The Power of One

di TheBlazer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to Royal High ***
Capitolo 2: *** Golden Eyes ***
Capitolo 3: *** Encounter ***



Capitolo 1
*** Welcome to Royal High ***


son2


Ciao a tutti ^^ questa è la prima fiction che scrivo su Sonic, perciò per favore, abbiate un po' di clemenza xD innanzitutto, ci tengo a puntualizzare che non sarà una fiction 'normale': qui i personaggi di Sonic sono gijinka, ossia umanizzati. Non avremo un riccio blu che rotola e rimbalza, ma un ragazzo con i capelli blu e gli occhi verdi in grado di muoversi a velocità ultraterrena. In più ci sarà un bel gap temporale: Blaze e Silver fanno parte del presente, così come Maria Robotnik, e parecchi personaggi riceveranno una, ehm, leggerissima rivisitazione d'età:

Silver: 16 anni 

Blaze: 16 anni 

Amy: 16 anni 

Cream: 16 anni 

Charmy: 16 anni 

Tails: 16 anni 

Sonic: 17 anni 

Knuckles: 17 anni 

Jet: 17 anni

Wave: 17 anni

Maria: 17 anni 

Espio: 17 anni

Rouge: 18 anni 

Shadow: 18 anni 

Storm: 18 anni

Vector: 25 anni 

I cognomi di molti personaggi me li sono inventati, più o meno . Nel caso di Silver, ho scelto 'Venice' perché era il suo nome originale. Ora bando alle ciance, buona lettura ^^ se avete voglia, un commentino è sempre gradito. 

 :: The Power of One ::

. Welcome to the Royal High .

Da che mondo è mondo, il primo giorno di scuola è sempre uno strazio: quell'odioso mostriciattolo metallico noto come sveglia che comincia a strillare all'impazzata, sospiri di rimpianto che vengono soffocati contro il cuscino, gente che si trascina fuori dal letto e arranca verso il bagno con la faccia simile a quella di uno zombie appena disinterrato. Con la malinconia nel cuore e il profumo salmastro del mare ancora nelle narici, gli studenti si preparano svogliatamente a fronteggiare un altro lungo, lunghissimo anno di scuola, pregando in segreto che l'inverno passi in fretta e che l'estate li riaccolga presto nel suo caloroso abbraccio.

Silver Venice non faceva eccezione. Camminava verso la fermata dell'autobus, con lo zaino su una spalla e le cuffie nelle orecchie, ma con la testa era ancora a West Coast, il favoloso resort marino in cui aveva trascorso gli ultimi due mesi. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare là... soprattutto considerando che non solo quello era il suo primo giorno di scuola, ma il primo giorno in una scuola nuova, dove probabilmente tutti conoscevano già tutti. Avrebbe faticato come un matto ad inserirsi, ne era sicuro.

Bisognava però precisare che la Eggman Royal High School non era un istituto qualunque, anzi, era uno dei più bizzarri dell'intera Mobius. A frequentarlo non erano ragazzi normali, ma i cosiddetti esper, ovvero giovani dotati di poteri paranormali. L'obiettivo della Royal era insegnare ai suoi studenti a controllare e a sfruttare al massimo i propri poteri, alternando un continuo esercizio a lunghe lezioni di teoria. Uscirne a testa alta era tutt'altro che facile, anche perché la tua reputazione era un puro lancio di dadi: gli esper più forti erano ammirati e idolatrati, mentre gli esper più scarsi venivano trattati alla stregua di semplice spazzatura. Silver sapeva di essere piuttosto bravo con il proprio potere, ma non poteva fare a meno di chiedersi se lo era a sufficienza, per quel genere di scuola. Sarebbe stato a dir poco imbarazzante essere bollato fin da subito come incapace. 

Alla fermata dell'autobus c'era già una ragazza piccola e mingherlina, all'incirca della sua stessa età. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di una sgargiante tonalità rosa confetto, e occhi di un bel verde luminoso, il colore delle foglie di quercia sotto i raggi del sole. Non appena vide Silver, la ragazza gli regalò un gran sorriso, che lui si sentì automaticamente ricambiare. 

- Ciao - lo salutò la rosa in tono cordiale. - Anche tu alla Royal? -

- Già - disse Silver, un po' impacciato. Ora che la guardava meglio, era davvero carina. Riarrotolò le cuffie e se le infilò casualmente in tasca. - Ehm... è così tosta come dicono? -

- Non saprei, è il primo giorno anche per me - rise lei. - Mi hanno raccontato che è un po' come una giungla, una continua lotta per la sopravvivenza... ma scommetto che è mille volte più interessante di qualunque altra scuola di Mobius. Oh, a proposito, io sono Amy, Amy Rose. -

- Silver Venice - si presentò lui, stringendo timidamente la mano che lei gli aveva porto. 

- Non sei qui da molto, vero? Non ti ho mai visto in giro. -

- Mi sono trasferito a Megapolis cinque giorni fa. - Silver si strinse nelle spalle. - Prima abitavo più a ovest, a Soleanna. -

- Soleanna! - esclamò Amy, ammirata. - Ci sono stata, sai? E' una delle città più belle del pianeta! Cavolo, che invidia, dev'essere fantastico viverci. Mi hanno detto che... -

Ma Silver non seppe mai cosa le avevano detto, perché proprio in quel momento un ronzante autobus giallo si fermò davanti a loro. Come la maggioranza dei veicoli di Mobius, non aveva ruote: galleggiava a una ventina di centimetri dal suolo, sostenuto da una doppia banda di propulsori inferiori. Quando la portiera scivolò di lato, Silver vide che alla guida dell'autobus c'era un ragazzo alto, sui venticinque anni. Sotto la divisa gialla a strisce nere s'intravedevano spalle larghe e muscoli guizzanti. Da sotto il cappello d'ordinanza sbucava un'aggressiva cresta di ciocche color verde acido.  

- Ciao, Vector! - sorrise Amy, salendo a bordo. 

