Amore nell'aria

di Kaeru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° capitolo. ***
Capitolo 3: *** 3° capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° capitolo - epilogo ***



Capitolo 1
*** 1° capitolo ***


Disclaimers: i personaggi non sono miei ma del mitico Takehiko Inoue, eccetto qualche piccola eccezione come Katia Natti

Disclaimers: i personaggi non sono miei ma del mitico Takehiko Inoue, eccetto qualche piccola eccezione come Katia Natti.

Note: la vicenda si svolge durante il primo anno di liceo. Buona lettura!!!   

 

AMORE NELL’ARIA

 

1° CAPITOLO

 

Una ragazza vagava per il cortile dell’istituto Shohoku. Attirava involontariamente l’attenzione su di sé. Un po’ perché era l’unica che non indossava l’uniforme della scuola, un po’ perché dai tratti somatici si capiva che non era giapponese.

Stava cercando di memorizzare l’ambiente perché dal giorno successivo quella sarebbe stata la sua scuola. Mentre camminava notò che c’era una folla davanti alla palestra del club di basket.

Incuriosita si avvicinò e notò che all’interno si stava svolgendo una partita d’allenamento della squadra maschile. Stette ad osservare per un po’.

Cavoli, quanto le mancava quello sport. Decise che non ci avrebbe rinunciato. In fondo era stato parte della sua vita fin da quando aveva 10 anni. Una parte fondamentale della sua vita.

La folla intorno all’entrata era composta in pratica da sole ragazze che sembravano quasi indemoniate mentre facevano il tifo. Ma si accorse anche di quei quattro ragazzi che erano un po’ meno esagitati e decise di provare a chiedere a loro ciò che voleva sapere.

“Scusate…”

Nessuno dei quattro si mosse.

“Scusa…” riprovò toccando la spalla di uno di loro.

Il moretto si girò e la guardò, poi sorrise e chiese: “Sì?”

“Scusa, sai dove posso trovare la squadra di basket femminile?”

“Veramente in questo istituto non c’è la squadra femminile.”

“Davvero? Che sfortuna!”

“Volevi giocare?”

“Sì. Avevo intenzione di non smettere con il basket, ma a quanto pare…” disse più a se stessa che al ragazzo. Poi notando che all’interno della palestra c’era anche una ragazza chiese chi fosse.

“E’ la manager della squadra. Si chiama Ayako. Le rispose una ragazza con i lunghi capelli castani che aveva seguito la conversazione.

“La manager hai detto… Tu la conosci?” le chiese.

“Sì. Perché?”

“Ti dispiace presentarmela?” poi pensando che in fondo lei non si era ancora presentata aggiunse: “A proposito io mi chiamo Katia Natti. Piacere.”

“Io sono Haruko Akagi. Piacere mio. E loro sono Mito, Okusu, Noma e Takamiya. I ragazzi fecero un cenno quando Haruko pronunciò i loro nomi.

Intanto i ragazzi del club di basket stavano facendo una pausa tra il primo e il secondo tempo e Haruko notandolo disse a Katia: “Se vuoi te la presento adesso.”

Katia le fece cenno di sì. Haruko allora chiamò Ayako e gliela presentò. Dopodiché Katia le chiese ciò che le stava frullando in testa: “Mi piacerebbe diventare una manager del club di basket.

“Dovrei parlarne anche con l’allenatore. Puoi aspettare un attimo?”

“Certo.”

Ayako si allontanò e andò a parlare con un uomo piuttosto enorme con i capelli e i baffi bianchi, Haruko le spiegò che quello era l’allenatore Anzai.

Poco dopo Ayako e l’allenatore si avvicinarono a Katia.

“Oh oh oh. E così vuoi fare la manager della squadra?”

“Sì, signore.”

“Posso chiederti come mai?”

“Mi sono appena trasferita qui. In effetti, comincio domani la scuola, ma ho appena saputo che non c’è una squadra di basket femminile. Non volevo abbandonare totalmente questo sport così ho pensato che sarei potuta diventare una manager del club maschile.

Ayako tu cosa ne pensi?”

Be, due braccia in più non potrebbero che essere gradite.

“Oh oh oh. In questo caso benvenuta tra noi…”

“Katia, Katia Natti.”

“Benvenuta Katia Natti.” Disse l’allenatore. Poi disse ad Ayako di presentarla alla squadra.

“Vieni.” La invitò ad entrare. Poi attirò l’attenzione della squadra. Quando fu certa che tutti la stessero ascoltando disse: “Ragazzi, questa ragazza da domani sarà anche lei una manager della squadra. Forza presentati.” La incoraggiò.

Fece un profondo respiro per calmarsi. In effetti, non le piaceva troppo presentarsi di fronte a così tante persone che la guardavano curiose. Poi iniziò: “Mi chiamo Katia Natti. Mi sono appena trasferita qui in Giappone dall’Italia e non conosco ancora quasi nessuno, spero di poter diventare vostra amica, visto che abbiamo la stessa passione, cioè il basket.”

Un ragazzo alto e massiccio disse: “Io sono il capitano, Akagi. Ti do il benvenuto nella nostra squadra. Il piccoletto con il pettorale n. 15 si chiama Miyagi…”

“Ehi! Piccoletto a chi?”

“A te. Sei il più nano tra noi!”

“Ah ah ah. Micchy ha ragione.”

Rosso-scimmia tu fatti i fatti tuoi.”

Rosso-scimmia a chi nano?”

Do’aho.”

Baka kitsune! Nessuno ti ha interpellato!”

“Smettetela branco di deficienti!” Urlò il capitano appioppando ad ognuno un bel pugno in testa.

Ma fanno sempre così?” chiese la nuova arrivata ad Ayako

“No, non ti preoccupare…”

Fiu… Meno male…” Katia tirò un sospiro di sollievo.

“Alle volte fanno anche peggio!” aggiunse Ayako

“Ah.” Fu l’unico commento di Katia.

“Dunque – riprese il capitano – stavo dicendo, lui è Miyagi Ryota 2° anno; Micchy è Mitsui Hisashi 3° anno; il rosso-scimmia è Sakuragi Hanamichi 1° anno e la kitsune è Rukawa Kaede.”

Mentre il capitano le presentava la squadra Katia cercò di memorizzare i loro nomi.

In seguito il capitano fece riprendere la partita. Mentre loro giocavano Ayako le aveva spiegato quali sarebbero stati i suoi compiti, e chiacchierando fecero amicizia. Katia assistette all’intero allenamento.

Dopodiché quando questo finì, salutò tutti e tornò a casa sua. La sua casa era un bilocale più servizi. La prima stanza era costituita da un piccolo soggiorno con angolo cottura. Era arredata con un piccolo mobile con sopra la televisione sulla parete sinistra rispetto all’entrata, un divanetto sulla parete di fronte all’entrata di fianco alla porta che conduceva nell’altra stanza e un piccolo tavolo al centro con 1 sedia ad ognuno dei 4 lati, delle credenze sopra il lavandino e un piccolo frigorifero.

Nell’altra stanza c’era un letto occidentale, una scrivania, un armadio per i vestiti e la porta che conduceva al bagno. In entrambe le stanze c’erano ancora dei pacchi da sballare dopo il trasloco.

Andò verso il bagno e incrociò la sua gatta che stava uscendo dopo aver fatto i suoi bisogni (non è che sappia fare i bisogni nel wc, è che la lettiera è in bagno).

Anche qui c’era lo stretto necessario oltre ai servizi, ovvero un semplice mobiletto per gli asciugamani e la lettiera per la gatta.

Si fece una rapida doccia, poi tornò in camera e si mise sopra la biancheria una maglietta a mezze maniche. Era giugno e faceva abbastanza caldo. Si accovacciò vicino alla pigna di pacchi del salotto e prendendone uno a caso lo aprì. Conteneva alcuni soprammobili. Glieli aveva dati sua madre dicendole che sarebbero serviti a farla sentire un po’ più a casa. Ne posizionò un paio ai lati del televisore in salotto. Si trattava di una coppia di cavalli in vetro soffiato che avevano comperato durante una gita di famiglia a Venezia. Il cestino della frutta di ceramica lo mise sopra il frigorifero in cucina. Altri piccoli soprammobili li mise sulla sua scrivania e infine un portaoggetti a forma di cigno lo mise come centrotavola sul tavolo in salotto.

La sua gatta intanto si era accovacciata sul letto. ‘Piccola anche tu sei frastornata dai cambiamenti.’ La raggiunse e mentre la accarezzava si addormentò.

Il sole filtrava dalla finestra, senza tende che l’ostacolasse. “Mi sono dimenticata di abbassare la tapparella. Accidenti.”

Guardò l’ora. Erano le 6. Decise di alzarsi. Sapeva che se si fosse riaddormentata non avrebbe avuto più voglia di alzarsi. Dopo mezz’ora stava salutando la gatta e uscì di casa.

Erano le 7 meno dieci quando arrivò a scuola. Calcolò di avere ancora del tempo, gli allenamenti della squadra iniziavano alle 7 e mezza. Si diresse comunque verso la palestra. Pensava che fosse chiusa, ma avvicinandosi avvertì distintamente il rumore di un pallone che rimbalzava.

La porta era socchiusa. La aprì un po’ di più e vide che uno dei ragazzi che le erano stati presentati il giorno prima si stava allenando da solo. Entrò.

Lui sembrò notare subito un’altra presenza perché si girò.

“Buongiorno.” Disse Katia.

‘giorno.”

Sei un tipo mattiniero, vedo.”

Silenzio.

‘Davvero un grande chiacchierone questo… Ehi ma come cavolo si chiama?’

“Scusa com’è il tuo nome? Non mi viene in mente.

Lui la osservò a lungo senza rispondere tanto che lei pensò che non lo avrebbe fatto o che si fosse offeso per la dimenticanza. Poi quando lei stava per rifargli la domanda lui rispose: “Mi chiamo Rukawa Kaede.” E senza aggiungere altro ricominciò ad allenarsi.

Katia lo osservava attentamente. ‘E’ un ottimo giocatore non c’è che dire. Mi fa venire una voglia di giocare… Io glielo chiedo, al massimo mi dice di no.’

“Senti ti va di fare un po’ di uno contro uno?”

La osservò ancora.

“Sai giocare a basket?” Era una semplice domanda. Non c’era derisione nel suo tono.

“Dalle mie parti dicevano che non me la cavavo male.

“Arriviamo a venti, palla a te.”

Iniziarono e Rukawa dovette ammettere che era proprio brava ed era alta per una ragazza. Rukawa calcolò che doveva essere circa 170 cm. Nonostante fosse impacciata dalla gonna nei movimenti, nel giro di pochi minuti il punteggio era di 6 pari. Aveva fatto delle finte molto ben riuscite e l’aveva fregato 3 volte. Lui che odiava farsi fregare. Nel frattempo arrivarono gli altri giocatori che non appena li videro non si sognarono nemmeno di interromperli. Era difficile trovare qualcuno che tenesse testa a Rukawa. Eppure quella ragazzina lo stava facendo. La situazione non si sbloccava, come 1 faceva canestro subito l’altro glielo restituiva.

Erano ormai 18 a 16 per Rukawa quando con una finta lui si riuscì a smarcare. Caricò il lancio ma Katia lo bloccò facendo la stessa mossa dello schiacciamosche del capitano Akagi. Entrò quindi in possesso di palla, e fece canestro: 18 pari. Rukawa ora in possesso di palla dopo una finta stava per fare un tiro dei poveri come lo chiamava Sakuragi, ovvero un tiro in corsa. Ma mentre stava per infilare la palla nel canestro Katia con un’elevazione incredibile riuscì a saltare talmente in alto da sfiorare la palla quel tanto che bastava a non farla entrare nel canestro. Rukawa toccò terra per primo subito seguito da Katia che però mise un piede male e perse l’equilibrio. Sarebbe caduta a terra se due braccia forti non l’avessero afferrata per la vita. Solo che così si ritrovò abbracciata a Rukawa. Il contatto durò una frazione di secondo, ma bastò perché il suo cuore saltasse un battito. Rukawa andò a prendere la palla e gliela porse. “Sta a te.

Purtroppo Rukawa riuscì a rubarle la palla e a segnare il canestro che decretò la sua vittoria e la fine dello scontro.

“Complimenti! E grazie per la bella partita. Disse Katia.

“Grazie a te.”

Gli altri esplosero in complimenti e i due si spaventarono. Non si erano accorti dell’arrivo degli altri.

Gli allenamenti mattutini finirono. Mentre gli altri si cambiavano Ayako chiese a Katia in che classe fosse.

“1ª L”

“Sai già dov’è?”

“Veramente no. Anzi, se potessi aiutarmi…”

“La mia classe è dalla parte opposta. Però…” Ayako vide Rukawa che stava uscendo e lo chiamò.

“Rukawa tu sei nella prima L vero?”

Lui fece cenno di sì con la testa.

“Perfetto, allora accompagna Katia in classe. Anche lei è in prima L.

“Andiamo.” E senza aspettare risposta si avviò. Katia salutò Ayako e lo raggiunse.

Mentre andavano in classe Katia gli chiese che materie avessero quel giorno.

Boh.”

Lei lo guardò interdetta. “Non sai le lezioni che hai?”

“Di solito mi addormento ancora prima che arrivino al mio nome durante l’appello. Dopo non ho idea di cosa ci sia.”

“Stai scherzando? No perché può essere che non capisca l’umorismo di queste parti.

“Non sto scherzando. Questa è la nostra classe.

Come entrarono le ragazze smisero di fare ciò che stavano facendo e con i loro gridolini isterici diedero il buongiorno a Rukawa. Lui nemmeno rispose. Si sedette al suo banco mise la cartella a terra e poggiò la testa sul banco.

A quanto pare non scherzavi.”

Rukawa alzò leggermente la testa e disse: “L’avevo detto che non scherzavo.

In quel momento arrivò l’insegnate e tutti si sedettero al loro posto. Tutti tranne Katia.

L’insegnante la notò e le chiese se fosse la nuova studentessa. Appurato che era lei le disse di avvicinarsi alla cattedra e di presentarsi davanti ai compagni.

“Mi chiamo Katia Natti. Mi sono appena trasferita qui in Giappone dall’Italia e non conosco ancora quasi nessuno, spero di poter diventare vostra amica.

“Qui in classe conosci già qualcuno?” le chiese l’insegnante.

“Sì, conosco Rukawa Kaede.”

In sottofondo si sentirono bisbigli soprattutto femminili e Katia notò parecchi sguardi assassini.

“Vi conoscevate già?”

“Ci siamo conosciuti quando sono andata ad iscrivermi come manager del club di basket.”

“Capisco. Vediamo dove puoi metterti.” Si guardò intorno, l’unico banco vuoto era di fianco a Rukawa. “Be, siediti vicino a Rukawa.”

Katia si sedette e mentre stava prendendo un quaderno e l’astuccio sentì Rukawa che, continuando a tenere la testa tra le braccia, diceva: “Non hai molta fantasia per i discorsi.

“Il fatto è che li ho sempre odiati.” Rispose sorridendo.

“Aprite il libro di storia a pag. 45. Stava dicendo intanto il professore.

Proprio storia uffa!” sbuffò Katia sottovoce.

“Non ti piace?” Le chiese Rukawa, sempre stando nella stessa posizione.

“No, è che non ho il libro. Mi arriva tra tre giorni.”

Senza dire una parola Rukawa alzò la testa, avvicinò il suo banco a quello di Katia e tirato fuori il suo libro di storia lo posizionò tra di loro per poi rimettere la testa sulle braccia.

Che fate voi due là dietro?” Lo spostamento di Rukawa non era passato inosservato a nessuno.

“Scusi, è che non mi è ancora arrivato il libro e Rukawa si è offerto di farmi seguire la lezione sul suo.

“Cerca di non distrarti però.”

“Sì, signore.”

Il professore riprese a spiegare, era un argomento che aveva già affrontato nella sua scuola in Italia e quindi si rilassò. Contrariamente a quanto aveva detto a Rukawa, storia non le era mai piaciuta. Cercando di capire se Rukawa era ancora sveglio provò a parlargli.

“Mica avevi detto di non sapere cosa ci fosse oggi?”

“Infatti, ma mi porto dietro sempre tutti i libri.

Katia sorrise, era sveglio. “Ah. A quanto pare il professore ormai ha perso la speranza che tu segua le lezioni.

“Da cosa lo deduci?”

“Dal fatto che ha detto «cerca di non distrarti» e non cercate di non distrarvi. Ha parlato al singolare.”

“Ammetto di non essere mai stato particolarmente attento alle sue lezioni. O a quelle di chiunque altro.

Sei mai riuscito a stare sveglio per una lezione intera?”

“No, ma se continui a chiacchierare questa sarà la prima.”

“Scusa, non volevo scocciarti. Buonanotte.” Non lo avrebbe mai ammesso, ma c’era rimasta un po’ male.

“Non era un modo per dirti di stare zitta. Era un modo per dire che forse chiacchierare sarebbe più divertente di sentire parlare il prof.”

Katia sorrise ancora di più e arrossì lievemente.

Senza farsi notare continuarono a chiacchierare.

La loro chiacchierata, comunque, non sfuggì alle fan di Rukawa.

Le lezioni continuarono tranquille fino alla pausa pranzo. Quando la campanella suonò Rukawa alzò la testa dal banco e si alzò.

“Quanta fretta.”

“Non voglio correre rischi.”

Che rischi? A proposito, mi sai dire dov’è la mensa?”

La osservò qualche secondo poi le disse: “Vieni ti ci accompagno.

Lei si alzò e lo seguì. In corridoio gli chiese a che rischi si riferisse.

“Ogni volta che arriva la pausa pranzo, se mi intrattengo in classe, qualcuna di quelle ragazze viene a rompere e quindi cerco di non darne loro il tempo.”

“Capito, ma non lo stai facendo anche ora?”

Cosa?”

“Intrattenerti con un ragazza!”

“E’ diverso.” Nel frattempo erano arrivati in mensa. “Vuoi mangiare qui e fare un pasto completo, o ti va un panino da mangiare in terrazza?”

Ci pensò un po’ e poi sorridendogli rispose: “Un panino in terrazza.

Si misero d’accordo sul tipo di panino e mentre Rukawa andava a prendere da mangiare per entrambi, Katia andò a salutare Ayako che aveva visto seduta lì vicino.

“Ehi, come è andata la mattinata?”

“Direi bene.”

“Vuoi sederti qui?”

“No, grazie. Sono venuta a farti un saluto. Vado a mangiare in terrazza.”

“Hai bisogno di un po’ di tranquillità dopo lo stress da novità?”

“Qualcosa del genere.”

Nel frattempo era arrivato Rukawa che le porse il panino. Lei lo ringraziò mentre lui salutava Ayako. Poi si rivolse a Katia e chiese: “Andiamo?” e lei gli fece cenno di sì con la testa.

Dove dovete andare?”

“In terrazza.”

“Buon divertimento.” Disse maliziosamente Ayako.

Katia le fece una smorfia e seguì Rukawa.

Avevano appena finito di mangiare quando Katia chiese a Rukawa cosa avesse voluto dire prima.

Quando?”

“Quando hai detto che intrattenerti con me era diverso dal farlo con le altre ragazze.

“E’ diverso perché ti interessi del basket.”

E loro no?”

“A loro interessa solo il fatto che sono conosciuto e ho un bell’aspetto.

“Se tu sei conosciuto non lo so ma sul tuo bell’aspetto non c’è dubbio.”

Lui la guardò un attimo poi distolse lo sguardo, sembrava quasi imbarazzato (non ditemi il ghiacciolo che si imbarazza!!! NdSakuragi).

“O.K. niente commenti sull’aspetto fisico.” Disse quasi ridendo Katia. Poi per cambiare discorso gli chiese quando avesse imparato a giocare a basket e non smisero di parlare finché non fu ora di tornare in classe.

Durante l’allenamento pomeridiano Ayako chiese a Katia come andassero le cose con Rukawa.

“E’ un ragazzo molto simpatico.”

“Il ghiacciolo?”

Che intendi?”

“Non puoi saperlo essendo appena arrivata, ma alcuni lo chiamano così in quanto non mostra mai le sue emozioni, non cambia mai espressione qualunque cosa succeda, non dice mai più di cinque o sei parole consecutivamente e sembra sempre distaccato.”

“Davvero?”

“Sì. A proposito, anche se in effetti non c’entra nulla, ti sei già sistemata dopo il trasloco?”

“Veramente ho ancora per casa un casino di pacchi. E altri ancora sono in cantina. Se vado avanti così finirò di sballare tutto l’anno prossimo. Dovrebbero spuntarmi altre 4 braccia per ridurre i tempi. Disse scherzando.

Gli allenamenti finirono tranquillamente e ognuno tornò a casa propria.

Il giorno dopo Katia si svegliò presto nonostante fosse domenica e non vi fosse scuola. Doveva però finire di sistemare casa.

