Tra cielo e mare

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


PREMESSA

Dedico questa fanfiction ad Angela, in occasione del suo compleanno, sperando che riesca a darle la stessa emozione che ho provato io nello scriverla. Oggi è un giorno speciale e non voglio certo rovinarlo con degli sproloqui, perciò mi limito semplicemente a salutare la mia amica ( rinnovandole i miei più sinceri auguri ) e passo subito alla storia dal titolo...

Tra cielo e mare

Nel momento in cui Sakura le diede la triste conferma dei suoi sospetti, Tenten si sentì come svuotata. Non aveva neppure la forza per reagire e comunque, anche se si fosse messa a piangere e ad urlare, a che sarebbe servito? Già da qualche tempo, da che i primi sintomi e dolori si facevano sempre più frequenti in lei, aveva cominciato a temere qualcosa... Ma i risultati delle analisi avevano rivelato la reale gravità della situazione.

- Purtroppo questi esami parlano chiaro - esclamò Sakura. - All'inizio non ci volevo credere, ho anzi sperato in un errore delle apparecchiature di risonanza, ma non è così purtroppo: la massa tumoràle si è estesa ad un livello praticamente inoperàbile; al livello attuale, non vi è alcun modo di intervenire chirurgicamente...
- Sakura - mormorò Tenten con un filo di voce. - Mi stai dicendo che si tratta di... un cancro!

La giovane kunoichi dai capelli rosa non ebbe il coraggio di rispondere, tuttavia annuì in silenzio con un cenno del capo e gli occhi socchiusi. Non era facile dire ad una persona che stava per morire, meno che mai ad un'amica. Tuttavia si trattava di una realtà che non era possibile né giusto nascondere: a Tenten non rimanevano altro che pochi mesi di vita, sei o sette al massimo, ed era tutto il tempo che aveva a disposizione per dire addio ai suoi sogni e agli affetti più cari.
Solo all'idea di sapere che tutto stava per finire, che nemmeno la volontà e la determinazione potevano sconfiggere il male che la stava divorando da dentro, di colpo sentiva addosso come una forte sensazione di impotenza. Era come se tutta la sua forza d'animo fosse improvvisamente scomparsa, succhiata dalla consapevolezza di non avere alcun futuro, e i giorni che scandivano un drammatico conto alla rovescia.

- Va bene - disse Tenten con voce atona, alzandosi dunque in piedi. - In fondo vivere o morire fa parte del destino di un ninja, giusto?
- Tenten, io...
- Tranquilla, Sakura, non è certo colpa tua: mi hai solo detto come stanno le cose ed è meglio così, credimi; preferisco saperlo adesso, piuttosto che vivere nell'illusione!
- Se solo fossi venuta da me prima, forse...
- Ormai è inutile piangerci sopra - tagliò corto Tenten. - Sia che lo accetto o meno, è così e non ci posso fare niente... Posso solo tenermi il tempo che mi resta!

Così dicendo, la ragazza uscì fuori dall'ambulatorio e si chiuse silenziosamente la porta dietro le spalle.

***

Il campo di allenamento, il luogo dove Tenten aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza, sembrava ancora più deserto e silenzioso adesso. Il maestro Gai e gli altri, terminati gli esercizi della giornata, erano già andati a casa da un pezzo. Tutto quello che lei poteva fare dunque era sedersi e aspettare il coricarsi del sole e la fine di un altro giorno.

- Un altro giorno - sussurrò.

Per riuscire a sopportare quella terribile verità, Tenten si era dovuta imporre di non dire niente a nessuno delle sue condizioni: voleva che i suoi ultimi giorni rimanessero come i più belli e importanti, soprattutto per tutti coloro che la conoscevano; non avrebbe sopportato altra tristezza, oltre a quella del proprio cuore altrimenti.
Essere una kunoichi, una Maestra d'Armi, diventare un giorno un ninja leggendario ( proprio come Tsunade-Sama )... Questi erano i sogni di Tenten, i sogni più belli e importanti della sua vita, eppure doveva rinunciarvi. Tutto ciò che aveva importanza per lei, tutte le speranze per il futuro, tutto era sparito per colpa di un destino avverso. Neppure il Quinto Hokage avrebbe potuto guarirla, nessuno era in grado di farlo, e comunque doveva fingere che tutto fosse uguale a sempre.

- Ehi, Tenten - esclamò la voce di Rock Lee alle sue spalle. - Vieni anche tu ad allenarti a quest'ora, vero?

