Anelma

di Helis Redien
(/viewuser.php?uid=72543)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Caro Diario - 12/08 ***
Capitolo 3: *** Il Colloquio ***
Capitolo 4: *** Hogwarts ***
Capitolo 5: *** La Nuova Assistente ***
Capitolo 6: *** Un Nuovo Inizio ***
Capitolo 7: *** Ricordi ***
Capitolo 8: *** Avemors ***
Capitolo 9: *** L'orologio d'Oro ***
Capitolo 10: *** Kehellä ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


By

Incanta

Capitoli Pubblicati

Cap 1: Caro Diario 12/08

Cap 2: Il Colloquio

Cap 3: Hogwarts

Cap 4: La Nuova Assistente

Cap 5: Un Nuovo Inizio

Cap 6: Ricordi

Cap 7: Avemors

Cap 8: L'orologio d'Oro

Cap 9: (da scrivere)

***

Personaggi principali: Anelma Laidhopeinen, Albus Silente, Severus Piton

Personaggi secondari: i docenti di Hogwarts, Rosmerta

Altri Personaggi: Voldemort, Mangiamorte, Lucius Malfoy

Ambientazione: Questa storia non è ambientata in nessuno dei sette libri della saga ma in un passato dove non si conosce l’esistenza di Harry Potter.

Rating: Arancione

Avvertimenti: OOC (poco presente, Tento comunque di stare con il personaggio originale)

Disclaimer e Credits: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

Personaggio Logo e occhi dei nomi capitoli: Amy Lee (evanescence)

Logo e Nomi capitoli: ©Incanta

Beta Reader: Benjamin Sebastian

nda: la storia non verrà aggiornata periodicamente ma appena ho un po’ di tempo per farlo comunque avvertirò alla fine di ogni capitolo quando pubblicherò. Cercherò di aggiornarla una volta al mese, dipende dal tempo che mi è concesso. Anticipo qui i ringraziamenti per chi leggerà, commenterà, inserirà ai preferiti e/o ai seguiti questa storia. Ringrazio qui la Rowling per tutti i sogni che mi ha fatto scrivere su questa fantastica serie. Il significato di altri nomi che troverete durante la lettura della Fanfiction li porrò alla fine del capitolo che li contengono.

PROLOGO

Anelma[1] Laidhopeinen[2], ha 25 anni e per la sua età è strega brillante ed esperta in arti oscure e pozioni.

Le sue origini Finlandesi sono molto dubbiose dalla famiglia della ragazza, malgrado ciò ha studiato nella scuola di magia e stregoneria Sikylä[3] posta sulle montagne vicino a Helsinki la capitale.

Dopo gli studi si è dedicata a diverse attività: assistente negli uffici comunali della magia di Helsinki come stagista, ha lavorato come cameriera ai “tre manici di scopa” a Hogsmade vicino alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts dove tenterà di far parte del corpo docenti.

Durante il corso della sua vita ha cercato di diventare Mangiamorte ma qualcosa l’ha fatta cambiare idea.

Anelma è una ragazza alta occhi azzurri e, diversamente da tutti i suoi parenti, aveva i capelli neri. Un caso strano visto che discendeva da famiglie solo e totalmente bionde.

Non aveva un fisico perfetto ma era una ragazza dalla bellezza innaturale.

Origine dei nomi:

[1]Anelma: letto da una lista di nomi finlandesi femminili, mi è sembrato come un nome che potrebbe richiamare, in italiano, Emblema o Enigma, un po’ come sarà il suo carattere.

[2]Laidhopeinen : non è altro che la fusione tra due colori Laidun in finlandese significa Pascolo mentre Hopeinen significa Argento. Per l'attaccatura al suo paese natale.

[3]Sikylä: in Finlandese è la traduzione letterale di Hogwarts senza la “s”. Hog=Sika=Porco mentre ylä = Wart = Verruca.

Nda: introduzione molto sintetica, questo nuovo personaggio si farà scoprire mano a mano che si leggerà. Buona lettura a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Caro Diario - 12/08 ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

12/08


“Caro Diario,
non ho mai scritto un diario fino ad ora.
Ti scrivo per raccontarti la mia storia giorno dopo giorno, da oggi per tutto il resto della mia vita sarai mio compagno.
Mi chiamo Anelma Laidhopeinen ho 25 anni.
Lascia che ti racconti la mia storia.
Quando avevo 11 anni la preside di Sikylä, Maila Liekki1,spedì una lettera ai miei genitori che poterono capire il mio via libera per il mondo della magia.
Mio padre si chiamava Eelis Laidhopeinen; era un uomo dolce e affettuoso. Era uno dei più potenti maghi finlandesi e conosciuto per i numerosi libri da lui scritti, descrivendo in essi, la storia delle principali scuole d’Europa: “I segreti di Beauxbaton”,”Dumstrung: supremazia Bulgara” e “La magia e l’incanto di Hogwarts”. Aveva occhi azzurri come ghiaccio e capelli biondi, tradizionale di noi nordici.
Mia madre si chiamava Kanerva Taivas2 anche lei era dolce e affettuosa. Lei era babbana: aveva gli occhi come quelli di mio padre e i capelli erano biondo splendente.
Il giorno 29 Dicembre nacqui io e tutti i miei conoscenti babbani e maghi si riunirono per festeggiare la mia nascita.
Crescendo tutti loro si resero conto di quanto io fossi diversa.
Avevo gli occhi di ghiaccio di mio padre e i capelli…di nessuno, erano neri. Non avevo un parente con quei capelli e da allora molti di loro mi diedero il soprannome di “Loki3”.
Malgrado questa diversità, i miei genitori non mi lasciarono mai sola.
La prima volta che entrai a Sikylä mi sembrava di vivere in un bellissimo sogno e per questo mi trovai subito a mio agio.
Anche qui, come nella famosa scuola di Hogwarts, gli studenti venivano smistati in rispettive case “Jpalo4,Vasvaris5 ,Kyilma6”erano tre a Sikylä. Fui smistata in Kyilma dove tutti gli appartenenti ad essa erano giudicati e malvisti da tutti gli altri alunni. Diversamente da Hogwarts, lo smistamento non si svolgeva indossando un cappello parlante ma con una sfera di cristallo. Quando un alunno la sfiorava questa disegnava degli animali simili a quelli di Hogwarts: quando appartieni a Jpalo sulla sfera appare una fiamma e subito dopo un leone, quando si appartiene a Vasvaris sulla faccia della sfera appare una goccia d’acqua trasformandosi lentamente in un corvo infine Kyilma un soffio d’aria e poi un serpente. Ero un serpente.
Nessuno nella mia famiglia si è trovato in Kyilma eccetto io… erano tutti appartenuti a Jpalo, nobili, generosi, mentre io ero in Kyilma la casa dei viscidi, prepotenti e malvagi. Inutile dire che tutti i pochi famigliari che mi stavano vicini mi abbandonarono dopo la notizia. Rimanevamo io, mio padre e mia madre fino a quando, quel giorno d’inverno, Voldemort me li ha tolti per sempre.
Ho cercato vendetta unendomi ai suoi angeli neri arrendendomi subito a loro, per appartenere al loro gruppo dovevo guadagnarmi il simbolo oscuro… non potevo più tornare indietro una volta guardato negli occhi Lord Voldemort dovevo avere il tatuaggio oppure mi avrebbe donato la morte. Sono fuggita, non so per quale miracolo… mi sono rifugiata come assistente stagista negli uffici comunali della magia di Helsinki trovando un breve periodo di protezione. Mi hanno trattato come una vera finlandese, come una persona normale. Dopo questo breve periodo di stage ho deciso di rifugiarmi ad Hogsmade ai “tre manici di scopa”, Madama Rosmerta è stata quasi una madre con me e pochi giorni fa mi ha consigliato di andare da Albus Silente dopo ferragosto che cercava un nuovo insegnante di “Difesa Contro le Arti Oscure”. Mancano 4 giorni al 16 agosto e presto tenterò la fortuna nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.”




Origine dei nomi

[1] Liekki: ho scelto il nome Liekki ispirandomi alla fenice di Silente. Fuoco, fiamma un splendido uccello che rinasce dalle sue ceneri… immortale. “Fiamma” questa è la traduzione.
[2] Taivas: taivas significa cielo. Ho pensato a questo perché il cielo potrebbe essere descritto come “una coperta che tiene al sicuro tutti gli abitanti della terra” come la personalità della madre.
[3] Loki: “Uno dei più importanti dei scandinavi. In origine dio del fuoco, assunse presto la figura di un demone.”Demone come era considerata Anelma dai suoi parenti.
[4] Jpalo, [5] Vasvaris, [6] Kyilma: mi sono ispirata un po’ agli animali che usa la Rowling per raffigurare le 4 case e un po’ alla mia fantasia. Jpalo è un’unione tra “Jalopeura = Leone” e “Palo = Fuoco”,” Vasvaris tra “varis = corvo” e “varis = Acqua”, “Kyilma” è tra “Kyy = vipera” e “Ilma = Aria”.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Colloquio ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

Erano le prime ore del mattino e, dopo aver scritto la pagina del suo primo diario, Anelma si distese sul suo letto. Sorrise tra se e se, era felice di come stava continuando a vivere, anche se Voldemort continuava a cercarela, si sentiva al sicuro. Non sapeva da dove veniva quella sicurezza eppure tra le mura dei “Tre Manici Di Scopa” c’era una strana atmosfera familiare; ormai erano tre anni che lavorava lì e non voleva lasciare quel luogo. Ogni giorno che passava a portare bevande, specialità della casa o qualsiasi altra cosa richiesta dal cliente riconosceva tra i clienti un personaggio dei fumetti. A lei piaceva individuare quei personaggi perché, avendo vissuto tra i babbani, identificava quel posto un luogo senza ombra di dubbio magico.

Eppure fino a prima di ricevere la lettera che le avrebbe cambiato totalmente la vita, non credeva nella magia, nelle pozioni anzi credeva che questi potevano vivere solo tra i pensieri di bambini o fantasiosi scrittori. Aveva sempre voluto imparare a far levitare gli oggetti, spostarli o distruggerli e da quel giorno cambiò il suo modo di vedere l’occultismo poiché poté muoverli, attirarli a se ed eliminarli con un semplice movimento di bacchetta.

Con gli occhi aperti a fissare il vuoto, Anelma ripercorse i vecchi ricordi: ricordava benissimo sua madre, il suo sorriso, la sua dolcezza avrebbe voluto rivederla ma sapeva benissimo che quel suo desiderio non poteva essere avverato. Non ricordava molto suo padre ma si ricordava della sua gentilezza e dei suoi occhi azzurri.

Con un sospiro nostalgico si alzò e camminò verso le finestre scostando le tende, guardò il paesaggio esterno e sognò di poter camminare su quei lontani prati senza aver timore che qualcuno le strappasse la vita. Per quel che le riguardava, potevano ucciderla quando volevano ma dopo aver vendicato i suoi genitori. Non aveva niente da perdere a parte Madama Rosmerta: non aveva amici, non aveva parenti per cui poteva valer la pena di vivere, non aveva un amore, non aveva nessun altro scopo che uccidere Lord Voldemort. Poteva essere una cosa materialmente impossibile ma non voleva lasciare la vita fino a che non ci avrebbe, anche solo, provato. Sapeva di non essere l’unica a cercare la sua vendetta ma sapeva anche che provandoci non sarebbe mai sopravvissuta.

Mancava poco più di un’ora all’inizio del lavoro, quindi iniziò a prepararsi. In quel momento desiderava solo rimanere sotto l’acqua tiepida, farsi una rilassante doccia in attesa che il nuovo giorno lavorativo la stancasse. Le piaceva quel lavoro anche se a fine giornata era esausta; si sentiva a suo agio lì, apprezzata da tutti clienti; ma era anche vero che voleva trovare lavoro ad Hogwarts, voleva insegnare “Difesa Contro Le Arti Oscure” o solamente entrare tra quelle mura, per sentirsi più sicura dal Signore Oscuro.

Ma ora non voleva pensarci, stava bene lì da Madama Rosmerta, voleva solo lavorare.

Non voleva parlare a nessuno dei suoi problemi e del suo passato, stava bene così, preferiva tenersi tutto dentro o semplicemente scriverlo sul suo diario. Pensare ai momenti felici e continuare a vivere nel migliore dei modi era una delle sue priorità.

Ora si stava rilassando.

Quanto le piaceva stare sotto la doccia, non voleva mai uscire da lì si sentiva lontana dal mondo.

***

Dopo la doccia iniziò a prepararsi. Si mise la divisa dei “tre manici di scopa” per svolgere il suo compito quotidiano. Si raccolse i lunghi capelli neri in uno chignon scoprendole il viso poco abbronzato e i suoi occhi celeste.

Si avviò verso il pub. Uscì dalla stanza e passò un lungo corridoio in parquet scuro, con i muri ricoperti di foto e quadri animati. Molte di quelle foto raffiguravano Madama Rosmerta che riceveva vari premi per l’ottimo svolgimento del suo lavoro e per l’eleganza del pub, per l’igiene e per il comfort regalato agli ospiti delle stanze.

Scese le imponenti scale in legno scuro e si diresse verso il bancone dove Madama Rosmerta stava ritoccando lo scaffale delle bibite alcoliche e analcoliche.

- Buongiorno Anelma! - la salutò - dormito bene sta notte? -

- Come al solito - le rispose semplicemente Anelma con un sorriso.

- Ti vedo in ottima forma oggi… meglio così - disse ricambiando il sorriso e continuò:

- Ho spedito un gufo a Silente per un colloquio in tuo nome –

- Cosa? – chiese sconcertata

Madama Rosmerta le sorrise.

-Gli ho scritto che desidereresti un colloquio con lui… con la lettera ho spedito anche il tuo curriculum –

Anelma non disse nulla aspettava che la signora continuasse il discorso e quindi la incitò a continuarlo.

-Leggi quella lettera- disse indicando una busta sul bancone

-E’ la risposta del preside?- chiese stupita.

L’altra annuì

La prese e strappò delicatamente il sigillo di cera, con il simbolo di Hogwarts inciso, che la teneva chiusa e iniziò a leggerla.

“Gentile Signorina Laidhopeinen,

Abbiamo ricevuto il suo curriculum e la sua richiesta di appartenere al corpo docenti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, riguardo alla nostra domanda di insegnante della disciplina “Difesa Contro Le Arti Oscure” e le chiedo gentilmente di raggiungere la presidenza il giorno 12/08 alle 10.00.

La ringrazio per la sua disponibilità

La presidenza

Albus Silente”

-Alle 10.00 di oggi, quindi fra mezzora- disse pensosa Anelma.

-Si… mi sono permessa di darti il giorno libero oggi per quel colloquio-

-La ringrazio, Rosmerta- le sorrise Anelma. Non voleva deludere Madama Rosmerta. Per la sua gentilezza, senza di lei ora non sarebbe nulla o forse sarebbe morta. Fino ad allora l’aveva aiutata in qualsiasi evenienza, le aveva dato lavoro quando ormai si era rassegnata nel trovarne uno, l’aveva ospitata nei “Tre Manici Di Scopa”, l’aveva protetta da Lord Voldemort e le aveva offerto la sua amicizia.

-Di niente cara. Ora va a cambiarti e buona fortuna per il colloquio- le augurò Madama Rosmerta.

-Grazie, sono in debito con lei- sorrise la ragazza. Anche se la riteneva come una madre non sarebbe mai riuscita a rivolgerle la parola in modo troppo confidenziale.

Così ritornò nella sua stanza.

Ripercorse lentamente l’enorme corridoio dopo le scale ed entrò nella sua stanza.

Ora doveva cambiarsi.

Aprì l’armadio dove una decina di vestiti riposavano in attesa di indossarli. C’erano dei vestiti da sera sfarzosamente decorati, in un certo senso preziosi. Alcuni erano ricoperti da paietes blu scuro, altri erano rivestiti da frange. Altri vestiti appartenevano a sua madre e si era promessa che li avrebbe indossati per un occasione speciale, sicuramente non per un colloquio. Decise dunque di vestirsi normalmente: gonna abbastanza lunga, una camicia un po’ attillata nera e scarpe eleganti. Cercando i vestiti e spostando vari indumenti trovò una vecchia cintura decorata con alcune perle di diamante appartenente a sua madre. Decise di indossarla dando ad essa un significato di “portafortuna”, magari sua madre l’avrebbe aiutata in quel momento. Lasciò lo chignon e si truccò.

Ora si smaterializzò.

Arrivò alle porte di Hogwarts e attese che qualcuno le aprisse le porte. Quel che suo padre aveva descritto sul libro “La magia e l’incanto di Hogwarts” era vero.

“…Hogwarts. Di certo una scuola che ti fa apprezzare la magia al solo sguardo dell’enorme castello. Il lago dove si rispecchia la ricopre di magia e di straordinaria bellezza. Un incanto...”

Ora Anelma si immaginava il suo interno popolato da fantasmi, da poltergeist e centinaia di alunni.

La cosa che la affascinava di più era come suo padre aveva descritto la sala grande “…un luogo magico, il cui soffitto, ad ogni variare dell’atmosfera, si colora di giorno o si riveste della notte, tuona quando il nero delle nuvole incupisce il cielo o piange quando l’azzurro lascia cadere le sue lacrime…”

-Davvero un posto incantato- sussurrò sognante la ragazza.

Ad un tratto le porte si spalancavano davanti a lei e un strano uomo si avvicinò a lei.

-La Signorina Anelma…- lesse un foglio e continuò scandendo le sillabe

-…Lai…Laidhopa…i…nen…Laidhopainen?-

La ragazza annuì divertita. Era bello sentire un inglese in difficoltà mentre cercava invano di pronunciare correttamente il suo cognome.

A parte questo, Anelma si era accorta che l’uomo le parlava scortesemente come se fosse scocciato del suo arrivo.

-Allora mi segua, il preside la sta aspettando-

L’uomo si fece seguire dalla ragazza ed entrarono nel castello.

Varcato l’ingresso Anelma si guardo intorno stupita dalla maestosità della scuola.

-E’ davvero enorme!- disse tra se e se.

Poi la sua attenzione si fermò in un gatto che si stava avvicinando a loro. Lei adorava i felini e iniziò a chiamare a se il gatto. L’uomo si girò ad osservare malignamente la scena. Il gatto si avvicinò a lei e Anelma iniziò ad accarezzarlo. Non aveva mai visto un gatto con quegli occhi.

-Ferma!- esclamò l’uomo quasi irritato.

-L’ho solo accarezzato- disse innocente la ragazza rialzandosi.

-Non toccare mai più Mrs Pur- concluse l’uomo.

-Per quale motivo? È così dolce-

-E’ mia e nessuno la tocca!- esclamò l’uomo.

Lei lo guardo stranamente e non disse nulla .

Continuarono il loro percorso verso la presidenza.

L’uomo iniziò a borbottare qualcosa.

-Argus fai questo, Argus fai quello… aboliamo la tortura…-

La sua voce era così bassa che non aveva capito la maggior parte della frase.

