Tales of sea: Mermaid's story di Red Robin_My Pride (/viewuser.php?uid=44823)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un casino ***
Capitolo 2: *** Molto rumore per nulla ***
Capitolo 3: *** Non tutti i mali vengono per nuocere... forse ***
Capitolo 4: *** Primi passi ***
Capitolo 5: *** Nella notte ***
Capitolo 6: *** Say goodbye and back to home ***
Capitolo 1 *** L'inizio di un casino ***
Tales_1
N.B.:
A tutti quelli che non ci conoscono in questo fandom, siamo due autori
separati. Ebbene sì, siamo My
Pride e Red
Robin, con un unico account. Questa è una storia
in comune e questo è il primo capitolo pilota, nei prossimi
capirete sempre di più, abbiate fede, è una
parodia con un fondo di storia ^^^
P.s.: Presto aggiungeremo un banner alla storia, per ora
avevamo (Io - Indovinate chi sono) voglia di postare, buona lettura e a
fine storia con le note finali
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
BEGINNING
OF A MESS
Si sarebbe potuto definire un giorno d'ordinaria amministrazione, se le
tiepide correnti non avessero trasportato un'eccessiva
quantità di noia nei fondali marini, abbattendosi su una
persona in particolare che, sbadigliando, cercava invano qualcosa con
cui occupare il proprio tempo.
«Ah! Che
giornata noiosa»,
diede
voce ai suoi pensieri quella zazzera bionda, ignorando persino le
ragazze dai lunghi capelli con cui si trovava e che tentavano
inutilmente di richiamare la sua attenzione.
Se ne stava da una buona manciata di minuti a guardare un punto
indefinito del fondale, sul quale la luce proveniente dalla superficie
creava forme indistinte sulla sabbia.
«Andiamo,
Sanji-chan... cos'hai oggi?» gli venne
chiesto con voce
esageratamente smielata, prima che la punta di una coda gli carezzasse
dolcemente una guancia, seguito da un paio di mani dietro di
sé che presero a massaggiarlo senza che lui gli desse molto
retta, mentre alcune di loro si lanciarono alcune occhiate confuse. Di
solito non rifiutava mai attenzioni di quel tipo, e il fatto che adesso
fosse chiuso nei suoi pensieri e non sembrasse dar retta a nessuna di
loro, beh, dava alquanto da pensare.
«San-chan?» venne
richiamato ancora una volta, prima che a lui si
avvicinasse un'altra ragazza per provare a squadrarlo bene in viso.
Niente, proprio non le diede ascolto, il che aveva veramente dello
strano... doveva essere proprio annoiato e distratto per voltarsi dalla
parte opposta e far praticamente finta di esser solo.
Le ragazze si lanciarono un'altra rapida occhiata, perplesse a dir
poco. Persino pensare di chiedergli cosa fosse successo sembrava essere
inutile, dato che eludeva ogni domanda e sospirava. Decisero dunque di
lasciarlo solo, per quanto molte di loro si fossero voltate un'ultima
volta nella sua direzione prima di nuotare alla volta della
città, contrariate. Solitamente era lui stesso a inseguirle.
«Che
noia... non succede mai nulla di nuovo qui», si
ripeté,
sbuffando pesantemente prima di abbandonare la schiena contro lo
scoglio incastrato nel fondo per poter guardare svogliato verso la
superficie.
Si riusciva vagamente a vedere il colore del cielo, data la
profondità a cui si trovavano. Quella vita ormai cominciava
a stargli stretta, per quanto avesse a propria disposizione
praticamente tutto l'oceano. Quasi sperava di farsi un giro e trovare
una nave... magari di infastidire o confondere qualche pirata giusto
per passare un po' di tempo. Di solito si rivelava un ottimo
stratagemma per ammazzare la noia, e forse era la soluzione migliore
della giornata, quella, così decise di nuotare in fretta
verso la superficie, abbozzando la parvenza di un sorrisetto
sarcastico. Già gli sembrava di vedere le facce sbigottite
di quegli stupidi sempliciotti, che almeno per qualche tempo sarebbero
riusciti a scacciar via la noia e, magari, a fantasticare sul bel corpo
di una sirena errando. A ben pensarci, era persino strano che
preferisse infastidire i pirati anziché andare ad
importunare proprio qualche bella sirena e, in senso più
ristretto, la sua
Nami-san. E ci pensò quasi distrattamente
una volta giunta in superficie, scrutando l'orizzonte alla probabile
ricerca di navi, senza trovarle.
Poco distante, però, si trovavano alcuni scogli proprio al
limitare di una spiaggia apparentemente deserta su cui potersi
rilassare, per quanto non avesse fatto altro da ormai una decina di
giorni. O forse di più, aveva perso il conto.
Si ritrovò comunque a nuotare in quella direzione,
stiracchiando persino placidamente le braccia e la coda quando
raggiunse gli scogli, sentendo il calore cullarlo e conciliargli
persino il sonno.
«Ohi, Zoro!
Ho trovato un pesce gigante!» si
sentì urlare
d'un tratto dalla spiaggia con voce altisonante e allegra, e
bastò quello a spezzare senza remore quell'assoluta
quiete. «Si mangia!»
Quasi allarmato aprì gli occhi, trovandosi faccia a faccia
con un ragazzino dal cappello di paglia, la cui bava della bocca gli
stava rivestendo il corpo.
Lì per lì pietrificato, reagì
d'istinto non appena quel ragazzino cercò di addentarlo
senza tanti complimenti, allontanandolo da sé con un colpo
di coda per poi nascondersi. Di solito non incontrava gli umani sulla
riva, il che lo rendeva
piuttosto invulnerabile quando si trovava in quello stato attorniato
dall'acqua, ma al contempo sulla terra ferma. Era stato dunque preso
alla sprovvista, e sentiva bizzarramente il cuore battere
all'impazzata.
«Che
diavolo combini, Rufy!» Alle
orecchie gli giunse una seconda voce
prima che quello strano ragazzo dal cappello di paglia cominciasse a
lagnarsi, borbottando qualcosa riguardo il pranzo saltato. Un
momento... non aveva rischiato di diventare lui il pranzo,
vero? Forse
avevano ragione quando gli dicevano di stare attento a quelle sue
bravate,
ma, diamine! Nonostante tutto anche lui era un uomo e avrebbe
saputo farsi rispettare, si disse... ma ci ripensò non
appena vide l'uomo con le katane, le quali gli conferivano un'aria
alquanto minacciosa. Eppure, e lo vide distintamente dal suo
nascondiglio, aveva un bizzarro ghigno divertito dipinto in viso.
«Quello non
è un pesce, Rufy, è una sirena. Hai
mai sentito parlare nelle storie di ragazze con la coda di pesce?» lo
sentì dire, e una vena ballerina cominciò a
pulsare sulla fronte della sirena in questione.
«E le
sirene si mangiano?»
rimbeccò immediatamente il
ragazzo dal cappello di paglia, con un nuovo rivolo di saliva
all'angolo della bocca. Probabilmente non aveva capito niente di quanto
gli era stato appena detto.
«Certo che
non si mangiano, razza di... di strana bestia!»
sbottò il ragazzo nascosto sporgendosi. «E si dal
caso che
io sia un maschio!» soggiunse
con troppa enfasi, quasi volesse metterlo
bene in testa a quei due bipedi che, in mente sua, aveva catalogato
come due completi imbecilli. Solo quando si voltarono entrambi verso di
lui - con fare persino scettico e vagamente incredulo, avrebbe osato
dire - si rese conto di essersi esposto troppo, imprecando contro se
stesso.
Così gettò un'occhiata al mare poco distante,
cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di
catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di
paglia, non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui,
sirenetta!» lo
sentì urlare difatti, pronto a
gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in
anticipo.
«Ti ho
detto che sono un maschio io!» volle
avere l'ultima
sull'argomento il biondo, facendosi distrarre e sentendo subito dopo
quel bizzarro ragazzo saltargli letteralmente al collo, bloccandolo per
quanto concessogli; rischiò quasi di affogare se non fosse
stato recuperato in tempo dall'altro ragazzo, che dopo avergli urlato
un «Idiota!» con
un'esclamazione nervosa, parve tirarli su entrambi
senza problemi, facendo correre un brivido simile al terrore dietro la
schiena di Sanji. Stavolta l'aveva combinata grossa e avrebbe pagato le
conseguenze. Nonostante tutto non si arrese, cercando di reagire
muovendo la coda freneticamente, forse nel tentativo di beccare uno dei
due e di fuggire.
«Rufy,
bloccagli quella maledetta coda!»
bofonchiò il
ragazzo con le katane, prima che gli arrivasse una pinnata in viso.
«Non
riuscirete a portarmi via!»
sbottò, imprecando a denti
stretti quando si sentì riafferrare ancora una volta da una
stretta possente. In quel momento, intrappolato in quella situazione e
nelle mani di quei tipi, quasi gli mancava la noia che aveva provato
fino a poco tempo prima.
«Ehi! Ma
mica ce lo portiamo dietro, vero?» si
sentì udire
una terza voce proveniente da uno strano animale nascosto malamente
dietro un albero presente al limitare della spiaggia, che guardava
nella loro direzione con fare guardingo. Da quel che la sirena poteva
vedere sembrava spaventato, ma, ehi! Avrebbe dovuto esserlo lui.
«Certo che
ce lo portiamo dietro, Chopper»,
bofonchiò
in
risposta il tipo di nome Zoro, tirando su con uno sforzo quello che
Rufy continuava a definire un 'grosso pesce' prima di ricevere un'altra
violenta codata senza accorgersi dello sguardo stralunato che aveva
assunto. Ma era stata proprio quella
strana creatura a parlare? Si
chiedeva.
«Ma sei
proprio certo?»
insistette, facendo così allarmare
quella specie di sirena
che domandò spaventato, «Ehi! Ma
quel
coso parla?»
«Io sono
una renna!»
esclamò il coso
in questione, e se non
avesse avuto il muso peloso probabilmente avrebbe anche potuto vederlo
arrossire vistosamente.
Dal canto suo, il tipo di nome Zoro si ritrovò a sbuffare,
facendo forza sulle braccia prima di issare del tutto la sirena.
«Preoccupati
di te stessa, sirenetta»,
berciò
nell'osservarlo distrattamente, gettando un'occhiata alla
renna. «Ce lo
portiamo dietro e basta, Chopper, fine della discussione».
«E' il
nostro pranzo!» soggiunse
con enfasi Rufy.
«Io sono un
maschio! Non sono una sirenetta»,
sbottò ancora
il biondo. «E non sono
il pranzo di nessuno! Selvaggi!»
«Tranquilla, sirenetta»,
rimbeccò con fare sarcastico Zoro,
enfatizzando soprattutto il termine con cui l'aveva apostrofato.
Più lo guardava, difatti, più quel pesce enorme
gli sembrava esattamente una sirena. «Nessuno ti
mangerà.
Forse».
«Senti tu,
buzzurro! Ho la voce da uomo! Ho il petto da uomo e non ho
l'aspetto di un pesce!»
strepitò,
riuscendo a scivolare
verso il basso sotto lo sguardo sconcertato di quel tipo.
Fu quasi tentato di tirare un sospiro di sollievo per lo scampato
pericolo quando si sentì afferrare nuovamente, rimanendo
sorpreso e sconvolto nel rendersi conto che la cosa che gli aveva
afferrato la coda era un braccio. Un intero braccio che si era avvolto
intorno ad essa, accidenti! Successivamente strillò,
cercando di scappare con più foga. A quanto ricordava, gli
umani non erano simili mostri.
«Adesso,
Rufy, tiralo su!»
udì esclamare, agitandosi sempre
più e sentendo il cuore palpitare come impazzito nel petto.
Era stato un idiota, si disse. Aveva voluto cercare il brivido e,
adesso che l'aveva trovato, se ne pentiva amaramente.
Il ragazzo dal cappello di paglia fece come gli era stato detto,
decidendo di sua spontanea volontà di bloccare il suo pranzo.
«Dove mi
portate?»
domandò con una nota di panico, e il
sorriso poco rassicurante che gli venne rivolto dal tipo con tre katane
- erano verdi, quei capelli? - riuscì solo a spaventarlo
maggiormente. Appena sarebbe riuscito a liberarsi l'avrebbe ammazzato
quel... quel... quella maledetta testa d'alga!
«In un
posto che ti piacerà da morire»,
ironizzò
in risposta.
«Non
potresti vendermi, sai?»
cercò di ricordargli,
ricevendo un'occhiataccia da quel tipo.
«Questo lo
vedremo»,
rimbeccò difatti con tono di chi la
sapeva lunga, facendo appena un segno a Rufy che, dopo un sorriso a
trentadue denti che non prometteva nulla di buono, si
trascinò letteralmente dietro quella sirena e
seguì Zoro, che si stava dirigendo verso la piccola renna
ancora nascosta.
«Non sono
né una sirena né un tritone... nessuno
mi vorrà», volle
avere l'ultima, mentre Chopper
scappò via per restargli alla larga, lanciando un piccolo
strillo acuto.
«E' solo il
nostro pranzo, Chopper, torna qui!»
esclamò con
una risata divertita Rufy, aumentando l'andatura per corrergli dietro
con il cosiddetto pranzo
al seguito, il quale cercò di
aggrapparsi inutilmente alla sabbia con evidente terrore.
«Non sono
il pranzo di nessuno!»
strepitò per l'ennesima
volta, tentando ad agitarsi e a farsi lasciare, per quanto il provarci
non sortisse per niente l'effetto sperato. Sotto lo sguardo divertito
di quella testa verde - l'avrebbe ammazzato, lo giurò per
l'ennesima volta -, non poté far altro che sottostare alla
forza di quel ragazzino dal cappello di paglia, che continuava
tranquillamente a correre dietro a quell'animaletto a discapito del suo
corpo ormai palesemente martoriato da quello sballottamento, fino
all'arrendersi.
Si accasciò dunque inerme con il busto sulla sabbia,
lasciando che lo trascinasse senza remore. Oh, quanto gli sarebbe
piaciuto tornare indietro e andare a infastidire un po' le altre
sirene, in special modo la sua bella Nami-san, anche a costo di fare
sempre le stesse cose! Adesso, nelle mani di quei selvaggi, era
spacciato. Doveva arrendersi all'evidenza, soprattutto, quando la
spiaggia si allontanò da sotto di sé e
toccò il terriccio di un boschetto un po’ umido
che lo fece rabbrividire.
Fu proprio nel toccare il terreno, però, che alzò
di colpo la testa, rendendosi realmente conto che si erano allontanati
dall'acqua, sentendo qualcosa all'interno della sua coda, la quale si
dissolse come sabbia al vento rivelando un paio di gambe e lasciandolo
nudo sotto gli occhi di tutti.
Il tipo con i capelli verdi, Zoro, si ritrovò a fissarlo
accigliato, scoccando poi un'occhiataccia a Rufy come se fosse stata
colpa sua.
«Che
diavolo hai combinato?»
rimbrottò, ignorando il piccolo
Chopper che, con gran
coraggio, era andato a nascondersi dietro il
primo albero con uno strillo.
«Io nulla...» rispose
quel ragazzo, deluso, inclinando lo sguardo di
lato. «Ma se ha
le gambe, ora, non lo possiamo più mangiare?»
