione sembra dare frutti: ha un’impresa che sforna milioni di azioni ogni giorno, era l’unica cosa che vedeva.
Squadrai su per giù mia madre, e m’incamminai verso camera mia.
Prima porta a destra dopo una serie di corridoi sparsi per quella che tutti chiamano la mega villa degli Hudson.
Non sono molto legata ai soldi, anche perché i miei genitori, sebbene ci navighino, non avrebbero la minima intenzione di regalarmi alcuni dei loro risparmi.
Comunque, tornando a noi, camera mia si affacciava sul punto più brutto della casa: il giardino del retro casa. Certo, per i miei genitori quello era una cosa orribile, invece per me, piano piano, è diventato il mio nascondiglio preferito. C’è un mucchio di piante diverse ovunque, e qualsiasi cosa possa essere verde lì c’è cresciuta. Ci sono una quantità inumana di erbacce ma non è importante, dove sta la mia poltrona non ne crescono. La poltrona me la regalò mio nonno, poco prima di morire. Siccome i miei non la volevano tenere in casa io decisi di tenerla in camera mia, e quando mi venne l’idea di metterci la poltrona capii che quello era il suo posto. Amo quel giardino, ci passavo almeno tre quarti della mia esistenza a casa, il restante, lo passo in camera. Lo amo anche perché ogni giorno ci passa Eve, la “mia” gatta. Si fa per dire, è una gatta randagia, e viene in camera mia a dormire ogni notte, così è diventata, tutto sommato, mia.
Eve è una totalmente bianca, se non fosse per la coda tutta nera.
Sorpassai mia madre, con il grembiule da brava casalinga e nel corridoio incrociai mio padre.
Ho sempre avuto il terrore di quell’uomo, diciamocelo, ho avuto un trauma, e questo trauma lo sto vivendo tutt’ora.
Schivai invano la sua sagoma quando lui mi prese il braccio. «se non sei a casa domani, ne riceverai il triplo di botte.» mi guardò con i suoi occhi grigi «scusami, mi ero dimenticato. Auguri».
L’unica cosa che non posso dire di mio padre è che non ha mai tenuto a me. Sebbene non mi abbia mai trattato da principessa, non si può nemmeno dire che mi abbia lasciato sul ciglio della strada, come avrebbe fatto volentieri mamma. Non si era mai dimenticato un mio compleanno, una mia recita scolastica e mi ha sempre accompagnato a scuola.
Nonostante tutto, il terrore di mio padre resta, resta come un marchio a fuoco sul cuore.
Annuì tremando, e sibilando un flebile «Grazie.».
Proseguii sulla mia strada, fino ad arrivare nel mio piccolo regno.
«hai fame?» dissi guardandomi allo specchio.
«un po’, te?»
«moltissima.» ne seguì un forte borbottio da parte del mio stomaco.
Mi capitava spesso di guardarmi allo specchio e di parlare tra me e me, d'altronde, non avevo nessun altro che voleva farlo.
Mi cambiai, misi i vestiti smessi di mia cugina e tornai in cucina.
«c’è ancora del burro in frigo?» chiesi acidamente.
«no, l’ho finito poco fa.» rispose mamma, altrettanto acidamente.
«uh. C’è del pane?»
«no.»
Sul tavolo era appena stata aperta una confezione di pan carrè.
«e quello?» chiesi speranzosa.
«non è per te.» disse alzandosi.
Mia madre era una donna alta, una gran bella donna, devo dire.
I suoi lunghi capelli biondi, e gli occhi marroni, e quelle gambe da far spavento.
Era slanciata nella sua splendida figura.
Quando ero piccola, speravo un giorno di diventare come lei.
Ora non più.
 
//saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!!!!

come va? ok, questo è il secondo capitolo!
vorrei però che arrivasse ad almeno 5 recensioni (se no, va beh.) scrivete anche delle cazzate, tipo "wow" oppure anche solo "." cioè, non lo so, fate vedere che lo avete letto !!
si, lo so, sono assillante.
questo è l'ultimo capitolo senza 1D, dal terzo ci sarà "qualcuno"...
va beh, vi lascio!
un beso,
Cat.


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Capitolo 3
*** 2. (III). Sono stata picchiata da mio padre. ***


2. (III)

Sono stata picchiata da mio padre.

 
“se non sei a casa domani, ne riceverai il triplo di botte.”
Quelle parole risuonarono nella mente per tutta la notte, rimbombavano nel cranio. Non facevano cenno ad andarsene. Diciamo che ormai ero abituata, la mia vita era stata rovinata grazie a quell’uomo.
Sono stesa a letto che guardo il soffitto e sono le tre di notte. Domani e sabato. Domani si andrà al campo. Domani vedrò Joshua. Joshua è il ragazzo che mi piace, o perlomeno: di cui ho una cotta da quando l’ho visto alle elementari. Non siamo mai andati alla stessa scuola, perché suo padre è il capo di mia madre e abita nello stesso nostro quartiere. Lui non ha mai saputo dei rapporti tra i rispettivi genitori, come non lo sa sua madre e come non lo sa mio padre.
Lui ha diciotto anni ed ha un tatuaggio sull’avambraccio con una frase che ancora bene non ho capito qual è. È alto almeno un metro e ottanta, ha due grandi occhi marroni, i capelli corti neri e un poco di lentiggini sparse sotto gli occhi e sul naso. Gioca nella squadra di basket della scuola ed è playmaker. Si mette spesso la divisa della squadra ed è meraviglioso.
Lo vedrò giocare, come ogni sabato.
«papà, oggi vado al campo.» dissi furtiva con già i vestiti addosso e la borsa in mano.
«torna a casa per le quattro, ho una sorpresa.».
Sì ok, non ho mai denunciato mio padre. Perché? Beh, nemmeno io bene lo so, so soltanto che gli voglio quel minimo di bene perché non dica tutto alla polizia.
Ormai sono otto anni che mi molesta, mi sono abituata. I miei compagni non mi hanno mai chiesto come mai avevo una miriade di lividi su tutto il corpo e nessun professore si era mai interessato a me, anche perché probabilmente non sapevano nemmeno della mia esistenza.
Il cielo era limpido, avevo il mio blocco nella borsa, la mia macchina fotografica e il mio i-pod.
Presi l’ultimo e le cuffie, me le infilai nello orecchie e tra le trecento canzoni che avevo mettevo sempre quella.
Nobady’s Home di Avril Lavigne mi faceva sentire veramente a casa, non come tutte quelle cose orrende che si ascoltano i miei compagni. Beh sì, Avril non è proprio meglio di tutto quel rap e tecno che si ente in giro, ma indubbiamente di una qualità superiore.
La panchina sotto l’albero dava una grande visibilità sul campo, era nell’angolo nord-ovest rispetto al canestro di destra e dava una splendida prospettiva sulle due panchine ai lati dell’area di gioco. Amavo quella panchina, anche perché dal campo non si vedeva nulla o quasi.
Mi sedetti e presi il blocco. Le cose che farò quando avrò sedici anni.
Perché scrivermelo? Perché voler chiedere a qualcuno, che nemmeno so che esiste, dieci desideri?
Beh, non lo so, mi ha sempre dato sicurezza. Sapevo quali erano i miei obiettivi; e uno di questi era Joshua. Sì, impegnarsi nel piacergli, riuscirci, mai un giorno. Non sa nemmeno della mia esistenza. Non andiamo a scuola assieme e soprattutto mia mamma non gli ha mai parlato di me. L’ho visto per caso in ufficio, quando ero molto piccola, e una volta a scuola, per un incontro con delle altre scuole. Da lì ho iniziato a “pedinarlo”, diciamo.
Poi cos’altro c’è? Oh, riuscire a fare una lezione di ginnastica artistica, oppure comprare un cagnolino, o ancora farsi degli amici. Si quelli che tutti hanno tranne me.
Ore 15.24; è ora di andare a casa, e aspettare che tutto questo finisca.
-ti aspetto a casa fra dieci minuti, papà-
Aprii piano piano la porta di casa, sperando che non mi sentisse arrivare, sgaiattolai in camera mia e mi buttai sul letto.
La porta si chiuse lentamente, e dietro c’era lui.
Dietro quella porta si nascondeva il mio terrore, la paura di morire era inesistente in confronto.
Sarebbe durato un altro anno, e poi avrei avuto la patente, sarei potuta scappare da quell’inferno, solo un altro anno.
Mi prese per i polsi, ed io lo lasciai fare, con le lacrime che mi rigavano il viso, ancora una volta.
Voltai il viso verso il mio giardino.
Due grandi occhi azzurri si nascondevano aldilà del muretto di recinzione della casa affianco.





My Spacee!!!
Allouuur, ditemi che ve ne pare del nuovo capitolo ! :D
sembra non esserci nessuno, ma c'è... ahahahah, sono malata lo so !!
ringrazioe tutte coloro che hanno recensito ! grazie mille dei complimenti!
e Giù: fuuuuck, con amore <3 ahahahahah :'D



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Capitolo 4
*** 3. (IV) Ciao, mi chiamo Louis. ***


3. (IV)

Ciao, mi chiamo Louis.

 
La notte passò bene, tutto sommato. La domenica era il mio giorno preferito della settimana, e sicuramente il più tranquillo in famiglia. I miei erano spesso fuori a qualche pranzo, e non si sa come non menzionavano mai di avere una figlia.
Uscii anche domenica per andare al campo; blocco, i-pod e macchina fotografica dentro la borsa come sempre. Tranquilla m’incamminai alla mia panchina.
Il vialetto di casa non mi era mai sembrato così bello, così curato. Tutto così pulito non lo era mai stato.
«dovresti parlarne con qualcuno.» una voce abbastanza familiare si fece sentire da dietro una siepe. Da lì dietro si elevarono un ragazzo alto, occhi azzurri e capelli castani chiari. Alcuni gli finivano su quegli occhi meravigliosi che si ritrovava, e la maglietta che indossava era completamente sporca d’erba.
Lo guardai spiazzata. «chi sei?»
Sì avvicino lentamente a me, e prendendo un lembo della maglietta ridotta a uno straccio che indossava, si pulì una mano e la mise davanti a me in segno di saluto. «piacere, io mi chiamo Louis. E sono il vostro giardiniere, se così si può definire.»
«perché dici?»
«non sono il tipico ragazzo cui piace lavorare.».
Sorrisi, e sorrise a sua volta.
«da quanto tempo lo fa?»
«cosa?» spalancai gli occhi e la bocca di socchiuse.
«tuo padre.» disse secco, mentre si metteva a posto i capelli con un movimento del capo.
«mio padre cosa?»
«avanti, non negarlo! Quell’uomo di molesta.»
Il respiro si fece affannoso, e il battito cardiaco andò a mille.
«non deve saperlo nessuno, intesi?»
«ma come?! Sei impazzita? Lo dirò alla polizia!»
«non farlo, ti prego, non ho dove andare.»
«se tu dici alla polizia tutto, loro sapranno cosa fare.».
«sembra facile a dirlo.»
Si mise in ginocchio davanti a me, si guardò le mani lerce e fece una smorfia, le poggiò sulle mie spalle e disse «so che è difficile ma poiché andiamo alla stessa scuola e ti vedo sempre da sola sappi che io ci sono, non sono molto popolare nemmeno io, però so ascoltare.».
Sorrisi e lo guardai fisso negli occhi.
«grazie mille.»
Si sollevò e disse un flebile «non c'è di che.» e tornò alle sue piante.
«Louis?»
«Sì?»
«ti va di prendere un gelato?»
Sorrise.
«volentieri! Però mi devo cambiare, tornare a casa… che ne dici se stasera andiamo a mangiare una pizza?»
Dentro la mia testa si erano formulate tante ipotesi, ma l’unica vera era la più bella: ’saremmo diventati ottimi amici. ‘
«certamente! Alle sette qui?» dissi indicando il pavimento.
«alle sette lì.» disse sorridendo.
Lo salutai e andai al campo, come feci sabato.
Joshua era sempre lì, splendido. Tra un canestro e l’altro la sua bellezza non finiva mai.
Sorrideva, e anche tanto.
Palleggiava la palla da basket come se lo facesse da secoli, come se fosse sua unica vocazione, come se fosse la sua ragione di vita.
In quei momenti desidero essere una palla da basket, tutta bella tonda.
E almeno sarei sfiorata da lui, amata.
Sarei la sua unica ragione di vita, forse.
No, non lo sarei nemmeno in quel caso.
 




Cat's spaceee !!
Hey, ciao splendori !! grazie mille per le splendide recensioni che mi lasciate !! siete meravigliose !! :3
spererei arrrivassero ad un po' più di tre, ma vedo che c'è gente chem i ha tra i preferiti, o tra i seguiti, quindi va bene ! :D
sempre valido il commentino insulso di due caratteri solo per dire che avete letto !!
non vi scoccio più di tanto, siete meravigliose ! <3
besos,
Cat.

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Capitolo 5
*** 5. (V) Un abbraccio da amici. ***


5. (V)

Un abbraccio da amici.


Erano le sei e mezza, e i miei capelli non avevano una forma. Decisi così di armarmi di piastra e lisciare quello che volevo rimanesse almeno un po’ vicino alla testa.
Mi guardai allo specchio, una linea di matita, un poco di ombretto viola e il mascara. Ecco fatto, sembravo una ragazza normale.
Tornai in camera mia, presi una maglietta e dei jeans, un maglioncino e infilai tutto dentro la borsa. Corsi su e giù per la casa per trovare le mie dannatissime nike nere. Me le infilai e mi guardai allo specchio. Sembravo una persona, su per giù.
Una spruzzata di profumo ed il gioco era fatto, ero pronta per uscire.
Presi le chiavi, e mi chiusi la porta alle spalle, andai nel posto prestabilito del vialetto e mi sedetti. Di Louis neanche traccia. Speravo arrivasse, anche perché erano le sette e dieci, speravo che con un piccolo ritardo nella preparazione lui fosse già lì ad aspettarmi, ma non fu così.
Due enormi fari si stavano dirigendo verso la mia via, mi alzai e guardai meglio, era la macchina di Joshua, con Joshua sopra.
Abitava esattamente di fronte a me, quindi parcheggiò e scese dall’auto. Portava la divisa ed era più bello che mai.
«sei nuova?» stava aprendo il baule quando si accorse della mia presenza.
«no, abito qui da 15 anni» dissi fredda. Non avevo parole, mi si era strozzato lo stomaco, la sua voce così vellutata era una musica per le mie orecchie.
«davvero? Non ti ho mai vista! Sei la figlia degli Hudson?» disse sorridendo.
«si! Sono io, Dakota.»
Stava attraversando la strada dalla mia parte, e mi porse la mano.
«Piacere, Joshua.» disse con un sorriso da orecchio a orecchio «ma io ti ho giù vista! Aspetta… sei sempre al campo… giusto?»
Le mie guance divennero immediatamente rosse pomodoro e abbassai automaticamente la testa. «si sono io…»
«come mai ci vai sempre?»
«mah, io amo la fotografia, e dalla panchina a nord-ovest le foto vengono una meraviglia, c’è quasi sempre la luce perfetta e le fotografie in movimento sono le mie preferite» dissi in fretta.
«fotografi? Davvero? Anche io amo la fotografia!» si voltò indicando la macchina «sono appena tornato dal corso che ho a scuola! A proposito, non ti ho mai vista a scuola»
«non frequento la tua scuola»
«come mai?»
«i miei genitori non sono il massimo della bontà, e mi hanno mandato nella scuola più malandata del paese»
«ma tua mamma è sempre stata molto buona con me»
«non la conosci abbastanza, fidati»
Altri due grandi fari si stanziavano all’orizzonte. Quello doveva essere Louis.
«è il tuo ragazzo?»
«nono! Assolutamente! È… il mio migliore amico! Vero Louis?»
Louis era appena sceso dall’auto e sorrideva come sempre.
Mi guardò un attimo e poi passò lo sguardo su Joshua «sì, sono il suo migliore amico. Piacere, Louis»
«piacere, Joshua» si voltò verso di me «va beh… ci sentiamo! Magari se mi dai il tuo numero possiamo sentirci, ti va?»
Annuì debolmente. Ci passammo i numeri.
Mi abbracciò e mi disse «ciao!» all’orecchio.
«ciao Louis, piacere di averti conosciuto!»
«ciao!»
Louis si voltò verso di me.
«Migliore amico? Joshua? Ah, ti piace, si vede lontano un miglio!»
«non urlare, idiota! Ti sente mezzo isolato!» gli dissi tirandogli una pacca sulla spalla. «comunque sì, mi piace dalla terza elementare.» dissi in un soffio.
«ah, l’amour!»
«ma smettila!»
«vogliamo andare a mangiare ‘sta pizza oppure no, signorina?»
 


cat's !!!
heeeello :3
siete degli splendori che mi recesiscono sempre senza mai dire che questa FF fa schifo !
graaaaaaaaaaaaaazie davvero !!
questo è il cinque, contente ? :D
ahahahahaha, va beh ! spero vi sia piaciuto ! :D
grazie ancora, e siete splendide, TUTTE !
cat :3



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Capitolo 6
*** 8. (VI) Credo di essere Beyoncè. ***


8. (VI)
Credo di essere Beyoncè.

