With you, Without fear.

di Equilibrista
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** senza paura. ***
Capitolo 2: *** Tanto il resto cambia... ***
Capitolo 3: *** Amor che nulla hai dato al mondo. ***
Capitolo 4: *** non esiste amicizia...senza amore... ***
Capitolo 5: *** Il potere di un bacio ***
Capitolo 6: *** Pensiero stupendo ***
Capitolo 7: *** L'equilibrista ***



Capitolo 1
*** senza paura. ***





Prologo.

 

Annabel, ragazza madre diciassettenne, abbandonata dal proprio ragazzo nel momento in cui lei le aveva detto di essere incinta e lui da perfetto codardo se n'era andato, lasciandola sola e impaurita di fronte a questa nuova verità.
Jasper, migliore amico di Annabel.
Amici dalla giovane infanzia in cui si erano ritrovati all'asilo della città con in mano una macchinina e una bambolina, unica loro consolazione che quietava le loro lacrime di tristezza quando le loro madri li avevano lasciati in quel posto pieno di bambini  e di signore in camicie bianco, che odorava di disinfettante per ambienti.
Quel giorno si erano conosciuti, e per lunghi diciassette anni non si erano mai persi di vista.
Erano inseparabili.
Lui per lei c'era sempre, così come lei per lui c'era in qualunque momento della giornata. Si potevano considerare come fratello e sorella, talmente il loro rapporto era indissolubile.
La notizia della maternità di Annabel e il suo conseguente abbandono da parte del ragazzo di cui lei era innamorata, cambiò qualcosa nel loro rapporto.
Qualcosa che all'inizio era inspiegabile, ma che alla fine prese il nome di Amore.

 

1. SENZA PAURA.
 

Annabel, stava dormendo nel suo letto, quando...
-No, cavolo, le acque!-
Presa dal panico, afferrò il cellulare sul comodino affianco al suo letto e prese a chiamare Jasper.
Si ricordava ancora le sue parole: - Ricordati Anna, se avrai bisogno di me, chiamami in qualunque ora della notte e del giorno, il mio cellulare è sempre acceso.-
-Anna, che c'e tutto bene?- rispose Jasper con la voce impastata dal sonno.
-Jasp, mi si sono rotte le acque!- quasi urlò Annabel in preda al panico e ai dolori che incominciavano a presentarsi.
-Oh mio dio! Ok, calma, fai come ti hanno insegnato al corso pre-parto, respira a fondo, fai grossi respiri e soprattutto stai calma! Ora arrivo io e ci dirigiamo in ospedale o preferisci che chiami l'ambulanza?- chiese Jasper, che, in tutta fretta si stava vestendo, nell'intendo di fare il più veloce possibile.
-No, no, ti aspetto, però ti prego fai in fretta!- gli chiese Annabel in tono supplichevole.
-Arrivo!- e così Jasper chiuse la chiamata.
-Fanculo il corso!- pensò Annabel in preda al panico.
Quel corso era stata obbligata a farlo, Jasper, l'aveva obbligata, il suo migliore amico che considerava quasi come un fratello.
Gli era stato accanto tutti i novi mesi della maternità, prendendo il posto di quello stronzo di padre che l'aveva abbandonata non appena lei gli aveva dichiarato di essere incinta.
In tutti quei novi mesi di paura, sofferenza e nausee, non si era degnato di chiamarla nemmeno una volta per sapere le sue condizione e quelle del bambino.
Niente di niente. Jasper era stato l'unico a rimanerle accanto e a sopportare tutte le sue crisi isteriche, le sue ansie e le ore di estenuanti shopping per la compera di tutine, lettini, passeggini e ciucci vari.
Solo lui! La sua famiglia era quasi inesistente per lei.
Suo padre era morto quattro anni fa di tumore al polmone; mentre sua madre, in quanto donna in carriera sempre in viaggio per il suo lavoro di hostess, non era mai presente in casa.
Ora, sua madre era in servizio su di un volo per Roma, quindi non avrebbe nemmeno assistito alla nascita del bambino.
 
La porta si aprì e subito un Jasper con le occhiaie che segnavano i suoi occhi color del cielo, piombò nella stanza da letto della povera Annabel.
-Jasper, finalmente, aiutami, ho paura!- disse Annabel con le lacrime che incominciavano a solcarle il viso.
-Anna, tranquilla, espira e inspira, espira e inspira...- le diceva Jasper, carezzandole il viso per calmarla.
-Brava, Anna, brava, ora ti prendo in braccio ed andiamo in macchina, ok?- le disse Jasp prendendola con cautela in braccio.
Anna gemette per il dolore, mentre l'aria mite d'inizio Giugno asciugò le piccole gocce di sudore che gli si erano formate in volto.
Jasper mise in moto la macchina e in dieci minuti raggiunsero l'ospedale.
 
-Mi scusi, infermiere, ho una donna incinta in macchina...- disse Jasper al primo infermiere che incontrò.
L'infermiere non lo lasciò nemmeno finire di parlare che gia soccorse in aiuto.
Annabel fu portata con una barella in sala travaglio, assistita da infermieri e da Jasper.
Gli infermieri lasciarono soli Jasper e Annabel in sala travaglio.
-Jasp, ho paura!- disse Anna al suo amico mentre le lacrime rincominciavano a sgorgare dagli occhi.
-Hey, tranquilla, ci sono io qua con te, Anna, stai per dare alla luce una vita, concentrati su quello, non pensare ad altro, pensa ora solo al bene del tuo figlio o figlia... hey, a proposito, alla fine che nome hai deciso di dargli al bambino tra i mille che avevi scelto?- le disse Jasper, rubandogli un mezzo sorriso anche in un momento così critico.
-Se è maschio Michael, se è femmina Diana.- rispose Annabel.
 
Dopo due ore di travaglio, finalmente, Annabel, venne portata in sala parto.
-Brava, tesoro continua così,  spingi ancora un po' e ci siamo, dai ancora un piccolo sforzo...- continuava l'infermiera a incitare Anna, mentre Jasper era al suo fianco che le stringeva la sua mano sudata.
Con un ultima spinta e grido la bambina venne alla luce con sonori strilli.
-Brava tesoro sei stata bravissima è una bellissima bambina.- le disse Jasper baciandole la fronte ancora impregnata di sudore, mentre lacrime di dolore e gioia riempivano il suo viso rosso e accaldato.
-Eccola qua, una bellissima bambina, come il papà e la mamma.- disse l'infermiera porgendo ad Annabel le creatura che  lei aveva appena dato alla luce.
Annabel  e Jasper si guardarono mentre Jasper prendeva la parola - Mi scusi, ma non sono il padre, sono... solo un suo amico.-
-ah, mi spiace...-disse l'infermiera.
-no, no, niente non poteva saperlo.- rispose Annabel.
L'infermiera insegnò ad Annabel come tenere in braccio la bambina. Era emozionata e insicura, quel piccolo seme che era cresciuto nella sua pancia per nove mesi, ora era tra le sue braccia...un miracolo!
Jasper era emozionato quanto lei, tanto che anche le sue guancie si rigarono di lacrime di gioia.
-Allora ragazzi, che nome scriviamo?- chiese l'infermiera.
-Diana.- disse Anna, guardando Jasper con il sorriso stampato in volto.-Ora però, dobbiamo lavare la bambina, ve la ridò fra un po', intanto ti faccio portare in camera dal mio assistente.- disse l'infermiera.
Anna e Jasp restarono in camera soli.
-Sei stata bravissima Anna.- le disse Jasper -Grazie, hai visto? È così bella, piccola e indifesa. Le darò tutto l'amore del mondo,  non commetterò gli stessi sbagli che ha fatto con me mia madre.- disse Annabel ancora commossa, mentre le lacrime rincominciavano a scendere.
-Anna, ti prego non piangere, sappi che non sei sola, ci sono io e ci sarò sempre, ricordati, se ci sono stato in questi diciassette anni della mia vita, ci sarò anche per altri cento...sai che ti voglio bene e non ti lascerei mai sola, soprattutto in questo momento così delicato.-
-Grazie, sei unico Jasp, ti voglio bene, tanto bene.- disse Anna abbracciandolo con tutta la gratitudine che poteva dimostrargli.
-Vorrei che Diana avesse un padre come te e non come quel coglione di Alex.- parlava di lui come l'essere più spregevole della terra, ed aveva tutti i suoi buoni motivi per odiarlo.
-Se sarà necessario, le farò anche da padre,diciamo acquisito,  tutto ciò che serva per farvi star bene e per rendervi felice, davvero, Anna. - disse Jasper mentre le carezzava con il dorso della mano il viso.
Un "toc toc", ruppe quel dolce momento e nella camera apparve l'infermiera con in braccio la piccolina.
Aiutò Annabel a far uscire il latte dal seno, cosicché la bambina poteva nutrirsi.
Il dolore quando la bambina succhiava dal capezzolo era forte, ma nulla a confronto il parto!
Jasper non voleva essere invadente in quel momento, anche perchè Annabel, stava sempre mostrando un seno e non voleva farla sentire in imbarazzo.
Uscì dalla stanza e trovò sul suo cellulare ben cinque chiamate perse da sua mamma. Decise di richiamarla. -Ciao mamma!- disse.
-Oh ciao figliolo, ma dove sei? Non rispondevi, mi hai fatto preoccupare!-
-Mamma, non ci crederai, Annabel ha partorito e io l'ho dovuta accompagnare in ospedale...-
-Oh mio Dio, che bello, come si chiama? Anna sta bene? È maschio o femmina?- la mamma di Jasp continuava a sparare domande a raffica, Jasp non fece nemmeno in tempo a rispondere ai tanti dilemmi di sua madre, che lo liquidò con un "vengo subito li. "
 
Mentre Annabel dormiva spossata dalla fatica del parto e nella stanza di fronte a lei, dormiva la sua piccola Dea, insieme ad altri due piccole creaturine tali Allison e Robert, Jasper era impegnato ad accompagnare sua madre a vedere la piccola bambina che dormiva, beatamente.
Aveva parecchi capelli, neri come il carbone, come quelli di sua madre, assomigliava molto ad Annabel!
Era un scriocciolino avvolto in una delle tante tutine che Anna aveva preso nei nove mesi di maternità. Jasper era emozionato, cosa che sua madre notò.
-Figliolo, guardati, sei così emozionato per questa nascita che davvero sembri il padre di Diana. Ti capisco, sai? È una bellissima bambina, come la madre, è un peccato che il padre non si sia fatto più sentire... davvero, Annabel non lo merita proprio.-
A sentire pronunciare il nome padre , gli occhi di Jasper si spensero.
Provava un odio immenso per Alex, lasciare così la sua migliore amica, sua "sorella adottiva" come lui stesso amava definire.
Voleva bene ad Annabel, come si voleva bene ad una sorella o un fratello, e dal momento che entrambi erano figli unici, e di questo ne soffrivano molto, ognuno aveva preso il posto nella vita dell'altro.
Annabel era rimasta incinta per incoscienza.
Era una notte come tante altre, Alex era a dormire da lei, per passare un po' di tempo insieme. Non lavorava, aveva 19 anni, andava ad un'università che distava parecchi chilometri dalla città in cui Annabel viveva e studiava.
Non si vedevano molto, perchè tutti e due dedicavano tanto tempo allo studio, quindi, appena sua mamma partiva per servizio hostess, Alex andava da Anna, per avere quell'intimità di cui lo studio e la distanza privava loro.
Quella sera si erano fatti prendere un po' troppo dalla passione e dal trasporto, dimenticandosi protezioni varie e, dal momento che Anna non pendeva la pillola, il cosiddetto "palloncino" era la loro ancora di salvezza "anti pupi e malattie".
Solo dopo aver fatto l'amore si ricordarono di quell'oggetto "salva vite".
All'inizio non ci badarono molto, la preoccupazione salì, quando le mestruazione tardavano arrivare. Due, tre settimane, Anna era sempre più preoccupata, così si decise e fece il test di maternità che, risultò positivo.
Sua madre, non la prese molto bene e, dopo un  mese di incazzatura, incominciò ad accettare anche il nuovo arrivato.
Annabel, fin da sempre, pensò che sua madre era tormentata dal fatto che dovesse diventare nonna, dal momento che aveva anche una certa supposizione che si facesse il botux agli zigomi.
Alex, la prese ancora più male, la sua risposta fu " che cosa? Io non voglio diventare padre così presto! Non voglio assumermi questa responsabilità!"
Dopo quelle parole, Annabel, non lo vide più.
Passò un brutto momento, anche di depressione, ma con l'aiuto di Jasper, riuscì a superarlo e a dimenticarsi dello stronzo irresponsabile.
 
Annabel arrivò a sera che era stremata, dalle tante visite, da parte dei parenti di Jasper e dei suoi vecchi amici, mai più visti fino a quel momento.
Di sua madre non vide nemmeno l'ombra. Neanche una chiamata.
Ma anch'essa non tardò ad arrivare.
-Pronto?- la voce stanca di Annabel rispose a colei che in teoria doveva essere sua madre.
-Ma si può sapere che fine hai fatto? E che diamine Annabel, sei incinta!- disse isterica sua madre.
-Mamma, da stamattina non lo sono più! Ho partorito, ma tu ovviamente, sei arrivata solo a sera a ricordarti della mia esistenza!- disse inferocita Anna.
-Che cosa? Ma perchè non mi hai telefonato!- disse sua mamma sorpresa.
-Ti devo ricordare che tu eri in assistenza aerea e li i telefoni sono spenti, forse? Come facevo a telefonarti? Meno male che c'era Jasper, è lui che si è occupato di me, ha fatto quello che doveva spettare a te, mamma, se lui non ci fosse stato, per te sarei morta in un letto con un bambino che bussava alla porta pronto ad uscire!- disse ancora più infuriata Annabel.
-Annabel, non parlare così! Come facevo con il lavoro? Me lo dici?-
-Mamma, stai mettendo al primo posto d'importanza il lavoro e non tua figlia, per altro, incinta! Ma ti rendi conto?-
-Annabel, i soldi bisogna guadagnarseli, non piovono dal cielo!-
-Con tutta l'eredità che papà ci ha lasciato, di certo, per un mese, non saremmo morte di fame! Non ti  ho chiesto di stare a casa tutti i nove mesi, almeno l'ultimo mese, mamma, il più delicato! E che cazzo lo dovresti sapere anche tu, anche tu sei stata incinta di me, santo cielo!-
-Si, hai ragione, non sono degna di essere chiamata mamma, ti prego perdonami, bambina mia, perdonami!-
-Mamma, ormai le parole sono di parte, quello che è fatto, è fatto, ed ora scusa ma sono esausta, ciao mamma.-  e così Annabel chiuse la chiamata in lacrime.
Come poteva sua madre pensare prima al lavoro e poi a lei? Sapeva benissimo anche Annabel che il lavoro è tutto per una famiglia (se così si poteva definire la sua), ma sapeva anche benissimo che suo padre era un avvocato molto ricercato della città, l'avvocato Richard Clark, era sulle bocca di tutti, per il grande numero di cause vinte, e così, tutti si affidavano a lui.
Quando morì, lasciò un bel po' di soldi ad Annabel e a sua madre Caroline, tanti quanto bastavano per un mese e più. Inoltre, c'erano anche i soldi che Caroline guadagnava dal suo lavoro di hostess, e non si poteva certo dire che il salario era basso! In poche parole, la famiglia Clark, era una famiglia benestante.
Nonostante questo, Annabel, non era cresciuta viziata. È stata sempre una ragazza umile, acqua e sapone, che non l'è mai importato essere al centro dell'attenzione, tantomeno, quando rimase incinta. Non aveva molti amici, per via del fatto che tutti la consideravano "la riccona di turno". Diciamo che la gente delineava di lei un profilo che non le apparteneva per niente e come si suol dire, l'abito non fa il monaco...
Di questa cosa, ne soffriva molto, ma con il tempo,  aveva imparato ad accontentarsi di quel che Dio le aveva dato, Jasper.
Tutta la gente che era venuta a trovarla in ospedale, era solo quel tipo di gente lecca culo che ti tiene solo per il semplice fatto che sei ricca.
Annabel ne faceva anche a meno di quelle persone, ma di certo non poteva cacciarle dalla stanza, sarebbe stato molto scortese da parte sua, non voleva comportarsi come loro.
 
Jasper salutò Anna e si rifugiò a casa sua, che poi era anche quella dei suoi genitori, dal momento che i 18 anni non li aveva ancora compiuti e ciò comportava il non andare ad abitare da solo.
Anche lui frequentava lo stesso college di Annabel, il Darthmouth. Aiutava Anna nel recupero delle lezioni perse, dal momento che faceva tante assenze a causa della sua maternità.
Jasper, e le magliette extra large, erano il nascondiglio dagli occhi indiscreti, di Annabel, anche se, passati i sei mesi, ne l'uno ne l'altro servivano più.
 
Non fu una nottata particolarmente bella per Annabel, non aveva dormito per niente, tra gli ormoni sballati e le poppate che doveva fare per Diana, riuscì a dormire praticamente quattro ore scarsissime.
La mattina aveva due profonde occhiaie, sembrava un panda!
Decise di prendersi un momento per se, approfittando del fatto che Diana dormisse beata nella sua culla, così si mise sotto il getto caldo della doccia e si lasciò cullare dal leggero massaggio che l'acqua faceva sulla sua schiena.
L'attimo di relax finì, perchè nella stanza, apparve l'infermiera con in braccio la piccolina che strillava.
-Cara, la bambina chiama, è ora di allattarla!- disse l'infermiera.
-Vieni qui piccola scimmietta urlatrice!- disse Annabel a Diana.
L'infermiera sorrise per quel simpatico soprannome e nel mentre, diede con cautela Diana in braccio alla sua mamma.
Quando bussarono alla porta, Annabel, aveva gia finito di sfamare la piccolina e la stava posizionando, come insegnato dall'infermiera, per far fare a Diana il ruttino, prima che si addormenti beata tra le sue braccia.
-Posso, Anna, sono Jasper!-
-Si, vieni.-
Jasper entrò nella stanza con in mano riviste e cioccolatini.
-Tieni, ti ho portato alcune cose per farti passare il tempo, anche se, con le visite che riceverai, ne dubito avrai il tempo di usufruirne...- disse Jasper, porgendole riviste e cioccolatini.
-Jasp, guarda ti ringrazio tanto, ma i cioccolatini non li posso proprio accettare, non posso mangiarli, me li ha vietati la dottoressa, potrebbero far male alla bambina, diciamo "inquinare" il latte...-disse Anna sorridendogli.
-Ah, mi dispiace...comunque, come sta la piccolina?-disse Jasper avvicinandosi a Diana che emetteva versetti strani, carezzandole le guanciotte rosse con l'indice.
-è bella come la mamma!-
-Smettila Jasper, mi fai arrossire, gia con il parto sono ingrassata parecchio, ho un culo che non finisce più-
-Non dire cazzate!-
-Non dirle tu!-
-Ok, argomento chiuso altrimenti non finiamo più.-
-ok! Aspetta, aspetta, shhh si è addormentata, vado a portarla nella culla.- disse Annabel alzandosi dal letto per andare a riporre la bambina.
 
La gente chiamava i due amici "la coppia di ghiaccio", perchè tutti e due avevano occhi blu come il mare, e poi i capelli corvini lunghi e lisci di Annabel, li facevano risaltare ancora di più.
Annabel non era perfetta in quanto fisico, aveva una taglia abbonante e in quanto di corporatura, era leggermente robusta.
Jasper, era moro, un ragazzo slanciato, ma come si dice, anche a lui il posto della tartaruga lo occupava una leggera pancetta...
 
Annabel tornò in camera e si piombò a peso morto sul letto.
-Si è addormentata?- domandò Jasp.
-Si! Sono stanchissima, voglio riposare, ti prego, ti do l'incarico di uccidere chiunque venga a trovarmi!- disse Anna.
-ok, sarò il tuo personal serial killer.-disse ridendo insieme ad Anna.
-Ora, davvero, cerca di riposare, dico io alla gente che stai dormendo...-
-Ok, grazie mille, sei un angelo.-
-Riposati!- le disse Jasper, lasciandole un bacio tra i capelli.
Abbandonò la stanza e proprio fuori di essa trovò la persona che mai avrebbe voluto incontrare.
-E tu, che ci fai qui?- disse Jasper con la rabbia che cresceva sempre più in lui...

