Qui, accanto a me, SEMPRE. 2.0

di Caroline Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quando l'impossibile diventa possibile. ***
Capitolo 3: *** Un semplice sguardo. ***
Capitolo 4: *** Io verrò con te. ***
Capitolo 5: *** Una serpe d'oro. ***
Capitolo 6: *** Il viaggio della nostra vita. ***
Capitolo 7: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Forse vi potreste domandare perché nel titolo ci sia quel 2.0. Ebbene questa fan fiction l’avevo già pubblicata tempo fa, solo che per
alcuni problemi non sono riuscita a portare avanti. Ora che sono ritornata attiva nella sua stesura ho intenzione di riproporvela.
Naturalmente sarà un po’ cambiata dato che ho notato certi strafalcioni che avrebbero fatto impallidire il mio ex insegnante di italiano.
I  suoi protagonisti verranno svelati man mano per non guastare la sorpresa a nessuno. La storia conterà di 7 capitoli, sette per il
semplice motivo che questo numero sembra perseguitarmi ovunque io vada. Il primo sarà una specie di prologo alla vera storia che
andrò a svelare nel secondo capitolo. Il motivo di tutto ciò? Semplicemente per avere bene in mente in che situazione ci troviamo,
per capirne bene il contesto. Bene, sperando che la vostra lettura possa risultare piacevole e scorrevole vi saluto e ci vediamo al
termine per i commenti finali.
 
Prologo.
 
Harry si sentiva pronto a tornare ad Hoqwarts, quel castello che più di una volta si era ritrovato a definire come una casa. Ora sentiva
il bisogno di tornarvi non per camminare lungo i corridoi familiari, passare del tempo nella Stanza delle Necessità o sgattaiolare
verso la capanna del suo amico Hagrid aiutato dal suo immancabile e prezioso Mantello dell’Invisibilità. Doveva assolutamente
trovare gli ultimi Horcrux per poter sconfiggere così, una volta per tutte, Lord Voldemort. Una morsa si serrò attorno allo stomaco al
pensiero che quell’uomo, se così lo si può definire, aveva ucciso i suoi genitori a sangue freddo, perché volevano proteggere il loro
unico figlio. Si, perché Voldemort voleva uccidere solo lui a causa di una profezia riguardante una pericolosa minaccia che avrebbe
potuto ostacolare i diabolici piani del Signore Oscuro.
Harry a volte si auto colpevolizzava per la morte di Lily e James Potter. Ma d’altronde cosa avrebbe potuto fare? Aveva solo un anno
quando la notte di Halloween Voldemort si presentò a casa dei Potter a Godric’s Hollow.
Il giovane ragazzo si ridestò dai suoi pensieri e, ancora una volta, rivide il piano per intrufolarsi nel castello insieme ai suoi due
migliori amici, Ron Weasley ed Hermione Granger. “Facciamola finita” pensò Harry mentre Hermione ripeteva per la ventesima
volta le sue raccomandazioni.
 
– Soprattutto non dobbiamo essere visti. Merlino solo sa che taglia abbiamo appesa ai nostri colli. Se ci beccano non solo siamo
morti ma il mondo magico cadrà nelle mani di un essere mostruoso.
 
Harry asserì con un cenno del capo mentre una parte del suo cervello era concentrato su ben altri pensieri. Pensava ai suoi amici,
al sentimento ormai palese che governava fra i due e si domandava quando si sarebbero manifestati concretamente “Magari una
volta che tutto questo si sarà concluso”. Un sorriso comparve sulle labbra di Harry ma Hermione vide il volto dell’amico e, non
sapendo cosa stava frullando nella mente del ragazzo gli chiese:
 
– Ehi Harry perché stai sorridendo? Ho detto qualcosa di sbagliato? Hai qualche idea migliore?.
 
– Oh no Hermione. Scusa stavo pensando a tutt’altro.
 
Subito dovette chinare il capo in un accenno di scuse vedendo la ragazza che lo fulminava con lo sguardo, uno sguardo che molte
volte aveva visto riflesso nella professoressa McGranitt quando lui combinava qualche guaio bello tosto. Ahi frase sbagliata da dire
pensò mentre l’amica stava dicendo:
 
– Noi stiamo qui a ripetere il piano che, se va in fumo, ci troviamo morti stecchiti e tu pensi ad altro? Bella considerazione della tua
autoconservazione hai.
 
– Scusa ancora Hermione. Mi dispiace.
 
Cercò di concentrarsi sul piano, ma la sua mente non voleva saperne. Continuava a galoppare avanti, pensando a quando Voldemort
non ci sarebbe stato più. Pensava al matrimonio con Ginny e a quello dei suoi migliori amici. Rimuginava se era il caso di andare
a trovare i Dursley per cercare di instaurare se non un rapporto di amicizia, almeno di conoscenza con il cugino Dudley. Pensava
a Luna, mamma Weasley, Fred e George, Neville, a come Silente sarebbe stato orgoglioso di lui e dei suoi amici per l’impresa compiuta.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si rese conto di un Hermione abbastanza arrabbiata che lo stava chiamando.
 
– Insomma Harry ti vuoi svegliare? Dobbiamo andare. È ora.
 
Harry assentì con un cenno della testa, prese il Mantello dell’Invisibilità e seguì gli amici.
Ancora non sapeva che si stava dirigendo non solo incontro al suo destino, ma anche ad una verità che era rimasta nascosta per
ben 17 anni e che probabilmente gli avrebbe cambiato il futuro.
 
Spazio autrice: Eccoci arrivati al termine del primo capitolo. So che è molto corto ma questo serviva come incipit iniziale. Spero che
abbiate il tempo di lasciarmi una piccola recensione. Grazie e al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Quando l'impossibile diventa possibile. ***


Ciao eccomi qua dopo aver sistemato anche il secondo capitolo. è stato un po’ difficile rendere certi momenti ma spero di esserci riuscita.
In questo capitolo verrà rivelata una sconvolgente verità che, se sono stata brava nel manovrare, vi farà rimanere con il fiato sospeso. I fatti
partono quando i ragazzi sono riusciti a distruggere sia il diadema di Corvonero e la coppa di Tassorosso. La battaglia deve ancora
cominciare. Perciò Fred, Tonks, Remus e tutti gli altri NON sono morti. Ora il trio deve dedicarsi alla ricerca di Nagini. Come al solito,
augurandomi di rendervi la lettura piacevole, vi saluto e ci vedremo in fondo.
 
Quando l’impossibile diventa possibile.
 
Una volta che Harry uscì dalla Stanza delle Necessità sentì una fitta alla cicatrice. Era parecchio forte tanto da doversi aggrappare a Ron
per non cadere. Gli amici preoccupati lo fecero sedere a terra. Hermione con voce piccola piccola, intrisa di timore, disse:
 
– Harry, cosa succede? Ancora.. ancora Lui?
 
Ma Harry non sentì le parole dell’amica e, come tante volte prima di allora, scivolò nella mente del nemico. Impiegò un momento a capire
dove si trovava mentre l’uomo tanto odiato entrava in una stanza polverosa dalle assi di legno inchiodate alle finestre. I passi erano lenti
e controllati e la veste lunga e nera, che copriva l’esile corpo, sembrava portare con sé un’ombra di oscurità. Lo sguardo corse tutto
intorno alla stanza e si soffermò particolarmente su una gabbia dorata che fluttuava a mezzo metro d’altezza circa mentre un sorriso,
anch’esso gelido come lo sguardo, affiorava alle labbra e la mano dalle lunga dita sottili e di un pallore cadaverico sfioravano con una
calma accurata questa sfera color del sole. All’interno appollaiata placidamente c’era Nagini, il serpente del mago oscuro. Il serpente si
ridestò dal suo riposo e sibilò qualcosa all’uomo che rispose sempre nello stesso tono sibilante:
 
– So che vorresti uscire ma non puoi. Sai anche te che Harry dovrà venire da me se non vuole che i suoi amici muoiano uno ad uno. Lui
verrà a cercare te, ma ci sarò anche io a fargli una bella sorpresa. E quando arriverà qua dovrà solo morire. Così, dopo la sua dipartita
definitiva, io potrò finalmente combattere nel pieno delle mie potenzialità. Potrò essere il governatore incontrastato di tutto il mondo
magico. Ho sottovalutato troppo volte il giovane Harry. Ho sempre mandato avanti gli altri e solo ora mi sono reso conto di che tremendo
errore abbia commesso. Ma non importa, non importa ora ho imparato. Devo essere io ad uccidere Harry Potter. Solo io potrò vivere per
sempre.
 
Una risata fredda proruppe dalla sua bocca a allargò le braccia.
 
– Però, ora che ci penso, prima di occuparmi del ragazzo devo fare una cosa ben più importante. Ero talmente preso dalla vittoria
imminente che mi stavo dimenticando un’altra parte del piano altrettanto essenziale per la riuscita di tutto quanto.
 
Detto questo chiuse gli occhi borbottò una formula e bisbigliò:
 
– Severus vieni qua immediatamente. Io, il Signore Oscuro, devo affidarti un compito che solo tu potrai portare a termine.
 
Harry ne aveva abbastanza. Era riuscito a capire in maniera generale le intenzioni del nemico e concentrandosi, con fatica immane,
riuscì a riprendere i sensi.
 
– è con lui. Nagini è con Voldemort. In una gabbia e.. e..
 
boccheggiò mentre Ron cercava di calmare l’amico. Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi su ciò che aveva appena visto e sentito.
 
– Piton! Voldemort vuole Piton. Ha detto che ha una missione che solo lui può affrontare.
 
Hermione si chinò sul ragazzo e disse:
 
– Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo andare da Voldemort.
 
Ron a quella frase ribattè:
 
–  Ma è proprio quello che lui vuole. Sarebbe da irresponsabili farlo.
 
–  E da quando mi dici queste cose? Comunque so benissimo che è esattamente ciò che vuole ma è l’unico modo per uccidere il
serpente. Hai un’idea migliore?
 
Hermione cominciava a scaldarsi. Si vedeva che la ragazza era particolarmente preoccupata ma cercava di nasconderlo,
nonostante le sue mani volavano frenetiche a tormentare la maglia che indossava. Con lei era sempre così. Bastava guardarle
le mani per capire cosa stava pensando.
Ron aprì un paio di volte la bocca ma non pronunciò alcun suono. Piuttosto si avvicinò a lei e le passò un braccio sulle spalle.
Lanciò un’occhiata a Harry sperando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa ma vedendo che l’amico stava zitto disse:
 
– Mi dispiace scusa. Vedrai che andrà tutto bene. Sono sicuro che ne usciremo sani e salvi tutti quanti. Scommetto che da qui a
qualche ora potrai tornare a leggere i tuoi amati libri senza temere che qualche super cattivo possa spuntarti alle spalle.
 
Hermione abbozzò un sorrisetto e disse:
 
– Si hai ragione. Dobbiamo essere positivi.
 
