The Power of One di TheBlazer (/viewuser.php?uid=127495)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to Royal High ***
Capitolo 2: *** Golden Eyes ***
Capitolo 3: *** Encounter ***
Capitolo 1 *** Welcome to Royal High ***
son2
Ciao
a tutti ^^ questa è la prima fiction che scrivo su Sonic, perciò per
favore, abbiate un po' di clemenza xD innanzitutto, ci tengo a
puntualizzare che non sarà una fiction 'normale': qui i personaggi di
Sonic sono gijinka, ossia
umanizzati. Non avremo un riccio blu che rotola e rimbalza, ma un
ragazzo con i capelli blu e gli occhi verdi in grado di muoversi a
velocità ultraterrena. In più ci sarà un bel gap temporale: Blaze e
Silver fanno parte del presente, così come Maria Robotnik, e parecchi
personaggi riceveranno una, ehm, leggerissima rivisitazione d'età:
Silver: 16 anni
Blaze: 16 anni
Amy: 16 anni
Cream: 16 anni
Charmy: 16 anni
Tails: 16 anni
Sonic: 17 anni
Knuckles: 17 anni
Jet: 17 anni
Wave: 17 anni
Maria: 17 anni
Espio: 17 anni
Rouge: 18 anni
Shadow: 18 anni
Storm: 18 anni
Vector: 25 anni
I cognomi di
molti personaggi me li sono inventati, più o meno . Nel caso di
Silver, ho scelto 'Venice' perché era il suo nome originale. Ora
bando alle ciance, buona lettura ^^ se avete voglia, un commentino
è sempre gradito.
:: The Power of One ::
. Welcome to the Royal High .
Da che mondo
è mondo, il primo giorno di scuola è sempre uno strazio:
quell'odioso mostriciattolo metallico noto come sveglia che comincia a
strillare all'impazzata, sospiri di rimpianto che vengono soffocati
contro il cuscino, gente che si trascina fuori dal letto e arranca
verso il bagno con la faccia simile a quella di uno zombie appena
disinterrato. Con la malinconia nel cuore e il profumo salmastro del
mare ancora nelle narici, gli studenti si preparano svogliatamente a
fronteggiare un altro lungo, lunghissimo anno di scuola, pregando in
segreto che l'inverno passi in fretta e che l'estate li riaccolga
presto nel suo caloroso abbraccio.
Silver
Venice non faceva eccezione. Camminava verso la fermata dell'autobus,
con lo zaino su una spalla e le cuffie nelle orecchie, ma con la testa
era ancora a West Coast, il favoloso resort marino in cui aveva
trascorso gli ultimi due mesi. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di
tornare là... soprattutto considerando che non solo quello era
il suo primo giorno di scuola, ma il primo giorno in una scuola nuova,
dove probabilmente tutti conoscevano già tutti. Avrebbe faticato
come un matto ad inserirsi, ne era sicuro.
Bisognava
però precisare che la Eggman Royal High School non era un
istituto qualunque, anzi, era uno dei più bizzarri dell'intera Mobius. A frequentarlo non erano ragazzi normali, ma i
cosiddetti esper, ovvero
giovani dotati di poteri paranormali. L'obiettivo della Royal era
insegnare ai suoi studenti a controllare e a sfruttare al massimo i
propri poteri, alternando un continuo esercizio a lunghe lezioni di
teoria. Uscirne a testa alta era tutt'altro che facile, anche
perché la tua reputazione era un puro lancio di dadi: gli esper
più forti erano ammirati e idolatrati, mentre gli esper
più scarsi venivano trattati alla stregua di semplice
spazzatura. Silver sapeva di essere piuttosto bravo con il proprio
potere, ma non poteva fare a meno di chiedersi se lo era a sufficienza,
per quel genere di scuola. Sarebbe stato a dir poco imbarazzante essere
bollato fin da subito come incapace.
Alla fermata
dell'autobus c'era già una ragazza piccola e mingherlina,
all'incirca della sua stessa età. Aveva i capelli lunghi fino
alle spalle, di una sgargiante tonalità rosa confetto, e occhi
di un bel verde luminoso, il colore delle foglie di quercia sotto i raggi del sole. Non appena
vide Silver, la ragazza gli regalò un gran sorriso, che lui si
sentì automaticamente ricambiare.
- Ciao - lo salutò la rosa in tono cordiale. - Anche tu alla Royal? -
- Già -
disse Silver, un po' impacciato. Ora che la guardava meglio, era
davvero carina. Riarrotolò le cuffie e se le infilò casualmente
in tasca. - Ehm... è così tosta come dicono? -
- Non
saprei, è il primo giorno anche per me - rise lei. - Mi hanno
raccontato che è un po' come una giungla, una continua lotta per la
sopravvivenza... ma scommetto che è mille volte più interessante di
qualunque altra scuola di Mobius. Oh, a proposito, io sono Amy, Amy
Rose. -
- Silver Venice - si presentò lui, stringendo timidamente la mano che lei gli aveva porto.
- Non sei qui da molto, vero? Non ti ho mai visto in giro. -
- Mi sono
trasferito a Megapolis cinque giorni fa. - Silver si strinse nelle
spalle. - Prima abitavo più a ovest, a Soleanna. -
-
Soleanna! - esclamò Amy, ammirata. - Ci sono stata, sai? E' una delle
città più belle del pianeta! Cavolo, che invidia, dev'essere fantastico
viverci. Mi hanno detto che... -
Ma
Silver non seppe mai cosa le avevano detto, perché proprio in quel
momento un ronzante autobus giallo si fermò davanti a loro. Come la
maggioranza dei veicoli di Mobius, non aveva ruote: galleggiava a una
ventina di centimetri dal suolo, sostenuto da una doppia banda di
propulsori inferiori. Quando la portiera scivolò di lato, Silver vide
che alla guida dell'autobus c'era un ragazzo alto, sui venticinque
anni. Sotto la divisa gialla a strisce nere s'intravedevano spalle
larghe e muscoli guizzanti. Da sotto il cappello d'ordinanza sbucava
un'aggressiva cresta di ciocche color verde acido.
- Ciao, Vector! - sorrise Amy, salendo a bordo.
