Inside of me...

di Danilotta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il pensatoio ***
Capitolo 2: *** Fatto il misfatto ***
Capitolo 3: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 4: *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
Capitolo 5: *** Crine di Unicorno ***
Capitolo 6: *** Lenta Tortura ***
Capitolo 7: *** il ruggito del grifone ***
Capitolo 8: *** Il sangue del Diavolo ***
Capitolo 9: *** Il dono del riflesso ***
Capitolo 10: *** Segui il Velluto ***
Capitolo 11: *** Capitolo provvisorio ***



Capitolo 1
*** il pensatoio ***


Quarto Anno

«Harry Potter»

Un rantolo. Una voce smorzata. Forse dalla paura. Forse dalla sorpresa. Troppe furono le sensazioni che si susseguirono e riempirono quella sala così gremita di gente. Lo sentivo. Troppe perché una sola stanza – per quanto grande possa essere – le potesse concentrare completamente. Stupore – generale – nello scoprire quel nome così conosciuto, amato, odiato. Rabbia e invidia, covati dagli studenti più grandi. Loro che potevano erano stati scartati, mentre io .. il prescelto no. la paura negli occhi di chi la verità la conosce. Una paura che penetra nelle ossa di un vecchio mago dalla barba lunga e argentea e dagli occhiali a mezzaluna. Che pulsa nelle mie tempie. Quelle di un ragazzo – sono solo un ragazzo maledizione - troppo giovane per poter partecipare. Che scorre nelle vene di chi ha paura di perdere qualcosa di importante. Come un amico. O forse qualcosa di più. Il silenzio parla. Sussurra. striscia e esplode nelle orecchie di tutti. Eppure non le sentite? Quelle parole? escono dagli sguardi che tutti stanno rivolgendo a m e.

«Harry Potter» nuovamente viene ripetuto, avvertendo maggiore intensità nella voce.

« Vai!» ed è Hermione che mi spinge a farmi avanti. Quel tocco che aveva lasciato sulla mia pelle, una scia dolorosa di calore. Paura? Ansia? Neanche io lo sapevo. Sapevo solo che fu quella spinta che mi diede la forza di compiere i primi passi. Incerti. Titubanti. Tutti seguono il mio trascinarsi, oltre una porta che conduce al principio di qualcosa che , ancora non lo sapevo, avrebbe cambiato molte cose.  ma un’ultima occhiata si posa sulla figura della mia migliore amica, potendo scorgere nel suo sguardo, tutto quello che di buono non c’era. E poi, il buio.

*****

Nessuno. più nessuno mi circonda. Sono solo. Il silenzio è assordante. Urla nelle mie orecchie senza permettermi di poterlo riempire. Urla perché è vuoto. Urla perché si vuole fare ascoltare. Tra poco tocca a me. E in momenti come questo, non riesco che pensare a lei. alla sua voce, delicata e preoccupata, che attraversa la tenda e mi parla. Mi rassicura. Mi cerca. Mi culla tra l’orgoglio di un guerriero e la fragilità di un ragazzo. E quando ho sentito le sue braccia attorno al mio collo, stringermi, mi sono detto che forse, non è poi così brutto morire, se quello era il paradiso. e non riesco a concentrarmi. Penso a lei. ancora a lei. solo a lei. mi alzo deciso. Ora tocca a me, affrontare il mio drago. E devo farcela, per tornare da l e i.

*****

Sesto Anno

“Fa male anche a te harry? Quando vedi Ginny con qualcuno?»

No. no Hermione non fa male. e se pensi davvero questo vuol dire che sono bravo a raccontare le bugie.  Che sono bravo a nascondere in posti reconditi del mio cuore, tutto quello che provo. Che sento. che vorrei dirti. Sussurrarti. Come ad esempio che potrei stare ore a guardarti. A osservare quei tuoi occhi profondi e pieni di fuoco. pronto a perdermi e – perché no – a scottarmi. A passare le dita tra i riccioli dei tuoi capelli. Per poterci giocare mentre tu mi parli. Ma il capo annuisce contro voglia. Nonostante tutto so che devo continuare a fingere. Perché sei la donna del mio migliore amico.

« so che fa male.» trovo il coraggio e appoggio il braccio attorno al tuo collo.

« non guardarli! Dai vieni con me. Andiamo a fare una passeggiata ..» oso ancora. scivolo con le dita lungo il braccio per afferrare la tua mano. Delicata e profumata. Lo ammetto. Sono un vigliacco. Ho lasciato che gli istinti mi spronassero. Ho lasciato che la mia mano bruciasse a quel contatto. Ma per un attimo. Un secondo. Un istante, la volevo mia.

*****

“Torna dentro! Monto io la guardia per oggi”

La mia voce riecheggiava prepotente, per la vallata, immortale e silenziosa per le persone che le si imbattevano. Affollata – troppo – per me che stavo subendo questo supplizio. Ron è andato via. sapevo che era colpa del medaglione. Sapevo che quelle cose non le pensava davvero. eppure l’ho lasciato fare. l’idea che potesse finalmente lasciarmi qualche attimo da solo con lei, mi ha spinto a commettere questo gesto troppo sconsiderato. Ma che razza di amico sono. che amico posso mai essere se spero di restare solo con la ragazza che il mio migliore amico ama? Sono un ragazzo. Un semplice ragazzo che si è trovato in una situazione più grande di lui, senza decidere davvero di volerci entrare. Senza che potessi prendere la decisione morale di potermi tirare indietro. A dire il vero forse non lo avrei mai fatto. L’aria fresca della vallata mi lasciava spazio a pensieri più tranquilli. E con il pensiero mi trovavo a ripensare quanto fosse accogliente hogwarts, a quello che darei per sedermi al tavolo dei grifondoro e banchettare con i miei compagni. Ridere, scherzare. Giocare. Pensieri che dovrebbero affollare la mente di un ragazzo normale. Ma io non sono normale. Non lo sono mai stato. ed è con questo pensiero che ammiro l’alba che sta dipingendo quella foresta. Decido dunque di rientrare.  La tenda è calda rispetto al clima gelido che c’è li fuori. E lei è li. Si sente l’odore di rosa diffuso in quella stanza. Il suo odore. Gli occhi verdi si posano su di lei. stesa li sulla brandina. Indifesa. Piccola. Eppure – nella sua fragilità – forte ed orgogliosa. Coraggiosa. Perfetta nella sua imperfezione.  Sono lenti i passi che mi permettono di annullare ogni distanza da lei. come sono lenti i movimenti di ogni altra parte del corpo mentre cerco di riavviarle una ciocca di boccoli dietro l’orecchio.  Sto sorridendo. Come un ebete lo so. Ma lo sento. sento le mie labbra tirare. E la voglia irrefrenabile di baciarla c’è. è tangibile. Presente. Tanto lei dorme. Non se ne accorgerà mai. Chino il capo, lasciando che le mie labbra si posino delicate su quelle di lei. morbide. Dolci. Soffici come il bacio che le ho regalato. Con il suo profumo che inebriava i miei sensi, fermarsi è stata una tortura esagerata per me. Non mi ci è voluto che qualche secondo per capire che è stato un errore. Perché sono consapevole che adesso che le ho assaggiate, non riuscirò a non desiderarle ancora. Non importa che lei non lo sappia. È qualcosa che mi porterò nel cuore. Per sempre.

*****

Perché il suo sguardo fosse cambiato, non riuscivo a capirlo. Eppure quella mattina – la prima da quando ron era andato via in cui non piangeva – aveva uno sguardo diverso. Indagatore. Per nullo imbarazzato. Cercava di scrutare ogni mia mossa. non capivo davvero quello che faceva. Ma la cosa che mi rincuorava, erano gli occhi asciutti. Non piangeva. E non sembrava disperata. Chissà che cosa aveva in mente per poter dimenticare così tanta disperazione.  Sembrava … confusa. Eppure accecata da una sicurezza disarmante. Glie lo si leggeva in faccia. Non avrebbe più sofferto.

*****

« Harry, svegliati! Siamo quasi arrivati, ti devi vestire. Manchi solo tu»

La voce della mia migliore amica riesce a penetrare nelle mie orecchie e a far svanire come fumo i ricordi che mi affollavano la mente, durante il viaggio che mi avrebbe condotto al mio ultimo anno a Hogwarts.

«non stavo dormendo! Volevo solo far riposare gli occhi!»

Risistemo gli occhiali sul naso così da poterla guardare meglio. Ha già la divisa dei grifondoro in dosso. E così anche Ron, Neville e Ginny. La mia ragazza. che cosa mi abbia spinto a far entrare Ginny nella mia vita, ancora non riesco a comprenderlo. Forse speravo che riempisse quel vuoto che  avvertivo come incolmabile nel mio cuore. Creato da colei che mi sedeva accanto e che torturava il mio stomaco ogni volta che si mostrava a me.  Ci misi un attimo ad indossare la divisa scolastica. Come mi mancava sentire l’odore di pulito sulla mia pelle. Chiusi gli occhi per assaporare meglio questo istante.

«tutto bene Harry? sei pensieroso»

Hermione mi aveva spinto ad aprire gli occhi per guardarla. Ginny parlava fitta fitta con Ron mentre Neville era uscito dallo scompartimento. Anche lei mi aveva sussurrato quasi. I suoi occhi erano preoccupati. Cosa che mi procurò un capogiro allo stomaco.

«si tutto bene! stavo solo ripensando a tutto quello che abbiamo passato. sono contento che sia finita. Ora posso davvero essere … » quei secondi di pausa  devono essere stati interpretati male da lei. come un attimo di debolezza, o di difficoltà, perché fu lei a finire la frase.

« libero di essere un ragazzo normale?» il suo sorrido dolce mi sciolse ogni nodo che possedevo. Compreso il mio sorriso.

« Esatto!»

« ma Harry … tu non sei mai stato normale. Tu sei speciale. Lo sarai sempre. Almeno per loro» si riferiva a Ron e Ginny « e per me» quelle due semplici parole riecheggiavano nella mente facendo eco nel mio cuore. Per lei … per lei ero speciale. Si. ma come migliore amico. Solo migliore amico. E prima lo capivo, prima potevo ricominciare a stare bene. eppure il mio corpo – come quel giorno in tenda – si mosse da solo. La mano si posò sulla sua, istintivamente stringendola forte. Ebbi il coraggio di fermarmi li. Di non andare oltre.

« grazie»

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Capitolo 2
*** Fatto il misfatto ***


[Hermione]

Suonava strano quel ringraziamento da parte sua. Non avevo mai notato quel tono prima. con lui non c’è mai stato un allontanamento. Mai. Neanche quando si era fissato con quel libro di pozioni di Piton. Anche in quel caso, per quanto fossimo in disaccordo su quel libro – non ci siamo mai allontanati. Lui non mi ha mai abbandonato. Come non l’ho fatto io. Il nostro legame è sempre stato saldo. Ma nell’ultimo periodo .. da quel giorno in tenda, lo sento più distante. Pensieroso. E poi quel bacio. Ci sono tante domande che vorticano attorno a quel gesto.  Con che intenzioni è stato fatto? Quale significato aveva? Da quel giorno sono sempre rimasta in dubbio. Gli attimi per pensarci erano sempre pochi dati i tempi, ma quando riuscivo a ritagliarmi del tempo per me, i miei occhi si soffermavano su Harry. non su Ron. Ma su Harry. il mio migliore amico. La mia è solo preoccupazione. Non starei con Ron altrimenti. Ron è il mio ragazzo. È l’uomo che amo. E perché mi sono ridotta a ripetermelo se ne sono così convinta?

«Su coraggio! manca poco e potremo gustare un banchetto coi fiocchi! Non ricordo neanche più come sono fatti, visto il tempo che siamo stati via.»

Perché sto cambiando discorso? e perché la mia testa non la smette di farsi domande sceme?

«giusto! dopo di che si ricomincerà con le lezioni» si aggiunse Ron alla conversazione «e di conseguenza le nottate a studiare, le esplosioni nei calderoni con pozioni inverosimili»

Ora fu Harry a inserirsi. « E il Quidditch? Non dimentichiamoci la stagione del Quidditch! Quest’anno serpeverde non avranno scampo.»

Lo scoppio delle loro risate mi fece catapultare indietro col tempo. a qualche anno prima. quando si pensava ancora a superare un altro anno a scuola. a come divertirci quando sarebbero state le vacanze, a fantasticare su ogni genere di cosa ci veniva in mente.  si. nell’aria posso sentirne l’odore. L’odore di qualcosa che è tornato. Forse più nuovo di prima. forse migliore. Mi lascio andare allo schienale dal trano, lasciando che i miei occhi si ubriachino di questa visione. I loro sorrisi sui volti. La sicurezza di una tranquillità che aspetta solo di essere sconvolta.

[Harry]

Il discorso della preside McGranitt è stato esaustivo e sintetico, ma racchiudeva tanti significati intrinsechi alle parole stesse. È come se avesse voluto darmi un messaggio. Quello di riprendermi ciò che avevo perso. Di ricostruire i cocci della mia vita. pezzo dopo pezzo. Senza possibilità di romperli nuovamente. Ha ragione lei. il fatto che la guerra per la sopravvivenza sia terminata, non dobbiamo dimenticare quella più importante di tutte. Quella della nostra vita. ma che cosa voglio io della mia vita? che il mio destino sia diventare un Auror, è una certezza. E mi impegnerò al massimo per poter frequentare l’accademia. Ma … si. c’è un ma. Non riesco a far tacere dentro di me, quel ruggito possente che continua a dirmi “ vai e prenditela! Lotta per lei”. e quando è il cuore a parlare, fa sempre male.