 
 
«migliore amico?» chiese, appena saliti in macchina.
«beh, a dire il vero… sei l’unico.» abbassai la testa, chiusi gli occhi e strinsi la mano in un pugno.
Semaforo rosso, la fermata più brusca della mia vita passata su una macchina.
«u-unico?»
«senti, non prendermi per la solita emarginata sociale, sei la prima persona che mi abbia guardata negli occhi senza avermi insultato o mandato a fanculo.» avevo la voce strozzata dal pianto imminente.
Louis mise la sua mano sopra la mia, la portò poi sotto al mio mento e lo alzò. «Hey, non ti conosco, no. A prima vista sembri una persona speciale, incredibilmente bella e simpatica» si bloccò e riprese il comando dell’auto «io ci sarò, anche se ci conosciamo a malapena da undici ore.»
Mi scese, lentamente una lacrima.
«e non piangere, che poi piango anch’io!»
Mi scappò una risata.
«la pizzeria è dietro l’angolo, vado a ordinare, intanto, mettiti a posto; qui c’è lo specchietto. Ti vengo a prendere fra dieci secondi»
Scese dall’auto e si avviò verso l’entrata.
Presi un fazzoletto dalla borsa e mi tolsi il trucco leggermente sbavato e lo misi a posto. non arrivò con molto ritardo, appoggiò le braccia al finestrino e mi guardò un secondo.
«se non la smetti di guardarti allo specchio giuro che ti rovino la faccia a forza di sprangate» disse con nonchalance.
Sorrisi di forza «dai, non è vero, ci vorrebbe almeno un quintale di trucco per nascondere ‘sto viso orrendo»
Aprì di colpo la porta.
«vediamo cosa ne pensa la gente»
«vorresti buttarmi la dentro chiedendo se sono bella?»
«non direttamente»
Entrammo.
«Ciao Louis, il vostro tavolo e quello laggiù» disse un ragazzo alto poco più di Lou e con i capelli corti e biondi «tu dovresti essere Dakota, se non mi sbaglio. Piacere, Paul» sorrisi abbassando la testa.
Era notevolmente carino, il ragazzo.
Louis era un attento osservatore, anche con quei capelli che gli cadevano un poco sugl’occhi scrutava il mondo in modo attento e minuzioso, ecco perché ogni volta che guardavo qualcuno o qualcosa mi avvertiva di qualcosa «è gay.»
Lo guardai con la faccia di un criceto a cui è stato tolto il cibo.
«perché tutti quelli più belli sono gay?»
«ah, non lo so, chiedilo a qualcun altro! Non a me.» disse sogghignando.
«che prendiamo da bere?»
Diede uno sguardo veloce al menù in fondo alla stanza e decretò : «due birre?»
Annuii.
«beh, da migliore amico voglio dirti una cosa»
Lo squadrai.
«cosa?»
«voglio andare ad X Factor»
Stavo per sputare la birra che avevo in bocca.
M’asciugai le labbra e lo guardai.
«XFactor?! A cantare Beyoncè?»
«ahahah, possibile!»
Dopo un boccale di birra io vado giù che è una bellezza.
Mi alzai sulla sedia e mi misi in piedi sul tavolo.
«tipo cosìì?» dissi a mezza voce.
«i’m a single lady, i’m a single ladyyyy!»
Louis rideva, come tutto il negozio.
«scendi dai.»
Scesi.
«ora posso dire di avere la migliore amica che balla sui tavoli!»






Cat's :3
ciao splendori che continuate a leggero 'sto scempio ! ahahaha :'D
lasciamo perdere vah.
allour, inanzitutto ringrazio Aurora che adesso la sto impezzando (?) su facebook e avrà presto istinti omicidi verso di me :'D , poi Giulia che va beh è l'idiota del mio cuore , e TUTTE COLORO CHE LEGGONO !! siete davvero troppo buone con le recensioni, siate spietate (?) !!
Ah, Chantal, POSTA PRESTO.
e per il resto, grazie mille ancora per tutti i complimenti siete davvero troppo buone, io mi vado a rintanare a studiare matematica che al pomeriggio sono a cavallo e domani ho la verifica çwç
vi amo tutte :3
besos, (?)
cat.

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Capitolo 7
*** 13. (VII) Zucchero filato e principesse. ***


13. (VII)
Zucchero filato e principesse.


Louis mi riportò a casa verso le due di notte, e passando per il giardino dietro camera mia i miei non se ne sarebbero mai accorti, e comunque, quando mai se ne sarebbero fregati.
Aprii piano la porta di vetro, e appena fui dentro la richiusi con altrettanta delicatezza. Buttai sulla poltrona del nonno la borsa, e presi la macchina fotografica. Impresse nella pellicola stavano una ventina di foto mie e di Louis.
Quel ragazzo era una forza, era davvero simpaticissimo, con lui, non smettevi mai di ridere.
Mi vibrò la borsa. Presi il cellulare e lessi: Lou. “Hey, sono Louis… volevo dirti che è stata una serata stupenda, e che ho una sorpresa per te… beh sai no che devo andare ad X Factor? Beh… mi hanno dato dei biglietti in più… e… non sapendo a chi darli… li do a te… spero non ti dispiaccia domattina svegliarti un po’ prima e aspettare che ti passi a prendere che andiamo verso Londra! Un bacio, Lou.”
Rilessi due o tre volte la parte “mi hanno dato dei biglietti in più… li do a te…”.
Mi sedetti sul letto, Louis lo conoscevo a malapena da due giorni, però mi sembrava di conoscerlo da una vita, credevo che fra noi sarebbe durata una forte amicizia ancora per molto. Alzai gli occhi al cielo e mi iniziai a cambiare, mettendo il pigiama con le pecorelle gialle.
Mi stesi a letto e presi il mio portatile, lo appoggiai sulle gambe e caricai la foto più bella su twitter, e aspettai qualche secondo.
Dannazione, quella foto era davvero bella. Lui era davvero bello.
Ci scrissi due parole veloci, un ti voglio bene ed il gioco era fatto. Chiusi tutto e mi misi sotto le coperte.
“X Factor, chissà quanta gente ci sarà…” “cosà dirò ai miei?” “Se incontro qualcuno che mi piace?”
Pensavo a di tutto. Davvero di tutto, su come ci potrebbe essere qualcuno che non sappia assolutamente cantare ma che va la comunque.
Poi m’addormentai.
E sognai. Ero in un castello. Un grande castello. Ed era un castello rosa, fatto di zucchero filato. Io correvo su e giù per questo castello, a piedi nudi (e sentivo tutto lo zucchero appiccicoso sotto le piante dei piedi), fino a quando non arrivai in cima alla torretta più alta.
Guardai in basso e vidi tantissime persone che gridavano.
“Eccola, ecco la principessa!” gridava uno, ma non riuscivo a vederlo ero davvero in alto.
Tutti seguirono il dito del ragazzo, e iniziarono a gridare “La principessa! Ci canti qualcosa!!”
Purtroppo io non ho mai avuto nessuna dote canora, e se fosse stato nella realtà mi sarei cagata letteralmente sotto dalla paura.
Evidentemente, però, in quel sogno ci sapevo fare ed intonai una nota dell’inno inglese.
Rimasi io stessa stupita dalla bella voce che mi ritrovavo, un misto tra una Withney Huston ed una Celine Dion con la voce più grattata. Nel mio piccolo non ascoltavo molta musica, ma un po’ me ne intendevo, e amavo alla follia il rock, quello era il mio genere preferito, sì.
Intanto io stavo continuando a cantare l’inno nazionale, quando ad un certo punto non sentì battere la spalla.
Mi girai e vidi un bellissimo ragazzo.
Occhi castani, capelli un poco ricciolini, ed un sorriso che faceva ombra al sole.
Lo guardai atterrita, ma poi si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla bocca.
Doveva essere il mio ragazzo.
Era davvero bello.
«principessa, non può mettere a rischio codesto dono che il Signore le ha donato, tenga a riposo la sua angelica voce e la tenga solo per dirci delle dolci effusioni d’amor»
Mi sedetti su un cordolo della torretta e gli mostrai la mano, come se dovesse baciarla.
«mio amato, non può togliermi tale splendore che emana questo meraviglioso pubblico che mi si presenta innanzi, loro chiedono di me, e io canterò. E lei deve sapere, che le effusioni d’amor che ci scambiam intimamente non son che sussurrate!» il pubblico mi incitava. «principessa! Principessa!»
Il ragazzo mi guardò e mi ribaciò «la lascio al suo umil lavor da cantante, allora. Aspetterò che lei venga da me a sussurrarmi dolci perle all’orecchio mio»
«verrò subito, mio caro, e gliene sussurrerò più di mille e mille»
«il mio cuor non chiede altro, milady»
«la amo così tanto»
«la amo anche io, principessa»
Driiiiin.
Era il campanello, ed io ero in ritardo per X Factor.




Cattt's :3
allour, come sempre ringrazio tuuuuuuuuuuuuuuuuutte coloro che mi leggono!!
grazie mille, siete degli splendori !!
l'Aurora, visto che era tanto contenta di essere nel mio spazio, C'E ANCORA!!
ahaahahah :'D
va beh, grazie mille a tutte !
un beso,
cat.

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Capitolo 8
*** 21. (VIII) Abbracciami dal nulla. ***


21. (VIII)
Abbracciami dal nulla.


«Dakota, c’è della gente davanti casa, chi è?» chiese mia madre passando per camera mia.
«amici, io vado.» dissi alzandomi con la valigia in mano.
«dove?»
«Londra.»
Non sentii altre parole.
Rimasi ferma due secondi guardando la borsa. Tornai di fianco al letto, aprii il primo cassetto del comodino e ne estrassi una manciata di sterline. Saranno state circa due o tre centinaia.
Li ficcai dentro alla sacca che avrei portato a Londra, volevo passare una bella settimana con Louis. Non lo conoscevo per niente, ma boh, mi ci ero affezionata tantissimo.
«hey, Dakota, siamo qui fuori!!» la voce di Louis la sentivo da fuori.
Presi di corsa il cellulare e la macchina fotografica e scappai.
«scusate, ma ieri notte non ho dormito e avevo preso sonno poco fa!»
Entrai in macchina, con altre quattro ragazze.
«Ciao, sono Lottie !» mi di parò davanti una ragazza bionda con un enorme sorriso.
«piacere, Dakota.» dissi intimidita.
«io sono Georgia» «ed io Felicitie, e lei è Phoebe! E Daisy è a casa con la febbre»
Parlavano come se sapessi già tutto, mentre non ne sapevo nulla. Davanti stava Lottie, mentre dietro stavano le altre tre e Louis; che annuiva sorridente, con le cuffie alle orecchie.
Alzò lo sguardo, mi fissò e battè la mano due o tre volte sul posto vuoto accanto al suo.
Georgia, Felicitie e Phoebe si spostarono e mi lasciarono passare. Era una macchina enorme.
«pronto?»
«no per niente.»
Mi guardò, e mi abbracciò, così dal nulla.
Lottie ci guardava con la coda dell’occhio, la vedevo. Sorrise, e si rigirò, lentamente.
«scusami, scusa… non so cosa mi sia preso…» mi guardò e si girò verso il finestrino.
«mi chiedi scusa per cosa? Stai tranquillo, sei la seconda persona che mi abbraccia» abbassai la testa.
«hey, non volevo farti deprimere… tranquilla, ci sono io. C’è Louis! E se c’è Louis, c’è… Louis!»
Mi scappò una risata.
Louis mi mise un braccio intorno al collo, mi guardò e si rilassò sul sedile.
Passammo tutto il viaggio nel semi silenzio. Mark, il patrigno, guidava ed ogni tanto scambiava qualche parola a Lottie, che annuiva o sorrideva soltanto.
«siamo arrivati?» chiese impaziente Phoebe, per circa la quarta volta, mentre picchiettava la mano destra sulla coscia.
Mark annuì silenziosamente mentre uscivamo dall’autostrada. Ci infilammo in un parcheggio strapieno, e facemmo molta fatica a trovare un posto libero.
Appena fermati scendemmo tutti.
«chi viene dentro con me?» chiese Louis mentre si sgranchiva la schiena.
Mark guardò un po’ le ragazze e fissò per un momento me. «mamma arriva dopo. E io devo tenere a bada le sorelle.»
Felicitie esclamò «ci vado io, ci vado io!!» ma Mark l’ammonì con un «non puoi, sei troppo piccola» e lei abbassò lo sguardo a terra.
Lottie fece un sorriso malizioso e sentenziò «potrebbe andarci Dakota…»
Mark mi guardò per un secondo, poi fece «ti dispiace? Io dovrei tenere le bambine e Johanna non arriva prima di un’ora…»
«non si preoccupi ! vado io, ok»
Louis sorrise, e mi prese per una manica, e mi trascinò dentro all’edificio.
Dentro al backstage regnava l’anarchia.
Gente che urlava, che cantava, che si schiariva la voce, il tizio che chiamava la gente da portare sul palco.
Ci addentrammo dentro la mischia.
Louis mi guardò, mi prese la mano e ci infilammo tra la gente.
Mi stringeva forte, fortissimo. Feci lo stesso.
Appena arrivati ad un spiazzo Louis si sedette, trascinando anche me. Era pallidissimo.
«Hey, tranquillo che spacchi tutti,ì. Vinci te»
«ma se non mi hai mai sentito!»
«credo in te, sei una persona speciale, specialissima, avrai una voce favolosa» mi strinse fortissimo la mano.





hello at everybody (?) !!
come la va?
allour, non c'ho molto da dire, anche perchè sto fusa.
sono morta.
vado a salutare la mamma che appena arrivata, mi aspettate vero (?).
rieccomi u.u
comunque, l'idiota del mio cuore (Giuis_) e quello splendore di donna che non posta (Chantii_) vi prego di muovervi e di postare, SIA TE, GIULIA CHE MI DEVI METTERE LIAM, SIA TE, CHANTAL CHE E' DA UN PEZZO CHE NON POSTI.
ps: passate dalle loro FF, sono uno splendore !!!
Aurora, ormai te metto sempre, tench iou per le splendide recensioni che fai.
e anche a TUTTE LE ALTRE, caspita, SIETE MERAVIGLIOSE !!!
vabbò, me ne vado u.u
cccciao :3
cat.


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Capitolo 9
*** 34. (IX) Chiamami Dek. ***


34. (IX)
Chiamami Dek.


Louis sedeva bianco su un divanetto del backstage.
Restava fermo, senza dire una parola, stringendomi forte la mano.
«Lou, tranquillizzati, nessuno sarà meglio di te, e chissene frega di coloro che ti prenderanno in giro, sei il migliore, ok? E questo è solo l’inizio»
«sai, devo ancora trovarti un soprannome» disse, nel rumore.
Non c’entrava nulla. Almeno, nulla con quello che stavo dicendo io.
«Dak è orrendo» proseguì «Ota pure.»
«Lou, che hai?»
«Dek, che te ne pare?»
Sorrisi, Dek non era proprio il soprannome che m’aspettavo, ma boh, era carino.
«Dek, ti voglio bene» sentenziò infine.
Lo fissai a lungo, molto a lungo.
«Louis Tomlinson! Dentro.» disse il tizio.
«Lou, te ne voglio anch’io, ti aspetto lì. Appena fuori dal palco, sarò la prima a supportarti, e sempre la tua fan numero…»
E qui, mi abbracciò.
«Lou, in bocca al lupo» gli dissi, soffocata dall’abbraccio.
«crepi.» disse staccandomi. Fece i pugni e né tirò uno.
Entrò sul palco.
Un enorme boato.
«tu sei?» chiese il presentatore.
«Louis Tom…»
Mi ritrovai magicamente per terra.
«Oddio, scusami! Non volevo, mi dispiace, sono sempre il solito idiota!»
Occhi marroni, e capelli piastrati gli cadevano sul viso. Assomigliava terribilmente al ragazzo del sogno.
«co-coco-sa?» l’unica cosa che riuscì a dire la dissi balbettando, per terra.
Sorrise e mi tese una mano.
«ti ho buttata a terra per sbaglio, stavo venendo qui e non mi ero accorta di te!» sorrideva, ed era bellissimo. «bei capelli!»
Istintivamente me li accarezzai.
«ti chiami?»
«Dakota, ma puoi chiamarmi Dek»
«Dek, che soprannome! Comunque piacere, Liam»
«me lo ha dato il mio migliore amico, mi ci sono affezionata, ormai.»
Sorrise.
«tocca a te, dopo?»
«sì… e sono terrorizzato.»
«ahaha, lo era anche Louis.»
«chi è? Il tuo ragazzo?» chiese in tono sarcastico.
Diventai rossa, me lo sentivo.
«nonono! Il mio migliore amico! È dentro adesso…»
Louis cantava, e in tutto quel periodo avevo parlato con un perfetto sconosciuto che credevo di aver sognato. Ero però sicura che non fosse lui, o almeno, non volevo lo fosse.
Quel cavaliere però non assomigliava per niente a Joshua.
Louis stava tornando, saltellando.
«sono dentro! Sono dentro! SONO DENTRO!!!»
«beh, ci becchiamo!» disse intanto Liam mentre Louis mi stava saltando addosso.
Scossi la testa e riguardai ancora Lou.
«oddio, scusa. Sei stato strepitoso!»
«chi era?»
«un ragazzo che è in gara…»
Louis mi guardò.
«e…?»
«e cosa?»
«qui abbiamo ‘piccoli problemi di cuore’, eh?»




altro orrendo capitolo di 'sto schifo !!
contente??
bbbbbene!!
allour, come al solito ringrazio tutte, compresa la Giulia, CHE NON HA ANCORA SCRITTO NULLA SU LIAM, la Chantal, CHE NON HA ANCORA POSTATO, la Sara CHE E' UNO SPLENDORE, e l'Aurora CHE ADORO <3<3<3
cccciao gggente ;3

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Capitolo 10
*** 55. (X) Ci ritroviamo senza sorveglianza. ***


55. (X)
Ci ritroviamo senza sorveglianza.