Erano le 10 quando suonarono alla porta. Katia andò ad aprire e si trovò davanti Ayako, Haruko, che aveva scoperto essere la sorella del capitano e con cui aveva fatto amicizia, e alcuni ragazzi della squadra, precisamente Akagi, Kogure, Mitsui, Sakuragi, Miyagi e Rukawa.

“E voi che ci fate qui?” chiese sorpresa.

“Ieri hai detto che ti serviva aiuto e quindi eccoci qui.

“Non ricordo di aver detto proprio così.”

“Ti disturbiamo? Abbiamo fatto male a venire?” chiese Haruko preoccupata di disturbare.

Katia li guardò e poi sorrise. “No, anzi mi fa piacere. Entrate e non badate al disordine.

I ragazzi entrarono. La gatta di Katia notando l’arrivo degli ospiti si avvicinò al divano e rimase lì ad osservarli. La prima a notarla fu Haruko. “Ehi che bel gatto!”

E’ una femmina, si chiama Briciola.” Dicendo questo la prese in braccio per mostrarla meglio agli amici.

Le ragazze si avvicinarono e cercarono di accarezzarla, ma Katia le avvertì dicendo che graffiava chi non conosceva. Troppo tardi Haruko aveva avvicinato la mano e Briciola aveva allungato la zampa. Fortunatamente la prese di striscio. La lasciò scendere a terra e la vide andare in camera.

Dopo questa presentazione Katia fece gli onori di casa offrendo da bere e poi si misero a lavorare.

Iniziarono a sballare i pacchi della sala. In poco tempo tutti i pacchi erano stati svuotati e il contenuto messo a posto. Passarono così a sistemare quelli in camera.

Sakuragi aprì un pacco e rimase sorpreso. Contenevano almeno una decina di trofei.

“Li hai vinti tutti tu?”

Katia che intanto stava ridendo per una battuta di Miyagi si sporse per vedere a cosa si riferisse e la sua risata si bloccò. Sul suo volto si dipinse un’espressione un po’ triste.

“In un'altra vita.” Rispose a Sakuragi.

Poi gli disse di sistemarli dentro l’antina del mobiletto sotto la televisione.

“Non vuoi tenerli in mostra?”

“No.” Fu la sua risposta lapidaria. Poi accortasi del clima teso che si era creato tornò a sorridere e a scherzare, così anche gli altri si ripresero. Si era intanto fatto mezzogiorno e tutti avevano abbastanza fame. Katia pensò di non avere abbastanza cibo per tutti così decise di andare a comperare qualcosa da mangiare al market lì vicino. Rukawa si offrì di accompagnarla.

Mentre erano in strada Rukawa le chiese: “Come mai il tuo umore è cambiato quando hai visto i trofei?”

Katia tornò ancora triste. In realtà la tristezza non se ne era andata mai, aveva solo cercato di nasconderla.

“Sono successe tante cose da allora che mi sembra sia passata una vita.

Rukawa la incoraggiò a continuare.

“Fino all’anno scorso praticavo tre sport, il basket che è sempre stata la mia passione, la pallavolo e la ginnastica artistica. Gli ultimi due più a livello amatoriale che agonistico. Nella mia scuola ero piuttosto famosa e la cosa non mi dispiaceva. Ero ammirata e invidiata da molte perone. Il che faceva piacere al mio orgoglio. Ero molto superficiale allora. Fu il periodo migliore della mia vita, ma allo stesso tempo il peggiore. Le tre squadre, basket, pallavolo e ginnastica, mi contendevano ma a me interessava solo divertirmi perciò quando mi chiedevano di aiutarli in una gara io accettavo sempre con entusiasmo. Questa situazione andò avanti alcuni mesi. Poi iniziai a non reggere più il ritmo. Inoltre si mise in mezzo una banda di teppisti. Io ero molto amica del capo di una banda loro avversaria. Per cercare di colpire lui presero di mira me. Dapprima con semplici messaggi lasciati sul mio banco o in mezzo alla mia roba. Non ci badai. Non era la prima volta che qualcuno mi mostrava il suo disprezzo o mi minacciava. Poi le cose cambiarono. Iniziarono a farmi appostamenti sotto casa, all’uscita da scuola. Qualche volta me li trovavo davanti anche quando uscivo da un negozio. Iniziai a spaventarmi sul serio. Così allentai poco a poco la mia partecipazione alle gare. Ma a loro non bastava. Una sera un mio amico mi stava accompagnando a casa dopo che, con i compagni di classe, eravamo andati a mangiare una pizza. Me li trovai davanti. Il mio amico sapeva di tutta la storia e cercò di convincerli a lasciarmi in pace. Lo picchiarono. Mentre due di loro mi tenevano immobile. Lo ridussero una poltiglia di sangue. Quando ormai non rimaneva più niente da picchiare mi hanno dato un pugno in pieno stomaco e sono svenuta. Quando mi sono ripresa ero sdraiata in un letto di ospedale. Il pugno in pieno stomaco era l’unico dei tanti ricevuti che avevo sentito. Rimase in silenzio a testa bassa.

Rukawa però voleva sapere un'altra cosa. “Ti hanno…” non riusciva a pronunciarlo.

“Violentata? No, non hanno fatto in tempo. A quanto pare qualcuno aveva notato cosa stava succedendo e aveva chiamato la polizia. Scapparono prima di poter fare altro. Mentre ero in ospedale dissi ai miei che non volevo più tornare a scuola. Loro capirono. In realtà il mio problema era che non avrei più voluto uscire nemmeno di casa per la paura che finissero ciò che avevano iniziato. Quando mi dimisero i miei mi dissero di aver parlato con la scuola e avevo due possibilità: potevo semplicemente ritirarmi o potevo trasferirmi in Giappone per una sorta di gemellaggio tra scuole. Decisi per il Giappone. Sognavo da sempre di venire qui. I miei avevano capito che non volevo rinunciare alla scuola.

Si voltò a guardarlo e gli vide sul viso un’espressione dura. Notò anche come stringesse i pugni. Senza pensarci gli prese una mano tra le sue. Lui guardò prima la mano e poi la fissò negli occhi.

“Non posso cambiare il passato. Ma sono grata per il fatto di avere la possibilità di avere una vita nuova. Non dire a nessuno di questa storia, per favore.

“Non lo farò. ”

Gli sorrise per ringraziarlo. Aveva un sorriso talmente dolce…Nessuno deve oscurare il suo sorriso. Mi impegnerò al massimo perché non succeda. Voglio che lei sia sempre allegra e che mi sorrida sempre così’ pensò Rukawa.

Erano arrivati al market intanto e lei gli lasciò la mano. Lui sentì come una sensazione di perdita.

“Era ora. Stavamo morendo di fame.” Li accolse Mitsui quando tornarono.

Pranzarono ridendo e scherzando poi dopo aver riordinato le stoviglie ripresero a sballare i pacchi. Era quasi ora di cena quando i ragazzi si accorsero di aver sistemato tutto. Un po’ alla volta ognuno tornò a casa propria. L’ultimo rimasto fu Rukawa. Si stavano salutando quando lei gli disse sorridendo: “Grazie per oggi. E non mi riferisco solo ai pacchi.”

“Di niente. Ci vediamo domani a scuola.” Poi si abbassò a salutare Briciola che era lì vicino a loro e la accarezzò. Lei lo lasciò fare. Poi, mentre lui si rialzava, trotterellò fino in camera e saltò sul letto.

“A domani.” Gli rispose lei prima di chiudere la porta.

Andò in camera e si sdraiò vicino a Briciola e le disse: “E tu da quand’è che ti fai accarezzare dagli estranei?” Poi dopo un attimo di pausa riprese. “Piace anche a te vero?”

La gatta come in risposta disse: “Meow.”

Katia rise. In quella giornata aveva capito di essersi presa una cotta per Rukawa. Poco importava se si conoscevano da un paio di giorni.

‘Sarà dura, ma ce la farò. Lo conquisterò.’

Poco lontano Rukawa stava facendo pensieri molto simili.

‘Ne ha passate di brutte. Ma d’ora in poi la proteggerò. Non mi ero mai sentito attratto così da nessuno. Devo conquistarla.’

 

FINE 1° CAPITOLO

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Capitolo 2
*** 2° capitolo. ***


2° CAPITOLO

2° CAPITOLO

 

Il giorno dopo durante gli allenamenti pomeridiani i ragazzi del club di basket furono avvertiti che la settimana successiva ci sarebbe stato un ritiro di una settimana, in preparazione al campionato.

Tutti erano eccitati. Una settimana lontani da casa, e dalla scuola.

Katia era preoccupata per una cosa. Come avrebbe fatto con Briciola. Non poteva certo lasciarla sola per una settimana intera e di affidarla a qualcun altro non se ne parlava. Ne parlò con l’allenatore e chiese il permesso di poterla portare con sé in ritiro. L’allenatore controllò che l’albergo dove avrebbero soggiornato non avesse nulla in contrario e avuta la conferma acconsentì.

La domenica pomeriggio si incontrarono a scuola e partirono per il ritiro. Il ritiro si sarebbe tenuto in montagna e avrebbero soggiornato in un albergo nei pressi delle terme. Katia non c’era mai stata e promise di non lasciarsi sfuggire l’occasione di fare un bel bagno alle terme.

Arrivarono a destinazione verso ora di cena. Ebbero il tempo di sistemarsi nelle camere per poi scendere a cenare. Katia divideva la stanza con Ayako. Come entrarono liberò Briciola che era stata costretta a viaggiare nella cesta da viaggio che non sopportava.

“Non creerà problemi lasciarla qui da sola?”

Ma non intendo lasciarla qui da sola.”

“Come?”

“La mia Briciolina – disse mentre la prendeva in braccio – è una gatta molto brava. Assomiglia per certi versi ai cani. – disse ridendo – Dovunque vado lei mi trotterella vicino. Anche camminare per strada non è un problema. Non ho bisogno di guinzagli.”

Si cambiarono rapidamente poi quando erano pronte Katia chiamò Briciola che era intenta a curiosare nella stanza.

Scesero le scale e Ayako si stupì di quanto fosse mansueta la gatta. Sembrava davvero un cane che segue il padrone.

Entrarono nella sala da pranzo assegnata al loro club.

C’erano due tavoli, uno era occupato dai titolari, le manager, e Kogure, mentre l’altro era occupato dal resto delle riserve e dall’allenatore.

Ad ogni lato c’erano due persone. In senso orario c’erano seduti: Miyagi e Mitsui, Kogure e Akagi, Sakuragi e Rukawa, Katia e Ayako che chiudeva il cerchio.

Come Katia si sedette Briciola le si accucciò a fianco. Tutti la guardarono incuriositi. Katia aveva portato con sé la ciotola per il cibo di Briciola, gliela posizionò davanti e le mise dentro una bustina di cibo per gatti. Briciola iniziò a mangiare mentre Katia e gli altri la imitavano. Quando Briciola finì la sua cena i ragazzi erano ancora al primo, così si accoccolò con la testa appoggiata alle gambe di Katia.

Quando finirono tutti la cena, gli otto ragazzi di cui sopra decisero di spostarsi nella sala relax riservata a loro.

La sala era arredata con un tavolo abbastanza grande perché ci stessero comodamente 10 persone, due divani da 3 posti, due poltrone e un mobile sul quale era posta una televisione con registratore e di fianco un mini impianto Hi-fi.

Si accomodarono sui divani e le poltrone. Misero un po’ di musica, alcuni cantavano, mentre altri chiacchieravano tranquillamente.

Briciola si era intanto addormentata ai piedi di Katia.

Ad un certo punto Katia, a cui ballare piaceva un sacco e non ce la faceva più a stare ferma sentendo la musica, disse a voce alta: “Ayako, certo che siamo messe male con questi ragazzi!”

Tutti la guardarono stupiti e Ayako le chiese perché.

“Beh, c’è una bella musica in sottofondo, due ragazze molto belle e nessuno che ci invita a ballare.” Disse ridendo.

“Hai ragione sai?” le rispose Ayako che desiderava come lei ballare.

Gli altri sorrisero. Ma nessuno le invitò a ballare. Allora Katia prese Ayako per un braccio e la tirò in piedi.

“Mi sa che qui non sa ballare nessuno. Forza facciamogli vedere come si fa.”

Iniziarono così a ballare tra di loro e poco dopo furono raggiunti anche da Mitsui che trascinò Kogure, Sakuragi e Miyagi.

Gli unici che non si unirono a loro furono Akagi e Rukawa. Poco dopo però anche Akagi fu trascinato in mezzo alla stanza a ballare e tutti dovettero ammettere che non se la cavava niente male.

Katia ballava e ogni tanto (proprio raramente, giusto una volta ogni 3 secondi) si ritrovava a guardare verso Rukawa.

Rukawa guardava gli altri ballare, anche se il suo sguardo era attratto soprattutto da una ragazza in particolare. Stava cercando di capire cosa le piacesse tanto di lei. E poco dopo arrivò alla conclusione che gli piaceva praticamente tutto ciò che per ora conosceva di lei. Si accorse che Briciola intanto lo stava fissando. Si abbassò un po’ e la prese in braccio. Se la mise sulle gambe e iniziò ad accarezzarla. Briciola gli si sdraiò sopra e iniziò a rispondere a quelle carezze facendo le fusa.

Katia non si era persa la scena e disse senza accorgersi: “Come vorrei essere al suo posto in questo momento.

Un’ora dopo tutti erano tornati nella propria stanza per dormire.

Katia e Ayako si stavano dando le spalle mentre si preparavano per la notte.

“Prima ti ho sentita dire che volevi essere la tua gatta. Non sbagliavo allora a pensare che avevi una cotta per Rukawa!”

Katia si girò di scatto verso Ayako che le sorrideva maliziosa.

“Almeno quanto tu ce l’hai per Miyagi!” disse sorridendo nello stesso modo capendo che sarebbe stato inutile mentire.

“O.K. Uno pari, palla al centro.” Rispose Ayako, anche lei optando per la verità.

“Cos’è ti vuoi dare al calcio adesso?”

“Non potrei. Il basket ce l’ho nel cuore.”

“Vorrai dire che hai nel cuore un giocatore di basket. Disse maliziosamente Katia.

“Ma non so se lui ha ancora me nel cuore. Rispose l’altra con una nota di tristezza nella voce.

“Ancora? Allora c’è già stato qualcosa tra voi?”

“Non esattamente. – le rispose continuando a parlare con tono triste. – Fino ad un paio di mesi fa me lo ritrovavo sempre tra i piedi e ogni volta cercava di convincermi a mettermi con lui. Ma…” si fermò.

Ma ti stava talmente addosso che tu non riuscivi a chiarire cosa provassi?” provò a dire Katia.

Infatti.”

E poi cosa è successo?”

Si erano intanto entrambe sdraiate nei futon e avevano spento la luce. Briciola dormiva già vicino alle gambe di Katia.

“Circa due mesi fa. l’ho visto in un parco mentre abbracciava una ragazza.” Si interruppe per poi riprendere alcuni secondi dopo. “La volta successiva che lui ci ha provato ero talmente arrabbiata che lo trattai malissimo. Gli dissi che il suo comportamento mi aveva stufato e che…” si interruppe di nuovo.

Che?” la incoraggiò a continuare.

“Gli ho detto che lo odiavo e che non volevo più vederlo.

“Ci sei andata giù pesante.”

“Lo so.”

“Lui che ha fatto?”

“Mi ha guardato alcuni istanti poi si è girato e senza dire una parola se né andato. Non dimenticherò mai quello sguardo. Era… angosciato direi. Come se gli fosse caduto il mondo addosso.

“Credo che per lui, in effetti, l’effetto che gli fecero le tue parole fosse proprio quello.”

La guardò e capì di aver commesso una gaffe enorme dicendo quelle parole. Ayako aveva uno sguardo tristissimo.

“Scusa, sono stata troppo dura. Parlo sempre senza riflettere, è sempre stato uno dei miei peggiori difetti. Perdonami.”

“Non hai colpa, hai detto la verità.”

“Sì, ma sono stata crudele.”

Dopo qualche attimo di silenzio Ayako disse: “Secondo te cosa dovrei fare?”

Mmh… vediamo… potresti fare la stessa cosa che farò io!”

Cioè?”

Si guardarono negli occhi poi all’unisono dissero: “Li conquistiamo!”

Risero per il fatto di essersi capite al volo.

“Già, ma come?” chiese Ayako poco dopo.

“Un’idea ce l’avrei, ma avevo giusto bisogno di un’alleata.”

Sono tutta orecchi.”

“Allora ascolta. Il mio piano è…”

Il giorno dopo.

I ragazzi si stavano allenando nella palestra che avevano preso in affitto.

Il programma per quella settimana era:

Lunedì:               8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 16:00           compiti assegnati dai professori;

                          16:00 – 18:00           allenamento pomeridiano.

Martedì:             8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 16:00           compiti assegnati dai professori;

                          16:00 – 18:00           allenamento pomeridiano.

Mercoledì:          8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 15:00           compiti assegnati dai professori;

                          15:30 – a oltranza      1ª partita di allenamento contro una squadra locale.

Giovedì:              8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 16:00           compiti assegnati dai professori;

                          16:00 – 18:00           allenamento pomeridiano.

Venerdì:             8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 16:00           compiti assegnati dai professori;

                          16:00 – 18:00           allenamento pomeridiano.

Sabato:               8:00 – 10:00  allenamento mattutino;

                          11:00 – 12:00           compiti assegnati dai professori;

                          14:00 – 15:00           compiti assegnati dai professori;

                          15:30 – a oltranza      2ª partita di allenamento contro una squadra locale.

Domenica:          8:00 – 12:00  mattinata libera

                          15:00                        partenza per il ritorno a casa.

INVARIATI: Pranzo alle 12:00, cena alle 19:00 e serata libera.

Stavano facendo per allenamento una partita: matricole vs. secondo – terzo anno.

I senpai stavano vincendo per 35 a 29.

Katia era affascinata dal modo di giocare di Rukawa. Era bravissimo. L’unica critica che poteva fargli era il suo individualismo. Se avesse iniziato a condurre un gioco di squadra avrebbero potuto raggiungere un po’ più facilmente i senpai. Certo non che le altre matricole fossero al suo livello. Almeno non tutte. Aveva notato che Sakuragi non era affatto male nonostante Ayako le avesse detto che era un principiante. Ma aveva anche notato il fatto che Sakuragi e Rukawa non si sopportavano, e peggio ancora, in campo praticamente si ignoravano. Eccetto che per gli insulti. Per quello trovavano sempre il tempo. Eppure era convinta che se i due avessero iniziato a collaborare sarebbero diventati la coppia d’oro della squadra.

Mentre Katia faceva questi pensieri Rukawa che stava saltando per afferrare un rimbalzo subì un fallo involontario da Mitsui. Quest’ultimo aveva saltando anche lui per prendere il rimbalzo, ma si era sbilanciato troppo ed era caduto addosso a Rukawa. Finirono entrambi a terra. Mitsui si scusò e gli chiese se si fosse fatto male. Rukawa fece cenno di stare bene e il gioco riprese.

Ora Rukawa era in fase di attacco e stava lanciando. Canestro. Continuò a giocare normalmente, come se niente fosse, ma quando pochi secondi dopo fu decretata la fine della panchina e i ragazzi fecero una pausa per riposarsi Katia prese la cassetta del pronto soccorso e si avvicinò a Rukawa che si era seduto appoggiato alla parete.

Senza dire una parola cercò di poggiargli una mano sulla spalla destra ma lui si scostò.

Che fai?”

“Cerco di capire se è una cosa grave.”

Lui la fissò per qualche istante poi disse con il suo tono gelido: “Sto bene.

Un'altra persona si sarebbe intimorita, ma non Katia che infatti gli rispose a tono.

“Se tu stai bene io sono la regina d’Inghilterra.

Si guardarono poi lui si riavvicinò permettendole di controllare la spalla.

Tastandola capì che il problema era un lieve stiramento, un paio di giorni a riposo e sarebbe tornato come nuovo.

“Vai a farti la doccia. Così poi ti faccio la medicazione.

“Sto bene.” Ripeté Rukawa.

“Davvero?” Gli chiese con tono ironico Katia.

“Davvero!” Affermò Rukawa.

“Allora se faccio così non ti fa male?” disse schiacciandogli con un dito il punto infortunato.

Rukawa fece una impercettibile smorfia di dolore. Che però non sfuggì a Katia. Cocciuto com’era disse che non gli faceva male.

Ma anche l’allenatore Anzai aveva notato la smorfia perciò gli disse di fare come aveva detto Katia.

“Allenatore io posso giocare ancora.”