«uhm?» dei suoni. Che me li sia immaginati?. Tendo l’orecchio mentre aspetto prima di proseguire per i gradini della scala. Ed eccolo nuovamente. Indefiniti. Dietro una porta che conduce al sesto piano.  Afferro la mappa del malandrino, ghignando appena. facile sapere chi si nasconde li dietro. È in arrivo il primo pettegolezzo della serata. Il primo con cui poterne parlare con Ron ed Hermione. « giuro solennemente di non avere buone intenzioni» lo sussurro appena mentre quel pezzo di pergamena, lentamente, si trasforma in una perfetta piantina incantata del castello. « dunque … sesto piano … sesto piano ..Lumus» una luce fioca appare dalla punta della mia bacchetta. « molto meglio.» scorro sulla pergamena fino a trovare ciò che cercavo, ma ad un prezzo caro. Sento lo stomaco rivoltarsi e le fauci seccarsi. La nausea sale. Lo sento. sta salendo. Proprio mentre sto leggendo i due nomi sulla mappa. Ginny Weasley e Dean Thomas.  Ok. non la amavo. Eppure non riesco a togliermi questa sensazione di malessere. No. non è possibile. Devo tenere stretta la bacchetta per evitare che casa mentre qualcosa dentro di me si rompe. Non mi fermo neanche a pensare che forse stanno solo parlando. Non mi fermo neanche a pensare che forse niente di quello che vedo è vero. Non mi fermo neanche a pensare che forse non stanno facendo niente di male. no. ho subito pensato che si stesse divertendo con L U I.  ed è con faccia schifata che mi trovo a continuare la mia scalata fino al ritratto della signora grassa. Biascico la parola d’ordine e mi getto sul primo divanetto che incontro. È deserta. O almeno così credo. ma la persona che è con me in quella stanza e che decide di non parlare ancora, mi lascia il tempo di guardare il fuoco che scoppietta nel camino. Le mani dietro la nuca. Gli occhi persi a quel calore. La mente, lontana chissà quanti anni luce. Tengo a Ginny. Era sempre molto dolce con me. Disponibile. Perché allora? Perché non sono riuscito ad innamorarmi di lei così come speravo? Sono stato uno sciocco a pensare che il classico detto “ chiodo scaccia chiodo” potesse servire davvero. e mi sento uno schifo se penso che ho usato Ginny per questo scopo. Eppure quell’affetto fraterno non si è mai trasformato. Forse perché la piccola weasley non è mai riuscita a capirmi. Non come L E I . Lei che adesso – e solo adesso – si fa avanti da una poltrona che dava le spalle alla mia figura. L E I, che si avvicina a me e si siede ai bordi del divano. L E I che quando mi accarezza i capelli – come fa sempre quando sa che qualcosa mi turba – manda scosse elettriche così piacevoli da far impazzire il più sano dei pazzi. L E I, che sembra un’eterna e dolce dannazione.

« Harry! tutto bene? sei sconvolto» cerco i suoi occhi e vi vedo aleggiare seria preoccupazione. Sospiro. Li richiudo per strapparli a questa tortura.

« No. cioè .. sto bene credo … ma … c’è qualcosa che devo dire e se non la dico a qualcuno scoppierò me lo sento» è una supplica la mia. Una supplica subliminale.  Una supplica che sembri intenzionata a cogliere.

« ti ascolto harry!» la sua mano cade sulla mia. No. si appoggia. Me la stringe. Lei c’è. lei c’è sempre stata.

« Si .. Si tratta di Ginny» prendo fiato. « stavo salendo le scale per venire alla sala comune quando ho sentito dei rumori. Ho preso la mappa per vedere chi fosse. Ma io … non pensavo di leggere il nome suo e quello di Dean» sono sincero. Mi alzo lentamente, andando vicino al caminetto. Appoggio un braccio sullo stipite e vi appoggio la fronte. Gli occhi ancora iniettati del fuoco del camino. «e sai una cosa? Non sento niente …» è la verità? si. ed è una triste verità. « se non qualche avvisaglia di malessere al principio, ma …» sospiro. « adesso .. non sento niente. neanche una lacrima. Niente. la verità e che mi sono illuso di poter vedere altro in noi che semplici amici. ma è inutile. Non provo niente che vada al di là dell’amore fraterno.» e si questo mi fa soffrire. Il senso di colpa nell’averla usata. Nell’averla assecondata.  Faccio per continuare quando sento le mani delicate di lei, avvolgermi il torace, mentre davanti a me, si para un cespuglio di capelli ricci, ed una stretta decisa. Un abbraccio.

« Mi dispiace tanto Harry …» il suo sussurro. La mia reazione. La accolgo tra le mie braccia, mentre chino il capo, per poterlo appoggiare sulla sua spalla. «non devi …» la mia risposta. Una mano accarezza i capelli, afferrando dei riccioli e definendoli. « ci sei sempre stata Hermione ..» il suo profumo .. «sempre. Non mi hai mai lasciato.» sussurri, custoditi all’interno dell’orecchio a cui li sto sussurrando. « Non farlo mai ti prego! Non lasciarmi! Resta sempre con me!» no. devo fermarmi. Devo mettere fine a questa cosa. Perché non posso farmi del male. non ancora. lentamente e con una dolcezza che non credevo mi appartenesse,  riuscì a distaccarla da me. Passai una mano sulla sua guancia accennando ad un piccolo sorriso . «non ti preoccupare Hermione. Domani parlerò con Ginny. Basta vivere nella menzogna. » ho deciso. Affronterò il destino e la sorte di coloro che  cercano di rubare la ragazza al proprio migliore amico. Tutte. Ma lei sarà mia. Mi apparterrà. E potrò davvero dire di essere completo.

« Buona notte Hermione! Dormi bene! non dire niente a Ginny. Voglio essere io a parlare con lei»

Silenzi, sembrano immensi.

« va bene Harry.» è scombussolata. Forse per l’ora. O per le frasi che le ho detto. Mi avvio verso la scalinata che porta ai dormitori. Mi segue anche lei. quando sto per aprire la porta sono costretto a fermarmi.

«Harry ..» anche lei è sulla porta. lo vedo quando mi giro. « per quello che vale … io non ti lascerò mai, resterò sempre con te ..» e prima di vederla sparire dietro la porta, non potevo non vederlo il rossore che conoscevo fin troppo bene. un sorriso  quasi ebete si dipinge sul mio volto mentre entro nella torre. Mi butto sul letto e lascio che il sonno si impossessi di me, ripensando ancora a quelle parole. “ resterò sempre con te”.

 

È la mia prima FF °-° ho sempre sognato che Harry e Hermione avessero almeno una possibilità.

Sono apertissima alle critiche costruttive e ai suggerimenti :3

Spero non vi annoi >.<

Buona lettura :3

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Capitolo 3
*** L'inizio della fine ***


[Hermione]

Lo sento. Maledetto smettila. Smettila subito di battere così veloce. Lo sento, quel rossore che mi ha completamente invaso. Quelle parole, sincere, dolci. Ogni dubbio ed ogni paura che lui potesse allontanarsi da me, è svanito. Come se qualcuno ci avesse passato la spugna, lavando via ogni incertezza. Ogni dolore. Tornare ad essere per lui, quello che sono stata per tanti anni. Io e solo io. Nessuna ragazza ha mai vantato un rapporto così con lui. Persino Ginny spesso e volentieri, ci rimaneva male nel vedere questa intesa così forte, unita, unica. Mi distacco da quella porta, attraverso la stanza – occupata solo da me e da Ginny, dato che Calì Patil ha trovato un valido lavoro nel negozio di George e Lavanda … beh, sapete tutti cosa è successo a lei - e lentamente mi adagio sul letto. Ho voglia di pensare. Di fare chiarezza in me. Facciamo il punto della situazione. Harry mi ha appena detto che Ginny si stava divertendo con un altro. Mi ha detto che questo non lo faceva soffrire. Mi ha detto che avrebbe parlato con lei. e ci sono tante altre cose che non mi ha detto, semplicemente perché sapeva che bastava guardarmi negli occhi per capire che cosa mi stesse comunicando. Ho letto il senso di colpa che gli aleggiava dentro. Che lo attanagliava. E immagino anche il perché. Il suo animo da grifondoro non poteva sopportare che qualcuno potesse venire ferito per un suo errore. No. Non lo accettava. Sento il cuore chiuso in una morsa. È combattuto tra due sentimenti vivi e contrastanti al tempo stesso. Il rammarico e .. la gioia. Ginny è la mia migliore amica. Mi è sempre stata vicino ed ero felice quando lei e Harry si sono avvicinati così tanto. Però … ci deve essere una motivazione che ha spinto la ragazza a comportarsi così. deve esserci. E perché sento una parte di me che continua a fare i salti di gioia per questa situazione?

«Hermione!»

Una voce acuta mi strappa via dal mio mondo di pensieri. E senza aspettare che i miei occhi si posino su di lei, capisco già che la rossa si sta avvicinando al mio letto.

«Ginny! Mi hai … spaventata» mi sistemo sul letto, così da potermi sedere a gambe incrociate e poter guardare negli occhi la mia migliore amica. L’odore del senso di colpa che aleggia attorno a lei è tangibile e così spesso che si potrebbe quasi tagliare.

« si ho notato. Non mi hai neanche sentita entrare!» mi abbozza un sorriso. ma riprende a parlare. « a che pensavi?»

« alle lezioni di domani. E al tema per il professor Lumacorno.» Non ero mai stata brava a mentire. E infatti sapevo che anche questa volta non mi era riuscita bene la balla. Ma a quanto pare Ginny associava l’agitazione dello spavento ricevuto a quelle parole.  o forse aveva semplicemente voglia di parlare. « come mai in giro a quest’ora? Lo sai che è contro il regolamento Ginny!» eccomi. Secchiona precisina rompipalle al vostro servizio. Ma lo sapete; è più forte di me.

« io …» tace ancora per poco, dopo di che delle lacrime rigano le sue guance chiare.

« Ginny … ma cosa?» sono preoccupata e non faccio nulla per nasconderlo alla mia amica. Mi avvicino sporgendomi col busto e avvolgendole le spalle con il braccio.

« io … io oggi ho fatto una cosa gravissima.» si nascose il volto nelle mani, e per risposta le strinsi con maggiore intensità le spalle. volevo farle capire che io c’ero. Che poteva continuare. Aspettai che si riprese, in silenzio e senza fiatare. Perché si sa che in questi casi, le parole non servono a niente, anzi, spesso e volentieri peggiorano le situazioni. «Oggi mi sono attardata a tornare al dormitorio perché ero con Dean!» trattenni il fiato, sospirando. « Ginny …» glie lo sussurrai, nella mia voce non vi era ombra di rammarico o accusa. E forse fu questa che la convinse a continuare.

«Lo so! Lo so Hermione cosa mi stai per dire! Che ho fatto male, che sono una pessima ragazza, come mi è saltato in mente» non continuò più perché le presi la mano e gliela strinsi forte. Scossi il capo in un diniego. Come a negare ogni sua parola detta. «No Ginny … però .. Solo … Perché?» solo questo. mi interessa solo questo. così la smetto di pensare al fatto che tutte quelle cose non mi passano neanche per la testa, quando – a dire il vero – dovrebbero farlo. Lei prende un bel respiro. Guarda fuori dalla finestra e fa un sorriso malinconico. « perché volevo sentirmi amata …» rimango in silenzio. Confusa visibilmente. Amata? Mi è capitato spesso di assistere a scene tra i due. Harry era così dolce e gentile con lei. perché mi stava dicendo che le mancava proprio l’amore?« lo so a che stai pensando» stava continuando a parlare. forse più a se stessa che a me «come è possibile? È facile avere queste sensazioni addosso fidati. lo sentivo quando lo baciavo. Quando mi abbracciava. Quando nel suo silenzio non sentivo nulla. Nulla. Non voleva farsi capire. non si apriva con me e non mi rendeva partecipe. E dopo la guerra … tutto era peggiorato. Non mi guardava più come faceva all’inizio, non mi dedicava le stesse attenzioni. Ho provato ad avere pazienza ma … non ce la facevo più» ed aveva concluso così. questa era la sua spiegazione. Seguita da un lungo silenzio e lacrime di dispiacere. Ma la mia bocca stava per aprirsi. Si muoveva da sola per infierire. Perché ero avida di sapere. E mi sono odiata per questo.

« ne sei pentita?» glie lo chiesi con un soffio di voce. come se sussurrandolo facesse meno male.

« no .. »rispose con un altrettanto sussurro. Forse pensava la stessa cosa. « ed è la cosa peggiore. Io amo da morire Harry ma … viste le circostanze lo rifarei ancora e ancora.»

Non aveva senso. Non capivo. Non volevo capire forse. o semplicemente, gioivo nel constatare che tra lui e lei non sarebbe più successo niente. « coraggio. Ora andiamo a letto … » la accompagnai fin sul suo letto e le rimboccai le coperte. Le feci un sorriso sincero e rassicurante a cui lei rispose. E dentro di me mi odiavo terribilmente, soffocavo il seme del dubbio e annegavo le domande in un finto dispiacere che provavo per lei.  A chi la volevo dare a bere? ero felice che Harry non fosse innamorato di lei. Ero felice che Ginny non si era pentita. Ero felice che – alla fine – Harry potevo riaverlo per me. Ma l’unica domanda capace di distruggere tutta questa inebriante sensazione era unica e pericolosa al tempo stesso. Perché?

 [Harry]

«Caposcuola?»

La professoressa Mc Granitt ci aveva convocato nel suo studio meno di dieci minuti fa. A noi. A me e ad Hermione.  Ci aveva fatto aspettare qualche minuto nel quale i miei sguardi e quelli di Hermione si erano incontrati parecchie volte, interrogativi entrambi. Avevo parlato con Ginny. Ovviamente non c’era nulla da salvare. Mi dispiace e si, mi sento in colpa. Ma è giusto così. non voglio vivere per sempre nella menzogna. O nell’illusione.  Stavo meglio con me stesso. e lei se ne sarebbe fatta una ragione. le ho detto quanto per me sia importante averla vicino. Le voglio bene. tanto. Ho bisogno anche di lei.

«Si esatto signor Potter. Caposcuola. Questo è il vostro ultimo anno e non c’è nessun’altro di cui mi fidi così ciecamente. E poi ho pensato che vi sarebbe piaciuto vagliare ogni esperienza possibile, dato che lo scadere del tempo qui ad Hogwarts sta per esaurirsi» aveva incrociato le mani sulla scrivania e ci aveva guardato da oltre i suoi occhiali. « dunque? accettate?» sorrisi alle sue parole. dietro la scorza di donna ligia e severa, mi aveva dimostrato di tenere agli studenti della scuola. ad ognuno di loro. Era sempre stata in prima fila a difendere i diritti di tutti e a sistemare le cose che non andavano. Come quando c’era quel rospo pittato di rosa della Umbridge.  Era forse la mia professoressa preferita, dopo Hagrid « ne saremo onorati professoressa» anche hermione sorride al settimo cielo. So che per lei è davvero un grande onore questo. lei così ligia per le regole e con la voglia e la passione nel farle rispettare. quando le ritiene giusto ovvio. Non come al quinto anno.

« Bene signori. In qualità di caposcuola alloggerete in due stanze separate ma della stessa ala. Ovviamente potrete tornare nella vostra sala comune ogni qualvolta vogliate. Le vostre mansioni le troverete appese nella bacheca che troverete nella vostra sala di ritrovo. Per delucidazioni o altro, contattatemi pure. » salutammo alzandoci. Fu un congedo abbastanza veloce. Se c’era una cosa che non si faceva con la Mc Granitt  era proprio perdere tempo. tornammo alla scalinata principale, intenti a salire al settimo piano per raggiungere il ritratto della signora grassa.

