Armstrong Racers!

di Pardal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                      Armstrong Racers!

Capitolo 1


Spinse ancora il piede sull’acceleratore, il rombo del motore nelle orecchie e un sorriso vittorioso stampato in volto. Ormai era a pochi metri dal traguardo e anche se l’avversario alle sue calcagna avesse spinto la propria auto al limite non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungerlo.
Un’altra medaglia d’oro stava per essere aggiunta alla sua collezione.
Gli spalti gremiti di persone scorrevano veloci, macchie di colore sconnesse ai lati dell’abitacolo; però ecco, alla fine del rettilineo, la bandiera a scacchi…e la sua auto che la supera e vince! Per un momento il boato del pubblico supera anche il suo motore.
Zackary tirò un sospiro per poi scoppiare in una grassa risata. Quel percorso si era rivelato alquanto ostico e non poche volte aveva rischiato di schiantarsi contro la parete di una galleria o finire fuori pista in qualche curva molto stretta. Premette il pulsante verde al centro del volante e davanti ai suoi occhi si aprì uno schermo olografico, che occupò tutto il suo campo visivo. Selezionò OPZIONI dal menù di gioco, per poi andare su SALVA. Aspettò con pazienza che anche il suo ultimo successo fosse registrato, poi spense tutto.
Si ritrovò di nuovo nella sua stanza, con il casco del simulatore sulla testa. Pigiò un pulsante che si trovava più o meno all’altezza dell’orecchio destro e percepì il solito pizzico dietro la nuca, dove i cavi ottici si staccavano dal suo sistema nervoso. A quel punto tolse il casco e lo ripose delicatamente sul letto, accanto a lui, per poi passarsi una mano proprio dietro la nuca. Ovviamente i cavi non avevano lasciato alcuna traccia: la sicurezza del Sistema Operativo Pryde era ben conosciuta.
Mentre sgranchiva in collo il suo sguardo cadde sul televisore a parete della sua stanza. Si mise comodo sul suo letto e disse:
- S35, accensione.-
Le immagini non si fecero aspettare e sullo schermo comparve il presentatore del telegiornale della sera. Zackary guardò con disappunto l’orologio sul suo polso: erano già le 8 di sera.
Nel frattempo l’uomo in giacca  e cravatta nel televisore aveva continuato a presentare le ultime notizie.
-…situazione sembra dunque molto tesa riguardo le lotte intestine tra clan criminali nella città di Hettori.- Fece una pausa  - Passiamo ora allo sport…-
Il giovane tese le orecchie.
-…parliamo della Racing International League. Si sono da poco concluse le prove libere sul nuovo circuito di Jakar e siamo corsi a intervistare i piloti che hanno avuto il piacere di inaugurare il circuito: passo la linea a Mary White, direttamente dai Box del Team Armstrong-
