Cuore di rubino, occhi ghiaccio

di elixais
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I°capitolo ***
Capitolo 2: *** II°capitolo ***
Capitolo 3: *** III°capitolo ***
Capitolo 4: *** IV°capitolo ***
Capitolo 5: *** V°capitolo ***



Capitolo 1
*** I°capitolo ***


CUORE DI RUBINO, OCCHI DI GHIACCIO





Era notte, una di quelle notti gelide e oscure, senza alcuna stella che ne rischiarasse l’atmosfera.
In una casetta, nella periferia lugubre di Londra, c’era un gran movimento.
- Alex stai calma? Mi dai sui nervi! -
La ragazza che aveva parlato era seduta su una poltroncina di ruvida stoffa marrone, in un misero salotto, composto da un divano e una tv vecchissimo stile.
Era molto giovane, doveva avere all’incirca 20-21 anni.
Aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo; i suoi occhi erano grigio verdi ed era tremendamente bella.
Quando tornò a parlare nel suo viso si potè leggere chiaramente un misto fra nervosismo e rabbia.
- Allora mi ascolti? -
L’altra sempre senza smettere di camminare avanti e indietro le fece un cenno d’assenso con il capo.
La bella mora si alzò in piedi con uno sbuffo e afferrò decisa per un braccio l’amica guardandola dritta negli occhi.
- Mi vuoi spiegare cosa ti prende? -
La giovane, che evidentemente si chiamava Alex, le scoccò un’occhiataccia.
- Sono nervosa che c’è di male? -
- Ti sembra normale? Mi stai facendo preoccupare… -
- Non so spiegarmelo, ma ho paura che stia per accadere qualcosa… mi capisci Mina? -
Mina lesse negli occhi dell’amica una preoccupazione che non era da lei.
Non si ne era mai resa conto di quanto gli occhi di Alex ne riflettessero lo stato d’animo.
I suoi occhi erano azzurri, ma non potevano essere definiti in modo così blando.
Erano due diamanti, due occhi di ghiaccio, che ipnotizzavano chiunque si ritrovasse a fissarli.
Come se non bastasse aveva anche l’aspetto fisico dalla sua parte.
Era bionda, con i capelli corti tenuti legati in una piccola coda che lasciava spazio solo ad un ciuffo che scendeva verso il lato destro del viso.
Ma nonostante l’invidia delle altre ragazze e l’ammirazione degli uomini, loro nascondevano un segreto letale.
Erano due vampire.
Non che l’avessero voluto o cercato, erano così dalla nascita.
Mina prese l’amica per mano, la portò sul divanetto, la fece sedere poi le si mise accanto.
- Dimmi… che succede? - le domandò dolcemente.
- Io non lo so davvero… magari sono solo un po’ stanca… sono parecchi giorni che faccio fatica a dormire… -
- Ma… forse hai ragione… vai a letto dai se non vuoi che ti sculacci -
La biondina si alzò e con un sorriso tirato si diresse verso la camera da letto.
Sì era davvero stanca, ma aveva dovuto mentire a Mina per tranquillizzarla.
In realtà in quell’esatto momento la sua paura era ancora più forte e anche se nella testa aveva mille pensieri si coricò ugualmente.
 
Si svegliò di scatto.
Non sapeva se aveva dormito ore o solo pochi minuti, ma era certa del fatto che il suo senso di apprensione aveva raggiunto le stelle.
Si mise a sedere sul letto con i sensi vigili.
Fu solo un momento, ma lo sentì ugualmente; era appena percepibile, ma i suoi sensi erano superiori a quelli umani.
Un grido soffocato proveniva dal vicolo sotto la sua finestra.
Con un balzo la raggiunse e cercando di fare meno rumore possibile l’aprì.
Nel lugubre vicoletto c’erano due persone avvinghiate e una delle due si dibatteva debolmente.
Senza pensarci due volte, con un salto ben calibrato, la giovane si lanciò dritta sull’aggressore e cominciò la lotta.
Alex ringhiò, mostrando i canini lucidi al vampiro che menava fendenti all’aria senza riuscire a mettere a segno un solo colpo.
Cogliendo il ritmo dell’avversario, gli afferrò con violenza una mano e lo stese assestandogli un sonoro pugno dritto in viso.
Questi cadde a terra privo di sensi e Alex si affrettò a pensare un luogo in cui poterlo portare il più lontano possibile da casa sua.
Controllò che il ragazzo aggredito stesse bene, si issò il vampiro in spalla e con uno scatto fulmineo partì alla ricerca di un posto sicuro.
 
Nel frattempo, il ragazzo aveva assistito a tutta la scena.
Era confuso; quella ragazza era apparsa all’improvviso digrignando i denti al suo aggressore e lo avevo steso in un attimo.
I suoi occhi già color del diamante si erano ulteriormente schiariti diventando di ghiaccio, poi eliminata la minaccia si era voltata verso di lui.
Nei suoi occhi aveva letto un po’ di preoccupazione, ma non aveva fatto in tempo ad assicurarsene che si era sulle spalle il vampiro ed era volata via in un lampo. 

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Capitolo 2
*** II°capitolo ***


Grazie a Lilyth per il tuo supporto  e anche a chi ha solo letto.
Elixais

II°capitolo
 
Quando tornò, Alex trovò il giovane esattamente dove lo aveva lasciato e facendo un sospiro di sollievo si avvicinò lentamente per non spaventarlo.
Nonostante tutto, il ragazzo non appena la scorse trasalì.
- Stai lontana da me! Non mi fai paura. –
- Stai tranquillo… ti sembra che io voglia farti del male? –
Il suo tono di voce era dolce e lui lesse nei suoi occhi, che lo incatenarono, un’assoluta sincerità.
Quando Alex si avvicinò abbastanza si blocco stupefatta. Aveva degli occhi verde smeraldo incredibilmente belli, che emanavano una forza d’animo sorprendente, vista la situazione in cui si era appena trovato.
Per un attimo temette che lui avesse paura, ma il suo timore era infondato, in quanto si avvicinò e le prese una mano.
Era stranamente fredda, troppo per un essere umano.
- Ti ringrazio per avermi salvato…-
Doveva avere la febbre, parlava biascicando le parole.
La ragazza appoggiò una mano sulla sua fronte e gli scostò il colletto della maglia.
Fece una smorfia di disgusto. Era stato morso, ma fortunatamente non rischiava di trasformarsi, perché non si era sedimentato veleno all’interno del corpo.
Il giovane dal canto suo, al contatto con lei avvampò imbarazzato e sentì una strana sensazione stringerli il petto, vicino alla zona del cuore.
- Devo curarti… hai perso molto sangue –
Fu allora che il ragazzo si rese conto di essere al cospetto di una vampira, così cercò di allontanarsi strisciando dato che non riusciva ad alzarsi e usare le gambe in modo adeguato, ma la bionda gli prese dolcemente una mano e lo fermò.
- Tranquillo… non avere paura… sono una vampira, ma non mi nutro di sangue –
Notò immediatamente che l’espressione del giovane mutò dal puro orrore alla pura curiosità e fu proprio questo ad agitarla.
- Ti prego non chiedermi il motivo, perché non lo so nemmeno io! –
Detto questo si caricò il ragazzo sulle spalle.
- Mettimi giù – borbotto contrariato questo – Riesco a camminare benissimo! –
Alex scoppiò a ridere di fronte ad una lamentela del genere.
- Oh si certo, ho visto come sei in grado di correre e scappare ! –
Sentendosi punto sul viso, il giovane non disse più una parola e mise un broncio terribile alla bionda, che dal canto suo si stava divertendo un mondo.
 
