Inside of me... di Danilotta (/viewuser.php?uid=158860)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il pensatoio ***
Capitolo 2: *** Fatto il misfatto ***
Capitolo 3: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 4: *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
Capitolo 5: *** Crine di Unicorno ***
Capitolo 6: *** Lenta Tortura ***
Capitolo 7: *** il ruggito del grifone ***
Capitolo 8: *** Il sangue del Diavolo ***
Capitolo 9: *** Il dono del riflesso ***
Capitolo 10: *** Segui il Velluto ***
Capitolo 11: *** Capitolo provvisorio ***
Capitolo 1 *** il pensatoio ***
Quarto Anno
«Harry
Potter»
Un
rantolo.
Una voce smorzata. Forse dalla paura. Forse dalla sorpresa. Troppe
furono le
sensazioni che si susseguirono e riempirono quella sala così
gremita di gente. Lo
sentivo. Troppe perché una sola stanza – per
quanto grande possa essere – le
potesse concentrare completamente. Stupore – generale
– nello scoprire quel
nome così conosciuto, amato, odiato. Rabbia e invidia,
covati dagli studenti
più grandi. Loro che potevano erano stati scartati, mentre
io .. il prescelto
no. la paura negli occhi di chi la verità la conosce. Una
paura che penetra
nelle ossa di un vecchio mago dalla barba lunga e argentea e dagli
occhiali a
mezzaluna. Che pulsa nelle mie tempie. Quelle di un ragazzo –
sono solo un
ragazzo maledizione - troppo giovane per poter partecipare. Che scorre
nelle
vene di chi ha paura di perdere qualcosa di importante. Come un amico.
O forse
qualcosa di più. Il silenzio parla. Sussurra. striscia e
esplode nelle orecchie
di tutti. Eppure non le sentite? Quelle parole? escono dagli sguardi
che tutti
stanno rivolgendo a m e.
«Harry
Potter» nuovamente viene ripetuto, avvertendo maggiore
intensità nella voce.
«
Vai!» ed è
Hermione che mi spinge a farmi avanti. Quel tocco che aveva lasciato
sulla mia
pelle, una scia dolorosa di calore. Paura? Ansia? Neanche io lo sapevo.
Sapevo
solo che fu quella spinta che mi diede la forza di compiere i primi
passi. Incerti.
Titubanti. Tutti seguono il mio trascinarsi, oltre una porta che
conduce al
principio di qualcosa che , ancora non lo sapevo, avrebbe cambiato
molte cose. ma
un’ultima occhiata si posa sulla figura
della mia migliore amica, potendo scorgere nel suo sguardo, tutto
quello che di
buono non c’era. E poi, il buio.
*****
Nessuno.
più
nessuno mi circonda. Sono solo. Il silenzio è assordante.
Urla nelle mie
orecchie senza permettermi di poterlo riempire. Urla perché
è vuoto. Urla
perché si vuole fare ascoltare. Tra poco tocca a me. E in
momenti come questo,
non riesco che pensare a lei. alla sua voce, delicata e preoccupata,
che
attraversa la tenda e mi parla. Mi rassicura. Mi cerca. Mi culla tra
l’orgoglio
di un guerriero e la fragilità di un ragazzo. E quando ho
sentito le sue
braccia attorno al mio collo, stringermi, mi sono detto che forse, non
è poi
così brutto morire, se quello era il paradiso. e non riesco
a concentrarmi.
Penso a lei. ancora a lei. solo a lei. mi alzo deciso. Ora tocca a me,
affrontare il mio drago. E devo farcela, per tornare da l e i.
*****
Sesto Anno
“Fa
male anche a te harry? Quando vedi
Ginny con qualcuno?»
No.
no Hermione non fa male. e se pensi
davvero questo vuol dire che sono bravo a raccontare le bugie. Che sono bravo a
nascondere in posti
reconditi del mio cuore, tutto quello che provo. Che sento. che vorrei
dirti.
Sussurrarti. Come ad esempio che potrei stare ore a guardarti. A
osservare quei
tuoi occhi profondi e pieni di fuoco. pronto a perdermi e –
perché no – a
scottarmi. A passare le dita tra i riccioli dei tuoi capelli. Per
poterci
giocare mentre tu mi parli. Ma il capo annuisce contro voglia.
Nonostante tutto
so che devo continuare a fingere. Perché sei la donna del
mio migliore amico.
«
so che fa male.» trovo il coraggio e
appoggio il braccio attorno al tuo collo.
«
non guardarli! Dai vieni con me.
Andiamo a fare una passeggiata ..» oso ancora. scivolo con le
dita lungo il
braccio per afferrare la tua mano. Delicata e profumata. Lo ammetto.
Sono un
vigliacco. Ho lasciato che gli istinti mi spronassero. Ho lasciato che
la mia
mano bruciasse a quel contatto. Ma per un attimo. Un secondo. Un
istante, la
volevo mia.
*****
“Torna
dentro! Monto io la guardia per oggi”
La
mia voce riecheggiava prepotente, per la vallata, immortale e
silenziosa per le persone che le si imbattevano. Affollata –
troppo – per me
che stavo subendo questo supplizio. Ron è andato via. sapevo
che era colpa del
medaglione. Sapevo che quelle cose non le pensava davvero. eppure
l’ho lasciato
fare. l’idea che potesse finalmente lasciarmi qualche attimo
da solo con lei,
mi ha spinto a commettere questo gesto troppo sconsiderato. Ma che
razza di
amico sono. che amico posso mai essere se spero di restare solo con la
ragazza
che il mio migliore amico ama? Sono un ragazzo. Un semplice ragazzo che
si è
trovato in una situazione più grande di lui, senza decidere
davvero di volerci
entrare. Senza che potessi prendere la decisione morale di potermi
tirare
indietro. A dire il vero forse non lo avrei mai fatto. L’aria
fresca della
vallata mi lasciava spazio a pensieri più tranquilli. E con
il pensiero mi
trovavo a ripensare quanto fosse accogliente hogwarts, a quello che
darei per
sedermi al tavolo dei grifondoro e banchettare con i miei compagni.
Ridere,
scherzare. Giocare. Pensieri che dovrebbero affollare la mente di un
ragazzo
normale. Ma io non sono normale. Non lo sono mai stato. ed è
con questo
pensiero che ammiro l’alba che sta dipingendo quella foresta.
Decido dunque di
rientrare. La tenda
è calda rispetto al
clima gelido che c’è li fuori. E lei è
li. Si sente l’odore di rosa diffuso in
quella stanza. Il suo odore. Gli occhi verdi si posano su di lei. stesa
li
sulla brandina. Indifesa. Piccola. Eppure – nella sua
fragilità – forte ed
orgogliosa. Coraggiosa. Perfetta nella sua imperfezione. Sono lenti i passi che mi
permettono di
annullare ogni distanza da lei. come sono lenti i movimenti di ogni
altra parte
del corpo mentre cerco di riavviarle una ciocca di boccoli dietro
l’orecchio. Sto
sorridendo. Come un
ebete lo so. Ma lo sento. sento le mie labbra tirare. E la voglia
irrefrenabile
di baciarla c’è. è tangibile. Presente.
Tanto lei dorme. Non se ne accorgerà
mai. Chino il capo, lasciando che le mie labbra si posino delicate su
quelle di
lei. morbide. Dolci. Soffici come il bacio che le ho regalato. Con il
suo profumo
che inebriava i miei sensi, fermarsi è stata una tortura
esagerata per me. Non mi
ci è voluto che qualche secondo per capire che è
stato un errore. Perché sono
consapevole che adesso che le ho assaggiate, non riuscirò a
non desiderarle
ancora. Non importa che lei non lo sappia. È qualcosa che mi
porterò nel cuore.
Per sempre.
*****
Perché
il suo sguardo fosse cambiato, non riuscivo a capirlo. Eppure quella
mattina – la prima da quando ron era andato via in cui non
piangeva – aveva uno
sguardo diverso. Indagatore. Per nullo imbarazzato. Cercava di scrutare
ogni
mia mossa. non capivo davvero quello che faceva. Ma la cosa che mi
rincuorava,
erano gli occhi asciutti. Non piangeva. E non sembrava disperata.
Chissà che
cosa aveva in mente per poter dimenticare così tanta
disperazione. Sembrava
… confusa. Eppure accecata da una
sicurezza disarmante. Glie lo si leggeva in faccia. Non avrebbe
più sofferto.
*****
«
Harry, svegliati! Siamo quasi arrivati, ti devi vestire. Manchi solo
tu»
La
voce della mia migliore amica riesce a penetrare nelle mie orecchie
e a far svanire come fumo i ricordi che mi affollavano la mente,
durante il
viaggio che mi avrebbe condotto al mio ultimo anno a Hogwarts.
«non
stavo dormendo! Volevo solo far riposare gli occhi!»
Risistemo
gli occhiali sul naso così da poterla guardare meglio. Ha
già
la divisa dei grifondoro in dosso. E così anche Ron, Neville
e Ginny. La mia
ragazza. che cosa mi abbia spinto a far entrare Ginny nella mia vita,
ancora
non riesco a comprenderlo. Forse speravo che riempisse quel vuoto che avvertivo come incolmabile
nel mio cuore. Creato
da colei che mi sedeva accanto e che torturava il mio stomaco ogni
volta che si
mostrava a me. Ci
misi un attimo ad
indossare la divisa scolastica. Come mi mancava sentire
l’odore di pulito sulla
mia pelle. Chiusi gli occhi per assaporare meglio questo istante.
«tutto
bene Harry? sei pensieroso»
Hermione
mi aveva spinto ad aprire gli occhi per guardarla. Ginny
parlava fitta fitta con Ron mentre Neville era uscito dallo
scompartimento. Anche
lei mi aveva sussurrato quasi. I suoi occhi erano preoccupati. Cosa che
mi
procurò un capogiro allo stomaco.
«si
tutto bene! stavo solo ripensando a tutto quello che abbiamo
passato. sono contento che sia finita. Ora posso davvero essere
… » quei
secondi di pausa devono
essere stati
interpretati male da lei. come un attimo di debolezza, o di
difficoltà, perché fu
lei a finire la frase.
«
libero di essere un ragazzo normale?» il suo sorrido dolce mi
sciolse ogni nodo che possedevo. Compreso il mio sorriso.
«
Esatto!»
«
ma Harry … tu non sei mai stato normale. Tu sei speciale. Lo
sarai
sempre. Almeno per loro» si riferiva a Ron e Ginny
« e per me» quelle due
semplici parole riecheggiavano nella mente facendo eco nel mio cuore.
Per lei …
per lei ero speciale. Si. ma come migliore amico. Solo migliore amico.
E prima
lo capivo, prima potevo ricominciare a stare bene. eppure il mio corpo
– come quel
giorno in tenda – si mosse da solo. La mano si
posò sulla sua, istintivamente stringendola
forte. Ebbi il coraggio di fermarmi li. Di non andare oltre.
«
grazie»
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Capitolo 2 *** Fatto il misfatto ***
[Hermione]
Suonava strano quel
ringraziamento da parte sua. Non avevo
mai notato quel tono prima. con lui non c’è mai
stato un allontanamento. Mai.
Neanche quando si era fissato con quel libro di pozioni di Piton. Anche
in quel
caso, per quanto fossimo in disaccordo su quel libro – non ci
siamo mai
allontanati. Lui non mi ha mai abbandonato. Come non l’ho
fatto io. Il nostro
legame è sempre stato saldo. Ma nell’ultimo
periodo .. da quel giorno in tenda,
lo sento più distante. Pensieroso. E poi quel bacio. Ci sono
tante domande che
vorticano attorno a quel gesto. Con
che
intenzioni è stato fatto? Quale significato aveva? Da quel
giorno sono sempre
rimasta in dubbio. Gli attimi per pensarci erano sempre pochi dati i
tempi, ma
quando riuscivo a ritagliarmi del tempo per me, i miei occhi si
soffermavano su
Harry. non su Ron. Ma su Harry. il mio migliore amico. La mia
è solo
preoccupazione. Non starei con Ron altrimenti. Ron è il mio
ragazzo. È l’uomo
che amo. E perché mi sono ridotta a ripetermelo se ne sono
così convinta?
«Su coraggio! manca
poco e potremo gustare un banchetto coi
fiocchi! Non ricordo neanche più come sono fatti, visto il
tempo che siamo
stati via.»
Perché sto cambiando
discorso? e perché la mia testa non la
smette di farsi domande sceme?
«giusto! dopo di che
si ricomincerà con le lezioni» si
aggiunse Ron alla conversazione «e di conseguenza le nottate
a studiare, le
esplosioni nei calderoni con pozioni inverosimili»
Ora fu Harry a inserirsi.
« E il Quidditch? Non
dimentichiamoci la stagione del Quidditch! Quest’anno
serpeverde non avranno
scampo.»
Lo scoppio delle loro risate mi
fece catapultare indietro
col tempo. a qualche anno prima. quando si pensava ancora a superare un
altro anno
a scuola. a come divertirci quando sarebbero state le vacanze, a
fantasticare
su ogni genere di cosa ci veniva in mente.
si. nell’aria posso sentirne l’odore.
L’odore di qualcosa che è tornato.
Forse più nuovo di prima. forse migliore. Mi lascio andare
allo schienale dal
trano, lasciando che i miei occhi si ubriachino di questa visione. I
loro
sorrisi sui volti. La sicurezza di una tranquillità che
aspetta solo di essere
sconvolta.
[Harry]
Il discorso della preside
McGranitt è stato esaustivo e
sintetico, ma racchiudeva tanti significati intrinsechi alle parole
stesse. È come
se avesse voluto darmi un messaggio. Quello di riprendermi
ciò che avevo perso.
Di ricostruire i cocci della mia vita. pezzo dopo pezzo. Senza
possibilità di
romperli nuovamente. Ha ragione lei. il fatto che la guerra per la
sopravvivenza sia terminata, non dobbiamo dimenticare quella
più importante di
tutte. Quella della nostra vita. ma che cosa voglio io della mia vita?
che il
mio destino sia diventare un Auror, è una certezza. E mi
impegnerò al massimo per
poter frequentare l’accademia. Ma … si.
c’è un ma. Non riesco a far tacere
dentro di me, quel ruggito possente che continua a dirmi “
vai e prenditela! Lotta
per lei”. e quando è il cuore a parlare, fa sempre
male.
«uhm?» dei
suoni. Che me li sia immaginati?. Tendo l’orecchio
mentre aspetto prima di proseguire per i gradini della scala. Ed eccolo
nuovamente. Indefiniti. Dietro una porta che conduce al sesto piano. Afferro la mappa del
malandrino, ghignando
appena. facile sapere chi si nasconde li dietro. È in arrivo
il primo
pettegolezzo della serata. Il primo con cui poterne parlare con Ron ed
Hermione. « giuro solennemente di non avere buone
intenzioni» lo sussurro
appena mentre quel pezzo di pergamena, lentamente, si trasforma in una
perfetta
piantina incantata del castello. « dunque … sesto
piano … sesto piano ..Lumus»
una luce fioca appare dalla punta della mia bacchetta. «
molto meglio.» scorro
sulla pergamena fino a trovare ciò che cercavo, ma ad un
prezzo caro. Sento lo
stomaco rivoltarsi e le fauci seccarsi. La nausea sale. Lo sento. sta
salendo. Proprio
mentre sto leggendo i due nomi sulla mappa. Ginny Weasley e Dean Thomas. Ok. non la amavo. Eppure
non riesco a
togliermi questa sensazione di malessere. No. non è
possibile. Devo tenere
stretta la bacchetta per evitare che casa mentre qualcosa dentro di me
si
rompe. Non mi fermo neanche a pensare che forse stanno solo parlando.