Passarono corridoi enormi e Anelma era sempre più stupita. Alcune pareti erano rivestite di quadri altre ne erano spoglie.

-I miei ossequi signorina- disse un uomo in un quadro inchinandosi al passaggio della ragazza. Lei gli accennò un sorriso.

-Ecco siamo arrivati- disse l’uomo che la accompagnava. La guardò e se ne andò.

La lasciò davanti ad un Gargoille di pietra.

-Aspetti come si entra?- chiese la ragazza.

-Felix felicis!- esclamò l’uomo.

Il gargoille di spostò e mostro agli occhi increduli della ragazza una scalinata che saliva ininterrottamente.

Pensava di aver visto quasi tutto del mondo magico ma si ricredette, doveva ancora scoprire meraviglie nascoste.

Salì le scale e si trovò davanti ad una porta di legno. Fece un respiro profondo e bussò.

-Avanti- sentì dall’interno, quindi aprì la porta.

-Buongiorno Signor Preside- disse rispettosamente ad un anziano mago accomodato su una sedia dietro ad una scrivania.

-Buongiorno Signorina Laidhopeinen-

La ragazza si stupì. Era il primo inglese che la chiamava con il suo vero cognome, con tutti gli accenti al posto giusto e con l’intonazione corretta.

Si avvicinò alla cattedra e si accomodò.

-Ho detto giusto il suo nome signorina?- chiese Silente curioso.

-Si Preside- disse annuendo.

-Bene. Ci ho messo un po’ di tempo per capirne la pronuncia.-

Lei gli sorrise. Aveva notato i suoi occhi che le spiravano fiducia e i suoi lunghi capelli e barba argentea che sottolineava la sua saggezza.

-Iniziamo- ruppe il silenzio il preside.

-Mi auguro che non le infastidisca il fatto che ho chiesto alla sua scuola, Sikylä, se non erro, tutti i suoi progressi e sono rimasto sorpreso dai giudizi che, in quasi tutte le discipline, si presentano con il massimo dei voti, per non dire eccellenti- la guardò negli occhi e le sorrise.

Lei annuì ricambiandogli il sorriso.

-Ho deciso che una conoscenza come la sua merita di insegnare e, dato che lei non ha mai insegnato prima d’ora, ero risoluto a farle svolgere il compito di assistente fino a che non si sarà ambientata nel campo d’insegnante. Sempre se lei è d’accordo ovviamente.-

-Certamente preside- disse stupita la ragazza.

-Assistente di Pozioni- disse poi il preside.

Anelma non poteva chiedere di meglio. Era la disciplina che le procurava maggior orgoglio da parte sua.

-Quindi possiamo chiudere qui il colloquio- sorrise il preside.

-Si preside- sorrise la ragazza.

Il preside si alzò dalla sedia e così fece anche Anelma e si strinsero la mano.

***

Tornò ad Hogsmade da Madama Rosmerta e le raccontò del colloquio.

-Allora questo sarà l’ultimo mese che lavorerai qui- disse con uno sorriso.

-Si…- rispose infelicemente la ragazza.

-Suvvia cos’è questo tono malinconico, sorridi- le disse Rosmerta prendendole le spalle.

“E me ne andrò,

lontana dal luogo che chiamavo casa,

lontana da coloro che hanno reso la mia vita un cerchio cromatico,

da coloro che mi avevano amata come una figlia…”[1]

[2]: di mia proprietà.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Hogwarts ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

13/08

“Gentile Signorina Laidhopeinen,

Visto il recente colloquio, tutto il corpo docenti le da il benvenuto.

Il sottoscritto chiede la sua presenza il giorno 1 settembre ore 14.00.

La presidenza,

Albus Silente”

Il Gufo Postino ripartì. Anelma era al settimo cielo, si sentiva apprezzata per le sue abilità da pozionista e il professor Silente aveva già guadagnato la sua piena fiducia. Si diresse da Madama Rosmerta sventolando la lettera in aria.

-Madama Rosmerta! Posso disturbarla un secondo?- chiese gentilmente nascondendo la sua felicità

-Certo Anelma. Arrivo subito- disse servendo un calice di burrobirra.

Dopo pochi secondi la raggiunse.

-Dimmi tesoro-

-Mi hanno assunta- sussurrò eccitata e con le lacrime agli occhi.

-Non avevo dubbi. Complimenti Anelma- rispose con un enorme sorriso.

-Grazie. Grazie di tutto Rosmerta- dopo queste parole pianse dalla felicità.

-Anelma, ho sempre tifato per te, ora che uno dei tuoi sogni si sta per avverare non lasciarlo sfuggire, lascia che i tuoi sogni vivano in te e permettergli di avverarsi- [1] disse abbracciando la ragazza.

Quei giorni ai “Tre Manici Di Scopa” passarono a dir poco velocemente.

Anelma ormai era pronta per iniziare la sua carriera ad Hogwarts e mancavano quattro giorni al primo di settembre.

In quel momento era seduta sulla sua poltrona preferita a godersi quelle poche giornate da Madama Rosmerta.

28/8

“Caro diario, Oggi è stato un giorno speciale. Vedevo tutte le persone conosciute qui, salutarmi e augurarmi una felice permanenza ad Hogwarts.

Ora vedo la mia vita come una vita piena di speranze che si stanno piano piano realizzando, ora la vedo attraverso occhi completamente differenti. Tutto ciò che mi sembrava irrisolto, cupo e tutto ciò che mi potevo immaginare, ora si è capovolto in una nuova vita, in una nuova Anelma.

E’ forse stato Albus Silente a cambiare il mio modo di vedere la vita? E’ forse stata la mia esistenza ai “Tre Manici Di Scopa”? Comunque sia, sento questa nuova esperienza che mi aspetta come un’esperienza indimenticabile. Già il fatto di entrare in una delle scuole più famose dell’Europa, descritta da mio padre come un luogo divino, mi eccita e aspetto con ansia quel giorno per fare delle magiche conoscenze. Il preside, Silente, mi è apparso come una persona generosa e consapevole della sua saggezza. Non credo che si possa sostituire un mago così grandioso!

Aggiornerò presto! Ora vado a riposare.”

Anelma incominciò a preparare le valige.

Aprì gli armadi e prese tutti i suoi vestiti, tutti i suoi ricordi, tutti i suoi cimeli di famiglia.

Prese una foto e la guardò come se se la fosse dimenticata. Erano i suoi genitori. Sua madre sorrideva all’obbiettivo e poi baciava la guancia del marito. Eelis sorrideva ad una bambina con i capelli lunghi neri, la accarezzava, la bambina guardava solo l’obiettivo. Anelma con un dito sfiorò la foto con un tocco di nostalgia e tristezza. “Perché?” sussurrò. Lacrime scesero dai suoi occhi blu e le scavavano il volto. Si asciugò gli occhi cercando di lasciare il passato al passato e di guardare solo al presente. Ma non ce l’avrebbe mai fatta, era troppo difficile dimentica la sua famiglia.

Il giorno più atteso da Anelma finalmente arrivò.

Era fuori a salutare tutti. Abbracciava i suoi conoscenti, i clienti a cui piano piano si è affezionata. Guardando verso l’entrata vide Madama Rosmerta appoggiata ad un stipite della porta che guardava i saluti. Anelma corse verso di lei e la abbracciò, la strinse forte.

-Non essere triste- la strinse Rosmerta – puoi tornare qui quando lo vorrai lo sai!-

-Grazie per tutto quello che hai fatto per me-

“…e così me ne andrò,

salutando tutti coloro che mi hanno reso felice,

tutti coloro che mi hanno chiamata amica,

tutti coloro che mi hanno insegnato a vivere…”[2]

***

Arrivò davanti le grandi porte di Hogwarts dove tutto il corpo docenti la aspettava.

Non si sarebbe mai aspettata tutto questo.

C’era un piccolo mago, c’erano Silente e una vecchia strega dallo sguardo severo, c’era una maga con uno strano cappello verde e con delle decorazioni sul vestito che richiamavano molto la vegetazione, un’altra strega che aveva in mano una scopa e un boccino che le girava intorno e una strana signora con occhiali da vista spessissimi. La professoressa di trasfigurazione, assieme a Silente, la accompagnarono all’interno del castello. Appena varcate le grandi porte una persona con passo veloce si avvicinò a Silente e gli sussurrò all’orecchio, questa persona era vestita interamente di nero, con un lungo mantello anch’esso nero sulle spalle, capelli lunghi fino alla schiena neri. La ragazza lo guardò incuriosita. Lui ad un certo punto si voltò verso di lei e la guardò con uno sguardo agghiacciante. Lei lo osservò con la bocca socchiusa. Chi era?

Perle Di Saggezza:

[1] : Questo è quello che credo io. Secondo me i sogni, i desideri e tutto ciò che si può realizzare vanno portati fino alla tua felicità.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Nuova Assistente ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

-Vieni Anelma ti faccio vedere dov’è la tua stanza- disse Silente gentilissimo.

La cosa che stupì Anelma furono le statue che, lungo i corridoi, regnavano sovrane ed immobili.

Scesero delle scale di pietra che molto probabilmente conducevano ai sotterranei di Hogwarts.

-Qui, nei sotterranei, troverai la casa di Serpeverde e l’ufficio del professor Piton, l’insegnante che ora ha il ruolo di professore di pozioni- disse Silente.

-Albus non le hai detto che deve stare attenta a Severus- gli ricordò la Mcgranit.

-Minerva piuttosto le farei presente che il professor Piton non ha un carattere facile- rispose Silente alla professoressa.

-Se posso preside, chi è questo professore?- chiese Anelma

-Stasera lo conoscerai. Lui non sa che quest’anno avrà un’assistente- disse con un piccolo sorriso divertito.

-Come? Albus non l’hai detto a Severus?- chiese la professoressa stupita.

-No Minerva, altrimenti lui avrebbe fatto di tutto per convincermi a non farla entrare nel corpo docenti e sinceramente non avevo voglia di affrontarlo- rispose Silente con un tono divertito. [*1]

Anelma capì subito che il preside, oltre alla saggezza e alla grandiosità del suo potere magico, era anche un mago che, nella sua anzianità, metteva un tocco di giovane diletto anche sul campo del lavoro. Ma ora i suoi pensieri ritornarono al misterioso Severus Piton. Da come la professoressa di trasfigurazione l’aveva annunciato, Anelma capì che non era un tipo facile quindi per piacerle doveva usare tutta se stessa. Anche il tono grave delle risposte della professoressa la facevano pensare molto. Silente invece lo ritraeva come un tipo, in un modo o nell’altro, domabile. Ma come doveva vedere questo professore? Un tipo difficile, misterioso oppure un tipo docile e innocente? Poteva scoprirlo solo quella sera al loro primo incontro.

-Ecco la tua stanza- sorrise Silente.

-Grazie preside-

-Le tue valige sono già dentro, spero che la stanza sia di tuo gradimento- disse la professoressa Mcgranitt.

-Certo Professoressa-

-Ci vediamo stasera per lo smistamento; tu nel frattempo puoi iniziare ad ambientarti- sorrise il preside.

La ragazza annuì e aprì la porta della sua stanza dirigendosi verso la camera da letto.

Tutte le sue valige erano lì. Non ne aveva un gran numero, ma solo due: in una c’erano i suoi vestiti quotidiani e da festa mentre sull’altra le scarpe ed alcuni libri. La stanza era accogliente, un dolce profumo invadeva l’ambiente completamente. Guardava ammaliata il letto a baldacchino: era di stoffa nera ricoperta da una retina stretta rossa così da farlo apparire incantevole. Essendo nei sotterranei non c’erano finestre eppure lei ne vedeva una. Ad un certo punto bussarono alla porta e lei con la sua calma andò ad aprire.

-Si?- disse.

Si trovò davanti un uomo con lo sguardo agghiacciante che lei ricordava di aver già visto. Indossava un lungo mantello nero e dei vestiti anch’essi neri. Ma perché le era così familiare?

L’aveva visto poco tempo prima quando aveva varcato le grandi porte di Hogwarts.

I due si guardarono negli occhi ma non pronunciarono parola, quando l’uomo, dopo lunghi e interminabili secondi, decise di rompere l’inquietante silenzio.

-Tu dovresti essere nuova di qui- sussurrò senza trasparire una qualsiasi emozione.

-Sì, mi chiamo Anelma Laidhopeinen- si presentò la ragazza gentilmente allungando la mano.

Lei guardò l’uomo che la osservava fissa negli occhi ma che non aveva alcuna intenzione di ricambiare il saluto.

-Sì certo- fece una pausa -mi chiedo perché si trova in questo sotterraneo- disse di nuovo con un tono arrogante.

-Il preside mi ha dato questa stanza. Potrei sapere con chi ho il piacere di parlare?- chiese ricambiando la cortesia che l’uomo le aveva dato.

-Professor Severus Piton, insegnante di pozioni.- rispose con indifferenza rallentando un po’ le ultime parole.

-Ah, a cosa devo l’onore di aver ricevuto una sua visita, professore?- chiese sfacciata come lo era stato lui pochi secondi prima.

-Spero che Silente abbia intenzione di insegnarle le buone maniere- ghignò il professore.

-Non credo di essere l’unica ad averne bisogno- rispose lei indifferente.

-Ci rincontriamo sta sera signorina Laidhopeinen- disse infine Piton ignorando l’ultima frase di Anelma.

-Con piacere, professore- sorrise sfacciata la ragazza chiudendo poi la porta della stanza.

“e così è con lui che dovrò avere a che fare” pensò. Ad Anelma non spaventava quell’uomo, anzi aveva voglia di sfidarlo ed era certa di riuscirci; non era una tipa da comportarsi come poco prima aveva fatto, specialmente con i suoi colleghi di lavoro ma lei la pensava “occhio per occhio, dente per dente” perciò gli avrebbe riservato lo stesso trattamento da lui ricevuto. Come reagirà il professor Piton all’annuncio del preside del ruolo di Anelma ad Hogwarts?

***

Verso sera e dopo aver scritto un’altra pagina del suo diario Anelma si diresse verso la sala grande per accogliere i nuovi alunni.

Entrò nella sala grande attraverso una piccola porta trovandosi davanti l’enorme tavolo dei professori. Lì c’era già Silente ed alcuni professori compresa la vicepreside. Guardò il soffitto ed era…veramente magico; ricordò il libro di suo padre “…un luogo magico, il cui soffitto, ad ogni variare dell’atmosfera, si colora di giorno o si riveste della notte, tuona quando il nero delle nuvole incupisce il cielo o piange quando l’azzurro lascia cadere le sue lacrime, fiocchi bianchi cotonati d’inverno velano il cielo e a volte tuona in perfetta e armonica sintonia con l’esterno. Guardatevi, entrate in quella stanza e un forte desiderio di soggiornarci vi conquisterà …”

-Anelma!- la chiamò Silente schiodandola dal suo pensiero.

-Anelma questo è il tuo posto. Alla tua destra siederà il professor Piton mentre alla tua sinistra la professoressa Sprite- disse indicandogli il posto.

-Grazie mille preside- sorrise Anelma e si accomodò

-Preside!-

Un uomo gigantesco da una folta chioma di capelli e barba scomposti si avvicinò chiamando il preside.

-Hagrid, stanno arrivando?- chiese Silente.

-Si preside stanno quasi per arrivare ad Hogsmeade- disse Hagrid mettendo le parole sbagliate nel posto sbagliato

-Bene vai pure Rubeus- disse gentile il preside.

-Sì preside- annuì il gigante

-Signor Gazza prepari i Thestral- disse all’uomo con il gatto in braccio.

-Subito, preside- disse indifferente.

Iniziarono ad accomodarsi tutti i professore nell’attesa che gli alunni varcassero la porta.

L’ultimo ad arrivare fu Severus Piton che subito squadrò Anelma seduta sulla sedia di fianco alla sua.

-Buonasera professore- lo saluto la ragazza.

L’uomo accennò un saluto alzando la testa e si accomodò senza dire una parola.

-Quando arrivano gli alunni?- chiese Anelma alla professoressa alla sua sinistra.

-Presto. I thestral saranno già partiti- disse un po’ agitata la professoressa Sprite.

Dopo pochi minuti iniziarono ad entrare numerosi alunni.

Prima gli studenti del 7° anno, poi quelli del 6°, quelli del 5°, quelli del 4°, quelli del 3°, del 2° ed infine i nuovi studenti del primo anno.

-Benvenuti!- la voce del preside tuonò in tutta la sala grande. Gli alunni nutrivano un profondo rispetto per l’anziano mago e si poteva notare.

Tutti i ragazzini non ancora smistati si misero davanti alla lunga tavolata degli insegnanti, tutti assaliti dalla timidezza.

La vicepreside appoggiò un cappello su di un piccolo sgabello e Anelma capì subito che stava per iniziare lo smistamento grazie al cappello parlante.

La ragazza aveva letto che il cappello parlante ogni anno si esibiva con una sua canzone. “certo deve avere una grande fantasia per inventarsi ogni anno una canzoncina diversa!”pensò Anelma intanto il cappello incominciò la sua opera:

Il cappello parlante sono io,

Grazie alle vostre doti

Vi allontanerò dall’oblio.

Sono un cappello parlante

Indossato da voi streghe e maghi;

distinguendo Hogwarts

nell’audacia e malignità.

Pregi e difetti non posso negar

Perciò seguite la vostra onestà.

Sono qui per condurvi alla vostra casa

Nel più semplice dei criteri.

Aspetto con ansia il vostro coraggio

Il vostro fegato e le speciali abilità.

Distinguendo la vostra audace cavalleria

Voi di Grifondoro questa è per voi la via.

Guarderò la vostra lealtà

sfiderò la vostra pazienza,

leggerò nella vostra onestà

Voi di Tassorosso alloggerete insieme con serenità.

Altrimenti studierò più nella vostra mente

Trovandovi saggezza oltre la sapienza

Destate il vostro sguardo a Corvonero

e approfondite la vostra conoscenza.

Se troverò astuzia e niente meno che sfrontatezza

Serpeverde è ciò che vi aspetta.

Pertanto avvicinatevi a me

Così che possa dirigere il vostro futuro ritrovo

Grazie al mio importante ruolo

Su cui io, cappello parlante, mediterò. [1]

-Bene Iniziamo lo smistamento!- esclamò la Mcgranit

-Mary Moore!- chiamò la professoressa.

Timidamente la ragazzina si mise a sedere sullo sgabello e la vicepreside le fece indossare il cappello.

Il cappello parlante pensò qualche secondo e poi esclamò:

-Corvonero!-

La ragazzina si diresse velocemente alla tavolata degli alunni di Corvonero e venne accolta da un grandissimo applauso.

-Chimento Sar!- chiamò di nuovo la professoressa.

Un ragazzino dall’aria un po’ troppo seria e scocciata si sedette sullo sgabello.

Il cappello pensò ancora :

-Serpeverde!-

Un altro enorme applauso si alzò dalla tavola del Serpeverde.