-
Ehi, Amy - disse lui di rimando, prima di raddrizzarsi il cappello e
adocchiare Silver. - E questo chi è, un nuovo arrivato? -
-
E' Silver, la prossima vittima sacrificale del Royal - replicò lei,
prima di fare l'occhiolino al suo nuovo amico. - E Silver, questo è
Vector, il nostro autista. Mi raccomando, allaccia bene la cintura, non
si può mai stare sicuri quando Vec s'attacca al volante! -
- Spiritosa - sbuffò Vector.
L'autobus
era già quasi al completo. Amy prese posto accanto a una ragazza dai
codini biondi e dagli occhi nocciola (una tale Cream, come la salutò
allegramente la rosa), mentre Silver si sedette accanto a un ragazzo
dai lunghi capelli rossi e l'aria decisa. Come Silver scoprì ben
presto, il rossino si chiamava Knuckles e frequentava il secondo anno
alla Royal. Il suo dono era una forza micidiale, che gli aveva permesso
di conquistare facilmente un posto nella top ten degli esper più temuti
dell'istituto.
-
Sei al primo anno, vero? - Knuckles lo squadrò dalla testa ai piedi. -
Non hai l'aria di un esper di livello avanzato. Be', stammi bene a
sentire: il primo giorno, ai primini viene sempre chiesto di dare
sfoggio dei propri poteri. Non preoccuparti, non è nulla di che...
dovrai semplicemente far vedere cosa sei capace di fare. Però fossi in
te giocherei tutte le mie carte: se gli darai subito una buona
impressione, parecchi dei ragazzi ti lasceranno in pace. Alla Royal gli
smidollati non sono benaccetti. -
- Lo terrò a mente. -
Pochi
minuti dopo, l'autobus rallentò dolcemente fino a fermarsi del tutto, e
le porte scorrevoli si aprirono. Non appena pose piede a terra, Silver
si bloccò, a bocca aperta. Chissà perché, s'era aspettato che la Royal
fosse un blocco informe di vecchi mattoni, ma quella che si profilava
davanti a lui era una torre altissima, composta da almeno una
sessantina di piani. Sembrava fatta interamente di vetro e acciaio e
brillava vivacemente sotto i raggi del sole. La cosa più sorprendente
era che, a circa tre quarti della sua altezza, la torre si scindeva: la
parte superiore fluttuava a mezz'aria, sospesa nel vuoto, come una
gigantesca corona sorretta da mani invisibili. La 'corona' in questione
sembrava roteare lentamente su se stessa. Al vertice della parte
inferiore scintillava un ologramma, grande abbastanza da essere
perfettamente visibile persino da terra: rappresentava un'aquila rossa
dalle ali spalancate, stagliata contro un gran giglio dorato; tra i
suoi artigli ricurvi lampeggiava la sigla E.R.H.S.
- Wow - mormorò Silver tra sé, impressionato.
Attorno
a lui, era tutto un vociare di ragazzi che correvano da una parte e
dall'altra, scambiandosi saluti e pacche sulle spalle. Lui aveva perso
di vista sia Knuckles che Amy, perciò dopo un'ultima occhiata allo
stemma si decise a entrare. L'atrio della Royal era ampio e spazioso,
lucido come uno specchio e con il pavimento di un bianco immacolato. Da
un lato, c'era un bancone metallico, lievemente incurvato, che quasi
spariva sotto quella che sembrava una dozzina buona di computer e pile
su pile di fogli e documenti. Dietro il bancone c'era una segretaria
occhialuta e sorridente, sulla quarantina, i cui perfetti riccioli
rossi parevano freschi di parrucchiere. Silver fece per avvicinarsi.
-
I ragazzi del primo anno di là, prego - disse lei con voce squillante,
prima ancora che il ragazzo aprisse bocca. - Più tardi, quando
ripasserai, ti consegnerò la tessera magnetica e i depliant, ma prima
devi sostenere il test di valenza. -
-
Ma come fa? - sussurrò incredulo un biondino alle spalle di Silver. - A
ricordarsi chi è del primo anno e chi no, voglio dire. Alla Royal ci
sono centinaia, se non migliaia di studenti! -
-
E' il potere di Debra - rispose una ragazza bruna in tono tranquillo. -
Sai com'è, super memoria. Probabilmente si ricorda i nomi, le facce,
gli indirizzi e i numeri di telefono di ogni singolo studente della
Royal. Se non sa chi sei, è solo perché non ti ha mai visto. -
- Comodo, come potere! -
Silver seguì la direzione indicata da Debra e si ritrovò davanti a una grande porta metallica, su cui era scritto Ponte 0.1. Davanti alla porta erano in coda almeno trenta ragazzi, fra cui Amy e Cream.
-
Oh, eccoti! - Amy gli elargì l'ennesimo sorriso. - A quanto pare, prima
di smistarci nelle varie classi vogliono sottoporci a una specie di
test. -
-
Per mettere alla prova i nostri poteri - disse Silver con una smorfia,
ricordando quanto gli aveva detto Knuckles sull'autobus. - Be', spero
solo che sia una cosa veloce e indolore. -
- Secondo voi cosa dovremo fare? - chiese Cream, intimidita.
- Lo scopriremo presto - tagliò corto Amy, dandole un buffetto affettuoso sulla guancia.
Poco
dopo, la porta metallica scivolò di lato e si fece avanti una donna.
Alta ed elegante, aveva i capelli neri e lisci come la seta, che
ondeggiavano morbidamente a ogni passo. Indossava quello che pareva un
incrocio tra un abito a gonna e una divisa militare, rosso fiamma, con
l'emblema dell'aquila appuntato all'altezza del cuore. Quando sollevò
il viso, due severi occhi grigi s'appuntarono sulla folla di ragazzi in
attesa.