Alex entrò in casa e si ritrovò subito davanti Mina, che se avesse potuto avrebbe scagliato saette dagli occhi.
- Alex dove cavolo sei stata? Questo chi è? E perché è tutto sanguinolento? Sai che io non sono come te! –
La bionda mise le mani avanti per proteggersi.
- Mina… ti prego calmati… è stato aggredito! Voglio solo aiutarlo. –
La mora posò per un attimo i propri occhi in quelli dell’amica e ci lesse una tenerissima supplica.
Alzò gli occhi al cielo.
- Va bene, dovrò trattenere il respiro. –
Prima di avviarsi in camera, la ragazza diede un bacio sulla guancia all’amica e vedendole poi la faccia, scappò nella sua stanza con un sorrisetto divertito sulle labbra.
Si chiuse la porta alle spalle, non era giusto infierire su Mina con l’odore del sangue.
Anche la sua pazienza aveva un limite.
Molto corto, ma ce l’aveva. Fece sdraiare delicatamente il ragazzo sul letto e lo aiutò a togliergli la maglietta, lasciandolo a torso nudo.
Nel frattempo il giovane sperò che lei non lo avesse visto arrossire, sarebbe stato troppo imbarazzante.
Questo pensiero però non ebbe vita lunga, in quanto fu sostituito da due diamanti, che cercavano concentrati il modo di sistemare la sua ferita.
La guardò trafficare con la sua spalla e nei suoi occhi notò una scintilla di divertimento.
Senza rendersene conto si sentì innervosito da quello sguardo, dato che pensava ancora allo scontro con la sua amica, piuttosto che al suo taglio.
Lei dovette accorgersi di qualcosa, perché si voltò e lo scrutò attenta con i suoi occhi di ghiaccio.
- Ti ho fatto male? Ho hai paura di Mina? E’ innocua fidati. –
Sentendosi colto in flagrante, si affrettò a dare una spiegazione.
- No, no tranquilla, stavo solo pensando via –
Calò di nuovo il silenzio e fu di nuovo Alex a spezzarlo.
- A proposito… come ti chiami? –
Ok, era ufficiale, quando lo guardava in quel modo e con quegli occhi non capiva più un accidenti di niente.
- Io – biascicò – cioè… mi chiamo… -
Alla ragazza scappò una risatina.
- Bhe ? Non sei nemmeno più in grado di parlare? –
Il giovane si irrigidì sentendosi preso in giro e puntò i suoi occhi di smeraldo dritti in quelli di Alex.
- So parlare – ringhiò tagliente – Mi chiamo Matt, ma forse ti sarebbe piaciuto che io non fossi in grado di spiccicare parola, in modo da non rappresentare un pericolo per te fuori di qui. –
A quelle parole così fredde Alex si ritrasse e alzandosi lo liquidò in modo glaciale.
- Ho finito, la ferita è a posto – si voltò e si avvio alla porta – Domani torno a controllarla –
Detto questo uscì sbattendo la porta.
- Maledizione !- sbottò Matt dandosi una botta sulla fronte.
Era rimasto sconvolto dalle sue stesse parole, ma soprattutto quando gli occhi della ragazza avevano mutato luce, da caldi e socievoli, a freddi e distanti si era sentito morire.
Si addormentò così, pieno di rimorsi e pensieri spiacevoli per la testa. 

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Capitolo 3
*** III°capitolo ***


Grazie Lilythn e a tutti quelli che leggono.
 
III°capitolo
 
- Maledizione! – mormorò tra i denti Alex.
Si stupì di se stessa. Come mai le importava così tanto di cosa pensava quello stupido umano?
Senza un motivo preciso l’aveva aggredita, anzi, non era stato esattamente così. Lo aveva un po’ preso in giro, ma di certo non si sarebbe aspettata una reazione simile. E poi perché mai si faceva così tanti giri di testa? Non poteva permettersi di provare un sentimento per un essere umano, non era salutare per quelli della sua razza. No, era tecnicamente e praticamente impossibile.
Tutti i suoi vorticosi pensieri furono interrotti da Mina, che le aveva preso il viso fra le mani.
- Bhe, che c’è? – sbottò infastidita Alex. Era importante il suo monologo interiore!
- Mhhh… quel ragazzo ti sta mettendo sotto pressione… e dire che si trova qui solo da poche ore – esclamò maliziosa Mina.
Alex saltò su dal divanetto e spostò altrove lo sguardo fingendo indifferenza.
- Guarda che ti sbagli, io sto benissimo –
La mora incrociò le braccia e sorrise sorniona.
- Alexandra ti conosco troppo bene per crederti sulla parola e noto con estrema chiarezza quando sei nervosa o strapazzata… e adesso lo sei –
Al solo udire quelle parole la bionda si voltò di scatto e nei suoi occhi si poterono intravedere chiare nubi di tempesta, che comprendevano anche grossi fulmini.
- Primo, non mi devi chiamare così. E lo sai! Secondo non sono affatto strapazzata! – esclamò infervorata, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.
A Mina sembrò proprio una bambina piccola, intenta a fare i suoi capricci e disturbare i grandi, così le scappò da ridere, ma ad Alex la cosa non sfuggi, vista l’occhiata di fuoco che le aveva appena rivolto.
- E va bene come vuoi… - sospirò teatrale la mora – però strapazzata lo sei! – concluse cominciando a ridere a crepapelle e a scappare, per rifugiarsi dietro al vecchio televisore.
Questo non servì a proteggerla, perché fu subito raggiunta dall’altra che le si arrampicò sulla schiena, effetto koala.
-  Mollami! – esclamò fra le risa Mina, ma la ragazza era discretamente forte.
- Chiedi perdono e forse ti lascio! – replicò la bionda.
Si divertirono in questo modo per tutta la serata, fino a quando non fu il momento per Alex di tornare a controllare che Matt stesse bene.
- Ok, vado a controllare che vada tutto come dovrebbe –
- Mi raccomando, controllalo e basta – esclamò la mora facendole l’occhiolino ed Alex replicò con un’occhiataccia, accompagnata da linguaccia.
 