- Ehi, Amy - disse lui di rimando, prima di raddrizzarsi il cappello e adocchiare Silver. - E questo chi è, un nuovo arrivato? - 

- E' Silver, la prossima vittima sacrificale del Royal - replicò lei, prima di fare l'occhiolino al suo nuovo amico. - E Silver, questo è Vector, il nostro autista. Mi raccomando, allaccia bene la cintura, non si può mai stare sicuri quando Vec s'attacca al volante! -

- Spiritosa - sbuffò Vector. 

L'autobus era già quasi al completo. Amy prese posto accanto a una ragazza dai codini biondi e dagli occhi nocciola (una tale Cream, come la salutò allegramente la rosa), mentre Silver si sedette accanto a un ragazzo dai lunghi capelli rossi e l'aria decisa. Come Silver scoprì ben presto, il rossino si chiamava Knuckles e frequentava il secondo anno alla Royal. Il suo dono era una forza micidiale, che gli aveva permesso di conquistare facilmente un posto nella top ten degli esper più temuti dell'istituto.

- Sei al primo anno, vero? - Knuckles lo squadrò dalla testa ai piedi. - Non hai l'aria di un esper di livello avanzato. Be', stammi bene a sentire: il primo giorno, ai primini viene sempre chiesto di dare sfoggio dei propri poteri. Non preoccuparti, non è nulla di che... dovrai semplicemente far vedere cosa sei capace di fare. Però fossi in te giocherei tutte le mie carte: se gli darai subito una buona impressione, parecchi dei ragazzi ti lasceranno in pace. Alla Royal gli smidollati non sono benaccetti. -

- Lo terrò a mente. - 

Pochi minuti dopo, l'autobus rallentò dolcemente fino a fermarsi del tutto, e le porte scorrevoli si aprirono. Non appena pose piede a terra, Silver si bloccò, a bocca aperta. Chissà perché, s'era aspettato che la Royal fosse un blocco informe di vecchi mattoni, ma quella che si profilava davanti a lui era una torre altissima, composta da almeno una sessantina di piani. Sembrava fatta interamente di vetro e acciaio e brillava vivacemente sotto i raggi del sole. La cosa più sorprendente era che, a circa tre quarti della sua altezza, la torre si scindeva: la parte superiore fluttuava a mezz'aria, sospesa nel vuoto, come una gigantesca corona sorretta da mani invisibili. La 'corona' in questione sembrava roteare lentamente su se stessa. Al vertice della parte inferiore scintillava un ologramma, grande abbastanza da essere perfettamente visibile persino da terra: rappresentava un'aquila rossa dalle ali spalancate, stagliata contro un gran giglio dorato; tra i suoi artigli ricurvi lampeggiava la sigla E.R.H.S.

- Wow - mormorò Silver tra sé, impressionato. 

Attorno a lui, era tutto un vociare di ragazzi che correvano da una parte e dall'altra, scambiandosi saluti e pacche sulle spalle. Lui aveva perso di vista sia Knuckles che Amy, perciò dopo un'ultima occhiata allo stemma si decise a entrare. L'atrio della Royal era ampio e spazioso, lucido come uno specchio e con il pavimento di un bianco immacolato. Da un lato, c'era un bancone metallico, lievemente incurvato, che quasi spariva sotto quella che sembrava una dozzina buona di computer e pile su pile di fogli e documenti. Dietro il bancone c'era una segretaria occhialuta e sorridente, sulla quarantina, i cui perfetti riccioli rossi parevano freschi di parrucchiere. Silver fece per avvicinarsi. 

- I ragazzi del primo anno di là, prego - disse lei con voce squillante, prima ancora che il ragazzo aprisse bocca. - Più tardi, quando ripasserai, ti consegnerò la tessera magnetica e i depliant, ma prima devi sostenere il test di valenza. -

- Ma come fa? - sussurrò incredulo un biondino alle spalle di Silver. - A ricordarsi chi è del primo anno e chi no, voglio dire. Alla Royal ci sono centinaia, se non migliaia di studenti! -

- E' il potere di Debra - rispose una ragazza bruna in tono tranquillo. - Sai com'è, super memoria. Probabilmente si ricorda i nomi, le facce, gli indirizzi e i numeri di telefono di ogni singolo studente della Royal. Se non sa chi sei, è solo perché non ti ha mai visto. -

- Comodo, come potere! -

Silver seguì la direzione indicata da Debra e si ritrovò davanti a una grande porta metallica, su cui era scritto Ponte 0.1. Davanti alla porta erano in coda almeno trenta ragazzi, fra cui Amy e Cream. 

- Oh, eccoti! - Amy gli elargì l'ennesimo sorriso. - A quanto pare, prima di smistarci nelle varie classi vogliono sottoporci a una specie di test. -

- Per mettere alla prova i nostri poteri - disse Silver con una smorfia, ricordando quanto gli aveva detto Knuckles sull'autobus. - Be', spero solo che sia una cosa veloce e indolore. -

- Secondo voi cosa dovremo fare? - chiese Cream, intimidita. 

- Lo scopriremo presto - tagliò corto Amy, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia. 

Poco dopo, la porta metallica scivolò di lato e si fece avanti una donna. Alta ed elegante, aveva i capelli neri e lisci come la seta, che ondeggiavano morbidamente a ogni passo. Indossava quello che pareva un incrocio tra un abito a gonna e una divisa militare, rosso fiamma, con l'emblema dell'aquila appuntato all'altezza del cuore. Quando sollevò il viso, due severi occhi grigi s'appuntarono sulla folla di ragazzi in attesa.