-
Benvenuti, aspiranti esper. Io sono la professoressa Thunders,
insegnante di analisi e tecnologia - disse in tono distaccato. - E' con
sommo piacere che vi accolgo nella Eggman Royal High School, fiore
all'occhiello di Megapolis. Il compito mio, nonché di tutti gli altri
insegnanti, sarà guidarvi verso la scoperta e il totale controllo dei
vostri poteri. Imprimetevi bene in testa che è il cervello a comandare
il potere, non viceversa: non bisogna mai abusare della propria forza,
perché si corre il rischio di non riuscire a dominarla. - Si guardò
brevemente intorno, e la sua voce si colorò di una nota più aspra: -
Certo, aspettatevi di essere spesso bersagliati da critiche e da
giudizi. E' nel corso della natura che gli esterni, privi come sono dei
nostri doni, ci guardino con invidia e sospetto. Ma non serve a nulla
negare una verità già scritta: noi esper apparteniamo a una razza
superiore, prescelta dagli dèi e destinata a governare il mondo. -
Al
suo solenne discorso fece eco un tiepido applauso, ma Silver non batté
le mani: da quella donna spirava un'aura strana, inquietante, e il suo
gelido sguardo da serpente lo metteva a disagio. Su un punto però lei
aveva senz'altro ragione: gli esper si sarebbero sempre sentiti sotto
mira. Se si spargeva la voce che eri un esper, agli occhi della gente
normale diventavi poco meno che un mostro: i più saggi si limitavano a
scansarti, o a far finta che non esistessi, ma non mancavano gli
attaccabrighe pronti a menare le mani. Ad aspettarti nei vicoli,
magari, per poi aggredirti in branco.
- Ehi, guardate chi c'è... Bianchino! -
Silver
strinse le palpebre, scacciando quella voce maligna e derisoria. Che i
brutti ricordi se ne stessero dov'erano, relegati nell'angolo più
lontano della sua mente. Non ascoltò le ultime parole della Thunders,
ma vide gli altri ragazzi cominciare lentamente a camminare,
dirigendosi verso la porta da cui la professoressa era comparsa.
- Dove stiamo andando? - chiese ad Amy in un sussurro.
- Non hai sentito, Silver? All'Arena Grande... qualunque genere di posto sia. -
I
vari piani della Royal non erano collegati da scale, bensì da un
complesso sistema di teletrasporto. Il corridoio imboccato conduceva ad
una sala molto spaziosa, con i muri completamente invasi da quelli che
lì per lì Silver scambiò per ascensori, di vetro e metallo come tutto
il resto. Solo che, naturalmente, erano tutto fuorché ascensori: non
appena qualcuno ci saliva e li attivava, la persona in questione si
smaterializzava e spariva nel nulla.
- Entrate nei teletrasporti, tutti quanti - ordinò la Thunders. - E premete il pulsante numero 13. -
Silver
entrò in una di quelle insolite cabine trasparenti insieme ad Amy, a
Cream e a un ragazzo biondo dai gentili occhi azzurri. Se si fossero
stretti, forse ci sarebbe stato spazio anche per una quinta persona, ma
non era necessario: tutti gli altri studenti erano già saliti sui
teletrasporti. Sulla parete traslucida c'era una pulsantiera in
rilievo, i cui numeri andavano da 0 a 71. Silver premette il bottone
che indicava il 13.
Teletrasportarsi
fu una sensazione strana... come se il suo corpo fosse stato infilato
in un cannone e sparato nel cielo a tutta velocità. Ma quando tornò in
sé, Silver si ritrovò nell'esatta posizione in cui era quando aveva
premuto il pulsante, con tanto di mano ancora sollevata.
-
Che figata! - commentò il biondo al suo fianco, affascinato. - Un
trasferimento di materia totale! Le nostre composizioni strutturali
sono state sciolte e ricostruite nel giro di mezzo secondo, e senza che
noi avvertissimo nulla! -
-
Sul 'nulla' avrei qualcosa da ridire - obiettò Cream, con voce un po'
nauseata. - Per quello che mi riguarda, spero di doverlo fare il meno
possibile! -
- Temo che ci toccherà almeno tre o quattro volte al giorno - disse Silver.
Ora
si trovavano in un'altra sala, identica a quella che avevano appena
lasciato. La Thunders aspettò che tutti gli studenti si fossero
trasferiti, dopodiché li guidò in una nuova stanza. I ragazzi sbucarono
in mezzo agli spalti di quello che sembrava in tutto e per tutto un
enorme stadio: di forma ovale, occupava quasi del tutto l'ambiente e
vantava almeno una dozzina di gradinate per il pubblico. Al centro,
però, non c'era un campo da calcio o da basket, né da qualunque sport
che Silver conoscesse: c'erano due grossi anelli, ciascuno disposto a
una delle estremità, ma il ragazzo non capiva che scopo avessero.
-
Questo è il campo di boardball - disse la Thunders, annoiata. -
Sciaguratamente uno degli sport più popolari, tra gli esper... Oh be',
non perdiamo tempo con queste sciocchezze. Oggi useremo il campo per un
motivo diverso. - Tirò fuori un telecomando da una tasca della divisa.
Subito dal soffitto discese una grossa superficie metallica, una
piattaforma quadrata larga una ventina di metri. La piattaforma
s'abbassò fino a galleggiare al ciglio dello stadio. - Adesso vi
chiamerò per nome, uno alla volta. Voi salirete quassù ed esibirete il
vostro potere, qualunque esso sia. - Estrasse un datapad. - Molto bene,
cominciamo... Airbun, Leaf! -
Un ragazzo moro e dinoccolato salì sulla piattaforma, le mani infilate nelle tasche dei jeans.
- Idrocinesi - disse, laconico. - So manipolare l'acqua. -
-
Anche crearla? - chiese la Thunders. Al diniego del ragazzo, la donna
fece uno svolazzo con la mano, e una tinozza piena d'acqua fino
all'orlo si materializzò accanto a lui. Un mormorio perplesso si levò
dagli studenti e anche Leaf strabuzzò gli occhi, stupito.
E' il suo potere, comprese Silver, fissando la Thunders a bocca aperta. Sa far comparire le cose...?
-
Sistemati la mascella, amico - scherzò il ragazzo biondo che era venuto
con lui nel teletrasporto. - Non credo che sappia far apparire dal
nulla quello che vuole, sarebbe pazzesco.
E' più probabile che la tinozza fosse già pronta, da qualche parte
nella scuola, e che lei l'abbia semplicemente evocata con la forza del
pensiero. Un po' come il teletrasporto. -
Leaf
Airbun, comunque, se la cavò piuttosto bene. Ripresosi dal piccolo
shock, si concentrò e sollevò l'acqua dalla tinozza senza muovere
neppure un muscolo: nel giro di pochi istanti, una striscia d'acqua
solida s'intrecciò e annodò con grazia sopra le teste dei ragazzi,
tutti col naso per aria. La striscia d'acqua esplose poi in un rovescio
di pioggia, che si riunì di nuovo in un'unica massa prima di tornare
docilmente nella tinozza. Gli studenti applaudirono, e Leaf scese dalla
piattaforma con un sorriso gongolante.