 
Arrivata alla porta la giovane fece un respiro profondo e cercò di darsi in contegno, sia fisico che mentale. Quando finalmente fu pronta, aprì l’uscio lentamente per non fare rumori molesti e svegliarlo. Come aveva previsto e sperato, dormiva.
Rimase per un po’ sulla soglia, poi con cautela si avvicinò e si sedette sul bordo del letto per poter controllare meglio la ferita. Non c’era nessun tipo di infezione e si stava rimarginando senza alcun tipo di problema.
Grata a se stessa di non averlo svegliato, lentamente come era entrata uscì dalla stanza.
 
 
Mentre la porta si chiudeva, il ragazzo aprì gli occhi.
Aveva sognato gli occhi di Alex, due diamanti che lo fissavano e lo scrutavano dentro, ma non erano caldi e amorevoli, bensì freddi e pungenti.
Leggermente più sveglio si osservò la spalla e notando la fasciatura nuova si maledisse sonoramente per essersi addormentato e non essersi reso conto che lei era entrata.
Si alzò con cautela e quando capì che non avrebbe sentito dolore si sentì estremamente sollevato, così si mise la maglietta e uscì per dirigersi verso la cucina, luogo da cui provenivano delle voci femminili facilmente identificabili.
 
 
Era ora di fare colazione per Alex. Dato che non si nutriva di sangue seguiva il normale ciclo dei pasti.
Proprio mentre stava per addentare la sua fetta biscottata fece la sua apparizione Matt.
Fu Mina la prima ad intervenire.
- Hai fame?
- Sì grazie – rispose cautamente, poi aggiunse – non ti do fastidio se resto qui con te? –
- No, no… mi sono nutrita solo un paio di giorni fa –
Un lampo di terrore passo negli occhi del ragazzo
- Vuoi dire che…- bisbigliò sconvolto ed Alex alzò gli occhi al cielo.
- No! Assolutamente! Ogni tanto faccio un giro per gli ospedali e prendo qualche busta che hanno in scorta – si affrettò a spiegare la mora – nemmeno se ne accorgono –
Il giovane si tranquillizzo e rilassandosi si sedette a tavola, proprio di fronte ad Alex.
Da quando era entrato non aveva ancora proferito parola e le poche volte che lo guardò negli occhi la sua espressione era indecifrabile.
Dopo aver servito la colazione a Matt, anche Mina si sedette e guardò la bionda e l’umano di sottecchi, domandandosi il motivo di tanta freddezza fra i due.
Il silenzio teso fu rotto dalla voce priva di emozioni di Alex.
- La ferita non è più pericolosa per la tua salute, si sta rimarginando alla grande, domani te ne puoi andare –
Detto questo si alzò dalla sedia e si avviò alla porta.
- Maledizione – le urlò dietro Matt sbattendo i pugni sul tavolo – hai intenzione di fare la sostenuta ancora per molto? Sto provando a scusarmi, ma… -
Alex si girò, sembrava che la cosa non la toccasse minimamente.
- Prepara le poche cose che avevi, così domani sarai già pronto –
A quel punto il ragazzo raggiunse il punto di non ritorno e non riuscì più a ragionare coerentemente. Afferrò con foga il braccio della ragazza, la fece voltare e iniziò ad urlarle in faccia.
- Ma è possibile? I tuoi genitori te l’hanno insegnata l’educazione? Tu e la tua razza siete così idioti? Voglio solo chiederti scusa per ieri e…-
Non riuscì a terminare la frase, perché si ritrovò schiacciato contro la parete ad almeno cinquanta centimetri da terra.
- Chi ti credi di essere per poter parlare dei miei genitori o per parlare di noi come fossimo una malattia? Non tutti sono come credi tu!- sibilò mostrandogli i canini, che luccicavano come i suoi occhi di ghiaccio.
Fu Mina a fermare Alex. La prese per le braccia e la scostò delicatamente dal giovane.
- Stai calma… vai sul divano e fa un respiro profondo. Tu, invece, stai fermo li che devo chiarirti due cosette. – concluse rivolgendo uno sguardo assassino a Matt.
Negli occhi del ragazzo era ancora impressa la paura di poco prima e non ci pensò minimamente di disubbidire all’ordine.
Quando la bionda si fu allontanata, Mina parlò trattenendo a stento l’ira.
- Alex ti ha salvato e si è presa cura di te… perché le hai sparato quelle cose? –
A quella voce irata Matt trasalì, però cercò di restare calmo e rispose abbattuto.
- Mi sono arrabbiato e non sono stato più in grado di ragionare… -
- Bhe bello mio, devi cominciare a pensare alle naturali conseguenze delle tue azioni –
Sapendo che la donna di fronte a lui aveva pienamente ragione, abbassò la sguardo digrignando i denti per lo sconforto.
- E’ tardi per scusarmi vero?
La mora incrociò le braccia e fece spallucce.
- Non credo che tu debba chiederlo a me –
Detto questo uscì dalla stanza e si diresse verso Alex.
Le sollevo il mento e nei suoi occhi potè leggero un velo di tristezza, che aveva sperato non vedere più.
- Stai bene? – le mormorò e a risponderle fu solo un leggero cenno del capo.
- Allora vado a fare scorte di provviste… ci vediamo fra un po’ –
Prima di uscire le diede un buffetto sulla guancia e le fece un sorriso pieno di affetto, lasciando in quell’appartamento solo Alex e Matt.
Non sapeva che il pericolo incombeva su di loro, altrimenti non se ne sarebbe andata, anche se per  poco, con il cuore così leggero. 

