Metà terrestre...

di Pinca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un dono del Cielo… ma anche no! ***
Capitolo 2: *** Vegeta, meglio di un estimato dottore ***
Capitolo 3: *** Una incredibilmente ordinaria domenica mattina ***
Capitolo 4: *** Non si sa mai, i fantasmi non esistono, però… ***
Capitolo 6: *** Un mostriciattolo, un moccioso saputello, una rospetta piagnona, un principe alieno sconsiderato e una infida strega terrestre… ma intanto un povero granchio è morto ***



Capitolo 1
*** Un dono del Cielo… ma anche no! ***


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Mezzosangue
 
 
Un dono del Cielo… ma anche no!
 
Un dono del Cielo si ripeteva in continuazione Chichi, le stesse esatte parole che si era detta quando aveva scoperto di essere incinta e quella volta a stento, per la gioia, era riuscita a trattenere le lacrime. Quella stupenda notizia, quel dono del cielo, aveva suscitato talmente tanto entusiasmo in Gohan da riuscire a spazzare via la malinconia che il sacrificio di suo padre aveva insediato nel suo cuore.
Per non parlare poi della felicità nello scoprire che sarebbe stata una femminuccia o quando nel vederla per la prima volta avevano constato la disarmante somiglianza col padre.
No, Chichi non avrebbe potuto chiedere di più, il suo adorato Goku prima di andarsene le aveva lasciato una dolce e tenera bambina da crescere, una piccola principessina da viziare con l’amore suo, del suo fratellone e del nonno.
Eppure, ad un anno dalla nascita di quel dono che il Cielo aveva fatto al di sotto del Cielo*, Goten, le lacrime che Chichi quella volta era riuscita a stento a trattenere erano di natura ben diverse da quelle che ora ricacciava indietro per non abbandonarsi alla disperazione e allo sconforto. Ma soprattutto non poteva permettersi di piangere perché sarebbe stato un vergognosissimo segno di ingratitudine.
Gohan l’aveva notato, era grande abbastanza oramai per comprendere i segni della stanchezza sulla madre. Gli occhi spenti segnati da pesanti occhiaie scure, le spalle spioventi, la voce graffiata per le troppe parole che cercava di darsi un tono e i numerosi acciacchi e lividi a causa dell’irrequietezza di quella che avrebbe dovuto essere la sua piccola e dolce sorellina, da coccolare e vestire come una bambolina, che avrebbe dovuto portare in giro con vanto. Lui stesso era ricoperto di morsi, ma non poteva fare altro, doveva aiutare sua madre, nonostante le continue ammonizioni che gli rivolgeva.
“Tu devi preoccuparti solo di studiare!” era la seconda frase che Chichi oramai ripeteva con più frequenza, dopo ovviamente “è un dono del Cielo” che diceva a se stessa per ricordarsi di non perdere la pazienza o forse era solo per convincersene oramai.
Goten era semplicemente indomabile, e Chichi, nonostante la forza fisica fuori dal comune, sapeva che presto sarebbe arrivato il giorno in cui non sarebbe riuscita a trattenerla in alcun modo. No, il suo piccolo e dolce Gohan non era stato così! Lui era così buono quando era piccolo.
Graffiava, mordeva, spingeva e distruggeva tutto ciò che si trovava davanti, senza alcun motivo apparente. Casa sua era stata svuotata e vi era rimasto solo l’essenziale da quando Goten aveva preso a camminare, per di più molto prima del previsto, e non aveva risparmiato niente sulla sua strada.   
Chichi era avvilita, non era semplicemente indomabile Goten, non era una vivacità normale per un bambino. Era stata tentata addirittura alle volte di chiamare la strega Baba per chiederle se la sua bambina avesse qualche strano demone dentro che la faceva agire così, finendo sempre col rimproverarsi da sola per un pensiero così meschino. Ma prima o poi avrebbe dovuto fare qualcosa, la sua bambina sembrava essere guidata solo da una irrazionale volontà di distruggere e aggredire, e nonostante avesse imparato a camminare e a mangiare da sola precocemente, non aveva ancora imparato a parlare. L’unica parola tra un ringhio e un morso che le avevano mai sentito dire era “giù” quando veniva presa in braccio. Non diceva nemmeno di avere fame perché se lo procurava da sola con la forza, arrampicandosi fino a su negli sportelli della credenza o del frigorifero.
L’unico momento di calma potevano averlo solo quando la bambina si addormentava.  E fu in una di quelle occasioni che arrivò quella goccia che fece traboccare il vaso, anche se, più che goccia, si sarebbe potuto benissimo definirla diluvio.
Infatti un giorno Gohan, dopo aver studiato serenamente per cinque ore di fila, aveva deciso di sbirciare nella stanzetta della sorellina, sorpreso per la prolungata calma.
Ma quando aprì la porta della stanza e si trovò davanti solo la finestra spalancata e il lettino sfatto, il sangue gli si gelò nelle vene. Corso dalla madre e trovato il coraggio di svegliarla visto che non le capitava oramai da quasi due anni di dormire per così tanto tempo, la avvertì che Goten non si trovava.
Chichi non la prese bene affatto. Da madre quale era, il terrore che alla sua piccola bambina potesse accadere qualcosa non la fece ragionare, immaginandosi inverosimili pericoli in ogni dove in quel mondo pieno di briganti e mostri, mentre Gohan, che ragionava fin troppo bene, sapeva benissimo che non le sarebbe potuto accadere niente di brutto, ma temeva per quello che avrebbe potuto combinare.
Fu solo dopo due giorni di incessanti ricerche che per caso Gohan giunse in un villaggio a trenta chilometri da casa che sembrava essere stato devastato dalla guerra. I paesani si erano tutti rifugiati ai margini della foresta e gli avevano spiegato che un piccolo demonietto con la coda li aveva costretti a scappare.
Per quanto Gohan potesse sperare in un equivoco, il fatto che avessero specificato il particolare della coda non lasciava margini di dubbio, e mogio e mortificato aveva attraversato il paese deserto per poi andare a recuperare Goten dentro una bottega impegnata ad ingozzarsi di dolci.
Presa in spalla, oramai rassegnato, prese il volo ignorando le sue proteste, i calci, i morsi e le urla. Non aveva avuto neanche il coraggio di dire a quella gente che si trattava semplicemente della sua sorellina di poco più di un anno e mezzo.
A quel punto Chichi non poteva più ignorare i fatti, la situazione di Goten era preoccupante, e anche suo padre, Giumaho, era pienamente d’accordo che si doveva provvedere.
Col dispiacere Chichi fece quella telefonata a casa Brief. Bulma avrebbe sicuramente potuto aiutarla, indicarle qualcuno in città che sapesse come fare con la sua bambina, magari qualche dottore, anche se già solo l’idea la faceva stare male.
Bulma si era messa subito a disposizione, e si sarebbero visti il giorno dopo per andare insieme da un suo collega dottore. Le parole di Chichi l’avevano preoccupata non poco, tanto che addirittura il marito con un tono scocciato le aveva chiesto che cavolo le era preso.
“Chichi ha detto che Goten non ha ancora imparato a parlare e che è fin troppo irrequieta. Vuole portarla da un dottore…” gli aveva spiegato.
“E chi diavolo sarebbe Goten?” fu la sprezzante risposta di Vegeta che, inoltre, non era poi tanto sicuro di ricordare se Chichi fosse la moglie di quel terza classe di Kakaroth.
“Come chi è! È la figlia di Goku, ha quasi due anni santo cielo Vegeta, come fai a non ricordartela!”
“Tsk, a quelli come Kakaroth dovrebbero impedire di riprodursi, un figlio idiota dopo l’altro!”
Bulma non rispose a quella pessima battuta, ma si limitò ad invitarlo a ritirarsi nella sua stupida gravity room invece di dare aria alla bocca.
 
 
 
 
 

 

 

Beh, che dire? Avevo pensato questa storia già anni fa, ma non la scrissi per mancanza di tempo. Ora però che sono bloccata su tutti i fronti la scarsa ispirazione ha deciso di soffiare in questa direzione invece di gonfiare un po’ le vele delle altre fan fiction che ho lasciato in sospeso. So che ci sono un sacco di “e se goku avesse una femmina dopo, prima, durante gohan o goten” e che sembra poco originale se ora mi ci metto anche io ma spero di fare comunque qualcosa di nuovo. Forse questa è la prima volta che non creo di sana pianta un nuovo personaggio per una storia lunga, cmq mi sono data al gender bender e la mia vittima è proprio Goten signori! Il nome non l’ho voluto cambiare perché mi piace, significa parte al di sotto del cielo (e qui torna * che c’è nel capitolo, giochetto di parole :P) e non ha genere, quindi perché cambiare un nome già così bello se il personaggio è lo stesso?
Qui la piccola Goten è uguale nell’aspetto e nel carattere a Kakaroth prima che diventasse Goku, il che ha anche più senso visto che Goku nasce in un modo e diventa in un altro quindi Goten per somigliargli avrebbe dovuto essere una piccola peste (mi sarebbe piaciuto vederlo versione chibi saiyajin *_*). Inoltre mi entusiasma l’idea di sperimentare i caratteri opposti della stessa persona, il maschile e il femminile, la luce e la tenebra, la bontà e la malvagità, comunque unite in un’unica passione per il combattimento e la forza. vedremo cosa combinerò!
Chi mi conosce sa che scrivo soprattutto di amicizie, combattimenti e situazioni strane, ambigue e di tutti i generi ma che per l’amore faccio stirare il collo a personaggi e lettori (che mi sono appena giocata con questo avviso).
Penso di aver detto tutto.
Sinceramente non so cosa ho scritto, è abbastanza intricato non so manco io perché ho scritto così… avrò sbagliato tutti i tempi che casino! Vabbè vado a studiare! Speriamo bene!
Ps: si nota che non sapevo che titolo dare, vero :D? lasciate un piccolo commentuccio anche per dire che non si capisce niente o per consigliarmi di ritirarmi in qualche convento.
 