La ragazza sollevò gli occhi ed incrociò lo sguardo allegro del suo compagno. Solamente lui o il maestro Gai potevano essere tanto pazzi da venire ad allenarsi dopo il tramonto ( a volte le veniva perfino da chiedersi se quei due si ricordavano di dormire! ), e solamente loro potevano essere sempre così pieni di vita ed energia.

- No, scusa - rispose lei. - Mi sono fermata solo per riposare, sono un po' stanca stasera...
- Maddài - la schernì l'altro. - Non sarà certo la stanchezza a fermare la giovinezza, andiamo vieni con me!
- Ehi, no aspetta, ti ho detto che non me la sento e...

Ignorando le sue proteste, il giovane la trascinò al centro del campo e solo allora Tenten si liberò con uno strattone.

- Insomma, mi ascolti quando parlo - strillò la kunoichi. - Ti ho già detto che non ho voglia di allenarmi, proprio non lo capisci quando non è giornata!
- Scusa - replicò il ragazzo, sbattendo gli occhi perplesso. - Di solito però sei sempre così allegra, che ti succede?

Tenten si rese conto che non era affatto il caso di dare troppe spiegazioni, soprattutto se intendeva fingere che tutto fosse assolutamente normale, cosicché si calmò immediatamente e si sforzò di apparire tranquilla come al solito.

- No, scusami tu - disse. - Non è stata una gran giornata oggi, ma non intendevo alzare la voce, mi dispiace...
- Ah, figurati - tagliò corto Rock Lee con un sorriso. - Facciamo così, allora: io inizio e, se ti viene voglia, puoi allenarti anche tu!
- D'accordo - assentì lei, sospirando rassegnata.

Quando Rock Lee si metteva in testa qualcosa, non c'era assolutamente verso di fargli cambiare idea. Era tanto cocciuto e testardo, quanto leale e determinato, ed era proprio questo che le piaceva di lui. Per quanto fosse un tantino fanatico a volte, Tenten lo ammirava molto; le piaceva soprattutto la sua grinta, il suo coraggio e la sua voglia di non arrendersi; era incredibile quanto impegno e dedizione ci metteva per superare i suoi limiti... E quanto avesse combattuto per sopravvivere a quel terribile scontro con Gaara della Sabbia.
Forse Rock Lee avrebbe potuto capirla, dal momento che aveva visto e sfiorato la morte tanto da vicino; probabilmente lui poteva capire quello che lei provava, sapendo che non le restava più molto da vivere; ma non era facile trovare le parole giuste, per mettere al corrente un amico di una cosa tanto tragica. Quanto a buonumore e allegria, Rock Lee era indubbiamente avanti a tutti nel Team Gai ( secondo solo al maestro Gai stesso ) ed era confortante vederlo così pieno di freschezza e frizzante vitalità. Tenten adorava quel suo carattere così spontaneo, anche se a volte le faceva perdere la pazienza, e tutto sommato gli voleva bene proprio per questo.
Improvvisamente però il sorriso della ragazza fu sostituito da una smorfia evidente di dolore. Negli ultimi tempi le cellule cancerògene avevano cominciato ad attaccare anche gli organi così, sottoforma di fitte lancinanti e dolorosissime, Tenten non poté fare a meno di accusare sempre più forti gli effetti del suo stato.

- Tenten, che cos'hai, non  ti senti bene?

Nel vederla crollare a terra in ginocchio, Rock Lee dimenticò subito le flessioni sui pollici e si preoccupò di assicurarsi che non le fosse successo niente di grave.

- No... Non ti preoccupare - provò a rispondere lei, nonostante il dolore insopportabile che le rendeva difficile perfino respirare. - Non è nulla, è solo...
- Tenten!

Prima che potesse finire la frase, la kunoichi perse completamente i sensi e si ritrovò sostenuta dalle forti braccia di Rock Lee. Quest'ultimo non perse tempo e, stringendola a sé, la portò subito all'ospedale.

***

Quando Sakura uscì nel corridoio, Rock Lee non poté fare a meno di manifestare tutta la sua preoccupazione per la compagna.

- Come sta - domandò a bruciapelo. - Non l'ho mai vista così, prima d'ora; che cosa le è successo per farla svenire in questo modo?

Sakura esitò. Era ovvio che Tenten non lo avesse detto a nessuno e lei non aveva certamente il diritto di farlo al posto suo. Tuttavia non era nemmeno giusto ingannare Rock Lee, dal momento che la verità l'avrebbe comunque appresa più avanti e nel modo più doloroso.

- Rock Lee - mormorò lei, evitando di guardarlo direttamente negli occhi. - Il problema è che Tenten non... Non è assolutamente in grado di fare sforzi, in questo momento!
- In effetti mi aveva detto che era stanca - si rimproverò il ragazzo, massaggiandosi la nuca. - Ma non può essere così grave, giusto? Voglio dire, si riprenderà, con un po' di riposo non...