Joshua lo amavo ancora, non potevo essermi d’un tratto innamorata di un ragazzo che avrei visto una volta soltanto. Joshua lo ritenevo ancora il più bello del mondo, e così dal nulla mi si para davanti questo tipo, Liam, che fa tanto il carino e poi non si farà mai più sentire.
D'altronde Liam non lo avrei mai più rivisto, e se Louis avrebbe fatto carriera Joshua finalmente si sarebbe messo con me, o almeno lo speravo.
Dovevo solo pregare che Louis vincesse.
Joshua si sarebbe innamorato di me ed il gioco sarebbe stato fatto.
«Dobbiamo andare in Hotel, Dek.» disse Louis, togliendomi dal mondo fatato delle nuvole.
Scossi il corpo e strabuzzai gli occhi. «in hotel? Ok! La mia borsa è in macchina»
«lo so che la tua borsa è in macchina, sei tu che non ci sei!»
Guardavo fisso davanti a me, non capivo nulla.
«hey, guarda che ne troverai altri di migliori! Tranquilla!»
«non stavo pensando a lui»
«e a chi allora?»
«Joshua.»
Louis mi guardò. Si sedette e mi prese una mano.
«andiamo in hotel, ti fai una doccia, ti vesti e ci troviamo alle cinque e mezza nella reception, ok ?»
Annuì e aiutò a tirarmi su.
Ci dirigemmo verso la macchina.
Passammo il viaggio urlando “IP IP URRA’!” per Louis, e canticchiando canzoncine varie come “Oh my darling” e simili.
Appena arrivati in Hotel Mark prese da parte Louis e lasciò me con le ragazze.
«Allora, mio fratello è simpatico?» chiese Lottie maliziosa.
«adoro tuo fratello, è simpaticissimo! E adesso, raccontatemi un po’di voi!» dissi per fare conversazione.
La verità è che non avevo la più pallida idea di come iniziare una conversazione con delle bambine.
Phoebe mi guardò e disse «sai che ho sentito che ti piace qualcuno?»
Sbiancai.
«ed è Louis?» disse poi Lottie.
Quella ragazza, per quanto fosse carina, voleva che tra me e suo fratello ci fosse qualcosa.
«nono, si chiama Joshua.» dissi balbettando.
«e com’è?» fece poi Felicitie.
«oh, è bello! Bellissimo! Gioca a basket!»
«Ohhhh» dissero in coro le ragazze.
«ama la fotografia… e fa tante foto!»
«Ohhhhhhh!»
«ed è un riccone come pochi!» intervenne Louis.
Le ragazze scoppiarono in una fragorosa risata che contagiò, per fortuna anche me.
Mark le chiamò a rapporto e Louis si avvicinò al mio orecchio.
«Mark deve tornare a casa, Daisy sta purtroppo male, e quindi vuole stare con mia mamma.»
«e le ragazze?» chiesi preoccupata.
«vanno con lui.»
«e tu? Come fai? Cioè, non puoi…»
«sto qui. Ti va di restare anche te?»
«oh beh… certo. Però, cioè, come farai domani ad andare ad x Factor?»
«metropolitana, la si prende ad un isolato da qui.»
Sorrisi.
Andammo a prendere le valige, e facemmo il percorso per le camere assieme. L’hotel era grande e tutto tappezzato di carta da parati rossa con il bordo superiore in stucco bianco. Arrivati davanti alle proprie camere ci salutammo, e ci ricordammo l’appuntamento per le cinque e mezza, alla reception.
Aprii la porta e buttai la borsa sul letto. Andai in bagno, e aprii la doccia. Ci stetti un’oretta buona. Mi asciugai in fretta i capelli, e mi truccai velocemente.
Aprii di fretta la valigia, presi un paio di leggings neri, una maglietta bianca con un teschio stampato sopra e il mio giubbino nero di pelle.
Ero pronta.
«finalmente Dek, sono le cinque e quaranta!»



vi dico subito che ho la febbre e sto morendo D: ero indecisa se pubblicare, ma poi l'ho fatto !
va beh, spero vi piaccia ;D

CHANTAL, IO TI AMMAZZO, OK ?

Giulia e Sara siete le mie salvezze.
bye
xx

ps: dimenticavo, Ari, alla fine non hai recensito l'altro capitolo u.u (ahahahah, scherzo eh !!)

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Capitolo 11
*** 89. (XI) Lividi Distrettuali. ***


89. (XI)
Lividi distrettuali.

Sorrisi a Louis, ed uscimmo dalla Reception.
C’era un po’ di freddo, per fortuna mi ero portata nella borsa una sciarpa. Per metterla decentemente ci misi due minuti buoni. Era rosa chiaro, quasi pesca, con dei fiorellini stampati sopra, adoravo quella sciarpa.
Dato che avevo freddo, tirai anche giù le maniche, ma mentre lo facevo Louis mi prese il bracco.
«cos’è questo?» disse indicando un livido sull’avambraccio.
Gli strappai il braccio dalle mani, e lo portai al petto.
«niente» risposi in fretta.
In verità era mio padre. In verità avevo ancora i lividi, e facevano male, più di un marchio a fuoco sulla pelle.
«quando ti deciderai a dirlo a qualcuno che abbia potere?»
«non voglio sventolare cose in faccia alla gente, Louis!! Se fossi nella mia situazione capiresti!!»
Lou abbassò lo sguardo e mi fissò.
«senti, non sono nella tua situazione, è vero, ma voglio aiutarti. Non puoi continuare così, sono dalla tua parte.»
Sorrisi.
L’aria fredda si insinuava tra la sciarpa e il collo e mi dava un fastidio tremendo.
«credi di essere venuta qua a Londra solo perché c’ero io a X Factor? No, voglio aiutarti.» si fermò, mi prese il braccio e tirò su la manica «questo –disse indicando il livido- non è un pegno d’affetto. Questo è da odiare. Dek, tu non puoi continuare così, non puoi.»
«Lou, è difficile» dissi tra quasi le lacrime.
Non riuscivo, comunque ad immaginare una vita senza i miei genitori, sebbene mi odiassero.
«la polizia chiude alle otto, sono le cinque, voi provare?»
Tremavo. Non volevo, ma dovevo.
«no»
«Dek, ascoltami: tu non puoi vivere in una condizione dove i tuoi genitori di abusano ! non puoi continuare a essere violentata da tuo padre! Non puoi cazzo!» sembrava davvero arrabbiato, nei suoi occhi leggevo la rabbia. Mi prese per mano e indicò verso destra «ad un isolato da qui sta la polizia, andiamo»
«Lou…»
Camminammo fino alla prima panchina, e mi mise a sedere «Dek, non posso continuarti a vedere messa così. Non posso.»
Mi alzai.
«Andiamo»
Facevo un passo alla volta.
Ero terrorizzata.
Una passo, poi l’altro.
«e se non mi credono?»
Louis si fermò e mi venne davanti, mi prese le spalle e mi scosse.
«Ti crederanno Dek, ti crederanno»
Riprendemmo a camminare.
«ne sei sicuro?»
«si Dek, ne sono certo» mi prese a braccetto «dove la porto signorina?»
«stai cercando di fare Jack di Titanic? Perché sappi che non risponderò una stella»
«e cosa risponderai?»
Volevo dire “nel cuore di Joshua” ma non ero più sicura, più sicura d’amarlo.
Quel tizio, Liam, mi faceva per così dire “paura”.
Non sapevo chi era, non sapevo se avesse mai avuto un vero impatto nella mia vita.
Sapevo solo che pretendevo rivederlo alla prossima puntata d’X Factor.
«Dek?!»
«sisi, scusa.»
«non hai risposto.»
Eravamo appena fuori dal distretto di polizia.
Al gelo.
E tremavo.
«siceramente?»
«sì.»


ciao splendori :3
come va ? ringrazio nuovamente tutte coloro cje recesiscono (sempre se si dice così) !
ringrazio anche coloro che mi hanno messa tra i preferiti, oppure tra le seguite !!! siete meravigliose, davvero !!
spero che questo capitolo vi piaccia, un bacione :3

xx

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Capitolo 12
*** 144. (XII) Assistenti sociali. ***


144. (XII)
Assistenti sociali.

«posso aiutarvi?» un uomo sulla quarantina stava dietro un bancone appena dentro al distretto. Era calvo, e i pochi capelli che gli rimanevano erano grigi.
«sì, vorremmo sporre denuncia» disse chiaro Louis.
Mi sentì mancare, mi sentivo come una traditrice.
Non si tradiscono i propri genitori…
«certo, ditemi» proseguì l’uomo. Picchiettò il dito una dozzina di volte sul mouse, e poi sentenziò «che tipo di denuncia?»
«molestia»
L’uomo spalancò gli occhi. «quanti anni avete?»
«18, lei 16.» disse Lou tirando fuori la patente.
«e chi è che denuncia?»
Alzai la mano.
«chi stai denunciando?»
«mio padre.»
Alzai la manica del braccio, facendogli vedere il livido.
L’uomo spalancò la bocca. «torno subito, state qui.»
Louis mi guardò. «tranquilla, starà andando a chiamare qualcuno che se ne intende meglio»
L’uomo tornò affiancato da una giovane donna bionda e con il rossetto rosso. «ciao piccola, posso sapere il tuo nome?» mi chiese.
«Dakota, Dakota Hudson»
«tuo padre è –digitò qualche tasto- Pierce Hudson?»
Annuii debolmente.
La donna si girò poi verso Louis. «tu sei… il fratello?»
«no, un amico»
«possiamo chiederti di stare fuori dagli uffici mentre noi parliamo con Dakota?»
Tremai, «Lou, no, ti prego.»
«Dek, è per il tuo bene.»
Annui, nuovamente.
La donna mi porse la mano, la presi e mi aiutò ad andare negli uffici nel retro.
Ci infilammo in una stanza con una macchinetta del caffè e mi offrì una tazza.
«Siediti pure Dakota, io mi chiamo Julie, e sono un assistente sociale.» prese una tazza di caffè, e la tenne tra le mani «voglio solo farti qualche domanda, poi dopo torni dal tuo amico. A proposito, è proprio carino!»
Mi scappò un sorriso.
«da quanti anni dura questa tua situazione?»
«circa otto»
La donna sgranò gli occhi, e mi fissò. «otto anni che tu sopporti tutto ciò? Farò di tutto per trovarti una casa, mia cara.» sorseggiò il caffè «sei di qui?»
«non esattamente, a mezz’ora da Londra.»
La donna annuì. «capito»
Rimasi zitta un po’, finché la donna non appoggiò la tazza e fece cenno d’aspettare un minuto.
«tu, non puoi tornare a casa prima di domattina, dove ci saranno degli aggiornamenti. Nel mentre una squadra sta andando a casa tua, a fare un colloquio a tuo padre, te nel mentre puoi restare con Louis, non appena tua madre ci darà il consenso»
Urlai un «no!!»
La donna mi guardò molto male. «perché?»
«mia madre non darà mai il consenso.»
«tu purtroppo non sei maggiorenne, e lei ha ancora i tuoi diritti in mano.»
«quando posso cambiare casa?»
«presto, presto.»
«mi faccia chiamare a me, mia madre.»
«sei sicura?»
«sì, totalmente» in realtà tremavo, non sapevo cosa stavo dicendo.
«Allora va bene.»
Tornò di là e prese un telefono, e me lo porse.
Digitai il numero di casa; squillava.




hello everybodyyyyy !!! graaaaaaaaaaaaaaaaaazie a tutti coloro che recensiscono  o solamente leggono questo schifo di FF !!! spero vivamente che vi piaccia !
noto però che pian piano recensite sempre meno... e che se proprio non avete voglia di recensire potete tranquillamente copiare ed incollare quello che stro scrivendo, così da accumulare almeno un po' di punti!!! oppure anche solo il vecchio "che schifo" oppure "gnè."
grazie mille :3
with love.

cat.

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Capitolo 13
*** 233. (XIII) Balbetto come un’idiota. ***


 
233. (XIII)
Balbetto come un’idiota.

Mi si era raggelato il sangue nelle vene non appena sentii la voce di mia madre al telefono. «Pronto?» disse con la sua voce melliflua.
Tremavo, e muovevo nervosamente le dita sul bancone.
«ma-m-ma, so-ssono i-io.» dissi balbettando dalla paura.
«Dakota? Perché chiami con questo numero ? e poi, perché stai chiamando?» aveva la voce seccata, e non voleva stare al telefono ancora per molto.
«è il numero di un distretto di polizia, ho denunciato»
Mamma si zittì. «cos’hai denunciato?» si stava interessando all’argomento.
Presi un respiro profondo ed enunciai : «papà»
Sentii un piccolo respiro di sollievo dall’altra parte, seguito subito da un «COSA?!»
Non le interessava davvero, avrebbe comunque potuto restare mantenuta dall’amante, nonché padre di Joshua.
«mi molesta da otto anni mamma, e te non te ne sei mai accorta, ora, già che ci sono denuncio anche te, che mi hai trattato di merda da quando ti scopi il padre di Joshua!!»
«Non azzardarti neanche!»
«Stanno registrando questa conversazione, mamma –feci l’occhiolino a Julie- e poi devo chiederti un’altra cosa.»
«Stanno registrando?!»
«Sì. Ora, posso restare a Londra?»
«Aspetta che lo sappia papà…»
«papà lo scoprirà davvero tra pochissimo, una squadra dovrebbe già essere lì. E ti faranno delle domande, e rispondi, adesso»
«a cosa?» era in panico.
«alla domanda. Posso res…»
«fai quel cazzo che ti pare. Adesso vedi quando torni, adesso vedi»
Chiusi di fretta la chiamata.
«ha detto che puoi?»
Annuii.
«ok, puoi tornare da Louis» mi guardò un secondo «devo davvero denunciare anche tua madre?»
La guardai. «sa che le dico? Se si può fare, denunci tutti e due almeno un miliardo di volte.»
Sorrise «lo farò, ah tieni» mi porse un bigliettino da visita.
«quando hai bisogno, chiamami. Non farti scrupoli, anche alle due di notte.»
Istintivamente l’abbracciai.
«oddio, scusa.» dissi in fretta.
«tranquilla» mi diede una pacca sulla spalla «ora torna da Louis, che sarà in pensiero per te»
Sorrisi, e varcai la porta.
Louis camminava nervosamente per la saletta d’aspetto.
Non si fermava, e non mi aveva nemmeno notato.
«Louis?»
Si fermò di colpo e si voltò.
«allora?»
«allora è tutto ok, restiamo qui.»
«Dek, non sai quanto sono felice !!»
«Lou, tranquillo, ti voglio bene anche io.»
Lo fissai negli occhi per un po’. Mi immersi in quel mare d’azzurro che erano e mi lanciai al suo collo, abbracciandolo.
Soffocato dall’abbraccio Louis non riusciva a parlare, ma mi abbracciava, sentivo che lo faceva, e lo faceva fortissimo.
«Lou, perché siamo amici?» Gli chiesi mentre uscivamo.
«perché gli amici si vogliono bene, no?»
«e tu Lou mi vuoi bene?»
Louis sorrise alzando la testa al cielo. «da morire Dek, te?»
«anche io da morire, Lou»
Un bacio dritto nella guancia.




hello at everybody !!! come va ? ho già pubblicato, non sarò stata brava ?
grazie alla ragazza che mi ha letto (?) tutto d'un fiato !!
sei stata gentilissima !!
Giulia pubblica, Chantal cerca di riuscire a scrivere e...
SARA INVITA QUEL BENEDETTO RAGAZZO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ok, vi amo tutte :3

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Capitolo 14
*** 377. (XIV) Sento male, Lottie. ***


 
377. (XIV)
Sento male, Lottie.

Erano le sette di sera quando improvvisamente, si levò un certo vento.
«Dek, ho una fame tremenda, c’è freddo e tremi come una foglia, torniamo in hotel ?» chiede d’un tratto Louis.
Feci un mezzo sorriso, mentre tremavo freneticamente sotto il giubbotto.
Louis fece per togliersi la giacca e darla a me, quando io, con un gesto della mano lo bloccai immediatamente.
«Andiamo, vah. Che ho freddissimo»
«intanto mangiamo.»
Sorrisi, ed annuii.
Sulla strada, si intravedeva un chiostro dove vendevano i famosi Fish&Chips di Londra. Ne prendemmo un paio, e tra l’unto del fritto di pesce e delle patatine tornammo all’hotel.
Louis mi guardò, appena entrati nella reception «Dek, domattina mi devo svegliare presto.»
«E quindi? Mi vieni a bussare alla porta appena ti svegli !»
 
Da quando denunciai i miei ne era passato di tempo, almeno tre o quattro mesi.
Nel tempo in cui Louis doveva tornare a casa mi trovarono finalmente una famiglia. Era una famiglia meravigliosa. La mia “nuova mamma” era fin troppo dolce, ed era sulla trentina, incinta di 3 mesi e con già un altro figlio adottato, polacco. Si chiamava Kendra, ed ogni mattina mi preparava la colazione, insieme a Jhon erano una famiglia meravigliosa, e mi ci ero ambientata alla grande.
Louis aveva il giorno della verità. Avrebbe saputo se avesse o meno partecipato al serale da solista.
Lo dovevo accompagnare io, e i suoi genitori sarebbero arrivati a momenti.
«Lou, calmati, ti prenderanno.» lo rassicuravo mentre prendevamo la metropolitana.
Ormai Louis s’era abituato al baccano del backstage.
Nel corridoio camminava avanti ed indietro gente nervosa con battito accelerato.
Dalla prima volta che ero venuta, si erano dimezzati almeno due volte.
«Dek, sono terrorizzato» disse piano Lou, seduto su un amplificatore staccato.
Lo abbracciai fortissimo, e gli scoccai un bacio sulla guancia. «ce la farai campione.»
Da lontano intravidi un uomo con una grossa maglietta nera con una “x” rossa sul petto che si stava inerpicando sopra una sedia a fatica.
Appena arrivato in cima prese in mano il megafono, fece qualche prova, e con qualche titubanza annunciò «i famigliari da una parte, i concorrenti possono entrare con me sul palco.» scese con uno scatto felino dove per poco non si schiantava a terra.
«Lou, in bocca al lupo.»
Lui mimò un «crepi» e si fece forza tirando un finto pugno verso il muro.
Si aggregò ad una fiumara di gente disumana.
Mi ritrovavo da sola, in mezzo a gente che non conoscevo.
C’era chi pregava, chi camminava nervoso e chi invece era al telefono continuando a ripetere “speriamo ce la faccia!”.
Dall’altra parte si sentivano solo urla, nulla di che.
Suonava il cellulare.
«Dakota? Dakota? Sono io, Lottie!» dall’altra parte la voce squillante della sorella di Lou era storpiata dal cellulare.
«ti sento male, Lottie !! Lou è appena entrato !! appena esce vi chiamo, ok ?» dissi.
«ti sento malissimo anche io, Dek ! va beh, mandami un messaggio, massimo massimo, ok?» «certo, saluta tutti.» chiusi la chiamata.
La fiumara stava tornando dentro. Intravidi di sbieco Liam. Mi avviai verso di lui.
Non appena mi vide si asciugò gli occhi con la manica. «Dakota, giusto?» disse. Annuii lentamente. « è andata male?» chiesi cautamente. Luì fece cenno di sì con la testa.
«mi dispiace» dissi a mia volta.
Mi voltai, vedevo Lou. Alzai la mano «Louis?! Lou , sono qui !!» mi voltai e salutai Liam.
Louis aveva la morte in faccia. «ohi, che è successo? Com’è andata?»
Scuoteva la testa da destra a sinistra. L’uomo si rifece spazio tra la folla e cerò di risalire sulla sedia.
«coloro che chiamerò dovranno ritornare sul palco: Harry Styles, Zayn Malik, Niall Horan, Liam Payne, Louis Tomlinson.»



ringrazio infinitamente Alessia che sta leggendo da poco la FF.
Erika, a cui voglio un gran bene !! :3
Sara, che domani non vedrò -.- D: 
Chantal che m'ha messo nel suo spazio autrice della sua FF  CHE E' MERAVIGLIOSAAA!!!
e Giulia, che amo tanto.
ciao :3

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Capitolo 15
*** 610. (XV) L’indecisione regna sovrana. ***


610. (XV)
L’indecisione regna sovrana.

