CheckMate

di Lupoz91
(/viewuser.php?uid=98429)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che la partita abbia inizio ***
Capitolo 2: *** La storia del pedone bianco divenuto Regina ***
Capitolo 3: *** Il nero si muove ***
Capitolo 4: *** Ricordi di una partita persa ***
Capitolo 5: *** Passato e Presente ***



Capitolo 1
*** Che la partita abbia inizio ***


-Abbiamo appena ricevuto il file della registrazione-
-Molto bene, mettilo nel canale 3 e 4-
Ci furono alcuni minuti di silenzio, poi...
-Scacco matto-
-Hai trovato qualcosa Ryuzaki?-
-Ho appena consegnato un altro criminale alla giustizia-
Disse il ragazzo davanti agli schermi, poi prese il cucchiaino e mangiò l’ultima fetta di torta.
-Quali sono le disposizioni?-
-Portami un’altra coppetta di gelato e una scatola di cioccolatini-
L’uomo posò il telecomando, prese il suo cappotto scuro e si dileguò silenziosamente dalla stanza.
Successivamente il ragazzo tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e, prendendo gli angoli con il pollice e l’indice, lo aprì e compose un numero con la mano libera, subito dopo lo poggiò all’orecchio e attese alcuni istanti prima che dall’altra parte rispondesse il diretto interessato.
-Pronto?-
-L’assassino è Yakumi Hasamusa...attualmente si trova a casa sua, potete andare a prenderlo-
Clic.
Il ragazzo terminò la chiamata e ripose il telefono in tasca, sempre con due dita; a quel punto scese dalla sedia, infilò le scarpe da ginnastica e andò in cucina, aprì il frigo e prese il vassoi etto con i pasticcini appena comprati, poi tornò in salone e si “abbarbicò” sul divano, poggiò l’oggetto dei suoi desideri sul tavolino lì davanti e cominciò a mangiarne uno alla volta scartandoli con meticolosità.
Quando inghiottì il terzo pasticcino la sua attenzione si catapultò in maniera quasi meccanica verso un rumore fuori dalla porta totalmente estraneo ai soliti rumori che avrebbe potuto fare il suo collega e come se si fosse messa in moto una catena di montaggio in pochi secondi riuscì a fare un prospetto generale della persona che si sarebbe potuto trovare di fronte.
Poi, la porta si aprì...
-Oh...scusa, pensavo fosse la mia...stanza-

“Venti anni, 160 cm, 38 di piede, donna, non le piace la cioccolata anzi non le piacciono i dolci, preferisce il salato, però le piace lo sport e la lettura...eppure c’è qualcosa che non mi convince...”

Il ragazzo continuava a fissare la visita inaspettata con il pollice poggiato sul labbro aspettando una qualunque reazione per poter carpire nuovi indizi quando il “soggetto in esame” fece qualcosa fuori da ogni previsione.

“Abbarbicato sul divano, profonde occhiaie sul viso, capelli spettinati, occhi neri, carnagione bianca, altezza 180 cm, maglia bianca e maniche lunghe, jeans che un tempo avevano un colore definito come blu, scarpe da ginnastica usate come pantofole multiuso ma soprattutto...Dolci-dipendente

-Tu...sei...El- elettrizzato dai dolci, penso che potresti uccidere pur di non farteli rubare-
Silenzio.
La ragazza lo guardava in attesa di una risposta ad un affermazione del tutto fuori luogo.
Poi il dito di lui scivolò dal labbro e finalmente rispose.
-Strano modo di presentarsi...piombare nella stanza di un estraneo e criticarlo, che ci sia qualcosa sotto, ad esempio, cos’è che avresti voluto dire al posto di quella falsa critica?-
Smascherata.
Silenzio.
Il ragazzo la guardava con sguardo totalmente atono come se la risposta non gli interessasse.
-Bè...nulla...comunque io sono Yumi...e credo proprio che adesso me ne andrò perché ora vado MOLTO di fretta...faremo due chiacchiere un’altra volta...-
“Che faccio se si alza e mi placca...non ho abbastanza forza...meglio dileguarsi il più in fretta possibile”
Ci furono alcuni istanti di silenzio poi la risposta.
“Adesso di ce -No- e si alza...aiuto,aiuto!”
-Ok-
“Eh?!”
Yumi guardò il ragazzo con totale sbigottimento.
-O-ok-
Ripetè allora la ragazza come a voler confermare che fosse effettivamente ciò che lui aveva detto
-...a-allora vado-
Fece per voltarsi quando intruppò in qualcosa, o meglio, qualcuno.
-Oh...-
L’uomo davanti a lei la guardo e dopo qualche attimo fece un sorriso.
-...abbiamo un ospite, spero che le piacciano i dolci, perché al momento abbiamo solo quello-
-N-no...non mi fermo, non si preoccupi...s-stavo giusto andando via-
Poi si girò verso il ragazzo.
“L’ho scampata”
Gli fece una linguaccia e scappò via.
L’unico rumore che ne seguì dopo fu la porta, chiusa in modo delicato ma frettoloso.
-Watari...vorrei prolungare la permanenza in questo hotel per altri tre giorni a partire da domani-
-Andrò a parlare con il direttore-
E si dileguò di nuovo dalla stanza lasciando però le provviste sul tavolo.

“Interessante...a quanto pare parto svantaggiato, ma saprò recuperare rendendogli l’affermazione subita...”

 


Che la partita abbia inizio.