 
 
  
  

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Capitolo 2
*** Tanto il resto cambia... ***




2.Tanto il resto cambia...

 

 
-E tu, che ci fai qui?- disse Jasper con la rabbia che cresceva sempre più in lui...
-Fino a prova contraria, sarei il padre...- disse Alex.
-Fino a prova contraria? Ti devo ricordare che tu per ben tutti i nove mesi, non ti sei mai più fatto ne vedere, ne tantomeno sentire, tu non sai cosa Annabel ha dovuto patire e soffrire, perchè tu da stronzo codardo e irresponsabile te ne sei andato e sei sparito, così, da un giorno all'altro, ed ora te ne esci che tu sei il padre? Ma fammi il piacere...- disse Jasper con gli occhi socchiusi, rosso in volto e con la voglia di prendere a cazzotti quel figlio di...
-Lo so, sono stato un bastardo, ma con il tempo ho capito che lei è pur sempre mia figlia o figlio che sia, e non la posso abbandonare, tantomeno non posso abbandonare Annabel.-
-Ma ti senti? Ti ci sono voluti nove mesi per capire queste cose? Se tu le avresti capite prima, forse adesso per Anna non saresti morto.-
-Hai ragione, ma a diciannove anni, cosa ne potevo capire? Avevo voglia di divertirmi, non certo di badare ad un pupo e di cambiare pannolini! Ora ho vent'anni e sono più maturo, ho capito i miei sbagli, Jasper, voglio riparare tutti gli errori che ho fatto!-
-In nove mesi ora, le tue idee sono chiare? Ascolta fammi il favore di andartene...-
-Non ci penso nemmeno, io voglio vedere il bambino!- disse alzando la voce Alex.
-Ok, però stammi a sentire una volta per tutte, tu vedrai il bambino, ma non ti azzardare a toccare Annabel, ha già sofferto abbastanza per te, ed ora ha solo una cosa di cui occuparsi, il bene della bambina.- disse Jasper con il dito puntato contro Alex.
-Ma tu chi sei per vietarmelo eh? Il suo fidanzato?-
Jasper non sapeva cosa rispondere. Se avesse mentito e quindi, risposto di si, Annabel si sarebbe incazzata come una bestia, perchè lei non sopportava le bugie, quindi onde evitarle altri problemi, già ne aveva abbastanza, era meglio rispondere di no, il che comprometteva il non levarsi dalle scatole quel coglione di Alex.
Optò per la seconda scelta, meglio evitare ulteriori incazzature.
-No, razza di bamboccione, come posso esserlo se per lei sono come un fratello? Anzi ti dirò di più, per  Annabel, il padre della bambina, si, perchè alla fine è nata una splendida bambina di nome Diana, sono io, anche se non geneticamente, perchè sono io che le sono stata accanto in tutti i nove mesi e sono sempre io, che le ho tirato su il morale quando tu, da stronzo, le hai abbandonate.- Jasper stava alzando un po' troppo la voce, con il rischio di essere buttato fuori dall'ospedale.
-Intanto, il bamboccio sarai tu, e poi, non me ne frega un cazzo, io ho capito di amare ancora Annabel, per lei io sono stato importante, così come lei lo è stata per me! Ed ora, per favore, fammi vedere MIA figlia.- calcò sulle lettere "mia", voleva far intendere a Jasper, di chi era la proprietà.
 
Intanto che Jasper lo portava nella stanzetta dove i bambini dormivano gli disse -Ma tu credi veramente che Annabel ti perdoni così facilmente, guarda, non ci sperare troppo...-
Alex fece una smorfia e quando fu davanti alla culla di Diana, sulle sue labbra spuntò come una specie di sorriso. Stava davvero sorridendo quell'ebete?
-è davvero bella! Sembra la mamma.- disse Alex.
-Già, speriamo che caratterialmente non assomigli al papà...- disse Jasper.
-Vedi Jasper, della tua simpatia ne faccio anche a meno...-
-Meglio così...ed ora caro paparino , è meglio se te ne vai, la bambina ha fame ed ora Annabel, deve darle da mangiare. Quindi, vattene!-
-Lo faccio per Annabel, per lasciarla tranquilla con la bambina...-
-Ma sei scemo o cosa? Guarda ti prego sparisci se non vuoi che chiami qualcuno per buttarti fuori o prenda io l'iniziativa di prenderti in calci in culo!- disse Jasper a livelli di rabbia mai visti prima...
-E che cazzo, tranquillo amico, ora me ne vado...- disse Alex, alzando le mani in segno di arresa.
-Tutto ma non amico. E ora vai.- disse Jasper.
Alex, alzò i tacchi e se ne andò, scomparendo fra i corridoi bianchi dell'ospedale.
 
Jasper entrò in stanza che ancora fremeva per la rabbia che quel coso gli aveva procurato.
Non sapeva cosa fare...dire ad Anna che Alex era venuto, o starsene zitto per non farla soffrire?
Di certo, se avesse incontrato per caso Alex, o, lui stesso, andava a trovarla, non le avrebbe risparmiato i particolari di quella colorita discussione. Annabel, si sarebbe arrabbiata con Jasper, perchè non le aveva detto niente di quell'incontro e ciò comportava ad un litigio...
Jasper non voleva litigare con Annabel, quindi prese la decisione più saggia:dirle tutto. Rischiando, ovviamente.
 
-hey, che ci fai li? Che hai?- disse Annabel quando vide Jasp, sul letto di fronte al suo con la testa poggiata sulle braccia alle ginocchia.
-Niente, solo che...è venuta una persona, prima, non voglio farti soffrire Annabel...- disse Jasper in preda alla disperazione.
-è Alex, vero?- disse Annabel con una goccia che percorreva i dolci tratti del suo viso...
-Anna, no ti prego, non fare così...non dovevo dirtelo, lo sapevo, sono un cretino.- disse Jasper, avvicinandosi ad Anna, mentre l'abbracciava.
-No, hai fatto bene a dirmelo...Perchè è venuto quello stronzo?- disse Annabel.
-Voleva vedere la bambina, gliel'ho fatta vedere, ha detto che è bella come la mamma.- disse Jasper acido come un limone.
Jasper, raccontò tutto ciò che era successo quella mattinata.
-Jasper, io non lo voglio più vedere, mi ha procurato troppo male. Non voglio che ne procuri anche a Diana...- disse Annabel, ormai in lacrime.
-Annabel, lui non può costringerti a fare nulla, se tu non vuoi vederlo, lui non può costringerti, capito? Annabel tu sei uno spirito libero, sta a te prendere la giusta decisione senza obblighi o condizioni, tu decidi della tua vita non lui.- disse Jasper.
-Jasp, la cosa che non capisco, è come fa a dire di amarmi, così, all'improvviso, un giorno se ne viene fuori, arriva, così, come se niente fosse successo, aspettandosi che io ricada ai suoi piedi? Che cosa ha nel cervello quello, scarafaggi?- disse Annabel. Le lacrime non cadevano più, il loro posto era stato sostituito dallo spregio, lo spregio che provava per quell'insensibile ragazzo.
-Hai perfettamente ragione, ascolta, se caso mai verrà qui, non ti preoccupare, lo butterò fuori a calci!- disse Jasper.
-Grazie, mille, per tutto.-
-Sono, o non sono il tuo personal serial killer?- disse Jasper buffoneggiando.
Annabel rise per quel commento, abbracciandolo, sentendosi protetta da quelle braccia, che ormai conosceva fin troppo bene.
Qualcuno bussò alla porta. l'infermiera, aveva con se Diana, che piagnucolava perchè necessitava del latte.
-Signorina, la bambina è affamata...- disse l'infermiera porgendole la bambina.
-Io penso di andare a casa, anche perchè l'orario delle visite mattutine è finito, ritorno nel pomeriggio, va bene?- chiese Jasper alzandosi da quel letto bianco.
-Va bene, Jasper, a dopo.- disse Annabel sorridendogli.
Jasper, diede un bacio alla mamma e sulla piccola manina di Diana, poi uscì dalla porta.
Annabel, allattò Diana, aspettò il suo giornaliero ruttino e la cambiò. Poi, finalmente sazia, si addormentò beata tra le braccia della sua mamma.
 
-Posso entrare?- disse una voce femminile aldilà della porta.
Annabel, ancora intontita dal sonno, si svegliò.
-Si, entra.- disse pur non sapendo chi fosse, anche se la voce le era famigliare.
-Ciao Anna, scusa stavi dormendo, ti ho disturbata?.-
-Si, mamma... ormai sei dentro, entra.- disse Annabel. Era stata abbastanza scortese a risponderle così, ma ormai, tutto il risentimento che provava per lei era tale da far uscire dalla sua bocca veleno al posto di parole.
-Annabel, lo so, sei arrabbiata con me e ti do ragione, ma non puoi trattarmi così, son sempre tua madre!- disse Caroline.
-Lo so mamma, va bene, cerca di capirmi, sono stanca, dormo pochissimo e poi se ripenso a tutto quello che hai fatto per me, ecco, le parole crescono spontanee...-
-Tesoro, ho sbagliato, ricordati, che io ho fatto di tutto per far si che tu crescessi bene, in salute, non ti ho fatto mancare niente.- disse Caroline avvicinandosi alla sedia posta accanto al letto di Annabel.
-Si, mamma, non mi hai mai fatto mancare niente. I soldi me li hai sempre dati, mi hai comprato più di quello che io volevo, mi hai sempre fatto fare quello che io ti chiedevo. Quello che non mi hai dato, anzi, avete dato, è l'affetto, che viene prima di tutti i beni materiali del mondo. Mamma, con il tempo ho capito che tutto ciò che mi avete donato, serviva per comprarmi, anzi per comprare la mia fiducia in voi, perchè sapevate tutti e due che mi mancava sempre qualcosa, anche se mi avreste dato tutto l'oro del mondo.  Ma in fin dei conti, cosa ne sa una bambina? Per una bambina, più dai, più sei il genitore migliore del mondo...ma talvolta, mamma , una bambina ha bisogno anche di qualcosa d'altro per essere felice...- disse Annabel.
- Anna, quanto sei cresciuta...mi sono persa la tua infanzia, la tua adolescenza, ed ora sei donna. Forse, è anche colpa mia se adesso ti ritrovi una bambina da accudire; non ti ho ascoltata abbastanza, ti ho lasciato il via libera a tutto e a tutti pur di vederti felice, perchè sapevo benissimo di non averti dato mai abbastanza in quanto di amore. Talvolta, però, il lasciarti l'accesso libero a tutto, è stato un errore, ma dagli errori si impara Annabel.- disse sua madre.
-Mamma, so che pensi che questa figlia sia un errore, lo pensavo anche io agli inizi, se devo essere sincera la più brutale verità è questa, Diana è un errore. Non voglio che mia figlia cresca con questa convinzione...è brutto, parlare di lei come un errore o un brutto scherzo del destino. Quando sarà grande, parlerò di lei, come un dono di un amore, che non era nato per durare, ma che rimarrà sempre un dolce ricordo, anche se è dura pensarlo dopo quello che Alex ha fatto e detto. Però  voglio che Diana cresca così, cresca con la convinzione di essere un dono, un dolce dono.- disse Annabel, con gli occhi lucidi.
Pure a Caroline i suoi occhi incominciavano a luccicare. Si avvicinò ad Annabel e l'abbracciò mentre le sussurrava queste parole.
-Tesoro, sarai la mamma migliore del mondo, di sicuro sarai migliore di me, però sappi, che anche se a te non sembra, sei sempre nei miei pensieri, Anna, tu sei mia figlia, e anche tu sei stata un dono dell'amore che c'è stato e che ci sarà tra me e tuo padre. Lo so, non ti ho dato l'affetto che meritavi, ma sono nata in una famiglia in cui l'amore era di parte, non sono cresciuta con questi valori e perciò, non so nemmeno io cosa siano o come si facciano ad esprimere. Però sappi, che se anche non te lo dimostro, io ti voglio e ti vorrò sempre bene. Voglio essere una brava nonna ed aiutarti con questo amore di bambina.- disse Caroline ormai in lacrime.
-Mamma, scusa se mi sono comportata male con te, scusa per tutte le cose brutte che ti ho detto. Grazie perchè anche se a modo tuo, ci sei sempre stata, solo ora mi accorgo di quanto sono fortunata ad avere almeno una mamma, anche se con tutti i difetti del mondo, però ce l'ho.- disse sorridendo con sua madre per l'ultimo commento fatto.
Si asciugarono le lacrime entrambe, poi, Annabel, portò sua madre a vedere la piccola Diana, che dormiva fra le lenzuola bianche del lettino.
-è davvero bella! Ti assomiglia davvero molto. Oggi sono fiera di te come non lo sono mai stata prima.-
Disse Caroline abbracciando sua figlia.
Annabel, intanto, entrò nella stanzetta e prese in braccio la piccola Diana.
La portò nella sua stanza, seguita dalla madre. Annabel allattò la piccolina affamata sotto gli occhi felici di Caroline.
Caroline, non era mai stata così felice, vedere sua figlia, la sua unica figlia, con una bellissima bambina la riempiva di gioia. Ed anche se per Annabel c'era stata poco, le aveva sempre voluto bene, come la prima volta che Annabel vide il mondo, con i suoi occhietti azzurro cielo, presi dal papà Richard, sempre allegri e scrutatori.
 
Caroline, dovette andarsene, il suo posto fu sostituito da Jasper. Annabel gli raccontò cosa era successo con sua madre nell'ora precedente.
-Wow, è fantastico, Anna! È importante che tua mamma ci sia, soprattutto in questo momento, insomma è sempre tua madre! E poi, penso una cosa... se tuo padre in questo momento fosse qui, sarebbe fiero di te e si sarebbe innamorato di Diana fin da subito...- disse Jasper.
Ad Annabel, scappò un lacrima. -Jasper, se devo essere sincera, alcune volte mi manca...lo so, non c'e sempre stato, però, era mio padre, gli volevo bene.- disse.
-è normale che ti manca, sarebbe preoccupante se non ti mancasse, però ti guarda da lassù e penso, anzi ne sono certo, è molto orgoglioso della sua piccola Anna, così piccola ma così grande allo stesso tempo. Annabel, tu sei una grande donna, nel corpo di una bambina.- disse Jasp sorridendole, mentre le lasciava una lieve carezza nei suo lunghi capelli corvini.
-Insomma, Jasp, in un corpo di una bambina no... Non esageriamo.-disse Annabel sorridendo e scherzando.
-Anna, è vero sei una bambina cresciuta!- disse Jasper scherzando a sua volta.
-Una bambina cresciuta, tu dici?-
-Certo, non vedi, quando ridi sembri una bambina di cinque anni e poi indossi certi vestiti Anna...-
-Ma come ti permetti? Ho capito che il mio modo di vestire è ben diverso dalle altre ragazze comuni, ma insomma, guardiamo la realtà, io sono diversa dalle altre. Ho diciassette anni, ho una figlia, mi vesto da bambina, ho una mamma che gioca alla giovincella, e ho un amico che mi sopporta vita natural durante senza mai mandarmi a cagare come tutti farebbero. Ti sembra una vita normale?- disse Annabel con una faccia alquanto strana.
-Non sarà una vita normale, ma almeno è diversa da tutte le altre monotone vite. E poi, scusa, quando ti ricapiterà nella vita di incontrare una persona come me?.- disse Jasper con fare altezzoso.
-Infatti, signor guardatemi e non toccatemi, non mi ricapiterà mai nella vita, perchè di Jasper ce nè solo uno al mondo e siccome ce ne solo uno, penso che non  incontrerò mai una persona come te...quindi, mi sento di dire, di essere fortunata ad averti incontrato.- disse Annabel ridendo.
-Queste parole, signora, mi lusingano.- disse Jasper con voce superba.
Ci fu un attimo di silenzio e poi, tutti e due, scoppiarono in una risata.
-Sei uno scemo Jasp.- disse Annabel ancora piegata in due.
-Il tuo scemo preferito però...- disse Jasper.
-Jasp, mi mancavano queste risate...Perchè ora, tutto all'improvviso, ho voglia di divertirmi, di scappare, di lasciare tutto e tutti alle spalle e di partire per uscire la sera e ritornare al mattino tardi, per urlare al mondo che sono libera e che la vita è meravigliosa, perchè? Perchè non è così? Ora ho una bambina da accudire e non posso permettermi più di fare certe cose...ma sai la cosa che mi manca di più cos'è? È l'amore Jasper, ho voglia di qualcuno che mi ami, che mi abbracci, che mi baci...ho voglia di tutte queste attenzioni ed emozioni, Jasper.- disse Annabel.
Annabel continuava ad avere sbalzi d'umore, dal felice ritornava triste e da triste a felice, la causa di tutto? Quei maledetti ormoni.
-Annabel, tranquilla, potrai continuare a vivere la vita di sempre, solo che avrai un ospite in più. Non sei sola, ci sono io ed ora c'e pure tua madre, ci siamo noi che ti aiutiamo e quando vorrai staccare la spina, potrai farlo, basta chiedere. Anna, non indugiare mai, e dico mai, a chiedere, saremo sempre disponibili per te. E per quanto riguarda l'amore, bè quello arriva quando meno te l'aspetti. Non puoi pretenderlo, arriverà lui, un giorno sentirai "toc, toc" e tu dirai, "chi è?" e lui risponderà "Sono amore, vuoi venire con me? Ti porterò in un posto bellissimo, chiamato cuore, li ci si sta bene, si è sempre felici e protetti." E tu risponderai " ti aspettavo, ora vengo!" e poi ti rifugerai nel cuore dell'altro e l'altro si rifugerà nel tuo cuore, troverà conforto, felicità e affetto, tutte le cose che un uomo ha bisogno per vivere, e se un uomo non prova o non regala queste emozioni, solo allora non potrà chiamarsi tale, perchè non sarà capace di vivere.- disse Jasper.
Annabel rimase esterrefatta del discorso di Jasper, non se l'aspettava un pensiero così profondo e bello nella sua semplicità.
-Jasper, tu non smetti mai di stupirmi, un momento spari cazzate a raffica e in un altro diventi che ne so, una sottospecie di poeta...sei incredibile.- disse Annabel.
-Lo so, ti dirò, certe volte mi stupisco di me stesso delle cose che vengono fuori dalla mia boccaccia, però, Bo nascono spontanee, così come l'erba cresce nel prato. O mio dio, sto davvero diventando un poeta...- disse Jasper con facci stranita.
Annabel scoppiò in una risata per l'espressione che Jasper aveva fatto e poi gli tirò un cuscino.
-Ehi, ma come ti permetti, rovini la mia messa in piega, ci tengo al mio Look!- disse mimando la scena.
-Lo vedi, prima poeta, poi distributore di cazzate. Il tuo cervello deve essere diviso in due parti, una parte poeta l'altra cazzone. Quando la parte poeta si spegne, ecco che esce in te il Jasper cazzone. Quando la parte poeta si accende, la parte cazzone, se ne va a dormire, mentre quella poeta bussa alla porta, come l'amore...- disse Annabel ridendo.
-Che osservazione...ne sono certo, diventerai una scienziata.-
-Che lavoro entusiasmante, poi, proprio io, che di scienza ne capisco meno di zero.-
-Questa ne è la prova concreta che non è vero, hai descritto perfettamente il mi cervello  Anna, tralasciando la parte perversa che c'è in me, naturalmente...-
-scemo..- disse Annabel.
-Il tuo...- stava per dire Jasper quando Annabel intervenne -Il tuo scemo preferito, si Jasper, me lo ripeti ogni volta.- disse Annabel alzando gli occhi al cielo.
-Vedi, poco per volta e impari...- disse Jasper.
Annabel, alzò per la seconda volta gli occhi insieme alle mani, per invocare non si sa quale divinità dell'olimpo per aiutarla con il caso disperato Jasper.
-Hai un potere, Jasp, di farmi esasperare che tu non t'immagini.- disse Annabel.
-Lo so, infatti non oso immaginare la poveretta che mi sposerà...- disse Jasper.
-La compiango, guarda. Ecco perchè Jennifer ti ha mollato Jasper. Le hai fatto andare il cervello in fumo.-
-Lasciamo perdere Jennifer, è stata solo una storiella di un mese e mezzo, e poi scusa, se a te il cervello non è andato in fumo, perchè a lei si? Voglio dire, tu non sei ancora scappata da me in tutti questi anni.- disse Jasper.
-Jasper, ho imparato a sopportarti, come si sopporta il freddo, il caldo e il male... Si vede che lei, non aveva il carattere per reggerti. Diciamo, che non ti ha conosciuto abbastanza, ecco.-
-mmmm...si hai ragione. Hai imparato a convivere con me.- disse Jasper.
-Esatto.- rispose Anna, sorridendo.
 