L'espressione negli occhi di Sakura era fin troppo eloquente.

- Tenten non è stanca... e non si riprenderà con un po' di riposo!

Rock Lee non era affatto stupido e, per quanto sconvolto, comprese fin troppo bene il significato delle parole di Sakura. Era una cosa talmente orribile che non aveva neppure il coraggio di dirla ad alta voce: Tenten stava per morire... No, non poteva essere vero, doveva per forza trattarsi di uno sbaglio!

- Non è vero - mormorò il ragazzo, chinando lo sguardo e serrando i pugni all'altezza del volto. - Dimmi che non è vero, Sakura-Chan, dimmi che non è così... Dimmelo!

Come medico, Sakura aveva il dovere di non mentire sulla gravità di un paziente; ma come amica, non poteva certo restare indifferente. Tenten e Rock Lee non erano estranei, e proprio per via degli ovvi legami di amicizia una simile realtà era ancora più difficile e dolorosa. Calde lacrime sgorgarono lungo il volto di Rock Lee, lacrime di rabbia e dolore, e per la prima volta quest'ultimo si rese conto che non c'era volontà capace di mettersi contro la morte. Proprio lui, che pure avrebbe sacrificato la propria vita pur di salvare quella di Tenten o di chiunque altro, non poteva fare altro che accettare di essere del tutto impotente in quella situazione.
Proprio in quel momento, Tenten uscì fuori dall'ambulatorio.

- Per il momento la situazione è stabile - spiegò Sakura, rivolgendosi all'amica. - Non c'è motivo di trattenerti in ospedale: ti ho prescritto dei farmaci, nel caso dovessi risentire di un attacco violento come quello di oggi, ma è inutile nascondere che da qui in poi sarà sempre peggio...
- Lo so - tagliò corto Tenten, stanca di sentirselo ripetere. - Posso andare a casa, adesso?
- Ma certo - rispose l'amica tristemente.
- Tenten, aspetta - esclamò subito Rock Lee, facendosi serio in volto e sollevando lo sguardo. - Ti accompagno!

Una volta fuori dell'ospedale, i due ragazzi non dissero una parola per diversi minuti. Quello che Tenten più temeva era successo: ora Rock Lee sapeva delle sue condizioni, e ciò significava che anche Neji e il maestro Gai ne sarebbero venuti a conoscenza; d'altronde era logico, non poteva pretendere di nascondere una simile cosa ai suoi amici più cari; eppure allo stesso tempo avrebbe desiderato che l'amico dimenticasse quanto aveva scoperto, per non renderle tutto ancora più difficile.

- Ti prego - cominciò. - Non dire niente al maestro e a Neji, non ancora almeno...
- Non l'avrei fatto comunque, anche se tu non me lo avessi chiesto!

Tenten si voltò a guardarlo con un'espressione interrogativa. Rock Lee era estremamente serio, proprio come quando era concentrato negli allenamenti o in combattimento, ma allo stesso tempo i suoi occhi esprimevano affetto ed una profonda tristezza. Solo ora Tenten si rendeva conto di che persona straordinaria fosse in realtà il suo amico: non era solo un fanatico delle arti marziali e delle sfide ai limiti dell'impossibile; era un ragazzo gentile e generoso, con una sensibilità fuori del comune e un senso assoluto dell'amicizia; nei suoi occhi sormontati dalle folte sopracciglia, Tenten poteva vedere chiaramente il vero aspetto di Rock Lee... e non poteva negare di esserne piacevolmente colpita.

- Rock Lee, credimi - proseguì lei. - Se ciò servisse a farmi stare meglio, non esiterei un attimo a piangere e a tirare fuori tutto quello che ho dentro... Ma non è così, purtroppo! Non ho molto tempo da vivere, e quel poco che mi resta vorrei trascorrerlo assieme a voi nel miglior modo possibile, capisci ?

Il ragazzo annuì.

- Se è questo quello che vuoi, d'accordo - la tranquillizzò. - Sei mia amica, ti voglio bene, non farei mai qualcosa per vederti soffrire!
- Ti ringrazio - fece Tenten con un sorriso. - Anch'io ti voglio molto bene, e mi dispiace che tu abbia dovuto saperlo così ma...

Un improvviso e violento attacco di tosse costrinse Tenten a fermarsi e ad appoggiare la mano contro un albero lungo la strada. Rock Lee provò ad avvicinarsi ma lei gli fece cenno di lasciar stare.