 

Angolo Autrice:
Ooook, è la prima FanFic che faccio su Death Note, ed in particolare su Elle che spero di aver descritto bene, avevo deciso di scriverla perchè mi intrigava molto la coppia Elle/Nuovo personaggio quindi spero di renderla interessante e non noiosa.
Non sarà una semplice storia di amore (anche perchè Elle modalità full immersion nell'argomento Amore...non riuscirei a farlo) comunque sarete voi a giudicare, ovviamente.
Mi rendo conto che questo capitolo sia corto...mea culpa...l'idea teoricamente era di utilizzare questo capitolo innanzitutto per intrigarvi a leggere il seguito di questo GIOCO e poi volevo usarlo un po' come intro, vi assicuro che il prossimo sarà un po' più lungo, parola di scuot xD
Bene adesso basta scrivere mi sono rotta le scatole di fare l'angolo autore per stasera, ci risentiremo, se volete, nel prossimo capitolo :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La storia del pedone bianco divenuto Regina ***


13 Novembre, una data qualunque...non per me.

Era sera, avrò avuto all’incirca tredici anni, ero appena uscita dal teatro con mamma e papà, avevamo visto Peter Pan, un musical interessante.
Mi ricordo che faceva freddo e mamma mi strinse a se per riscaldarmi, pensavo che da un momento all’altro avrebbe nevicato; il cielo era una distesa nera, non si vedeva nemmeno la luna.
Stavamo per uscire dal vicolo quando un uomo ci si parò davanti: era trasandato, aveva dei guanti bucati la barba folta, un berretto in testa rovinato e la giacca non era da meno; puzzava d’alcool e aveva una pistola in mano.
L’uomo iniziò a sorridere guardandoci per poi scoppiare in una risata disperata; dal quel momento ricordo tutto nei minimi particolari, in fondo...è stata la mia ultima sera con una vita normale, l’ultima sera con i miei.
L’uomo puntò la pistola verso papà intimando di stare fermi e non gridare, si avvicinò, mia madre mi nascose dietro di lei e papà si mise davanti; a quel punto l’uomo disse a papà di tirare fuori tutti i soldi e di metterli per terra senza fare mosse false, lui annuì e tirò fuori il portafogli e proprio in quel momento una volante della polizia si fermò all’inizio del vicolo; capirono subito la situazione, scesero e puntarono le pistole contro il rapinatore mentre prendeva il portafogli.
In quel momento si impaurì, lasciò cadere il portafogli e mentre papà, a quel punto, cercò di placcarlo per impedirgli la fuga gli sparò; mia madre iniziò ad urlare e corse verso papà che si accasciava a terra perdendo molto sangue( sarebbe morto di lì a poco), i due agenti allora spararono al rapinatore ferendolo e in quel momento partì un secondo sparo da parte del rapinatore che anziché prendere uno degli agenti prese mia madre che morì sul colpo; ci furono altri spari, fatali per il rapinatore, ma ormai ero troppo sconvolta per seguire la situazione.
Mi avvicinai lentamente a mamma e papà distesi a terra, non versai nemmeno una lacrima, continuavo a guardare mamma e papà impotente, poi mi voltai verso il corpo morto dell’uomo e pensai che la giustizia aveva fatto il suo corso ma a caro prezzo.
E poi cadde la neve, imbevendosi però del sangue che era stato versato; diversi fiocchi caddero sulle mie spalle e sulla testa quando all’improvviso mi svegliai dallo stato di shock: un uomo mi aveva messo una mantella scura sulla spalle.
-Come va piccolina? Tremavi tutta e te ne stavi a fianco a mamma e papà senza dire nulla...hai fame?-
L’uomo aveva un cappotto scuro e un berretto in testa, baffi bianchi e degli occhiali inforcati, ma quello che mi colpì fu il ragazzo che stava dietro di lui: stava parlando con gli agenti, aveva una semplice maglietta a maniche lunghe e un paio di jeans, se ne stava tutto curvo e continuava a fissare l’agente in modo “strano”;
di quella sera poi non ricordo un granché, so solo che finì in un orfanotrofio e poi in diverse case insieme a diverse famiglie.

Quando ebbi compiuto sedici anni scappai dalla casa i cui stavo e tornai di nascosto a casa mia che era rimasta abbandonata e nessuno ancora l’aveva venduta, perciò tutte le cose erano rimaste al loro posto; cercai di soffermarmi il meno possibile visto che era piena di ricordi che mi avrebbero fatto solo male, presi l’occorrente necessario tra cui anche tutti i soldi che papà aveva nascosto in casa e che io mi divertivo a scovare.
Riuscì silenziosamente così come ero entrata e andai ad affittare una casa il più lontano possibile dal mio quartiere, dai miei ricordi, da tutto ciò che mi appartenne.
Nel giro di un mese trovai casa e un lavoro, anche se non avendo finito la scuola era stato abbastanza difficile, e mi sistemai in un piccolo appartamento già arredato in modo molto semplice ed anonimo; in quel periodo mi accorsi che avevo sviluppato una strana capacità deduttiva, strana perché funzionava solo quando ero veramente in difficoltà, in pratica quando entravo nel panico la mia mente iniziava a lavorare da sola e riuscivo sempre a cavarmela.
In quel periodo decisi di sperimentare questa “abilità”.
Alla tv era passato un caso di omicidio a porte chiuse avvenuto vicino al mio quartiere; la gente, impaurita, era più diffidente del solito, per fino i commessi dei negozi dove andavo di solito mi guardavano con diffidenza, decisi allora di andare a vedere sulla scena del crimine se sarei riuscita a dedurre qualcosa utilizzando la mia “abilità” e mentre mi incamminavo una macchina nera si fermò dall’altra parte della strada, ne uscì un uomo con un cappotto nero, dei baffi bianchi e un cappello nero, aveva in mano un telefono e una valigetta (probabilmente conteneva un computer); non ci misi molto a capire che quella era la stessa persona che avevo già visto quella volta, l’uomo stava andando nella mia stessa direzione così decisi di seguirlo.
Quando arrivammo davanti alla casa in questione, l’uomo si avvicinò all’agente di sorveglianza, e dopo avergli detto qualcosa, quello lo fece passare senza tante storie.
“Devo riuscire ad entrare”
Poco più in là della porta d’ingresso, dietro ad un cassonetto, c’era un passaggio che portava alle cantine da cui poi potevi entrare nella casa in questione.
“Probabilmente anche l’assassino ne era a conoscenza...che abbia usato quel passaggio per entrare ed uscire senza essere notato?”
Entrai in quel cunicolo e dopo pochi minuti ero nella casa; quell’uomo stava facendo il giro della casa, ispezionandola angolo per angolo con in mano un computer, era da solo, non c’era nessun agente che lo accompagnasse o sorvegliasse; poi sentì una voce, probabilmente del signore.

