Ecco qui il
secondo capitolo, sono molto felice che il mio personaggio sia
piaciuto per via della sua lontananza siderale dall'odiatissima
Mary Sue.
Prometto che dal terzo capitolo in poi ci sarà un
po'più di azione (sono kunoichi e ninja, dopotutto, mica
il cast di Dawson's CreekXDXDXDXD), adesso vorrei fare
l'ennesimo zoom sul carattere di Tsukiko.
Per inciso, io non considero affatto Ino una stronza, sebbene a
volte il suo comportamento possa rappresentare tutt'altro,
è una ragazza con molta autostima, cioé ciò
che manca a Tsukiko, per questo ho deciso di avvicinarle.
Detto ciò, spero che vi piaccia!^^
I personaggi
appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Tsukiko si svegliò presto, come tutti i giorni.
Aveva sognato
Shikamaru, lo sognava quasi tutte le notti da
quando l’aveva conosciuto, alcuni sogni non se li ricordava, ma
era sicura che
anche in quelle immagini che il suo inconscio aveva nascosto
c’era lui.
Si alzò
dal letto, la prima cosa che fece fu guardarsi allo
specchio.
Il pigiama
verde troppo largo, i capelli scompigliati, gli
occhi ancora semichiusi, insonnoliti.
Sospirò,
anche quel giorno era costretta in quel corpo che
tanto odiava.
Sperava sempre
che tutto fosse un sogno, che le sue braccia
troppo magre fossero solo un’immagine inconscia, che quei
capelli orrendi
fossero solo un frutto della sua immaginazione notturna.
Sperava di
svegliarsi un giorno con un altro corpo, un altro
viso.
Era solo una
piccola fantasia di una dodicenne innamorata.
Si
vestì di malavoglia, i vestiti erano sempre cuciti su
misura, perché se andavano bene sulle braccia, erano
larghi sul seno; se
andavano bene sulle gambe erano larghi in vita.
Scese per fare
colazione, e mangiò circa cinque panini dolci
ripieni di cioccolato, una ciotola di crema di riso e due mele,
il tutto
annaffiato da una generosa tazza di latte freddo.
Non mangiava
per fame, il suo appetito era più equilibrato,
Tsukiko mangiava sempre il giusto.
Era da quando
sentì Shikamaru sentenziare che le ragazze non
dovevano essere troppo magre che mangiava tutto quel cibo,
voleva ingrassare un
pochino, mettere un po’di ciccia in più su
quell’agglomerato di ossicini che
era il suo corpo.
Quando
esagerava, però, il suo corpo rispondeva sempre con
una bella indigestione, come a dirle “è inutile che tu
ingurgiti tutto quel
cibo, uno scheletrino sei e uno scheletrino rimani”.
“Tsukiko, non
mangiare troppo” la redarguì la madre
carezzandole la testa “Non ti ho mai visto così
affamata…per caso ti senti
troppo debole?”.
La ragazza
scosse la testa con un movimento repentino.
“Allora
perché ultimamente rischi sempre l’indigestione?”.
Tsukiko non
rispose.
“Vuole
ingrassare di proposito” intervenne il padre, seduto
dall’altra parte del tavolo, assorto nella lettura di un libro.
“Ayumu! Non si
legge a tavola! Quante volte te lo devo
ripetere” esclamò la donna, sedendosi accanto alla figlia
“Perché vuoi
ingrassare, tesoro?” chiese poi alla ragazzina con un tono
più conciliante.
“Sono troppo
magra” borbottò Tsukiko “Non ho neanche un
po’di seno”.
“Ma non cresce
bene solo mangiando a dismisura! Poi non
avevi mai avuto questi pensieri prima, perché adesso
si?”.
Il padre
chiuse il libro, poggiandolo sulla tavola ancora
imbandita.
“Akane, non
fare l’ingenua, Tsukiko è evidentemente
innamorata di un ragazzino a cui non piacciono le magre”.
La ragazzina
arrossì violentemente.
“Ascolta,
cara” disse la madre risoluta “Da donna a donna,
non è una bella cosa voler cambiare solo per farsi
notare, se ti piace questo
ragazzino devi solo mostrarti per quello che sei, gli puoi
piacere oppure no,
mica è costretto ad innamorarsi di te…ma una persona se
ti ama davvero ti ama
per quella che sei, non per quella che vorrebbe che tu sia, mi
spiego? Se non
gli piaci ci sarà sicuramente qualcun altro a cui
piacerai!”.