«Non
potevate mangiarmi nemmeno prima!»
esclamò di rimando
l'ormai uomo, cercando di riprendere possesso almeno delle proprie
gambe. Forse voleva tentare di sfruttare lo stupore generale, chi
poteva dirlo. Il solo problema era l'intorpidimento, e nel momento
esatto in cui cercò di alzarsi cadde.
Venne immediatamente riacciuffato dal tipo con tre katane, che lo
issò da terra con facilità esorbitante.
«Che
diavoleria è questa, sirenetta?»
borbottò,
palesemente innervosito da quella situazione. Fece persino scorrere lo
sguardo su di lui con fare fin troppo inquisitore, tanto che avrebbe
fatto vergognare chiunque.
«Io ho un
nome, sai? Mi chiamo Sanji»,
lamentò ancora una
volta il biondo. «Sono un
maschio!»
cercò per l'ennesima
volta di farsi capire, e forse, finalmente, riuscì a
richiamare parzialmente l'attenzione di quel tipo. Nonostante Rufy
continuasse a lamentarsi e a borbottare che il suo pranzo era svanito,
Zoro aveva iniziato a fissarlo intensamente, come se volesse confutare
con l'unico occhio che possedeva le sue parole.
«Okay,
ricciolo»,
rimbeccò, soffermandosi su quel bizzarro
sopracciglio. «Facciamo
finta che ti credo. Ora muoviti, se non vuoi
farti trascinare ancora».
«Sono un
maschio, lo puoi vedere bene anche tu!»
sbottò
nuovamente. «E... non
so camminare».
L'espressione che si impadronì dei lineamenti di Zoro fu
indecifrabile.
«Come
sarebbe che non sai camminare?» gli venne
spontaneo chiedere,
tralasciando momentaneamente il fatto che, aye, poteva vedere con
esattezza che quella sirena, o qualunque cosa fosse, era un esemplare
maschile. Poco prima non lo sembrava.
«Sarebbe
che non le ho mai viste queste gambe»,
spiegò con
evidente nervosismo. «Se avessi
saputo farlo, avrei corso fino al mare».
Zoro ghignò, divertito. Non le aveva mai viste quelle gambe,
eh? «Questo
allora potrebbe facilitarci le cose»,
replicò,
volgendo una rapida occhiata in direzione della boscaglia, precisamente
dove si era nascosta la piccola renna. «Chopper!» lo
richiamò, facendolo sussultare. «Coprilo
con qualcosa e
caricatelo in spalla».
A quel dire si voltò verso quella renna e
strabuzzò gli occhi. «Che cosa?
No!»
«Poche
storie e diamoci una mossa»,
rimbrottò, facendo un
rapido cenno a Chopper per obbligarlo ad avvicinarsi. Meglio muoversi
prima che a Rufy venisse la brillante idea di mangiarselo lo stesso,
data l'espressione famelica con cui continuava a guardare la sirena.
«Posso
sapere almeno che cosa volete da me?» chiese,
venendo trascinato
di tutta risposta sul terreno, la cui umidità sembrava
penetrargli nelle ossa.
«Lo saprai
a tempo debito»,
replicò ironico, abbozzando un
sorriso che non prometteva nulla di buono. «Sempre che
tu non
preferisca finire nella pancia di quello lì»,
soggiunse,
indicando distrattamente Rufy.
«Quello
tenetemelo lontano»,
lamentò, sentendo uno strano
brivido percorrergli lungo la pelle al contatto con il terriccio umido.
«E potreste
essere anche più gentili!»
Non parve essere per niente preso in considerazione, però,
poiché dopo aver allontanato per l'ennesima volta Rufy, che
se n'era uscito nuovamente con un distratto «Quando ce
lo mangiamo?»,
quel tipo di nome Zoro lo gettò malamente sul terreno,
intimando per l'ennesima volta alla renna di caricarselo in spalla.
Si rialzò sorreggendosi sulle braccia, gettandogli
un'occhiataccia.
«Portami
tu, se ci tieni tanto! Quello è un animaletto»,
rimbrottò, ma lo sguardo che gli venne rivolto fu tutt'altro
che cordiale.
«Non
sottovalutarlo», gli fu
detto con voce sprezzante, prima che si
avvicinasse alla renna e gli battesse una piccola pacca su una spalla.
-Fatti valere, Chopper».
Ci mise un po’ quello a eseguire l'ordine, prima di metter
mano a una sacca che aveva a tracolla; frugò giusto un
attimo prima di tirar fuori quella che sembrava una caramellina per poi
trasformarsi, lasciandolo letteralmente di stucco.
Non ebbe però il tempo di rendersi realmente conto della
situazione che venne afferrato senza mezzi termini, tanto che si
lasciò scappare un'esclamazione sorpresa nel vedersi
letteralmente scomparire il terreno da sotto i piedi, troppo preso da
dimenticarsi di essere ancora nudo.
Erano successe troppe cose tutte insieme, dalla sua cattura a quel suo
strano cambiamento, e vedersi adesso una piccola renna trasformata in
un gigante era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, se
voleva metterla in quei termini.
«Andiamo», fu il
solo ordine che diede l'uomo con le spade,
incamminandosi nella boscaglia con gli altri due al seguito.
Non si prospettava nulla di buono, all'orizzonte.
Ed eccoci qui alla fine del capitolo.
Questo è un piccolo sclero nato tra la noia e
l'organizzazione dei nostri prossimi cosplay, per ora attendete il
prossimo capitolo, sperando che vi sia piaciuto questo tanto da
seguirci ancora XD
Al prossimo ^^^
P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre
storie pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
Jason's Story
(2 su 6 'Volumi', Jason è un bambino che RoyEd adottano
controvoglia, ma si rivelerà per loro il ben epiù
prezioso e tanta avventura)
Geschenk Blut / Bluid
tiodhlac - Dono di sangue - (1 su 2
'Volumi', storia di Vampiri, RoyEd e Jason incluso, Non per stomaci
delicati)
Dona
l’8% alla causa pro recensioni
Farai felici milioni di scrittori
E noi XD!
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Capitolo 2 *** Molto rumore per nulla ***
Tales_2
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
MUCH ADO
ABOUT NOTHING
Sanji
si era ormai arreso di dimenarsi, tanto che
dopo ore interminabili di cammino si era quasi sopito nonostante i
litigi dei
tre.
Sembravano essere in disaccordo su qualcosa, ma
aveva un tale mal di testa da non capire con esattezza di che cosa
stessero
parlando, tanto da ignorarli
completamente.
Sarebbe voluto tornare indietro sui propri passi e
rituffarsi in mare alla svelta, ma, giunti a quel punto, non riusciva
più a
capire dove fosse. Non si era mai avventurato al di fuori dell'acqua -
e il
fatto che non sapesse di quelle gambe che gli erano spuntate ne era la
prova -,
e poteva solo arrendersi all'evidenza: ovunque lo avessero portato, era
spacciato e
probabilmente in suoi guai erano giunti all'inizio, visto il grande
portone di
un castello che si stagliava finalmente davanti ai quattro.
«Ve l'avevo
detto che era da questa parte».
La
voce che gli giunse alle orecchie risuonò come
un borbottio sconnesso, ben presto surclassata da un'altra che suonava
non poco
innervosita.
«Ma se ci
hai fatto fare tutto il giro!»
«Ohi, la
finite?» si fece
sentire la voce del
biondo, nudo. «Qui
c'è gente che riposa».
«Tu sta'
zitto, hai poco da lamentarti», gli venne
sbottato contro dalla voce di Zoro, che tra un borbottio e l'altro si
avviò
verso il portone, battendo giusto tre colpi contro il legno prima che
quest'ultimo
si aprisse.
«Non direi,
sono nudo e in braccio ad un mostro
peloso...»
Venne immediatamente fulminato con lo sguardo,
prima che quel tipo si avvicinasse nuovamente sotto l'occhio attento di
Chopper
- che si era ormai a sua volta arreso a trascinarsi dietro quel
fardello, dato
il brutto carattere di Zoro - e, senza tanti preamboli, gli tappasse la
bocca
con uno straccio che portava legato al braccio.
«E ora
diamoci una mossa»,
sbottò,
superando il
portone per inoltrarsi, presto affiancato da Rufy, nel grande giardino
che si
intravedeva oltre esso.
A quel fare Sanji cercò di sputare quella fascetta
nera senza successo, iniziando quasi a temere il peggio. Aveva quasi
pensato che
peggio di così non sarebbe potuta andare, ma a quanto
sembrava si era
maledettamente sbagliato. E più tentava di strepitare, con
le sue esclamazioni
che venivano soffocate da quella bandana, più si rendeva
conto che non avrebbe
lasciato le mura di quel castello. O forse non vivo, almeno.
Il tratto di giardino che lo separò dall'entrata
del castello gli parve infinito, più della strada che
avevano percorso per
giungere sin lì. Nemmeno provare ancora a divincolarsi
servì a nulla, poiché sentì
ben presto i passi dei due che li precedevano rimbombare nel grande
atrio, infastidendolo.
Non aveva mai sentito quei suoni e la cosa lo
turbava alquanto, esattamente
come la moltitudine di cose strane che si ritrovò ad
osservare qualche istante
dopo. Non aveva mai visto nulla di
simile, e non poté fare a meno di pensare che gli umani
fossero delle creature
bizzarre; forse
infastidirle non era più una buona idea.
Gliel'avevano sempre ripetuto di fare attenzione a
quegli esseri, ma aveva sempre bellamente voluto fare di testa sua,
troppo
borioso per stare a sentire i suoi compagni. Ed ecco che adesso si
trovava in
mano a degli sconosciuti, con delle gambe che non gli appartenevano e
in un
posto che definire spettrale sarebbe stato un eufemismo. Era normale
che
facesse così freddo, in quel castello? Probabilmente
sì, o forse la colpa era da imputare
al fatto che fosse nudo e bagnato.
Un brivido gelido gli corse dietro la schiena
nell'attraversare un vasto corridoio, dove quei passi risuonarono ancor
più
sinistramente alle sue orecchie; sentì il cigolio di una
porta che ruotava sui
cardini e, data la penombra che l'aveva avvolti fino a quel momento, la
luce
gli ferì gli occhi, tanto che fu costretto a strizzare le
palpebre per
abituarsi al brusco cambiamento. Davanti a sé era certo che
ci fosse un uomo in
ombra seduto, ma non ebbe il tempo di rendersene conto che
sentì l'impatto con
il pavimento ancora più gelido; imprecò a denti
stretti e si massaggiò il fondoschiena, per quanto
gli sembrasse ancora bizzarro possedere quel corpo e quelle gambe
anziché la
coda a cui era sempre stato abituato.
«E questo
cosa significa?»
esordì d'un tratto una
voce pacata, rimbombando contro le pareti coperte da arazzi.
«Già,
me lo domando anche io»,
masticò il ragazzo dopo essersi liberato del bavaglio,
adocchiando quei tre che lo avevano portato fin li, udendo la voce di
Rufy, quello
con il cappello di paglia in testa e lo sguardo famelico accennare un «E' il
nostro pranzo». Ancora
non si
era arreso, accidenti a lui?
«E' un dono
per te»,
sembrò quasi grugnire in
risposta Zoro tutto d'un tratto, osservando l'uomo con sguardo di sfida
e
calcando in modo spropositato le parole, quasi le stesse letteralmente
sputando
controvoglia.
«E cosa me
ne faccio di un ragazzo nudo?- chiese
quello con aria dispregiativa, facendo serrare una mano a pugno al
ragazzo dai capelli verdi.
«Non
è un ragazzo»,
sibilò,
e poco ci mancò che il
suo nervosismo facesse rizzare i peli sul dorso del piccolo Chopper,
tornato
alla sua forma originale. «E' una
sirena».
«Le sirene
sono donne, mio caro Roronoa»,
spiegò
quello alzando di poco il volto, facendo sì che un occhio si
puntasse sulla
figura di quello, squadrandola, quasi come se riuscisse a penetrargli
dentro
l'anima e sondarla. Sembrava cercare di capire se fosse serio o meno, e
la sirena in
questione dovette ammettere di sentirsi alquanto a disagio, sotto
quello
sguardo indagatore. Oh, accidenti! Come diavolo c'era finito in una
situazione
del genere?
«Questo
tipo è una sirena»,
insistette, e per
quanto vi si fosse intromesso anche Rufy, borbottando un qualcosa che
suonava
vagamente come un «Prima era
un grosso pesce»,
l'espressione dell'uomo divenne
ancor più scettica, mentre
quello strano esserino cercava di zittirlo.
D'un tratto quell'uomo in ombra agitò una mano,
sollevandosi dal trono sul quale era accomodato solo per far
sì che una
porzione del suo viso fosse abbastanza visibile, rivelando uno sguardo
austero
e severo, simile a quello d'un falco.
«Andatevene
dalla mia vista, Roronoa. Sono stufo
delle tue sbruffonate».
«Ehi! A me
non frega nulla di questo qui, ma io
vorrei tornarmene a casa mia! Riportatemi al mare», si
stufò Sanji, venendo immediatamente
fulminato dallo sguardo di Zoro. Sembrava quasi che potesse farlo a
fette
soltanto con quell'unico occhio che si ritrovava, anziché
con le spade che
portava appese alla cintola.
Fece poi per ribattere alle parole dell'uomo, ma fu
il piccolo Chopper a precederlo e a scoccargli una specie di occhiata
ammonitrice. «Come
desidera, Maestà», si
affrettò ad intervenire, ricaricandosi
in spalla la sirena nonostante le rimostranze di quest'ultima.
«Ehi!
Aspettate, voglio tornare a casa mia», si
lamentò, ma nessuno
parve dargli ascolto, men che mai il tipo dai capelli verdi che aveva
messo su
tutta quella baraonda. Per cosa, poi? Avrebbe davvero voluto saperlo...
e
avrebbe anche preferito evitare di finire nello stomaco di quel
ragazzino di
gomma, che lo guardava ancora come se fosse cibo. Avrebbe davvero
voluto sapere
dove lo stessero portando, dato ce
avevano ripreso a vagare per quei corridoi tutti uguali.
Perché non lo
riportavano a casa e basta, visto che non era stata di nessuna
utilità per
quella testa di muschio?
«Portalo ai
piano superiori e dagli qualcosa da
mettersi addosso, Chopper»,
esordì d'un tratto la testa di muschio in
questione, scoccandogli un'occhiataccia prima di andarsene bellamente
senza
aggiungere nient'altro, per quanto sembrasse borbottare tra
sé e sé chissà
cosa. Ma non era
l'unico a lamentarsi in questo, quel Rufy continuava a non finirla
più con la
sua fame e sperava vivamente che l'ordine non fosse stato quello di
servirlo a
cena. Avrebbe
preferito senza alcun dubbio diventare schiuma di mare, piuttosto che
finire
nelle fauci di quel mostro. Forse l'unico sano di mente, lì
dentro, era
proprio quel bestione che se l'era caricato in spalla, al quale chiese
spiegazioni non appena si
ritrovò solo con lui. Avevano salito una rampa di scale
posta sulla destra, e
ormai non riusciva più a capire con esattezza dove si
trovasse.
Però quel curioso pelouche gigante scrollò una
spalla, svoltando a sinistra. «Il
principe è testardo, potrebbe avere qualsiasi
cosa che gli passa per la testa»,
replicò semplicemente, come se quello
spiegasse tutto. Ma non spiegava un bel niente, accidenti!