- Non è niente - spiegò. - E' già passato!
- Tenten, io...
- Rock Lee, te la sentiresti di fare una cosa per me?
- Certo - rispose subito il ragazzo, senza esitare. - Qualunque cosa!
- So che è molto tardi ma... Se tu volessi accompagnarmi laggiù, mi piacerebbe tanto rivedere il mare!

( continua col prossimo capitolo )

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Non tutti lo sapevano ma Tenten non era originaria di Konoha.
La giovane kunoichi era nata circa sedici anni addietro in un tranquillo villaggio di pescatori, a circa un centinaio di chilometri dal Villaggio della Foglia, ed era lì che aveva vissuto fino all'età di quattro o cinque anni.
Rock Lee aveva corso di ramo in ramo tra gli alberi, portando l'amica sulle spalle, per raggiungere il posto che lei desiderava tanto rivedere. Erano più di dieci anni che Tenten non rivedeva casa sua e, non appena l'aria marina le riempì i polmoni, si sentì subito incredibilmente meglio. La regola di Konoha proibiva tassativamente di allontanarsi dal villaggio, senza un permesso o un'autorizzazione esplicita dell'Hokage, ma tutto sommato non era la prima volta che Lee e Tenten venivano meno alle regole... Oltretutto poi, se fossero andati a disturbare Tsunade in piena notte, la donna li avrebbe sicuramente messi agli arresti nella migliore delle ipotesi. Invece adesso entrambi erano seduti, nel silenzio della spiaggia avvolta dalle tenebre, ad ascoltare il rumore delle onde sul bagnasciuga.
Quello che restava del villaggio di Uminoseki, in un anfratto poco distante alla loro sinistra, era solo un cumulo di catapecchie abbandonate. Tenten ricordava ancora il violentissimo temporale che si era abbattuto su quel luogo, distruggendo e incenerendo ogni cosa con fulmini violentissimi. Purtroppo all'epoca, Uminoseki venne scelto da alcuni nukenin della Nuvola, per sperimentare le arti distruttive del fulmine, e molti degli abitanti avevano perso la vita in quella occasione. La piccola Tenten fu tra i pochi fortunati che riuscirono a sopravvivere e a trovare rifugio a Konoha, ma non aveva affatto dimenticato l'orrore e l'angoscia di quei terribili momenti.

- Un tempo era molto bello qui - esclamò lei sottovoce, rivolgendosi a Rock Lee. - Era un piccolo villaggio, niente di grande o di straordinario, ma era ugualmente bello!
- E' qui che sei nata?

Tenten annuì.

- I miei genitori mi avevano insegnato a nuotare, prima ancora che a camminare - fece la ragazza, sorridendo al pensiero. - E allora la sola cosa che desideravo era di diventare una pescatrice, proprio come mio padre... Invece del mare però, alla fine ho preso tutta un'altra strada!
- E sei... Sei felice di quella strada, Tenten?

La ragazza si voltò a guardarlo, con gli occhi illuminati, e gli rivolse un sorriso dolcissimo.

- Non avrei mai potuto trovare amici come te, Neji o il maestro Gai, neppure vivendo cento anni - osservò. - Non ho nulla da rimpiangere, anzi sono felicissima della nostra vita insieme, solo che qui c'è la mia casa... Mi capisci, non è vero?
- Quello che non capisco è cosa ti abbia spinto ad andare via! Voglio dire, se la tua vita era qui, perché rinunciarvi ?
- Non è stata una mia scelta, infatti - sottolineò Tenten, tenendo lo sguardo nascosto sotto i capelli.

Subito Rock Lee si rese conto di aver parlato a sproposito. Era ovvio che Tenten avesse avuto i suoi motivi per fare quello che ha fatto; forse ricordare le era doloroso e, seppur senza volerlo, doveva averle riaperto qualche antica ferita.

- Mi dispiace, scusami - disse subito il ragazzo, rimproverandosi per la sua mancanza di tatto.
- Non ti preoccupare - lo tranquillizzò lei.
- Davvero, mi dispiace, non dovevo chiedertelo...
- Rock Lee, guarda - lo interruppe Tenten, indicando davanti a sé. - Sta albeggiàndo!

Difatti lungo la linea dell'orizzonte in lontananza, si scorgevano già i primi bagliori dorati del mattino. Rock Lee ebbe appena il tempo di rendersene conto che, dopo essersi tolta frettolosamente le scarpe, Tenten era già corsa verso la riva a piedi nudi.

- Tenten, aspetta!