 

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Capitolo 2
*** Vegeta, meglio di un estimato dottore ***


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2. Vegeta, meglio di un estimato dottore

Dopo una dozzina di mugugni di assenso, l’estimato dottor Ceppi, un uomo anziano dai baffi e sopracciglia talmente folti da coprire bocca e occhi, concluse con un “certo, capisco”.
Non sembrava affatto turbato dal fatto che una piccola furia stesse smantellando il suo bello studio immacolato. Ad ogni parola disperata della madre lui annuiva, e volle parlare anche con Gohan da solo facendo delle domande che diedero anche abbastanza fastidio al ragazzino, e gli assicurò che la sua era una famiglia perfettamente normale e lo era sempre stata.
Alla fine arrivò il momento della visita che si concluse nel giro di pochi secondi. Non appena il dottore puntò una lucina nell’occhio destro di una Goten in tumulto stretta tra le braccia di Gohan, con la coda gli aveva afferrato il polso e aveva ben pensato di piantare i dentini nella sua mano rompendogli qualche osso.
Il dottore ne aveva ricevuti di morsi nell’arco di tutta la sua esimia carriera, ma mai nessun bambino gli aveva spezzato le ossa. E burbero, mentre l’infermiera gli medicava la mano, diede un flacone alla povera disgraziata madre di quella peste.
“Intanto datele queste pillole! Qualunque patologia o ritardo mentale possa avere è un pericolo pubblico e potrebbe fare del male a qualcuno!”
Uscendo dallo studio Chichi era distrutta. Era successo il peggio, avrebbe dovuto dare delle pillole alla sua bambina, al suo dono del Cielo. E alla fine scoppiò in lacrime, e pianse piena di amarezza per tutto il tragitto verso casa di Bulma, e certo non aiutavano gli scalpitii irrequieti di Goten che si voleva liberare dalla stretta di Gohan per strappare la tappezzeria dell’auto o magari per scappare dal finestrino.
-Mamma, non ti preoccupare, non dovremo darle nessuna pillola!- disse Gohan, disposto a tutto per rincuorare la madre. –Ci penserò io a lei, così non rischierà di fare del male a nessuno, te lo prometto!-
-Esatto!- aggiunse Bulma con enfasi e ottimismo. –Gohan le starà sempre attento!-
Una volta dentro la Capsule Corporation Chichi si abbandonò distrutta sul divano, mentre la signora Bunny si premurava ad offrire qualcosa di zuccherato per farla riprendere, e Bulma cercava di tirarla su con qualche parola.
Gohan invece fu messo alle strette e dovette lasciare la sorellina che tanto aveva fatto per liberarsi che era quasi rimasta senza vestiti per sgusciare via dalle sue braccia. Dopo tutto Gohan non l’aveva mai tenuta in braccio così a lungo, e poi temeva di farle male se insisteva a tenerla con la forza, dopo tutto era una bambinetta di manco due anni, non si sarebbe mai perdonato de le avesse fatto del male!
E Goten non perse tempo, iniziò a correre da una stanza all’altra senza inibizioni osservando con i suoi occhietti neri e infervorati ogni minimo dettaglio senza toccare niente. Molto probabilmente, pensò il fratello che non la perdeva d’occhio, per decidere da che parte iniziare a distruggere.
Fu dopo qualche minuto che una voce in fondo al corridoio attirò l’attenzione dei presenti.
-Mamma!- Un Trunks rintontito dal sonnellino pomeridiano, con un grosso coniglione bianco di peluche col gilet verde pisello che si trascinava per le lunghe orecchie, si incamminò per raggiungere la madre. Aveva il broncio, non solo a causa del risveglio, ma perché in casa c’era gente e lui voleva solo la sua mamma!
-Ciao Trunks!- lo salutò Gohan, ma fu un attimo di distrazione che non si sarebbe potuto permettere, infatti Goten, ferma in mezzo al salotto, non appena mise a fuoco quel bambino dai capelli lillà partì alla carica verso di lui e gli diede una spinta facendolo finire a terra.
-Ahi!- Trunks, e per la sorpresa e per Gohan che afferrò la bambina immediatamente sollevandola da terra, non ebbe neanche il tempo di rispondere in alcun modo, indispettendosi ancora di più.
-Non si fa, Goten!- la rimproverò Gohan cercando di avere un’aria severa, ma lei neanche lo stava ascoltando. Stava cercando di arrampicarsi sulla sua spalla piantando i piedini nel suo stomaco. –Ti prego, ferma! Ma che vuoi fare?-
Intanto Trunks, indignato per essere stato buttato a terra senza motivo si era andato ad accoccolare tra le braccia di sua mamma.
-Ah!- Gohan urlò per il dolore e prese sotto le braccia Goten e la scostò da se con la forza. –Mi ha morso un orecchio, che male, accidenti!-
Chichi sprofondò nel divano ancora più desolata. Se Bulma non avesse visto con i suoi occhi la mano rotta e gonfia del dottore e gli occhi pieni di lacrime di Gohan per il male che gli faceva ora l’orecchio, si sarebbe sicuramente offerta volentieri di prenderla in braccio per dare un attimo di respiro al ragazzo.
E intanto Goten scalciava e urlava imperativa il suo solito “giù”, scrutando minacciosa il fratello che la teneva alta di fronte a se.
-Mi hai fatto male Got…- un rumore sordo bloccò le parole di Gohan, che cadde in ginocchio a terra tendendosi una mano premuta sulla fronte dolorante per la testata che gli aveva appena dato Goten.
Chichi e Bulma allarmate si alzarono e corsero da Gohan che si era rimesso in piedi pronto a rincorrere ancora la sorellina, ma la madre gli afferrò il viso tra le mani in preda all’ansia.
-Piccolo mio, stai bene? Dobbiamo mettere subito del ghiaccio!-   
-Si mamma, ma Goten sta staccando un piede a quella sedia, devo…-
-Non ti preoccupare per quella stupida sedia!- lo rimproverò Bulma asprà. –Vieni in cucina che mettiamo il ghiaccio!-
-Tsk, patetico!- ad intromettersi in quel, per l’appunto, patetico quadretto fu Vegeta che iniziava a pentirsi di aver ceduto alla tentazione di una birra invece di continuare il suo allenamento. Possibile che quelle due oche dovessero fare tutto quel trambusto per una stupida testata?
E mentre quel rammollito di Gohan veniva costretto a sedersi e a mettere il ghiaccio sulla fronte, Vegeta passò a rassegna il salotto che mano a mano veniva messa a soqquadro da quella che, ci avrebbe scommesso per quanto gli somigliava, doveva essere la stupida figlia di Kakaroth.
Poi il suo sguardo si soffermò su Trunks. In piedi davanti al tavolino da salotto, controllava che i suoi giocattoli non venissero toccati dalla mocciosa di Kakaroth.
Vegeta inarcò un sopracciglio perplesso. Guardò ancora la bambina che ora stava sfondando di calci lo stipite della porta della cucina. Nonostante si sforzasse non riusciva comunque a capire quale fosse il problema. Quella stupida di Bulma il giorno prima gli aveva fatto credere che la figlia di Kakaroth fosse una specie di demente iperattiva, e invece a lui sembrava perfettamente normale nonostante fosse decisamente debole. Ridacchiò soddisfatto, il suo Trunks alla nascita aveva un livello combattivo nettamente superiore al suo ora, ma dopo tutto era pur sempre figlio del principe dei Sayan! E invece quel reietto di terza classe di Kakaroth aveva in una volta sola avuto un fallimento dopo l’altro. Non solo femmina ma anche una nullità! Era certo che se fosse nata su Vegeta si sarebbero liberati di un tale peso spedendola su un pianetuncolo come la Terra per conquistarlo!
Nel frattempo Goten era scomparsa, ma nessuno se ne accorse, Vegeta era troppo occupato a crogiolarsi per la soddisfazione di quello smacco a Kakaroth, e Chichi e Bulma continuavano a tempestare di domande Gohan costringendolo a stare seduto.
Fu Trunks a seguirla in cucina, tenendo stretto sempre il suo coniglione di compagnia. Non era sicuro di poterla prendere in simpatia, quindi si impegnò a fissarla con attenzione mentre si arrampicava sul piano cottura e frugava nella credenza alla ricerca di cibo, ma l’unica cosa che trovò furono solo stupidi piatti. Ne prese uno tra le mani, gli diede un morso. No, non era buono per niente, pensò Goten facendolo schiantare sul pavimento con noncuranza.
Aprì un’altra anta piena di bicchieri, ne ruppe tre per principio e passò avanti. Il prossimo fu il frigorifero, molto più grosso di quello che aveva a casa, ma faceva lo stesso rumore quindi doveva esserci per forza del cibo lì dentro. Vi si arrampicò sopra ignorando l’altezza e con le dita infilate nella guarnizione dello sportello spinse con forza e lo aprì. Si affacciò di sotto e si calò a testa in giù tenendosi appesa per la coda, pronta a saccheggiare quella scatola fredda.  
-Ehi tu!- Goten voltò leggermente il capo verso il bambino in piedi davanti al frigo.
-Prendimi la torta al cioccolato!- le disse Trunks. Quella torta la mamma gliela concedeva solo quando faceva il bravo e metteva in ordine tutti i suoi giocattoli, e se quella strana bambina gliela avesse procurava l’avrebbe addirittura fatta diventare sua amica e magari le avrebbe pure concesso di giocare con i suoi giocattoli, ma solo quelli vecchi perchè sicuramente glieli avrebbe rovinati.
Per qualche secondo Goten non si mosse, tornata a fissare l’interno del frigorifero. Annusò per bene, poi si aggrappò allo sportello con una mano e ruotò  poggiando i piedini sul ripiano bianco.
Trunks la guardava scettico che potesse riuscirci, era troppo piccola, e la mamma metteva la torta dentro una scatola nel piano più in alto. –Non la fare cadere!- la avvisò, sicuro che così ogni rischio che la torta cadesse fosse annullato.
Goten si mise sulle punte, ma non ci arrivò, riuscì solo a sfiorare lo scatolo rosa con le dita. Non si arrese, neanche si scoraggiò in verità. Afferrato il ripiano trasparente sul quale era appoggiata la torta lo schiacciò con forza verso il basso spaccandolo in due.
Trunks si irrigidì vedendo la confezione della torta scivolare improvvisamente, per fortuna però non si era cappottata, era solo finita sul ripiano sottostante. Guardò male la bambina e mise le mani sui fianchi. –Non mi distruggere il frigorifero!-
Goten afferrò con entrambe le manine l’enorme scatolo finalmente a portata di mano e facendo un balzo all’indietro atterrò sul pavimento.
Trunks la guardo soddisfatto mentre si sedeva per terra e iniziava a strappare impaziente il cartone della confezione. Ok, le poteva perdonare il frigo, e forse anche la spinta che gli aveva dato prima.
Mollò il coniglione vicino al frigo, aprì il cassetto delle posate e prese due cucchiaini, e ne porse uno alla bambina sedendosi a sua volta per terra.
-Questo è Mr. Poncho!- tra una cucchiaiata e l’altra Trunks le presentò pure il coniglione afflosciato contro la superficie liscia e bianca del frigo.
Intanto nell’altra stanza l’ansia per la fronte di Gohan era passata e l’improvvisa tranquillità iniziò ad inquietare i presenti che iniziarono a girarsi attorno preoccupati, tranne Vegeta ovviamente, a lui non fregava niente della mocciosa di Kakaroth.
Chichi sbiancò pensando immediatamente al peggio -E se fosse uscita? Santo cielo, e se venisse investita da una macchina?-
-Io mi preoccuperei di più per le persone che per strada la potrebbero incrociare!- puntualizzò Bulma per poi rivolgersi a Vegeta. –Potevi starci attento un attimo invece di non fare niente, no!?-
-Tsk, e perché avrei dovuto?- fu la risposta del marito. –Comunque sta in cucina!-
-Bulma mi dispiace, la tua casa….- disse Gohan mortificato alzandosi, finalmente libero di guardarsi attorno e constatare il disastro che aveva combinato Goten.
-Non ti preoccupare Gohan!- sospirò Bulma rivolgendogli un sorriso rassicurante.
Gohan andò in cucina e trovò assai curiosa la scena che si trovò davanti. Trunks e Goten seduti per terra intorno ad un grande piatto oramai vuoto che stavano ripulendo con le dita sporche di cioccolato come le loro facce.  
Poi posò lo sguardo poco più distante, sui cocci rotti dei bicchieri e dei piatti e il frigorifero aperto e con un ripiano spaccato. Beh, si era contenuta, decisamente non poteva lamentarsi. Tornò in salotto, per rassicurare la madre, ma sembrava esserci una discussione in corso. Vegeta stava appoggiato alla parete con le braccia incrociate, e sembrava abbastanza contrariato.
-Perché, che diavolo avrebbe da dire una bambina di un anno?- chiese a Chichi e Bulma.
-Quasi due, Vegeta.- precisò quest’ultima irritata per l’atteggiamento del marito.
-Okay! quindi?- chiese ancora il saiyan, facendo stizzire ulteriormente le due.
-Ancora non ha detto la sua prima parola!- spiegò Chichi con aria saccente. -Ne mamma, ne Gohan, papà o pappa, niente, solo giù quando la prendiamo in braccio!-
Vegeta aggrottò la fronte senza capire. A lui sembrava più che giusto, perché avrebbe dovuto chiamarli? Il problema sarebbe stato il contrario a suo parere: se li chiamava era segno che aveva bisogno di loro.
-Vedi,- Gohan decise di intervenire, perché sicuramente Vegeta non aveva la benché minima idea, nonostante fosse padre, delle varie fasi della crescita di un neonato. -di solito i bambini dicono già la loro prima parola prima di compiere un anno di età, ecco perché siamo preoccupati.- spiegò Gohan stringendosi nelle spalle. –e poi è indomabile e non capiamo perché, tutto qui…-
-Tsk, stupidi terrestri!- sbottò a questa spiegazione, scostandosi dalla parete. -Tutti i piccoli saiyan si comportano così se non ci si impone. Se parlasse la fareste finita con questa buffonata?-
Gohan cercò lo sguardo della madre, perplesso quanto lei. -Beh, sarebbe già qualcosa…-
Vegeta sbuffò e entrò in cucina. Senza fare complimenti afferrò per la maglietta la marmocchia che gli dava le spalle seduta per terra, ancora intenta a ripulire il vassoio, e la sollevò girandola e portandola all’altezza del suo viso.
Lei non protesto ne si dimeno, rimase appesa in aria davanti a quell’uomo puntando impudente il suo sguardo ferino in quello altrettanto nero e bruto di lui.
-Io sono Vegeta, il Principe dei Saiyan!- disse con voce ben chiara e sonante, lasciando perplessi i tre fermi sulla porta. -Hai capito chi sono io?- chiese.
Goten continuava a guardarlo truce, e dovette aver dato un segno di assenso, perché il Principe continuò imperioso.
-Parla, dì il mio nome!-
Goten strinse il musetto perennemente imbronciato, e poi sussultò spiazzando madre, fratello e Bulma. -Bejiita!-
-Sai dirmi come ti chiami?- continuò Vegeta senza scomporsi.
-Goten!- borbottò tenendo gli occhi piantati in quelli neri di fronte a lei.
-Bene,- disse quindi per poi indicarle il ragazzo fermo sulla porta con la bocca spalancata per lo stupore. -quello è tuo fratello…-
-Gohan!- disse prontamente la bambina.
-Tsk, vi fate pure sfottere da una mocciosa!- sbottò Vegeta, mente il broncio di Goten diventava un piccolo ghigno. -Ti ordino di fare tutto quello che ti dice, e smettila di distruggere tutto, non devi conquistare questo pianeta, chiaro?-
-Ti…- confermò ulteriormente scuotendo decisa il capo.
-La mocciosa sta bene!- sentenziò a quel punto Vegeta mollandola di punto in bianco, senza preoccuparsi e facendola arrivare con un sonoro tonfo a terra. Ma Goten non si scompose e riprese a leccarsi il cioccolato dalle dita.  
Gohan doveva ammetterlo, Vegeta era stato in mezzo minuto più efficace di un qualsiasi estimato dottore!
 