-Elisabeth Silver!- di nuovo la professoressa.

E così via.

Alla fine dello smistamento il preside si alzò.

-Bene dopo lo smistamento vi auguro una buona permanenza nella vostra casa di cui ora appartenete. Diamo dunque un caloroso benvenuto al professore di difesa contro le arti oscure: il signor Cooper[2] e alla nuova assistente di Pozioni la signorina Laidhopeinen!-

Piton dopo le ultime parole del preside si girò verso la ragazza con uno sguardo spaventoso.

-Buona Cena a tutti voi!- tuonò infine il Preside.

[1] create da me

[2]un piccolo tribute al mio cantante preferito: Alice Cooper

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un Nuovo Inizio ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

-Mia assistente?- Sussurrò irritato Severus Piton dopo il discorso del preside.

Guardò Anelma con il suo solito sguardo.

-Professore. Non è contento?- chiese sfacciata la ragazza

-Non mi irriti Signorina Laidhopeinen- sussurrò.

Su tutte le tavole iniziarono ad apparire pietanze di ogni genere dalle più ricche varietà di cibi, alle più saporite. Anelma rimase a bocca aperta, non avrebbe mai pensato a tanti così gustosi piatti. Poco dopo si iniziarono a sentire il rumore delle forchette e dei piatti, mentre il cielo si faceva sereno scostando quelle poche nuvole dalla Luna. La ragazza incuriosita guardò Severus, il cui sguardo si faceva sempre più buio e inquietante, lo guardò intensamente fino a che non attirò il mago a guardarla. Si scrutarono intensamente e non proferirono parola fino a fine cena.

Quando tutti furono sazi il professore di pozioni si alzò nervosamente e andò velocemente verso i sotterranei seguito da Silente.

-Severus- lo chiamò il preside.

-Severus fermati- lo richiamò.

-Preside, di qualunque cosa si tratti non è il momento giusto per parlarne- rispose in un sussurrò.

-Severus?- lo incoraggiò il preside

-Con tutto il rispetto preside preferisco andarmene a riposare, domani è un lungo giorno. Buonanotte signore- così dicendo se ne andò verso il sotterraneo.

Non era dal professore di pozioni andarsene in quel modo e per il preside era stata una novità, non sapeva come comportarsi.

Anelma pensava a quanto fosse irritante il comportamento del professore di pozioni, non era stata lei a scegliere il suo posto di lavoro e di conseguenza pensava che non dovesse prendersela con lei, in compenso però, trovava un gusto particolare nell’irritarlo e nel vedere le sue reazioni.

Si avvicinò a Silente e gli chiese

-Preside, devo essere più remissiva nei confronti del professore?-

- Anelma, Severus non ha mai collaborato con altre persone, si sente a disagio e si sente in grado di affrontare l’insegnamento da solo. É un po’ adirato con me perché ti ho affidata a lui; dagli tempo di abituarsi alla tua presenza- disse con un sorriso gentile.

Lei ricambio il sorriso e annuì, si fidava di Silente e di conseguenza si sentiva al sicuro.

Anelma tornò a sedere e incominciò a fare la conoscenza dei suoi colleghi di lavoro. Era rimasta molto colpita da Vitius, la sua voce fina e il suo piccolo corpo lo ritraevano come un simpatico personaggio delle fiabe.

Lei non parlava molto e si limitò ad ascoltare le conversazioni dei colleghi.

-Sibilla- Vitius chiamò una donna occhialuta che mangiava silenziosamente e golosamente del pollo arrosto

-Si? Dice a me?- rispose distrattamente e con la bocca ancora impegnata a mangiare

-Sibilla? Non crede che la professoressa Mc Granitt insegni in modo troppo severo?-

-Oh…..non saprei- rispose come presa alla sprovvista

-Minerva vedi? Lo dice anche Sibilla- disse Vitius probabilmente ignorando la Strega

-io… b-bhe- disse la professoressa Cooman

-Vitius non dire stupidaggini- lo calmò Minerva

-Piuttosto, Anelma- la chiamò la professoressa di trasfigurazione

-parlaci un po’ di te-

-cosa vi dico?-

-come cosa? – esclamò vitius

-scusate ma non sono abituata a parlare di me. Non saprei cosa dirvi- sorrise l’assistente

-da dove vieni?- la incitò la Mc Granitt

-vengo da Helsinki, Finlandia-

-Sono sempre stato affascinato dalla mitologia nordica- disse ad un certo punto Silente

-si in un certo senso è affascinante- sorrise la ragazza

-sei di poche parole Anelma- disse Minerva

-dove vivi attualmente?- chiese Vitius

-ho vissuto, prima del trasferimento qui ad Hogwarts, ad Hogsmade, devo trovare una casa prima della fine dell’anno scolastico- disse Anelma

-dove vuoi comprare casa?- chiese incuriosita la professoressa Sprite

-nei dintorni di Hogsmade probabilmente-

Così dopo l’allegra chiacchierata lei si diresse verso la stanza salutando i colleghi. Scese le scale verso i sotterranei, dov’era collocata la sua stanza. Attraversò l’enorme e inquietante corridoio spoglio di quadri, qualche torcia infuocata qua e la le segnava il tragitto da percorrere. C’erano poche porte in quel corridoio vicino a quella della sua stanza. Subito si ricordò delle parole di Silente e della Mc Granitt guardando la porta della stanza del professore che avrebbe assistito durante le lezioni.

-Come? Albus non l’hai detto a Severus?-aveva chiesto la professoressa stupita.

-No Minerva, altrimenti lui avrebbe fatto di tutto per convincermi a non farla entrare nel corpo docenti e sinceramente non avevo voglia di affrontarlo- aveva risposto Silente con un tono divertito. [*1]

E poi ancora alle parole del preside dopo la cena

-Anelma, Severus non ha mai collaborato con altre persone, si sente a disagio e si sente in grado di affrontare l’insegnamento da solo. É un po’ adirato con me perché ti ho affidata a lui; dagli tempo di abituarsi alla tua presenza- aveva detto con un sorrisetto il preside [*2]

Guardando la porta del professore di pozioni sussurrò tra se e se

-dicono di dare tempo al tempo… speriamo che non se la prenda comoda-

Entrò nella sua stanza tranquillamente cercando di concentrarsi un po’ sui libri di testo di pozioni che l’aspettavano sopra la scrivania.

-volume uno, primo anno- sussurrò

Sulla copertina era inciso “Manuale di Pozioni di Arsen Louris, le basi dell’ alchimia

Guardò l’indice del libro e lesse “capitolo uno: introduzione; capitolo due; gli ingredienti base; capitolo tre: effetti collaterali; Capitolo quattro: Comandare il calderone; eccetera…” arrivò al capitolo quattordici e lesse “esatto uso del Bezoar”. L’ultimo capitolo era un’introduzione al libro usato nel secondo anno scolastico. Prima di continuare a guardare i libri si soffermò su un foglio posato alla scrivania dov’era riportato l’orario settimanale delle lezioni e lo lesse

LUN:matt

MAR:matt

MER:matt

GIO:matt

VEN:matt

SAB:matt

1c.so: Serpeverde – Grifondoro

5c.so: Tassorosso – Grifondoro

6c.so: Serpeverde – Grifondoro

//

//

5c.so: Serpeverde – Corvonero

1c.so: Serpeverde – Grifondoro

5c.so: Tassorosso – Grifondoro

6c.so: Serpeverde – Grifondoro

//

//

5c.so: Serpeverde – Corvonero

3c.so: Tassorosso – Corvonero

7c.so: Corvonero – Serpeverde

1c.so: Corvonero – Tassorosso

//

//

//

3c.so: Tassorosso – Corvonero

7c.so: Corvonero – Serpeverde

1c.so: Corvonero – Tassorosso

//

//

//

LUN:pom

MAR:pom

MER:pom

GIOV:pom

VEN:pom

SAB:pom

2c.so: Tassorosso – Serpeverde

//

4c.so: Serpeverde – Tassorosso

3c.so: Serpeverde – Grifondoro

//

7c.so: Tassorosso – Grifondoro

2c.so: Tassorosso – Serpeverde

//

4c.so: Serpeverde – Tassorosso

3c.so: Serpeverde – Grifondoro

//

7c.so: Tassorosso – Grifondoro

4c.so: Grifondoro – Corvonero

//

2c.so: Grifondoro – Corvonero

6c.so: Corvonero – Tassorosso

//

//

4c.so: Grifondoro – Corvonero

//

2c.so: Grifondoro – Corvonero

6c.so: Corvonero – Tassorosso

//

//

-Domani è mercoledì quindi devo portare il volume sei e uno- sussurrò tra se e se.

Decise, dunque, di andare a riposare. Sapeva che come primo giorno sarebbe stato un po’ faticoso con Piton e quindi aveva bisogno di energie sufficienti per non irritarsi, fissò quindi per il giorno seguente la scrittura di una pagina di diario e anche un bagno caldo rilassante. Si cambiò e si distese sul letto a baldacchino. Come tutte le sere milioni di pensieri la assillavano e lei non riusciva a scacciarli. Sembrava non la lasciassero chiudere occhio. Essendo una persona doveva pensare a questo doveva ricordarsi di quest’altro, doveva anche trovare casa ma il ricordo che la teneva più sveglia era il giorno in cui aveva cercato di diventare Mangiamorte e nella sua mente ancora riviveva quella giornata.

Flashback

Un Mangiamorte la stava portando al nascondiglio provvisorio del Signore Oscuro. Quell’ uomo che non le ispirava molta fiducia, ma d’altro canto lo sapeva, anche lei una volta diventata serva dell’Oscuro non sarebbe più riuscita ad esprimere fiducia a nessun essere vivente poiché avrebbe potuto tradirlo in qualsiasi momento Voldemort gliel’avrebbe ordinato. Camminarono a lungo per strade che non aveva mai visto, per un paese di cui non sapeva il nome accompagnata da un uomo di cui non avrebbe mai scoperto l’identità, almeno finché non avesse avuto il Marchio Oscuro.

Arrivarono, dopo molti minuti di camminata, in un luogo cupo ed inquietante. Ogni cosa, ogni singola cosa dal più piccolo sasso al misero ramoscello sembrava incuterle paura; molte ombre proiettate da alberi o da grandi rocce sembravano evocare un qualcosa di malvagio e allo stesso tempo terrorizzante, aiutate ad emergere dal velo di tenebre della notte. Anche il cupo silenzio che sovrastava il loro respiro, ogni tanto spezzato da dei grilli, sembravano dirle “si, Anelma,sei arrivata. Ora sai quello che ti aspetta”.

Tutto questo fu interrotto da un rumore forte come se qualcosa avesse sbattuto addosso un masso e subito dopo, come delle cascate di fumo nero, iniziarono ad arrivare i Mangiamorte.Arrivarono solo per lei, per scoprire se era degna o no del nome e il ruolo che fra poche ore avrebbe preso. I servi dell’Oscuro si riunirono attorno a lei e subito Anelma e l’uomo si trovarono a fare da centro ad un gruppo di uomini e donne incappucciati e vestiti di nero con maschere bianche. Ad un tratto il Mangiamorte accanto a lei indietreggiò e si accostò alla circonferenza d’oscurità. Lei rimase immobile, per qualche secondo aveva sperato che tutto quello che stava vivendo fosse solo un incubo e che prima o poi si sarebbe svegliata sospirando di sollievo, ma purtroppo non lo era. Quello che stava vivendo era la pura realtà e non sarebbe potuta tornare indietro. Tutto il cerchio si inchinò rivolti verso l’albero davanti a lei; Anelma non si mosse, era bloccata dalla paura.

-Mi avete portato una ragazza irrispettosa del mio potere- disse una voce roca che proveniva da davanti a loro.

Anelma subito si inchinò impaurita

-O così codarda da rinnegare le sue gesta- concluse quella voce con un tono tranquillo, rivolgendosi all’inchino.

Fine flashback [1]

non è tempo di pensare a queste cose” pensò Anelma tornando alla realtà

Questo fu il suo ultimo pensiero prima di abbandonarsi ai Sogni.

***

[2] Il sole iniziò a sorgere, il lago nero aveva preso una sfumatura rosata con qualche piccolo gesto d’acqua giallo e bianco. Una dolce brezza accarezzava il mattino schiarendo i pensieri e portando l’inizio di una nuova giornata. Un soave cinguettio proveniente dall’azzurro cielo invase l’atmosfera. Anelma in quel momento si trovava sulle rive del lago nero seduta sulle radici di un’enorme quercia, guardava il mattino e lo osservava sorgere dalle montagne verdi. A lei piaceva rilassarsi in posti tranquilli ma allo stesso tempo stupendi.

-Anelma- la chiamò una voce alle sue spalle

Lei si girò e vide il preside avvicinarsi per poi sedersi accanto a lei.

-vedo che anche tu hai scoperto la bellezza del lago nero- disse il mago guardando l’acqua scorrere quieta.

-Adoro posti come questi. Mi ricordo che da bambina mi rifugiavo sempre davanti ad acque simili. Mi fa riflettere e rilassare- disse Anelma guardando il preside.

-Mi piace pensare che una ragazza giovane come te sia capace di provare simili emozioni, perché so, mia cara, che oltre alle azioni che hai citato, celi in te una grande quantità di emozioni. Se ti dessi un foglio, Anelma, cosa scriveresti su questo lago?-

La ragazza rimase stupita, Silente riusciva molto bene a leggere nelle persone basandosi su poche parole proferite. Comunque aveva ragione, provava molto altro a parte il rilassarsi e il concentrarsi.

-scriverei che i colori riflessi sull’acqua rispecchiano l’anima del giorno che sta nascendo- disse tranquillamente

-profondo, Anelma. E se invece l’anima del nuovo giorno si prospera diversa dall’alba?- chiese incuriosito Silente

-anche l’infinito cielo si può sbagliare, oppure si è visto male- sorrise Anelma

-certo Anelma. Il cielo a volte ti fa riflettere, poi forse l’alba è solo un evento che deve succedere per avere il giorno- continuò il preside

-per me il cielo è magico tanto quanto le nostre bacchette. Ogni giorno è diverso e lo sarà fino alla morte di un essere umano. Poi le persone possono dire che i giorni sono tutti uguali, ma lo dicono perché non si accorgono di sottili differenze. Guardi, preside, quella sottile linea gialla che assomiglia ad un nastro di stoffa, appoggiata sul velo dell’acqua. Oggi c’è ma magari domani si vedrà un po’ meno e così via fino a quando scomparirà. Oppure ascolti il cinguettio oggi è così accentuato ma magari domani potrà mancare un uccellino o potrà aggiungersene un altro o magari può unirsi a loro il canto di una fenice, chi lo sa? I giorni sono diversi appena ne vedi nascere uno nuovo-

Silente non parlò. La ragazza l’aveva colpito, tutto questo poteva succedere in un nuovo giorno ma un giorno uguale non esiste.

-Anelma. Come pensi sia l’anima oggi?-

-Io credo che per quanto possa apparire bella ci saranno momenti di difficoltà, ma questi momenti sono normali in un essere umano, credo che trovi difficile qualcosa anche lei, preside, per quando grande e saggio sia- sorrise Anelma

-Si hai ragione Anelma. Anche se sono consapevole dei miei poteri c’è sempre qualcosa che mi viene difficile, come, ad esempio, trovare il mio gusto di gelatine tutti i gusti più uno preferito- lui sorrise e Anelma si mise a ridere. Dopo alcuni momenti Anelma si alzò e sorrise dicendo

-preside le auguro una buona giornata è meglio che vada a fare colazione e mi ricarichi-

-certo Anelma ti raggiungo anche io fra qualche momento. Ah Anelma, quasi dimenticavo di darti la buona fortuna per il tuo primo giorno con Severus- sorrise il preside

-grazie preside mi servirà- e sorridendo si diresse al castello.

Non aveva mai fatto discorsi così con altre persone e si trovò sollevata e curiosa per aver scoperto una personalità intricata e nascosta nel più grande mago della storia. Comunque adesso la preoccupava di più la lezione che fra poco più di un’ora avrebbe dovuto affrontare.

Quando entrò nella sala grande c’erano già tutti i professori e gran parte degli alunni a mangiare o a dormire sulla proprio enorme tavolata.

Si mise a sedere vicino al professore di Pozioni che aveva quasi finito di mangiare.

-Forse la signorina ha bisogno di una sveglia- le disse irritato

-Si forse, ma non sono molto in ritardo, visto che lei è ancora qui- rispose a tono

-Dobbiamo preparare l’aula signorina, o si aspetta che faccia tutto io?- domando arrogante

Anelma in quel momento si stava servendo del bacon e squadrò il professore.

-Se ritardo di cinque minuti non credo che il signor professore si perderà tra i calderoni- rispose

Piton sbuffò e aspettò che l’assistente finisse di mangiare. Quando finì si diressero assieme verso l’aula di pozioni e iniziarono a preparare l’aula.

-Bene ora le spiego come deve essere sistemata l’aula: i banchi devono essere disposti a tre e tra una fila e l’altra deve poterci passare un uomo; sulla lavagna deve essere scritta la ricetta per una pozione ma oggi provvederò a spiegare il programma dell’anno scolastico che tratteremo con il sesto anno; la cattedra, malgrado il bisogno di aggiungere un posto, deve essere ad una distanza di almeno due banchi dagli alunni. Sul banco davanti la lavagna deve mettere le pozioni da esaminare che troverà sullo scaffale a destra della cattedra. Chiaro?- spiegò tranquillamente Piton

-Si professore- rispose lei

-Bene, io oggi mi occuperò dei banchi e della cattedra, lei della lavagna e delle pozioni- concluse.

-Cosa scrivo del programma?- chiese tranquillamente.

-C’è il foglio sopra la cattedra –

-E che pozioni metto sopra il tavolo?-

-Felix Felicis, il filtro d’amore e il distillato della morte vivente-

La ragazza lo guardò solo ed inizio a sistemare seguendo la guida del professore.

-Bene, ora le illustrerò le regole per mantenere una pacifica convivenza con il sottoscritto. Se sa di non ricordarsele prenda nota-

-No, me le ricorderò professore- rispose un po’ seccata

-Prima regola: non intralciare il mio lavoro; seconda regola: parlare solo se è interpellata; terza regola: non faccia commenti; quarta ed ultima regola: stia seduta al suo posto-

-Certo professore farò come dice lei- dicendo così si mise a sedere al suo posto.

Dopo poco entrarono gli alunni del sesto anno di Grifondoro e di Serpeverde, sedendosi silenziosamente nei posti. Gli alunni iniziarono a preparare penna e calamaio con pergamena e con il libro di testo.