Gli occhi azzurri di Louis si riempirono di gioia, aveva già messo da parte di sogni per vivere una vita da popstar, li aveva già messi tutti nel cassetto e si era preparato per tornare alla vita di tutti i giorni.
Kendra mi aveva chiamato un paio di volte. Amavo la loro famiglia e mi ci ero ambientata benissimo, e loro sembravano amarmi, però io stavo bene con Louis, cioè, mi ero fatta una famiglia con lui. Quel giorno mi chiamò Jhon, però.
«Dakota!! Kendra è in ospedale sta per partorire !!» strabuzzai gli occhi. Louis era nel palco, in attesa di un secondo giudizio ed io ero impotente in mezzo ai famigliari di altri quattro adolescenti.
«ma…ma…» balbettavo, quando ero nervosa, balbettavo.
«prematuro, sì, di sei settimane circa.» mi sentì svenire. Avrei avuto, per così dire “un fratellino.”
«Jhon, io sono qui e Louis non è uscito, cioè li hanno richiamati dentro ! io.. io… » mi bloccai.
Cosa dovevo fare ? aspettare Louis e correre con lui da Jhon e Kendra? Oppure correre subito ?
«Jhon, sto arrivando.» chiusi la chiamata e mi girai verso la prima persona che vidi: l’uomo con la “x” sul petto. «senta, ho un grande impegno, molto importante. Devo correre, può dire al signor Tomlinson che io sono dovuta andare ? anzi, gli dica esattamente “Kendra, prematuro.”» l’uomo mi guardò di sbieco, così presi un fogliettino e scrissi “ciao Lou, sono Dakota, se non mi vedi c’è un motivo, sono dovuta scappare, Kendra sta per partorire, ed è prematuro, se non ce la farà voglio stare al suo fianco, torno non appena so buone notizie. Appena sai qualcosa, chiamami. Voglio sapere tutto. Ti voglio troppo bene Lou, a presto.” «Lo dia a Louis Tomlinson, capito?» l’uomo annuì.
Mi voltai, poi il buio mi riempì l’anima. Spero solo che Louis non se la prenda.
Uscii di corsa con la borsa alla mano, il cellulare nell’altra e il portafoglio pronta per prendere il primo treno.
“Kendra, sto arrivando.”
Passavano le ore, i minuti.
Il tempo in treno si bloccava ogni volta che ripartiva da qualche stazione.
Avevo preso il primo treno che portava a Brighton.
Il cellulare non squillava; Louis che fine aveva fatto ?
All’improvviso, un messaggio.
“Ciao Dakota, sono Joshua.”
Colpo al cuore.
“volevo chiederti… se per caso ti va di uscire”
Altro colpo al cuore.
“tipo venerdì”
Flashback.
L’abbraccio, lo scambio di numeri.
Oggi era giovedì.
E non potevo dire di no a Louis, venerdì era il giorno in cui uscivamo a mangiare qualcosa fuori.
Non potevo dirgli di no.
“rispondi.” Mi ripetevo. “devi dirgli di no.” Chiusi gli occhi. “è semplice.” Mi dissi.
“ciao Joshua… scusa, ma venerdì sono impegnata…”
Guardai lo schermo.
Cancellai tutto, quando ad un tratto apparve la chiamata di Louis.
Risposi.
«DAKOTAAAA!! NON TI IMMAGINI NEMMENO !!» la voce di Lou mi scaldò, momentaneamente, il cuore.
«dimmi tutto Lou!!!» ero felice, per lui.
«SIAMO UNA BAND!»
«una che?»
«One Direction» lo disse alla Simon, con quel sound un po’, boh, speciale.
«One Direction? Che è ? un nome… a senso unico?»
«eccola che fa la spiritosa!! Comunque, venerdì sera no sai che dobbiamo uscire? Ecco… ho invitato anche gli altri ragazzi, così li conosci anche te, sono simpaticissimi!!!»
Sorrisi.
«va bene ! adesso sono in..»
«viaggio per andare da Kendra»
«sì… scusami»
«non fa nulla, tranquilla.»



eccomi tornata genteeee!!!
un'altro splendido (?) capitolo a voi!!
questa volta ho deciso (dato che non recensite più ò.ò) che pubblico il prossimo ad almeno 5 recensioni.
lo so, sono una bastarda :D
loveusomuch.
grazie mille a tutte !! <3

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Capitolo 16
*** 947. (XVI) Camilla. ***


947. (XVI)
Camilla.

Chiusi la chiamata.
“Joshua, non posso, ciao.” Ricancellai. Troppo bastarda.
“Ciao, non posso, scusa” Troppo sbrigativa.
“ciao Joshua, sai che sono Dakota, ovviamente. Beh sì dai, quella che ti viene dietro da una vita, quella che ogni santo sabato si nascondeva nella panchina per fotografarti, sai, con me ho sempre una tua foto, o sull’i-phone o su qualsiasi altra cosa. Ho qualcosa che mi ricorda te ovunque. Sai, sembro una stalker, ma in realtà il mio è amore, solo quello. Ti amo Joshua, ti amo davvero.”
Presi, e cancellai.
“scusa, ma venerdì sono impegnata, magari per un’altra volta !!”
Inviai. Ero arrivata. Scesi.
Presi il primo autobus per l’ospedale.
La gente che ti guardava era troppa, tutta pronta a giudicarti per quello che eri, non per come sei.
Era frustante, non avere qualcuno con cui parlare.
Ero arrivata.
Entrai nel mondo dove regnava il caos.
Odiavo gli ospedali, quell’odore di malato, di schifo.
Non posso proprio sopportarlo.
I vecchietti con i maglioncini infeltriti che indossavano, e quelli che giravano con il catetere e la flebo attaccata all’asta.
Stavo per cadere quasi uccisa da una barella coperta da paramedici che urlavano frasi senza senso.
Ero per terra, nell’attesa che tutto finisse.
Mi guardavo attorno atterrita, sentivo il dolore che avanzava.
Il dolore di cosa, poi ?
Mi alzai, e andai alla reception, se così si può chiamare.
«scusi, Kendra Jones?»
«chi sei?» una vecchietta sulla sessantina mi squadrava dall’alto al basso. Con gli occhiali a mezza luna tenuti sulla punta del naso e una buona dose di cartelle cliniche appoggiate davanti al monitor.
«la figlia addottiva»
«documenti»
Seccata presi il portafoglio e gli diedi le carte.
Annuì lentamente. «camera 216»
Mi ritrovai di nuovo nel caos più totale, e non avevo la più pallida idea di dove fosse la camera 216.
Avanzai verso un’infermiera.
«scusi.. mi sa dire dov’è la camera 216?»
Mi guardò e andò via, di corsa sbiascicando un «scusami».
Presi l’ascensore e  andai al secondo piano, dove dovrebbe esserci il reparto in cui era collocata Kendra.
Presi l’i-phone e chiamai Jhon.
«dove siete?»
«tu vieni al secondo piano che ti aspetto davanti all’ascensore, ok?»
Premetti il tasto rosso.
«ciao Jhon!» dissi appena uscita dall’ascensore.
«Dakota, è viva, è viva!» Jhon mi abbracciò saltellando.
«chi è vivo? Chi?»
«la bambina!! è viva !! è un miracolo!»
«come lo chiamerete?»
«abbiamo deciso una cosa.» disse poi, facendosi più serio. «dovrai decidere te il nome»
«io?! Ma io non ho la più pallida idea di come chiamare un bambino, io non lo so, c’è dai come puoi darmi un responsabilità tale?! Io no lo so, c’è potrei chiamarlo anche pupù data la mia scarsità di immaginazione, non so come chiamarlo non potete dirmi una cosa del genere c’è dai, non lo so  io-»
Jhon mi bloccò «la tua capacità di ripetere più volte “c’è” e dire una frase alla velocità della luce quando sei in panico è incredibile. Comunque tranquilla, avrai tempo.»
«Camilla»
«cosa?»
«voglio chiamarla Camilla»
«Kendra lo adorerà»




ciiiiiiiiiiiiiiiiao gggggggggggggggente !!! ça va?
allour, io direi che vi ringrazio tutte delle 5 recensioni che mi avete lasciato!!
per il prossimo capitolo, aspetto sempre 5 recensioni !!! <3
se lo fate vi vengo a baciare una per una.
capitolo dedicato a quella sfigata della Giulia, con la camera 216. ;D
love you so much.

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Capitolo 17
*** 1557. (XVII) Atena mi fa un baffo. ***


1557. (XVII)
Atena mi fa un baffo.

«Camilla?»
«si perché?»
«boh, è strano, hai dato il nome a tua sorella, i miei non me l’han lasciato fare.» disse Louis, con un po’ di tristezza addosso.
«ci sarà un giorno in cui potrai fare lo stesso coi tuoi figli»
Louis sorrise, e poi annuii.
Eravamo in camera mia, a guardare la tv, con un pacchetto di patatine in mano, e una buona dose di briciole in terra.
«beh, visto che alle sette e mezza dobbiamo essere fuori a cena, io mi vado a fare una doccia, non so te» dissi, alzandomi.
Stava ingurgitando una buona dose di patatine mentre si voltò e disse «proprio ora che c’era la parte interessante ?»
«lo sai vero che il bagno e la camera sono due stanze separate e puoi restare a guardare la tv?»
Fece due occhi da bambino e disse «grazie mamma».
Sorrisi, e dall’armadio presi ciò che mi serviva: un reggiseno preso alla cazzo e delle mutande. Mi catapultai in bagno.
Chiusi la porta a chiave.
Aprii la doccia, e l’acqua iniziò a scorrere calda.
Il vapore stava aumentando.
Mi buttai sotto.
Il calore mi pervase la schiena e il collo.
Lasciai perdere i pensieri, e per un momento mi concentrai.
Avrei cenato con i quattro ragazzi.
Tra cui… Liam.
Ed avrei potuto tranquillamente dire di no a Louis, ed essere a casa mia, a prepararmi per uscire con Joshua.
Ma non ero sicura di quello che avrei voluto fare, cioè, volevo davvero uscire con Joshua? Oppure volevo ri-incontrare Liam ? ero indecisa, non sapevo cosa fare.
L’acqua scivolava sui fianchi, e la schiuma scendeva pian piano anche lei.
I pensieri però riaffioravano. Liam… Joshua.
Cosa dovevo fare?
«Dek, vado a farmi una doccia anche io, ci troviamo alle sette in reception!!»
Sentii poi la porta chiudersi.
Chiusi l’acqua e presi l’accappatoio e me lo infilai addosso.
Mi guardai allo specchio, i capelli bianchi mi cadevano sul seno morbidi e fluidi, e gli occhi castani risaltavano in quel mare candido.
Asciugai di fretta i capelli e li sistemai un attimo, facendoli un po’ mossi.
Infilai l’intimo e corsi in camera.
Aprii di fretta l’armadio e mi soffermai.
Presi un vestito leggero in organza bianca. Ricordava terribilmente una tunica greca.
Me lo infilai con cautela, e mi guardai allo specchio.
Il tessuto cadeva morbido sui fianchi fino a metà coscia e dava a tutto l’insieme, con i capelli voluminosi, una sensazione eterea, come un angioletto che scendeva dal cielo.
Riguardandomi poi, decisi che ero dello stesso colore della porcellana del cesso, e tornai in bagno armata di trucchi.
Una riga di matita nera all’interno dell’occhio e un poco di mascara blu.
Mi sistemai un po’ i capelli e con il vestito che svolazzava da tutte le parti presi le scarpe e la borsa e mi catapultai di sotto.
Louis era di sotto, con dei cangianti pantaloni rossi ed una maglietta a righe con delle bretelle sopra.
Mi squadrò dall’alto al basso senza aprir bocca.
«possiamo andare?» chiesi io.
Lui fece un sorriso sotto i baffi.
«vuoi davvero andare con le nike sotto un vestito?»
Mi riguardai e feci mente locale: delle nike nere con  un vestito svolazzante bianco. Guardai Louis che fece cenno di sì con la testa. Mi catapultai di sopra, mettendo delle scarpe nere col tacco. Scesi.
«ora possiamo andare?» fece cenno di sì.




HELLLLLO EVERYBODYYY !!!!
no dai, seriamente: ciao!!!
ho un po' di roba da dire: Giulia sei un'idiota (non c'è un motivo preciso per questo), Sara ti amo (nemmeno per questo), Scienti sei uno splendore, Erika t'adoro ♥♥♥, e poi...
beh anche se so che non leggi sta roba... Jacopo, ti amo da morire, ♥, grazie per avermi regalato il cd dei cinque spasticoni, imitando la pubblicità della mediaset premium , scaricando "Gotta be you" e impegnandoti a fare i cartelloni. ♥♥♥♥ sei la mia vita cucciolino, ♥.

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Capitolo 18
*** 2504. (XVIII) Slinguazzamenti a go-go. ***


2504. (XVIII)
Slinguazzamenti a go-go.

L’aria gelida della Londra di sera si insinuava fredda tra le gambe nude sotto al leggero tessuto della mia splendida tunica greca.
«come mai un vestito, Dek?» chiese Louis.
«sono una femmina anche io, ogni tanto mi sento be… carina anche io.»
Sorrise.
«ma così i ragazzi guardano te invece che mangiare!!» rise.
«beh certo, sempre se mi metto sul tavolo a cantare Single Ladies come l’ultima volta!»
Si cacciò a ridere fragorosamente nel mezzo della strada, sembrava un ubriaco.
«quella sera sembravi fusa!»
«lo ero mio caro!! Lo ero!»
Rise ancora.
«ok, sediamoci, dobbiamo aspettare gli altri qua.»
Annuii.
Da lontano un ragazzo, accompagnato da un rumore di tacchi si avvicinò.
«Louis, sei te?»
«Zayn? Sisi!»
Un ragazzo dalla carnagione pressoché scura e due occhi neri come il carbone, si avvicinò con una ragazza con un abito nero svolazzante sulle cosce ed una sottospecie di corpetto “mi sono tolta una tetta per mettermelo”.
«ciao, tu dovresti essere… l’amica di Louis? Io sono Zayn, e lei è Geneva.» disse il ragazzo dai capelli corvini indicando la ragazza con le labbra più rosse del fuoco.
Mi alzai, e prosi la mano «piacere, Dakota»
«Ora mancano solo Harry, Liam e…»
«Niall!!! Che è qui.» un ragazzo biondo si stava avvicinando lentamente.
«Piacere, Dakota» feci, per la seconda volta.
«Piacere, Niall!» guardò poi Louis e Zayn. 
«Eccoci, scusate per il ritardo» fece una voce quasi roca. Doveva essere Harry.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai Liam davanti al viso, che parlava con Niall, tranquillamente. Mi fece un cenno.
«Bèh, Liam, non ti presenti?» Disse Zayn, stordito.
«conosco già Dakota, ci siamo incontrati ai provini.»
Harry nel mentre mi si parò davanti con un sorriso da orecchio ad orecchio.
«ciao, sono Harry, dovresti essere l’amica di Louis, vero?» annuii timidamente.
I suoi occhi azzurri mi avevano, momentaneamente congelato il corpo.
Ero in una sottospecie di estasi momentanea.
Erano fissi sui miei, e continuava a fissarmi.
«hai dei capelli splendidi.» disse poi.
«Harry, smetti di fare il cascamorto.»
Harry sorrise e annuì semplicemente.
«Ok, ci siamo tutti, entriamo?» fece Louis.
Nell’entrare vidi di sfuggita Niall che dava una gomitatina a Louis, che di ripicca gli diede uno scappellotto sulla nuca.
Liam si affiancò a me. «hey, stai benissimo oggi!» sorrisi. «grazie mille Liam» abbozzai un mezzo sorriso.
«Dite su a me, ma poi a Liam non dite nulla!!» disse sorridente Harry, da dietro.
Liam scoppiò a ridere. Era terribilmente bello quando lo faceva. Sotto quella coltre di capelli castani che gli cadevano lisci sugli occhi, che teneva socchiusi mostrando uno splendido sorriso.
«C’è boh, io mi giro e vedo ‘sti due che sembrano due piccioncini» disse Niall indicando me e Liam «ma poi per non sembrare imbarazzato e diventare rosso come un pomodoro mi giro, e vedo ‘sti due» disse indicando Geneva e Zayn «che si slinguazzano come dei deficienti!!»
Ci cacciammo tutti a ridere, compresi Zayn e Geneva che si staccarono un minuto, con le lacrime agli occhi dal ridere.
«Entriamo?» disse Niall, in seguito.
Sorridemmo tutti, e ci infilammo nel locale.
«abbiamo ordinato per Horan».
Un cameriere ci fece strada per il ristorante, e poi, ci indicò un tavolo all’angolo.
«ti siedi accanto a me?» dissi in un soffio a Liam.




hello everybody !!
come state?
grazie mille per le splendide recensioni che mi lasciate !!
ho visto che molta gente ha letto anche dall'inizio !! siete meravigliose !!
allour, pubblico a 5 recensioni, again.
va beh, capitolo orrendo, come al solito.
love you so much.
byebye baby.

xx

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Capitolo 19
*** 4061. (XIX) Posso diventare la tua stalker? ***


4061. (XIX)
Posso diventare la tua stalker?