 
 
 
Salve! Ecco il nuovo capitolo, spero di non aver scritto una schifezza, ultimamente non sono al massimo :P, ma spero nella decenza.
Intanto grazie a Aiko e SonGome, spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto… che altro devo dire… non lo so. vi è piaciuta la prima piccola avventura di trunks e goten? ah, ho cambiato tre volte il titolo della ff XD l’avrete sicuramente notato, ma ancora non mi convince tanto. Invece il titolo a questo capitolo l’ho trovato subito XD.
Ciao ciao al prossimo capitolo! :D



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Capitolo 3
*** Una incredibilmente ordinaria domenica mattina ***


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Una incredibilmente ordinaria domenica mattina


 
Era una bellissima domenica mattina e Bulma stava in cucina a preparare la colazione.
Vegeta la fissava seduto a capotavola col viso appoggiato al palmo della mano con un piglio decisamente seccato.
Bulma sorrise nel far caso che, proprio come Trunks, Vegeta assumeva quel broncio quando si svegliava tardi, e non perché l’idea di aver perso mezza mattinata a letto invece che ad allenarsi lo infastidisse, ma semplicemente perché si sentita rintontito dal troppo sonno.
Lasciò soffriggere l’ennesima pastella sul fuoco e si girò radiosa verso il marito.
-Tesoro, è quasi pronto, va a chiamare i bambini!-
Vegeta inarcò un sopracciglio e sbuffò. –E secondo te ce n’è bisogno?- le chiese proprio mentre Goten spuntava dal capo opposto della tavola, dopo essersi arrampicata sulla sedia con talmente tanta foga da inciampare più volte.
-Frittelle!- urlò a mo’ di saluto gioiosa, sbattendo le mani sul tavolo al quale a malapena arrivava.
Vegeta storse il naso infastidito perché tutto ciò che riusciva ad intravedere davanti a se erano quei maledetti capelli neri perennemente scompigliati e quegli occhi che fissavano avidi il piatto pieno di pancake. Praticamente almeno due volte a settimana si ritrovava la faccia di Kakaroth davanti ad ogni pasto!
-Goten, hai chiamato Trunks?- chiese Bulma distrattamente, girando il pancake con fare pratico. Oramai aveva capito che il punto debole di quella bambina pestifera e attaccabrighe era proprio il cibo, come suo padre, ma in particolar modo i pancake, che lei chiamava frittelle. Ne sentiva il profumo a distanza ed era sempre pronta a mollare tutto per i pancake di Bulma! Improvvisamente abbandonava il suo cipiglio corrucciato e, anche se conservava quel qualcosa di famelico nello sguardo che le era famigliare, assumeva l’entusiasmo di una qualsiasi bambina “normale” e questo, Bulma doveva proprio ammetterlo, le dava una soddisfazione immensa. Lei non era una cuoca provetta come Chichi, eppure Goten preferiva mille volte i suoi pancake a qualsiasi altra cosa che le preparava la madre!
-Mi spieghi perché deve sedermi sempre davanti?- chiese Vegeta guardando di sbieco la bambina già con le posate in mano. –Se proprio deve stare qui, che si sieda da un’altra parte, no?-
-Ne abbiamo già discusso!- lo liquidò Bulma mettendo il piatto a tavola e iniziando a riempire quello del marito. Ci mancava solo un altro sei suoi infantili attacchi di gelosia nei confronti di una bambinetta!
-Ma…-
-Io sto seduta qui perché sto vicino alla cucina, e Trunks non ne vuole sapere di cambiare posto. Lo sai che vuole stare vicino a te…-
-Buon giorno!- finalmente era arrivato anche Trunks che, proprio come il padre, per il primi dieci minuti avrebbe tenuto il broncio del risveglio, o almeno così avrebbe dovuto essere. Purtroppo il broncio questa volta duro pochi minuti e segnò l’inizio del putiferio. Per quanto Goten potesse sembrare indiavolata per certi versi, Trunks non era certo più tranquillo, anzi, era anche peggio. Era presuntuoso e testardo e voleva sempre imporsi su quello che faceva Goten.
Quella mattina aveva ben pensato di decidere per lei con cosa doveva farcire i suoi pancake. Voleva sperimentare, era proprio curioso di sapere come sarebbe stato mischiare la marmellata con la cioccolata. Nonostante la reticenza di Goten a farsi toccare le sue preziose “frittelle”, Trunks ottenne come sempre quello che voleva, spremendo il tubetto di sciroppo al cioccolato nel piatto di Goten e poi mollandoci sopra una cucchiaiata di marmellata.
Lui sorrideva soddisfatto e non vedeva l’ora che Goten assaggiasse per fargli sapere come era. Goten invece stata ribollendo astiosa, trattendosi a stento dal ribellarsi da quello che era un vero e proprio sopruso a lei e alle sue frittelle e saltargli addosso dando inizio all’ennesima zuffa.    
-Smettila!- sbottò sempre più in crisi mentre il ghigno di Trunks si allargava sempre di più mescolando quella disgustosa pappetta.
-Dai che è buono!- disse adocchiando la panna. –Poi mi ringrazierai!-
Goten non poteva reagire. “Niente più botte in cucina per nessun motivo!” gli aveva detto Vegeta fuori di se quella volta che si erano cappottati addosso la credenza piena di piatti e bicchieri che aveva riempito la cucina di schegge taglienti. In verità Vegeta non si era scomposto neanche quella volta, quando Trunks e Goten si azzuffavano non ci faceva caso. Chi andava in verità in escandescenza era Bulma, e quella volta l’aveva assillato affinché delimitasse almeno la zona cucina come zona di tregua in quel vasto campo di battaglia che era diventata casa.
Trunks prese il vasetto di panna e lo svuotò nel piatto mescolandolo sempre più soddisfatto, mentre Goten era oramai con le mani nei capelli. Era uno scempio!
-Ecco, se si mettono tutti ingredienti buoni tutto diventerà ancora più buono!- disse il grande cuoco.
E doveva essere arrivata veramente al limite della disperazione Goten per decidere di chiedere aiuto. Fu così che, spiazzando Bulma e Trunks battendo un pugno sul tavolo, si rivolse a Vegeta.
-Papà, Trunks mi ha mischiato la panna con la marmellata e il cioccolato! Digli di smetterla!-
Bulma trattenne il fiato. Goten aveva chiamato papà Vegeta. Passò repentina lo sguardo dall’una all’altro, pregando Dende che Vegeta non se ne uscisse con una qualche reazione che la potesse in qualche modo ferire o traumatizzare. Dopo tutto, per quanto potesse essere “selvaggia”, Goten era pur sempre una bambina e non aveva mai conosciuto il padre.
Vegeta, che fino a quel momento non aveva assolutamente seguito, nonostante il gran chiasso che stavano facendo, il litigio dei due, alzò la testa dal piatto e rivolse a Goten una delle sue solite occhiate indecifrabili. Buttò giù il boccone e infilzò con la forchetta il quindicesimo pancake.
-Trunks, quando mangi pensa solo a quello che c’è nel tuo piatto!- disse imperturbabile guardando i bambini. –E non sono tuo padre, mocciosa!-
Bulma tirò un sospiro di sollievo. Pensava peggio, e soprattutto Goten sembrava più turbata dall’impiastro che Trunks gli aveva fatto nel piatto che dalla risposta di Vegeta.
La vera e propria reazione però, che lasciò sconcertati Bulma e anche l’imperturbabile Vegeta, arrivò proprio da Trunks.
Scattò su, in piedi sulla sedia, come un grillo, aggredendola in presa ad un attacco di gelosia nei confronti del padre da spiazzare chiunque. -Lui è il mio papà, capito? Non è il tuo, quindi non devi chiamarlo così!-
-Lo so!- bofonchiò Goten a voce bassa reggendo lo sguardo accusatorio di Trunks che sbatté infuriato i palmi delle mani sul tavolo sporgendosi verso di lei.
-Allora perché l’hai chiamato così?-
Goten digrignò i denti e battè un pugno sul tavolo, chiaro segno che stava lì per lì per rispondere con direttamente con le mani, i calci e i pugni. –Mi è scappato, non l’ho fatto apposta!-
-Chiama il tuo così, non il mio papà, chiaro?-
Bulma scattò in piedi spazientita. –Basta Trunks!-
Ma il bambino storse il muso e si risollevò incrociando le braccia al petto. –Basta lo dico io! Me ne vado…- concluse saltando giù dalla sedia, e uscendo diede pure disposizioni. -non voglio giocare con te oggi!-
Bulma strinse i pugni infuriata e si rivolse a Vegeta. -Tu non dici niente? gli permetti di parlare così a sua madre?-
Ma non le prestò attenzione. Fissava davanti a se un ciuffo di scuri capelli arruffati che era l’unica cosa che ora faceva capolino al di là del bordo del tavolo.
A Bulma bastò guardare il marito per tornare a preoccuparsi di Goten. Era profondata nella sedia, e rosicchiava un pancake bianco tra le labbra imbronciate in maniera tenerissima.
Si chinò vicino a lei e le passò una mano tra i capelli. Era così simile a Goku, pensò  sospirando, perché non si decideva a tornare? Ne aveva la possibilità, perché non chiedeva di farsi riportare in vita? Come faceva ad allenarsi in chissà quale dimensione ultraterrena col pensiero di avere una bambina che non aveva mai visto e che poteva avere bisogno di lui, anche solo della sua semplice presenza? E Bulma sapeva benissimo che Goten non era l’unica ad aver bisogno dell’amico, ma anche Gohan e Chichi. Le dispiaceva dover pensare a Goku con rammarico, ma era così purtroppo.
-Piccolina,- Bulma le accarezzava la guancia con affetto, cercando con gli occhi dolci e azzurri quelli della bambina che testardamente li teneva bassi. -tu lo sai chi era il tuo papà?-
Non ricevendo risposta, riprese a parlare, ma Goten, senza smettere di mangiucchiare il pancake, la precedette: -Gohan mi ha detto tutto di Kakaroth…-
Bulma inarcò le sopracciglia sorpresa. -Kakaroth?-
Goten annuì -Mi ha detto che si chiama Goku, ma Vegeta dice sempre che sono la mocciosa di Kakaroth…-
La donna scoccò un’occhiataccia al marito, che intanto aveva ripreso ad abbuffarsi con noncuranza.
-Quindi sai anche che ora si trova in cielo?- continuò tornando a rivolgersi con dolcezza a Goten.
-È morto.-
Bulma rimase spiazzata dalla schiettezza e la naturalezza con cui lo disse. Le prese il viso tra le mani, in modo che la potesse guardare finalmente dritto negli occhi, ma sostenne il suo sguardo per pochi secondi, prima di tornare a fissare la frittella che stringeva tra le mani.
-Si è sacrificato per proteggerci e salvare la Terra, era incredibilmente coraggioso e buono!- disse con determinazione, ma dentro di se continuava a chiedersi che senso aveva sacrificarsi per lasciare un vuoto tanto grande. -Ascoltami Goten, tu gli somigli molto, tantissimo, hai i suoi stessi occhi, il suo stesso viso, gli stessi capelli tutti scompigliati e… diciamo anche la stessa grinta! Lui vive in te, nel tuo cuore e in quello delle persona che gli vogliono bene, e anche se non ti ha potuto conoscere, anche se non lo vedi lui è qui, vicino a te, e ti vuole tanto bene….-