-
Il prossimo - disse la Thunders, ma solo dopo aver annuito con
approvazione e digitato qualcosa sul suo datapad. - Anderson, Richard. -
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Golden Eyes ***
son2
:: The Power of One ::
. Golden Eyes .
La Thunders
continuò a scorrere la lista, veloce e impietosa. Ben presto
arrivò a Cream (che sapeva non solo parlare con gli animali, ma
anche trasformarsi in un coniglio) e al ragazzo biondo che li aveva
accompagnati in ascensore (Miles 'Tails' Prower, che invece sapeva
volare). Furono entrambi bravi, ma Silver ebbe l'impressione che la
Thunders non fosse soddisfatta da nessuna delle due esibizioni: si
limitò a stringere le labbra e a digitare frettolosamente sul
suo datapad. Dopo una ventina di ragazzi, fu anche il turno di Amy
Rose: la ragazza sorprese la folla sfoggiando una serie di trucchi,
passi ginnici e acrobazie, e arrivando addirittura a correre sulle
pareti fino a sfiorare il soffitto. La sua incredibile agilità
fu salutata da un fragoroso applauso, a cui Silver si unì con
entusiasmo.
Come
prevedibile, il cognome Venice era uno degli ultimi della lista. Quando
la Thunders lo chiamò, Silver salì sul palco fluttuante
sentendosi come se avesse le gambe intrappolate nella melassa. Una
volta che fu sopra la piattaforma cercò di ignorare i cinquanta
e più sguardi fissi su di lui. Si concentrò invece su
Amy, che gli sorrise e annuì in segno d'incoraggiamento. Silver
ingoiò il nervosismo.
- Il mio
potere è la telecinesi - disse, con voce chiara e forte. - Posso
sollevare e spostare gli oggetti con la forza del pensiero. -
La Thunders
agitò la mano, come già aveva fatto molte altre volte.
Accanto a Silver apparvero tre grosse casse, due di legno, la terza
metallica. Il ragazzo inspirò a fondo e sollevò le mani,
che subito s'accesero di un brillante chiarore azzurro: lo stesso
chiarore illuminò anche le tre casse, le quali si librarono
lentamente a mezz'aria e a un suo silenzioso comando iniziarono a
roteare e a volteggiare sulle ali del nulla. Silver si volse verso la
professoressa, in attesa che lei gli facesse cenno di smettere, ma non
accadde: anzi, la Thunders continuò a fissarlo con espressione
indecifrabile, senza distogliere lo sguardo da lui. Il ragazzo
provò allora alcuni passaggi più difficili, aumentando la
velocità delle casse e facendole sfrecciare da una parte
all'altra dello stadio. Sentì che gli altri studenti si
scambiavano commenti a mezza voce, ma non vi prestò troppa
attenzione.
Fossi in te, giocherei tutte le mie carte, gli aveva consigliato Knuckles.
E Silver
decise di seguire il consiglio. In un impeto di audacia, attirò
una delle due casse di legno abbastanza vicino a sé da potervi
balzare sopra, dopodiché si lasciò sollevare, irradiato
in uno scintillante alone azzurrognolo. Guardò verso il basso e
deglutì.
Non pensare a quello che stai facendo, fallo e basta, si disse, prima di saltare nel vuoto.
Eccezion
fatta per il grido spaventato di Amy, tutto il pubblico trattenne il
respiro come un'unica entità dotata di molte teste... per poi
rilasciarlo subito dopo, non appena la cassa metallica saettò
sotto le scarpe di Silver, interrompendone il volo a mezz'aria.
Fu solo allora che la Thunders dichiarò: - Bene, Venice. Il prossimo. -
- Tu sei
tutto matto - rise Amy, non appena Silver tornò coi piedi per
terra. - Mi hai fatto perdere dieci anni di vita con quel trucchetto,
sai? E se ti fossi spiaccicato? -
- Ma non
l'ho fatto, quindi non vedo dove sia il problema - disse lui,
abbozzando un sorriso strafottente. Il breve show l'aveva riempito di
adrenalina, e ora si sentiva come se oltre al sangue nelle sue vene
scorresse fuoco liquido. - Comunque ti faccio i miei complimenti, Amy,
sei stata fantastica. -
Quando la
lista finalmente terminò, la professoressa Thunders fece
risalire la piattaforma, che tornò a integrare il soffitto con
uno scatto metallico.
- Eccellente
- disse con un sorriso, che però non arrivò a illuminarle
i freddi occhi grigi. - A breve, ciascuno di voi riceverà una
tessera magnetica che vi consentirà l'accesso ai piani delle
aule. La nostra segretaria, Debra, provvederà anche a fornirvi
dei depliant e delle cartine per orientarvi meglio nell'istituto,
nonché il vostro orario delle lezioni. Ci sono domande? -
Tails alzò la mano.
- Sì, Prower? -
- Quando cominciano le lezioni? -
- Questo
pomeriggio stesso, dopo l'ora di pranzo. Non è detto che
frequentiate tutti gli stessi corsi, comunque... è possibile che
alcuni di voi si trovino a livelli diversi. - La Thunders fece scorrere
lentamente lo sguardo sul gruppo di ragazzi, e Silver ebbe la
spiacevole sensazione che si soffermasse su di lui un po' più
del dovuto. - Se non avete altro da chiedere, possiamo tornare
nell'atrio. -
- Oh, no - sussurrò Cream, sentendosi già male al pensiero dei teletrasporti.
La seconda
volta, tuttavia, fu completamente indolore, almeno per Silver. Per
tutto il tragitto, il ragazzo non fece che chiacchierare con Amy, Tails
e Cream, congratulandosi a vicenda per l'esibizione, e quasi non si
accorse di entrare nella cabina di vetro. Quando infine furono di
nuovo davanti al bancone e agli impeccabili riccioli rossi di Debra, i quattro
attesero pazientemente in fila fino a quando la segretaria non
consegnò a ciascuno di loro il suo personale mucchietto di
scartoffie.
Silver
guardò il suo orario: in un lunedì normale avrebbe avuto
due ore di tecnologia con la Thunders e altre due di chimica con un
tale professor Ice, ma quel giorno gli sarebbero toccate solo le ore
pomeridiane, una di storia e una di lingue straniere.