Tre giorni all'ospedale, passarono lentamente, tra le risate e i pianti con Jasper, la riappacificazione con la madre e i pianti di Diana.
Tornando a casa, Annabel, trovò come una pace interiore. Quei muri bianchi, le persone malate, gli infermieri le davano noia e tristezza. Non le è mai piaciuto il posto dell'ospedale, perchè quando suo padre era malato, praticamente, ci viveva. Faceva a turno con sua madre per andarlo a trovare e stargli accanto,  diciamo che l'ospedale faceva riaffiorare in lei ricordi non belli. Ha passato il periodo più brutto della sua vita.
Annabel varcò la soglia di casa con in mano la culla con Diana e sua mamma dietro con le braccia colme di tutine e cosine varie per la bambina.
-Finalmente a casa, vero tesoro?- disse Annabel alla bambina sorridendole e lasciandole una carezza sul suo volto con quella pelle così delicata.
-Anna, vai a riposarti, tanto Diana mangia fra due ore. Fatti una doccia e dormi un po' ne hai bisogno.-disse Caroline.
-Grazie mamma.-disse Annabel sorridendole.
Così, mentre Diana dormiva con la nonna, Annabel, andò a farsi una doccia per levarsi tutta la spossatezza accumulata da quei giorni.
Si sdraiò sul suo letto e incominciò a dormire.
 
Annabel, sentì qualcuno che le carezzava i capelli.
-Ehi, ciao, che ci fai qua?- disse Annabel.
-Ciao, Anna. Son venuto a trovarti e vedere come state.- disse Jasp.
Annabel gli sorrise e si mise a sedere sul letto, mentre si passava, sbadigliando, una mano tra i capelli.
-Mi ha aperto tua madre, era con Diana...sta proprio esercitando in pieno il suo ruolo, vedo.- disse Jasper sorridendo.
-Si, diciamo che si sta facendo perdonare...-disse Annabel -Comunque, un vantaggio per me, no?-
-Certo! Hai più tempo per te se farà così sempre...- disse Jasper.
-Infatti...-disse Annabel sorridendo-Hai visto se stava dormendo, Diana?- chiese Annabel.
-Si mi pare che stava dormendo...-disse Jasper dubbioso.
Non appena finì quella frase, si sentirono delle urla di pianto provenienti dal piano di sotto. Subito Anna, si tirò in piedi dal letto, e si piombò al piano di sotto, dirigendosi verso sua madre con la bambina in braccio.
-Ha iniziato adesso, penso che abbia fame...-disse sua madre.
-Ok, vieni qui, scimmietta urlatrice.- disse Annabel affettuosamente. Ormai quel soprannome calzava a pennello a Diana.
Annabel si sedette e incominciò ad allattare la piccolina.
Intanto, Jasper, era in cucina con sua madre per lasciare un po' di privacy alla sua amica.

Qualcuno suonò al campanello. -Vado io!- urlò Caroline.
-Buongiorno, signora, ho una consegna per Annabel Clark.-disse il ragazzo porgendole un mazzo di rose rosse.
-Si, grazie. Arrivederci.- disse Caroline dubbiosa.
-A lei. Arrivederla.- rispose il ragazzo.
-Annabel, sono per te. Non so di chi sono.- disse Caroline porgendoli ad Anna.
Annabel, la guardò con sguardo interrogativo e poi, incominciò a leggere il bigliettino.
"Queste rose, non supereranno mai la tua bellezza e quella della piccola Diana. Ti amo."




NOTE* 

  
ciao ragazze!!!
Allora, vi piace la nuova storia?
mi dispiace davvero tanto di averci messo così tanto, ma tra la scuola e varie cose (aggiungiamo anche che il tempo per stare al computer è limitato da mia madre:/) ci metto un po' per scrivere un capitolo, anche perchè sono abbastanza lunghi (7 pag.) e non si scrivono tutte di getto 7 pagine, o per lo meno non si scrivono in un ora(esoneriamo i casi speciali).
Avrete capito che la situazione di Annabel, non è per niente facile e poi c'e di mezzo lo stronzo Alex che le complica la vita.
Invece Jasper...be lui è davvero speciale per Anna...
che dire ancora? lasciate un commentino almeno per farmi sapere il vostro parere...è importante...
spero di aggioìrnare al più presto...
un bacio.
P.S. chi segue Tra sogno e realtà  il prossimo capitolo sarà pronto al più presto=)
un bacio<3
GAIA<3

  

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Capitolo 3
*** Amor che nulla hai dato al mondo. ***




3.Amor che nulla hai dato al mondo.

 


-Brutto...- disse Annabel a denti stretti, accartocciando il biglietto, rossa in volto. Ormai le lacrime erano di parte, aveva capito che non serviva sprecarle così inutilmente. Lui non meritava lacrime, meritava odio!
-Annabel, che cosa...non mi dire che...è lui?- disse Jasper con i pugni serrati lungo i fianchi.
-Si, penso proprio di si, chi è quello stronzo che mi dice di amarmi? Lui, chi altrimenti?- disse Annabel con la rabbia al limite.
-Che figlio di...-
-Basta, ora lo sistemo io...- disse Annabel partendo di corsa verso la porta di casa.
-Ma che sta succedendo?- chiese Caroline di ritorno dalla cucina.
-Stai qui con la bambina, ho una commissiona da fare- disse Annabel.
Jasper, voleva replicare, ma non lo fece. Pensò che forse, ora che aveva trovato il coraggio di dirgli le cose così come stavano in faccia ad Alex, forse era meglio lasciarla fare. Erano suoi problemi, ed anche se lui era il suo migliore amico, doveva lasciare che lei li risolvesse.
 
Annabel correva imperterrita verso quel posto che conosceva molto bene. Dove aveva passato molto tempo, dolci momenti, momenti di passione.
La strada se la ricordava ancora molto bene, voleva porre fine a questa storia, prendere con tutte le sue forze un grande masso e lasciarlo cadere li, dove i ricordi riaffioravano e dove la rabbia faceva da padrona.
Arrivò fuori a quella casa bianca, con le finestre con le serrande blu e quella porta bianca che ora stava per solcare.
Avvicinò il dito al campanello e subito una voce femminile rispose al di la del citofono.
-Chi è?- chiese.
-Buongiorno signora, sono Annabel, Alex è in casa?- disse Annabel mostrandosi cordiale con colei che doveva essere la madre dell'origine di tutti i suoi problemi.
-Annabel, da quanto tempo...si, Alex è in casa, prego entra...-
-No, guardi, preferirei che venisse fuori, è possibile?- disse Annabel.
-Si certo glielo dico subito. Ciao cara.- disse la madre.
La madre di Alex, Angelina, era stata molto cordiale con lei, fin dai primi tempi. Anche quando Alex, aveva abbandonato Annabel con la bambina, lei l'aveva continuata a chiamare per scusarsi con lei del comportamento di suo figlio.
L'ultima volta che l'aveva vista e sentita, era stato sette mesi fa, dopodiché, sparita anche lei con il figlio.
Una figura alta, snella, con quegli occhi azzurro cielo e quei capelli  color paglia, si presentò dinnanzi a lei.
-Annabel, che sorpresa, hai ricevuto i fiori?- disse Alex, sorridente, mentre si avvicinava ad Anna per abbracciarla.
-stammi lontano.- sibilò Annabel a denti stretti mentre gli posava sul suo petto una mano per allontanarlo da lei. La situazione si era capovolta, ora era lei che lo allontanava.
-Hei, che c'è?- chiese Alex come se nulla fosse successo in quei mesi.
-Che c'e? tu mi vieni a dire che c'è? Non ti ho più visto per nove mesi, mi hai abbandonato con la responsabilità di una figlia, ed ora vieni a dichiararmi amore per tutta la vita?- disse Annabel furente.
-Lo so, hai ragione, ma ho riconosciuto i miei sbagli, ed ora sono qua per rimediare a tutto, perchè ho visto Diana, è bellissima e vorrei essere un buon padre per lei... ti prego perdonami, potremmo essere una famiglia...- disse Alex, in tono supplichevole.
-Diana, sta e starà bene così. Non ha bisogno di un padre come te. Se tu fossi stato diverso, se tu non mi avessi abbandonato, anzi non ci avessi abbandonato, ora le cose sarebbero diverse. Te ne sei reso conto troppo tardi Alex. Mettiamoci una pietra sopra. Tu non mi cerchi ed io non ti cerco, semplice no?- disse Annabel.
-Io sono il padre di Diana ed ho tutto il diritto di vederla.- disse Alex furioso.
-Tu non sei suo padre, tu l'hai abbandonata. Non sei degno di essere chiamato papà.- disse Annabel.
Alex, fece un passo in avanti e baciò Anna, così, di soprassalto.
Annabel, si stacco immediatamente da lui e con uno schiaffo, gli voltò la faccia dall'altra parte.
-Verme schifoso codardo. Tu non sei suo padre, non sei il mio ragazzo e mai lo sarai. Tu, per noi, non sei nessuno! Alex, assumiti le tue responsabilità. Non farti più vedere, ne tantomeno sentire. Addio e quando dico addio, è per sempre.- disse Annabel con fermezza e con le lacrime che gli pungevano gli occhi pronte per uscire.
Girò i tacchi e corse più veloce che poté verso casa sua, dalla sua bambina e dalla persona più importante della sua vita, Jasper.
 
-Oh mio dio, Anna, che ti ha detto, che ti ha fatto?- chiese Jasper preoccupato.
Annabel si lanciò tra le sue braccia.
-è uno stronzo! Mi dice di amarmi, mi ha baciato, dopo tutto quello che mi ha fatto...- disse Annabel.
-Tranquilla, tranquilla.- le disse Jasper carezzandole il capo.
Annabel alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime. Jasper la guardò e poi le disse- Ora da quello vado io.-
Annabel, stava per ribattere, troppo tardi, Jasper era già fuori l'uscio di casa.
 
Suonava imperterrito a quello stra maledetto campanello di casa. A rispondere non fu la madre, che per fortuna non era in casa, ma fu Alex, con il suo solito tono sgarbato -Arrivo, cazzo un minuto, porca troia.-
 -Ma che cazzo...- la frase rimase a metà perchè fu completata dal pugno che Jasper aveva trattenuto fino a quel giorno per Alex. -Così impari a fare il coglione...- disse Jasper ad Alex che si stava rialzando con la mano davanti al labbro sanguinante.
Jasper, si girò e se ne andò, mentre dalla sua bocca usciva un debole "bastardo".
 
Annabel, si era lasciata andare a peso morto sul divano, ormai in lacrime.
-Tesoro!- disse Caroline entrando in salotto con Diana. -Ma che è successo?- chiese Caroline guardando la figlia con compassione.
Annabel, riuscì a calmarsi e a raccontare tutto alla madre. Diana intanto si era messa a strillare, aveva bisogno della mamma.
Anna, la prese tra le sue braccia e incominciò a cullarla dandole, di tanto in tanto, qualche bacino sulla fronte delicata della piccolina.
Nemmeno due ore  che era tornata a casa, che i problemi iniziavano.
Si sentì una porta sbattere. Jasper.
Annabel, diede la bambina alla madre e si precipitò da lui. -Jasp, cosa è successo?- chiese turbata.
-Niente, non preoccuparti, gli ho dato una bella lezione a quello stronzo.- le disse.
-Cosa gli hai fatto?- chiese Annabel.
-Non adesso, Anna, dopo ti dico tutto.- le disse avvicinandosi a lei per abbracciarla. -Jasp, io non voglio che tu ti metta nei guai per me.- gli disse Annabel, alzando il viso dal petto di Jasp.
-Tranquilla, niente guai, e poi se non ci fosti tu, la mia vita sarebbe monotona, un po' di movimento ci vuole nella vita...- disse Jasper sorridendole.
Annabel sorrise di rimando, staccandosi da lui e guardandolo nelle sue iridi blu dicendogli- Jasp, solo una cosa, sta attento, tu non sai di cosa è capace Alex.- gli disse.
-Tranquilla, è solo un moccioso. Ora, non pensarci più, ok?- le disse carezzandole un braccio come di conforto.
-mmmm... ma dimmi cosa gli hai fatto?- disse Annabel annuendo.
-Gli ho solo tirato un pugno in pieno viso.- disse Jasper ghignando.
Annabel scosse la testa -Sei il solito.- disse con un leggero sorriso.
 
La giornata passò tranquillamente in compagnia di Diana e Jasper. Risero e scherzarono, per le facce strane che la piccolina faceva e per le battute idiote che Jasper inventava. Poi, calò la sera, Jasper se ne andò e Annabel si preparò psicologicamente ad una nottata in bianco.
E così fu. Tra pianti, e poppate Annabel riuscì a dormire si e no 4 ore...
Si alzò la mattina che sembrava uno zombi, due profonde occhiaie e capelli arruffati. Approfittò di sua mamma per farle fare da baby sitter alla piccolina che dormiva, mentre lei si metteva sotto il caldo getto della doccia.
Si asciugò, si vestì e la giornata ebbe inizio. Purtroppo, sentì la mancanza di Jasp. In estate lavorava come cameriere in un ristorante della città, un lavoro part-time, tanto per racimolare un po' di soldi per il college.
Lavorava tutta la mattinata, in certe occasioni, lavorava pure di sera, tutto dipendeva da quanta gente arrivava a cenare.
E se di pomeriggio non era troppo stanco, aiutava sua madre e suo padre al negozio di alimentari che avevano proprio sotto casa.
 
 Era una bella giornata calda d'estate ed il vento soffiava mitigando il clima. Sotto i continui sproni della madre, Annabel, uscì, finalmente senza la piccolina, per "respirare" una nuova aria diversa da quella delle quattro mura di casa.
Il leggero vento soffiava tra i suoi capelli corvini che svolazzavano di qua e di la. Anna, inspirò profondamente sentendosi come... più leggera... Ormai il suo naso si era abituato al solito odore di chiuso che c'era in casa sua. Riempirsi i polmoni di quell'aria nuova le fece provare una sensazione di benessere. sarà l'estate, il sole e il vento, Annabel, si sentì come rinata, per un momento si dimenticò di avere una bambina, di essere madre, su quanti pasti faceva Diana, sulle ore che passavo tra un pasto e l'altro. In quel momento si sentiva come nove mesi fa, una normale ragazza, che usciva a fare una passeggiata in un pomeriggio d'estate. Esonerata dai compiti e dai libri.
Decise di passare al negozio di alimentari per fare un saluto a Jasper, gli mancava...aveva passato una settimana intera con lui ed era normalissimo un po' di nostalgia...
 
Spinse la porta del negozio sotto il trillo che essa faceva ogni qual  volta che qualcuno la apriva.
-Ciao, Annabel.- l'accolse così, la madre di Jasper dietro la cassa.
Era un negozio, anzi più una bottega, modesto. Piccolo, ma ben fornito. Comodo per le signore anziane che abitavano li vicino, evitava loro chilometri di strada da percorrere a piedi con le borse cariche di alimenti.
-Ciao Morgana! Jasper è qui?- chiese sorridendole.
-No cara, è a casa a dormire...prova ad andarlo a trovare, entra pure senza suonare, la porta è aperta.- disse- Tu come stai? E la piccolina? Sai ti volevo venire a trovare, ma un po' per il lavoro un po' per evitarti il disturbo, non sono venuta...comunque mi ha raccontato tutto Jasper.- le disse sorridendole.
-Niente, disturbo...davvero...quando vuoi passa. Comunque, tutto bene, l'unica cosa che risento è il sonno...dormo si e no 4 ore...- disse Annabel. -Ti capisco...ma vedrai che più  vai vanti più le ore aumenteranno... Va bene, non ti intrattengo di più...Ci vediamo uno di questi giorni, magari...-
-Certamente! Grazie Morgana...Ciao!- le disse Annabel uscendo dal negozio. -A presto Annabel...- rispose Morgana di rimando.
 
Annabel, così come le aveva detto Morgana, trovò la porta aperta. Entrò e si diresse in punta di piedi verso la camera di Jasp.
Spinse la porta della camera da letto ed entrò stando attenta a non fare alcun rumore.
Jasper dormiva beatamente, sembrava un angelo, quando dormiva.
Annabel si avvicinò al letto e si sedette sul bordo. Non potè fare a meno di immergere la mano nei capelli lisci e morbidi di Jasper, sorridendo nel buio della stanza.
Jasper mugugnò qualcosa di indecifrabile, Annabel, intanto, faceva scendere la sua mano fino al suo viso per carezzarlo e sussurargli un debole "shhh".
-Anna...- biascicò Jasp. -Shhh, dormi.- gli disse togliendo la mano dal suo viso per alzarsi.
Jasper, l'afferrò per il polso.-No...stai qua con me...- biascicò.
Annabel si girò verso di lui che era in uno stato di dormiveglia. Mancavano tre ore al pasto di Diana...così si accovacciò con la schiena verso Jasper nello spazio che egli aveva fatto per lei.
Jasper le cinse la vita con un braccio, mentre Annabel, chiudeva gli occhi per rilassarsi quell'attimo che le era stato concesso.
 
A svegliarli fu il tremolio del cellulare di Annabel.
-Pronto...- rispose assonnata Anna.
-Ciao, sono la mamma...ma cosa hai, hai una voce strana...- rispose Caroline -niente mamma, mi sono addormentata a casa di Jasper.- disse Annabel.
-Ho capito...ascolta, io sono a fare un giro con Diana...fra un'ora però deve mangiare, te ne ricordi, vero?- chiese la mamma -Si mamma, non preoccuparti tra un'ora sono li...-
-Va bene...a dopo.- e così sua mamma chiuse la chiamata.
-Che c'è?- chiese Jasper stropicciandosi gli occhi.
-Niente, mia mamma mi ha ricordato che tra un'ora devo essere a casa per dare da mangiare a Diana.- disse Annabel. Jasper si impuntò sul gomito verso Anna sorridendole.
-Ti sei riposata?- le chiese -Si...non sai quanto ne avevo bisogno...- rispose Annabel sorridendogli di rimando.
-Diana, come sta?- chiese Jasper -Bene, mangia dorme e piange e non fa dormire la mamma...- rispose Annabel sbuffando.
Jasper rise e le fece una carezza sul volto stanco di Anna. -Dai, Anna, sei una brava mamma...e sono sempre più convinto che ce la farai nell'impresa di crescerla...- disse ad Annabel.
-Si, proprio...impresa è il termine esatto...comunque, ce la metterò tutta affinché cresca bene...-  rispose.
-Ma si...sono sicuro che sarà una bella e brava ragazza, tanto che io dovrò farle da bodyguard dai tanti ragazzini allupati che le ronzeranno  intorno.-
-Tu, non incominciare...- gli disse Annabel puntandogli il dito contro.
-Ma scusa eh...bisognerà proteggerla questa bambina.- ribatté Jasper.
-Proteggerla è ben diverso dal pedinarla per far si che i ragazzi non le girino intorno.- disse Annabel.
-Sarà, comunque cambierai idea pure tu...anzi mi pregherai, addirittura mi pagherai per farle da stalker!- disse Jasper gesticolando.
-Contaci...- disse Annabel sdraiandosi sul letto.
Jasper sorrise e poi la prese tra le sue braccia, una mano tra i capelli che giocava con le sue ciocche corvine, l'altra che gli cingeva la pancia.
-Ti manca la vita di prima?- le chiese Jasper -è ovvio che mi manca! Però riesco comunque, vedi oggi, a ricavarmi degli spazi per me...- rispose Annabel.
-mmmm...sappi che se ti serve aiuto io ci sono, ok?- disse Jasp.
-Lo so Jasp. Grazie.- rispose Annabel guardandolo negli occhi per poi dargli un bacio sulla guancia.
-Penso che mi avvierò a casa.- disse Annabel mettendosi seduta sul letto.
-Va bene...Ti accompagno io...- disse Jasper alzandosi dal letto.
Così facendo, uscirono di casa insieme e si avviarono verso casa di Anna.
 