-Santo cielo donna, non dirle certe cose che si impressiona!- l’improvviso intervento di Vegeta la spiazzò.  
-Ma che dici Vegeta!?- gli chiese alzandosi e mettendo le mani sui fianchi.
-Il solo pensiero che la sua presenza mi aleggi attorno mi mette i brividi!- spiegò brandendo la forchetta, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
-Ma che scemenze!- sbottò contrariata Bulma da tanta rozzezza di sentimentalismo, ma un balbettio indistinto attirò la sua attenzione su Goten, rigida come un manico di scopa, col volto teso e due enormi occhi a palla che la fissavano atterriti.    
-È un… fantasma?- le chiese.
-No, certo che no!- le disse sorpresa per quella strana reazione. Ma Goten non sembrava fidarsi poi tanto, le parole di prima erano state nettamente più convincenti, e passò tutta la giornata a guardarsi attorno con circospezione con l’ansia di avere un fantasma invisibile che la seguiva. Per di più non voleva più nemmeno stare da sola e quando aveva provato ad avvicinarsi a Trunks, questo l’aveva cacciata in malo modo.
Per la gioia della signora Brief, la madre di Bulma, aveva passato quindi gran parte della mattinata ad assaggiare dolcetti e a bere tè. Bunny non fece affatto caso all’inquietante mansuetudine di Goten, ma la bambina in quel momento, spaventata per come era, avrebbe fatto qualunque cosa per non restare sola, anche stare seduta per più di un’ora senza rompere niente!
Dopo pranzo tentò di nuovo con Trunks, ma lui si era intestardito, e quando aveva provato a giocare nella stessa sua stanza, le aveva strappato la macchinina dalle mani urlandole che era sua e l’aveva spinta fuori chiudendole la porta in faccia, lasciandola completamente sola in quel desolante lungo e tetro corridoio.
Deglutì prendendosi di coraggio e lo percorse temeraria. Non era vera e propria paura la sua, era inquietudine! E fu per pura fortuna che incrociò il nonno di Trunks.
La guardò dall’alto, la cicca fumante tra le labbra e il micio nero sulla spalla.
-Tutto bene Goten?- chiese incamminandosi verso i laboratori, con la piccola alle calcagna.
-Dov’è Vegeta?- chiese senza premurarsi minimamente di rispondere.
-Dovrebbe trovarsi nella camera gravitazionale ad allenarsi!- dispose distrattamente il vecchio.
Goten si fermò guardandolo incuriosita. Che strana storia era quella? Allenarsi a cosa in una stanza che?
-Che significa?- sbottò pretendendo una risposta immediata.
L’uomo si tolse la cicca dalla bocca e si voltò verso di lei sorpreso. 
Goten rimase letteralmente affascinata, talmente tanto che si dimenticò anche del fantasma che la seguiva. In braccio al vecchietto fissava, attraverso l’oblò della porta d’acciaio in fondo ai laboratori, la serie di colpi micidiali che Vegeta sferrava all’aria con una velocità micidiale. Non aveva mai visto nulla del genere!
-Wao!- riuscì solo a dire questo, quando improvvisamente dal palmo del braccio teso di Vegeta si sprigionò una luce folgorante che, come una saetta, andò a rimbalzare come una biglia in un flipper tra i macchinari sospesi a mezz’aria.
-Forte, eh? C’è una gravità superiore di almeno quattrocento volte quella terreste in questa stanza!- spiegò il vecchio come se parole del genere potessero avere qualche senso per una bambina, senza nemmeno badare all’espressione rapita che quest’ultima aveva, che con le ditina si era aggrappata al bordo dell’oblò.
-Micidiale!- soffiò Goten mentre la sfera di energia si andava ad infrangere sugli avambracci incrociati del mittente.  
-Che state facendo?- la voce contrariata di Trunks infranse quel momento riportando Goten alla realtà.
-Stavo mostrando a Goten la camera gravitazionale!- disse il nonno. Provò a voltarsi verso il nipotino ma Goten si era aggrappata all’oblò e non pareva volersi staccare. Voleva continuare a guardare quella cosa, qualsiasi cosa fosse, era fortissima!
-Vuoi restare qui a guardare l’allenamento di Vegeta?- chiese divertito. –Ma io non posso tenerti in braccio tutto il giorno, devo dare da mangiare agli animali…-
-Mollami!- disse seccata Goten allontanandolo con un piede e rimanendo appesa lì, impressionando il vecchietto.
-Accipicchia, devi avere una gran forza in quelle piccole dita per riuscire a reggerti su una superficie così liscia!- borbottò tra sé e sé osservando con curiosità le dita della bambina piegate per lo sforzo sul metallo. Ma Trunks non era della stessa opinione, anzi, era totalmente contrariato. Non gli era proprio andata giù che l’amica avesse chiamato papà il Suo papà! Non solo, per colpa sua era pure stato rimproverato! Se l’era segnata e non l’avrebbe mai perdonata per questo, mai!
-Ehi tu, smettila di guardare mio padre!- 
Ma lei lo ignorò continuando a fissare all’interno della stanza. Cavolo, quanto voleva essere anche lei capace di fare quelle cose.
-Ma mi hai sentito?- insistette sempre più capriccioso Trunks. Le afferrò la coda e la tirò più forte che poté per tirarla via dall’oblò. –Solo io posso guardare quando si allena!-
Goten si sentì improvvisamente mancare e arrivò proprio addosso a Trunks.
-Ohi, togliti!-
-Non mi toccare mai più la coda!-
-Bambini, non litigate, via!- disse seraficamente il nonno carezzando la testa del gattino nero appollaiato sulla sua spalla, venendo ignorato dai due che si stavano rotolando sul pavimento.
Con un fischio la porta d’acciaio scivolò di lato sparendo nella parete. Sull’uscio, in piedi a torreggiare sui due bambini avvinghiati intenti a mordersi e mollarsi pugni a vicenda, comparve un contrariato Vegeta.
-Che state combinando qui?-
I due smisero immediatamente e si scostarono facendolo passare.
-Vegeta…-Goten si alzò e lo seguì e, senza pensarci, lo afferrò per il pantalone.
L’uomo si fermò, abbassò gli occhi sulla mocciosa, riservandole uno dei suoi peggiori sguardi per intimorirla e farla desistere qualsiasi fosse il suo intento, ma si accorse immediatamente che non avrebbe ottenuto l’effetto sperato. In quegli occhi neri, tanto simili a quelli del detestato Kakaroth,  vi era la più totale e sincera ammirazione e una trepidante aspettativa. 
-Insegnami… insegnami tutto ti prego!- gli disse.
Vegeta rimase impassibile. L’aveva dovuto osservare durante l’allenamento, ma non comprendeva il motivo di tanto scalpore.
-Tsk, scordatelo!- sbottò liberandosi della sua presa e riprendendo a percorrere il corridoio.
Goten non si arrese. Dopo quello che aveva visto non l’avrebbe fatto per nulla al mondo!
-Vegeta ti prego, farò qualunque cosa! Voglio diventare anche io così forte!- urlò inseguendolo, acuendo smodatamente la gelosia di Trunks che la spinse per terra senza riguardo.
-Smettila! Ti ha detto di no, lascialo in pace!-
-Fatti gli affari tuoi!- ringhiò Goten rimettendosi in piedi e correndo dietro a Vegeta, e tutto questo urlare, spingersi, insultarsi, le richieste continuarono per altri due piani.
No, era decisamente troppo per il principe dei saiyan!
Di punto in bianco si fermò in mezzo al corridoio e i bambini, troppo intenti a darsi contro, lo urtarono.
-Ti prego, insegnami!- insistette per l’ennesima volta Goten.
-Fatti insegnare da quell’idiota di tuo fratello!- sbottò sperando di liberarsi di lei e di conseguenza anche di Trunks. Aveva bisogno di una doccia lunga e calda per cacciare via dalla propria mente quelle dannatissime vocette infantili.
-Mio fratello è bravo come te?- chiese incerta Goten prendendo inconsapevolmente in contropiede Vegeta. Ovvio che era più bravo di quel pivellino, indiscutibilmente più bravo… ma se lo avesse ammesso non se la sarebbe più tolta dai piedi e mai e poi mai, per nessun motivo al mondo avrebbe detto il contrario!
-Zuccona, mio padre è il più forte dell’intero universo! Tuo fratello non è niente in confronto!- le fece presente Trunks credendo di farle dispetto parlando così del fratellone, ma a Goten non le passò neanche per l’anticamera del cervello. Lei aveva solo capito che Vegeta era il più forte, il migliore, e quindi lui avrebbe dovuto insegnarle tutto, oramai aveva deciso, e Vegeta lo capì immediatamente di essere finito in un bel guaio!
-Ti scongiuro, farò la brava!- e via così avevano ripreso i due bambini girando attorno ad un Vegeta esasperato, piantato in messo al corridoio con gli occhi rivolti al cielo, totalmente impotente mentre veniva strattonato da una parte e dall’altra. D’altronde che poteva fare? Nulla! Non poteva di certo farli saltare in aria, o buttarli dalla finestra. E poi a Bulma chi la sentiva!
-Mollami la coda!-
-E tu smettila!-
-No!-
Goten era flebilmente aggrappata alla sua gamba, tenendo il viso nascosto, mentre Trunks le stringeva crudelmente la coda. 
Proprio in quel momento a Vegeta venne un’idea geniale.
-Mocciosa, vuoi veramente che io diventi il tuo maestro?- chiese improvvisamente attirando l’attenzione dei due.
Goten alzò il viso verso di lui ed annuì. La debolezza la stava facendo sentire male a giudicare dal colorito sempre più pallido e gli occhi sempre più vacui.
Vegeta ghignò. –Allora diventerò il tuo maestro solo quando avrai sconfitto Trunks!-
-Veramente?- chiesero i due e per la sorpresa Trunks mollò la presa sulla coda dell’amica che cadde a terra senza forze e senza più l’appoggio della gamba dell’uomo che, senza attendere oltre, aveva ripreso a camminare.
-Ma papà!- protestò Trunks indignato da quella possibilità che le aveva dato il padre.
-Se proprio non vuoi, non farti sconfiggere da quella nullità!- gli fece presente Vegeta soddisfatto all’inverosimile entrando in camera sua. C’era un abisso tra la forza di suo figlio e quella della mocciosa di Kakaroth. Inoltre la smodata gelosia di Trunks non avrebbe reso possibile alla mocciosa di riuscire a sconfiggerlo nemmeno se si fosse trasformata seduta stante in super saiyan! Sì, se ne era lavato egregiamente le mani!
Trunks sbuffò seccato e incrociò le braccia al petto. Effettivamente così era certo che quella mocciosa rompiscatole non si sarebbe mai allenata con suo pad… un colpo e si sentì scaraventare contro la parete, capendo solo quando fu a terra che il pugno di Goten l’aveva appena colpito in viso.
-Non toccarmi mai più la coda!- urlò scandendo ogni parola, fuori di se dalla rabbia.
 