Non mi
fermo neanche a pensare che forse niente di quello che vedo
è vero. Non mi
fermo neanche a pensare che forse non stanno facendo niente di male.
no. ho subito
pensato che si stesse divertendo con L U I.
ed è con faccia schifata che mi trovo a
continuare la mia scalata fino
al ritratto della signora grassa. Biascico la parola d’ordine
e mi getto sul
primo divanetto che incontro. È deserta. O almeno
così credo. ma la persona che
è con me in quella stanza e che decide di non parlare
ancora, mi lascia il
tempo di guardare il fuoco che scoppietta nel camino. Le mani dietro la
nuca. Gli
occhi persi a quel calore. La mente, lontana chissà quanti
anni luce. Tengo a
Ginny. Era sempre molto dolce con me. Disponibile. Perché
allora? Perché non
sono riuscito ad innamorarmi di lei così come speravo? Sono
stato uno sciocco a
pensare che il classico detto “ chiodo scaccia
chiodo” potesse servire davvero.
e mi sento uno schifo se penso che ho usato Ginny per questo scopo.
Eppure quell’affetto
fraterno non si è mai trasformato. Forse perché
la piccola weasley non è mai
riuscita a capirmi. Non come L E I . Lei che adesso – e solo
adesso – si fa
avanti da una poltrona che dava le spalle alla mia figura. L E I, che
si
avvicina a me e si siede ai bordi del divano. L E I che quando mi
accarezza i
capelli – come fa sempre quando sa che qualcosa mi turba
– manda scosse
elettriche così piacevoli da far impazzire il più
sano dei pazzi. L E I, che
sembra un’eterna e dolce dannazione.
« Harry! tutto bene?
sei sconvolto» cerco i suoi occhi e vi
vedo aleggiare seria preoccupazione. Sospiro. Li richiudo per
strapparli a
questa tortura.
« No. cioè
.. sto bene credo … ma … c’è
qualcosa che devo
dire e se non la dico a qualcuno scoppierò me lo
sento» è una supplica la mia. Una
supplica subliminale. Una
supplica che
sembri intenzionata a cogliere.
« ti ascolto
harry!» la sua mano cade sulla mia. No. si
appoggia. Me la stringe. Lei c’è. lei
c’è sempre stata.
« Si .. Si tratta di
Ginny» prendo fiato. « stavo salendo le
scale per venire alla sala comune quando ho sentito dei rumori. Ho
preso la
mappa per vedere chi fosse. Ma io … non pensavo di leggere
il nome suo e quello
di Dean» sono sincero. Mi alzo lentamente, andando vicino al
caminetto. Appoggio
un braccio sullo stipite e vi appoggio la fronte. Gli occhi ancora
iniettati
del fuoco del camino. «e sai una cosa? Non sento niente
…» è la verità? si. ed
è una triste verità. « se non qualche
avvisaglia di malessere al principio, ma …»
sospiro. « adesso .. non sento niente. neanche una lacrima.
Niente. la verità e
che mi sono illuso di poter vedere altro in noi che semplici amici. ma
è
inutile. Non provo niente che vada al di là
dell’amore fraterno.» e si questo
mi fa soffrire. Il senso di colpa nell’averla usata.
Nell’averla
assecondata. Faccio
per continuare
quando sento le mani delicate di lei, avvolgermi il torace, mentre
davanti a
me, si para un cespuglio di capelli ricci, ed una stretta decisa. Un
abbraccio.
« Mi dispiace tanto
Harry …» il suo sussurro. La mia
reazione. La accolgo tra le mie braccia, mentre chino il capo, per
poterlo appoggiare
sulla sua spalla. «non devi …» la mia
risposta. Una mano accarezza i capelli,
afferrando dei riccioli e definendoli. « ci sei sempre stata
Hermione ..» il
suo profumo .. «sempre. Non mi hai mai lasciato.»
sussurri, custoditi all’interno
dell’orecchio a cui li sto sussurrando. « Non farlo
mai ti prego! Non lasciarmi!
Resta sempre con me!» no. devo fermarmi. Devo mettere fine a
questa cosa. Perché
non posso farmi del male. non ancora. lentamente e con una dolcezza che
non
credevo mi appartenesse, riuscì
a
distaccarla da me. Passai una mano sulla sua guancia accennando ad un
piccolo
sorriso . «non ti preoccupare Hermione. Domani
parlerò con Ginny. Basta vivere
nella menzogna. » ho deciso. Affronterò il destino
e la sorte di coloro
che cercano di
rubare la ragazza al
proprio migliore amico. Tutte. Ma lei sarà mia. Mi
apparterrà. E potrò davvero
dire di essere completo.
« Buona notte
Hermione! Dormi bene! non dire niente a Ginny.
Voglio essere io a parlare con lei»
Silenzi, sembrano immensi.
« va bene
Harry.» è scombussolata. Forse per
l’ora. O per le
frasi che le ho detto. Mi avvio verso la scalinata che porta ai
dormitori. Mi segue
anche lei. quando sto per aprire la porta sono costretto a fermarmi.
«Harry ..»
anche lei è sulla porta. lo vedo quando mi giro.
« per quello che vale … io non ti
lascerò mai, resterò sempre con te ..»
e
prima di vederla sparire dietro la porta, non potevo non vederlo il
rossore che
conoscevo fin troppo bene. un sorriso
quasi ebete si dipinge sul mio volto mentre entro nella
torre. Mi butto
sul letto e lascio che il sonno si impossessi di me, ripensando ancora
a quelle
parole. “ resterò sempre con te”.
È la mia prima FF
°-° ho sempre sognato che Harry e Hermione
avessero almeno una possibilità.
Sono apertissima alle critiche
costruttive e ai suggerimenti
:3
Spero non vi annoi
>.<
Buona lettura :3
|
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Capitolo 3 *** L'inizio della fine ***
[Hermione]
Lo sento. Maledetto smettila.
Smettila subito di battere
così veloce. Lo sento, quel rossore che mi ha completamente
invaso. Quelle
parole, sincere, dolci. Ogni dubbio ed ogni paura che lui potesse
allontanarsi
da me, è svanito. Come se qualcuno ci avesse passato la
spugna, lavando via
ogni incertezza. Ogni dolore. Tornare ad essere per lui, quello che
sono stata
per tanti anni. Io e solo io. Nessuna ragazza ha mai vantato un
rapporto così
con lui. Persino Ginny spesso e volentieri, ci rimaneva male nel vedere
questa
intesa così forte, unita, unica. Mi distacco da quella
porta, attraverso la stanza
– occupata solo da me e da Ginny, dato che Calì
Patil ha trovato un valido
lavoro nel negozio di George e Lavanda … beh, sapete tutti
cosa è successo a
lei - e lentamente mi adagio sul letto. Ho voglia di pensare. Di fare
chiarezza
in me. Facciamo il punto della situazione. Harry mi ha appena detto che
Ginny
si stava divertendo con un altro. Mi ha detto che questo non lo faceva
soffrire. Mi ha detto che avrebbe parlato con lei. e ci sono tante
altre cose
che non mi ha detto, semplicemente perché sapeva che bastava
guardarmi negli
occhi per capire che cosa mi stesse comunicando. Ho letto il senso di
colpa che
gli aleggiava dentro. Che lo attanagliava. E immagino anche il
perché. Il suo
animo da grifondoro non poteva sopportare che qualcuno potesse venire
ferito
per un suo errore. No. Non lo accettava. Sento il cuore chiuso in una
morsa. È combattuto
tra due sentimenti vivi e contrastanti al tempo stesso. Il rammarico e
.. la
gioia. Ginny è la mia migliore amica. Mi è sempre
stata vicino ed ero felice
quando lei e Harry si sono avvicinati così tanto.
Però … ci deve essere una
motivazione che ha spinto la ragazza a comportarsi così.
deve esserci. E perché
sento una parte di me che continua a fare i salti di gioia per questa
situazione?
«Hermione!»
Una voce acuta mi strappa via
dal mio mondo di pensieri. E senza
aspettare che i miei occhi si posino su di lei, capisco già
che la rossa si sta
avvicinando al mio letto.
«Ginny! Mi hai
… spaventata» mi sistemo sul letto,
così da
potermi sedere a gambe incrociate e poter guardare negli occhi la mia
migliore
amica. L’odore del senso di colpa che aleggia attorno a lei
è tangibile e così
spesso che si potrebbe quasi tagliare.
« si ho notato. Non
mi hai neanche sentita entrare!» mi
abbozza un sorriso. ma riprende a parlare. « a che
pensavi?»
« alle lezioni di
domani. E al tema per il professor
Lumacorno.» Non ero mai stata brava a mentire. E infatti
sapevo che anche
questa volta non mi era riuscita bene la balla. Ma a quanto pare Ginny
associava
l’agitazione dello spavento ricevuto a quelle parole. o forse aveva
semplicemente voglia di
parlare. « come mai in giro a quest’ora? Lo sai che
è contro il regolamento
Ginny!» eccomi. Secchiona precisina rompipalle al vostro
servizio. Ma lo sapete;
è più forte di me.
« io
…» tace ancora per poco, dopo di che delle lacrime
rigano le sue guance chiare.
« Ginny …
ma cosa?» sono preoccupata e non faccio nulla per
nasconderlo alla mia amica. Mi avvicino sporgendomi col busto e
avvolgendole le
spalle con il braccio.
« io … io
oggi ho fatto una cosa gravissima.» si nascose il
volto nelle mani, e per risposta le strinsi con maggiore
intensità le spalle.
volevo farle capire che io c’ero. Che poteva continuare.
Aspettai che si
riprese, in silenzio e senza fiatare. Perché si sa che in
questi casi, le
parole non servono a niente, anzi, spesso e volentieri peggiorano le
situazioni. «Oggi mi sono attardata a tornare al dormitorio
perché ero con
Dean!» trattenni il fiato, sospirando. « Ginny
…» glie lo sussurrai, nella mia
voce non vi era ombra di rammarico o accusa. E forse fu questa che la
convinse
a continuare.
«Lo so! Lo so
Hermione cosa mi stai per dire! Che ho fatto
male, che sono una pessima ragazza, come mi è saltato in
mente» non continuò
più perché le presi la mano e gliela strinsi
forte. Scossi il capo in un
diniego. Come a negare ogni sua parola detta. «No Ginny
… però .. Solo …
Perché?»
solo questo. mi interessa solo questo. così la smetto di
pensare al fatto che
tutte quelle cose non mi passano neanche per la testa, quando
– a dire il vero –
dovrebbero farlo. Lei prende un bel respiro. Guarda fuori dalla
finestra e fa
un sorriso malinconico. « perché volevo sentirmi
amata …» rimango in silenzio. Confusa
visibilmente. Amata? Mi è capitato spesso di assistere a
scene tra i due. Harry
era così dolce e gentile con lei. perché mi stava
dicendo che le mancava
proprio l’amore?« lo so a che stai
pensando» stava continuando a parlare. forse
più a se stessa che a me «come è
possibile? È facile avere queste sensazioni
addosso fidati. lo sentivo quando lo baciavo. Quando mi abbracciava.
Quando nel
suo silenzio non sentivo nulla. Nulla. Non voleva farsi capire. non si
apriva
con me e non mi rendeva partecipe. E dopo la guerra … tutto
era peggiorato. Non
mi guardava più come faceva all’inizio, non mi
dedicava le stesse attenzioni. Ho
provato ad avere pazienza ma … non ce la facevo
più» ed aveva concluso così.
questa era la sua spiegazione. Seguita da un lungo silenzio e lacrime
di
dispiacere. Ma la mia bocca stava per aprirsi. Si muoveva da sola per
infierire. Perché ero avida di sapere. E mi sono odiata per
questo.
« ne sei
pentita?» glie lo chiesi con un soffio di voce.
come se sussurrandolo facesse meno male.
« no ..
»rispose con un altrettanto sussurro. Forse pensava
la stessa cosa. « ed è la cosa peggiore. Io amo da
morire Harry ma … viste le
circostanze lo rifarei ancora e ancora.»
Non aveva senso. Non capivo.
Non volevo capire forse. o
semplicemente, gioivo nel constatare che tra lui e lei non sarebbe
più successo
niente. « coraggio. Ora andiamo a letto …
» la accompagnai fin sul suo letto e
le rimboccai le coperte. Le feci un sorriso sincero e rassicurante a
cui lei
rispose. E dentro di me mi odiavo terribilmente, soffocavo il seme del
dubbio e
annegavo le domande in un finto dispiacere che provavo per lei. A chi la volevo dare a
bere? ero felice che
Harry non fosse innamorato di lei. Ero felice che Ginny non si era
pentita. Ero
felice che – alla fine – Harry potevo riaverlo per
me. Ma l’unica domanda
capace di distruggere tutta questa inebriante sensazione era unica e
pericolosa
al tempo stesso. Perché?
[Harry]
«Caposcuola?»
La professoressa Mc Granitt ci
aveva convocato nel suo
studio meno di dieci minuti fa. A noi. A me e ad Hermione. Ci aveva fatto aspettare
qualche minuto nel
quale i miei sguardi e quelli di Hermione si erano incontrati parecchie
volte,
interrogativi entrambi. Avevo parlato con Ginny. Ovviamente non
c’era nulla da
salvare. Mi dispiace e si, mi sento in colpa. Ma è giusto
così. non voglio
vivere per sempre nella menzogna. O nell’illusione. Stavo meglio con me stesso.
e lei se ne
sarebbe fatta una ragione. le ho detto quanto per me sia importante
averla
vicino. Le voglio bene. tanto. Ho bisogno anche di lei.
«Si esatto signor
Potter. Caposcuola. Questo è il vostro
ultimo anno e non c’è nessun’altro di
cui mi fidi così ciecamente. E poi ho
pensato che vi sarebbe piaciuto vagliare ogni esperienza possibile,
dato che lo
scadere del tempo qui ad Hogwarts sta per esaurirsi» aveva
incrociato le mani
sulla scrivania e ci aveva guardato da oltre i suoi occhiali.
« dunque?
accettate?» sorrisi alle sue parole. dietro la scorza di
donna ligia e severa,
mi aveva dimostrato di tenere agli studenti della scuola. ad ognuno di
loro. Era
sempre stata in prima fila a difendere i diritti di tutti e a sistemare
le cose
che non andavano. Come quando c’era quel rospo pittato di
rosa della
Umbridge. Era forse
la mia professoressa
preferita, dopo Hagrid « ne saremo onorati
professoressa» anche hermione
sorride al settimo cielo. So che per lei è davvero un grande
onore questo. lei
così ligia per le regole e con la voglia e la passione nel
farle rispettare. quando
le ritiene giusto ovvio. Non come al quinto anno.
« Bene signori. In
qualità di caposcuola alloggerete in due
stanze separate ma della stessa ala. Ovviamente potrete tornare nella
vostra
sala comune ogni qualvolta vogliate. Le vostre mansioni le troverete
appese
nella bacheca che troverete nella vostra sala di ritrovo. Per
delucidazioni o
altro, contattatemi pure. » salutammo alzandoci. Fu un
congedo abbastanza
veloce. Se c’era una cosa che non si faceva con la Mc Granitt era proprio perdere tempo.
tornammo alla
scalinata principale, intenti a salire al settimo piano per raggiungere
il
ritratto della signora grassa.