Arrivarono davanti al suo portone dopo quella passeggiata passata tra risate e chiacchierate con il sole che batteva forte su di loro.
Jasper entrò insieme ad Anna, voleva salutare la piccolina...
-Anna...- appena Annabel entrò sentì il richiamo di sua madre e gli strilli della piccolina.
Subito si precipitò nel salotto.
-Ehy, piccolina...scusami sono una cattiva mamma, ti ho lasciata troppo tempo da sola.- disse alla piccolina tra le sue braccia strofinandosi il naso contro il nasino accentuato della piccolina.
La bambina smise di piangere, mentre guardava la giovane mamma con quei piccoli occhietti di cui ancora non si distingueva il colore, e le guanciotte rosse e bagnate dalle lacrime.
Annabel, asciugò il viso di Diana mentre le lasciava un piccolo bacio sulla fronte delicata.
-Anna, questa bambina ha fame...è da dieci minuti che piange...- disse Caroline.
-Si, hai ragione, povera piccola.- disse Annabel con occhi di compassione verso la bambina.
Intanto Jasp, stava li, appoggiato contro la parete di casa a guardare quella scena di tenerezza tra mamma e figlia.
-Fanciulle, vi lascio ai vostri "svezzamenti"...magari passo domani, o passa tu con Diana a casa... va bene?- chiese Jasper ad Anna.
-Va bene... a domani...- rispose Annabel sorridendogli.
Detto questo Jasper prese e se ne andò. Intanto Annabel, si sedette sul divano e incominciò ad allattare la povera Diana affamata.
 
Durante tutto il giorno, però, ad Annabel una cosa, parve strana... Diana, mangiava ma dopo un'ora strillava ancora perchè aveva ancora fame, e non era una cosa normale...
Non sapeva a che pensare, con sua mamma guardò la situazione del peso degli ultimi giorni e notarono che era aumentata soltanto di 2 grammi.
La bambina non cresceva bene. Cosa poteva impedirle la crescita?
Annabel e Caroline, preoccupate, non tardarono a chiamare la guardia medica.
 
10 minuti dopo, suonarono al campanello. Caroline si precipitò alla porta per aprire alla guardia medica.
-Buona sera dottore, mi dispiace averla disturbata, ma c'è un problema con la bambina.- disse Caroline preoccupata.
-Non si preoccupi signora, è il mio lavoro...andiamo a vedere cosa ha la creatura.- rispose il dottore sorridendo seguendo Caroline.
Annabel e la madre, spiegarono cosa stava succedendo a Diana, il dottore la visitò e giunse ad una conclusione.
-Signorina, il suo latte non va bene per la bambina, non contiene le sostanze giuste per farla crescere. Le consiglio il latte in polvere, guardi ne ho qua una scatola, me la porto sempre con me quando vado a visitare bambini con questo genere di problema. Il più delle volte è proprio dato dal latte materno. Non si preoccupi, vedrà che adesso la sua bambina crescerà più forte e sana- disse, sorridendo il dottore mentre poggiava la sua mano sulla spalla di Annabel.
-Grazie dottore.- rispose Annabel - Non c'e di che, il latte lo può trovare in farmacia, tenga questa è la marca più buona.- le disse.
-Va bene, ci andrò al più presto.- disse Annabel.
Il dottore se ne andò, Diana si era addormentata e Caroline tirò un sospiro di sollievo.
-Mamma, mi dispiace non darle più il mio latte, mi dispiace...- disse Annabel con le parole spezzate dalle lacrime.
-Su, Anna, non piangere, anche io non ho avuto la fortuna di allattarti, però, vedi ora, sei bella e forte...se continuava a bere dal tuo latte, la bambina cresceva fragile e ammalata.- la consolò Caroline. Annabel annuì ancora contro il petto di sua madre che la stava consolando.
 
Stanca dalla giornata, Annabel andò a letto per riposarsi un po'.
Quando Diana si svegliò per la poppata, Annabel, diede per la prima volta il biberon alla piccolina, che, all'inizio, non sembrava entusiasta della nuova idea, ma poi finì il latte in poco tempo.
Annabel, notò subito la differenza, ora, Diana non piangeva più, anzi si addormentò a pancia piena e soddisfatta.
E anche questo problema era risolto.
Chissà quanti problemi doveva ancora affrontare, ce l'avrebbe fatta? Annabel si addormentò con questo punto interrogativo nella testa, in cerca di una riposta che non tardò ad arrivare: si, ce la farò.



NOTE.
Ciao a tutte! ben tornate...anxi dovrei dire Ben tornata a me! lo so ci ho messo tanto, troppo tempo, ma davvero, al computer non sto tanto tempo, la scuola tiene impegnate e non posso vivere una vita attaccata allo schermo.
quindi perdono, perdono, perdono!
in questo capitolo i due protagonisti si stanno avvicinando sempre più, tra momenti di supporto e dolcezza...e poi ecco a voi il tanto aspettato cazzoto di Jasper ad Alex.
Ed ora ci si chiede...cosa farà Alex??
lo scoprirete solo leggendo...e...commentando, perchè per me è bello sapere la vostra opinione...
un bacio grosso!
Gaia
 
 
 
  

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Capitolo 4
*** non esiste amicizia...senza amore... ***




4.Non esiste amicizia...senza amore...

 


Erano passati due giorni dallo spavento che Diana aveva fatto prendere alla povera Annabel ed a Caroline.
Diana, era cresciuta di quattro grammi, con il latte in polvere e sembrava anche gradirlo. Annabel era più serena ed aveva meno preoccupazioni dal momento che poteva darle il latte anche Caroline, ora che non l'allattava più. Avevano anche fatto il primo bagnetto a Diana, che sembrava non apprezzare molto l'acqua dagli strilli che faceva.
La bambina si era calmata solo dopo che Anna, le aveva messo indosso una delle tante tutine rosa che aveva comprato nei nove mesi di gravidanza.
E tra foto, schizzi e strilli anche il primo bagnetto era stato superato.
Jasper in quei due giorni aveva lavorato molto, tra il ristorante e il negozio, non riusciva a ritagliarsi un attimo di tempo per lui e per vedere Annabel e Diana.
Era una splendida giornata, calda, Annabel ne trasse vantaggio per uscire con Diana e, approfittando del fatto di abitare in una cittadina balnearia, prese la sua fiat cinquecento bianca, tanto bramata e desiderata da torturare sua madre per comprargliela dopo avere compiuto i sedici anni ed avere fatto la patente, si fece aiutare da sua madre per montare il seggiolino sul sedile anteriore in modo che Annabel potesse controllare Diana. Poi, provò a chiamare Jasper al telefono per vedere se rispondeva...dopo qualche secondo di attesa, si sentì un "pronto" dall'altra parte della cornetta.
-Ehi...ciao lavoratore...sei ancora sotto capo?- chiese Annabel sorridendo mentre guidava con le auricolari nelle orecchie.
-Ciao, mammina...Ehm si...Ancora per venti minuti poi sono libero...Perchè?-chiese.
-Sto andando al mare...ti va di raggiungermi?-le domandò.
-Si, certo, un po' di mare mi farà bene...-disse.
-Ok, allora ci vediamo tra poco.- le disse. Jasper chiuse la chiamata e si diedero appuntamento alla spiaggia libera dove avevano passato la maggior parte del loro tempo da adolescenti spensierati. Annabel voltò strada e prese quella che portava al mare.
Dopo venti minuti di strada, arrivò al parcheggio vicino alla spiaggia. Slacciò Annabel dal seggiolino di bordo, aprì il passeggino e la posizionò con la visiera che la proteggeva dal sole.
Trovò un posticino all'ombra sotto il tettuccio del marciapiede soprastante. Mise gli asciugamani per terrà così da poter sdraiare la piccola Diana.
-Amore...come sei bella! ti piace il mare? Si?- le disse facendole delle piccole pernacchie sul piccolo pancino, mentre la piccolina s'agitava con dei gridolini e dei sorrisi.
Annabel spalmò una crema protettiva sulla pelle delicata di Diana, come le era stato suggerito da Caroline. Ora la piccolina era tutta bianca ricoperta dalla crema che profumava di cocco.
Poi, la prese tra le braccia e le diede il biberon con il latte, dopodiché a pancia piena Diana si addormentò cullata dal mite venticello e le braccia sicure della madre.
 
-Ciao, mammina!- comparve così, Jasper sotto gli occhi colpiti dal sole di Annabel.
-Ciao Jasp.- rispose Annabel.
-Diana?- chiese guardandosi in giro.
-L'ho buttata in acqua...-disse seria Annabel -Spero tu stia scherzando...vero?-chiese Jasper preoccupato.
Annabel lo guardò un attimo seria, per poi scoppiare a ridergli in faccia.
-Scemo, secondo te l'ho buttata in acqua? ok che non mi fa dormire, ma fino al punto di ucciderla no...è li nel passeggino che dorme beata, se la svegli sei un uomo morto.-disse Annabel avvisandolo con fare minaccioso.
-Va bene...altrimenti mi butti in mare?-chiese divertito Jasper.
-Non si sa mai...-rispose Annabel, sul vago.
Jasper si avvicinò al passeggino per vedere la piccolina che dormiva beata. La suoneria di Annabel fece irruzione in quel momento. -Pronto, mamma?- rispose, Annabel.
-Si, come vuoi...ok ti aspetto sono vicino al baretto della spiaggia libera...ok...ciao...- e chiuse la chiamata.
-Mia mamma, viene qua, ha detto che vuole farmi fare una nuotata con te, quindi mi aiuta a tenere Diana...- disse sorridendo Diana.
-Mmmmm...quella donna la faranno santa...- disse Jasper iniziando a spogliarsi la maglietta.
-Non proprio, diciamo che si vuole far perdonare...- disse Annabel.
-Nemmeno un minimo di gratitudine tu?- chiese Jasper.
-Un po'...-rispose Annabel. Jasper scosse la testa e si levò i pantaloncini, stiracchiandosi sotto il sole che gli illuminava i suoi capelli biondo cenere e i suoi "muscoli" appena accennati.
-Dovresti farti un po' di addominali...-disse Annabel guardando i pettorali di Jasper mentre sorrideva.
-Grazie! Ma io sto bene così, che c'è non ti piace la mia pancetta?-chiese Jasper scherzando.
-Nulla in contrario, signore...-rispose Annabel ridendo -Ma perchè non mi fa vedere la sua di pancetta, signorina che tanto critica la pancia degli altri?- chiese Jasper.
-Allora, io sono giustificata...ho appena partorito, precisamente da quasi due settimane, quindi è più che normale che io l'abbia, mio caro!- disse Annabel agitandogli il dito contro.
-Ah, si, me n'ero dimenticato, mi scusi signorina...- disse Jasper baciandole il dorso della mano -Di niente gentile signore.- rispose Annabel ridendo, seguita da Jasper. Chi l'avrebbe visti da fuori, li avrebbe calcolati come due pazzi...
Annabel si spogliò dei vestititi, rimanendo nel suo costume a due pezzi verde e marrone. Con la gravidanza era ingrassata di qualche chilo, ma aveva rimediato subito...la pancetta, era ovvio, non era sparita del tutto, ma con un po' di sport, l'avrebbe di sicuro eliminata.
-Bè, che c'hai da guardare?stupito di non trovare ciò che ti aspettassi, ovvero una piccola balenottera?-chiese Annabel puntandolo dritto negli occhi.
Jasper rimase interdetto, per un secondo.
-bè...in effetti...-disse sorridendo.
-Ma tu guarda questo...-disse Annabel lanciandogli la maglietta in pieno viso.
-Sto scherzando, sto scherzando...-disse Jasper alzando le mani in segno d'arresa.
 
Nel frattempo, arrivò sua madre. -Ciao mamma!- disse Annabel a sua madre, seguita da Jasp.
-Ciao, ragazzi, su andate a sfogarvi, io bado alla piccola.-disse Caroline sorridendo ai due ragazzi.
Annabel corse subito in riva al mare, seguita da Jasper. Provò ad immergere un piede nell'acqua, ovviamente era abbastanza fredda, tanto da farle ritrarre il piede, rabbrividendo.
-Che c'è? Fifa?-chiese Jasper, provocandola.
-No...-rispose incerta Anna.
-A no...-disse Jasper guardandola di sottecchi...
Ad un certo punto, la prese in braccio, sotto i suoi strilli e la buttò in mare, in quell'acqua cristallina.
-Jasper!!!!! Sei uno scemo!-disse urlando Annabel, mentre Jasper se la rideva di gusto...
-Rilassati un po'...su da brava...- disse Jasper buttandosi all'indietro in quell'acqua cristallina.
-Jasper, ti dovrei ricordare che l'acqua è ghiacciata ed io sto tremando!-disse Annabel portandosi le braccia intrecciate alle spalle.
-Anna, ti dovrei ricordare che se tu stai li impalata ad aspettare che l'acqua si riscaldi, continuerai ad avere freddo e poi su non esageriamo è freddina ma non è gelata...Anna, muoviti, nuota!-disse Jasper andandole incontro. Annabel fece una smorfia e poi si decise ad immergere la testa sott'acqua e nuotare.
Jasper le si avvicinò, le posò una mano sulla schiena e la guidò verso la sua direzione. Annabel mise la testa fuori dall'acqua per riprendere fiato. -Allora, gara di nuoto? Facciamo chi arriva prima al quel palo?-chiese Jasper indicando il palo davanti a lui.
-Ok, ci sto!- disse Annabel.
Contarono fino a tre e partirono sbracciando per arrivare alla meta indicata. Il primo, ovviamente fu  Jasper, mentre Annabel se ne stava ancora a metà percorso annaspando.
-Evvai! Fatti dire una cosa...nel nuoto sei una schiappa...Annabel, non hai fiato...sembri che ti fumi cannoni per avere un fiato così corto...- disse Jasper ridendo.
-Grazie Jasp! Il paragone era di sicuro tra quelli più azzeccati della tua vita! Hai un cervello molto sviluppato...- disse Annabel, guardandolo in cagnesco...
-Grazie Anna! I tuoi complimenti fanno crescere!- disse Jasper ironico.
-Non c'e di che...-rispose Annabel sorridendo -Ora, posso farmi una nuotata in santa pace senza gare ne niente?- chiese Annabel.
-Prego...-disse Jasper facendole segno di andare.
Nuotarono per un po', sotto i continui scherzi di Jasper nel tentare di "affogarla" e i continui rimproveri della povera Anna.
Uscirono dall'acqua tremolanti e sgocciolanti. Corsero subito alle docce che la spiaggia metteva a disposizione e si avvolsero in un asciugamano.
-La piccola dorme?-chiese Annabel a sua mamma dirigendosi verso la carrozzina.
-Si, Anna...dorme beata...penso che l'aria e il suono del mare la faccia rilassare.- disse Caroline sorridendo mentre sbirciava dal tettuccio della carrozzina.
Annabel e Jasper si sdraiarono per prendere un po' di sole. Erano tutte due di carnagione scura, quindi bastava anche solo un giorno di mare per farli abbronzare.
Annabel, si addormentò sotto il tepore del sole e il rilassante suono del mare...Jasper ne approfittò per fare...il coglione. Corse in riva al mare con la bottiglia vuota che Annabel aveva portato con se, la riempì d'acqua e subito salì dalla povera Annabel.
Incominciò a versarla sulla pancia della ragazza, che, al contatto con l'acqua fredda subito balzò in piedi, con tanto di urlo.
Intanto Jasper se la rideva di gusto a vedere Annabel che lo insultava e sbraitava contro di lui.
 
-Sei uno scemo, anzi un coglione! Ma come ti viene in mente? Hai un cervello tanto piccolo Jasper...- disse Annabel sbraitando.
-Ehy, piccola Anna, calmati....era uno scherzo...-disse Jasper tranquillo, ancora con il sorriso soddisfatto stampato sul volto.
-Uno scherzo di cattivo gusto!-disse Annabel a pochi centimetri dal suo viso guardandolo con fare minaccioso in quelle pozze di mare.
Jasper era destabilizzato da quella vicinanza...si era perso in quegli occhi color del cielo che esprimevano rabbia...ma a lui che gliene importava...erano belli sempre. Gli occhi di Annabel, era la cosa che a lui piaceva di più di lei. Avevano un potere ipnotico su di lui...riuscivano sempre a destabilizzarlo e a fargli pensare cose, che non doveva nemmeno sfiorarle con il pensiero. Non negava, che provava un'attrazione per lei...non aveva un fisico perfetto, ma il viso si. Aveva un viso angelico, con quei capelli neri che facevano risaltare quelle pozze blu e la bocca rosea ben disegnata...un angelo in terra, amava definire Annabel, nei suoi pensieri. Talvolta, pensava che non era giusto fare quei pensieri...era sua amica dall'infanzia, l'aveva vista crescere...non poteva pensare di avere una relazione con lei...anche perchè più di un'attrazione fisica, non provava nient'altro...o almeno credeva...
-Bè, che vuoi fare?-chiese Jasper, dopo quel momento di smarrimento, poggiandole una mano sul fianco. A quel contatto Annabel sussultò.
-Scemo, hai le mani gelate!-disse Annabel, allontanandosi. Lo sapeva pure lei che aveva sussultato per il contatto e non per il freddo. Sentire le mani di Jasper, quelle mani, che ormai conosceva perfettamente sul suo corpo nudo, le provocava come una sorta di scossa elettrica.
Sulle labbra di Jasper, si formò un lieve ghigno. Aveva capito anche lui che non aveva sussultato per il freddo...ormai la capiva fin troppo bene.
-Mmmm...che odio...ti leverei quel ghigno a schiaffi...e poi lo fai senza motivo...- disse Annabel divincolandosi dalla presa.
-Cosa faccio?- chiese Jasper posando anche l'altra mano sull'altro fianco di Anna.
-Il ghigno...cosa sennò?- disse Annabel ormai spazientita -Ma mi lasci?-chiese Annabel divincolandosi, di nuovo, senza successo.
-E allora toglimelo...-disse Jasper guardandola intensamente provocandola. Annabel si rilassò un attimo. -Non provocarmi...-disse puntandogli il dito contro.
-Io non ti sto provocando...-disse Jasper sorridendo.
-Ah, no? Secondo te la frase "allora toglimelo" che significato può dare ad una persona? -chiese Annabel.
-Di toglierlo...punto.-disse Jasper inarcando il sopracciglio, avvicinandola ulteriormente di più a lui.
Continuavano sempre di più ad avvicinarsi, con la voglia di scoprire sempre di più, di avvicinarsi sempre di più...
Erano a pochissimo centimetri di distanza, quando...Diana incominciò a strillare.
I due si allontanarono, mentre Anna, si schiariva la voce e si dirigeva verso il passeggino.
-Che c'è? Hai fame?-chiese alla bambina, mentre la prendeva in braccio per calmarla mentre le dava un dolce buffetto sulla guancia.
Annabel si posizionò seduta sul telone mentre dava il biberon con il latte a Diana. Jasper le si sedette in parte. -Ha fame, vedo...- disse.
-Già...-disse Annabel senza alzare lo sguardo dalla bambina. -Senti...per quanto riguarda prima...- cercò di incominciare il discorso, incerto. -Non è successo niente Jasper...non preoccuparti, era solo uno scherzo...-disse Annabel alzando lo sguardo e incrociando il suo ,incrociando il mare dei suoi occhi.
-Già...solo uno scherzo...-ripeté Jasper abbassando lo sguardo mentre si rigirava le mani.
Annabel finì di dare da mangiare alla bambina, mentre la cambiava, Jasper sistemava borse e borsone pronte per essere caricate in macchina.
Caricarono il tutto sulla fiat di Annabel e allacciarono la bambina nel seggiolino mentre Anna chiudeva la portiera.
-Bene, allora ci vediamo...-disse Annabel -Si, certo...grazie di tutto...ho passato una giornata diversa dal solito...-disse Jasper sorridendole.
-Grazie a te! Se non ci fossi stato tu, non mi sarei divertita così...ma d'altronde come sempre...-disse Annabel sorridendo.
-Va bene...sarà meglio che vada...il lavoro mi aspetta...-disse Jasper avvicinandosi alla sua macchina.
-Ok...ci vediamo...-disse Annabel allontanandosi da lui mentre accennava un saluto con la mano.
E così si lasciarono, i motori partirono e tutti e due ritornarono alla vita di sempre.
 