A quel punto l’immagine sullo schermo cambiò, e dallo studio asettico del tg si passò ai box, dove diverse persone sciamavano a destra e a manca, prese dal proprio lavoro, tutte con la divisa del Team. In primo piano una giornalista di bell’aspetto, elegante, coi capelli biondi legati in modo marziale e una scollatura quasi generosa; accanto un giovane con la tuta da pilota e i capelli biondi completamente spettinati che gli ricadevano sugli occhi. Aveva stampata in viso un’espressione un po’ malinconica, malcelata dietro un sorriso di convenienza.
Vedendo quel viso Zackary strinse i pugni e si fece più attento, resistendo alla tentazione di spegnere la tv.
- Sì, Michael, come dicevi tu sono da poco finite le prove e sono qui con la giovane promessa di questo sport: Grel Elijah!- La voce della donna era fin troppo acuta per i suoi gusti. - Allora Grel, prima di tutto complimenti per i tuoi risultati. Hai debuttato quest’anno, ma sei già terzo in classifica piloti!-
Il giovane allargò il suo sorriso e sbiascicò un “grazie”.
- Come hai trovato il nuovo circuito?- chiese allora la giornalista.
- Beh…diciamo che ne sono stato colpito…forse non è uno dei circuiti più veloci della League, ma per farcela c’è bisogno di molta tecnica e precisione, con tutte le curve da cui è composto. Ho fatto un tempo abbastanza discreto, anche grazie alle ottime prestazioni della vettura. Vedremo domani come ce la caveremo con le qualificazioni.- Parlava in modo lento e con voce calma.
- Bene. Grazie per il tempo che ci hai dato Grel, la linea và di nuovo allo studio!-
Il giovane pilota sorrise un’ultima volta prima che sullo schermo apparisse di nuovo lo studio.
- S35, spegnimento!-
Lo schermo tornò nero prima che il presentatore potesse tornare a parlare. Zackary rimase fermo a guardare il televisore spento per qualche minuto, rimuginando e digrignando i denti.
Suo fratello…Grel…lui ce l’aveva fatta. Aveva realizzato il sogno: era entrato nel mondo delle corse e senza di lui. Solo perché aveva raggiunto per primo la maggiore età!
Il ragazzo tirò un pugno nel muro, frustrato.
Ormai erano lontani i giorni in cui giocavano insieme, sognavano insieme. Suo fratello se ne era andato e lui non l’aveva più visto se non in televisione durante le gare. Non che non volesse tornare a casa; non era potuto tornare, il loro padre l’aveva cacciato di casa non appena aveva appreso la sua decisione.
Il ricordo di quel giorno, la furia di suo padre, il lungo litigio che era seguito alla dichiarazione di Grel erano memorie ancora vivide nella sua mente.
Da quel maledetto giorno suo padre non fece altro che ripetergli che sarebbe stato lui ad ereditare l’azienda di famiglia, lui e nessun altro. E il mese dopo Zackary si era ritrovato comproprietario dell’azienda, a soli sedici anni. In quel modo il padre non gli aveva dato nessuna via di scampo: non avrebbe potuto nemmeno provare ad entrare in uno dei Team della Racing International League.
- Zack! Scendi che è pronto!- La voce di sua madre lo tirò fuori dalle sue elucubrazioni.
Con uno sbuffo scese le scale per dirigersi in cucina pensando che a volte bastava uno stupido servizio al telegiornale a rovinare la giornata a qualcuno. 