« ho parlato con
Ginny» la buttai sul naturale. ma la stavo
guardando di sott’occhio. « non stiamo
più assieme. Le ho chiesto però di non
chiudere definitivamente. Sai io … le voglio lo stesso
bene» e lei rispose nel
modo migliore che potessi aspettare. Mi sorrise. Un sorrise che fece
fare al
mio cuore un balzo.« Harry è normale.
L’affetto che vi lega ci sarà sempre. Ma se
non è amore allora hai fatto bene. ora puoi smetterla di
provare senso di
colpa. Eri giovane, e la guerra spesso
mette paura e così ci aggrappiamo saldamente alla prima
emozione che proviamo»
spiegò in maniera diligente. e mi scoprì a
chiedermi se tra lei e Ron fosse
così. ma allontanai questo pensiero dalla mente. «
ero … Giovane?» chiesi
facendo il finto offeso. « per chi mi hai preso? Un
vecchio?» la colsi
impreparata. Quell’espressione che fa sempre di smarrimento
quando capisce che
non ha di che rispondere. E questo mi fa sempre ridere. Come adesso.
« dovresti
guardarti Hermione. Eri così buffa. Certo che lasciarti
senza parole non ha
prezzo davvero.» e per gli ultimi due piani mi sono dovuto
sorbire i borbottii
e le ramanzine dalla ragazza. tutte cose che però non sono
riuscite affatto a
togliermi il sorrisetto dalla faccia. Era bello scherzare e ridere con
lei. perché
mi faceva volare ben più in alto dei miei problemi. Era
naturale con lei. E
senza che lo immaginassi, anche qualcun altro stava osservando con
occhi
diversi, quegli scambi di sguardi, quegli scambi di parole,
quell’intesa che c’era
tra di noi. Persino ai suoi occhi eravamo visibili.
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Capitolo 4 *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
[Hermione]
« Vi state
divertendo?»
Una voce che conosco bene,
prorompe dalla soglia del
ritratto della signora Grassa. Ron si trova li, in piedi, ad
aspettarci.
Braccia conserte mentre il suo sguardo non promette nulla di buono. E
adesso
che cavolo ho fatto? Possibile che sia sempre arrabbiato con me
ultimamente?
Possibile che sia solo io che sbaglio? Scusate, ma no.
« Tutto bene
ron?» il sorriso, lo sento scemare sul mio volto.
« come mai qui fuori?
Stavi andando da qualche parte?» la
voce di Harry era tranquilla eppure avvertivo qualcosa di diverso. Io
la
conoscevo bene. era
più … dura.
« si. veramente stavo
per venire a cercarvi. Sembra che
siate scomparsi completamente dalla circolazione senza dire niente a
nessuno!»
oh no. capivo dove voleva andare a parare. Lo aveva fatto spesso negli
ultimi
mesi. Soprattutto da quando era tornato alla tenda. Ed io non ero
più sicura di
volere che facesse sempre ed irrimediabilmente così.
« Dove siete stati?» ha
continuato lui?
«
Nell’ufficio della MC Granitt. Ci ha convocato ad entrambi
per dirci che siamo stati nominati Caposcuola.» ho spiegato
io veloce. E che
gli stesse bene quella spiegazione. Perché non ne avrebbe
avute altre. Questo è
poco ma sicuro. non gli dovevo niente, perché non avevamo
fatto niente.
«caposcuola? Quindi
dovrete portare la vostra roba nell’ala
riservata a
loro!» la voce cominciava a
diventargli stridula. Lo faceva sempre quando era nervoso o
c’era qualcosa che
non andava. Comportarsi da bambino.
«
sei perspicace Ronald!» avevo assunto anche io quel tono
acido e seccato. Me ne
rendevo conto. Ma
quando è troppo, è
troppo. Ma lui
continuò ad infierire
mentre io ed harry raggiungemmo il pianerottolo. « quindi
dovrete stare solo
voi due. da soli. In due. li dentro.» si stava ripetendo e le
orecchie
cominciavano a diventare rosse. Come faceva sempre quando
c’era qualcosa che
non andava a genio a L U I. «Ti prego non cominciare ancora
con questa storia!»
lo rimbeccai io. Questa era troppo. La goccia che faceva traboccare il
vaso di
tutto un anno passato a sopportare le sue sfuriate.
« Ehi Ron»
ora la voce di harry si era fatta più tranquilla.
Eppure lo vedevo da
me che c’era quella
luce nei suoi occhi di soddisfazione. Una luce che mi inquietava ma al
tempo
stesso lo rendeva
più intrigante ai miei
occhi. « dacci un taglio! Stai diventando
ridicolo!» aveva ragione. incrocia le
braccia al petto e mi voltai verso ron. Decisa più che mai
che questa volta non
avrebbe vinto lui. ho sopportato anche fin troppo a causa sua. Le
continue
sfuriate , le gelosia ad occhi indiscreti. E tutte contro di harry.
« Ridicolo? R I D I C
O L O?» ha scnadito bene ogni lettera
di quella parola. Sembrava quasi una teiera pronta ad esplodere da un
momento o
l’altro. « Si Ronald. Ridicolo! Non lo abbiamo
scelto noi, ed anche se fosse
non ci vedo nulla di male!» prendo posizione. Sento dentro il
fuoco della
ragione che divamba in me. Io ho ragione. Lui ha torto. Per me
l’argomento è
chiuso.
« Certo! CERTO! Per
te è sempre tutto a posto. Nulla è
sbagliato! Tu vai a stare nella torre da SOLA con L U I» Quel
dito accusatorio
viene puntato contro di Harry. e la cosa mi irrita incredibilmente. Lui
non
meritava questo. ma Ron non si ferma. È deciso a terminare
il discorso. « e poi
che cosa vuoi ancora? che vi dia anche la mia benedizione? Che faccia
il
padrino dei vostri figli o addirittura il testimone di nozze?
Miseriaccia
Hermione è mai possibile che ogni scusa è buona
per stare con lui? Hai
dimenticato cosa ci ha fatto patire?»
La guerra non smette mai di
cancellare delle ferite che
possono solo essere emarginate in superficie. Ma basta un sentimento
futile e
devastante come la gelosia per poter lacerare quei deboli punti usati
per
cucire il tutto. A quanto pare Ron non aveva dimenticato. A quanto pare
Ron era
troppo spaventato. Non feci in tempo a rispondere che sentì
Harry muoversi
accanto a me. Aveva i pugni stretti e ci aveva voltato le spalle. senza
dire
una parola, si era diretto verso la scalinata che portava al nostro
dormitorio.
« D-Dove stai
andando?» glie lo avevo chiesto con voce
tremante. Perché speravo non mi lasciasse sola in questo
momento.
«Al Dormitorio! Sono
stanco di queste sciocchezze» la sua
voce era grave. Era davvero stufo. Ron credeva che lui non si
accorgesse di
niente. Che non sapesse delle sue sfuriate. Delle sue continue accuse.
Invece io
sapevo che lui sapeva. Glie lo si leggeva negli occhi, ogni volta che
rispuntava dopo ogni discussione che avevo con Ron.
« Vengo con te!» avevo sentenziato io
apprestandomi a raggiungerlo. Ma la voce di Ron si fece nuovamente
sentire. «
Se vai con lui scordati pure di tornare da me! È la seconda
volta che sei
davanti ad una scelta. La prima volta scelsi lui! adesso? quale
sarà la tua
risposta?» mi sorprese incredibilmente la sicurezza con cui
– dentro di me – la
risposta venne a galla. Incredibilmente sincera, ripeteva le parole che
avevo
detto ad Harry qualche sera fa, il giorno che lui scoprì di
Ginny. Non risposi.
Perché i miei gesti facevano capire molto di più
delle parole. continuai a
salire per arrivare al ritratto. Harry se ne era già andato.
Mi voltai verso
Ron prima di voler sparire nel ritratto. «quando la smetterai
di sbraitare, e
magari di ragionare, capirai il perché ho seguito lui! non
cambierai mai eh?»
furente quasi mi richiusi il ritratto alle spalle. fregandomene per una
volta
di quello che stava pensando Ron. Ora chi che aveva bisogno di me, era
Harry.
[Harry]
Se
prima il gioco aveva iniziato a piacermi, ora mi stava
seccando. Ascoltare Ron fare scenate di gelosia ad Hermione il cuo
protagonista
ero io, mi riempiva di una felicità nauseante. Per quanto
possa essere il mio
migliore amico, All’amore non si comanda. Così
diceva qualcuno almeno. Ma io
non avevo mai provato l’amore. e quando mi si è
palesato davanti agli occhi. Aveva
il volto di qualcuno che apparteneva già ad un altro. almeno
fino a poco tempo
fa. Adesso ne ha avuto abbastanza. Adesso basta così. non
avevo deciso di farlo
venire con me. Non avevo chiesto niente a nessuno. io volevo partire da
solo
proprio perché avevo previsto i pericoli a cui li esponevo.
E solo adesso mi
sembra quasi chiaro il motivo per cui Ron quel giorno era tornato. Non
per
aiutarmi. Non Per dispiacere. Ma per Hermione. Perché
lasciarla sola con me,
voleva dire perderla. Aveva così tanta paura di me? Bene.
gli avrei dato motivo
di averne. La
rabbia che mi dilania le
vene sembra quasi inarrestabile. Talmente soffocante che mi impedisce
anche di
vedere quello che mi circonda. Di godermi questo angolo solitario solo
mio e di
Hermione. Un calcio viene dato alla
prima sedia che incontro, con il risultato che la sedia si è
appena spostata, e
io mi sono appena fatto male al piede. « UHM»
mugugno qualche maledizione a
Merlino prima di iniziare a zoppicare.
«Harry!» La
sua voce mi entra prima nella testa che nelle
orecchie. Mi volto verso di lei. è preoccupata. Ma questa
volta la mia rabbia
non scema solo guardandola negli occhi. « sei impazzito? Ti
potresti far male»
continua lei mentre si avvicina sempre più. è
mortificata. Lo so. Ma io ancora
taccio. Perché so che se apro davvero la bocca per parlare,
potrei non avere
più la forza per trattenermi.
«Non pensava davvero
a quello che diceva … e che … A perso
tanto in questa Battaglia e ..»
E quelle parole sono davvero il
rumore che ha svegliato il
drago sepolto in me.
«AH lui ha perso
tanto Hermione?» sento la mia voce alterata
dalla rabbia. mi trattengo dal non urlare. Continuo a ripetermi che lei
non
centra niente in questa storia. forse riesco a non distruggere tutto.
« Io ho
perso più di quanto la gente creda! Credono che mi sia
divertito a mettervi in
pericolo? Credono che mi sia divertito a perdere i miei genitori?
credono che
mi diverta quando io ho una famiglia in prestito?» amo i
weasley, Molly è come
una mamma per me, Arthur sa essere buono e comprensibile, ed ogni
membro li
dentro è una persona meravigliosa. Tranne Ron in questo
momento. Infatti non vi
è disprezzo quuando pronuncio quelle parole.
«credono che mi sia divertito a
rischiare la mia vita quando volevo semplicemente viverla?»
mi sto avvicinando
a te e senza neanche rendermene conto. « credono sia stato
divertente vedere
che ti torturavano? Credono sia stato divertente vedere morire tutti
quelli che
amavo uno dopo l’altro?» adesso ti sono proprio
davanti. Il fiato è grosso. Il mio
petto si alza e si abbassa e gli occhi di hermione si stanno riempendo
di
Lacrime. Lacrime di dispiacere. Di sensi di colpa.
« oh Harry
…. Certo che no» aveva farfugliato lei.
« hai
ragione ..» lo aveva ammesso. Avete sentito tutti? Lei lo
stava ammettendo. «
Hai ragione non ci sono scusanti … quello che ha fatto
è imperdonabile. E che
.. non lo so. Non è più lui. non lo riconosco.
Non è il Ron di cui mi ero
innamorata» e l’averlo ammesso deve averle
procurato qualche scombussolameto
dentro a giudicare dal sobbalzo che ha fatto. « ha sempre
avuto paura di te.
Sempre pensato che tu potessi essere migliore di lui anche in
questo.» comincia
a parlare ma ormai ogni cognizione sensitiva per me scompare come le
bolle di
sapone in una vasca. Mi guardi con quegli occhi nocciola. Di quel bel
colore
vivo e acceso. Ed io? Io non posso fare altro che bearmi di quella
visione. «
non si è mai tolto dalla testa che tu voglia portarmi via da
lui» tu continui,
ma ormai io sono perso. Perso in un mondo che parla solo di te. mi
sussurra il
tuo nome. E gli istinti prevalgono. Al diavolo. Al diavolo tutto. al
diavolo
Ron. Al diavolo il cervello. Voglio seguire il cuore. Le dita si posano
delicate sulle guancie rosee di lei. come l’artigliata
leggera di un falco
sulla sua preda. Solo
che lei non è la
mia preda. Lei è tutto. Il tutto!
la
attiro a me chinando
il capo verso il
suo, esito appena. incerto. Eppure guidato da una voglia di fregarmene.
Un’audacia
che non avevo mai sentito dentro di me. Come se mi aspettassi qualcosa
rifiuto.
Ma niente. da lei non arriva che un respiro trattenuto, forse dalla
sorpresa. Forse
dalla curiosità. quindi Oso, oso quello che non ho mai osato
in questi ultimi
tre anni. Appoggio le labbra alle sue. Sono morbide. Delicate. Chiudo gli occhi. Assaporo
ogni attimo. Ogni istante.
ogni perfezione di lei. Si lascia baciare. Ricambia il mio gesto. E
dentro il
cuore non smette di battere. Sta galoppando lontano. Fuori da quella
finestra. Quanto
tempo. Troppo forse. ma ne è valsa la
pena davvero aspettare. Tutto questo viaggio. La fatica estenuante per
poi
ricevere il premio più bello e ambito. Il mio trofeo. La
realizzazione di ogni
mio sogno e desiderio. L E I .Mi scosto appena. stanno bruciando.
Vorrei baciarla
ancora. e ancora. e ancora. ma non adesso. e con occhi socchiusi, a
fior di
labbra, ti sorrido appena. e il mio sussurro ti accarezza la bocca
« Forse …
non aveva tutti i torti…»
Note dell'autrice: Scusate il
ritardo >.< spero vi sia piaciuto <3
Grazie per i commenti davvero ç_ç sono commossa!
Mi auguro di non deludervi :3
Alla prossima <3
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Capitolo 5 *** Crine di Unicorno ***
[Hermione]
« non si è
mai tolto dalla testa che tu voglia portarmi via
da lui» quelle parole erano uscite così naturali
dalle mie labbra che neanche
me ne rendevo conto. Ma era vero. Non potevo mentire a lui. ero davvero
stanca.
Esausta. Avevo solo bisogno di qualcuno che sapesse amarmi. Che mi
completasse.
Che ascoltando i miei silenzi, parlando ai miei occhi, percepire i miei
gesti,
lui sapesse conoscermi. Mi accorgo tropo tardi delle sue dita sul mio
viso. Dei
suoi occhi verdi che non si staccano da me e del suo viso che si
avvicina.