« ho parlato con Ginny» la buttai sul naturale. ma la stavo guardando di sott’occhio. « non stiamo più assieme. Le ho chiesto però di non chiudere definitivamente. Sai io … le voglio lo stesso bene» e lei rispose nel modo migliore che potessi aspettare. Mi sorrise. Un sorrise che fece fare al mio cuore un balzo.« Harry è normale. L’affetto che vi lega ci sarà sempre. Ma se non è amore allora hai fatto bene. ora puoi smetterla di provare senso di colpa. Eri giovane,  e la guerra spesso mette paura e così ci aggrappiamo saldamente alla prima emozione che proviamo» spiegò in maniera diligente. e mi scoprì a chiedermi se tra lei e Ron fosse così. ma allontanai questo pensiero dalla mente. « ero … Giovane?» chiesi facendo il finto offeso. « per chi mi hai preso? Un vecchio?» la colsi impreparata. Quell’espressione che fa sempre di smarrimento quando capisce che non ha di che rispondere. E questo mi fa sempre ridere. Come adesso. « dovresti guardarti Hermione. Eri così buffa. Certo che lasciarti senza parole non ha prezzo davvero.» e per gli ultimi due piani mi sono dovuto sorbire i borbottii e le ramanzine dalla ragazza. tutte cose che però non sono riuscite affatto a togliermi il sorrisetto dalla faccia. Era bello scherzare e ridere con lei. perché mi faceva volare ben più in alto dei miei problemi. Era naturale con lei. E senza che lo immaginassi, anche qualcun altro stava osservando con occhi diversi, quegli scambi di sguardi, quegli scambi di parole, quell’intesa che c’era tra di noi. Persino ai suoi occhi eravamo visibili.

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Capitolo 4
*** Draco dormiens nunquam titillandus ***


[Hermione]

« Vi state divertendo?»

Una voce che conosco bene, prorompe dalla soglia del ritratto della signora Grassa. Ron si trova li, in piedi, ad aspettarci. Braccia conserte mentre il suo sguardo non promette nulla di buono. E adesso che cavolo ho fatto? Possibile che sia sempre arrabbiato con me ultimamente? Possibile che sia solo io che sbaglio? Scusate, ma no.

« Tutto bene ron?» il sorriso, lo sento scemare sul mio volto.

« come mai qui fuori? Stavi andando da qualche parte?» la voce di Harry era tranquilla eppure avvertivo qualcosa di diverso. Io la conoscevo bene.  era più … dura.

« si. veramente stavo per venire a cercarvi. Sembra che siate scomparsi completamente dalla circolazione senza dire niente a nessuno!» oh no. capivo dove voleva andare a parare. Lo aveva fatto spesso negli ultimi mesi. Soprattutto da quando era tornato alla tenda. Ed io non ero più sicura di volere che facesse sempre ed irrimediabilmente così. « Dove siete stati?» ha continuato lui?

« Nell’ufficio della MC Granitt. Ci ha convocato ad entrambi per dirci che siamo stati nominati Caposcuola.» ho spiegato io veloce. E che gli stesse bene quella spiegazione. Perché non ne avrebbe avute altre. Questo è poco ma sicuro. non gli dovevo niente, perché non avevamo fatto niente.

«caposcuola? Quindi dovrete portare la vostra roba nell’ala riservata  a loro!» la voce cominciava a diventargli stridula. Lo faceva sempre quando era nervoso o c’era qualcosa che non andava. Comportarsi da bambino.  « sei perspicace Ronald!» avevo assunto anche io quel tono acido e seccato. Me ne rendevo  conto. Ma quando è troppo, è troppo.  Ma lui continuò ad infierire mentre io ed harry raggiungemmo il pianerottolo. « quindi dovrete stare solo voi due. da soli. In due. li dentro.» si stava ripetendo e le orecchie cominciavano a diventare rosse. Come faceva sempre quando c’era qualcosa che non andava a genio a L U I. «Ti prego non cominciare ancora con questa storia!» lo rimbeccai io. Questa era troppo. La goccia che faceva traboccare il vaso di tutto un anno passato a sopportare le sue sfuriate.

« Ehi Ron» ora la voce di harry si era fatta più tranquilla. Eppure lo  vedevo da me che c’era quella luce nei suoi occhi di soddisfazione. Una luce che mi inquietava ma al tempo stesso lo  rendeva più intrigante ai miei occhi. « dacci un taglio! Stai diventando ridicolo!» aveva ragione. incrocia le braccia al petto e mi voltai verso ron. Decisa più che mai che questa volta non avrebbe vinto lui. ho sopportato anche fin troppo a causa sua. Le continue sfuriate , le gelosia ad occhi indiscreti. E tutte contro di harry.

« Ridicolo? R I D I C O L O?» ha scnadito bene ogni lettera di quella parola. Sembrava quasi una teiera pronta ad esplodere da un momento o l’altro. « Si Ronald. Ridicolo! Non lo abbiamo scelto noi, ed anche se fosse non ci vedo nulla di male!» prendo posizione. Sento dentro il fuoco della ragione che divamba in me. Io ho ragione. Lui ha torto. Per me l’argomento è chiuso.

« Certo! CERTO! Per te è sempre tutto a posto. Nulla è sbagliato! Tu vai a stare nella torre da SOLA con L U I» Quel dito accusatorio viene puntato contro di Harry. e la cosa mi irrita incredibilmente. Lui non meritava questo. ma Ron non si ferma. È deciso a terminare il discorso. « e poi che cosa vuoi ancora? che vi dia anche la mia benedizione? Che faccia il padrino dei vostri figli o addirittura il testimone di nozze? Miseriaccia Hermione è mai possibile che ogni scusa è buona per stare con lui? Hai dimenticato cosa ci ha fatto patire?»

La guerra non smette mai di cancellare delle ferite che possono solo essere emarginate in superficie. Ma basta un sentimento futile e devastante come la gelosia per poter lacerare quei deboli punti usati per cucire il tutto. A quanto pare Ron non aveva dimenticato. A quanto pare Ron era troppo spaventato. Non feci in tempo a rispondere che sentì Harry muoversi accanto a me. Aveva i pugni stretti e ci aveva voltato le spalle. senza dire una parola, si era diretto verso la scalinata che portava al nostro dormitorio.

« D-Dove stai andando?» glie lo avevo chiesto con voce tremante. Perché speravo non mi lasciasse sola in questo momento.

«Al Dormitorio! Sono stanco di queste sciocchezze» la sua voce era grave. Era davvero stufo. Ron credeva che lui non si accorgesse di niente. Che non sapesse delle sue sfuriate. Delle sue continue accuse. Invece io sapevo che lui sapeva. Glie lo si leggeva negli occhi, ogni volta che rispuntava dopo ogni discussione che avevo con Ron.  « Vengo con te!» avevo sentenziato io apprestandomi a raggiungerlo. Ma la voce di Ron si fece nuovamente sentire. « Se vai con lui scordati pure di tornare da me! È la seconda volta che sei davanti ad una scelta. La prima volta scelsi lui! adesso? quale sarà la tua risposta?» mi sorprese incredibilmente la sicurezza con cui – dentro di me – la risposta venne a galla. Incredibilmente sincera, ripeteva le parole che avevo detto ad Harry qualche sera fa, il giorno che lui scoprì di Ginny. Non risposi. Perché i miei gesti facevano capire molto di più delle parole. continuai a salire per arrivare al ritratto. Harry se ne era già andato. Mi voltai verso Ron prima di voler sparire nel ritratto. «quando la smetterai di sbraitare, e magari di ragionare, capirai il perché ho seguito lui! non cambierai mai eh?» furente quasi mi richiusi il ritratto alle spalle. fregandomene per una volta di quello che stava pensando Ron. Ora chi che aveva bisogno di me, era Harry.

 [Harry]

 Se prima il gioco aveva iniziato a piacermi, ora mi stava seccando. Ascoltare Ron fare scenate di gelosia ad Hermione il cuo protagonista ero io, mi riempiva di una felicità nauseante. Per quanto possa essere il mio migliore amico, All’amore non si comanda. Così diceva qualcuno almeno. Ma io non avevo mai provato l’amore. e quando mi si è palesato davanti agli occhi. Aveva il volto di qualcuno che apparteneva già ad un altro. almeno fino a poco tempo fa. Adesso ne ha avuto abbastanza. Adesso basta così. non avevo deciso di farlo venire con me. Non avevo chiesto niente a nessuno. io volevo partire da solo proprio perché avevo previsto i pericoli a cui li esponevo. E solo adesso mi sembra quasi chiaro il motivo per cui Ron quel giorno era tornato. Non per aiutarmi. Non Per dispiacere. Ma per Hermione. Perché lasciarla sola con me, voleva dire perderla. Aveva così tanta paura di me? Bene. gli avrei dato motivo di averne.  La rabbia che mi dilania le vene sembra quasi inarrestabile. Talmente soffocante che mi impedisce anche di vedere quello che mi circonda. Di godermi questo angolo solitario solo mio e di Hermione. Un calcio viene dato  alla prima sedia che incontro, con il risultato che la sedia si è appena spostata, e io mi sono appena fatto male al piede. « UHM» mugugno qualche maledizione a Merlino prima di iniziare a zoppicare.

«Harry!» La sua voce mi entra prima nella testa che nelle orecchie. Mi volto verso di lei. è preoccupata. Ma questa volta la mia rabbia non scema solo guardandola negli occhi. « sei impazzito? Ti potresti far male» continua lei mentre si avvicina sempre più. è mortificata. Lo so. Ma io ancora taccio. Perché so che se apro davvero la bocca per parlare, potrei non avere più la forza per trattenermi.

«Non pensava davvero a quello che diceva … e che … A perso tanto in questa Battaglia e ..»

E quelle parole sono davvero il rumore che ha svegliato il drago sepolto in me.

«AH lui ha perso tanto Hermione?» sento la mia voce alterata dalla rabbia. mi trattengo dal non urlare. Continuo a ripetermi che lei non centra niente in questa storia. forse riesco a non distruggere tutto. « Io ho perso più di quanto la gente creda! Credono che mi sia divertito a mettervi in pericolo? Credono che mi sia divertito a perdere i miei genitori? credono che mi diverta quando io ho una famiglia in prestito?» amo i weasley, Molly è come una mamma per me, Arthur sa essere buono e comprensibile, ed ogni membro li dentro è una persona meravigliosa. Tranne Ron in questo momento. Infatti non vi è disprezzo quuando pronuncio quelle parole. «credono che mi sia divertito a rischiare la mia vita quando volevo semplicemente viverla?» mi sto avvicinando a te e senza neanche rendermene conto. « credono sia stato divertente vedere che ti torturavano? Credono sia stato divertente vedere morire tutti quelli che amavo uno dopo l’altro?» adesso ti sono proprio davanti. Il fiato è grosso. Il mio petto si alza e si abbassa e gli occhi di hermione si stanno riempendo di Lacrime. Lacrime di dispiacere. Di sensi di colpa.

« oh Harry …. Certo che no» aveva farfugliato lei. « hai ragione ..» lo aveva ammesso. Avete sentito tutti? Lei lo stava ammettendo. « Hai ragione non ci sono scusanti … quello che ha fatto è imperdonabile. E che .. non lo so. Non è più lui. non lo riconosco. Non è il Ron di cui mi ero innamorata» e l’averlo ammesso deve averle procurato qualche scombussolameto dentro a giudicare dal sobbalzo che ha fatto. « ha sempre avuto paura di te. Sempre pensato che tu potessi essere migliore di lui anche in questo.» comincia a parlare ma ormai ogni cognizione sensitiva per me scompare come le bolle di sapone in una vasca. Mi guardi con quegli occhi nocciola. Di quel bel colore vivo e acceso. Ed io? Io non posso fare altro che bearmi di quella visione. « non si è mai tolto dalla testa che tu voglia portarmi via da lui» tu continui, ma ormai io sono perso. Perso in un mondo che parla solo di te. mi sussurra il tuo nome. E gli istinti prevalgono. Al diavolo. Al diavolo tutto. al diavolo Ron. Al diavolo il cervello. Voglio seguire il cuore. Le dita si posano delicate sulle guancie rosee di lei. come l’artigliata leggera di un falco sulla sua preda.  Solo che lei non è la mia preda. Lei è tutto. Il tutto!  la attiro a me  chinando il capo verso il suo, esito appena. incerto. Eppure guidato da una voglia di fregarmene. Un’audacia che non avevo mai sentito dentro di me. Come se mi aspettassi qualcosa rifiuto. Ma niente. da lei non arriva che un respiro trattenuto, forse dalla sorpresa. Forse dalla curiosità. quindi Oso, oso quello che non ho mai osato in questi ultimi tre anni. Appoggio le labbra alle sue. Sono morbide. Delicate.  Chiudo gli occhi. Assaporo ogni attimo. Ogni istante. ogni perfezione di lei. Si lascia baciare. Ricambia il mio gesto. E dentro il cuore non smette di battere. Sta galoppando lontano. Fuori da quella finestra.  Quanto tempo. Troppo forse. ma ne è valsa la pena davvero aspettare. Tutto questo viaggio. La fatica estenuante per poi ricevere il premio più bello e ambito. Il mio trofeo. La realizzazione di ogni mio sogno e desiderio. L E I .Mi scosto appena. stanno bruciando. Vorrei baciarla ancora. e ancora. e ancora. ma non adesso. e con occhi socchiusi, a fior di labbra, ti sorrido appena. e il mio sussurro ti accarezza la bocca

« Forse … non aveva tutti i torti…»


Note dell'autrice: Scusate il ritardo >.< spero vi sia piaciuto <3 
Grazie per i commenti davvero ç_ç sono commossa!
Mi auguro di non deludervi :3
Alla prossima <3

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Capitolo 5
*** Crine di Unicorno ***


[Hermione]

« non si è mai tolto dalla testa che tu voglia portarmi via da lui» quelle parole erano uscite così naturali dalle mie labbra che neanche me ne rendevo conto. Ma era vero. Non potevo mentire a lui. ero davvero stanca. Esausta. Avevo solo bisogno di qualcuno che sapesse amarmi. Che mi completasse. Che ascoltando i miei silenzi, parlando ai miei occhi, percepire i miei gesti, lui sapesse conoscermi. Mi accorgo tropo tardi delle sue dita sul mio viso. Dei suoi occhi verdi che non si staccano da me e del suo viso che si avvicina. Socchiudo le labbra, trattengo il respiro. Non faccio altro che rimanere immobile. Non reagisco. Passivamente decido di aspettare. Più colta di sorpresa che altro. ma chi voglio davvero prendere in giro? Chi davvero mi sta dicendo che il mio è solo stupore. Starei mentendo a me stessa. e la cosa non rientra nei miei iter caratteriali. Si è creata una sorta di attesa dunque. quella vicinanza avvertita ma non ancora consumata che crea aspettative per i minuti successivi. Ed il cuore in gola non smette di palpitare. Come un cavallo chiuso ancora nei box in attesa che possa correre dopo lo sparo. E lo sparo non si fa attendere. Perché lui decide di annullare completamente questa distanza che ci agonizza. Chiudo gli occhi e lì, in quel preciso istante, lascio che i sensi prendano il sopravvento. Le sue labbra sono morbide. Dolci.  Delicate. E mi accorgo che le ha scostate dalle mie, solo perché avverto la sua voce. riapro dunque gli occhi per leggere quello che mi sta trasmettendo. « Harry noi …» come faccio a dirti che – per quanto mi sia piaciuto, per quanto lo volessi davvero – mi sento in colpa? «lo sai che era sbagliato vero?» e un lampo indecifrabile attraversa gli occhi di lui. mi mordo le labbra. mi accorgo di non aver detto quello che volevo esprimere nel modo corretto. Sento la sua distanza aumentare. Si è allontanato. « Harry non fraintendere. Lo volevo anche io ma … Lui è il nostro migliore amico! Come facciamo con lui» mi sta dando le spalle. Ma vedo distintamente i suoi pugni chiudersi in una morsa su se stesse. Faccio per riaprire bocca per continuare, ma le sue parole sono un’esplosione di rabbia e frustrazione. Tanto da farmi sobbalzare di paura.