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Capitolo 4
*** IV°capitolo ***


Grazie a GillarL e a LilythN per i preziosi consigli e a chi legge. Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante.
Elixais


IV°capitolo
 
Alex si trovò sola nella stanza, anche se sentiva il respiro di Matt dall’altra parte del muro, quella sensazione di solitudine era così forte che quasi le toglieva il respiro.
Si passò una mano sul cuore e strinse forte la maglietta in quel punto, non avrebbe dovuto farle così male sentir parlare dei suoi genitori. Eppure li aveva appena menzionati, senza nemmeno rendersene conto.
Non riusciva proprio a capire cosa le stava capitando. Era successo tutto troppo velocemente e adesso si sentiva confusa. Non avrebbe dovuto reagire a quel modo, era solo uno stupido sfogo, poteva capirlo benissimo.
Eppure sentire quelle parole, sentirle dalle sue labbra, le aveva fatto male.
In quel momento le apparve nella mente un’idea, che allontanò subito scrollando il capo. Era impossibile che solamente dopo un giorno e mezzo che lo conosceva, e forse anche meno, sentisse qualcosa per quell’idiota di un umano.
Si avviò verso il bagno e si sciacquò il viso con l’acqua gelata. Appoggiò il palmo della mano sul vetro freddo dello specchio e assaporò con i polpastrelli il senso di frescura che il contatto con la superficie fredda le procurava.
Niente, non riusciva a capire. Nella sua anima, se ne possedeva una, era presente un turbinio interiore devastante, che non riusciva a domare in nessun modo.
Sbuffò contrariata e tornò in salotto lasciandosi cadere sul misero divanetto, ormai talmente rovinato da non essere più utilizzabile per il suo uso primario.
Anche questa era una scocciatura, avrebbe dovuto provvedere al più presto a cambiarlo, altrimenti lo avrebbe scaraventato direttamente fuori dalla finestra.
Persa nei suoi pensieri assassini verso il vecchio ammasso di stoffa, non si accorse di Matt che se ne stava con sguardo incerto appoggiato allo stipite della porta.
- Sai… forse dovresti proprio cambiarlo – borbotto accennando appena un sorriso.
La bionda si chiese come aveva fatto a capire al volo i suoi pensieri, ma poi si ritrovò a vedere la scena con i suoi occhi.
Era appollaiata su quella sottospecie di arredamento e lo stava fissando con sguardo omicida. Anche un bambino sarebbe arrivato alla conclusione che lei lo odiava senza remore.
- Già probabilmente hai ragione… - mormorò.
Facendosi coraggio il giovane fece qualche passo in avanti e si lasciò cadere sulla poltroncina di fronte alla sua soffocando una smorfia di dolore.
- Ti fa ancora male? – domandò la ragazza un po’ titubante e Matt fece un sorrisino per minimizzare la cosa.
- E’ normale, ogni tanto mi manda qualche fitta, per ricordarmi che lei è qui con me –
Restarono in silenzio per un alcuni minuti, fino a quando ad Alex non gli venne da porre la domanda più ovvia fin dal primo momento in cui si erano incontrati.
- Mi spieghi cosa ci facevi a quell’ora della notte in giro per strada? –
Matt esibì un’espressione imbarazzata e si passò una mano fra i capelli neri.
- Bhe… - iniziò titubante – non sono una di quelle persone a cui piace molto dormire la notte, anzi per la precisione faccio molta fatica… -
- Sei sonnambulo? – chiese Alex con una punta di interesse e si disse che il fatto di non riuscire a dormire li accumunava. Soffriva di tremendi incubi e molte notti non riusciva nemmeno a chiudere occhio.
Fu riscossa dai suoi pensieri, quando il ragazzo sospirò.
- Magari fosse quello. Io non riesco a dormire, i medici dicono che è un problema psicologico, che non sono abbastanza calmo, sono stressato – fece un gesto vago con la mano, come per scacciare l’idea – una gran cavolata. Riesco a dormire solo poche ore, così il resto della notte lo passo in giro, soprattutto nelle notti piene di stelle – e sottolineo la frase lanciando alla ragazza un’occhiata piena di significato.
A quel complimento implicito non seppe se sentirsi gratificata o infastidita, perché la sua mente era tutta concentrata nella sfumatura dei suoi occhi di smeraldo.
Erano occhi estremamente comunicativi. Gli bastava pensare qualcosa e il suo sguardo diceva tutto, senza bisogno di spiegazione. Ovviamente era altrettanto evidente se cercava di circumnavigare attorno a qualcosa, proprio come in quel momento.
Alzò gli occhi al cielo e si rimproverò per aver solo pensato quelle cose.
- Ti posso capire, anche io faccio fatica a dormire, di solito ho gli incubi – rivelò Alex, stupendosi delle proprie parole.
- Che genere di incubi? – domandò interessato Matt appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Mordendosi la lingua per l’errore appena commesso cercò di rimediare.
- Tanti generi, non ce né uno preciso – disse in tono accuratamente vago.
Si fissarono per un momento negli occhi e Matt le rivolse uno sguardo strano, che non riuscì a decifrare.
- Perché hai così tanta fretta che io me ne vada? – chiese lentamente, quasi avesse paura della risposta. E forse, era proprio così.
Cercando la maniera corretta di rispondere, la ragazza rimase in silenzio alcuni minuti.
- Perché in  fondo sei un estraneo e questa casa non è un ospedale – borbottò cercando di essere fredda e insensibile.
Dal espressione che vide dall’altra parte, capì di non averlo ingannato, ma di averlo insospettito ancora di più.
- A me piuttosto sembra che ti voglia liberare di me… o sbaglio? – domandò retorico inarcando un sopracciglio.
- Ti senti così importante? – lo freddò Alex – sei qui da poco più di un giorno e credi di essere diventato il centro del mondo? –
Ecco, lo aveva offeso. Lo capì dal modo rigido in cui tese i muscoli della mascella e da come strinse le mani a pugni, fino a far sbiancare le nocche. Il suo orgoglio maschile era stato fatto a brandelli.
Le venne quasi da ridere, ma si trattenne per non infierire.