Socchiudo le labbra, trattengo il respiro. Non faccio altro che
rimanere
immobile. Non reagisco. Passivamente decido di aspettare.
Più colta di sorpresa
che altro. ma chi voglio davvero prendere in giro? Chi davvero mi sta
dicendo
che il mio è solo stupore. Starei mentendo a me stessa. e la
cosa non rientra
nei miei iter caratteriali. Si è creata una sorta di attesa
dunque. quella
vicinanza avvertita ma non ancora consumata che crea aspettative per i
minuti
successivi. Ed il cuore in gola non smette di palpitare. Come un
cavallo chiuso
ancora nei box in attesa che possa correre dopo lo sparo. E lo sparo
non si fa
attendere. Perché lui decide di annullare completamente
questa distanza che ci
agonizza. Chiudo gli occhi e lì, in quel preciso istante,
lascio che i sensi
prendano il sopravvento. Le sue labbra sono morbide. Dolci. Delicate. E mi accorgo che
le ha scostate
dalle mie, solo perché avverto la sua voce. riapro dunque
gli occhi per leggere
quello che mi sta trasmettendo. « Harry noi
…» come faccio a dirti che – per
quanto mi sia piaciuto, per quanto lo volessi davvero – mi
sento in colpa? «lo
sai che era sbagliato vero?» e un lampo indecifrabile
attraversa gli occhi di
lui. mi mordo le labbra. mi accorgo di non aver detto quello che volevo
esprimere nel modo corretto. Sento la sua distanza aumentare. Si
è allontanato.
« Harry non fraintendere. Lo volevo anche io ma …
Lui è il nostro migliore
amico! Come facciamo con lui» mi sta dando le spalle. Ma vedo
distintamente i
suoi pugni chiudersi in una morsa su se stesse. Faccio per riaprire
bocca per
continuare, ma le sue parole sono un’esplosione di rabbia e
frustrazione. Tanto
da farmi sobbalzare di paura.
«Ed io? IO? Non pensi
a me? A ME? IO che ho sempre dovuto
nascondermi nell’ombra per lasciare posto a lui! IO mi sono
comportato da
migliore amico! Ma sai una cosa hermione? LUI NON TI M E R I T
A» sapevo che
doveva solo sfogarsi. Buttare fuori tutto quello che davvero aveva
bisogno di
dirmi. E quando me lo urlò in faccia, ebbi quello strano
senso di benessere che
non avevo mai provato con Ron. Lui mi faceva davvero stare bene. lui .
non Ron.
Lui. ma ormai Harry aveva preso il via. nessuno l’avrebbe
più fermato ormai. «
Ed Ora che LUI ha avuto la sua possibilità e l’ha
sprecata, non mi tirerò
indietro. No! da oggi è guerra!» rimango ancora
li. Allibita ed incapace di
poter parlare. sento addirittura la secchezza delle fauci. Mi si
avvicina e il
tocco delle sue mani sulle mie spalle, l’impatto con il suo
petto, il suo odore
che – prepotente – mi entra nelle narici e
successivamente in testa. Li forse,
capisco tante cose. Troppe
di queste
contrastanti con la mia morale. La sua voce si abbatte sul mio capo
dolce,
eppure si sente la leggera sfumatura di possessione e rabbia.
« Ora è il mio
turno. Lui ha fallito. Questo è il mio di anno.
Combatterò per averti! E questo
dillo pure a Ron! Ti ho desiderata così a lungo che adesso
che ho la
possibilità di conquistarti definitivamente … non
me la lascerà sfuggire»
quelle ultime parole portarono un lungo brivido lungo la mia schiena. E
quando
le sue dita si appoggiarono sotto il mio mento e sollevarono il mio
capo,
potrei rimanere ammirata dalla bellezza del suo semplice viso. Ogni suo
pregio,
ogni suo difetto. Ogni cosa in quel viso mi piaceva. A partire dallo
sguardo
determinato nello sguardo. e ad un tratto mi trovai io stessa a
desiderare che
ancora mi baciasse. Mi lesse ancora una volta nel pensiero. Si
chinò su di me,
e lo lasciai catturare le mie labbra. glie le lasciai baciare,
accarezzare,
Assaporare. Come feci con le sue. E come un serpente strisciante, la
mia mano
si riscoprì scivolare sul suo petto e posizionarsi tra i
capelli, in un
groviglio di dita e capelli corvini e ribelli. Ma lui chiedeva qualcosa
di più
di prima. Sentivo la sua lingua spingere delicata, come a bussare per
chiedere
permesso. Un permesso che gli concessi semplicemente schiudendo appena
le
labbra e lasciando che – timida ma sicura di se –
la sua lingua si incontrasse
con la mia. Che giocasse con essa a rincorrersi e a perdersi. Come mi
stavo
perdendo io . non riuscivo a capire più niente. gli occhi
chiusi. il cuore che
mi batteva troppo forte per essere ancora intero. E lui …
lui che continuava
quei tocci decisi ma per nulla prepotenti. E con infinita lentezza che
si
staccò da me. Leggevo nel suo sorriso e nei suoi occhi la
consapevolezza che
aveva una speranza. No. una consapevolezza. Quella di essere un passo
avanti a
Ron. « ora va a dormire …» un soffio che
mi dedicò sulle labbra. «domani si
comincia» e non sapevo se si riferisse alla scuola o alla sua
battaglia contro
Ron. Si allontanò da me dandomi un’ultima
occhiata. Io annuii seguendo con lo
sguardo la sua figura, prima di vederla scomparire dietro la scalinata.
Le
ginocchia mi cedettero senza riserve alcune. Crollai sul divano davanti
al
camino, passandomi un dito sulle labbra.stavo sorridendo. Si.
perché l’idea di
essere conquistata mi piaceva. Nessuno aveva mai provato a
conquistarmi.
Nessuno che mi interessasse. E si. Harry mi interessava. Ma
è anche vero che
non volevo ferire troppo i sentimenti di Ron. Anche lui è
mio amico. Ma nulla
più. questo era il problema. Come è potuto
succedere?
[Harry]
Non
credevo davvero di avere questa forza dentro. È stato
come riscoprire unu fuoco che non ha mai smesso di bruciare. Un fuoco
fatto di
tizzoni arroventati che giacciono sui fondali della mia passione. Ci ho
provato. Ci ho provato a dimenticarla. Ci ho provato in mille modi.
Anche
uscendo con altre. Illudendomi che potesse servire. Ma niente. niente
di
niente. Avevo un buco nero nel mio petto. Risucchiava ogni fonte di
piacere.
Rendeva instabile il mio umore e non riuscivo a godermi ciò
che davvero volevo,
come meglio credevo. Per non parlare del senso di colpa che avevo
addosso. Il
senso di colpa nel provare quello che provavo per la MIA migliore amica
ma
soprattutto i segreti celati sotto carezze indiscrete
fatte alla ragazza del mio migliore amico.
Eppure adesso che cosa è cambiato? Il fatto che mi
è stata tolta la possibilità
di voler essere un ragazzo come tanti altri. che ha passioni e amori
veri. Ho
passato sette anni della mia vita a difendermi da lui, e altri undici a
difendermi e a sopravvivere a
Dudley.
Ora voglio quello che mi spetta. E non è la gloria. Non
è la fama. Non è
l’ordine di nessuno – tanto meno di merlino -.Nulla
di tutto questo.
Semplicemente voglia di vivere. Una
volta che mi trovo nella mia stanza mi butto sul letto. Le braccia si
mettono
dietro il capo e ripenso a quei due baci. Il secondo è stato
decisamente più
soddisfacente. Più intimo. Più mio. Sto quasi per
chiudere gli occhi quando
noto una figura perlacea e sospesa nel vuoto che mi fissa. Mi volto e
li –
davanti alla porta – vi è un fantasma del
castello. Ma questo non l’avevo mai
incontrato. Anzi. Incontrata. Si.
perché
è una donna. non più molto giovane. Eppure
nasconde quella bellezza quasi
nobile. Quell’eleganza nel fluttuare e nel vestirsi, con
quell’abito lungo e
blu, ricamato in pizzi e merletti pregiatissimi. Una figura sottile
anche se
non molto formosa. I capelli li ha raccolti in una di quelle
acconciature di
fine ottocento. La pelle racchiude i segni del tempo, ma questo non
toglie alla
donna la sua bellezza fina. Mi porto a sedere sul letto continuando a
guardarla.
« che modi sono
questi giovanotto? Non si fa più accomodare
una signora?»
Subito scatto in piedi come
appena svegliato da un sogno «
Oh .. Oh certo mi – mi scusi! Prego entri pure!» la
lascio accomodare anche se
non vi è tanto bisogno. « io » comincia
a parlare. la sua voce è altezzosa e
graffiante ma piacevole. « sono la dama di velluto. Albergo
qui, e sono il
fantasma dei prefetti.» mi siedo sul ciglio del letto
« molto piacere. Io sono
Harry. Harry potter.» a quelle parole sembra quasi
emozionarsi perché la vedo
fare un saltino sul posto e l’espressione tipica della
sorpresa le si dipinge
in volto. « Harry potter? Non ci credo. Il vero e in carne
ossa?» mi
infastidisce appena ma
non faccio storie
più di tanto. « allora sicuramente a te
interesseranno le mie parole!» era
tutta compiaciuta. Ma non dissi ancora nulla di che. Attesi solamente
che lei
continuasse. « io – caro il mio signor
potter – sono la custode di un antico manufatto che sono
sicura ti aiuterà.
Senza volerlo ho ascoltato la chiaccherata coin la fanciulla di la, non
ti
dispiace vero?» che personaggio. Era autoritaria e al tempo
stesso serena.
« emm.. certo che no!
ma di che manufatto si parla?» la
donna sorrise quasi agghiacciante. « Di un antico
medaglione che rivela
le sue proprietà eterne sminuzzate al suo interno, solo
quando esse si manifestano.» ma
ancora non si decide a dirmi che cosa è «in cosa
consiste questo medaglio?» il
fantasma si stava avviando velocemente alla porta quando si
fermò alla mia domanda.
« inizia con il portarmi il primo pezzo essenziale. Serve un
po’ di sangue di
unicorno.» non la feci più e tra un misto di
incredulità e scombussolamento,
qualcosa in me si fa sentire. « no! no mi spiace sono specie
protette ed non è
nella mia natura farlo …» no. non ammazzo animali
così per un manufatto antico.
« lo so … ma magari hagrid .. »
suggerisce.
Ma continua. « appena mi porterai il sangue di
unicorno, ti svelerò
parte di questa impresa.» e così come
arrivò, se ne andò, costringendomi prima a
fissare la porta dietro cui era sparita, e poi a buttarmi esausto sul
letto che è troppo comodo per
doversi obbligatoriamente stendersi. Ed è li sopra che mi
adagio e lentamente
mi trovo a scivolare per le mani di morfeo.
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Capitolo 6 *** Lenta Tortura ***
[Hermione]
Quando il sole
iniziò a baciare la mia fronte, capì che era
ormai l’ora di svegliarmi. Era Sabato e anche se –
stranamente – avevo voglia
di restare nel letto a coccolarmi ancora un po’, dovevo
alzarmi. Sapevo il
motivo della mia stanchezza. La nottata è stata pessima.
Anche se stranamente
piacevole. Continuavo a sentire le labbra di harry sulle mie. Le sue
carezze
avevano lasciato un segno incandescente su di me. Come se qualcuno ci
avesse
lanciato un incantesimo di adesione permanente.
E gli occhi non avevano intenzione di chiudersi. Solo
quando ormai erano
allo stremo, hanno deciso davvero di gettare la spugna. Scosto le calde
coperte
dal mio corpo e mi decido a compiere quelli che sono le abitudini
mattutine.
Dopo cinque minuti sono sotto il getto di acqua calda. Mi accarezza la
pelle,
ed è così piacevole da farmi socchiudere la bocca
e gli occhi. Lascio che le
goccie picchettino sull’epidermide massaggiandola, facendola
sembrare il
paradiso. e per un secondo mi sciolgo anche io. divento acqua. acqua
purissima.
Che sa essere forte anche senza muscoli. Che non sa quando fermarsi
davvero.
forse perché lei non si ferma mai. Impavida ed impetuosa
comincia il suo
cammino e non lo porta mai a termine. Passeranno secoli forse, ma
nessuno potrà
interrompere quello che è, la sua nascita, la sua crescita e
la sua espansione.
Il profumo di vaniglia si espande senza riserve e si deposita sulla mia
pelle.
È un colpo al cuore dover uscire da li sotto, ma lo devo
fare. torno in camera
e afferro la prima cosa che trovo. Come sempre. Un paio di jeans, le
mie scarpe
da ginnastica e un maglione color cobalto. Mi lascio la stanza alle
spalle dopo
aver legato i capelli e infilato la bacchetta nella tasca dei
pantaloni. Quando
la sala comune mi appare davanti, subito noto qualcosa di diverso.
C’è qualcosa
sul tavolo. Qualcosa che è stata commissionata per me. Mi
avvicino; c’è un
biglietto.
“Per quante spine ci
possano essere, riuscirò a raggiungere
i tuoi petali. Ti aspetto in fondo alla scalinata. Tuo ,Harry”
Osservo quell’unico
stelo posato sul tavolino. Una rosa. Un
sorriso nasce sulle mie labbra, come se fosse appena sbocciato un
fiore. La
afferro, avvicinandola al mio viso e tuffandomici dentro. In quel
profumo
delicato e perfetto. Il mio preferito. Di qualsiasi colore e numero di
petali,
rigida, tenera o rampicante, strappa sempre l’ammirazione di
tutti. La
bellezza, la felicità, l’amore.
l’importante è immergersi nel suo profumo,
nella sua morbidezza e nella freschezza dei suoi petali. Eppure in
questo istante,
questa rosa rappresenta qualcosa di intenso. Rappresenta me. E le spine sottolineano la
difficoltà del tuo
percorso harry. Lascio la rosa di nuovo sul tavolo. Non voglio che si
rovini.
Eppure uscendo dal buco del ritratto trovo una persona ad aspettarmi. E
non è
Harry.
« ce ne hai messo di
tempo oggi eh?» non è polemica la sua
voce. ha fatto un’osservazione.
«e da quando la cosa
ti interessa davvero?» sollevo il mento
avanzando. Lo supero decisa a restare arrabbiata con lui per molto
ancora. Ma
una sua mano mi blocca, afferrandomi per un braccio. I miei occhi
incontrano i
suoi in un misto di sfida e convinzione. « Che cosa vuoi
Ron?» seccata. Non ho
voglia di ricevere nessuna ramanzina.
« volevo …
chiederti scusa! Si beh … per ieri!» era
impacciato. Eppure lo conoscevo bene. Per quante volte si scusasse,
quelle
parole le pensava davvero. Lo faceva solo perché tornassi a
parlargli.
« inutile che chiedi
scusa Ron. So perfettamente che quelle
cose le pensavi davvero! quindi risparmia il fiato!» cerco di
liberarmi con uno
strattone ma sento la stretta accentuata. « E lasciami!
Primo, mi stai facendo
male. Secondo, non hai più il diritto di trattarmi
così!» quelle parole
riescono ad allentare la sua presa e io ne approfittai per scivolare
via da
lui, di almeno tre passi belli lunghi. Mi massaggio il braccio. Mi
verrà il
livido, conosco il mio corpo.