- Bleah, doppia analisi con la Thunders - disse Tails con una smorfia.
- Letteratura Mobien e storia - sospirò Cream.
- Eheh, a me invece va alla grande! Educazione fisica! - sorrise Amy.
Riposero gli
orari e i documenti negli zaini, ma tennero con sé la tessera
magnetica. La tappa successiva fu la mensa, che si trovava al quinto
piano. Era una sala enorme, grande quasi quanto lo stadio, punteggiata
di tavoli. Le pareti laterali erano composte unicamente da lunghe
vetrate, che permettevano di ammirare il panorama urbano di Megapolis.
Silver, Amy, Tails e Cream presero un vassoio da una pila e si unirono
alla fila di ragazzi che scivolava lentamente davanti al titanico
buffet. Sembrava esserci ogni tipo di pietanza immaginabile, dalla carne alle verdure, dalle paste alla frutta. Silver
cacciò nel suo vassoio una fetta di pizza e un tortino di
carote, e vide con la coda dell'occhio Amy intenta a servirsi
un'abbondante porzione di sedano e lattuga.
- Però, attenta a non ingrassare - scherzò.
Per tutta risposta, lei gli fece la linguaccia. - Allora, dove ci mettiamo? -
-
Perché non vi sedete con me e gli altri? - propose Tails in tono
entusiasta. - Siamo laggiù, nel tavolo all'angolo. -
- 'Gli altri'? - Silver si
volse nella direzione indicata da Tails. Al tavolo di cui parlava erano
già seduti due ragazzi: uno aveva arruffati capelli blu e
beffardi occhi verdi, l'altro sfoggiava lunghe ciocche ramate e un
penetrante sguardo viola ametista. Quando li vide avvicinarsi, il rosso
sollevò una mano in saluto.
- Ehi, ma quello è Knuckles - disse Silver, sorpreso.
- Vi conoscete già? - chiese Tails.
- Non esattamente. Ci ho solo scambiato due parole stamattina, sull'autobus. -
- Yo, Tails!
- Il ragazzo dai capelli blu sfoderò un sorriso a trentadue
denti. - Ti sei portato dietro tutta la brigata, eh? Amy, Cream e... -
- Silver -
disse Tails, ricambiando il sorriso e sedendosi accanto a lui. -
Silver, lui è Sonic, l'esper più pazzo di Mobius. -
- C-ciao,
Sonic! - Amy, curiosamente paonazza, prese posto accanto a Tails a
testa china. Silver studiò per un attimo il rossore che le velava le
guance, e non impiegò molto a trarre le sue conclusioni. Lui e Cream si
sistemarono a loro volta, chiudendo il cerchio.
Knuckles prese a tagliare scrupolosamente la sua bistecca. - Allora, com'è andato il test di valenza? -
- Amy, Tails e Silver sono stati fantastici - rispose Cream con una nota di malinconia nella voce.
-
Anche tu, Cream - ribatté Amy, posandole gentilmente una mano sulla
spalla. - La Thunders ha spalancato gli occhi, quando ti sei messa a
chiacchierare con quei topi come se fossero esseri umani. E vogliamo
parlare della tua capacità di Mutaforma? -
- Sei anche una Mutaforma? - chiese Sonic, interessato. - Questo non lo sapevo! -
Cream
avvampò. - Sì, ma non è che mi so trasformare in leone, squalo o
chissà che... solo in un coniglio. E i conigli non sono esattamente al
vertice della catena alimentare. -
-
Ma tu sei un coniglio part-time! - obiettò Amy, strappando un risolino
a tutti. - E poi ti tornerebbe utilissimo, casomai volessi passare
inosservata! -
- Quando la Thunders apre il registro per interrogare, ad esempio! - commentò Sonic, fingendo di rabbrividire.
- E tu, Silver, cosa sai fare? - chiese Knuckles.
-
So usare la telecinesi - disse l'interpellato, dopo aver ingoiato una
generosa porzione di pizza. - Sollevare gli oggetti con la forza del
pensiero eccetera. -
- Wow! - Sonic sembrava colpito. - Questa sì che è una figata! E hai mai provato a esercitarlo su te stesso? -
Silver aggrottò la fronte. - In che senso? -
-
Nel senso che, anziché concentrarti su un oggetto, ti concentri su te
stesso. Cosa succede se lo fai? Forse spicchi il volo come Tails! -
Silver si sentì un perfetto idiota. Come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?
- Può funzionare - ammise.
Tails sorrise. - Potresti diventare il mio prossimo rivale aereo, Silver! -
- Guardati le spalle, Tails - la buttò lì Knuckles con un ghigno.
Silver
ridacchiò e, mentre girava leggermente il viso per rivolgersi a Cream,
scorse con la coda dell'occhio un lampo dorato. Si voltò, incuriosito:
a qualche tavolo di distanza da loro c'era una ragazza, seduta da sola.
Ora che ci faceva caso, Silver notò che anche i tavoli attorno a lei
erano vuoti, come se gli altri studenti volessero tenersi a distanza di
sicurezza. Eppure la ragazza in questione pareva tutto fuorché un
mostro... anzi, mentre la osservava, il ragazzo pensò che era anche
molto carina. Gli zigomi alti e i grandi occhi a mandorla donavano al
suo viso un tocco esotico, affascinante. I lunghi capelli viola erano
legati in una coda alta e vaporosa, che sfiorava e danzava sulle sue
spalle come una morbida fiamma purpurea, mimando ogni suo piccolo
movimento. Ma a dare il colpo di grazia a Silver fu lo sguardo della
ragazza: intenso e profondo, di un meraviglioso nocciola screziato di
pagliuzze dorate che gli fece venire in mente il riflesso dei raggi del
sole sulle dune di sabbia. E quell'incantevole sguardo era fisso su di
lui.
Silver avvertì il sangue affluirgli al viso e si girò di nuovo verso i compagni.
- Chi è quella ragazza lì? - chiese, in quello che sperò fosse un tono sufficientemente neutro.