«Ed io? IO? Non pensi a me? A ME? IO che ho sempre dovuto nascondermi nell’ombra per lasciare posto a lui! IO mi sono comportato da migliore amico! Ma sai una cosa hermione? LUI NON TI M E R I T A» sapevo che doveva solo sfogarsi. Buttare fuori tutto quello che davvero aveva bisogno di dirmi. E quando me lo urlò in faccia, ebbi quello strano senso di benessere che non avevo mai provato con Ron. Lui mi faceva davvero stare bene. lui . non Ron. Lui. ma ormai Harry aveva preso il via. nessuno l’avrebbe più fermato ormai. « Ed Ora che LUI ha avuto la sua possibilità e l’ha sprecata, non mi tirerò indietro. No! da oggi è guerra!» rimango ancora li. Allibita ed incapace di poter parlare. sento addirittura la secchezza delle fauci. Mi si avvicina e il tocco delle sue mani sulle mie spalle, l’impatto con il suo petto, il suo odore che – prepotente – mi entra nelle narici e successivamente in testa. Li forse, capisco tante cose.  Troppe di queste contrastanti con la mia morale. La sua voce si abbatte sul mio capo dolce, eppure si sente la leggera sfumatura di possessione e rabbia. « Ora è il mio turno. Lui ha fallito. Questo è il mio di anno. Combatterò per averti! E questo dillo pure a Ron! Ti ho desiderata così a lungo che adesso che ho la possibilità di conquistarti definitivamente … non me la lascerà sfuggire» quelle ultime parole portarono un lungo brivido lungo la mia schiena. E quando le sue dita si appoggiarono sotto il mio mento e sollevarono il mio capo, potrei rimanere ammirata dalla bellezza del suo semplice viso. Ogni suo pregio, ogni suo difetto. Ogni cosa in quel viso mi piaceva. A partire dallo sguardo determinato nello sguardo. e ad un tratto mi trovai io stessa a desiderare che ancora mi baciasse. Mi lesse ancora una volta nel pensiero. Si chinò su di me, e lo lasciai catturare le mie labbra. glie le lasciai baciare, accarezzare, Assaporare. Come feci con le sue. E come un serpente strisciante, la mia mano si riscoprì scivolare sul suo petto e posizionarsi tra i capelli, in un groviglio di dita e capelli corvini e ribelli. Ma lui chiedeva qualcosa di più di prima. Sentivo la sua lingua spingere delicata, come a bussare per chiedere permesso. Un permesso che gli concessi semplicemente schiudendo appena le labbra e lasciando che – timida ma sicura di se – la sua lingua si incontrasse con la mia. Che giocasse con essa a rincorrersi e a perdersi. Come mi stavo perdendo io . non riuscivo a capire più niente. gli occhi chiusi. il cuore che mi batteva troppo forte per essere ancora intero. E lui … lui che continuava quei tocci decisi ma per nulla prepotenti. E con infinita lentezza che si staccò da me. Leggevo nel suo sorriso e nei suoi occhi la consapevolezza che aveva una speranza. No. una consapevolezza. Quella di essere un passo avanti a Ron. « ora va a dormire …» un soffio che mi dedicò sulle labbra. «domani si comincia» e non sapevo se si riferisse alla scuola o alla sua battaglia contro Ron. Si allontanò da me dandomi un’ultima occhiata. Io annuii seguendo con lo sguardo la sua figura, prima di vederla scomparire dietro la scalinata. Le ginocchia mi cedettero senza riserve alcune. Crollai sul divano davanti al camino, passandomi un dito sulle labbra.stavo sorridendo. Si. perché l’idea di essere conquistata mi piaceva. Nessuno aveva mai provato a conquistarmi. Nessuno che mi interessasse. E si. Harry mi interessava. Ma è anche vero che non volevo ferire troppo i sentimenti di Ron. Anche lui è mio amico. Ma nulla più. questo era il problema. Come è potuto succedere?


[Harry]

Non credevo davvero di avere questa forza dentro. È stato come riscoprire unu fuoco che non ha mai smesso di bruciare. Un fuoco fatto di tizzoni arroventati che giacciono sui fondali della mia passione. Ci ho provato. Ci ho provato a dimenticarla. Ci ho provato in mille modi. Anche uscendo con altre. Illudendomi che potesse servire. Ma niente. niente di niente. Avevo un buco nero nel mio petto. Risucchiava ogni fonte di piacere. Rendeva instabile il mio umore e non riuscivo a godermi ciò che davvero volevo, come meglio credevo. Per non parlare del senso di colpa che avevo addosso. Il senso di colpa nel provare quello che provavo per la MIA migliore amica ma soprattutto i segreti celati sotto carezze indiscrete  fatte alla ragazza del mio migliore amico. Eppure adesso che cosa è cambiato? Il fatto che mi è stata tolta la possibilità di voler essere un ragazzo come tanti altri. che ha passioni e amori veri. Ho passato sette anni della mia vita a difendermi da lui, e altri undici a difendermi e a sopravvivere  a Dudley. Ora voglio quello che mi spetta. E non è la gloria. Non è la fama. Non è l’ordine di nessuno – tanto meno di merlino -.Nulla di tutto questo. Semplicemente voglia di vivere.  Una volta che mi trovo nella mia stanza mi butto sul letto. Le braccia si mettono dietro il capo e ripenso a quei due baci. Il secondo è stato decisamente più soddisfacente. Più intimo. Più mio. Sto quasi per chiudere gli occhi quando noto una figura perlacea e sospesa nel vuoto che mi fissa. Mi volto e li – davanti alla porta – vi è un fantasma del castello. Ma questo non l’avevo mai incontrato. Anzi. Incontrata.  Si. perché è una donna. non più molto giovane. Eppure nasconde quella bellezza quasi nobile. Quell’eleganza nel fluttuare e nel vestirsi, con quell’abito lungo e blu, ricamato in pizzi e merletti pregiatissimi. Una figura sottile anche se non molto formosa. I capelli li ha raccolti in una di quelle acconciature di fine ottocento. La pelle racchiude i segni del tempo, ma questo non toglie alla donna la sua bellezza fina. Mi porto a sedere sul letto continuando a guardarla.

« che modi sono questi giovanotto? Non si fa più accomodare una signora?»

Subito scatto in piedi come appena svegliato da un sogno « Oh .. Oh certo mi – mi scusi! Prego entri pure!» la lascio accomodare anche se non vi è tanto bisogno. « io » comincia a parlare. la sua voce è altezzosa e graffiante ma piacevole. « sono la dama di velluto. Albergo qui, e sono il fantasma dei prefetti.» mi siedo sul ciglio del letto « molto piacere. Io sono Harry. Harry potter.» a quelle parole sembra quasi emozionarsi perché la vedo fare un saltino sul posto e l’espressione tipica della sorpresa le si dipinge in volto. « Harry potter? Non ci credo. Il vero e in carne ossa?» mi infastidisce appena  ma non faccio storie più di tanto. « allora sicuramente a te interesseranno le mie parole!» era tutta compiaciuta. Ma non dissi ancora nulla di che. Attesi solamente che  lei continuasse. « io – caro il mio signor potter – sono la custode di un antico manufatto che sono sicura ti aiuterà. Senza volerlo ho ascoltato la chiaccherata coin la fanciulla di la, non ti dispiace vero?» che personaggio. Era autoritaria e al tempo stesso serena.

« emm.. certo che no! ma di che manufatto si parla?» la donna sorrise quasi agghiacciante. «  Di un antico medaglione che rivela le sue proprietà eterne sminuzzate al suo interno, solo quando esse si manifestano.» ma ancora non si decide a dirmi che cosa è «in cosa consiste questo medaglio?» il fantasma si stava avviando velocemente alla porta quando si fermò alla mia domanda. « inizia con il portarmi il primo pezzo essenziale. Serve un po’ di sangue di unicorno.» non la feci più e tra un misto di incredulità e scombussolamento, qualcosa in me si fa sentire. « no! no mi spiace sono specie protette ed non è nella mia natura farlo …» no. non ammazzo animali così per un manufatto antico. « lo so … ma magari hagrid .. » suggerisce.  Ma continua. « appena mi porterai il sangue di unicorno, ti svelerò parte di questa impresa.» e così come arrivò, se ne andò, costringendomi prima a fissare la porta dietro cui era sparita, e poi a buttarmi esausto sul letto che è troppo comodo per doversi obbligatoriamente stendersi. Ed è li sopra che mi adagio e lentamente mi trovo a scivolare per le mani di morfeo.

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Capitolo 6
*** Lenta Tortura ***


[Hermione]

Quando il sole iniziò a baciare la mia fronte, capì che era ormai l’ora di svegliarmi. Era Sabato e anche se – stranamente – avevo voglia di restare nel letto a coccolarmi ancora un po’, dovevo alzarmi. Sapevo il motivo della mia stanchezza. La nottata è stata pessima. Anche se stranamente piacevole. Continuavo a sentire le labbra di harry sulle mie. Le sue carezze avevano lasciato un segno incandescente su di me. Come se qualcuno ci avesse lanciato un incantesimo di adesione permanente.  E gli occhi non avevano intenzione di chiudersi. Solo quando ormai erano allo stremo, hanno deciso davvero di gettare la spugna. Scosto le calde coperte dal mio corpo e mi decido a compiere quelli che sono le abitudini mattutine. Dopo cinque minuti sono sotto il getto di acqua calda. Mi accarezza la pelle, ed è così piacevole da farmi socchiudere la bocca e gli occhi. Lascio che le goccie picchettino sull’epidermide massaggiandola, facendola sembrare il paradiso. e per un secondo mi sciolgo anche io. divento acqua. acqua purissima. Che sa essere forte anche senza muscoli. Che non sa quando fermarsi davvero. forse perché lei non si ferma mai. Impavida ed impetuosa comincia il suo cammino e non lo porta mai a termine. Passeranno secoli forse, ma nessuno potrà interrompere quello che è, la sua nascita, la sua crescita e la sua espansione. Il profumo di vaniglia si espande senza riserve e si deposita sulla mia pelle. È un colpo al cuore dover uscire da li sotto, ma lo devo fare. torno in camera e afferro la prima cosa che trovo. Come sempre. Un paio di jeans, le mie scarpe da ginnastica e un maglione color cobalto. Mi lascio la stanza alle spalle dopo aver legato i capelli e infilato la bacchetta nella tasca dei pantaloni. Quando la sala comune mi appare davanti, subito noto qualcosa di diverso. C’è qualcosa sul tavolo. Qualcosa che è stata commissionata per me. Mi avvicino; c’è un biglietto.

“Per quante spine ci possano essere, riuscirò a raggiungere i tuoi petali. Ti aspetto in fondo alla scalinata. Tuo ,Harry”

Osservo quell’unico stelo posato sul tavolino. Una rosa. Un sorriso nasce sulle mie labbra, come se fosse appena sbocciato un fiore. La afferro, avvicinandola al mio viso e tuffandomici dentro. In quel profumo delicato e perfetto. Il mio preferito. Di qualsiasi colore e numero di petali, rigida, tenera o rampicante, strappa sempre l’ammirazione di tutti. La bellezza, la felicità, l’amore. l’importante è immergersi nel suo profumo, nella sua morbidezza e nella freschezza dei suoi petali. Eppure in questo istante, questa rosa rappresenta qualcosa di intenso. Rappresenta me.  E le spine sottolineano la difficoltà del tuo percorso harry. Lascio la rosa di nuovo sul tavolo. Non voglio che si rovini. Eppure uscendo dal buco del ritratto trovo una persona ad aspettarmi. E non è Harry.

« ce ne hai messo di tempo oggi eh?» non è polemica la sua voce. ha fatto un’osservazione.

«e da quando la cosa ti interessa davvero?» sollevo il mento avanzando. Lo supero decisa a restare arrabbiata con lui per molto ancora. Ma una sua mano mi blocca, afferrandomi per un braccio. I miei occhi incontrano i suoi in un misto di sfida e convinzione. « Che cosa vuoi Ron?» seccata. Non ho voglia di ricevere nessuna ramanzina.

« volevo … chiederti scusa! Si beh … per ieri!» era impacciato. Eppure lo conoscevo bene. Per quante volte si scusasse, quelle parole le pensava davvero. Lo faceva solo perché tornassi a parlargli.

« inutile che chiedi scusa Ron. So perfettamente che quelle cose le pensavi davvero! quindi risparmia il fiato!» cerco di liberarmi con uno strattone ma sento la stretta accentuata. « E lasciami! Primo, mi stai facendo male. Secondo, non hai più il diritto di trattarmi così!» quelle parole riescono ad allentare la sua presa e io ne approfittai per scivolare via da lui, di almeno tre passi belli lunghi. Mi massaggio il braccio. Mi verrà il livido, conosco il mio corpo.

« che cosa volevi dire con quella frase?» sembrava quasi infastidito.

« quello che ho detto! Senti Ron se pensavi di vivere la nostra storia in questo modo, beh ti sbagliavi. Non ho intenzione di continuare così un istante di più. Mi dispiace … ma sono stanca, davvero. Come sono cosciente che tu non cambierai mai!» scuoto il capo e il dispiacere mi scivola sul viso. Ma preferisco dirti la verità. non mento su queste cose. basta nascondersi.