Abbozzai un sorriso sghembo e Liam mi fece passare nel posto d’angolo.
Louis mi guardò, e poi sorrise.
Mi sedetti, e Harry continuava a fissarmi. «sai una cosa?» mi disse poi.
«no, cosa?» risposi, fissandolo in quel mare d’azzurro.
«tu e Liam avete gli occhi identici. È da quando vi siete seduti che non faccio che guardare Liam, e poi te, e trarre questa conclusione.»
Liam si voltò e mi fissò, prese poi il cellulare, lo usò come specchio e poi ammise: «cazzo Dek, è vero.»
Harry sorrise, tutto soddisfatto.
Il ragazzo delle pizze, poi, arrivò con un block notes in mano, e prima che potesse aprire bocca una bambina, da dietro il bancone urlò: «SONO I RAGAZZI DI X FACTOOOORR!!!» disse a squarcia gola.
Il ragazzo si voltò e fece cenno alla ragazza di stare zitta, e lei si ammutolì in un secondo.
«bene ragazzi, che pizza volete?» annunciò.
Niall si voltò verso di lui e disse «una diavola, voi?»
Liam alzò la mano «un prosciutto cotto»
«una verdure miste ed una patatine» disse Zayn indicando Geneva.
Quanto tutti ebbero finito di ordinare, riprendemmo a parlare.
«allora, Dakota, cosa fai nella vita oltre a seguire Louis in tutte le sue peripezie?»
«fotografo, male ma fotografo.»
Zayn mi guardò, lasciando Geneva andare al bagno.
«Zayn, ho il presentimento che non durerà» disse Lou.
«Tomlinson, taci !» disse ridendo l’interessato.
«Tommo, tranquillo, io ti amerò per sempre» disse Harry con la lingua che si bagnava le labbra.
Ci mettemmo tutti a ridere.
Appena arrivarono le pizze, mangiammo, pagammo ed uscimmo.
«allora, cosa facciamo? Un giro?» chiese Niall.
«io devo portare lei a casa, quindi vado... ciao ragazzi !! grazie della serata!!» Zayn si allontanò con Geneva ed una sigaretta sull’orlo delle labbra.
Louis mi guardò, e disse: «io vado in albergo, se volete potete venire, ma non so per quanto ancora»
Liam rimaneva zitto.
Harry si alzò su e disse: «Tommo, andiamo a scopare vah!» disse ridendo e Lou mi fece l’occhiolino.
Insieme si incamminarono verso l’albergo.
Niall era rimasto con me e Liam, solo in una sottospecie di parcheggio.
«allora… che si fa?» chiese Liam.
«un giro?» proposi io. Niall ci guardò.
«ok, vi lascio fare il giro, vado a scroccare del cibo dai vostri amici in albergo» si voltò verso di loro ed urlò un sonoro «HAZZA, TOMMO!! FERMI!! VENGO ANCHE IO!!»
«ora… possiamo fare un giro!» disse lui.
Sorrisi.
«sei sempre così schiva?» chiese d’un tratto.
«sì, cioè, sono timida, molto timida» lui annuì.
«credo… di averti sognato» dissi.
Si bloccò. «cosa?!»
«si. Sai i sogni? Credo, e sottolineo credo che io ti abbia sognato.»
«beh, interessante!» rise.
«ora sembro una stalker»
«ma no! Mi hai solo… sognato.»
Camminammo un altro po’, finché non guardai l’orario, e mi resi conto che era veramente troppo tardi.
Ci incamminammo verso l’Hotel.
«comunque, ho… paura?» disse.
«perché hai paura?»
Eravamo arrivati.
Si soffermò a guardarmi, mi prese i polsi e mi guardò.
«di non riuscire a fare questo»
Mi prese per i fianchi e li portò appiccicati ai suoi.
Si avvicinò pericolosamente al mio viso, scoccandomi un bacio sulla guancia.




scusate per l'enorme ritardo !!! scusate davvero !!
5 recensioni again ? (SE OTTO ANCHE MEGLIO *-*)
ahahah, grazie mille a tutte !! sopratutto coloro che si sono lette tutta sta roba !!!
gratizie <3

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Capitolo 20
*** 4061. (XX) Io e Louis diamo i numeri. ***


4061. (XX)
Io e Louis diamo i numeri.

 «LOUIS ?!  TI DEVO DIRE UNA COSA!!!» urlavo bussando alla sua porta.
Dopo due o tre minuti mi aprì un ragazzo coi capelli scompigliati seguito da Harry e Niall con la bocca piena di patatine.
«dimmi» disse Lou.
«non qui.»
Lui annuì, si girò e fece cenno ai ragazzi di aspettare un minuto. Chiuse poi la porta e mi guardò. «spara»
«Liam»
«cosa? È una persona, ha una voce splendida… e che altro?»
«mi ha baciato sulla guancia»
Si bloccò. Sgranò gli occhi, e mi abbracciò.
«non sai quanto sono felice per te Dek, giuro» ci allontanammo.
«Lou! Hai gli occhi lucidi!»  sorrise nel semi buio del corridoio dell’hotel.
«e che… boh, davvero, in poco tempo sei diventata la mia migliore amica, e non lo dico per scherzare, è cose se succedesse la stessa cosa a mia sorella, mi sento in dovere di proteggerti, ed ora stai diventando grande»
Lo abbracciai d’impulso «Lou, c’è boh, sei la mia vita»
«beh adesso non esageriamo, fra un po’ la diventerà Liam! Suvvia, non mi dare questi nomi importanti, che dopo mi metti in imbarazzo, sai che la mia vita sono le carote!»
Ridemmo come dei deficienti. «hey! Stiamo cercando di dormire, smettete di fare casino, cazzo» una donna aprì la porta davanti a noi, e ci dileguammo con un semplice «scusi tanto, non volevamo» di Lou.
«e quindi, adesso cosa fai con Joshua?» chiese lui.
Joshua. Cos’era Joshua? Era… boh, la mia vita, in fondo.
Liam.
Occhi paragonabili ad un mare di nutella.
Liam.
Le sue mani che mi cingevano i fianchi.
Liam.
Le sue labbra che si sono posate sulla mia guancia.
Liam.
Le farfalle che si sono formate solo al primo sguardo.
«non ne ho la più pallida idea, se ne va dalla mia vita e basta.»
Louis annuì.
«e con Liam che farai, ora?»
«beh… non lo so. Ci guarderemo»
«magari potresti mandargli un messaggio per ringraziarlo della serata…»
«e come?! Che non ho il numero?»
Lou tirò fuori il cellulare, e con una certa nochalance cercò il numero.
«aspetta che mi stann…» disse premendo il tasto verde «Ciao Liam!»
Colpo al cuore.
Solo il suo nome mi riempiva il petto di farfalle che svolazzavano senza problemi dentro. Si sentivano in gabbia, ed aumentavano.
«dimmi tutto» continuò Lou.
Mise il cellulare in vivavoce.
«ecco, mi chiedevo se... Dakota, ti dispiacerebbe darmi il suo numero?»
Mi scappò un gridolino.
«cos’è era?» fece la voce metallica di Liam dall’altra parte del telefono.
«niente, Harry che ha vinto una partita alla play. Comunque sì, tranquillo, te lo dico subito»
Non appena diede il numero si salutarono e chiuse la chiamata.
«contenta?!» Saltavo in mezzo ad un corridoio dalla gioia.
Louis m’abbracciò nuovamente.
«sono così felice per te Dek !! non immagini nemmeno !» Sorrisi, e mi scappò una lacrimuccia.
«hey, non c’è bisogno di piangere! Ora, vai a letto che è tardi !»
Annuii ed entrai in camera.
hey ciao, sono Liam, ti va di uscire, una di queste sere? Mi farebbe davvero piacere!” mentre leggevo tremavo, e sbagliai cinque o sei volte prima di beccare una lettera.








ciao carote !!!! come state? io bene dai :D
oggi sono andata al cinema con la scuola, e un tizio davanti a momenti mi picchia D:
comunque, 5 RECENSIONI AGAIN, OK? ve amo tanto :3
che dire di nuovo? ah voglio vedere una roba !!
mettete nella recensione una foto di come secondo voi è Dakota, voglio vedere come la vedete voi ;D
un bacione!!!
cat.
xx

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Capitolo 21
*** 6565. (XXI) Carrots mania. ***


6565. (XXI)
Carrots mania.

Mi cambiai, struccai e stesi sul letto.
Il cellulare non vibrava da dieci minuti, ed erano poco, in effetti, ma mi sembravano una vera eternità. Non rispondeva.
Il mio cuore batteva forte, troppo forte.
Non sapevo cosa mi avrebbe risposto a quel “certo! Quando vuoi… dimmi te!!
Aspettavo, aspettavo, impazientemente.
Mi alzai dal letto, tremante e camminai in tondo per tutta la stanza.
Ad un certo punto, il cuscino vibrò.
Corsi quasi cadendo al letto, con le mani in avanti, come se mi aiutasse ad arrivare prima.
scusa, stavo andando a casa, ed ero in macchina, comunque se vuoi… io domani sono libero!!”
Colpo al cuore.
Domani? Era… vicinissimo.
tu dimmi l’ora e io sono pronta!”
Lanciai il cellulare sul letto, soffocando un grido di gioia che partiva da quel povero cuore che per troppi anni aveva subito dei maltrattamenti.
Rispose dopo una manciata di secondi.  “allora… se ti va bene… usciamo al pomeriggio e poi stiamo fuori a cena!!” sorrisi, ero troppo contenta.
è perfetto Liam… comunque, come devo interpretare quello di prima?
Aspettai davvero pochissimo, prima che Liam rispondesse.
Avevo il cuore in gola ogni volta che mi rispondeva, sentivo che le farfalle stavano tornando bruchi, e ripetevano pian piano il processo di crescita. Diventavano nuovamente farfalle, e di nuovo bruchi. Erano dannatamente immortali. Avrei dovuto bere del pesticida per ucciderle.
ti passo a prendere alle 14.30, ok? Per il resto… scusami, ma è stato una cosa d’impulso. Avevo paura che quella serata sarebbe finita senza un momento speciale. Non volevo che accadesse. C’è dai, ti sei vista? Sei dannatamente bella, e solo Dio sa quanto mi si smuovono gli ormoni quando solo ti vedo, e poi, cazzo, ieri sera eri, boh, uno schianto? Ti sei chiesta perché ho parlato così poco? Me le avevi tolte tutte, seccate, morte. Sei boh, incredibile.”
Liam, ti sei visto? C’è dai, non posso dire che le stesse cose. Comunque, alle 14.30 è perfetto.”
Mi buttai sul letto, e felice come una pasqua, piansi.
Mi mancava essere amata da qualcuno, mi mancava avere qualcuno che mi dicesse che ero bella, mi mancava tutto. Mi mancava da morire sentire l’amore di qualcuno che si spargeva sopra di me.
Bussarono alla porta.
Andai ad aprire, e vidi Louis che mi guardava trovo.
«allora?» disse lui.
Gli feci leggere il messaggio.
Lui mi guardò e mi abbracciò.
«Dek, c’è boh, felice è poco»
Sorrisi.
«domani, come ti vesti?» chiese poi.
«vuoi farmi da fashion director?» ridemmo insieme.
Annuì.
«avevo idea… questa maglietta a righe…»
«STOP!! Le righe sono mie!»
«zitto, tu hai già le carote» dissi.
Rise.
«allora… che ne dici di questa maglietta?»
Ne prese una color rosa antico, con appiccicato sopra del pizzo nero, era maledettamente splendida.
Sorrisi.
«ti starà una favola Dek. Voglio proprio vedere cosa fa Liam domani, c’è boh, ti salta addosso!»
Ridemmo. «ma non è vero!! Sarò la solita cessa»
«io non ho migliori amiche cesse. O forse sì? Beh Elizabeth di prima elementare era veramente orrenda, ma adesso è uno schianto, quindi teoricamente, no, non ho migliori amiche cesse. Tu Dek sei uno schianto, e non accetto obbiezioni.»
«Grazie Lou, ti voglio un bene immenso» lo abbracciai.
«anche io Dek, anche io.»






 

helloeverybody ! (?)
come state? scusate per l'enorme riardo ma ci tengo a scrivere un capitolo prima di pubblicarne un'altro !
comunque, 5 recensioni again ! 
un bacione :3



banner della storia, che ne dite ? :3 

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Capitolo 22
*** 10626. (XXII) Un hot dog a caro prezzo. ***


10626. (XXII)
Un hot dog a caro prezzo.

Erano ormai le quattro meno dieci di notte quando Louis lasciò la mia camera ed io mi immersi in un sonno alquanto profondo.
Mi alzai che erano quasi le undici e mezza, e quando mi resi conto e di li a tre ore o giù di lì Liam sarebbe venuto a prendermi mi scaraventai da sola in bagno, a vedere il cesso che nella notte si era trasformato in un cesso più cesso, molto cessoso, che non smetteva di essere cesso.
I capelli erano sparsi un po’ per tutto lo spazio possibile ed inimmaginabile che ci possa essere, e dopo almeno una cinquantina di spazzolate quel nido bianco sembrava essersi domato, e sembrare un normale ammasso di capelli lisci bianchi.
Avevo la faccia colpita in punti strategici da brufoletti bastardi, che erano spuntati durante la notte. Presi un poco di fondotinta e coprii un po’ alla cazzo tutto.
Tornai in camera, e presi il cellulare. Una chiamata persa da: Lou.
Lo richiamai. «hey, scusa, ma stavo dormendo!»
«tranquilla, allora, pronta?»
«sì, circa…»
«dai che ce la fai!! Comunque, volevo dirti che oggi io esco con Niall ed Harry, quindi se mai siete in giro in centro… beh ci becchiamo.»
«va bene Lou.»
«in bocca al lupo» «crepi.»
Chiusi la chiamata.
Era mezzogiorno e venti. Mi vestii.
Presi la fantomatica maglietta ed un paio di jeans neri, e le mie adoratissime nike nere.
Presi la matita nera e me la passai in tutto l’interno occhio, e poi un po’ di eyeliner.
Un po’ di blush, ed il gioco sembrava fatto.
Piastrai un po’ i capelli e aspettai impaziente le due.
Era quasi l’una, ed un certo languorino si stanziava lento nel mio stomaco.
Decisi così di uscire e prendermi qualcosa da mangiare.
Presi la borsa ed uscii.
Scendevo le scale quando ad un certo punto, in reception, scorsi una figura familiare.
«Niall!» dissi.
«hey Dakota!! Sai mica dirmi dov’è Louis? Cioè, non so in che stanza sia…»
«non potevi chiamarlo?» dissi ridendo. «dai, vieni su con me, ti accompagno»
Lo accompagnai fin su, e appena bussammo ci venne ad aprire un Louis raggiante, con in bocca una carota.
«ciao ragazzi!»
«ho accompagnato Niall qui, ora vado!»
Salutai entrambi, e tornai di sotto.
Ero appena uscita dall’albergo, e mi diressi subito verso il primo chiosco aperto che vendeva hot dog. Avevo tutto il tempo di mangiarne uno.
Arrivai li davanti.
«due hot dog, grazie.»
Voce d’angelo.
Mi voltai. «Liam! Cosa ci fai qui? Abbiamo appuntamento tra un’ora!»
Sorrise. Dio quanto era bello il suo sorriso.
«stavo per mandarti un messaggio se volevi anticipare perché ero già pronto da un po’… ma poi ti ho beccata qui… spero tu non avessi altri impegni…»
Scossi la testa «beh… va beh! Meglio no?»
«certamente.»
Si avvicinò pericolosamente a me.
«ragazzi, eccovi i due hot dog, sono 4 sterline.» fece la tizia, interrompendo Liam.
Feci per tirare fuori due sterline, quando Liam, prontamente bloccò la mia mano, mettendo sul tavolino i soldi.
«grazie.» dissi.
Ci sedemmo alla prima panchina che trovammo, e mangiammo l’hot dog.
 Liam lo finì subito, mentre io ci misi almeno due o tre minuti in più.
Buttai via la carta e Liam mi venne in contro.
Mi abbracciò.




scusate per il ritardo, ma nei giorni scorsi non mi andava la connessione, e ieri ero fuori tutto il giorno ò.ò
comunque, ecco a voi il capitolo, peccato che vi abbia fatto aspettare così tanto per 'sto schifo.
un bacione !

ps: auguri in ritardo anche a te , Giù. (in ritardo non dovrebbero portare sfiga. ahahahha)

cat
xx

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Capitolo 23
*** 17191. (XXIII) Big Ben. ***


17191. (XXIII)
Big Ben.

Sentivo il suo profumo che s’insinuava tra i suoi capelli, morbidissimi, che mi sfioravano il viso, e le sue braccia che mi cingevano la vita in una morsa.
Lo tenevo stretto a me, attenta a non sfondargli la cassa toracica, oppure a non fargli troppo male.
Gli arrivavo appena alla spalla, e le mie mani gli arrivavano nell’incavo della schiena, a fatica.
«allora, vuoi continuare ad abbracciarmi fino a stasera oppure vuoi fare un giro per Londra?» chiese lui, con fare scherzoso.
Avrei voluto rispondere un sì, voglio rimanere abbracciata a te ancora per molto, forse per sempre ma l’unica cosa che mi venne fuori fu un «sisi, scusami.»
Ci staccammo da quell’abbraccio che avrei dato un braccio per farlo donare un’eternità e ci incamminammo per Londra.
«allora, che ne dici di fare un giro a Notting Hill?» chiese d’un tratto lui.
«quella del film? Oddio, sì!» dissi felice. Amavo quel film. Parlava di un ragazzo comune che per sbaglio incontra una star del cinema, e il tutto va a finire che di innamorano.
«quello dei due tizi che s’innamorano?» chiese Liam.
«beh sì… però il bello è che una è un’attrice famosissima, mentre lui è un uomo comune, non lo conosce nessuno, se non il suo coinquilino.» sorrisi.
Chissà se stava pensando la stessa cosa che stavo pensando io. C’erto, io non ero un uomo, non abitavo a Notting Hill, e lui non era né donna né attrice, però era famoso, o quasi.
«ti prego, ci facciamo fare una foto davanti al portone azzurro?!» chiesi.
«beh, va benissimo! Basta che dopo ti fai fare almeno una foto col Big Bang dietro!» disse sorridente.
Annuii.
Ci mettemmo davanti alla porta, e chiedemmo ad una coppia di turisti di farci una foto.
Liam mi sussurrò un «vedrai che verrà benissimo la foto» e lo guardai sorridente.
Il flash m’abbagliò.
Ripresi la macchina fotografica e ci sedemmo nella prima panchina che trovammo libera.
«dai, fammi vedere la foto!!» disse Liam.
Presi fuori nuovamente la macchina e riguardai la foto.
Il braccio di Liam attorno al mio collo, la mia mano che spuntava dal suo fianco, ed io. Io che lo guardavo con aria sognante; evidentemente il tizio aveva scattato proprio quando stavo fissando Liam che al contrario di me era splendido.
«sei venuto da dio, te, io invece sono il solito cesso con una faccia da ebete» dissi.
«invece sei splendida! Non dire di no che è vero!» replicò lui.
«grazie mille Liam» sorrisi.
«di nulla babe» disse strizzando un occhio e alzando il pollice.
Si alzò dalla panchina. «andiamo, mi hai promesso una foto con Big Ben!» disse.
«lo devo fare per forza?» ridemmo.
«sì!!»
Mi alzai anche io, e ci incamminammo verso il famigerato campanile londinese.
Stavamo parlando un po’ di tutto, di Louis, della sua mania delle carote, di Harry, del suo amore verso la conduttrice di ‘X factor’ e di Zayn e Geneva.
Eravamo vicini a Piccadilly Circus, quando Liam indicò col dito l’enorme ruota panoramica che si stagliava all’orizzonte. «visto che figata? Un giorno ci saliamo» questo equivaleva ad un «usciremo ancora».
Mi appoggiai la mano sull’avambraccio, e ci fermammo a guardare quel panorama assurdo.
Le nuvole rosee ricoprivano il tutto, come zucchero filato, le tortore che volavano.
Brividi.
Una scossa mi pervase dalla mano al cervello, per poi percorrere tutta la spina dorsale fino al bacino.
Mi stava sfiorando lentamente le dita, e ad ogni sfioro un brivido ripeteva il percorso.
Le sue dita dondolavano sulle mie, strisciando.
Con un po’ di titubanza mi feci coraggio e bloccai quelle dita intrecciandole alle mie.
Ferme immobili, forse paralizzate. Io tremavo, e credo lui lo sentisse.
Un po’ di pressione, strinsi lentamente quella sua mano.
Strinse anche lui.
Lo guardai, e con mia grande sorpresa lui mi stava già guardando.
Rimmersi nuovamente i miei occhi in quel mare di cioccolato.
Senza dire una parola ci incamminammo verso il campanile, con le mani incollate fra di loro.




scusate per l'enorme ritardo D:
faccio schifo, lo so D:
va beh, ecco a voi il nuovo capitolo.
5 recensioni again ? <3 
bacio :3
cat
xx

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Capitolo 24
*** 27817. (XXIV) Due centimetri. ***


27817. (XXIV)
Due centimetri.