 
 
Salve! ecco il capitolo. straordinariamente mi è venuta l'ispirazione e mi è benuto tipo una cosa lunghissima, quindi ho deciso di postare la prima metà. i capitoli troppo lunghi di solito mi secco leggerli, ma se sono decentemente corti faccio lo sforzo e li leggo, e penso che come me tanti altri. quindi allor dunque, spero che vi piaccia questo capitolo, forse è un pò mieloso rispetto alla seconda parte ( che posto domani). vabbè, fatemi sapere che ne pensate, cosa ve ne pare e grazie infinite a chi ha aggiunto la storia tra le seguite e i preferiti e in particolar modo a songome ( poverina, un cugino così "selvaggio" è un dramma XD. cmq credo proprio che goten non disubbidirà mai al principe, proverò a mandare vegeta da tuo cugino, vediamo se riesce a farsi rispettare anche da un terrestre) e a aiko (spero di averci azzeccato con trunks anche in questo capitolo. vegeta non lo tratta così, poverino, lui è "relativamente" più tranquillo di goten. spero di riuscire a fare qualche passo avanti con le altre ff, anche se mi sa difficile, grazie cmq) !
che altro dire? niente, a domani :P!

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Capitolo 4
*** Non si sa mai, i fantasmi non esistono, però… ***


4got

Non si sa mai, i fantasmi non esistono, però…
 
 
E di quella incredibilmente ordinaria domenica arrivò la sera. Trunks aggiunse sul conto di Goten, oltre al fatto che si era permessa di chiamare Vegeta “papà” e che l’aveva fatto rimproverare dal suddetto, anche il pugno che gli aveva dato quel pomeriggio che, come se non bastasse, gli aveva lasciato un vergognoso segno sulla guancia. In definitiva ce l’aveva a morte con lei, e dopo averla ignorata per tutta la cena, per tutto il tempo del bagnetto e per la mezz’oretta di televisione, ora anche a luci spente nella sua stanzetta. A dirla tutta non l’avrebbe voluta nella sua stanza e l’aveva pure cacciata, ma quell’idiota si era fatta beccare da sua madre seduta per terra davanti la porta e l’aveva costretto a sopportare la sua presenza in camera sua, nel letto accanto al suo!
Oltraggioso oltre ogni dire!
Trunks per l’indignazione aveva deciso di dare le spalle a Goten e di escluderla coprendosi fin sopra la testa col piumone.
Fu dopo un po’ che la mamma aveva spento le luci che si sentì chiamare. Sorrise soddisfatto nel buio e non rispose. Goten lo chiamò altre due volte, sempre più piano e di rado, finché non sentì che si alzava e si fermava davanti al suo letto.
-Trunks, posso dormire con te?- chiese a voce bassa, immobile e in ansia, sperando sinceramente in una risposta, negativa o positiva che fosse, basta che arrivasse a non farla sentire più così sola con quella strana inquietudine che col buio si stava amplificando e diventando paura vera e propria.
-Scordatelo!- rispose spietato lui sistemandosi meglio il piumone.
Goten trattenne il respiro costringendosi a non perdersi d’animo e di restare calma.
-Per favore…. Ho sentito qualcosa prima…- continuò sempre più piano vagando con gli occhi nel buio impenetrabile della stanza. -ti prego…. Credo che si tratti di un fantasma!-
Trunks sgranò gli occhi a quelle ultime parole. Si voltò di scatto, prese l’amica per la maglia tirandosela sul suo letto, sotto il piumone. Afferrò febbrilmente dal comodino anche l’orologio da polso del giovane esploratore che il nonno gli aveva regalato per il suo quinto compleanno, e accese la piccola torcia illuminando quello che ora era il loro rifugio sicuro.
-Sei sicura che si trattasse di un fantasma?- chiese serio cercando di controllare la paura che già gli stava seccando la gola.
Goten annuì senza esitazione. -L’ho avvertito, aleggiava intorno al mio letto….- confessò  pietrificando Trunks il quale la sola idea di poter “avvertire una presenza” attorno al proprio letto era bastata a fargliela percepire veramente.
Ma non poteva farsi spaventare da uno stupido fantasma, doveva darsi un contegno, lui era Trunks, il figlio di Vegeta, il guerriero più forte dell’universo… anche se… poteva benissimo andare da suo padre ora che ci pensava, in barba al coraggio! Ma no, assolutamente non poteva! Se si fosse presentato da suo padre terrorizzato come un qualsiasi moccioso non sarebbe certo stato certo fiero di lui! E poi ci voleva più coraggio ad affrontare suo padre piuttosto che un fantasma.
-Trunks, che facciamo?- gli chiese Goten accucciata di fronte a lui.
-Ma tu ne sei sicura?-
Lei annuì piano. -Tua mamma oggi mi ha detto che mio papà mi starà sempre vicino… ma mio papà è morto, Trunks!-
-Ma da quanto ne so tuo papà era buono, quindi anche se è un fantasma non dovremmo averne paura, no?- disse seguendo un filo logico degno di un adulto, anche se era comunque pietrificato dalla paura e le sue stesse parole non lo convincevano affatto.
-Dici? E se non fosse mio papà? Pensaci, se lui è morto ed è un fantasma… allora chissà quanti fantasmi ci sono e chissà chi era quello che girava intorno al mio letto!-
Un brivido percorse la schiena di Trunks che rimase in silenzio per parecchio tempo. Sperava di ragionare, di trovare una soluzione, ma in verità il terrore aveva paralizzato anche la sua mente e ora i suoi sensi erano tesi ad ascoltare tutto ciò che avveniva al di là del piumone. Non avvertiva niente, solo il vuoto più assoluto, e ciò lo inquietava, se possibile, ancora di più.
-Trunks!-
Goten lo fissava preoccupata, tesissima quasi quanto lui, che riuscì solo a mugugnare in risposta.
-Che facciamo?- gli chiese aspettandosi qualche soluzione geniale da parte del suo amico. Dopo tutto era lui la mente tra i due, lui era il più grande, il più forte, e lei si fidava ciecamente e lui lo sapeva benissimo, il che lo rese ancora più ansioso.
Trunks deglutì, cercando di trovare una qualche soluzione da poterle rifilare.
-Aspetta, mamma ti ha detto che tuo madre ti sta sempre vicino, giusto? E tuo padre è buono e anche molto forte… quindi questo fantasma che gira qui attorno non si può avvicinare se c’è veramente quello di tuo padre! Ci proteggerà, no?-
-Beh, credo di si!-
-Ma sei sicura che ti sta sempre accanto?-
-Io non lo so, ma tua madre mi ha detto così…-
-Allora è così, mia madre ha sempre ragione!- concluse concitato.
-Comunque non è che questo mi fa sentire meglio, sai...- confessò Goten, per niente rincuorata all’idea di avere non uno, ma ben due fantasmi attorno.
-Senti, finché siamo qui sotto non accadrà niente, chiaro?- le disse coraggiosamente Trunks.
Goten annuì decisamente incoraggiata. Trunks era veramente convincente, talmente tanto che alle volte si convinceva da solo.
Rimasero immobili per almeno venti minuti, con gli occhi sbarrati a guardare il passare del tempo sull’orologio ancora acceso e che non avrebbero spento per nulla al mondo. Non mossero un muscolo per la paura di attirare con qualche movimento il fantasma, finché Goten non si arrese ai fatti.
-Trunks.-
-Mmh?-
-Io ho caldo, sto soffocando!-
-Pure io!-
Urgeva decisamente un’azione repentina per rimediare a quell’assurdo problema. Trunks ci pensò su: l’unica soluzione era spostare il piumone e fare entrare un po’ di aria, ma se l’avesse fatto il loro rifugio non sarebbe stato più sicuro e non voleva rischiare assolutamente, e questo lo sapeva lui e lo sapeva bene anche Goten.
-Spogliamoci, così sentiremo meno caldo!-
E detto fatto, si sfilarono i pantaloni dei pigiami che andarono a finire scalciati in fondo al letto insieme a calzini e magliette.
Nel giro di cinque minuti erano di nuovo a punto e da capo!
-Trunks…-
-Sì, pure io Goten.-
Si fissarono per un lungo attimo, lei preoccupatissima e incerta, lui che cercava di trovare il coraggio e il sostegno per procedere a quello che oramai era diventato inevitabile per non soffocare.
Fu Trunks a procedere, dopo tutto lui era il più intelligente, il più grande, il più forte… insomma, che si assumesse le proprie responsabilità!
Con una manina afferrò il bordo del piumone sopra di loro e lo sollevò aprendo uno spiraglio di pochi centimetri ma che diede una vera e propria boccata di aria fresca ai due che si sentirono decisamente sollevati.
Speravano solo, in cuor loro, che il fantasma non si accorgesse di quella insenatura che a loro pareva gigantesca, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di dirlo per non farsi sentire dal fantomatico e suddetto fantasma.
 