-Come noterete da ciò che c’è scritto alla lavagna, oggi introdurrò il programma didattico per voi del sesto anno. Supponendo che, dopo aver passato i G.U.F.O., sappiate distinguere le pozioni con il solo sguardo o semplicemente annusandole; oggi vedremo se siete degni del diploma da voi coinquistato. Iniziamo dal programma didattico, vi consiglio di copiarlo su un foglio in questo momento: il primo semestre tratteremo tre argomenti base per approfondirli poi con la pratica durante il secondo…

Anelma non lo ascoltava stava sfogliando il suo libro di pozioni e le parole del professore erano solo un’atmosfera che la ragazza ignorava. Era curiosa di sapere come descrivevano la pozione Felix Felicis su quel libro di testo e quindi raggiunse il capitolo da lei interessato: Felix Felicis, la fortuna

La pozione Felix Felicis è una pozione molto complicata che necessita di una grande abilità durante la preparazione. Infatti…

Anelma interruppe la sua lettura distratta dalle parole del professore di Pozioni

-Meno 25 punti a Grifondoro, Signor Collins, la sua preparazione è minima per non dire assente. La prossima volta si prepari un po’ di più- ghignò il professore.

Anelma ora ascoltava Severus e si chiese qual’era il suo metodo di assegnare il punteggio ad una casa. Durante tutta la prima ora era riuscito a togliere 70 punti a Grifondoro ma perché?

Ma nonostante ciò stava ancora aspettando che il professore la interpellasse per qualche compito, era dall’inizio della lezione che non la guardava e nemmeno le parlava, molto probabilmente non aveva alcuna intenzione di farla partecipare.

Anelma notò una strana tensione tra due alunni di case differenti pronta a scoppiare da un momento all’altro e infatti dopo pochi secondi un ragazzo di Serpeverde si alzò dal posto in cui era seduto e si scagliò contro un ragazzo di Grifondoro. Il professore non sembrava essersene accorto poiché stava tentando di spiegare un punto della discussione ad un Serpeverde. Il litigio tra i due alunni si stava facendo sempre più violento e a quel punto l’assistente decise di intervenire anche se “non interpellata dal professore”

-Pietrificus Totalus- esclamò rivolgendo la bacchetta sui due ragazzi che litigavano facendoli cadere immobili come se fossero stati ghiacciati.

Anelma si avvicinò a loro e disse

-Finitem Incantatem-

La ragazza guardò i due ragazzi a terra che velocemente si misero a sedere, poi guardò Piton che la osservava malignamente che disse

-meno 50 punti per Grifondoro per aver disturbato la lezione-

La lezione proseguì tranquillamente fino alla fine delle due ore. Gli alunni se ne andarono tutti e il professore si avvicinò velocemente all’assistente seduta sulla cattedra dicendo

-Ti avevo esplicitamente chiesto di rimanere al tuo posto-

-Si professore sono rimasta lì infatti- rispose calma

-Non devi svolgere azioni per conto tuo- disse irritato

Lei annuì non aveva voglia di discutere anche perché l’arrivo degli alunni del primo anno era imminente quindi si limitò solamente ad annuire.

[1] vi ricordate che aveva tentato di diventare una mangiamorte? No? Sull’introduzione e sul primo capitolo (lo scrive nel diario).

[2] Questa parte, a mio parere è la cosa più bella che io abbia scritto fino ad adesso.

Secondo voi cosa potrà pensare veramente il professore di Pozioni di Anelma?mah

Il prossimo capitolo lo aggiornerò in questo fine settimana.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ricordi ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

Prefazione : questo capitolo e tutto il suo contenuto sono tutta opera mia

“Hogwarts, la scuola in cui la magia domina in ogni solitario corridoio, in ogni piccola fessura, in ogni singola creatura. I fiori sembrano stregati di occulta bellezza, ogni singolo petalo sembra regnare su una storia ancora da narrare; ogni singolo raggio di sole sembra portare con se un nuovo e sconosciuto incanto. Il castello narra storie, piccoli e irrisolti indovinelli di cui un mago ignora un possibile, mai scoperto, mistero. La bellezza delle stelle notturne è accentuata se la si sa vedere dalla giusta torre e dal giusto accostamento dello spirito che le guarda, da ogni anima che cerca in loro la sua musa…”

Eelis Laidhopeinen in “La Magia e l’Incanto di Hogwarts”.

Anelma, dopo le lezioni pomeridiane, rilesse un piccolo paragrafo del libro di suo padre. Molte volte si chiedeva se lui avesse avuto la possibilità di vivere di persona certe emozioni o se avesse tentato di indovinare, ma lei sapeva che suo padre nei suoi scritti non narrava se prima non aveva provato le emozioni su se stesso. Anelma non aveva mai letto la fine di quel libro, aveva paura che dei brutti ma altrettanti bei ricordi le ritornassero alla mente ma sapeva in cuor suo che un giorno l’avrebbe finalmente completato, ora però no, non voleva, non si sentiva pronta per quelle nuove emozioni, si sarebbe basata sui pochi capitoli che aveva letto di cui ogni tanto leggeva i paragrafi che l’avevano colpita di più; senza mai superare la soglia ancora da scoprire. Sin da piccola era rimasta colpita da come suo padre dipingeva le stelle ed il cielo notturno: voleva provare quelle sensazioni e voleva capire se in qualche modo suo padre Eelis abbia potuto prendere ispirazione da loro. Seguendo i messaggi nel suo scritto, probabilmente la torre “giusta” era la torre di astronomia, non ne era sicura, poiché suo padre era un tipo un po’ criptico e lo erano anche i suoi scritti, da quel che sapeva poteva benissimo trattarsi di un’altra torre… chi lo capiva Eelis? Anelma sorrise tra se e se. Si ricordava che anche sua madre Kanerva lo riprendeva per il suo modo misterioso di definire qualsiasi cosa e lui le rispondeva “è per questo che ti sei innamorata di me, tesoro”. Senza ombra di dubbio la sua era una famiglia felice, raramente c’era un diverbio. Ricordava quando ridevano assieme, quanto si sentiva felice e spensierata. Ma era solo una bambina era normale essere spensierata, a volte si interrogava su come potesse essere stata al sua vita se Voldemort non li avesse uccisi; ma è inutile piangere su un futuro celato solo in un utopia: Eelis e Kanerva se n’erano andati e di certo non sarebbero tornati più da lei o dalla piccola Anelma. “È stata un’infanzia molto dura” pensò alzandosi dalla poltrona nella sua stanza, posando il libro sulla scrivania.

Voleva chiedere a Silente un cosa molto importante e sperava acconsentisse, quindi si diresse verso la presidenza. Chiuse la porta alle sue spalle e percorse il corridoio che portava al piano terra, si guardò intorno e notò che quel piano era pieno di fantasmi che chiacchieravano tra di loro e con i ragazzi, uno strano poltergeist che si divertiva a disturbare con scherzi di cattivo gusto e alunni che si divertivano, finché i professori non avrebbero iniziato a dare loro numerose pergamene di compiti. Salì le scale e proseguì verso la presidenza. Arrivata davanti l’enorme statua esclamò la parola d’ordine

-Felix Felicis!- e l’enorme gargoille di pietra le mostrò le scale che aveva percorso il giorno del colloquio.

Si avvicinò alla porta ma si bloccò; c’era una discussione in atto ma poteva chiaramente distinguere le voci di Severus e del preside.

-No, preside, non sono d’accordo con lei- stava dicendo Severus cercando di mantenere la calma.

-Severus, non cambio opinioni su persone e tantomeno sui docenti che sono in questa scuola, sono tutti meritevoli del proprio titolo. Il fatto che abbia scelto Anelma come tua assistente non è per una possibile poca fiducia che tu credi io abbia in te-

Ci fu un attimo di silenzio.

-Preside, con tutto rispetto, ma ho dei compiti da preparare per domani-disse sbrigativo Severus ad un tratto.

-Vai, Severus, ma ricordati le mie parole-

La porta dell’ufficio si aprì e ne uscì Severus Piton, non si accorse di lei ma appena chiuse la porta rivolse ad Anelma un’occhiata indescrivibile.

-Origliavi?- chiese insospettito e vagamente disgustato.

-No. Aspettavo per parlare con il preside- rispose indifferente. Ma gli aveva mentito: aveva sentito la fine della loro discussione e Piton lo sapeva quindi non parve bersi la risposta dell’assistente. Il professore di Pozioni sbuffò e si apprestò a percorrere le scale.

-Buongiorno Professore- disse Anelma. Perché non poteva avere un rapporto normale con un collega? Comunque bussò alla porta della presidenza e dal suo interno la voce del preside le diede il permesso di entrare.

-Buongiorno Anelma- la salutò il preside

-Buongiorno preside- sorrise la ragazza.

-Volevi chiedermi qualcosa?- chiese gioviale.

-Si professore, volevo porle due domande importanti. Prima di tutto volevo chiederle se le aule sono accessibili durante la notte-

-Si Anelma sono accessibili, l’importante è che non ti faccia scoprire. Questo dettaglio ovviamente è riservato agli alunni, ma ai docenti è permesso-

Anelma sorrise. Le piaceva il carattere di Albus, la metteva a suo agio.

-Grazie preside. Ora, la cosa più importante che volevo chiederle era se per caso mio padre abbia mai soggiornato qui in questa scuola-chiese tesa.

-Ti riferisci ad Eelis? Si, stava scrivendo un libro su Hogwarts e l’abbiamo ospitato per un intero anno scolastico. Purtroppo non sono mai riuscito a leggere il suo libro poiché l’unica versione esistente è in lingua Finlandese ed io, purtroppo, non lo parlo. Mi disse che stava lavorando alla trascrizione del libro in Inglese ma purtroppo non è riuscito a pubblicarlo.-concluse con un’aria triste.

-Si lo so preside. Morì in quel periodo ma se vuole le presto il libro tradotto, io non l’ho mai finito e la prego di non lasciarsi sfuggire nulla-

-Certo Anelma! Te ne sarei molto grato così saprò cosa scrisse su questa misteriosa Hogwarts- le sorrise Albus

-Può dirmi altro su mio padre?-

-Non lo conoscevo molto ma era una grande persona. Mi raccontava sempre di te e di tua madre-

-Mi ha voluto nel corpo docenti perché ero sua figlia?-

-No, Anelma, hai molto talento e non potevo rifiutare-

-Preside devo chiederle una cosa riguardo mio padre-chiese lentamente guardando il preside.

-Se posso risponderti-rispose Silente rispondendo al suo sguardo

-Perché è stato ucciso?-

-Anelma, c’è un momento per ogni risposta. Con il tempo ti dirò tutti i suoi segreti, lui mi ha chiesto di non nasconderti nulla-

-nascondere?-

-Si, Anelma. Ma stai tranquilla, ti dirò tutto-

-Grazie signor Preside. Ora vado, le porto immediatamente il libro-

-Grazie Anelma-le sorrise cordiale.

Mentre camminava per i lunghi corridoi continuava a pensare a ciò che il preside le aveva detto. Lui sapeva la verità, sapeva ciò che lei non riusciva a capire . Ma perché suo padre si era confidato con lui? Forse per lo stesso motivo di Anelma. Comunque decise di aspettare il giorno in cui il preside avrebbe ritenuto opportuno rilevarle i segreti di suo padre. Adesso voleva essere lei utile a Silente portandogli quel libro.

Ritornò dunque dal preside e gli porse il libro,

-Grazie Anelma, lo custodirò con cura- disse il preside con un sorriso.

-Ne sono sicura, so che è in buone mani preside-

Lui le sorrise.

-Arrivederci preside- disse avviandosi verso la porta. Quante cose avrebbe voluto chiedergli adesso che aveva scoperto che suo padre e Silente si erano conosciuti, ma voleva aspettare. Con il tempo Silente le avrebbe detto tutti i segreti.

-Anelma- la richiamò il preside –c’è qualcosa che desideri dirmi?-

-No signore-

-Allora arrivederci- le disse con il suo solito sorriso.

“c’è qualcosa che desideri dirmi?” ma come aveva fatto? Sperava ardentemente che non si fosse aggrappato all’occlumanzia ma non era da Silente.

Con questo pensiero si diresse verso il cortile con l’intenzione di esplorare un po’ il castello. Camminava tranquillamente e da lontano notò Piton che si stava dirigendo nei sotterranei molto probabilmente per preparare i compiti di cui parlava in presidenza. Anche se il suo modo di comportarsi con Anelma non era così molto ricco di rispetto, voleva cercare di salvare qualche cosa. Accelerando la camminata cercò di raggiungerlo ma lui entrò nel suo studio nel giusto instante in cui Anelma finì di percorrere la scalinata. Voleva fare qualcosa di utile per il professore anche se era quasi certa che lui non avrebbe accettato ma voleva tentare comunque. Si stava avvicinando alla porta quando questa si aprì all’improvviso.

-Cosa vuole signorina Laidhopeinen?- chiese indifferente il professore

-Mi chiedevo professore, se aveva bisogno di una mano- rispose stupita

-No, posso farcela benissimo da solo- dicendo così chiuse la porta lasciando la ragazza fuori.

Volevo solo essere gentile” pensò.

***

Durante la cena Anelma scambiò qualche parole con altri colleghi e parlarono un po’ del loro ruolo nella scuola. La ragazza notò il comportamento di Piton cui non aveva proferito parola, si era limitato solo a guardare gli altri docenti. Non aveva nemmeno tentato di litigare con lei e ciò le sembrava strano, che stesse cercando di cambiare? Non sperava in un cambiamento in un giorno, qualche cosa lo aveva fatto pensare o riflettere. Anche la corta conversazione avuta con lui quello stesso pomeriggio le era sembrata alquanto strana. Non le aveva risposto con odio o con il suo solito disprezzo ma per una volta, in quel poco tempo che era li ad Hogwarts, l’aveva trattata con indifferenza e ad Anelma andava più che bene.

La ragazza stava passeggiando per i corridoi con una meta precisa: la torre di astronomia. Voleva accertarsi che fosse quella la tanto sognata torre del padre. Aprì la porta e si ritrovò in stanza rotonda con le pareti ricoperte di cartelloni raffiguranti le costellazioni e i pianeti del sistema solare. Si soffermò a leggere un cartellone riguardante i pianeti

“I pianeti del sistema solare sono otto: in ordine di distanza dal Sole si tratta di Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno (conosciuti fin dall'antichità), Urano (scoperto nel 1781) e Nettuno (scoperto nel 1846)…

Distolse lo sguardo e ammirò il soffitto rimanendo a bocca aperta. Era stato applicato lo stesso incantesimo usato nella sala grande: il soffitto raffigurava il cielo notturno ed era come se non esistesse il tetto sopra la sua testa. Guardò quelle stelle che suo padre definiva “muse” e vide la Luna, dea della notte. Era senza ombra di dubbio il più bello spettacolo che avesse mai visto, capì subito che questa era la torre di cui parlava Eelis.

-Anelma, sapevo di trovarti qui- disse il preside alle sue spalle.

-Preside- esclamò sorpresa

-Sono arrivato a leggere della torre di astronomia, ho pensato che tu volessi vedere il paesaggio di cui tuo padre si era innamorato-

-Si preside è bellissimo-

-Voglio farti vedere una cosa che mostrai anche ad Eelis di cui rimase a bocca aperta-

A quel punto Albus Silente mosse la bacchetta e pareti, sedie, banchi e mobili scomparirono e tutta la stanza si trasformò in cielo. Lei rimase a bocca aperta, quel cielo blu intenso era bellissimo e lei…lei era circondata da stelle

-È spettacolare- sussurrò la ragazza.

-Anche lui lo disse-

-Ma siamo nello spazio?-

-No, Anelma, siamo nella torre di astronomia. Ho solo fatto un incantesimo ed ho proiettato tutto il cielo in questa stanza-

-Magnifico!- esclamò lei

-È un magnifico incantesimo, vero? Ho potenziato l’incantesimo proiettante così che assomigliasse allo spazio-

-Bellissimo!-

-Eelis aveva una gran bella mente- disse Silente

-Come?- Anelma spostò lo sguardo dal grande cielo al volto del preside

-Sai cosa mi diceva di te? Mi diceva che eri una bambina diversa da tutte le altre. Lui credeva che tu saresti stata un ottimo successore della famiglia Laidhopeinen-

-Si- disse distratta. Stava pensando al suo passato, suo padre non l’avrebbe mai definita così grande se avesse saputo cosa aveva tentato di fare.

-Diamine ma dove avevo la testa- sussurrò la ragazza stringendo i pugni, sconfitta

-Anelma, va tutto bene?- chiese Silente con tono greve

-Vorrei poter ricominciare tutto da capo-

-Cos’è successo?-

-Preside, con tutto il rispetto preferisco non ricordare ora. Gliene parlerò più avanti, ora se vuole scusarmi devo andare - disse tristemente tentando di trattenere le lacrime. Il preside mosse la bacchetta e tutta la stanza, eccetto il soffitto, tornarono normali.

-Come desideri Anelma, ti auguro una buonanotte-

-Anche a lei preside- rispose con un sorriso forzato per poi dirigersi verso la sua stanza.

Aveva bisogno di rilassarsi poiché la giornata era stata molto strana e piena di ricordi.

Aprì l’acqua della vasca e la fece riempire quasi fino all’orlo per poi aggiungere oli e Sali profumati. Lentamente si svestì e si immerse. Iniziò ad insaponarsi lasciandosi cullare dall’acqua, dopo poco si distese e poco a poco scivolò fino a coprire completamente il collo. Chiuse gli occhi, non voleva ricordare ancora cose passate, voleva pensare al suo presente, era decisa a creare un rapporto da docente a docente con il professor Piton. Di lui sapeva solo il nome e lui di lei aveva le stesse informazioni e non aveva nessun proposito a scoprirne altre, forse ancora lo infastidiva la scelta di Silente o forse era lei che non gli andava molto a genio. Anelma non gli aveva fatto nulla gli aveva solo risposto a tono, poteva essere accusata solo per quello.

-mah- sussurrò tra se e se.

Il bagno le aveva fatto molto bene, ora era rilassata e pronta a scrivere una nuova pagina di diario e, quindi, a trascrivere i suoi ricordi di quei due giorni passati ad Hogwarts.

02/09

“Caro Diario,

questi due giorni sono passati in fretta. Qui ad Hogwarts è tutto così diverso e stupendo, ho conosciuto molti dei miei colleghi: la professoressa McGranitt, il professor Vitius, la professoressa Sprite e tutti gli altri. Mi ha colpito molto il professor Severus Piton, il professore di cui faccio l’assistente, e che mi ha dato filo da torcere in questi giorni. Dovrò provare a conquistarlo in qualche modo, anche se Silente mi ha spiegato il perché del suo comportamento. Mi ha detto che Severus si sente sottovalutato e non riesce a capacitarsi del ruolo dato a me. Bha. non so che dire. Stamattina ho fatto un discorso con il preside in riva al lago, non avevo mai parlato con nessuno in questo modo. Mi ha detto che conosceva mio padre e che mi avrebbe detto i suoi segreti ma chissà cosa sta aspettando e cosa mi sta nascondendo. Comunque come primo giorno di lezione è andato bene. Dopo cena ho voluto andare alla torre di astronomia per provare le emozioni scritte nel libro di mio padre e devo dire che sono rimasta a bocca aperta, è veramente un luogo stupendo. Ad un tratto è arrivato Silente che ha reso ancora più speciale il momento trasformando tutte le pareti in cielo, pavimento compreso. Sembrava di volare nello spazio, è stato veramente emozionante. Domani ho la mattinata libera ma devo comunque riposare, oggi è stata una giornata dura. Buonanotte a domani”

***

La mattina seguente Anelma si svegliò di buonora e andò a fare colazione. Nella sala grande c’erano quasi tutti professori e pochi alunni, questo dovuto dal fatto che era ancora troppo presto. Si sedette al suo posto ma Piton non c’era, voleva fare una chiacchierata con lui e chiese alla Mc Granitt

-Professoressa, mi scusi, dov’è il professore Piton?-

-Lui ha già mangiato ed è tornato al suo studio, era molto pensieroso oggi-

-La ringrazio-

Così inizio a servirsi del cibo e quindi a mangiare.