-Allora che ne dici?-
-Un piano ben congeniato, ma si è lasciato sfuggire molti particolari che mi saranno utili per capire il movente-
-Quindi sei già a conoscenza dell’assassino e del metodo che ha usato?-
-...Esatto...-

L’uomo continuava a parlare con il ragazzo attraverso il computer ma non riuscivo a sentirli così decisi di avvicinarmi: mossa sbagliata.

-Cosa è stato quello scricchiolio?-
-Non lo so-
-Vai a controllare, forse abbiamo ospiti-
-Pensi sia l’assassino?-
-No, però potrebbe essere qualcuno che sa qualcosa-

L’uomo si avvicinò verso il salotto, il luogo dove mi ero nascosta; l’unica mia via di fuga era la finestra che avevo di fronte.

“O la va o la spacca!”

Mi precipitai verso di essa e ne ruppi il vetro, saltai giù e mi nascosi dietro al cassonetto che era lo stesso da cui ero entrata; vidi l’uomo affacciarsi alla finestra e per un momento mi sembrò come se mi guardasse per poi voltarsi di nuovo e tranquillizzare gli agenti dicendo che era solo un gatto che si era intrufolato nella casa per curiosare.
Quando non sentì più voci provenire dalla finestra mi allontanai velocemente e dopo alcuni istanti si attivò “la mia capacità deduttiva”.

“Il ragazzo del computer, sullo schermo ho visto una lettera gotica, forse una L; l’uomo odorava di dolci e c’era anche una traccia di crema al lato del PC però lui non era sporco di crema quindi sarà appartenuta al ragazzo che possiamo definire un Dolci-dipendente visto che sulla macchia c’era il segno di un dito che per pulire il tutto a cercato di mangiare quanta più crema possibile. Ho sentito alla Tv di un certo Elle, un detective fenomenale che ha risolto dei casi di una complessità estrema, evidentemente per non farsi vedere da nessuno usa il suo tutore-assistente-genitore...si probabilmente sarà una sorta di genitore per fare i sopralluoghi. Dalla voce sembra che abbia all’incirca diciotto anni...quindi facendo due più due possiamo stabilire che...Io”
-Io...so chi è...Elle-


-Watari...allora...era lei giusto?-
-Si, non c’è dubbio, è la stessa-
-Quindi abita là...interessante-

Sapevo chi fosse Elle, anche se sinceramente non pensavo che fosse proprio lui, insomma è passato una marea di tempo da allora; conservai questo segreto dentro di me, mentre nel frattempo mi rifacevo una vita (o ciò che dovrebbe essere definita tale) mentre alla televisione ogni tanto spuntava fuori il suo nome finché un giorno, quel giorno, così come sette anni prima, me lo ritrovai davanti dentro una stanza di hotel a Tokyo, dove probabilmente stava lavorando a qualche caso, così come io ero andata lì per lavoro.





Angolo Autrice:
Bene,bene...eccomi di nuovo qua, spero che questa volta il capitolo vi sia piaciuto di più :3 come avrete visto, l'ho allungato un po' e ho inserito molte informazioni sulla nostra portagonista Yumi.
Sinceramente pensavo di farlo più lungo però ero a corto di idee così ho lasciato perdere evitando disastri inutili.
Comunque ci sono state ben 35 visite al primo capitolo (mi sembra)...ne sono molto felice che trecinque persone abbiano nello quella sotto specie di capitolo quindi vi ringrazio :D
Bene adesso me ne vado...ci sentiamo al capitolo tre :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il nero si muove ***


Me ne stavo stesa sul letto a guardare il soffitto mentre la mia mente andava ben oltre quello strato di cemento.
Che Elle avesse iniziato a “giocare” con me era ormai un dato di fatto, il problema era quanto lui si potesse spingere in là visto che io di lui non sapevo nulla, apparentemente.
L’unica cosa con cui avrei potuto combattere e tenergli testa era la mia capacità deduttiva; ero sicura che ormai avesse detto a quell’uomo di sorvegliarmi durante il giorno o che sarebbe stato lui stesso a farlo.
Erano passati appena due giorni e l’unica cosa di cui ero certa era che non si sarebbe presentato davanti alla mia porta per poi propormi qualcosa di assurdo solo per capire come pensavo.
Nella stanza c’era un silenzio assordante che si interruppe improvvisamente dal brontolio del mio stomaco, scesi quindi dal letto, mi infilai le scarpe e uscì di stanza per andare a cena; il ristorante non era molto distante dalla mia stanza: era abbastanza carino, c’era appeso solo qualche quadro perché quasi l’intero perimetro della stanza era formato da vetrate da cui si potevano vedere le altre sale del ristorante. Mi sedei al solito tavolo e presi il menù quando notai che poco più in là due occhi neri mi fissavano: prevedibile; il problema era sapere quale ragionamento contorto passava per la sua testa.
“E io che ero scesa per distrarmi un attimo”
Dannazione.