-
Quella coi capelli viola? - Sonic si strinse nelle spalle. - Blaze
Wildfire, la ribelle della Royal. E' qui da quando ha nove anni,
credo... ormai dovrebbe averne sedici o diciassette. -
-
E' qui da più di sette anni? - Silver era stupito. - E perché? Credevo
che tutti gli esper cominciassero gli studi a sedici anni. -
Il
ragazzo dai capelli blu annuì. - E' così, infatti. Ma il secondo e il
terzo piano della Royal fungono da orfanotrofio: i bambini esper che
hanno perso o sono stati abbandonati dai genitori restano lì fino a
quando non sono abbastanza grandi per unirsi ai corsi. Nel frattempo,
svolgono mansioni di basso calibro, portano il caffè ai prof e cose del
genere. -
- Ma perché lei è da sola? Non ci sono altri esper come lei? - insisté Silver.
Sonic, Tails e Knuckles si scambiarono un'occhiata.
-
Blaze è un caso... un po' particolare, ecco - disse cautamente Tails. -
Gli esper orfani hanno un test di valenza diverso dagli altri, e lo
fanno in separata sede. Beh, per farla breve, dicono che Blaze durante
il suo test abbia ucciso tutti gli altri orfani del suo anno. -
Amy, che stava bevendo dalla sua bottiglietta, per poco non si strozzò.
Silver
trasalì. - Come, ucciso? - Era incredulo: lo sguardo che lei gli aveva
rivolto era carico di tenebrosa bellezza, ma non vi aveva letto neppure
la minima scintilla di malignità. - Dev'esserci un errore. -
-
Li ha uccisi accidentalmente, credo - s'affrettò ad aggiungere Tails. -
Però, ecco... ha fatto esplodere buona parte del venticinquesimo piano.
Era lì che prima si svolgeva il test di valenza, sapete. Adesso lo
stanno ristrutturando. - Abbassò la voce. - Non so granché della
faccenda, a dire il vero. So solo che da quando Blaze s'è unita a tempo
pieno alla Royal nessuno ha più voluto averci niente a che fare. -
- E' orribile - sussurrò Amy, a metà tra lo spaventato e l'impietosito.
-
E' la Royal - disse Knuckles asciutto. - Amano la forza, il potere, la
violenza, amano schiacciare e umiliare i più deboli, ma la morte è
completamente tabù. Quella di massa, almeno. -
-
Che cosa stupida - ribatté Silver. - E' ovvio che Blaze non l'ha fatto
di proposito. Scommetto che aveva anche degli amici, tra i ragazzi che
sono morti. -
Sonic
lo fissò. - Silver, onestamente... tu staresti volentieri al fianco di
una persona che rischia di esplodere da un momento all'altro? Blaze è
come una bomba innescata: non puoi mai sapere se o quando ti farà
saltare in aria. -
-
Ciò non toglie che abbia del fascino - ammise Knuckles. - Voglio dire,
è una gran bella ragazza, ha tutte le cose giuste al posto giusto e via
dicendo, senza contare che è straintelligente ed è forse uno degli
esper più dotati della Royal. Però è pericolosa, e questa è la triste
verità, amico mio. -
Quel commento fece venire in mente a Silver la frase di una canzone... Love is only beautiful when it bleeds*.
Scoccò un'ultima occhiata a Blaze. La ragazza dai capelli viola teneva
gli occhi bassi, inchiodati sul suo vassoio di cibo, che oltretutto
appariva intoccato. C'era qualcosa, in lei, che andava al di là della
semplice apparenza... Silver era sicuro che, dietro la facciata
glaciale che mostrava al mondo, Blaze fosse profondamente vulnerabile,
e profondamente sola.
*Qualcuno
l'ha riconosciuta? ^^ La canzone è "Oceans of Regret" dei Cain's
Offering. Sono un gruppo power metal finnico, ma non sono granché
famosi. Tra parentesi, il chitarrista e il tastierista fino a qualche
anno fa erano (e secondo me sono ancora!) dei gran bei pezzi di
ragazzi, i tipici esemplari di sesso maschile che sembrano quasi
stuzzicarti a saltargli addosso e *CENSORED* (maniaca depravata -.-'', ndtutti)
Mmm,
ho deciso che da questo capitolo in poi scriverò i miei personali
commenti a piè di pagina, lo trovo più comodo. Allora, come capitolo
non è particolarmente lungo, però è stato abbastanza divertente da
scrivere e spero che lo sia stato anche da leggere =) comincia qualche
sottilissima spruzzata di Silvaze! A proposito, frugando per deviantart
mi è capitato di incappare in due gijinka di Silver, per la precisione
questo e questo.
L'abbigliamento del primo è fenomenale *.* però adoro
anche
il bel musetto del secondo, è semplicemente adorabile! Mi
ricorda un
po' Inuyasha, non so se lo seguite come anime. Per adesso comunque che
ne dite, vi piace la piega che sta prendendo la storia?
Bacio a tutti!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Encounter ***
son2
::
The Power of One ::
.
Encounter .
Finito il pranzo, gli studenti svuotarono i vassoi e si
diressero verso le rispettive aule. Silver e Knuckles erano
gli unici del gruppo ad avere storia come prima lezione pomeridiana;
benché Knuckles fosse al secondo anno, le aule di storia si
trovavano tutte al trentesimo piano, perciò i due ragazzi si
avviarono insieme verso il ponte del teletrasporto. Mentre
camminava, Silver non poteva fare a meno di pensare a
Blaze. Il senso di mistero che spirava da quella ragazza lo
intimoriva e seduceva al tempo stesso. Tra sé e
sé, si era già convinto che, qualunque
fosse successa al suo test, doveva essersi trattato per forza di un
incidente: Blaze non era malvagia, non poteva esserlo.
E tu come lo sai? gli
sussurrò una vocina velenosa nella testa. Puoi
dire di conoscerla bene?Se proprio vogliamo essere precisi, fino a
un'ora fa non sapevi nemmeno della sua esistenza.
Silver scosse il capo, scacciando la
voce.
- Che ti prende? - chiese Knuckles.
- Oh, niente - disse Silver, con una risatina un
po' forzata. - Stavo solo pensando che... che questa non
è una scuola, è un labirinto!
- Pescò la cartina della Royal, sulla quale erano
dettagliamente schematizzati tutti i piani e le lezioni che vi si
svolgevano. - Storia al trentesimo piano, analisi al
quarantaduesimo, educazione fisica al quattordicesimo... come fai a
ricordarteli tutti? -
- Ci farai l'abitudine
- replicò Knuckles con un sorriso. - Basta
ricordarsi che le lezioni vere e proprie vanno dal trentesimo al
quarantacinquesimo piano, mentre la palestra, l'Arena Piccola e l'Arena
Grande, ovvero il campo di boardball, vanno dal tredicesimo al
quindicesimo. -
- Tutto chiaro - ironizzò
l'altro.