« che cosa volevi
dire con quella frase?» sembrava quasi
infastidito.
« quello che ho
detto! Senti Ron se pensavi di vivere la
nostra storia in questo modo, beh ti sbagliavi. Non ho intenzione di
continuare
così un istante di più. Mi dispiace …
ma sono stanca, davvero. Come sono
cosciente che tu non cambierai mai!» scuoto il capo e il
dispiacere mi scivola
sul viso. Ma preferisco dirti la verità. non mento su queste
cose. basta
nascondersi.
«non puoi dire sul
serio Hermione, lo sai quello che provo
per te vero?» mi si era avvicinato. Mi aveva inseguito. Ma la
mia reazione
avvenne immediata e repentoria. Mi allontanai ancora voltandomi e
alzando la
voce leggermente. « NO! non lo so e sinceramente non ne
voglio più sapere! Ci
abbiamo provato Ron. Ma non siamo stati capaci. Ma sta tranquillo. la
colpa non
è solo tua! E adesso fai il favore. Lasciami andare.
» devono averlo davvero
sconvolto le mie parole. Perché la sua morsa si chiude in un
pugno. Le orecchie
iniziarono a tingersi di rosso e la rabbia era visibile da oltre metri
e metri
di distanza. « perfetto hermione! Se questa è la
tua scelta, BENE! ma ricordati
che ci hai perso solo tu!» lo osservo andare via, rientrare
nel ritratto e
richiuderselo alle spalle con forza. sospiro. « e con questa
frase hai già
messo in chiaro come stanno le cose …» mi volto e
scendo le scale. L’idea di
incontrare Harry mi metteva una certa agitazione. Non riuscivo a non
pensare
che Ron stava male adesso. Arrabbiato e ferito nell’orgoglio.
Ma non potevo
fare diversamente. Scesi gli ultimi scalini e lo vidi. Era li che mi
aspettava.
Appoggiato al muro, le mani in tasca. L’espressione nel
vuoto. Assente quasi. «
Harry?» feci preoccupata. Lui si destò al suono
della mia voce, come una bolla
che scoppia perché premuta eccessivamente. I suoi occhi si
posano su di me e il
suo sorriso riuscì ad allargare anche il mio.
« scusa stavo
riflettendo!
Senti, ti va se dopo colazione andiamo nella foresta? Ho
bisogno del tuo
aiuto!»
La mia espressione si
incupì leggermente e sul volto si
palesò il cipiglo di un rimprovero. « Harry lo
sai, c’è una ragione per cui si
chiama “foresta proibita”. Perché
è Proibita!» il suo ghigno non mi convinceva.
Lo conoscevo fin troppo bene e sapevo che non lo avevo convinto.
« Andiamo Hermione lo
sai ormai. E poi vedrai, non ci
allontaneremo molto. prometto che ti spiegherò tutto strada
facendo. Non
immaginerai mai cosa ho scoperto!» ok. lo ammetto. Con
quell’ultima frase accese
la mia curiosità e la mia voglia di avventura. E lui doveva
essersene accorto,
perché continuava a parlare di quanto sarebbe stato
emozionante. Eppure prima
di andare nella sala grande dovetti girarmi più volte
intorno, come a volermi
accertare che nessuno mi stesse fissando.
La sensazione era quella almeno. Decido di lasciar correre
e di seguire
Harry.
[Harry]
Ok lo ammetto. Non riuscivo a
togliermi dalla testa quella
donna. e l’idea che Hermione stesse al mio fianco per
quell’impresa mi
emozionava. Mi dava la carica. Mi illudeva di essere ancora in quella
tenda. Ma
senza un pericolo mortale che ci minaccia. Le ho raccontato della dama
di
velluto. sembrava al quanto interessata, anche se completamente
contraria al
sangue di unicorno. Ma li l’avevo rassicurata. «
sta tranquilla.» avevo detto
«cercherò di prendere solo il crine» mi
rifiuto di prendere il suo sangue.
Rispetto troppo la creatura in se per poter permettere che finisca in
questo
modo. al contrario, lei mi aveva raccontato dell’incontro con
Ron. Del fatto
che dopo ieri sera – il loro litigio – seguendomi
nella torre dei caposcuola,
aveva segnato la fine del loro rapporto già inclinato. Ma nella mia mente non
riuscivo a non pensare
che quel bacio sia stato decisivo per far si che Hermione prendesse
questa
decisione. Ai
limiti della foresta
proibita, mi fermo osservando ciò che ci aspetta. Accanto a
me, lei.
« Gli unicorni sono
sacri nella foresta. Quando un unicorno
viene ucciso, il loro corpo non viene toccato o spostato. Ma solo
ripulito così
che col tempo, possa tornare alla sua vera essenza.
In media ci mettono intorno ai dieci anni a
diventare interamente origine. Ne
sono
passati sette dall’ultima volta che l’ho visto.
Dovrebbe ancora essere li.»avanzai
di qualche passo. Ero fortunato nonostante tutto. non si trovava
così lontano
dal limite consentito.
«sei davvero
così sicuro che lo troveremo? E se Voldemort
avesse portato via il corpo intero quel giorno?»
Non ci avevo pensato. Mi voltai
a guardarla. Pensieroso. Ma
volevo essere ottimista. « c’è solo un
modo per scoprirlo giusto?» allungai una
mano per afferrare la sua. E quando la sentì arrendevole e
concorde, la strinsi
incominciando ad avanzare. La
vegetazione si faceva mano a mano più fitta, mentre la luce
cominciava già a
manifestarsi a chiazze.Avevamo fatto l’intero tragitto in
silensio.
Semplicemente scambiandoci sguardi lascivi, scoprendo l’altro
a fissarci
qualche volta di troppo. Avvertivo la voglia di poterla baciare
nuovamente. Di
farla nuovamente mia. Ma mi trattenni. Perché non volevo
premere troppo. Avevo
aspettato tanto. Rovinare tutto adesso sarebbe stato idiota. Giusto?
« eccoci. Lo
vedi?» la carcassa stava già diventando parte
della terra. ma frange intere di crine bianco e morbido potevano essere
ancora
toccate, prese,ammirate. Delicatamente ne afferrai qualche filo mentre
con un
gesto della bacchetta li tagliai.
« perfetto
… direi che ci siamo!» infilo quei due filini
dentro una boccetta vuota e torno con gli occhi su Hermione.
Contemplava il
povero animale. Mi avvicinai a lei, affiancandola, pur rimanendo
leggermente
più indietro, accostandomi alla sua spalla. «
tutto bene?» chiesi leggermente
preoccupato.
Lei mi rispose, ma guardava
ancora l’unicorno. « si. Pensavo
solo a quanti anni sono passati! Davvero tanti!» un sorriso
appena malinconico,
di quelli che si sfoderano quando si guardano le vecchie foto di tempi
lontani,
appare sul mio viso. « già» la mia
risposta « sembra un’eternità
effettivamente. Invece sono solo sette anni!» e quante cose
sono successe in
questi anni solo noi lo sappiamo davvero. chino il capo su di lei,
lasciando
che le mie labbra tocchino la sua spalla. La mancina si alza, lasciando
che le
dita vadino a carezzare il dorso della sua mano, per poi risalire
percorrendo
il braccio, in un tocco lieve, così che possa procurarti gli
stessi brividi che
– sapevo e sentivo – provavi quando ci siamo
scambiati quel bacio. Le
labbra si spostano, dalla spalla al collo.
Assaggiando anche quel lembo di pelle. Avverto lo spostamento del suo
collo. Mi
sta agevolando. Mi sta accogliendo ancora una volta. Lascio che la
lingua
assapori meglio, quello che le labbra avevano solo marchiato. Le posso
gustare.
Ed è qualcosa che sa mandare in exstasy. « sai di
buono ..» un soffio su quella
pelle che non fa altro che invogliarmi. Ma mi tocca fermarmi.
Perché so di non
essere nel luogo opportuna. « torniamo indietro
…» la sento annuire prima di
scostarmi. Ma la mano … no. quella non glie la lascio. Glie
la stringo fino a
che non esco dalla foresta proibita. Come se avesse anche lei adesso un
segreto
da poter custodire. Qualcosa di importante. Almeno per me. Un passo
avanti,
anche se ormai so di essere sulla buona strada. Ma non voglio cantare
vittoria
troppo infretta. Eppure io oso.
« ti va di tornare
alla torre?» per sussurrarti quella frase
ho dovuto avvicinare le mie labbra al tuo orecchio. Ed è
stata una sorpresa
anche per me scoprire che la mia voce graffiava. Che era calda. Bassa.
« Harry …
non lo so …»
Mi bloccai. La stavo
spaventando. La stavo spaventando davvero
e in un modo fin troppo evidente. Arretrai un po’ stizzito
per il suo rifiuto. Ma
mi ci vollero due secondi per cambiare idea. Mi bastò
guardare i suoi occhi colmi
di uno stato timoroso. Paura di cosa? continua a farmi leggere ti prego
amore
mio. « va tutto bene … tranquilla .. è
colpa mia!» le mani le afferrano i polsi
per poterla tirare verso di me. Per farmela stringere e rassicurare.
« scusa»
la sentì mormorare dalle parti del mio collo. La mano aveva
iniziato ad
accarezzare i suoi capelli. « no. sono stato decisamente
inopportuna. Scusa
tu.» mi spinse via con delicatezza ma solo per potermi
guardare negli occhi. Per
far specchiare i suoi nei miei.« va tutto bene tranquillo. e
solo che … non
voglio correre. Sono .. scombussolata. Vorrei del tempo per
…» ma
io ho capito già. Se voglio averla per me,
non devo correre. Devo stare tranquillo. per questo le poso un dito
sulle
labbra. perché le parole le ho capite. I concetti sono stati
assimilati. La strategia
cambia. « dai torniamo al castello. Dobbiamo fare i compiti
così domani potremo
andare ad Hogsmilde.» le si accesero gli occhi ed io non
potei fare altro che
scoppiare a ridere. Lo faceva sempre quando si trattava di scuola.
« mi domando che cosa
ci sia di così divertente!» una voce
zittì le sue genuine e sincere risate. Ed il gelo cadde in
quella assolata
giornata autunnale.
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Capitolo 7 *** il ruggito del grifone ***
Scusate il ritardo m o s t r u
o s o -.- ho
cambiato casa e i tempi sono stati
lungi -.- Perdono <3
[Harry]
Quando siamo bambini, ogni cosa
ci può impressionare. In
positivo o in negativo, solo noi lo possiamo sapere. Come quanso si
andava al
circo, e ti chiedevano con chi volevi fare la foto, se con il serpente
o con il
clown. E tu saggiamente – dopo aver visto IT alla televisione
– rispondevi
sempre “ il serpente”. Ecco. In questo momento
avrei preferito mille volte
abbracciarmi un clown che trovarmi di fronte la serpe.
« Non sono affari
tuoi Malfoy» gli occhi grigi del ragazzo
erano freddi, ma animati da qualcosa di diverso rispetto agli altri
anni. Da quando
ero arrivato, aveva abbassato la sua aria strafottente. Si era isolato
da molti.
Suo padre era in galera. E lui veniva etichettato come mangiamorte. In
quell’istante, forse più per pazzia che per
ragione, capì che cosa dovesse
provare. Anche io sapevo che cosa voleva dire essere il reietto. Come
quando
alcuni mi credevano un’assassino. Come quando molti mi
credevano un bugiardo.
Come quando tanti altri mi consideravano pazzo. Sospiro appena dunque.
Modifico
la mia risposta.
«Niente di che, ho
trovato divertente un’espressione di
Hermione!»
Lo vidi accigliarsi e voltarsi
verso di lei. Stranamente
avvertivo tranquillità e calma. E non capivo bene il
perché. Soprattutto dopo
quello che aveva fatto. E i miei occhi corsero lungo il suo
avambraccio. Dove
sapevo che sotto la felpa, erano marchiate quelle che molti ritenevano,
le sue colpe.
Mezzosangue.
« Non sapevo che la
Granger potesse essere divertente! » nel
pronunciare quel nome sentì Hermione sobbalzare accanto a
me. E stranamente non
venne detto con disprezzo o per offendere. Ma solo ed unicamente come
constatazione. Che diavolo. Lo aveva cambiato così tanto?
« Grazie Malfoy,
è bello da parte tua sottolineare il fatto
che sia più legata allo studio che a fare il
pagliaccio!» anche la sua voce era
serena. Ma che stava succedendo al mondo? Quando poi vidi un leggero
ghigno
sulle labbra di Malfoy, allora si che potevo davvero dire di aver visto
tutto. Per la prima volta, non era un sorriso di scherno. «
Quando vuoi Granger. Ci
vediamo a pozioni!» e con la solitudine che lo caratterizza
dal suo arrivo a
scuola se ne stava andando. Lasciando me ed Hermione, liberi di tornare
al
castello.
****
Il rumore di forchette che
tintinnano sui piatti, il vociare
degli studenti durante il pranzo, i denti nascosti dalle labbra che
masticano.
Non fa altro che accentuare il mio appetito. Davanti a me
c’è Hermione. Alla
mia destra Neville mentre alla destra di hermione
c’è Ginny. Da quando ci siamo
lasciati, solo adesso ha ricominciato a riprendersi. Ogni volta che la
incrociavo, la guardavo negli occhi e notavo l’inclinazione
della sua voce, era
una pugnalata al petto che portava il nome di “senso di
colpa”. Ma sembrava
essersi ripresa. Forse grazie ad Hermione. Mi metto
dell’altro pasticcio nel
piatto, più affamato del normale, mentre i miei occhi
scivolano sul tavolo dei
serpeverde. Lo individuo. È li. Mangia con gli altri ma non
parla. Si limita
solo ad ascoltare e non condivide le risate che accomunano gli altri.
Lui c’è. E' in mezzo a loro, ma in
raltà è solo imposizione.
«Non trovate anche
voi che Malfoy si comporti in modo …
strano?» proferisco accorgendomi che lo sto fissando da
almeno un minuto buono.
Distolgo quindi lo sguardo e lo passo prima su Hermione, poi su Ginny e
successivamente su Neville.
«Si lo credo anche io
Harry. Nei corridoi non gira più con i
suoi “scagnozzi” e non parla quasi mai con nessuno.
O se proferisce parola, non
è di disgusto o minacciosa!» sembrava davvero
sorpreso quanto me quando Neville
mi rispose. Fu
Ginny a parlare.
« Un po’ lo
capisco. Si era costruito una facciata qui che
con la fine della guerra è crollata inesorabilmente. Suo
padre è in galera. Sa
che non può più scherzare qui dentro!»
la guardai ma con sguardo pensieroso. E
fu Hermione a leggermi nel pensiero, esprimendo il suo parere a
riguardo.
« Ho sempre visto
Malfoy come un burattino nelle mani della
pazzia del padre. Ricordi a villa Malfoy? Sapeva benissimo che eri tu
Harry,
eppure non ti ha denunciato. Non ha opposto chissà quale
resistenza quando hai
ripreso le bacchette e in ultimo, non si è affaticato per
impedirci di
scappare. E poi … i suoi occhi quando mi hanno
…» deglutì ma la vidi farsi
coraggio « torturata non li scorderò mai.