Quando si svegliò nel cuore della notte, Annabel era sudata. Aveva fatto uno strano sogno...aveva sognato lei e Jasper che si baciavano e che andavano oltre un semplice bacio. Poi il momento magico, fu interrotto da strilli di Diana che scalciava nel seggiolone e così il sogno si era interrotto.
-No...Anna, riprenditi...-disse a se stessa toccandosi la fronte con una mano.
Si alzò dal letto, controllò che la bambina dormisse e poi si recò al bagno per bagnarsi il viso sudato con dell'acqua gelida.
Il momento che c'era stato alla spiaggia tra lei e Jasper, aveva riscosso in lei strani pensieri...possibile che in tutti questi anni, non c'era mai stato nulla di simile...o quasi? O bè, una volta c'era stata...era stato un bacio innocente, forse colpa dell'acool, però in tutti questi anni, solo quella volta, e basta.
Possibile che ora quel pensiero tornava più insistente che mai. Poteva esistere un'amicizia tra uomo e donna?
Era questa la domanda che si era fatta molte volte. Ma la risposta era stata sempre positiva, si. L'esempio più vivido era quello tra lei e Jasper. Per diciassette anni, il loro cervello, o perlomeno il suo, non era mai stato trapassato da idee poco caste su di lui. Eppure...qualche pensiero si era formato. Non si poteva nascondere che Jasper non era un brutto ragazzo, anche lui aveva fascino...però non aveva mai pensato di avere una relazione con lui. O magari lui si...
-Basta!- quasi urlò Annabel al suo riflesso. Tutti quei pensieri le stavano facendo fumare il cervello.
Uscì dal bagno e si rifugiò sotto le coperte. Il vibrare del suo cellulare la fece sobbalzare.
-Dormi?- c'era scritto sul display. Jasper. -No.-rispose subito Annabel.
-Anna...per quanto riguarda oggi...è stato solo, come dire, un mancamento...uffa scusa...non so come definirlo...- scrisse Jasper.
Quando metteva tanti puntini di sospensione, voleva dire che era in difficoltà.
-Ok, non preoccuparti...ti capisco...siamo pur sempre uomo e donna!:)-rispose Annabel, poco convinta di quel "non preoccuparti".
-Si, hai ragione...allora tutto apposto...ma perchè non riesci a dormire?-scrisse Jasper. Annabel si aspettava quella domanda. Che fare? Mentire o dire la verità? Magari anche lui non dormiva per lo stesso motivo suo...
-Ma niente...cavolate, forse è il caldo...-mentì spudoratamente Annabel.
-mmm...sicura?-rispose Jasper. Il solito, pure dietro ad un display, capiva se le mentiva....ma cos'era? Un cane da tartufo a distanza?
Annabel, decise di ribaltare la soluzione. -Allora dimmi tu perchè non dormivi...- gli scrisse Anna.
-Sempre la solita, eh?;) ve bene, sarò sincero, ho fatto sogni poco casti su di te...- rispose Jasp.
Annabel, si sentì avvampare. -Ok, lo ammetto, anche io non riesco a dormire per lo stesso motivo tuo...-rispose Annabel con la verità servita su di un piatto d'argento.
-Cazzo, Anna, che ci sta succedendo? Sarà per l'episodio di oggi?- domandò Jasper.
-Forse stiamo scoprendo che tu sei un uomo e io sono una donna....Jasper, ti ricordi quando ti avevo fatto la domanda dell'amicizia tra uomo e donna? Tu mi aveva risposto che per te poteva esistere...ora non ne sono più così sicura, ora vale la legge degli opposto si attraggono, perchè è così di natura.-rispose Annabel, diplomatica e sicura.
-Si forse hai ragione...cosa facciamo?-chiese Jasper. Bella domanda...
-Jasp, non lo so...continuiamo così come sempre...non siamo animali! Non ci saltiamo addosso da un momento all'altro....-rispose Annabel.
-Chi te l'ha detto?;)-scrisse scherzando Jasper.
-Scemo! Ora vai a nanna...e cerca di non limonare con il cuscino pensando che fossi io:)-ripose Annabel simpatizzando.
-Ahahah...sempre simpatica la signorina....e tu cerca di non urlare il mio nome pensando che tu sia sotto di me...-rispose sarcastico Jasper.
-Vaffanculo va!- gli scrisse, diretta, Annabel.
-Si, ti voglio bene anche io<3- scrisse Jasper.
E con questo ultimo messaggio, ripose il cellulare sul comodino e si addormentò beata con il sorriso sulle labbra.
 
 



NOTE
Ciao a tutte! vi è piaciuto questo capitolo...mi odierete lo so, forse odierete di più la povera Diana che ha interrotto un momento...speciale... va be, niente rancore, ci sarà ci sarà il bacio...e anche di più di un bacio;) ma ci saranno anche gli ostacoli, come Alex...
non vi svelo più nulla...leggete per scoprire...
P.S.ho cambiato nick, ora nn sono più Gaiettix ma Equilibrista...
vi lascio il link del gruppo....ci conto che vi aggiungiate perchè metto anche spoiler...un bacio!

https://www.facebook.com/#!/groups/245858695508286/ 

 
  

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Capitolo 5
*** Il potere di un bacio ***


 
5.Il potere di un bacio.

 


Erano passati diversi giorni dal loro ultimo, particolare, incontro...
Diversi giorni in cui ne l'uno, ne l'altra, avevano dato un accenno del pomeriggio al mare o dei messaggi che si erano scritti la sera di quello stesso giorno.
Parlavano come se nulla fosse successo, perchè, era questa la verità, non era successo niente.
Almeno così esprimevano le loro gesta. Ma nella loro interiorità, qualcosa era cambiato. In tutte e due, era rimasto come un amaro in bocca. Forse tutte e due volevano quel bacio, forse tutte e due volevano di più.
Quel giorno Jasper si era svegliato di soprassalto, spalancando gli occhi e saltando a sedere sul letto. Ancora loro, ancora quei fottutissimi sogni. Annabel sempre più vicina a lui, le sue labbra, i suoi occhi, il suo corpo.
-Oh, basta!- quasi urlò Jasper.
Era stanco, stanco di quei sogni che ogni notte bussavano alla sua porta, continuando a fargli immaginare cose che nemmeno doveva sfiorare con il pensiero.
Era arrivato alla conclusione che forse, per chiuderli definitivamente fuori dalla porta, bisognava passare ai fatti.
Si, Jasper, coraggio, va da lei e baciala!
Continuava a ripetersi nella sua testa.
Si alzò dal letto, si vestì, e subito si catapultò fuori dalla porta e poi si mise a correre.
Correva perchè non voleva avere ripensamenti, in quel momento non voleva riflettere, contare dieci volte, come sempre gli ripeteva sua mamma, no quella volta il suo cervello doveva essere liberato da ogni riflessione, ripensamento o pensiero, altrimenti tutte le sue "buoni" intenzioni andavano in pochi secondi buttate al vento. Arrivò a casa sua. Passarono vari secondi prima che il suo indice premette il campanello.
-Si?- la voce al di là del citofono non era di Annabel, ma di Caroline.
-Ehm..ciao Caroline, sono Jasper, c'e Annabel?-chiese con la voce tremolante e le mani sudate.
-Si caro...vien...- la sua frase fu interrotta dall'intervento di Jasper -No, guarda, sono di fretta, può uscire Annabel o è impegnata con Diana?-chiese.
-No, può uscire, la chiamo...ciao Jasper.-salutò così Caroline.
Dopo qualche secondo, apparve dalla porta di casa Annabel.
-Ciao Jasp!-salutò entusiasta Annabel -Che succede?-chiese mentre apriva il cancelletto del giardino per raggiungere Jasper.
-Ciao Anna! Ascolta, vieni un secondo con me...ti porto via solo qualche minuto, ti creo problemi?-chiese Jasper in imbarazzo.
-Ehm...no, affatto, Diana ha gia mangiato, quindi andiamo.-disse Annabel sorridente.
Arrivarono nel parco che distava qualche minuta da casa di Anna, e si sedettero su di una panchina abbastanza appartata.
-Ascolta, io...cioè...-incominciò balbettando, Jasper, sotto lo sguardo curioso di Annabel.
Poi Jasper alzò di scatto la testa, la guardò per qualche secondo e la baciò. Quel bacio così tanto bramato finalmente, arrivò.
Annabel, ebbe un attimo di sconcerto, ma poi si abbandonò a quel bacio. Mise le sue mani tra i suoi capelli e chiuse gli occhi per assaporare, veramente ogni attimo di quel bacio.
Le loro labbra si muovevano dolcemente, così come le loro lingue. C'era dolcezza, così come curiosità.
Si staccarono per prendere fiato, e poi si guardarono, forse per cercare di capire le loro emozioni...sconcerto? dolcezza? Eccitazione? Una cosa potevano confermare:i loro occhi si erano accesi di una luce nuova.
-Io...-incominciarono entrambi, per poi sorridere come facevano sempre nei momenti d'imbarazzo.
-Anna, io l'ho dovuto fare. I miei sogni mi perseguitavano, non mi lasciavano dormire, immaginavo sempre questo bacio, le tue mani...cavolo, era una tortura, forse così me li sono levati una volta dalla testa.- disse Jasper.
-Jasp, forse anche io lo volevo...cioè...non è che....però.... Però ora, cosa abbiamo fatto? Ci siamo tolti una soddisfazione?-chiese Annabel.
-Forse, si. O forse ho aumentato il mio tormento. Io non so cosa mi sta accadendo Annabel, dopo anni di amicizia a guardarti come una sorella maggiore, ora i miei occhi vedono una splendida donna e una splendida mamma...non che lo pensassi anche prima...però...ecco...-disse Jasper abbassando la testa svuotato da tutte le parole e pensieri....
-Jasper, tranquillo, è normale...credo...tutti abbiamo i nostri momenti di "tentazione" è che noi siamo amici, Jasp...Se ci capitasse di innamorarci l'uno dell'altro, tutto ciò che abbiamo costruito in questi anni si distrugge...capisci?-chiese Annabel mordicchiandosi l'unghia dell'indice.
-Si...hai ragione....è stato solo un momento di debolezza...tutto qua.-rispose incerto Jasper.
Incerto, forse nemmeno lui aveva la ferma convinzione che quel bacio era stato solo un momento di debolezza. Le parole di Annabel l'avevano colpito come un fulmine a ciel sereno; " Se ci capitasse di innamorarci l'uno dell'altro, tutto ciò che abbiamo costruito in questi anni si distrugge". Forse era troppo tardi per quel "capitasse" perchè lui forse lo era di gia, e forse da molto più tempo di quanto immaginasse, senza rendersene conto.
Gli era piaciuto quel bacio, forse più del dovuto. Era piaciuto ad entrambi.
Con quel pensiero, si alzarono dalla panchina e si misero sulla strada del ritorno.
Arrivati di fronte al cancelletto si salutarono.
-Allora ciao...-disse Annabel.
-Ciao...-rispose di rimando Jasper, dandole un bacio a fior di labbra, per poi andarsene.
Quel gesto, seppur insignificante, ad Annabel, parve la cosa più dolce del mondo. Rimase interdetta un secondo, poggiata di schiena al cancelletto di casa, guardando da lontano la sagoma di Jasper che sempre più scompariva, fino a diventare un puntino nero.
Si umettò le labbra per sentire ancora il sapore di Jasper su di se, e poi entrò in casa ancora con lo sguardo trasognante.
 
L'aveva ancora fatto, l'aveva baciata, seppur sfiorandola. Gli era nato spontaneo quel gesto.
La sua mente vagava ancora nei meandri di quel parco, nel sapore della sua bocca e nel suo profumo delicato di Rosa.
Forse aveva fatto un errore a baciarla, probabilmente aveva peggiorato ancora di più la situazione.
Durante il lavoro, si era distratto parecchie volte, sbagliando ordinazioni o tavoli. La sua mente ormai era in un altro posto. Solo un nome rimbombava nella sua testa Annabel.
Che gli stava succedendo?
Andò in bagno e si bagnò il viso con acqua gelida. -No, Jasper, che vai a pensare? Lei è tua amica!- disse al suo riflesso. Probabilmente più alla sua immagine proiettata sullo specchio che a se stesso.
Facilmente quel bacio non glielo doveva dare...doveva tenersi lo sfizio e la voglia per se. Aveva rovinato tutto, aveva spezzato quell'equilibrio che fino adesso c'era stato. Quell'equilibrio che permetteva ad entrambi di non sbilanciarsi troppo e abbandonarsi alle loro fantasie da adolescenti con gli ormoni a mille.
L'equilibrio si era spezzato, ed ora si poteva cadere. Se si sarebbero innamorati,sempre se gia non lo fossero,  sarebbe stato tutto più difficile. Per un certo periodo di tempo sarebbe stato tutto rose e fiori, ma se una goccia avrebbe fatto traboccare il vaso, allora si, sarebbe stato un problema. Si sarebbero lasciati e mai più parlati e tutti quegli anni di amicizia sarebbero svaniti dal nulla, polverizzati.
Potevano restare amici...ma come si fa? Dopo una storia d'amore alle spalle, niente sarebbe stato come prima.
Quella di adesso era solo attrazione fisica e il sentimento non andava oltre un "ti voglio bene", ma chissà fra un po' di tempo, cosa sarebbe successo...un bacio tira l'altro, il bisogno di scoprirsi è sempre più insistente e il sesso cambia tutto, tutto, come sempre si erano ripetuti Annabel e Jasper.
 
Annabel stava tenendo occupata la sua testa con Diana e le faccende di casa. In quelle ore, perlomeno, non aveva pensato a Jasper, ma si era tenuta occupata in ben altre cose.
Cogliendo l'occasione che Diana dormisse, andò a farsi una doccia per rilassare i muscoli che in quelle poche ore avevano lavorato.
Poteva stare tutto il giorno sotto la doccia. La rilassava...
Stette sotto il getto caldo dell'acqua per almeno mezz'ora. Quando spense l'acqua, udii degli strilli provenire dalla camera di Diana.
-Oh...lasciala piangere Diana...saranno solo capriccetti per essere presa in braccio-si disse a se stessa.
Si asciugò e si vestì. Diana sembrava non smettere di piangere.
Una preoccupazione cresceva sempre più in Annabel.
Ripose il phon e si precipitò nella stanza dove c'era Diana.
Diana era rossa in viso, con la copertina che arrivava fino a coprirle il viso.
Annabel accorse subito per tirarla fuori da quella "trappola" e calmarla tra le sue braccia.
-No, no, ti prego basta piangere...hai una mamma irresponsabile, un'idiota...- diceva Annabel a Diana mentre sentiva le lacrime solcarle le guance.
Le faceva così tanta tenerezza e dispiacere Diana. Non la smetteva di piangere, era accaldata e rossa.
Provò a darle il latte, ma niente, non sembrava smetterla.
Preoccupata, chiamò sua madre al cellulare, ma suonava a vuoto.
-Cazzo, quando serve non c'è mai!-sbottò Annabel.
Allora, provò a chiamare Jasper, che fortunatamente rispose:-Pronto, Anna?-ripose Jasper.
-Jasp, ti prego, aiutami, Diana sta male, vieni a prenderci, dobbiamo correre in ospedale!- disse Annabel in lacrime, scossa dallo spavento.
-Ok, sta calma, ora vengo.- e così Jasper chiuse la chiamata.
Qualche minuto dopo, Jasper arrivò a casa di Annabel, salirono in macchina e partirono verso l'ospedale.
Subito andarono in pediatria, dove un medico visitò Diana.
-Niente, ragazzi, la piccola ha la febbre...non ne ha tanta, 37, però dovete darle questi antibiotici- disse il medico, scrivendo su di un foglio i farmaci prescritti.
Annabel, tirò un sospiro di sollievo anche se un po' di preoccupazione le era rimasta.
Attraversarono i lunghi corridoi e salirono in macchina per ripartire verso casa.
Prima di arrivare a casa, si fermarono in farmacia per prendere gli antibiotici consigliati dal medico.
Arrivati a casa, Diana dormiva rilassata nella sua culla, mentre Annabel sprofondò nel divano insieme a Jasper per liberarsi la mente da quel brutto episodio.
-Jasp, sono una madre irresponsabile...poveretta, io più ci penso e...- incominciò Annabel a parlare con le lacrime agli occhi.
Subito Jasper le si avvicinò abbracciandola. -Shh...non dire niente, tu sei una brava ,madre, hai voluto un attimo di tempo per rilassarti, sai anche i migliori sbagliano.-disse Jasper sorridendo.
Sorrise di rimando anche Annabel. -Jasp, grazie, se non ci fossi stato tu...io, non so come avrei fatto...-disse Annabel contro il suo collo. Jasper, rabbrividì, sentendo la sua voce sulla pelle sensibile del suo collo.
Poi Annabel si staccò da lui guardandolo intensamente.
Jasper posò una mano sulla sua guancia per poi risponderle:- Di niente...-
Annabel si avvicinò per baciarlo sulla guancia e Jasper ne rimase destabilizzato. Cosa gli stava succedendo? L'aveva baciato tante volte sulla guancia, ma mai ne era rimasto destabilizzato. Tutto colpa di quel bacio.
-Ora è meglio che vada...al lavoro mi aspettano e ho gia combinato un po' di casini oggi, quindi, meglio se vada...-disse Jasper alzandosi dal divano mentre Annabel silenziosa annuiva mentre lo guardava alzarsi e dirigersi verso la porta.
-Ciao, Jasper...grazie ancora...-disse Annabel.
Jasper sorrise e se ne andò.
Qualche ora dopo, sua mamma, rincasò.
-Anna...ciao.- salutò Caroline quando vide Annabel seduta sul divano a sfamare Diana.
-Ciao mamma....dove sei stata?-chiese Annabel, pronta ad attaccare.
-Ero al corso di yoga, tesoro, te l'ho detto oggi a pranzo...-ripose Caroline, mentre riponeva all'attacca panni il cardigan e la borsetta.
-Mamma, ti rendi conto di cosa poteva succedere se non c'era Jasper? Diana piangeva come una disperata, era accaldata e non sapevo cosa fare, tu non rispondevi al cellulare e per fortuna ho chiamato Jasper che mi ha portato al pronto soccorso perchè Diana ha la febbre!- disse tutt'ad un fiato Annabel che sentiva ribollire la rabbia in lei.
-Oh...davvero? mi dispiace, io, non so cosa dirti...davvero, sono profondamente dispiaciuta-rispose Caroline abbassando il capo e dirigendosi verso Annabel e Diana.
Annabel si accorse del  dispiacere di sua madre.
-Scusa, mamma...è che ero preoccupata, poi sono stata una scema...-e così Annabel prese a raccontare tutto l'episodio del pomeriggio.
-No, Annabel, non è stata colpa tua...sei stanca e a tutte capita di staccare la spina e far finta di non sentire i figli che piangono e strillano...perchè lo so, dopo un po' non se ne può più. Però ora vedi Diana, è tranquilla, mangia e non fa i capricci per prendere gli antibiotici, quindi tutto è andato a buon fine...-disse Caroline sorridendo alla figlia.
-Grazie mamma, e scusa ancora per prima...-disse Annabel dispiaciuta.
-Di niente, avrei riposto così anche io a mia madre.-rispose Caroline abbracciando la figlia.
-L'importante che ora lei stia bene...mi ha fatto davvero prendere uno spavento...-disse Annabel guardando Diana mentre le carezzava il capo.
 