«non puoi dire sul serio Hermione, lo sai quello che provo per te vero?» mi si era avvicinato. Mi aveva inseguito. Ma la mia reazione avvenne immediata e repentoria. Mi allontanai ancora voltandomi e alzando la voce leggermente. « NO! non lo so e sinceramente non ne voglio più sapere! Ci abbiamo provato Ron. Ma non siamo stati capaci. Ma sta tranquillo. la colpa non è solo tua! E adesso fai il favore. Lasciami andare. » devono averlo davvero sconvolto le mie parole. Perché la sua morsa si chiude in un pugno. Le orecchie iniziarono a tingersi di rosso e la rabbia era visibile da oltre metri e metri di distanza. « perfetto hermione! Se questa è la tua scelta, BENE! ma ricordati che ci hai perso solo tu!» lo osservo andare via, rientrare nel ritratto e richiuderselo alle spalle con forza. sospiro. « e con questa frase hai già messo in chiaro come stanno le cose …» mi volto e scendo le scale. L’idea di incontrare Harry mi metteva una certa agitazione. Non riuscivo a non pensare che Ron stava male adesso. Arrabbiato e ferito nell’orgoglio. Ma non potevo fare diversamente. Scesi gli ultimi scalini e lo vidi. Era li che mi aspettava. Appoggiato al muro, le mani in tasca. L’espressione nel vuoto. Assente quasi. « Harry?» feci preoccupata. Lui si destò al suono della mia voce, come una bolla che scoppia perché premuta eccessivamente. I suoi occhi si posano su di me e il suo sorriso riuscì ad allargare anche il mio.

« scusa stavo riflettendo!  Senti, ti va se dopo colazione andiamo nella foresta? Ho bisogno del tuo aiuto!»

La mia espressione si incupì leggermente e sul volto si palesò il cipiglo di un rimprovero. « Harry lo sai, c’è una ragione per cui si chiama “foresta proibita”. Perché è Proibita!» il suo ghigno non mi convinceva. Lo conoscevo fin troppo bene e sapevo che non lo avevo convinto.

« Andiamo Hermione lo sai ormai. E poi vedrai, non ci allontaneremo molto. prometto che ti spiegherò tutto strada facendo. Non immaginerai mai cosa ho scoperto!» ok. lo ammetto. Con quell’ultima frase accese la mia curiosità e la mia voglia di avventura. E lui doveva essersene accorto, perché continuava a parlare di quanto sarebbe stato emozionante. Eppure prima di andare nella sala grande dovetti girarmi più volte intorno, come a volermi accertare che nessuno mi stesse fissando.  La sensazione era quella almeno. Decido di lasciar correre e di seguire Harry.

 [Harry]

Ok lo ammetto. Non riuscivo a togliermi dalla testa quella donna. e l’idea che Hermione stesse al mio fianco per quell’impresa mi emozionava. Mi dava la carica. Mi illudeva di essere ancora in quella tenda. Ma senza un pericolo mortale che ci minaccia. Le ho raccontato della dama di velluto. sembrava al quanto interessata, anche se completamente contraria al sangue di unicorno. Ma li l’avevo rassicurata. « sta tranquilla.» avevo detto «cercherò di prendere solo il crine» mi rifiuto di prendere il suo sangue. Rispetto troppo la creatura in se per poter permettere che finisca in questo modo. al contrario, lei mi aveva raccontato dell’incontro con Ron. Del fatto che dopo ieri sera – il loro litigio – seguendomi nella torre dei caposcuola, aveva segnato la fine del loro rapporto già inclinato.  Ma nella mia mente non riuscivo a non pensare che quel bacio sia stato decisivo per far si che Hermione prendesse questa decisione.  Ai limiti della foresta proibita, mi fermo osservando ciò che ci aspetta. Accanto a me, lei.

« Gli unicorni sono sacri nella foresta. Quando un unicorno viene ucciso, il loro corpo non viene toccato o spostato. Ma solo ripulito così che col tempo, possa tornare alla sua vera essenza.  In media ci mettono intorno ai dieci anni a diventare interamente origine.  Ne sono passati sette dall’ultima volta che l’ho visto. Dovrebbe ancora essere li.»avanzai di qualche passo. Ero fortunato nonostante tutto. non si trovava così lontano dal limite consentito.

«sei davvero così sicuro che lo troveremo? E se Voldemort avesse portato via il corpo intero quel giorno?»

Non ci avevo pensato. Mi voltai a guardarla. Pensieroso. Ma volevo essere ottimista. « c’è solo un modo per scoprirlo giusto?» allungai una mano per afferrare la sua. E quando la sentì arrendevole e concorde, la strinsi incominciando ad avanzare.  La vegetazione si faceva mano a mano più fitta, mentre la luce cominciava già a manifestarsi a chiazze.Avevamo fatto l’intero tragitto in silensio. Semplicemente scambiandoci sguardi lascivi, scoprendo l’altro a fissarci qualche volta di troppo. Avvertivo la voglia di poterla baciare nuovamente. Di farla nuovamente mia. Ma mi trattenni. Perché non volevo premere troppo. Avevo aspettato tanto. Rovinare tutto adesso sarebbe stato idiota. Giusto?

« eccoci. Lo vedi?» la carcassa stava già diventando parte della terra. ma frange intere di crine bianco e morbido potevano essere ancora toccate, prese,ammirate. Delicatamente ne afferrai qualche filo mentre con un gesto della bacchetta li tagliai.

« perfetto … direi che ci siamo!» infilo quei due filini dentro una boccetta vuota e torno con gli occhi su Hermione. Contemplava il povero animale. Mi avvicinai a lei, affiancandola, pur rimanendo leggermente più indietro, accostandomi alla sua spalla. « tutto bene?» chiesi leggermente preoccupato.

Lei mi rispose, ma guardava ancora l’unicorno. « si. Pensavo solo a quanti anni sono passati! Davvero tanti!» un sorriso appena malinconico, di quelli che si sfoderano quando si guardano le vecchie foto di tempi lontani, appare sul mio viso. « già» la mia risposta « sembra un’eternità effettivamente. Invece sono solo sette anni!» e quante cose sono successe in questi anni solo noi lo sappiamo davvero. chino il capo su di lei, lasciando che le mie labbra tocchino la sua spalla. La mancina si alza, lasciando che le dita vadino a carezzare il dorso della sua mano, per poi risalire percorrendo il braccio, in un tocco lieve, così che possa procurarti gli stessi brividi che – sapevo e sentivo – provavi quando ci siamo scambiati quel bacio.  Le labbra si spostano, dalla spalla al collo. Assaggiando anche quel lembo di pelle. Avverto lo spostamento del suo collo. Mi sta agevolando. Mi sta accogliendo ancora una volta. Lascio che la lingua assapori meglio, quello che le labbra avevano solo marchiato. Le posso gustare. Ed è qualcosa che sa mandare in exstasy. « sai di buono ..» un soffio su quella pelle che non fa altro che invogliarmi. Ma mi tocca fermarmi. Perché so di non essere nel luogo opportuna. « torniamo indietro …» la sento annuire prima di scostarmi. Ma la mano … no. quella non glie la lascio. Glie la stringo fino a che non esco dalla foresta proibita. Come se avesse anche lei adesso un segreto da poter custodire. Qualcosa di importante. Almeno per me. Un passo avanti, anche se ormai so di essere sulla buona strada. Ma non voglio cantare vittoria troppo infretta. Eppure io oso.

« ti va di tornare alla torre?» per sussurrarti quella frase ho dovuto avvicinare le mie labbra al tuo orecchio. Ed è stata una sorpresa anche per me scoprire che la mia voce graffiava. Che era calda. Bassa.

« Harry … non lo so …»

Mi bloccai. La stavo spaventando. La stavo spaventando davvero e in un modo fin troppo evidente. Arretrai un po’ stizzito per il suo rifiuto. Ma mi ci vollero due secondi per cambiare idea. Mi bastò guardare i suoi occhi colmi di uno stato timoroso. Paura di cosa? continua a farmi leggere ti prego amore mio. « va tutto bene … tranquilla .. è colpa mia!» le mani le afferrano i polsi per poterla tirare verso di me. Per farmela stringere e rassicurare. « scusa» la sentì mormorare dalle parti del mio collo. La mano aveva iniziato ad accarezzare i suoi capelli. « no. sono stato decisamente inopportuna. Scusa tu.» mi spinse via con delicatezza ma solo per potermi guardare negli occhi. Per far specchiare i suoi nei miei.« va tutto bene tranquillo. e solo che … non voglio correre. Sono .. scombussolata. Vorrei del tempo per …»  ma io ho capito già. Se voglio averla per me, non devo correre. Devo stare tranquillo. per questo le poso un dito sulle labbra. perché le parole le ho capite. I concetti sono stati assimilati. La strategia cambia. « dai torniamo al castello. Dobbiamo fare i compiti così domani potremo andare ad Hogsmilde.» le si accesero gli occhi ed io non potei fare altro che scoppiare a ridere. Lo faceva sempre quando si trattava di scuola.

« mi domando che cosa ci sia di così divertente!» una voce zittì le sue genuine e sincere risate. Ed il gelo cadde in quella assolata giornata autunnale.

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Capitolo 7
*** il ruggito del grifone ***


Scusate il ritardo m o s t r u o s o  -.- ho cambiato casa e i tempi sono stati lungi -.- Perdono <3

 

[Harry]

Quando siamo bambini, ogni cosa ci può impressionare. In positivo o in negativo, solo noi lo possiamo sapere. Come quanso si andava al circo, e ti chiedevano con chi volevi fare la foto, se con il serpente o con il clown. E tu saggiamente – dopo aver visto IT alla televisione – rispondevi sempre “ il serpente”. Ecco. In questo momento avrei preferito mille volte abbracciarmi un clown che trovarmi di fronte la serpe.

« Non sono affari tuoi Malfoy» gli occhi grigi del ragazzo erano freddi, ma animati da qualcosa di diverso rispetto agli altri anni. Da quando ero arrivato, aveva abbassato la sua aria strafottente. Si era isolato da molti. Suo padre era in galera. E lui veniva etichettato come mangiamorte. In quell’istante, forse più per pazzia che per ragione, capì che cosa dovesse provare. Anche io sapevo che cosa voleva dire essere il reietto. Come quando alcuni mi credevano un’assassino. Come quando molti mi credevano un bugiardo. Come quando tanti altri mi consideravano pazzo. Sospiro appena dunque. Modifico la mia risposta.

«Niente di che, ho trovato divertente un’espressione di Hermione!»

Lo vidi accigliarsi e voltarsi verso di lei. Stranamente avvertivo tranquillità e calma. E non capivo bene il perché. Soprattutto dopo quello che aveva fatto. E i miei occhi corsero lungo il suo avambraccio. Dove sapevo che sotto la felpa, erano marchiate quelle che molti ritenevano, le sue colpe. Mezzosangue.

« Non sapevo che la Granger potesse essere divertente! » nel pronunciare quel nome sentì Hermione sobbalzare accanto a me. E stranamente non venne detto con disprezzo o per offendere. Ma solo ed unicamente come constatazione. Che diavolo. Lo aveva cambiato così tanto?

« Grazie Malfoy, è bello da parte tua sottolineare il fatto che sia più legata allo studio che a fare il pagliaccio!» anche la sua voce era serena. Ma che stava succedendo al mondo? Quando poi vidi un leggero ghigno sulle labbra di Malfoy, allora si che potevo davvero dire di aver visto tutto. Per la prima volta, non era un sorriso di scherno. « Quando vuoi Granger. Ci vediamo a pozioni!» e con la solitudine che lo caratterizza dal suo arrivo a scuola se ne stava andando. Lasciando me ed Hermione, liberi di tornare al castello.

****

Il rumore di forchette che tintinnano sui piatti, il vociare degli studenti durante il pranzo, i denti nascosti dalle labbra che masticano. Non fa altro che accentuare il mio appetito. Davanti a me c’è Hermione. Alla mia destra Neville mentre alla destra di hermione c’è Ginny. Da quando ci siamo lasciati, solo adesso ha ricominciato a riprendersi. Ogni volta che la incrociavo, la guardavo negli occhi e notavo l’inclinazione della sua voce, era una pugnalata al petto che portava il nome di “senso di colpa”. Ma sembrava essersi ripresa. Forse grazie ad Hermione. Mi metto dell’altro pasticcio nel piatto, più affamato del normale, mentre i miei occhi scivolano sul tavolo dei serpeverde. Lo individuo. È li. Mangia con gli altri ma non parla. Si limita solo ad ascoltare e non condivide le risate che accomunano gli altri. Lui c’è. E' in mezzo a loro, ma in raltà è solo imposizione.

«Non trovate anche voi che Malfoy si comporti in modo … strano?» proferisco accorgendomi che lo sto fissando da almeno un minuto buono. Distolgo quindi lo sguardo e lo passo prima su Hermione, poi su Ginny e successivamente su Neville.

«Si lo credo anche io Harry. Nei corridoi non gira più con i suoi “scagnozzi” e non parla quasi mai con nessuno. O se proferisce parola, non è di disgusto o minacciosa!» sembrava davvero sorpreso quanto me quando Neville mi rispose.  Fu Ginny a parlare.

« Un po’ lo capisco. Si era costruito una facciata qui che con la fine della guerra è crollata inesorabilmente. Suo padre è in galera. Sa che non può più scherzare qui dentro!» la guardai ma con sguardo pensieroso. E fu Hermione a leggermi nel pensiero, esprimendo il suo parere a riguardo.

« Ho sempre visto Malfoy come un burattino nelle mani della pazzia del padre. Ricordi a villa Malfoy? Sapeva benissimo che eri tu Harry, eppure non ti ha denunciato. Non ha opposto chissà quale resistenza quando hai ripreso le bacchette e in ultimo, non si è affaticato per impedirci di scappare. E poi … i suoi occhi quando mi hanno …» deglutì ma la vidi farsi coraggio « torturata non li scorderò mai. C’era tanta sofferenza!» un leggero sorriso velato dal mangiare che rinchiudevo nella bocca, fece capire ad Hermione che anche io la pensavo così. « deve sentirsi bene allora. Niente più padre … niente più maschera! Credo che quello che vedremo quest’anno, sarà il vero malfoy. Ha fegato. Si è presentato a scuola nonostante tutto. Glie ne do atto» l’arrivo di Ron al tavolo fece calare il gelo nel volto di Hermione. Io ero tranquillo e stranamente contento di vederlo. Sapevo che avevano rotto e che lei non avrebbe più pensato a Ron come una volta. Sapevo che sarebbe stata mia. Quindi io non avevo nessun problema. Al contrario lui era bianco in volto e quando si sedette accanto ad Hermione, lei si fece appena più distante.