Katia, che iniziava ad innervosirsi, disse: “Mettiamola così, e credo che anche l’allenatore sia d’accordo con me: o tu vai a farti la doccia adesso, ti fai medicare e rimani a riposo per il resto della giornata e tutto domani, o tu mercoledì non giochi la partita contro il Morinomiya. Poi chiese conferma all’allenatore. Che si trovò d’accordo con lei.

“Allora?” Gli chiese Katia.

Rukawa la guardò con uno sguardo inceneritore, poi non volendo rinunciare alla partita del mercoledì si risolse ad andare negli spogliatoi e farsi la doccia.

Tornò pochi minuti dopo con i capelli ancora umidi e indossando solo i pantaloni. La maglietta gli penzolava dalla spalla sinistra.

Quando vide Rukawa a torso nudo il respiro le si mozzò in gola. Senza accorgersene rimase ferma a fissare il petto del ragazzo. Mentre lui le si avvicinava.

Lui come se non si fosse accorto di nulla le andò a sedersi vicino e senza dire una parola lei iniziò a spalmargli la pomata facendogli anche un massaggio per rilassare i muscoli che sentiva rigidi.

Il tocco ebbe un subitaneo effetto su Rukawa, solo che l’effetto fu anche troppo.

La vicinanza con Katia o incrociare il suo sguardo gli faceva sempre un certo effetto, ma di solito l’effetto era il cuore che iniziava a battere più velocemente. Ma ora che sentiva il suo tocco su di sé come tante volte aveva sognato non solo il suo cuore reagì, anche tutto il resto del suo corpo lo fece.

Poco dopo le mani di Katia smisero il massaggio e iniziarono a fasciare la spalla. Finita l’operazione, resa difficile dal fatto che le tremavano le mani, gli disse che gli avrebbe cambiato la fasciatura quella sera.

Rukawa non capì se era la voce di Katia ad essere strana o se era lui che per l’emozione provata la sentisse strana.

Il resto della mattinata trascorse senza altri problemi, se non che aveva notato il fatto che Rukawa seduto affianco a lei era agitato per il non poter entrare in campo a giocare.

Tornarono all’albergo. Come entrò in camera Briciola, che aveva passato la mattinata da sola in stanza, iniziò a strofinarsi contro le sue gambe.

Poco dopo scesero per fare la sessione di studio.

Ognuno lavorava per i fatti suoi o sul tavolo o seduti sul divano o sulle poltrone.

Al tavolo c’erano Ayako, Miyagi, Mitsui, Kogure, Akagi, Rukawa e Katia. Briciola era accoccolata su una sedia.

Katia e Rukawa erano uno di fronte all’altra.

Ma come cavolo si traduce sto pezzo?” Katia non si accorse di aver parlato ad alta voce finché non notò gli sguardi degli altri. “Scusate.” Disse imbarazzata.

Rukawa le chiese sottovoce che materia stesse facendo.

“Inglese.” Gli rispose con lo stesso volume.

“Fa vedere. Cos’è che non riesci a tradurre?”

“Questa parte.” Gli disse mostrandogli il testo.

Rukawa lesse e le spiegò come tradurre quella frase.

“Allora non è vero che dormi sempre.

“Solo durante le materie che non mi interessano.”

“E come mai l’inglese ti interessa?”

“Lui vuole andare in America per giocare in NBA.

Le rispose Sakuragi che aveva seguito il discorso mentre si sedeva al tavolo vicino a loro.

“Davvero?” chiese per conferma Katia che stranamente sentì come una morsa al cuore che durò pochi attimi.

“Davvero.” Rispose lui. Poi ognuno riprese a fare i propri compiti.

Qualche minuto Rukawa alzò gli occhi dall’esercizio di matematica che non voleva saperne di uscirgli. Distrattamente osservò quel che faceva Katia e notò che anche lei era alle prese con matematica.

“Ehi…” la chiamò.

Katia alzò lo sguardo e capì che si rivolgeva a lei.

“Non mi chiamo ehi.” Disse lei con tono falsamente offeso.

“O.K. Natti!”

“Così va meglio. Dimmi.” Disse sorridendo.

“Hai già fatto l’esercizio 21?”

“L’ho appena finito.

“Perfetto, come si fa?”

“Allora…”

Iniziò a spigargli la soluzione, poi notando che da quella posizione era un po’ complicato si alzò ed andò a sederglisi di fianco. Dopo che finì di spiegargli l’esercizio fece per alzarsi per tornare al suo posto. Ma lui senza alzare lo sguardo dal suo quaderno disse: “Tanto vale che rimani qui.

E così fece. Rimasero uno di fianco all’altra fino all'ora di pranzo.

Dopo pranzo ripresero a studiare. Quando finirono, Katia riportò in stanza Briciola.

Mentre si stavano avviando alla palestra per l’allenamento pomeridiano Katia si avvicinò all’allenatore e gli chiese cosa pensasse di fare con Rukawa quel pomeriggio.

L’allenatore le chiese il perché di quella domanda.

“Il fatto è che stavo pensando una cosa. Rukawa non può fare l’allenamento e per lui stare inerme mentre gli altri si allenano è una tortura. Perciò perché non unire l’utile al dilettevole. In altre parole: Sakuragi non sa fare i tiri liberi o comunque i tiri da una certa distanza, Rukawa al contrario è molto bravo. Potremmo far allenare Rukawa e Sakuragi insieme. Il primo insegnando al secondo a tirare.”

Se vuoi che cominci una guerra atomica…” Ironizzò Ayako che aveva sentito tutto il discorso.

E’ vero, loro non vanno d’accordo. Ma prima o poi dovranno pur mettere da parte il loro astio. E comunque si potrebbe far loro una sorta di ricatto morale.” Aggiunse sottovoce. Il coach però aveva sentito e le chiese di spiegarsi meglio.

“Potremmo appellarci albuon cuore’ di Sakuragi.”

“Buon cuore?” chiese Ayako.

“Se preferisci posso chiamarlo immenso orgoglio.

“Certo che sei proprio una ricattatrice.”

“A me piace pensare di saper stimolare le persone nel modo migliore.

“Chiamalo stimolo. Però in effetti potrebbe funzionare. Lei che ne dice allenatore?”

“Oh oh oh. Mi affido a voi ragazze.”

Quando arrivarono in palestra il coach fece fare una partita di allenamento alla squadra, ma mentre stavano per entrare in campo e decidere come dividersi, Ayako chiamò Sakuragi e Rukawa che si era seduto in panchina.

I due si avvicinarono. La ragazza disse il loro programma per quel pomeriggio e le reazioni non tardarono ad arrivare.

“COSA!!! IL GRANDE TENSAI NON DEVE IMPARARE NIENTE DALLA KITSUNE!!! CASO MAI E’ IL CONTRARIO!!!”

“Sakuragi.” Lo chiamò Katia. Quando le si avvicinò sussurrando gli disse: “Vedi, il fatto è che Rukawa non riesce a stare a guardare voialtri mentre giocate senza poter fare nulla. Perciò sapendo che in fondo tu hai un cuore immenso come la tua genialità abbiamo pensato che potessi... come dire... aiutarlo a passare il tempo. Pensaci: il grande tensai che si adopera per aiutare un suo compagno. Se lo sapesse Haruko credo che ti ammirerebbe molto.

A quelle parole nella mente di Sakuragi prende forma una scenetta.

‘Sakuragi in posa macho con scintille da tutte le parti: «Haruko, sai, durante il ritiro la kitsune non poteva giocare e io mi sono offerto di aiutarlo. Sai com’è il grande tensai non rifiuta mai di aiutare una persona più debole.»

«Oh Sakuragi! Sei così altruista.»’

“Sakuragi... Sakuragi... sei ancora tra di noi?”

“Certo e ho deciso di essere così magnanimo da aiutarlo. Disse a voce alta Sakuragi.

“Aiutare chi, do’aho?”

Prima che potessero mettersi a discutere e la situazione degenerasse, Katia si avvicinò a Rukawa e prendendolo per un braccio lo allontanò quel tanto che bastava per non farsi sentire da Sakuragi. Mentre passava davanti ad Ayako notò come l’amica stesse trattenendo a malapena le risate. E le sibilò: “Invece di ridere cerca di calmare quel forsennato.

Quando fu a debita distanza disse: “Senti Rukawa, tu sai che Sakuragi nei tiri è negato. Mentre tu non lo sei. E tieni conto che tu poi non puoi giocare per due giorni.

Rukawa la guardò con uno sguardo che diceva:piantala-di-rigirare-il-coltello-nella-piaga.’

Lei incurante continuò. “Perciò invece di stare a roderti il fegato per questa tua infermità forzata, cerca di scendere ad un compromesso aiutando Sakuragi che ne ha veramente bisogno.

“Sarebbe tutta energia sprecata.”

“Sai anche tu che non è vero.” Si fissarono negli occhi “Sentiamo cosa vuoi per farlo.

Nella mente di Rukawa si materializzarono decine di proposte alcune decenti altre un po’ meno. Ma rispose invece con un altra domanda. “E’ tanto importante per te?”

Lei non si aspettava una domanda del genere ma rispose di sì.

“O.K. lo faccio.”

“Davvero? Senza chiedere nulla in cambio. Avrei scommesso che mi avresti chiesto qualcosa tipo di farti i compiti di matematica.

Lui sembrò riflettere a quella idea poi mentre le voltava le spalle per andare da Sakuragi disse talmente sottovoce che Katia si chiese se avesse davvero parlato: “Solo perché me lo chiedi tu.”

I due ragazzi iniziarono ad allenarsi e Ayako si avvicinò a Katia. Stava per dirle che la sua era stata una buona idea quando notò il rossore sulle guance dell’amica.

“Tutto bene?”

“Eh? Cosa? Ah sì, tutto bene.” Disse riprendendosi.

“Come mai sei tutta rossa?” insistette Ayako. “E non provare a dirmi che non è nulla.

“Non lo so, ma credo di aver sentito male. Poi credendo che l’amica potesse fraintendere aggiunse: “Mi riferisco a quello che mi ha detto Rukawa.”

Cioè?”

“Ha detto che lo aiuta solo perché gliel’ho chiesto io.

“Wow! Però!”

“Te l’ho detto. Devo aver capito male.” Disse con tono che indicava che per lei la discussione era finita.

“Secondo me hai capito benissimo.” Disse Ayako ricevendo come risposta uno sguardo che la fulminò.

Le giornate passarono in fretta. La prima partita contro la squadra locale si concluse con una vittoria dello Shohoku. Rukawa, che era tornato a giocare sembrava volesse recuperare il tempo perduto.

La sera del giovedì Katia decise di andare alle terme. Chiese anche ad Ayako se volesse andare, ma rifiutò.

Le terme erano all’aperto. Il posto era molto bello e suggestivo. La vasca dove si immerse era immensa. Con al centro delle rocce che creavano un divisorio. Ben presto Katia scoprì a cosa servissero. In realtà la vasca era sia maschile che femminile. Da una parte delle rocce c’era la parte femminile e dall’altra quella maschile.

La cosa sarebbe stata già abbastanza imbarazzante, ma il fatto che dall’altra parte ci fossero proprio alcuni ragazzi dello Shohoku rendeva tutto ancora peggiore.

Non voleva rimanere lì, ma nello stesso tempo era attratta dal discorso che stavano facendo (vorrei vedere chi non sarebbe curioso sentendo altri parlare di voi).

“Rukawa, non ti ho mai visto così prolifico come da quando è arrivata Katia. Stava dicendo Miyagi.

Rukawa non gli rispose, ma arrossì leggermente.

“Non ci credo il ghiacciolo sta arrossendo!!!” quasi urlò Sakuragi.

“Non sono arrossito do’aho. E’ il vapore dell’acqua.

Ma davvero? Allora Katia non ti piace?” chiese Mitsui.

Senpai, fatti i fatti tuoi!” ribatté secco Rukawa.

“Te l’ho chiesto perché se non ti interessa ho intenzione di farmi avanti con lei.” Disse Mitsui facendo l’occhiolino a Kogure che fu l’unico a notare quel gesto.

Rukawa rimase in silenzio.

“Allora, posso? Finora non l’ho ancora fatto perché credevo piacesse a te.

“Io…”

“Tu…”

“Non vo…”

“Ehi Katia! Sorpresa! Ho cambiato idea!” La voce di Ayako risuonò per tutta la vasca raggiungendo anche i ragazzi.

“Oh merda!” disse Katia in italiano, cosicché nessuno capì cosa avesse detto.

Dall’altra parte delle rocce i ragazzi si sporsero per vedere se avevano capito esattamente.

Videro due ragazze in acqua. Erano indubbiamente Katia ed Ayako. Anche loro si erano voltate verso la parte maschile e videro i ragazzi. Ayako iniziò a urlare contro di loro dicendo che erano dei porci e che dovevano girarsi immediatamente. Nel frattempo Katia e Rukawa avevano incrociato lo sguardo. Ma subito dopo entrambi lo distolsero imbarazzati.

Come fu certa che i ragazzi non stessero più guardandole Katia si alzò e corse nello spogliatoio. Ayako intuì che c’era qualcosa che non andava e la seguì.

Nel frattempo anche i ragazzi stavano uscendo e Mitsui si stava scusando con Rukawa.

“Lascia perdere.” Fu l’unica risposta che ottenne.

“Katia. Katia. Insomma mi vuoi dire cosa è successo?”

“Lo sai Ayako? Tu hai un tempismo perfetto!” disse ironicamente poi sospirando si volse a guardarla negli occhi e le spiegò cosa era successo.

“Scusa. Se non avessi urlato ora sapresti esattamente cosa prova per te. Disse Ayako veramente pentita.

“Forse è stato meglio così.”

Che vuoi dire?”

“Se lui avesse detto di non essere interessato a me adesso starei male e non riuscirei ad essergli nemmeno amica come ora. Se invece avesse detto che gli piaccio sarei stata felice, ma poi avrebbe perso di importanza un’eventuale dichiarazione. Mi sarebbe sembrato di estorcergli una confessione contro la sua volontà. E mi sarei sentita una vigliacca. Perché so che mi sarei dichiarata, non per il fatto di aver trovato il coraggio di dirgli cosa provo per lui, ma perché sarei stata sicura che ci sarebbe stato.

“Secondo me ti complichi troppo la vita amica mia.

“Credo che tu abbia ragione.” Detto questo scoppiarono entrambe a ridere.

Nei due giorni successivi Katia e Rukawa si comportarono come al solito. Come per un tacito accordo entrambi avevano evitato di toccare l’argomento “terme”.

 

FINE 2° CAPITOLO

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Capitolo 3
*** 3° capitolo ***


3° CAPITOLO

3° CAPITOLO

 

Il sabato la squadra venne raggiunta anche da Haruko che aveva avuto il permesso di andare a vedere la partita della squadra e si fermò con loro fino alla domenica, passando così una giornata di vacanza.

Durante tutta la partita aveva osservato attentamente Rukawa e proprio per questo non le erano sfuggite le occhiate che questi lanciava a Katia e notò anche di come lei guardasse lui. Mentre era in camera per cambiarsi prima di cena Haruko, che si era sistemata in camera con Ayako e Katia, chiese a quest’ultima cosa ci fosse tra lei e Rukawa. Ayako non c’era.

Ni…niente. Perché me lo chiedi?”

“Ho visto come vi guardavate durante la partita.

E come?”

“Come si può guardare una persona che ci piace.

“…”

“Non mi piace.”

Che cosa?”

“Come vi guardate. Io sono sempre stata innamorata di lui, ma lui non mi ha mai guardato in quel modo.

“Lui… non mi guarda in nessun modo.”

“A te interessa?”

“E’ un bel ragazzo. Mentirei se ti dicessi che non mi piace.

Se ti chiedessi di farti indietro?”

Cosa?”

“Cos’è più importante per te? L’amicizia o un ragazzo?” Haruko sapeva che non era giusto chiederglielo, ma non poteva farne a meno.

Katia rimase in silenzio.

“Una volta mi hai detto che per amicizia sei disposta a tutto. Vuoi farmi capire che non mi reputi tua amica?”

“Lo sei, ma…”

“Allora rinuncia a Rukawa.” Le chiese Haruko piangendo.

Katia non era mai riuscita a resistere alle lacrime di chicchessia e sentendosi morire sussurrò: “Ci proverò.

Per tutta la cena Katia ignorò volutamente Rukawa.

Non sopportava quella situazione. Da una parte c’era Rukawa che tentava di avere un dialogo con lei, dall’altra Haruko che continuava a fissarla.

Come finì di mangiare si alzò e disse che sarebbe uscita un po’ per digerire, e chiamando Briciola che la seguì se ne andò.

Katia e Briciola stavano passeggiando per il giardino del piccolo albergo che li ospitava. C’era un piccolo laghetto e sedendosi sulla riva prese Briciola in braccio. Guardando la luna riflessa nell’acqua iniziò a piangere mentre i ricordi affioravano alla sua mente.

‘“Katia tu mi piaci e mi chiedevo se volessi essere la mia ragazza.” “Christian anche tu mi piaci e sarei molto felice di essere la tua ragazza.” […] “Katia devo dirti una cosa.” “Anch’io Vale. Parla prima tu.” “Mi sono innamorata.” “Di chi?” “Di Christian! E tu cosa dovevi dirmi?” “Ecco… Quello che dovevo dirti io è che… mi sono messa con un ragazzo. “Ah sì? E chi è?” “…Christian.” “Ti odio. Lui piace a me.” “Ma piace anche a me. “Ed è più importante della nostra amicizia?” “Mi dispiace. […] “Katia è successa una cosa terribile.” “Cosa?” “Vale… è in ospedale.” “COSA? Che le è successo?” “Dicono che abbia tentato di suicidarsi. Sta morendo.” […] “Perché l’hai fatto?” “Non potevo vivere senza Christian. E tanto a nessuno interessa di me.” “Non è vero! A me interessa!” “Ma non ti sei fatta problemi a metterti con Christian!” “Mi dispiace! Avrei dovuto rinunciarci. Scusa. Ma anch’io sono innamorata di lui. “Non so che farmene delle tue scuse.”’

“…ia. Katia.” Una mano si posò sulla sua spalla ridestandola dai suoi ricordi.

Si girò di scatto e si ritrovò a fissare negli occhi Rukawa.

Che è successo? Perché piangi?”

“Io… Non è nulla. E’ solo un po’ di nostalgia. Ma le lacrime non volevano smettere di uscire.

Rukawa per consolarla allora la prese tra le braccia e l’abbracciò. Katia pianse per un po’ sul suo petto. Poi quando si accorse di essere abbracciata a lui si allontanò e si alzò in piedi tenendo Briciola sempre in braccio.

“Che c’è?” chiese Rukawa non capendo quel repentino cambio di umore.

“Niente, ora sto bene.”

Perché menti? Si capisce che stai male. Parlamene. Forse ti posso aiutare.

“Non ne ho bisogno.”

Perché sei così testarda?” le disse alzando la voce.

E tu perché sei così insistente?” gli rispose con lo stesso tono.

Rukawa sospirò poi rispose fissandola negli occhi: “Perché tu mi piaci e non voglio vederti soffrire. Il suo tono era più calmo e Katia poté scorgere una nota di dolcezza.

“So che hai sentito il discorso che stavamo facendo alle terme. Sono stato interrotto mentre stavo per dire la cosa più importante.”

“Non dirla.”

Perché?”

Silenzio.

“Katia…” si avvicinò a lei.

“… io…” le prese il mento tra due dita obbligandola ad alzare lo sguardo.

“… mi sono…” la fissò negli occhi.

“… innamorato di te.”

Sentì Katia sussultare e vide i suoi occhi riempirsi nuovamente di lacrime. Vide che muoveva le labbra come se dovesse dire qualcosa e in cuor suo pregò che fosse ciò che sperava.

Anch’io…” mormorò infine Katia.

Anche tu cosa? Dimmelo ti prego.”

Anch’io sono innamorata di te.” Disse in un soffio.

Senza aspettare altro Rukawa abbassò il suo viso fino a sfiorare con le sue labbra quelle di Katia.

Fu un bacio leggero come un tocco di farfalla, ma che procurò ad entrambi una tempesta di sensazioni.

‘“Non potevo vivere senza Christian. E tanto a nessuno interessa di me.” “Non è vero! A me interessa!” “Ma non ti sei fatta problemi a metterti con Christian!”’

“NO!” Katia si allontanò bruscamente da Rukawa che la fissò sorpreso.

“Mi dispiace, ma non posso. Dimentica quello che ti ho detto. Dimentica quello che è successo.”

Perché?”

Katia tremava e piangeva. Non rispose alla sua domanda. Ripeté soltanto: “Mi dispiace. Dopodiché corse via con Briciola sempre tra le braccia.

Voleva scappare. Scappare da Rukawa, dalla promessa che aveva fatto ad Haruko, dal suo passato, da se stessa e dalle emozioni che quel lieve bacio aveva scatenato in lei.

Andò nella sua camera sperando che non ci fossero né HarukoAyako.