- Benvenuti, aspiranti esper. Io sono la professoressa Thunders, insegnante di analisi e tecnologia - disse in tono distaccato. - E' con sommo piacere che vi accolgo nella Eggman Royal High School, fiore all'occhiello di Megapolis. Il compito mio, nonché di tutti gli altri insegnanti, sarà guidarvi verso la scoperta e il totale controllo dei vostri poteri. Imprimetevi bene in testa che è il cervello a comandare il potere, non viceversa: non bisogna mai abusare della propria forza, perché si corre il rischio di non riuscire a dominarla. - Si guardò brevemente intorno, e la sua voce si colorò di una nota più aspra: - Certo, aspettatevi di essere spesso bersagliati da critiche e da giudizi. E' nel corso della natura che gli esterni, privi come sono dei nostri doni, ci guardino con invidia e sospetto. Ma non serve a nulla negare una verità già scritta: noi esper apparteniamo a una razza superiore, prescelta dagli dèi e destinata a governare il mondo. -

Al suo solenne discorso fece eco un tiepido applauso, ma Silver non batté le mani: da quella donna spirava un'aura strana, inquietante, e il suo gelido sguardo da serpente lo metteva a disagio. Su un punto però lei aveva senz'altro ragione: gli esper si sarebbero sempre sentiti sotto mira. Se si spargeva la voce che eri un esper, agli occhi della gente normale diventavi poco meno che un mostro: i più saggi si limitavano a scansarti, o a far finta che non esistessi, ma non mancavano gli attaccabrighe pronti a menare le mani. Ad aspettarti nei vicoli, magari, per poi aggredirti in branco.

- Ehi, guardate chi c'è... Bianchino! -

Silver strinse le palpebre, scacciando quella voce maligna e derisoria. Che i brutti ricordi se ne stessero dov'erano, relegati nell'angolo più lontano della sua mente. Non ascoltò le ultime parole della Thunders, ma vide gli altri ragazzi cominciare lentamente a camminare, dirigendosi verso la porta da cui la professoressa era comparsa.

- Dove stiamo andando? - chiese ad Amy in un sussurro.

- Non hai sentito, Silver? All'Arena Grande... qualunque genere di posto sia. -

I vari piani della Royal non erano collegati da scale, bensì da un complesso sistema di teletrasporto. Il corridoio imboccato conduceva ad una sala molto spaziosa, con i muri completamente invasi da quelli che lì per lì Silver scambiò per ascensori, di vetro e metallo come tutto il resto. Solo che, naturalmente, erano tutto fuorché ascensori: non appena qualcuno ci saliva e li attivava, la persona in questione si smaterializzava e spariva nel nulla. 

- Entrate nei teletrasporti, tutti quanti - ordinò la Thunders. - E premete il pulsante numero 13. -

Silver entrò in una di quelle insolite cabine trasparenti insieme ad Amy, a Cream e a un ragazzo biondo dai gentili occhi azzurri. Se si fossero stretti, forse ci sarebbe stato spazio anche per una quinta persona, ma non era necessario: tutti gli altri studenti erano già saliti sui teletrasporti. Sulla parete traslucida c'era una pulsantiera in rilievo, i cui numeri andavano da 0 a 71. Silver premette il bottone che indicava il 13.

Teletrasportarsi fu una sensazione strana... come se il suo corpo fosse stato infilato in un cannone e sparato nel cielo a tutta velocità. Ma quando tornò in sé, Silver si ritrovò nell'esatta posizione in cui era quando aveva premuto il pulsante, con tanto di mano ancora sollevata.

- Che figata! - commentò il biondo al suo fianco, affascinato. - Un trasferimento di materia totale! Le nostre composizioni strutturali sono state sciolte e ricostruite nel giro di mezzo secondo, e senza che noi avvertissimo nulla! -

- Sul 'nulla' avrei qualcosa da ridire - obiettò Cream, con voce un po' nauseata. - Per quello che mi riguarda, spero di doverlo fare il meno possibile! -

- Temo che ci toccherà almeno tre o quattro volte al giorno - disse Silver.

Ora si trovavano in un'altra sala, identica a quella che avevano appena lasciato. La Thunders aspettò che tutti gli studenti si fossero trasferiti, dopodiché li guidò in una nuova stanza. I ragazzi sbucarono in mezzo agli spalti di quello che sembrava in tutto e per tutto un enorme stadio: di forma ovale, occupava quasi del tutto l'ambiente e vantava almeno una dozzina di gradinate per il pubblico. Al centro, però, non c'era un campo da calcio o da basket, né da qualunque sport che Silver conoscesse: c'erano due grossi anelli, ciascuno disposto a una delle estremità, ma il ragazzo non capiva che scopo avessero. 

- Questo è il campo di boardball - disse la Thunders, annoiata. - Sciaguratamente uno degli sport più popolari, tra gli esper... Oh be', non perdiamo tempo con queste sciocchezze. Oggi useremo il campo per un motivo diverso. - Tirò fuori un telecomando da una tasca della divisa. Subito dal soffitto discese una grossa superficie metallica, una piattaforma quadrata larga una ventina di metri. La piattaforma s'abbassò fino a galleggiare al ciglio dello stadio. - Adesso vi chiamerò per nome, uno alla volta. Voi salirete quassù ed esibirete il vostro potere, qualunque esso sia. - Estrasse un datapad. - Molto bene, cominciamo... Airbun, Leaf! -

Un ragazzo moro e dinoccolato salì sulla piattaforma, le mani infilate nelle tasche dei jeans.

- Idrocinesi - disse, laconico. - So manipolare l'acqua. -

- Anche crearla? - chiese la Thunders. Al diniego del ragazzo, la donna fece uno svolazzo con la mano, e una tinozza piena d'acqua fino all'orlo si materializzò accanto a lui. Un mormorio perplesso si levò dagli studenti e anche Leaf strabuzzò gli occhi, stupito.

E' il suo potere, comprese Silver, fissando la Thunders a bocca aperta. Sa far comparire le cose...?

- Sistemati la mascella, amico - scherzò il ragazzo biondo che era venuto con lui nel teletrasporto. - Non credo che sappia far apparire dal nulla quello che vuole, sarebbe pazzesco. E' più probabile che la tinozza fosse già pronta, da qualche parte nella scuola, e che lei l'abbia semplicemente evocata con la forza del pensiero. Un po' come il teletrasporto. -

Leaf Airbun, comunque, se la cavò piuttosto bene. Ripresosi dal piccolo shock, si concentrò e sollevò l'acqua dalla tinozza senza muovere neppure un muscolo: nel giro di pochi istanti, una striscia d'acqua solida s'intrecciò e annodò con grazia sopra le teste dei ragazzi, tutti col naso per aria. La striscia d'acqua esplose poi in un rovescio di pioggia, che si riunì di nuovo in un'unica massa prima di tornare docilmente nella tinozza. Gli studenti applaudirono, e Leaf scese dalla piattaforma con un sorriso gongolante.