- Credevi davvero che ti avrei voluto a braccia aperte e senza pensare a niente altro? – domandò sinceramente – non sono quel tipo di ragazza, mi dispiace –
Imprecando a bassa voce il ragazzo si alzò in piedi e si diresse verso la finestra che dava direttamente sulla strada.
- E tu sbagli a pensare che io sia quel genere di ragazzo fidati – esclamò secco senza voltarsi.
Per la prima volta rimase davvero senza parole. Nella sua frase non aveva colto il minimo tentativo di adescarla o incantarla, ma solo sincerità e delusione per aver pensato male di lui.
Fece per restarci male e sentirsi in colpa, quando un odore particolare catturò la sua attenzione.
Inalò a pieni polmoni. Un profumo intenso e graffiante. Quando capì ormai era troppo tardi, erano in trappola.
Balzò davanti a Matt e lo schiacciò nell’angolo fra le pareti e gli rivolse un occhiata glaciale.
- Stai fermo e zitto – sibilò, ma si rese conto, che la sua espressione e i denti dovevano averlo spaventato, così gli rivolse un occhiata un po’ più calda e rassicurante.
Tese i muscoli fino allo spasimo e si chinò in posizione d’attacco. Di fronte a lei apparvero come dal nulla tre vampiri, che di pacifico non avevano proprio un bel niente, così sibilò minacciosa.
- Cosa ci fate in casa mia?-
Fra i tre se ne fece avanti uno soltanto. Era alto e magro, con i capelli neri tenuti tirati all’indietro e aveva la pelle più pallida che avesse mai visto. Persino in un vampiro.
Le si avvicinò di altri due passi poi si fermò e le rivolse uno sguardo accondiscendente.
- Spostati ragazzina, non abbiamo intenzione di farti del male – disse con tono pacato, poi voltò lo sguardo e le sue intenzioni divennero improvvisamente più chiare – vogliamo solo l’umano -.
Rimanendo un attimo perplessa diede un’occhiata al ragazzo rannicchiato dietro di lei e dal suo sguardo spaesato, capì che non sapeva cosa stesse dicendo.
Strinse i pugni fino a farsi quasi del male. Odiava non capire i tranelli che gli altri le tendevano ed emise un ferocie ringhio di frustrazione facendo trasalire tutti i presenti, fuorchè il vampiro di fronte a lei, che le mostrò un canino in un ghigno divertito.
-  Allora non lo hai ancora capito – fece un altro passo avanti – il vampiro che hai aggredito l’altra sera è il nipote del reggente della famiglia Evolet –
Udendo quel nome tutti i fasci muscolari di Alex si raggelarono, paralizzati dalla paura. Non avevano più alcuna possibilità di scampo. Chi si metteva contro gli Evolet era punito con la morte.
Era come mettersi direttamente di fronte ad un killer e dirgli di ammazzarti. Lei aveva fatto proprio quella mossa sconsiderata, senza nemmeno saperlo.
Nonostante l’intorpedimento dovuto al terrore che provava, costrinse il proprio cervello a cercare una via d’uscita al destino che le si era prospettato davanti agli occhi.
Senza battere ciglio prese la decisione che reputava più giusta e meno disperata. L’unica soluzione era uccidere velocemente i tre vampiri e far perdere le proprie traccia, nel più breve tempo possibile.
Era pronta, era fredda, era calcolata. Poteva farcela. Sbagliato. Doveva farcela, per la sua vita, per quella di Mina e per quella di Matt.
- Allora ragazza, dacci l’umano e vieni con noi, purtroppo dovrai pagare per il danno che ci hai apportato – esclamò il succhiasangue porgendole una mano e cominciando di nuovo ad avvicinarsi.
Fu allora che vide il momento giusto e scattò. Doveva essere rapida e letale, non erano concessi errori.
Con un balzò atterrò sul capo nemico, che schioccò i denti a pochi centimetri dal suo viso, ma schivò l’offensiva spostando di lato la testa. Con forza gli afferrò una mano e cercando di rompergliela la girò su se stessa. Il suo intento non andò a buon fine, il vampiro era forte e riuscì a liberarsi agilmente dalla sua presa e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a doversi difendere da una ferocia dettata da anni di esperienza negli scontri.
Non riuscì ad evitare un gancio al suo stomaco e mentre si piegava senza respiro, fu sollevata e senza problema scaraventata lontano.
Atterrò malamente sulla schiena e sentì che la poca aria che le era rimasta nei polmoni la abbandonava.
Cercò di sollevarsi e fu allora che si ricordò di Matt, quando lo vide cadere a terra, cercando di sfuggire alla presa mortale di uno dei due sottoposti.
Era terrorizzato, ma rimase affascinata dalla luce di freddo coraggio che risplendeva nei suoi occhi.
Stava facendo il possibile per difendersi da solo.
Si alzò con l’intenzione di aiutarlo, ma di fronte a lei apparve con un ghigno animalesco colui che l’aveva appena fatta volare.
Stavolta non aveva tempo da perdere, Matt non avrebbe resistito a lungo. Non poteva permettersi di farsi mettere sotto da uno stupido vampiro pallido.
A quel pensiero la vista le si annebbiò e l’ira le insorse nel petto. Ringhiò ed ad una velocità che non credeva possibile menò un fendente dritto alla tempia del nemico, che cadde inerme ai suoi piedi.
Sfrecciò attraverso la stanza e senza pensarci due volte trapassò da parte a parte la cassa toracica di uno dei due superstiti. Sfilò la mano e il sangue cominciò a colarle dal braccio fino al pavimento.
Un pensiero di disgusto le toccò la mente, ma lo ricacciò subito indietro e voltò lo sguardo furibonda verso l’unico rimasto.
Fu sicuramente quel secondo in cui era rimasta  pensare a fregarla. Si era persa il movimento fulmineo del vampiro, che aveva estratto un lungo coltello da un fodero nella giacca e glielo aveva impiantato in un fianco, tagliando tutta la carne che incontrava sulla sua strada.
Ululò di dolore e voltandosi cercò di prendere il suo aggressore, solo che il lungo taglio perdeva molto sangue e questo l’aveva resa lenta e goffa. Senza nemmeno rendersene conto si  ritrovò stampata in pieno viso l’impugnatura metallica dell’arma.
Cadde e mentre toccava terra sentì una voce che urlava il suo nome, ma non riuscì ad identificarla e perse i sensi.
 