Mentre i suoi amici stavano parlando Harry intanto stava pensando a quale missione Voldemort avrebbe affidato a Piton. L’unico
modo per scoprirlo è seguirlo pensò il ragazzo mentre si avviava con Ron ed Hermione alle calcagna giù per le scalinate
schiacciati sotto il Mantello dell’invisibilità. Ormai tutta la scuola sapeva che Harry era lì, perciò il piano per mantenere l’anonimato
era fallito miseramente, ma la prudenza non era mai troppa aveva bisbigliato Hermione.
 
– E se incontriamo un Mangiamorte?
 
Aveva detto stizzita mentre manteneva una presa salda sulla bacchetta pronta a sfoderarla in qualsiasi momento.
I tre ragazzi, così coperti, scesero i gradini con circospezione voltando lo sguardo in ogni direzione. Sarà stata opera della Dea
Bendata fatto sta che il trio raggiunse incolume l’ingresso del castello. A questo punto Hermione rivoltasi a Harry gli chiese in un
soffio:
 
– ti ricordi dove si trovava Voldemort? Hai visto se era un posto del castello?
 
Harry chiuse ancora gli occhi e si concentrò cercando di ricordare cosa aveva visto prima.
 
– è un posto, una stanza piena di polvere con delle assi che sprangano le finestre. È un posto che ho già visto ma non mi ricordo.
 
Poi un flash: un uomo con un tuta da carcerato, un topo che prendeva sembianze umane..
 
– la Stamberga Strillante. È lì Voldemort insieme a Nagini. E tra poco ci arriverà anche Piton.
 
I ragazzi si diressero verso il Platano Picchiatore. Era una notte stellata e la luna faceva capolino dalle radi nuvole che viaggiavano
nel cielo. Vi era un brezza leggera e anche se non era freddo, la sola consapevolezza di quello che sarebbe accaduto da lì a poco,
faceva venire la pelle d’oca a chiunque. Sapevano che era troppo rischioso andare fino ad Hogsmeade, visto che pullulava di
Dissennatori. L’unica alternativa possibile era quella di passare sotto quell’albero.
Harry si fece prendere dai ricordi di quando, al terzo anno, era sceso sotto quelle radici seguito da Hermione per andare a salvare
Ron dalle morse di un grande e grosso cane nero che poi si rivelò essere il suo padrino Sirius Black.
Pensare a Sirius gli fece tristezza. La morte, per mano della cugina Bellatrix, gli bruciava ancora parecchio. “Lo faccio anche per te
Sirius. Ucciderò Voldemort per vendicare la tua morte.” pensò mentre gli occhi gli diventavano lucidi.
Se gli asciugò velocemente con la manica della maglia e si chinò per entrare nel buco tra le radici dopo che Hermione ebbe bloccato
i rami con un incantesimo. Aveva messo un piede dentro quando sentì un fruscio troppo umano. Si voltò giusto in tempo per vedere
un paio di piedi calzati di nero che si stavano dirigendo in quella direzione. Non si sa come ma il ragazzo riuscì a nascondersi sotto
il Mantello prima che lo sconosciuto apparisse nella sua integrità. Aguzzando la vista Harry riuscì a scorgere un mantello nero pece
e un viso odioso alquanto familiare. Era Severus Piton. Piton non si diresse direttamente al Platano ma si fermò nei dintorni a
scrutare l’oscurità. Ad Harry venne un pensiero terribile. Possibile che l’uomo lo avesse visto? Oò suo timore trovò conferma quando
poco dopo sentì la voce dell’odiato professore:
 
– Potter so che ti stai nascondendo sotto il Mantello dell’Invisibilità. Esci fuori se non vuoi farti male.
 
Hermione gli bisbigliò all’orecchio:
 
– Non vorrai farti vedere spero Harry. Sai benissimo in che guai ti caccerai.
 
Peccato però che mentre stava per fare un passo indietro per trovare maggiore rifugio grazie all’oscurità accidentalmente calpestò
una foglia secca la quale produsse un sonoro schiocco. Stava per mandare all’aria la prudenza per sfoderare la bacchetta e
stendere il professore di Pozioni quando Harry si sentì sollevare per aria. Piton, non si sa come possa esserci riuscito, aveva trovato
esattamente il punto in cui si trovava. Scalciando cercò invano di liberarsi e dopo parecchi secondi si ritrovò faccia a faccia con
l’uomo che aveva ucciso Silente. La paura lo invase in tutto il corpo ma cercò di non far trasparire nemmeno un’emozione. Lo sapeva,
sarebbe morto, un Avada Kedavra e di Harry Potter non sarebbe rimasto più niente. Chiuse gli occhi pronto a sentire il colpo mortale
con l’unica consapevolezza che, forse Hermione e Ron si sarebbero salvati e forse non ci sarebbe stata nessuna guerra, almeno
non in quel momento. I secondi passavano inesorabili ma dell’incantesimo mortale non se ne vide una traccia. Piton lo scrutava
e in quegli occhi neri e profondi si leggevano varie cose: rabbia, tristezza e anche, Harry si diede dello stupido solo per averlo
pensato, compassione? Il ragazzo non sopportava starsene appeso a testa in giù e disse, rivolto a Piton:
 
– allora cosa aspetti a farmi fuori? Cosa aspetti ad uccidermi? Se lo farai Voldemort ti accoglierà con tutti gli onori.
 
Rimase a guardarlo aspettando che reagisse.
Piton non smetteva di fissarlo e si potevano vedere le rotelle del suo cervello che ruotavano freneticamente. Solo dopo alcuni
minuti che sembrarono ore disse:
 
– solo perché tu lo possa sapere Harry. Primo: non pronunciare il nome del tuo nemico
Secondo:  io non ti uccido perché gli ordini del Signore Oscuro sono stati chiari in merito. Terzo: - pronunciare le seguenti
parole sembrò costargli tutta la fatica del mondo - pensi davvero che sarei in grado di uccidere MIO figlio?
 
Tutta l’atmosfera circostante si fermò come se il tempo si fosse bloccato. Persino l’aria sembrò bloccarsi. Il panorama che si
stava presentando sarebbe potuto essere un’istantanea fotografica. L’espressione di Harry era indecifrabile e, dopo essersi
ricordato come si parlava, riuscì solo a dire:
 
– Io cosa? Non capisco. Cosa sta dicendo?
 
Piton lo guardò ancora per un secondo e disse, facendo attenzione a pronunciare in maniera chiara le seguenti parole:
 
– C’è una cosa che ti è stata nascosta per tutta la tua vita. Il tuo padre biologico non è morto. Perché tuo padre sono io.
 
Spazio autrice: voglio davvero ringraziare tutti voi. Grazie a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e soprattutto chi mi ha
lasciato una recensione. Spero che questo capitolo possa essere stato di vostro gradimento e vi rinnovo l’invito a lasciarmi
la vostra opinione sui capitoli che pubblico. Accetto tutte le vostre recensioni sia che siano positive che negative ma
costruttive. Un  grande abbraccio Caroline Granger.

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Capitolo 3
*** Un semplice sguardo. ***


Ed eccomi qua con il restyling del terzo capitolo. Ora vedremo come reagirà Harry di fronte alla notizia che Severus Piton è niente
meno che suo padre biologico. Ebbene si la mia mente psicologicamente labile è riuscita a macchinare una cosa di questo genere.
Ringrazio davvero tutti voi che mi state seguendo e spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento. Bene carissimi lettori
non voglio aggiungere altro ma vi saluto e ci vediamo al termine del capitolo.
 
Un semplice sguardo.
 
Harry sentì la bocca diventargli secca ogni muscolo del suo corpo sembrava essersi atrofizzato. Non riusciva a muovere un dito e la
stessa frase continuava a passargli incessantemente per la mente. “Tuo padre sono io.” Tutte le sue sicurezze, i flebili ricordi che
ogni tanto ricomparivano durante il sonno, scomparvero in una nuvola di fumo e si ritrovò come un bambino che si succhia il pollice,
impaurito dal buio. Perché adesso il suo passato era il buio. Provò a concentrarsi e tentare di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa, un
profumo, una voce che fino a qualche giorno prima sembrava fosse semplice da riportare alla mente, ma niente. Era tutto inutile.
Era talmente stravolto, shockato da non accorgersi che Piton l’aveva fatto scendere. Riuscì a riprendersi solo per vedere l’uomo che
gli lanciava uno sguardo strano, per un momento lo scambiò per qualcosa di quasi “paterno”, e sentirlo bisbigliare:
 
– Ora che lo sai ascoltami. NON seguirmi. Vattene al più presto e porta con te anche la signorina Granger e il signor Weasley.
 
Poi sparì nel buco fra le radici del Platano Picchiatore con un fruscio. Solo dopo aver visto la figura sparire,sembrò destarsi dal tepore
nel quale era caduto e si ricordò degli amici nascosti sotto il Mantello. Hermione e Ron gli corsero accanto entrambi sconvolti. Ron
aveva il viso pallido ed Hermione aveva le mani davanti la bocca con gli occhi spalancati. I due amici si guardarono per un momento
negli occhi e fecero un cenno d’assenso. Ron poggiò una mano sulla spalla di Harry e gli disse:
 
– Harry, amico sappiamo che non è il momento adatto ma non possiamo stare qua fermi. Il tempo passa e la battaglia sta per
incombere. Ho sentito la McGranitt e Vitious che stavano predisponendo le difese del castello. Dobbiamo uccidere Nagini.
 
Hermione a questo punto, con una voce piccola piccola disse:
 
– Ron ha ragione. Ti prego Harry dobbiamo andare. Per favore ascoltami.
 
Harry sentiva le voci degli amici e, anche parlando fra sé e sé sapeva che avevano ragione. Ma i suoi muscoli non volevano dargli retta
. Se ne stavano lì, inermi. Solo una fitta alla cicatrice lo fece muovere. Poté intuire che in quel momento Voldemort si stava
arrabbiando. E chi era la vittima della sua rabbia se non Piton? Si alzò con fatica, come se fosse in riabilitazione dopo un brutto incidente
e si diresse alle radici del Platano. Anche se Piton gli aveva detto che non doveva seguirlo non ci fece molto caso, quando mai dava
retta a qualcuno. L’ultima volta che lo aveva fatto Silente era morto. Il pensiero dell’ex Preside e del suo omicidio per mano di.. di.. non
riusciva a dirlo, lo bruciava amaramente. Scese e Ron ed Hermione lo seguirono. Camminarono in silenzio lungo quel tunnel che
avevano percorso anni prima. Era molto più stretto di come se lo ricordava. Gli sembrò di percorrere il percorso in pochissimo tempo
dato che era concentrato sullo scopo finale. Cercava di chiudere in un angolo della mente le parole dell’uomo dal mantello nero,
certamente non ci doveva pensare adesso.
Arrivarono al termine del passaggio. Harry aguzzò la vista e vide alla sua sinistra, di spalle, Lord Voldemort. Immediatamente, sentendo
un brivido lungo la schiena, e silenziosamente copri l’apertura del passaggio segreto lasciando libera una fessura da cui poteva vedere
cosa stava succedendo. Si strofinò la cicatrice che gli pizzicava. Dalla connessione che aveva con il mago oscuro intuiva che la rabbia
di poco prima si era trasformata in felicità, o comunque soddisfazione. Intanto poteva vedere chiaramente che Voldemort stava
guardando Nagini e le stava bisbigliando in Serpentese:
 
– Eccolo qua il nostro amichetto. Il piano sta procedendo che è una meraviglia. Ora dovrà fare solo una piccola cosa per noi.
 
