My paradise

di BiteMe12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pozzo ***
Capitolo 2: *** Sogno ad occhi aperti ***



Capitolo 1
*** Il pozzo ***


Le diciotto.
 
L'orologio segnava le diciotto in punto. Quando Nihal posò lo sguardo su di esso, si accorse che era terribilmente in ritardo. No! Di nuovo! Pensò, mentre raccoglieva l'abito che aveva accuratamente poggiato sull'elegante potrona di velluto della camera d'albergo. 
Corse a fare un bagno per rinfrescarsi. Aprì il rubinetto della vasca e non appena fu abbastanza piena ci si tuffò dentro, abbandonandosi completamente al relax che quel piccolo spazio le offriva.
-Oh, finalmente un po' di riposo- mormorò soddisfatta.
Quando uscì dalla doccia, erano passati 20 minuti. Nihal si vestì velocemente, asciugò velocemente i capelli boccolosi e applicò un leggero strato di mascara sulle ciglia che contornavano i suoi occhi ambrati.
Guardò l'orologio: le diciotto e cinquanta. -In perfetto orario!- esclamò, guardando la sua immagine riflessa nello specchio. Si sentì soddisfatta di ciò che vedeva: l'abito blu in chiffon che aveva scelto appositamente per l'occasione cadeva perfettamente sui suoi fianchi e sui seni formosi, creando un contrasto davvero piacevole con la sua pelle bianco latte. Le gambe lunghe e snelle si intravedevano appena dietro il sottile velo del vestito, creando un effetto "vedo non vedo" che si trasformava in un "vedo" sul lungo spacco che partiva dalla coscia ed arrivava fino alla fine del vestito. I lunghi capelli castani le scendevano sinuosi e leggeri sulle spalle, delimitando con delicatezza il decolletè, e dando un aria più sbarazzina all'abito che poteva sembrare un po' troppo serioso. 
Nihal, ormai pronta, prese la borsetta ed uscì velocemente, per raggiungere l'amica che si trovava nella camera accanto. Percorse un piccolo tratto del lungo corridoio e si fermò dinanzi ad una porta. Bussò, ma nessuno rispose. Allora bussò di nuovo, più forte, battendo i pugni sul legno consumato della porta. Questa volta, sentì la voce della sua amica Yuriia che gridava "Chi è?".
-Yuriia, sono io, Nihal. Apri per favore, siamo in ritardo!-.
Non ottenne una risposta,ma dopo un minuto di attesa le aprì la porta una ragazza bassina, bionda con gli occhi color smeraldo vestita semplicemente con uno striminzito asciugamani e con i capelli bagnati.
- NON SEI ANCORA PRONTA?- Le urlò Nihal, irritata: il comportamento dell'amica la infastidiva. Odiava arrivare in ritardo, odiava sentirsi gli occhi puntati addosso di gente indiscreta che la etichettava come una ritardataria. E se quella gente indiscreta erano quegli arroganti dell'università che frequentava, la Languages High University, sarebbe stato ancora peggio.  E quella sera, se Yuriia non si sarebbe data una mossa, avrebbe dovuto sopportare quell'insopportabile sensazione. Al solo pensiero sentì ribollire la rabbia, ma l'amica la distolse dai suoi pensieri.
-Oh non ti preoccupare, ci metto un attimo!- Disse Yuriia, consapevole della sua colpevolezza. 
-Eh no tesoro! Ti conosco fin troppo bene. Sei sempre la solita ritardataria. Io mi avvio, ci vediamo giù. Mi raccomando, non metterci due ore come tuo solito.- Sbuffò Nihal, avviandosi verso le scale che l'avrebbero portata nella sala grande dell'albergo, dove ci sarebbe stata la festa.