Preoccupato che potesse sentirsi male un'altra volta, Rock Lee si affrettò a raggiungerla. Tuttavia la brezza salmàstra e il profumo dei ricordi avevano sortito un effetto a dir poco miracoloso. Malgrado la debolezza infatti, Tenten si mise a passeggiare sulla superficie dell'acqua con un piccolissimo impiego di chakra. Rock Lee le fu subito accanto e, cingendole appena le spalle, si mise a guardare quello spettacolo assieme a lei. Il sole rischiarò le tenebre poco a poco, come una magica lanterna in grado di dissipare le ombre, ed entrambi i ragazzi poterono ammirare quel blu intenso che separa il mare dal cielo.

- Se non fosse per quella sottile linea così scura - osservò Tenten, con una punta di commozione nella voce. - Sarebbe difficile dire dove cielo e mare si incontrano... Non è vero?
- Tenten - il cuore di Rock Lee era stretto dalla tristezza, tuttavia non intendeva assolutamente rovinare la felicità della compagna. - Vuoi... Vuoi che torniamo a riva? Forse è meglio che...
- Chi arriva ultimo, paga pegno!

Con uno scatto improvviso, Tenten si mise a correre verso il villaggio. Rock Lee rimase lì impalato ad osservarla, finché lei non si voltò a schernirlo con una smorfia.

- Andiamo, lumaca - urlò. - Che fine ha fatto la tua forza della giovinezza?
- Ehi, cosa vorresti dire ?!?

Punto sul vivo, il ragazzo si lanciò all'inseguimento. Tenten continuò a punzecchiarlo divertita, proprio come due vecchi amici che giocano senza alcun tipo di pensieri per la testa.

- Stavolta vinco io - esclamò lei, a pochi metri dal traguardo.
- Imbrogliona - osservò l'altro. - Aspetta solo che ti prenda e...

Giunta ai resti di un'imbarcazione semidistrutta, poco distante da una vecchia rimessa abbandonata, Tenten si fermò a riprendere fiato. Rock Lee arrivò pochi istanti dopo e non mancò di rimproverarle l'inganno.

- Non vale, hai barato!
- Oh no - replicò lei. - Sei tu che corri troppo piano, invece!
- Bugiarda che non sei altro, guarda che... Mmmhhh!

Senza alcun preavviso, Tenten stampò un grosso bacio sulle labbra di Rock Lee e lo abbracciò forte. Il giovane rimase completamente di sasso, rosso in volto come un peperone e incapace di proferire alcunché; da che la conosceva, non aveva mai visto Tenten sotto quella luce... E si stupì enormemente di non essersi mai accorto prima quanto in realtà fosse bella ed affascinante.

- Grazie - mormorò Tenten sottovoce.
- Pe... Per cosa? - domandò il ragazzo perplesso.
- Per avermi fatto rivivere questa sensazione - spiegò lei. - Erano anni che non la sentivo... Grazie di cuore, Rock Lee!
- Oh beh, fi... figurati - si affrettò a dire l'altro, massaggiandosi nervosamente la nuca.

Entrambi si misero a sedere, appoggiando la schiena contro il relitto carbonizzato, e lì rimasero ad ascoltare il rumore delle onde e il vento leggero, assieme al profumo del pesce e dei ricci marini che quest'ultimo portava con sé.

- Non potevo restare qui - sussurrò Tenten.
- Come?
- Niente, rispondevo alla tua domanda, non potevo restare al villaggio di Uminoseki... Per il semplice fatto che Uminoseki non esiste più: purtroppo la mia casa è stata distrutta quando ero piccola; un temporale ha spazzato via tutto e i fulmini hanno incenerito quello che c'era!
- E' terribile - osservò il ragazzo tristemente.
- Questa che vedi - proseguì Tenten, accostando la mano ai resti dell'imbarcazione alle sue spalle. - Era la barca di mio padre!

Rock Lee sbarrò gli occhi incredulo. Tenten si alzò in piedi ad accarezzare il legno carbonizzato, con un amaro sorriso dipinto sul volto. L'imbarcazione era sfasciata al centro e il poco legname rimasto era bruciato in più punti; sembrava incredibile persino che fosse rimasto qualcosa, dopo tutti quegli anni di abbandono; ma la cosa più straordinaria era che il nome della barca era ancora leggibile, sulla targhetta fissa a lato di prua... Tenten.

- Mio padre decise di chiamarla così, lo stesso giorno in cui sono nata - spiegò la kunoichi. - Una volta mi disse che, quando sarei diventata grande, sarei salita su questa barca a pescare con lui... Era la cosa che più desideravo allora: vedere il cielo e il mare all'orizzonte, e farmi coccolare dalle onde su questa piccola barca!
- Che cosa è successo, invece?