«Cosa
vorrebbe dire? Che quel bamboccio non vuole
lasciami andare? Io ho una casa, sapete»,
sbuffò sulle sue, facendo sospirare la
renna.
«A quanto
pare al principe non interessa», si
limitò a dire, sapendo fin troppo bene quanto fosse cocciuto
quel ragazzo.
«Ma
interessa a me», rispose
il biondo piccato, volgendo lo sguardo
indietro come se volesse in qualche modo vedere in viso quel bestione.
Peccato
che la posizione in cui vigeva non glielo consentisse.
«Per adesso
ti conviene stare tranquillo», gli
consigliò, arrivando finalmente dinanzi ad una porta posta
sulla sinistra, facendolo sbuffare tra sé
e sé.
Con una mano si tenne il mento, poggiando il gomito
alla spalla di quel colosso, mentre l'altra si portò
distrattamente una mano a
toccare i capelli, sfiorando la stella marina che tempo addietro le
ragazze si
erano divertite a mettergli in testa, vietandogli di togliersela in
segno del
suo amore; in realtà era una buffa presa in giro alla quale,
però, il biondo aveva
tenuto fede.
A quel pensiero sospirò pesantemente, sentendo
nostalgia di casa. Sarebbe mai riuscito a tornarvi? Oh, sperava
vivamente di
sì. Non aveva la benché minima intenzione di
sottostare ai capricci di quel
rozzo principino dai capelli improponibili.
Venne posato ben presto su qualcosa di morbido con
delicatezza, rendendosi conto in un secondo momento che si trattava di
un
letto.
«In
quell'armadio troverai qualcosa da metterti»,
sentì dire d'improvviso dalla renna, che nel frattempo era
tornata normale. «Il
principe non è cattivo, è solo... cocciuto, ecco», lo
giustificò con un certo
imbarazzo.
«Sì,
ma... cosa dovrei fare di preciso, ora?» si
chiese confuso, vedendo con
la coda dell'occhio quel buffo animaletto correre lui stesso
all'armadio.
«Pazienta», gli venne
detto. «Vedrai che
potrai
tornare presto a casa», concluse,
uscendo dalla stanza per raggiungere il suo amico e lasciando il
ragazzo
confuso e tartassato dai dubbi.
***
Zoro
si trovava nel giardino da qualche parte nel
castello, questo perché nemmeno sapeva con certezza dove
fosse, ad allenarsi
con le sue spade.
Voleva cercare di tenere la mente occupata,
probabilmente, sia a causa del nervosismo che aveva provato dinanzi a
quello
stupido vecchio - cosa diavolo pretendeva da lui, maledizione? -, sia
per colpa
della bizzarra sensazione che aveva provato dal momento in cui si erano
ritrovati fra le mani quella strana sirena o di qualunque cosa si
trattasse, tanto da rimanere quasi
agitato.
Che cosa poteva significare quel rimescolamento che
sentiva dentro di sé, accidenti? Forse stava male,
già. Doveva per
forza
essere così. Una volta terminato il proprio allenamento ne
avrebbe parlato con
Chopper, nella speranza che potesse prescrivergli qualche medicina che
lo
facesse star meglio. Ma finì appena
di pensarlo che la piccola renna lo raggiunse, e gli parve persino
trafelata. Aggrottò
dunque la fronte nell'osservarla quasi distrattamente, fingendo
momentaneamente
di concentrarsi solo ed esclusivamente sul proprio allenamento.
«Ho bisogno
di qualche tuo intruglio, Chopper», la
buttò lì, poiché non era solito
ammettere di star male nemmeno quando era vero.
«E per cosa?» chiese
quello, incuriosito. «Non
posso darti delle medicine a casa».
«Tu dammi
qualcosa e basta»,
bofonchiò in risposta,
rinfoderando ben presto la spada prima di detergersi il sudore dalla
fronte.
Non andava per niente bene. Persino allenarsi non lo aiutava a
distrarsi.
«Devi dirmi
cos'hai»,
insistette la renna, facendo alzare al
ragazzo lo sguardo al cielo. Dirgli cosa aveva... dannazione, avrebbe
tanto
voluto saperlo anche lui.
«Non ne ho
idea»,
rimbeccò, gettandogli solo una
rapida occhiata prima di lasciarsi cadere seduto sul terreno con uno
sbuffo. «E' il petto».
«Ti fa male?» gli
chiese, avvicinandosi per
sentirlo sotto lo sguardo
quasi corrucciato del ragazzo.
«E' come se
avessi un peso»,
sbottò poi, traendo un lungo respiro. Si sentiva
strano e
non aveva idea di come spiegare la cosa al piccolo dottore, che aveva
assunto
un'espressione seria e autoritaria.
«E da
quando?» gli venne
chiesto.
«Da quando
eravamo nella foresta»,
rimbeccò, come
se la cosa spiegasse tutto. In verità non spiegava
praticamente niente, ma era
stato proprio durante quei momenti passati in quella boscaglia che
aveva
sentito quello strano disagio dentro di sé.
«Nella
foresta?» chiese
curioso il piccolo medico. «E
cosa hai fatto nella foresta?»
«Che
diavolo ne so, Chopper?»
sbuffò,
scompigliandosi la zazzera smeraldina con fare nervoso. «Non ho
fatto un
accidenti di niente e non so che diamine ho. Dimmelo tu, sei tu il
medico».
«Io non
sento nulla, sarà una tua sensazione», gli
rispose quello annuendo,
guadagnandoci un'occhiataccia.
«Se fosse
stata una mia impressione non avrei
nemmeno aperto bocca, Chopper. Lo sai»,
rimbrottò, abbassando lo sguardo verso
il proprio petto. Forse era soltanto stanco, chi poteva dirlo.
«Ma il tuo
petto non ha nulla»,
insistette il
medico, con in viso
un'espressione che la diceva lunga. In fin dei conti sapeva fare bene
il suo
lavoro, lui, per quanto il principe sembrasse quasi diffidare delle sue
parole.
E
fu proprio quest'ultimo, alla fine, ad alzarsi in
piedi con un nuovo sbuffo, lo sguardo rivolto verso un punto
imprecisato del
giardino.
«Forse
dovrei sbarazzarmi di quella sirena», parve
quasi borbottare fra sé e sé. «Probabilmente
mi sentirei meglio, togliendomela
dai piedi».
«Cosa
c'entra quel tipo, adesso?» chiese
curiosa la
renna. «E' lui che
ti provoca questo... malessere?»
Pur sentendo di aver detto troppo - dannazione, non
era proprio abituato a raccontare così tante cose al medico
di corte -, dopo
essersi grattato dietro al collo con un certo disagio, Zoro
riportò lo sguardo su di lui.
«Credo di
sì», rispose
senza mezzi termini. «E' da
quando ce lo siamo portato dietro che mi sento strano. Dovrei toglierlo
di
mezzo».
«Ne sarebbe
felice, vorrebbe tornare a casa sua, in
effetti»,
rifletté tra sé e sé. «E poi, tu
dovrai sposarti con una
principessa...»
gettò lì.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. «Cosa
diavolo
c'entra questo?»
sbottò, storcendo persino il naso in una smorfia. Aveva
sempre
detestato quel determinato argomento, e non riusciva a capire
perché la renna
l'avesse messo in mezzo proprio in quel momento.
«Nulla,
ma... credo che quel male sia un piccolo
accenno di... una cotta», rispose
senza mezzi termini la renna, spaventata
subito dopo da un rumore proveniente da un albero lì vicino
e la figura di Rufy
apparsa dinnanzi a lui famelico: «C'è
della carne cotta?!»
Accigliandosi in un primo momento, il principe si
premurò lui stesso di zittire il nuovo arrivato,
rimbrottando un «Qui non
c'è
niente, idiota!» prima di
riportare la propria attenzione sul dottore, come se
si fosse reso conto di ciò che aveva detto solo in quel
momento. «Una cosa?»
sibilò, per quanto avesse perfettamente capito. «Per quello
stupido pesce, poi?»
«Penso
proprio di sì. Ma visto che lo vuoi
allontanare non c'è problema»,
insistesse il medico facendo spallucce.
Zoro
si lasciò sfuggire una specie di grugnito,
come se non volesse ancora credere a ciò che gli era appena
stato detto. Una cotta
per quella sirena? Lui?
Doveva essere uno scherzo. «E se
invece... non
lo allontanassi?»
domandò guardingo, ignorando lo sguardo di Rufy
ostinatamente
puntato su di lui, quasi stesse cercando di comprendere tutta quella
situazione
e di cosa stessero parlando gli altri due.
«Potresti
superare la cotta
e voler
desiderare oltre... meglio se lo riporti al mare, siete due specie
diverse e Re
Mihawk non sembrava intenzionato a tenere quel ragazzo».
Il principe incrociò le braccia al petto, trovando
opportuno guardare altrove. In realtà non gli interessava
minimamente che quel
vecchio non volesse tenere quella sirena, ma se Chopper aveva ragione,
e se
davvero si era invaghito di quest'ultima, probabilmente riportarlo a
casa era
la soluzione migliore. «Forse non
mi interessa il fatto che siamo due specie
diverse, ci hai pensato?» disse di
punto in bianco, decidendo di dare le spalle
ad entrambi per incamminarsi, quasi volesse chiudere lì la
conversazione, lasciando interdetto
Chopper, anche se con un sorriso sulle labbra.
«Mi spiace
un po’ per quel poverino... ma se finalmente
il principe si apre un po’ con qualcuno ed è
felice, non credo sarà poi una
cattiva idea», disse tra
sé e sé prima di farsi distrarre da Rufy con
qualche
scemenza e seguirlo.
«Ma Zoro
sta male?» gli venne
chiesto proprio dal
ragazzo dal cappello di paglia, che aveva gettato una rapida occhiata
nella
direzione in cui era sparito il principe. Chissà dove voleva
andare, visto che
da quella parte non si arrivava di certo alle sale principali...
«Non ti
preoccupare per lui, Rufy, bisogna
lasciarlo stare un po’».
Rufy
si portò una mano al mento e assunse un'aria
seria e riflessiva, cosa che risultava abbastanza difficile vedere sul
suo
volto. Forse il medico aveva ragione, in fin dei conti le stranezze di
Zoro
erano all'ordine del giorno. «Gli ci
vorrebbe un'avventura!»
esclamò poi
ridacchiando, scuotendo un po' il capo prima di rientrare con il
piccolo Chopper.
BUHAHAHAHA!
UHAHAHAHA! Purtroppo non è ancora accaduto niente, per ora
posso
solo dire che il caro Sanji è nell'ignoto e Zoro... ha
insito il
dubbio in sé v.v …
Pazientate ancora un po', al prossimo ne vedrete di belle e pian piano
la storia prenderà forma senza lasciare nulla al caso! XD
Se poi non è vero prendetevela con My Pride v.v *NdRR che
scappa* XD
A presto con il prossimo capitolo ^^^
Speriamo di rivedervi ancora ^^^
Ringraziamenti:
QueenCamelia13
tignoz
Connie_97
P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre
storie
pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
Jason's
Story (2 su 6 'Volumi', Jason è un bambino che
RoyEd
adottano controvoglia, ma si rivelerà per loro il bene
più prezioso e tanta
avventura)
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Blut / Bluid tiodhlac - Dono di sangue - (1
su 2 'Volumi', storia di Vampiri, RoyEd e Jason incluso, Non per
stomaci
delicati)
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Farai felici milioni di scrittori
E noi XD!
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Capitolo 3 *** Non tutti i mali vengono per nuocere... forse ***
Tales_4
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
IT'S AN
ILL WIND THAT BLOWS NO GOOD... MAYBE
In
un'altra stanza del castello, intanto, c'era chi
ancora non si raccapezzava di quella situazione.
Gli sembrava che fosse tutto fuori posto, e in
effetti non aveva tutti i torti. Si era guardato intorno per una buona
decina
di minuti - o forse anche di più, aveva perso il conto - nel
tentativo di
comprendere quanto era successo, ma inutilmente, cercando fintanto di
raccapezzarsi.
Per quanto si fosse sforzato, però, non era
riuscito a trovare una soluzione soddisfacente, né tanto
meno a capire con
esattezza perché diavolo fosse stato portato lì.
Aveva seguito il consiglio
della piccola renna e, con un bel po' di fatica, era riuscito a
trascinarsi
fino all'armadio, prendendo la prima cosa che gli era capitata
sottomano per
coprirsi. Non aveva mai pensato che potesse fare così
freddo, sulla terra. O
forse era una percezione data dal fatto che non si trovasse
più in mare.
Osservò quell'indumento, scoprendo che
effettivamente doveva trattarsi di una maglia, anche se forse un
po’ troppo
lunga e possedeva qualche accessorio
di cui non ne conosceva affatto
l'utilizzo. Eppure lo copriva interamente; forse non era poi
così male quella
maglia, pensò tra sé e sé, abbozzando
una sorta di sorrisino.
Sollevò lo sguardo al soffitto, domandandosi poi
quasi distrattamente che cosa avrebbe dovuto fare, adesso. Non poteva
nemmeno
sperare di uscire da lì e andarsene, giacché le
sue gambe non ne volevano
ancora sapere di dargli retta. Con la coda era molto più
facile, mentre ora... non sapeva
nemmeno come si muovessero per stare in piedi.
Si ritrovò a sbuffare, decidendo di sfruttare quel
letto, dato che per il momento non poteva far altro che starsene chiuso
lì
dentro. Così si sdraiò e poggiò la
testa sul cuscino, dovendo ammettere che era
molto più confortevole di quanto avesse creduto al
principio. Avrebbe persino
potuto addormentarsi se non si fosse sentito ansioso, dato il luogo in
cui si
trovava.
Sospirò. Avrebbe tanto voluto che qualcuno - e in quel
momento gli andava bene chiunque, persino quel cretino d'un principe -
entrasse
dalla porta che aveva cominciato a fissare con insistenza, nella
speranza che
lo riportassero a casa una volta per tutte.
Una parte di lui, però, si sentiva strana quando la
sua mente sfiorava quell'argomento, ma non riuscì a
terminare quel pensiero che fu
proprio quello che entrò nella stanza con poca grazia,
scoccandogli
un'occhiata in tralice prima di chiudersi la porta alle spalle.
«Ehi, no!
Aspetta!»
strillò il biondo cercando di
richiamarlo, sentendo
uno strano brivido corrergli lungo la schiena. Non gli piaceva per
niente la
piega che stava prendendo quella situazione, men che mai gli sembrava
che fosse
una cosa positiva starsene chiuso lì dentro con
quell'idiota.
«Vedi di
stare calmo, ricciolo»,
sbottò, e solo
quando lo sguardo gli cadde davvero
su di lui si ritrovò ad accigliarsi. «Come
diavolo ti sei conciato?» gli venne
spontaneo chiedere, non sapendo se
ridere o vergognarsi per quella sirena.
«Non lo so,
è l'unica cosa che sono riuscito ad afferrare,
stupido marimo», gli
rispose tempestivamente quello, e, per quanto lo
stupido marimo in questione stesse cercando di controllarsi, alla fine
non poté
fare a meno di lasciarsi scappare una sonora risata. Difficile dire,
però, se
fosse derisoria o semplicemente divertita.