 
Aveva finito di fare la spesa prima del previsto, così decise di tornare a casa a controllare la situazione.
Scosse la testa affranta. Era da tempo che non vedeva Alex con quegli occhi. Non che avessero mai riflesso gioia e felicità, erano sempre stati due voragini senza fondo, ma un minimo di luce buona avevano cominciato a trasmetterla.
Vederla in quello stato, le faceva quasi male fisicamente. Strinse i pugni. Se avesse avuto sotto mano, in quel preciso istante il ragazzino, lo avrebbe strangolato. Accidenti a lui, non poteva sapere cosa aveva passato e questa era una scusante, ma comunque non riusciva a sopportare il trattamento che le aveva riservato. Bisognava però ammettere che Alex non era poi così facile da prendere. Si chiudeva ermeticamente con gli sconosciuti e poteva risultare fredda e insensibile.
Sbuffò divertita. Accellerò il passo e in quel momento le venne uno strano presentimento.
Non riuscì a capire a cosa fosse dovuto, però improvvisamente un’angoscia strana prese possesso di lei. Cominciò a correre e si diede della stupida, senza però rallentare. Cosa poteva mai succedere? Si era allontanata per poco tempo.
I suoi timori si rivelarono fondati, quando arrivata al portone del palazzo sentì chiaramente nell’aria odore di vampiri e anche di qualcos’altro.
Varcò la soglia ed entrò nell’atrio e le gambe cominciarono a tremarle di terrore quando riconobbe l’odore del sangue. Alex.
Arrivò alla porta e trovandola già aperta si fiondò all’interno senza badare al pericolo che poteva correre.
Le si mozzò il respiro, quando vide l’amica crollare a terra e urlando il suo nome si avventò su un vampiro che teneva in mano un coltello spolto di sangue. Sangue di Alex.
Era troppo infuriata per farsi mettere sotto e senza che questi se ne rendesse nemmeno conto, gli afferrò il mento e la base del collo e girò con violenza.
Un sonoro schiocco eccheggiò nella stanza, poi calò il silenzio, rotto solo dal respiro affannato di Mina e Matt.
Si guardò un attimo attorno poi focalizzò il corpo della bionda e si lanciò in ginocchio accanto a lei.
Guardò lo squarcio e si passò una mano fra i capelli. Come poteva fare a fermare l’emorragia? Si tolse la giacca e cercò di passarla sul taglio. Era molto, troppo esteso. Partiva dal fianco destro e arriva poco sopra il ginocchio ed era profondo.
Quando riuscì a fare un lavoro dignitoso, prese delicatamente in braccio la ragazza e fece attenzione a non darle troppi scossoni.
Le venne un pensiero improvviso e cercò Matt con lo sguardo. Era in piedi dietro di lei che la guardava come se fosse in trance. Era in evidente stato di shock.
- Come stai? – mormorò squadrandolo.
- Sto bene, non sono riusciti a toccarmi – disse con voce atona.
Sentendosi un pochino più sollevata, si issò meglio Alex in braccio e guardandola preoccupata si diresse nel corridoio.
- Seguimi, non ci metteranno molto a trovare i corpi e allora dovremo essere già molto lontani se vogliamo sopravvivere –
Non facendoselo ripetere due volte il ragazzo la seguì fino ad arrivare in un garage, dove li attendeva una berlina nera abbastanza comune.
- Aprimi – gli ordinò la mora e con estrema cura e tenerezza sdraiò la giovane in modo che non provasse alcun tipo di dolore. O così almeno sperava.
Salì davanti e Matt fece altrettanto. Girò la chiave e sentendo il rombo rassicurante del motore le sue membra si rilassarono un poco.
Si immisero in strada e nessuno dei due parlò. Erano troppo scossi per poter parlare.
Mina lanciò una fugace occhiata al ragazzo e notò con piacere, che nonostante quello che aveva appena visto, era ancora in sé, controllato.
Non avrebbe sopportato di dover badare a un umano impazzito, ma i suoi occhi dicevano chiaramente che non avrebbe visto niente di tutto ciò, in quanto era più preoccupato per Alex, che per il suo futuro.
Sospirò e tornò a rivolgere la sua attenzione alla strada. Come potevano aver fatto una cosa del genere, alla sua amica?
Gliela avrebbero pagata cara, molto cara.
 