- Il prossimo - disse la Thunders, ma solo dopo aver annuito con approvazione e digitato qualcosa sul suo datapad. - Anderson, Richard. -

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Capitolo 2
*** Golden Eyes ***


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 :: The Power of One ::

. Golden Eyes .



La Thunders continuò a scorrere la lista, veloce e impietosa. Ben presto arrivò a Cream (che sapeva non solo parlare con gli animali, ma anche trasformarsi in un coniglio) e al ragazzo biondo che li aveva accompagnati in ascensore (Miles 'Tails' Prower, che invece sapeva volare). Furono entrambi bravi, ma Silver ebbe l'impressione che la Thunders non fosse soddisfatta da nessuna delle due esibizioni: si limitò a stringere le labbra e a digitare frettolosamente sul suo datapad. Dopo una ventina di ragazzi, fu anche il turno di Amy Rose: la ragazza sorprese la folla sfoggiando una serie di trucchi, passi ginnici e acrobazie, e arrivando addirittura a correre sulle pareti fino a sfiorare il soffitto. La sua incredibile agilità fu salutata da un fragoroso applauso, a cui Silver si unì con entusiasmo.

Come prevedibile, il cognome Venice era uno degli ultimi della lista. Quando la Thunders lo chiamò, Silver salì sul palco fluttuante sentendosi come se avesse le gambe intrappolate nella melassa. Una volta che fu sopra la piattaforma cercò di ignorare i cinquanta e più sguardi fissi su di lui. Si concentrò invece su Amy, che gli sorrise e annuì in segno d'incoraggiamento. Silver ingoiò il nervosismo.

- Il mio potere è la telecinesi - disse, con voce chiara e forte. - Posso sollevare e spostare gli oggetti con la forza del pensiero. -

La Thunders agitò la mano, come già aveva fatto molte altre volte. Accanto a Silver apparvero tre grosse casse, due di legno, la terza metallica. Il ragazzo inspirò a fondo e sollevò le mani, che subito s'accesero di un brillante chiarore azzurro: lo stesso chiarore illuminò anche le tre casse, le quali si librarono lentamente a mezz'aria e a un suo silenzioso comando iniziarono a roteare e a volteggiare sulle ali del nulla. Silver si volse verso la professoressa, in attesa che lei gli facesse cenno di smettere, ma non accadde: anzi, la Thunders continuò a fissarlo con espressione indecifrabile, senza distogliere lo sguardo da lui. Il ragazzo provò allora alcuni passaggi più difficili, aumentando la velocità delle casse e facendole sfrecciare da una parte all'altra dello stadio. Sentì che gli altri studenti si scambiavano commenti a mezza voce, ma non vi prestò troppa attenzione.

Fossi in te, giocherei tutte le mie carte, gli aveva consigliato Knuckles.

E Silver decise di seguire il consiglio. In un impeto di audacia, attirò una delle due casse di legno abbastanza vicino a sé da potervi balzare sopra, dopodiché si lasciò sollevare, irradiato in uno scintillante alone azzurrognolo. Guardò verso il basso e deglutì. 

Non pensare a quello che stai facendo, fallo e basta, si disse, prima di saltare nel vuoto.

Eccezion fatta per il grido spaventato di Amy, tutto il pubblico trattenne il respiro come un'unica entità dotata di molte teste... per poi rilasciarlo subito dopo, non appena la cassa metallica saettò sotto le scarpe di Silver, interrompendone il volo a mezz'aria. 

Fu solo allora che la Thunders dichiarò: - Bene, Venice. Il prossimo. -

- Tu sei tutto matto - rise Amy, non appena Silver tornò coi piedi per terra. - Mi hai fatto perdere dieci anni di vita con quel trucchetto, sai? E se ti fossi spiaccicato? -

- Ma non l'ho fatto, quindi non vedo dove sia il problema - disse lui, abbozzando un sorriso strafottente. Il breve show l'aveva riempito di adrenalina, e ora si sentiva come se oltre al sangue nelle sue vene scorresse fuoco liquido. - Comunque ti faccio i miei complimenti, Amy, sei stata fantastica. -

Quando la lista finalmente terminò, la professoressa Thunders fece risalire la piattaforma, che tornò a integrare il soffitto con uno scatto metallico. 

- Eccellente - disse con un sorriso, che però non arrivò a illuminarle i freddi occhi grigi. - A breve, ciascuno di voi riceverà una tessera magnetica che vi consentirà l'accesso ai piani delle aule. La nostra segretaria, Debra, provvederà anche a fornirvi dei depliant e delle cartine per orientarvi meglio nell'istituto, nonché il vostro orario delle lezioni. Ci sono domande? -

Tails alzò la mano.

- Sì, Prower? -

- Quando cominciano le lezioni? -

- Questo pomeriggio stesso, dopo l'ora di pranzo. Non è detto che frequentiate tutti gli stessi corsi, comunque... è possibile che alcuni di voi si trovino a livelli diversi. - La Thunders fece scorrere lentamente lo sguardo sul gruppo di ragazzi, e Silver ebbe la spiacevole sensazione che si soffermasse su di lui un po' più del dovuto. - Se non avete altro da chiedere, possiamo tornare nell'atrio. -

- Oh, no - sussurrò Cream, sentendosi già male al pensiero dei teletrasporti.

La seconda volta, tuttavia, fu completamente indolore, almeno per Silver. Per tutto il tragitto, il ragazzo non fece che chiacchierare con Amy, Tails e Cream, congratulandosi a vicenda per l'esibizione, e quasi non si accorse di entrare nella cabina di vetro. Quando infine furono di nuovo davanti al bancone e agli impeccabili riccioli rossi di Debra, i quattro attesero pazientemente in fila fino a quando la segretaria non consegnò a ciascuno di loro il suo personale mucchietto di scartoffie.

Silver guardò il suo orario: in un lunedì normale avrebbe avuto due ore di tecnologia con la Thunders e altre due di chimica con un tale professor Ice, ma quel giorno gli sarebbero toccate solo le ore pomeridiane, una di storia e una di lingue straniere.