«Levati
quel coso di dosso, sirenetta»,
rimbeccò
poi quando si riprese, sebbene si vedesse lontano un miglio che avrebbe
potuto
ricominciare da un momento all'altro. «Se
è vero che sei uomo, dovresti
indossare un paio di pantaloni come questi»,
soggiunse, indicando con un rapido
cenno i propri calzoni a scopo illustrativo.
«Non
ridere, deficiente!»
sbottò immediatamente
quello.
«Non mi
sono mai posto il problema!»
«Ponitelo
adesso», gli venne
detto in tono
schietto, pur essendoci in esso ancora un accenno di
ilarità. Non gli capitava
tutti i giorni, difatti, di vedere un uomo, una sirena, o qualunque
cosa fosse
con esattezza, vestito come una principessa. E nel vero senso della
parola,
dato il vestito pregiato che aveva indossato.
«Perché
dovrei? Voglio solamente tornare nel mare.
E' colpa tua se mi trovo qui senza saperne il motivo».
«Sei stato
tu a capitare sulla mia strada nel posto
sbagliato al momento sbagliato, sirenetta, quindi non prendertela con me»,
rimbrottò, poggiandosi a braccia conserte contro la porta,
quasi volesse
impedirgli di fuggire. Come se potesse farlo, poi.
«Nessuno
t'impediva di lasciarmi lì, me ne stavo
andando», gli fece
notare il biondo. «E mi sono
ritrovato con queste stregonerie
al posto della coda»,
indicò le gambe, «e offerto
a quel tipo che nemmeno mi
voleva».
Zoro, a quel dire, lo guardò per un lungo momento,
quasi stesse assimilando le sue parole e se ne stesse facendo una
ragione.
Avrebbe potuto lasciarlo lì come gli era stato fatto notare
e trovare
qualcos'altro da portare in dono, evitandosi anche quella stupida
infatuazione.
«Quell'uomo
è difficilmente accontentabile»,
rimbrottò, come se ciò spiegasse tutto,
soffermandosi ancora una volta sulla
sua figura. Accidenti, le storie sui poteri ammalianti delle sirene non
potevano essere vere, no?
«Perfetto,
ora posso tornare a casa?» volle
incitarlo lui, ignorando i pensieri che stava facendo Zoro sul suo
conto.
Quest'ultimo, però, scosse il capo. «Non
ancora,
sirenetta»,
replicò, stringendosi nelle spalle con un certo disagio.
Forse
Chopper aveva proprio ragione, maledizione, e fu per non pensarci oltre
che si
diresse all'armadio, tirando fuori un paio di pantaloni che
lanciò prontamente
in direzione del ragazzo. «Per adesso
infilati questi».
Afferrò i suddetti pantaloni, il ragazzo, piegandosi
e cercando di infilarli quasi senza successo sotto lo sguardo a dir
poco sconcertato del
principe.
«Prova a
toglierti il vestito, sarà più facile»,
ironizzò, avvicinandosi però al letto con fare
circospetto, come se volesse
tener d'occhio i suoi movimenti.
«Non credo
che sia quello il problema»,
obiettò l'altro,
facendo però come gli era stato detto. Gli sembrava comunque
più facile a dirsi che a
farsi, visto che quei cosi che quella testa d'alga aveva chiamato
“pantaloni” erano
tutt'altro che facili da indossare, soprattutto per lui, che non aveva
mai avuto la
necessità di utilizzarne. Era talmente concentrato ad
imprecare contro quei cosi che non si era
nemmeno accorto del fatto che il principe stesse continuando a
fissarlo, con
un'espressione che la diceva lunga; quest'ultimo si ritrovò
persino ad
avvicinarsi maggiormente, cercando di fare affidamento sul suo stoico
auto-controllo.
«Ti serve
una mano, ricciolo?» gli
chiese, tentando
di rendere il tono più sarcastico possibile. Forse per non
tradire le strane
sensazioni che provava in compagnia di quello stupido pesce, chi poteva
dirlo.
«Non ho
bisogno che uno stupido umano dalla testa
verde mi vesta!»
sbottò a quel dire il biondo, continuando a ignorarlo.
Lì per lì Zoro rimase immobile ad osservarlo,
come
se il suo cervello stesse immagazzinando le parole appena ricevute;
quando ci
riuscì scattò serpentino verso di lui,
afferrandolo per il bel colletto del
vestito.
«Come mi
hai chiamato, idiota d'una sirena?!»
sibilò, poiché nessuno aveva mai osato tanto. E
non perché fosse il figlio di
Re Mihawk, ma perché era terribile come il padre, quando ci
si metteva.
«Perché?
Marimo ti era più congeniale?» chiese
quello senza allarmarsi oltre, ma facendo scattare improvvisamente una
gamba
per regalargli un sonoro calcio involontario che lo fece restare
letteralmente
di stucco.
Persino Zoro, sia per il colpo sia per la sorpresa,
era rimasto allibito. E dovette ammettere, per quanto la cosa lo
snervasse, che
quell’idiota aveva più forza di quanto avrebbe
pensato al principio. Non che
non avesse provato la potenza della sua coda, sulla riva del mare... ma
con
quelle gambe era di tutt’altro effetto. «A quanto
pare stai cominciando ad
imparare come funzionano le gambe, ricciolo»,
bofonchiò, massaggiandosi il
punto colpito.
«Io non so
nemmeno come funzionano queste... cose».
E
dall'espressione che aveva assunto, nonché l'aria sorpresa,
sembrava dicesse
sul serio.
«Per uno
che non lo sa, te la cavi piuttosto bene»,
ironizzò il principe, rendendosi conto troppo tardi di aver
cominciato a
fissare quel biondino con fin troppa insistenza, forse più
di quanto avesse
fatto fino a quel momento.
«Già...
ma preferirei riavere la mia coda, quindi o
mi dici come si mettono questi cosi o mi riporti in mare», si
risolse il biondo, facendo sollevare un
sopracciglio a Zoro.
«Non avevi
detto di non volere l'aiuto di un umano,
sirenetta?» lo
schernì, per quanto gli si fosse avvicinato quel tanto che
bastava per strappargli di mano i pantaloni. «Infilaci
prima una gamba e poi
l'altra», soggiunse
poi, gettandogli un'occhiata senza volerlo. Oh, accidenti a
Chopper. Avrebbe tanto voluto che la sua diagnosi fosse
errata,
stavolta.
«Non ho
chiesto di essere vestito»,
snobbò l'aiuto
Sanji, certo che l'altro non lo avrebbe ascoltato; difatti, dopo aver
assunto un'aria
tutt'altro che rilassata, il principe si ritrovò a
strattonargli l'abito che
ancora indossava, levandoglielo lui stesso da dosso. E lo ritenne un
errore,
dato che lo sguardo, non volendo, gli cadde verso il basso.
«Piantala
di discutere e fatti infilare questi»,
bofonchiò, cercando di rendere il tono più
nervoso possibile per non tradire un
certo disagio.
«E tu non
guardarmi con quella faccia da pesce
lesso, allora!» rispose
prontamente l’altro cercando anche di chiamarlo. «Mi
confondi!»
«Cos...?!» Zoro
sbatté più volte le palpebre, come
se non si fosse accorto di aver cominciato a fissarlo. Maledizione,
doveva
capire cosa diavolo stesse succedendo perché era lui quello
confuso, non di
certo quell'idiota. «Abbassa la
cresta e datti una mossa, ricciolo, se non vuoi
finire in una bella vasca per pesci come attrazione principale!»
«Ti sfido a
farlo», fu la
risposta di Sanji sulle
sue, e Zoro gli
afferrò una ciocca di capelli, chinandosi alla sua stessa
altezza per
ritrovarsi ad una spanna dal suo viso.
«Non
tentarmi, sirenetta, perché potrei farlo
davvero»,
sibilò, infilandogli lui stesso i calzoni senza alcun
riguardo, quasi
volesse darsi una mossa e coprirgli almeno le parti intime. Se avesse
attentato
ancora al suo auto-controllo, l'avrebbe consegnato ai cuochi e fatto
fare in
salamoia, dannazione a lui.
«Sono un
maschio, smettila di chiamarmi sirenetta»,
rimbrottò quello, sussultando e sibilando quando fu
vestito. «E fai
piano,
deficiente».
Era
un maschio, già. Se n'era accorto fin troppo
bene, e forse era uno dei motivi principali per cui avrebbe dovuto
smetterla di
provare attrazione per lui. Non che gli interessasse poi tanto, il suo
sesso...
Scosse il capo prima di completare quel pensiero,
afferrandolo per un braccio.
«Tu vieni
con me»,
rimbeccò, ignorando le sue
parole per caricarselo su una spalla, come se fosse pronto ad uscire da
quella
stanza.
«Che cavolo
ti è preso ora?»
domandò il ragazzo
capendoci sempre meno. Per quanto quell'animaletto gli avesse detto che
fosse
cocciuto quel principe, per lui era solamente uno stupido e anche
troppo
irritabile per i suoi gusti.
«Lo capirai
presto, stupido torciglio»,
sbottò il
principe in questione, issandoselo meglio in spalla. Di sicuro senza
quella
coda ingombrante pesava di meno, e non gli era poi così
difficile trascinarselo
dietro nei corridoi del castello.
Girò due volte a destra e tre a sinistra,
imprecando contro quei disimpegni. Non era lui che si era perso...
erano quelli
ad essere tutti uguali.
«Ma si
può sapere perché stiamo girando in tondo?» si
sentì chiedere, e si
ritrovò a grugnire chissà cosa tra sé
e sé, quasi non volesse minimamente
rispondere.
«Non stiamo
girando in tondo, è solo una tua
impressione»,
borbottò, per quanto avesse cominciato a guardarsi intorno.
Dannazione, viveva lì dentro da anni e ancora non riusciva a
capire dove si
trovasse.
«Ma questo
vaso è l'unico vicino alla porta da cui
siamo usciti»,
indicò l'oggetto in questione. «E non
abbiamo sceso nemmeno una
scala».
«E' casa
mia, saprò pure dove sto andando, no?»
rimbrottò, per quanto si sentisse una nota vagamente incerta
nella sua voce. O
forse stava cercando semplicemente di convincersi, chi poteva dirlo.
Si ritrovò dunque a girare verso destra per
l'ennesima volta, vedendo stagliarsi dinanzi a sé uno di
quegli stupidi arazzi
con cui quel vecchio aveva addobbato il castello. Forse la direzione
era
giusta, stavolta.
«No, non lo
sai», decise di
stroncare la sua
fiducia.
«Non
rompere, sopracciglio a ricciolo, altrimenti
ti mollo qui»,
borbottò, chiedendosi ancora chi glielo avesse fatto fare di
trascinarsi dietro quel guaio vivente.
«Magari.
Così posso trascinarmi fino al mare e non
metterci troppo tempo»,
commentò, venendo scrollato malamente dal principe.
«Vorrei
proprio vederti strisciare sui gomiti, stupida sirena»,
sbottò,
e si affrettò a girare a sinistra, salendo le prime scale
che gli capitarono dinanzi
agli occhi.
«Meglio
strisciare, piuttosto che farsi scarrozzare
da un idiota che non sa nemmeno dove siano le cose in casa sua».
«Sono le
cose presenti qui dentro ad essere tutte
uguali», si
giustificò con uno sbuffo, decidendo di punto in bianco di
troncare
lì qualsiasi conversazione. Si guardò solamente
intorno con attenzione, certo
di dover girare ancora una volta a sinistra superata quella grossa
statua che
aveva dinanzi.
«Fammi
indovinare, girerai ancora dietro la
statua?» chiese
annoiato, e, se solo
l'altro avesse potuto, avrebbe ricevuto da lui un'occhiata
letteralmente di
fuoco.
«Se non
vuoi che ti lasci nelle mani dei cuochi,
sirenetta, farai meglio a tenere la bocca chiusa»,
sbottò il principe, tornando
a guardare avanti con un borbottio. E fu quasi tentato di esultare
quando si
rese conto che stava andando dalla parte esatta.
«E cosa
faresti? Non oseresti mangiare un uomo!»
«Potrebbe
farlo Rufy»,
ironizzò Zoro, e, sebbene la
sua fosse suonata come una costatazione quasi scherzosa, dato il modo
in cui
l'amico aveva continuato a guardare quell'uomo pesce, beh, forse
avrebbe potuto
farlo sul serio. Non che gliene importasse poi molto, a dire il vero...
però
perché, allora, qualcosa nella sua testa non la smetteva di
mormorargli che
avrebbe fatto a fette chiunque avesse tentato di toccare quella stupida
sirena?
Doveva essere impazzito, non c'era altra soluzione, e, pensando questo,
alle
sue spalle c'era chi prese per vera quella minaccia.
«Di un
po’, siete cannibali?»
Il principe arcuò un sopracciglio, scettico. «Che
diavolo ti salta in mente, sirenetta dal sopracciglio ridicolo?»
sbottò, come
se non potesse credere che quello stupido avesse preso sul serio le sue
parole. «Qui in
superficie si chiama ironia, questa», soggiunse
sarcastico e con tono
di sufficienza, arrivando finalmente a destinazione con suo sommo
stupore.
«So
cos'è l'ironia!»
lamentò. «Semplicemente
quel
Rufy mi sembra capace!»
«Per chi lo
hai preso?»
borbottò in risposta il
principe. «Sarà
anche un pozzo senza fondo, ma per quanto abbia ripetuto che ti
avrebbe mangiato, non lo farebbe mai»,
andò in difesa dell'amico, per quanto
non fosse certo al cento per cento delle sue stesse parole. Ma, ehi,
non erano
problemi suoi. «La vedi
quella, piuttosto?»
soggiunse, facendo in modo che
anche l'altro vedesse l'enorme teca di vetro che si stagliava dinanzi a
loro. «Di' ciao
alla tua nuova casa».
A
quel dire si alzò giusto un attimo per capire le
sue parole per poi sgranare gli occhi.
«Per chi mi
hai preso? Non sono mica un pesciolino
da esibire in bella mostra! E poi, non c'è nemmeno una bella
sirenetta!»
s'arrabbiò.
«La bella
sirenetta sarai tu»,
tagliò corto Zoro
nell'avvicinarsi alla teca colma d'acqua, come se le sue parole non lo
toccassero minimamente. E probabilmente era davvero
così. «Ti avevo
avvertito
di non sfidarmi, ricciolo».
«Sono un
uomo! E giuro che se lo fai... te ne
pentirai!»
minacciò, cercando di tirare ancora una volta un calcio
senza successo, dato che
quella stupida testa verde d'un principe aveva preso le sue
precauzioni. Se l'era
difatti caricato in spalla in modo che non potesse nuocergli
più di tanto, e la
situazione stava diventato altamente snervante. Sanji si
ritrovò a sudare
freddo, però, quando si rese conto che quell'idiota faceva
sul serio. Voleva davvero
metterlo in quella teca per pesci, accidenti, e lui, certo di non
volerci entrare, decise di
aggrapparsi con tutte le se forze alla maglia. «Io non ci
entro lì!»
Il principe volse appena lo sguardo verso di lui,
scrollandoselo di dosso con una facilità
disarmante. «Och,
invece lo farai
eccome», parve
quasi ghignare poi, e non fu per niente bello il tono con cui
pronunciò quelle poche e semplici parole. Ma il biondo non
si arrese; si strinse intorno a
lui solo con le braccia, intenzionato più che mai a non
mollarlo. Non si sarebbe mai fatto
mettere lì dentro alla stregua di un pesce, dannazione!