-Vuole ordinare signorina?-
Il cameriere interruppe il contatto visivo che Elle aveva con il mio tavolino e mentalmente ringraziai quel cameriere non so quante volte.
-Si, allora...vorrei questa fettina panata con patatine e una fanta-
-Vuole ordinare un dolce?-
-Per ora no grazie-
Il cameriere si congedò portando via il menù. E di nuovo quei due occhi neri tornarono più decisi che mai a fissare ogni mia mossa.
La mia bocca allora si piegò in una smorfia.
Non so perché la feci ma quella situazione stava diventando quasi divertente.
“E io che volevo seriamente per ringraziarlo...guarda in che situazione mi sono andata a cacciare. Non avrei dovuto aprire quella porta per sbaglio
Però quella situazione mi piaceva.
Non so bene il motivo ma la consapevolezza che qualcuno si stesse concentrando totalmente su di me era qualcosa di nuovo...oppure era una sensazione che avevo ormai rimosso e dimenticato.
“Ma si...giochiamo al suo gioco”
Immersa nei pensieri non mi accorsi che il cameriere era tornato portandomi ciò che avevo ordinato.
-Oh...grazie!-
-Buon appetito!-
Presi le posate e tagliai la prima fetta di carne e quando la portai alla bocca alzai lo sguardo verso la sua direzione ma rimasi imbambolata a guardare Elle che aveva preceduto la mossa che stavo per fare: con il cucchiaino in mano mangiò l’ultimo pezzo di torta guardandomi con espressione atona, ma appena scrutai meglio i suoi occhi capì che lui aveva già fatto la sua mossa.
Fu un attimo, si girò e posò il piattino sul tavolo, si infilò le scarpe e si incamminò fuori e in quel momento pensai che era rimasto esattamente uguale a quando lo vidi per la prima volta: schiena curva, maglietta bianca, jeans.
“Ma quel ragazzo non si cambia mai?...cavolo anche quando sono entrata nella sua stanza era vestito esattamente così”
Continuai a guardarlo mentre intanto avevo ripreso a mangiare finche non sparì dietro la porta del ristorante.
 
-Ha capito?-
-Si...la sfida è aperta. Hai preso quello che ti ho detto?-
-Si, è già tutto pronto nella sala-
-Bene-
 
Quando ebbi finito di mangiare mi alzai dal tavolo per recarmi in camera. Ero distrutta, andai verso l’ascensore e spinsi il bottone per salire ma a quanto pare quella serata non era destinata a finire così.
Quando le porte si aprirono trovai Elle nell’ascensore che non era per nulla sorpreso di vedermi.
-Ci incontriamo ancora-
-G-già-
Se era una sfida a parola che voleva non mi sarei certo tirata indietro così varcai le porte dell’ascensore.
Ci furono alcuni secondi di silenzio che però vennero colmati dalla sua voce.
-A giudicare dal tuo comportamento ti aspetti che da un momento all’altro io faccia qualcosa giusto?-
-Potrei dire lo stesso di te-
Silenzio.
Il ragazzo si voltò a guardarmi.
-Scacchi-
Disse.
Lo guardai interdetta.
“Sarebbe questa la sfida che celava negli occhi poco fa?..una partita...a scacchi?!”
Le porte dell’ascensore di aprirono, lui si aspettava una risposta.
-Bè...che fai rimani fermo? Dove la dobbiamo fare, mica in ascensore spero-
I suoi occhi si sgranarono in modo impercettibile, probabilmente non era la risposta che si era immaginato...oppure stava solo recitando.
-Seguimi-

Per la seconda volta mi ritrovai dentro la sua stanza, con la sola differenza che era molto più ordinata.
Continua a seguirlo ed entrammo dentro una stanza: c’era un tavolo con sopra una scacchiera e due poltrone.
-Accomodati-
-Cos’è vuoi scoprire chi sono attraverso una partita di scacchi?-
-Esatto...bianchi o neri?-
Quel “esatto” di innervosì e non poco.
-Bianchi, grazie-
Sistemammo i pezzi sulla scacchiera nel più totale silenzio.
-I bianchi iniziano...quindi tocca a te-
mossi il pedone davanti alla regina di una casella.
-Saremo anche i primi ma di certo non vuol dire che siamo avvantaggiati contro i neri, giusto?-
Elle mosse il pedone davanti al re.
-Però ma prima mossa è quella decisiva-
Lapidario.
Con quelle parole capì che aveva già messo insieme molti pezzi del puzzle su chi fossi oppure già sapeva chi fossi e voleva verificare quali fossero le informazioni in mio possesso su di lui.
-E’ il tuo turno...odio le persone che lasciano le cose a metà-
Mossi un altro pedone.
“Sicuramente quella frase era riferita alla mia mezza frase detta quando ci incontrammo...che abbia capito che so chi sia lui realmente?”

-Non mi hai ancora detto come ti chiami-
-Ryuzaki-
Disse con calma mentre muoveva anche lui un pedone.
-Perché me lo chiedi?-
Lo guardai interdetta.
-...Dovresti già sapere chi sono-
“Non fare nemmeno una smorfia o sei fregata”
Sorrisi.
Mi aveva appena dichiarato scacco senza nemmeno che me ne accorgessi.
-Non ti distrarre...o potresti perdere-
Mossi il fante ponendolo in direzione del re.
Feci una smorfia e lo guardai negli occhi.
-Scacco-
Lui guardò la scacchiera, poi guardò di nuovo me.
-Potrei dire la stessa cosa-
Spostò il cavallo mangiandomi l’alfiere e mettendomi sotto scacco il re.
-Scacco-
Stetti in silenzio. Sapevo che avrebbe fatto quella mossa così controbattei mangiandogli il cavallo e successivamente la situazione mutò.
-Perché volevi parlarmi?-
Alzai lo sguardo verso di lui.
-Perché mi chiedi...io veramente non volevo chiederti nulla-
-Nemmeno cosa centro io con i tuoi ricordi offuscati?-

Spiazzata.