Già, la festa. Pensò. Quella era una festa di laurea, quindi sarebbe dovuta andare a complimentarsi con la laureanda, e la cosa non è che la entusiasmasse così tanto. Una persona che per festeggiare la laurea affitta un intero albergo, ma dove si è mai visto? ODIO QUESTE PERSONE. ODIO LE PERSONE CHE FREQUENTANO QUESTA DANNATA UNIVERSITA'. Continuava a pensare, e più pensava, più la sua irritazione saliva. Poi vide Vicky Strong, la festeggiata, e le sì avvicinò per farle gli auguri. 
-NIHAAAAAL! Ciao! Oh sono così felice che tu sia qui!- Strillò. Ah davvero? Io non lo sono per niente.
-Ciao Vicky, congratulazioni, anche io sono felice di esserti vicina in questo felice evento- Nihal sorrise, ma forzatamente. In realtà avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto, al di fuori di quello. Ma suo padre la aveva quasi pregata, così per non sentirlo più frignare aveva accettato. 
-Grazie Nihal, sei così dolce!- Vicky le si avventò al collo, strangolandola. Dio Mio, non ce la faccio più. Nihal,quasi all'esaurimento nervoso,  pregava che quella serata finisse presto, così che potesse finalmente tornare a casa. 
Sorrise di nuovo a Vicky, poi si allontanò avvicinandosi all'enorme buffet che si trovava al centro della sala. Riempì dalla brocca un bicchiere di aperitivo e lo bevve tutto d'un fiato.
L'enorme sala addobbata a festa pullulava di gente. Alcuni ragazzi chiacchieravano, altri mangiavano, altri ancora si guardavano intorno, come in attesa di qualcuno. Quell'atmosfera era soffocante e Nihal decise di uscire fuori a prendere un po' d'aria fresca.
Si fermò davanti l'uscio della porta, dove si trovava la gr  ande insegna dell'albergo. "BENVENUTI NELL'ALBERGO HIGURASHI, ANTICO TEMPIO SHINTOISTA". Beh, a me tutto sembra fuorchè un tempio. Pensò Nihal. Poi uscì fuori dall'albergo lasciandosi alle spalle tutto il ronzio delle persone nella sala.
Era una di quelle sere d'estate tranquille, quando l'aria non è troppo afosa. Il cielo era ancora azzurro e si confondeva con il colore rosato delle nuvole toccate dai caldi raggi del sole che lentamente stava tramontando. Nihal decise di fare una passeggiata nel giardino dell'albergo. Adorava stare sola circondata dai fiori e dal verde. Si sentiva a suo agio in mezzo alla natura: si sentiva parte di essa e questa sensazione qualche volta la faceva sentire un po' stupida, ma la rasserenava. Si fermò davanti ad un cartello con dietro un gazzebo che teneva al riparo una piccola costruzione quadrata di mattoni, ormai vecchi e logori.
Lesse sul cartello."Pozzo Mangiaossa". Oh mamma. Solo il nome fa rabbrividire. Pensò Nihal, un po' ironica, un po' seria. Indecisa sull'avvicinarsi o meno, stette un attimo davanti al cartello pensando. Ma poi si fece sopraffare dalla curiosità e si avvicinò al pozzo. Si sporse verso l'interno, per vedere cosa c'era. Poi fu questione di un attimo. Un'abbagliante luce dorata, la spinse verso il basso. E poi il buio. Soltanto il buio. 
 
 
 
 
 
Questa è la mia prima fanfiction, per favore siate clementi xD E fatemi sapere cosa ne pensate :) GRAZIE! 

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Capitolo 2
*** Sogno ad occhi aperti ***


Nihal riprese i sensi, ma senza aprire gli occhi. Si rese conto di essere distesa perchè sentì la freddezza della terra a contatto con la sua schiena.  
Alzò il busto e rimase seduta a terra con gli occhi chiusi per un bel po'. Poi li aprì, ma non vide nulla. Era buio pesto. 
-Ma che diavolo è successo?- si chiese, confusa. Si sforzava di spalancare gli occhi per vedere meglio, ma quello che si trovava davanti erano soltanto tenebre. Si alzò in piedi lentamente e a fatica: la caduta le aveva fatto male. Poi guardò in alto e vide il cielo: limpido e azzuro. Era mattina. 
Ora ricordo. Sono caduta. Pensò. Si ma dove? Ma certo: il pozzo. Mentre ricordava,pensava ad una maniera per uscire da quel posto che, seppur fosse piena estate, era gelido. 
Poi si disse che per uscire da lì si sarebbe dovuta solo arrampicare su quei grossi mattoni freddi. Era abbastanza abile, praticava sport da bambina, quindi non sarebbe stata un'impresa troppo difficile. Si tolse le scarpe col tacco che sarebbero state alquanto scomode per l'arrampicata e cominciò a salire. Il pozzo non era molto profondo, quindi in men che non si dica arrivò sù. Quando uscì si guardò intorno: il giardino dell'albergo, con tanto di fontana e panchine in legno, era scomparso e aveva lasciato spazio ad un' enorme distesa di verde con intorno alberi di almeno due metri. 
Ma dove diavolo sono finita?!? Si chiese Nihal, confusa. Era caduta nel pozzo dell'albergo che era sera e si era risvegliata di mattina in una foresta.  Decise di dare un'occhiata in giro, in cerca di qualcuno che potesse darle qualche informazione. Cominciò a vagare tra gli alberi, ma dopo un po' ebbe la sensazione di essersi persa. Non aveva paura,ma il silenzio di quel posto la inquietava: sentiva solamente il fruscio del vento che accarezzava gli alberi e, di tanto in tanto, un canto di uccelli in lontananza. 
Nihal vagò per circa un'ora senza una meta, era ormai stanca ed il caldo stava cominciando a soffocarla quando all'improvviso intravide in lontananza una strana figura.
 Bene, magari ho le visioni per il caldo come quando succede quando ti trovi nel deserto, ma andare a dare un'occhiata non mi nuocerà mica. Non tanto sicura del suo ultimo pensiero affrettò il passo avviandosi verso la figura che aveva visto. 
-Ehi!- Nessuna risposta. 
- Ehi! Scusami! Sto parlando con te! Ehiiiii! - Finalmente, la persona che era a pochi metri da lei si voltò, con un espressione di ghiaccio, senza proferire parola.
Nihal indietreggiò istintivamente alla vista di quegli occhi che le sembrò la guardassero con disprezzo. Scrutò la persona che aveva davanti a sè: era un ragazzo che sembrò avere un'eta compresa tra i 24 e i 27 anni. Alto e rubusto, aveva dei lunghi capelli argentati ed indossava degli strani abiti che le sembrò fossero un po' troppo antichi per il mondo in cui viveva. In più aveva una mormida pelliccia candida come la neve che ricadeva sulle sue spalle. Nihal pensò che appartenesse ad un altro mondo. 
- Padron Sesshomaru, che succede? - Uno strano esserino verde si avvicinò rivolgendosi al ragazzo ma Nihal era così presa dallo sguardo che quello strano tipo le stava rivolgendo da non accorgersi che aveva l'aspetto di una lucertola. 
Poi l'essere parlò a lei e così Nihal potè accorgersi del suo aspetto. 
-Chi sei umana? Perchè stai infastidendo il grande Sesshomaru? - Le disse. - Padrone se questa mortale vi sta recando fastidio posso tranquillamente occuparmene io - continuò, rivolgendosi al suo padrone. 
Nihal lo guardò, incredula. Le parole le si erano bloccate in gola. Lo sguardo di quel ragazzo l'aveva davvero turbata, ma allo stesso tempo affascinata. Chi era quel Sesshomaru? E chi era quello strano animale verde? Dove diavolo era andata a finire?
 