Quando ebbe finito si diresse verso il suo studio, ma prima doveva fermarsi da Severus, era bene chiarire una volta per tutte. Bussò alla porta ed attese che qualcuno la aprisse.

-ah… sei tu- rispose il professore dopo aver aperto

-professore vorrei parlarle-

-non ho tempo ora- rispose seccato

-è una cosa importante-

Lui la guardò ed era intento a chiudere la porta quando Anelma lo fermò.

-adesso non le permetterò di scappare come ha già fatto. Che lei lo voglia o no le dirò tutto e lei mi ascolterà. Non so e nemmeno mi interessa da dove sia nato tutto quest’odio verso di me, ma bene o male dovremo continuare ad essere colleghi e quindi dovremo collaborare, magari ora no ma in un futuro sì. Ora mi dica, se non è troppo codardo per farlo, ha intenzione di continuare a trattarmi in questo modo?-

Lui la guardò fissa negli occhi, la parola “codardo” aveva scatenato in lui una grande rabbia.

Sì. Severus Piton le avrebbe risposto, ma le sue parole furono bloccate da qualcosa nello sguardo di Anelma, nei suoi occhi una strana luce e subito il professore sembrava apparire sconcertato.

-Non ho tempo di risponderti- disse meravigliato e chiuse la porta. Severus Piton rimase immobile davanti alla porta chiusa dandole le spalle.

-Com’è possibile?- sussurrò tra se e se guardandosi l’avambraccio sinistro scoperto.

È impossibile” pensò Severus. Come poteva avere quegli occhi? [2]





[2] : chissà cosa avrà visto.

c'è qualcosa che desideri dirmi? mi è sempre piaciuto quando Silente lo chiedeva ed ho voluto rimetterlo anche qui.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Avemors ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook

Eccomi qui! Dopo mesi di lavoro per far si che tutti i pezzi combaciassero durante tutto l’arco della storia, sono riuscita a completare il settimo capitolo. Non fermatevi alla lettura di quest’ultimo aggiornamento vi assicuro che il bello deve ancora venire. Si prospetta un capitolo cupo e vi svelerò alcuni segreti importanti della vita di Anelma e di Lord Voldemort.

Vi auguro una buona lettura sperando di non deludervi mai.

Incanta

Severus Piton era seduto sulla sua poltrona in pelle nera leggendo un libro sulle maledizioni oscure, vedeva le parole ma il suo cervello era affollato da pensieri molto diversi da quelli suscitati dal libro. Seccato chiuse il libro violentemente e pensò a tutte quelle domande che voleva fare ad Anelma. Si alzò e prese un calice, lo riempì di brandy e lo fissò facendo roteare il liquido al suo interno. Era immerso in pensieri che nemmeno lui sapeva definire, le sue labbra volevano dire tante cose alla sua assistente ma da quando l’aveva conosciuta l’aveva puramente ignorata o scappava dalle conversazioni con lei.
Ora mi dica, se non è troppo codardo per farlo, ha intenzione di continuare a trattarmi in questo modo?
Codardo, codardo, codardo, lui non era codardo! Strinse più forte il bicchiere rompendolo. Una scia di brandy scivolava lungo la sua mano assieme ad una lunga scia di sangue creata dal vetro infranto.
-Dannazione!- esclamò buttando a terra il vetro frantumato guardandosi il palmo della mano e stringendo poi il pugno. Severus fece una smorfia di dolore e si diresse allo scaffale delle pozioni per curarsi ma si accontentò di un fazzoletto di stoffa da legarsi alla mano. Si accomodò alla sedia davanti la scrivania e continuò a pensare ad Anelma, sicuramente dopo la scena successa poco tempo prima non le avrebbe rivolto la parola e quindi decise di aspettare quando fosse stata disposta a parlagli ancora. Non aveva intenzione di passare per codardo o per qualsiasi altra cosa.
-Dannazione!- esclamò di nuovo. Andò verso una libreria colma di vecchi libri e fogli di pergamena ricoperti di polvere e iniziò a leggere foglio per foglio i suoi vecchi appunti. Sfogliò titoli e titoli da “Il Marchio Oscuro” a “Morsmordre”, da “Sectusempra” a “Le Maledizioni Senza Perdono” e finalmente trovò quello che cercava.


Anelma non aveva più rivolto la parola a Piton. La ragazza però voleva costruire un dialogo con lui, qualcosa di pacifico. Aprì la porta per dirigersi verso la sala grandee subito la porta dell’ufficio del professor Piton si aprì e ne uscì il professore. I due si guardarono intensamente per qualche secondo instaurando un silenzio colmo di negatività. Anelma non aveva nessuna intenzione di salutarlo e sembrava che l'intenzione fosse reciproca. Quasi contemporaneamente si diressero verso la sala grande, camminarono fianco a fianco senza rivolgersi la parola salendo le scale che portavano dai sotterranei al grande corridoio d’entrata. Anelma si bloccò di colpo. Tutto intorno a lei si muoveva come una nave fantasma trasportata dalle acque di un mare veemente; Anelma si aggrappò al corrimano della scala tentando di rimanere più che poteva in equilibrio, scivolò e si inginocchiò sulle scale aspettando che tutto attorno a se si fermasse. Guardò in alto per cercare Piton ma ne scorsi solo i contorni sfocati poiché tutto ciò che vedeva appariva irriconoscibile. Cercò di chiamarlo ma non sentiva la sua voce e non era sicura che anche il professore la sentisse, riprovò a urlare con tutto il suo fiato -SEVERUS!- ma le sembrava di urlare sott’acqua. Ad un tratto le sembrò di non riuscire più a respirare, come se l’aria si fosse appesantita. L’ombra di Piton si stava avvicinando velocemente a lei per soccorrerla, prese con le mani la vita della ragazza facendola distendere sul grande scalino di marmo bianco sorreggendole la testa. Anelma si sentì ancora più spaesata; cercò con la mano un punto d’appoggio e lo trovò afferrando e stringendo con forza la mano del professore. –Aiuto- sussurrò ma la sua voce non riemergeva dal silenzio. Piton con una mano le chiuse gli occhi, la prese in braccio e la portò nel suo ufficio distendendola sul letto. Velocemente andò a prendere dallo scaffale degli ingredienti il necessario per la pozione, prese una boccetta che conteneva un liquido color sangue e la guardò, unì i tre componenti creando una pozione color cremisi e si avvicinò alla ragazza, le sorresse il capo e le fece bere piano la pozione. Anelma si sentiva bruciare dentro, come se le avesse dato da bere fiamme, il professore la bloccò per non farla muovere troppo. Anelma afferrò la manica di Severus con forza e la tirò, non sapeva se in quel momento stava urlando ma la cosa che sentiva dentro di sè la stava sciogliendo. Stava soffrendo e sentire il braccio di Piton che la spingeva verso il basso le faceva mancare il respiro. Severus le aprì gli occhi, da blu si erano tinti di un giallo con sfumature di nero che incorniciavano le pupille. Fece scendere una goccia della pozione su entrambi gli occhi. Le bruciavano; voleva chiuderli, voleva un po’ di sollievo ma Piton la costrinse a tenerli aperti. Le scesero delle rosse lacrime e gli occhi le si riempirono di sangue. Dopo lunghissimi istanti Piton le lasciò le palpebre ma le tenne le braccia in modo che non andasse a strofinarsi gli occhi. Anelma li chiuse con forza e tutto il sangue di cui erano riempiti scese velocemente. Tutta d’un tratto la ragazza si fermò, respirava velocemente cercando di riprendere fiato. Aprì gli occhi, tutto era tornato normale, i suoi occhi erano tornati blu e Piton la osservava tenendole le braccia. -Perché?- sussurrò a malapena la ragazza –Dormi- disse gentilmente Piton e a quelle parole Anelma chiuse gli occhi e si addormentò.

***


“Avemors è una fattura creata dall’Oscuro per trovare gli individui sfuggiti alle prove per divenire servitori: coloro che si sono presi gioco di lui e che continuano a farlo scappando dalla morte. Essa li raggiungerà per mano di un Mangiamorte o della maledizione stessa, è solo questione di tempo.
Cos’è l’ “Avemors”?
E’ una maledizione i cui sintomi si manifestano quando un soggetto prova un'emozione collegata in qualche modo al Signore Oscuro (ira, crudeltà, vendetta, etc…). Successivamente al soggetto si coloreranno gli occhi di rosso e dopo poche ore inizierà un deteriorarsi fisico del soggetto stesso le cui modalità variano da persona a persona[…]
Non esiste una cura. I tempi che precedono la morte sono lunghi e dolorosi e ciò non si può arrestare in nessun modo.[…]”

Il Marchio Oscuro pulsava sul braccio; sperava che non fosse per lui, lo sperava ardentemente. Era la prima volta che incontrava una persona che fosse riuscita a fuggire al Signore Oscuro e in quel momento non sapeva come comportarsi o come si sarebbero comportati i Mangiamorte. La ragazza era distesa sul letto ancora con l’antidoto in corpo. Non aveva mai sperimentato la pozione prima d’ora e aveva creduto di non dover mai sperimentarla, l’aveva creata solo per divertimento e la sua straordinaria dote in pozioni l’aveva portato ad una conclusione. D'altronde la maledizione era una tortura parecchio peggiore della Cruciatus, Avemors ti tortura lentamente fino a che non perisci. La pozione da lui creata poteva solo rallentare la morte ma non fermarla. Voldemort doveva essere sicuro che la vittima morisse per mano sua o d’altro. Nemmeno lui, Severus Piton, mangiamorte, sapeva cosa comportasse questa maledizione, conosceva solamente una piccola parte dei suoi segreti: si manifestava quando la persona interessata provava un sentimento legato al Signore Oscuro. Forse, Anelma, aveva provato rabbia, ira o vendetta verso di lui.
Una persona non può controllare le emozioni ed è proprio su questo che il Signore oscuro si basava.
L’unica cosa positiva, per la ragazza, era il fatto che la maledizione degenerava gradualmente. Non sapeva esattamente quanto tempo mancava ad Anelma ma sicuramente non era poco, le aspettavano lunghi mesi di attesa e di dolore; Piton decise di riprendere in mano l’antidoto e di perfezionarlo come meglio poteva.
La ragazza si mosse nel sonno. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta ma non era un suono che si poteva ricollegare ad una mano in un pugno chiuso, bensì era un rumore che sembrava provenire da un oggetto metallico. Piton si alzò e lentamente andò verso la porta chiudendo quella della camera da letto. Erano le due del mattino. Severus Piton sapeva chi si trovava nel corridoio e sapeva cosa voleva.

Aprì la porta e si trovò davanti un uomo alto con i capelli lunghi biondi legati da una treccia trattenuta da un elegante fiocco nero di velluto. Aveva uno sguardo glaciale, i suoi occhi azzurri chiarissimi apparivano come due schegge di giaccio e le sue labbra fine disegnavano un leggero ghigno su un volto attraversato da uno sguardo agghiacciante. Era vestito con soprabito signorile drappeggiato di un nobile verde scuro abbottonato ordinatamente. Al di sotto si scorgeva il doppio colletto di una lussuosa camicia in damasco bordeaux con eleganti e raffinate decorazioni di un verde pacato. Un lungo mantello nero gli copriva le spalle e due enormi e intricati serpenti d’argento erano fissati sul petto come spille.
Severus sapeva il perché il Signore Oscuro aveva mandato proprio lui, Lucius Malfoy. Lui era un abile mentitore, riusciva ad intrufolarsi ovunque senza destare sospetti e con l’aiuto del suo denaro riusciva a persuadere anche una persona mai corrotta prima. Ciò che ora si chiedeva era: come aveva fatto ad entrare?

-Il Signore Oscuro mi ha incaricato di consegnarti questa lettera. Inoltre si assicura che tu…- ghignò –...la apra di fronte a me-. Gli porse la lettera e Piton la aprì strappando il rosso sigillo di cera che raffigurava il marchio oscuro.

“Uccidila” recitava e un sussurro si levò dalla carta ripetendo la stessa parola.

Lucius ghignò

-Non poteva dirti altro Severus. Sai gli auror sono ormai dappertutto e voleva assicurarsi che arrivasse intatta… quando si tratta di “Avemors” non c’è da scherzare-

-Non credevo ci fossero stati altri casi di Avemors-

-Ci sono stati solo due casi in passato e i mangiamorte non sono riusciti a trovarli subito e quindi il Signore Oscuro vuole che l’omicidio sia … come dire… perfetto-

La lettera iniziò a bruciare accartocciandosi in un piccolo mucchio di cenere.

-Mi auguro che compirai il tuo dovere- ghignò di nuovo Malfoy.

Piton lo guardò senza dire una parola, Lucius iniziò a passeggiare per la stanza osservandone ogni dettaglio.

-Sarà fatto...- rispose insicuro Severus.

-Non ti vedo molto convinto, Severus- osservò l'altro mago.

-Non sono un codardo- disse Piton sfacciato

Malfoy sorrise

-Ora vado, è stato un piacere rivederti Severus- detto questo gli voltò le spalle e se ne andò.

Piton si accomodò sulla poltrona nera e iniziò a pensare, non voleva essere lui quel mangiamorte, non voleva ucciderla.

***

Anelma aprì gli occhi di scatto e subito un forte mal di testa la colpì facendoglieli chiudere di nuovo.

Si mise a sedere ed iniziò a guardarsi in giro, una fioca luce di candela illuminava una piccola parte della camera da letto.

-Sei sveglia vedo- disse una voce.

Lei si spaventò ma riconobbe subito la figura.

-Professore io…-

-chiamami Severus- dicendo così si alzò dall’oscurità e si avvicinò alla ragazza sedendosi sul letto

-come ti senti?-

-Abbastanza bene, grazie- rispose gentilmente

-Hai passato tre giorni a letto con febbre molto alta e non accennavi a svegliarti-

-Ho dormito per tre giorni?- chiese stupita

Lui annuì

-Sei stato sempre vicino a me? Non hai mai dormito?-

-Non preoccuparti per me, ho dormito sulla poltrona e per adesso dormire è l'ultima delle mie preoccupazioni- disse un po’ seccato

-Non potevi portarmi in infermeria?

-Anelma, ci sono cose che pochi maghi conoscono e quel che ti è accaduto è una di quelle. Se ti avessi portato da Madama Chips sarebbe impazzita cercando una soluzione che in realtà non esiste-

-Cosa mi è successo?-

-Ne riparleremo all’alba, ora ti consiglio di riposare. Fra poche ore conoscerai la risposta a molte delle domande che ti sei posta finora-

-Severus, io… non so come ringraziarti-

-Riposati-

-Aspetta-

Anelma staccò una collana che portava al collo. Il ciondolo rappresentava il simbolo dell’aria con incastonati tre smeraldi.

-Tieni, voglio che la custodisca tu-

-Perché?-

-Io… non so cosa mi sia successo ma tu mi hai salvata e io… questo non lo dimenticherò mai. Vorrei che accettassi questa collana, non voglio che la indossi e nemmeno che la porti con te, voglio solo che tu la tenga al sicuro-

Lui la prese.

-Non sai nemmeno cosa ti sia accaduto e non sai nemmeno chi sono io-

-Non importa chi sei tu, il tuo gesto non è un atto che si addice ad una persona malvagia-

Lui si guardò l’avambraccio sinistro coperto dalla manica.

-Non posso accettarlo, mi dispiace. Non sono la persona che tu credi che io sia- dicendo così le rimise la collana sulla mano e si alzò.

-Ora dormi- disse gentilmente con voce affranta

Lei guardò la collana e la strinse.

-Buonanotte- disse Anelma appoggiando la collana sul comodino.



Era seduta su una roccia a fissare le calde e lucenti acque davanti a lei. Quel rumore, quell’atmosfera e quel luogo la rilassavano. Sulla cresta dell’acqua galleggiava qualcosa di luminoso e ne fu attratta. Si avvicinò lentamente in riva e quel piccolo bagliore si approssimava sempre più a lei. Riconobbe subito quell’oggetto: era la sua collana che fino a poco prima portava al collo. Com’era possibile?
Si sfiorò il collo e in effetti non c’era più. Quell’oggetto aveva un valore immenso per lei e tentò in tutti i modi di afferrarla senza riuscirci, ogni volta che la mano sfiorava il ciondolo la sua mano lo attraversava come se il destino avesse deciso di lasciarla a naufragare in calme e leggere acque per sempre.



Anelma si svegliò.
La ragazza tentò di aprire gli occhi ma la luce dell’alba era troppo forte.Riuscì con fatica a riconoscere una sagoma in controluce davanti a lei.

-Severus- sussurrò

-Mi dispiace svegliarti ma dobbiamo parlare- fece Piton.

-Si… - disse cercando di alzarsi.

Barcollò un po’ ma poi tranquillamente ritrovò l’equilibrio.

-Sarebbe bene parlarne nell’ufficio di Silente-

-Non c’è problema- deto questo si diressero verso l'ufficio del preside; Anelma ne approfittò per rinfrescarsi il viso.

-Buongiorno Anelma... Severus- Sorrise il preside appena furono entrati.

-Buongiorno Preside-

-Anelma devo chiederti una cosa- disse il preside giocherellando con una grande sfera dorata

Piton lo osservava tentando di capire di che oggetto si trattasse

-mi dica preside- disse Anelma.

-Quando sei nata?- chiese sorridendo.

Anelma lo guardò, perché mai voleva saperlo?

-il 29 dicembre preside, centra qualcosa con ciò che mi è successo?-

-No Anelma,non preoccuparti. Hai mai sentito parlare di Avemors?-

-Avemors? No, preside- disse scuotendo leggermente la testa.

-Severus ti spiegherà tutto ciò che devi sapere- disse serio.

-Avemors è una maledizione i cui effetti sono molto dolorosi, in un certo senso si può classificare come peggiore della maledizione cruciatus. Non è una maledizione conosciuta a tutti i maghi poiché fù Lord Voldemort a crearla e solo un ristretto numero di persone la conosce- si bloccò qualche secondo guardando la ragazza che lo ascoltava impassibile.