Fortunatamente le due erano ancora a chiacchierare con gli altri nella sala relax. Si cambiò e si infilò nel futon. Briciola le si avvicinò e come se cercasse di consolarla le leccò le lacrime dalle guance. Katia l’accarezzò e con il muso di Briciola che le accarezzava la guancia si addormentò. Sprofondando in un sonno senza sogni. Buio, proprio come si sentiva il cuore. Briciola le si accoccolò vicino alla testa come se volesse proteggere il sonno della sua padrona.

Rukawa rimase a fissare a lungo il punto dove Katia era scomparsa. Non capiva cosa fosse successo. Infine si decise a tornare all’albergo.

Si diresse direttamente verso la sua stanza. Ma arrivato in cima alle scale si fermò di fronte alla porta di Katia. Stava per bussare sperando che Katia fosse lì e potessero chiarirsi, quando sentì dall’interno della stanza dei singhiozzi. Rimase a fissare per un po’ la porta appoggiandosi con la schiena alla parete opposta.

“Tutto bene?” Rukawa non si era accorto che Kogure e Mitsui erano nel frattempo saliti.

Li guardò per qualche secondo poi rispose: “No. Ho bisogno di un consiglio.

I due senpai si guardarono e poi lo invitarono a seguirli nella loro stanza. Rukawa lanciò ancora un’occhiata alla porta della stanza di Katia ed infine li seguì.

Quando si furono seduti e dopo che Kogure lo esortò a parlare, Rukawa raccontò ciò che era successo quella sera. Poi ricordandosi improvvisamente che Mitsui aveva detto di essere interessato a Katia gli disse: “Senpai, scusami.”

“Per cosa?”

“Sapevo che ti piaceva, ma mi sono fatto avanti lo stesso.

“Non preoccuparti. Vedi in realtà l’avevo detto solo per farti ammettere di essere interessato a lei.

“Davvero?”

“Sì. Tornando a ciò che è successo. Non hai qualche idea del motivo del suo comportamento?”

“Nessuna.”

Rimasero un po’ in silenzio a riflettere. Poi Kogure disse: “Credo che l’unico modo per sapere cosa le è preso sia di chiederlo ad Ayako, sono molto amiche. Magari ne saprà qualcosa.”

“Forse hai ragione. Proverò a chiederlo a lei. Anzi ci vado subito.

“Ti conviene aspettare domani.”

Perché?”

“Primo perché è già tardi. Secondo perché se tu andassi da lei adesso e la trovassi ancora sveglia di sotto, vorrebbe dire che non ha ancora parlato con Katia e che quindi non sa ancora cosa sia successo.

“Allora glielo chiederò domattina.” Ringraziò i due ragazzi per l’aiuto e si congedò.

“Credi che risolveranno i loro problemi?” chiese Kogure a Mitsui.

“Sono sicuro di sì. Si amano troppo per perdersi.”

“Spero tu abbia ragione. Sono due bravi ragazzi. Si meritano di essere felici. Gli auguro di poterlo essere come lo siamo noi.

Mitsui lo guardò negli occhi, gli accarezzò la testa con una mano e gli diede un bacio sulle labbra.

“Sei sempre buono con tutti koibito.”

La mattina dopo Katia era rimasta chiusa in camera. Ayako e Haruko le avevano proposto di andare con loro a fare una passeggiata, ma lei disse di non sentirsi troppo bene rassicurandole che non era nulla di grave e che le sarebbe bastato riposarsi un po’ per rimettersi in forma.

Mentre stavano uscendo Ayako fu chiamata da Rukawa che le disse che aveva bisogno di parlarle.

Haruko quindi si allontanò e raggiunse Sakuragi e Miyagi lì vicino.

Come furono rimasti da soli Rukawa le chiese se sapesse cosa era successo a Katia. Fraintendendo la domanda la ragazza gli disse che era in camera a riposare perché aveva mal di testa.

“Non mi riferisco a quello.

E a cosa?”

A ieri sera.”

Perché? Cosa è successo ieri sera?”

“Non avete parlato?”

“No. Quando io e Haruko siamo tornate in camera ieri, Katia stava già dormendo. Ma che è successo?”

“No, niente.”

“Sicuro?”

“Sì.”

Katia uscì dalla stanza solo quando era ora di partire. Si era fatta portare il pranzo in camera con la scusa che non stava bene.

Sul pullman fece finta di dormire per evitare discussioni con Rukawa. E quando arrivarono a scuola salutò velocemente e se ne andò a casa.

Katia avrebbe voluto rimanere a casa il giorno dopo, ma non voleva perdere le lezioni dato che entro poco ci sarebbero stati dei test importanti.

Cercò di rimandare il momento di entrare in classe più che poté. Quando vide che il prof. stava arrivando entrò, si sedette e Rukawa non ebbe il tempo di parlarle perché il professore iniziò subito la lezione.

Arrivò il cambio dell’ora.

Katia aveva intenzione di uscire dalla classe subito dopo il suono della campanella e tornare quando la pausa fosse arrivata alla fine per evitare Rukawa. Ma lui intuì le sue intenzioni e non le diede il tempo di attuare i suoi propositi.

Come la campana suonò i due si alzarono, ma Rukawa fu più veloce e le impedì di fuggire.

“Lasciami passare.”

“No.”

I due si fissarono negli occhi poi Katia abbassò lo sguardo.

“Smettila Rukawa.”

“Di far cosa?”

“Di tormentarmi.”

“Io ti tormento?! Sei tu che con le tue parole mi stai tormentando.”

“Non era mia intenzione.”

Ma l’hai fatto.”

“Ti ho detto di scordare tutto.”

E credi davvero che potrei farlo.”

“Devi.”

“Scusa tanto se ci tengo a…”

“Non dirlo.” Gli disse a voce un po’ alta. Facendo voltare anche i pochi che finora avevano ignorato la loro discussione.

Perché hai così paura delle parole?”

Perché fanno soltanto male.”

“Sei tu che mi fai male.”

Queste parole colpirono molto Katia. Poi con un sorriso ironico guardandolo negli occhi disse: “Te l’ho detto. Le parole fanno male.”

Detto questo gli volse le spalle con l’intenzione di andarsene, ma Rukawa le afferrò un braccio e la obbligò a girarsi.

“Non le tue parole. E’ il tuo atteggiamento. L’altra sera hai detto che anche tu mi…” Non riuscì a finire la frase perché la mano destra di Katia l’aveva colpito con uno schiaffo.

“Non voglio ricordare cosa ti ho detto. E’ stato uno sbaglio. Tutto quello che è successo l’altra sera è stato uno sbaglio e non succederà più. Non deve succedere più.” Non aveva urlato, anzi il suo tono era basso, ma per Rukawa, l’intensità con cui pronunciò quelle parole fu peggio che se gliele avesse urlate in faccia. Per questo lasciò andare il suo braccio.

“Fai quello che vuoi. Scusa se ho creduto che fosse stato importante almeno quanto lo è stato per me. Ma non ti preoccupare, non ti importunerò più.” Così dicendo si avviò all’uscita della classe nonostante stesse suonando la campanella che avvisa della ripresa delle lezioni.

“Le lezioni ricominciano dove stai andando?” Katia non riuscì a trattenersi dal porgli la domanda.

Lui le rispose senza nemmeno voltarsi. “E a te che te ne frega? Vuoi che io stia fuori dalla tua vita? E allora non impicciarti nella mia.” E se ne andò.

Katia non riuscì a concentrarsi sulle lezioni. Rukawa non si fece vedere per tutto il resto della mattinata.

Ma non era andato via. Si era rifugiato sulla terrazza della scuola. Si era sdraiato guardando il cielo. Solitamente quel posto lo rilassava e riusciva in poco tempo ad addormentarsi. Ma era troppo sconvolto per dormire. Nella sua mente rivisse la scena di poco prima.

Era talmente immerso nei ricordi da non accorgersi della persona che gli si stava avvicinando.

Oi, kitsune! E tu che ci fai qui?”

“Vattene do’aho!” Sakuragi non era proprio la persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

“Ehi come ti permetti! Non ci si rivolge così al grande tensai!”

Tensai un corno!”

Il battibecco degenerò velocemente in una rissa.

‘Forse mi sbagliavo, Sakuragi era proprio la persona che avevo bisogno di vedere.’ Pensò Rukawa.

Picchiarsi con Sakuragi gli servì per scaricare una parte della rabbia e della frustrazione che provava.

Dal canto suo Sakuragi intuì che c’era qualcosa di diverso in quella rissa, o meglio in Rukawa. Guardandolo negli occhi capì cos’era. Mostravano una tristezza e un dolore che non gli aveva mai visto e dubitò fosse per i pugni.

Quando entrambi sfiniti finirono a terra uno di fianco all’altro Sakuragi gli chiese se andasse meglio. L’altro non rispose.

“Guarda che ho capito che era tutto un pretesto per fare a botte. Ti è successo qualcosa che ti ha buttato a terra. Non devi parlarmene se non vuoi. Ma se avessi bisogno di sfogarti chiamami pure.”

Rukawa non credeva che Sakuragi potesse essere tanto intuitivo e disponibile. Ne rimase colpito.

“Grazie do’aho.

“Potresti evitare di darmi dell’idiota in un momento come questo!” disse imbronciato Sakuragi.

“Grazie Sakuragi.” Disse Rukawa sorridendo nonostante tutto.

“Prego Rukawa.

Rimasero per un po’ così, fermi a guardare le nuvole bianche sopra di loro. Poi Rukawa ruppe il silenzio.

“Ho sempre pensato che tra tutti tu fossi quello con cui mi sarei capito di meno. Invece ora scopro che sei quello con cui riesco a capirmi di più. Nonostante facciamo sempre a botte.”

“Nessuno dei due è bravo con le parole. Ci esprimiamo meglio con i pugni. Ma non vuol dire che siamo insensibili a ciò che ci accade intorno.

“Forse dovrei provare a combattere con lei. Chissà poi la capirei. Disse più a sé stesso che al rossino al suo fianco.

“Di chi parli?”

Il moretto non rispose e Sakuragi provò ad indovinare, anche se era certo di centrare il bersaglio.

“Katia?”

“Katia.” Ripeté Rukawa.

“Avete litigato?”

“Magari.”

Sakuragi lo guardò interrogativo.

Rukawa gli raccontò cos’era successo sia quel giorno che due giorni prima.

“Caspita. Non credevo che potessi infiammarti così.

Sakuragi pensò che l’altro si sarebbe arrabbiato a quell’affermazione, ma al contrario l’altro rimase calmo e disse: “Neanch’io.

Cosa pensi di fare adesso?”

Cosa dovrei fare? Non vuole che io faccia parte della sua vita. L’accontenterò.

“Credi di riuscirci davvero?”

“Devo riuscirci.”

 

FINE 3° CAPITOLO

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Capitolo 4
*** 4° capitolo ***


4° CAPITOLO

4° CAPITOLO

 

Quel pomeriggio Katia non poté assistere a tutto l’allenamento in quanto l’insegnante doveva farle recuperare un compito.

Quando raggiunse il club scoprì che l’allenatore Anzai aveva organizzato una partita di allenamento con uno dei maggiori rivali dello Shohoku: il Ryonan. La partita era appena finita quando arrivò. Il risultato era stato di 89 a 77 per il Ryonan.

“Mi dispiace che abbiamo perso.” Disse Katia ad Ayako.

“Anche a me. Sono rimasta stupita da Rukawa. Sentendo quel nome Katia sussultò impercettibilmente.

Perché?”

“Non ha giocato come al solito. Sembrava distratto. Durante gli scontri con l’asso del Ryonan ha sempre dato il meglio di sé, ma oggi… sembrava stare su un altro pianeta. Non ha raccolto nemmeno le provocazioni di Sakuragi.

Sentirono delle voci provenire dal corridoio. Akagi stava facendo una ramanzina a Rukawa per come aveva giocato sottotono. Kogure e Mitsui cercavano di calmarlo.

Quando entrarono in palestra Rukawa notò subito Katia. I loro occhi si incrociarono per un attimo. A causa del rancore che provava disse a Katia che avrebbe potuto anche non venire totalmente.

Calò il silenzio in palestra. Katia riuscì a malapena a trattenere le lacrime, mentre tutti facevano correre lo sguardo dall’uno all’altra. Proprio in quel momento risuonò una voce.

Katia-chan sei davvero tu?”

Katia si volse verso il proprietario della voce. Lo guardò un po’ ma senza vederlo, ancora sconvolta per le parole di Rukawa. Poi lo mise a fuoco.

Aki-chan?”

Il ragazzo intanto si era avvicinato e l’abbracciò gioiosamente.

“Si sono io. Ne è passato di tempo.” Disse ridendo. Poi guardandola negli occhi con un sorriso e uno sguardo dolcissimo le chiese se stava bene. Il ricordo di quando si erano conosciuti misto alle parole dure di Rukawa e alla contrastante dolcezza di Akira Sendo ruppero l’argine delle sue lacrime. Akira la prese tra le braccia. Aveva capito immediatamente che quelle lacrime non erano per la gioia di rivederlo. Erano lacrime di disperazione. Lacrime che, purtroppo, aveva già visto su quel volto. Si girò leggermente verso il suo capitano per dirgli che sarebbe tornato da solo a casa e con Katia uscì dalla palestra e dalla scuola.

Sakuragi, Mitsui e Kogure si voltarono verso Rukawa per vedere la sua reazione, ma lui si stava già dirigendo verso l’uscita. I tre ragazzi lo seguirono. Il moretto era arrivato alla sua bici e stava cercando di sbloccare il lucchetto.

“Rukawa tutto bene?” provò a chiedere Kogure.

Nessuna risposta.

“Ehi Rukawa…” tentò Mitsui ma fu bloccato da Sakuragi che fece loro cenno di lasciarli soli.

Non sapevano che fare. Poi decisero di dare fiducia a Sakuragi.

Quando furono soli Sakuragi lo chiamò. Non ottenendo risposta stava per richiamarlo quando lo sentì praticamente urlare. “MALEDIZIONE!” mentre sbatteva un pugno contro il suolo.

Era ancora inginocchiato accanto alla bici, le mani che tremavano. Poi si alzò. Stava per salire in bici quando il rossino lo bloccò.

“Non crederai di andartene in quello stato!?

Rukawa non disse nulla.

“Senti… facciamo così: adesso vieni con me a casa mia, se vuoi ti sfoghi, e nel frattempo cerchi di calmarti. Quando sarai calmo torni a casa.

Perché fai questo? Noi non siamo mai stati amici.”

“Perché so cosa vuol dire soffrire per amore.

E io che credevo ci trovassi gusto a vedermi star male!”

“Lo pensavo anch’io. Ma a quanto pare ci sbagliavamo entrambi.” Gli disse sorridendo.

Rukawa che nel frattempo si era girato verso di lui ricambiò il gesto con un impercettibile movimento delle labbra.

“Grazie Sakuragi.”

“Ehi con questo oggi è già la seconda volta che mi ringrazi. Mi sa che più che a casa mia ti devo portare in ospedale. Devi avere battuto la testa da qualche parte. Cercò di scherzare.

Rukawa si rilassò un po’. In fondo quell’idiota gli era veramente d’aiuto.

Si fissarono alcuni secondi poi Sakuragi disse:

“Prego.” E si incamminarono verso casa Sakuragi.

Intanto Akira e Katia stavano camminando tra le strade di Kanagawa. Lei aveva smesso di piangere, ma ancora non gli aveva raccontato nulla e si capiva chiaramente che era ancora shockata.

“Vuoi che ci fermiamo da qualche parte, un bar o un parco?” le chiese Akira.

“Non posso, devo tornare a casa.

“Capisco. Come sta la tua famiglia?” cercava di farle scordare almeno per un po’ i suoi problemi, anche se era curioso di sapere cosa fosse successo.

“Bene.”

“Mi piacerebbe salutarli.”

Katia intuì che aveva frainteso la situazione. “Anche a me. Mi sono trasferita qui soltanto con Briciola. I miei genitori e mia sorella sono rimasti in Italia.

“Davvero? Perché non mi hai fatto sapere che ti saresti trasferita qui?”

“Non lo so. All’inizio volevo farti una sorpresa, ma poi gli eventi hanno scombussolato i miei piani.

“Capisco. E la tua micia come sta?”

“Bene.” Non voleva sembrare sfacciata, ma decise di chiedergli lo stesso ciò a cui stava pensando. “Aki-chan ti andrebbe di venire da me? Ho bisogno di parlare con qualcuno.

“Certo.”

Si avviarono verso casa di Katia. Nessuno dei due aveva più aperto bocca. Quando furono entrati in casa Briciola andò subito incontro a Katia che la prese in braccio e la coccolò. Anche Aki-chan stava per farle una carezza, ma la gatta resasi conto della cosa alzò una zampa graffiandolo.

Ahio! Mi ero dimenticato che non si fa mai accarezzare da nessuno.

“Ti sbagli.” Disse facendo scendere la micia.

“Lo so, da te e dalla tua famiglia si lascia accarezzare.

“No, intendevo che c’è anche qualcuno al di fuori della mia famiglia cui Briciola permette di avvicinarlesi.”

“Lo conosco?”

“Rukawa.”

“Rukawa Kaede il ghiacciolo dello Shohoku?”

“Rukawa Kaede, dello Shohoku, ma non condivido l’aggettivo ghiacciolo.

Dal tono che usò Akira intuì qualcosa.

“Rettifico. Rukawa Kaede, dello Shohoku, il fulcro del tuo problema e la causa delle tue lacrime.

“Stavolta, non ho niente da replicare.” Rispose con un sorriso triste.

Katia lo invitò a fermarsi per la cena e gli disse di avvertire i suoi mentre preparava qualcosa da mangiare.

Una volta seduti a tavola iniziò a raccontargli tutto ciò che le era successo in quel periodo.

“Per istinto ti direi di essere egoista e di fregartene della tua amica ed essere felice con Rukawa. Ma so perfettamente che non potresti mai. Ripensi ancora al tuo passato vero? Come sta Valentina?”

“Come si può stare su una sedia a rotelle.

“Ti ritiene ancora responsabile?”

“L’ultima volta che l’ho vista mi ha assicurato che non ce l’aveva più con me e che in fondo non ce l’aveva mai avuta con me, Aveva soltanto bisogno di un capro espiatorio.”

“Da come lo dici intuisco che comunque tu ti senti ancora responsabile lo stesso.”

Non gli rispose. Sapeva che non ce n’era bisogno.

“Non puoi colpevolizzarti eternamente. Anche Valentina ha capito che non avevi colpa. Perché tu invece non lo vuoi capire?” ma sapeva che era inutile. Katia era fatta così. Si addossava sempre le colpe, anche quelle che non aveva. Lo aveva pensato anche poco dopo che si erano conosciuti. Ora che ci pensava, anche quella volta l’aveva consolata. Era appena successa la faccenda di Valentina. E anche quella volta avrebbe voluto fare qualcosa per farla stare meglio, ma non aveva saputo aiutarla. Aveva lasciato il ragazzo con il quale si era messa e aveva avuto un atteggiamento remissivo riguardo tutto.

Ma sapeva che non era sempre stata così. Prima era stata una persona grintosa, energica, sempre pronta a lottare per ciò in cui credeva e per ciò che voleva. Il colpo di grazia poi lo aveva ricevuto dopo che aveva avuto dei problemi con una banda. Nemmeno lui sapeva cosa fosse successo esattamente né se avessero mai smesso di tormentarla.

Cosa hai intenzione di fare adesso?”

“Quello che sto facendo ora.”

Cioè soffrire e disperarti?”

Cioè ignorare ciò che provo, e non far soffrire un’amica.”

“Sarò insensibile, ma, secondo me, questa tua ‘amica’ in realtà non lo è per niente. Un’amica non ti chiederebbe mai di rinunciare alla felicità.

“Forse. Ma credo che l’abbia fatto solo perché soffre anche lei.

E preferisci che soffriate in tre persone piuttosto che far felici due di queste tre persone. In questo modo sarebbe solo una persona a soffrire.

Ma sarebbe sempre una di troppo.”

Akira fece un lungo sospiro rassegnato. “Ci rinuncio.

A casa di Sakuragi intanto i due ragazzi stavano parlando, o meglio Sakuragi parlava, esponendo quali erano secondo lui le cause del comportamento di Katia e Rukawa rispondeva a monosillabe.

Al momento l’unica cosa che gli interessava era sapere come mai Sendo e Katia si conoscessero e perché c’era tutta quella complicità tra di loro.

“Tu cosa ne pensi Rukawa?”

“Come? Scusa non ti stavo ascoltando.”

“Non importa. A cosa pensi?”

“A Sendo e Katia.”

“Ti sei fatto qualche idea?”

“Solo una che spero non si quella esatta.”

Cioè?”

“Che loro stanno insieme e questo è il motivo del comportamento di Katia.