- Bleah, doppia analisi con la Thunders - disse Tails con una smorfia. 

- Letteratura Mobien e storia - sospirò Cream.

- Eheh, a me invece va alla grande! Educazione fisica! - sorrise Amy.

Riposero gli orari e i documenti negli zaini, ma tennero con sé la tessera magnetica. La tappa successiva fu la mensa, che si trovava al quinto piano. Era una sala enorme, grande quasi quanto lo stadio, punteggiata di tavoli. Le pareti laterali erano composte unicamente da lunghe vetrate, che permettevano di ammirare il panorama urbano di Megapolis. Silver, Amy, Tails e Cream presero un vassoio da una pila e si unirono alla fila di ragazzi che scivolava lentamente davanti al titanico buffet. Sembrava esserci ogni tipo di pietanza immaginabile, dalla carne alle verdure, dalle paste alla frutta. Silver cacciò nel suo vassoio una fetta di pizza e un tortino di carote, e vide con la coda dell'occhio Amy intenta a servirsi un'abbondante porzione di sedano e lattuga.

- Però, attenta a non ingrassare - scherzò. 

Per tutta risposta, lei gli fece la linguaccia. - Allora, dove ci mettiamo? -

- Perché non vi sedete con me e gli altri? - propose Tails in tono entusiasta. - Siamo laggiù, nel tavolo all'angolo. -

- 'Gli altri'? - Silver si volse nella direzione indicata da Tails. Al tavolo di cui parlava erano già seduti due ragazzi: uno aveva arruffati capelli blu e beffardi occhi verdi, l'altro sfoggiava lunghe ciocche ramate e un penetrante sguardo viola ametista. Quando li vide avvicinarsi, il rosso sollevò una mano in saluto.

- Ehi, ma quello è Knuckles - disse Silver, sorpreso.

- Vi conoscete già? - chiese Tails.

- Non esattamente. Ci ho solo scambiato due parole stamattina, sull'autobus. -

- Yo, Tails! - Il ragazzo dai capelli blu sfoderò un sorriso a trentadue denti. - Ti sei portato dietro tutta la brigata, eh? Amy, Cream e... -

- Silver - disse Tails, ricambiando il sorriso e sedendosi accanto a lui. - Silver, lui è Sonic, l'esper più pazzo di Mobius. -

- C-ciao, Sonic! - Amy, curiosamente paonazza, prese posto accanto a Tails a testa china. Silver studiò per un attimo il rossore che le velava le guance, e non impiegò molto a trarre le sue conclusioni. Lui e Cream si sistemarono a loro volta, chiudendo il cerchio.

Knuckles prese a tagliare scrupolosamente la sua bistecca. - Allora, com'è andato il test di valenza? - 

- Amy, Tails e Silver sono stati fantastici - rispose Cream con una nota di malinconia nella voce.

- Anche tu, Cream - ribatté Amy, posandole gentilmente una mano sulla spalla. - La Thunders ha spalancato gli occhi, quando ti sei messa a chiacchierare con quei topi come se fossero esseri umani. E vogliamo parlare della tua capacità di Mutaforma? -

- Sei anche una Mutaforma? - chiese Sonic, interessato. - Questo non lo sapevo! -

Cream  avvampò. - Sì, ma non è che mi so trasformare in leone, squalo o chissà che... solo in un coniglio. E i conigli non sono esattamente al vertice della catena alimentare. -

- Ma tu sei un coniglio part-time! - obiettò Amy, strappando un risolino a tutti. - E poi ti tornerebbe utilissimo, casomai volessi passare inosservata! -

- Quando la Thunders apre il registro per interrogare, ad esempio! - commentò Sonic, fingendo di rabbrividire. 

- E tu, Silver, cosa sai fare? - chiese Knuckles. 

- So usare la telecinesi - disse l'interpellato, dopo aver ingoiato una generosa porzione di pizza. - Sollevare gli oggetti con la forza del pensiero eccetera. -

- Wow! - Sonic sembrava colpito. - Questa sì che è una figata! E hai mai provato a esercitarlo su te stesso? -

Silver aggrottò la fronte. - In che senso? - 

- Nel senso che, anziché concentrarti su un oggetto, ti concentri su te stesso. Cosa succede se lo fai? Forse spicchi il volo come Tails! -

Silver si sentì un perfetto idiota. Come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?

- Può funzionare - ammise. 

Tails sorrise. - Potresti diventare il mio prossimo rivale aereo, Silver! -

- Guardati le spalle, Tails - la buttò lì Knuckles con un ghigno.

Silver ridacchiò e, mentre girava leggermente il viso per rivolgersi a Cream, scorse con la coda dell'occhio un lampo dorato. Si voltò, incuriosito: a qualche tavolo di distanza da loro c'era una ragazza, seduta da sola. Ora che ci faceva caso, Silver notò che anche i tavoli attorno a lei erano vuoti, come se gli altri studenti volessero tenersi a distanza di sicurezza. Eppure la ragazza in questione pareva tutto fuorché un mostro... anzi, mentre la osservava, il ragazzo pensò che era anche molto carina. Gli zigomi alti e i grandi occhi a mandorla donavano al suo viso un tocco esotico, affascinante. I lunghi capelli viola erano legati in una coda alta e vaporosa, che sfiorava e danzava sulle sue spalle come una morbida fiamma purpurea, mimando ogni suo piccolo movimento. Ma a dare il colpo di grazia a Silver fu lo sguardo della ragazza: intenso e profondo, di un meraviglioso nocciola screziato di pagliuzze dorate che gli fece venire in mente il riflesso dei raggi del sole sulle dune di sabbia. E quell'incantevole sguardo era fisso su di lui.

Silver avvertì il sangue affluirgli al viso e si girò di nuovo verso i compagni.

- Chi è quella ragazza lì? - chiese, in quello che sperò fosse un tono sufficientemente neutro.