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Note dell'autrice

Ed eccomi con un'altra storia! Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito e che continuerete a leggere :D Forse così l'umore del nostro scorbutico Zack migliorerà...XD A parte gli scherzi ringrazio già chiunque leggerà questa storia.
Alla prossima! Besos!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

All’ultimo banco della sua classe, Zackary era impegnato a rosicchiare la sua penna, senza prestare molta attenzione alla lezione. Gli sembrava che tutto in quella classe esistesse al solo scopo di peggiorare il suo umore: le facce spente dalla noia dei suoi compagni, le pareti bianche gremite di scritte e banali dediche, il cielo nuvoloso che si poteva vedere alla finestra. Ma ciò che più aumentava il suo disappunto era la voce della Signora Matten. Acuta, monocorde e armonica come un graffio sulla lavagna, si addiceva perfettamente alla sua proprietaria: una piccola donna più vicina ai settanta che ai sessanta , con i capelli biondo platino raccolti in una severa crocchia. Il viso era un fitto intrico di rughe che ricordava una cartina geografica; ancora peggio quando assumeva la sua solita espressione corrucciata: le rughe sulla sua fronte diventavano profonde come dei canyon e attorno agli occhi si formava una ragnatela di infinite lineette scure. Insegnava filosofia e quando spiegava sembrava pontificare una verità assoluta: la sua. Ciò le aveva attirato addosso il disprezzo di molti dei ragazzi che avevano la sfortuna di averla come insegnante: la sua boria e la sua severità erano famose in tutto l’istituto. Anche quel giorno stava avendo il suo piccolo momento di gloria quotidiano, umiliando l’interrogato di turno. Zackary non lo invidiava per nulla.
Una leggera gomitata fece spostare la sua attenzione sul suo compagno di banco. Yan lo guardava col suo solito sorriso sardonico e faceva scivolare sul banco un pezzo di carta con su scritto qualcosa.
“Perché non andiamo a vedere la partita di calcetto scolastica oggi?”
Zackary guardò l’amico, perplesso.
“ Perché mai? Lo sai che non mi piace.” Ripassò di nuovo il pezzo di carta al ragazzo.
Yan scrisse la risposta velocemente con la sua scrittura minuta e quasi indecifrabile.
“Sì lo so, ma ci saranno un sacco di ragazze a fare il tifo. E mentre i loro cari calciatori saranno tutti presi a correre dietro un pallone noi agiremo.”
Dopo aver letto Zackary roteò gli occhi e sospirò. Il suo amico era un caso irrecuperabile; certo anche a lui piacevano le ragazze, ma per Yan erano un chiodo fisso. D’altro canto il ragazzo era definito come uno dei più belli della scuola. Non c’era ragazza che non adorasse i suoi capelli corvini tirati su col gel o i suoi profondi occhi neri e lui faceva di tutto per mantenere la sua reputazione da conquistatore. Per conto suo Zackary gli faceva da spalla alcune volte, sapendo bene di non avere il sex appeal del suo amico con la sua furiosa zazzera di ricci castani e il suo aspetto perennemente trascurato.
“ Avevo intenzione di andare al circuito.”
L’insopportabile voce della signora Matten richiamò Yan prima che potesse solo pensare di scrivere una risposta.
-Mi pare alquanto strano che stiate prendendo appunti sullo stesso foglio. Anche se…- fece una pausa che voleva essere intimidatoria - con voi ci si può aspettare di tutto.- L’insegnante era in piedi, accanto al loro banco. I suoi occhietti grigi erano ridotti a due fessure e la bocca aveva assunto un’improbabile forma a cuoricino. Quell’espressione, purtroppo ben nota agli alunni, fece capire ai due giovani che a quel punto sarebbe stato inutile fare progetti per quel pomeriggio.
- Perché non mi fate leggere?- Il suo tono falsamente affabile non riusciva a nascondere la rabbia che in realtà la signora Matten provava.
Zackary prese lentamente il foglio in mano, esitando in quel piccolo gesto. La donna gli strappò il pezzo di carta di mano, con un gesto veloce, a dir poco nevrotico, e portandosi gli occhiali sul suo piccolo naso, iniziò a leggere, assumendo un cipiglio sempre più severo mano a mano che andava avanti.
-Sono sicura che sarete felici di sapere che per questo pomeriggio avrete entrambi un impegno-squittì a lettura terminata.
Felicissimi pensò Zack roteando gli occhi.
Nel frattempo lo sguardo corrucciato dell’insegnante si era posato un’ultima volta su di loro prima che ritornasse alla cattedra con passo affrettato e mettesse il foglio nel registro, in un crescendo di gesti nervosi che arrivarono al loro culmine quando chiuse di botto la sua agenda, facendo trasalire l’intera classe, che nel frattempo era caduta in un profondo silenzio.
In quel momento suonò la campanella, come a voler alleggerire l’atmosfera con il suo suono squillante.
-Ci vedremo qui dopo pranzo. Vi aspetto, intesi?- la sua voce, mentre pronunciava quelle parole indirizzando uno sguardo di fuoco ai due, era ancora, se possibile, più acuta del solito.
Uscendo fece sbattere la porta.
Yan si passò una mano dietro il collo, sbuffando.
-Ahhh… che rottura!- sbottò.
Zackary non poté fare a meno di convenire con uno sbuffo.
 