C’era tanta sofferenza!» un leggero
sorriso velato dal mangiare che rinchiudevo nella bocca, fece capire ad
Hermione che anche io la pensavo così. « deve
sentirsi bene allora. Niente più
padre … niente più maschera! Credo che quello che
vedremo quest’anno, sarà il
vero malfoy. Ha fegato. Si è presentato a scuola nonostante
tutto. Glie ne do
atto» l’arrivo di Ron al tavolo fece calare il gelo
nel volto di Hermione. Io
ero tranquillo e stranamente contento di vederlo. Sapevo che avevano
rotto e
che lei non avrebbe più pensato a Ron come una volta. Sapevo
che sarebbe stata
mia. Quindi io non avevo nessun problema. Al contrario lui era bianco
in volto
e quando si sedette accanto ad Hermione, lei si fece appena
più distante.
« Dove eri finito?
È tutta la mattina che non ti vediamo»
dissi io fingendomi ignorante a riguardo.
«nel dormitorio. Non
avevo voglia di uscire. E voi?» feci
spallucce e continuai a mangiare. Solo dopo aver deglutito risposi.
« a farci
un giro attorno al castello, per goderci la mattinata visto che
passeremo il
pomeriggio a fare i compiti!» lo dissi con voce decisamente
scocciata. Il che
fece indispettire Hermione. « inutile che fai quella faccia
Harry! io non ho
intenzione di farti copiare una sola parola sappilo!»
sentenziò lei facendo
scoppiare a ridere i dintorni del tavolo. Tutti tranne Ron. Si vedeva che il sorriso
era forzato.
« Ti unisci a
noi?» chiesi dunque a lui.
« certo! Anche io
devo fare i compiti, che pensate!»
Dentro di me sentivo la
soddisfazione crescere. Di quella che
ti fa venire la nausea nello stomaco.
Di
quella che però sparisce e lascia posto ad un senso di
benessere. Continuo a
ricordarmi che questo è il mio anno. La mia vita. E non ho
intenzione di
lasciarla scivolare via così.
« bene! Io andrei
dunque. Prima che arrivino i postumi della
mangiata che ho fatto! In quel caso, sopportarti – Hermione
– sarebbe
impossibile anche per me!»
Sarei troppo stanco e
soddisfatto di come sia stato il mio
pranzo. Ma avevo come la sensazione che le soddisfazioni non sarebbero
arrivate
così in fretta. Come se sapessi di mio che tutto questo non
poteva che essere una
dolce culla dove illudersi che tutto sarebbe filato liscio. Porto
ancora il
crine di unicorno dentro la tasca del mantello. Lo tengo ben saldo.
Temo quasi
che tutto questo non basti. Ma rimarrò fermo sulle mie
decisioni. Una creatura
pura non ha diritto di essere violata da me. Hagrid me lo
spiegò al primo anno.
Voldemort stesso sapeva di questa cosa. e spesso mi sono chiesto se
anche
questo non avesse fatto altro che contribuire a tutto ciò.
« Parola d’ordine?»
la voce dell’uomo a guardia dell’entrata della
torre dei prefetti mi riporta
alla realtà, e mi resi conto che ero già arrivato
al settimo piano. « oh ..
emm .. Draco dormiens!» il baffuto signore – un
po’ in carne - mi
lasciò passare ma
non prima di dire la sua sull’argomento.
«Mai farlo svegliare!» la sua voce risuonava
leggermente oltre il suo ritratto.
Ero li per prendere l’occorrente per studiare. Saremmo stati
in bibblioteca.
Non volevo dare ad Hermione altri grattacapi con Ron. In fin dei conti
… era
mio amico. Dovevo comportarmi onestamente con lui. ma prima ancora
volevo
essere sicuro di avere Hermione tutta per me.
Salì su in camera e quando vi entrai, qualcosa
di immensamente freddo e
bagnato mi invase. Eppure quando mi toccai ero più che
asciutto. La risposta mi trapassò
di nuovo per portarsi davanti a me. La dama di Velluto. «
Allora signor Potter.
Mi ha portato quello che le ho chiesto?» era seria in viso.
Ma non turbata. Questo
mi tranquillizzò. Annuisco prima di sorridere e tirare fuori
l’ampolla così che
la potesse visionare. « ho solo questo. Mi dispiace ma non ci
riesco davvero.
Un unicorno è una creatura pura e lei lo sa. Se questo vuol
dire rinunciare ad
un medaglione, allora rinuncio alla sua conquista, ma non ho intenzione
di
uccidere una creatura solo per sfizio personale.» cadde il
silenzio in quella
stanza. Un silenzio agghiacciante. Di quelli che però non
riescono a star zitti
e si fanno riempire da pensieri e parole che non vengono pronunciate.
Sono
fermo sulla mia decisione, e quando la dama sorride iniziando a battere
le mani
sussulto. « Mi dispiace averti stranito, ma ora ti
spiegherò meglio!» la dama
si diresse alla finestra e grazie alla luce del sole divenne quasi
trasparente.
Ma i suoi lineamenti si vedevano perfettamente. « uno dei
principi che
permettono la manifestazione del medaglione, è la purezza.
Il sangue di
unicorno .. non simboleggia la purezza. Non quanto la creatura stessa.
ma a sua
volta, nanche l’unicorno stesso può superare la
purezza d’animo di una persona.
Per uccidere o deturpare un unicorno, ci vuole una barbaria ed una
crudeltà
indicibile. In un mondo come questo in cui , come tu sai , regna
l’avidità e il
potere, è raro trovare un ragazzo umile e che sappia che
cosa sia la purezza
nell’animo. O che la dimostri. Il crine di unicorno
andrà benissimo, come
simbolo della tua purezza.» il crine uscì
levitando dall’ampolla richiamato
dalla dama. Seguii con lo sguardo il suo volteggiare incredulo di
quello che
avevo sentito. « quindi … mi sta dicendo che sono
riuscito nell’intento?» la
vedo annuire e sorridermi. « congratulazione Harry
Potter.» si acciglia appena
quando mi osserva manifestare il mio consenso alla situazione. Un
consenso
molto espansivo ed esuberante lo ammetto .. beh si, saltare sul posto e
gesticolare neanche avessero segnato i grifondoro … ok lo
ammetto non è un
comportamento da tenere davanti ad una dama. Ma comprendetemi. Dopo
tutto sono
un ragazzo. « ma non credere che sia finita qui. Ora arriva
la parte più
difficile. Serve il ruggito del grifone per poter continuare e
procedere signor
potter. Buon divertimento» un sorriso di circostanza e forse
– mi è parso di
vedere – quasi divertito da tutto ciò. «
il .. ruggito del grifone? E … dove lo
vado a trovare io un grifone!» chino il capo e sospiro.
« sarà meglio andare a
fare i compiti. Magari Hermione o gli altri lo sanno!» mi
carico in spalla i
libri e mi avvio verso la bibblioteca.
[Hermione]
Mi è sempre piaciuto
l’odore della bibblioteca. La luce che
filtra dalle grandi finestre non fa che addolcire ogni cosa in quel
luogo. Il
rumore dei libri sfogliati e delle penne che scrivono. Tutto attorno a me
è pura musica e poesia. Il
mio posto preferito senza ombra di dubbio. Chiudo gli occhi e lascio
che ogni
cosa rimanga impressa dentro di me. Ogni minima emozione, senso
percepito.
Tutto. e mi riporta quasi indietro nel tempo. a quando si veniva qui di
notte
per sbirciare nella sezione proibita. Me lo ricordo bene. quelli si che
erano
altri tempi. Eravamo bambini. Niente più. adesso invece
… adesso siamo grandi.
Abbiamo altri pensieri. Bisogni. Emozioni. Il volto di Harry mi si
palesa
davanti delineato e semplice. Mi sorride. Scuoto la testa di improvviso
come
scombussolata. Prioprio mentre vedo avvicinarsi Ron ed Harry, in
compagnia di
Neville. « Ragazzi!» la voce forse è un
po’ troppa acuta. La regolo con una
colpetto di tosse. « sono qui!» alzo la mano per
farmi notare meglio. Harry si
sistema accanto a me. La sua presenza mi rilassa, mi tranquillizza. Mi
mette
pace. « pronti a cominciare?» chiedo senza problemi
chinando il capo verso il
basso. Le espressioni di assenso sono unanimità a quanto
pare, perché da li a
cinque minuti non sento più nessuno. Dopo quelli
che sembravano ore –
quando in realtà non erano passati che attimi –
sentì il posto accanto al mio
venire abbandonato dal proprietario che si stava innoltrando nella
moltitudine
di libri. Lo osservo mentre sparisce dietro degli scaffali. Intento
sicuramente
a cercare qualche libro che possa aiutarlo. Sorrido soddisfatta che i
miei duri
rimproveri sullo studio e sull’importanza di un buon
rendimento scolastico,
abbiano avuto i suoi frutti.
« Sei ancora
arrabbiata con me?» la voce di Ron mi arrivò
alle orecchie.
«No!»
risposi tranquilla mentre riprendevo a scrivere il mio
tema per il professor Vitius. « Allora ..» lui
sembrava intento a continuare un
discorso. « ci hai ripensato?» sapevo a cosa si
riferiva. Sapevo perfettamente
che voleva che tornassimo insieme. Ma adesso come adesso, non mi
interessava
minimamente. Non ne avevo voglia, testa e non credo di volerlo
seriamente. In
questo momento specialmente. In questo momento che ho in testa l u i. « No Ronald. Ti
voglio bene, ma credo che si
fermi solo a questo … mi dispiace! ma è andata
così!» cerco di dare un tono
deciso per poter terminare quello che ho concluso. Ossia il discorso.
Serra le
labbra mestamente e ritorna con il capo sui libri. E spero davvero di
essere
stata fin troppo chiara. Sospiro silenziosamente prima di voltarmi
verso la
sedia vuota accanto a me. Harry ancora non torna. Faccio spallucce
prima di sentire
il mio nome chiamato da dietro uno scaffale. Precisamente il secondo a
destra. mi
volto verso la voce che riconosco come quella di harry. so che anche
gli altri
lo hanno fatto. E lui è li. Con la faccia mestamente confusa
e supplicante. «
Hermione ti prego aiutami. Mi hai detto di cercarlo qui, ma io non
trovo un bel
niente. sicura di averlo messo a posto??» stringo i pugni innervosendomi.
Cosa ha
osato dire?? Mi alzo visibilmente offesa dalle sue parole e sento
già le risate
di Neville e di Ron nelle orecchie. Ci metto niente a raggiungerlo, ma
non mi
risparmio nel mugugnare qualcosa. « e meno male che porti gli
occhiali Harry!»
svolto l’angolo e le risate dei due ragazzi sono lontane. Una
morsa si chiude
sul mio braccio, ed una forza incontrastabile mi spinge contro la
parete
accanto alla finestra. La fonte di quella stessa forza, la sento
aderire al mio
corpo, mentre il suo alito caldo e dolce mi accarezza le labbra.
«Temevo di
impazzire davvero se ti fossi negata a me ancora una volta …
anche solo un
bacio …» il suo era poco più di un
sussurro, eppure la voce di Harry si
espandeva urlante nella mia testa. « Harry non ..»
avevo gli occhi chiusi, ad
un passo dalla balia dei sensi. Eppure quella frase non mi fu permessa
di
terminarla. E sono come fuoco sulla pelle vica, quelle labbra che
catturano le
mie, delicate eppure desiderose di me. Mai nessuno le aveva davvero
baciate e
desiderate così. e come il fuoco fa con il ghiaccio, anche
io mi sciolgo a quel
contatto, insinuando le dita nei suoi capelli corvini, ricambiando quel
bacio
che sa di proibito e di nascosto. Schiudo le labbra, incerta, lascio
che la
lingua scivoli sulle sue labbra, in attesa di una risposta da parte sua
che
arriva subito. Mi lascia l’accesso a questo mondo aberrante e
malsano – dal mio
punto di vista – ma inaspettatamente agoniato e desiderato.
Un paradiso dal
sapore di vaniglia. E
i battiti del mio
cuore sembrano andare in assonanza con quelli di lui. sento le sue mani
scivolare dal muro e posarsi sui miei fianchi. Non mi interessa neanche
più di
respirare. Ma sappiamo che entrambi ne abbiamo bisogno. Ma Harry non
è per
questo che si stacca da quel contatto. « Smettiamola qui o
non smetto più di
baciarti …» dolce quel velo malizioso che zucchera
quelle parole. troppo
sincere per essere una provocazione, piuttosto un candido complimento.
Ma quel
rossore sulle guancie non me lo leva nessuno. E lui lo sa. Per questo
non perde
occasione di prendermi in giro col suo sorriso. « adesso
torniamo o …
penseranno male!» d’improvviso quella
libertà che si è creata con la sua
lontananza, aveva il sapore di vuoto. Amaro. Triste. E per istante mi
sono
trovata a desiderare che non esistesse più nessuno in quella
bibblioteca. Solo
io ed Harry. E con noi, tutte le conseguenze di questo mio desiderio.
|
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Capitolo 8 *** Il sangue del Diavolo ***
Chiedo scusa ai lettori >.< ma il lavoro è stato duro! troppo. non sto a spiegarvi che non finirei più X3, sono tornata e ho un bel pò di ideuzze :3
Appena finisco il resto del capito, modifico questo direttamente, senza aggiungerne un'altro.
Chiedo ancora scusa per l'attesa >-<
i came back *O*
[Harry]
Quando la sofferenza si mischia il sapore
del piacere, nasce
la sua essenza. Quella che la circonda e che mi attira più
del miele per le
api. La stessa che fa tremare la terra sotto i miei piedi, o
semplicemente sono
le mie gambe che non mi reggono più, minacciandomi di farmi
cadere. Il
pomeriggio di studio è sembrato volare. Non avevo mai
impiegato così poco a
fare i compiti. Non capisco se è perché volevo
finire in fretta per stare con
lei, o perché mi aveva caricato quel bacio. Volevo di
più, lo ammetto. La
volevo sentire fremere sotto le mie mani, ansimare tra le mie braccia e
sussurrare il mio nome all’apice
del
piacere. Ma mi rendo conto che ha bisogno di tempo. è giusto. La devo conquistare
lentamente. Non è una
caccia, ma una semplice corsa. A chi arriva primo. Ho sempre corso
nella mia
vita. Sempre. Mai una volta che mi sia potuto fermare a respirare,
godendo
magari il paesaggio che avevo attorno. Ho girato per foreste, per laghi
e
montagne mentre ero in viaggio. Il giorno di Natale mi sono anche
fermato in un
paesino che porto nel cuore, come porto le persone che vi hanno abitato. Ma neanche una volta ho
avuto il piacere di
soffermarmi in ognuno di quei luoghi.
Nessuno. Sono steso sul letto da dieci minuti buoni, con
indosso solo il
paio di boxer. La doccia è una delle sensazioni
più belle che potessi mai
provare. È proprio vero che l’acqua riesce a
liberare ogni cosa. A pulire. Ma
cosa c’è da pulire in me? Dovrebbe esserci
qualcosa? Beh .. se solo guardassi dentro la mia coscienza, vedrei un
piccolo
spazio. Li vi alberga quell’omino chiamato “ senso
di colpa”. Anche se mi sto
battendo lealmente … non posso tirarmi indietro solo per
quella piccola
sensazione. Sono così vicino. Ho rinunciato a troppe cose.
non rinuncerò a lei.