“Secondo me ti sbagli.”

Cosa te lo fa credere?”

“Il modo in cui si sono salutati quando si sono visti.”

“Spiegati meglio.”

“Sembrava il modo in cui si salutano due persone che non si vedono da molto tempo, non quello di due fidanzati.”

Rukawa ci pensò sopra e pensò che il discorso reggeva. Ma allora quale cavolo era il problema?

Un’ora più tardi Rukawa era per strada. Si era calmato e quindi stava tornado a casa sua. Decise di passare davanti alla casa di Katia, avrebbe allungato un po’ ma non gliene importava.

Proprio mentre era fermo davanti a casa di Katia (e meno male che doveva solo passarci davanti) notò che si apriva la porta. Ne uscì un ragazzo dall’inconfondibile pettinatura a punta.

Si stavano salutando, Rukawa non poteva sentire cosa dicessero, ma quando vide Katia alzarsi sulle punte dei piedi e dare un bacio a Sendo si sentì cedere il terreno sotto i piedi. Poco importava se il bacio era sulla guancia.

Ci fu ancora un breve scambio di battute tra i due, poi Sendo se ne andò e Katia richiuse la porta.

Come Sendo girò l’angolo Rukawa ripartì con la bici e si allontanò il più in fretta possibile da lì.

Quando arrivò a casa si diresse in camera sua e si lasciò cadere sul letto. Con il telecomando che teneva sul comodino accese lo stereo e lo lasciò andare praticamente a tutto volume. Non voleva pensare e sperava che quei suoni fossero più alti delle grida del suo cuore.

 

FINE 4° CAPITOLO

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Capitolo 5
*** 5° capitolo ***


5° CAPITOLO

5° CAPITOLO

 

Il giorno dopo a scuola tutti parlavano di ciò che era successo in classe tra Rukawa e Katia.

Fuori dall’istituto c’era Sendo che stava aspettando Rukawa. Aveva deciso di fare qualcosa per la sua amica.

Sakuragi per una mattina non fece tardi. Stranamente si era svegliato in orario. Quando arrivò a scuola vide Sendo. Gli si avvicinò.

E tu stupido porcospino cosa ci fai qui?”

“Buongiorno anche a te Sakuragi. Non sarebbero fatti tuoi, ma sto aspettando una persona.

“Non ti è bastato vederla ieri? Guarda che poi le verrai a noia.

“Non mi riferivo a Katia-chan.”

E allora a chi?”

“Se proprio vuoi saperlo sto aspettando Rukawa.

E cosa vuoi da lui?”

Quando lo vedrò glielo dirò.”

“Non pensi che per causa tua è già stato abbastanza male?”

“Sono qui proprio per questo. Perché non voglio che Katia soffra.

I due si guardarono. In quel momento arrivò Rukawa.

Che ci fai qui?” chiese a Sendo.

“Ti stavo aspettando. Ti devo parlare.”

“Di cosa?”

“Di Katia.

“Allontaniamoci dalla scuola.”

“Non voglio farti perdere la scuola.”

“Entrerò più tardi.” Disse alzando le spalle.

“Andiamo.”

“Vengo con voi.” Affermò Sakuragi.

I due lo fissarono.

“Per me è indifferente.” Disse Sendo stupito dal modo di comportarsi di Sakuragi.

“Basta che non fai l’idiota.

I tre si avviarono verso un bar lì vicino. Quando si furono accomodati ad un tavolo Rukawa gli chiese cosa avesse da dirgli.

“Prima ho bisogno di farti una domanda. Puoi anche mandarmi a quel paese, ma preferirei che mi rispondessi sinceramente.

“Sentiamo.”

Cosa provi per Katia?”

Rukawa lo guardò negli occhi stupito per quella domanda. Era tentato di mandarlo davvero a quel paese, ma poi decise di essere sincero come gli aveva chiesto.

“Sono innamorato di lei.”

“Bene. Era proprio la risposta che volevo sentirti dire. Katia mi ha raccontato tutto ciò che è successo tra voi da quando si è trasferita. Mi ha anche detto il motivo del suo cambiamento di comportamento.

Cioè?” chiesero all’unisono Sakuragi e Rukawa.

Sendo raccontò loro tutto quanto, sia la promesso che Haruko aveva voluto che le facesse, sia ciò che era successo con la sua amica Valentina. Rukawa finito il racconto si sentì invadere da una rabbia incredibile. Si era già sentito arrabbiato qualche volta, ma mai aveva provato questa furia. Si alzò dal tavolo seguito da Sakuragi e si diresse a scuola.

Chiese a Sakuragi in quale classe fosse la Akagi e la raggiunse. Spalancò la porta. La classe di Haruko aveva un’ora buca.

Quando le ragazze videro Rukawa entrare si sciolsero tutte in urletti e commenti. Tranne Haruko che a causa di come il ragazzo la guardava si sentì gelare. Notò che c’era anche Sakuragi.

“Vieni fuori.” Le ordinò. Nonostante tutto ci teneva a che gli altri non si facessero i fatti suoi. In fondo quella era una questione privata.

Quando furono fuori le chiese: “Che cosa le hai fatto promettere?”

“Come?”

Cosa hai fatto promettere a Katia sabato sera?”

“Io…”

Rukawa non le lasciò il tempo di dire altro. “L’hai fatta stare male. Per colpa tua ha rinunciato ai suoi sentimenti. Guai a te si ti intrometti ancora nella nostra vita. E ti assicuro che non scherzo. Non posso perdonare chi fa soffrire la ragazza che amo. Detto questo se ne andò.

Sakuragi si avvicinò ad Haruko. “Ha esagerato non doveva comportarsi così, però… mi dispiace, ma non aveva tutti i torti.

Si fece seguire da Haruko e portandola in terrazza le raccontò ciò che era successo a Katia in passato. Le parlò della sua amica Valentina. Lei si sentì tremendamente in colpa rendendosi conto di ciò che aveva fatto.

Intanto Rukawa si era diretto alla sua classe. Il professore di inglese stava facendo lezione quando lui spalancò la porta. “Sei in ritardo.”

“Sì sono in ritardo.”

Si avvicinò al suo banco, ma invece di sedersi si mise di fianco a Katia la prese per un braccio e la fece alzare. La trascinò verso l’uscita sotto lo stupore di tutti.

Cosa credi di fare Rukawa?” gli chiese l’insegnante.

“Mi scusi professore ma devo parlare con Katia. E’ una cosa importante e non posso aspettare.

Così dicendo uscì, sempre trascinandosi dietro la ragazza.

Come furono fuori chiuse la porta alle loro spalle e le disse: “Mi dispiace. Non avevo capito niente. Perché non me l’hai detto?” nel frattempo la stava portando in terrazza.

“Avresti dovuto dirmi cosa è successo con Haruko. Cosa ti ha fatto promettere.

“Chi te l’ha detto?”

Sendo. Stamattina è venuto qui per parlarmi.”

“Io lo meno quello.”

“Dovresti ringraziarlo invece.”

“Ah sì? E perché?”

Perché ha fatto ciò che non hai fatto tu. Mi ha parlato di Haruko e di quello che è successo con la tua amica Valentina in Italia.”

“Non avrebbe dovuto. Comunque anche se sai tutto non importa. Non cambia niente.”

“Cambia tutto. Ho parlato con la Akagi e le ho detto che non deve più intromettersi nella nostra vita e non deve più far soffrire la ragazza che amo.”

Lei lo guardò. Dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime. “Io…”

Erano arrivati in terrazza nel frattempo.

 

La porta si spalancò.

Haruko e Sakuragi si voltarono per vedere chi fosse.

Come lei vide che c’era Katia le andò incontro.

“Mi dispiace Katia. Perdonami. Non volevo riaprire una ferita del tuo passato. Sono stata una stupida a farti fare quella promessa. Io la sciolgo. Non vale più niente. Perdonami se puoi. Disse Haruko piangendo.

Katia capì che anche lei doveva essere stata informata su tutto.

L’abbracciò. “Certo che ti perdono.”

Quando si staccarono Haruko le disse sorridendo: “Vai da lui e sii felice. Te lo auguro di tutto cuore.”

Katia annuì e si girò verso Rukawa.

Lui le si stava avvicinando. Quando fu a pochi centimetri da lei disse: “Te lo ripeto e stavolta spero mi darai la risposta che mi auguro. Io mi sono innamorato di te Katia. Voglio starti vicino e proteggerti e fare in modo che nessuno ti faccia più soffrire. Voglio che tu sia la mia ragazza. Tu cosa provi per me?” le prese il viso tra le mani asciugandole le lacrime con i pollici.

“Anch’io sono innamorata di te Rukawa e voglio essere la tua ragazza.

Come finì la frase le labbra di Rukawa si appoggiarono sulle sue in un bacio dolcissimo. Si allontanò leggermente per fissarla negli occhi che continuavano a lacrimare. Stavolta però erano lacrime di gioia. Le si avvicinò ancora per baciarla un’altra volta. Stavolta fu un bacio più profondo. Katia si aggrappò alle sue spalle e le braccia di Rukawa scesero attorno alla sua vita stringendola a sé.

Haruko tornò dentro l’edificio e Sakuragi la seguì.

“Mi dispiace. Le disse

“E’ giusto che sia finita così. Sono contenta per loro. Davvero.”

Sakuragi la osservò a lungo. Pensava che quando Haruko si fosse accorta che Rukawa non era interessato a lei, e che quindi lui avrebbe potuto avere una possibilità, sarebbe stato felice. Ma non lo era perché la sua Haruko stava soffrendo. E lui non voleva che soffrisse.

 

FINE 5° CAPITOLO

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Capitolo 6
*** 6° capitolo ***


6° CAPITOLO

6° CAPITOLO

 

Durante le lezioni della giornata Katia e Rukawa cercarono di comportarsi come al solito, ma anche se gli altri non se ne accorgevano per i due ragazzi tutto era diverso. Certo Rukawa continuava a passare le lezioni con la testa appoggiata sul banco, ma Katia si sera accorta perfettamente che molte volte lui girava la testa quel tanto che gli bastava per guardarla. Sotto quello sguardo si era sentita arrossire diverse volte.

Arrivò il momento degli allenamenti pomeridiani.

Quando pensavano di non essere visti i due ragazzi si scambiavano dolci occhiate. Nessuno si accorse di questo eccetto Sakuragi, che comunque sapeva tutto, Mitsui, Kogure e anche Ayako intuì qualcosa.

Infatti quando ebbero un attimo libero le si avvicinò e le chiese cosa stesse succedendo.

“Mi sembrava che tra voi le cose si fossero messe male. Invece oggi sembrate entrambi raggianti. A te brillano gli occhi mentre Rukawa che è già bravo di suo oggi fa faville.

“In effetti… Ci siamo messi insieme.” Disse arrossendo leggermente.

“Quando?” chiese Ayako felice per l’amica.

“Durante la seconda ora di stamattina.”

“Devi assolutamente raccontarmi tutto.”

Katia le raccontò tutto, sorvolando sul suo passato, e l’amica l’abbracciò felice per lei.

Haruko però ha sbagliato.”

“Si, ma non riesco a volergliene. In fondo posso capire quello che ha provato. E poi credo che ora stia soffrendo molto. Era presente quando Rukawa mi si è dichiarato e mi ha baciata. In fondo mi dispiace che stia male.”

Sei troppo buona.”

“Forse hai ragione. Ora manchi tu.”

“Sì, ma non credo mi andrà bene come a te.

“Ti sei già dimenticata del nostro piano?”

“Non è che tu ne abbia proprio bisogno.”

, non è che mi dispiacerebbe avere un appuntamento con lui. Soprattutto se posso aiutare un’amica. Come dice un detto italiano in questo modo unisco l’utile al dilettevole. Lascia fare a me.

Ayako le chiese cosa avesse intenzione di fare.

“So che non troppo lontano da qui c’è un luna park. Sei libera domenica?”

“Fammi pensare… mi sa che devo andare al luna park. Disse ridendo Ayako. Anche Katia rise.

“Andate al luna park? Posso venirci anch’io?” chiese una voce alle loro spalle. Era Sakuragi.

Le ragazze lo guardarono cercando un modo carino per dirgli di no quando anche gli altri iniziarono ad intromettersi.

“Il luna park? E’ una magnifica idea.”

“Sì!!!”

“Perché non ci andiamo tutti insieme?”

“Ci divertiremo.”

Le due ragazze si guardarono abbattute. Non era certo quello che volevano.

Ayako osservò Miyagi che stava dicendo proprio in quel momento che non gli dispiaceva l’idea. Anche Katia aveva sentito e aveva sussurrato ad Ayako: “Almeno viene anche lui. Troveremo il modo per farvi stare soli.”

Ayako si trovò costretta ad accettare la sorte.

Katia intanto stava osservando Rukawa. Gli si avvicinò e gli chiese se sarebbe andato anche lui.

“Non è che mi piaccia troppo stare in mezzo alla folla. Disse. “Tanto più che potrebbe essere difficile mantenere segreto il nostro rapporto.”

Quella mattina avevano deciso di non rendere pubblica la cosa tenendo conto della popolarità di Rukawa e anche perché non volevano essere presi in giro dalla squadra. In quel momento sembrava una cosa romantica, ma ora Katia si trovò a pensare che non le sarebbe dispiaciuto per niente passeggiare mano nella mano con Rukawa in mezzo agli altri.

Rukawa notò il lampo di tristezza che attraversò gli occhi di Katia perciò si affrettò ad aggiungere: “Però se ti fa piacere…”

“Mi farebbe estremamente piacere.” Gli rispose con uno sguardo dolcissimo.

‘Quegli occhi saranno la mia rovina.’ Pensò Rukawa. “Allora ci verrò.” Disse invece.

Domenica mattina ore 10.

I ragazzi si erano dati appuntamento davanti all’entrata del luna park.

Erano arrivati quasi tutti ormai. Mancavano soltanto Akagi, sua sorella Haruko e Rukawa. Quando arrivarono gli Akagi i ragazzi si stavano incamminando all’entrata, ma Katia li bloccò dicendo che non erano ancora al completo.

E chi manca?” domandò Miyagi.

“Manca… lui.” Disse indicando il ragazzo che si stava avvicinando.

“Buongiorno.” Disse Rukawa quando li raggiunse.

“Non ci credo il ghiacciolo che viene con noi al luna park!?” Disse Mitsui ridendo.

“Idiota.” Fu la risposta secca di Rukawa.

Per comodità decisero di dividersi in gruppi. Anche perché c’era chi preferiva recarsi subito nella zona dei giochi e chi preferiva andare a vedere gli spettacoli dei delfini e delle otarie che sarebbero iniziati entro poco.

Nel gruppo di Katia c’erano Rukawa (che strano!), Ayako, Miyagi, Kogure, Mitsui, Sakuragi e Haruko.

Stavano decidendo quale attrazione provare per prima.

Optarono per le rapide (ovvero i tronchi di Gardaland).

I posti per ogni tronco erano quattro. Nell’ordine in cui erano Katia notò che lei sarebbe salita sul secondo in gruppo con Sakuragi, che era davanti a lei, Rukawa e Ayako, che invece erano dietro di lei. Stava pensando ad un modo per far venire dietro Miyagi che era davanti a tutto il gruppo, ma non le veniva in mente nulla.

Miyagi puoi venire un attimo qui?” sentì chiedere Rukawa. Si volse verso di lui (come del resto anche tutti gli atri).

“Dimmi.” Disse Miyagi stupito, sentendosi rivolgere la parola proprio dal ghiacciolo, quando fu arrivato davanti a loro.

Ma tu puoi salire?”

Che vuoi dire?”

“Sul cartello c’è scritto che soltanto chi è alto almeno 1,50 m può salire. Sicuro di potere?”

Miyagi si infuriò mentre tutti gli altri scoppiavano a ridere.

“Adesso basta! Non ne posso più! Piantatela di prendermi in giro! OK non sono alto come voi, ma non sono un tappo! Siete voi ad essere degli spilungoni!” Disse sapendo che comunque sarebbe stato inutile.

Grazie all’intervento di Rukawa comunque Miyagi si era spostato dietro a Sakuragi e in quel modo sarebbe potuto salire con loro ed Ayako sul tronco.

Mentre stavano per salire Katia chiese se dava fastidio se si metteva lei davanti e senza aspettare risposta trascinò Rukawa in modo che si mettesse subito dietro di lei.

Miyagi quindi si posizionò all’ultimo posto ed aiutò Ayako a salire. Lei lo ringraziò.

“Figurati. Anche se mi dispiace che non hai potuto stare davanti.”

Ayako pensò che intendesse che non la voleva vicino e si rabbuiò.

Il ragazzo capì e spiegò il motivo per cui aveva parlato in quel modo.

“So che ti piace stare davanti in questo tipo di giochi.

Ayako sorrise. Qualche tempo prima erano stati in un luna park dove c’era la stessa attrazione e lei gli aveva rivelato che gli piaceva stare davanti. E lui se ne ricordava ancora.

Qualche gioco e molto divertimento dopo Katia pensò che si fosse creato il clima ideale per mettere a frutto ciò a cui aveva pensato per l’amica. Così propose di andare sulla funivia panoramica.

Sulla funivia si poteva andare soltanto due persone per ogni cabina. Era l’attrazione più romantica del parco. Mentre si mettevano in fila Katia e Ayako fecero bene attenzione affinché quest’ultima riuscisse a stare con Miyagi.

L’ordine con il quale salirono fu: Haruko e Sakuragi, Ayako e Miyagi, Katia e Rukawa, Kogure e Mitsui.

Katia fu rapita dalla bellezza del panorama. In quel momento si sentiva davvero felice. Una giornata bellissima, un panorama stupendo e un ragazzo fantastico che la stava abbracciando alla vita. Sentiva la guancia di Rukawa appoggiata alla sua tempia.

“L’hai fatto apposta a chiamare Miyagi e a dire quelle cose vero?”

“Mi dichiaro colpevole vostro onore.” Rispose sorridendo.

Perché l’hai fatto?”

“Mi sei sembrata strana stamattina. Sembrava stessi aspettando… non so, un’occasione forse. Perciò ti ho osservato e ho notato che osservavi spesso Ayako e Miyagi. Poi ho notato che anche Ayako era strana e non faceva che fissare Miyagi. Ho provato a fare due più due e l’unico risultato possibile mi è sembrato che tu stessi cercando di creare un’occasione per quei due.

Però! Sherlock Holmes non avrebbe potuto fare meglio. Disse la ragazza voltando il capo per poterlo guardare negli occhi e sorridergli. “Sei un buon osservatore.

“Solo perché eri coinvolta anche tu.”

“E’ la seconda volta che dici di fare qualcosa solo per me. Se continui così inizierò a pensare di essere una persona speciale per te.

“Lo sei.” E senza darle tempo di replicare posò le labbra sulle sue.

Intanto davanti a loro Ayako cercava di trovare qualcosa da dire per rompere il silenzio imbarazzato e imbarazzante che si era creato tra lei e Miyagi.

Mentre stava per dire qualcosa anche il ragazzo iniziò a parlare. Quel tempismo bloccò entrambi e il silenzio divenne ancora più pesante. Finché Ayako non lo resse più e sbottò.

“Non pensavo quel che ho detto.”

Il viso di Miyagi non mostrò alcuna emozione.

“A cosa ti riferisci?”

“A quando ho detto che ti odiavo e che non volevo più vederti. Fece fatica a trattenere le lacrime.

Il ragazzo fissava dritto davanti a sé. “E allora perché l’hai detto?”

Ayako sapeva che era arrivato il momento di essere totalmente sincera.

“Ogni volta che ti dichiaravi e mi facevi la corte, io non riuscivo a capire cosa provassi esattamente. Poi…” si interruppe. Voleva essere sincera, ma era difficile.

“Poi?” la sollecitò Miyagi.

“Poi un giorno ti ho visto in un parco. Eri con una ragazza. La stavi abbracciando. Io… mi sono sentita malissimo.

Perché?”

Perché avevo capito che ti volevo bene.” Disse in un sussurro che però lui riuscì a sentire.

Perché allora mi hai detto quelle cose?”

Perché ero gelosa. Era la prima volta che mi sentivo così. Ho pensato che tutte le tue attenzioni nei miei riguardi fossero fasulle. Che mi stessi prendendo in giro. Che tu stessi con quella ragazza.” Concluse in un soffio.

“Avresti dovuto parlarmene invece di arrivare a delle conclusioni così assurde, testona.

Lei si girò per poterlo guardare meglio. Lui abbassò lo sguardo su di lei.

“Quella ragazza che hai visto era mia cugina. Si era appena lasciata con il suo ragazzo. L’avevo incontrata per caso e l’ho consolata. Lei mi ha abbracciato per ringraziarmi di esserle stato vicino in quel momento.

“Tua cugina?”