Tenten tacque un momento, prima di spiegare al compagno tutti i dettagli circa quella terribile notte. I lampi e fulmini avevano incendiato tutto il villaggio, e molte persone avevano perso la vita in modo atroce; lo stesso Ryoshi, il papà di Tenten, era stato colpito assieme alla barca mentre cercava di trascinarla nella rimessa... L'orribile scena si era svolta proprio davanti agli occhi di Tenten: la bambina non aveva potuto fare assolutamente nulla, se non osservare il proprio genitore morire e la barca andare in fiamme assieme a lui.

- Da allora il mio mondo è cambiato per sempre - sussurrò. - Sono diventata una kunoichi, e mi sono impegnata a fondo per raggiungere questo scopo; ma ciò che desideravo erano la mia casa, la mia famiglia e una barca... Una barca sì, la mia barca, una barca con cui attraversare il mare e vedere da vicino quel punto: il punto in cui cielo e mare si incontrano!

Rock Lee non aveva il coraggio di dire nulla ma le lacrime scesero ugualmente dai suoi occhi, calde e dolorose come le braci incandescenti di un fuoco acceso. Il desiderio più intimo e innocente di Tenten era quello di una vita semplice: non si era mai lamentata di ciò che il destino le aveva dato, ma ugualmente voleva provare quella piccola gioia, la stessa gioia che il destino le aveva invece negato.
I dolci ricordi d'infanzia della ragazza erano stati barbaramente distrutti: la morte di suo padre, la scomparsa del villaggio e la sua piccola barca... Nulla di tutto questo era rimasto per restituirle almeno in parte la serenità che aveva perduto. Oltretutto la sua vita stava volgendo al termine, con la consapevolezza ancora più triste che nemmeno quel piccolo innocente desiderio le era concesso, ovvero attraversare il mare a bordo della sua barca e raggiungere il punto dove cielo e mare si toccano.
Era ingiusto!
Sì, era tutto così dannatamente ingiusto, Tenten non meritava affatto tutto il male che le era capitato. Forse Rock Lee non aveva il potere di salvarla dal cancro che la stava lentamente uccidendo, ma lo stesso sentiva il bisogno di fare qualcosa per lei. Fu osservando quella barca, la barca ove erano riposti i sogni infranti e le speranze della sua sfortunata amica, che il giovane comprese ciò che doveva fare.

- Te lo prometto, Tenten - pensò lui, giurando solennemente. - La tua barca tornerà a viaggiare sulle onde... E tu realizzerai il tuo sogno, te lo prometto!

( continua col prossimo capitolo )

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Quello che Rock Lee aveva promesso di fare non era certo un compito facile. Riparare la barca di Tenten sembrava impossibile, dal momento che ormai era ridotta ad un cumulo di rottami fatiscenti e carbonizzati, eppure il giovane si impegnò seriamente per rimetterla in sesto. Notte dopo notte, ignorando il sonno e la fatica degli allenamenti giornalieri, si recò infatti sul posto per aggiustarla con le sue mani: sostituendo il legname inservibile, segando e tagliando quello necessario e martellando incessantemente per mesi... Ogni goccia di sudore versata per questo scopo era niente, paragonata a ciò che Tenten si stava portando dentro. Rock Lee continuò impertérrito a lavorare, malgrado la stanchezza, senza fermarsi un attimo. In quella barca, quella piccola imbarcazione malconcia, vi erano riposti tutti i sogni e i desideri della sua amica. Tenten aveva sofferto molto nella sua vita: la distruzione del suo villaggio, la morte di suo padre e tutte le difficoltà per diventare una kunoichi sempre più forte e abile... Non si era mai lamentata, nemmeno una volta, e aveva accettato con coraggio perfino la morte che stava per portarla via lentamente.
Rock Lee sapeva che non c'era modo di salvarla dal cancro, così come non c'era modo di cancellare tutti i suoi brutti ricordi, ma c'era una cosa che doveva fare assolutamente per lei: regalarle il ricordo più bello della sua vita!
Di tutte le cose che Tenten avesse mai desiderato, il mare era la più importante. Da bambina sognava di attraversarlo, proprio sulla barca di suo padre, e di riuscire a vedere da vicino il blu intenso dove cielo e mare si incontrano da sempre... Un sogno semplice eppure, per tutta una serie di tristi eventi, non era mai riuscita a realizzarlo.
Ora Rock Lee intendeva realizzare per lei quel desiderio, a qualunque costo, e avrebbe portato Tenten su quella barca per farle vedere ciò che aveva sempre sognato. Era diventata la sua ossessione: ogni volta che i muscoli gli facevano male, o che le mani gli sanguinavano per lo sforzo, si ripeteva che doveva farlo; ogni volta che la stanchezza lo portava ad addormentarsi esausto sulla spiaggia, bastava il pensiero della ragazza per farlo scattare nuovamente in piedi... Quella barca era il simbolo del suo affetto per Tenten, il modo con cui intendeva offrirle la cosa più preziosa che il destino le avesse tolto, e non poteva assolutamente venir meno alla sua promessa.