***********
Zackary colpì con il piede una lattina, che rotolò fino a finire in uno dei condotti fognari della città. Attorno lo smog gettava il suo mantello grigio sulle vie del quartiere, sormontate tutte da altissimi grattaceli che, con le loro azzardate strutture sfidavano le leggi della fisica, ma alla fine risultavano grigi anch’essi.
Lui e Yan si stavano dirigendo verso casa dopo aver adempito alla punizione della signora Matten: tre ore passate con l’insegnante ascoltandola vaneggiare sui più disparati argomenti da lei conosciuti con tanto di relazione da portare l’indomani su ciò che avevano potuto seguire. Camminavano a passo svelto  in mezzo alla folla, che gremiva la strada a traffico chiuso da loro percorsa. Non facevano caso alle vetrine dei negozi, situate ai pianterreni dei grattacieli, che, con i loro colori sgargianti, stonavano in quel panorama grigio e attiravano l’attenzione di più di un passante.
- Hai capito che non ho potuto incontrare le mie adorate ragazze all’uscita?- chiosò Yan. Il suo tono stridulo fece sperare a Zackary che lo stesse prendendo in giro.
- E’ davvero questa la cosa che ti ha seccato di più?!-
-Insomma Zack! Non ti rendi conto che per me è una tragedia?- il ragazzo sottolineò la domanda con melodrammatica enfasi.
Non ricevette risposta. Rassegnatosi al poco senso dell’umorismo del suo amico Yan tornò serio.
 - Comunque perché volevi andare al circuito? Le prove saranno domani. - Mentre ancora parlava si rese conto di quanto banale fosse quella domanda. C’era un unico motivo per cui Zackary sarebbe voluto andare a vedere il circuito prima del tempo. E non erano le ragazze.
- Inizieranno a montare i box già da oggi. Devo cercare di incontrarlo e parlargli. – Non ci fu bisogno di specificare di chi parlasse.
- E cosa gli dirai?-
- Non ne ho idea. Ma devo vederlo.- 
Nel frattempo i due ragazzi erano arrivati davanti la casa di Yan. O almeno erano arrivati al grattacielo dove si trovava l’appartamento del giovane. Non era diverso dagli altri grattacieli, se non per la sua altezza; essendo infatti uno dei più vecchi, era più basso rispetto a quelli che lo attorniavano e conteneva appartamenti più grandi rispetto alle nuove costruzioni, dove perlopiù si potevano trovare monolocali o spazi per famiglie poco numerose. Inoltre alle finestre si potevano vedere dei vasi di fiori posti sul davanzale, come se il guardiano del palazzo avesse voluto dare un minimo tocco di colore. Yan gli aveva detto che quando era arrivato lì, i vasi di fiori già c’erano e che ogni famiglia si prendeva cura del proprio.
- Beh sono arrivato.- si voltò verso di lui e sorrise. - Allora oggi? Dove e quando?-
Anche Zack sorrise.
- Verrai con me quindi?-
- Mi sembra ovvio! - il giovane fece una pausa. - E poi non si può mai sapere…ci potrebbe essere qualche bellissima ragazza che aspetta il sottoscritto! -
Il sorriso di Zackary si allargò mentre scuoteva la testa.

- Allora ci vediamo tra due ore, alla Fontana. -

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Note dell'autrice
Beh che dire su questo capitolo...è inutile XD Diciamo che è un piccolo intermezzo scolastico per presentare un pò i personaggi u.u Tra un pò si entrerà nella storia vera e propria! 
Riuscirà Zack ad incontrare il fratello? E se sì, di cosa parleranno? Si arriverà alle mani? Lo scopriremo nella prossima pun...ehmehm...nel prossimo post!
A parte queste cavolate...alla prossima! :D