 
 
 
Canticchiando allegramente Bunny entrò nella camera del nipotino per svegliarlo. Attraversò la stanzetta piena di giocattoli sparsi in ogni dove ed andò dritta ad alzare le persiane. Quando si girò verso i lettini sussultò sorpresa.
-Oh, Goten si è già alzata? Che fiuto quella bambina, deve aver sentito l’odore della torta di mele nel forno con tutta la porta chiusa!- disse posandosi con grazia una delicata mano sul viso. Il lettino di Goten era vuoto e le coperte scostate a malapena, come se non ci avesse dormito. Però era anche strano che non avesse buttato giù dal letto Trunks come faceva ogni volta che la colazione era pronta.
Ma Bunny non era tipo che si soffermava troppo su certi particolari, così si avvicinò al letto del nipotino e scostò le coperte per poi riabbassarle e correre fuori dalla stanza intenerita all’inverosimile. Non si sarebbe fatta scappare uno scatto del genere per nulla al mondo!
Tornò dopo qualche attimo con una macchina fotografica, immortalando i due bambini che dormivano accucciati vicinissimi nel lettino, uno di fronte all’altro, Trunks che teneva stretto nella manina il polso di Goten che, a sua volta, aveva attorcigliato la coda attorno al polso di Trunks.
Scoppiò in una serie di risatine convulse: per lei i due bambini erano diventati ufficialmente una coppia! Che sogno, pensava, vagando per la stanza per osservarli da più prospettive. Erano perfetti! Il suo trunks sarebbe diventato un così bel ragazzo un giorno, affascinante come suo padre, e considerando la somiglianza con Goku, anche lui un bellissimo ragazzo, Goten prometteva proprio bene!
-Oh, come sono felice!- cinguettò trotterellando in preda al delirio.
E mentre si crogiolava per essere riuscita ad avere uno scatto tanto tenero, oramai convintissima di quella coppia, Trunks si strofinò gli occhi infastidito dalla luce e da quei cinguettii insistenti e si alzò a sedere fissando la nonna perplesso. Forse perché si era appena svegliato, ma sua nonna gli sembrava decisamente più strana del solito!
-Che succede nonna?- chiese rintontito il poverino, senza potere neanche lontanamente immaginare le mille sdolcinerie disgustose che nel frattempo stavano passando per la mente della nonna. Inoltre, essendo un bambino, mancava totalmente di malizia e voltandosi verso Goten l’unica cosa che pensò fu che erano sopravvissuti ad un fantasma quella notte.
La nonna scoppiò in una delle sue solite risatine e fece per uscire. –Niente tesoro! Vestitevi e scendete, la colazione è pronta!-
Quando raccontarono dell’accaduto della notte prima Bulma scoppiò a ridere.
-Non esistono i fantasmi! Che sciocchezza!- disse asciugandosi le lacrime.
Trunks era decisamente scocciato. Si era sentito ridicolo ad aver paura di qualcosa che non esisteva! Sua madre rideva a crepapelle, suo padre Dio solo sapeva che cosa stava pensando di lui in quel momento e Goten se ne stava beatamente a fissare il vuoto.
-E voi avete dormito insieme per questo?- insistette ancora sua madre senza riuscire a trattenersi.
-È colpa tua!- borbottò a denti stretti Trunks guardando malissimo Goten che non se la prese per quell’accusa. In quel momento il sollievo per sapere che i fantasmi non esistevano era troppo grande per perdersi in di chi fosse o meno la colpa di quella terribile notte.
-Almeno adesso sappiamo che non esistono!- disse semplicemente stringendosi nelle spalle.
Trunks incrociò le braccia al petto e sbuffò. –Lo sapevo che non esistono, ti ho fatto dormire con me solo perché eri spaventata!-
Comunque quel fantasma aveva veramente fatto un miracolo. Trunks quando si indispettiva diventava veramente insopportabile e non voleva sentire ragione, era capace di impuntarsi per giorni e giorni, invece ora sembra essersi completamente dimenticato di avercela con Goten per quello che era successo a colazione il giorno prima. Era stata veramente una fortuna anche perché quel pomeriggio, alla Capsule Corporation, arrivò la telefonata di un mortificato Gohan che si scusava in preda ai sensi di colpa per non poter venire in nessun modo a prendere la sorella.
-Non ti preoccupare,- l’aveva tranquillizzato Bulma. –Non c’è problema, può stare quanto vuole!-
-Mi dispiace Bulma, spero che non stia combinando niente…-
-Non ci crederai ma è tranquilla… anche se ogni tanto si azzuffa con Trunks che ci vuole veramente un super saiyan per staccarli!-
-Ti prometto che domani pomeriggio verrò a prenderla!- aveva continuato Gohan sempre più dispiaciuto. Si era completamente dimenticato che quel lunedì toccavano a lui le pulizie della classe.
-Fai con comodo! E poi un po’ di compagnia ai bambini farà bene….-
Riagganciato il telefono però Bulma si chiese effettivamente dove fossero finiti i bambini. Si era messa a lavorare su quel prototipo e le ore erano passate.
Girò per un po’ per casa, e li trovò davanti alla camera gravitazionale intenti a litigare come al solito per qualche banalità.
-Allora sei proprio stupida! Ti ho detto che la gravità è quella forza che ti spinge a terra!-
-E quindi? Che ci fa se è più forte?-
-Che state combinando voi due?- chiese Bulma intromettendosi senza dare peso alle loro chiacchiere.
-Mamma, questa è stupida, non capisce cosa significa….-
-A proposito Goten…- lo interruppe distrattamente la madre. –Ha telefonato tuo fratello, ha detto che non può venirti a prendere stasera e che verrà domani!-
-Veramente?- chiese Goten incredula, ma la donna non le rispose. Le era suonato il cellulare e si era allontanata parlando con un professore di cose di lavoro.
Goten era più che soddisfatta. Un’altra giornata senza quel rompiscatole si suo fratello che le stava sempre addosso e sua madre che parlava in continuazione!
-Ancora qui?- la voce infastidita di Vegeta, appena uscito dalla camera gravitazionale, richiamò l’attenzione dei piccoli. –Si può sapere perché state di nuovo qui davanti?-
-Goten non capisce cosa sia una camera gravitazionale, vogliamo entrare per provarla!- spiegò Trunks con entusiasmo. –Così magari questa zuccona capisce qualcosa…-
-Ti ho detto che non sono una zuccona!- sbraitò Goten per l’ennesima volta.
-Si invece, è una cosa così semplic…-
-Basta voi due!- Con un colpo secco Vegeta premette il pulsante facendo richiudere il pannello d’acciaio alle sue spalle. –Vi vieto categoricamente di avvicinarvi e entrare in questa stanza, chiaro!?- disse spostando lo sguardo intimidatorio dall’uno all’altro.
-Va bene!- disse Goten.
-Perché?-
Quella parolina irritò Vegeta. Possibile che dovesse sempre ribattere ad ogni suo ordine? Quel moccioso era insopportabile e irritante tanto quanto la madre!
-Per un motivo molto semplice Trunks…- disse Vegeta superandoli, asciugandosi la fronte sudata con l’asciugamano bianco attorno al collo. –Perché ho deciso così, punto e non si discute!-
-Ma…-
-Niente ma!- tuonò voltandosi verso il bambino. –Sono stato chiaro?-
Goten annuì anche se non ce l’aveva con lei, mentre Trunks mise su il broncio e strinse i pugni e decise di dargliela vinta. –E va bene!-
Vegeta schioccò la lingua sconcertato dal carattere veramente sfacciato del figlio, ma niente fu come quella sera a cena quando vide spuntare ancora quella chioma indisciplinata dalla parte opposta del tavolo.
-Che diavolo ci fai tu ancora qui?- chiese direttamente alla mocciosa che si affacciò sul tavolo come al solito troppo alto per lei. Stentava ancora a capire perché insistesse nel mangiare in quel modo tanto assurdo, invece di sedersi sulle ginocchia per arrivare almeno dignitosamente al piatto. Ma Vegeta non poteva sapere che Gohan le aveva detto di stare seduta per bene a tavola e, per quanto assurda quella richiesta, dopotutto come ogni richiesta che le faceva il fratellone, lei metteva in pratica senza discutere.
-Gohan non poteva venire a prenderla!- rispose Bulma poggiando il piatto fumante davanti a Vegeta, rimasto a fissare il mostriciattolo a bocca aperta.
Doveva mangiare di nuovo con la faccia di Kakaroth che faceva capolino proprio al di là della tavola!? Ma questa era vera e propria molestia!
-Dì un po’ donna!- quando Vegeta passava da “Bulma” a “donna” era segno che era parecchio infastidito, e la “donna” in questione lo sapeva e alzò gli occhi al cielo. –L’abbiamo per caso adottata? Si può sapere perché sta sempre qua?-
-Vegeta, stai tutto il giorno chiuso ad allenarti…- disse a mo’ di avviso. Se solo avesse voluto, con quell’unica frase l’avrebbe potuto mandare a dormire sul divano. -… e non ti accorgi nemmeno che c’è! Che fastidio ti da?-
-Me ne da standomi seduta perennemente davanti con quella faccia!-
-Che cosa ha che non va la sua faccia?- chiese allora la moglie sospirando paziente, mentre Trunks se la rideva divertito dietro il bordo del tavolo.
-È come quella di Kakaroth e mi fa passare la fame!-
-Ma va che non me n’ero accorta!- fece sarcastica, dato che non aveva mai notato cambiamenti nella voracità del marito, e mettendolo definitivamente a tacere.
 