Si svegliò con quel pensiero e si addormentò con quel pensiero...ormai pensò fosse diventato il suo più grande tormento. Ma come si fa a vivere con un tormento?
Sbuffò prima di mettersi sotto le coperte, anzi  sopra le coperte, era estate e si moriva dal caldo anche alle 11 di sera.
Prese in mano il cellulare guardando se per caso Annabel gli avesse lasciato qualche messaggio, speranza del tutto vana. Aprì la conversazione fatta la sera prima rileggendo i messaggi e incominciando a digitare sulla tastiera un semplice "Ciao tutto bene? Diana come sta?".
Un messaggio del tutto innocuo che lo lasciò con il pollice sospeso sul tasto d'invio...
-Basta, Jasper, dacci un taglio.- si disse, convincendosi delle sue stesse parole, così da cancellare il testo del messaggio e spegnere il telefono.
Si rigirò per diversi minuti nel letto, per poi abbandonarsi alle braccia di Morfeo.
 
Una notte così brutta non l'aveva mai passata in vita sua. Un po' per l'agitazione della febbriciante Diana, un po' per Jasper, non era riuscita a chiudere occhio. Ad ogni minimo sussulto della piccolina, scattava in piedi controllando che stesse bene.
Alle sei di mattina era in piedi davanti allo specchio del bagno: occhiaie nere ben visibili, viso pallido e capelli arruffati, ecco il risultato di una notte in bianco.
Sbuffando cercò di darsi un ritegno, cosa che le riuscì parzialmente, si vestì ed andò a sfamare Diana.
-Anna, posso entrare-chiese sua mamma bussando alla porta.
-Vieni!-rispose.
Caroline guardò sua nipote baciandola sul capo, poi guardò Annabel:-Non hai passato una bella nottata, vero?-chiese Caroline piena di comprensione.-già...-rispose Annabel annuendo.
-Dammi qua Diana e tu riposati, va bene?-
-Grazie mamma.-disse Annabel piena di gratitudine, porgendole la bambina.
Quando sua mamma uscì, subito dopo sentì delle voci provenire dal piano di sotto, poi dei passi, e poi un lieve "toc, toc". -Avanti- rispose lei di rimando con il cuore a mille, perchè sapeva gia chi poteva essere...-Ciao Anna...stai bene?mi ha detto tua mamma che hai passato una nottataccia...sono passato a trovarvi e a vedere come stavate...-appunto....
-Ciao Jasp...grazie per il pensiero...stiamo bene, Diana ha ancora qualche tacca di febbre, ma niente di preoccupante, mentre io ho solo la stanchezza che mi schiaccia.-disse Annabel sorridendo.
-Vuoi che me ne vada?-chiese Jasper avvicinandosi alla porta.
-No, ti prego resta un po' qua...voglio solo che...ecco...voglio solo un abbraccio, un po' di conforto e relax...come hai vecchi tempi...come sempre...-disse Annabel in modo un po' confusionale e imbarazzato, cercando di convincersi che tutto era come prima e quel bacio non aveva assolutamente cambiato nulla.
Jasper la guardò di sottecchi per poi avvicinarsi al letto.
-Anna, ascolta, ti voglio parlare di...insomma di ieri...non voglio che quello che è successo sia fonte di turbamento perchè siamo ancora noi, l''Annabel i il Jasper dei tempi dell'asilo delle medie e delle superiori....non è cambiato nulla ok? Quel bacio era solo....uno...sfizio...-sbottò li all'improvviso.
Uno sfizio...era brutta come parola, però come poteva definirlo?
-Si certo, un sfizio...-disse quasi in modo impercettibile Annabel. Quelle parole l'avevano un po', come dire....delusa? ma non ci badò molto. Fece sdraiare Jasper in modo che lei si potesse accoccolare vicino al suo petto. Mai gesto fu sbagliato.
Sentì il suo cuore aumentare di battiti mano a mano che il tempo passava. Cosa gli stava succedendo? Cosa le stava succedendo?
Chiuse gli occhi beandosi delle lievi carezze che Jasper le faceva al suo braccio, mentre piano piano si addormentò.
 
Quando gli disse di sdraiarsi sul letto, perse un battito. Lei sdraiata accanto a lui.
Si sdraiò e lei si accoccolò sul suo petto. Il suo cuore batteva freneticamente e ai piani di sotto qualcuno si svegliava da un "lungo" letargo.
Era così bella quando dormiva...anche con le occhiaie e i capelli spettinati restava bella...Anna era una ragazza che...emanava fascino.
Con questo pensiero si addormentò anche lui, cullato del regolare respiro di Anna.
 
Si svegliarono solo quando Caroline entrò in stanza chiamandoli dolcemente, perchè la piccola Diana necessitava della mamma.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile e poi, di malavoglia, si alzò da Jasper per accogliere la piccola tra le sue braccia.
Si accorse solo dopo che Jasp dormiva ancora. Era quasi una visione....angelica...era girato su di un fianco con il braccio destro abbandonato sul letto. La bocca leggermente dischiusa e le folte e lunghe ciglia visibili anche da lontano. Era....bellissimo...Il sorriso scomparve dalle sue labbra quando Diana incominciò a fare uscire quei suoni che Anna aveva ben imparato a distinguere, quei piccoli "enghè" che anticipavano l'arrivo di un pianto.
-No...Diana...uff....-disse a bassa voce cercando di calmare la piccolina che già era in un mare di lacrime...
 
Stava per uscire dalla camera per non svegliare Jasper, quando, proprio lui stesso, la fermò per un braccio e le fece segno di restare.
Annabel sussurrò un flebile "mi spiace" , mentre Jasper le ripose con un accenno di sorriso.
-Jasp, mi tieni Diana un secondo che vado a scaldarle il biberon?- gli chiese Anna.
-Certo- rispose Jasper ancora un po' assonnato mentre prendeva in braccio la piccola.
Dopo cinque minuti Annabel entrò in camera con il biberon caldo, mentre il suo cuore gioiva dalla scena che le si presentò davanti: Diana emetteva dei risolini felici e sgambettava mentre Jasper le faceva facce buffe e versacci.
-Oh, ecco la mamma con la pappa!- disse Jasper sorridendole quando vide entrare Annabel, che ringraziò il diretto interessato e incominciò a sfamare Diana.
Dopo averle dato da mangiare, con conseguente ruttino, la piccola si addormentò sul letto matrimoniale di Anna accerchiata da cuscini.
-Sembra un angelo quando dorme....- disse Jasper ammirando la piccola addormentata mentre il suo indice sottolineava i contorni delicati del viso della bimba.
-Già- rispose di rimando Anna. -Quando diventa grande me la sposo"-Annabel spalancò gli occhi a quella frase. -Che c'è? Sarei un perfetto marito sai?- disse divertito Jasper.
-Si perfetto con 18 anni di differenza!- sbottò Annabel. - E che sarà mai...sai quante coppie con questa differenza di anni ci sono? Ma non è che sei...gelosa?- disse Jasper con un sorriso malizioso avvicinandosi ad Annabel.
-Io? No!!!!!- sbottò di colpo Anna. -Ah no? Dillo che mi vuoi tutto per te Anna...- disse Jasp ormai fiondato su Anna a farle il solletico. La poveretta si dimenava e rideva sotto lo sguardo divertito e malizioso di Jasper. Finalmente la ragazza, riuscì e bloccarlo prendendogli le mani, facendo "cascare" Jasper sopra di lei.
Si guardarono per qualche secondo, forse cercando di capire le emozioni dell'altro, tutti e due accaldati e con il fiatone.
Jasper si avvicinò al suo viso, quasi intimorito e lentamente, bloccandosi a pochi centimetri dalle sue labbra. Ormai le loro labbra si sfioravano e i loro respiri si perdevano l'uno nell'altro, i loro sguardi erano incatenati, nessuno riusciva a staccare gli occhi dall'altro, blu nel blu, curiosità in attrazione, amore in dolcezza...E così, come in un finale già troppo scontato, Jasper eliminò quella fastidiosa distanza e dolcemente, accarezzò per la seconda volta quelle splendide labbra che tormentavano i suoi sogni.


NOTE

Ciao ragazze! Ormai è da tantissimo tempo che non aggiorno, e non potete capire quanto mi dispiace...ma non so, forse è stato uno di quei periodi che possiamo definire oziosi...non si ha voglia di far niente...ben 6 mesi sole solette....sono stata un po' cattivella...
Come sono stat cattivella anche in questo capitolo...ho interrotto proprio sul più bello....ma non arrabbiatevi il seguito lo sto gia scrivendo...non vi lascerò più così sole....PROMETTO che aggiornerò ogni settimana massimo massimo due...
ma torniamo a noi.... Finalmente il fatidico bacio!!!anzi due baci...di sicuro non vi ho lasciato a bocca vuota...vi bastano? ma ce ne saranno molti altri!!!!
ancora scusa scusa scusa!!!al prestissimo...baci baci:)<3

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Capitolo 6
*** Pensiero stupendo ***


 

6.Pensiero stupendo.

 

Un bacio dolce e lento, ma che diventò passionale quando le loro lingue incominciarono ad accarezzarsi e a "giocare".
Jasper si posizionò meglio su di lei, mentre Annabel gli accarezzava i capelli, poi la schiena ed il collo. Jasper stringeva i suoi fianchi in un morbido abbraccio, mentre faceva scivolare le sue mani sotto la sua maglietta. Un mugolio uscì dalle labbra di lei, mentre anche le sue mani si infilavano sotto la maglietta di Jasp.
Erano carezze vogliose, carezze che lasciavano segni di fuoco sulla loro pelle calda. Si muovevano , per quanto possibile, più cautamente possibile, attenti a non svegliare Diana che si era appena addormentata.
Annabel sfilò la maglietta a Jasper, cosa che fece di rimando anche lui. Ora erano petto contro petto, cuore contro cuore, senza nessuna barriera, nessun pezzo di stoffa.
Jasper stava ormai slacciando i pantaloni ad Annabel, quando lo fermò.
-Jas-Jasp, asp-aspetta...-disse annaspando.
-Che c'è?- rispose Jasper, ansimando.
-E che io....non voglio...non voglio rovinare tutto...io...cioè tu...ti voglio e che...-Annabel diceva frasi senza senso...scollegate tra loro dalla troppa nebbia che copriva il suo cervello.
-Ok...lo immaginavo...è meglio così, davvero, meno male che ci sei tu, la mia parte razionale!-disse Jasper sorridendo poggiando la sua fronte su quella di Annabel. Lei sorrise di rimando. -La tua parte razionale?- disse Annabel scherzando -Ma se tu prima mi hai fatto perdere quasi il lume della ragione?- gli disse ridendo.
-Ehi ehi ragazzina, sai che con queste frasi il mio ego cresce sempre di più?-disse Jasper sorridendo.
-Sia mai!!!- disse spingendolo via da sopra di lei, riprendendo possesso della sua maglietta. Jasper la seguì, indossando anche lui la sua.
-Che c'è Jasp? Sei deluso?-chiese Annabel confusa.
-No è che...niente...-disse scendendo dal letto dirigendosi verso la porta.
-Jasp!cavolo fermati un attimo! Cosa ti aspettavi? Ok, non ti nego che mi sarebbe piaciuto farlo...ma...poi cosa resterebbe? Cosa ci siamo sempre detti? Il sesso cambia le cose! Guarda a me come le ha cambiate!-disse Annabel esasperata.
-Cosa centra? Non vuol dire che ogni volta che fai sesso, rimani incinta!-disse urlando Jasper.
-Shht!svegli la bambina! E comunque non intendevo in quel senso...o almeno in parte...il punto è che se noi andiamo a letto insieme, cosa succederà? Non saremmo più noi Jasp...-disse abbassando lo sguardo. Jasper le si avvicino carezzandole le braccia.-Anna, lo so che forse, in parte cambierebbero le cose...ma...uff...io non so cosa mi sta succedendo, so solo che non passa attimo in cui vorrei baciarti e abbracciarti...io non lo so il perchè, ma Diana, Diana mi ha avvicinato di più a te...in quel senso...capisci? e francamente non so come sia possibile.-disse Jasper parlandole più pacatamente.
-Mmmm...forse a tutte e due sta succedendo la stessa cosa Jasp. ma non so cosa. Forse dopo tutti questi anni da migliori amici ci siamo accorti che tutti e due siamo umani e che abbiamo una cosa chiamati ormoni!- disse sorridendo Anna. Jasper sorrise di rimando abbracciandola forte.
-Io so solo che qualunque cosa ci stia succedendo finisca e non finisca, perchè è un qualcosa di piacevole, eccitante e allo stesso tempo tormentoso.- disse Jasper soffiando tra i capelli della ragazza.
-Anche io...-rispose di rimando Annabel stringendolo più a se.
Si staccarono lentamente. -Anna, io ora devo andare...ho il lavoro...-disse Jasper carezzandole una guancia.
-Va bene.- rispose abbozzando ad un sorriso. Jasper le sfiorò le labbra ma non fece in tempo a staccarsi da lei, che subito Annabel si riappropriò di quella bocca che da giorni tormentava i suoi sogni.
Approfondirono il bacio, e se non era per Diana che incominciò a piagnucolare, i due sarebbe finiti volentieri sul letto.
-Oh, piccola della mamma...buon giorno!-disse Annabel avvicinandosi alla piccolina che scalciava e mugolava.
Si soffermò un po' a guardarla, insieme a Jasper, per poi prenderla in braccio.
-Bella come la mamma- disse Jasper guardando di sottecchi Annabel che non esitò a tirargli un pungo affettuoso sul braccio.-Smettila! E poi tu non dovevi andare a lavorare?- gli disse.
-In teoria, in pratica una ninfomane mi ha catturato la bocca e non me la mollava più...-disse Jasper divertito.
Annabel diventò paonazza. -Sei tu che hai iniziato!- gli disse puntandogli il dito contro. -Ma sei tu che hai continuato-le rispose di rimando. -Uff...ok non replico più , tanto so già che con te è una battaglia persa.-gli disse sbuffando.
-Ecco brava...ora me ne vado, prima che la mia bocca venga ingabbiata di nuovo!-disse Jasper alzandosi e dirigendosi alla porta.
-VATTENE!- ripose con tanto di cuscino Annabel, ridendo.
 
La giornata proseguì tranquilla, anche se i due, erano costantemente tra le nuvole, pensando e ripensando alla mattinata. Jasper era distratto sul lavoro, sbagliava prenotazioni, ed aveva fatto cadere un paio di bicchieri. Il capo bar decise di mandarlo a casa prima del previsto onde evitare altri bicchieri rotti o clienti scocciati.
Annabel invece, nei momenti in cui Diana non la teneva occupata, la sua mente vagava sulla bocca di Jasper, sul corpo di Jasper, sui baci di Jasper...ormai era arrivata all'esasperazione totale, non concludeva più nulla. Voleva riprendere a studiare, voleva andare ad una università, di preciso ancora non sapeva, ma era più propensa a prendere la strada di suo padre, la strada dell'avvocato. Le era sempre piaciuto quel mondo, restava ore e ore a guardare suo papà compilare carte su carte. Le piaceva l'idea di difendere qualcuno, di difendere i più deboli e di far valere la giustizia. Quindi quel pomeriggio si era svegliata con l'intenzione di cercare in internet alcuni indirizzi universitari che avrebbero potuto interessarle, che non distavano molto da casa sua,  anche perchè aveva anche una figlia!
Intenzione mandata a monte da Jasper, o meglio dal pensiero Jasper. Aveva acceso il computer e già la cosa non era iniziata bene, perchè come immagine di sfondo c'era una sua foto con Jasper scattata a dicembre in mezzo alla neve.
E già li la sua mente partì per la tangente. Rimase alcuni minuti a fissare lo schermo con lo sguardo stra lunato. Quando si riscosse dai suoi pensieri, incominciò a digitare alcuni nomi di università su google. Ma ancora una volta si perse nei suoi pensieri. Alla fine ci rinunciò, non riusciva a concludere niente e maledisse lei e quella mattina.
Ringraziò invece Diana, per tenerle occupata la mente...tra pannolini, biberon, e pianti la giornata passò...peccato che doveva ancora venire la notte, quella si che sarebbe stata davvero insostenibile.
 
Jasper si stese sul letto, spossato. Aveva passato una giornata sfiancante, se non si conta la mattina...continuava a darsi dello stupido mentalmente, per quei pensieri stupidi che occupavano continuamente la sua mente. Sul lavoro era stato un disastro e ,cosa che non gli era mai capitata! Di solito era sempre pronto e impeccabile, ma quel giorno c'erano quei maledetti pensieri a distogliere la sua attenzione dalla vita. Aveva sbagliato tutto! non doveva darle quel bacio, non doveva passare da lei quella mattina e non doveva ribaciarla per la seconda volta. "Accidenti!" esclamò sbattendo i pugni sul letto. Andò a lavarsi e poi si coricò, provando almeno a dormire per qualche ora.
 
Di certo non si può dire che passò una notte magnifica, e lo stesso fu per la ragazza e in tutte e due nasceva un enorme dubbio...cosa stava succedendo? Quella non era una semplice normale attrazione fisica...o forse si?
 
Se la notte non era stata particolarmente tranquilla, il mattino non lo fu di meno...
Annabel si ritrovò nel pessimo stato della mattina precedente, mentre Jasper sembrava appena uscito dai film dell'orrore.
 