- All'inizio è normale sentirsi un po'
spaesati, ma a breve imparerai a orientarti. -
Silver tirò un sospiro di
sollievo. Knuckles gli sembrava un tipo a posto e ormai era
arrivato a catalogarlo come amico, ma per il momento
preferiva che non sapesse della vera fonte del suo
turbamento. Prese a studiare la cartina con assoluta
nonchalance.
- E questi piani qua, invece? -
chiese, indicandoli. - Questi che vanno dal quarantacinque in
su? -
Il rosso fece spallucce. - Sono gli
uffici, gli alloggi dei prof e i laboratori vari. Non lo so di preciso,
sono completamente off-limits: se provi
a digitarli sul teletrasporto, ti viene chiesto di pronunciare
la password e mostrare un codice a barre. E quelli ce li hanno
solo i prof e il personale di servizio. -
A Silver la faccenda pareva un po' sospetta, ma
tenne per sé i suoi dubbi. Per quel giorno, aveva
già abbastanza cose su cui riflettere.
La sua aula di storia era subito prima di quella
di Knuckles, così salutò l'amico e vi
entrò. Si era aspettato chissà quale
meraviglia tecnologica, e invece si ritrovò in una
classe vecchio stampo: le pareti quasi sparivano sotto strati
e strati di mappe e piantine e dietro la cattedra s'innalzava
un'elegante libreria di lucido legno di quercia, stracolma di
libri. Sulla semplice lavagna d'ardesia c'era una
scritta, fatta col gesso: Aula di storia, primo anno - Prof.
Skyland. Doveva essere un tipo all'antica.
Silver si guardò in giro, in
cerca di un posto libero. I banchi erano organizzati a file di due ed
erano una decina in tutto. Nonostante mancassero ancora cinque
minuti buoni all'inizio della lezione, la maggioranza di essi era
già occupata: gli unici due posti ancora disponibili erano
uno in prima fila, direttamente sotto il naso del prof, e uno
all'angolo dell'ultima fila. Per un attimo, Silver si sorprese
che un preziosissimo banco dell'ultima fila venisse trascurato in quel
modo (nella sua vecchia scuola, si sarebbe fatto a botte per
impossessarsene), poi però vide chi era seduto al posto
vicino e tutto ebbe il suo amaro senso.
Blaze Hellfire se ne stava a testa china, intenta
a leggere qualcosa, apparentemente incurante delle occhiate astiose e
dei commenti poco amichevoli che le venivano rivolti, neppure a voce
tanto bassa.
E' ora di finirla,
pensò Silver, irritato. Agì
d'impulso: senza esitare oltre, andò ad appoggiare
lo zaino sul banco accanto a Blaze.
- Ciao - disse, sforzandosi di suonare allegro. -
Io sono Silver, Silver Venice. Piacere di conoscerti. -
Non si curò dello sbigottimento
generale, né del silenzio improvvisamente calato
nella classe. In un'altra occasione avrebbe preferito buttarsi
giù da un ponte anziché intavolare un discorso
con una ragazza, specialmente con una così carina, ma il
desiderio di far cessare quelle cattiverie era molto più
forte di qualunque timidezza. Rimase comunque senza fiato
quanto lei alzò su di lui i luminosi occhi
nocciola.
- Blaze Hellfire - si presentò lei, con
una nota di sincero stupore nella voce.
Niente domande sul passato,
si disse Silver, ricordando il triste racconto di Tails. - Scusa se ti
ho disturbato, non intendevo dare noia. Cosa
leggi di bello? -
Lei gli mostrò un libriccino rilegato
in pelle rossa. Sulla copertina era elegantemente vergato Le
cronache della Regina della Notte, di J.R. Comet,
il tutto in delicati caratteri color giallo ocra. Silver
s'illuminò.
- James Roland
Comet, lo conosco! - esclamò, del tutto dimentico delle
preoccupazioni di poco prima. - E' lo stesso autore de Le cronache del Discepolo di
Tauhm,
vero? Comet è un genio del fantasy, l'ho sempre detto. E' da
poco
uscito il suo ultimissimo romanzo, sempre le cronache di qualcosa...
-
- Le cronache del Cacciatore
d'Ombre
- disse Blaze. La sua voce era limpida ma sommessa, come se la ragazza
temesse di parlare troppo forte. - L'ho finito in due giorni. E' un bel
libro, davvero notevole. -
- Ti piace il
fantasy, allora? Io lo adoro, è il mio genere preferito in
assoluto. -
- Beh, sei in buona
compagnia... io ho due o tre scaffali pieni solo di quello. -
- Due o tre
scaffali? - Silver fece un mezzo sorriso. - Dilettante, io ho messo su
un'intera libreria. -
- La
quantità non segue sempre la qualità -
ribatté Blaze. - Immagino che tu non conosca La Saga delle Tempeste Oscure...
-
- No, quella no -
ammise Silver.
-
E' una trilogia mozzafiato, il capolavoro di Wanda Trent. Potrei
prestartelo, se sei il fanatico che dici di essere ti
piacerà
senz'altro. -
All'insaputa di
Silver, l'intera classe aveva teso
le orecchie verso la conversazione e ora ascoltava in un silenzio
allibito. La maggior parte di loro sapeva già da un pezzo
della fama di
Blaze, e si teneva bene alla larga da quella strana esper dai poteri
distruttivi. Che fosse pericolosa, era un fatto noto; c'era addirittura
chi giurava che avesse contatti con l'inferno, e chi suggeriva che
fosse un demone in carne e ossa.
Il fatto di vederla
lì,
intenta a chiacchierare amabilmente di un argomento tanto ordinario,
era un vero shock per i sostenitori di quelle storie. Chiunque,
guardandola in quel momento, avrebbe pensato che fosse una normalissima
ragazza... e per soprammercato, anche piuttosto graziosa.
Blaze
aveva appena cominciato a raccontare la trama della saga quando
nell'aula entrò il professor Skyland, un ometto piccolo e
tarchiato dai
vibranti baffetti scuri. Dopo un breve discorsetto introduttivo, in cui
spiegò a grandi linee il programma dell'anno, Skyland
attaccò subito
con il primo argomento di storia: le rivoluzioni Mobien tra il 2205 e
il 2214. Doveva essere un tipo che non perdeva tempo.