Aveva ancora la propria
dignità, e non avrebbe mai permesso che un idiota dalla
testa d'alga lo
segregasse in un acquario. Peccato, però, che non
riuscì a fare molto per
impedirlo, per quanto non avesse fatto altro che scalciare con quelle
sue nuove
gambe e opporre resistenza. Quel tipo, doveva purtroppo ammetterlo,
possedeva
una forza fuori dal comune e lui non era in grado di reagire come
avrebbe voluto, tanto che si
ritrovò in men che non si dica dentro l'acqua, sentendo i
pantaloni strapparsi
prima di ritrovare la sua coda. Da un lato ne fu contento, certo, ma
nuotò
rapidamente verso il vetro, picchiando i pugni contro di esso come se
si
aspettasse che potesse finire a pezzi da un momento all'altro.
Fissò con rabbia
il principe che lo osservava dal lato opposto, incontrando il suo
sguardo
disinteressato. Aveva persino osato sollevare brevemente un angolo
della bocca
in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso, e a Sanji venne
l'irrefrenabile voglia di cancellarglielo a suon di violente codate,
tanto che si tirò su
fino a uscire un po’ con il busto.
«Brutto
bastardo! Tirami fuori!»
Zoro sollevò un sopracciglio, incrociando le
braccia al petto con disinvoltura prima di dargli le spalle. «Fossi in
te
comincerei ad abituarmi, ricciolo»,
rimbeccò, avviandosi a grandi falcate verso
l'uscita. «Resterai
lì per un bel po'».
«Ti ho
detto di tirarmi fuori di qui!»
lamentò
nuovamente. «Questa non
è nemmeno acqua salata!»
«Vorrà
dire che farò portare qui su un paio di
sacchi di sale»,
ironizzò, agitando subito dopo una mano come se nulla fosse,
sparendo oltre l'angolo con solo i suoi passi a testimoniare la sua
presenza
che si allontanava.
Beh, il vestito
anche senza richiesta era dovuto e già
stata inserita come idea da tempo immemore v.v
E che dirvi di più, se non chiedervi se vi è
piaciuto il nostro pesciolino
sirenetto?
Cambiano i ruoli, ma i caratteri dei pg sono sempre quelli e le
frecciatine e le
liti non possono mancare direi XD
Al prossimooo <3 vi aspettiamo più numerosi ^^^
Ringraziamenti:
tognoz
Connie_97
P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre
storie
pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
Jason's
Story (2 su 6 'Volumi', Jason è un bambino che
RoyEd
adottano controvoglia, ma si rivelerà per loro il bene
più prezioso e tanta
avventura)
Geschenk
Blut / Bluid tiodhlac - Dono di sangue - (1
su 2 'Volumi', storia di Vampiri, RoyEd e Jason incluso, Non per
stomaci
delicati)
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Farai felici milioni di scrittori
E noi XD!
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Capitolo 4 *** Primi passi ***
Tales_4
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
FIRST
STEPS
Era ormai sera inoltrata e Mihawk stava girando per
i corridoi del castello, quando poi alzò lo sguardo verso
l'acquario una volta
ritrovatosi davanti ad esso, accigliandosi. Quel ragazzetto biondo che
Zoro
aveva avuto la brillante
idea di portargli davanti un paio di giorni addietro era
effettivamente
una sirena,
ma cosa ci facesse lì non ne aveva la più pallida
idea. Aveva
lo sguardo infuriato che guardava fisso e braccia incrociate, come ad
attendere
con aria alquanto incazzata, ma non erano affari suoi, quindi
alzò le spalle e
andò oltre, non volendo
avere niente a che fare con le stupide questioni che il figlio aizzava.
Era
sempre stato una testa calda ed era risaputo in ogni punto del regno
quanto gli
piacesse mettersi nei guai - lui e il suo amico Rufy erano due
calamità, a
detta del popolo -, però doveva ammettere che non aveva idea
di cosa diavolo
volesse farci con quella sirena, oltretutto non era nemmeno bella a
vedersi... anche se essendo un
maschio era sicuramente una rarità.
Tirò lungo, lasciandolo dove stava, continuando per
la sua strada, mentre da un altro punto del castello, il suddetto
principe si
trovava, non si sa come, nella propria stanza a rimuginare su quanto
accaduto
durante quelle ultime ore. Una fastidiosa vocina nella sua testa non
faceva
altro che ripetergli di sbarazzarsi di quel peso morto che aveva
scaricato
nell'acquario, mentre qualcos'altro, in contrapposizione contro tutto
ciò che
lui stesso pensava, lo obbligava a prender tempo, come se dovesse
aspettare
chissà cosa. Ma lui non voleva aspettare un bel niente,
dannazione. Eppure si alzò automaticamente
dal proprio letto, decidendo di andare a vedere cosa stesse facendo.
Magari si
sarebbe divertito lui stesso a dargli da mangiare come un qualsiasi
pesciolino, e poco gli sarebbe
importato se quella sirenetta si sarebbe arrabbiata. Anzi, avrebbe reso
le cose
ancor più divertenti, dato che aveva scoperto che vedere
quella sua espressione
innervosita gli piaceva.
A quel pensiero scosse il capo, sbuffando mentre
aumentava la propria andatura. Basta con quella storia, accidenti.
Doveva tornare in sé...
eppure eccolo lì, davanti all'acquario a cercare con gli
occhi la sua figura. Si meravigliò persino di
esserci arrivato così in fretta, visto che, e non lo avrebbe
mai ammesso a
terzi, il suo senso dell'orientamento lasciava alquanto a desiderare.
Non
riuscendo a trovarlo con lo sguardo, si
avvicinò maggiormente al vetro, quasi domandandosi che fine
avesse potuto fare
quella stupida sirena. Era un gran bell'acquario, certo, ma non poteva
di
sicuro essere sparito; era stato
progettato proprio per trovare ogni pesce, tanto che, aguzzando la
vista,
scorse la sua figura rannicchiata tra alcuni sassi. Sembrava che stesse
dormendo, e lo dimostrava la palpebra di quell'unico occhio visibile.
Il principe si ritrovò ad avvicinarsi ancor di
più
quasi involontariamente, poggiando le mani contro il vetro nel sentire
qualcosa
di bizzarro farsi spazio dentro di lui. Accidenti a quello stupido
pesce. Forse l'aveva stregato, non c'era altra
spiegazione. Si rifiutava di dare ragione a Chopper e credere di
essersi...
infatuato di un idiota del genere. Non era nemmeno tutta questa gran
bellezza! Soprattutto considerando
il fisico snello e la coda di pesce che non gli offriva poi molta
attrazione, dato che, non essendo
un esponente di sesso femminile, oltre a quella non aveva nient'altro.
Eppure
si riscoprì ad osservarlo con attenzione, camminando lungo
il vetro
dell'acquario come se volesse vederlo da tutte le angolazioni, cercando
di trovare
quella giusta e la luce buona.
Si scompigliò i capelli con uno sbuffo e provò a
distogliere lo sguardo, riuscendoci solo per poco. L'occhio, difatti,
gli cadde
nuovamente sul volto addormentato, ed ebbe quasi l'incontrollabile
voglia di
svegliarlo, venendo
preceduto da quelle palpebre tremule che si aprirono immediatamente per
puntarsi su di lui, quasi
avessero avvertito il suo sguardo.
Lì per lì Zoro sussultò, sentendosi un
po' come
Rufy quando veniva colto sul fatto dai cuochi mentre rubava del cibo.
Distolse
poi lo sguardo e incrociò le braccia al petto, affrettandosi
ad assumere un'espressione
indifferente. «Vedo
che la tua nuova casa ti piace, ricciolo».
Decise
d'ignorarlo, lui, tornando a riposare come
se nulla fosse. Non gliel'avrebbe data vinta, e avrebbe di sicuro
esultato se avesse visto
l'espressione infastidita che si era dipinta sul volto del principe.
«Giochiamo
a far finta di niente, sirenetta?»
rimbrottò quest'ultimo, dandogli la schiena per poggiarsi
con essa contro il
vetro freddo.
«Sono
in un acquario, non ho cenato e di certo non
è l'acqua ideale»,
commentò, facendo scappare un grugnito di dissenso al suo
interlocutore.
«Avevo
dato ordine di metterci del sale, lì
dentro»,
si sentì quasi in dovere di dirgli, e fu quasi tentato di
aggiungere
che al cibo ci avrebbe pensato lui stesso dandogli del mangime per
pesci quando
scosse il capo. Chissà perché, ma ora come ora
non gli sembrava più giusto. «Cosa
mangiate, voi sirene?»
«Pesce...
carne...»
fece, scuotendo le spalle. «Siamo
come voi, non cambia nulla. Ma non è il sale che voglio...
voglio tornare a
casa».
Quel tono con cui la sirena pronunciò quelle parole
gli fece stranamente stringere il cuore in una morsa, e si mosse con un
certo
disagio contro il vetro. L'aveva praticamente rapito e costretto ad
abbandonare
la propria casa, in un certo qual senso poteva capirlo. «Non
ti terrò qui
ancora a lungo»,
liquidò la faccenda in tono secco, staccandosi dal
vetro. «Dirò
ai cuochi di portarti qualcosa da mangiare».
«Lasciami
andare, piuttosto»,
lamentò, ricevendo solo una
rapida occhiata.
«Continua
a ripeterlo, pesciolino, e potrei anche
cambiare idea sul liberarti»,
rimbrottò, affrettandosi a lasciare la sala per
nascondersi dagli occhi indagatori della sirena, dandosi mentalmente
dell'idiota. Non era di certo in quel modo che avrebbe capito cosa
diavolo gli
stava succedendo.
«Smetterò
di farlo quando sarò libero».
Non
si prese la briga di rispondergli, lasciandosi
andare ad un lungo sospiro prima di sbattersi una mano in faccia, come
se farlo
potesse in qualche modo aiutarlo. Forse avrebbe dovuto migliorare gli
approcci?
Non ne era
certo. Ma sicuramente quel tipo aveva voglia di non lasciarlo stare.
Zoro sbuffò sonoramente e tornò sui suoi passi,
per
quanto avesse nuovamente le braccia incrociate al petto. «Ohi,
sirenetta»,
lo
richiamò d'un tratto, decidendo di chiudere momentaneamente
i conflitti. Non ne
avrebbero cavato un ragno dal buco nessuno dei due, continuando in quel
modo. «Un
giro nel castello sarebbe un passo avanti?»
«Mi
prendi in giro?»
chiese sulle sue. «Lo
hai
visto benissimo che non so usare le gambe, e tu ti perderesti troppo in
fretta».
«Volevo
concederti una tregua, ricciolo, ma tu non
mi faciliti per niente le cose»,
sbottò,
domandandosi frattanto
perché si
prendesse tanta pena per quella stupida sirena. «A
te la scelta. Accetta la
tregua o resta lì a nuotare insieme agli altri pesciolini».
«Uff,
e va bene»,
lamentò. «Ma
come faccio a uscire
da qui?»
Zoro ebbe almeno la grazia di nascondere il
sorrisetto che gli era spuntato sulle labbra a quella risposta,
avvicinandosi
maggiormente all'acquario. «Uscirai
da dove sei entrato, ricciolo, mi pare
ovvio»,
ironizzò, aprendo la teca prima di fargli cenno di nuotare
verso la
superficie.
Alzando gli occhi al cielo, Sanji decise di fare
quello che gli era stato detto, cercando di uscire da lì il
più presto
possibile. Non voleva
restare lì dentro un minuti di più, e, una volta
raggiunto il bordo di quella
maledetta vasca per pesci, si fece forza sulle braccia per sollevarsi,
in modo
da potersi trovare dall'altro lato del vetro, posandosi sul pavimento
freddo sotto lo sguardo
dell'altro. Restarono poi fermi, come in attesa, però c'era
qualcosa che non
quadrava, stavolta.
«Beh?»
gli venne detto d'un tratto dal principe. «Che
fine hanno fatto le tue gambe, sirenetta?»
«Io
non so nemmeno come siano spuntate»,
bofonchiò
all'indirizzo del ragazzo dai capelli verdi. «Credevo
tornassero, non sapevo
nemmeno della loro esistenza».
Zoro
sollevò lo sguardo al soffitto e
sbuffò,
gettando poi una rapida occhiata alla sirena per squadrarla da ogni
angolazione. In un certo senso quella coda aveva il suo fascino... nay,
dannazione, che diavolo stava pensando? Scosse il capo con foga,
accovacciandosi accanto a lui sui talloni. «Forse
Chopper potrebbe saperne
qualcosa»,
replicò con una scrollata di spalle. «Ma
credo che dorma, a
quest'ora».
«E
io, allora, che dovrei fare adesso?»
domandò
stupito, vedendo
quello stupido principe grattarsi distrattamente dietro al collo.
«A
meno che tu non voglia tornartene lì dentro,
pesciolino, potrei portarti io»,
la buttò lì, sentendosi stupido anche solo per
averlo fatto.
«Cosa?»
chiese, andando su tutte le furie e nascondendo
l'imbarazzo uscito all'improvviso.
«Hai
capito bene, ricciolo, non farmelo ripetere»,
bofonchiò, issandoselo in braccio senza nemmeno attendere
una risposta. Pesava
un po' di più di quando era umano - ma cosa si aspettava, in
fondo? -, però si
meravigliò non poco nel rendersi conto che quella maledetta
coda non era
viscida e fredda come sembrava. Era calda e palpitante, e si
riscoprì
stranamente ad arrossire nell'incontrare lo sguardo ceruleo della
sirena, la quale rabbrividì
giusto un attimo prima di stringersi inconsciamente su di lui,
bagnandolo per
cercare un po’ di calore. E a quel
fare, Zoro per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
Oh, maledizione a
Chopper e alle sue diagnosi. Eppure non si era sentito così
strano quando, da
umano, se l'era caricato in spalla... ecco, forse era quello il
problema. Se l'era
caricato in spalla,
non l'aveva preso in braccio in perfetto stile
gentiluomo, mentre
l'altro, preso a sua volta, non si chiese come mai fosse stato trattato
da vera
e propria sirena... insomma, da
ragazza.
Dopo
attimi che parvero interminabili, il principe
si riscosse e distolse lo sguardo, issandoselo meglio in braccio senza
dire
altro prima di incamminarsi. In verità non aveva la
benché minima idea del
perché gli fosse venuta in mente un'idea simile
né tanto meno dove portarlo, ma
in fin dei conti non aveva una così grande importanza. Tanto
si sarebbe perso
comunque, motivo per
il quale evitò di dire dove fossero diretti.
Sanji
nel frattempo si tenne a lui posando la testa
sul suo ampio petto, potendo sentire così il battito
velocizzato del suo cuore.
Iniziò a sghignazzare; anche se un po’
contrariato, non gliel'avrebbe fatta
passare liscia. «Di
un po’, marimo... come mai sembri agitato?»
Per
tutta risposta, Zoro guardò altrove e
borbottò
chissà cosa fra sé e sé, fingendo di
concentrarsi sul proprio tragitto come se
nulla fosse. «Non
sono per niente agitato, sopracciglio a ricciolo»,
rimbeccò.