- Quella coi capelli viola? - Sonic si strinse nelle spalle. - Blaze Wildfire, la ribelle della Royal. E' qui da quando ha nove anni, credo... ormai dovrebbe averne sedici o diciassette. -

- E' qui da più di sette anni? - Silver era stupito. - E perché? Credevo che tutti gli esper cominciassero gli studi a sedici anni. -

Il ragazzo dai capelli blu annuì. - E' così, infatti. Ma il secondo e il terzo piano della Royal fungono da orfanotrofio: i bambini esper che hanno perso o sono stati abbandonati dai genitori restano lì fino a quando non sono abbastanza grandi per unirsi ai corsi. Nel frattempo, svolgono mansioni di basso calibro, portano il caffè ai prof e cose del genere. -

- Ma perché lei è da sola? Non ci sono altri esper come lei? - insisté Silver.

Sonic, Tails e Knuckles si scambiarono un'occhiata.

- Blaze è un caso... un po' particolare, ecco - disse cautamente Tails. - Gli esper orfani hanno un test di valenza diverso dagli altri, e lo fanno in separata sede. Beh, per farla breve, dicono che Blaze durante il suo test abbia ucciso tutti gli altri orfani del suo anno. -

Amy, che stava bevendo dalla sua bottiglietta, per poco non si strozzò. 

Silver trasalì. - Come, ucciso? - Era incredulo: lo sguardo che lei gli aveva rivolto era carico di tenebrosa bellezza, ma non vi aveva letto neppure la minima scintilla di malignità. - Dev'esserci un errore. -

- Li ha uccisi accidentalmente, credo - s'affrettò ad aggiungere Tails. - Però, ecco... ha fatto esplodere buona parte del venticinquesimo piano. Era lì che prima si svolgeva il test di valenza, sapete. Adesso lo stanno ristrutturando. - Abbassò la voce. - Non so granché della faccenda, a dire il vero. So solo che da quando Blaze s'è unita a tempo pieno alla Royal nessuno ha più voluto averci niente a che fare. -

- E' orribile - sussurrò Amy, a metà tra lo spaventato e l'impietosito. 

- E' la Royal - disse Knuckles asciutto. - Amano la forza, il potere, la violenza, amano schiacciare e umiliare i più deboli, ma la morte è completamente tabù. Quella di massa, almeno. -

- Che cosa stupida - ribatté Silver. - E' ovvio che Blaze non l'ha fatto di proposito. Scommetto che aveva anche degli amici, tra i ragazzi che sono morti. -

Sonic lo fissò. - Silver, onestamente... tu staresti volentieri al fianco di una persona che rischia di esplodere da un momento all'altro? Blaze è come una bomba innescata: non puoi mai sapere se o quando ti farà saltare in aria. -

- Ciò non toglie che abbia del fascino - ammise Knuckles. - Voglio dire, è una gran bella ragazza, ha tutte le cose giuste al posto giusto e via dicendo, senza contare che è straintelligente ed è forse uno degli esper più dotati della Royal. Però è pericolosa, e questa è la triste verità, amico mio. -

Quel commento fece venire in mente a Silver la frase di una canzone... Love is only beautiful when it bleeds*. Scoccò un'ultima occhiata a Blaze. La ragazza dai capelli viola teneva gli occhi bassi, inchiodati sul suo vassoio di cibo, che oltretutto appariva intoccato.  C'era qualcosa, in lei, che andava al di là della semplice apparenza... Silver era sicuro che, dietro la facciata glaciale che mostrava al mondo, Blaze fosse profondamente vulnerabile, e profondamente sola. 

*Qualcuno l'ha riconosciuta? ^^ La canzone è "Oceans of Regret" dei Cain's Offering. Sono un gruppo power metal finnico, ma non sono granché famosi. Tra parentesi, il chitarrista e il tastierista fino a qualche anno fa erano (e secondo me sono ancora!) dei gran bei pezzi di ragazzi, i tipici esemplari di sesso maschile che sembrano quasi stuzzicarti a saltargli addosso e *CENSORED* (maniaca depravata -.-'', ndtutti)

Mmm, ho deciso che da questo capitolo in poi scriverò i miei personali commenti a piè di pagina, lo trovo più comodo. Allora, come capitolo non è particolarmente lungo, però è stato abbastanza divertente da scrivere e spero che lo sia stato anche da leggere =) comincia qualche sottilissima spruzzata di Silvaze! A proposito, frugando per deviantart mi è capitato di incappare in due gijinka di Silver, per la precisione questo e questo. L'abbigliamento del primo è fenomenale *.* però adoro anche il bel musetto del secondo, è semplicemente adorabile! Mi ricorda un po' Inuyasha, non so se lo seguite come anime. Per adesso comunque che ne dite, vi piace la piega che sta prendendo la storia? 

Bacio a tutti!

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Capitolo 3
*** Encounter ***


son2

 :: The Power of One ::

. Encounter .




Finito il pranzo, gli studenti svuotarono i vassoi e si diressero verso le rispettive aule. Silver e Knuckles erano gli unici del gruppo ad avere storia come prima lezione pomeridiana; benché Knuckles fosse al secondo anno, le aule di storia si trovavano tutte al trentesimo piano, perciò i due ragazzi si avviarono insieme verso il ponte del teletrasporto. Mentre camminava, Silver non poteva fare a meno di pensare a Blaze. Il senso di mistero che spirava da quella ragazza lo intimoriva e seduceva al tempo stesso. Tra sé e sé, si era già convinto che, qualunque fosse successa al suo test, doveva essersi trattato per forza di un incidente: Blaze non era malvagia, non poteva esserlo.

E tu come lo sai? gli sussurrò una vocina velenosa nella testa. Puoi dire di conoscerla bene?Se proprio vogliamo essere precisi, fino a un'ora fa non sapevi nemmeno della sua esistenza.

Silver scosse il capo, scacciando la voce. 

- Che ti prende? - chiese Knuckles.

- Oh, niente - disse Silver, con una risatina un po' forzata. - Stavo solo pensando che... che questa non è una scuola, è un labirinto! - Pescò la cartina della Royal, sulla quale erano dettagliamente schematizzati tutti i piani e le lezioni che vi si svolgevano. - Storia al trentesimo piano, analisi al quarantaduesimo, educazione fisica al quattordicesimo... come fai a ricordarteli tutti? -

- Ci farai l'abitudine - replicò Knuckles con un sorriso. - Basta ricordarsi che le lezioni vere e proprie vanno dal trentesimo al quarantacinquesimo piano, mentre la palestra, l'Arena Piccola e l'Arena Grande, ovvero il campo di boardball, vanno dal tredicesimo al quindicesimo. -

- Tutto chiaro - ironizzò l'altro. 