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

La Fontana non era altro che il luogo di ritrovo di molti dei giovani di Helena City. Si trovava nella Piazza Centrale della città, l’unico spiazzo libero dagli ammassi di cemento e vetro che asfissiavano il resto della città.
Zackary era seduto su di uno scalino, i gomiti appoggiati sul bordo dell’enorme vasca della fontana. Dietro di lui si stagliava una statua di marmo, raffigurante un uomo con delle enormi ali sulle spalle, immortalato mentre protendeva una mano verso il cielo. I muscoli scolpiti da una mano esperta erano perennemente bagnati dai fitti zampilli d’acqua, che creavano coreografie articolate e trasparenti.
Attorno, la folla si muoveva caotica e ormai indifferente a quello spettacolo.
Vista dall’alto, la Piazza Centrale risultava quasi come un buco nel cuore della città, posta giusto nel punto di incontro tra le due grandi strade perpendicolari, la Via Yend e la Via Ruen, che dividevano Helena City nei suoi caratteristici quattro quartieri chiamati Quadranti.
La città copriva una superficie vastissima e anche per questo era diventata il Capoluogo del Demarcato di Vetessa oltre ad essere una delle maggiori potenze economiche e tecnologiche tra i cinque Demarcati di Cyon.
Zackary abitava nella periferia nord del Quadrante 2 e per raggiungere la Fontana aveva utilizzato l’unico mezzo pubblico della città: il Subbus. Infatti, al di sotto delle fondamenta degli altissimi grattacieli, si trovava una fitta rete di monorotaie, cavalcate dai Subbus, velocissime vetture che ormai avevano ben poco in comune con i loro antenati treni. Erano così efficienti e numerosi che di automobili nelle strade di Helena City ormai se ne vedevano ben poche.
Zackary era fermo in quel punto da qualche minuto, il naso all’insù, lo sguardo perso verso l’alto. Quella era una delle poche volte in cui poteva guardare il cielo in tutta la sua pienezza, perdendosi in quell’azzurro così luminoso, lasciando da parte…
-Hey amico! Se rimani ancora immobile i piccioni verranno a posarsi su di te, scambiandoti per un amico di quel tizio- disse un nuovo arrivato, indicando col mento la statua nella fontana.
Zackary squadrò scherzosamente Yan e si rialzò in piedi.
Insieme si avviarono verso le scale che portavano ai Subbus. La gente si affollava verso i gradini con la fretta che caratterizzava le folle delle grandi metropoli, a volte spintonando, a volte domandando scusa.
Quando arrivarono al binario la vettura ad un vagone era già lì, mezza piena. Si affrettarono a raggiungerla e riuscirono ad entrare pochi secondi prima che le porte scorrevoli si richiudessero.
-Pensi che ci faranno entrare anche se non abbiamo alcun permesso?- chiese Yan, non prima di aver sorriso ad una ragazza passata loro accanto.
-Non ho mai detto che saremo entrati per le porte principali- rispose a bassa voce Zack, ghignando.
L’amico lo guardò con un sopracciglio inarcato.
-Devo preoccuparmi?-
Il ghigno sulle sue labbra si allargò.
-Certo che no, lascia fare a me!-
Alla fine Yan si rassegnò e fece spallucce. In fondo lui era il primo a volersi divertire un po’.
Nel frattempo il vagone sfrecciava ad alta velocità, senza l’ombra di sussulti o tremolii, grazie ai cuscinetti posti nei punti d’aggancio tra la rotaia e il vagone.
In tutto, il viaggio non durò più di un quarto d’ora. Il Subbus li aveva portati ai margini della città, da quel punto avrebbero dovuto prendere una navetta che li avrebbe condotti all’autodromo.
Zackary non fece fatica a trovare la fermata della suddetta, tante le volte che l’aveva presa, e in poco tempo si ritrovarono davanti al grande palazzo di vetro che svettava all’ingresso del circuito di Helena City. I raggi del sole picchiavano contro tutte quelle finestre, scomponendosi e creando giochi di luce che finirono per accecare i due giovani.
Ai due lati del palazzo si trovavano le imponenti strutture degli spalti, dietro le quali, Zackary lo sapeva bene, si trovavano i box.
Non erano gli unici ad essere lì: frotte di giornalisti intasavano il vastissimo parcheggio, ostacolati dai curiosi che erano accorsi nella speranza di poter accaparrarsi qualche autografo.
Ma l’attenzione dei ragazzi era tutta focalizzata sui due energumeni posizionati a braccia incrociate all’entrata del circuito. Yan si fece scappare un gemito strozzato.