« Maledizione!» non ci
riesco. Non si vogliono chiudere, non
vogliono riposare e non vogliono prendere sonno. Le palpebre non
collaborano.
Con un colpo di reni, mi siedo
sul letto, buttando i piedi per terra e appoggiando i gomiti sulle
ginocchia,
fisso il punto in cui la dama di velluto è apparsa
l’ultima volta. «
l’essenza del grifone ..» il grifone. È
un
animale che sento potenzialmente mio. Come il leone che troneggia sul
nostro
stemma di casata. È risaputo – ha rappresentato da
sempre la nostra casa, per il
coraggio e la forza d’animo. L’audacia e la
lealtà. Ma i grifoni sono irruenti.
Presentano superbia e forza. Ma,
cosa
più importante, come diavolo faccio a trovarne uno? Sospiro
mentre mi sollevo
dal letto, mi infilo la divisa e mi preparo per il mio giro notturno di
ronda.
Uno degli incarichi da prefetto dopotutto. Bacchetta alla mano e mi
dirigo
deciso fuori dalla porta. La scala a chiocciola, una volta scesa , mi
porta
nella sala “comune” dei prefetti.
Mi
guardo attorno. Non vedo l e i. sarà già a fare
il suo turno. Chissà che non la
incontri. Oltrepasso il ritratto del cavaliere e mi ritrovo
inesorabilmente
proiettato tra spifferi freschi e il silenzio apparente di una
scalinata sempre
in movimento costante. È un suono bellissimo, è
come se mi parlasse. In questo
momento, il castello, sta dormendo tranquillo. Sembra che, almeno per
le scale,
nessuno decida di fare il furbo. Mi soffermo ad ammirare i riflessi che
la luna
– filtrando dalle vetrate – riesce a donare
all’oscurità della scalinata.
Ecco. Adesso posso iniziare il mio giro. È
abbastanza noioso se si pensa al classico giro
da soli per il castello. Ma in realtà si
possono ammirare cose che di
giorno non puoi ammirare. E
così con
tutte le cose. è come guardare la luna. Siamo abituati a
vedere il lato
luminoso che ci sorride. Ma non a tutti viene la curiosità
di andarla ad
esplorare. I miei
passi tra i corridoi
del sotterraneo sono ovattati. Il passo è leggero e per
nulla affrettato. Spero
di trovare dei serpeverde a cui togliere dei punti, a dir la
verità. Anche
quest’anno – come succede da quando sono arrivato
– grifondoro deve vincere. E
non solo la coppa delle case. Ma anche la coppa di Quidditch. Ma sono
pensieri
troppo spensierati, perché qualcuno non li interrompa. Delle
voci. In fondo al
corridoio. Ghigno già all’idea che possa togliere
dei punti senza pensarci due
volte. Il passo viene aumentato ma mi blocco all’istante
quando avverto una
voce tra di loro che conosco bene.
«Non c’è
più il tuo paparino a
difenderti adesso?» la voce spezzata dall’odio. Dal
disprezzo.
« Corri dalla mamma coraggio!
lei
ti salverà D r a c o » sulla mia schiena un
brivido.
Dei rantoli soffocati in un
respiro mozzato. Un tonfo e ancora dei colpi di tosse.
Volterò l’angolo per
vedere davanti a me una scena che non credevo mai e poi mai avrei
visto. Erano
in tre, senza contare Malfoy, e il colore delle loro divise mi fece
stringere
lo stomaco. T a s s o r o s s o. I miei occhi percorrono – da
dietro le lenti
vetrate – i loro volti confusi – probabilmente
dalla mia presenza – fino a
terminare con la sagoma di malfoy, raggomitolato in terra, le braccia
che
trattengono la pancia, mentre gli occhi sono chiusi. non guardano ne
loro, ne
me.
« che diavolo state
facendo» la
mia voce è sicura. Quasi arrabbiata. Questa guerra non
è servita a niente
allora? Non è servita a rendere libero chi era schiavo. Perché nella
mia mente, malfoy era solo
schiavo di una famiglia che non si poteva perdonare o cambiare. Non si
possono
decidere i genitori dopotutto. Giusto?
« Harry! e ce lo chiedi?
È un
mangiamorte. Suo padre lo era prima di lui. Hanno torturato tanta gente
e fatto
del male a tante persone. Hanno ucciso!!» si sentiva nella
sua voce la
sofferenza.
« No Hern. Lui non è
un capro
espiatoio! Lui non ha ucciso nessuno. Non ha torturato
nessuno» sul fare del
male … beh è un serpeverde. È nella
loro natura. « tornate nei vostri
dormitori! E cinque punti in meno a tassorosso per ognuno di voi se
entro
cinque minuti non sarete nei vostri letti!»
Si vedeva che lasciavano il posto
di malavoglia. Si vedeva che a loro, sarebbe piaciuto continuare. Ma
è in un
religioso silenzio che ci lasciano. Il leone e la serpe. Un destino che
troppo
spesso si è messo in mezzo. Rimango a fissare il punto in
cui sono spariti. Nel
frattempo Draco si è alzato appoggiandosi alla parete,
tenendo un lembo della
divisa premuto contro il naso sanguinante. È lui ha rompere
il silenzio per
primo.
« ti sei incantato
potter?» no.
Mi volto verdo di lui e il mio sguardo non rasenta affatto la
compassione. So
che lui odia essere compatito. Il suo maledetto orgoglio, molte volte,
lo ha
portato a dei vicoli ciechi, senza però accettare il fatto
che a volte bisogna
tornare indietro per riprendere la strada da dove la si aveva lasciata
per
imboccare quel bivio.
« Tieni!» dalla tasca
tiro fuori
il mio fazzoletto. Glie lo porgo ma rimane a mezz’aria per un
po’. Non lo
prende. « Andiamo Malfoy, non fare l’orgoglioso.
È solo uno stupido fazzoletto!
Non te lo rinfaccerò per il resto della mia vita»
come di solito fai tu. Ma
questo me lo tengo per me; è meglio così dopo
tutto.
Solo adesso lo prende tra le dita
e lo porta ad asciugarsi il labbro.
Ma
tace. non rimane in silenzio.
« Perché non hai
reagito?» lo
chiedo d’impeto. Quasi in un sussurro.
Ricordavo ancoras bene quanto
Malfoy fosse stato determinante durante la guerra. E’ stato
grazie al suo
silenzio a villa Malfoy, se abbiamo avuto tempo. Suo è anche
il tentennamento
nella stanza delle necessità, voleva solo la sua bacchetta.
Nulla più. E
ancora, ho visto l’espressione
quando
suo padre lo ha chiamato, lui tra tanti, in mezzo alla folla di ragazzi
distrutti e dilaniati da questa guerra, sotto le incitazioni di
voldemort nel
farsi avanti per unirsi a lui. Non è rimasto. Solo per sua
madre non è rimasto,
lo so. Perché solo quando sua madre lo ha chiamato, ha preso
quella decisione.
Ma non si è fermato. È andato via con sua madre.
Come a voltare le spalle al
mondo intero e rifugiarsi tra le braccia di una madre che –
per quanto la
facciata lasci a desiderare – è sempre stata
amorevole con il figlio.
«Quando un serpente ti morde
…
devi succhiare via tutto il veleno» quelle parole
incastrarono i miei occhi ai
suoi. Rimasi in silenzio dopo questa sua risposta. Stava succhiando via
il
veleno da lui espanso. Stava semplicemente cercando di vivere. Vivere
sapendo
che le conseguenze non sarebbero finite tanto facilmente. E forse non
sarebbero
finite. Ha accettato tutto questo. Ha accettato le conseguenze di
ciò che ha
fatto o che è stato obbligato a fare.
« lo stai facendo nel migliore
dei modi!» un suggerimento per il giovane Malfoy. «
degno di un serpeverde
pieno di orgoglio eh?»
« Dimmi cosa ci trovi di
orgoglioso nel farmi pestare, Potter» La sua voce era acida,
ma sembrava più un
rimprovero verso se stesso. Si passò il fazzoletto
sull’angolo delle labbra,
premendoselo e assottigliando gli occhi a quel contatto doloroso.
«Una volta non andavi in giro da
solo» avevi le guardie del corpo « e non li avresti
affrontati senza un numero
superiore di cinque» è la verità. Il
tuo bisogno di protezione era troppo
elevato all’epoca. «Sei tornato pur sapendo cosa
pensasse di te la gente. Sei
tornato accettando ogni conseguenza. Questo ti fa onore.»
avanzo, superandolo
per continuare il mio giro di ronda.
« Potter!» mi fermo.
Mi volto al
suo richiamo, sollevando un sopracciglio.
« Riprendilo! Era un prestito
giusto? non voglio debiti con nessuno!» lo ha messo in
chiaro. Era sicuro. una
serpe orgogliosa come lui era già tanto se aveva accettato
un fazzoletto.
Un mezzo sorriso si aprì sulle
labbra prima di scuotere il capo, afferrare il fazzoletto e riprendere
a
camminare. Ma poi mi venne in mente un’altra cosa da dirgli.
Mi stoppai prima
di girare l’angolo, e spostai appena la testa verso destra.
Senza girarmi,
dandogli ancora le spalle.
« Ah» dimenticavo
« un motivo per
essere orgoglioso di te ci sarebbe!» pausa
d’effetto. «non sei come tuo padre!»
che ti dia fastidio o meno, è la verità.
è ciò che vedo.
Il resto del girò fù
abbastanza
noioso. Decisi quindi di tornare presto al dormitorio. Non Incontrai
Hermione
per tutta la sera. Sicuramente – meticolosa e precisa quale
è – avrà
pattugliato ogni punto del castello accessibile umanamente. Sorrido a
quel
pensiero mentre mi sfilo il mantello nella mia camera e inizio a
svestirmi per
prepararmi a dormire. Eppure ho la sensazione addosso, di non essere
solo. Di
avere qualcuno che mi spia. Mi volto spesso per guardarmi attorno. N i
e n t e.
Eppure i miei sensi non hanno mai sbagliato. Mi sono sempre fidata di
essi. S e
m p r e. E sono ancora qui grazie a loro, giusto? Il formicolio alla
nuca poi,
è un enensimo segnale. Mi volto di scatto verso la finestra
e la vedo. La dama
che infesta questa torre. MI osserva, sollevando il suo mento con
eleganza, da
perfetta dama di corte.
« che ne dice se magari si
annuncia
quando sta per arrivare? sa com’è, ho vissuto
praticamente l’ultimo anno a
decifrare ogni sensazione e ogni rumore possibile che mi pareva
sospetto!
Almeno qui dentro vorrei non doverlo fare»
Quando eravamo alla macchia, ognu
suono raccontava qualcosa, ogni folata d’aria portava un
odore, come quando
Hermione si è quasi fatta scoprire con il suo profumo di
vaniglia e rose. Si …
quel perfetto profumo che accarezza la sua pelle e la caratterizza
… No! non ci
devo pensare adesso. Mi concentro sulla dama. Si. è meglio.
« Chiedo venia mio giovane
Grifondoro! Sarò più discreta la prossima volta.
Ma ho visto che hai qualcosa
per me, e non potevo aspettare l’alba!» i suoi
occhi cadono sul fazzoletto
impregnato del sangue di malfoy.
« Ma ..» perplesso
avanzo le mie
parole. « non ho niente per lei! non capisco che cosa intenda
lei per essenza
di grifone!» La sua espressione accigliata e superba mi fece
sentire un vero
idiota. E forse un po’ mi irritò anche. Lo devo
ammettere. Sospirò sonoramente
prima di iniziare a parlare.
« L’essenza
può essere tutto mio
caro giovanotto. Che sia un pensiero, un’ideale,
un’idea, un nome, una persona,
o … un gesto!» e i suoi occhi rimarcano
maggiormente il riferimento al
fazzoletto. « Quel fazzoletto è un simbolo. Il
proprietario di quel sangue deve
essere una persona fiera e superba, sottovalutata e temuta per la sua
irruenza
e il suo impetuoso carattere» Era malfoy in tutto e per
tutto. Peccato che lei
stesse descrivendo le caratteristiche di un grifone « Una
nobile creatura il
grifone. Tanto più per l’animo. Il proprietario o
la prorprietaria di quel
sangue nasconde dentro di se una vera essenza di grifone!» I grifoni – ho
letto – non sono come gli
ippogrifi. Sono leali e nobili verso chi dimostra loro
lealtà. Sono coraggiosi
anche se non fessi. Territoriali effettivamente, Ma dalla forza
d’animo
incredibile. E forse Malfoy in questo è associabile ad un
grifone.
« Non ci
credo…» sorrido e lo
trovo così assurdo ma al contempo divertente che mi viene
quasi da ridere.
Appoggio la mano sulla fronte, chiudendo gli occhi. Scopro di essere
incredibilmente stanco. « Beh … Allora meglio
così giusto? qual è il prossimo
oggetto?» cala il silenzio. Il fazzoletto è
sparito, così come anche la dama.
Eppure sento la sua presenza. mi
guardo
attorno. Ma dove diavolo è finita? E poi la sua voce, mi
rimbolba nella testa.
« l’ultimo ti
verrò detto più
avanti giovane potter. Perché non sono io a decidere gli
ingredienti»
«Come?? E chi allora!»
e per un
attimo mi cola il panico addosso. « Aspetti!» ma
niente. lLo sento da me che se
ne è andata definitivamente. Sospiro sonoramente, buttandomi
sul letto e
chiudendo gli occhi. Incredulo e decisamente stanco, senza aver fatto
nulla di
che. Riapro gli occhi per fissare il soffitto per un istante, prima di
richiuderli, addormentandomi più in fretta di quanto
credessi, scoprendomi a
domandarmi che cosa stesse facendo Hermione.
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Capitolo 9 *** Il dono del riflesso ***
[Hermione]
Credo si arrivi ad un punto della propria vita in cui tutto, ti porta a compiere una scelta. Lo facciamo da sempre. Che siano esse importanti o futili. Possiamo scegliere se mangiare pane tostato con marmellata, o cereali alla mattina, o se seguire un amico in una follia o restarcene a casa aspettando che passi tutto, sperando e pregando che passi in fretta. Eppure entrambe le scelte potrebbero condizionare completamente la vita di una persona. Entrambe - pur nella loro grandezza o piccolezza - possono determinare qualche evento della nostra vita. Perchè le piccole scelte, portano sempre e comunque al grande bivio della nostra vita. Quello in cui si decide se "portarsi a casa il montepremio" o meno. E quando senti che è arrivato il momento, sorge una necessità vitale. Quella necessità che le persone solitamente possiedono, di allontanarsi da tutto ciò che riguarda terzi, e stare per conto proprio - dalle voci, dagli sguardi, dai pensieri e dalle idee - , non per riflettere - non c'è nulla da riflettere - ma per raggiungere uno stato di calma assoluta che permetta di compiere questa scelta così importante e capire se ascoltare... il cuore o la mente. Ecco. Ne ho bisogno. Io che ho sempre usato la mente, il mio cervello, la mia conoscenza, per risolvere i problemi, mi trovo a non sapere quale strada prendere, spezzata per la prima volta tra ragione e sentimento. Ho un bisogno impellente di respirare quell'aria notturna e solitaria che il castello sa regalarmi quando lo percorro. Immerso nell'oscurità, spesso rievoca ricordi legati all'ultimo anno che abbiamo passato a fuggire e nasconderci, attaccare di nascosto e ancora fuggire. Ma so bene che si tratta di un passato che non può tornare. O se mai dovesse tornare saremo pronti per affrontarlo. Mi soffermo a pensare da sola tra quei corridoi deserti - come minimo!! -. é bello poter sentire almeno per una volta, una sola volta, il proprio pensiero e basta. Come se volessi fare il punto sella situazione. Un punto che è difficile da definire. Ho sofferto. Ho sofferto per un amore che è cambiato. é cambiato da quando Ron è sparito via da quella tenda abbandonandomi. Non doveva. Non doveva abbandonarmi. Non doveva farlo. Sono convinta che sia stato quello a scatenare il susseguirsi degli eventi. Cammino. Senza una meta. Forse a zonzo. Per un attimo desidero avere la mappa di Harry, ma mi do della stupida da sola. Chi meglio di me può conoscere questo castello? Andiamo. Solo perchè sono stata lontana un anno, non vuol dire che IO possa dimenticarmi. Ok. Dimenticarmi forse no. Ma... confondermi? Un rumore lontano di piatti rotti mi fa sobbalzare. Lo sguardo fende l'oscurità aiutato dalla bacchetta. La alzo maggiormente per capire dove i miei piedi mi abbiano voluto condurre, mentre la mia mente perdeva la sua prima partita con il cuore. I quadri. Le armature. Gli arazzi. Ricordo questo posto.