« Dove eri finito? È tutta la mattina che non ti vediamo» dissi io fingendomi ignorante a riguardo.

«nel dormitorio. Non avevo voglia di uscire. E voi?» feci spallucce e continuai a mangiare. Solo dopo aver deglutito risposi. « a farci un giro attorno al castello, per goderci la mattinata visto che passeremo il pomeriggio a fare i compiti!» lo dissi con voce decisamente scocciata. Il che fece indispettire Hermione. « inutile che fai quella faccia Harry! io non ho intenzione di farti copiare una sola parola sappilo!» sentenziò lei facendo scoppiare a ridere i dintorni del tavolo. Tutti tranne Ron.  Si vedeva che il sorriso era forzato.

« Ti unisci a noi?» chiesi dunque a lui.

« certo! Anche io devo fare i compiti, che pensate!»

Dentro di me sentivo la soddisfazione crescere. Di quella che ti fa venire la nausea nello stomaco.  Di quella che però sparisce e lascia posto ad un senso di benessere. Continuo a ricordarmi che questo è il mio anno. La mia vita. E non ho intenzione di lasciarla scivolare via così.

« bene! Io andrei dunque. Prima che arrivino i postumi della mangiata che ho fatto! In quel caso, sopportarti – Hermione – sarebbe impossibile anche per me!»

Sarei troppo stanco e soddisfatto di come sia stato il mio pranzo. Ma avevo come la sensazione che le soddisfazioni non sarebbero arrivate così in fretta. Come se sapessi di mio che tutto questo non poteva che essere una dolce culla dove illudersi che tutto sarebbe filato liscio. Porto ancora il crine di unicorno dentro la tasca del mantello. Lo tengo ben saldo. Temo quasi che tutto questo non basti. Ma rimarrò fermo sulle mie decisioni. Una creatura pura non ha diritto di essere violata da me. Hagrid me lo spiegò al primo anno. Voldemort stesso sapeva di questa cosa. e spesso mi sono chiesto se anche questo non avesse fatto altro che contribuire a tutto ciò. « Parola d’ordine?» la voce dell’uomo a guardia dell’entrata della torre dei prefetti mi riporta alla realtà, e mi resi conto che ero già arrivato al settimo piano. « oh .. emm .. Draco dormiens!» il baffuto signore – un po’ in carne -  mi lasciò passare  ma non prima di dire la sua sull’argomento. «Mai farlo svegliare!» la sua voce risuonava leggermente oltre il suo ritratto. Ero li per prendere l’occorrente per studiare. Saremmo stati in bibblioteca. Non volevo dare ad Hermione altri grattacapi con Ron. In fin dei conti … era mio amico. Dovevo comportarmi onestamente con lui. ma prima ancora volevo essere sicuro di avere Hermione tutta per me.  Salì su in camera e quando vi entrai, qualcosa di immensamente freddo e bagnato mi invase. Eppure quando mi toccai ero più che asciutto. La risposta mi trapassò di nuovo per portarsi davanti a me. La dama di Velluto. « Allora signor Potter. Mi ha portato quello che le ho chiesto?» era seria in viso. Ma non turbata. Questo mi tranquillizzò. Annuisco prima di sorridere e tirare fuori l’ampolla così che la potesse visionare. « ho solo questo. Mi dispiace ma non ci riesco davvero. Un unicorno è una creatura pura e lei lo sa. Se questo vuol dire rinunciare ad un medaglione, allora rinuncio alla sua conquista, ma non ho intenzione di uccidere una creatura solo per sfizio personale.» cadde il silenzio in quella stanza. Un silenzio agghiacciante. Di quelli che però non riescono a star zitti e si fanno riempire da pensieri e parole che non vengono pronunciate. Sono fermo sulla mia decisione, e quando la dama sorride iniziando a battere le mani sussulto. « Mi dispiace averti stranito, ma ora ti spiegherò meglio!» la dama si diresse alla finestra e grazie alla luce del sole divenne quasi trasparente. Ma i suoi lineamenti si vedevano perfettamente. « uno dei principi che permettono la manifestazione del medaglione, è la purezza. Il sangue di unicorno .. non simboleggia la purezza. Non quanto la creatura stessa. ma a sua volta, nanche l’unicorno stesso può superare la purezza d’animo di una persona. Per uccidere o deturpare un unicorno, ci vuole una barbaria ed una crudeltà indicibile. In un mondo come questo in cui , come tu sai , regna l’avidità e il potere, è raro trovare un ragazzo umile e che sappia che cosa sia la purezza nell’animo. O che la dimostri. Il crine di unicorno andrà benissimo, come simbolo della tua purezza.» il crine uscì levitando dall’ampolla richiamato dalla dama. Seguii con lo sguardo il suo volteggiare incredulo di quello che avevo sentito. « quindi … mi sta dicendo che sono riuscito nell’intento?» la vedo annuire e sorridermi. « congratulazione Harry Potter.» si acciglia appena quando mi osserva manifestare il mio consenso alla situazione. Un consenso molto espansivo ed esuberante lo ammetto .. beh si, saltare sul posto e gesticolare neanche avessero segnato i grifondoro … ok lo ammetto non è un comportamento da tenere davanti ad una dama. Ma comprendetemi. Dopo tutto sono un ragazzo. « ma non credere che sia finita qui. Ora arriva la parte più difficile. Serve il ruggito del grifone per poter continuare e procedere signor potter. Buon divertimento» un sorriso di circostanza e forse – mi è parso di vedere – quasi divertito da tutto ciò. « il .. ruggito del grifone? E … dove lo vado a trovare io un grifone!» chino il capo e sospiro. « sarà meglio andare a fare i compiti. Magari Hermione o gli altri lo sanno!» mi carico in spalla i libri e mi avvio verso la bibblioteca.

 

[Hermione]

 

Mi è sempre piaciuto l’odore della bibblioteca. La luce che filtra dalle grandi finestre non fa che addolcire ogni cosa in quel luogo. Il rumore dei libri sfogliati e delle penne che scrivono.  Tutto attorno a me è pura musica e poesia. Il mio posto preferito senza ombra di dubbio. Chiudo gli occhi e lascio che ogni cosa rimanga impressa dentro di me. Ogni minima emozione, senso percepito. Tutto. e mi riporta quasi indietro nel tempo. a quando si veniva qui di notte per sbirciare nella sezione proibita. Me lo ricordo bene. quelli si che erano altri tempi. Eravamo bambini. Niente più. adesso invece … adesso siamo grandi. Abbiamo altri pensieri. Bisogni. Emozioni. Il volto di Harry mi si palesa davanti delineato e semplice. Mi sorride. Scuoto la testa di improvviso come scombussolata. Prioprio mentre vedo avvicinarsi Ron ed Harry, in compagnia di Neville. « Ragazzi!» la voce forse è un po’ troppa acuta. La regolo con una colpetto di tosse. « sono qui!» alzo la mano per farmi notare meglio. Harry si sistema accanto a me. La sua presenza mi rilassa, mi tranquillizza. Mi mette pace. « pronti a cominciare?» chiedo senza problemi chinando il capo verso il basso. Le espressioni di assenso sono unanimità a quanto pare, perché da li a cinque minuti non sento più nessuno. Dopo quelli che sembravano ore – quando in realtà non erano passati che attimi – sentì il posto accanto al mio venire abbandonato dal proprietario che si stava innoltrando nella moltitudine di libri. Lo osservo mentre sparisce dietro degli scaffali. Intento sicuramente a cercare qualche libro che possa aiutarlo. Sorrido soddisfatta che i miei duri rimproveri sullo studio e sull’importanza di un buon rendimento scolastico, abbiano avuto i suoi frutti.

« Sei ancora arrabbiata con me?» la voce di Ron mi arrivò alle orecchie.

«No!» risposi tranquilla mentre riprendevo a scrivere il mio tema per il professor Vitius. « Allora ..» lui sembrava intento a continuare un discorso. « ci hai ripensato?» sapevo a cosa si riferiva. Sapevo perfettamente che voleva che tornassimo insieme. Ma adesso come adesso, non mi interessava minimamente. Non ne avevo voglia, testa e non credo di volerlo seriamente. In questo momento specialmente. In questo momento che ho in testa l u i.  « No Ronald. Ti voglio bene, ma credo che si fermi solo a questo … mi dispiace! ma è andata così!» cerco di dare un tono deciso per poter terminare quello che ho concluso. Ossia il discorso. Serra le labbra mestamente e ritorna con il capo sui libri. E spero davvero di essere stata fin troppo chiara. Sospiro silenziosamente prima di voltarmi verso la sedia vuota accanto a me. Harry ancora non torna. Faccio spallucce prima di sentire il mio nome chiamato da dietro uno scaffale. Precisamente il secondo a destra. mi volto verso la voce che riconosco come quella di harry. so che anche gli altri lo hanno fatto. E lui è li. Con la faccia mestamente confusa e supplicante. « Hermione ti prego aiutami. Mi hai detto di cercarlo qui, ma io non trovo un bel niente. sicura di averlo messo a posto??» stringo i pugni innervosendomi. Cosa ha osato dire?? Mi alzo visibilmente offesa dalle sue parole e sento già le risate di Neville e di Ron nelle orecchie. Ci metto niente a raggiungerlo, ma non mi risparmio nel mugugnare qualcosa. « e meno male che porti gli occhiali Harry!» svolto l’angolo e le risate dei due ragazzi sono lontane. Una morsa si chiude sul mio braccio, ed una forza incontrastabile mi spinge contro la parete accanto alla finestra. La fonte di quella stessa forza, la sento aderire al mio corpo, mentre il suo alito caldo e dolce mi accarezza le labbra. «Temevo di impazzire davvero se ti fossi negata a me ancora una volta … anche solo un bacio …» il suo era poco più di un sussurro, eppure la voce di Harry si espandeva urlante nella mia testa. « Harry non ..» avevo gli occhi chiusi, ad un passo dalla balia dei sensi. Eppure quella frase non mi fu permessa di terminarla. E sono come fuoco sulla pelle vica, quelle labbra che catturano le mie, delicate eppure desiderose di me. Mai nessuno le aveva davvero baciate e desiderate così. e come il fuoco fa con il ghiaccio, anche io mi sciolgo a quel contatto, insinuando le dita nei suoi capelli corvini, ricambiando quel bacio che sa di proibito e di nascosto. Schiudo le labbra, incerta, lascio che la lingua scivoli sulle sue labbra, in attesa di una risposta da parte sua che arriva subito. Mi lascia l’accesso a questo mondo aberrante e malsano – dal mio punto di vista – ma inaspettatamente agoniato e desiderato. Un paradiso dal sapore di vaniglia.  E i battiti del mio cuore sembrano andare in assonanza con quelli di lui. sento le sue mani scivolare dal muro e posarsi sui miei fianchi. Non mi interessa neanche più di respirare. Ma sappiamo che entrambi ne abbiamo bisogno. Ma Harry non è per questo che si stacca da quel contatto. « Smettiamola qui o non smetto più di baciarti …» dolce quel velo malizioso che zucchera quelle parole. troppo sincere per essere una provocazione, piuttosto un candido complimento. Ma quel rossore sulle guancie non me lo leva nessuno. E lui lo sa. Per questo non perde occasione di prendermi in giro col suo sorriso. « adesso torniamo o … penseranno male!» d’improvviso quella libertà che si è creata con la sua lontananza, aveva il sapore di vuoto. Amaro. Triste. E per istante mi sono trovata a desiderare che non esistesse più nessuno in quella bibblioteca. Solo io ed Harry. E con noi, tutte le conseguenze di questo mio desiderio.

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Capitolo 8
*** Il sangue del Diavolo ***


Chiedo scusa ai lettori >.< ma il lavoro è stato duro! troppo. non sto a spiegarvi che non finirei più X3, sono tornata e ho un bel pò di ideuzze :3 Appena finisco il resto del capito, modifico questo direttamente, senza aggiungerne un'altro. Chiedo ancora scusa per l'attesa >-< i came back *O*

[Harry]

Quando la sofferenza si mischia il sapore del piacere, nasce la sua essenza. Quella che la circonda e che mi attira più del miele per le api. La stessa che fa tremare la terra sotto i miei piedi, o semplicemente sono le mie gambe che non mi reggono più, minacciandomi di farmi cadere. Il pomeriggio di studio è sembrato volare. Non avevo mai impiegato così poco a fare i compiti. Non capisco se è perché volevo finire in fretta per stare con lei, o perché mi aveva caricato quel bacio. Volevo di più, lo ammetto. La volevo sentire fremere sotto le mie mani, ansimare tra le mie braccia e sussurrare il mio nome  all’apice del piacere. Ma mi rendo conto che ha bisogno di tempo. è giusto.  La devo conquistare lentamente. Non è una caccia, ma una semplice corsa. A chi arriva primo. Ho sempre corso nella mia vita. Sempre. Mai una volta che mi sia potuto fermare a respirare, godendo magari il paesaggio che avevo attorno. Ho girato per foreste, per laghi e montagne mentre ero in viaggio. Il giorno di Natale mi sono anche fermato in un paesino che porto nel cuore, come porto le persone che vi hanno abitato.  Ma neanche una volta ho avuto il piacere di soffermarmi in ognuno di quei luoghi.  Nessuno. Sono steso sul letto da dieci minuti buoni, con indosso solo il paio di boxer. La doccia è una delle sensazioni più belle che potessi mai provare. È proprio vero che l’acqua riesce a liberare ogni cosa. A pulire.  Ma cosa c’è da pulire in me? Dovrebbe esserci qualcosa? Beh .. se solo guardassi dentro la mia coscienza, vedrei un piccolo spazio. Li vi alberga quell’omino chiamato “ senso di colpa”. Anche se mi sto battendo lealmente … non posso tirarmi indietro solo per quella piccola sensazione. Sono così vicino. Ho rinunciato a troppe cose. non rinuncerò a lei.

« Maledizione!» non ci riesco. Non si vogliono chiudere, non vogliono riposare e non vogliono prendere sonno. Le palpebre non collaborano.