“Sì, zuccona. Mia cugina.” Ripeté. Ma stavolta il suo sguardo si era addolcito.

“Sono stata una stupida.”

“E’ vero. Non avresti dovuto dubitare di quello che provavo per te.

Hai… Hai parlato al passato. Vuol dire che non lo provi più?”

“Prima di risponderti voglio che sia tu a dirmi cosa provi per me.

Ayako intuì cosa stesse cercando di fare Miyagi. Per paura di soffrire non aveva voluto dirgli ciò che provava per lui e aveva preferito dirgli che lo odiava ed allontanarsi da lui. Non aveva voluto rischiare. Sarebbe stato troppo facile ora se lei si fosse dichiarata dopo che lui le avesse detto di volerle ancora bene. O si fosse tirata indietro dopo aver saputo che non gli interessava. Ora doveva rischiare.

“Io sono innamorata di te Ryota Miyagi.” Gli disse guardandolo negli occhi.

“Ho parlato al passato perché in effetti quello che provavo per te all’epoca non lo provo più ora.”

Ayako si sentì crollare il mondo addosso.

“Prima avevo una cotta per te, ma dopo essere stato separato da te per dei mesi ho capito che la mia non era una cotta.

‘Basta non parlare più. Non lo capisci che le tue parole mi fanno soffrire?’ pensò Ayako mentre abbassava lo sguardo e dai suoi occhi iniziavano a cadere lacrime.

“Io…”

‘No.

“…ho capito…”

‘Non dirlo.’

“…che per te provo…”

‘E’ finita.’

“…vero e proprio amore!”

Ayako alzò lo sguardo stupita per incontrare quello di Miyagi pieno di amore. Di amore per lei.

Ryota…” la sua gola non le permetteva di dire altro.

“Non piangere. Io voglio vederti felice.”

“Lo sono. E queste sono lacrime di gioia.” Disse sorridendogli, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provava per lui.

Miyagi lo sentì e abbassò il suo viso su quello di lei.

Quando le loro labbra si toccarono entrambi sentirono una scossa che si propagò ad ogni cellula del loro corpo. Si abbracciarono approfondendo il bacio mentre entrambi sentivano nascere in loro una felicità mai sperimentata prima.

Quando scesero dalla funivia entrambi avevano un’espressione solare. Katia prese da parte l’amica.

“Credo che qui ci sia qualcuno che mi deve ringraziare. Disse con fare ironico.

E tu che ne sai?”

“Eravamo dietro di voi. Abbiamo visto tutto. Come bacia il nostro playmaker?” disse Katia tutta esaltata.

Ayako arrossì fino alla punta dei piedi.

“OK non rispondermi. La tua espressione vale più di mille parole.

“Sai Katia?”

Cosa?”

“Non mi sono mai sentita così felice in tutta la mia vita. Disse Ayako sorridendo.

“Ne sono felice.”

Tornarono dagli altri. Decisero che la prossima attrazione che avrebbero visitato sarebbe stata la casa stregata.

 

FINE 6° CAPITOLO

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Capitolo 7
*** 7° capitolo ***


7° CAPITOLO

7° CAPITOLO

 

Anche nella casa stregata l’entrata era a coppie. E si formarono le stesse coppie di prima.

Mentre camminavano Haruko si era aggrappata a Sakuragi. Aveva sempre avuto un certo timore per quel tipo di attrazioni. Dal canto suo a Sakuragi la cosa non faceva che piacere.

Ad un certo punto il ragazzo diede voce al pensiero che già da un po’ gli stava martellando nel cervello.

Che effetto ti fa vederli insieme?”

“Beh, non mi rende esattamente felice. Però credevo che sarebbe stato peggio.

“Guarda che non hai bisogno di mentire con me.

“Non sto mentendo. In fondo credo di avere sempre saputo che tra me e Rukawa non ci sarebbe mai potuto essere nulla. Però non volevo ammetterlo. Mi illudevo. Ma in fondo l’ho sempre visto più come un idolo che come un eventuale fidanzato.

“Se è la verità, non posso che esserne sollevato.

“E’ anche grazie a te che mi sento meglio. Mi sei stato vicino nei momenti peggiori.

“Beh, ho fatto ciò che ritenevo più giusto.

“Sei un amico fantastico Sakuragi. Il migliore che si possa desiderare.

Quelle parole lo colpirono come una pugnalata.

“Un amico.” Ripeté con un sorriso ironico.

“Sì un amico. Da come l’hai detto sembra una cosa schifosa. Scherzò Haruko. “E’ bello avere amici maschi, e con te poi si riesce a parlare di tutto e…”

“Basta!”

Ma che ti prende?” chiese Haruko stupita.

“Possibile che tu non lo capisca?”

Haruko lo fissò interrogativa.

“Possibile che tu non capisca che io non provo per te soltanto amicizia?”

“Sakuragi…”

“Io sono innamorato di te. Forse non avrei dovuto dirtelo in questo momento. Odiami se vuoi. Ma niente potrà cambiare ciò che provo per te. E’ per te che sono entrato nel club di basket. Certo ora mi piace e mi ci sono appassionato, ma è stato per far colpo su di te che mi ci sono iscritto. Ogni volta che tu mi parlavi di Rukawa, di quanto fosse bello, forte e bravo io mi sentivo sprofondare. Ma per questo non pensare che io sia felice che tu abbia sofferto quando hai capito che lui era innamorato di Katia. Io avrei voluto evitarti di soffrire. Ma non ne sono stato in grado. Non sono all’altezza del gioco di Rukawa, non sono bello quanto lui, ma ti amo. Ti amo come nessun altro potrà mai Haruko.

“Io… non so che risponderti… Non me l’aspettavo… Non me ne sono mai accorta… Ho bisogno di un po’ di tempo… Ho bisogno di riflettere su ciò che mi hai detto…” disse Haruko imbarazzata, un po’ per l’intensità con la quale si era dichiarato Sakuragi, un po’ per quell’improvvisa accelerata che aveva avuto il suo cuore.

“Sì, posso capirlo.” Rispose Sakuragi, incredulo e imbarazzato nel rendersi conto di esserlesi dichiarato.

La giornata al luna park passò veloce e tutti si erano divertiti molto tranne Sakuragi e Haruko che erano rimasti turbati da ciò che era successo.

 

Il giorno dopo a scuola.

Erano le 7:30 di mattina e Katia era già in palestra a fare alcuni tiri mentre aspettava i ragazzi. Il primo ad arrivare fu Sakuragi.

“Ehilà! Buongiorno Sakuragi, come va?”

‘giorno. Male.”

Che ti è successo? Non ti ho mai visto così depresso. Anzi sei sempre così allegro. Pure troppo a volte.”

Il ragazzo la guardò poi distogliendo lo sguardo rispose. “Ieri mi sono dichiarato ad Haruko.”

E cosa ti ha risposto?” disse. ‘Dalla sua faccia mi sa che gli ha detto picche.’ Pensò.

“Ha detto che deve pensarci sopra. Che è tutto improvviso e non sa come comportarsi.

“Allora non ti ha detto no. Vedrai, andrà tutto bene Sakuragi. Abbi fiducia in te stesso. Non sei mica il genio dei geni?” cercò di tirargli su il morale.

“Già hai ragione.” Disse il rossino. Però non sembrava molto convinto.

Per distrarlo gli fece fare qualche esercizio.

Mentre gli altri si allenavano Katia riferì ad Ayako ciò che era successo tra Sakuragi ed Haruko.

“Poverino lui la ama praticamente da sempre e lei non lo ha mai notato.”

“Spero che Haruko decida di mettersi con lui.

“Lo dici solo perché così si toglierebbe definitivamente dalla testa il tuo Rukawa.

“Non è vero!” rispose offesa l’amica.

Ayako iniziò a ridere di gusto e poco dopo anche Katia non riuscì a trattenere le risa.

Durante la pausa pranzo Ayako e Katia cercarono Haruko per invitarla a pranzare con loro.

Mentre erano sedute in terrazza Haruko disse: “Ragazze ho un problema.”

Le altre due si guardarono negli occhi e poi spostando lo guardo su di lei chiesero cosa fosse successo. Come avevano intuito lei raccontò della dichiarazione di Sakuragi.

Cosa hai intenzione di fare?” domandò Ayako.

“Non lo so? E’ successo tutto così improvvisamente…”

Ma tu cosa provi?” chiese Katia.

“Non saprei, sono confusa. Quando si è dichiarato il mio cuore ha aumentato la velocità e da allora non riesco a smettere di pensare a lui.”

“Allora non ti è del tutto indifferente!” affermò Ayako.

“Sì… cioè no… cioè… forse…argh non lo so!!!”

“Forse un modo per sapere cosa provi c’è, se ti fidi di me. disse Katia.

Ovvero?”

“Allora… chiudi gli occhi Haruko.” La ragazza eseguì. “prova a pensare ad un paesaggio bellissimo. C’è una grande distesa di terra. Sembra quasi di essere in un canyon. La terra e il cielo hanno un colore rossastro, tanto che all’orizzonte non si riesce a distinguere dove finisce una e inizia l’altro. Si scorge un albero reso scuro in quanto è in controluce rispetto al sole le sue foglie si muovono leggere al ritmo del vento. Più dietro si scorge un piccolo fiume che scivola veloce nel suo letto. Tu ti avvicini e ti appoggi con le spalle al tronco chiudi gli occhi e alzi il viso per farlo accarezzare dalla dolce brezza che soffia. In sottofondo si sentono soltanto le musiche dei rumori della natura. Senti le onde del fiume che scorre. Il cinguettare di qualche uccello che vola cercando un posto per dormire per la notte. Senti il frusciare delle foglie sopra di te. Vedendola sorridere capì che il suo piano stava funzionando. Era abbastanza rilassata per passare alla seconda parte del suo piano. “Pensa adesso ai sentimenti che suscita l’amore. Felicità… allegria… esaltazione… benessere. Senti dei passi leggeri che vengono verso di te. E’ la persona che ti fa provare questi sentimenti. La persona che ami. Lentamente abbassi la testa e inizi ad osservarlo. Ora dimmi tu com’è. Partendo dal basso e risalendo verso l’alto. Dimmi come è vestito.”

Ha delle scarpe da ginnastica, sono rosse e nere. Indossa la divisa della nostra scuola. E’ molto alto. E ha un aspetto atletico. I primi bottoni della divisa sono sbottonati sembra quasi se la sia messa perché è obbligato. Odia le imposizioni.”

“Bene, ora sali ancora un po’ con lo sguardo.

“Ha gli occhi nocciola e i capelli rossi.

“E’…”

“Hanamichi Sakuragi.” Disse sempre sorridendo.

Katia fece schioccare le dita davanti al viso di Haruko che si guardò in giro confusa.

Ma che hai fatto?” chiese Haruko.

“E’ una cosa che ho imparato da una mia amica patita di psicologia. E’ una sorta di ipnotismo.”

“Ipnotismo?” chiesero le due ragazze.

“Esatto. Il metodo è semplice. Si deve far rilassare la persona in modo da farla sentire in uno stato di completo benessere. Bisogna farle provare tranquillità, in modo che si rilassi completamente.

Infatti mi sentivo al sicuro e rilassata come mai in vita mia.”

“Dopo aver fatto rilassare al punto giusto una persona basta farle le domande giuste o creare le atmosfere giuste. Quando ci si trova in uno stato rilassato la mente e il subconscio non mentono mai.

Le due ragazze continuavano a guardarla stupite.

Haruko ti ricordi chi hai incontrato nel tuo viaggio mentale?”

“Ho… incontrato Sakuragi.” Disse con un filo di voce.

“Ricordi anche chi ti avevo detto che stava arrivando?”

“La… la persona che amo.”

Katia la guardò sorridendo.

“Io amo… Sakuragi?”

“Questo puoi dircelo con sicurezza solo tu? Io ti ho aiutato a guardarti dentro. Ma ora sta a te capire se ciò che hai visto è stato frutto dell’amore o solo della voglia di ricambiarlo e non farlo soffrire.

“Potrebbe essere questo il motivo per cui l’ho visto?”

“Potrebbe. Ma fatti una domanda. Perché hai visto proprio lui.”

In quel momento suonò la campanella che annunciava la ripresa delle lezioni.

Quando arrivarono in fondo alle scale si separarono e si diressero ognuna alla propria classe, Haruko andò a destra mentre Katia ed Ayako a sinistra. Mentre percorrevano quel breve tragitto Ayako le chiese cosa pensasse che provasse realmente Haruko.

“E’ innamorata di Sakuragi.” Rispose l’altra sicura.

E perché se ne sei tanto sicura le hai detto che potrebbe essere stato per senso di colpa che l’ha visto?”

“Perché io posso solo indirizzarla dalla parte giusta, ma è lei che deve capire.

 

FINE 7° CAPITOLO

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Capitolo 8
*** 8° capitolo ***


8° CAPITOLO

8° CAPITOLO

 

“Sono innamorata di Sakuragi o provo per lui solo amicizia?” si stava intanto chiedendo Haruko.

Quel pomeriggio come al solito la ragazza andò a curiosare durante gli allenamenti. Era più forte di lei. Se ne stava in disparte a guardare Sakuragi cercando di capire cosa provasse per lui. Katia la vide durante un momento di pausa della squadra, andò da Rukawa e gli disse di andare a scusarsi con Haruko per le parole dure che gli aveva detto.

Mentre il ragazzo obbediva, Katia disse ad Ayako: “Ora ci sarà la prova del nove. Indicò Haruko ed insieme fissarono la scena.

“Senti… Akagi…” iniziò Rukawa.

“Eh? Che c’è?” chiese Haruko poco interessata continuando a fissare Sakuragi che si stava asciugando il sudore con l’asciugamano.

“Volevo scusarmi per come ti ho parlato l’altra volta.

“No, no. Non ti preoccupare. È tutto a posto.” Gli rispose sempre fissando Sakuragi.

Rukawa aveva fatto ciò che doveva e si allontanò dirigendosi verso Katia.

“Allora?” gli chiese quest’ultima.

“Non mi ha degnato di uno sguardo.”

“Perfetto!” esclamò felice Katia.

“Il mio orgoglio non la pensa così”

“Oh povero piccolo. Non prendertela. Io ti degno di tutti gli sguardi che vuoi. Disse maliziosamente.

“Potrei prenderti in parola.”

“Fallo pure. Gli sguardi non mi costano nulla.

“A te nulla. A me l’autocontrollo.” Le rispose con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere un iceberg.

“Scusate piccioncini, ma io non ci sto capendo nulla. Si intromise Ayako.

“Ti spiego. Haruko è sempre stata innamorata di Rukawa giusto?”

“Giusto.”

“Ora è indecisa perché non capisce chi ama davvero. E’ indecisa tra Rukawa e Sakuragi. Giusto?”

“Giusto.”

“Ora, se fosse innamorata di Rukawa, credi che il suo comportamento sarebbe stato quello che ha avuto? Ovvero freddo e indifferente?”

“Direi di no.”

“Tanto più che continuava a fissare quell’idiota. Aggiunse Rukawa.

“Hai capito adesso dove volevo arrivare?” chiese Katia.

“Sì, ma questo non vuol dire necessariamente che sia cotta di Sakuragi. Semplicemente potrebbe voler dire che ha rinunciato a Rukawa e basta.

Ma il mio piano non è ancora concluso.”

“Ma chi sei Diabolic?”

“No, io sono Diabolica. Eh eh eh.” Fece una risatina per l'appunto diabolica. E anche gli altri due risero.

“Ora scusatemi ma devo concludere una cosa.” Dopodiché chiamò Sakuragi.

Che c’è?”

“C’è una ragazza che ti aspetta nello spogliatoio. Disse a voce non tanto alta, ma abbastanza da farsi sentire anche da Haruko.

Sakuragi si diresse allo spogliatoio e sul suo armadietto vide un foglio. Lo lesse.

‘Aspetta buono buono. Potresti avere una bellissima sorpresa. Katia.’

Sakuragi attese.

“Ehi Katia, chi è la tipa che aspetta Hanamichi?” le chiese Haruko.

“Non lo so di preciso, ma a quanto ho capito deve essere una sua ex o qualcosa del genere.

CHE COSA?” urlò Haruko prima di correre verso lo spogliatoio seguita dai tre mistificatori.

La ragazza aprì di scatto la porta urlando: “GIU’ LE MANI DAL MIO SAKURAGI!”

Il ragazzo si voltò sorpreso.

Cosa hai detto?” chiese quando ritrovò l’uso della parola.

Ma non doveva esserci una ragazza qui?” chiese Haruko confusa.

Cosa hai detto poco fa?” insistette Sakuragi.

“Io…”

“Tu?”

“Non me lo ricordo.” Mentì Haruko.

“Ha detto: giù le mani dal mio Sakuragi.” Urlò Katia facendo poi capolino dalla porta.

Haruko la fulminò.

Katia sorrise e poi aggiunse: “Che dici la gelosia ti ha chiarito qualche dubbio?” poi li salutò e fece finta di allontanarsi.

“Io la strangolo.” Affermò Haruko.

Haruko…” mormorò Sakuragi. “Se questo è uno scherzo…”

La ragazza lo guardò negli occhi e dopo qualche attimo di silenzio, un po’ imbarazzata parlò.

“Non lo è. L’altra volta mi hai detto che avresti voluto che io diventassi la tua ragazza.

E lo voglio ancora.”

“Meglio così. Ci sarei rimasta male se ti fossi tirato indietro dopo che ti avessi detto di amarti.”

A Sakuragi il cuore mancò un battito, ma riuscì a dire lo stesso: “Non me l’hai ancora detto.

Haruko arrossì, lo guardò negli occhi e gli disse: “Sakuragi, io ho capito che l’unica persona che amo sei tu.

Sakuragi ridendo dalla gioia le corse incontro e l’abbracciò facendola volteggiare in aria. Quando la rimise a terra continuò a tenerla stretta a sé. La guardo alcuni istanti, come a fare una domanda muta e lesse negli occhi di lei la risposta. Chinò il suo viso e la baciò.

Katia, Ayako e Rukawa non si erano persi nemmeno un secondo di quella scena e si stavano facendo i complimenti per la messinscena. Ridevano e scherzavano felici per i loro amici quando un ombra li oscurò.

“Che cavolo ci fate qui? Gli allenamenti non sono finiti. Filate subito in palestra. Sibilò il capitano Akagi.

I tre rimasero congelati. E cercarono di trascinare via il capitano che però fu attirato dagli strani sospiri che si sentivano negli spogliatoi.

“C’è qualcuno che si sente male?” chiese indicando la stanza.

I tre non riuscirono a non ridere, anche se cercarono di trattenere le risate il più possibile.

“No, anzi, direi che stanno benissimo.” Disse Katia.

“Lascia stare capitano. Torniamo agli allenamenti. Disse Ayako.

E no ragazzi. Ora mi avete incuriosito.” Disse il capitano mentre apriva la porta.

Akagi non farlo.” Tentò di trattenerlo Ayako. Ma era troppo tardi.

Akagi rimase fulminato dalla scena che gli si parò davanti. La sua Haruko, la sua piccola sorellina si stava facendo baciare da un ragazzo. E non da un ragazzo qualsiasi da quel celebro leso di Sakuragi. Si avvicinò ai due e allontanando Sakuragi dalla sua sorellina si mise in mezzo a loro e urlò: “COSA CAVOLO STAI FACENDO ALLA MIA SORELLINA?”

“Gorilla, ehm volevo dire capitano, calmati. La stavo solo baciando. Un pugno si abbatté sulla testa del rossino che si accasciò a terra.

Takenori cosa fai?” gli chiese Haruko avvicinandosi a Sakuragi.

“Io? Cosa fai tu? Cosa stavi facendo tu?”

‘Adesso li sbrana!’ fu il pensiero di Katia, Rukawa ed Ayako che avevano assistito a tutta la scena senza intervenire.

(E ti credo. Intervieni tu a calmare un gigante di 2 metri incazzato nero! Nd Ayako

, ma gli uomini che esistono a fare? Nd autrice

Io non mi intrometto nelle faccende di famiglia. Nd Rukawa

Vigliacco! Nd Ayako+autrice -_-

Cattive, il mio Rukawa non è vigliacco. Se si fa menare, poi io come faccio. Non voglio rimanere vedova prima ancora di sposarmi. Nd Katia ;_;

Almeno qualcuno che pensa a me! Nd Rukawa ^_^

Uffa, basta! Questa parte è mia e di Haruko voi avete già avuto il vostro momento di gloria. Sparite. Nd Sakuragi >_<

O.K. allora eravamo al punto che il gorilla ti faceva a pezzi… Nd autrice

NOOO! Autrice non procurare danni al mio Sakuragi. Nd Haruko ç_ç

E allora voi fate i bravi. Nd autrice

Sìììì! Nd Sakuragi+Haruko+Ayako+Kaede+Katia ^_^’)

Akagi…” tentò di intervenire Ayako ma fu interrotta da Haruko.