 
-Sogni d’oro tesoro!- Bulma si chinò sul figlioletto rimboccandogli le coperte fino a sotto il naso e gli diede un bacetto sulla fronte. Trunks sbuffò, e dopo che la madre si fu alzata tirò contrariato giù il piumone fino al petto bloccandolo sotto le braccia.
Intanto la donna aveva salutato anche l’amica e ora stava sulla porta con un sorrisetto furbo sulle labbra.
-Buona notte e mi raccomando…- disse ridacchiando ancora al solo pensarci. -attenti ai fantasmi!-
-Ahah, non sei divertente!- sbottò Trunks incrociando le braccia offeso.
Bulma gli fece la linguaccia, e spense la luce chiudendo la porta, facendo piombare la stanza in un improvviso buio.
Trunks si girò di spalle indignato e serrò gli occhi aspettando di addormentarsi… eppure. Li spalancò di fronte a se scrutando sospettoso l’oscurità informe.
Accidenti, pensò nervoso, non esistono i fantasmi! Non esistono! Non esistono!
Tornò a chiudere gli occhi decidendo di addormentarsi all’istante, così non ci avrebbe pensato più, ma la sua mente non si fermò e continuò a macinare pensieri su pensieri che contraddicevano completamente quello che oramai si ripeteva in continuazione: i fantasmi non esistono!
Un improvviso brivido freddo lungo la schiena demolì definitivamente la convinzione a cui si era disperatamente aggrappato fino a quel momento. Trattenne il respiro e si irrigidì bruscamente da capo a piedi.
Come poteva essere certo che i fantasmi non esistessero? Se fossero stati invisibili? Magari proprio ora ce n’era uno vicino a lui, per questo si era sentito gelare…. E poi Goten la notte prima aveva detto che qualcosa aleggiava attorno al suo letto… che fosse la stessa cosa che sentiva lui? Che fosse tornato?  No, non stava affatto tranquillo!
Come poteva fare ora? Si voltò piano cercando la sagoma scura di Goten nell’altro letto. Sembrava dormire. Non poteva certo fare la figura del fifone credulone andando a coricarsi nel suo letto, però! Lui era intelligente, non poteva credere nei fantasmi. Aveva i brividi e la sua stanza era più buia del solito, ma questo non voleva dire che fosse opera di un fantasma! Quindi lui non aveva affatto paura, ecco, e se avesse chiesto a Goten di dormire almeno per quella notte con lui non era perché credeva nei fantasmi! Anzi, no, lui doveva chiedere a Goten di dormire con lui! Sicuramente quella zucca vuota stava tremando dalla paura proprio in quel momento e non aveva nemmeno il coraggio di parlare.
-Goten…- la chiamò piano, non voleva comunque sfidare la sorte, anche se i fantasmi non esistevano. -Goten!-
-Mh…-
Come immaginato, non riusciva manco a parlare, doveva subito fare qualcosa! -Tutto bene?- chiese.
-Mh…-
-Se vuoi puoi dormire qui!- disse sperando che si alzasse a tappo e corresse da lui.
-E perché?- chiese con la voce di chi sta per addormentarsi.
-E perché non si sa mai! I fantasmi non esistono, però…-
Goten si girò verso di lui con un frusciare di coperte, ansiosa di sapere cosa seguisse a quel però lasciato in sospeso.
-Però?- chiese finalmente più sveglia.
-Però, ecco… tu ieri non hai sentito qualcosa intorno al tuo letto, o te lo sei inventato?-
-… si, no, cioè io… ma tua mamma ha detto che non esistono i fantasmi…- disse sempre più incerta.
-Ah, okay! Allora non hai nulla da temere,- sentenziò Trunks dando il colpo di grazia –dormi pure tranquilla!-  
E sorrise soddisfatto quando, dopo qualche momento di assoluto silenzio, sentì il suo piumone scostarsi e Goten coricarsi accanto a lui. E sì, era proprio intelligente!
-Solo per questa notte, okay?- aggiunse sbruffone, rincarando la dose, come se le stesse concedendo il suo prode aiuto.
-Okay!-
E come non detto, non dormirono più ognuno nel proprio letto, tanto da dimenticarsi anche il perché!
 
 
 
 
 
Salve! Ecco il secondo capitolo! Spero che sia stato divertente anche perché io mi sono divertita ad immaginare trunks e goten spaventati da un fantasma. Spero di non essere uscita in alcun modo dal personaggio con trunks, ma dopo tutto tutti siamo stati bambini e ricordiamo perfettamente la paura di notte, a letto sentendo suoni sinistri inesistenti e cose così.... Anche i più coraggiosi si impressionavano o si impressionano ancora. che altro dire? Bo, spero di aver scritto più o meno tutto per questo capitolo. Ora devo decidere che scrivere nel prossimo XD! Grazie mille a tutti per aver commentato e messo la storia tra le seguite e le preferite. Fatemi sapere che ne pensate se vi va, ora scappo che devo andare a ballare nuda sotto la pioggia per propiziare una buona mietitura del grano!
Ciao ciao pinca :P!


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Capitolo 6
*** Un mostriciattolo, un moccioso saputello, una rospetta piagnona, un principe alieno sconsiderato e una infida strega terrestre… ma intanto un povero granchio è morto ***


5got
 
Un mostriciattolo, un moccioso saputello, una rospetta piagnona, un principe alieno sconsiderato e una infida strega terrestre… ma intanto un povero granchio è morto
 