Lo guardai bene, in quel momento la pressione mi stava opprimendo ma non lo davo a vedere; ero calma fuori e un uragano pieno di domande dentro.
-Hai il potere di vedere dentro le menti altrui per caso?-
-Chissà-
-Stupiscimi-
A quel punto Elle estrasse un foglio.
-Lo riconosci?-
Lo presi in mano, sembrava un test con sopra domande a risposta multipla. Chiunque avesse fatto quel test era un genio, aveva preso il massimo del punteggio.
Provai a leggere qualche domanda ma erano talmente complicate che non persi tempo nemmeno a ragionarci.
O almeno era quello che pensavo.
 


Angolo Autrice:
Si lo so...è un abbrobio...non mi convince per nulla questo capitolo...però allo stesso tempo mi piace un sacco perchè è movimentato e non lo è allo stesso tempo.
Ok sto impazzendo...si me ne rendo conto; credo di aver fatto Elle un po' OOC dannazione.
Lo so che a voi piacciono cose movimentate ma avevo bisogno di un capitolo così per preparare tutto il parcoscenico per i prossimi capitoli...:D
Comunque passiamo ai ringraziamenti:
Vi ringrazio molto cari lettori che state seguendo la mia storia, anche se sinceramente non so come fare a seguire...ciò...quindi vi ringrazio (di nuovo xD)
Basta mi sono rotta, di nuovo, di scrivere nell'angolo autrice, ci vediamo le prossimo episodio :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ricordi di una partita persa ***


Quel giorno soffiava una leggera brezza primaverile, una di quelle che ti entra nelle ossa facendoti rabbrividire tutto il tempo anche se il sole è caldo nel cielo azzurro senza nuvole.
Stavo girando l’angolo della Wammy’s House per andare a distrarmi nel mio posto prediletto sotto al ciliegio che stava fiorendo proprio in quel periodo ma purtroppo qualcuno era arrivato prima di me.
Era un ragazzo che avevo già incontrato un paio di volte in quella struttura ma soprattutto l’avevo incontrato la sera del 13 Novembre; aveva la sua solita maglietta bianca e i jeans che da blu si stavano scolorendo (come al solito) e non poteva mancare una piccola pastorella alla panna che fece una brutta fine in pochi secondi, era sempre lui insomma ma l’unica cosa che stonava in quel momento era che mi aveva fregato il posto (e io su queste cose non transigo).
-Ehi tu!-
Il ragazzo si voltò con la sua solita espressione.
-Si proprio tu-
Gli dissi indicandolo col dito e avvicinandomi.
-Si?-
Esordì finalmente, penso che fosse la prima volta che lo sentivo parlare e soprattutto con me.
-Mi hai preso il posto-
Dichiarai con sguardo severo facendogli intendere che doveva spostarsi.
-Lo so-
Rimasi un attimo basita, poi piegai la testa da un lato e affermai con naturalezza.
-Allora spostati-
Silenzio.
Il ragazzo mi guardò poggiando il pollice sul labbro, aveva lo sguardo di qualcuno preso in contropiede.
-Interessante-
-Spostati-
-Tu sei Yumi vero?-
-Si...ma ora spostati-
Dissi iniziando a spingerlo da un lato ma il suo corpo, per quanto fosse magro, non si spostava di un centimetro e non perdeva nemmeno l’equilibrio stando su quella posizione decisamente scomoda.
-Sei un soggetto interessante-
-Davvero?-
Risposi senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, troppo intenta a cercare di spostarlo.
-Perché non hai risposto all’ultima domanda del test?-
In quel momento mi fermai e lo guardai dal basso all’alto: teneva il foglio del mio test tra le dita come se stesse tenendo un preziosissimo reperto archeologico continuando a rileggerlo.
-Se non ti sposti non te lo dico-
Esordì alzandomi e incrociando le braccia.
-Non serve che tu mi ricatti...ho già la mia opinione in merito, volevo solo confutarla...da come hai svolto il test e dal poco tempo che hai impiegato rispetto agli altri ragazzi se ne deduce che hai una capacità deduttiva fuori dalla norma ma per l’ultima domanda è ovvio che non hai risposto visti i tuoi precedenti con i tuoi genitori-
-Eccellente spiegazione Holmes...adesso potrò dare il mio parere ma solo se sposti la tua graziosa schiena da un’altra parte-
Il ragazzo allora si alzò permettendomi finalmente di sedere sul mio “trono” e si mise nella stessa posizione di qualche minuto fa ma davanti a me; feci un profondo sospiro e iniziai a parlare.
-Il fatto di mettere come ultima domanda “Cosa faresti se una persona cara fosse uccisa davanti ai tuoi occhi”penso sia l’unica domanda che veramente conta rispetto a tutto il test...voi non ci avete dato nessuna spiegazione a riguardo ma posso dedurne che sia un test per vedere chi dei nuovi ragazzi arrivati possa essere un valido sostituto di Elle difatti scommetto che sia stato Elle in persona a correggerli valutando attentamente l’ultima domanda cercando di capire quale fosse il livello di giustizia di ogni individuo e l’unica persona che ha destato la curiosità di Elle sono stata io che non ho risposto mentre invece si aspettava che dessi una risposta “vendicativa”o “crudele”...ma visto che non ho scritto nulla adesso è curioso di sapere cosa ne penso visto che lui avrà fatto almeno due supposizioni e vuole confutare che siano giuste. L’unica cosa che non riesco ad afferrare è perché abbia mandato te anziché venire lui stesso, da come lo descrivono mi sarei aspettata che fosse venuto di persona a chiedermelo-
Il ragazzo mi fisso inclinando la testa da una parte e in quel momento mi resi conto che avevo di nuovo fatto “quella cosa delle deduzioni” senza volerlo; sostenevo il suo sguardo senza problemi mentre lui continuava a fissarmi come imbambolato o troppo occupato a pensare e poi domandò.
-Il motivo?-
Non volevo dirgli per quale motivo non avessi risposto ma quel ragazzo aveva un non so ché che mi faceva tirare fuori e parole senza che apparentemente facesse nulla.
In quel momento mi resi conto che stavo per parlare dei miei genitori, per la prima volta, con qualcuno che nemmeno conoscevo.
“Tentar non nuoce”
-Giustizia-
-Mh-
Chiaro segno che dovevo continuare a parlare.
-Una persona qualunque vorrebbe vendetta e la otterrebbe in qualunque modo anche incolpando tutto il mondo se necessario, io no. Perché ragionandoci sopra quel rapinatore era una persona che cercava di sfamare la sua famiglia in qualche modo quindi sicuramente per i suoi cari lui è un eroe morto per la sua famiglia quindi se la si vede sotto quest’ottica è immorale voler vendetta contro qualcuno che sta messo peggio di noi, che in questo caso è anche morto, ma se non lo fosse stato io avrei fatto di tutto per consegnarlo alla giustizia e fargli pagare le sue pene; questa è la risposta a quel quesito, non l’ho scritta solamente perché è una cosa che voglio tenermi per me...e poi volevo sfidare Elle a capire il mio ragionamento, visto che è tanto bravo-
Il ragazzo mi guardò ancora qualche istante poi si alzò.
-Grazie per la risposta-
E se ne andò, in quel momento ero completamente grata a quel ragazzo per avermi tirato fuori queste parole che avevano bisogno di uscire fuori, lo vidi allontanare e un leggero sorriso mi apparve sul volto.
“Grazie per esserti seduto al mio posto.”