 
Dopo poco più di un’ora di viaggio, si inoltrarono in una strada sterrata che si infilava in un bosco.
Solo dopo un centinaio di metri riuscirono a scorgere la loro destinazione e Mina soffocò una risatina quando notò l’espressione stupita del giovane accanto a lei.
Sembrava la casa della strega cattiva in mezzo al bosco, solo che non era fatta di marzapane.
Era piuttosto piccola, interamente in legno, a tratti più scuro, a tratti più chiaro.
Entrarono e immediatamente furono investiti da un pungente odore di chiuso e legno vecchio che fece loro arricciare il naso, tanto era forte e concentrato.
Mina trasportò Alex su un divanetto, la fece sdraiare con delicatezza e le posò una mano sulla fronte.
- Accidenti – imprecò a denti stretti – ha la febbre –
Senti Matt avvicinarsi, si voltò a guardarlo e nei suoi occhi si lesse uno stupore incredibile.
- Ma i vampiri non possono contrarre malattie! – esclamò all’improvviso incerto.
- Dovresti averlo capito ormai – disse Mina spostando affettuosamente un ciocca di capelli dal viso della bionda – lei non è come noi, come me, possiede caratteristiche di tutte e due le razze  e purtroppo e in grado di prendere delle malattie, in questo caso, scatenata da una piccola infezione-
Matt sentendosi osservato annui e si passò una mano sul viso.
- Non starebbe così se… -
- Non dirlo – gli sussurrò Mina accarezzandogli una guancia – Anche sapendolo non ti avremmo lasciato nel vicolo, e non è colpa tua se quelli sono dei pazzi maniaci –
Gli sorrise rassicurante e lui non potè fare altro che ricambiare.
La mora lo spinse a sedere sul divano e non appena il ragazzo toccò la morbida stoffa si addormentò all’istante.
Scrollò il capo divertita e si apprestò a spogliare l’amica.
La rabbia tornò a montarle alla vista di quel devasto, ma dovette mandare giù il tutto se voleva fare un buon lavoro.
 La ferita si era un po’ infettata, così la pulì per bene, per poi fasciarla stretta.
Ammirò il suo lavoro e si sentì soddisfatta e per un attimo ebbe l’impressione che le cose stessero prendendo la via giusta.
- Mina…-
Sentendosi chiamare alzò la testa e vide che Alex la guardava con gli occhi semichiusi, deliranti per la febbre.
- Shhh… non parlare, devi dormire e riprenderti – la voce di Mina era dolce e mentre parlava cercava di rassicurarla accarezzandole il viso.
- State bene? – biascicò.
Mina scoppiò a ridere.
- L’unica che non sta bene sei tu –
- Meno male…quindi… - lasciò la frase a metà quando una fitta di dolere le mozzo il fiato.
Mina le fu subito accanto e le stampò un bacio sulla guancia.
- Adesso basta, io e Matt stiamo bene e tu no, perciò adesso buonanotte –
Rivolgendole un ultimo sorriso, la bionda si addormentò all’istante e Mina rimase ad osservala, per assicurarsi che andasse tutto bene.
Sentì il cuore farsi più leggero, quando il ritmo del respiro di Alex si regolarizzo.
Si lasciò andare sul divano con un sospiro e Matt si svegliò trasalendo.
- Scusa – mormorò.
Il ragazzo si massaggiò frastornato gli occhi, poi si voltò e le rivolse uno sguardo che aveva molti significati.
- Non stasera – disse la mora scuotendo il capo – adesso vai a dormire, domattina lo farò, domattina ti spiegherò molte cose -  