Tsukiko rimase
in silenzio.
“Io sono
innamorata di lui, di tutti gli altri non me ne
frega niente” mormorò, quasi stizzita.
“Parla
correttamente, Tsukiko” la rimproverò il padre “Hai
detto una cosa bruttissima, prova a metterti nei panni di un tuo
ammiratore…”.
“Non ho
ammiratori, nessuno mi nota” disse secca la
ragazzina.
“Ma poniamo
che tu lo abbia prova a guardarla dal suo punto
di vista, innamorata di una persona che se ne infischia di te!”.
“Ma se
è questo il problema!” urlò Tsukiko con gli occhi
lucidi di lacrime, si alzò di scatto in piedi buttando a
terra il tovagliolo,
per poi uscire di casa correndo e sbattendo con violenza la
porta.
“Ayumu…”
sussurrò Akane preoccupata “Forse hai esagerato…”.
L’uomo
sorseggiava una tazza di te fumante.
“Ah, stai
tranquilla, è un’età molto critica, lasciala
sbollire…non scapperà, fidati, anche se è
arrabbiata è molto innamorata, e
dubito altamente che scappi lasciando solo il ragazzo dei suoi
sogni, ad ogni
modo andrò a chiedere al signor Ishigawa di controllare
l’ingresso del
villaggio”.
Così
dicendo si alzò lentamente da tavola, ma l’affermazione
della moglie lo bloccò.
“Sono troppo
ansiosa”.
“Come lo sono
tutte le madri”.
Akane
guardò pensosa il marito.
“Ma tu per
caso sai chi è questo ragazzino? Di solito sai
tutto di tutti”.
“Penso sia il
figlio del Nara, Shikamaru”.
“E come fai a
saperlo?”.
Ayumu
scoccò alla moglie un’occhiata divertita.
“Siamo stati
all’accademia ninja assieme, anche il padre
diceva di non apprezzare le donne troppo magre”.
Tsukiko
singhiozzava appoggiata al ponte del villaggio,
nessuno capiva quello che provava, non si era mai sentita
così sola come in
quel momento.
Tirando su col
naso, tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini
un kit da cucito, e una bambolina di stoffa .
Era la sua
passione, cucire bambole di stoffa, le sue dita
sottili saettavano sulla stoffa in mille imbastiture e punti
catenella.
Aveva creato
delle bambole identiche a tutte le persone che
conosceva.
Tra le sue
dita in quel momento aveva la bambola che
rappresentava Shikamaru, stava ripassando gli ultimi dettagli
degli abiti.
Fissò
il pupazzetto per alcuni istanti.
“Ti amo tanto”
sussurrò Tsukiko con il visino rigato dalle
lacrime, avendo cura di non farsi sentire.
“Ciao!
Perché piangi?”.
La ragazzina
alzò il volto e vide una lunga coda
biondissima, due occhi azzurri circondati da lunghe ciglia.
Deglutì
nervosamente, quella era Ino.
Una delle
ragazze più carine che conosceva, e anche quella
che stava più vicino a Shikamaru.
“Ciao…Ino”
rispose Tsukiko con voce malferma “Non…ho
nulla…ho litigato con i miei…”.
La bionda le
porse la mano.
“Oh, a volte i
genitori sanno essere proprio delle spine ai
fianchi!” esclamò tirandola su “Cosa stai facendo?”
chiese incuriosita.
La ragazzina
nascose velocemente la bambola dietro la
schiena.
“N-niente”
balbettò “è solo un pupazzetto, sai, mi piace
cucirli di tanto in tanto…”.
“Oh, che
bello! Me lo fai vedere?” insistette Ino ancora più
incuriosita, cercando di guardare dietro le spalle dell’altra.
“M-m-meglio di
no, non mi è venuto molto bene” Tsukiko non
sapeva più che pesci prendere, non voleva sembrare
scortese, ma al tempo stesso
non voleva che vedesse il pupazzetto di Shikamaru, la
imbarazzava troppo.
La bionda fu
più lesta di lei ad afferrare la bambola.
“Ma che dici,
è molto carino!” disse lei guardando
attentamente il pupazzo “Un momento…ma questo non
è…Shikamaru?”.