-Buongiorno tesoro!- disse Carol appena entrò nella stanza di Annabel.
-Buongiorno...-rispose di rimando Annabel. -Non hai passato una bella nottata vedo...eppure Diana non ha pianto tanto!- chiese Carol scrutando la figlia.
-Appunto! Quando Diana dorme non riesco a chiudere occhio io....quando lei continua a piangere invoco tutti gli dei che la facciano smettere perché devo tenermi aperti gli occhi!-disse Annabel innervosendosi e non di poco.
-E come mai non hai dormito questa notte?- le chiese Caroline. -Troppi pensieri per la testa...-rimase sul vago Anna...
-Mmmm...e quali sarebbero questi pensieri?- chiese Caroline incuriosita dal discorso. -Mamma! Pensieri punto. Di tutto, dell'università di Diana, della mia vita!- disse Annabel esasperata dalla curiosità di sua madre. Ovviamente il principale pensiero lo omise dalla lista...a Caroline probabilmente le sarebbe venuto un infarto...
-Ok, ok, stai tranquilla! Se vuoi dormire ti tengo un po' Diana!- propose Caroline. -No mamma, non penso che riuscirei comunque a dormire...penso di andare a fare un giro, oggi è una bella giornata e a Diana fa bene un po' di aria nuova!- rispose Annabel cercando già nell'armadio cosa potesse indossare.
Optò per un vestitino bianco di lino con una fantasia floreale che ricadeva morbido sul suo corpo leggermente ingrassato dopo il parto. Si sistemò alla bell'e meglio e poi preparò anche Diana. Le diede da mangiare, la posizionò nella carrozzina e s'incamminarono lungo il viale della via. La zona in cui abitava le era sempre piaciuta fin da bambina. Era una zona in cui il verde padroneggiava e il traffico era quasi inesistente, se non per le poche macchine degli abitanti della via. I bambini giocavano in mezzo alla strada senza troppi problemi, e la tranquillità era l'elemento principale.
Proseguì in mezzo ai castagni ormai ricoperti di foglie verdi e poi, come per soddisfare i suoi pensieri, si diresse verso la casa di Jasper che non distava tanti metri da li.
Stava camminando mentre sorrideva a Diana e quando alzò lo sguardo le si gelò il sangue. -Ciao Anna...- disse lui. -Ciao, Alex...- rispose lei con tono freddo e impassibile. -Stai bene?- le chiese. -Si...tu?- un briciolo di cortesia poteva pure permetterselo. -Si...posso?-chiese indicando la carrozzina; Annabel annuì e Alex sbirciò dentro.
-E bellissima...assomiglia molto a te!- disse Alex sorridendo ad entrambe. Annabel scorse nei suoi occhi emozioni che mai avrebbe pensato di trovare in lui: felicità, misto a sorpresa e ammirazione. La lasciò sconcertata.
-Anche a te...ha i tuoi stessi occhi e i suoi lineamenti del viso ti assomigliano molto...-disse Annabel sorridendo. Alex fece una carezza sul volto della bambina e il cuore di Annabel perse un battito...ormai era passato un mese dalla nascita di Diana ed Alex l'aveva vista solo quel giorno in ospedale. Ammise a se stessa che, anche se Alex lo trovava un essere ripugnante, aveva comunque pensato a come sarebbe stata una vita con lui lei e la loro figlia...la loro figlia...era una frase così importante da dire, eppure si rese conto che anche Alex aveva de diritti su Diana. Era pur sempre il padre, anche se l'aveva abbandonata nel bel mezzo della gravidanza, ma si era mai soffermata a pensare cosa, in quel momento fosse passato per la testa di Alex?
Magari aveva avuto così tanta paura di non riuscire a sostenere una così grande situazione, una situazione più grande di lui. L'unica soluzione? Scappare! Anche lei aveva avuto paura, ma di certo non poteva scappare da se stessa e da quell'esserino che le si stava formando nella pancia. Forse quella carezza le fece aprire gli occhi, le fece capire che una possibilità poteva, anzi doveva averla anche Alex, perchè Diana avrebbe avuto bisogno di una figura paterna nella sua vita e Annabel lo sapeva benissimo. Lei che era cresciuta con un padre sempre assente vittima del suo stesso lavoro, le mancava terribilmente un padre geloso dei "farfalloni" che le ronzavano intorno, un padre su cui contare, un padre che le donasse la sua spalla su cui piangere.
Diana aveva bisogno di Alex, e Alex di Diana.
-Anna, io...lo so che sono stato un bastardo e forse lei non meriterebbe di avere un padre così...però vederla qui, adesso, è un'emozione fortissima che mai avrei pensato di provare prima e per questo ti chiedo, anzi, ti supplico se qualche volta potrei venirla a vedere, oppure andare a fare un semplice giro per il paese per stare un po' con te e con...lei...-disse abbassando gli occhi sulla piccolina rapita da quelle magnifiche foglie verdi.
-Va bene...dopotutto sei suo padre e voglio mettere da parte per un momento, tutti i miei pregiudizi...è un tuo diritto Alex.- disse Annabel guardandolo negli occhi, quegli occhi che un anno prima li amava alla follia, quegli occhi in cui lei si perdeva sempre senza riuscire a trovare la strada di ritorno.
-Grazie Anna! Per me è importante, anche se ti sembrerà strano...-rispose Alex abbassando il capo. -Non posso dirti "ti capisco" ma forse sto iniziando a capirti...o almeno a capire la tua scomparsa...-disse Annabel frenando l'impulso di carezzargli una guancia vedendolo così rattristato. Era un gesto che faceva sempre quando stavano insieme, una semplice carezza, era la consolazione di Alex.
-Io...ascolta ti va se ne parliamo una sera a cena?-propose Alex. Annabel fu restia sull'accettare o meno, alla fine, acconsentì.
-Va bene...quando?-chiese. -Se non ci sono problemi domani sera...puoi portare anche Diana, se la devi allattare.- disse Alex entusiasta.
-Ehm , preferisco di no...anche perchè non l'allatto, quindi può pensarci mia mamma.-rispose Annabel sorridendo.
-Ah mi spiace...-ribattè Alex. -Non fa nulla, forse è meglio così...- sorrise Annabel.
-Ok, allora ti passo a prendere domani alle 19.30, così torni presto da Diana.- chiese Alex. -Si certo, perfetto! Allora a domani!-disse sorridendo Annabel. -A domani! Ciao piccolina!- disse riferendosi a Diana, e poi se ne andò nella direzione opposta di Annabel.
 
Doveva riferire ciò che era accaduto a Jasper... magari le avrebbe potuto consigliare come comportarsi. Oppure era meglio non dirgli niente?
Con questo pensiero suonò al campanello di Jasper.
-Chi è?-chiese dopo qualche secondo al citofono. -Sono Anna!- rispose di rimando lei per poi sentire il "clack" della porta aprirsi.
Lasciò il passeggino fuori casa e prese in braccio la piccola Diana, poi si incamminò per le scale. Bussò di nuovo alla porta dell'appartamento e solo quando senti un ovattato "avanti" entrò.
-Hey! Ciao che sorpresa...ma guarda chi c'è qui...ciao principessa!-disse Jasper avvicinandosi a Diana mentre le baciava il capo. -Ciao...-disse poi sorridendo verso Annabel, baciandole una guancia.
-Volevamo trovare lo zio Jasp!-disse divertita Anna. -Ah...e da quando io sarei zio?-disse Jasper guardando Annabel con sguardo divertito. -Ma così, tanto per darti un grado di parentela!-disse ridendo Annabel, mentre anche Jasper si univa alla sua risata. Annabel mise Diana sul tappeto del salotto accerchiata da cuscini per poi sedersi accanto a lei. Lo stesso fece Jasper.
-Allora...sbaglio o stamattina sei più frizzantina?-chiese Jasper guardando Annabel.
-Mmmm...si, puo darsi...e che ti devo dire una cosa che non so se ti piacerà tanto...-disse Annabel abbassando lo sguardo. Jasper si limitò ad annuire come segno di assenso a continuare.
-Ecco, vedi stamattina quando stavo venendo qui da te, ho incontrato Alex e mi è sembrato diverso, non lo so, guardava la bambina con occhi adoranti e poi mi ha chiesto se poteva vederla qualche volta e se domani sera andavo a cena con lui e io bè...ho accettato.-disse tutto quanto senza mai fermarsi, anche quando aveva sentito Jasper irrigidirsi al nome di Alex e cena, però aveva continuato imperterrita con lo sguardo basso verso Diana.
-Anna, io non posso vietarti niente, è la tua vita e nella tua vita c'è anche quella di Diana. Io non sono suo padre, quindi sei solo tu a prendere decisioni per il bene di Diana. Io non posso vietarti nulla.- rispose Jasper guardando Annabel. -Si è che...volevo un tuo consiglio...ho fatto bene secondo te ad andare...accettare l'invito a cena?-chiese Annabel guardando Jasper dritto negli occhi.
-Uff...bo io lo sai cosa penso di lui. Ti ha fatto soffrire in tutti questi mesi e penso solo che sia un gran bastardo, ma se tu davvero vedi che c'è un qualcosa di cambiato in lui e vuoi riagganciare i rapporti per il bene di Diana io  te l'ho detto, non te lo posso vietare!-le disse Jasper.
-Jasp, ci ho riflettuto un sacco su questa cosa, fino a giungere alla conclusione che forse lui ha avuto paura o che ne so, non lo so, cosa ne sappiamo noi delle emozioni che ha provato lui in quel momento? Se penso alle mie non posso dargli il torto di essere scappato. È anche per questo che ho accettato l'invito a cena, perchè ha detto che vuole spiegarmi...tutto...- disse Annabel accarezzando la testa di Diana.
-Si, forse hai ragione. Però, cavolo, ti ha abbandonata per nove mesi! In nove mesi possibile che la paura non gli fosse passata? Possibile che non ci aveva minimamente pensato a chiamarti, a vedere come stavi, tu, Diana!- rispose Jasper alzando lievemente la voce, facendo irrigidire Anna.-Anna, guardami- le disse prendendole il viso e alzandolo dolcemente verso lui -Io non ti avrei mai abbandonato!-disse con tutta la sincerità del mondo.
-Ma perchè tu sei mio amico da una vita!- ribatté Anna. -Cosa vuol dire? Lui ti amava! Sempre se veramente.-
-Lo so, però io lo so per certo che non mi abbandoneresti mai...almeno penso, perchè ormai siamo legati da....bambini, praticamente!-
Perchè ti amo...
Un semplice pensiero che balenò in testa a Jasper, una frase che vacillava li, nella sua mente ma non era mai uscita, ed ora eccola li, la verità sbattuta in faccia.
Anna  vide che Jasper si era irrigidito tutto ad un tratto, così,  le posò una mano sul suo braccio. -Jasp, tutto bene? -si preoccupò Annabel. -Si, scusa...e che...niente...-lasciò cadere la frase, così...come se quelle due semplici parole fossero due parole senza significato e comuni. Comuni ma con un significato immenso, che pesavano più delle altre, erano come una pepita d'oro in mezzo al rame. Quelle parole che solo a leggerle ti aprono un mondo, un mondo in cui soffochi e vivi nello stesso momento.
-Mmmm...sicuro?- chiese ancora non certe delle parole di Jasper. -Si, si non ti preoccupare!- rispose sorridendole.
 
Passarono ancora un po' di tempo seduti a chiacchierare e a giocare con Diana. Poi Annabel si avviò via da casa sua.
 
Come era potuto accadere? Era una certezza quel ti amo? O era solo una supposizione? continuava a tormentarsi Jasper durante quelle ore. E così ripensava alle sensazioni che provava stando vicino ad Anna. Ad gni volta che gli sorrideva e il suo cuore incominciava a battere più freneticamente, quando la baciava poi, pensava che da un momento all'altro gli sarebbe venuto un infarto.
Possibile che era successo dopo tanto tempo di amicizia? O forse lo era già da prima?
Con questo pensiero passò la giornata a tormentarsi e a cercare conferme nel passato e nei comuni gesti. Forse ne era davvero innamorato...e ora? Cosa sarebbe successo? Di una cosa ne era sicuro, non glielo sarebbe andato a dire, finché non avesse capito che anche lei provava il suo stesso sentimento. Non voleva condizionare le decisioni della sua vita, perchè se davvero sarebbe riuscita a riallacciare i rapporti con Alex, sarebbe stato un bene per Diana e forse anche per lei. A lui di sicuro non avrebbe fatto bene, ma avrebbe continuato a starle accanto e a proteggerla pur essendo ben conscio dell'amore che provava per lei. Sarebbe stato difficile, ma si impose di riuscire a superare anche questo, come aveva superato tutte gli altri ostacoli della vita.
 
Annabel continuava a chiedersi il perchè Jasper si fosse così irrigidito quando aveva detto quella frase. "Niente" aveva detto, ma non ci aveva creduto neanche minimamente e quindi ora si stava scervellando su una serie di cause. Magari Jasper si era arrabbiato che avesse invitato l'invito a cena...ma a lui cosa gliene importava? Non era mica il suo ragazzo!
E fu li che  la pera cadde dal pero. Il suo ragazzo. Visto gli avvenimenti di quei giorni, i baci, le carezze, tutto portava ad un'unica soluzione: Jasper non provava per lei una semplice amicizia. Oppure era solo attrazione fisica? Tutti quei pensieri e quei ragionamenti fecero stizzire Annabel che piombò sul letto, come se chiudere gli occhi, le avrebbe fatto trovare una soluzione a tutti quegli strani pensieri. Logicamente non fu cosi.
Diana dormiva pacifica nella culla, aveva appena mangiato, quindi per qualche ora la piccolina era apposto, così, decise di controllare in internet la posta elettronica e di andare a cercare quella benedetta università.
Apparvero sullo schermo tantissimi risultati e finalmente solo uno ne attirò la sua attenzione. Era un'università di giurisprudenza vicino al suo paese, all'incirca venti minuti in macchina, quindi poteva andare benissimo, la patente l'aveva già fatta qualche mese prima, mancava solo un po' di pratica e poi avrebbe potuto guidare tranquillamente.
Stampò il modulo d'iscrizione, ma prima di compilarlo ne avrebbe parlato con sua madre, anche lei lavorava, quindi avrebbero dovuto organizzarsi per stare con Diana.
Scese in cucina dove trovò sua madre già intenta a preparare la cena. Si voltò e le sorrise e così fece lei di rimando. Poi incominciò a parlare dell'università. Sua madre ne fu subito entusiasta, anche perché aveva sempre sostenuto che l'istruzione era alla base di tutto e quindi ne fu felicissima. Le disse di non preoccuparsi del suo lavoro che avrebbe certamente trovato dei buoni orari e che quindi poteva spedire la richiesta d'iscrizione se ne era fermamente convinta.
-Si, mamma, è quello che voglio fare nella vita!-disse con un ampio sorriso. -Va bene Anna, allora compila quel modulo e spediscilo, e prega che ti prendano!-le disse sua mamma alzando gli occhi al cielo. -Già...lo spero davvero con tutta me stessa!-rispose.
Abbracciò sua mamma e si rintanò in camera per compilare il modulo. Non voleva aspettare, tanto che andò subito ad imbucare la busta.
Sulla via di casa incontrò Jasper. -Ehi...ciao, come mai da queste parti?-chiese Jasper sorridendole. -Ciao! Sono andata a spedire la lettera d'iscrizione all'universita di giurisprudenza, non te l'ho detto prima perchè è stata una decisione di oggi pomeriggio!- disse Anna sorridendo.
-Davvero? Sono felice per te!- rispose Jasper carezzandole una guancia. -Eh, Jasper, io...mi vuoi dire cosa ti è passato per la mente questa mattina? Non credo al "niente" intesi?-disse guardandolo seriamente.
-Io...è che...Anna...-balbettava se n'era accorto pure lui. Verità? O bugia? Poteva rovinare tutto nel primo caso. Ma il peso di una bugia è troppo pesante da sopportare.
-Anna io ti...-il suono del cellulare di lei interruppe la frase. Destino? Casualità? Di una cosa ne era certo. Jasper aveva preso la sua decisione.


NOTE
Ciao a tutte ragazze! come promesso, non vi ho fatto aspettare tanto e quindi eccolo qua! spero non siate rimaste deluse all'inizio ma capite bene che Jasp e Anna sono due ragazzi con la testa sulle spalle e quindi non rovinerebbero mai il loror rapporto solo per un momento di attrazione fisica....o forse non è solo un momento?
Alex è rientrato in scena, ma qualcosa in lui è cambiato....lo vederemo nel prossimo capitolo con la cena tra lui e Annabel...
non mi resta che salutarvi e mandarvi un bacio!
alla prossima!
Gaia

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Capitolo 7
*** L'equilibrista ***



 

Ciao a tutte lettrici! un nuovo capitolo ricco di sorprese, rinunce e di un qualcosa...vedrete comparire questa parola 10 mila volte in questo capitolo e mi scuso enormemente. non sono per niente soddisfatta di come l'ho scritto, spero di non deludervi. in tal caso avvisatemi con una recensione^.^ ci vediamo giù. 
 


7. L'equilibrista

-Scusami, era Alex, voleva la conferma per questa sera.-gli disse Annabel rimettendo il cellulare nella tasca. -Ah ecco....-
-Jasp cos'è che volevi dirmi?- gli chiese Annabel.
-Ecco, io penso che quello che è successo in questi giorni è stata solo attrazione fisica, niente di più. Pura curiosità. Siamo sempre io e te, i migliori amici di sempre, no?-le spiegò Jasper per nulla convinto delle sue parole. Di certo non poteva esordire con un "mi sono innamorato di te!" .
-Solo attrazione fisica...-ripeté Anna. Jasper annuì. -Ok...allora amici come sempre?-disse Annabel sorridendo e porgendogli la mano in segno di accordo.
-Come sempre.- esordì Jasper stringendole la mano. Si salutarono ed ognuno andò per la sua strada.
 
Annabel rientrò in casa con una strano malessere. Le parole di Jasper l'avevano scossa. E non riusciva a spiegarsi il perchè. Alla fine anche lei pensava che l'attrazione di quei giorni era pura curiosità, però forse si aspettava altre parole da Jasper? Erano amici, ma allora perchè ciò che aveva detto Jasper l'aveva in un certo senso dispiaciuta?
Forse la risposta a tutte queste domande era una sola: in tutta quella curiosità, un pizzico di sentimento c'era.
Passò la serata a prepararsi con le frasi di Jasper nella testa. Si mise un pantalone elegante nero che  avvolgeva le sue gambe. Sopra, mise una magliettina leggera che ricadeva morbida sui fianchi. Il tutto accompagnato da un cardigan leggero per ripararsi dalla frescura estiva e una borsettina. Si piastrò i capelli e si truccò leggermente. Alle 19.30 era pronta per uscire. Le Sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Quando passava le serate a prepararsi per uscire in discoteca con Alex o con Jasper. Sorrise davanti allo specchio. Aveva fatto un buon lavoro, soprattutto con le occhiaie!!!
 
Suonò il campanello alle 19.45 spaccate; tipico di Alex. Salutò Diana e Caroline e  piombò fuori dalla porta.
-Buona sera! Wow, come sei bella!-fu il saluto di Alex appena la vide. -Grazie- ripose timidamente Annabel.
-Andiamo?- le disse Alex indicandole la macchina. Annabel annuì seguendolo dentro l'abitacolo.
Il viaggio fu silenzioso, tranne qualche domanda di Alex sulla bambina. Il resto era occupato dalla musica di sottofondo della radio.
Arrivarono al ristorante "La perla", dove Alex aveva prenotato e presero posizione al tavolo occupato.
Sfogliarono il menù per poi prenotare la prima portata ed iniziarono a parlare...
-Alex, mi hai invitata a cena per parlare...spiegami, tutto quanto, perchè io è da dieci mesi che ho smesso di capirti...- iniziò Annabel.
-Hai ragione. Vedi, quando tu mi hai annunciato la gravidanza, per me è stato un choc talmente grande da trovarmi perso. Avevo una paura terribile, di perdere la mia, in un certo senso, libertà, la mia vita! avere un figlio era una responsabilità troppo grossa per un ragazzo irresponsabile e quindi l'unica soluzione era scappare. Da tutti i problemi e responsabilità. La vedevo come unica via di uscita. Mi dispiace aver tagliato la corda in questo modo, senza nemmeno prendere in considerazione le tue di sensazioni, ma in quel momento non capivo più nulla.- parlò Alex.
-Ed io Alex, io che il bambino l'avevo in grembo, cosa potevo fare? Scappare? Abortire? Con il peso di aver ucciso una vita per tutta la mia esistenza? Io avevo paura e se permetti, ne avevo anche più di te! Sono io che l'ho partorita, sono io che ho sofferto per nove mesi e sono sempre io che la sto allevando. Alex, le paure, le responsabilità, vanno affrontate! Non possiamo scappare da ogni minimo problema che ci si presenta davanti! Avevo paura e l'ho ancora adesso, ma vado avanti, cerco di vivere la mia vita come prima, fin quanto posso. Un bambino ti vieta alcune cose, ma non ti vieta di vivere!- disse Annabel liberandosi da tutti quei pensieri, quelle frasi che ogni giorno si montava nella testa per sbatterle in faccia ad Alex. Ed ora, che finalmente il giorno era arrivato, si sentì libera. Libera da tutti quei pensieri che le attanagliavano il cervello.
-Hai ragione Annabel. Sei stata più coraggiosa di me ed io non avevo il diritto di comportarmi così. Sei una donna forte, cosa che io non sono.- disse Alex abbassando lo sguardo.
In quel momento, Annabel, provò una gran pena per quel ragazzo che le stava davanti. Le sembrava un cucciolo smarrito, una persona veramente pentita, un uomo, che per un momento lasciava da parte il suo orgoglio.
-Alex, scusami se ho detto delle cose cattive, ma è da nove mesi che mi porto tutta  questa rabbia dentro, ed ora è esplosa. Ti capisco, davvero. Questo non vuol dire che il fine giustifica i mezzi, ma in parte ti perdono.-  disse Annabel sorridendogli.
Alex si illuminò. -Oh davvero! Grazie Anna, per me è importante. So quanto io ti abbia ferita e ti assicuro che d'ora in poi non ti deluderò. Se vorrai mi prenderò cura di Diana, e qualche volta la potrei tenere anche a casa mia. Sempre se tutto questo a te sta bene.- propose Alex.
Annabel sorrise a quella scena. Sembrava quasi intimorito, intimorito di fare un passo falso.
-Va bene...non c'è nessun problema...-disse Annabel.
-Perchè sorridi?-chiese Alex.
-Perchè non sei mai stato così...insicuro di te...non so se mi spiego...-
-Si, si, certo. È che ho già sbagliato una volta, ed ora che ho riconquistato un po' della tua fiducia, non voglio fare passi indietro...-
-Immaginavo...-disse Annabel. I primi arrivarono e la serata passò tranquilla. Chiacchierarono del più e del meno, ridendo e ricordando i momenti adolescenziali delle superiori.
 