« Le cucine...» il mio sussurro arriva lento. E sento le labbra tirare in un sorriso. Ora mi spiego il rumore dei piatti rotti. Faccio per avanzare quando mi fermo nuovamente di colpo. I miei occhi cadono su una stanza, che non ricordavo di aver visto. O forse è sempre stata li, e non l'ho mai notata prima. Eppure il fatto che sia semi-aperta mi desta dei sospetti. E se non fossero stati gli elfi domestici delle cucine a rompere qualcosa, ma degli studenti di Tassorosso di ritorno alla loro casa comune, dopo una notte di divertimento a spasso per il castello? Non può che innervosirmi questo pensiero. Lo so lo so. So bene a cosa pensate. "lo hai fatto tu per prima. Dovresti essere l'ultima a poter parlare". Ma io l'ho fatto per cause di forza maggiore. Si si . Proprio così. Avanzo silenziosamente. lo faccio con lentezza. Con incredibile lentezza. Mi sembra di annullare il mio respiro addirittura. Con un colpo di spalla, la porta si apre completamente, svelando la stanza per la sua .... solitudine.
« Non...Non c'è nessuno...» Non ne sono convinta. Possibile che ci sia solo uno specchio? Passo al setaccio visivo la stanza. Non sono ancora convinta. «Homenum Revelio» Fermo. Nulla si muove in quella stanza. Nulla si sente. Neanche un fiato. Abbasso la bacchetta. Sospiro e il mio sguardo - nel voltarmi - si posa sullo specchio. Fugace e veloce, ma abbastanza intenso da farti bloccare completamente. E non mi accorgo neanche che il mio corpo avanza verso lo specchio. Lo guardo intensamente ormai. E quello che vedo mi lascia senza fiato. Il mio riflesso c'è. Lo specchio me lo rimanda come è adesso. Eppure nei suoi occhi vedo qualcosa che mi costringe a studiare quella figura. Non vi è insicurezza. Non vi sono dubbi o paure. C'è solo certezza e consapevolezza. Di quelle disarmanti, capaci di far abbassare la guardia a chiunque. Persino a me. Porto le mani alla bocca per evitare che da essa possa uscire anche solo un grido. Perchè i miei occhi hanno visto quella mano sbucare dall'estremità laterale dello specchio, e afferrare la mano del mio riflesso. Un riflesso che non comando più io, e che sembra fare i comodi suoi. La guardo, mentre stringe quella mano e si volta verso la sua direzione. E la figura che appare accanto a lei, è quella dello stesso ragazzo moro dagli occhi verdi che hai lasciato nella torre poco più di un'ora fa. Li guardo. Guardo quelle figure stringersi la mano. Guardarsi negli occhi e perdersi. Come se fossero destinati a stare assieme. Mi allontano. Mi allontano appena fino a scostarmi dalla traiettoria dello specchio. Abbasso le mani e chiudo gli occhi. Shhhh. Ascolta. Ascolta quella voce. Ascoltala perchè è il cuore che sta parlando adesso ed esige - pretendo - ascolto. Ascoltalo. Perchè c'è un solo nome che urla ad ogni battito da quando hai visto quell'immagine.
«Harry..!» Non mi soffermo neanche a pensare che razza di specchio sia quello. Ci tornerò dopo col pensiero. Ora, tutto, di lui, mi invade. La mente, il cuore, i polmoni che iniziano a pretendere più ossigeno visti i battiti accellerati del cuore, per la corsa in cui mi sono buttata per tornare alla torre. Lui sarà li. Me lo sento. Mi fermo solo quando sono arrivata davanti al ritratto, dicendo la parola d'ordine in fretta e furia e ignorando le parole del dipinto. é impellente come bisogno. Salgo le ultime scale che portano alla sua stanza e ... mi fermo. Fisso la porta con la mano alzata a mezz'aria, il pugno chiuso. Coraggio. Un bel respiro. Bussa. e lo faccio. Busso ma non aspetto il permesso. Spingo la porta e - come pensavo - lo ritrovo a letto, che dorme.
«Seh... Stavo ancora fuori se aspettavo il permesso...»Mi avvicino, sedendomi sul ciglio del letto. E non riesco a smettere di guardarlo. A sorridere. Rimango a fissarlo per.. quanto? non lo so neanche io. Finchè non mi decido.
«Harry... Harry sveglia!!» le dita si chiudono appena sulla spalla per dargli una leggera scossa affinchè agevoli il risveglio, ma sono delicata. « Andiamo Harry, è importante!»
Lo vedo saltare a sedere con la bacchetta in mano, e la punta ovunque, tranne che davanti a se.
« Chi... cosa...» Con la mano libera inforca gli occhiali e - nell'infilarli - mette a fuoco la persona seduta sul suo letto. « Hermione! Che succede! Stai bene? E successo qualcosa? Dobbiamo correre??»la sua voce è allarmata e preoccupata. Si guarda attorno e inizio a chiedermi se abbia fatto bene a svegliarlo...
«Abbassa la bacchetta Harry! Dormi con la bacchetta sotto il cuscino?» Ora che il signore oscuro è stato sconfitto e ci troviamo ad Hogwarts ... Perchè questa precauzione?
«Oh... scusa! L'abitudine..» La abbassa e si stropiccia gli occhi da dietro le lenti << ok...dimmi tutto!»
«mentre stavo facendo il mio giro di ronda, mi sono imbattuta in una stanza che credevo sospetta. Insomma, avevo sentito dei rumori e credevo fossero degli studenti, poi la porta era semi aperta... così sono entrata e c'era solo uno specchio. Io mi sono specchiata e ...e li dentro c'ero io e ... »faccio un respiro profondo «poi sei arrivato tu...» il tono disarmato, come quello di una ragazza che non ha più voglia di farsi domande e di chiedersi sempre. Una ragazza che ha capito che forse è meglio lasciarsi andare, che continuare a vivere in questo modo. Rassegnata ormai ai sentimenti che la invadono.
«Io... » Quanto possono essere maledette le parole? Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono. Le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portar via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi quando lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare. «...è te che voglio accanto a me».
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Edit Autore: lo so! Tanti anni sono passati - due - ma in questi due anni non ho avuto davvero il tempo, per non dire che sono stata colpita dal blocco dello scrittore XD ma ora ho arricchito la storia e - a parte il finale che devo capire come svolgerlo in modo coerente - ho già in mente l'intera storia :3 spero vi piaccia.
baci Dany |
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Capitolo 10 *** Segui il Velluto ***
[Harry]
C'è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia. Si pensa sempre di star sognando, quando qualcosa di così inconcepibile ti assale. C'è stato un cucciolo. Un cucciolo di leone. Dormiva. Assopito, si preparava lentamente per undici anni, solo a compiere un balzo. Un piccolo unico balzo che lo avrebbe portato nella vita reale, che lo avrebbe portato al principio della sua esistenza come tale. Undici anni. Undici lunghi anni a dormire, per averne in cambio sette di crescita, lezioni, voglia di riscatto, di mettersi alla prova, e di dimostrare che non è un nome che veste la persona, ma la sua anima. Ha imparato a camminare, a cacciare e a nutrirsi delle soddisfazioni, a godere delle vittorie, e a leccarsi le ferite che le sconfitte infliggevano crudeli. Miagolava. Ma mano a mano quel miagolio stridente, si è trasformato in un ruggito. Ha trovato la tana nel cuore, permettendogli di ospitare persone che sono entrate in punta di piedi e senza sfondare porte. Come lei. Entrata così, per caso, per delle parole pronunciate da Ron - esagerate- e i miei sensi di colpa. Sono stato io a volerla andare a prendere. Io a fare il primo passo. Io a salvarla. E da quel giorno non abbiamo mai smesso di farlo. Tutti e tre. Insieme. Frecciatine, parole acide, prediche...si sono trasformati in dialoghi civili e gentili. Per quello che mi ricordo, alla gente è sempre piaciuto parlare con me. In fondo il modo in cui qualcuno ti dice una cosa non ha molta importanza; l'importante è che ti si apre una porta e puoi guardare all'interno di una stanza che prima era chiusa; non importa come uno ci arriva, quello che conta è poter vedere qualcosa di nuovo e di diverso...
«Harry... Di qualcosa.» Sbatto gli occhi due, tre volte anche. Sono rimasto a fissarla per quanto? Cercando di metabolizzare completamente quelle parole. Le sue. Mi ha appena detto... che sceglie me?
«io...» sussurro. Sento la bocca secca e mi viene da sorridere. Andiamo Potter! Hai affrontato e sconfitto il Signore Oscuro. Puoi mai fare queste figure davanti ad Hermione?
«...ho avuto bisogno di un attimo per capire se non stessi sognando o meno!» le labbra si distendono in un sorriso e le dita si appoggiano sul viso di lei. Lo accarezzano e lo tirano verso di me. Cerco le sue labbra mentre il cuore non smette di galoppare, come a riprendere completamente il ritmo che aveva perso con le parole di Hermione. Vuole recuperare il tempo che è stato fermo. Il tocco con le sue labbra è dolce e magico. Come questo castello. Come la magia che c'è dentro di voi. No. Di più. é una magia diversa e si sente.
«Signor Potter, un pò di decoro!!»
Quella voce. Quella voce che spinge le labbra a staccarsi, e gli occhi a fissare la figura che ha parlato, in piedi davanti alla finestra. Quella voce che ultimamente stai sentendo spesso. Occhi che la fissano, mentre un sospiro esce dal petto, rassegnato. Le mani scivolano via dalle guancie della ragazza e cadono sul letto. Lo sguardo che Hermione rimanda, è di disorientamento e curiosità assoluta.
«Dama di Velluto...Non credevo fosse presente.» Un pò seccante. Decisamente. Con tutti i momenti in cui potevi comparire - dama - proprio ora? adesso? in questo momento? Ma inutile innervosirsi. Quel che è fatto è fatto.
« Hermione, Lei è la Dama di Velluto. é il fantasma di questa torre. Ricordi quando siamo andati nella foresta a cercare l'unicorno, e ti dissi che ti avrei spiegato, e poi non ti ho spiegato niente??» Annuisce con il capo, mentre sposta lo sguardo dalla dama a me.
«Ecco. Stavo aiutando la Dama di Velluto a recuperare delle cose che serviranno per...» lo sguardo cade sulla dama, come a chiedere conferma. Come descrivere la cosa ... risulta complicato.
«Per un medaglione!» finisce la dama. Anzi. Inizia. « Un medaglione che servirà a raggiungere un luogo nascosto, persino per voi che conoscete questa scuola bene. Lieta di fare la sua conoscenza signorina Granger.» Un inchino, profondo e perfetto. Sposta gli occhi su di me successivamente. «Sono qui perchè il terzo ingrediente è stato appena Consegnato Signor Potter!»
Lo sguardo perplesso non può mancare. E la domanda arriva diretta.. « E quale sarebbe. Non sapevo neanche di che cosa si trattasse. Come posso aver trovato qualcosa che non sapevo neanche di dover cercare?»
Il silenzio che segue fa sembrare quella domanda stupida e inutile. Il suo sguardo sembra palesemente chiedermi come posso aver formulato quella domanda. Ma non riesce a farmi sentire stupido e sostenendo il suo sguardo, le dimostro che non sto scherzando.
«Non sei tu infatti che me lo hai portato. Ma lei!» Hermione « Si tratta della Scelta. La Signorina Granger ha fatto una scelta importante questa sera. E l'essenza di quella scelta è necessaria per finire il medaglione. Il crine, il sangue e l'essenza...» la sua voce va a sfumare, mentre solleva la mano, chiusa in un pugno. Un pugno che apre e fa scivolare un medaglione, ovale e neanche piccolo, abbastanza grande, formato da filini di metallo sottili nel centro, filini che sembrano formare...
« Sembra...» la voce di Hermione fa sciovolare gli occhi su di lei, vedendo la sua espressione concentrata su quel medaglione che, ora, è più vicino, essendosi avvicinato il fantasma. « .. una mappa!» La sua voce non traspare incertezze. Lo sento perfettamente.
«Una mappa?» voce che è un misto di incredulità e stupore « E dove porta!!» Il busto si sporge in avanti per vedere la mappa che ora finisce nelle mani di Hermione. Occhi che la scrutano e la sondano attentamente, mentre la dama risponde semplicemente. « Questo dovreste capirlo voi seguendola...» Rimaniamo entrambi a fissare la mappa in mano di Hermione e la tocco anche, come se mi aspettassi che possa succedere qualcosa. « Andiamo, altri indizi?» Quando il capo si solleva non c'è più nessuno. La dama è sparita, scomparsa, dissolta. Gli occhi fissano il vuoto.
« Se ne è andata..» Guardo lei che sembra concentrata e le vedo negli occhi quella luce che le brilla ogni volta che ha qualcosa da studiare. « Tutto bene?»
Si alza di scatto e mi fa sobbalzare, mentre gli occhi la seguono con lo sguardo da dietro le lenti. « Tutto bene Harry! Stavo solo cercando...di risolvere... Vado in stanza! vedo se c'è qualche libro sulla storia del Castello che ci può aiutare!!» Rimango a guardarla sbalordita ma sogghigno già e mi viene da ridere se penso che non cambierà mai. Sarà sempre lei. E riesco ad intercettarla quando fa per andare via, afferrando al volo la sua mano per stringerla, Mi alzo avvicinandola a me .
«Aspetta!» e cerco ancora le sue labbra morbide e profumate, baciandola delicatamente e dolcemente, per staccarti subito dopo. « Ecco... ora puoi andare » e guardare l'imbarazzo nei suoi occhi, sulle guancie sotto forma di rossore e sulle labbra con un sorrido debole ma sincero, ti fa sentire grande. Ti fa sentire potente. Come se fossi sulla cima del mondo e sopra di te, non vi è nessuno.
« Buona Notte Hermione!»
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Capitolo 11 *** Capitolo provvisorio ***
Wao, è un sacco che non entro °-° ma è un sacco che mi mancava voglia e motivazione. A breve un nuovo capitolo a sostituzione di questo :D
Enjoy <3 |
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