Qualche giorno dopo.
Il signor Watari mi voleva nel suo ufficio, voleva parlarmi di qualcosa di importante.
Bussai alla porta ed entrai.
-Siediti pure qui, Yumi-
Mi accomodai sulla poltrona, gigante a quel tempo, davanti alla scrivania del preside.
-Perché sono qui?-
-Elle ha esaminato il tuo test-
-Si lo so, è anche venuto un ragazzo a chiedermi dell’ultima domanda, qual è il problema, non gli sta bene ciò che ho detto in merito?-
-Ecco vedi secondo Elle...tu stai mentendo-
-Cosa?!-
“A quel ragazzo ho detto la verità...quindi alla fine è vero che non posso fidarmi di nessuno”
-Qual è il vero motivo che si cela dietro alla domanda vuota-
-Io non ho mentito...-
Continuai a guardare Watari attonita, sbattei un paio di volte le palpebre poi i miei occhi si spostarono di lato, e capì a gioco stesse giocando Elle...un gioco furbo, un gioco meschino dove si dovevano prevedere le mosse dell’avversario per vincere e a quanto pare aveva vinto lui.
CheckMate.
Chiusi gli occhi, abbassai la testa e sorrisi, in quel momento ricordo che la mia testa elaborò una spiegazione valida che il preside accettò senza discutere per poi congedarmi.

Quel breve periodo della mia vita lo rimossi completamente, non so bene perché, forse perché ero rimasta un po’ male dal comportamento di Elle, sfruttare così le persone, fingersi qualcun altro solo per avere il parere del diretto interessato...e io che lo avevo anche ringraziato mentalmente.
Si, ne rimasi molto delusa, forse fu per quel motivo che decisi di scappare dalla Wammy’s House, non volevo più intorno gente che mi esaminasse o che usasse dei trucchetti per estorcermi i pensieri quando voleva.
E così vissi la mia vita fino ad arrivare a quella partita di scacchi.
Aveva capito che volevo chiedergli qualcosa, come c’era riuscito non lo so, però era riuscito a stupirmi mettendomi davanti al naso quel foglio e facendomi riaffiorare quel periodo non troppo piacevole.
Devo dire che io non volevo chiedergli nulla, ma da qualche parte dentro di me, quando seppi ricollegare tutti i pezzi, una domanda inconsciamente mi affollava la mente. Perché? Ecco si finalmente avevo svelato il motivo della mia visita improvvisa a quella stanza che aveva dato vita ad un nuovo gioco, una nuova partita a cui però stavolta non avrei perso.



Angolo Autrice:
Bene,bene...ho tre recensioni (di cui due devo ancora leggere) adesso lo faccio :D
Questo capitolo rispetto agli altri mi è molto piaciuto scriverlo, spero sia lo stesso per voi leggerlo :S
Mi sta piacendo molto anche dare i titoli abbinati più o meno agli scacchi ^^ e pensare che fino a una settimana fa nemmeno la volevo scrivere xD
Comunque ringrazio moltissimo voi che avete recensito e voi 27 (?) che avete letto anche il terzo capitolo...sono soddisfatta, pensavo peggio :3
Bene basta angolo recensione...alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Passato e Presente ***