Poi con un sorrisetto maligno si rivolse a Severus:
 
– Sai perché ti ho convocato qua mentre tutti i miei seguaci si stanno preparando a dare battaglia? No non lo sai?
 
aggiunse vedendo che Piton non dava segno di conoscere la risposta. La luna filtrava leggermente da una delle finestre e illuminava
solo la metà del viso dell’insegnante che sembrava essere ancora più pallido del solito. L’altra metà era in ombra.
 
– tu sai quanto sia fiero di te Severus. Tu e la cara Bellatrix vi posso considerare, anzi vi considero come i miei più fedeli servitori.
Ora devo chiederti molto caro Severus. Devo affidare un compito che solo te puoi affrontare. Come ben sai questa che sto tenendo
in mano è la leggendaria Bacchetta di Sambuco. Si dice che sia la bacchetta più potente al mondo ma io non credo che sia così.
 
Piton, a quel punto, lo interruppe:
 
– mai mio Signore voi fate delle magie davvero potenti. Non vedo come questo non possa essere opera anche della bacchetta di
Sambuco.
 
– Mi dispiace Severus dirti che quelle magie sono la mia prassi naturali. Riuscirei a fare le stesse magie anche se dovessi usare la
tua bacchetta o quella di Bellatrix. Ora fammi concludere il discorso. Il fatto di non riuscire a fare magie oltre il normale mi ha fatto
venire in mente qualche domanda. Ma grazie al mio, possiamo definirlo Carisma naturale nel far parlare le persone, ho scoperto che
si deve vincere la bacchetta al proprietario precedente attraverso la morte. Ora, come ben ricordi, l’ex proprietario era il caro Silente.
Ma purtroppo non sono stato io uccidere Albus bensì tu. Capisci cosa ti chiedo? Vedi non è così difficile come compito ma sono
costretto. E so che tu, come mio fedele servitore sarai contento di servire il tuo signore a compiere l’ultimo atto prima della vittoria.
Devi fare solo questo: MORIRE
 
Quel poco di colore rimasto sulle guance di Piton scomparve
 
– ma mio signore.. non.. può..
 
La bocca di Voldemort si spalancò pronto ad urlare l’incantesimo mortale quando si sentì un esplosione.
Era stato Harry. Ora era pronto per affrontare Voldemort. Se era vero che Piton era suo padre non poteva perdere l’unica famiglia che
gli restava e poi aveva il diritto di sapere, di capire. Non avrebbe lasciato che Piton morisse portando con sé tutti quei segreti. Harry
aveva bisogno di sapere. Aveva già perso sua madre, suo “padre” e Sirius. Ma affrontare il mago oscuro non significava per forza
combattere. Era da quando fissava la scena che un idea gli frullava in mente. Se si fosse sacrificato come Lily fece con lui, donandogli
in questo modo una protezione potentissima, magari essa si sarebbe estesa a tutti quelli cui voleva bene. Mentre stava osservando
la scena sentì qualcosa che si muoveva in tasca, la tirò fuori e vide che era il Boccino. Prima di entrare in azione si era rivolto agli
amici dicendo loro:
 
– Prendete il Mantello e tornate indietro.
 
I due amici erano pronti a ribattere ma Harry si rivolse soprattutto a Ron:
 
– Ti ricordi cosa mi dicesti al primo anno durante la partita a scacchi quando andammo a recuperare la pietra filosofale?
Mi dicesti “Non io, non Hermione, TU”. Anche stavolta sarà così. Non posso permettermi di perdervi. Dovete tornare indietro e
avvertire la McGranitt. Devo andare avanti io.
 
Hermione aveva già aperto bocca pronta a sciorinare i motivi per cui l’amico si stava sbagliando, ma un occhiata di Harry a Ron e
quest’ultimo prese la ragazza per la mano e la allontanò. Probabilmente pensavano che Harry avesse un piano che prevedeva la
sua salvezza. Non sapevano quanto si stavano sbagliando. Quando vide gli amici sparire dietro la curva prese il Boccino e lo
posò sulle labbra bisbigliando:
 
– Sono pronto a morire.
 
Vide il boccino aprirsi e una pietra che cadeva. Harry la guardò e capì che si trattava della Pietra della Resurrezione. La girò tre volte
in mano e vide comparire tre figure. La più vicina a lui era Lily, i rossi capelli morbidamente appoggiati su una spalla. Accanto a lei
James con un sorriso appena accennato e vicino all’uomo Sirius, il suo padrino. Harry guardò prima sua madre e poi l’uomo
accanto a lei. Stava per aprire bocca e domandare qualcosa ma sua madre gli disse:
 
– capirai tutto angelo mio. Capirai.
 
James aggiunse:
 
– ti ho voluto davvero bene Harry. Avrei voluto essere stato io stesso a dirtelo.
 
Sirius non disse niente ma sorrise semplicemente. Harry vedendoli vicino a sé si tranquillizzò e disse:
 
– mi starete vicino?
 
E loro risposero:
 
– SEMPRE.
 
Con quella convinzione provocò un grande rumore per attirare l’attenzione di Voldemort. Uscì a grandi passi e si diresse verso
l’uomo. Guardò dritto negli occhi serpenteschi di Tom Riddle e disse:
 
– volevi che venissi da te? Bè eccomi qua. Non voglio combattere ma sono pronto a morire per i miei amici.
 
L’Oscuro Signore si voltò verso il giovane Potter e disse:
 
– bene bene vedo che hai capito chi è che comanda.
 
E senza attendere oltre scagliò l’Anatema che Uccide prorompendo in una risata crudele.
Harry non vide tutta la sua vita passargli davanti in un secondo e, prima di esalare l’ultimo respiro, incrociò lo sguardo con Severus
Piton e potè scorgere sull’uomo una lacrima appena accennata. Harry chiuse gli occhi sapendo che aveva appena dato una
protezione a suo padre.
 
Spazio autrice: ok in questo momento sto piangendo. Non so precisamente il motivo ma mi trovo sul letto a cercare di fermare
queste dannate lacrime che non smettono di scendere. Sono davvero contenta che stia venendo fuori un buon lavoro. Ringrazio
per le recensioni newslim e Phoebhe76. A tra pochissimo con un nuovo capitolo. Vostra Caroline.

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Capitolo 4
*** Io verrò con te. ***


Ed eccomi qua con un nuovo capitolo, stavolta completamente inedito. Prima di lasciarvi alla lettura solo un paio di precisazioni.
Harry, come nel libro, non è morto veramente ma è stato distrutto solo l’Horcrux dentro di lui. La conversazione con Silente, e con
essa tutte le relative spiegazioni, non sono mai avvenute anche se è possibile che questi chiarimenti possano avvenire in seguito.
Ora non voglio dire altro per non annoiarvi con la mia parlantina e vi lascio proseguire con la lettura. Ci si vede al termine.
 
Io verrò con te.
 
Le sue orecchie si riempirono di rumori, qualcosa che sbatteva, bisbigli preoccupati e qualche pianto. Harry sentì dei passi molto
leggeri e controllati che gli giravano attorno. La confusione prese velocemente spazio nella mente del ragazzo. Ma non era morto?
pensava mentre il cuore accelerava i battiti. Non ricordava molto di quello che era successo. Sapeva che Voldemort gli aveva scagliato
l’Avada Kedavra. Ricordò l’intorpidimento delle membra, mentre veniva sbalzato in aria dal potente incantesimo e l’aria che cominciava
a mancare, seguito poi dal buio più totale, un pianto di bambino e nient’altro. Le domande cominciarono ad affollarsi nel suo cervello.
Sapeva che per conoscere quale fosse la realtà doveva guardarsi intorno. Aprì un occhio di un millimetro, giusto per guardare chi stava
camminando. Vide il fruscio di un mantello nero. Piton pensò subito. Era ancora vivo e questo fece spuntare un sorriso astratto nella
mente di Harry. Il piano era funzionato. Il ragazzo era talmente concentrato a osservare l’uomo, che non si accorse di un’ombra che gli
si era avvicinata. Per un momento ebbe il timore che quella figura fosse Voldemort, ma riconobbe subito il profilo alto e dinoccolato di
Ron. Ormai la confusione faceva da re incontrastato. Aprì di scatto gli occhi e un’espressione di shock e sollievo comparve sul volto
dell’amico. Ron sparì dalla vista e poco dopo Harry fu raggiunto da una Hermione, in preda ad un pianto irrefrenabile, che gli gettò le
braccia al collo serrandolo in una presa da far mancare il respiro.
 
– Harry! Harry grazie al cielo ti sei svegliato. Temevo che fossi caduto in coma.
 
– Cosa.. cosa è successo? E Voldemort dov’è? Dov’è? E come faccio ad essere qua? Io dovevo essere morto.
 
Lo sguardo del ragazzo vagò in giro per la stanza. Era disteso nello stesso punto in cui era caduto quando l’Anatema che Uccide lo aveva
colpito. Piton si chinò sul ragazzo e controllò che non avesse subito traumi gravi. Harry notò che l’uomo non lo voleva guardare negli occhi,
ma nemmeno lui stesso riusciva a guardarlo dritto in volto. Intanto Ron stava cercando di calmare Hermione, che non riusciva a smettere
di piangere:
 
– Calma Hermione, calma. Ci sono qua io. Ora è tutto finito. Ssshh.
 
Cominciò a cullarla dolcemente e dopo un po’ lei si tranquillizzò.
 
–S..scusa Harry. Sono proprio un’idiota. Ma quando ti ho visto lì a terra ho temuto il peggio.
 
Allora il ragazzo decise di porre la domanda fatidica:
 
– Si può sapere cosa è successo? In questo momento dovrei trovarmi morto stecchito.
 
Guardò i volti dei suoi amici, uno per uno, e poi si soffermò sull’insegnante che si era allontanato. Ora si trovava appoggiato ad una porta,
anch’essa sprangata, con il viso in ombra e sembrava volesse sparire seduta stante o diventare a fare parte del muro. Harry incrociò lo
sguardo con l’uomo e Piton cominciò a parlare:
 
– Dopo che l’Oscuro Signore ha lanciato l’incantesimo egli stesso si è sentito male e ha perso i sensi.
 
Prima di poter proseguire Hermione disse una cosa a bassa voce:
 
– Se fossimo rimasti avremmo potuto uccidere il serpente.
 
– Si signorina Granger. Avreste potuto. Ma sarebbe apparso alquanto strano quando il Signore Oscuro si fosse ripreso e avesse visto il
serpente morto. Mi dispiace informarla che se lei o il signor Weasley vi foste intromessi io avrei dovuto fermarvi.
 
Il discorso non faceva una piega. Il professore proseguì nel suo racconto:
 
–Una volta rinvenuto, sembrava confuso riguardo a ciò che era successo e temeva che qualcosa fosse andato storto. Mi domandò di
controllare che Potter fosse realmente morto.
 