- All'inizio è normale sentirsi un po' spaesati, ma a breve imparerai a orientarti. -

Silver tirò un sospiro di sollievo. Knuckles gli sembrava un tipo a posto e ormai era arrivato a catalogarlo come amico, ma per il momento preferiva che non sapesse della vera fonte del suo turbamento. Prese a studiare la cartina con assoluta nonchalance.

- E questi piani qua, invece? - chiese, indicandoli. - Questi che vanno dal quarantacinque in su? -

Il rosso fece spallucce. - Sono gli uffici, gli alloggi dei prof e i laboratori vari. Non lo so di preciso, sono completamente off-limits: se provi a digitarli sul teletrasporto, ti viene chiesto di pronunciare la password e mostrare un codice a barre. E quelli ce li hanno solo i prof e il personale di servizio. -

A Silver la faccenda pareva un po' sospetta, ma tenne per sé i suoi dubbi. Per quel giorno, aveva già abbastanza cose su cui riflettere. 

La sua aula di storia era subito prima di quella di Knuckles, così salutò l'amico e vi entrò. Si era aspettato chissà quale meraviglia tecnologica, e invece si ritrovò in una classe vecchio stampo: le pareti quasi sparivano sotto strati e strati di mappe e piantine e dietro la cattedra s'innalzava un'elegante libreria di lucido legno di quercia, stracolma di libri. Sulla semplice lavagna d'ardesia c'era una scritta, fatta col gesso: Aula di storia, primo anno - Prof. Skyland. Doveva essere un tipo all'antica. 

Silver si guardò in giro, in cerca di un posto libero. I banchi erano organizzati a file di due ed erano una decina in tutto. Nonostante mancassero ancora cinque minuti buoni all'inizio della lezione, la maggioranza di essi era già occupata: gli unici due posti ancora disponibili erano uno in prima fila, direttamente sotto il naso del prof, e uno all'angolo dell'ultima fila. Per un attimo, Silver si sorprese che un preziosissimo banco dell'ultima fila venisse trascurato in quel modo (nella sua vecchia scuola, si sarebbe fatto a botte per impossessarsene), poi però vide chi era seduto al posto vicino e tutto ebbe il suo amaro senso.

Blaze Hellfire se ne stava a testa china, intenta a leggere qualcosa, apparentemente incurante delle occhiate astiose e dei commenti poco amichevoli che le venivano rivolti, neppure a voce tanto bassa. 

E' ora di finirla, pensò Silver, irritato. Agì d'impulso: senza esitare oltre, andò ad appoggiare lo zaino sul banco accanto a Blaze.

- Ciao - disse, sforzandosi di suonare allegro. - Io sono Silver, Silver Venice. Piacere di conoscerti. -

Non si curò dello sbigottimento generale, né del silenzio improvvisamente calato nella classe. In un'altra occasione avrebbe preferito buttarsi giù da un ponte anziché intavolare un discorso con una ragazza, specialmente con una così carina, ma il desiderio di far cessare quelle cattiverie era molto più forte di qualunque timidezza. Rimase comunque senza fiato quanto lei alzò su di lui i luminosi occhi nocciola. 

- Blaze Hellfire - si presentò lei, con una nota di sincero stupore nella voce.

Niente domande sul passato, si disse Silver, ricordando il triste racconto di Tails. - Scusa se ti ho disturbato, non intendevo dare noia. Cosa leggi di bello? -

Lei gli mostrò un libriccino rilegato in pelle rossa. Sulla copertina era elegantemente vergato Le cronache della Regina della Notte, di J.R. Comet, il tutto in delicati caratteri color giallo ocra. Silver s'illuminò. 

- James Roland Comet, lo conosco! - esclamò, del tutto dimentico delle preoccupazioni di poco prima. - E' lo stesso autore de Le cronache del Discepolo di Tauhm, vero? Comet è un genio del fantasy, l'ho sempre detto. E' da poco uscito il suo ultimissimo romanzo, sempre le cronache di qualcosa... - 

- Le cronache del Cacciatore d'Ombre - disse Blaze. La sua voce era limpida ma sommessa, come se la ragazza temesse di parlare troppo forte. - L'ho finito in due giorni. E' un bel libro, davvero notevole. -

- Ti piace il fantasy, allora? Io lo adoro, è il mio genere preferito in assoluto. -

- Beh, sei in buona compagnia... io ho due o tre scaffali pieni solo di quello. -

- Due o tre scaffali? - Silver fece un mezzo sorriso. - Dilettante, io ho messo su un'intera libreria. -

- La quantità non segue sempre la qualità - ribatté Blaze. - Immagino che tu non conosca La Saga delle Tempeste Oscure... -

- No, quella no - ammise Silver.

- E' una trilogia mozzafiato, il capolavoro di Wanda Trent. Potrei prestartelo, se sei il fanatico che dici di essere ti piacerà senz'altro. -

All'insaputa di Silver, l'intera classe aveva teso le orecchie verso la conversazione e ora ascoltava in un silenzio allibito. La maggior parte di loro sapeva già da un pezzo della fama di Blaze, e si teneva bene alla larga da quella strana esper dai poteri distruttivi. Che fosse pericolosa, era un fatto noto; c'era addirittura chi giurava che avesse contatti con l'inferno, e chi suggeriva che fosse un demone in carne e ossa.

Il fatto di vederla lì, intenta a chiacchierare amabilmente di un argomento tanto ordinario, era un vero shock per i sostenitori di quelle storie. Chiunque, guardandola in quel momento, avrebbe pensato che fosse una normalissima ragazza... e per soprammercato, anche piuttosto graziosa.