Ma certo! Stava sognando. O almeno, credeva. Si diede un pizzicotto sul braccio sotto gli occhi dei suoi interlocutori. Ma niente, non si svegliò. Era sempre lì, ferma dinanzi a quei due strani esseri, aveva lo sguardo rivolto verso terra,  gli occhi che le pungevano a causa delle lacrime che a breve avrebbero solcato il suo volto. Ma che cosa sto facendo? All'improvviso ritornò alla realtà. Fin da piccola i suoi genitori le avevano insegnato che per uscire dalle brutte situazioni non serve piangersi addosso e disperarsi, ma trovare una situazione e restare calmi. Così si rivolse all'uomo di fronte a sè, ignorando la lucertola parlante.
 
-Senti..Sesshomaru, ti chiami così, vero?- Nihal arrossì e abbassò lo sguardò, imbarazzata: si stava comportando come una bambina che parla per la prima volta col ragazzo che le piace - Puoi dirmi dove siamo?Cioè, che città è questa... Mi sono persa. - 
 
L'uomo la guardò ma il suo sguardo non lasciava trapelare i suoi pensieri. Era freddo, come quello che le aveva rivolto poco prima. Poi, improvvisamente le diede le spalle senza proferire parola e iniziò a camminare.
Nihal si stava arrabbiando. Quell'atteggiamento la infastidiva. Ma chi si credeva di essere? Non si riuscì a trattenere e fece scoppiare tutta la sua rabbia  

-Ehi, senti un po', ma chi ti credi di essere? Ti ho fatto una domanda, maleducato! Ma così trattate la gente nel vostro paese di m...- non fece in tempo a finire la parola che si ritrovò l'uomo di fronte a pochi centimetri dal suo volto che la fissava, ma questa volta, quasi arrabbiato. Nihal tremò, un po' per la vicinanza con Sesshomaru un po' per la paura che si faceva strada nel suo animo quando i suoi occhi incontravano quelli ambrati del ragazzo. Già, ambrati. I suoi occhi hanno lo stesso colore dei miei. Eppure papà avevano detto che eravamo l'unica stirpe al mondo ad averli ancora di quel colore. Che era un colore raro negli uomini, che aveva delle discendenze divine. Ricordò che quando suo padre glielo aveva detto era scoppiata in una fragorosa risata. -Discendenze divine, eh papà?- gli disse. Ma ora si stava ricredendo. Quel ragazzo era l'uomo più bello che avesse mai visto, quasi da sembrare un Dio. Ecco perchè il suo sguardo la metteva a disagio. 
Sentì di nuovo la voce della lucertola che la distrasse dai suoi pensieri.
-Padron Sesshomaru, non sporcatevi le mani per una spregievole umana. Non è nemmeno degna di essere al vostro cospetto. Lasciate che me ne occupi io- 
Nihal era sconvolta. "Spregievole umana"? "Non è degna di essere al vostro cospetto"? Già la infastidiva il fatto che una lucertola gigante parlasse, poi il fatto che usasse termini così poco carini nei suoi confronti la mandava completamente in bestia. 
-Ma tu che diavolo vuoi lucertolina? Oh mio Dio, ma dov'è l'educazione in questo paese? La gente è matta!- Si allontanò e si sentì sollevata dal poter essersi staccata dallo sguardo gelido di Sesshomaru. La lucertola la guardava incredula: non si aspettava una risposta così aggressiva. Poi sentì la voce dell'uomo rivolgersi all'animale.
- Jaken.-  Uhm, Jaken. Così si chiama la lucertola.
- Sì padron Sesshomaru?- 
- Portala al villaggio di Rin. - 
- Ma padrone, io.. - 
- Fallo e basta - Sesshomaru fulminò Jaken con lo sguardo, poi spiccò un salto e sparì, in un attimo, nel cielo azzurro.

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