Eravamo uno di fronte all’altro, lui con i suoi occhi neri ed io con i miei color cielo, ci sfidavamo solo con lo sguardo, apparentemente sembrava tutto tranquillo ma appena si scavava leggermente più a fondo si poteva capire subito che qualsiasi mossa improvvisa avrebbe sbilanciato quel sottilissimo equilibro che si era creato.
Entrambi, credo, stavamo elaborando tutte le possibile mosse dell’avversario; continuai a guardare quel foglio mentre la rabbia per avermi usata come esperimento per testare la mia giustizia aumentava: io mi ero fidata di lui o per lo meno mi ero fidata di ciò che avevo visto, e lui mi aveva ricambiato con un test, o come direbbe lui una prova per confutare la sua teoria.
-Perché?-
Fu tutto ciò che uscì dalla mia bocca, due sillabe ed un tono interrogativo, freddo.
-La posizione di L è troppo importante per non ess...-
-Non prendermi in giro!-
Lui continuò a guardarmi con la sua solita espressione indecifrabile e in quel momento capì che aveva appena archiviato un’altra prova.
-Sto indagando-
Quelle due parole uscirono secche, lapidarie, la faccia sempre inespressiva ma gli occhi, anche se non si erano mossi di un millimetro, adesso sembravano duri e freddi.

Ecco contro chi sto giocando.

Successivamente mosse la torre e mi diede scacco.
-Adesso che è sotto assedio che cosa potrà fare il Re?-
Guardai la scacchiera.
-Dipende...-
Posi la mano sul cavallo.
-...se è buono avrà sempre una speranza di vincere...-
Elle guardò la scacchiera.
-...ma se è cattivo...-
Mossi il cavallo
-...perderà-
e buttai giù il Re.
A quel punto ci guardammo, la mia faccia ancora fredda sfidò di nuovo quegli occhi ma ciò che trovai fu semplicemente totale indifferenza come al solito.
-Quindi sai anche reagire cercando sempre in qualche modo una via di fuga, interessante-
-Su cosa stai indagando?-
-Yumi Kotari, venti anni, 160 cm, 38 di piede, non le piace la cioccolata anzi non le piacciono i dolci, preferisce il salato, però le piace lo sport e la lettura, è più intelligente di quando mi aspettassi ma allo stesso tempo è impulsiva; ciò che la rende strana è la sua capacità di scampare dalle situazioni di pericolo utilizzando uno spiccato senso di deduzione che però risulta altalenante; era il soggetto più indicato per divenire Elle ma è stato trovato qualcosa di anormale nella sua famiglia con cui non ha nessun contatto, apparentemente-
Rimasi fredda ad ascoltare tutte quelle parole che, come frecce, si scagliavano su di me; ero una fonte di studio per lui, “il soggetto più indicato per divenire Elle”, possibile che Elle fosse così, freddo e calcolatore, avido di essere sempre un passo avanti agli altri per non essere fregato, diffidente verso tutti, forse anche di Watari.
Possibile che la persona che avevo ringraziato fosse veramente così?
-Tu invece, a cosa miri?-
-Non credo che questo ti riguardi-
Detto questo mi alzai dalla poltrona e mi lasciai alle spalle una persona diversa da quella con cui stavo parlando appena avevo varcato quella stessa soia.

04:34
Il soffitto buio mi teneva compagnia, ero sotto le coperte e non ne volevo sapere di dormire, l’unica persona di cui mi ero fidata era un falso.
Probabilmente me la sono presa tanto perché era l’unico contatto che avevo avuto dopo mamma e papà, era l’unica persona di cui mi ero fidata dopo di loro.
“Ma perché quando sono morti nessuno è venuto a cercarmi? Elle ha detto che aveva trovato qualcosa che non andava nella mia famiglia, quindi io ho altri parenti...ma che fine hanno fatto?”
Poi l’illuminazione e successivamente le deduzioni.
“Se Elle sta indagando sulla mia famiglia vuol dire che c’è qualcosa che lo ha attirato al punto tale da indagare per svariati anni fino ad oggi senza mai aver trovato la soluzione al dilemma...e se Elle sta indagando sulla mia famiglia vuol dire che c’è morte che aleggia intorno a me; si, morte, qualcuno nella mia famiglia è morto in circostanze misteriose, o forse anche più di uno...mamma e papà non hanno mai parlato di zii, fratelli o cugini...forse è successo qualcosa che hanno dovuto seppellire...ma perché?...L’unica soluzione è tornare a casa...”

10:37
-Attenzione, il volo per Tokio è in partenza recarsi immediatamente al gate numero 13 per l’imbarco-
-Dannazione! Se continua così perderò l’aereo...ah eccolo! Il gate 13-

Finalmente dopo diverse corse qua e là per l’aeroporto (colpa del treno arrivato in ritardo) riuscì a salire prendendo posto vicino al finestrino; il volo da Londra al Giappone fu stancante, contando anche tutte quelle domande senza risposta che ronzavano nella mia mente. Penso sia stato il viaggio più stancante che abbia mia fatto.
Quando uscì dall’aeroporto presi un taxi e mi diressi verso casa, avevo chiamato qualche giorno prima qualche mia amica per controllare che a casa fosse tutto a posto quindi l’unica cosa di cui mi dovevo preoccupare era l’interno e difatti...
-Etchu!...Dannata polvere, sta dappertutto, dovrò darmi proprio da fare in questi giorni-
La mia casa era una piccola villetta a due piano, nulla di enorme, a papà e mamma non piacevano le cose gigantesche, quando salì al piano di sopra i ricordi riaffiorarono uno dopo l’altro: le corse per la casa, nascondino con papà, una piccola macchia di pastello sull’angolo del muro; tutto, tutto era rimasto nitido nella mia mente.
Quando entrai nella mia stanza, la trovai esattamente uguale a come me la ricordavo fin nei minimi particolari, mi avvicinai verso il letto e presi la scatola dei ricordi che avevo costruito quando avevo cinque anni: dentro c’erano vecchie foto, disegni, pupazzetti e una foto di noi tre al parco giochi.
Una lacrima solcava il mio viso mentre la mia bocca si allargava in un tenero sorriso, non ero la tipa che si lasciava trasportare troppo da queste cose ma preferivo comunque evitarle

d'altronde non si vive nel passato ma nel presente.