Arrivate le dieci di sera, si avviarono verso casa di Anna.
-Allora....è stata una bella serata...si potrebbe riproporre...-disse Alex.
-Si certo...ora devo andare...Diana sentirà la mia mancanza...- sorrise Annabel. -Ovviamente...allora ci sentiamo.- propose Alex. -Va bene! Buona notte!-
-Buon notte!-
Alex si avvicinò a lei, fino a sfiorarle le labbra. Quando i due si separarono, Annabel si raschiò la gola e lo salutò di nuovo per poi rientrare in casa.
 
-Anna sei tu?- sentì sua mamma chiamarla dal salotto. -Si mamma!-ripose di rimando.
-Diana?-chiese subito dopo aver scorto la figura di sua madre seduta sul divano a guardare la televisione. -è qui che dorme nella culla. Si è addormentata circa un'oretta fa...è stata brava, ha mangiato e non ha pianto.-disse Caroline orgogliosa di sua nipote!
-Oh ma che brava bambina...-disse Annabel una volta avvicinata alla culla per sfiorarle il viso con un dito, stando attenta a non svegliarla.
-Come è andata la serata?-le chiese sua madre. -Ma, bene...sono riuscita a capire Alex e a perdonarlo in parte. Gli lascerò vedere la bambina qualche volta. È suo padre ed è giusto che si comporti da tale anche se in nove mesi non si è mai preoccupato di lei. Ma voglio che cresca con un padre, quindi penso di aver fatto la scelta giusta!- disse Annabel affondando nel divano.
-Se tu pensi che sia la cosa giusta, allora hai fatto bene. Basta che ne sei convinta tu.- le disse Caroline.
-Si mamma, ne sono convinta!-ripose Annabel sorridendole.
Portò la culla nella sua camera. Si struccò, si mise il pigiama e si mise a letto.
Fece, come ogni sera, il resoconto della giornata: le sue decisioni le aveva prese e le sembravano le più corrette, in quanto a Jasper, doveva schiarirsi ancora molte idee su di lui e su di loro.
 E con questi pensieri, si addormentò.
 
Fu risvegliata dal pianto di Diana. Erano le sette di mattina e la piccola doveva mangiare. In questo mese, Diana, si era abituata ai ritmi della bambina, quindi non risentiva tanto il peso della stanchezza come i primi giorni. Diana cresceva bene, ogni settimana aumentava di un grammo e ad ogni sorrisino o versetto nuovo, era sempre motivo d'orgoglio per Annabel.
Diede da mangiare a Diana e scese in salotto per salutare sua mamma.
"Ho una riunione di lavoro. Ritorno verso mezzogiorno! Un bacio a te e a  Diana. La mamma."
Sua madre le aveva lasciato sul tavolo della cucina quel post-it per avvisarla della sua assenza. Bene quella mattina l'avrebbe passata in totale solitudine. A meno che...
Prese in mano il cellulare e compose il numero di Jasper.
-Pronto?- rispose una voce assonnata dall'altro capo della cornetta.
-Ciao Jasp, sono io, ti ho svegliato?- chiese preoccupata Annabel. Magari la sera precedente era andato a letto tardi per il lavoro...
-No tranquilla Anna, ero in uno stato di dormi veglia, ma dovevo comunque svegliarmi! Ti serve qualcosa?- tranquillizzò Annabel.
-Ehm...si e no. Siccome mia mamma è ad una riunione di lavoro ed io sono a casa da sola, ti chiedevo se potevi passare o passavo io da te. Sempre se hai voglia e non hai altri impegni!- chiese Annabel. -Si, credo che si possa fare! Vengo io da te fra circa...venti minuti...-ripose Jasper sorridendo.
-Grazie mille Jasp! A dopo!- lo salutò Anna. -Di nulla Anna...a dopo!-riattaccò Jasper.
 
In quei venti minuti d'attesa, decise di darsi una sistemata e di non rimanere in pigiama. Sistemò alla bell'e meglio Diana e per finire diede una sistemata anche alla casa. Tanto per alleggerire il lavoro di sua madre. Era sempre a casa, ma un aiuto ogni tanto non faceva mai male, dopo tutto l'aiuto che lei le dava, era giusto ricambiare...
 
Il campanello suonò quando Annabel stava lavando le stoviglie.
-Arrivo!- urlò dalla cucina per andare ad aprire a Jasper.
-Ciao!- salutò  Annabel sorridendole. -Ciao Jasp, entra pure...- gli fece segno di accomodarsi.
-Stavo sistemando la cucina...vieni di la con me?- chiese Anna. -Si certo! Diana?- domandò.
-Diana è in salotto che dorme...dorme sempre quella bambina, non so se esserne felice oppure no...non voglio che mia figlia sia un ghiro!- scherzò Anna.
Jasper rise...-Ma smettila! Vado a salutarla senza svegliarla, o vuoi il contrario?- chiese sorridendo Jasper.
-Ehm...in questo momento potrebbe tramutarsi anche in un ghiro che non ne sarei scontenta. Un attimo di tranquillità alla mamma la si deve!- disse ridendo Annabel spalancando le braccia. -Ovviamente!-ripose Jasper ridendo a sua volta.
Pochi istanti dopo, raggiunse Annabel in cucina.
-Non l'avrai mica svegliata vero?-chiese minacciosa Annabel. -Tranquilla! Senti per caso suoni omicidi provenienti dalla culla? No...quindi, sono stato bravo e silenzioso!- disse Jasper alzando le mani.
-Sarà meglio per te!- disse Annabel puntandogli il dito contro -Vuoi qualcosa?- gli chiese . -No grazie, sto bene così...allora, com'è andata la serata?- le chiese Jasper.
-Piuttosto bene. Alex si è comportato bene, abbiamo chiarito, l'ho capito ed ora gli lascerò vedere Diana per qualche ora, tanto per familiarizzare...-rispose in sintesi Annabel.
-Mmmm...ti...ti...ha baciata?-chiese esitante Jasper.
Annabel si girò a guardarlo negli occhi per poi sbuffare. -Si, davanti a casa, un bacio a fior di labbra.-rispose Annabel quasi intimorita dalla reazione che potesse avere Jasper, vedeva che era rigido, senza alcuna espressione sul volto e questo non era un buon segno. Non gli era mai andato a genio Alex prima, durante la gravidanza il suo odio era cresciuto sempre di più ed ora pensava che avrebbe potuto compiere un omicidio.
-Che...che hai provato?-chiese Jasper con la paura di sapere la riposta.
-Uff...sinceramente non lo so Jasp...sono riaffiorati i ricordi e insieme ai ricordi si sono sovrapposti i brutti ricordi di lui ,di questi nove mesi. Mi piacerebbe dargli una seconda possibilità per creare un sorta di "famiglia" anche se so che a 19 anni, non sarebbe proprio una famiglia- prese un respiro -Poi però penso al mio di padre e poi penso a Diana. Io non voglio farla crescere senza una figura paterna accanto...come me...- disse Annabel sedendosi di fronte a Jasper.
-Anna, capisco quello che vuoi. Ma pensaci un secondo. Se voi due dovreste tornare insieme e tu non fossi felice con lui? Staresti insieme solo per convenzione? Solo per dare una figura paterna a Diana, vivendo tu una vita che non ti piace e che ti sta scomoda?- disse Jasper prendendole le mani.
-è di quello che ho paura Jasp. Io potrei stare insieme ad Alex solo per il bene di Diana, ma al mio di bene? E se poi ci ri-lasciassimo, che esempio darei a Diana? Un tira e molla e un continuo prenderci in giro, ecco cosa diventerebbe la mia vita.-  ripose affranta Annabel.
-Ma se dovesse funzionare? - chiese Anna.
-Anna, non buttarti a precipizio sulle cose e sui sentimenti. Vedi come va e come è lui. Frequentarsi non vuol dire stare insieme e non vuol dire che in un futuro dovrete stare per forza insieme. Prendila come una prova del nove. - sorrise Jasper.
Si guardarono per un istante negli occhi. Jasper ebbe l'impulso di baciarla, ma sarebbe stato sbagliato. Le avrebbe confuso ancora di più le idee su Alex e su di lui. Si limitò ad abbracciarla e a farle capire che lui c'era e non l'avrebbe mai lasciata. Al contrario di qualcun'altro...
-Grazie Jasp...cosa farei se non ci fossi tu?- gli disse guardandolo negli occhi. -Penso che sopravvivresti lo stesso, perchè sei una donna coraggiosa e forte, quando sbagli lo capisci e rimedi sempre all'errore e le soluzioni le trovi sempre!- ripose Jasper sorridendole.
-Mmmm...tu credi? Sai che le persone non arrivano tanto lontano se son da sole? Il detto "chi fa per se, fa per tre" secondo me non è propriamente giusto...- disse Anna...
-Tu dici? Tu quel detto l'hai utilizzato in tutti i nove mesi di gravidanza!-
-Errato! Al mio fianco c'eri sempre tu.-
-è vero...sempre in mezzo sono? -scherzò Jasper.
-Ma diciamo che non sei ingombrante...-
-ci mancherebbe!!-risero all'unisono.
Jasper le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte. Un istante dopo sentirono dei piagnucolii provenienti dal salone. Annabel si precipitò prendendo tra le braccia la piccola Diana piagnucolante. La cullò per qualche istante fino a che si era calmata, l'adagiò sul tappeto circondata da cuscini e come diciannove anni fa, si misero a giocare con la piccola Diana che rideva e sgambettava sul tappeto del salotto.
 
-Anna! Sono tornata!- urlò Caroline tornata dalla riunione.
-Mamma, siamo qui in salotto, c'è anche Jasp!- ripose Annabel. -Oh, ciao Jasper! Sei venuto a far compagnia alle signorine?- comparve sua madre nel salotto con tanto di buste del supermercato.
-Certo! Non potevo lasciarle da sole!- rise Jasper.
-Siete regrediti agli anni di Diana? Vedo che vi state divertendo a giocare con il telefono parlante!- scherzò sua madre.
-Mamma, è incredibile come un telefono parlante possa occuparti due ore della tua mattinata. E pensare che fino a poco tempo fa mi chiedevo come i bambini facessero a divertirsi con poco...ora so che ci si può divertire anche con un telefono che ti ripete l'alfabeto ed i numeri all'infinito!- rise Annabel, seguita da Jasper e da Caroline.
-Intanto che voi vi divertite ad imparare i numeri, io vado a fare da mangiare...Jasper ti fermi?- chiese Caroline.
-Non so...- ripose vago Jasper. Solo allora, Annabel, sfoggiò due occhioni dolci seguiti da cantilenati "ti prego, ti prego..."
Alla fine Jasper non poté far altro che accettare la richiesta. -Tu e i tuoi occhi dolci! Lo sai che sono il mio punto debole! Potresti fare la controfigura del Gatto con gli stivali!- scherzò Jasper.
Annabel rise per poi saltargli addosso finendo per cadere sdraiati a terra uno sopra l'altro...deja vu...che situazione equivoca.
-Oh, tu non sai...magari nascondo un'identità segreta...- disse Annabel.
-Non ci avevo mai pensato sai...non dirmi che sei il Gatto con gli stivali in persona!- stette al gioco Jasper.
-Cavolo! Mi hai scoperta...guarda che è un segreto! Non dirlo a nessuno eh...- disse Annabel poggiandogli un dito sulle labbra per poi miagolare...facendo scoppiare tutte e due in una fragorosa risata.
La prima volta la forza di controllo l'aveva avuta...la seconda no.
Jasper si avvicinò lentamente alle sue labbra, sfiorandole con un delicato bacio. Annabel si ritrasse e si alzò da lui.
-Jasper, no...non...non possiamo.- disse Annabel ritornata seria.
-Scusami Anna, è che, ti giuro non riesco, non riesco a controllarmi, non so cosa mi stia succedendo!-ripose affranto Jasper.
-Neanche io so cosa mi stia succedendo. Sai...ti ho mentito l'altra volta.- si girò per guardarlo negli occhi.
-In...in che senso?- chiese Jasper. Il suo cuore incominciò a battere come non batteva da tanto, troppo tempo.
-Non penso sia stata solo una questione fisica di curiosità. C'era qualcos'altro...ma non so cosa.- rispose Annabel spaventata dalle sue parole.
-Anna, anche io ti ho mentito allora. Non è stata solo curiosità...io provavo, provo, qualcosa che va oltre l'attrazione fisica...- tum tum, tum tum, sentiva il suo cuore scandire ogni sua singola parola. Era certo che Annabel lo sentisse. Come lui sentiva il suo.
-Che cosa?-chiese Annabel. Non voleva sentire la risposta, aveva paura di sostituire quel sentimento che si erano costruiti in tutti quegli anni.
Si continuavano a guardare, senza che nessuno proferisse parola, l'unico suono che si sentiva erano i battiti scanditi dei loro cuori. Si avvicinarono, senza pensare che in cucina a pochi passi da loro c'era sua madre, senza pensare ai quei diciannove anni di amicizia, senza pensare ad Alex, a Diana. Erano loro due, soltanto loro due i protagonisti.
Un bacio a fior di labbra che divenne più approfondito mano a mano che i secondi passavano. Annabel era a cavalcioni su di lui, mentre le sue mani gli accarezzavano il collo e la schiena e altrettanto quelle di Jasper facevano sul corpo di Annabel.
-Ragazzi è pronto!- un richiamo, una voce che li fece ridestare della loro storia, dal loro mondo, che li fece ripiombare dalla realtà che a tutti e due  stava stretta. Si guardarono ancora per un istante per poi avviarsi silenziosamente verso la cucina.
 
Il pranzo fu silenzioso, se non per le poche domande che Annabel faceva a Caroline sulla riunione. Sarebbe tornata a lavorare, un lavoro part-time, ma comunque avrebbe ripreso la sua vita di sempre.
Quando ebbero finito di mangiare, aiutarono Caroline a sparecchiare e poi si ri-avviarono per il salotto per controllare Diana. Nel mentre Annabel stava controllando la piccolina, sentì due braccia forti stringerle la vita. -Jasp...-sospirò.
-Ti giuro Anna, che qualunque cosa sia questa, mi spaventa e mi piace nello stesso tempo. L'unica cosa certa è che ti bacerei ogni ora e se potessi, giuro se potessi, eliminerei quello stronzo di Alex. Farei rintronare indietro il tempo, farei l'amore con te e sarei io il padre di Diana. Ti starei sempre accanto, comprerei una casa ed ogni volta che tornerei dal lavoro,  porterei un fiore per te e per Diana. Ogni sera farei l'amore con te e poi...e poi ti sposerei.- disse tutte le sensazioni, i pensieri che aveva avuto in quei giorni, raccontò come voleva il suo futuro e con quella frase, svelò molto più del dovuto. Tutto quel che aveva detto, si poteva riassumere con due semplici parole.
Annabel si girò con le guancie rigate dalle lacrime. -Perchè Jasp non può essere così? Perchè la vita non è mai come vogliamo? Ho una bambina,  suo padre  non lo amo, anzi , quasi odio, non ho un padre, ho un migliore amico che vorrei sposare tanto che sarebbe l'uomo perfetto - sorrise asciugandosi le lacrime - ma tutta via non ho niente di tutto questo. Non so cosa mi stia succedendo e ti giuro che mi spaventa. Ho paura di questa...di questa nuova scintilla, ho paura di perderti e di non avere più il mio migliore amico di sempre. Ma allo stesso tempo mi piace, mi piace questa scintilla. Io non voglio...- disse Annabel continuando a piangere.
Jasper continuava a carezzargli le guance bagnate. -Anna...io ti a...-
-Ragazzi, vi ho porta...ehi ma che succede? Anna ti senti bene?- irruppe Caroline nella stanza.
Jasper chiuse gli occhi. Non sapeva se esserne felice dell'improvvisa interruzione o esserne infastidito.
-Si mamma...solo un pianto liberatorio. C'è...c'è Jasper qui, ora, quindi, stai tranquilla. Andiamo un attimo di sopra, controlli tu Diana?- chiese Annabel.
-Si certo, andate pure...-rispose sua mamma preoccupata.
 
Entrarono nella stanza di Anna, chiusero la porta e restarono li, in piedi a guardarsi, a cercarsi, a darsi delle soluzioni a tutto quello che gli stava succedendo. Poi incominciarono a baciarsi, finirono sul letto e i loro vestiti caddero sul pavimento.
Continuavano a baciarsi, carezzarsi, guardarsi, senza sapere ne come, ne perchè erano arrivati a quel punto. Un punto di non ritorno.
Annabel, ormai, era rimasta solo con le mutandine addosso, anche il reggiseno avevo raggiunto gli altri indumenti.
Quando Jasper fece per sfilarle anche l'ultimo indumento rimasto, lei lo bloccò.
-J..Jasper. aspetta.- ansimò sotto di lui.
-Che c'è Anna? Se non sei sicura mi fermo, è successo così velocemente...- le disse carezzandole una guancia.
-Jasp, e se lo facessimo? Il dopo come sarebbe?-
-Anna, anche se ora ci fermassimo il dopo non sarebbe lo stesso. Ci sarebbe un qualcosa di diverso...e quel qualcosa c'è già da tempo...- ripose scendendo ad accarezzarle un fianco.
-Jasper, cosa...cosa facciamo...dopo?-
-Non lo so. È una situazione troppo assurda e troppo bella. E sinceramente non so se la cambierei.- le sorrise.
-E poi...e poi che ne sarà della nostra amicizia?- continuò Annabel con le perplessità.
-Anna, potremmo tentare di essere amici come prima, ma finiremmo di saltarci addosso sempre e comunque...- sorrisero all'unisono.
-E allora voglio scoprire cosa ne sarà di noi con la paura di perderti e di non ritrovare più il mio migliore amico. In tutte e due le scelte finirei per soffrire. Nella prima negherei i miei sentimenti e nella seconda perderei il mio migliore amico. Cosa dobbiamo fare?-chiese Annabel con le lacrime che premevano per uscire.
-Anna, il cuore si potrebbe spezzare in tutte e due le scelte. Ma se nella prima scelta andasse tutto bene, il cuore resterebbe intatto. Nella seconda il cuore sarebbe spezzato, ma con il tempo, la ferita si rimarginerebbe, fino a diventare una piccola cicatrice. Devi ascoltarti, ora non ci sono io, non ci sono i sentimenti, sei solo tu con te stessa.-rispose Jasper baciandole il viso.
-Allora io ho già scelto.- e così Annabel sorrise, conscia del fatto che avrebbe sofferto in tutti e due i casi. Ma si sa, i sentimenti son sentimenti!






Allora? che ve ne pare? sorprese. prima Alex, poi Jasper. Novità in arrivo, vi dico solo questo. ho già una mezza idea del "dopo" ma la maggior parte delle idee mi vengono scrivendo. capovolgo la situazione e cambio tutto quello che era già stato programmato, è questo un mio difetto. come detto prima, mi scuso per il linguaggio scritto un po' così...cercherò di farmi perdonare nel prossimo capitolo. Grazie a tutte quante! al capitolo 8!!!!!
Gaia 

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