Il suo sguardo si spostò su Silente che stava attentamente prestando attenzione al suo discorso.

Continuò

-Tutti sappiamo che scappare dall’Oscuro è impossibile, eppure creò un incantesimo in grado di rintracciare coloro che ce l’avessero fatta. La Maledizione si manifesta quando l’individuo in fuga prova un’emozione collegata al Signore Oscuro ovvero ira, crudeltà, vendetta o qualsiasi altra emozione negativa- Lui si fermò.

-Mi segui?- chiese calmo all’assistente.

-Si, Severus, Ma cosa centra con me?-

-Ci sto arrivando- disse ricominciando il discorso.

-Gli occhi della persona si tingono si rosso, avvertendo così i Mangiamorte o l’Oscuro stesso. Quando la vittima viene rintracciata, per quest’ultima inizia una vera e propria tortura. La testa comincerà a girare, le orecchie non udiranno più e gli occhi inizieranno a lacrimare sangue. Questa tortura peggiorerà ad ogni Luna Piena finché non sopraggiungerà la morte per mano dei Mangiamorte o dell’Avemors stessa -

Anelma aveva capito, era quello che le era successo a lei e loro sapevano la verità.

La morte, era quello che l’aspettava in futuro.

-Non esistono cure- il tono di Piton si fece più grave –Si può solo rallentare l'avanzare della morte-

Anelma indietreggiò seguita dagli sguardi dei due presenti.

Strinse forte i pugni.

-I-io non… io l’ho fatto per vendicare i miei genitori, io non volevo diventare come loro… - disse con un nodo alla gola.

Nessuno parlò.

Silente e Piton la guardavano.

Si inginocchiò a terra.

-Io non voglio morire- sussurrò con voce tremante.

Piton si avvicinò a lei appoggiandole una mano sulla spalla.

-…non voglio…- sussurrò trattenendosi nello sfogarsi.

Piton si inginocchiò davanti a lei tentando di confortarla ma prima che riuscisse a proferire parola la ragazza si gettò tra le sue braccia squilibrandolo. Lei lo abbracciò forte, in quel momento aveva bisogno solo di quello.

-Perdonami- sussurrò Anelma trattenendo a fatica le lacrime.

“Perdonami tu, Anelma”

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, in compenso ormai state scoprendo molto sulla storia e su cosa i personaggi dovranno affrontare.

Grazie per aver letto il capitolo e grazie per aver seguito Anelma fino a qui.

A presto

Incanta

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'orologio d'Oro ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook






Questa tortura peggiorerà ad ogni Luna Piena finché non sopraggiungerà la morte per mano dei Mangiamorte o grazie all’Avemors stessa”
Anelma era seduta con le mani attorno alle ginocchia ad ammirare il crepuscolo ripensando alle parole di Piton.
Cosa poteva fare? Erano tre giorni che non mangiava e non ne sentiva il bisogno; arrivò comunque ora di cena, ma lei non aveva fame e non voleva andare, preferiva rimanere sola immersa nei suoi pensieri.
All’esterno del castello tutto taceva ed ogni tanto un piccolo pipistrello passava indisturbato sopra il grande giardino.
Ora che sapeva di dover morire, ogni cosa aveva preso un forte significato.
Il velo di tenebre piano piano ricopriva tutto facendo arrivare la notte.
Bussarono alla porta.
-Avanti- disse piano la ragazza.
Severus Piton entrò nella stanza, aveva un piatto in mano e lo appoggiò sul tavolo.
-Come mai sei diventato così gentile con me?- chiese ad un certo punto la ragazza osservando la notte.
-Non dovresti piangerti addosso e rifugiarti solo nei tuoi pensieri- rispose Piton.
Lei non rispose.
-E’ da tre giorni che non mangi, ti ho portato qualcosa-
-Grazie- rispose la ragazza fece una piccola pausa poi continuò
-Senti la mia mancanza?- chiese indifferente
-Sono preoccupato per te-
Lei lo guardò.
Piton posò il piatto sul tavolo di fronte a lei.
Lei lo osservò alzandosi dalla sedia di fronte la finestra e avvicinandosi al tavolo.
-Buon appetito- disse andando verso la porta.
-Grazie- sussurrò con un tono quasi di scusa.
Piton la guardò e poi se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.
Anlema rimase a guardare la porta.
Lei era sempre stata brava a capire le persone ma Severus non rientrava tra quelle.
C'era qualcosa in quell'uomo di strano ma non riusciva a capire cosa, eppure sentiva che qualcosa la legava a lui, qualcosa che la faceva sentire al sicuro.
Guardò il piatto con due cosce di pollo, insalata e patate al forno. Con una mano prese la forchetta e piano piano iniziò a mangiare.
Il volto perso nei suoi pensieri e nei suoi ricordi. Voleva sapere di più sulla maledizione. E se esistesse una cura? E se qualcuno di nascosto la stesse creando?
Certo erano tutti pensieri che non servivano in quel momento. Sapeva benissimo che nulla di quello esisteva eppure ponendosi quelle domande si sentiva più sollevata.
Dopo alcuni minuti finì di mangiare. Era decisa ad andare da Severus, non più per sfidarlo in qualche modo, ma per ringraziarlo.
Riguardò per qualche secondo la finestra stregata che proiettava il cielo all'esterno e poi uscì.
La porta della camera di Piton era di fronte la sua. Bussò delicatamente temendo di disturbare la sua quiete.
La porta si aprì. Severus la osservava senza dire una parola; questo suo silenzio imbarazzava violentemente Anelma.
-Scusami, Severus, non voglio disturbarti- il suo tono di voce era simile al suono di un violino che cercava di sfumare senza disturbare l'orchestra del silenzio.
Piton la guardò ancora ma poi si mosse e lasciò libero il passaggio verso la sua camera, invitandola, nel suo silenzio, ad entrare.
Anelma non seppe cosa dire ma vi entrò.
Momenti lunghi di silenzio circondavano i due. Anelma cercò di non guardare gli occhi neri del mago e viceversa.
Sentendo la sua presenza non molto apprezzata da Severus, disse:
-Severus, scusami il disturbo...io... forse è meglio che me ne torni in camera mia-
Girò le spalle a Piton e fece per andarsene quando l'uomo la fermò
-No, Anelma... Per favore resta-
L'aria era colma di imbarazzo e Piton, che ancora era in piedi, invitò Anelma a sedersi sulla poltrona davanti a lui. Lei lo fece e anche Severus si sedette.
-Anelma, posso solo immaginare come ti senti-
La sua voce era calma, non vi era nessun disprezzo.
-Forse- rispose solo la ragazza
Ci furono altri secondi di silenzio.
-Severus, scusa se sono venuta qui da te. Avevo pensato, forse, di trovare conforto vedendoti. Non voglio che tu sia costretto a tenermi qui- rispose dispiaciuta.
-Se fosse così non saresti mai entrata qui-
Anelma sorrise.
-Severus, veramente non esiste alcuna cura per questa maledizione?-
Sapeva che la sua risposta non era quel conforto che lei sperava.
-No. Una maledizione non può essere fermata-
Ancora secondi interminabili di silenzio.
-Mi spiace. Non volevo darti false speranze- continuò Piton osservando la ragazza che a stento lo guardava negli occhi.
Anelma dovette dar ragione al mago. Era meglio una falsa verità o la realtà?
Sovrappensiero Anelma osservò le mani dell'uomo che si stringevano a pugni.
Infine fece per parlare quando ad un certo puntò bussarono alla porta.
-Avanti- disse Piton
Era Silente. Anelma si alzò spontaneamente alla vista del preside.
-Stai pure comoda Anelma-
Entrò nella stanza e osservò i due sorridendo ad Anelma che ricambiò con un sorriso forzato.
-Scusa il disturbo Severus, devo dire una cosa importante ad Anelma e vorrei che tu ascoltassi-
Piton annuì.
Il preside osservò la ragazza seduta.
-Il libro di tuo padre, Anelma, so che tu non l'hai mai finito ma sono qui per darti una cosa lasciata da lui per te-
Anelma ascoltava curiosa.
Silente le porse una busta ancora sigillata.
-Non so cosa ci sia scritto ma sono sicuro che ci saranno cose molto importanti-
Anelma lo osservò. Dopo poco prese la busta e la aprì.

Cara Anelma,
Mi dispiace veramente averti lasciata sola in momenti di così caro bisogno per te. Ma so che crescerai forte e che cercherai di fare tutto ciò che è nelle tue mani per difendere i tuoi sogni. In questa lettera non potrò scriverti tutti i segreti che io e tua madre abbiamo gelosamente custodito. Posso, purtroppo, darti solo indizi e per te questa sarà come una “caccia al tesoro”. Non mi odiare per questo, sono l'ultimo che vorrebbe giocare con questo segreto, ma non mi resta altra scelta. Io e Kanerva ti vogliamo bene e non vorremmo mai metterti nei guai ma forse questo segreto può essere più utile a te che a noi.
Posso dirti di cercare tra le pagine di Hogwarts e capire ciò che non hai mai visto al chiaro di sole.
Non perdere mai la speranza di vivere tranquillamente anche se la stessa vita ti porrà di fronte a problemi davvero complicati che ti porteranno a pensare che la morte sia la sola e unica via. So che non ci deluderai.
Tuo, Eelis

Lei stava facendo il contrario di quello che suo padre le aveva scritto. Li aveva delusi?
Piton si alzò e strinse le mani della ragazza che ancora tenevano la lettera. Anelma la lasciò cadere.
Non si era mai sentita così delusa da se stessa.
Per pochi secondi gli occhi gonfi di lacrime della ragazza incrociarono quelli dell'uomo di fronte a lei.
-S...scusate- singhiozzò trattenendo le lacrime
Si liberò dalle mani di Piton e con una manica si asciugò le lacrime che non smettevano di uscire.
-Severus- chiamò Silente dopo aver letto la lettera.
Piton si avvicinò a lui.
Iniziarono a parlare senza farsi sentire da Anelma che li stava osservando.
Dopo alcuni minuti il preside diede il libro a Piton e si rivolse alla ragazza.
-Anelma, riprenditi- sorrise accarezzandole la spalla e se ne andò.
Rimasero di nuovo Severus e lei da soli.
Anelma parve essersi calmata
-E' la prima volta che leggo qualcosa dei miei genitori- si scusò
-li ho delusi, Severus-
-Anelma, non li hai delusi-
-Come puoi dirlo?!- si scaldò e poi continuò
-Non mi conosci non sai cos'ho fatto e se lo sai, non conosci tutto-
Piton tacque.
-Scusa Severus- disse più calma dopo alcuni secondi.
-Non puoi trovare conforto in uno come me- sussurrò impercettibilmente Piton.
-Non fraintendermi Severus-
I due si guardarono intensamente.
-Non voglio rubarti altro tempo- disse dispiaciuta
Lui la guardò.
-E' meglio che me ne vada- disse poi alzandosi dalla poltrona.
Piton le prese il polso fermandola.
-Vieni con me, Anelma-
Lei lo guardò sconcertata.
-Ti prego-
I suoi occhi neri incrociarono leggermente l'azzurro degli occhi di Anelma.
Lei annuì.
Piton si fece seguire. La sua camminata non era veloce come al solito, ma camminava seguendo il passo di lei.
Non parlarono molto durante il tragitto all'interno dei corridoi. Severus la stava portando nell'enorme giardino di Hogwarts.
-Severus, dove stiamo andando?-
Lui la guardò e forse per la prima volta le sorrise.
Anelma non contestò.
Si fermarono..
Erano davanti ad un muro di rami di un salice piangente.
Piton scosse la bacchetta e Anelma assistette ad uno spettacolo fuori dal comune. I rami si aprirono a sipario mostrando un paesaggio che anche per dei maghi era impossibile credere.
Anelma superò Severus incantata.
Tutto quel paesaggio era stato nascosto da quel salice e chissà da quanto tempo.
Luci di tutti i colori fluttuavano come orbs sopra i fiori e all'enorme prato che sembrava intriso di riflessi dorati. Non si vedeva il cielo, era sempre coperto dall'albero. La vicinanza con quella natura sembrava avesse suscitato in Anelma un senso di calma e benessere.
Una piccola lucciola rossa si posò sulla sua mando di lei protesa in avanti.
-C'è una leggenda dietro tutto questo- disse Piton osservando la piccola luce rossa sulla mano di Anelma.
Lei ascoltava.
-Pochi maghi hanno conosciuto questo posto mai descritto in nessun libro. Queste luci sono chiamate “Luci della Verità”. Scavano nel cuore di una persona trovando sentimenti che nemmeno il soggetto in questione ne è a conoscenza. Se una luce gialla si posa su di te significa che ci saranno momenti di guadagno. Ma attenzione, il guadagno non comprende Galeoni, ma un cambiamento emotivo o se si è malati una prossima guarigione- fece una pausa. Guardava Anelma che sorrideva, affascinata da quel posto.
-Ti prego, Severus, continua-
Lui annuì
-Se è una luce verde, invece, a posarsi allora ti attende un periodo fortunato oppure un sentimento estraneo a te piano piano si mostrerà a tutti-
-Se è una luce rossa, Severus?-
-Significa che il tuo cuore si sta innamorando, Anelma-
Anelma osservò il mago e vide alcune lucciole avvicinarsi a lui. Una luce rossa e una blu si erano posati sulla sua mano.
-La luce blu, Anelma, significa un dolore o una sofferenza imminente. La perdita di qualcosa a te caro- Lui guardò la ragazza. Anche da lei si posò una lucciola blu e con la rossa anche una luce lilla che poco dopo si posò anche su Severus.
-Il lilla ha un'interpretazione difficile. Rappresenta il tuo cuore che si rimargina da una profonda ferita oppure la tua morte-
Anelma lo guardò. Forse si riferiva a quello che le succederà per l'Avemors.
Lei si sedette ai piedi del salice e lo stesso fece l'uomo.
-E' bellissimo, Severus-
-Sì-
-Come l'hai scoperto?-
-Per caso, cercavo un posto dove nascondermi-
Gli occhi di Piton erano illuminati dalle varie luci che erano tutte intorno a lui.
-Perchè l'hai condiviso con me?-
-Voglio che anche tu lo conosca, Anelma-
Lei sorrise.
-Rimarrei qui tutta la notte-
-Nessuno te lo impedisce-
Ora Anelma era spaesata. Dov'era finito il prepotente e sfacciato uomo che aveva conosciuto?
-Sai, mi chiedevo, come fai a sapere che cos'è l'Avemors?- chiese tranquillamente.
-Su questo non posso risponderti-
Lei sorrise.
-Tu non puoi essere Mangiamorte, per cui dubito che sia per questo che ne sei a conoscenza-
-Come fai a dirlo?- chiese curioso
-Penso che mi avresti già uccisa- sorrise.
-Probabile- disse in un sussurro Piton.
-Qui mi sento libera- sospirò Anelma.
-Conosco questa sensazione- sorrise Piton
-Ed è bello vederti sorridere, Severus. Perchè non lo fai più spesso?-
-Non ho molto per cui sorridere-
-Quel poco che credi di avere, mostralo-
Lui sorrise.
Perchè prima dell'Avemors non si era mai accorto di quando lei fosse dolce, tranquilla, disponibile? Perchè lei è riuscita a tirar fuori da lui queste emozioni?
-Non avrei a chi mostrarlo-
Lei tirò un piccolo schiaffo sul braccio di Piton. Lui la guardò con gli occhi spalancati.
-Ci sono io- Concluse Anelma.
Una luce verde si posò su Piton.
Anelma sorrise.
-Perchè nessuno conosce questo posto?-
Anelma si sentiva bene, anche se la morte le soffiava sul collo, era, anche se per poco tempo, tranquilla e spensierata.
-Non lo so. Come ti ho già detto nessun libro ne parla, sarebbe inutile cercare una risposta-
-L'hai mai esplorato profondamente?- chiese la ragazza dopo alcuni minuti di silenzio.
L'uomo scosse la testa.
-E' come se non mi permettesse di guardare oltre. Questo posto ha qualcosa che io non posso sfidare-
La ragazza lo osservò. Si alzò ed iniziò a camminare guardandosi attorno sbalordita.
-Severus, mi sento protetta qui- si fermò a riflettere qualche secondo e poi concluse
-”capire ciò che non hai mai visto al chiaro di sole” pensi si riferisse a questo mio padre?-
Severus prese il libro che teneva sotto al mantello.
Sfogliò alcune pagine e lesse ad alta voce
-”molti sono i luoghi governati dal mistero, pochi sono i luoghi vissuti dall'ignoto. Quel giorno vidi lilla e forse per un piccolo istante ho recepito tranquillità e felicità. ”- fece una pausa.
-Probabile- concluse.
-Dove posso cercare? Cosa devo cercare?- concluse riflettendo.
Severus continuò a leggere sperando di capirne di più.
-”Oltre il salice un orologio riflette, al di là delle fronde una lancetta si ferma sul tuo sguardo. Nell'oblio un mistero ti attende”-
Anelma lo guardò.
-Ci sono altri posti sotto queste fronde?-
-Che io sappia no- concluse Piton.
Anelma iniziò a camminare su quel prato sfiorando delicatamente i boccioli di fiori che lo rivestivano.
Si avvicinò al muro di fronde che dividevano quel magico posto dalla realtà.
-Pensi sia oltre a questo?-
-Non lo so Anelma, ma ti prego fai attenzione- disse alzandosi.
La ragazza annuì.
Provò ad aprire a sipario i lunghi rami di fronte a se.
All'improvviso due rami fini di colore verde le presero i polsi saldamente arrotolandosi su tutte e due le sue braccia..
-Severus!- chiamò Anelma voltandosi verso di lui.
L'uomo corse da lei. Osservò gli strani rami che la tenevano immobile. Cercò di liberarla ma i rami non si vollero muovere ne tantomeno sciogliere la presa. Non poteva usare nessun tipo di incantesimo. Poteva colpire Anelma.
-ah-
Anelma gemette. Probabilmente i rami si strinsero ancora di più a lei.
Severus estrasse la bacchetta puntandola su un braccio .
La ragazza lo osservò.
-Fidati di me-
Lei annuì.
Fece per pronunciare un incantesimo ma un altro ramo lo bloccò e lo legò alla ragazza.
Non riuscirono a dire una parola e subito vennero lanciati all'indietro dove caddero in un enorme buco formatosi poco prima.
Piton abbracciò Anelma cercando di tenerla stretta a se e di non perderla.
Passarono molti secondi, troppi. I due stavano precipitando, la paura si fece sempre più forte.
Anelma chiuse gli occhi, non voleva vedere le pareti del buco scorrere così velocemente.
Si aggrappò a lui stringendolo più forte che poteva.
Ad un tratto si sentirono trascinati e bloccati a mezz'aria. Quasi a perderne il fiato.
Delicatamente l'atmosfera li fece toccare il suolo.
-Anelma- chiamò Severus in un sussurro
Lei si mosse leggermente.
-Anelma- sussurrò di nuovo
-S-severus...- si mise a sedere aiutata dal mago.
-Dove siamo?- concluse
L'uomo scosse la testa.
Si guardarono attorno.
Non era più il prato di prima.
Il paesaggio era polveroso. Tutto intorno pareti, soffitto non erano di roccia bensì di terra-.
Anelma guardò in alto, ma il buco da dove erano precipitati era scuro e profondo.
-Guarda Anelma- disse Piton indicando uno strano orologio.
-è quello Severus- disse avvicinandosi.
L'uomo la seguì. Man mano che si avvicinavano all'orologio Severus si sentiva trattenuto da una forza.
Anelma non sembrava sentire questo peso.
Si fermò un secondo per riprendere le forze.
La ragazza intanto era vicino a quell'orologio.
-Cosa ci fa un orologio d'oro qui sotto?- chiese più a se che al mago.
Poi osservò indietro.
-Severus, va tutto bene?-
-Tranquilla- sorrise sforzatamente.
Il marchio oscuro iniziò a pulsare più forte, come se questo volesse esplodere.
Il suo viso si piegò in una smorfia di dolore.