“Io stavo baciando il mio ragazzo! Non sono più una bambina di 5 anni sono grande e vaccinata e posso baciare chi mi pare. Così dicendo fece alzare Sakuragi e a dimostrazione di ciò che aveva appena detto gli scoccò un bacio sulle labbra. ( ^///^ Nd tutti)

Akagi, come del resto tutti quanti, rimase di mer… ehm sasso.

“Non è possibile con tutte le persone che ci sono proprio questo cretino doveva capitarmi come cognato?” chiese con gli occhi rivolti al soffitto. (magari la lampadina sa la risposta. Chissà! Nd autrice)

Sakuragi esaltato da quella tacita benedizione abbracciò Haruko.

Che bello abbiamo anche la benedizione del gorilla. Oh Haruko!”

“Oh Sakuragi!” e ripresero a baciarsi appassionatamente.

Akagi ripresosi li guardò un attimo poi urlò prendendo Sakuragi per il retro della maglietta e trascinandolo in palestra: “Idiota. Non posso far cambiare idea ad Haruko, ma durante gli allenamenti ci si allena e basta.” Poi arrivato alla soglia si girò verso la sorella e le disse: “Abbiate almeno la pietà di non fare effusioni davanti a me, sorellina. Almeno finché non avrò accusato il colpo.

E questo avverrà?” gli domandò la sorella.

“Tra una cinquantina d’anni?” ironizzò Katia a bassa voce, facendosi sentire soltanto da Ayako e Rukawa. Quest’ultimo le rispose sempre allo stesso volume: “No, una cinquantina no. Diciamo un centinaio.” E i tre scoppiarono a ridere beccandosi un’occhiataccia dal capitano.

Prima o poi.” Rispose intanto il capitano alla sorella. Poi si diresse in palestra. Accorgendosi che Rukawa si era fermato a chiacchierare con Katia gli urlò da sopra la spalla: “Rukawa, gli allenamenti non sono finiti, muoviti!”

“E’ meglio se andiamo. Non è il caso di farlo arrabbiare ulteriormente.

“Katia?” la chiamò Haruko con tono finto – arrabbiato.

“Sì?” disse l’altra un po’ preoccupata.

“La storia della ragazza… è opera tua vero?” Disse Haruko sempre con lo stesso tono.

“Sì.”

“Dovrei strangolarti.”

Ma non lo farai e anzi mi ringrazierai.” Disse Katia spavalda.

Haruko scoppiò a ridere. “Grazie mille.” Cantilenò.

“Prego duemila.” Rispose Katia nello stesso modo dell’amica. Poi scoppiarono a ridere e si diressero in palestra ancora ridendo.

Arrivarono proprio nel momento in cui Sakuragi ne stava combinando una delle sue. Aveva appena centrato un canestro da tre punti.

“Visto fratellone che bravo che sono?”

STONK! Il pugno arrivò inesorabile sulla sua testa.

“NON CHIAMARMI FRATELLONE, MI FAI VENIRE LA PELLE D’OCA!” sbraitò Akagi.

Preferisci ti chiami fratellino.” Chiese l’altro con tono innocente.

“NEMMENO!”

E allora come ti devo chiamare? Fratello?”

STONK!

“Cognato?”

STONK!

“Zio dei miei futuri figli?”

STONK!

Ormai sulla testa di Sakuragi si era formata una famiglia di bernoccoli.

“Più forte capitano.” Disse Mitsui.

“Lì c’è ancora lo spazio per un bernoccolo. Affermò Miyagi.

“Si accettano scommesse su quanti altri pugni si abbatteranno sulla zucca vuota di Sakuragi!” disse uno dell’armata Sakuragi, per la precisione Takamiya.

“Ancora 3. Punto 1.000 Yen.” Disse Okusu.

“Io dico 5. 1.500 Yen.” Propose Noma.

“Idioti.” Sibilò Rukawa.

“Quelli sono matti!” si arrese Katia.

 

(Scusate se questo capitolo non è serio come gli altri, ma per un personaggio fuori di testa come Hanamichi non potevo creare un capitolo serio. Non ci crederebbe nessuno. Nd Autrice

Tanto quello che si piglia i pugni sono io. Nd Sakuragi ;_;

Su non prendertela in fondo hai baciato varie volte Haruko ed è anche la tua ragazza. Nd autrice

…^///^ Nd Sakuragi+Haruko

Autrice sei cattiva! Tutti hanno una storia, ma io sono rimasto a bocca asciutta! Nd ?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Nd Autrice-sadica

Antipatica! Nd tutti.>_<

E comunque non preoccuparti, ho in mente qualcosa anche per te! Nd autrice

Davvero? Che bello! ^_^ Nd ?

Forse. ^_^’ Nd autrice

-_- Nd ?)

 

FINE 8° CAPITOLO

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Capitolo 9
*** 9° capitolo ***


9° CAPITOLO

9° CAPITOLO

 

Il giorno dopo gli allenamenti mattutini non c’erano e i ragazzi della squadra poterono prendersela con comodo.

Katia infatti si stava incamminando tranquillamente verso la scuola quando sentì un rumore dietro di lei. Qualcosa che sembrava una bici che sbatteva contro una macchina parcheggiata (non chiedetemi come si possa capire che la macchina è parcheggiata. ^_^’ Nd autrice). Si voltò e vide ciò che si aspettava di vedere: Rukawa stava rimettendo in piedi la bici dopodiché si allontanò velocemente. Quando la raggiunse le si fermò accanto.

Buongiorno piccola.”

“Buongiorno bell’addormentato.”

Dopo questo scambio di saluti si baciarono e Rukawa si offrì di accompagnare Katia a scuola con la sua bici.

“Dovrei fidarmi? Dopo la tua performance di poco fa?” chiese dubbiosa.

“Quello è servito a svegliarmi. Prometto di non sbattere contro nient’altro.

Lei decise di fidarsi. Dopo pochi minuti entrarono nel cortile della scuola. Tutta la popolazione femminile della scuola e anche una parte della maschile si voltò a guardarli.

“Rukawa, mi è venuta in mente una cosa…”

Cosa?”

Ma non dovevamo tenere segreta la nostra storia?”

“Beh, ormai è inutile. Con tutte le voci che stanno circolando… Tanto vale ammetterlo e goderci il nostro amore alla luce del sole.

Katia gli sorrise. “A me va bene. Anche perché così, magari qualcuna delle tue fan ti lascerà in pace.

“Gelosa?”

“Chi? Io? No!!!”

“Dovresti avere fiducia in me.” disse Rukawa con tono finto – imbronciato.

“Veramente io di te mi fido. E’ degli altri, e soprattutto delle altre, che non mi fido.”

Mentre erano immersi nella discussione arrivarono anche Ayako e Miyagi, mano nella mano.

“Ciao belli di che si parla?” chiese Miyagi.

“Di gelosia.” Rispose Rukawa.

“Oh piantala. E poi parli proprio tu!” disse Katia sorridendo.

“Che vorresti dire conparli proprio tu’?”

“Ti sei già scordato di Akira?”

Che centra lui?”

“Centra. Prima che ti parlasse eri geloso di lui.

“Non è vero!”

“Ah no? E allora com’è che ti sei incazzato quando mi hai vista andare via con lui? Guarda che ho le mie fonti.” Gli disse sempre sorridendo.

“E chi sarebbero le tue fonti?”

“Sakuragi.”

“Io lo strozzo.”

“Chi strozzi?” chiese il rossino che arrivò in quel momento a braccetto con Haruko.

“Te. Perché cavolo non ti fai gli affari tuoi? C’era bisogno di dirle che ero geloso di Sendo?”

“Beh, me l’ha chiesto e io le ho risposto.”

“Andiamo Rukawa, non fare così. In fondo se davvero sei geloso vuol dire solo che ci tieni a me. cercò di calmarlo Katia.

Perché avevi dei dubbi?” Si guardarono negli occhi e si dimenticarono di tutto il resto.

“O.K. ce li siamo giocati.” Disse Ayako.

Intanto suonò la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni.

Arrivò poi l’ora della pausa pranzo.

(Però che rapidità! Nd Sakuragi

Non sapevo cosa fare succedere durante le lezioni per cui le ho saltate. Preferivi che scrivevo anche la lezione di storia del Giappone? Nd autrice

No grazie! Nd tutti.)

Il gruppetto formato da Ayako, Miyagi, Katia, Rukawa, Sakuragi e Haruko si diresse in terrazza dove trovarono ad attenderli Mitsui, Kogure e Akagi.

Mentre pranzavano chiacchierando tranquillamente, Katia mise le mani in tasca cercando un mollettone per legarsi i capelli che, con il seppur leggero vento che c’era, le davano fastidio mentre mangiava. Mentre cercava il mollettone toccò qualcosa che assomigliava ad un pezzo di carta e si ricordò che quella mattina, mentre usciva di casa, aveva guardato nella casella della posta e aveva trovato una busta che si era ficcata in tasca, senza neanche guardare il mittente, pensando di leggerla più tardi. L’estrasse e lesse il mittente. ‘Loredana Rossi’.

Lory!” esclamò tutta esaltata.

Che ti prende?” le chiese Rukawa.

“E’ una lettera dall’Italia. Dalla mia migliore amica. Disse. Poi iniziò a leggere.

Rukawa si sporse a guardare il contenuto curioso. Ma essendo scritta in italiano non ci capiva niente.

‘Ciao Katia, come va? Ti faccio un breve resoconto di ciò che è accaduto.

Valentina sta meglio. Ha iniziato la riabilitazione e sembra che tra qualche mese potrà tornare a camminare normalmente. Christian le è stato molto vicino in questo periodo e non credo di sbagliarmi dicendo che potrebbe succedere qualcosa tra quei due. Un’altra novità è che la scuola è finalmente finita. Siamo stati promossi tutti quanti. Ed ora reggiti forte. Se sei in piedi siediti, perché sto per darti una notizia sensazionale. Ho avuto il permesso dai miei genitori di passare queste vacanze estive come voglio. Essendo che ultimamente ho anche lavorato durante i pomeriggi e ho guadagnato un po’ di soldi, hanno anche accettato che io vada dove ho sempre sognato. In realtà erano ancora un po’ titubanti a lasciarmi andare da sola. Poi ho fatto loro presente che non sarei stata sola. C’era già una mia amica dove volevo andare e… Hai già capito vero? Verrò in Giappone durante le vacanze estive. Sei contenta? Ci potremo vedere e chiacchierare come ai vecchi tempi. Io non vedo l’ora. Arriverò il giorno 21 giugno alle 20, all’aeroporto di Kanagawa. Sarei felice di trovarti lì ad aspettarmi. Ci vediamo il 21.

Ciao                 

Tua Lory.’        

(Non so se ci sia realmente un aeroporto, però per comodità facciamo che c’è. Chiudete un occhio please ^_^’)

Ma è fantastico.” Quasi urlò Katia.

Cosa?” le domandò Rukawa.

“La mia amica Lory viene a trovarmi durante le vacanze estive.

E quando arriva?”

“Arriva il 21 giugno.”

“Il 21? Allora arriva oggi!”

Katia fece un rapido calcolo mentale. “Cavolo è vero?”

“A che ora arriva?”

“Alle 20.”

“Allora abbiamo tutto il tempo di fare tranquillamente gli allenamenti poi andiamo in aeroporto. Ti ci accompagno io.”

Per tutto il resto della giornata Katia si sentì elettrizzata all’idea di riabbracciare la sua amica.

Quando finirono gli allenamenti erano le 19. Rukawa come promesso accompagnò in bici Katia all’aeroporto e rimase con lei ad aspettare.

“Ancora un po’ che cammini e creerai un solco per terra.

Da quando erano arrivati nella sala d’aspetto Katia non faceva che camminare avanti e indietro.

“Hai ragione. Ma sono talmente eccitata al pensiero di rivedere la mia amica che non sto più nella pelle.”

“E io che speravo di essere l’unico a farti quell’effetto.” Le disse maliziosamente.

“Scemo.” Gli rispose con tono di rimprovero. Però si abbassò per dargli un bacio veloce.

Come si staccarono l’altoparlante annunciò l’arrivo del volo su cui c’era Lory.

Quando iniziarono ad arrivare le persone dallo sbarco Katia fissò tutti i volti alla ricerca della sua amica. Quando la vide il suo volto si illuminò.

Lory!” Urlò andandole incontro.

“Katia!” La chiamò l’altra. Non appena fu raggiunta dall’amica si abbracciarono.

Rimasero così per alcuni istanti.

Poi Katia iniziò a subissarla di domande.

“Come stai? Hai fatto buon viaggio? Sei stanca? Hai fame?”

“Bene, sì, un po’, molta.” Rispose alle domande Lory.

Rukawa intanto si era avvicinato, ma non capiva assolutamente niente di ciò che dicevano in quanto parlavano in italiano.

Katia sentì la sua presenza vicino a lei e si voltò verso di lui.

“Oh scusa. Non è che mi sono dimenticata di te.

“Non preoccuparti.”

Lory li guardò con aria interrogativa. Katia se ne accorse e le spiegò.

Lory ti presento Rukawa Kaede, il mio ragazzo. Rukawa ti presento Loredana Rossi.” Disse in giapponese.

“Piacere Rukawa.” Disse anche lei in giapponese.

“Piacere mio Rossi. Parli il giapponese?”

“Sì, io e Katia l’abbiamo studiato insieme. Il Giappone è sempre stato il nostro sogno. Spiegò Lory. “Però ti prego, chiami Lory. Non sono abituata ad essere chiamata per cognome.

“Va bene… Lory.” Disse, poi pensò:In effetti, Katia mi aveva accennato che in Italia non ci si chiama molto per cognome. Anche lei si è voluta far chiamare da tutti per nome.’

La ragazza gli sorrise, poi sembrò squadrarlo. Dopo qualche attimo disse rivolta all’amica.

“Katia, ti devo fare i miei complimenti. Devo dire che hai degli ottimi gusti in fatto di ragazzi.

Rukawa si sentì in imbarazzo per quel complimento indiretto.

Katia rise. “Rukawa tu non ci sei abituato, ma Lory è fatta così, non ha peli sulla lingua. Dice sempre quello che pensa.”

“Beh! E cosa c’è di male?” chiese Lory con un finto broncio.

“Nulla.” Le rispose Katia continuando a ridere.

Intanto erano andati a recuperare le valige di Lory.

Mentre uscivano dall’aeroporto Rukawa si apprestò a salutare Lory e Katia.

Ma come te ne vai via?” gli chiese un po’ delusa Katia.

“Beh, non possiamo andare in bici in tre e con le valige. Bisogna prendere un taxi, però io sono in bici. Perciò voi due ve ne andate a casa tua, mentre io torno a casa mia. E poi credo tu voglia stare un po’ con la tua amica.

“Beh, sì… ma…”

“Sentite, perché non facciamo una cosa?” intervenne Lory notando che Katia non voleva separarsi da Rukawa e intuendo che la cosa fosse abbastanza reciproca. “Io e Katia andiamo in taxi a casa sua e tu ci raggiungi in bici. Io ho una fame incredibile e potremmo cenare tutti insieme.”

“Sarebbe perfetto!” disse Katia guardando speranzosa Rukawa.

“O.K. allora vi raggiungo.”

Le due ragazze arrivarono a casa. Furono accolte da Briciola che si strofinò contro le gambe di Katia che la prese in braccio.

Ciao piccola. Ti ricordi di me?” disse Lory avvicinandosi per accarezzarla, poi si ricordò dell’abitudine della micia di graffiare tutti e ci ripensò.

Mentre Lory si sistemava Katia iniziò a preparare da mangiare.

Rukawa le raggiunse poco dopo e insieme passarono una bella serata. Lory raccontò aneddoti su Katia.

“Sai, tutti quando conoscono Katia pensano che sia una brava ragazza, tranquilla e pacata. Ma se la conoscessero come la conosco io capirebbero che non lo è affatto, intendo tranquilla e pacata.”

Ma Lory! Sei venuta fin qui per farmi cattiva pubblicità?”

Perché, non è vero? Devo forse ricordarti cosa hai combinato quando avevi 3 anni? O quello che hai fatto quando ne avevi 5?”

“Non osare!” la minacciò Katia. Senza però sortire l’effetto desiderato.

“Rukawa devi sapere che, quando aveva 3 anni, Katia aveva la fissa per la scrivania della sorella.

Lory!”

“Per la scrivania? Perché?” domandò Rukawa.

“Rukawa ti ci metti pure tu?”

Che ti devo dire? Sono curioso!”

Ma vi siete alleati contro di me?”

“Sì.” Rispose con un ghigno l’amica.

“Uffa!” sbuffò Katia sapendo che era inutile tentare di impedire a Lory di spiattellare tutto. “Però parlo io.

O.K.” concesse l’amica.

“Allora… avevo una fissa per la scrivania di mia sorella. Lei ha cinque anni in più di me. A quell’epoca ne aveva 8 e faceva le elementari. Durante i pomeriggi come tutti i bravi bambini si sedeva alla sua scrivania e faceva i compiti. Ogni volta che io andavo da lei in quei momenti, la mamma mi sgridava dicendo che non dovevo disturbare mia sorella mentre si impegnava come facevano i bambini più grandi. Così iniziai ad associare il fatto di essere seduti alla scrivania con il fatto dell’essere grandi. Una volta volli dimostrare che anche io ero grande, così cercai di arrampicarmi sulla sedia per sedermici sopra. Solo che ebbi la bella idea di arrampicarmi da dietro. Mi aggrappai allo schienale e facendo forza sulle braccia misi una gamba sul sedile della sedia e cercai di alzarmi in piedi. Ma il mio peso fece cadere la sedia e di conseguenza caddi anch’io. La sedia mi finì sopra.”

Rukawa stava ridendo immaginandosi la scena. Anche Lory rideva.

“Ehi non ridete. A causa della caduta mi ruppi la gamba destra e mi dovettero ingessare. Sapete che tortura per una bambina dover stare immobilizzata? Manco fossi una bambola!”

“Soprattutto per un terremoto come lei.”

Lory!”

L’amica sembrò calmarsi leggermente.

“Povera piccola mia.” Disse Rukawa guardandola dolcemente.

Katia arrossì leggermente sotto quello sguardo.

“A proposito di star immobilizzata come una bambola. Se non sbaglio hai una foto di quel periodo… Ah ma sarà in Italia.”

Katia senza dire niente si alzò e si diresse in camera. Tornò pochi secondi dopo con in mano una cornice.

“Non dirmelo! E’ la foto?”

“E’ la foto!” ammise Katia mostrandola ad entrambi.

“Rukawa dimmi tu se in questa foto non sembra una bambola. Gli domandò Lory.

“Sei tu? Eri bellissima anche da bambina. E sembri davvero una bambola. Ma dov’eri qui?”

“Ero a casa mia. Vedi quella specie di tavolino su cui sono seduta? E’ il piano del mobiletto della macchina da cucire di mia madre.”

E le montagne che si vedono sullo sfondo?”

“Quello è un quadro che avevamo in sala. Non ricordo a chi era venuta in mente quella idea per la foto, ma il risultato è bellissimo non trovate?” disse Katia orgogliosa.

“Tu sei bellissima.” Sussurrò Rukawa. I due si guardarono dolcemente negli occhi.

“Ehm… ragazzi volete che vada a farmi una passeggiata e vi lasci da soli?” chiese Lory seriamente preoccupata di fare da terzo incomodo.

“No, non ti preoccupare. Non ti lascerei mai andare in giro di notte da sola. Rispose Katia.

“Vuoi dire che se fosse giorno lo faresti? Me tapina!” La buttò sul ridere Lory.

I tre ragazzi continuarono a scherzare e Rukawa in quelle poche ore venne a conoscenza di altri aneddoti sulle marachelle di Katia da bambina. Come quando a cinque anni dopo essersi arrabbiata con la madre perché l’aveva sgridata si era accucciata dietro la scrivania della sorella (sempre la stessa di prima) e prendendo un paio di forbici dal cassetto si era tagliata i capelli che fino a quel momento le arrivavano alla vita, ma che dopo quell’unico taglio che fece dovettero essere tagliati cortissimi, a maschietto. Aveva fatto solo un taglio, ma come aveva visto i capelli in mano aveva iniziato a piangere come una disperata. La madre era accorsa per vedere cosa fosse successo e vedendola con le forbici in mano aveva pensato che si fosse tagliata. Quando fu sicura che stesse bene e che l’unico danno fatto era ai capelli avrebbe voluto sgridarla, ma il pianto le aveva fatto passare la voglia.

“Insomma volevi punire tua madre e invece ti sei punita da sola. Disse Rukawa.

“Già.” Disse sconsolata Katia.

“Certo che eri una peste da bambina.

“Un po’.” Ammise.