-Non preoccuparti e seguimi.- Zackary afferrò l’amico per la maglia, trascinandolo verso gli spalti alla destra del palazzo di vetro. Superati questi si ritrovarono in un punto al di fuori dell’autodromo, dove si poteva osservare una delle curve della pista. Erano separati da essa da una grata in ferro che ad una prima occhiata poteva sembrare fragile e facile da oltrepassare, ma Zackary sapeva che era protetta da potenti scariche elettriche che la attraversavano in ogni punto.
-Vedi? Dobbiamo solo raggiungere quell’altra fila di spalti laggiù- disse il giovane indicando degli spalti a circa cinquecento piedi da loro.
Yan sbuffò. - E’ una bella passeggiata, eh?- e prese a rincorrere l’amico che era già partito.
Arrivati sotto la costruzione di ferro il giovane si guardò attorno, come in cerca di qualcosa. Se poi quel qualcosa fosse nella sua mente o nel mondo fisico era un mistero. Alla fine Zackary si aggrappò ad una delle sbarre di ferro e iniziò ad arrampicarsi in quell’intrico di travi e bulloni.
Yan strabuzzò gli occhi e si guardò attorno, allarmato.
- Che diamine combini!?-
-Sei ancora lì? Forza, Sali!- disse in tutta risposta Zack, già a una ventina di piedi di altezza.
-Una volta in cima agli spalti saremo dentro, dai!-
-Ma è una follia!-
-Non sei sempre tu a dirmi che devo divertirmi un pò?- Il giovane continuava la sua scalata, imperterrito.
-Non certo in questo modo!-
Yan si guardò un’ultima volta indietro, passandosi una mano tra i capelli. Poi guardò verso l’alto cercando di calcolare quanto si sarebbe potuto far male cadendo da un’altezza del genere. Non c’erano dubbi: sarebbe morto.
Anche se aveva la netta sensazione che quella bravata sarebbe finita sui giornali il giorno dopo afferrò la prima sbarra di metallo davanti a sé e iniziò la scalata, con qualche difficoltà in più rispetto all’amico. Effettivamente Zackary procedeva spedito, spinto, molto probabilmente, dal desiderio di rivedere il fratello.
- Ci saranno sicuramente delle telecamere!- gridò ad un tratto Yan dal basso.
Zack imprecò. Non ci aveva pensato. Ma non gli importava ormai.
-Tu scendi! Farò da solo, non voglio che tu finisca nei guai per me!-
-Neanche per idea, amico! Ho detto che ti avrei accompagnato e ti accompagnerò.- Yan fece una pausa, guardando verso il basso.- Inoltre non saprei proprio come scendere…- aggiunse con voce stridula.
Il giovane non potè fare a meno di sorridere. Era rassicurante sapere che stava compiendo una pazzia in buona compagnia.
Nel frattempo la meta si era avvicinata ancora, mentre Zackary iniziava a sentir bruciare i palmi della mano e i polpacci per il troppo sforzo.
- Cavoli… non avrei mai immaginato di riuscire a fare una cosa del genere.- disse Yan, il fiato corto.
- E perché mai? Ci arrampicavamo sugli alberi, la cosa non è poi così diversa.-
Zackary aveva appena appoggiato la mano sulla piattaforma finale degli spalti. Ora non rimaneva altro che tirarsi su.
Un ultimo sforzo, forza Zack!
E con i muscoli tesi fino allo spasmo e un grido strozzato si issò su, per poi crollare sulla fredda superficie di ferro. Poco tempo dopo lo raggiunse anche Yan. Si permisero qualche minuto per riprendere le forze, prima di rialzarsi in piedi.Mentre Zack aveva ancora le mani poggiate sulle ginocchia nel tentativo di riprendere fiato, l’amico gli si avvicinò circondandogli le spalle con un braccio.
-Eh! Mi chiedo quale divinità dobbiamo ringraziare, visto che non ci hanno ancora beccato!- detto questo gli tirò una sonora pacca sulle spalle, togliendogli il poco fiato recuperato.Si trovavano sul punto più alto degli spalti e davanti a loro si estendeva il circuito, bagnato dalla luce del sole che stava ormai tramontando.

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Note dell'autrice.
No...non sono morta. E' la scuola che mi ha portato quasi al suicidio ( o all'omicidio di massa, dipende da come mi sveglio), ergo non ho avuto molto tempo per scrivere. Ma lo so non ho giustificazioni T__T
Rubo un altro pò di spazio per un unico motivo: ringraziare i lettori, ma soprattutto Monique che segue la storia dall'inizio!*___* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. E ringrazio anche Angel, che oltre a leggere la storia ascolta anche miei molti altri vaneggiamenti XD E infine grazie alla Eris\tutti gli altri nomi che ha, per seguirmi sempre quando sclero durante lo scribacchiamento u.u 
Sembra che ho vinto un Oscar con tutti questi ringraziamenti XD
Vabbeh non vi tedio più con le mie stupidaggini! Alla prossima! :D

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