Blaze aveva appena cominciato a raccontare la trama della saga quando nell'aula entrò il professor Skyland, un ometto piccolo e tarchiato dai vibranti baffetti scuri. Dopo un breve discorsetto introduttivo, in cui spiegò a grandi linee il programma dell'anno, Skyland attaccò subito con il primo argomento di storia: le rivoluzioni Mobien tra il 2205 e il 2214. Doveva essere un tipo che non perdeva tempo.

Blaze cominciò a prendere appunti in bella grafia. Silver la imitò, anche se a caratteri un po' più grossolani, ma mentre scriveva non poteva fare a meno di scoccare qualche fugace occhiata alla ragazza. Lei pareva tutta concentrata su Skyland e sulla sua voce piatta e un poco stridula. Silver nascose a stento un sorriso. Il lavoro era ancora lungo, ma, se non altro, era certo di aver aperto una piccolissima breccia nella corazza d'acciaio che serrava il cuore di Blaze.

Blaze fissava il professor Skyland, sforzandosi di guardarlo come se stesse pendendo completamente dalle sue labbra, ma non poteva fare a meno di pensare a Silver. S'era accorta che il ragazzo ogni tanto la guardava, e tra sé e sé si chiedeva nervosamente per quale motivo. Sarebbe stato bello poter credere di piacergli e basta, così, senza bisogno di tanti complessi, ma la parte più dura e cinica di sé la teneva in guardia: non era una stupida, Blaze, e sapeva benissimo che non è tutto oro quel che luccica. Era possibile che le sue ragioni fossero molto meno pure di quanto non sembrasse. Silver non sarebbe stato il primo ad avvicinarsi a lei con un bel sorriso, spinto semplicemente dall'onda degli ormoni. Quando si guardava allo specchio, Blaze vedeva la persona meno appariscente del mondo, ma a quanto pareva riscuoteva un certo successo, tra i ragazzi... probabilmente perché la Royal era piena di idioti a cui bastavano un bel faccino, un tocco di mistero e una terza di reggiseno per schizzare con il testosterone a mille. Anche se il numero di idioti in questione si era considerevolmente ridotto, dal giorno dell'incidente.

L'incidente...

Blaze serrò i pugni, scacciando con rabbia le lacrime che già minacciavano di pungerle gli occhi. Lei non aveva mai, mai perso il controllo, prima d'allora, nemmeno per un secondo. Si era addirittura convinta di padroneggiare il suo potere alla perfezione; quando evocava il fuoco, sapeva sempre con precisione millimetrica quanto le fiamme sarebbero state alte, calde o intense. Non le era mai capitato di causare un'esplosione, tantomeno di quelle proporzioni. Ancora non si spiegava come diavolo fosse successo: era salita sul palco a passo deciso, pronta a dare una buona prova di sé, sicura che i suoi futuri compagni si sarebbero spellati le mani ad applaudirla, e poi...

E poi, la luce. E la detonazione. E il caos.

E li aveva distrutti. Tutti, dal primo all'ultimo.

L'amarezza le strinse lo stomaco. In mezzo agli altri ragazzi dell'orfanotrofio si era sentita come un delfino circondato da squali, ma questo non voleva dire che li volesse morti... anzi, aveva sperato di potersi riscattare, in qualche modo, di suscitare in loro un minimo barlume di ammirazione. Non le importava che fossero le stesse persone che avevano tormentato la sua infanzia: sarebbe stata più che disposta a dimenticare tutto, ogni scherzo e ogni umiliazione, in cambio di un banalissimo segno di rispetto.

E ora aveva perso anche quella possibilità, per sempre. L'aveva sradicata con le sue stesse mani.

Cosa le restava, ora? Una storia dell'orrore da raccontare, e nient'altro. Il disprezzo, la paura, la diffidenza che leggeva negli sguardi della gente... lei non voleva nulla di questo. Tutto ciò che desiderava era qualcuno che potesse vederla e apprezzarla per quello che era, qualcuno che le volesse bene incondizionatamente, senza secondi fini. Qualcuno che ridesse con lei, che la sostenesse quando lei vacillava, che le offrisse la spalla quando sentiva il bisogno di piangere.

Qualcuno... chiunque, che fosse lì per lei.

E Blaze, ingenua com'era, ogni volta credeva che fosse la volta buona. D'accordo, Silver sembrava un tipo a posto, ma chi le garantiva che lo fosse davvero? Tutti i giorni vedeva sfilare davanti a sé un'eterna mascherata di odio e ipocrisia. Quello che Silver le aveva mostrato cos'era, il suo vero volto o solo l'ennesima maschera? Non poteva fidarsi completamente di lui, non ancora, perlomeno.

Blaze lo guardò di sottecchi. Fidato o no, bisognava ammettere che era proprio carino, con quei lunghi capelli argentei e gli occhi del caldo colore dell'ambra. Una ciocca ribelle gli balenava di continuo davanti alla fronte, ma lui si limitava a scostarla distrattamente, in un gesto automatico. Mentre lo osservava, Blaze fu colta da un dubbio terribile: quanto sapeva Silver sul suo conto? Forse non era ancora a conoscenza dell'incidente del mese prima. In tal caso, cosa avrebbe fatto una volta scoperta la verità? L'avrebbe considerata anche lui un mostro? No, non poteva finire così: Blaze avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di conquistare la sua amicizia. Per qualche ragione indefinita, il pensiero che Silver si allontanasse da lei le era inaccettabile.

Ma accanto a me è in pericolo. Quella constatazione la raggelò. Il suo potere, la pirocinesi... quanto era capace di controllarla? Fino a un mese e mezzo prima, avrebbe risposto senza esitazioni, ma ora quel punto interrogativo la torturava. Angosciata, Blaze capì che per adesso poteva solo aspettare: aveva bisogno di schiarirsi le idee, conoscere meglio Silver e, soprattutto, conoscere meglio se stessa.


I piccoli tocchi di Silvaze continuano :) che dire, spero che vi divertiate a leggere quanto io mi diverto a scrivere. Blaze è un personaggio davvero difficile da rendere, è possibile che venga fuori un po' meno precisa di quanto vorrei. I nomi dei romanzi e degli autori me li sono beatamente inventati. Scusate se sono di poche parole ma è l'una meno venti di notte anche per me ^^" bacio a tutti!

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