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Capitolo 5
*** V°capitolo ***


Perdonate la mia assenza, ma ho avuto alcuni problemi e non sono mai riuscita a postare. Cercherò di fare meglio con i prossimi capitoli.
Un grazie a GillarL, a LilythN e a Yuri_Auditore che mi hanno messo tra le seguito. E un grazie anche alle lettrici silenziose, che anche senza volerlo mi sostengono.
Un bacio
Elixais


 V°capitolo.

 
Rumori, voci.
Voltò la testa dall’altra parte e con un grugnito appoggiò l’orecchio al cuscino e sperò che il silenzio tornasse a calare.
Un suono secco, una sedia che si muoveva e qualcuno che tossiva. Imbarazzato? Perché Mina avrebbe dovuto tossicchiare? E poi era un suono più maschile che femminile.
Qualcosa non quadrava. Tante cose non quadravano. Perché si trovava in un divano, invece che nel suo letto? E poi, era una sua impressione, o in quella stanza c’era un odore diverso dal solito?
Spalancò gli occhi e fu quando cercò di alzarsi di scatto che ricordò tutto.
Una fitta lancinante le percorse il fianco e le mozzò il respiro, tanto che tornò a sdraiarsi con una smorfia.
La sua mente era una giostra di immagini della sera prima. Non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Dove aveva trovato tutta quella freddezza? Incredibile.
Si spinse le mani a pugno sugli occhi e soffocò un gemito di frustrazione. Cosa aveva fatto? Proprio contro gli Evolet si era messa contro?
Cominciò a salirle una paura cupa, ma venne accantonata, quando si rese conto che i rumori e le voci che l’avevano svegliata, provenivano dal cucinotto in cui si trovavano Mina e Matt.
Stavano parlando di qualcosa, così drizzò le orecchie al massimo e cercò di ascoltare quella che si dicevano.
- Allora…- cominciò lui – qualcuno sa perché Alex è diversa? –
Ci fu del silenzio e Alex immaginò Mina corrugare la fronte e stringere le labbra, nella sua classica posa di quando stava pensando a qualcosa di importante.
- Credo che sia figlia di un essere umano e di un vampiro, per questo è così particolare – mormorò la mora.
Un fruscio, Matt doveva aver cambiato posizione sulla sedia.
- Ma lei cosa pensa? –
Altro silenzio e Alex sghignazzò fra i baffi. Mina gli stava rivolgendo sicuramente uno dei suoi sguardi terrificanti.
- Non sta a me dirti certe cose, se vorrà lo farà lei – e con questo chiuse quella parte di discorso.
Nessun tipo di risposta o reazione, Matt doveva aver incassato senza battere ciglio. Era bravo a tenere a bada la curiosità. Lei non ne era mai stata capace.
- E quei tizi di ieri sera?-
Mina sospirò e dal rumore di tessuto che fece, appoggiò i gomiti al tavolo.
- La cosa è più seria del previsto – iniziò con voce velata di preoccupazione.
- Tra i vampiri esistono delle regole, delle casate. Minori e maggiori. Di minori, ne esistono a bizzeffe, mentre di maggiori solamente due. Il casato dei Craiti – una pausa, faceva sempre un certo effetto pensare a quel nome – E quello degli Evolet –
Calò il silenzio. Sicuramente Mina voleva che le sue parole venissero assorbite interamente e quel silenzio, così pieno di significato colpì anche Alex che trattenne il respiro, rendendosi, per la prima volta, pienamente conto di quello che sarebbe successo.
Il terrore aveva diverse forme e ognuno lo percepisce a modo suo. A lei le si intorpidivano le membra e faceva fatica a pensare in modo coerente, mentre nella sua mente si susseguivano una serie di immagini mostruose.
- Gli Evolet sono spietati – la voce grave di Mina la riscosse dai suoi pensieri angosciosi – non avevo mai incontrato prima qualcuno proveniente da quella famiglia, ma la loro fama è mondiale. Quando decidono, niente li distoglierà dal loro obiettivo e chiunque pensi di sbarragli il passo…-
Lasciò in sospeso il finale, ma non poteva essere più chiaro di così.
Una pacca. Il fruscio di una mano che si passava fra i capelli seguita da un sospiro pieno di sconforto.
- Dovevo stare in casa – mormorò affranto il giovane.
- Lascia perdere, è del tutto inutile farsi dei sensi di colpa. Ormai quello che è fatto è fatto. Dobbiamo solo pensare a come uscire da questa situazione – ribattè dolce, ma decisa la mora.
Senza volerlo si ritrovò a sorridere. L’amica riusciva sempre a farti tornare il buon umore e a farti credere in te stesso, però quello che disse le lasciò uno strano turbamento.
Nella sua frase non era incluso solo il destino di loro due, ma anche quello di Matt. Questo significava che le loro strade si sarebbero unite e non si sarebbero sciolte per molto tempo, forse addirittura mai più.
Non sapeva se esserne felice. Non riusciva a capire più niente. Il suo stupido cuore era diviso in due.
Una parte era piena di calore e gioia, l’altra gelida e fredda come il ghiaccio per paura di non farcela.
Scrollo le spalle e decise di lasciar perdere per il momento, per i suoi giri mentali ci sarebbe stato tempo.
Fu proprio Mina a farla tornare al presente.
- Vado a vedere come sta Alex –
Cercò di alzarsi a sedere come poteva, ma le fitte al fianco le permisero solo una posizione semi-sdraiata. Le zittì con una smorfia e cercò di mostrare un’espressione convincente.
Vedendo spuntare l’amica dalla soglia sulle sue labbra si disegnò un sorriso spontaneo, che Mina ricambiò con gioia, vedendola sveglia.
- Allora?- chiese dandole un bacio sulla guancia – Sei vispa? Tralasciando il taglio ovviamente -
Alex scoppiò a ridere. Incredibile. Quella disgraziata riusciva sempre nel suo intento. Senza volerlo aveva riportato la sua mente al presente lontana da cattivi pensieri, ma proiettata solo sul bel momento che stavano vivendo. Il piccolo attimo per così dire.
Fu solo dopo alcuni secondi che si accorse che Matt aspettava appoggiato sulla soglia a braccia conserte. La guardava con uno sguardo pieno di rammarico e dispiacere, ma anche con un certo sollievo.
- Non c’è bisogno che te ne stai lì in un angolo, c’è spazio per tutti qui –
Ecco, quando era di buon umore la sua lingua andava a briglia sciolta. Non voleva dire quelle parole, ma evidentemente la sua bocca non andava di pari passo con il suo cervello. Ottimo davvero.
Sentì le orecchie e le guancie colorarsi di rosso e cercò di calmarsi e gli rivolse un’occhiata di sbieco per vedere la sua reazione.
Era rimasto per un attimo spiazzato, ma sorridendo appena si mosse verso di loro.
Si sedette accanto a Mina e la guardò imbarazzato.
- Scusa-
Stavolta fu lei a guardarlo senza capire. Si scusava. Per cosa? Per quello che le aveva detto prima di essere attaccati? Per il fatto di essersi fatto accalappiare da un vampiro? Per averla costretta ad una vita di fuga?
Nonostante la parte razionale di sé sapeva che il giovane qualcosa per scusarsi ce l’aveva, la parte non razionale non capiva.
Le sembrava il corso naturale delle cose. Gli aveva dato una mano, lo aveva aiutato. Quello che era venuto dopo non c’entrava nulla con lui. Era solo una conseguenza di ciò che lei aveva deciso. Aiutare un essere umano che nemmeno conosceva, ma con cui sentiva di avere un legame, probabilmente ancor prima di sentirlo davvero.
Si guardarono per un attimo negli occhi, poi Alex scosse il capo e sorrise.
- Lasciamo stare, facciamo finta di niente, che dici?-
Il giovane appoggiò la schiena sul divano e le rivolse un sorrisetto furbo.
Spostando lo sguardo, rivolse la sua attenzione su Mina che aveva un’espressione maliziosa stampata in faccia.
Fantastico. Le rivolse un’occhiataccia e mise il broncio.
- Invece di guardarmi così, perché non fai qualcosa di più utile, tipo raccontarmi quello che è successo dopo ?- sbottò la bionda.
Mina alzò gli occhi al cielo.
- Cosa vuoi che sia successo? Come al solito ho risolto la situazione e ti ho portato via di lì –
Nonostante il tono scherzoso sapevano entrambe che non sarebbe stato così semplice, così scese un silenzio teso.
- Cosa facciamo Mina? –
A quella domanda così esplicita gli sguardi dei due giovani si rivolsero sulla mora, che si passò una mano fra i capelli, tradendo così la sua preoccupazione.
- Sai benissimo che noi, solo noi non possiamo fare niente –
- Siamo soli ricordalo – mormorò Alex appoggiandosi un braccio sugli occhi in un gesto sconsolato.
- Probabilmente hai ragione – disse l’amica sedendosi accanto a lei – ma possiamo sempre chiedere aiuto –
Matt, che ovviamente non capiva appieno la situazione, incrociò le braccia e sospirò, affranto dalla sua poca utilità.
Liberando un occhio Alex gli rivolse un’occhiata incoraggiante, che lui ricambiò con un flebile sorriso.
Mina le spostò il braccio.
- Gli Evolet sono potenti, ma non sono gli unici ad esserlo – esclamò con uno sguardo penetrante e pieno di significato.
Strizzando le palpebre la giovane la guardò attentamente. Sul serio pensava davvero una cosa del genere?
Secondo lei una famiglia come i Craiti si sarebbe unita a loro per combattere contro gli Evolet? Era forse impazzita? Eppure era lei che stava male, e non viceversa. O per lo meno era quello che credeva fino a quel momento.
Mina le diede uno sberletto sulla fronte.
- Piantala di guardarmi in quel modo! Sai bene che i Craiti non sono in buoni rapporti con gli Evolet e soprattutto non sono così crudeli e sanguinari –
- Cosa ti fa pensare che ci aiuteranno ?- borbottò pensierosa Alex.
La mora strinse le labbra e il suo sguardo si perse per un attimo nei suoi pensieri.
- Non lo so – ammise controvoglia – probabilmente non ci ascolteranno nemmeno –
Di nuovo silenzio, stavolta ancora più teso di prima.
Con uno schiocco di lingua Mina saltò in piedi.
- D’accordo, allora ho un’altra idea. Conosco un vampiro, una brava persona, fa parte di una casata minore ci aiuterà senz’altro. E’ un mio buon amico davvero – si voltò verso Alex e scrollò le spalle – credo che provvisoriamente sia l’idea migliore –
Alex la guardò di sbieco, poi guardò Matt, che le rivolse un’occhiata curiosa.
- Credi che lui sarebbe in pericolo? –
Mina scosse la testa con decisione.
- No, mi fido di lui –
Si guardarono intensamente negli occhi. La fiducia che le legava andava oltre a tutto ciò che si poteva immaginare. A volte, anzi quasi sempre, non avevano nemmeno bisogno di parlare. Erano sincronizzate perfettamente.
Ogni volta che ci pensava, non riusciva a immaginare come sarebbe stata la sua vita senza Mina. Sicuramente sarebbe diventata qualcosa di orribile, oppure sarebbe morta in fretta dopo quella notte…quella notte…
Chiuse gli occhi e rivide perfettamente la scena, come se fosse appena successo.
Vagava fra i resti di quella che era stata la sua casa, che allora le sembrava enorme. Quanto poteva essere piccola lei all’epoca? Aveva la vista appannata, ma vide ugualmente una figura avvicinarsi verso di lei. Non aveva nemmeno provato a scappare, tanto cosa aveva da perdere ormai? Ma questa figura non l’aveva attaccata, anzi. L’aveva presa in braccio e se l’era portata via con sé.
Tornando al presente la guardò con un sorriso sicuro. Era sempre così, come allora. Lei arrivava e la salvava portandola via con sé, al sicuro.
- Mi fido di te Mina, faremo come dici tu –
La mora le accarezzò una guancia poi si voltò verso il cucinotto.
-Ottimo, allora vedi di rimetterti al più presto possibile, perché non abbiamo tempo da perdere –
Guardò Matt che si era alzato in piedi e la guardava serio.
- Dobbiamo partire - 

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