Blaze
cominciò a prendere appunti in bella grafia. Silver la
imitò, anche se
a caratteri un po' più grossolani, ma mentre scriveva non
poteva fare a
meno di scoccare qualche fugace occhiata alla ragazza. Lei pareva tutta
concentrata su Skyland e sulla sua voce piatta e un poco stridula.
Silver nascose a stento un sorriso. Il lavoro era ancora lungo, ma, se
non altro, era certo di aver aperto una piccolissima breccia nella
corazza d'acciaio che serrava il cuore di Blaze.
Blaze
fissava il professor Skyland, sforzandosi di guardarlo come se stesse
pendendo completamente dalle sue labbra, ma non poteva fare a meno di
pensare a Silver. S'era accorta che il ragazzo ogni tanto la guardava,
e tra sé e sé si chiedeva nervosamente per quale
motivo. Sarebbe stato
bello poter credere di piacergli e basta, così, senza
bisogno di tanti
complessi, ma la parte più dura e cinica di sé la
teneva in guardia:
non era una stupida, Blaze, e sapeva benissimo che non è
tutto oro quel
che luccica. Era possibile che le sue ragioni fossero molto meno pure
di quanto non sembrasse. Silver non sarebbe stato il primo ad
avvicinarsi a lei con un bel sorriso, spinto semplicemente dall'onda
degli ormoni. Quando si guardava allo specchio, Blaze vedeva la persona
meno appariscente del mondo, ma a quanto pareva riscuoteva un certo
successo, tra i ragazzi... probabilmente perché la Royal era
piena di
idioti a cui bastavano un bel faccino, un tocco di mistero e una terza
di reggiseno per schizzare con il testosterone a mille. Anche se il
numero di idioti in questione si era considerevolmente ridotto, dal
giorno dell'incidente.
L'incidente...
Blaze
serrò i pugni, scacciando con rabbia le lacrime che
già minacciavano di
pungerle gli occhi. Lei non aveva mai, mai perso il controllo, prima
d'allora, nemmeno per un secondo. Si era addirittura convinta di
padroneggiare il suo potere alla perfezione; quando evocava il fuoco,
sapeva sempre con precisione millimetrica quanto le fiamme sarebbero
state alte, calde o intense. Non le era mai capitato di causare
un'esplosione, tantomeno di quelle proporzioni. Ancora non si spiegava
come diavolo fosse successo: era salita sul palco a passo deciso,
pronta a dare una buona prova di sé, sicura che i suoi
futuri compagni
si sarebbero spellati le mani ad applaudirla, e poi...
E poi, la luce. E la
detonazione. E il caos.
E li aveva
distrutti. Tutti, dal primo all'ultimo.
L'amarezza
le strinse lo stomaco. In mezzo agli altri ragazzi dell'orfanotrofio si
era sentita come un delfino circondato da squali, ma questo non voleva
dire che li volesse morti... anzi, aveva sperato di potersi riscattare,
in qualche modo, di suscitare in loro un minimo barlume di ammirazione.
Non le importava che fossero le stesse persone che avevano tormentato
la sua infanzia: sarebbe stata più che disposta a
dimenticare tutto,
ogni scherzo e ogni umiliazione, in cambio di un banalissimo segno di
rispetto.
E ora aveva perso
anche quella possibilità, per sempre. L'aveva sradicata con
le sue stesse mani.
Cosa
le restava, ora? Una storia dell'orrore da raccontare, e nient'altro.
Il disprezzo, la paura, la diffidenza che leggeva negli sguardi della
gente... lei non voleva nulla di questo. Tutto ciò che
desiderava era
qualcuno che potesse vederla e apprezzarla per quello che era, qualcuno
che le volesse bene incondizionatamente, senza secondi fini. Qualcuno
che ridesse con lei, che la sostenesse quando lei vacillava, che le
offrisse la spalla quando sentiva il bisogno di piangere.
Qualcuno... chiunque, che fosse
lì per lei.
E
Blaze, ingenua com'era, ogni volta credeva che fosse la volta buona.
D'accordo, Silver sembrava un tipo a posto, ma chi le garantiva che lo
fosse davvero? Tutti i giorni vedeva sfilare davanti a sé
un'eterna
mascherata di odio e ipocrisia. Quello che Silver le aveva mostrato
cos'era, il suo vero volto o solo l'ennesima maschera? Non poteva
fidarsi completamente di lui, non ancora, perlomeno.
Blaze lo
guardò di sottecchi. Fidato o no, bisognava ammettere che
era proprio
carino, con quei lunghi capelli argentei e gli occhi del caldo colore
dell'ambra. Una ciocca ribelle gli balenava di continuo davanti alla
fronte, ma lui si limitava a scostarla distrattamente, in un gesto
automatico. Mentre lo osservava, Blaze fu colta da un dubbio terribile:
quanto sapeva Silver sul suo conto? Forse non era ancora a conoscenza
dell'incidente del mese prima. In tal caso, cosa avrebbe fatto una
volta scoperta la verità? L'avrebbe considerata anche lui un
mostro?
No, non poteva finire così: Blaze avrebbe fatto qualsiasi
cosa pur di
conquistare la sua amicizia. Per qualche ragione indefinita, il
pensiero che Silver si allontanasse da lei le era inaccettabile.
Ma accanto a me è in
pericolo.
Quella constatazione la raggelò. Il suo potere, la
pirocinesi... quanto
era capace di controllarla? Fino a un mese e mezzo prima, avrebbe
risposto senza esitazioni, ma ora quel punto interrogativo la
torturava. Angosciata, Blaze capì che per adesso poteva solo
aspettare:
aveva bisogno di schiarirsi le idee, conoscere meglio Silver e,
soprattutto, conoscere meglio se stessa.
I piccoli tocchi di Silvaze continuano :) che
dire, spero che vi divertiate a leggere quanto io mi diverto a
scrivere. Blaze è un personaggio davvero difficile da
rendere, è possibile che venga fuori un po' meno precisa di
quanto vorrei. I nomi dei romanzi e degli autori me li sono beatamente
inventati. Scusate se sono di poche parole ma è l'una meno
venti di notte anche per me ^^" bacio a tutti!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=935184
|