Harry sentì una fitta allo stomaco. Lo stava trattando con molta freddezza e stava parlando come se lui non fosse nemmeno presente.
 
– Quando auscultai il cuore sentii che non era rimasto un solo battito. Confermai il suo decesso. Non so il motivo per cui il ragazzo sia
sopravvissuto ancora ad un Avada Kedavra. Il Signore Oscuro allora mi ordinò che, ad un suo ordine, portassi il cadavere di fronte all’intera
scuola per mostrarlo e obbligare tutti quanti ad arrendersi. In questo momento immagino che si stia dirigendo verso la scuola per preparare
l’attacco. Poco dopo arrivarono loro.
 
Indicò con un cenno del capo Hermione e Ron. A quel punto Ron, tenendo un braccio attorno le spalle della ragazza, intervenne:
 
– quando ci dicesti di uscire, noi abbiamo fatto ciò che avevi detto ma Hermione voleva stare nei dintorni del Platano. Rimanemmo un
po’ lì, nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità naturalmente, quando ad un certo punto sentimmo la voce di Tu-Sai-Chi che ci diceva che
Harry era morto e che presto ci avrebbe portato le prove. Non ci potevamo credere, perciò siamo tornati indietro. Quando ti abbiamo visto
disteso e senza vita..
 
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase. Lo sguardo si velò di un’improvvisa tristezza e Hermione si asciugò velocemente altre lacrime
che volevano scorrere prepotentemente. Harry poté immaginare come dovevano essersi sentiti gli amici, di fronte al suo corpo inerme.
Se fosse stato lui stesso a dover vedere i corpi ormai freddi di Hermione, Ron o Ginny avrebbe potuto sentire anche il cuore irrigidirsi. Avrebbe
percepito un vuoto laddove prima c’era la felicità, la felicità  per avere degli amici su cui contare sempre, una ragazza che ama e che lo capisce.
Si sarebbe sdraiato accanto ai loro corpi e avrebbe atteso, atteso che la morte prendesse anche lui. Anche se solitamente reagisce sempre
di fronte a questi momenti, pensare solo alla possibilità che i suoi amici fossero realmente morti lo aveva reso inerme, lo aveva svuotato
di tutto. I tre amici si abbracciarono, scambiandosi i battiti. In quel momento non erano Harry Potter il Prescelto, Hermione Granger la Secchiona
o Ron Weasley lo Scherzoso. Erano tre semplici amici che avevano trovato nell’amicizia il migliore incantesimo mai visto sul pianeta Terra.
Rimasero così per un lungo istante, dimenticandosi per un fugace momento ciò che li aspettava. Una volta sciolto l’abbraccio Hermione riprese
il solito tono pragmatico e razionale:
 
– Dobbiamo pensare alla prossima mossa da mettere in atto.
 
Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro, tirando fuori un piano dopo l’altro che mezzo secondo dopo accantonava.
 
– Troppo pericoloso.. Questo nemmeno, ci farebbe morire dopo tre secondi.. troppo complicato, non abbiamo tempo a sufficienza..
 
– ce l’ho io il piano perfetto. Vado e combatto contro Voldemort. Semplice! Non permetterò che qualcuno si faccia del male a causa mia.
 
Lo sguardo di Harry era serio e concentrato sul suo obiettivo.
 
– Io verrò con te.
 
Harry guardò verso Ron per controbattere, ma vide l’amico che stava fissando un punto dietro di sé. Non era possibile. Quelle parole, oltre
ad essere state pronunciate da Hermione e Ron, erano anche uscite dalla bocca di Severus Piton. L’uomo lo guardò con un sorriso beffardo
e disse in un sussurro:
 
– Ti ricordo che l’Oscuro Signore crede che tu sia bello che morto e si aspetta che io porti il tuo cadavere ai suoi piedi. Perciò se vuoi avere
una minima possibilità di avvicinarti a Lui dovrai fare ciò che dico.
 
Harry non si stupì del modo in cui il professore lo stava trattando. In quel momento anche lui faticava a vederlo sotto l’aspetto del padre poiché
sapeva che, per ora, doveva mettere da parte questa verità e concentrarsi sulla sconfitta di Lord Voldemort.
 
– va bene. Ha ragione. Credo che sia l’unico modo per.. per arrivare a Lui.
 
Si misero d’accordo che Ron ed Hermione sarebbero usciti con il Mantello dell’Invisibilità e avrebbero cercato un modo di rientrare per poi
mescolarsi tra la folla di studenti che volevano rimanere a combattere, mentre Harry e Piton sarebbero rimasti lì ad attendere ordini. Quando i
due ragazzi sparirono alla vista, un silenzio teso  e anche imbarazzante scese sulla stanza. Il ragazzo e l’uomo rimasero ognuno perso nei propri
pensieri per cinque minuti buoni, fino a quando Harry non riuscì a sopportare un secondo di più di quel silenzio opprimente.
 
– Professor Piton. Riguardo.. bè quello che mi ha detto prima di scendere nel Platano Picchiatore, può dirmi le cose come stanno?
 
L’uomo si girò, dando le spalle a Harry e disse:
 
– Non ora Potter.
– Io ho il diritto di sapere. Lei non può negare che è nei miei diritti sapere che in realtà James non è mio padre. Se è vero ciò che ha detto, come
posso assomigliare in maniera così impressionante a James? Come mai lei ha ucciso Silente? Devo sapere!
 
Il ragazzo sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e se li strofinò bruscamente. In quel momento Piton si girò e si avvicinò ad Harry:
 
– So che tu devi sapere. Ma NON ORA. Devi mantenere la tua attenzione sull’obiettivo finale. Una volta finito tutto quanto potremo parlare. È una
promessa.
 
Alzò una mano come se volesse appoggiarla sulla spalla del giovane, ma a metà strada cambiò idea e la ritrasse. Ritornò nell’angolo di prima.
Passarono altri dieci minuti. Nessuno di loro due sapeva cosa stava succedendo, se la battaglia infuriava o la scintilla doveva ancora scoccare,
nonostante Harry cercasse di infiltrarsi nella mente del nemico per carpire qualcosa, qualsiasi cosa, ma era tutto inutile. Ad un certo punto Piton
cominciò a strofinarsi il braccio sul quale era impresso il Marchio Nero, ed Harry vide l’uomo che sembrava stesse ascoltando qualcosa. Dopo
un attimo il professore rivolto al ragazzo disse:
 
– è arrivato il momento. Vuole che ti porti da Lui per mostrarti agli altri.
 
La sua voce si incrinò per un istante e i suoi occhi stavano esprimendo una paura infinita. Ma non per sé stesso, tanto quanto per la creatura che
in quel momento si trovava nella stanza con lui. Harry deglutì con fatica e fece un cenno di assenso. La battaglia finale stava per avere inizio e lui
si sentiva pronto. Tanti pensieri si affollavano nella sua mente; Ginny, Ron ed Hermione. Ma un pensiero si era aggiunto a questa lista;
Severus Piton e la verità.
 
Spazio autrice: è stato difficile scrivere questo capitolo. Tante emozioni mi hanno colpito mentre, distesa sul letto, cliccavo tutte le lettere e vedevo
le parole imprimersi sullo schermo. Io ci sto provando a porre questa fan fiction nel migliore dei modi. Non so se ci sto riuscendo, questo è compito
vostro dirlo o negarlo. Ringrazio nuovamente tutti voi, lettori e recensori, per la felicità che mi state regalando. Siete voi che mi date la motivazione
necessaria ad accendere il pc e scrivere, scrivere e scrivere. Un grazie immenso e un abbraccio a tutti voi. Al prossimo capitolo.
Bacio, Caroline :)

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Capitolo 5
*** Una serpe d'oro. ***


Siamo arrivati ad un punto cruciale del racconto. La battaglia si sta per scatenare ma, al contrario del libro, qua Harry non si troverà da solo
a fronteggiare Lord Voldemort. Accanto a lui avrà l’appoggio di un uomo, la cui parola per definirlo non affiorava sulle labbra del ragazzo da
molto tempo: PADRE. Voglio ringraziarvi per la millesima volta per il semplice fatto che trovate il tempo di leggere questa storia. E pensare
che tutto ciò era iniziato con una stupida idea che mi frullava per la mente. Vabbè ora tappo la mia bocca e vi lascio alla lettura.
 
Una serpe d’oro.
 
Harry stava per imboccare il sentiero, che lo avrebbe riportato alle radici del Platano Picchiatore, quando Piton lo bloccò dicendogli:
 
– Dove pensi di andare? L’Oscuro Signore non ci sta certamente aspettando tra le mura della scuola.
 
Rimasero un secondo in silenzio e il professore aggiunse, leggermente titubante:
 
– credo.. credo che ti dovrò tenere in.. braccio. Mi Materializzerò direttamente al fianco del nostro nemico.
 
Il ragazzo rimase un momento interdetto per poi fare un cenno d’assenso. Severus lo prese in braccio delicatamente. Le mani dell’uomo
erano fredde e, quando Harry appoggiò il capo accanto al cuore di Piton, sentì il battito accelerare leggermente. L’uomo si immobilizzò per
un momento e per un attimo lo strinse più forte a sé, le lunghe dita affusolate attorno al corpo del ragazzo come se volesse cullarlo. Harry
in quella stretta, potè sentire un calore e una felicità che gli ricordò quando, al primo anno, si era trovato davanti allo Specchio delle Brame
e aveva visto tutta la sua famiglia che gli sorrideva.
Piton, prima di girare su sé stesso, lo coprì con il proprio mantello e si Smaterializzò. Nella Stamberga rimase solo un mucchio di polvere.
 
– Severus.. cominciavo a temere che ti fossi perso.
 
Voldemort si voltò verso l’uomo con un sorriso beffardo.
 
– mi dispiace mio Signore per la manchevolezza. Ho fatto ciò che mi è stato chiesto. Vi ho portato Potter.
 
Il mago Oscuro si avvicinò e scostò leggermente il mantello. Harry potè sentire la vicinanza del nemico e solo per una grande forza di volontà
riuscì a tenere un’espressione rilassata, ma soprattutto a non aprire gli occhi. Intanto Voldemort continuava a parlare.
 
– Severus vai in fondo alla fila. Tu e la tua sorpresa sarete la ciliegina sulla torta. Bellatrix invece, qui accanto a me. Nessuno, e dico NESSUNO,
dovrà attaccare. Non ho alcuna intenzione di versare sangue puro.
 
L’uomo piegò il capo in segno di obbedienza e si spostò in fondo alla fila mentre Bellatrix gli passò accanto. Quando la donna vide Harry
non potè fare a meno di dire, in tono canzonatorio:
 
– Guarda qua. Potterino piccino ha appena raggiunto i suoi genitori, il caro cugino e il povero vecchio Silly.
 
Avvicinò il viso a quello di Harry, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Piton si allontanò di un paio di passi soffiando verso la donna:
 
– Allontanati da lui. Immediatamente.
 