“Un po’? E allora cosa mi dici di quando mentre stavi imitando un comico ti sei buttata a terra ridendo e hai sbattuto la testa contro lo spigolo del letto e ti sei fatta un taglio tale che solo per miracolo non ha avuto bisogno di punti.” Poi rivolta a Rukawa disse. “Ha fatto diventare un asciugamano da tinta unita azzurra a tinta unita rosso – violaceo con tutto il sangue che ha perso.

“Chissà che dolore.” Disse Rukawa accarezzando la testa di Katia.

“Già, e mi è pure rimasta la cicatrice. Guarda.” Disse mostrandogli il punto dove scostando un po’ i capelli si intravedeva la cicatrice.

Inaspettatamente Rukawa si abbassò e depositò un lieve bacio sopra la cicatrice. Katia arrossì.

“Ragazzi quanto siete carini. Mi fate venire voglia di avere un ragazzo. Rukawa, non è che hai un fratello gemello o un cugino che ti assomigli come una goccia d’acqua?”

“No, mi dispiace.” Rispose sorridendo Rukawa.

“Il mio Rukawa è un pezzo unico. Hanno buttato via lo stampino dopo averlo creato.

“Scusa, ma questo cosa dovrebbe essere?” chiese il ragazzo.

“Un complimento.” Gli rispose Katia.

La serata passò velocemente.

Verso la mezzanotte Rukawa salutò le due ragazze e dopo aver accarezzato la micia tornò a casa sua.

Le ragazze allora si prepararono per la notte.

“Non è giusto. La tua gatta si lascia accarezzare tranquilla da lui che conosce da poco tempo e non si lascia toccare da me che mi conosce da anni. Disse Lory con un finto broncio.

Katia rise. Poi le chiese: “Che te ne pare di Rukawa?”

“E’ un bel ragazzo ed è molto simpatico. E si vede che ci tiene a te.

“Lo credi davvero?”

“Ne sono sicura.”

“Senti Lory, che ne dici domani di venire agli allenamenti del club. C’è una partita di allenamento del club di basket. Ti presento la squadra. Potresti rimanere sorpresa dai ragazzi.

“E io, secondo te, dovrei passare il pomeriggio a guardare dieci ragazzi muscolosi e sudati in pantaloncini che corrono dietro a una palla?” disse con aria di sufficienza.

“Esattamente.” Disse Katia sorridendo.

Dove devo mettere la firma?” e scoppiò a ridere subito imitata da Katia.

 

FINE 9° CAPITOLO

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Capitolo 10
*** 10° capitolo ***


10° CAPITOLO

10° CAPITOLO

 

Il giorno seguente durante l’allenamento pomeridiano.

Il club dello Shohoku stava aspettando che i giocatori del Ryonan finissero di cambiarsi.

“Certo che sono cambiate molte cose dall’ultima partita contro di loro. Disse Rukawa a Katia.

“In meglio o in peggio?” domandò maliziosamente Katia.

“In meglio. Decisamente.”

In quel momento arrivò Lory. Katia se ne accorse e la invitò ad entrare.

Vieni, ti presento la squadra.”

Si diresse prima verso Ayako.

Ayako ti presento Lory, la mia migliore amica. Lory, lei è Ayako. Ed è anche lei manager del club.

“Piacere. Katia mi ha parlato molto di te, come di tutta la squadra. Quasi mi sembra di conoscervi già.

“Spero che ti abbia raccontato cose carine.

Ma Ayako! Certo che ho raccontato cose carine.” Poi rivolta a Lory. “Ne ho raccontate?”

“Katia!” si infervorò Ayako.

Scherzavo, scherzavo. Non prendertela Ayako.” Disse ridendo.

Poi rivolta alla squadra disse: “Ragazzi oggi avete addirittura una spettatrice direttamente dall’Italia. Lei è la mia amica Lory. Parla giapponese, perciò attenzione a quello che dite.

Katia le presentò i componenti uno per uno e le presentò anche Haruko che, nel frattempo, era arrivata.

In quel momento si aprì la porta che conduceva agli spogliatoi ed apparvero i primi giocatori del Ryonan.

Tra cui Akira che si avvicinò a Katia.

“Ehi Katia, mi hanno detto che hai ricevuto visite dall’Italia.”

Infatti…” disse indicando la ragazza che fino a quel momento aveva dato le spalle alla porta dal quale era entrato il ragazzo.

‘Questa voce mi è familiare’ pensò intanto Lory mentre si girava. Rimase impietrita vedendolo.

Aki-chan!”

Lory-chan!”

I due si guardarono negli occhi confusi.

“Sorpresa!” disse Katia, ma i due non la sentirono.

Aki-chan!”

Lory-chan!”

Ripeterono entrambi sorridendo stavolta. Poi si buttarono una tra le braccia dell’altro. Pochi attimi dopo si staccarono quel tanto che bastava per potersi guardare negli occhi. Akira abbassò il suo viso fino a poter sfiorare le labbra di Lory con le sue in un dolce bacio che entrambi da molto tempo sognavano di potersi scambiare di nuovo.

Tutti i presenti eccetto Katia rimasero impietriti.

“Quando sei arrivata?” le chiese quando le loro labbra si staccarono.

“Ieri sera.”

Lory…”

“Forza ragazzi tutti qui.” Chiamò l’allenatore del Ryonan, il sig. Taoka.

Akira seppure controvoglia dovette allontanarsi dalla ragazza, ma prima si volle assicurare che rimanesse fino alla fine della partita in modo da poter fare due chiacchiere. Appurato ciò si allontanò.

La partita iniziò e Katia cercò di riportare Lory sulla terra.

“Ehi Lory? Sei ancora tra noi?”

Perché non mi hai detto che frequentava la tua stessa scuola?”

Perché non la frequenta. Guarda bene la maglia. E’ un giocatore della squadra del Ryonan. E se proprio vuoi saperlo non ti ho detto che l’avevo rivisto per il semplice fatto che ho pensato che ti avrei fatto stare male e basta. E ho creduto, forse sbagliando, che fosse meglio tacere.”

Lory capì perfettamente le ragioni di Katia.

Hai ragione, hai fatto bene. Scusa se ti ho aggredita. Ma trovarmelo davanti così all’improvviso… Non me lo aspettavo proprio.

“Ho fatto bene a dirti di venire a vedere la partita?”

“Diciamo che se non lo avessi fatto ti avrei menato a sangue. Le disse ridendo.

Che violenta!” le rispose anche lei ridendo.

“Aspetta un attimo… Ma allora… ti riferivi a lui quando hai detto che i ragazzi potevano sorprendermi?”

“Esatto.” Ammise Katia.

Mentre stavano guardando la partita Ayako e Haruko che avevano assistito al bacio tra Lory e Sendo chiesero come facessero a conoscersi.

“In effetti, Katia, non ci hai mai detto nemmeno come facevi a conoscerlo anche tu.

“E’ semplice. Akira è venuto un paio di anni fa in Italia, in vacanza. Un giorno è venuto ad allenarsi al campetto che usavamo di solito io ed alcuni amici. Quel giorno non c’era nessuno oltre a me. Quando lo vidi con la palla da basket in mano gli chiesi se volesse fare una partita con me. Lui accettò e iniziammo a giocare.”

“Non sapevo Akira parlasse l’italiano.” Disse Ayako.

Infatti non lo parla. Io e Lory a quel tempo frequentavamo già da un anno una scuola di giapponese. Grazie a quello potemmo parlare e capirci. E facemmo anche amicizia. Ci incontravamo al campetto ogni pomeriggio in quanto alla mattina avevo scuola. Pochi giorni dopo venne al campetto anche Lory e lo conobbe. Fecero subito amicizia. E nel giro di qualche settimana si erano messi insieme.

“Fu un periodo bellissimo. Peccato che durò poco. Infatti dopo un mese e mezzo che stavamo insieme Akira è dovuto tornare in Giappone. E da allora non ci eravamo più visti, anche se ci siamo sempre tenuti in contatto tramite lettere.”

“E rivederlo oggi ha riacceso la scintilla. Concluse Haruko.

“In realtà credo che non si sia mai spenta. Disse sorridendo Lory.

La partita si concluse. Akira aveva giocato bene, anche meglio del solito, forse grazie alla presenza di Lory. Ma anche Rukawa aveva giocato in maniera splendida. Il punteggio finale fu di 79 a 79. Essendo un amichevole non ci furono tempi supplementari.

Come la partita finì Akira, Rukawa, Miyagi e Sakuragi andarono dalle loro ragazze che fecero ad ognuno i complimenti e li ricompensarono delle fatiche con un bacio.

“Vedervi giocare mi ha fatto venire in mente tanti ricordi. Disse Lory.

Anche a me.” le fece eco Katia.

Le due si guardarono negli occhi e intuirono che stavano pensando la stessa cosa.

I loro ragazzi le guardavano senza capire.

“A quanto?” domandò Katia.

“A venti.” Rispose Lory. Poi rivolgendosi verso i ragazzi disse: “Io e Katia ci facciamo una partita. Voi intanto, se volete, andatevi a cambiare. Noi vi aspettiamo giocando.

“Io rimango. Mi ricordo troppo bene le vostre sfide per perderne una. Disse Akira.

“Rimango anch’io.” Gli fece eco Rukawa.

Le due ragazze diedero un veloce bacio ai loro ragazzi e raggiungendo la metà campo fecero un colpo secco di sasso, forbici, carta per aggiudicarsi il possesso di palla. Vinse Lory e la sfida iniziò.

Con una splendida finta superò Katia segnando il primo canestro. Ma Katia non era da meno. Passando al contrattacco fintò sulla destra. Lory intuì che si trattava di una finta e si buttò quindi sulla sinistra. Katia sapeva che ci sarebbe cascata. In effetti si diresse a sinistra, ma quello a cui Lory non pensò fu che anche quella sarebbe stata una finta. Infatti con un palleggio praticamente perfetto si rigirò sulla destra e la passò segnando così il canestro del pareggio.

Andarono avanti così per un po’. Il punteggio arrivò a 18 pari. Il prossimo canestro sarebbe stato quello della vittoria. In attacco c’era Lory. Riuscì a smarcarsi e tirare a canestro, ma Katia saltando riuscì a toccare la palla quel tanto che bastava per farle cambiare traiettoria. Il pallone colpì il ferro. Le due ragazze saltarono insieme per aggiudicarsi il rimbalzo, ed ebbero entrambe un’altra idea. Toccarono contemporaneamente la palla e la spinsero nel canestro facendo così una schiacciata.

“E questo canestro di chi è?” domandò ridendo Lory quando toccò terra, ansimando per la fatica.

“Propongo un pareggio.” Disse Katia. “Per stavolta. Aggiunse.

Lory ci pensò un po’ sopra. Poi alzando la mano all’altezza della testa disse: “Vada per il pareggio. Per stavolta.

Katia le batté il cinque. Dopodiché tornarono dagli altri.

“Ragazze siete magnifiche!” dissero in coro Haruko e Ayako. Subito dopo Sakuragi e Miyagi si dichiararono d’accordo.

“L’avevo detto io che ne valeva la pena di guardare l’incontro.” Affermò Akira.

Dopo essersi cambiate le quattro coppie si diressero in un locale vicino alla scuola per cenare. Passata neanche un’oretta Lory si avvicinò a Katia e le disse a bassa voce: “Senti, io vado via con Akira…”

“Ti lascio una copia delle chiavi dentro la cassetta della posta per domani mattina. Le disse intuendo le intenzioni dell’amica.

“Ehm, non ti crea problemi?”

“Non ti preoccupare. Buon divertimento.” Le disse facendole l’occhiolino.

Lory arrossì un po’. “Grazie.” Poi si avvicinò ad Akira, gli sussurrò qualcosa, dopodiché salutarono la compagnia e se ne andarono.

Un’oretta dopo anche gli altri sei si diressero a casa.

Rukawa accompagnò Katia. Quando arrivarono alla porta lei lo invitò ad entrare. Mentre la seguiva Rukawa disse: “Vuoi che ti faccia compagnia finché non torna Lory?”

Katia chiuse la porta a chiave. “A me farebbe piacere. Però devo avvertirti che Lory tornerà domani mattina. Disse accarezzando Briciola.

“Come?” chiese Rukawa credendo di avere capito male, mentre anche lui accarezzava Briciola.

Quando mi si è avvicinata prima di andarsene, durante la cena, mi ha fatto capire che sarebbe stata fuori tutta la notte con Akira. Devono recuperare il tempo perduto.”

Rukawa la guardava con uno sguardo a metà tra il confuso e l’incredulo.

“Fammi capire bene. Quando hai detto che ti farebbe piacere che ti facessi compagnia cosa intendevi esattamente?”

“Quello che ho detto. Mi farebbe piacere che tu rimanessi con me stanotte mentre Lory non c’è.” Disse avvicinandoglisi guardandolo negli occhi.

“Rimanere a dormire?”

Lo aveva raggiunto. “Anche.” Sussurrò in risposta prima di baciarlo con passione.

Quando si staccarono lo prese per mano e lo condusse in camera sua chiudendo la porta alle loro spalle.

Briciola osservò per qualche secondo la porta chiusa. Poi con un salto salì sul divano e vi si accomodò sopra. Aveva intuito che per quella notte quello sarebbe stato il suo letto.

 

FINE 10° CAPITOLO

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Capitolo 11
*** 11° capitolo - epilogo ***


11° CAPITOLO

11° CAPITOLO

 

Un mese dopo.

“Questo vaso dove lo metto?” domandò Rukawa.

“Sopra il mobiletto dell’entrata.” Gli rispose Lory.

“Secondo voi il tavolino di vetro dove sta meglio?” chiese Akira.

“Direi di metterlo in mezzo al salone. Tra le poltrone e il televisore. Voi cosa ne dite?” disse Katia

“Sono d’accordo.” Rispose Lory.

“Anch’io. Le fece eco Akira.

“Pure io.” Affermò Rukawa.

“Qualcuno ha visto il martello? Devo attaccare i chiodi per il quadro ma non lo trovo.” Domandò Katia.

Ce l’ho io. Tieni.” Le disse Rukawa avvicinandolesi per passarle il martello.

“Grazie Kaede.

“Mi piace sentirti pronunciare il mio nome. Le sussurrò all’orecchio.

Katia arrossì ripensando alla prima volta che l’aveva chiamato per nome. Era successo una notte di un mese prima. Da allora erano cambiate molte cose.

Lory aveva deciso di continuare gli studi in Giappone. Nella versione ufficiale, ovvero per i suoi genitori, perché le piaceva tanto il Giappone e il programma di studio delle scuole giapponesi era più completo di quello italiano. Nella versione ufficiosa perché non voleva separarsi da Akira.

Aveva dovuto già farlo una volta ed avevano sofferto entrambi moltissimo. Ora che il loro rapporto era ancora più profondo sarebbe stato peggio. Aveva iniziato a frequentare la scuola da qualche giorno. In pratica si vedeva pochissimo con la sua amica. Già, perché si era iscritta al Ryonan, la scuola del suo amore.

Un altro cambiamento era avvenuto anche nel rapporto tra Katia e Kaede. La loro storia era già pubblica, ma Kaede aveva insistito affinché Katia conoscesse i suoi genitori, e anche lei aveva parlato di lui ai suoi. Durante le vacanze invernali avevano già programmato di andare in Italia, un po’ per permettere a Katia e Briciola di rivedere i loro cari, un po’ per far conoscere a questi ultimi Rukawa.

Katia finì di attaccare il quadro e si guardò in giro osservando il cambiamento più recente.

Stavano finendo di arredare la loro casa.

Il piccolo condominio dove abitavano fino a poco prima le due ragazze aveva cambiato padrone e questo aveva dato lo sfratto a tutti in quanto avrebbe fatto diventare lo stabile un ristorante.

In poco tempo, quindi, le ragazze avevano dovuto cercare un posto dove stare.

Akira e Kaede avevano dato loro una mano e a furia di cercare avevano trovato quella villetta. Se ne erano innamorati tutti. Ma per le finanze delle due ragazze era troppo cara. Entrambe lavoravano, ma il loro stipendio non sarebbe bastato. Così ad Akira e Kaede era venuta un’idea: andare a vivere tutti insieme. L’idea fu accolta con entusiasmo da Katia e Lory, e anche le famiglie dei ragazzi non fecero problemi. Così la affittarono.

Ed ora eccoli lì. Intenti ad arredare la casa. La loro casa.

In quel momento arrivò Briciola seguita da un gatto che iniziò a strusciarsi miagolando contro le gambe di Katia che intuì subito quale fosse il problema. Si diresse in cucina prese le due ciotole e diede loro da mangiare. L’altro gatto era di Akira. Cambiando casa non aveva voluto lasciarlo essendoci troppo affezionato. Il problema principale era la convivenza con Briciola, ma la cosa si risolse bene. I due felini, infatti, andavano d’amore e d’accordo. Tanto che entro breve Briciola avrebbe dato alla luce la sua prima cucciolata. Mentre li osservava mangiare sentì il suo stomaco brontolare. Anche per loro era arrivato il momento di cenare.

“Ehi ragazzi, che ne dite di mangiare?” propose.

“Ottima idea, io sto morendo di fame.” Le rispose Kaede.

“Anch’io. Disse Akira.

“Io non ci vedo più dalla fame.” Concluse Lory.

I ragazzi cenarono. Finita la cena erano tutti troppo stanchi per mettersi ancora a sballare scatoloni e sistemare mobili. Perciò decisero di andare a dormire.

I quattro ragazzi e i due gatti si diressero al piano di sopra. Si augurarono la buonanotte, poi Akira aprì la prima porta a destra ed entrò nella stanza seguito da Lory. Briciola e Shun, così si chiamava l’altro gatto, entrarono nella seconda stanza che i ragazzi avevano arredato come un piccolo studio. Lì c’era il tavolino del computer, altre due scrivanie abbastanza grandi perché ci stessero comodamente due persone su ognuna, un piccolo divanetto e una poltrona che veniva usata dai gatti come cuccia.

Infine Katia e Kaede entrarono nella terza stanza. Chiusero la porta dietro di loro lasciando fuori il resto del mondo.

Qualche ora dopo, mentre era stretta tra le braccia di Rukawa che sembrava si fosse addormentato, Katia ripensò alla sua vita. Aveva passato un brutto periodo che l’aveva indotta a scappare. Ma ora capiva che la sua fuga era servita a farle trovare qualcosa di veramente importante: degli amici fantastici, con i quali passava giornate fantastiche. Tipo il giorno prima durante la festa di compleanno di Haruko. Si erano divertiti moltissimo. Si erano anche accorti che c’erano solo coppie: Haruko e Sakuragi, Kaede e Katia, Lory e Akira, Ayako e Miyagi, Kogure e Mitsui, Mito e Miyu la sua ragazza con la quale stava da pochi giorni ma che conosceva da anni. Incredibilmente, anche gli altri dell’armata Sakuragi avevano qualcuno. Anche se poi si è scoperto che erano le cugine di Okusu. Nonostante ciò Katia era pronta a scommettere che tra Noma e Reyka presto ci sarebbe stato qualcosa.

Ma questa non era stata l’unica sorpresa.

Anche il gorilla, ops… il capitano Akagi si era presentato con una ragazza, Akane e si capiva chiaramente che erano pazzi l’uno dell’altra. Ciò che aveva colpito tutti di Akane era la sua folta capigliatura rosso fuoco. Ricordava molto quella di qualcun altro. E non si trattava di una coincidenza. Akane infatti si era rivelata essere la sorella di Sakuragi. Quando gli altri l’avevano saputo non avevano potuto fare a meno di prendere in giro il povero Akagi.

‘A quanto pare era proprio destinato ad avere Sakuragi come cognato’ aveva pensato Katia.

Ma oltre ai suoi amici aveva trovato qualcos’altro di ancora più prezioso. Aveva trovato un ragazzo che amava. In quel momento Katia si sentiva talmente felice che non riuscì a trattenersi.

“Kaede?” lo chiamò.

“Hn.” Le rispose.

Sei sveglio?”

“Sì, ma non per molto.”

“Volevo solo dirti una cosa.”

Cosa?”

Lei alzò il viso per guardarlo negli occhi.

“Ti amo Kaede. E non mi sono mai sentita così felice.

Lui sorrise.

Anch’io ti amo Katia. E sono felice. Sei tu che mi fai sentire felice.”

Dopodiché abbassò il viso e la baciò.

Quando si staccarono Katia si adagiò meglio tra le braccia di Kaede ed abbracciati si addormentarono.

 

FINE

 

Che ne dite? Vi è piaciuta? Fatemelo sapere scrivendo al mio indirizzo mail: kaeru@tele2.it .

Aspetto tutte e tre le c, ovvero complimenti (graditissimi ^____^), commenti (graditi ^__^) e critiche (se proprio dovete ^_^’ ).

Ciao e alla prossima! (Forse! ^_^)

 

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