- Ce la farò - ripeté il ragazzo tra sé, asciugandosi il sudore dalla fronte e sforzandosi di tenere gli occhi aperti. - Anche a costo di spezzarmi la schiena, o di riempirmi le tasche dei pantaloni di spilli per rimanere sveglio, ma riuscirò a riparare questa barca!

Così dicendo, continuò a smartellare e a sistemare le assi nuove dell'imbarcazione. Ormai erano mesi che andava avanti così, interrompendo il lavoro solo poco prima dell'alba, per non far sapere niente al villaggio. Così come Tenten aveva deciso di tenere nascosta la sua malattia, per non rendere più tristi i suoi ultimi giorni in compagnia degli amici, Rock Lee le aveva tenuto nascoste le sue intenzioni per renderle ancora più gradita la sorpresa. Tenten era tristemente convinta che quella barca non avrebbe mai più visto il mare, come lei del resto, e invece Rock Lee voleva che almeno quel suo desiderio potesse essere esaudito. Alla fine i suoi sforzi vennero premiati e, dopo mesi di duro lavoro, la piccola imbarcazione era stata interamente ricostruita.

- Finalmente - sospirò Rock Lee, osservando soddisfatto il lavoro svolto. - Ora che la barca è di nuovo in condizioni di stare a galla, Tenten potrà finalmente esaudire il suo sogno... Non vedo l'ora di dirglielo!

***

Purtroppo le condizioni di Tenten si erano aggravate molto negli ultimi tempi. Come previsto da Sakura, il cancro si era esteso velocemente e, dopo mesi e mesi di silenziosa sopportazione, ormai Tenten non poteva più nascondere la verità al resto del villaggio. Quando Rock Lee ritornò a Konoha, fu il maestro Gai a metterlo al corrente di quanto era successo. Il ragazzo apprese così che Tenten, dopo aver perso completamente i sensi, era stata portata all'ospedale... E a causa delle sue condizioni critiche, Sakura si vide costretta a spiegare agli altri la verità.
Per cinque mesi Tenten non aveva detto niente a nessuno, aspettando il momento fatidico come un giorno qualsiasi; e ora che non era più possibile nascondere come stavano realmente le cose, tutti al villaggio non riuscivano a crederci. Per tutto quel tempo avevano avuto accanto Tenten, senza sospettare di nulla, e adesso tutto a un tratto dovevano dirle addio... Non le rimanevano che poche ore, la fine di un tormentoso calvario per lei, e un vuoto incolmabile nel cuore di tutti coloro che stava abbandonando.
Rock Lee corse dunque all'ospedale, senza perdere altro tempo. No, non poteva, Tenten non doveva morire così; proprio adesso che finalmente avrebbe potuto realizzare il suo sogno di bambina, non era affatto giusto! Perché la sorte continuava ad accanirsi così crudelmente con lei, perché anche la gioia più piccola le doveva essere negata? Rock Lee non riusciva ad accettare l'idea di perderla, ma ancora meno di non essere riuscito prima nel suo intento di regalarle almeno il suo sogno.

- Non è giusto - ripeté il ragazzo, tra le lacrime e la rabbia, correndo per raggiungere l'ospedale. - Tenten desiderava soltanto poter salire su quella barca almeno una volta, solo una volta... Non può finire così, no!

Sbattendo le porte e percorrendo velocemente il corridoio, Rock Lee si imbatté nelle facce stravolte di: Shikamaru, Choji, Ino, Kiba, Hinata, Shino e tutti gli altri. Ignorandoli completamente, il ragazzo cercò con lo sguardo Sakura, sperando che non fosse già troppo tardi, e non appena la trovò la afferrò bruscamente per le spalle.

- Dov'è Tenten? - domandò sconvolto.

La ragazza lo guardò tristemente e chinò il capo, socchiudendo gli occhi.

- Sta smettendo di soffrire - rispose. - Lasciamola tranquilla, almeno in questi ultimi momenti, ha già patito abbastanza!
- E' viva?
- Rock Lee, è difficile da accettare per tutti noi, ma...