Harry non poteva vederlo in volto, ma capì dal tono della voce che si stava arrabbiando, e parecchio. Le mani dell’uomo tremavano
impercettibilmente ma alla fine riuscì a raggiungere il fondo. Intanto Harry si azzardò ad aprire un occhio per capire dove si trovavano. Erano
appena fuori Hogsmeade. C’era sempre una leggera brezza ma grazie al mantello non sentiva freddo. Il gruppo cominciò ad avanzare, i passi
sembravano impalpabili e l’atmosfera circostante sembrava si fosse appena zittita. Nessuno parlava, si sentivano solo i sibili di una conversazione
tra Voldemort e Nagini. Harry provò a captare qualcosa ma non poteva muoversi di un solo centimetro altrimenti rischiava di farsi scoprire. Quando
finalmente giunsero dinanzi alle mura del castello Voldemort fece fermare tutta la comitiva e con un incanto ampliò la sua voce:
 
– ho qui con me il cadavere di Harry Potter. Ora voglio vedervi nel Cortile d’Ingresso della scuola. Non ho intenzione di attaccare perciò mi aspetto
che nemmeno voi lo facciate.
 
Harry pensò che il mago Oscuro dovesse essere matto se sperava di non incontrare nessuna resistenza, perciò fu davvero stupito quando,
attraverso le parole Severus capì che si trovavano effettivamente nel cortile della scuola. Poco lontano sentì una voce familiare. Era la professoressa
McGranitt. Vedendola Voldemort disse:
 
– Bene bene bene la cara Minerva, sempre in prima linea a proteggere i suoi amati studenti. Ma stavolta non sei riuscita a proteggerne uno.
 
Rise, una risata diabolica da far rizzare i capelli sulla testa. Con un cenno della mano Voldemort chiamò accanto a sé Piton, il quale dopo qualche
attimo lo raggiunse. L’Oscuro Signore tolse il mantello e fece sdraiare Harry sul pavimento, accanto ai suoi piedi. Due urli strazianti lacerarono il
gelo che si era appena creato nell’atmosfera. Il primo era quello di Minerva McGranitt, il secondo quello di Ginny Weasley. La ragazza disse:
 
– NOO!! Harry!! Ti prego.. non puoi.. tu non puoi essere.. Noo
 
Cominciò a piangere disperata, ed Harry si sentì malissimo nel percepire il dolore che Ginny, la sua Ginny, stava provando in quel momento.
 
– Tu lurido, infame.. sei solo un mostro.
 
Parole amare scaturirono dalle labbra dell’insegnante di Trasfigurazione. Ma non erano rivolte a Voldemort bensì a Piton. Intanto il mago delle
Tenebre sentenziò:
 
– Silenzio. Harry Potter è morto. Dovete arrendervi al vostro destino. Dovete capire che ormai la vostra fine, i vostri giorni da eroi sono terminati. Unitevi
a me e riceverete gloria eterna. Passate dalla mia parte e verrete ricompensati. Non voglio versare sangue puro, è troppo prezioso.
 
Accadde tutto in un lampo. Un secondo prima Voldemort stava parlando mentre un secondo dopo la professoressa McGranitt aveva lanciato uno
Stupeficium verso il nemico. Harry, sempre con gli occhi chiusi, potè sentire ed immaginare la rabbia che montava segreta nel cuore freddo di Voldemort.
L’uomo alzò la bacchetta pronto a lanciare un incantesimo mortale quando un altro Schiantesimo lo raggiunse, ma stavolta non era stato opera della
professoressa, bensì di Severus Piton.
Poco prima Harry avrebbe giurato di aver sentito l’uomo borbottare:
 
– che vada tutto al diavolo.
 
Si percepì la sorpresa da parte di entrambe le fazioni.
 
– Tu, come hai potuto fare questo al tuo Signore?
 
– Ancora non lo hai capito? TU non sei mai stato il mio Signore. L’unico che ho sempre servito è stato Albus Silente. L’ho ucciso non perché TU mi avevi
detto di farlo. Era stato Silente in persona a dirmi che voleva che io lo uccidessi, una volta arrivato il momento. Sapeva che il giovane Malfoy stava
macchinando qualcosa, ma non ha creduto per un solo istante che Draco sarebbe stato in grado di compiere un omicidio. Perciò mi convinse a stringere
un Voto Infrangibile con la madre del ragazzo, e cercare di proteggerlo in ogni modo. Ma ora basta. Sono stufo di fare il doppiogioco. Non lascerò che tu
porta ancora distruzione. Non lascerò che tu metta in pericolo la vita di altre persone innocenti e men che meno permetterò che tu faccia del male a Harry,
mio figlio.
 
Non posso descrivere lo stupore del ragazzo nel sentirsi chiamare nuovamente “figlio” con quel tono d’orgoglio. E ancora più difficile era vedere lo
shock che questa notizia aveva riscontrato in tutti i presenti. Voldemort, per la prima volta nella sua vita, rimase senza parole. Per un paio di secondi tutto
si bloccò, il mondo intero sembrò fermarsi per assimilare quella notizia. Poi una fredda, acuta e lunga risata proruppe dalla bocca del malvagio:
 
– Harry Potter è morto. Capisci Severus? Morto, defunto.
 
– Questo è quello che credevi. Ma ora basta parlare. Sectumsempra.
 
Urlò Piton puntando la bacchetta contro il nemico. Nello stesso istante Harry si alzò da terra tra lo stupore generale e sfoderò la bacchetta.
Voldemort schivò l’incantesimo con molta facilità. Ora si stavano fronteggiando Harry e Piton da un lato, Voldemort dall’altro. Cominciò la battaglia. I Mangiamorte
cominciarono ad attaccare, ma nessuno osava scontrarsi con padre e figlio. Il mago Oscuro stesso aveva detto che voleva ucciderli di propria mano.
Harry era troppo impegnato a schivare le trappole mortali di Voldemort da non accorgersi che un pericolo si trovava alla sue spalle. Prima di accorgersi di
qualsiasi cosa sentì qualcuno che lo spingeva di lato e urlare di dolore. Nagini aveva morso Severus, anche se il suo obiettivo reale era stato il ragazzo. Il sangue
gli si gelò nelle vene ma riuscì a mantenere quella lucidità che gli bastò per scagliare uno Schiantesimo contro l’animale che venne centrato in pieno.
Il serpente si ritrasse di un po’ ma era ancora molto pericoloso. Harry sentì il panico che lo invadeva e non sapeva esattamente cosa fare. Prese la mira per
scagliare un altro incantesimo quando la sua mano toccò un tessuto strano. Quando guardò di cosa si trattava il suo stomaco fece una capriola all’indietro.
All’apparenza poteva sembrare un fagotto di vestiti tutti rattoppati, ma Harry riconobbe subito il Cappello Parlante. Senza tante storie se lo infilò e cominciò a
pensare “Aiutami ti prego. Ho bisogno del tuo aiuto.” Niente, il Cappello non disse una parola. Se lo levò, frustrato, e corse da Piton che si stava trovando in
difficoltà a combattere contro Voldemort e Nagini in contemporanea. Harry si diede un momento per individuare come se la stavano cavando i suoi amici e
vide mamma Weasley che stava lottando ardentemente contro Bellatrix, mentre Ron, Hermione e Ginny stavano cercando di non farsi uccidere dagli
incantesimi che la donna malvagia scagliava contro i ragazzi. Riuscì a sentire solo Molly che urlava:
 
– Mia figlia no. Bastarda.
 
Si concentrò sul suo nemico. Solo in quel momento vide che Piton stava tenendo in mano un oggetto che lui stesso aveva implorato di ottenere. La spada di
Godric Grifondoro. Incrociò gli occhi con l’uomo e gli sorrise, ma subito un’espressione di paura lo travolse quando vide che il serpente stava attaccando di
nuovo:
 
– attento papà. Alle tue spalle!
 
Severus si girò giusto in tempo per colpire il serpente. La testa di Nagini volò da un lato, mentre il corpo finiva dal lato opposto. Papà.. Davvero aveva
detto papà? Su entrambi i volti si lesse lo stupore, e un pizzico di orgoglio e felicità lo si poteva leggere negli occhi di Piton. Un cambiamento era appena
avvenuto. Padre e figlio si avvicinarono e Severus poggiò una mano sulla spalla di Harry stringendola delicatamente. Non ci furono bisogno di parole.
Intanto Voldemort aveva urlato come un pazzo perché ormai anche l’ultimo Horcrux era stato distrutto. Ora era completamente umano. Harry e Severus contro
l’Oscuro Signore. L’amore di una famiglia contro la Solitudine. Con un gesto Voldemort ordinò ai suoi uomini di smettere di combattere e disse:
 
– Basta, ora basta. È giunto il momento di affrontarci. Voglio vederti mentre uccido tuo padre. L’ho già fatto una volta, posso benissimo farlo un’altra ancora.
Avada Kedavra!
 
Le ultime parole furono urlate. Nel medesimo istante Harry e Piton urlarono:
 
– Expelliarmus!
 
– Sectumsempra!
 
Questi due incantesimi si fusero insieme, e insieme si lanciarono contro l’uomo. Poi avvenne un fatto strano. La Bacchetta di Sambuco volò via dalle mani
di Voldemort ed Harry, con le sue grandi abilità di Cercatore, riuscì ad acchiapparla al volo. L’incantesimo del mago Oscuro che gli si ritorce contro. Harry
vide Lord Voldemort bloccarsi, mentre i tre incantesimi lo colpivano, e un attimo dopo accasciarsi al suolo, senza più vita. Tre secondi di silenzio assoluto e
poi scoppiarono grida di giubilo. I Mangiamorte si riebbero e la maggior parte di loro si diede alla fuga, regnava una confusione immensa ma ad Harry non
interessava. In quel momento era impegnato in altre faccende. Stava abbracciando suo padre.
 
Spazio autrice: è mezzanotte e undici del 2 febbraio 2012 nel momento in cui sto scrivendo queste parole. Non potevo andare a dormire se prima non riuscivo
a completare questo capitolo. Ed eccolo qua, pronto per essere letto e gustato. Non so come possa essere. La battaglia non è molto lunga ma ho pensato
che l’importante era l’evoluzione del rapporto tra Harry e Severus. Quel “papà” scappato dalla bocca ha colpito anche me stessa. È spuntato fuori all’improvviso,
molto spontaneo. Adesso lascio la parola a voi, cari lettori e recensori. Ringrazio nuovamente tutti coloro che hanno recensito i miei capitoli, dandomi fiducia
nel continuare a scrivere. Grazie e alla prossima.
Baci, Caroline.
 
P.s. La spada di Godric Grifondoro è vero che può essere trovata solo da un valoroso Grifondoro ma, ad Hogwarts chi cerca una mano la trova sempre. E Piton
si stava mostrando davvero un cuor di leone e, secondo il mio modesto parere, nelle condizioni di ricevere tale oggetto.