«siamo arrivati al mio amico Ben!» disse Liam, tenendomi per mano.
Sorrisi.
«susu! Tira fuori quella macchina fotografica che ti devo fare la foto!!» disse, facendo scuotendo la mano freneticamente.
La tirai fuori dalla borsa e gliela porsi.
«tranquilla cucciolina, mamma torna presto!» dissi alla macchina «e tu –dissi indicandolo- trattala bene se no…»
«sarebbe una minaccia?» disse prendendo la macchina col sorriso sulle labbra.
«può darsi!» dissi tenendo il dito premuto sul suo petto.
Sorrise. «sarai la mia modella per circa… dieci minuti!»
«va bene capo!»              
«mettiti un po’ più a destra e siediti lì» disse indicando un cordolo.
Mi sedetti, e mi scattò una foto.
Anzi, cinque o sei.
«Liam, ormai mi hai fatto almeno un quintale di foto, dai basta!» «no no no! Sei davvero bella, sarebbe un peccato non farti delle foto!» disse tutto sorridente.
«ne facciamo una assieme?» chiesi.
Si bloccò. «certo! Dai vieni qua.» disse facendo cenno di mettersi sotto il suo braccio. Mi ci infilai, e lui scattò la foto.
La guardammo, e guardammo anche quelle indietro. «sono veramente orrenda»
«smettila, sei bellissima»
Brividi.
Mano che si sfiora nuovamente con la mia provocando una sottospecie di black-out, farfalle nello stomaco.
Di nuovo, forse con più coraggio, gliela riprendo, ma questa volta mi viene in contro, bloccandomi.
Brividi.
Mi voltai verso di lui, che questa volta però non mi stava guardando, guardava le foto.
Mi spigolai sulle punte, dandogli un bacio sulla guancia.
Si voltò subito, dandomene uno di rimando.
«posso chiederti una cosa?» chiese lui.
«certamente.» invece non c’era nulla di certo. Ero in bilico su una fune nel vuoto.
Se non stavo in perfetto equilibrio sarei caduta nel nulla, caduta nel freddo gelido vuoto.
«volevo chiederti… se… boh… ci vedessimo anche domani, ti dispiacerebbe?»
«oh» avevo una nota malinconica in quell’ ‘oh’ «beh certo! Posso dirti una cosa?»
«spara»
«amo il tuo sorriso.» dissi timidamente.
«ti dirò una cosa, quel sorriso, ho notato, che c’è solo quando sono con te.»
Calore, caldo, amore.
Lo abbracciai, impulsivamente.
«ti voglio bene Liam»
«anche io, piccola»
«piccola?»
«si scusa, se vuoi non ti chiamo così…»
«ho sempre odiato chi mi chiamava ‘piccola’, ‘tesoro’, e similari… ma tranquillo.»
Ci spostammo seduti su una panchina.
Liam battè due o tre volte la mano sulla sua coscia destra. Mi ci sedetti sopra.
Avevo la sua guancia a contatto con la mia.
Mi voltai e gli diedi un bacio sulla guancia.
Lo fece anche lui.
«sembriamo due idioti» disse ridendo.
«io parlo per me, è dico che non lo sembro, ma lo sono!» rise ancora di più.
«allora facciamo che siamo due idioti e la finiamo qua!!» stavamo ridendo come dei pazzi.
Mi girai per dargli nuovamente un bacio.
Ma mi ritrovai faccia a faccia con quegl’occhi, i mei occhi, i nostri occhi color cioccolato dove mi immersi ancora una volta. Eravamo divisi da due maledettissimi centimetri.
Ci avvicinammo pericolosamente l’uno all’altro, fino a quando tra le nostre labbra non ci fu più vuoto.



eccomi qua, siamo al 24esimo capitolo !!!
ma grazie mille a tutti per seguirmi giorno per giorno, dall'inizio sono andate via un po' di gente, ma adoro il fatto che molti ragazze stiano iniziando a leggere da ora !!!
grazie mille davvero, non immaginate quanto mi faccia piacere !
va beh, vi lascio al capitolo, un bacione :3
cat
xx

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Capitolo 25
*** 45008. (XXV) Mashmallows. ***


45008. (XXV)
Mashmallows.

Fissavo il cielo, imbambolata.
Non ebbi il tempo di capire, cosa e soprattutto come fosse accaduto.
Liam balbettava qualche scusa, ma non le sentivo, ero immersa nei miei pensieri.
Il mio primo bacio, il mio primo vero bacio.
«Dek, davvero, scusami, se vuoi ti riporto in…»
«grazie» balbettai, continuando a fissare il vuoto.
Si bloccò dall’ennesima scusa. «come?»
«grazie» balbettai nuovamente.
«come grazie?» balbettava anche lui.
Lo abbracciai. «di tutto, è un grazie generale»
Mi strinse forte. Feci lo stesso.
«perché stringi così tanto?» chiesi.
«perché si stringono le cose a sé?» mi domandò.
«non ne ho la più pallida idea.» risposi.
«per tenerle vicine, per non lasciarle scappare» mi prese il viso, e lo girò verso di lui.
Mi passò il pollice sotto l’occhio «perché piangi?» disse sorridendo.
«è tutto troppo nuovo, forse» descriveva grandi cerchi sulle mie guance «è stata, la prima volta»
Socchiuse leggermente gli occhi, sorridendo. «facciamo arrivare anche la seconda?»
Fece per avvicinarsi molto lentamente a me.
Presi tutto il coraggio che avevo in corpo e mi avvicinai anche io.
Di nuovo, i brividi che mi prendevano la schiena, rendendomi un’anguilla.
Il bacino bruciava, il cuore batteva fortissimo, le farfalle si stavano moltiplicando dentro allo stomaco.
Non ho chiuso gli occhi nemmeno una volta. Volevo godermi ogni minima parte di tutto quello che sarebbe successo.
Vedevo i suoi occhi fissarmi, riscaldandomi.
Si allontanò.  «tremi, Dek, tremi»
«lo so Liam. È un buon segno?»
«dipende da come si deve interpretare. Tremi perché?»
«perché sono felice.» sorrise. Io avevo lo sguardo fisso nel vuoto.
«hai fame?» disse.
«sì, un po’»
Mi abbracciò. «Dek, ti voglio bene, troppo. Davvero, non scherzo.»
«anche io Liam, ma ti prego, camminiamo che fra un po’ perdo l’uso delle gambe»
Rise.
Ci alzammo, e mi avvolse col braccio sul fianco destro.
Lo guardai, e mi diede un bacio sulla fronte.
Mi strinsi ancora di più a lui.
«che dici di un po’ di schifezze in quel negozio?» disse indicando “la casa dei dolciumi”; si vedevano fiumare di bambini entrare ed uscire con pacchetti strabordanti di caramelle, e cose varie.
«ho troppa voglia di dolci, buttiamoci» dissi, con fare di guerra.
Ci infilammo in quel locale così piccolo e roseo.
Prendemmo un po’ di tutto e pagammo circa una quindicina di sterline in tutto quello splendore di schifezze dolci.
Uscimmo, e facemmo una passeggiata lungo il Tamigi. Erano quasi le cinque e mezza del pomeriggio, e fuori non c’era quasi nessuno, qualche persona fuori col proprio cane, delle guardie armate a cavallo, e pochi altri.
Agguantai un mashmellow, e lo addentai.
«quel mashmellow si intona perfettamente al colore dei tuoi capelli, sai?» disse.
«e i tuoi occhi hanno lo stesso colore di quel cioccolatino» dissi indicando quello che stava per mettere in bocca.
«allora lo sono anche i tuoi, Styles aveva ragione, abbiamo gli occhi pressoché identici.» sorridemmo.
«sei bellissima Dek.» arrossii.
«anche tu, Liam»
«grazie.»
L’intestino si era attorcigliato.
Ti prego Liam, non andartene mai più. Mai più.  



saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve a tutti !
oggi mi sento importante che sono riuscita a raccogliere una tazza da sopra il mio pony :'D
va beh dai, comunque ecco il capitolo spero vi piaccia ! 

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Capitolo 26
*** 62199. (XXVI) LJP. ***


62199. (XXVI)
LJP.

Liam mi fissava trovo, mentre io parlavo di quanto la mia vita facesse totalmente schifo.
«o meglio, faceva schifo.»
«perché, faceva?»
«da quando conosco Louis...» mi voltai verso di lui, incrociandogli gli occhi «…e te, la mia vita è molto cambiata, in meglio.»
Sorrise, mostrandomi il palmo della mano verso l’alto, come per dirmi di appoggiarci la mia.
Lo feci, e camminammo ancora per un po’.
Camminavamo l’uno stretta all’altra, in una cappa di calore umano che amavo terribilmente.
La strada era piena di bambini che saltellavano su e giù dalle panchine, ed altri con in bocca un lecca lecca.
«Dek, ti vole…» mi vibrò il cellulare.
«scusami Liam, guardo solo chi è. »
Aprii il messaggio. Sul display compariva un nome che mai mi sarei aspettata.
Joshua.
Ancora? Cosa voleva? Voleva disorientarmi? Voleva distruggermi dentro?
Molto probabilmente tremavo, perché sentivo Liam che diceva «Dek, tutto ok?»
Sudavo freddo, sentivo una sorta di gelido vento che mi aveva preso il cuore. Fischiava forte, e s’insinuava nella cassa toracica; sentivo dei corvi, che gracchiavano in lontananza, la nebbiolina poco fitta poco sopra la terra arida che era diventato quell’organo.
Mi sentivo svenire, tutte le mie forze si erano disintegrate in un nanosecondo.
Sei maledette lettere che mi mandavano il cervello in Game Over completo, erano finiti i soldi, dovevo mettere un’altra monetina per continuare.
Non sapevo neanche cosa aveva scritto, e non sapevo nemmeno se volevo leggerlo.
ciao Dakota, sono Joshua, scusa se non mi sono fatto sentire, ma per ieri sera poi abbiamo annullato tutto, e quindi mi chiedevo se uno di questi giorni ti va di vederci, cioè, ti va di fare un giro per Doncaster?”
«NO, NON MI VA DI FARE UN CAZZO DI GIRO PER DONCASTER, PEZZO DI MERDA!» non so, forse lo urlai, ma non me ne fregava, piangevo, e sentivo forse in sottofondo Liam che mi diceva di stare calma.
Mi sono ritrovata a terra, in ginocchio, con le mani al viso, rigato dalle lacrime, tremavo, ed avevo freddo, sudavo e sentivo il vomito che saliva.
Avrei avuto voglia di picchiarlo, quel bastardo. Che poi in fondo manco sapeva di esserlo.
«non mi cercare mai più, MAI PIU’!!» urlai al cellulare, lanciandolo in aria. Non m’importava che costasse ottocento sterline, volevo solo morire in quel momento.
La mia vita stava diventando un inferno, non aveva più un senso lasciava trapelare solo del dolore, sono dell’infimo, bastardo, stronzo, dolore.
«cazzo Dek calmati!! Cos’è successo?!» Liam farfugliava, non volevo, o forse non potevo, ascoltarlo.
Sentivo solo degli uccelli che gracchiavano dentro la mia testa.
Mi cedeva ogni tipo di forza, che svaniva nel nulla.
Sentivo tutta quella felicità raggiunta poco prima svanire nel nulla.
Volatilizzarsi nel vuoto.
Sentii le braccia di Liam che mi abbracciavano, e sentivo che mi sussurrava qualcosa.
«è tutto ok, Dek, è tutto ok. Si risolverà tutto, tranquilla»
Mi batteva la mano sulla spalla, d’istinto, m’appoggiai al suo petto.
Piagnucolavo un misero «Liam… ho paura…» che non credo nemmeno abbia capito, da quanto fosse rotta la mia voce dal pianto.
«Dakota Hudson, guardami in faccia» mi disse.
Alzai tremando gli occhi, ritrovandomi faccia a faccia con lui.
Mi mise una mano sotto al mento, e lo portò lievemente a sé.
Un ennesimo bacio.
I corvi si ritrassero d’un tratto, il mondo era di nuovo pieno d’acqua, e la nebbiolina era scomparsa.
Era appena arrivato il sole.
E quel sole era dannatamente bello.
Occhi miele, capelli castani, bocca perfetta.
Voce divina, dolcezza infinita.
Mi ero accorta di una cosa.
Avevo trovato il mio sole.
E si chiamava Liam James Payne.




capitol, tra virgolette, un po' "strong". ha qualche parte un po' forte sullo sfogo di Dek !
scusate per il ritardo, ma volevo finire il capitolo e lo sapete ! (penso !)
va beh, saoete che vi amo e tutto il resto, spero vi piaccia e baci !

domani si fa fuoco, yeee . <3 
ahahhah (:

cat
xx

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Capitolo 27
*** 107207. (XXVII) Sono in confusione. ***


107207. (XXVII)
Sono in confusione.

«ciao Dek, che ci fai qui?» fece Harry fuori dalla porta di casa sua, ad Holmes Chapel.
«cercavo Lou… aveva detto che era da te…» dissi.
«è andato via da più o meno… -guardò l’orologio- mezz’ora» lo guardavo negli occhi, come se mi ci fossi incastrata dentro, tipo.
«vabeh, allora io vado.» dissi girandomi.
Mi incamminai per il vialetto di casa Styles quando lo stesso Harry mi chiamò. «Dek, aspetta! Se vuoi t’accompagno io…»
Annuii debolmente con la testa. «vieni dentro, intanto. Ti offro qualcosa.»
Entrai in casa, dove il profumo di cannella mi avvolse in un soffio, e una ragazza mi si avvicinò. «tu sei?» disse diffidente.
Dalla stanza adiacente Harry urlò: «Dakota ! l’amica di Louis…»
La ragazza alzò il sopracciglio e annuì, «va beh, comunque piacere, Gemma.» mi porse la mano e sorrise.
«piacere mio, Dakota» sorrisi a mia volta.
Harry tornò dalla cucina con in mano una bottiglia di Coca. «se vuoi ho anche del succo…» disse agitando la bottiglia.
«tranquillo, non ho sete.»
«un panino al volo?» domandò questa volta Gemma.
Scossi la testa. «no grazie, siete troppo gentili, davvero.»
Gemma sorrise, e Styles pure.
«va beh, noi andiamo, dì a mamma ed a papà che torno più tardi, o forse torno domani, che restiamo la per le prove.»
Gemma annuì e si dileguò di sopra urlando «Ciao!»
Uscimmo e ci incamminammo verso la stazione di Holmes Chapel.
«che volevi da Lou?» disse d’un tratto Styles.
«dire della roba… su…» mi bloccai.
«su chi?» chiese curioso.
«sul ragazzo che mi piace.»
Come sul ragazzo che le piace?
«oh, davvero?» rispose Harry.
Chi… chi può essere?
«lascia perdere.» dissi.
«beh se vuoi parlarne…» disse sorridente.
Sorridevo. Perché lo facevo? Dentro ero tutt’altro che sorridente. Mi sentivo cadere dentro. Sentivo il cuore marcire nel nulla, perché poi?
«beh… no dai… è pesa come storia.» dissi.
Chi se ne frega se è lunga come storia, voglio sentirla.
«va beh… dimmi pure.»
«beh, si chiama Joshua»
Non Liam?!
«ed era il mio vicino, molto tempo fa, figlio del capo ed amante di mia madre. Beh, diciamo che… non mi piace più come allora, anzi, la trovo più una repulsione verso di lui»
Una repulsione? Quindi non è il ragazzo che le piace!
«e quindi ora… non so cosa stia accadendo con L…» mi bloccai.
«con qualcun altro» replicai subito.
Qualcun altro? Chi?!
«chi?» fece Styles.
«eh…»
«Lo conosco?»
Avrei sperato in un “sì, lo conosci da quando sei nato”.
«sì.»
«davvero?! Chi?!» diceva sorridente.
Ancora questo maledetto sorriso, mi sto mascherando e basta.
«lascia perdere»
La fissai dritta negli occhi, volevo sapere chi era. E se non fossi stato io, sarei stato malissimo.
«Liam.»




ciao carote (:
come state ? io bene ! 
un po' di acciacchi dato che sono cascata miseramente da cavallo e la mia schiena è un po' ... ammaccata !
ahahahah (:
comunque spero vi piaccia <3
baci.
cat
xx

N.B. le parti in grassetto sono i pensieri di Harold, capito ? (:

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Capitolo 28
*** 169406. (XXVIII) Delhila. ***


169406. (XXVIII)
Delhila.