Anelma, intanto, aprì la cassa dell'orologio dove un pendolo si muoveva ininterrottamente.
Si chiese perchè si doveva muovere visto che l'orologio non possedeva lancette
Nascosta nel pendolo c'era una piccola porticina.
La aprì.
Una lettera piegata in piccolissime parti.
-Severus l'ho trovata- disse tornando dall'uomo che tentava di nasconderle il dolore.
-C-cosa c'è scritto?- chiese
-Severus, cosa ti succede?- chiese preoccupata
-Anelma, leggi la lettera- sussurrò
Lei annuì.
-E' scritta in finlandese- sussurrò
-”Cara Anelma, sapevo che avresti raggiunto questo posto prima o poi.
Ora in questa piccola lettera non ti spiegherò molto ma l'essenziale. Ho inserito delle barriere contro tutti coloro che posseggono il marchio oscuro così che questi non possano raggiungere l'orologio. Ma devo trattenermi ancora nello spiegarti questo nostro segreto. Ti do un altro indizio: kehell
ä[1].
Tuo Eelis.”-
-che indizio sarebbe?-
Il dolore si fece sempre più forte. Era di questo che parlava Eelis. Lui possedeva il Marchio Oscuro e chissà cosa potrebbe succedergli.
-Devo tornare a casa...- sussurrò vedendo Severus sofferente.
Sulla sua mano sinistra iniziò a scorrere del sangue.
-Severus, cosa ti succede?- chiese avvicinandosi a lui.
Anelma avrebbe presto scoperto il tatuaggio era questione di tempo.
-Non ti avvicinare!- esclamò Severus cercando di tenerla più lontana possibile da quel suo segreto.
Lei non lo ascoltò e si avvicinò a lui.
Lo fece sedere a terra dolcemente.
Iniziò ad arrotolargli la manica del braccio sinistro. Lui non l'avrebbe fermata, prima o poi l'avrebbe scoperto.
L'avambraccio sinistro era intriso di rosso.
-Che ti è successo?-
Lui non rispose.
Anelma prese la sua bacchetta e con un incantesimo rimarginò la ferita.
Il tatuaggio si rimarginò. Il nero del Marchio si intravvedeva sotto il rosso del sangue.
La ragazza lo osservò negli occhi. Non voleva crederci.
Asciugò il sangue e da lì si fece vedere il simbolo di Lord Voldemort.
-Perdonami- sussurrò il mago.
Anelma ricordò le parole scambiate con il mago poco prima


FLASHBACK
-Sai, mi chiedevo, come fai a sapere che cos'è l'Avemors?- chiese tranquillamente.
-Su questo non posso risponderti-
Lei sorrise.
-Tu non puoi essere Mangiamorte, per cui dubito che sia per questo che ne sei a conoscenza-
-Come fai a dirlo?- chiese curioso
-Penso che mi avresti già uccisa- sorrise.
-Probabile- disse in un sussurro Piton.
FINE FLASHBACK

Lasciò cadere il braccio di Piton.
-Che stupida sono stata- sussurrò delusa alzandosi.
-Non è come credi, Anelma- cercò di parlare Piton.
-Cosa, Severus? Dovrei non credere a ciò che vedo?-
-No, ti prego...-
-Basta, Severus. Cosa aspettavi ad uccidermi? Avevi tutto il tempo per farlo! Quando eravamo soli sul prato, prima nel tuo ufficio!- esclamò irata.
I suoi occhi si fecero rossi.
Si alzò.
-Se sapessi come uscire di qui me ne sarei già andata-
Piton per la prima volta in tutta la sua vita non seppe cosa dire.
-Severus, ora siamo pari. Non voglio aver debiti con un Mangiamorte. Tu mi hai “salvata” dall'Avemors e ora io ho curato te. Appena usciremo da qui non mi vedrai più- concluse rassegnata.
-Anelma hai bisogno di cure per quella maledizione-
-Cure?! A cosa servono se poi muoio ugualmente?!-
Piton si alzò.
-Ascoltami- sussurrò Piton osservandola negli occhi.
Lei gli voltò le spalle.
Il mago le prese il polso.
Lei si voltò di nuovo verso di lui.
-Ascoltami, questo è il mio passato-
-Non si può fare di Lord Voldemort un passato, Severus-
Ci fu un po' di silenzio.
-Ti ha già ordinato di uccidermi?-
Lui abbassò lo sguardo.
-Lo sapevo. Ed ora puoi, Severus, sono qui a portata di Maledizione- sorrise beffarda indietreggiando e aprendo le braccia in segno di resa.
-Non ti ucciderò-
-Così disubbidisci al Signore Oscuro-
-Non sono più legato a lui, Anelma-
-Provamelo- lo sfidò la ragazza.
Lui non si mosse.
-Quel tatuaggio è ancora di Lord Voldemort-
Lui scosse la testa.
-Ora, se non ti dispiace, cerco di uscire di qui- gli voltò nuovamente le spalle.
Iniziò a guardarsi attorno.
Di nuovo quella sensazione. La terra iniziò a muoversi minacciosa intorno a lei.
E ancora Severus che correva verso di lei aiutandola, dandole la pozione.
Ma questa volta lei non provava dolore per ciò che le stava succedendo.
Faceva più male aver capito il segreto dell'uomo che le aveva spezzato il cuore con uno stupido tatuaggio.
Chiuse gli occhi, vedendo ancora per ultima volta gli occhi d'ebano di Severus Piton.



1: spiegazione nel prossimo capitolo.




NDA

ho avuto molte difficoltà durante la stesura di questo capitolo. Molte cose sono cambiate da come me le sarei immaginate. Ad esempio la scena delle luci e quello che succede poi non l'ho mai immaginato prima della scrittura di questo.

Anelma è rimasta delusa poiché non immaginava lontanamente il Marchio Oscuro su Severus.
Nel prossimo capitolo si scopriranno moltissime cose. Mi raccomando continuate a Seguire Anelma. Il fatto della “ricaduta” di Anelma per colpa dell'Avemors è semplice da capire. La delusione, l'ira nelle sue parole mentre accusa Severus. La Luna Piena peggiorerà la Maledizione, quindi non sarà ad ogni Luna Piena un “attacco”... insomma dipende da lei.
Scusate il ritardo, molte volte non riesco a scrivere, ma vi assicuro che non ho abbandonato questa Fanfiction, anzi, non vedo l'ora di capire come andrà a finire.
Per il resto aspetto una vostra opinione.
Grazie a tutti per aver letto questa ff fino a qui, sperando non vi abbia deluso o non vi annoi.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno commentato e che l'hanno inserita tra le seguite, ricordate e preferite.

Incanta



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Kehellä ***


Disclaimer: I personaggi della storia non sono di mia proprietà bensì di J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il Personaggio principale di Anelma Laidhopeinen, i luoghi non inventati dall’autrice della saga di Harry Potter sono di mia proprietà e occorre il mio esplicito permesso per pubblicare, tradurre o citare parti della mia creazione altrove. Le citazioni dai libri di Eelis Laidhopeinen sono mie e di nessun altro come ogni singola parola qui presente, citazioni non mie verranno accreditate al rispettivo autore alla fine del capitolo che le contiene. Per un altro utilizzo di queste mie citazioni serve il mio scritto ed esplicito permesso. Opera non scritta a scopo di lucro o altro.

Some rights reserved Incanta
Licenza Creative Commons


Se volete rimanere in contatto con miei aggiornamenti e parlare con me andate sulla mia pagina Facebook


Soffocata dall'oscurità Anelma lentamente si risvegliò. Non era passato molto tempo da quando era svenuta; l'aveva capito perché era ancora tra le braccia di Severus.

Si mise a sedere lentamente cercando di riprendersi dallo svenimento.

-Come usciamo di qui?- chiese in un sussurro la ragazza evitando di guardare Severus.

-Come stai, Anelma?-

Lei annuì

-Bene ma starei meglio se uscissi di qui-

-Ho riflettuto un po' su come siamo finiti qui e non ho trovato niente che ci possa servire per tornare in superficie. C'è quella grotta però; riesci ad alzarti?-

-Sì- annuì la ragazza alzandosi.

Guardò negli occhi il professore che rispose con uno sguardo dispiaciuto, poi si voltò verso la grotta e si incamminò.

Non aveva mai visto un luogo così isolato; solamente un orologio dorato faceva distogliere lo sguardo dalle pareti terrose. Si fermò qualche secondo ad osservarlo, se era lì serviva sicuramente a qualcosa.

Continuava a pensare alle ultime parole della lettera lasciatale da suo padre: “Ma devo trattenermi ancora nello spiegarti questo nostro segreto.

Se Eelis l'aveva rimandata a casa significava che c'era un modo per uscire di lì... ma quale?

-Anelma- disse Piton in un sussurro -non voglio che tu ti faccia influenzare da...-

-Non ora, Severus. Pensiamo ad uscire di qui e poi ne riparleremo- rispose senza guardarlo.

Lui annuì.

-Cosa significa kehellä?- chiese insicuro.

-Nulla di importante- rispose secca Anelma.

-Piuttosto, hai una minima idea di come uscire di qui?- continuò

-Non saprei, forse potrebbe centrare qualcosa l'orologio-

Anelma iniziò a pensare.

Certo, un orologio d'oro in mezzo alla terra faceva un po' pensare. E il pendolo significava qualcosa? Certamente no poiché conteneva già il biglietto di Eelis ma allora potevano essere...

-Le lancette- sussurrò Anelma

-Cosa?-

-Le lancette Severus. Mentre ti stavi avvicinando all'orologio ho notato che questo non aveva le lancette. Ma la cosa che me lo ha fatto notare è stato il pendolo che, a quanto pare, non era collegato a nessun meccanismo che lo facesse oscillare-

Dicendo questo entrarono nella caverna.

-Bisogna solo trovarle e non sarà tanto semplice-

-Accio lancette!- esclamò Piton ma non successe nulla.

-Prova tu, Anelma. Magari c'è qualche altro incantesimo “anti marchio”-

-Accio Lancette!- Aspettò qualche secondo ma nulla si mosse verso di lei.

-Niente. O non sono la via di fuga oppure ...-

Ma le sue parole furono interrotte da un stridio proveniente dal fondo della grotta.

-Ha funzionato-

Un'orda di pipistrelli uscì dall'ombra investendo i due. Ma Severus fu scaraventato via da qualcosa di più grosso, un Troll.

Sulla sua enorme mazza erano incastonate le due lancette.

-Severus!- urlò Anelma vedendolo a terra ad una decina di metri di distanza da lei.

I pipistrelli erano usciti tutti dalla grotta lasciando Anelma e il Troll da soli ad osservarsi.

Era diverso dai soliti troll; anche se di corporatura era uguale qualcosa in quell'essere lo rendeva diverso, sembrava più un guardiano.

Questo alzò l'enorme mazza di legno ma Anelma gli puntò velocemente la bacchetta contro.

Passarono alcuni momenti di tensione; il mostro però ad un certo punto alzò l'altra mano verso la mazza e tolse le lancette.

La ragazza lo guardò sospettosa.

Il troll si avvicinò a lei goffamente e pericolosamente, allungò l'enorme mano verso Anelma e le porse le lancette.

Si fissarono nuovamente ed infine questo se ne ritornò nell'oscurità della grotta.

Lei lo seguì con lo sguardo fino a quando non riuscì più a scorgerlo poi corse verso l'uomo che era a terra.

-Severus- sussurrò.

-Q-questa è una delle punizioni per essersi fatti tatuare il marchio oscuro- disse stringendosi lo stomaco.

-Riesci ad alzarti?-

Anelma lo aiutò a sedersi.

Era in preda a forti fitte di dolore ma riuscì a mettersi a sedere.

Lo aiutò ad alzarsi ma non riuscì a tenersi in equilibrio. Era fortunato ad avere ancora una cassa toracica. Anelma lo portò vicino all'orologio.

-Severus, aspettami qui- lui annuì.

La ragazza si avvicinò al pendolo aprendo la finestrella del quadrante e inserì le lancette al loro posto. Queste ripresero a muoversi scandendo il tempo.

Si avvicinò nuovamente al mago e aspettò.

-Speriamo vada tutto bene-

Furono circondati da delle lunghe radici del salice che li aveva scaraventati nel buco. Queste li avvolsero con dolcezza e li portarono da dove erano arrivati.


Furono di nuovo circondati dai piccoli punti colorati.

-Severus... forse ho esagerato prima, capisco che tu non me l'abbia voluto dire ma non posso fidarmi di te in questo momento- disse in tono duro poi il suo tono si ammorbidì.

-Forza, siediti un po' e riprendi le forze poi torneremo al castello-

Si sedettero sulle radici del salice e calò il silenzio.

-Anelma, non sono più un mangiamorte-

-Non posso rischiare, scusami-

Passarono lunghissimi minuti di silenzio mentre entrambi osservavano le luci fluttuare nell'aria.

-Chiederò al preside qualche giorno di pausa in cui me ne andrò dal castello-

Lui la osservò.

-E' pericoloso, potrebbero trovarti-

Lei non rispose.

-Andiamo?-

-Sì-

Severus si alzò lentamente dalle radici dell'albero e uscirono dalle fronde del salice.

Camminarono tranquillamente verso il castello quando una voce li bloccò.

-Ma che bella coppietta abbiamo qui-

Dall'oscurità uscì un uomo dall'aspetto trasandato dai tratti più animali che umani.

-Greyback...-

Anelma fece per estrarre la bacchetta ma prontamente l'uomo la disarmò.

-No, no, non si fa così bellezza-

Poi si rivolse a Severus.

-Ci aspettavamo l'avessi uccisa-

Piton gli rivolse una smorfia disgustata.

-Come mai è ancora viva?-

Il viso di Greyback era così vicino a quello di Severus che poteva sentire il suo alito pesante.

-Non mi rispondi? Proviamo a chiederlo alla tua “nuova amica”allora-

L'uomo si avvicinò ad Anelma girandole attorno.

-Dove sono gli altri, Greyback?-

-Oh dovresti saperlo, Severus-

Greyback avvicinò il suo viso all'orecchio della ragazza ed iniziò ad annusarle il collo.

Lei rimase immobile.

Le prese i capelli della nuca e glieli tirò all'indietro.

-E' un peccato rovinare questo bel faccino non trovi, Severus?-

Anelma guardò Severus delusa e amareggiata.

-Falla finita, Greyback- Bellatrix Lestrange si avvicinava a loro con un enorme ghigno stampato sul viso.

-Hai sentito Severus? Devo ammazzarla io. Pensa che il Signore oscuro si fidava di te- ghignò puntando la bacchetta alla gola della ragazza.

-Aspetta!- esclamò la donna.

-Perché non lo facciamo fare a Severus?-

-E' mio questo compito, Bellatrix- ringhiò il lupo mannaro.

-Si ma non credo che al Signore Oscuro dispiaccia. Se Piton si rifiuterà uccideremo anche lui-

-Ricordi cosa succede ai traditori, vero?-gli sussurrò in un orecchio

Greyback voltò la ragazza verso Piton strattonandola per i capelli.

-Forza Severus, vediamo se hai il coraggio di ucciderla- lo schernì Bellatrix.

La donna gli sfilò la bacchetta dalla giacca nera e gliela porse.

Anelma lo guardò negli occhi ma non aveva paura.

Piton prese la bacchetta lentamente e la puntò verso la ragazza senza guardarla negli occhi.

-Severus- lo chiamò Bellatrix in un sussurro -Severus devi solo dire due parole, solo due-

L'uomo la guardò intensamente.

Ad un tratto la bacchetta della ragazza volò tra le mani di lei. Anelma lanciò un confundus non verbale a Greyback che la lasciò andare.

-Cos'hai Greyback?-

Severus schiantò l'uomo verso un albero.

-Anelma, VATTENE!-

La ragazza si smaterializzò.


Anelma si materializzò davanti un'enorme casa. Era da quando aveva 11 anni che non la vedeva.

Il giardino era trascurato e gli alberi spogli tutt'attorno disegnavano sulle pareti esterne della casa un'ombra inquietante. La osservò silenziosamente. Le finestre erano serrate da delle enormi travi di legno e i vetri erano stati frantumati dai teppisti. Sui muri, di tanto in tanto, affioravano graffiti e scritte oscene. L'edera aveva preso il controllo su tutta la porta d'entrata dell'edificio.

Anelma era tornata a casa.

Qualcosa la bloccava, non riusciva a varcare il cancelletto. Inoltre i suoi pensieri erano rivolti a Severus; l'aveva salvata un'altra volta e forse adesso era già morto. Perchè l'aveva fatto? Anelma aveva sbagliato nel giudicarlo eppure se non avesse scoperto il Marchio Oscuro gli avrebbe confidato tutto.

Faceva freddo ad Helsinki, forse sarebbe scesa la neve.

Ma ora era lì, doveva entrare, doveva cercare Kehellä.

Entrò nel giardino scostando i rami e l'erba che intralciavano il cammino fino a raggiungere l'enorme porta bloccata. Con un incantesimo tolse le travi che la tenevano chiusa, prese un enorme respiro ed entrò.

Nei suoi ricordi di 14 anni prima nella casa c'era un'atmosfera calda e tutto era ordinato Un lieve profumo si spandeva nell'aria grazie ad un vaso di fiori secchi posti sopra un tavolino vicino le scale; ora invece regnava una atmosfera fredda e pezzi di corrimano erano sparsi qua e la. Non riusciva a proseguire; il ricordo la bloccava ma si fece forza ed iniziò a salire le scale che scricchiolavano ad ogni passo. Si guardò attorno, i quadri ricoperti di polvere la accompagnarono lungo tutta la scalinata. D'un tratto qualcosa attirò la sua attenzione: un quadretto era caduto dal chiodo e i vetro si era rotto. Prese la foto e la osservò. Era una foto statica raffigurante Kanerva, Eelis e la piccola Anelma. Suo padre l'aveva scattata perché non voleva sentirsi diverso dai babbani e voleva adattarsi al loro mondo. Con il pollice accarezzò lievemente la superficie polverosa e mise accuratamente la foto in tasca. Proseguì verso la camera da letto dei suoi genitori. Diede una veloce occhiata alla stanza di Eelis e Kanerva poi continuò verso destra. Aprì la porta successiva, lì si trovava la sua cameretta. Non era come se la ricordava e Kehellä non c'era. Scostò la scrivania distrutta dai vandali, guardò all'interno di tutti i cassetti ma non c'era nulla.