P.p.s. sto scrivendo queste parole il 7 febbraio 2012. Sono ancora impegnata a scrivere il prossimo capitolo. Scusatemi immensamente lo studio mi sta
lentamente uccidendo. Massimo due giorni e posto il prossimo capitolo. Scaduto il termine avrete tutte le ragioni a tempestarmi di messaggi di replica XD

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Capitolo 6
*** Il viaggio della nostra vita. ***


Eccomi qua con il capitolo che spiegherà in maniera chiara cosa successe realmente 17 anni prima. Ci ho messo un po’ a stenderlo, tra lo studio
e compleanni vari, ma sono riuscita a trovare il tempo per scrivere. Per qualsiasi domanda sapete che potete contattarmi e avere delucidazioni di
qualsiasi tipo. Ora, prima di lasciarvi al capitolo, le domande a cui risponderò nel testo sottostante saranno:
- James sapeva di non essere il padre naturale di Harry?
- come mai Harry assomiglia così tanto a James, pur non essendo suo figlio?
- Sirius, Lupin, Minus e Silente sapevano?
Ma la domanda più importante è:
PERCHé? Perché Severus Piton ha lasciato il figlio?
Spero di avervi abbastanza incuriosito. Ma ora basta, lasciamo parlare i fatti.
P.S. i contenuti scritti in corsivo e grassetto saranno i ricordi provenienti dalla memoria di Piton.
 
Il viaggio della nostra vita.
 
Harry e Piton, dopo quella che parve un’infinità, si staccarono. Harry, forse per la prima volta in vita sua, stava piangendo di felicità. Tante volte aveva
versato lacrime per tutta la gente morta pur di salvarlo. Ma ora era diverso. Un brandello della sua famiglia era stato ricucito e il Signore Oscuro era
stato sconfitto. Guardò in volto suo padre e vide sul volto dell’uomo un sorriso. Non di quelli a malapena accennati che rivolgeva spesso a Draco,
oppure quelli maligni che tante volte aveva visto, quando lui e i suoi amici combinavano qualche guaio. Era un sorriso di felicità pura e semplice.
Intanto la professoressa McGranitt aveva spostato il cadavere di Voldemort in una stanza adiacente alla Sala Grande. Il ragazzo, pur avendo odiato il
nemico con tutto il cuore, volle aiutare a trasportarlo e fu lui stesso a stendere un lenzuolo sull’uomo. Nel momento in cui solo Harry poteva vedere il
volto di colui che tanto dolore aveva portato, sussurrò:
 
– addio Tom Riddle.
 
Quel gesto e quelle parole furono liberatorie. Ora era davvero tutto finito. Il periodo Oscuro si era concluso e una nuova vita stava già fiorendo nel
mondo magico e non. E il primo passo per andare avanti era tornare all’inizio. Piton si chinò sul ragazzo e disse:
 
– è ora che mantenga fede alla promessa.
 
Harry si alzò e rispose:
 
– un attimo solo. Sistemo un paio di cose con Ron, Hermione e Ginny e poi possiamo parlare.
 
Non che voleva dare la priorità agli amici, ma voleva chiudere delle questioni per poi dedicare tutto il tempo del mondo a suo padre. Raggiunse la
famiglia Weasley ed Hermione e si vide attorniato da molte braccia che volevano stringerlo a sé. C’erano proprio tutti. Arthur, Molly, Fred e George,
e tanti altri. Mamma Weasley lo strinse a sé non riuscendo a trattenere le lacrime mentre i gemelli cominciarono a canticchiare con Pix, il poltergeist,
che li accompagnava:
 
“Voldy, Voldy, Voldy, noi cantiam
Perché felici siam,
tanto tempo a lottare,
ma ora è solo tempo di ballare.”
 
Dopo un po’ dove tutti si abbracciavano, Harry chiamò Hermione e Ron in disparte e disse loro:
 
– senza di voi.. non mi troverei nemmeno qui. Probabilmente dopo un paio di mesi avrei rinunciato o sarei morto strangolato dal medaglione di
Serpeverde. Nonostante abbiamo litigato tante volte, voglio dirvi davvero grazie.
 
Hermione lo zittì portandogli le braccia al collo, seguita a ruota da Ron. Harry era felice. Mentre era stretto nell’abbraccio, vide Ginny che lo fissava.
Doveva andare da lei. Hermione capì, vedendo l’oggetto d’attenzione dell’amico, e si staccò. Harry raggiunse Ginny ma prima che potesse dire
solo una parola la ragazza disse.
 
– zitto e baciami.
 
Il ragazzo non se lo fece ripetere. Da lento e controllato il bacio divenne più profondo e passionale. Sentì le mani di Ginny che si intrecciavano ai
suoi capelli. La strinse di più a sé facendo aderire i loro corpi.
 
– Ehm ehm.. ti ricordiamo che lei è sempre nostra sorella.
 
Ron, Fred e George avevano parlato interrompendo il momento.
 
– se volete fare certe cose potreste andare nella Stanza delle Necessità.
 
Dissero i gemelli all’unisono e Ron aggiunse:
 
– oppure non potreste proprio farlo.
 
Non passarono nemmeno quindici secondi che Ron stava tenendo Hermione in un abbraccio mozzafiato.
Harry rise tenendo un braccio intorno alla vita di Ginny.
In un angolo Severus non si stava godendo i festeggiamenti. Se ne stava appoggiato alla parete guardando il figlio che rideva, felice come non mai.
Harry lo vide e capì. Era arrivato il momento. Si staccò dalla ragazza e si diresse dal padre. Severus disse:
 
– andiamo nello Studio del Preside. Così possiamo parlare con calma.
 
Insieme salirono i gradini e poco dopo si trovarono davanti al gargoyle.
 
– Silente
 
Piton disse la parola d’ordine e un attimo dopo comparvero le scalette che portavano alla studio. Tutto era rimasto uguale da quando Silente era
morto, Piton non aveva cambiato niente. Harry si diresse là dove adesso c’era il quadro che raffigurava l’ex Preside. Stava dormendo, o faceva
finta, gli occhiali a mezzaluna leggermente piegati e un espressione beata sul viso.
L’uomo e il ragazzo si sedettero su sedie vicine e scese il silenzio. Fu Piton a romperlo:
 
– sapevo che prima o poi l’avresti saputo perciò ho preparato una pozione. Funziona un po’ come il Pensatoio, tu devi berla e poi guardarmi negli
occhi. Faremo un viaggio tra i miei ricordi. Non sarà pericoloso e potremo parlare. Sarebbe troppo difficile spiegare la verità senza essere
accompagnata dalle immagini.
 
Gli porse una pozione color rosso sangue. Harry l’annusò e sentì un vago sentore di menta. Gettando un’occhiata a Piton che lo guardò con fare
rassicurante bevve tutto il contenuto del calice. Sapeva di vaniglia. Sicuramente la miglior pozione bevuta in tutti quegli anni, nulla a che fare con il
sapore disgustoso della Polisucco. Posò il calice e guardò l’uomo negli occhi. Dopo poco istanti ebbe la sensazione di librarsi e tuffarsi tra gli occhi
neri di Severus.
 

Una coppia felice. Ecco chi erano Lily Evans e Severus Piton. Si erano conosciuti da piccoli, erano diventati amici, si erano odiati, si erano innamorati.
Ora sedevano su una panchina di legno, le mani intrecciate e un dolce silenzio come sottofondo. Severus non si sentiva così da secoli. Beato,
tremendamente beato. Era stato grazie a Lily se aveva lasciato Voldemort e tutta la sua cricca. Lei, così dolce e premurosa, lo aveva tirato fuori poco
prima che cadesse in un baratro da cui non vi era più ritorno.

 
– Harry, qua ci troviamo quasi due anni prima della morte di James e Lily. Io e lei stavamo insieme da un po’ di anni. Prima che tu lo possa domandare,
sì prima lei era stata con James, ma dopo qualche tempo si lasciarono.
 
Piton guardò Harry negli occhi che richiuse la bocca, per poi aprirla un secondo dopo e domandare:

– ma James sapeva che mia madre stava con te? E Sirius, Remus e Minus?
 
– James si, lo sapeva ma Lily lo aveva pregato perché non ne facesse parola con nessuno, nemmeno con i suoi amici. Sai, ero una spia per conto
di Silente perciò ero in costante pericolo e non volevo che Lily dovesse pagare per colpa mia perciò tenemmo questa notizia nascosta. Solo Silente
ne era consapevole. Ma adesso meglio prestare attenzione alla scena.
 

Lily ruppe quel silenzio. Guardò negli occhi l’uomo accanto a lei e disse:
 
– non ti sembra tutto bellissimo? Io e te, seduti qua, insieme.
 
Rimase in silenzio qualche secondo e poi le sue labbra si mossero, pronunciando quelle parole che fremeva dal desiderio di dire:
 
– sono incinta.
 
Severus spalancò gli occhi e guardò la sua amata che stava piangendo. Lacrime di gioia sgorgarono e scorsero sulle guance della donna. L’uomo non
seppe cosa dire. Sorrise, un sorriso a trentadue denti, le diede un dolce bacio e posò una mano sul ventre della fidanzata, lasciando che anche le sue
lacrime lasciassero la loro casa rotolando lungo il viso e atterrando sul grembo di Lily.

 
Harry guardò in viso suo padre e vide che si stava asciugando gli occhi cercando di non farsi vedere. Intanto l’uomo disse:
 
– quando Lily me lo disse provai una felicità immensa. Ma subito dopo pensai anche a ciò che dovevo fare io. Nei giorni successivi presi in considerazione
di lasciare il lavoro da spia e di ricominciare una nuova vita. Ma Lily non me lo permise. Non voleva che mettessi il mondo magico da parte per
pensare a lei e al figlio che portava.
 
La scena sfumò e poco dopo riapparve. Erano a Godric’s Hollow. Lily era andata a trovare delle amiche e in casa si trovavano Severus e.. James?
  

– quanto manca al parto di Lily?

Domandò James, bevendo un sorso generoso di Whisky.
 
– dovrebbe partorire a fine mese. Ormai manca poco.

  Rispose Severus seduto su una poltrona, intento a leggere un libro.


 Intanto Piton stava ridacchiando e ad un’occhiata interrogativa di Harry disse:
 
– Lily, nonostante sapesse quanto io e James non ci sopportassimo, cercava ogni scusa per farci fare conversazione. Questo ricordo che vedi
era tutto un suo piano. Aveva fatto apposta a trovare una scusa per lasciarci da soli, ma io ne approfittai per spiegargli il mio piano.
 
Sulle ultime parole tornò serio ed Harry spense la risata che gli era affiorata alle labbra, concentrandosi nuovamente sulla scena.
 

Severus chiuse il libro, giunse le mani e guardò James negli occhi.
 
– devo domandarti un favore Potter.
 
– Piton che ha bisogno di chiedermi qualcosa? Deve essere veramente grave.
 
Severus sbuffò e disse, adombrandosi leggermente:
 
– devi metterti con Lily. Dovete sposarvi.
 
James rimase di stucco e per poco non si strozzò con il whisky:
 
– non avrai mica intenzione di lasciarla? Che c’è? Hai paura di diventare padre?
 
– assolutamente no.
 