«Non è possibile! Te lo ha detto anche lei, le piace Liam, e te ci vuoi mettere in mezzo anche te?» in fondo aveva ragione anche lui, non potevo cadere trappola nel nulla in mezzo ai capelli bianchi di quella ragazza che tanto mi faceva sognare. Vederla vicino a Liam, ogni tanto mi rodeva, e lo faceva molto forte, il problema è che io non potevo, o forse mi impedivano, di fare qualsiasi cosa. Ha avuto dei periodi difficili, diceva Louis, ma non so cosa intendesse con “periodi difficili dove nessuno era al suo fianco”.
Beh mi presento, a meno che voi non abbiate già capito, sono Harry Styles, meglio conosciuto come membro dei One Direction.
Sì, Dakota Hudson mi era entrata proprio qui, nel mio misero cuoricino da cantante pop idolatrato dalle ragazzine.
«Lou, no, non voglio, ma perché non posso tipo solo dirglielo? Lei poi farà quello che le pare!» Louis scuoteva la testa.
«no no no, Hazza, hai capito male. Ha avuto un infanzia forse troppo disastrata, è forse l’unico momento in cui è in pace con se stessa e te le vuoi andare a dire “hey ciao, sai che mi piaci?”»
Ci pensai.
«ti immagini? Ti piace una ragazza, ma nel mentre te ne piace un’altra, e in tutte le tue relazioni passate è andato qualcosa di storto, ma talmente storto che ti è venuta paura di riprovarci. Immagina ora che ti arriva un’amica di una delle due ragazze a dirti che gli piaci» mi appoggiò una mano sulla spalla «come ti sentiresti?»
Feci mente locale, mentre con gl’indici giocherellavo con quello che avevo in tasca.
«male» sentenziai infine.
A dire il vero avrei voluto rispondere bene, solo per sperare che sarebbe andata così per Dakota, che poi non mi avrebbe detto nulla, anzi, sarebbe stata contenta e si sarebbe messa con me. Ma eravamo in almeno due a sapere che non sarebbe stato così.
«hai ragione Lou, adesso vado fuori, me ne cerco una bella davvero e me la impezzo» dissi sorridente.
Avrei davvero fatto così, ne avevo bisogno, dovevo cambiare aria.
 
 
Erano passati circa 5 anni da quando i ragazzi avevano lasciato x-Factor. La loro terza posizione sembrava esser diventata una sorta di blocco. Invece, decisero di fargli un contratto discografico. Era solo l’inizio per i One Direction. E forse anche per la coppia Diam. (Liam-Dakota).
E non immagino nemmeno quante ragazzine vogliano che finisca anche subito. Amo le Directioners, ma sembravano non capire il peso che mi portavo sulle spalle. Sembravano non comprendere cosa si prova ad essere assieme ad un cantante, ora, di fama internazionale. Lo prendevano come un gioco, e se solo dai uno sguardo su twitter, o su facebook vedevi solo una marea d’insulti ben piazzati. È come se tu fossi fermo, e ti venissero a picchiare, o molestare, che è peggio. Ed in effetti, io quel problema lo avevo affrontato.
«hey Dek, a volte è meglio lasciarle perdere» diceva Liam.
Eppure non volevo fare così, erano diventate parti integranti della mia vita, anche se forse io non lo ero.
Fu Niall a togliermi tutti quei pensieri in quella mente malata che mi ritrovavo.
 «Dek, ti va di darmi una mano?» disse un po’ imbarazzato.
Se Niall Horan è imbarazzato, c’è un solo motivo: una ragazza.
«come si chiama?» chiesi senza nemmeno alzare lo sguardo dal pc che tenevo sulle gambe.
«si chiama Delhila» disse guardando la finestra «ha gli occhi verdi e i capelli castani che gli arrivano quasi fino al culo, che, tra parentesi, è un gran bel culo»
«mai che tu pensi ad altro, eh Horan?» dissi quasi rassegnata.
«mannò… è che… attira!»
«ma smettila!»
«quindi, dove dici che la devo portare?» disse rosso in viso.
«ti dico, la prima volta con Liam me la ricordo come se fosse ieri, ed eravamo in giro per Londra, ma ora come ora te lo sconsiglio vivamente, troppe fans in giro» lui annuì debolmente, sconfortato.
Mi alzai e gli appoggiai il braccio intorno alle spalle, e con la mano gli picchiettavo il braccio. «hey, tipo, invitala a cena qua! Chessò, noi ce ne andiamo, andiamo tipo alla casa al lago per una notte, e voi state qui!» dissi pimpante.
A Niall s’illuminarono gli occhi.
«chiamo gli altri e organizzo per un giorno, tu non devi fare altro che dirmi cosa volete da mangiare e io faccio tutto il resto!»



ecco a voi il 28esimo capitolo.
come se non bastasse ho fatto un tamponamento e la mia schiena da distrutta com'era si è accartocciata, ahahah (:
e poi alla giostre non ne parliamo ! ahahah ho un ginocchio più grande dell'altro ! ahahahahahaha! 
sono destinata a farmi del gran male.

la parte in grassetto mi rispecchia particolarmente.

bye.

cat
xx

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Capitolo 29
*** 276613. (XXIX) La vita a Doncaster. ***


276613. (XXIX)
La vita a Doncaster.

Ormai era tutto deciso, il sabato sera io, Liam, Harry, Zayn e Louis saremmo andati a casa mia, a Doncaster, dove abitavo con Kendra e Jhon, prima di trasferirmi dai ragazzi.
Camilla, mia sorella, stava seduta sulla carrozzella con lo sguardo fisso verso il nulla, aveva sei anni, ed era malata di sindrome di Down. Kendra e Jhon, appena lo seppero decisero di tenerla, e non di farla adottare come avevano fatto molti nell’arco della sua permanenza in ospedale.
Jhon, era anche in servizio, e sarebbe stato in guerra per almeno due o tre mesi. Si sentivano ogni sera tramite webcam varie, e gli occhi luccicanti di Camilla erano tenerissimi, e Kendra, ogni volta piangeva come una bambina, a vedere la sua piccola bimba piangere davanti ad un immagine sgranata del padre.
Ai ragazzi non dava fastidio quella situazione, per Camilla erano una sorta di seconda famiglia, e in particolare adorava Louis, che la faceva giocare con le carote.
«ma guarda chi c’è, la piccola Cami!» disse Zayn entrando in casa e correndo quasi dalla bimba.
Liam si aggiunse a Lou e Zayn che la coccolavano come una principessa, e lei sorrideva. Dio quanto era bello vedere mia sorella sorridere.
Kendra amava quando venivano i ragazzi a casa, perché si divertiva sempre tantissimo, e quindi, quando potevamo, stavamo a Doncaster una settimana se non di più, per aiutarla un po’ in casa e con Camilla.
«hey ragazzi, cosa volete da cena?» chiese Kendra, infilandosi il grembiule e appoggiandosi all’isola della cucina sorridendo ai ragazzi.
Tutti si guardarono come se al posto delle facce avessero dei punti interrogativi.
«Kendra, so che avete sempre della zuppa, andrà benissimo quella.» disse Harry.
Poi, vedendo uno sguardo disperato di Liam aggiunsi «magari preparo io qualcosa a Liam, che lui e la paura dei cucchiai non mangia nulla!» sospirai «che ragazzo sfigato che ho..» mi abbracciò da dietro «ma anche splendido, e fantastico, ed aggiungerei il migliore dell’universo, e siamo a posto, ok?» mi diede un bacio sulla guancia. «è perfetto splendore.» sorrisi.
Alla fine mangiammo un po’ quello che ci capitò: a chi toccò una zuppa, come a Zayn, a chi un panino, come Harry, a chi una bistecca con delle carote come contorno, quali io, Liam, Louis, e Kendra, mentre la piccola Camilla si mangiava un po’ di pasta in bianco.
Verso sera rimanemmo ancora un po’ con Kendra, a guardare la tv.
Restammo lì un’oretta buona, fino a che tutti ci rendemmo conto di stare per morire dal sonno e quindi ci precipitammo, per così dire, nelle stanze.
«Dek, perfavore, metti a dormire Cam, io resto un po’ qui.» disse con l’aria distrutta, quella donna aveva bisogno di una pausa.
Sorrisi, e presi la carrozzella di Cam, e la portai in camera sua. Liam mi accompagnò.
«vieni Cam, su» dissi prendendola in braccio, il suo corpo inerme e fermo mi faceva forse pietà.
«vuoi che ti canti una ninna nanna?» disse Liam.
Lei fece cenno di sì con la testa, e intanto la facemmo sedere sul suo letto.
Lei si stese, e senza nemmeno che Liam iniziò ad intonare la canzonicina lei era già caduta nel mondo dei sogni.
Lui sorrise, e mi prese per mano.
Ci ritrovammo in camera, mano nella mano, stanchissimi, il viaggio in treno ci aveva stremato per l’ennesima volta.
Aprì la valigia silenziosamente e ne prese fuori un paio di pantaloncini, mentre io presi una sua felpa, che m’aveva regalato forse due anni prima.
Ci infilammo sotto le coperte, e messaggiai a Niall che noi andavamo a dormire, e di chiamarci subito domani, per dirci quando veniva qua a Doncaster con noi.
Ricevetti risposta subito.
“Dakota, non t’immagini nemmeno! È andato tutto stra bene (avevi ragione, il risotto al radicchio sembra che l’abbia conquistata!), le candele erano spettacolari e grazie mille di avermi preparato tutto, compresi i vestiti lasciati sul letto puliti e stirati. Sei la migliore del mondo Dek, grazie mille! Comunque per domani dovrei riuscire ad arrivare entro pranzo, ok? Buona notte piccioncini!”
Sorrisi.
Guardai Liam per tipo tutto il tempo, mi teneva abbracciata al suo petto nudo di cui sentivo il profumo.
«Dek, ti amo»
«Liam, anche io»
Sorrisi, e come la prima volta che me lo disse, sentii chiaramente l’iniziare del mio cuore a rampare furioso ed a martellarmi dentro al petto. 


heeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeello (hello, hello hello, how low?) 
come va ? 
another chapter of a disgusting fic. LOL
sono pure poliglotta, io !
no dai, comunque, che ne dite? 

ps: ora sono su POTTERMORE, per chi mi volesse aggiungere sono "PiumaNox19436" ! 
ecco, aggiungetemi ! (:

un bacione!

cat.
xx

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Capitolo 30
*** 446019. (XXX) Sorprese. ***


446019. (XXX)
Sorprese.

Il fruscio del respiro di Liam sui miei capelli accompagnava il cullare del suo petto ad ogni respiro.
Da fuori la finestra si vedeva il cielo appena limpido, saranno state le sette del mattino, o giù di lì.
Mi alzai dal petto di Payne come se fossi una spia russa in azione, e mi diressi verso la finestra, ammirando le rondini che svolazzavano libere tra le nuvole.
Aprii piano piano una fessura, e sentii subito tutti i rumori possibili ed immaginabili. Macchine messe in moto, uccelli in lontananza, grilli, gatti. Chissà come stava la mia vecchia Eve, forse era morta.
Richiusi lentamente la finestra, appoggiandomici sopra, e guardando Liam steso a pancia in su con il lenzuolo che gli copriva una gamba e l’inizio ventre.
Respirava lentamente, ed ogni tanto chiudeva la bocca in una smorfia, e si rimetteva a dormire. Lo guardai ancora un po’ prima di avvicinarmi e sfiorargli il petto con un dito.
Andavo su e giù facendo una sottospecie di slalom tra i pettorali e sorridendo.
«non puoi però stuzzicarmi così a quest’ora del mattino, poi ti salto addosso e finiamo per riaddormentarci a mezzogiorno, e gli altri cosa pensano poi?» disse senza nemmeno aprire gli occhi.
Sorrisi. «sono solo piccoli dettagli, quelli!» dissi quasi soffocando una risata.
Aprì la bocca in un largo sorriso, tenendo l’avambraccio sugli occhi.
Mi ristesi al suo fianco, sorridendo.
Il suo braccio, mi cadde sulla spalla, accarezzandomi l’avambraccio.
Sospirai.
Mi voltai poi, di nuovo verso Liam.
«che hai?» disse d’un tratto.
«nulla, sono felice» sospirai.
Liam mi si braccò sopra, con un gesto felino me lo ritrovai sopra di me, che respirava ad un centimetro da me, o forse neanche.
Mi baciò, e probabilmente mi feci prendere troppo la mano, dato che ne giro di due minuti e mezzo eravamo in intimo entrambi; non che avessimo molto addosso già prima, però ecco, rende l’idea.
Passarono altri dieci minuti, e in quei dieci minuti passammo da sopra-sotto almeno una ventina di volte.
Sospiravamo lentamente l’uno nell’orecchio dell’altra, e viceversa. Lo strusciarsi dei nostri corpi aumentava, come aumentava sempre di più il calore, e forse sudavo.
Anzi, era senza forse: sudavo.
Parole bloccate a metà, frasi stroncate sul nascere, forse non c’era tempo, o forse non si riusciva, non ce la facevi.
Avete presente un dondolo? Ecco, quello.
Ci cullavamo a vicenda, fossi su uno di quei cavallini.
Venire forse era secondario a quanto stavamo bene.
Fatto sta, che alla fine sembravamo due poveri pazzi, sudati e su un letto, nudi.
«Liam…» iniziai.
«cosa?»
«l’hai messo il profilattico?» chiesi preoccupata.
Silenzio.
«ehm… no.»
Sbiancai.
Va beh che ormai avevo ventuno anni, ma boh, era strano.
«tranquilla, non succederà nulla.»
Mi abbracciò.
Sentivo freddo, sudavo freddo.
Annuivo come una di quelle bamboline hawaiane che si mettevano sul cruscotto delle auto.
 
Erano passati circa sei mesi da quella giornata.
Niall era insieme a questa Delhila, simpaticissima, mi trovavo davvero benone con lei, a differenza di tutte quelle ragazze di cattiva fede che si trovava Hazza alla settimana.
Durante i concerti ci piaceva stare dietro alla quinte e prendere un po’ in giro i ragazzi, che poi tanto manco se ne sarebbero accorti.
Erano passati sei mesi.
E mi era arrivato un messaggio inaspettato.
Ed ah, ero incinta.



rieccomi.
sono moooooooooooolto ammareggiata.
nel capitolo precedente ho avuto solo UNA recensione...
pensavo vi piacesse 'sta Fic...
non pubblico il prossimo capitolo se non ho almeno  6 RECENSIONI.
bene, ora che sono stata cattiva vado (:
bacio. <3

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Capitolo 31
*** 722632. (XXXI) Felicità condivisa. ***


722632. (XXXI)
Felicità condivisa.

«oggi esco, Liam» mi disse. Sembrava tranquilla, ma si vedeva che aveva qualcosa. Nascondeva qualcosa.
«dove?» chiesi preoccupato. Sembrerà strano, ma quando vedevo Dek stare male… beh, stavo male anche io, ed in quei giorni stava male e parecchio.
«dal medico, vedo che ho» disse.
Feci per aprire bocca, quando mi baciò bloccandomi le labbra. «non verrai, m’accompagna Delhila, tranquillo. Intanto, guardati un po’ di tv assieme ai ragazzi, magari.» annuii.
 
Liam non sapeva nulla, tutti gli altri ragazzi erano stati avvertiti.
Io e Delhila saremmo andate dal ginecologo per la seconda visita del secondo mese.
Volevo che il bambino stesse bene, e che non avesse nulla.
Entrammo in macchina, accendemmo la macchina e partimmo per Londra centro.
Via alla musica, via al mio gruppo preferito.
Via ai Coldplay. Non so perché ma quella musica mi faceva sentire a casa.
«Dek, come dici che la prenderà Liam?» chiese Delhila, battendo le mani sulle ginocchia a ritmo con la canzone.
«Del, ti giuro, non lo so. Spero con tutta me stessa che la prenda e basta, spero non si ritrovi senza appoggi e che mi lasci so…»
«Dek, sono sicura che la prenderà bene, ed anche se non lo farà hai altre otto persone che non ti lasceranno sola. Me, Niall, Zayn, Louis, Harry, ma soprattutto la tua vera famiglia: Cam, Kendra e Jhon.»
Annuii, mentre mi assaliva la paura. Se veramente Liam non avrebbe retto quella notizia? C’era solo da sperare che lo facesse come desideravo.
Erano pensieri puramente egoistici, quelli che avevo in mente, ma non riuscivo a pensare ad altro.
 
I ragazzi mi stanno dicendo che se voglio mi posso unire a loro a guardare la tv. Non ne ho voglia, ma loro insistono.
«Dai Liam, guardiamo i deficienti di Jersey Shore come facevamo una volta!» diceva Zayn.
Non riuscivo ad ascoltarli.
Avevo chiuso tutto ciò che mi collegava con l’esterno.
«Liam Payne, muoviti a venire qui. Non ci pensare, sta benissimo! E tranquillo con lei c’è Delhila.» disse Niall alzandosi.
Annuii.
Mi andai a sedere in mezzo a Zayn e Lou, e Harry accese la tv.
Sullo schermo si muovevano macchioline bianche e nere.
Ronzio che si disperdeva per la stanza.
Ci misi un po’ per collegare il tutto.
Per capire cosa poteva essere.
«Liam, quello è tuo figlio.»
 
«Liam, quello è tuo figlio» dissi da dietro lo stipite della porta.
Si voltò di colpo.
Con una lacrima che gli scendeva sulla guancia.
«ha detto che è tutto a posto, sta benissimo, e che non dobbiamo preoccuparci, solo non devo bere alcolici né fumare, cosa che non faccio lo stesso» dissi quasi soffocata.
Mi abbracciò delicatamente, come se avesse paura di farmi male.
«Dek, non immagini quale regalo mi stai facendo, sono la persona più felice del mondo» disse baciandomi.
Si voltò verso gli altri ragazzi. «sarete zii, o sbaglio?» disse sorridendo.
Zayn corse ad abbracciarlo assieme a Niall e Harry.
Mentre Louis mi venne mi venne ad abbracciare. «Dek, sarete meravigliosi assieme» mi disse ad un orecchio.
Poi Zayn, Niall e Delhila e Harry proposero di organizzare una festa.
Liam annuì, io ridevo.
Il mio ragazzo non mi aveva lasciata.
Ero felice
Sentivo il cuore battere.
Anzi, ne sentivo due. Eravamo felici.



tadaaaaaaaaaaaaaaaan!!
visto che so che voi potete farcela, per questo capitolo voglio almeno 10 RECENSIONI!
so che è un po' tanto, beh solo 3 in più del capitolo precedente, ma so che ce la potete fare.
su, fate vedere chi siete...
sperate solo che non alzi il numero di recensioni ;D
ahahahahha (:

va beh (:
unnnnnnnnnnnnnnnnnn beso.

cat
xx

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Capitolo 32
*** 1168651. (XXXII) Ciao pà. ***


1168651. (XXXII)
Ciao pà.