«Siamo
certi, marimo? Mi sembri un po’... spaventato».
«Che
diavolo vorresti insinuare, stupida sirena?»
berciò,
cercando di non palesare
l'ovvio. Per essere spaventato, lo era
davvero... ma non di certo da lui. Dal modo in cui aveva cominciato a
guardarlo
e dalle sensazioni che quell'uomo pesce gli provocava, piuttosto.
«Ti
batte forte il cuore... dì, non sarai uno di
quelli un po’... ambigui, vero?»
prese in giro, ricevendo un'occhiataccia. E poco ci mancò
che il principe, per far questo, andasse a sbattere contro il muro
anziché
prendere il corridoio di destra.
«Non
sono affari che ti riguardano»,
borbottò poi. «E
anche se fosse, non saresti per niente il mio tipo, sirenetta dal
sopracciglio ridicolo».
«Cosa
vorresti insinuare? Guarda che a me non
piacciono mica i ragazzi, sai!»
sbottò scostandosi di poco senza che l'altro glielo
impedisse. Aveva semplicemente sollevato un sopracciglio, quasi non
credesse
minimamente alle sue parole, e aveva assunto un'espressione bizzarra,
come se
si stesse trattenendo dallo scoppiargli a ridere in faccia.
«Per
me possono anche piacerti i polpi, ricciolo,
non mi interessa»,
ironizzò, arrivando stranamente alle scale del primo piano.
Bene.
Almeno aveva un'idea approssimativa di dove fosse.
«Ne
riparleremo quando tu ti ritroverai a letto con
un polpo...»
Zoro
storse il viso in una smorfia, a quel dire.
Dannazione, quella stupida sirena gli mandava letteralmente in tilt il
cervello. «Di'
un po', sei sempre stato così maledettamente irritante,
oppure è
una tua qualità che stai riservando unicamente a me?»
ribatté sarcastico.
«Se
mi trovi irritante, è solo perché sai che ho
ragione io, stupida testa verde»,
rispose piccato a quel dire, ricevendo in risposta
uno sbuffo ilare.
«Spunterà
una maledetta coda anche a me, prima che
io dia ragione ad una stupida sirena come te, ricciolo.-
rimbrottò, arrivando
nei pressi del giardino senza nemmeno sapere esattamente come. Difatti
aggrottò
la fronte, confuso. Non era lì che voleva andare, lui.
«Visto
che io avevo le gambe... non ci metterei la
mano sul fuoco»,
obiettò.
«Davvero
spiritoso, ricciolo»,
sbuffò, gettandosi
un'occhiata intorno. Diamine, forse in altre circostanze - e se avesse
avuto
un'altra mentalità, c’era da aggiungere -, avrebbe
trovato quel giardino e la
luna che illuminava i dintorni un paesaggio romantico, uno di quegli
scenari da
favola melensa in cui si ritrovavano due innamorati. Non era per niente
un
posto adatto ad un tipo come lui o ad una stupida sirena poco
attraente.
«So
che non te ne importa nulla, ma questo posto
sembra... freddo»,
lamentò l’altro, e fu a quel punto che il principe
abbassò lo
sguardo su di lui, come se si fosse ridestato solo in quel mentre dai
propri
pensieri.
«E'
il posto che sembra freddo o se tu ad aver
freddo, sirenetta?»
parve prenderlo in giro, anche se nelle parole risuonò
qualcosa di strano... premura, forse? Nah, impossibile, non era da lui.
«E
a te cosa importa?»
sbuffò, rabbrividendo. «Ti
ho già detto, poi, di non chiamarmi così».
«Piantala
di prendertela per ogni piccolezza,
ricciolo»,
replicò a quel dire, sollevando lo sguardo al cielo scuro.
Sarebbe
stata anche una serata tranquilla se quella sirena da quattro soldi
avesse
almeno provato a fare la sua parte, standosene tranquilla. E fu quasi
tentato
di fare dietro front quando per poco non scivolò sull'erba
bagnata, rischiando
di finire con il culo sul terreno; gli fuggì invece dalle
braccia il ragazzo, il quale,
nel finire automaticamente a terra, sentì dissolversi ancora
una volta la sua
coda con enorme stupore.
Anche Zoro si accigliò, restando lì per
lì perplesso
mentre cominciava a far scorrere lo sguardo lungo la sua figura. Eppure
ricordava perfettamente che su nel castello non aveva per niente
funzionato...
che c'entrasse qualcosa la terra o stronzate simili? Non voleva
saperlo, ciò di
cui era sicuro era che doveva fare qualcosa per la nudità
dell'altro prima di
impazzire. Si tolse dunque la giacca con uno sbuffo, guardando altrove
mentre
si chinava per porgergliela. «Mettiti
questo, sirena senza pudore»,
sbottò,
come se la colpa fosse realmente sua.
Sanji afferrò immediatamente la giacca per
coprirsi. «E
io che c'entro?»
chiese bofonchiando, e poco ci mancò che Zoro si alzasse con
un'imprecazione. Quella sirena l'avrebbe fatto ammattire e gli intrugli
di
Chopper non sarebbero serviti ad un bel niente, ne era sicuro.
«Tutto,
e ora prova a metterti in piedi, se ci
riesci».
Alzò gli occhi al cielo, quello, guardandosi poi
attorno, quasi cercasse la soluzione ai suoi problemi, per poi
arrendersi e
tendere una mano. «Poche
storie, non so farlo da solo».
Quello sarebbe stato il momento perfetto per
rigirare il dito nella piaga e prenderlo in giro per quelle sue parole,
però,
stranamente, Zoro decise di non infierire. Doveva essere a causa della
stanchezza, già. Non poteva essere altrimenti.
Allungò dunque una mano verso di
lui, afferrandogli la sua con stretta forte e decisa per aiutarlo ad
alzarsi in
piedi, ma non
sembrò abbastanza, dato che vide una seconda mano allungarsi
per riproporre
quella bizzarra richiesta.
Zoro si ritrovò ad osservarla per un attimo prima
di porgere anche l'altra mano, issandolo su di peso senza grande
fatica. In
effetti era molto più facile trascinarselo addosso quand'era
umano, e non era
sicuro che quello fosse realmente un bene... difatti ci mise troppa
forza nel tiralo su, tanto
che se lo vide letteralmente cadere in dosso.
Sanji, d'altro canto, non cercò di frenare la
corsa, ignaro di cosa avrebbe dovuto fare, ritrovandosi con il petto
schiacciato contro
quello dell'altro, che caracollò sul terreno di schiena con
un'imprecazione.
«Ma
è sempre così difficile?»
lamentò il biondo,
decidendo di sistemarsi sull'altro. «Come
ci riuscite».
Zoro fece per aprir bocca, mordendosi l'interno della
guancia subito dopo nel sentirlo muoversi sopra di sé, quasi
rischiando persino
di arrossire vistosamente. Accidenti a quella stupida sirena!
Anziché togliersi
di dosso l'aveva preso per un materasso, e, come se non bastasse, lui
stesso
non faceva niente per scrollarselo via.
Si grattò il capo, sentendosi poi un idiota nel
poggiare una mano sulla sua schiena. «Come
voi imparate a muovere la coda,
suppongo»,
bofonchiò, guardando altrove. Nay, doveva porre fine a
quella
situazione imbarazzante...
«La
coda non s'impara a muovere... si nasce con
quella e la usi...»
ammise, storcendo il naso prima di alzare il viso su di lui
e trascinarsi sulle braccia per far aderire meglio i petti e
avvicinarsi al suo
volto. «Sai, anche
se sei tanto burbero... in realtà secondo
me sei gentile. Non
male, direi».
«Cos...»
Avrebbe dovuto prenderlo come un
complimento, quello? Solo nel voltarsi nuovamente si rese conto di
quella
vicinanza, dovendo ammettere a se stesso che quel mezzo pesce non era
poi così
male, visto da vicino... nay, accidenti, ci stava ricadendo di
nuovo! «Non
lo
sono per niente»,
borbottò.
«Gentile?»
chiese divertito quello. «Sei
carino
quando dici queste cose».
E detto ciò chinò il capo per regalargli un
contatto
fugace sulle labbra, lasciando
l'altro letteralmente di sasso. Di sicuro non si era aspettato una
mossa del
genere da quella sirena, né tanto meno si sarebbe aspettato
da se stesso che si
sarebbe ritrovato a contraccambiare.
Zoro si spinse difatti maggiormente con il viso
verso di lui senza nemmeno rendersene conto, poggiandogli una mano
dietro alla
nuca come se non volesse farselo scappare. E stavolta fu il biondo a
stupirsi di ciò, tanto
che rimase inerme a quella risposta prima di cercare di imitare l'altro
e
aggrapparsi a lui, sentendo quello strano desiderio crescergli dentro.
Non aveva mai provato
niente di così bizzarro - non c'era altro aggettivo per
definire quelle
sensazioni che serpeggiavano nel suo animo -, e ancora più
strano fu sentire la
lingua del principe premere contro le sue labbra, quasi cercasse di
farsi
spazio fra di esse, riuscendoci
entro i limiti. Fu un attimo, prima che,
colto dalla paura, entrambi si staccassero come scottati, respirando a
pieni
polmoni e guardandosi negli occhi con una sorta di disagio.
Dal canto suo, frattanto, Zoro si stava maledicendo
mentalmente. Accidenti, le previsioni di Chopper si stavano rivelando
esatte.
Aveva superato la cotta, certo... ma stava cominciando a desiderare
altro, e quel
bacio l'aveva dimostrato. Davanti ai suoi occhi, però,
notò che non era l'unico a trovarsi in
difficoltà nel cercare d'ignorare quel gesto, tanto che
l'altro aveva distolto
persino lo sguardo, e forse avrebbe dovuto fare qualcosa per tirare su
entrambi.
Oh, maledizione. «Senti,
uhm...»
cominciò,
aggrottando ben presto la fronte. Dannazione, non aveva idea di cosa
dire o
fare. In fin dei conti era stato solo un bacio, no? Cercò di
issarsi per quanto
concessogli dal peso dell'altro, grattandosi poi dietro il
collo. «Mi
spiace,
okay?»
bofonchiò, giacché non era di certo solito a
chiedere scusa. Fino a quel
momento l'aveva fatto solo con Rufy, e rarissime volte.
«E
perché?»
chiese quello a sua volta, tanto che il principe
si ritrovò ad aggrottare la fronte. Forse aveva interpretato
male la sua
espressione?
Decise di non investigare oltre, chiudendo lì il
discorso senza inoltrarsi nei suoi meandri. Non avrebbe fatto bene a
nessuno
dei due, probabilmente. «Ci
conviene tornare
dentro»,
liquidò la questione, per quanto non avesse ancora fatto
niente per
toglierselo di dosso. E, accidenti, forse avrebbe dovuto farlo prima
che
fossero sorte complicanze.
L'altro, nel sentire le sue parole, scattò come una
molla per guardarlo negli occhi. «Mi
vuoi rimettere nella vasca?»
chiese
guardingo, e l'unica
pupilla di Zoro si ingigantì, come se quest'ultimo fosse
sorpreso dalla
domanda.
«Diavolo,
no!»
esclamò troppo in fretta, imprecando
a denti stretti contro se stesso dopo aver pronunciato quelle parole.
Ormai la
frittata era fatta, e un
sorriso s'allargò sul volto dell'altro.
«E...
se resto qui, stasera, domani mi porterai al
mare?»
chiese ancora.
Fu a quel punto che il cuore di Zoro parve perdere
un battito, quasi si fosse ricordato solo in quel momento di come
stessero le
cose. Era una sirena quella che aveva addosso. Era una sirena quella
che si era
portato al castello. Ed
era sempre una maledetta sirena quella che lo stava
facendo eccitare come un idiota. Accidenti.
Si scompigliò i capelli con fare frustrato,
sospirando. «Hai
la mia parola»,
rispose, storcendo il viso come se fosse stato
costretto ad ingoiare un rospo.
«Ehi...»
lo richiamò quello notando l'espressione
che aveva assunto il suo volto. «Non
essere triste... mica vorrai che ti venga
a trovare, vero?»
lo prese un po’ in giro con un misto di verità,
tanto che ci mancò poco
che si accigliasse nell'incontrare lo sguardo di quella testa verde.
Non
avrebbe saputo definirlo, ma sembrava strano.
«Non
potresti farlo comunque, sirenetta»,
provò a
metterla sull'ironico il principe, quasi non volesse dare a vedere che,
in
fondo in fondo, avrebbe preferito ben altro. «Non
sai camminare».
«Ma
posso restare in spiaggia...»
la buttò lì. «Tu
sai nuotare?»
Alla
domanda, Zoro si ritrovò a sollevare
momentaneamente un sopracciglio e a dimenticarsi della posizione in cui
ancora
vigevano, lasciandosi poi sfuggire uno sbuffo quasi divertito. «Cos'è,
mi stai
invitando a casa, ricciolo?»
fece
sarcastico, resistendo alla
sensazione di
affondare una mano fra i capelli biondi dell'altro. C’era
qualcosa di strano in
lui, accidenti. Si sarebbe fatto dire qualcosa da Chopper sulle sirene
- in
fondo era uno studioso, ne sapeva sicuramente più di lui -,
poiché ancora non
riusciva a credere che quelle sensazioni che provava fossero del tutto
genuine.
«Tsk,
ma figurati. E comunque casa
è molto
distante»,
lo prese in giro. «Volevo
solo fare un'opera caritatevole».
«Che
animo puro e gentile, sirenetta»,
ironizzò,
umettandosi brevemente le labbra qualche attimo dopo. Ancora poco e
sarebbe
impazzito, per quanto cercasse di non dare a vedere quanto quella
posizione,
beh, lo imbarazzasse. «Adesso
che ne diresti di toglierti di dosso?»
soggiunse,
provando a riacquistare la sua solita calma.
L'altro si voltò verso il giardino per guardarsi
attorno, mentre una smorfia comparve sul suo volto prima di tornare a
fondere
le sua iride azzurra in quegli occhi verdi.
«E
lanciarmi su questo schifo di terra per sporcarmi
tutto? No, grazie, mi è bastato già in giornata e
non mi piace».
Certo che era davvero schizzinoso, quell'uomo
pesce. «N-Non
puoi nemmeno continuare a starmi così appiccicato, stupida
sirena»,
rimbrottò, alzandosi quel tanto che bastava per non trovarsi
con la
schiena ancora per terra. E probabilmente fu ancora peggio, dato che si
ritrovò
quello scemo praticamente seduto sulle sue gambe, decidendo di
chiudergli
lui stesso la giacca che gli aveva dato. «Copriti»,
bofonchiò,
non potendone più di vederselo nudo davanti agli occhi. E
non aveva la benché
minima intenzione di investigare e chiedersi con esattezza perché non
volesse continuare a vederlo.
«Uff»,
sbuffò l'altro, posando a sua volta le mani
sulla giacca e sfiorando l'altro. «Non
lo faccio mica apposta a essere nudo...
e questa giacca non copre molto».
«Per
adesso accontentati»,
replicò immediatamente
il principe, cercando inutilmente di chiudergli ancora di
più la giacca.
Accidenti, lo vedeva anche da solo che quella giacca non serviva ad un
granché,
non ci voleva anche quel mezzo pesce idiota a ribadire la
cosa. «Prenderò
qualcosa per coprirti dalle mie stanze».