Ringhiò Piton, gli occhi che mandavano scintille. In quel momento non sopportava che James scherzasse in quel modo. Gli era costata tanta
fatica accettare quell’idea che da giorni non lo abbandonava. Non poteva permettere che anche il nascituro pagasse per quello che lui stava
facendo. James, a quelle parole, capì la serietà della situazione e chiese:

 
– posso domandarti il motivo per cui mi stai dicendo queste cose? Sei sempre stato geloso dell’amicizia che lega me e Lily, e adesso me la stai
offrendo? Sicuramente c’è qualcosa di preoccupante dietro questa richiesta.

 
Piton rimase qualche secondo in silenzio, si alzò dalla poltrona, e si voltò a fronteggiare James:
 
– sai benissimo che la mia vita è costantemente in pericolo. Non voglio che Lily e il bambino paghino le mie scelte. Tu devi sposare Lily e far
sapere che Harry è tuo figlio. In questo modo il Signore Oscuro non saprà che io ho qualcuno a cui tengo. Così vi sarà una protezione in più per
Lily e Harry. Non voglio che Voldemort, venendo a sapere del bambino cerchi di attirarlo nelle Arti Oscure. Già sta cercando di fare un lavoro
simile anche con i Malfoy. Inoltre, se mi dovesse succedere qualcosa, meglio che il piccolo cresca – gli costò un notevole sforzo pronunciare quelle
parole – con una figura maschile di cui possa fidarmi.

 
Non si poteva immaginare lo stupore che dipinse il volto di James. Essere degno di fiducia di Piton era una cosa impensabile. Eppure era così.
Severus sapeva quanto James tenesse a Lily e di quanto già si stesse affezionando al piccolo che l’amata portava in grembo.

 
– e non pensi cosa ne dirà Lily? Non so se sarà d’accordo con questa scelta. Voglio dire, io accetto, e vedrò di dare tutto l’amore possibile a Harry.
Ma sia ben chiaro, il padre sei tu e dovrai comunque far parte della vita del bambino. Io starò con Lily fino a quando le acque non si saranno calmate.
Lei ti ama e io non proverò a mettermi in mezzo a voi due.

 
– mi dispiace James, ma fino a quando non sarà tutto finito, non potrò avvicinarmi ad Harry. Te lo ripeto, non voglio mettere in pericolo la mia famiglia.
Promettimi solo che baderai a Lily e a Harry.

 
– come fossero mia moglie e mio figlio Severus. Questo te lo posso giurare.

 
La scena sfumò. Harry e Piton si trovarono in una sorta di limbo. Harry non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. Mille informazioni si erano
avventate su di lui con una forza sorprendente, e solo poche di esse erano riuscite a penetrare nel suo cervello. Dopo quello che parvero minuti, si
riscosse e fissò il padre. Piton allora disse:
 
– avessi saputo quello che circa un anno dopo scoprii sulla Profezia, avrei voluto tornare indietro nel tempo e rimangiarmi quello che avevo detto. Sarei
dovuto rimanere al fianco di tua madre. Invece da perfetto codardo mi sono ritirato e ho lasciato che fosse James a prendersi cura di te.
 
Harry scosse il capo:
 
– non è così invece. Non potevi sapere quello che sarebbe successo e avevi pensato che fosse bene allontanarti dal tuo stesso figlio pur di proteggermi.
 
Dopotutto, Harry pensò, non era la stessa cosa che aveva fatto lui con Ginny, lo scorso anno, che l’aveva lasciata per paura che Voldemort potesse
prendersela con la ragazza? Espose queste parole al padre:
 
– sai, papà – che dolce parola era quella che il ragazzo ormai stava cominciando ad abituarsi a pronunciare – in fondo ciò che hai fatto te non è molto
diverso da ciò che feci io lo scorso anno, quando lasciai Ginny. Avevo paura per lei e l’unico modo per salvaguardarla era quello lì.
 
– una cosa tramandata di padre in figlio.
 
Sospirò Severus. Poco dopo si concentrò nuovamente e una nuova scena riapparve. Si trovavano sempre a Godric’s Hollow, nella cameretta del piccolo
Harry, che tranquillo giocava tentando di afferrare la bacchetta di James. Il ragazzo si allungò per vedere la sua figura da piccolo ma rimase sorpreso da
ciò che vide. Non aveva i capelli castano scuro, bensì neri come la pece. Il naso era un po’ più lungo e le labbra sottili. Sembrava la copia di Piton.
 

– guardatelo qua il baby Piton. Sei tale e quale al papà Harry.
 
Disse James, prendendo in braccio il bambino e mostrandolo a Severus. L’uomo rimase un attimo interdetto vedendo il neonato così simile a lui.
 
– tranne per gli occhi. Hai gli occhi di tua madre.
 
Rispose Piton non riuscendo a trattenere un sorriso, vedendo Harry che allungava le piccole manine verso il viso del papà.

 
– cosa ci facevi lì, se nell’altro ricordo avevi detto che non avresti più potuto vedermi. Avevi cambiato idea?
 
Domandò Harry curioso.
 
– no. Non avevo cambiato idea. Ero fermamente convinto che quello che stessi facendo era giusto. Aspetta un momento e capirai il motivo.
 

– ora meglio parlare del motivo per cui sono venuto fin qua.
 
Disse Severus, riprendendo un tono pragmatico. Si accomodò sul divano e intrecciò le dita della mano con quelle di Lily.

 
Harry guardò in direzione di James per vedere una sua reazione. Niente, niente gelosia o invidia. Era tranquillissimo, come se non fosse successo niente.
 

– Lily, quando mi hai chiamato per dirmi che Harry era tale e quale a me non ci potevo credere. Sapevo che probabilmente ci sarebbe stata una somiglianza,
ma non sapevo così eccessiva. Ho pensato in questi giorni e l’unica cosa che mi è venuta in mente è che, per essere sicuri che Harry sia protetto, occorre
farlo assomigliare a te James.

 
Un silenzio opprimente cadde su tutti loro. Fu James a romperlo:
 
– e cosa credi di fare? Non esiste niente che possa fargli cambiare l’aspetto in maniera permanente. Sarà sempre costretto a dipendere dalle pozioni o
dagli incantesimi.

 
– è quello che ho pensato anche io. Perciò mi sono rivolto a Silente. E grazie a lui ho scoperto di una pozione antichissima proveniente dal Giappone che
se bevuta, ogni giorno per un anno intero, permetteva di cambiare l’aspetto fisico di una persona in maniera permanente. Ma questo non è reversibile.
Una volta cambiato l’aspetto non potrà più tornare indietro.

 
James strabuzzò gli occhi e guardò verso Severus:
 
– no. Non è giusto. Harry deve crescere con te e assomigliando a te. Ho accettato di sposare Lily e non me ne sono mai pentito. Ho trattato Harry, e lo
tratterò per sempre come se fosse mio figlio. Gli vorrò bene per sempre. Ma da qui a renderlo tale e quale a me è a dir poco improponibile. Non posso
permettermi.

 
L’uomo sembrava irremovibile. Severus capiva che lui si potesse rifiutare. Ma ciò che lo stupì fu che non stava rifiutando pensando a sé stesso. Non voleva
togliere anche questo lato di paternità a Piton. L’uomo rivalutò per un momento James Potter e potè vedere sotto quella superficie un moto di altruismo.

 
– James era davvero cocciuto. Impiegai ore a convincerlo a darmi ascolto. Ma alla fine cedette. Avevo già preparato la pozione e quello fu il primo giorno
di una lunga serie.
 
Disse Severus con lo guardo perso, come se fosse tornato per un momento a quel giorno seduto sul divano con le dita di Lily, ancora calde, in mano. Dopo
un attimo si riscosse e, rivolto al figlio, disse:
 
– qualche tempo dopo venni a sapere della Profezia. Cercai di proteggervi, ma purtroppo, come ben sai, non vi riuscii. La notte in cui scoprii della morte di
James e Lily andai subito a casa loro e mi sentii come se una parte del mio cuore fosse andato distrutto. Avevo perso Lily e avevo mandato a morire un
uomo che non meritava tutto ciò. È la prima volta che lo dico, ma James è stato un grande uomo, si è sacrificato per un bambino che non era nemmeno
suo e gli devo onore e rispetto.
 
Harry sentì le lacrime pizzicargli gli occhi ma si trattenne dal piangere. James si era sacrificato per lui. Aveva tutto l’onore e il rispetto del mondo.
Dopo un momento si ritrovarono nuovamente nello studio del Preside.
La verità, finalmente l’intera verità era venuta a galla. Il buio del passato era svanito e una nuova luce stava prendendo forma. Mancava un paio di domande
e tutto il puzzle sarebbe stato ricomposto:
 
– Sirius, Remus e Codaliscia sapevano? Sapevano che io ero figlio tuo e non di James?
 
Piton lo guardò per un momento per poi dire:
 
– io non dissi niente. Ma immagino che Black sapesse. Il giorno in cui morì mi disse una frase che mi lasciò intuire che sapesse la verità. Mi disse “Certo
che Harry a volte è tale e quale a te, Severus.”
 
– e cos’era quella cosa in cui ero uguale a te?
 
Domandò Harry sentendo la curiosità che si allargava. Piton riflettè un momento e disse:
 
– credo che si riferisse al fatto di chiudersi in sé ogni tanto. Non voler lasciare trasparire le proprie emozioni.
 
Harry fece un cenno con il capo e sorrise. Sirius aveva capito e ne era felice. Sentiva di condividere quel momento non solo con Piton, ma anche con Lily,
James, Sirius e Silente.
Pose un’altra domanda:
 
– come mai quando morirono non mi prendesti con te? E nemmeno quando arrivai ad Hogwarts cercasti un rapporto con me?
 
Subito Severus disse:
 
– volevo farlo. Ma Silente mi convinse a rinunciarvi. Mi spiegò che non era affatto sicuro che Voldemort fosse sparito per sempre. Perciò senza la sicurezza
che tutto era finito non volevo metterti in pericolo. Ma da quel che ho visto ti sei messo nei guai senza il mio aiuto.
 
Dopo un momento aggiunse:
 
– mi dispiace per come ti ho trattato in questi anni, ma non volevo farti capire niente sulla vera relazione che ci legava. Avevo sempre terrore che un mio
semplice gesto di affetto avrebbe fatto nascere delle domande e non volevo metterti nemmeno confusione.
 
Mentre stavano lasciando lo studio del Preside, Harry potè notare come Silente fosse ben sveglio intento a fissare lui e Severus con quegli occhi azzurri
come il cielo terso. Il ragazzo immaginò che il vecchio avesse ascoltato ogni singola parola. Una volta tornati di sotto, trovarono in Sala Grande ancora
tutta la famiglia Weasley, Lupin, Tonks ed Hermione che li attendevano. Un silenzio scese e tutti fissarono Severus. Remus fu il primo a fare un passo e
porse la mano a Piton che dopo un attimo la strinse. Seguirono Arthur e Molly. Tutte le persone cui Harry voleva bene erano lì e un sorriso increspò le sue
labbra. Sapeva che quel momento non lo avrebbe mai dimenticato.
 