Il tempo passava, e le orrende mattinate passate a vomitare in bagno stavano aumentando.
La nausea mattutina era un nonsoché di orribile.
Da poco eravamo tornati da Kendra, e c’era anche Jhon, tornato da davvero pochissimo dal servizio.
«ragazzi! Siete davvero una bella famiglia, il piccolo nascerà e crescerà benissimo» ci disse.
Sorridemmo, e mettemmo giù le valige.
Io e Liam eravamo arrivati un giorno prima, così che potessimo stare una giornata assieme.
Liam mi si avvicinò, sussurrandomi all’orecchio che andava a farsi una doccia. Mi diede un bacio sul collo, e per ripicca gli tirai una pacca sul culo.
Sorrise, e chiuse la porta del bagno.
Mi stesi sul letto, stremata, ormai eravamo al sesto mese, la pancia si vedeva, ed io stavo morendo.
Credo di essermi addormentata, perché mi ricordo di Liam che mi stava affianco e dormiva. 
Guardai l’ora, 04.53.
Avevo dormito un pochino.
Mi alzai, e andai in bagno.
Mi guardai il viso. Ero visibilmente debilitata, si vedeva lontano un miglio che ero incinta o stavo subendo un forte stress.
Andai in cucina, e con mia sorpresa vidi Jhon, seduto al tavolo.
«tesoro, cosa ci fai sveglia? Attenta con il bambino eh» mi disse.
«tranquillo pà, bevo solo un po’ d’acqua» dissi indicando il frigo.
Lui si alzò.
«Dakota, non immagini nemmeno quanto tu mi stia rendendo felice in questo momento, mi fai sentire un vero padre.» disse alzandosi «mi stai facendo sentire come mai mi sentirò in vita mia, dato che…» alludeva a Camilla.
Alludeva al fatto che non potevano mandarla alla scuola pubblica perché non riusciva nemmeno a passare il cancello, troppe barriere architettoniche. Nemmeno quella privata, dato che appena entrava in aula la prendevano a fogli in faccia.
Mi abbracciò. «Jhon, grazie a te, che mi hai salvato da quel mostro. Tu e Kendra mi avete salvato la vita»
«Louis ti ha salvato la vita» disse.
«Jhon, grazie mille di tutto.» dissi ancora.
Ci abbracciammo forte.
Poi lui si abbassò, ed appoggiò l’orecchio contro il mio ventre.
«oh, ha appena calciato!» esclamò silenziosamente.
«è un bambino vispo, questo!» risposi.
Si rialzò. «vai a dormire su, Liam sentirà la mancanza delle sue vite.»
Annuii, e mi girai. «Jhon, vai anche te, Kendra ne ha bisogno» sorrise, e spense la luce, seguendomi nel corridoio.
«’notte pà»
«’notte tesoro» disse facendo il saluto dei soldati.
Feci lo stesso, ed entrai in camera.
Mi infilai sotto le coperte.
Guardai Liam che dormiva beato.
Mi sedetti e guardai il pancione che cresceva ogni giorno di più.
«hey, tu che nascerai a breve…» sussurrai accarezzandomi la pancia «mi raccomando, non fare mai arrabbiare papà… che se si arrabbia sono guai.» dissi sorridendo. «ma nemmeno la mamma! Che è cattiva uguale, ed ha il potere dei cucchiai sul papà.» continuai. «tu sei una creatura speciale, capito? Devi sempre ripetere al tuo papà che è la creatura più bella di ‘sto universo, che è grazie a lui se sono chi sono adesso, che se non ci fosse stato non saresti al mondo, e forse nemmeno io» mi scappò una lacrima. «devi ricordare che sei ciò che di più caro ho qui sulla terra, assieme a papà.» mi baciai la mano, e l’appoggiai sul ventre. «buonanotte meraviglia, dormi bene, e non fare troppo male alla mamma che poi ti ammazza appena dopo esci». Sorrisi, e mi stesi lungo il fianco destro, dando le spalle a Liam, e guardando il cielo stellato che c’era fuori.
Un gatto stava scavalcando il cancello.
La luna splendeva come sempre.
Un calcio alla pancia.
Un sorriso sulla faccia.



buooooooooooooooooooooooooooongiorno !
come va ? 
visto che il traguardo delle 10 recensioni non è stato raggionto, finchè non otterrò OTTO RECENSIONI, questa volta davvero non pubblico più.
va bene, per il resto questo è un capitolo penoso D:
un bacione e grazie mille a tutte !

cat
xx

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Capitolo 33
*** 1891283. (XXXIII) Ehm, ciao. ***


1891283. (XXXIII)
Ehm, ciao.

La sveglia quel giorno fu abbastanza traumatica.
Mi svegliò un gran frastuono, che capì essere le risate di Liam e Louis stesi a terra che si massaggiavano uno il culo e l’altro la testa.
«cos’avete fatto?!» dissi, alzandomi di colpo.
«niente, cioè, più o meno» disse Lou soffocato dalle risate.
«mi fa un male cane la testa, deficiente!!» disse Liam all’amico.
«in pratica io mi ero appena svegliato, quando st’idiota» disse sempre Liam indicando l’amico «mi si lanciò contro, saltandomi addosso.»
«purtroppo» continuò Louis «mi sono spinto talmente tanto da…» si cacciò a ridere, indicando il muro.
Si stese a terra, come se avesse le convulsioni, purtroppo, rideva.
«si, ci siamo schiantati contro il muro.»
A quel punto feci mente locale: cazzo, erano sfigati ‘sti due.
«Louis, dimmi, quanti anni avresti?» dissi, ora anche io ridendo come un’idiota.
Louis non rispose, e si alzò, mostrandomi il dito medio, e andandosene.
Liam si alzò da terra, e mi venne affianco, dandomi un bacio.
«come sta il piccolo?» disse cauto.
«bene, calcia un po’!»
Sorrise.
«oggi usciamo?»
Annuii, avevo bisogno di qualcosa di decente per i prossimi mesi, non mi sarei potuta mettere solo delle gran felpe, stava arrivando l’estate.
Sorrise.
Mangiammo ed uscimmo.
«non comprate nulla per il bambino!» disse Niall. «ci pensiamo noi a lui!»
«che ne sai che è un maschio?» ribattè Harry «sarà la mia nipotina! Amerà tantissimo suo zio Harry, il suo preferito!»
«altrochè, il fascino dello zio Zayn è molto più visibile!»
«ragazzi, sarà un maschio, zio Lou deve portarlo a comprare i mocassini !»
Io e Liam ci cacciammo a ridere come due deficienti, mentre gli altri quattro continuavano a litigare su quale fosse il sesso del bambino.
Louis, ad un certo punto, ci seguì.
«Lou, che fai?» disse Liam
«eh… esco con una tipa.»
«una tipa?? Chi?» dissi curiosa.
«si chiama Charlie, ve la farò conoscere.» 
Sorridemmo entrambi, ed uscimmo.
Andammo in centro a Doncaster, dove la gente girava tranquilla.
Kendra ci aveva consigliato un negozio molto carino, dove potevo trovare qualcosa per me.
Entrammo in questo negozio, dove Liam iniziò subito a dire «hey, quello ti starebbe bene! Anche quello!» a tutti i vestiti che vedeva.
Comprammo per un totale di duecento sterline ed uscimmo.
«Liam, dici che…» e bom.
Mi schianto contro una persona e mi faccio un gran male alla spalla.
Mi giro a scusarmi.
Occhi azzurri, capelli biondi.
Sorriso lucente e labbra rosa.
Camicetta di jeans e minigonna inguinale.
Mi ricordava qualcuno.
O meglio.
Mi ricordava qualcosa.
Mi ricordava quella sfigata di Dakota Hudson.
Rimanemmo a fissarci ancora un po’, finchè dalle mie labbra non uscì un sibilo di disprezzo.
«ciao Ashley.»
Dall’alto delle sue tette rifatte ci fu la risposta:  «Dakota Hudson!»
L’orribile  suono della sua voce da barbie riecheggiava senza sosta nella mia testa.




heyyyylà !!
ciao a tutti :D
come va ? 
beh ecco qui un nuovo capitolo ! :D
spero vi piaccia :)

dite grazie alla Chantal, su ! 

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Capitolo 34
*** 4951217. (XXXV) One Direction. ***


4951217. (XXXV)
One Direction.

Ero davanti alla pizzeria, aspettando tutta la gente del liceo.
«Dakota, siamo qui!» la voce squillante di Ashley risuonava nella piazza di Doncaster.
Quando passai notai solo facce sconvolte, seguite da: «ma è la Hudson?!» «è incinta?!» «da quando è così carina?!» e commenti vari.
Rividi tra la folla Jones, lo sfigato (più di quanto non lo fossi io) con l’apparecchio e le stampelle con una gran bella ragazza al suo fianco, era diventato un genio informatico, e molte gli andavano dietro.
Dall’altra parte Diana, l’ex tipa di Hugo, il quale stava qualche posizione più avanti. C’erano tutti, l’unico che avrei preferito non vedere però era uno. Ed era proprio di fronte a me che mi faceva i complimenti per il bambino in arrivo.
«Dakota! Tantissimi auguri, eh!» diceva felice.
Continuavo a guardarlo, mentre nel mio cuore e cervello si stava scatenando una tempesta di gelo. Vaffanculo pensavo.
Dalla mia bocca ne uscì solo un misero «grazie.»
Ashley guardò tutti e si alzò su una panchina. «ragazzi, ascoltate tutti!»
Quando ebbe l’attenzione di tutta la classe proclamò «sapete che il ragazzo di Dakota è un cantante?»
Si alzarono i brusii, come quando alzi il telo rosso davanti al toro: lui da di matto.
«chi sarà mai?», «chi è che si mette con una sfigata del genere?». Vociare e vociare di gente.
Nel mentre non mi ero accorta di essere diventata rossa come un peperone.
«sapete chi sono i One Direction?» urlò nuovamente la Normann.
Facce incredule di persone che non si ricordavano manco che esistevo.
Facce di gente che mi derideva da una vita.
Facce di gente alla quale avrei voluto urlare ‘chi è che ride, ora?’.
«beh, mi sembra Liam, sia il suo ragazzo»
Facce sconcertate.
Francis mi venne accanto, e mi sussurrò un «oh, sono contenta per te!»
Ennesima bugia.
Vedevo Joshua dietro ad Ashley.
Avrei voluto ucciderlo, avrei voluto ammazzarlo.
Muori pensavo.
Entrammo nel locale, e mi sedetti accanto a Jasmine, quella ragazza che ogni tanto si sedeva accanto a me a chimica, forse per pietà.
Era diventata una ballerina ed era da poco tornata a Doncaster per stare una settimana con la propria famiglia, così aveva approfittato di restare alla cena.
Non credevo fosse così simpatica.
«così ora abiti a Londra!» dicevano tutti quelli accanto a me.
Jones era di fianco a Jasmine, e ascoltava tutto quello che dicevamo, ed ogni tanto aggiungeva qualche appunto.
Era diventato simpatico anche lui.
Sembrava che la mia classe non fosse poi così tanto uno schifo.
Sembrava fosse una bella classe.
E sottolineo il ‘sembrava’.
Perché no, non lo era fino in fondo.
Perché essere gentili solo alla fine di un percorso è da fottutissimi bastardi.
Perché essere carini e coccolosi solo quando si è incinti e da bastardi.
Solo perch…«ti va di prendere una boccata d’aria?» mi voltai e vidi Joshua che aspettava una risposta.
Non potevo dirgli di no.
Avrei voluto, però.
Cazzo, e adesso? Pensavo.
«va bene.» cosa mi stava passando per la testa?!
Va bene? Cosa caspiterina dicevo?
Mi alzai con calma, mentre lui mi aiutava ad alzarmi.
«grazie» sembravo più una bambola di porcellana.
Merda. Pensavo.
Forse pensavo troppo.
In fondo, cosa sarebbe mai successo ?



heeeeeeeeeeeeeeeeeeello everybodyyyyy.
come va? bene suppongo/spero.
nuovo chappichappi, che ne dite? spero vi freghi qualcosa çç
come al solito chiedo almeno 5 recensions c:

twitter  @anthropocenexx
(followatemi perpiacere çç)

baciii
xx

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Capitolo 35
*** 8011151. (XXXVI) Acqua. ***


8011151. (XXXVI)
Acqua.

Mi guardava trovo, coi suoi occhi marroni mi fissava senza sosta.
«sei ancora playmaker?» sentenziai infine.
Annuì senza mollare la presa dai miei occhi.
Poi, prese dalla tasca un pacchetto di sigarette e se ne infilò una in bocca.
Poi, me lo porse. «vuoi?»
Chiusi gli occhi in una smorfia ed alzai le mani «no…»
«ah già che sei in stato interessante.» sorrise.
«perchè non mi hai mai risposto ai messaggi?» chiese.
Vuoto.
Silenzio.
 
«NO, NON MI VA DI FARE UN CAZZO DI GIRO PER DONCASTER, PEZZO DI MERDA!»
Voleva mandarmi in confusione, io lo sapevo.
Lui sapeva che lo amavo.
 
«quali messaggi?» che domanda stupida.
Sapevo quali messaggi, quanto ero idiota?!
Sono stupida. Sono idiota.
«quelli che ti inviavo… non hai il mio numero?» chiese.
«a me non sono arrivati dei tuoi messaggi… magari li avevi inviati a qualcun altro..» dissi. Tremavo.
Odiavo mentire, era orribile.
«oh… beh possiamo controllare…» disse.
Cazzo, no!
Sapevo che aveva il mio numero.
Mi lesse il mio numero.
«beh sì è il mio… ma a me non è arrivato proprio nulla..»
«sicura?» no che non sono sicura.
«sicurissima.»
Sorrise.
«penso che mollerò Ash» disse.
«perché?» chiesi.
«perché è assillante» disse chiudendo gli occhi e sputando fuori un po’ di fumo. «prendiamo qualcosa da bere? Per te ovviamente acqua, sanissima acqua» disse ridendo.
«volentieri…»
«puoi chiamarmi Josh»
«volentieri Josh.» dissi sorridendo.
«hai davvero un bel sorriso, Liam dev’essere fortunato ad avere una bella ragazza come te al suo fianco»
Complimenti no.
Non i complimenti.
Non dovevano uscire dalla tua bocca.
Non avrebbero dovuto.
«grazie» stavo arrossendo, ne ero certa. Per fortuna eravamo al buio.
Buttò la sigaretta per terra e la spense, per quel poco che era rimasto.
E si diresse verso il pub davanti alla strada.
Appena entrati si sentiva l’odore di marcio e alcool in una maniera impressionante.
Gente che barcollava alle dieci di sera.
Una donna stesa sul tavolo con della gente che la schiaffeggiava e lei vomitava.
Tutto alle dieci di sera.
Non oso immaginare alle due di notte.
«un fernet e un bicchiere d’acqua, grazie» disse Joshua appoggiandosi al bancone.
Fece l’occhiolino al barista che annuì e basta.
Mi voltai e continuai a guardare lo scempio che si stava tenendo.
Due persone stavano facendo a botte e nessuno li fermava.
«Dakota, se vuoi l’acqua è qui» disse Joshua.
«grazie mille!» dissi bevendone un sorso.



maial, è da troppo tempo che non pubblicavo o:
beh comunque l'ho fatto, sto scrivendo altri capitoli, spero che almeno appreziate questo. dopo millenni di non pubblicazioni spero piuttosto che vi ricordiate la storia AHAHAHAHAAHAHAH 
vi voglio bene, at everybodi!
<3 

cat.

@anthropocenexx

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Capitolo 36
*** 12962368. (XXXVII) Ragazzo di strada. ***


 12962368. (XXXVII)
Ragazzo di strada.

Sentivo le gambe svenire, non mi reggevo in piedi, sentivo il cuore che accelerava.
Sentivo qualcuno ridere.
«grande Jack!» la voce di Joshua.
Chi stava ringraziando?
Svenni, non sentivo più nulla del mio corpo.
«Dakota, vieni che andiamo nella stanza privè» Joshua, ancora.
Sentivo che mi aveva preso un braccio.
Vedevo tutto offuscato, non vedevo dove e cosa stavamo facendo.
Mi appoggiò su un lettino, e mi si stese sopra, a due centimetri da me.
«josh.. cos.. stai… facen…do?» dissi balbettando.
«tu taci» disse quasi urlando.
Si slacciò i pantaloni.
Mi tolse ciò che avevo, e non avevo le forze per ribellarmi, stavo andando nel buio, piano piano.
Dolore.
Poi buio.
 
«ahia, mi sono dimenticato della roba a Doncaster, chiamo Kendra che torno a riprenderla, voi vi siete dimenticati niente?» chiesi.
«no Zayn, solo una cosa, magari chiama Dek che forse vuole tornare…» disse Liam preoccupato.
«Liam, si starà divertendo tantissimo, tranquillo!» dissi sorridente.
Il mio ragazzo era diventato troppo buono da quando stava con Dakota, però così era ancora più coccoloso.
Quanto era carino quel ragazzo! E quando deficiente ero io.
«va beh, io vado, ci vediamo fra qualche oretta, ok?» dissi.
Tutti annuirono.
Niall attaccato alle patatine, Del che suonava la chitarra, Hazza che l’accompagnava cantando, Lou al pianoforte e Liam seduto sul divano, che batteva le mani, non troppo preoccupato.
Uscii di casa, presi le chiavi e salii in macchina.
Erano ormai le undici di notte, ed era abbastanza tardino.
Chiamai Jhon, sperando che non stessero già dormendo.
«pronto?» la voce di Jhon dall’altra parte non sembrava troppo addormentata. «Zayn so che sei tu, ti aspettiamo con la valigia che hai dimenticato, ok?»
«grazie vecchio, tu si che mi capisci al volo!» ridemmo entrambi.
«a presto vecchio» rispose Jhon.
Entrai in strada e misi l’album dei ‘Three Days Grace’ e tutto volume.
Vedevo le luci dei lampioni scorrermi ai fianchi.
Nessun rumore superfluo.
Nessun disturbo.
In meno di un’ora ero davanti a casa di Kendra. Era mezzanotte e un quarto.
«hey Zayn, ecco la valigia!» disse aprendo Jhon.
«grazie vecchio, salutami tutti! Soprattutto la Cam che è il mio tesoro» dissi. «Dakota?»
«non è ancora arrivata.»
Annuii.
«beh, la vado a prendere io, allora!» dissi.
Sorrise. «ciao Zayn!»
Alzai la mano. «ciao!»
Presi la portiera dietro, e ci lanciai la valigia.
Entrai in macchina, e chiamai Dakota.
Suoni vuoti. Non rispondeva.
Era in centro, l’avrei trovata.
Mi immersi nel buio cittadino di Doncaster e iniziai a girare per tutte le vie che trovavo.
Bum, partì la mia canzone preferita dell’album.
‘Never too late’.
Per l’istinto presi una stradina.
Un corpo era steso in mezzo alla strada.
Scesi. Era Dakota.




hello people! qui sembra essere un po' bruttino e finalmente potrò non morire dal caldo asfissiante.
visto che mi hanno "obbligato" a postare un nuovo capitolo, tenete, divoratelo (?) 
dite grazie alla giulia che mi supporta sempre ed è il mio personale correttore automatico. 

vostra
anth

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