«Vengo
con te, non voglio rimanere qui al freddo»,
rispose prontamente quello alle parole del principe. Gli era bastata
una sola
giornata per capire che nemmeno nel proprio castello sapeva dove
fossero le
stanze. Non che potesse essere facile da imparare viste le dimensioni,
eppure
lui già sapeva, da quel poco che aveva visto, dove si
trovava l'ingresso
principale.
A quel dire Zoro quasi sussultò, resistendo
all'impulso di rispondergli con un secco «No».
Quel tipo nelle sue stanze? Nossignore.
Però fu la sua bocca ad aprirsi prima ancora che potesse
formulare un pensiero
coerente, bofonchiando un qualcosa che parve simile ad «Come
vuoi»
prima che
facesse passare una mano sotto l'incavo delle sue ginocchia per
prenderlo in
braccio, sollevandosi poi a sua volta in piedi.
A quel fare anche lui avrebbe avuto da ridire e non
poco, ma nonostante tutto accettò il gesto, certo che se
avesse provato a
camminare non sarebbero mai arrivati a destinazione, o almeno avrebbero
complicato le cose.
Piaciuto
Mihawk a guardare Sanji a nuotare tra i pesciolini?
Anche perché non lo si vede molto, in compenso abbiamo i
pensieri maniacali di Zoro che alla fin fine... gatta ci cova!
XD
Al prossimo capitolo cari/e e vi attendiamo numerosi! <3
Ringraziamenti:
Connie_97
tognoz
jinnlover
P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre
storie
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Story (2 su 6 'Volumi', Jason è un bambino che
RoyEd
adottano controvoglia, ma si rivelerà per loro il bene
più prezioso e tanta
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su 2 'Volumi', storia di Vampiri, RoyEd e Jason incluso, Non per
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E noi XD!
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Capitolo 5 *** Nella notte ***
Tales_5
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
INTO
THE NIGHT
Ritornarono
dentro entrambi, sebbene la differenza
di clima si notasse ben poco, dato che il castello era freddo quanto il
giardino stesso.
«Sia chiaro»,
borbottò d'un tratto Zoro quando si
ritrovarono nei pressi delle scale, quasi si sentisse in dovere di
spiegare il
perché di quel suo gesto così improvviso, «lo faccio
solo perché altrimenti mi
rallenteresti, ricciolo».
«Lo stesso
vale per me, non lascio che mi si prenda
come una donna, tantomeno da teste verdi come te».
«Posso
sempre caricarti in spalla come un sacco di
patate e sballottarti senza problemi, sirenetta da strapazzo»,
sbottò di
rimando il principe, mugugnando chissà cosa fra
sé e sé qualche istante dopo.
Era irritante, odioso e anche idiota, cosa diavolo ci trovava in lui?
«Non mi
sembra tu lo voglia fare»,
rimbeccò
risoluto, colpendolo
proprio nel vivo.
Difatti Zoro digrignò i denti e non disse altro,
per quanto avesse ripreso a bofonchiare a mezza bocca parole ben poco
cordiali
all'indirizzo del biondino, quasi non fosse per niente presente. Non ci
avrebbe
messo niente a caricarselo in spalla - evitando così di
abbassare, anche solo
erroneamente, lo sguardo verso le parti intime malamente coperte -,
eppure vagò
per il castello senza farlo, imprecando di tanto in tanto quando si
ritrovava
in vicoli ciechi. Era un labirinto, quello, non un castello, e anche
lui stava
iniziando a stancarsi.
Fu proprio in quel mentre che il suo stomaco
brontolò, e si ritrovò ad arrossire vagamente pur
continuando a guardare
altrove e camminare.
«Di' un
po’, non hai mangiato?» chiese il
biondo con
fare divertito, ricevendo
uno sbuffo in risposta.
«E anche se
fosse?»
borbottò, ritrovandosi nei
pressi della sala del trono quando svoltò alla sua
destra. «Avevo ben
altro da
fare».
«Preferisco
non sapere cosa fai,
ma nemmeno
io ho mangiato... posso cucinare qualcosa?» si
offrì tranquillamente il biondo
con una piccola premura, e a quel
dire Zoro si accigliò.
«Cucinare? Tu?» parve
quasi ironizzare, come
se credesse che quella sirena lo stesse prendendo in giro.
«Ehi! Io
sono uno chef rinomato, ti consiglio di
non deridermi... ma se vuoi puoi sempre cucinarti qualcosa da solo», lo
stuzzicò.
«Oh, avete
anche gli chef, nel fondo dell'oceano?»
gli domandò con fare sarcastico, sollevando persino lo
sguardo al soffitto.
Caso volle che si ritrovassero proprio nei pressi delle cucine - e
chissà come
avevano fatto ad arrivare all'ala ovest del castello -, e il suo
stomaco tornò
prepotentemente a farsi sentire.
«Tzè!
Se non vuoi mangiare non sono affari miei, alla
fine. La mia cucina non è per gente poco intelligente come
te. Va apprezzata»,
insistette.
«E sentiamo
un po', cuoco
da strapazzo, intendi
cucinare seduto, visto che non sai stare in piedi?»
rimbrottò di rimando il
principe, gettando uno sguardo alla porta della cucina prima di aprirla
con una
spallata. Doveva essere decisamente tardi se non c'era anima viva in
quell'ala
del castello.
«E tu
aiutami»,
commentò sulle sue incrociando le
braccia, e fu a quel
punto che Zoro, dopo aver lanciato una rapida occhiata nei dintorni, si
ritrovò
ad abbassare ancora una volta lo sguardo su di lui, sollevando poi un
sopracciglio.
«Non
è che tu sia leggero, eh»,
ironizzò, chiudendo
la porta con un calcio.
«Fammi
sedere come si deve e aiutami, al più ci
penso io», rispose
senza dargli tregua. «E poi, ti
offro l'opportunità di assaggiare
la mia cucina gratis».
Un po' per stanchezza, un po' perché il suo stomaco
riprese insistentemente a brontolare e a richiamare l'attenzione, Zoro
decise
di fare quanto gli era stato detto senza replicare, avvicinandosi al
primo
sgabello che trovò. A causa di Rufy passava parecchio tempo
in quella
cucina, dunque era alquanto ironico che si ritrovasse lì
dentro anche con
quella stupida sirena. Di sicuro, se Chopper l'avesse visto assecondare
quell'idiota, avrebbe confermato quanto gli aveva precedentemente
detto.
Sanji si ritrovò seduto su quel legno freddo,
tremando quasi. «C'è
un grembiule per coprirsi?»
chiese
mentre cercava di tirar
giù la giacca; dal canto
suo, frattanto, Zoro si era quasi dimenticato che quello scemo non
aveva
praticamente nulla addosso. Imprecò a denti stretti contro
se stesso, andando a
prendere automaticamente un grembiule per porgerglielo il
più in fretta possibile.
Avrebbe dovuto prima dargli qualcosa di decente per coprirsi, invece di
finire
in quella maledetta cucina. Con quella sirena ancora nuda, per
giunta.
«Aiutami ad
allacciarlo», lo
stuzzicò, vedendolo strabuzzare
gli occhi.
«Le braccia
ti funzionano, cuoco, allacciatelo da
solo»,
sbottò il principe, non nascondendo un certo disagio. Forse
a causa
dello strano tono di voce che l'altro aveva assunto, chi poteva dirlo.
«E' scomodo
da fare»,
commentò ancora quello,
decidendo di togliersi la giacca di dosso.
Zoro fu sul punto di inveirgli contro ancora una
volta quando vide quel gesto, restando letteralmente di sasso prima di
affrettarsi a coprirlo del tutto con il grembiule. Lungo abbastanza da
nascondere quanto bastava per preservare la sua sanità
mentale, tra l'altro.
«Non hai
più la coda, stupido cuoco, qui in
superficie esiste una cosa chiamata senso del pudore»,
bofonchiò, afferrando i
due lacci del grembiule.
Sbuffò, lui, ritrovandosi coperto senza nemmeno
avere il tempo di scoprirsi del tutto. «Ehi, non
è colpa mia»,
commentò. «E poi
siamo uomini entrambi».
«Non
c'entra assolutamente niente»,
rimbeccò, con
il tono di voce di chi la sa lunga. In fin dei conti, per quanto la
maggior
parte delle persone che vivevano in quella dimora fossero uomini, lui
non
girava nudo per il castello, no? Era lo stesso principio e non
ammetteva
obiezioni. «Dimmi
piuttosto che ti serve». E
sperò vivamente che quella sirena se lo tenesse stretto,
quel
grembiule.
«Uff... voi
di superficie siete veramente strani»,
commentò. «Che vuoi
mangiare? Presumo qui avrete tutto».
«Per me va
bene qualsiasi cosa», non si
fece
problemi, anche perché in quel momento avrebbe davvero
mangiato di tutto,
persino la sua stessa giacca.
«E allora
prendimi... non so, le uova».
Zoro quasi non credette al fatto che le sue gambe
si mossero meccanicamente per prendere quelle dannate uova, aggrottando
la
fronte nel rendersene conto. Forse avevano davvero poteri, le sirene...
e,
accidenti, dovevano essere proprio formidabili se non riusciva ad
opporsi come
avrebbe voluto, nonostante fosse sempre stato forte. «Che altro?»
borbottò,
arraffando un paio di uova.
Alla vista delle uova, il biondo rimase allibito. «E
queste che sono?»
chiese. «Non cucino
questa roba».
«E' quello
che mi hai chiesto, idiota»,
rimbrottò
Zoro nel sentirlo.
«Io non uso
queste... sono le uova?» chiese di
punto in bianco, osservandole bene. «Le ho
viste sui libri, ma non mangio
questa roba».
Il principe si grattò dietro al collo, dando poi
vita ad una di quelle scrollate che avrebbero potuto significare tutto
o
niente. «Sei stato
tu a chiedere le uova», ci tenne
a fargli notare. «Che
diavolo ti aspettavi ti portassi?»
«Uova di
pesce», rispose
quello come se fosse la
cosa più ovvia al mondo, facendo
arcuare all'altro un sopracciglio.
«Uova di
pesce?»
ripeté, quasi cercando di fare
mente locale. «Quindi
vuoi del caviale», soggiunse
quasi sarcastico, sollevando
poi lo sguardo al soffitto prima di scuotere il capo. Non se ne poteva
fare due
da solo, di uova, quel mezzo pesce?
«Voi lo
chiamate così?»
domandò inarcando un
sopracciglio il cuoco. «Sì,
intendo quello».
Zoro lo osservò per un lungo momento, decidendo di
accontentarlo pur borbottando tra sé e
sé «Non
capisco cosa tu voglia farci con
quello...» mentre si
dirigeva al frigo. Chi lo capiva era bravo, quel tipo.
«E tu
assecondami».
«Voglio
proprio vedere che te ne fai», volle
avere
l'ultima il principe, prendendo ciò che gli era stato
chiesto prima di
portarglielo e lasciare il piatto sul tavolo senza complimenti o
riguardi.
«Ehi! Vacci
piano, si rovina»,
lamentò, ottenendo in risposta
solo una sottospecie di sbuffo.
«Di' un
po', ma sei davvero un cuoco come affermi?»
si ritrovò a domandargli di punto in bianco, incrociando le
braccia al petto
prima di cominciare a squadrarlo. E non l'avesse mai fatto, accidenti.
A quel dire Sanji si voltò verso di lui
sottigliando gli occhi.
«Vuoi
mangiare sì o no?» chiese, e
a quel fare così
improvviso Zoro sollevò le mani in segno di resa, non
riuscendo a comprendere
il perché di quel cambiamento repentino.
«Fa' come
vuoi», gli diede
carta bianca, decidendo
semplicemente di concentrarsi su ben altro. E che quell'altro fosse
osservare
quel tipo e il suo grembiule, beh, era un dettaglio irrilevante.
«Lo predo
come un sì», si
risolse il ragazzo. «Allora,
mi servono tagliolini, pesamene 400, una cipolla grossa...»
s'interruppe
aspettando, continuando
solo quando l'altro, tra un'imprecazione e l'altra e qualche borbottio
con il
quale stava dicendo chissà cosa, tornò con quanto
gli era stato chiesto. Ci
mise un po', certo, ma almeno lo fece senza protestare e senza aizzare
inutili
questioni.
«Bene, ora
manca olio, un bicchiere di vino bianco.
Pesami 50 grammi di... caviale, e formaggio grattugiato».
Zoro sbuffò tra sé e sé, chiedendosi
mentalmente
chi glielo avesse fatto fare di assecondare quell'idiota. «Imparale
ad usare in
fretta quelle gambe che ti ritrovi, cuoco»,
borbottò in risposta, dirigendosi
prima allo scaffale in cui custodivano le bottiglie di vino.
La maggior parte le avevano nascoste a causa sua, a
dire il vero, ma trovò quel che cercava e svolse il suo
compito senza troppi
intoppi, gettando poi un'occhiata al biondo.
«Ah! Il sale»,
ricordò d’un tratto senza dargli
troppa corda, decidendo comunque di rispondere. «Se tu
m'insegnassi, forse
potrei pensarci».
«Mi pare
che tu te ne stia approfittando un po'
troppo, sirenetta»,
replicò con un sopracciglio inarcato, lasciandogli il sale
sul tavolo una volta preso. «E per una
volta, se proprio vuoi imparare, prova
ad alzarti in piedi. Vedrai che le gambe ti reggono».
«Cado, lo
hai visto da te», si
risolse accennando
ai restanti oggetti per poter cuocere e preparare. «E non so
come facciate a
stare... in equilibrio».
A quel dire Zoro scrollò semplicemente le spalle,
concentrato sui suoi movimenti come se li vedesse davvero per la prima
volta. «Questione
di abitudine», parve
quasi ironizzare, per quanto la voce non
possedesse nessuna nota ilare. «O lo fai o
impari a farlo».
«O resto in
mare e tanti saluti».
«Non
intendevo questo, stupida sirena»,
rimbrottò il
principe, poggiandosi contro il tavolo. Sperava solo che non arrivasse
nessuno. «Qui in
superficie imparare a camminare è essenziale, quindi
è meglio imparare
a farlo in fretta», soggiunse
scontroso, guardando poi altrove. «Datti una
mossa,
piuttosto».
«Io mi
muovo, ma tu insegnami... anche se non ha
senso se torno in mare»,
commentò,
dando all'altro la scoccata finale con quelle
parole. Per quanto sembrasse stupido da dire, difatti, quella era una
verità
che ancora si rifiutava di assimilare.
«Ho fame»,
cambiò dunque discorso il principe, allontanandosi
da lui a passi strascicati. Si poggiò poi contro il muro a
braccia conserte, in
modo da poter controllare la sua intera figura.
«Devi
aspettare»,
rimbeccò lui a quel dire
iniziando a muoversi come poteva dando ordini. Non era per niente
facile fare le solite cose
a cui era abituato senza potersi muovere in libertà, ma
riuscì a cavarsela
egregiamente e a preparare uno di quei suoi splendidi piatti che
venivano così
tanto elogiati nelle profondità marine.
«Ecco
fatto, mangia e sta’ zitto, ora», disse
infine
porgendogli un piatto, ignorando
l'espressione diffidente che sembrava essersi dipinta sul volto del
principe.