Spazio autrice: eccomi qua. Ho mantenuto la mia promessa. Questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto, è il doppio rispetto a quelli precedenti,
e sono molto soddisfatta del risultato ottenuto. Ribadisco che se avete dubbi sulla storia potete contattarmi e domandare quello che volete. Ora lascio a
voi il giudizio e vi prometto che non dovrete attendere molto per la conclusione.
Bacio, Caroline

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Capitolo 7
*** Epilogo. ***


Sono arrivata alla fine della mia piccola avventura. La fan fiction iniziata tempo fa, finalmente sta avendo una degna conclusione. Non so dire
come mi senta al momento. Certo non ho scritto molti capitoli, ma comunque è stato un bel traguardo quello che ho raggiunto. Un pochino
sono cresciuta anche io e ho potuto anche studiare un lato del mio carattere che ancora non conoscevo. Non saprò mai come ringraziarvi per
tutte le visite che ricevo nella mia storia e anche per le recensioni che ho ricevuto. Grazie ad ognuno di voi che si è fermato a leggere queste
righe che ho scritto mettendoci corpo e anima. Ma ora basta parlare. Addentriamoci nel capitolo conclusivo.
 
Epilogo. 19 anni dopo.
 
– mamma hai visto i miei calzini?
 
– papà puoi portarmi il manico di scopa?. Credo di averlo lasciato in cortile.
 
Il solito casino il giorno del ritorno ad Hogwarts. Harry Potter, ormai fattosi adulto era impegnato, insieme alla moglie Ginny Weasley e ai tre
figli a correre di qua e di là a raccattare tutto il necessario per preparare i bauli della scuola. Harry aveva sempre creduto che lui sarebbe stato
più organizzato rispetto a quello che accadeva quando stava dalla famiglia Weasley, avendo solo due figli che frequentavano la scuola, ma
evidentemente non era così. L’uomo corse in giardino e trovò il manico di scopa del figlio poggiato contro la parete. Lo prese e andò al piano
di sopra dandolo al ragazzo, che era intento a chiudere per la decima volta il baule, sperando di non aver dimenticato nient’altro.
 
– James, quante volte devo dirti di non lasciare la scopa fuori? Sai benissimo che mamma si arrabbia.
 
Arruffò i capelli, già scompigliati di suo, del figlio e andò a vedere come se la stesse passando il secondogenito. Bussò alla porta e una voce
appena bisbigliata gli diede il permesso di entrare:
 
– Albus hai finito di preparare il tuo baule? Tra poco dobbiamo andare. Ron ed Hermione saranno qui tra poco. Non voglio che perdiate il treno
e che rubiate la macchina per raggiungere la scuola.
 
Gli disse scherzosamente, ricordandosi di quando egli stesso, con Ron, fecero la stessa cosa tanti anni prima. Sembravano essere passati
secoli da quel giorno. E chi li aveva scoperti? Si proprio Severus Piton. Vide il figlio alzare lo sguardo e guardarlo con due occhi neri come
l’inchiostro, gli occhi di suo padre/ex insegnante di pozioni. Lo stomaco si serrò in una morsa, ma Harry non ne capì il motivo. Forse vederlo
così simile al padre era nota di orgoglio. Intanto Albus disse con un sussurro:
 
– papà ho paura. Non voglio andare ad Hogwarts.
 
Harry rimase un attimo interdetto. Fino al giorno prima era felicissimo di andare in quella scuola, ma ora il suo viso si era rattristato. Gli chiese
spiegazioni, al che il ragazzo rispose:
 
– e se vado a Serpeverde? Zio Ron continua a dire che Serpeverde è la Casa dei Maghi Oscuri e io non voglio diventare un mago Oscuro.
 
Harry si chinò sul figlio e, guardandolo dritto in volto, disse:
 
– non è vero che chi va in quella Casa diventa per forza cattivo. Ti devo ricordare che abbiamo un esempio in famiglia, che è stato un Serpeverde,
ma che si è dimostrato davvero valoroso quanto un Grifondoro?
 
A quelle parole ad Albus gli si illuminarono gli occhi e sorrise. Un sorriso a trentadue denti su quelle labbra sottili che molte volte sembravano
essere piegate in un espressione perennemente corrucciata. Tale e quale a qualcuno che Harry conosceva. Si alzò, domandò se aveva bisogno
di altro e scese i gradini. Si sedette in poltrona dove poco dopo lo raggiunse la piccola di casa: Lily.
 
– papà posso farti una domanda?
 
Il tono della bambina sembrava molto curioso. Harry sperò ardentemente che non gli domandasse da dove venivano i bambini. Vi era già
dovuto passare due volte in quegli anni. Per la terza volta avrebbe lasciato l’onore della spiegazione alla moglie.
 
– certo piccola tutto quello che vuoi.
 
– perché ho questo nome? Ieri giocando al parco, un bambino mi ha chiamata Lunatica e mi ha detto che il mio nome è brutto. Non potevo
averne un altro?
 
Harry guardò negli occhi della figlia, e vide quel verde così bello e intenso che era difficile riuscire a distogliere lo sguardo. Poi rispose:
 
– non devi dare ascolto a quei bambini. Sai il nome Lily era anche il nome di nonna. No, non nonna Molly, ma l’altra, mia mamma. Lei era una
donna che nonostante non ricordi molto, mi salvò quando ero piccolo piccolo. Invece il nome Luna, viene da una mia cara amica che tutti
ritenevano strana, ma che in realtà era la ragazza più saggia che avessi mai conosciuto.
 
La bambina pendeva dalle labbra del padre e poi disse:
 
– e James? E Al? Anche loro prendono i nomi dai tuoi amici?
 
Harry rise sommessamente. Quelle domande gli riportarono alla mente tanti e tanti ricordi. Ma uno su tutti era chiaro e definito. Una battaglia
appena terminata, tutti gli amici, la sua famiglia, attorno e una verità appena conosciuta.
 
– Allora partiamo da Albus. Severus non occorre che venga a spiegare a chi appartiene. Dirò solo che senza di lui mi sentirei perso. Invece
Albus apparteneva al mio Preside. Un uomo di straordinario intelletto che sapeva molto più di ciò che diceva.
 
Sospirò un momento ripensando al vecchio con la barba lunga e bianca, gli occhiali a mezzaluna e quegli occhi azzurri penetranti.
Poi, sentendo che la bambina lo stava richiamando alla realtà, proseguì:
 
–invece l’altro tuo fratello prende il nome da due uomini importanti nella mia vita. James, che mi crebbe come un figlio anche se non ero suo.
Si sacrificò per me e per proteggermi. L’altro, invece, Sirius, il mio padrino che non ci pensò due volte a correre in mio aiuto quando ne ebbi bisogno.
Due persone molto importanti per me e a cui vorrò bene per sempre.
 La bambina parve soddisfatta dalle risposte del padre e corse subito dalla madre che l’aveva appena chiamata. Pochi minuti dopo in soggiorno
arrivarono i due figli maggiori trascinando i bauli. Si sedettero e attesero. Ron sarebbe dovuto arrivare nel giro di pochi minuti. Sarebbe arrivato
con una macchina. Ginny aveva insistito ad utilizzare un mezzo babbano per raggiungere la stazione.
Cinque minuti dopo bussarono alla porta e Lily chiese:
 
– papà posso andare io ad aprire a zio Ron?
 
Harry fece un cenno con il capo e la bambina schizzò fuori dalla stanza. Si sentirono i passi frettolosi di Lily, una porta che si apriva, un istante di
silenzio e un grido di felicità:
 
– nonno Sev. Cosa ci fai qui?
 
Harry rimase sbalordito dalle parole che percepì. Cosa ci faceva lì suo padre? Ieri aveva detto che non sarebbe potuto arrivare. Troppi impegni
aveva borbottato. Severus entrò in salotto tenendo in braccio la piccola, con un sorriso appena accennato:
 
– non vi dispiace se ho mandato un gufo a Weasley.. cioè a Ron, domandando loro di aspettarci direttamente in stazione? Sono riuscito a liberarmi
ed eccomi qua. – poi rivolto ai nipoti aggiunse – pronti per andare a scuola?
 
Harry era felice, anzi super felice. Non avrebbe potuto desiderare niente di più. Andò dal padre, che intanto aveva messo a terra Lily e gli disse:
 
– sento puzza di bruciato papà. Fino a ieri sembravi che fossi sommerso dagli impegni e oggi tutto quanto sembra essere svanito nel nulla.
 
Severus lo guardò un momento e poi disse:
 
– ok hai ragione figliolo. Ma era più importante che il nonno accompagnasse i nipoti a scuola oppure che ultimassi le ultime cose per il banchetto
di inizio anno?
 
– si ma non riuscirai a tornare a scuola in tempo. Ci mancherebbe solo che il Preside arrivi in ritardo. Potresti arrivare in orario solo
Smaterializzandoti, ma sai che non è permesso.
 
Piton rise:
 
– ma sai Harry, il fatto di essere me, comporta certi vantaggi, tra cui la possibilità di Materializzarsi.
 
Poi vedendo che Albus e James si erano avvicinati a loro Severus disse:
 
– mi raccomando voi due. Nonostante sia vostro nonno, ad Hogwarts sarò il vostro Preside. E non tollererò che combiniate guai seri. Non ho
problemi a mettere in punizione i miei nipoti. Domandate a vostro padre.
 
Harry a quelle parole scoppiò a ridere.
 
– ragazzi meglio che vi fidiate della parole del nonno. È in grado di fare ciò che dice. Primo fa tutti a togliervi Punti. – diede un’occhiata all’orologio
e poi aggiunse – sarà meglio andare. Non voglio che perdano il treno.
 
James, Albus, Lily uscirono seguiti da Ginny che salutò Severus. Harry, visto che erano da soli disse al padre:
 
 – ti prego papà. Cerca di badare a loro. Non dico di opprimerli, ma almeno evita che si caccino in guai troppo seri.
 
Piton sospirò un momento e poi disse:
 
– ok farò quel che posso. Sai però che il mio primo nipote, mi ricorda in maniera impressionante quei due scavezzacollo di James e Sirius?
Sarà l’influenza dei loro nomi?
 
Harry ridacchiò e disse:
 
–probabile. D’altronde Albus è molto più tranquillo e riflessivo come te e Silente.
 
Sentì Ginny che lo chiamava. Meglio muoversi o rischiavano seriamente di arrivare in ritardo. Mentre uscivano Harry si sfiorò la cicatrice. Non
gli faceva male da 19 anni. Andava tutto bene.
 
Spazio autrice: in questo momento ho le lacrime che mi appannano la vista. Sapere che questa è la fine della storia scritta di mio pugno mi da
un po’ di tristezza. All’inizio credevo che l’avrei accantonata di nuovo, ma invece eccomi qua a mettere la parola fine. Ora prima di lasciarmi ai vostri
giudizi, volevo ulteriormente ringraziare ciascuno di voi per aver anche solo letto la mia storia. Grazie, grazie, grazie. E mi raccomando ricordate
che la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce.

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