Tsukiko
arrossì fino alla punta dei capelli.
“Come fai a
dire che ti è venuto male, è così
somigliante e
cucito con cura…”.
La ragazza
osservava la bambola di pezza sorridendo appena,
mentre Tsukiko continuava a fissare il terreno con le guance in
fiamme.
“Ti senti
male, per caso?” le chiese la bionda poggiandole
una mano sulla spalla, sorprendendosi nel vedere le guance della
bruna
imporporarsi sempre più.
Tsukiko scosse
la testa, deglutendo.
Ino
guardò nuovamente il pupazzetto raffigurante Shikamaru,
e ci mise poco a fare due più due.
“Non dirmi
che…”.
La ragazzina
alzò il viso, ormai gli altarini erano stati
scoperti, non aveva più senso nascondersi.
Annuì
impercettibilmente, come se avesse paura che qualcun
altro la scoprisse.
Ino si
portò una mano alla bocca, sorpresa.
“Ecco
perché all’esame ogni volta che ti diceva qualcosa
facevi quell’espressione strana!” esclamo ridendo e puntandole
il dito al
petto.
Non era
proprio la reazione che Tsukiko si aspettava.
“Perché
non l’hai mai detto a nessuno? Penso sia difficile
portarsi dentro un sentimento, quando si è innamorati si
ha voglia di gridarlo
al mondo…”.
“Pensavo che
piacesse…anche a te” si giustificò la bruna.
Ino
scoppiò in una fragorosa risata.
“Uno come
Shikamaru? Non è male ma il suo carattere non è
dei migliori!”.
“E allora a te
chi piace?” chiese Tsukiko quasi offesa, non
le piaceva sentire la gente elencare i difetti del ragazzo che
amava.
Ino si
ravviò la lunga coda bionda, sospirando.
“A me piace
Sasuke”.
Tsukiko
inclinò la testa da un lato.
“Davvero?”.
“Ma non te
n’eri accorta?”.
La bruna fece
spallucce, quando c’era Shikamaru nel suo
campo visivo, poco le importava delle altre persone.
Sapeva che non
era una bella cosa, soprattutto per un’aspirante
kunoichi, ma sperava che dopo aver trovato il coraggio di
dichiararsi quel
difetto sarebbe evaporato.
“Se ti piace
così tanto” insistette Ino maliziosa “Perché
ancora non glielo hai fatto capire?”.
Tsukiko
sospirò, allargando le braccia per mostrarsi
ulteriormente.
“Come pensi
che possa piacergli?” chiese, sconsolata.
Ino la
osservò attentamente.
“Non sei male,
non sai quanto vorrei avere un fisico
asciutto come il tuo…”.
“Fidati, non
è bello, non riesco a trovare dei vestiti che
mi stiano perfetti, devo sempre riaggiustarli, non è un
fisico asciutto, ma prosciugato”.
La bionda
ridacchiò, mentre Tsukiko cominciò ad elencare il
suoi difetti senza fermarsi, come una mitragliatrice.
“Guarda i miei
capelli fragili e insignificanti! I miei
occhi smorti! La mia pelle pallidissima! Niente seno alla mia
età! Sono la
mediocrità fatta persona!”.
“Certo che hai
una bella opinione di te, eh?” rispose Ino
avvicinandosi alla bruna “Per quanto mi riguarda non sei brutta,
hai solo
bisogno di un…restyling”.
“Eh?” Tsukiko
non capiva.
“Con un look
diverso ti vedrai molto più carina, fidati!”
disse la bionda risoluta.
Tsukiko
sorrise a labbra chiuse, un po’imbarazzata, dubitava
di vedersi carina, un giorno.
“Senti, ora
devo andare al negozio, ma domani se ti va
possiamo vederci a casa mia, così ti do una mano a
sentirti meglio e a trovare
una tattica per farti notare da Shikamaru”.
Tsukiko
annuì, poi, incuriosita, domandò.
“Perché
mi vuoi dare una mano?”.
“Perché
Shikamaru ha bisogno di una ragazza, ha la mente di
un ottantenne!”.
La bruna non
rispose, si limitò a salutarla sorridente
mentre la vedeva andare via.
Poco importava
della sua mente da ottantenne, lei
Shikamaru lo amava eccome.
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