Con un colpo di reni, mi siedo sul letto, buttando i piedi per terra e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, fisso il punto in cui la dama di velluto è apparsa l’ultima volta.  « l’essenza del grifone ..» il grifone. È un animale che sento potenzialmente mio. Come il leone che troneggia sul nostro stemma di casata. È risaputo – ha rappresentato da sempre la nostra casa, per il coraggio e la forza d’animo. L’audacia e la lealtà. Ma i grifoni sono irruenti. Presentano superbia e forza.  Ma, cosa più importante, come diavolo faccio a trovarne uno? Sospiro mentre mi sollevo dal letto, mi infilo la divisa e mi preparo per il mio giro notturno di ronda. Uno degli incarichi da prefetto dopotutto. Bacchetta alla mano e mi dirigo deciso fuori dalla porta. La scala a chiocciola, una volta scesa , mi porta nella sala “comune” dei prefetti.  Mi guardo attorno. Non vedo l e i. sarà già a fare il suo turno. Chissà che non la incontri. Oltrepasso il ritratto del cavaliere e mi ritrovo inesorabilmente proiettato tra spifferi freschi e il silenzio apparente di una scalinata sempre in movimento costante. È un suono bellissimo, è come se mi parlasse. In questo momento, il castello, sta dormendo tranquillo. Sembra che, almeno per le scale, nessuno decida di fare il furbo. Mi soffermo ad ammirare i riflessi che la luna – filtrando dalle vetrate – riesce a donare all’oscurità della scalinata.  Ecco. Adesso posso iniziare il mio giro. È abbastanza noioso se si pensa al classico giro  da soli per il castello. Ma in realtà si possono ammirare cose che di giorno non puoi ammirare.  E così con tutte le cose. è come guardare la luna. Siamo abituati a vedere il lato luminoso che ci sorride. Ma non a tutti viene la curiosità di andarla ad esplorare.  I miei passi tra i corridoi del sotterraneo sono ovattati. Il passo è leggero e per nulla affrettato. Spero di trovare dei serpeverde a cui togliere dei punti, a dir la verità. Anche quest’anno – come succede da quando sono arrivato – grifondoro deve vincere. E non solo la coppa delle case. Ma anche la coppa di Quidditch. Ma sono pensieri troppo spensierati, perché qualcuno non li interrompa. Delle voci. In fondo al corridoio. Ghigno già all’idea che possa togliere dei punti senza pensarci due volte. Il passo viene aumentato ma mi blocco all’istante quando avverto una voce tra di loro che conosco bene.

«Non c’è più il tuo paparino a difenderti adesso?» la voce spezzata dall’odio. Dal disprezzo.

« Corri dalla mamma coraggio! lei ti salverà D r a c o » sulla mia schiena un brivido.

Dei rantoli soffocati in un respiro mozzato. Un tonfo e ancora dei colpi di tosse. Volterò l’angolo per vedere davanti a me una scena che non credevo mai e poi mai avrei visto. Erano in tre, senza contare Malfoy, e il colore delle loro divise mi fece stringere lo stomaco. T a s s o r o s s o. I miei occhi percorrono – da dietro le lenti vetrate – i loro volti confusi – probabilmente dalla mia presenza – fino a terminare con la sagoma di malfoy, raggomitolato in terra, le braccia che trattengono la pancia, mentre gli occhi sono chiusi. non guardano ne loro, ne me.

« che diavolo state facendo» la mia voce è sicura. Quasi arrabbiata. Questa guerra non è servita a niente allora? Non è servita a rendere libero chi era schiavo.  Perché nella mia mente, malfoy era solo schiavo di una famiglia che non si poteva perdonare o cambiare. Non si possono decidere i genitori dopotutto. Giusto?

« Harry! e ce lo chiedi? È un mangiamorte. Suo padre lo era prima di lui. Hanno torturato tanta gente e fatto del male a tante persone. Hanno ucciso!!» si sentiva nella sua voce la sofferenza.

« No Hern. Lui non è un capro espiatoio! Lui non ha ucciso nessuno. Non ha torturato nessuno» sul fare del male … beh è un serpeverde. È nella loro natura. « tornate nei vostri dormitori! E cinque punti in meno a tassorosso per ognuno di voi se entro cinque minuti non sarete nei vostri letti!»

Si vedeva che lasciavano il posto di malavoglia. Si vedeva che a loro, sarebbe piaciuto continuare. Ma è in un religioso silenzio che ci lasciano. Il leone e la serpe. Un destino che troppo spesso si è messo in mezzo. Rimango a fissare il punto in cui sono spariti. Nel frattempo Draco si è alzato appoggiandosi alla parete, tenendo un lembo della divisa premuto contro il naso sanguinante. È lui ha rompere il silenzio per primo.

« ti sei incantato potter?» no. Mi volto verdo di lui e il mio sguardo non rasenta affatto la compassione. So che lui odia essere compatito. Il suo maledetto orgoglio, molte volte, lo ha portato a dei vicoli ciechi, senza però accettare il fatto che a volte bisogna tornare indietro per riprendere la strada da dove la si aveva lasciata per imboccare quel bivio.

« Tieni!» dalla tasca tiro fuori il mio fazzoletto. Glie lo porgo ma rimane a mezz’aria per un po’. Non lo prende. « Andiamo Malfoy, non fare l’orgoglioso. È solo uno stupido fazzoletto! Non te lo rinfaccerò per il resto della mia vita» come di solito fai tu. Ma questo me lo tengo per me; è meglio così dopo tutto.

Solo adesso lo prende tra le dita e lo porta ad asciugarsi il labbro.  Ma tace. non rimane in silenzio.

« Perché non hai reagito?» lo chiedo d’impeto. Quasi in un sussurro.

Ricordavo ancoras bene quanto Malfoy fosse stato determinante durante la guerra. E’ stato grazie al suo silenzio a villa Malfoy, se abbiamo avuto tempo. Suo è anche il tentennamento nella stanza delle necessità, voleva solo la sua bacchetta. Nulla più. E ancora, ho visto l’espressione  quando suo padre lo ha chiamato, lui tra tanti, in mezzo alla folla di ragazzi distrutti e dilaniati da questa guerra, sotto le incitazioni di voldemort nel farsi avanti per unirsi a lui. Non è rimasto. Solo per sua madre non è rimasto, lo so. Perché solo quando sua madre lo ha chiamato, ha preso quella decisione. Ma non si è fermato. È andato via con sua madre. Come a voltare le spalle al mondo intero e rifugiarsi tra le braccia di una madre che – per quanto la facciata lasci a desiderare – è sempre stata amorevole con il figlio.

«Quando un serpente ti morde … devi succhiare via tutto il veleno» quelle parole incastrarono i miei occhi ai suoi. Rimasi in silenzio dopo questa sua risposta. Stava succhiando via il veleno da lui espanso. Stava semplicemente cercando di vivere. Vivere sapendo che le conseguenze non sarebbero finite tanto facilmente. E forse non sarebbero finite. Ha accettato tutto questo. Ha accettato le conseguenze di ciò che ha fatto o che è stato obbligato a fare.

« lo stai facendo nel migliore dei modi!» un suggerimento per il giovane Malfoy. « degno di un serpeverde pieno di orgoglio eh?»

« Dimmi cosa ci trovi di orgoglioso nel farmi pestare, Potter» La sua voce era acida, ma sembrava più un rimprovero verso se stesso. Si passò il fazzoletto sull’angolo delle labbra, premendoselo e assottigliando gli occhi a quel contatto doloroso.

«Una volta non andavi in giro da solo» avevi le guardie del corpo « e non li avresti affrontati senza un numero superiore di cinque» è la verità. Il tuo bisogno di protezione era troppo elevato all’epoca. «Sei tornato pur sapendo cosa pensasse di te la gente. Sei tornato accettando ogni conseguenza. Questo ti fa onore.» avanzo, superandolo per continuare il mio giro di ronda.

« Potter!» mi fermo. Mi volto al suo richiamo, sollevando un sopracciglio.

« Riprendilo! Era un prestito giusto? non voglio debiti con nessuno!» lo ha messo in chiaro. Era sicuro. una serpe orgogliosa come lui era già tanto se aveva accettato un fazzoletto.

Un mezzo sorriso si aprì sulle labbra prima di scuotere il capo, afferrare il fazzoletto e riprendere a camminare. Ma poi mi venne in mente un’altra cosa da dirgli. Mi stoppai prima di girare l’angolo, e spostai appena la testa verso destra. Senza girarmi, dandogli ancora le spalle.

« Ah» dimenticavo « un motivo per essere orgoglioso di te ci sarebbe!» pausa d’effetto. «non sei come tuo padre!» che ti dia fastidio o meno, è la verità. è ciò che vedo.

Il resto del girò fù abbastanza noioso. Decisi quindi di tornare presto al dormitorio. Non Incontrai Hermione per tutta la sera. Sicuramente – meticolosa e precisa quale è – avrà pattugliato ogni punto del castello accessibile umanamente. Sorrido a quel pensiero mentre mi sfilo il mantello nella mia camera e inizio a svestirmi per prepararmi a dormire. Eppure ho la sensazione addosso, di non essere solo. Di avere qualcuno che mi spia. Mi volto spesso per guardarmi attorno. N i e n t e. Eppure i miei sensi non hanno mai sbagliato. Mi sono sempre fidata di essi. S e m p r e. E sono ancora qui grazie a loro, giusto? Il formicolio alla nuca poi, è un enensimo segnale. Mi volto di scatto verso la finestra e la vedo. La dama che infesta questa torre. MI osserva, sollevando il suo mento con eleganza, da perfetta dama di corte.

« che ne dice se magari si annuncia quando sta per arrivare? sa com’è, ho vissuto praticamente l’ultimo anno a decifrare ogni sensazione e ogni rumore possibile che mi pareva sospetto! Almeno qui dentro vorrei non doverlo fare»

Quando eravamo alla macchia, ognu suono raccontava qualcosa, ogni folata d’aria portava un odore, come quando Hermione si è quasi fatta scoprire con il suo profumo di vaniglia e rose. Si … quel perfetto profumo che accarezza la sua pelle e la caratterizza … No! non ci devo pensare adesso. Mi concentro sulla dama. Si. è meglio.

« Chiedo venia mio giovane Grifondoro! Sarò più discreta la prossima volta. Ma ho visto che hai qualcosa per me, e non potevo aspettare l’alba!» i suoi occhi cadono sul fazzoletto impregnato del sangue di malfoy.

« Ma ..» perplesso avanzo le mie parole. « non ho niente per lei! non capisco che cosa intenda lei per essenza di grifone!» La sua espressione accigliata e superba mi fece sentire un vero idiota. E forse un po’ mi irritò anche. Lo devo ammettere. Sospirò sonoramente prima di iniziare a parlare.

« L’essenza può essere tutto mio caro giovanotto. Che sia un pensiero, un’ideale, un’idea, un nome, una persona, o … un gesto!» e i suoi occhi rimarcano maggiormente il riferimento al fazzoletto. « Quel fazzoletto è un simbolo. Il proprietario di quel sangue deve essere una persona fiera e superba, sottovalutata e temuta per la sua irruenza e il suo impetuoso carattere» Era malfoy in tutto e per tutto. Peccato che lei stesse descrivendo le caratteristiche di un grifone « Una nobile creatura il grifone. Tanto più per l’animo. Il proprietario o la prorprietaria di quel sangue nasconde dentro di se una vera essenza di grifone!»  I grifoni – ho letto – non sono come gli ippogrifi. Sono leali e nobili verso chi dimostra loro lealtà. Sono coraggiosi anche se non fessi. Territoriali effettivamente, Ma dalla forza d’animo incredibile. E forse Malfoy in questo è associabile ad un grifone.

« Non ci credo…» sorrido e lo trovo così assurdo ma al contempo divertente che mi viene quasi da ridere. Appoggio la mano sulla fronte, chiudendo gli occhi. Scopro di essere incredibilmente stanco. « Beh … Allora meglio così giusto? qual è il prossimo oggetto?» cala il silenzio. Il fazzoletto è sparito, così come anche la dama. Eppure sento la sua presenza.  mi guardo attorno. Ma dove diavolo è finita? E poi la sua voce, mi rimbolba nella testa.

« l’ultimo ti verrò detto più avanti giovane potter. Perché non sono io a decidere gli ingredienti»

«Come?? E chi allora!» e per un attimo mi cola il panico addosso. « Aspetti!» ma niente. lLo sento da me che se ne è andata definitivamente. Sospiro sonoramente, buttandomi sul letto e chiudendo gli occhi. Incredulo e decisamente stanco, senza aver fatto nulla di che. Riapro gli occhi per fissare il soffitto per un istante, prima di richiuderli, addormentandomi più in fretta di quanto credessi, scoprendomi a domandarmi che cosa stesse facendo Hermione.

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Capitolo 9
*** Il dono del riflesso ***


[Hermione]



Credo si arrivi ad un punto della propria vita in cui tutto, ti porta a compiere una scelta. Lo facciamo da sempre. Che siano esse importanti o futili. Possiamo scegliere se mangiare pane tostato con marmellata, o cereali alla mattina, o se seguire un amico in una follia o restarcene a casa aspettando che passi tutto, sperando e pregando che passi in fretta. Eppure entrambe le scelte potrebbero condizionare completamente la vita di una persona. Entrambe - pur nella loro grandezza o piccolezza - possono determinare qualche evento della nostra vita. Perchè le piccole scelte, portano sempre e comunque al grande bivio della nostra vita. Quello in cui si decide se "portarsi a casa il montepremio" o meno. E quando senti che è arrivato il momento, sorge una necessità vitale. Quella necessità che le persone solitamente possiedono, di allontanarsi da tutto ciò che riguarda terzi, e stare per conto proprio - dalle voci, dagli sguardi, dai pensieri e dalle idee - , non per riflettere - non c'è nulla da riflettere - ma per raggiungere uno stato di calma assoluta che permetta di compiere questa scelta così importante e capire se ascoltare... il cuore o la mente. Ecco. Ne ho bisogno. Io che ho sempre usato la mente, il mio cervello, la mia conoscenza, per risolvere i problemi, mi trovo a non sapere quale strada prendere, spezzata per la prima volta tra ragione e sentimento. Ho un bisogno impellente di respirare quell'aria notturna e solitaria che il castello sa regalarmi quando lo percorro. Immerso nell'oscurità, spesso rievoca ricordi legati all'ultimo anno che abbiamo passato a fuggire e nasconderci, attaccare di nascosto e ancora fuggire. Ma so bene che si tratta di un passato che non può tornare. O se mai dovesse tornare saremo pronti per affrontarlo. Mi soffermo a pensare da sola tra quei corridoi deserti - come minimo!! -. é bello poter sentire almeno per una volta, una sola volta, il proprio pensiero e basta. Come se volessi fare il punto sella situazione. Un punto che è difficile da definire. Ho sofferto. Ho sofferto per un amore che è cambiato. é cambiato da quando Ron è sparito via da quella tenda abbandonandomi. Non doveva. Non doveva abbandonarmi. Non doveva farlo. Sono convinta che sia stato quello a scatenare il susseguirsi degli eventi. Cammino. Senza una meta. Forse a zonzo. Per un attimo desidero avere la mappa di Harry, ma mi do della stupida da sola. Chi meglio di me può conoscere questo castello? Andiamo. Solo perchè sono stata lontana un anno, non vuol dire che IO possa dimenticarmi. Ok. Dimenticarmi forse no. Ma... confondermi? Un rumore lontano di piatti rotti mi fa sobbalzare. Lo sguardo fende l'oscurità aiutato dalla bacchetta. La alzo maggiormente per capire dove i miei piedi mi abbiano voluto condurre, mentre la mia mente perdeva la sua prima partita con il cuore. I quadri. Le armature. Gli arazzi. Ricordo questo posto.