 
-Questo è un granchio cancroideo, una delle forme più comuni!-
Trunks e Marron stavano accovacciati sulla riva del fiume, intorno ad un piccolo esserino che li osservava a sua volta con perplessità.
Il piccolo granchio, camminando per caso sui ciottoli umidi, era diventato involontariamente oggetto dell’attenta e infantile curiosità dei due bambini che avevano preso a studiarlo con i loro occhioni azzurri.
-Il soggetto…- continuò il bambino con fare da saputello brandendo un rametto come un professore in cattedra, - presenta quattro zampe per lato per muoversi agilmente nell’ambiente, più altre due sul davanti chiamate chele….-
Marron aveva tante volte visto i granchi a casa sua, ma la spiegazione di Trunks rendeva tutto tanto più affascinante che le sembrava di vedere quell’esserino per la prima volta.
-Come vedi…- proseguì il piccolo stuzzicando con il bastoncino il piccolo crostaceo che prese a lottare contro di lui. –le chele sono le sue armi per difendersi dai predatori…-
Neanche finito di dire che gli occhioni dei due schizzarono fuori dalle orbite per lo shock, mentre un pugno disintegrava senza esitazione sotto le nocche il povero sfortunato granchio oramai ridotto in poltiglia.
Ammutoliti da tanta brutalità solo Trunks ebbe la fermezza di alzare gli occhi e incrociare il ghigno sadico di Goten.
-Non gli sono servite a molto le chele, mi pare!- disse soddisfatta.
Trunks scattò in piedi, mollando il rametto per terra, e la spinse adirato facendola indietreggiare.
-Perché l’hai fatto?-
Goten spinse in su il musetto contrariata. –Perché mi stavo annoiando!- sbottò guardandolo storto.
Trunks stava per ribattere, molto probabilmente con un’altra spinta, ma l’ululato disperato di Marron lo interruppe. La piccola era scoppiata in un fragoroso pianto disperato, forse per colpa della brutalità di Goten, o forse per l’orribile fine del granchio spappolato davanti ai suoi occhi, o molto più semplicemente per entrambi i motivi. Si alzò in piedi tenendo i pugnetti sugli occhi che comunque non riuscivano ad asciugare i lacrimoni.
-Calmati Marron…- Trunks cercò di tranquillizzare la piccola amica, ma in tutta risposta, nemmeno le aveva messo una mano sulla spalla, urlò ancora più forte facendolo arretrare. A quel punto decise di fare la cosa più semplice: affrontare Goten che li guardava divertita. –Ecco, l’hai fatta piangere, zuccona!-
-Piange sempre!- sbottò incrociando le braccia e alzando il mento, senza accennare nemmeno per un attimo a togliersi quell’espressione soddisfatta dalla faccia.
-Ma lei è piccola!- le fece presente spingendola ancora, come se lui invece fosse chissà quanto più grande. Ma si sa, per i bambini anche qualche mese di differenza fa molto, figuriamoci due anni! –Lo sai che si spaventa….-
-Piantala di frignare, dannata mocciosa!- a far tremare i tre sbraitando in modo tanto feroce era stato Vegeta, oramai al limite della sopportazione. 
Marron singhiozzò cercando di trattenersi, ma il tempo di un attimo aveva rispeso ancora più forte di prima a causa del forte spavento che le aveva fatto quell’uomo burbero che era il padre del suo amico Trunks. Era lontano da loro, fermo sotto il grande albero davanti a casa di Goten, ma lo stesso le aveva messo una gran paura.
Vegeta si schiaffò una mano sulla fronte oramai esasperato.
-Per la miseria Goten, è la terza volta che ti dico di non farla piangere!- continuò con voce che tremava per lo sforzo di non perdere la pazienza e fare sparire quel posto dimenticato da Dio con un solo dito.
Trunks intuito il nervosismo del padre afferrò la mano della bambina e le fece segno, portandosi l’indice davanti alle labbra, di tacere.
-Dai Marron, smettila di piangere.- sussurrò piano guardandola fissa negli occhioni cerulei sommersi dalle lacrime. –Non piangere più, mio padre è nervoso perché oggi mi ha dovuto accompagnare lui qui da Goten e si è dovuto fermare anche all’isola del Genio per prendere te, e si scoccia perché non gli piace uscire di casa….-
Vegeta digrignò i denti e serrò i pugni indignato nel sentire una fesseria simile. –Tsk, questa poi…- sbottò incredulo si essere diventato Lui, l’orgoglioso e spietato principe dei Saiyan, succube di quei tre mocciosi strampalati.
-Non ce l’ha con te, te lo assicuro…- continuò Trunks convincendo Marron che si stava tranquillizzando, nonostante i singhiozzi continui. -… ma se continui così l'irritabilità di mio papà aumenta e mette il muso per una settimana, e poi mamma lo mette in punizione e non fa mangiare il dolce neanche a me!-
Questo era veramente troppo per il principe, veramente oltraggioso! Come si permetteva quel moccioso di parlare con così tanta leggerezza di lui e dei suoi fatti? E poi quella donna doveva solo provarci a togliergli i dolce dopo che si gli aveva fatto sacrificare un’intera giornata di allenamenti per fare il fattorino e portare il suo moccioso e quella del rospo terrestre in quel postaccio che era la casa di Kakaroth e famiglia!
E se non se n’era ancora andato e insisteva a restare lì, non era certo perché quella papera starnazzante della moglie di quello scarto di saiyan si era permessa di chiedergli di stare attento ai bambini, assolutamente no! Tsk, l’aveva preso per una bambinaia? Lui, il principe dei Saiyan, badare ai bambini! Assurdo!
“Come osi, stupida femmina!” le aveva detto, giustamente, pronto a prendere il volo e sparire.
“Tu non te ne vai proprio da nessuna parte!” gli aveva risposto con tono a dir poco sfrontato e presuntuoso, minacciandolo con un mestolo di legno. “Io devo cucinare per tutti e non ho tempo di stare appresso ai bambini! Se vuoi mangiare quindi ti conviene restare qui…”
A quel punto si era avvicinato a quella stupida terreste a tal punto che quasi cozzò contro la sua stupida faccia, aspettandosi che arretrasse, ma rimase piantata con suo intollerabile sguardo di sfida, confermando quello che era già ben chiaro: quella femmina non aveva istinto di sopravvivenza e mancava totalmente del senso del pericolo!
“Scordatelo! Chiedilo a tuo figlio di fare da bambinaia!”
“Gohan deve studiare!” poi l’aveva incastrato con un’azione subdola come solo le femmine potevano fare, e si era rivolta ai tre marmocchi. “ Bambini, non siete contenti? Vegeta giocherà con vuoi tutto il tempo!”
Neanche il tempo di poter ribattere e negare categoricamente che gli erano già addosso, o almeno, l’entusiasmo di Trunks era bastato per tutti e tre, e questo lo fece desistere quanto bastava per permettere a quell’infida femmina di incastrarlo definitivamente!
Sì, perché dopo che Trunks si era “calmato”, per così dire, aveva provato ad andarsene, ma dalla finestra aperta della casa l’aveva raggiunto un ammaliante e delizioso profumino. La bocca dello stomaco si era contratta e il principe si era voltato incredulo verso la casa.
Vegeta digrignò i denti combattuto. Non voleva dargliela vinta, ma era anche vero che non aveva mai sentito niente del genere in vita sua. Ecco come aveva fatto quella femmina ad accalappiarsi quel fesso di Kakaroth!
E chiamalo fesso, disse una vocina dal suo stomaco. 
E va bene! Un piccolo sacrificio per una buona ricompensa! Dopo tutto, quante volte aveva ingoiato il rospo in tutta la sua vita per ricompense sempre insignificanti o peggio, solo sonanti umiliazioni? Doveva solo stare attento che i bambini non sparissero o che non si uccidessero a vicenda, insomma, il minimo indispensabile, quanto bastava per arrivare a pranzo. Quanto ci poteva volere per uno come lui? Certo però non aveva considerato che la mocciosa della stangona bionda avesse un pianto tanto perforante da metterlo seriamente alla prova!
Così decise di mettere in chiaro le cose con quella strega che si era sposato quel passivo di Kakaroth. Spalancata la porta di quella misera casupola si era rivolto alla femmina che gli dava le spalle, impegnata a lavorare ai fornelli. “Ti conviene che ne valga veramente la pena, infida terrestre!”
E quella non demorse, alzò il mento e lo ignorò! Che faccia tosta!
Ecco come mai stava ancora lì a subire i pianti convulsi della rospetta! Solo per questo, nient’altro!
Una volta ottenuta la sua ricompensa, se ne sarebbe andato e sarebbe tornato solo per prendere Trunks e tornarsene a casa.
E mentre ricordava a se stesso il perché di tanta pazienza, il suo adorato figliolo e la deliziosa Goten si stavano rotolando per terra scambiandosi affettuosi pugni e sinceri calci alla rinfusa. Dovevano pur regolare i conti dopo l’assassinio del povero granchio, e tanto fecero che finirono dritti nel ruscello, ma continuarono indifferenti in un testa a testa di forza, inzuppati e sporchi.
Marron li guardava angosciata.
-Basta, per favore!- disse più e più volte.
-Stanne fuori, Marron!- digrignò agguerrito Trunks per lo sforzo di contrastare la spinta di Goten. I due erano arrivati allo scatto decisivo. Si erano afferrati l’un l’altro per le spalle, spingendo, con i piedi piantati nel letto ciottoloso del ruscello.
Trunks fece un passo avanti trionfante, costringendo Goten ad arretrare.
-Basta….- la voce tremolante di Marron era segno che da lì a poco avrebbe rispeso a piangere, e come ulteriore conferma tirò sul col naso e sospirò, stringendo tra i pugni il vestitino celeste che le aveva messo la mamma quella mattina.
Ma i due continuarono, e lo sforzo per non soccombere fece stancare le braccia, portandoli a impuntarsi anche testa con testa pur di trattenere l’altro.
-Arrenditi, sono più forte di te!-
-Non è vero!- sbraitò Goten stringendo la maglia dell’amico.
-A no?- Trunks ghignò e con un unico grande sforzo la prevaricò facendola non solo arretrare, ma finire completamente in acqua.
Soddisfatto mise le mani sui fianchi e avanzò verso di lei, guardandola dall’alto in basso. –Visto?- chiese notando quanto il fastidio la stesse rodendo.
Avrebbero rispeso nel giro di qualche secondo se proprio in quel momento non fosse uscita Chichi per annunciare che era quasi a tavola.
Vegeta sospirò sollevato, la rospetta stava per rimettersi a frignare e decisamente non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto resistere.
-Vegeta!- la cornacchia lo chiamò furibonda.
-Che vuoi?- sbottò altrettanto sgarbatamente voltandosi verso di lei.
-Mi puoi spiegare che cosa stavi facendo? Perché Trunks e Goten sono zuppi e sporchi di fango?-
Vegeta guardo i bambini in piedi vicino alla femmina. Marron guardava remissiva a terra, Trunks teneva la testa bassa e lanciava occhiate furiose a Goten e come sempre, quando lui faceva così, lei era del tutto indifferente. Molto probabilmente gli ultimi due si erano appena beccati un rimprovero da quella strega.  
-E che ne so io!- sbraitò. E ora che diavolo aveva ancora da parlare quella stupida?
-Ti avevo detto di badare a loro!- continuò Chichi. –Io non li faccio sedere a tavola in queste condizioni, chiaro? Fagli il bagno o non ci sarà niente per nessuno!-
-Cosa?- troppo scioccato Vegeta sciolse pure le braccia dal petto, rimanendo senza parole per il tempo che la femmina prendeva la mano alla rospetta e se la portasse dentro casa con un sorriso gentile e amabile.
-Sei una così brava bambina, Marron cara, vieni, laviamo le manine e se vuoi mi aiuti a sistemare i tovaglioli!- disse Chichi richiudendosi la porta di casa alle spalle, con la bambinetta che sembrava veramente contenta di stare con una persona così gentile.
Vegeta si riprese dopo qualche secondo. Inquadrò i due bambini sudici fermi vicini alla porta che sotto il suo sguardo omicida si mossero leggermente a disaggio.
-Dannate femmine terrestri, sono peggio di quelle saiyan!- si disse tremando da capo a piedi per la rabbia.
E adesso, che doveva fare? Doveva veramente far fare il bagno a quei due? Non se lo potevano fare da soli? Accidenti, queste erano cose da femmine, che ne poteva sapere lui?! Oltretutto il suo stomaco reclamava e non riusciva a pensare a nient’altro se non che a sedersi a tavola e mangiare quel qualsiasi cosa fosse che faceva quel profumo da capogiro.
Si incamminò verso i bambini fermandosi davanti alla porta di casa.
-Non perdete tempo, spogliatevi…- disse solamente entrando. Attraversò la cucina, facendo presente alla donna che quella era l’ultima che le faceva passare, e andrò nel bagno a cercare qualcosa, tipo un sapone. Arraffò dei flaconi all’interno del box doccia e uscì. Non poteva lavarli lì dentro, era troppo stretto per loro tre e non aveva alcuna intenzione di mettersi pure a pulire un annunciato disastro.
Tornò fuori, i bambini si erano già spogliati, e lo fissavano mentre cercava impaziente e di pessimo umore qualcosa intorno alla casa.
Afferrò qualcosa da terra e li chiamò.
-Venite subito qui!- disse brandendo un tubo verde gommoso e girando il rubinetto vicino al muro. –Mettetevi vicino la parete e vedete di fare presto!-
E nonostante il pessimo umore e le minacce di Vegeta, Trunks e Goten presero a gioco quel bagno fuori dall’ordinario e se la presero con comodo giocando con lo shampoo e il sapone. Anzi, l’impazienza dell’uomo, che invece ricordava perfettamente che quando lo faceva lui il bagno così non ci aveva mai trovato niente di entusiasmante, sembrava divertirli ancora di più, perché ogni due o tre gli spruzzava un getto potente d’acqua dritto in faccia, col risultato di farli ridere ancora di più.
Si modellavano i capelli insaponati facendogli assumere le forme più assurde, finché Trunks non ebbe l’ennesima sfrontatezza di farsi pure i capelli come i suoi e incrociare le braccia al petto chiedendo all’altra chi fosse, che tra le risate rispose senza esitazione “Vegeta!”.
-Adesso basta!- aveva ringhiato per l’ennesima volta.
-Papà…- a quel punto Trunks tutto bagnato e con le mani insaponate provò a bagnarlo, avvicinandosi, ma più ci provava e più doveva combattere contro il getto dell’acqua che Vegeta usava per respingerlo.
-Non ci provare Trunks! Non osare bagnarmi e sbrigati!- ringhiò senza alcun effetto arretrando di qualche passo. Ma il figlio si aggrappò alla sua gamba e strofinò i capelli bagnati su di lui, inzuppandolo.
Era decisamente il bagnetto migliore e più divertente che Trunks avesse mai in vita sua. Suo padre era veramente uno spasso!
-Sconsiderato!- l’urlo che scosse tutti i monti lì attorno segnò la fine di quel gioco. Chichi si avvicinò a passo di marcia ai tre immobili a fissarla e a chiedersi che cosa diavolo fosse successo. Ce l’aveva proprio con Vegeta, infatti andò verso di lui puntandogli un dito contro.
-Tu sei uno sconsiderato!- continuò urlando. –Come ti salta in mente di lavarli qui fuori con questo freddo!?-
Vegeta digrignò i denti e fu proprio sul punto di disintegrarla con una sola mano, ma la donna si voltò e tornò in casa, per poi tornare con i teli con i quali imbacuccò a soffocamento i due bambini che invece, in barba al freddo, avrebbero volentieri continuato a giocare lì fuori con Vegeta.
 
 
 
 
Anche questo capitolo ho deciso di dividerlo, questa prima parte è un po’ piatta, la seconda più avventurosa. Non c’è molto, spero però che risulti comunque simpatico.
Mi è venuta l’idea del granchio e ho voluto aggiungere Marron. In DB, durante il torneo della serie di majin bu mi è sembrato che i tre piccoletti fossero abbastanza amici, nonostante la presenza marginale della piccola Marron. Anche qui è marginale, ma ho voluta inserirla lo stesso perché è molto carina. Poi ho anche voluto vedere come se la cavano Vegeta e Chichi costretti a “convivere” per qualche ora. Mi ha sempre incuriosita questo fatto, sono due caratteri forti, autoritari e inflessibili, insomma cozzano, et voilà il risultato!
So che sto andando a rilento e che forse è noioso leggere di loro bambini, potrei anche saltare tutta questa parte e risolvermi la serie di majinbu in due capitoli e andare avanti, dritti all’adolescenza e poi al putiferio che ho in mente (sì, ci sarà un grande, enorme e gigantesco putiferio U_U)  ma spero che vi godiate questi capitoli che servono ad approfondire i personaggi e ad arricchire la storia, e poi a me non piace correre troppo.
Questa e la seconda parte di questo capitolo non sono fondamentali per la storia, il prossimo credo che sarà più particolare, poi penso che passerò direttamente al torneo e majin bu.
Se volete chiedermi qualcosa fate pure (anche se… che cosa cavolo dovreste chiedermi in effetti?O_o). pooooooooi…. Grazie mille a tutti coloro che leggono e in particolare ad aiko e a tsubasa (scusate se non vi rispondo mai ^/////^, ma sappiate che come ogni recensore siete fondamentali per chi scrive).
Non è niente di che, ma fatemi sapere lo stesso cosa pensate!
Ciao ciao da pinca! ^^
  
 
 
 
 

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