Diedi una rinfrescata generale alla casa e quando furono nel sei andai al market per comprare qualcosa ma ovviamente bisogna ricordarsi che io sono sotto indagine quindi il fatto che io appena entrata abbia incrociato Watari...è del tutto normale.
-Buonasera signorina-
Mi disse con un sorriso sulle labbra solito ormai di Watari.
-Ancora dolci eh...prima o poi dovrà smetterla con questa roba-
-Finché continuerà a mangiarla con intelligenza non credo che ci siano problemi-
-E’ uno dei suoi ragionamenti vero?-
-Già-
-E’ inutile che le chieda cosa ci fa qui perché la risposta è abbastanza ovvia quindi sorvolerò sull’argomento ma sia chiara una cosa: non voglio avere nulla a che fare con lui-
-Bè forse questo dovrebbe dirglielo di persona, non crede?-
Lo guardai strano, che avesse frainteso la situazione?
-...Perchè mi dice questo?-
-Da come ne parla sembra che le abbia fatto qualcosa quindi sarebbe meglio che lei chiarisca la questione...da quel che sento e dal modo in cui si comporta sembra una cosa importante-
-Ma come faccio a parlarci se lui mi considera un’indiziata tutto il tempo?!-
-Non lo so...è lei che ci ha giocato a scacchi non io-
E detto questo mi rifilò un altro sorriso e se ne andò.
“Anche quell’uomo è riuscito a farmi tirare fuori le parole di bocca senza fare apparentemente nulla...dannato Watari, con quell’innocenza riesce a fare quello che vuole”
Comprai quello che mi serviva e tornai subito a casa, ero distrutta; non riuscivo a fare nemmeno due più due che iniziava a vorticarmi la testa.
Al momento avevo tante domande e nessuna risposta: cosa accadrà da adesso?

-Ehi tu! Levati da qui, stai dando fastidio...ehi, mi senti?-
-Non mi scocciare-
-Ma come ti permetti, chi ti credi di essere Elle?-
Il ragazzino accovacciato sulla sedia lo guardò. Si mise il pollice sulle labbra e lo guardò.
-Non conviene sfidarmi-
-Ah no?! E se io faccio questo!-
Il ragazzino tirò un pugno ma chi colpì non fu il suo bersaglio: una ragazzina si era frapposta fra i due e si era beccata un pugno in pieno viso.
-Non toccarlo nemmeno con un dito, lui è un mio amico non ti permetto di fargli del male capito? E adesso smamma-
-Ehi Taruki che fai? Vieni a giocare con noi!-
-Si arrivo! Questa me la paghi ragazzina-
E detto così se ne andò.
-Perché lo hai fatto?-
-Se c’è una cosa che ho imparato qui alla Wammy’s House è la giustizia-
-Quindi lo hai fatto per giustizia-
-Bè in questo caso...no-
-No?...E allora perché, cosa può esserci di più importante?-
-Non so però sicuramente la giustizia per me non è al primo posto...al primo posto per me c’è...


…l’amicizia-

-Elle hai detto qualcosa?-
-No nulla...allora hai qualche messaggio per me, Watari?-
-Nulla che tu sappia già-
-Capisco...-
-Elle, ti senti bene? Mi sembri stanco perché non riposi-
-Si, lo farò-
E detto ciò Elle scese dalla sedia e si andò a sdraiare in camera sua.
Era una piccola stanza che si trovava all’interno di una delle ville di sua proprietà, aveva deciso di farla piccola perché per lui rappresentava il suo piccolo, tutte le sue preoccupazioni e dilemmi che non poteva portarsi a presso li lasciava lì, in quella piccola stanza.
In posizione rannicchiata continuava a guardare la parete e mentre lo faceva pensava a quella ragazza che con delle semplici parole aveva stravolto la sua concezione di giustizia, aveva distrutto quelle quattro mura che componevano il suo mondo, fatto di schemi, logica e deduzioni.
Lei, che a quella partita a scacchi era riuscita a batterlo, aveva per la seconda volta distrutto le sue quattro mura voltandogli le spalle e uscendo con la delusione dipinta sul volto.
Rammarico, tristezza, tutto ciò veniva tirato fuori dal cuore gelido di Elle e veniva posato sulla parete di quella stanza che continuava a fissare; e con il passato che scorreva davanti ai suoi occhi cadde in un sonno buio, senza visi conosciuti o scene già viste.

 


Angolo Autrice:
Chiedo umilmente venia per essermi presa tutto questo tempo per scrivere questo capitolo! Lo so avrei dovuto postarlo almeno due settimane fa, ma sono andat in vacanza e dopo non ero decisamente dell'umore giusto per scrivere.
Se state leggendo questo punto vuol dire che siete arrivati al quinto capitolo quindi vi ringrazio per la fiducia in questa storia (decisamente non in me perchè io non centro nulla, mi faccio solo trasportare dalle emozioni del momento quando scrivo, non accorgendomi nemmeno di quante pagine sto facendo)...questa sera mi sento in vena di scrivere non so perchè, forse perchè mi annoio o perchè ho bisogno di esternare qualcosa non saprei comunque ringrazio Hikari Megami per le recensioni GRAZIE! :D Poi faccio un grande ringraziamento a tutti quelli che hanno messo la mia storia fra le Seguite (ben 5 *^*) e chi l'ha messa nei Preferiti *---* Ancora Grazie!
Bè che dire, è mezzanotte quindi c'è scuola quindi vado a nanna.
ci si sente nel prossimo capitolo, bye! ;)


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=926451