« Le cucine...» il mio sussurro arriva lento. E sento le labbra tirare in un sorriso. Ora mi spiego il rumore dei piatti rotti. Faccio per avanzare quando mi fermo nuovamente di colpo. I miei occhi cadono su una stanza, che non ricordavo di aver visto. O forse è sempre stata li, e non l'ho mai notata prima. Eppure il fatto che sia semi-aperta mi desta dei sospetti. E se non fossero stati gli elfi domestici delle cucine a rompere qualcosa, ma degli studenti di Tassorosso di ritorno alla loro casa comune, dopo una notte di divertimento a spasso per il castello? Non può che innervosirmi questo pensiero. Lo so lo so. So bene a cosa pensate. "lo hai fatto tu per prima. Dovresti essere l'ultima a poter parlare". Ma io l'ho fatto per cause di forza maggiore. Si si . Proprio così. Avanzo silenziosamente. lo faccio con lentezza. Con incredibile lentezza. Mi sembra di annullare il mio respiro addirittura. Con un colpo di spalla, la porta si apre completamente, svelando la stanza per la sua .... solitudine.

« Non...Non c'è nessuno...» Non ne sono convinta. Possibile che ci sia solo uno specchio? Passo al setaccio visivo la stanza. Non sono ancora convinta. «Homenum Revelio» Fermo. Nulla si muove in quella stanza. Nulla si sente. Neanche un fiato. Abbasso la bacchetta. Sospiro e il mio sguardo - nel voltarmi - si posa sullo specchio. Fugace e veloce, ma abbastanza intenso da farti bloccare completamente. E non mi accorgo neanche che il mio corpo avanza verso lo specchio. Lo guardo intensamente ormai. E quello che vedo mi lascia senza fiato. Il mio riflesso c'è. Lo specchio me lo rimanda come è adesso. Eppure nei suoi occhi vedo qualcosa che mi costringe a studiare quella figura. Non vi è insicurezza. Non vi sono dubbi o paure. C'è solo certezza e consapevolezza. Di quelle disarmanti, capaci di far abbassare la guardia a chiunque. Persino a me. Porto le mani alla bocca per evitare che da essa possa uscire anche solo un grido. Perchè i miei occhi hanno visto quella mano sbucare dall'estremità laterale dello specchio, e afferrare la mano del mio riflesso. Un riflesso che non comando più io, e che sembra fare i comodi suoi. La guardo, mentre stringe quella mano e si volta verso la sua direzione. E la figura che appare accanto a lei, è quella dello stesso ragazzo moro dagli occhi verdi che hai lasciato nella torre poco più di un'ora fa. Li guardo. Guardo quelle figure stringersi la mano. Guardarsi negli occhi e perdersi. Come se fossero destinati a stare assieme. Mi allontano. Mi allontano appena fino a scostarmi dalla traiettoria dello specchio. Abbasso le mani e chiudo gli occhi. Shhhh. Ascolta. Ascolta quella voce. Ascoltala perchè è il cuore che sta parlando adesso ed esige - pretendo - ascolto. Ascoltalo. Perchè c'è un solo nome che urla ad ogni battito da quando hai visto quell'immagine.

«Harry..!» Non mi soffermo neanche a pensare che razza di specchio sia quello. Ci tornerò dopo col pensiero. Ora, tutto, di lui, mi invade. La mente, il cuore, i polmoni che iniziano a pretendere più ossigeno visti i battiti accellerati del cuore, per la corsa in cui mi sono buttata per tornare alla torre. Lui sarà li. Me lo sento. Mi fermo solo quando sono arrivata davanti al ritratto, dicendo la parola d'ordine in fretta e furia e ignorando le parole del dipinto. é impellente come bisogno. Salgo le ultime scale che portano alla sua stanza e ... mi fermo. Fisso la porta con la mano alzata a mezz'aria, il pugno chiuso. Coraggio. Un bel respiro. Bussa. e lo faccio. Busso ma non aspetto il permesso. Spingo la porta e - come pensavo - lo ritrovo a letto, che dorme.

«Seh... Stavo ancora fuori se aspettavo il permesso...»Mi avvicino, sedendomi sul ciglio del letto. E non riesco a smettere di guardarlo. A sorridere. Rimango a fissarlo per.. quanto? non lo so neanche io. Finchè non mi decido.

«Harry... Harry sveglia!!» le dita si chiudono appena sulla spalla per dargli una leggera scossa affinchè agevoli il risveglio, ma sono delicata. « Andiamo Harry, è importante!» Lo vedo saltare a sedere con la bacchetta in mano, e la punta ovunque, tranne che davanti a se.

« Chi... cosa...» Con la mano libera inforca gli occhiali e - nell'infilarli - mette a fuoco la persona seduta sul suo letto. « Hermione! Che succede! Stai bene? E successo qualcosa? Dobbiamo correre??»la sua voce è allarmata e preoccupata. Si guarda attorno e inizio a chiedermi se abbia fatto bene a svegliarlo...

«Abbassa la bacchetta Harry! Dormi con la bacchetta sotto il cuscino?» Ora che il signore oscuro è stato sconfitto e ci troviamo ad Hogwarts ... Perchè questa precauzione? «Oh... scusa! L'abitudine..» La abbassa e si stropiccia gli occhi da dietro le lenti << ok...dimmi tutto!»

«mentre stavo facendo il mio giro di ronda, mi sono imbattuta in una stanza che credevo sospetta. Insomma, avevo sentito dei rumori e credevo fossero degli studenti, poi la porta era semi aperta... così sono entrata e c'era solo uno specchio. Io mi sono specchiata e ...e li dentro c'ero io e ... »faccio un respiro profondo «poi sei arrivato tu...» il tono disarmato, come quello di una ragazza che non ha più voglia di farsi domande e di chiedersi sempre. Una ragazza che ha capito che forse è meglio lasciarsi andare, che continuare a vivere in questo modo. Rassegnata ormai ai sentimenti che la invadono. «Io... » Quanto possono essere maledette le parole? Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono. Le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portar via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi quando lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare. «...è te che voglio accanto a me».

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Edit Autore: lo so! Tanti anni sono passati - due - ma in questi due anni non ho avuto davvero il tempo, per non dire che sono stata colpita dal blocco dello scrittore XD ma ora ho arricchito la storia e - a parte il finale che devo capire come svolgerlo in modo coerente - ho già in mente l'intera storia :3 spero vi piaccia. baci Dany

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Capitolo 10
*** Segui il Velluto ***


[Harry]


C'è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia. Si pensa sempre di star sognando, quando qualcosa di così inconcepibile ti assale. C'è stato un cucciolo. Un cucciolo di leone. Dormiva. Assopito, si preparava lentamente per undici anni, solo a compiere un balzo. Un piccolo unico balzo che lo avrebbe portato nella vita reale, che lo avrebbe portato al principio della sua esistenza come tale. Undici anni. Undici lunghi anni a dormire, per averne in cambio sette di crescita, lezioni, voglia di riscatto, di mettersi alla prova, e di dimostrare che non è un nome che veste la persona, ma la sua anima. Ha imparato a camminare, a cacciare e a nutrirsi delle soddisfazioni, a godere delle vittorie, e a leccarsi le ferite che le sconfitte infliggevano crudeli. Miagolava. Ma mano a mano quel miagolio stridente, si è trasformato in un ruggito. Ha trovato la tana nel cuore, permettendogli di ospitare persone che sono entrate in punta di piedi e senza sfondare porte. Come lei. Entrata così, per caso, per delle parole pronunciate da Ron - esagerate- e i miei sensi di colpa. Sono stato io a volerla andare a prendere. Io a fare il primo passo. Io a salvarla. E da quel giorno non abbiamo mai smesso di farlo. Tutti e tre. Insieme. Frecciatine, parole acide, prediche...si sono trasformati in dialoghi civili e gentili. Per quello che mi ricordo, alla gente è sempre piaciuto parlare con me. In fondo il modo in cui qualcuno ti dice una cosa non ha molta importanza; l'importante è che ti si apre una porta e puoi guardare all'interno di una stanza che prima era chiusa; non importa come uno ci arriva, quello che conta è poter vedere qualcosa di nuovo e di diverso...

«Harry... Di qualcosa.» Sbatto gli occhi due, tre volte anche. Sono rimasto a fissarla per quanto? Cercando di metabolizzare completamente quelle parole. Le sue. Mi ha appena detto... che sceglie me?
«io...» sussurro. Sento la bocca secca e mi viene da sorridere. Andiamo Potter! Hai affrontato e sconfitto il Signore Oscuro. Puoi mai fare queste figure davanti ad Hermione?
«...ho avuto bisogno di un attimo per capire se non stessi sognando o meno!» le labbra si distendono in un sorriso e le dita si appoggiano sul viso di lei. Lo accarezzano e lo tirano verso di me. Cerco le sue labbra mentre il cuore non smette di galoppare, come a riprendere completamente il ritmo che aveva perso con le parole di Hermione. Vuole recuperare il tempo che è stato fermo. Il tocco con le sue labbra è dolce e magico. Come questo castello. Come la magia che c'è dentro di voi. No. Di più. é una magia diversa e si sente.

«Signor Potter, un pò di decoro!!»
Quella voce. Quella voce che spinge le labbra a staccarsi, e gli occhi a fissare la figura che ha parlato, in piedi davanti alla finestra. Quella voce che ultimamente stai sentendo spesso. Occhi che la fissano, mentre un sospiro esce dal petto, rassegnato. Le mani scivolano via dalle guancie della ragazza e cadono sul letto. Lo sguardo che Hermione rimanda, è di disorientamento e curiosità assoluta.
«Dama di Velluto...Non credevo fosse presente.» Un pò seccante. Decisamente. Con tutti i momenti in cui potevi comparire - dama - proprio ora? adesso? in questo momento? Ma inutile innervosirsi. Quel che è fatto è fatto.
« Hermione, Lei è la Dama di Velluto. é il fantasma di questa torre. Ricordi quando siamo andati nella foresta a cercare l'unicorno, e ti dissi che ti avrei spiegato, e poi non ti ho spiegato niente??» Annuisce con il capo, mentre sposta lo sguardo dalla dama a me.
«Ecco. Stavo aiutando la Dama di Velluto a recuperare delle cose che serviranno per...» lo sguardo cade sulla dama, come a chiedere conferma. Come descrivere la cosa ... risulta complicato.
«Per un medaglione!» finisce la dama. Anzi. Inizia. « Un medaglione che servirà a raggiungere un luogo nascosto, persino per voi che conoscete questa scuola bene. Lieta di fare la sua conoscenza signorina Granger.» Un inchino, profondo e perfetto. Sposta gli occhi su di me successivamente. «Sono qui perchè il terzo ingrediente è stato appena Consegnato Signor Potter!»

Lo sguardo perplesso non può mancare. E la domanda arriva diretta.. « E quale sarebbe. Non sapevo neanche di che cosa si trattasse. Come posso aver trovato qualcosa che non sapevo neanche di dover cercare?» Il silenzio che segue fa sembrare quella domanda stupida e inutile. Il suo sguardo sembra palesemente chiedermi come posso aver formulato quella domanda. Ma non riesce a farmi sentire stupido e sostenendo il suo sguardo, le dimostro che non sto scherzando.
«Non sei tu infatti che me lo hai portato. Ma lei!» Hermione « Si tratta della Scelta. La Signorina Granger ha fatto una scelta importante questa sera. E l'essenza di quella scelta è necessaria per finire il medaglione. Il crine, il sangue e l'essenza...» la sua voce va a sfumare, mentre solleva la mano, chiusa in un pugno. Un pugno che apre e fa scivolare un medaglione, ovale e neanche piccolo, abbastanza grande, formato da filini di metallo sottili nel centro, filini che sembrano formare... « Sembra...» la voce di Hermione fa sciovolare gli occhi su di lei, vedendo la sua espressione concentrata su quel medaglione che, ora, è più vicino, essendosi avvicinato il fantasma. « .. una mappa!» La sua voce non traspare incertezze. Lo sento perfettamente.

«Una mappa?» voce che è un misto di incredulità e stupore « E dove porta!!» Il busto si sporge in avanti per vedere la mappa che ora finisce nelle mani di Hermione. Occhi che la scrutano e la sondano attentamente, mentre la dama risponde semplicemente. « Questo dovreste capirlo voi seguendola...» Rimaniamo entrambi a fissare la mappa in mano di Hermione e la tocco anche, come se mi aspettassi che possa succedere qualcosa. « Andiamo, altri indizi?» Quando il capo si solleva non c'è più nessuno. La dama è sparita, scomparsa, dissolta. Gli occhi fissano il vuoto. « Se ne è andata..» Guardo lei che sembra concentrata e le vedo negli occhi quella luce che le brilla ogni volta che ha qualcosa da studiare. « Tutto bene?»

Si alza di scatto e mi fa sobbalzare, mentre gli occhi la seguono con lo sguardo da dietro le lenti. « Tutto bene Harry! Stavo solo cercando...di risolvere... Vado in stanza! vedo se c'è qualche libro sulla storia del Castello che ci può aiutare!!» Rimango a guardarla sbalordita ma sogghigno già e mi viene da ridere se penso che non cambierà mai. Sarà sempre lei. E riesco ad intercettarla quando fa per andare via, afferrando al volo la sua mano per stringerla, Mi alzo avvicinandola a me .
«Aspetta!» e cerco ancora le sue labbra morbide e profumate, baciandola delicatamente e dolcemente, per staccarti subito dopo. « Ecco... ora puoi andare » e guardare l'imbarazzo nei suoi occhi, sulle guancie sotto forma di rossore e sulle labbra con un sorrido debole ma sincero, ti fa sentire grande. Ti fa sentire potente. Come se fossi sulla cima del mondo e sopra di te, non vi è nessuno.

« Buona Notte Hermione!»

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Capitolo 11
*** Capitolo provvisorio ***


Wao, è un sacco che non entro °-° ma è un sacco che mi mancava voglia e motivazione. A breve un nuovo capitolo a sostituzione di questo :D
Enjoy <3

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