Senza neanche ascoltarla, Rock Lee si precipitò nella stanza adiaciente. Qui vide Tenten distesa su un letto, pallida come un lenzuolo ma ancora viva. Senza dire una parola, si avvicinò a lei e le accarezzò la fronte. La ragazza aprì gli occhi e, non appena lo riconobbe, si sforzò di sorridergli.

- Rock Lee - mormorò. - Gra... Grazie... di essere venuto...
- Tenten - esclamò il ragazzo. - C'è una cosa che devi vedere, devi vederla assolutamente!
- Rock Lee, cerca di calmarti adesso - esclamò Sakura severa, entrando anche lei nella stanza. - Anche tu sai quanto Tenten abbia sofferto in questi giorni, non puoi fare così solo perché non riesci ad accettarlo!
- E secondo te è giusto - sbottò lui furibondo. - Ti sembra giusto che un'amica trascorra così le ultime ore che le restano da vivere ?!?
- E' tutto quello che siamo in grado di fare per lei - tagliò corto l'altra. - Anche se comprendo come ti senti...
- Forse è tutto quello che tu puoi fare, ma non quello che lei vuole!
- Che intendi dire?

Prima che Sakura potesse fare o dire qualcosa per fermarlo, Rock Lee aveva già staccato i cavi delle apparecchiature e sollevato Tenten tra le braccia. Quest'ultima lo guardò stupita, incapace di parlare a causa della debolezza, ma si sforzò comunque di rimanere cosciente.

- Rock Lee - fece Sakura allibìta. - Che diavolo ti salta in mente, sei impazzito?
- Sakura - disse il ragazzo, guardandola seriamente negli occhi. - Se tu fossi al posto di Tenten in questo momento, dove vorresti essere: costretta in un letto d'ospedale... oppure dove ti aspetta l'unica cosa che può renderti veramente felice?

A Sakura mancò persino il fiato per ribattere. Del resto come poteva? Le parole che aveva detto Rock Lee contenevano una sacrosanta verità: indubbiamente lui era al corrente di qualcosa che lei ignorava ma, qualunque cosa fosse, non aveva alcun diritto di fermarlo; Rock Lee voleva bene a Tenten, su questo non c'era alcun dubbio, e doveva avere degli ottimi motivi per comportarsi così.

- D'accordo - sospirò lei rassegnata. - Suppongo tu sappia quello che stai facendo... Ma se è davvero per il suo bene, cerca di fare in fretta!
- Lo farò - promise Rock Lee, stringendo Tenten al petto e balzando agilmente con lei fuori dalla finestra.

***

Il mare!
Tenten non riusciva ancora a crederlo possibile: stava raggiungendo il mare aperto, proprio a bordo della piccola barca che era andata distrutta tanti anni fa; Rock Lee aveva compiuto un vero e proprio miracolo per lei, e non riusciva neppure a trovare le parole per ringraziarlo; il sogno di tutta una vita si stava concretizzando davanti ai suoi occhi stanchi, ed era concreto... era reale.
Mentre la barca veleggiava dolcemente verso l'orizzonte sconfinato, La terra scomparve alla vista e i due ragazzi rimasero circondati da un colore blu intenso che li avvolgeva completamente, sia sopra che sotto. Ora Tenten lo stava vedendo, quel confine sottilissimo tra cielo e mare, ed era ancora più bello di tutte le fantasie e di tutti i sogni che avesse mai fatto.

- Rock Lee - la voce di Tenten era poco più di un sussurro, oltre che piena di commozione, ma Rock Lee riuscì a sentirla ugualmente.
- Sei felice, Tenten? - domandò lui, abbracciandola da dietro le spalle.

Le lacrime scesero giù dal volto di Tenten, illuminato dal suo dolce sorriso, e non c'era alcun dubbio su cosa stesse pensando in quel momento. Con il suo gesto, Rock Lee le aveva regalato il sogno di un'intera vita, la stessa vita che non aveva potuto avere, e per quei pochi attimi a disposizione si sentì felice come mai prima d'ora. Le sue mani cercarono istintivamente quelle di Rock Lee, per abbandonarsi al tepore che le infondevano, e tutto intorno a lei era gioia e pace.
La risposta non giunse mai purtroppo, né sarebbe mai giunta alle orecchie del ragazzo. Tenten si spense tra le sue braccia, con un lieve sorriso dipinto sulle labbra, e lui affondò il volto tra i morbidi chignon di lei. Ora Tenten era felice, nel luogo dove aveva sempre sognato di essere, e così sarebbe stato... Per sempre!

FINE

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
Giovanna Ferrante
Direttore de “il Globulo” Veicolo di informazione di ADSINT – Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori

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