-Dannazione!- esclamò irata, il suo peluche doveva per forza essere lì. Uscì dalla camera e si guardò in giro ma un'idea le balzò in mente: i mobili della sua camera erano di legno bianco, quelli erano marroni.

Un'altra pensata di Eelis?

Guardò dentro la stanza che aveva lasciato poco prima e poi iniziò a toccare la parete che divideva la sua stanza da quella dei suoi genitori.

Dev'essere per forza qui” riflettè.

-Kehellä – disse in un sussurro.

La parete iniziò a scorrere di lato mostrando piano piano un'altra porta che varcò immediatamente.

Scrivania, letto, comodini, armadi e sedie erano tutte in legno bianco.

Sul letto era posato un soffice piumino rosa antico e sul cuscino era poggiato Kehellä.

Era un orso di peluche color marroncino con un sorriso stampato in volto e due grandi occhi blu che l'avevano sempre incantata. Si sedette sul letto osservando il peluche, lo voltò e si ricordò che li dietro c'era una una piccola tasca chiusa da una cerniera.

La aprì.

All'interno vi era una busta piegata a metà e sigillata, l'unica scritta era la firma di suo padre.

Iniziarono a tremarle le mani.

Il segreto era celato in quella busta ed era pronta ad aprirla ma un rumore improvviso la fermò. Mise la busta all'interno dell'orsacchiotto e con un incantesimo lo rimpicciolì in modo da farlo stare in una tasca del cappotto.

Ricordava che dietro alle spesse tende c'era una porta che conduceva alla terrazza e che essa era collegata alla stanza dei suoi genitori. Vi uscì lentamente.

Ma appena si girò si trovò di fronte ad un'alta figura scura che le puntava la bacchetta contro.

-S-Severus- sussurrò Anelma spaventata. Lo sguardo dell'uomo era vago e privo di espressività.

-S-sei vivo- concluse con una lacrima che le scendeva dagli occhi.

Si avvicinò per abbracciarlo ma lui la scostò e la minacciò con la bacchetta.

-S-Severus, sono io- L'uomo aveva lo sguardo fisso e sembrava non vederla.

-Severus, ti prego ascoltami, so che puoi combattere questa maledizione, ti scongiuro fallo!- Supplicò Anelma

-Ho bisogno di te..-

Piton la afferrò per il colletto e la schiacciò al muro puntandole la bacchetta in viso.

Lui avvicinò il viso a quello di lei.

-Da Rosmerta- sussurrò impercettibilmente.

Forse aveva calcolato tutto o forse era solo un illusione.

Il mago la scaraventò a terra, la ragazza chiuse gli occhi e si smaterializzò da Rosmerta.


Ci fu un enorme tonfo nella stanza da letto malconcia e una donna si alzò di soprassalto.

-Chi va là?!- Esclamò spaventata e furente Madama Rosmerta.

Riuscì ad intravedere una sagoma rannicchiata sul parquet.

-Anelma!-

-Rosmerta- sussurrò la ragazza alzandosi zoppicante.

-Tesoro, che ti è successo?-

-Non è niente, è solo un graffio-

-Ma perché qui a quest'ora della notte?-

-Sono dovuta scappare da...- non poteva spaventarla ancora di più -da alcuni ragazzi della scuola- sorrise

-Perdonami l'intrusione ho... sbagliato le coordinate-

-Anelma, cara mia. Ti prego siediti- la invitò a sedersi sul letto.

-Non sei mai stata brava a mentire- continuò sorridendo dolcemente

Anelma abbassò lo sguardo.

-Io...-

Ad un tratto si sentì un forte rumore proveniente dal bar.

-Vado io, Rosmerta- disse correndo verso il bar.

Un'altra figura barcollante era avvolta dall'ombra, probabilmente ferita.

-Anelma- sussurrò Piton.

-Severus!- esclamò la ragazza correndo verso di lui schioccando le dita per accendere alcune candele.

Severus era chino in avanti.

-Che è successo, Severus?- chiese sostenendolo.

-Ce li siamo tolti di mezzo per un po'- disse con un sorriso forzato.

Lei osservò il suo fianco dove la veste strappata lasciava intravedere una ferita sanguinante.

-Non preoccuparti-

-Ho temuto di perderti-

Lui le carezzò la testa con la mano libera attirandola dolcemente verso il suo petto.

La ragazza alzò lo sguardo guardando il mago negli occhi.

Gli accarezzò la guancia sorridendo e piano piano il suo volto si avvicinò a quello di Severus.

Le loro labbra si incontrarono in un dolce e tenero abbraccio. Anelma sfiorò con le dita il viso di lui e lentamente si staccarono.

I loro sguardi si incontrarono nuovamente, l'atmosfera era colma di imbarazzo.

-Anelma, che è successo?- Chiese preoccupata Rosmerta scendendo le scale ma ammutolì vedendo i due abbracciati.

-Dobbiamo curarlo- rispose la ragazza spezzando il silenzio, visibilmente rossa in volto.

-Vorrei delle spiegazioni-

-Ha ragione, Anelma- sussurrò Piton.

-Ci scusi l'intrusione ma è il primo luogo che mi è venuto in mente- continuò rivolgendosi alla donna.

-Chi sei tu?-

-Sono il professore di Pozioni di Hogwarts-

-E cosa ci fate nel mio Pub alle quattro del mattino? Come avete fatto ad entrare con le barriere?-

Anelma e Severus si guardarono. Piton non aveva calcolato quel punto.

-Sono stato io, Rosmerta, sta tranquilla-

Disse Silente che scendeva dalle scale.

-Silente? Per l'amor del cielo ma...-

-Calma, calma. E' stata un'emergenza non potevo avvertirti- rispose tranquillamente Silente.

-Ma...cosa sta succedendo?-

-I Mangiamorte ci danno la caccia- disse Anelma.

-I Mangiamorte?!- esclamò stupita Rosmerta.

Anelma annuì.

-Ti chiedo un favore, Rosmerta-

-Un favore?! E' possibile che mi trovi un'orda di Mangiamorte da un momento all'altro e tu mi chiedi un favore?!-

-Ti chiedo scusa, Rosmerta. Ti chiedo solo di farlo per Anelma- La donna lo guardò per un po' ma alla fine cedette.

-Conosci i miei punti deboli Silente. Va bene allora, quale sarebbe questo favore?-

-Dovresti ospitare per qualche giorno Anelma e Severus. Finché non trovo un posto più sicuro per loro-

Rosmerta guardava Silente insospettita e pensierosa e poi annuì

-Va bene- rispose rassegnata.

-Bene, ora vi lascio. Ho delle faccende importanti da sbrigare- disse sorridendo poggiando la mano sulla spalla di Severus.

-Buonanotte... ah si Rosmerta, ricorda di rimettere le barriere- dicendo così si smaterializzò.

-Che faccia tosta- disse secca la donna iniziando a rimettere le barriere.

-Voi due seguitemi, vi porto in camera- concluse scendendo una rampa di scale


***


Severus era seduto su un letto matrimoniale in una stanza ampia ben curata.

-Come hai fatto a salvarti dai Mangiamorte?- chiese Anelma mentre preparava una pozione per rimarginare la ferita.

-Conosco abbastanza bene Bellatrix e so a come le piace giocare- fece una smorfia di dolore. Il sangue si stava asciugando e i brandelli di tessuto si stavano attaccando alla ferita.

Anelma gli porse una piccola boccetta.

-Dovresti toglierti la maglia-

Lui annuì seguendo il consiglio di Anelma.

-Bellatrix e io abbiamo duellato. Devi sapere che con lei non esistono regole in duello. Con uno schiantesimo mi ha scaraventato addosso ad un albero e un ramo mi ha lasciato questa ferita-

Anelma iniziò a tamponare la ferita con la pozione.

-Te la cavi bene con le pozioni- sorrise il mago rivolto ad Anelma.

-Sono tua assistente-

Si blocco qualche secondo.

-Riguardo al...-

-Non preoccuparti- sorrise Piton.

-P-posso aiutarti?- cambiò discorso Anelma.

-Si- annuì il mago.

-Stenditi-

Piton si adagiò cautamente sul letto.

La ferita non era profonda ma abbastanza lunga.

Anelma disinfettò la ferita iniziando a togliere alcune schegge di legno. Subito dopo bagnò del cotone con la pozione fatta poco prima tamponandogli la ferita.

-Quando ti sveglierai sarai guarito- disse la ragazza cominciando a fasciare la ferita.

-Grazie-

Anelma sorrise.

-Ora vado, devo trovare un posto dove poter dormire- disse la ragazza alzandosi.

Piton le prese la mano facendola sedere di nuovo.

Avvicinò il proprio viso a quello di lei e la baciò dolcemente; Anelma rispose al bacio. Snape la abbracciò e la costrinse a distendersi al suo fianco.

-Sei ancora sicura di non voler dormire qui?-

Anelma sorrise e strinse l'uomo a se baciandolo.

Lui scivolò con le mani a spogliarla e con tenerezza si lasciarono andare a piacevoli momenti di passione.

Prima di allora nessuno dei due aveva mai immaginato che potesse succedere una situazione simile. In varie situazioni si erano odiati ma ci volle poco per capire che l'uno aveva bisogno dell'altra o che entrambi nutrivano nel più profondo un'amore che era sconosciuto anche a loro stessi.


FLASHBACK (Capitolo 8)

-Se è una luce rossa, Severus?-

-Significa che il tuo cuore si sta innamorando, Anelma-

Anelma osservò il mago e vide alcune lucciole avvicinarsi a lui. Una luce rossa e una blu si erano posati sulla sua mano.

-La luce blu, Anelma, significa un dolore o una sofferenza imminente. La perdita di qualcosa a te caro-


Dopo una grande sofferenza, quelle luci avevano rivelato loro che il loro cuore era segretamente innamorato e quelle luci non mentivano.

Severus e Anelma erano distesi l'uno di fianco all'altra coperti da un caldo piumino ed abbracciati, cullati dalle braccia di Morfeo.


Bussarono insistentemente alla porta.

Anelma si svegliò di scatto così come Severus e si mise a sedere strofinandosi gli occhi.

-A-arrivo- rispose assonnata.

Mise una vestaglia ed andò ad aprire la porta.

-Anelma! Buon giorno! Sono passata anche stamattina ma a quanto pare stavate dormendo. Volete che vi prepari qualcosa da mangiare-

-Cosa?...oh sì sì certo, grazie Rosmerta-

-Di nulla cara- sorrise

La ragazza sorrise di rimando e richiuse la porta.

Si voltò e guardò Piton imbarazzata.

-è successo veramente...?-

L'uomo annuì.

-Ti è dispiaciuto?- chiese vedendola un po' perplessa.

-N-no no, non fraintendere. E' che … non l'avrei mai detto … cioè … non l'avrei mai sperato … n-no...-concluse sospirò profondamente.

-C-come va la ferita?-

-Tutto bene, si è rimarginata perfettamente-

-Oddio!- esclamò d'un tratto.

-Che succede?-

-Sono successe così tante cose che mi sono dimenticata di leggere la lettera di mio padre- rispose correndo verso il suo cappotto e prendendo il piccolo peluche facendolo tornare alla grandezza originale.

-Questo è Kehellä- sorrise Anelma sedendosi sul letto.

-Un pupazzo?- chiese l'uomo sedendosi al suo fianco.

-Lo chiamai così quando avevo poco meno di 6 anni. Non significa nulla in particolare, molto probabilmente mi piaceva il suono di quelle parole- rise Anelma estraendo la lettera dal Peluche.

La aprì

-E' scritta in finlandese-disse iniziando a leggerla ad alta voce.


Cara Anelma,

non ho avuto modo di preparare al meglio i miei appunti ma sono sicuro che capirai ugualmente. E' arrivata l'ora di svelarti ciò che io e Kanerva nascondiamo perciò ti chiedo di tenere questa lettera al sicuro, potrebbe essere pericoloso per te.

Per farti capire dobbiamo fare qualche passo indietro nel tempo. Io e tua madre ci siamo conosciuti a scuola durante il mio sesto anno ed il suo quinto. Siamo sempre stati attratti dalla storia della magia e sia io che lei ambivamo a diventare degli studiosi di questa materia. Purtroppo questa nostra passione è stata anche la nostra distruzione. L'estate successiva io e Kanerva decidemmo di iniziare a cercare informazioni su Lord Voldemort, non tanto sulla sua persona ma su alcuni incantesimi da lui usati. Volevamo capire se fossero esistiti Mangiamorte che si erano ricreduti e avevano provato a scappare. Soprattutto volevamo sapere che fine avevano fatto; Voldemort doveva avere un modo per ritrovarli. Le nostre ipotesi non erano fondate su qualcosa di certo. Fu così che andammo alla ricerca di Lord Voldemort. Volevamo il marchio oscuro per poi scoprirne il segreto. Lo so, Anelma, siamo stati incoscienti; abbiamo rischiato la vita per provare una teoria. Eravamo giovani e se avessimo aspettato prima di partire non avremmo fatto lo sbaglio che ci ha segnato la vita. Riuscimmo a farci accogliere nel suo nascondiglio e durante una specie di rituale i Mangiamorte ci circondarono poi arrivò lui. Ci fece qualche domanda poi ci mise alla prova ma fummo costretti a disobbedirgli: dovevamo uccidere un babbano indifeso. Scappammo assieme al babbano. All'inizio pensavamo di averla fatta franca poi fui io ad accorgermi di una maledizione, sconosciuta, che ci stava lentamente uccidendo. Quel giorno Kanerva era furibonda, non ricordo esattamente per cosa. Ad un tratto i suoi occhi divennero rossi e un attimo dopo le forze la abbandonarono, le sue pupille si tinsero di giallo con venature nere. Passai più di una settimana a prendermi cura di lei e a chiedermi cosa le fosse successo quando, durante una notte gelida, arrivarono i Mangiamorte per ammazzarci. Stavo cercando di difendermi e di difendere Kanerva quando un uomo con lunghi capelli argentei ci salvò: era Albus Silente. Ci ospitò ad Hogwarts dove facemmo finta di essere dei visitatori. Ci ospitò per più di un anno scolastico, io approfittai di quella momentanea serenità e scrissi il libro di Hogwarts. Poi un giorno Kanerva scoprì di aspettare un figlio. Felicissimo per la notizia, Silente ci lasciò tornare in Finlandia e protesse la casa in cui sei cresciuta con i più potenti incantesimi.

Studiai a fondo la Maledizione che ci era stata inflitta e riuscii a trovare una soluzione.

Tu eri già nata da 10 anni quando testai la pozione su di me. Dopo alcuni giorni dall'assunzione della pozione il mio corpo iniziò a riprendere la vitalità persa. Decisi di chiedere a Silente se questa pozione poteva funzionare anche con Kanerva. Devi sapere che da quando ti aveva partorito le sue condizioni erano peggiorate ulteriormente.

Ero in partenza; lei rimase a casa e io le promisi di tornare il prima possibile da Londra. Non varcai nemmeno la soglia del cancello di Hogwarts quando un gufo planò sopra di me lasciando cadere una lettera. Era da parte di Vincent, tuo zio, che diceva che Kanerva era peggiorata.

Dopo quella lettera decisi di lasciare a te questo segreto, forse non sopravviverò.

Ti chiedo scusa per la caccia al tesoro ma non potevo fare altrimenti.

Tuo, Eelis


Anelma guardò velocemente gli altri fogli

DATA: 15/08

ORA: 13.53

SOGGETTO: Maschio

DIAGNOSI: il soggetto presenta una lieve aumento della temperatura corporea oltre che a dolori continui alle ossa , in special modo alla cassa toracica.... ”


-Sembra una cartella clinica- osservò Piton

Lei annuì. Voltò le pagine fino ad arrivare alla penultima diagnosi di Eelis


DATA: 8/04

ORA: 17.31

SOGGETTO: Femmina

DIAGNOSI: Morte del soggetto alle ore 17.25 per arresto cardiaco. ”


-Mia madre è morta per l'Avemors?- sussurrò Anelma allibita ma allo stesso tempo dispiaciuta.

Andò all'ultima pagina lasciata da Eelis.

Nella mente di Snape si presentò la conversazione avuta con Lucius ormai molto tempo prima.


FLASHBACK (capitolo 7, Lucius a Severus)

Non credevo ci fossero stati altri casi di Avemors-

-Ci sono stati solo due casi in passato e i mangiamorte non sono riusciti a trovarli subito e quindi ora come ora vuole che l’omicidio sia … come dire… perfetto-


Dunque erano i suoi genitori quelle due persone.

Arrivò all'ultima pagina dove erano riportati ingredienti e metodo di preparazione di una pozione.

-S-Severus, questa è la pozione per curare l'Avemors- continuò sconcertata

-Ha un tempo di fermentazione molto lungo. Deve rimanere al riposo per 11 mesi-

-Severus, guarirò! -

-E se la pozione non funzionasse?-

-Me ne farò una ragione- sorrise.

Piton la baciò in fronte.

Avevano davvero trovato una cura?

_________________________________________________________________________

NDA: Salve lettori! Anche questo capitolo non è stato semplice. Mi son chiesta moltissime volte “come faccio a farli uscire da lì?” (riferito all'inizio del capitolo) e poi mi sono data da fare e ci sono riuscita. Non volevo soffermarmi oltre su quel luogo. La mia idea originale era di aggiungere altre cose a questo capitolo ma alla fine ho deciso di far finire qui questa parte, altrimenti avrei riempito le vostre menti (ù.ù). (ci terrei a precisare che la scena d'amore l'ho scritta in questo modo perché, come ovviamente saprete, il raitng in questa storia non è rosso).
Ah, ho deciso di darvi qui il significato di
kehellä (per allontanare i curiosi che magari non leggono gli NDA ;) ) . Ebbene, questa parola è composta da due parole nukke, che significa pupazzo e hellä che significa affettuoso. Ho unito assieme la fine della prima con tutta la seconda (vi ricordo che io non so il finlandese, mi aiuto col traduttore e cerco di farlo il più semplice possibile, sia per me che per voi). Che dire ancora? Grazie, grazie, grazie a tutti voi che leggete questa storia. Grazie, grazie, grazie a chi la commenta (amo sentire i vostri punti di vista, anche critici ;) ) (ringrazio anche chi ha letto l'nda che di solito viene bellamente ignorato). Per finire aspetto una vostra recensione, un vostro dubbio, una vostra perplessità e un vostro parere, sappiate che è questo che ancora mi fa continuare a scrivere, con passione, questa Longfic.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=367525