Quest'ultimo, difatti, prese il piatto con fare guardingo, osservando
per
attimi infiniti quello che c'era al suo interno. Non si fidava della
sua
cucina, forse? «Mangia.
È
buono, imbecille»,
commentò, prendendo il
proprio piatto per iniziare a mangiare.
Pur continuando ad essere alquanto circospetto -
non poteva mica fare come Rufy e mangiare qualsiasi cosa gli
piazzassero
davanti, no? -, cominciò a mangiare a sua volta, dovendo
ammettere che quello
stupido pesce effeminato ci sapeva dannatamente fare. Ma si sarebbe
squarciato
il ventre piuttosto che elogiarlo. Ad ogni boccata, però,
gli gettava qualche
occhiata, affrettandosi a distogliere lo sguardo come un cretino ogni
qual
volta si ricordava che indossava unicamente quel grembiule. E fu a quel
punto
che lo folgorò una consapevolezza vergognosa, facendogli
incendiare persino le
orecchie, ma non gli
diede minimamente peso, lui, continuando a mangiare non curante.
«Allora?»
Il principe non lo guardò, ostinandosi a fissare il
piatto. «Ho
mangiato di meglio»,
borbottò, senza volergliela dare vinta.
«Tsk, non
meriti la mia cucina, ma il cibo non va
sprecato».
Zoro gli rispose semplicemente con un grugnito,
finendo di mangiare tutto ciò che aveva nel piatto a
dispetto di quanto aveva
precedentemente affermato. In fin dei conti parlava e parlava, ma
quella era di
sicuro la cucina migliore che aveva mai assaggiato. Nemmeno i cuochi
del
castello arrivavano a questo. Finì il suo piatto senza
fiatare, attendendo l'altro sulle sue fino a che anche lui non
concluse, non lasciando nemmeno una singola briciola nel piatto,
facendo calare su tutta
la cucina un silenzio ancor più imbarazzante.
«Dovresti
rimetterti la giacca»,
bofonchiò tutto
d'un tratto Zoro con voce vagamente roca, alzandosi in fretta dalla
sedia come
se fosse stato appena morso. Arraffò i piatti e li
lasciò sulla pila alla sua
destra, scoccando una rapida occhiata alla sirena prima di rigettargli
la
giacca lui stesso. «Forza.
Tieniti il grembiule e mettiti questa addosso, ce ne
andiamo».
«E dove
andiamo?» chiese,
cacciando uno sbadiglio
prima di fare come gli era stato detto, senza far caso al fatto che il
principe gli si
fosse avvicinato con fare troppo guardingo.
«Nelle mie
stanze»,
ribatté quest'ultimo senza
entusiasmo, come se l'idea di portarlo lì dentro non gli
piacesse affatto. Ma,
accidenti, quella in cui si trovava la sua camera era una delle poche
zone che
conosceva e nella quale si perdeva di meno.
«E dove
dormirò?»
«Non farmi
domande ovvie»,
bofonchiò, chiudendogli
lui stesso meglio la giacca prima di afferrarlo sotto le cosce e
affrettarsi a
lasciare la cucina. Gli era già difficile anche solo
scendere a patti con se
stesso e ammettere di essersi preso una sbandata per quella sirena
idiota...
non gli serviva che gli ricordasse anche che avrebbero dovuto dividere
il
letto.
Sanji decise di non controbattere, posando la testa
sulla sua spalla e chiudendo gli occhi. «Non
importa, fa’ come vuoi», gli diede
carta bianca, e
Zoro per poco non imprecò contro se stesso, contro quella
stupida sirena e
contro le diagnosi del povero Chopper.
Si ritrovò però ad abbassare di poco lo sguardo
per
puntarlo sul viso di quel ragazzo, raschiandosi il labbro inferiore con
i denti
prima di guardare avanti. Solo quella sera e poi sarebbe tornato tutto
come prima. Doveva convincersi di questo. E forse fu soltanto per forza
di
volontà che riuscì ad arrivare in camera sua, per
quanto avesse sbagliato più
volte strada, rallegrandosene
quando arrivò vicino al letto per liberarsi di quel
corpo. Se non altro
si sentiva più al sicuro nello stargli lontano, per quanto
non riuscisse a comprendere
ancora il perché. E sperò vivamente che
continuasse a tenersi quelle cose
addosso mentre frugava nell'armadio, borbottando chissà cosa
fra i denti contro
tutto e tutti. Ma per fortuna
e sfortuna per lui, Sanji ormai dormiva e di certo non avrebbe potuto
molto.
«Merda»,
borbottò il principe quando se ne rese
conto, facendo scorrere lo sguardo da quella stupida sirena agli
indumenti che
reggeva in mano. Di certo non poteva farlo dormire in quello stato -
sarebbe
scappato a dormire lui stesso in giardino o alla peggio nel bagno,
accidenti -,
dunque l'unica soluzione era di fargli indossare quegli abiti lui
stesso, per
quanto apparisse riluttante all'idea. Ma, dannazione, erano entrambi
uomini,
non doveva farla tanto lunga.
Quindi decise di prendere coraggio e avvicinarsi, cominciando con il
levargli la giacca prima di passare alla parte più
difficile: il grembiule. Fu
costretto a girarlo di fianco per riuscire a sciogliere il nodo,
pensando
intensamente a qualsiasi altra cosa che non fosse il culo di quella
sirena, eppure risultò
incredibilmente difficile, come se il
so sguardo volesse per forza cadere lì.
Scosse il capo e gli tolse il più in fretta
possibile anche il grembiule, pentendosene amaramente quando l'intero
corpo di
quell'uomo pesce fu esposto sotto i suoi occhi. Non era la prima volta
che lo vedeva
nudo, ma lì, steso sul suo letto e addormentato, gli faceva
uno strano effetto.
E nel pensarlo sentì un velo di sudore imperlargli la fronte
e i pantaloni
diventare stretti... troppo
stretti.
Deglutì a vuoto, sentendosi un vero e proprio
idiota. Avrebbe dovuto infilargli prima i pantaloni, accidenti. Eppure,
nonostante tutto,
non gli era spiaciuto.
Scosse ancora una volta la testa nel ritrovarsi a
fare pensieri del genere, cercando di riprendere un contegno. Non
poteva
eccitarsi nel guardare un corpo maschile, non era per niente normale e
lo
sapeva, per quanto sembrasse non interessargli affatto.
Perse
dunque ancora un po' di tempo
nell'osservarlo, scansandogli persino qualche ciuffo di capelli dal
viso prima
di riprendere ancora una volta il controllo di sé e decidere
semplicemente di
coprirlo con il lenzuolo, borbottando chissà cosa. Doveva
farlo tornare in
fretta in mare, non poteva tenerlo lì un giorno di
più, altrimenti, probabilmente,
sarebbe diventato rischioso, pensò. Eppure anche una volta
coperto quel corpo non
sembrò calmarsi, per quanto
non avesse fatto altro che pensare ad altro per distrarsi.
Forse avrebbe dovuto provare a dormire a sua volta,
e continuò a credere che bastasse farlo anche mentre si
cambiava, infilandosi
con fare guardingo nel letto dopo aver gettato uno sguardo al viso
dormiente di
quella sirena.
Sospirò, affondando il capo nel cuscino. Si
prospettava una gran bella notte insonne.
Si chiede
un'infinita dose di pazienza, per sopportare le nostre stra umili scuse
nel tardo aggiornamento!
E' vero è passato molto dall'ultima volta, ma siamo
giustificati: La'arrivo del Romics Primaverile, il Comicon di Napoli,
l'estate, e poi altro Romics in arrivo (O almeno per mua: Red), e poi
il Lucca... e ce n'è ancora molto di lavoro per i cosplay
*Siamo tardivi in tutto come potete vedere*. Aggiungeteci poi il lavoro
e i corsi serali per imparare altro nella vita... e troverete in fine
una fic aggiornata dopo mesi XDDD
Dopodetto ciò... vi siete godute almeno i battibecchi scemi
tra sti due e, le occhiate non tanto nascoste di Zoro e
l'ingenuità ingenuosa(?) e genuoina di Sanji??
Dio! Speriamo di si! Ce altro dire? Stiamo comunque lavorando per voi e
oltre alle noste fic, anche altre fic da postare per voi
lettori/lettrici XD e si spera che il porssimo capitolo arrivi presto
<3
*Per chi potre incontrare al Romics nei prossimi giorni... bhe buona
fiera e da giovedì in poi, cercate un Sanji uomo palla o un
Sanji skypea (Sono me) <--- Red XD
Ringraziamenti:
_Connie:
Anche se con molto ritardo e i tuoi teatrini scemi che ci
fanno comunqu emolto piacere... seguici! Anche Sanji torna in mare...
seguici! Pechè noi non fremo mai in modo di annoiarvi! O
almeno speriamo... resta ch ei casini ci sono lo stesso v.v
tognoz:
Kukukukuku! Con te ci vediamo A Lucca!! Mi raccomando Iva-sama! Fatti
trovare il 2 con il caro Ivanoso che noi avremo qui i travellonzi x te
<3 *E vedi di risponderci al telefono l'1 v.v*
Passando alla fiiic... Scusa per il ritardo ma resta leggereeee e come
detto su mare o meno, leggici ch ei casini ci sono sempre <3
jinnlover:
E finalmente eccociii! Non volevarmo farti impazzire, ma abbiamo avuto
taaanto da fare e sto capitolo è scritto da meeeesiii
<3 ma torniamo sempre per concludere promessooo <3 non
abbandonarciii T___T se no My Pride morirà v.v è
già abbastanza vecchia v.v *Fa corna*<-- se legge
questo mi ammazza XD .. ebbene si sta rispondendo Red alle recensioni XD
queensan:
Tutti ad amare il baciucchiolo la prsa in braccio loool. Ok, non siamo
tornati molto presto ma ci siamo sempre non linciarciii e leggici
leggiciii, perchè i casini ci saranno sempreee <3
presto o tardi (E qui si parlava di afiornare XD)
P.s.
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Jason's
Story (2 su 6
'Volumi', Jason è un bambino che RoyEd adottano
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Capitolo 6 *** Say goodbye and back to home ***
Tales_6
TALES OF
SEA: MERMAID'S STORY
SAY
GOODBYE AND BACK TO HOME
L'indomani
non fu uno dei risvegli migliori.
Entrambi avevano lottato
per conquistarsi il letto, svegliandosi chi per
un russare un po’ accentuato, e chi per una più
che strana loquacità notturna
il cui punto focale era incentrato unicamente sulle donne. Su due in
particolare, a ben dire, e il proprietario di quella voce era sembrato
anche
ben disposto a descrivere sogni che sarebbero sfociaci pure oltre, cosa
che l'altro
occupante del letto non aveva voluto minimamente sentire. Non appena
era
riuscito a chiudere occhio, quella stupida sirena aveva cominciato a
blaterare
su due donne non meglio identificate, e gli era stato piuttosto
difficile
riaddormentarsi senza pensare a quanto aveva appena udito. Nonostante
tutto,
però, adesso sembrava essere quasi tornata la pace, se
così la si voleva
chiamare. O
probabilmente aveva deciso di dormire come si conveniva, ma essendo
mattino non
glielo avrebbe permesso, convinto più che mai che avrebbe
dovuto riportare
quella sirena in mare.
Ammetteva di aver bisogno di un paio d'ore di sonno
filate a sua volta, ma non poteva aspettare oltre. Ed era
ciò che continuava a
ripetersi anche in quel momento, steso su un fianco ad osservare quel
cretino
che gli dormiva accanto. Si sorreggeva
il viso sul palmo di una mano e lo fissava, convinto più che
mai di star
facendo la cosa giusta. Il posto di quel Sanji era in fondo all'oceano
e il suo
lì sulla terra ferma, niente di più, niente di
meno. Avvicinarsi, per di più,
sarebbe stato come mettere cane e gatto dello stesso sesso in una
stanza per
farli andare d'accordo. Era maledettamente irreale.
A quei pensieri si scompigliò i capelli con foga
con la mano libera, allungando poi un braccio verso quella sirena.
Doveva
svegliarlo e basta, ecco cosa doveva fare. Non ci pensò su
due volte,
scrollandolo malamente e con un bizzarro malumore. E, nay, il fatto che
dovesse
riportarlo in mare non c'entrava niente, doveva convincersi di questo.
Eppure non poté non imprecare
quando quello si avvicinò al suo petto.
«Svegliati,
stupida sirena»,
borbottò in un soffio,
e stupì persino se stesso per aver detto quelle parole con
un tono di voce così
basso. Quella vicinanza lo stava facendo letteralmente impazzire, ma
nonostante tutto si stupì,
e un po’ ne fu anche rattristato, nel vedere le sue iridi
azzurre come il mare
fare capolino sotto di sé e fissarlo intensamente, quasi
come se il loro possessore l'avesse
sentito sussurrare.
Zoro ricambiò il suo sguardo e si umettò le
labbra
pur non volendo, sentendo il proprio cuore battere
all'impazzata. «Alla
buon'ora»,
bofonchiò, guardando svelto altrove.
«Ma che
cavolo vuoi, testa verde! Rompi già di primo
mattino? Che ci fai nel mio letto?» chiese
confuso il biondo, certo di dover
mantenere il punto.
«Si dia il
caso che questo sia il mio letto,
stupida sirena dal sopracciglio a ricciolo»,
sbottò, affrettandosi a scostarlo
da sé il più possibile e a sollevarsi in piedi
tra un borbottio e l'altro, di
cattivo umore già di primo mattino. «Se vuoi
tornare a casa datti una mossa,
piuttosto».
«Uhm,
vero... ma smettila di chiamarmi sirena, sono
un maschio, io»,
obbiettò in biondo. «Piuttosto,
vedi di sbrigarti ad
accompagnarmi».
«Non darmi
ordini, brutto... qualunque cosa tu sia»,
borbottò, avvicinandosi
all'armadio per tirarne fuori qualche abito leggero. Avrebbe dovuto
chiamare
Chopper, probabilmente. O Rufy. Odiava ammetterlo, ma non avrebbe
saputo
nemmeno dove dirigersi per raggiungere il mare. Con una mezza
imprecazione,
gettò un pastrano a quell'idiota e si cambiò in
fretta la maglia, sbuffando. «Mettiti
quello».
«Tsk... sei
un idiota», si
lamentò nuovamente
l'altro prima di accorgersi di essere nudo, coprendosi alla svelta.
«Non
accetto che sia un mezzo pesce senza il minimo senso del pudore a darmi
dell'idiota», lo
freddò, lanciandogli uno sguardo gelido prima di sistemarsi
il
proprio pastrano sulle spalle mentre si dirigeva verso la
porta. «Manderò
Chopper a prenderti. Fatti trovare pronto»,
affermò, uscendo alla svelta per
lasciarlo solo senza nemmeno guardarsi indietro.
«Ehi! E
dovrei rimanere qui da solo?» chiese
quasi
scioccato, non ricevendo alcuna risposta poiché quello
stupido principe
se n'era già andato. Ah, accidenti. E adesso? si
chiese, rimanendo sul materasso.
Zoro d'altra parte era letteralmente scappato. Non sapeva in che modo
prendere
quella situazione né tanto meno come cavarsi da quello
stupido impiccio,
ma di una cosa era certo: per la prima volta in vita sua sentiva di non
voler
mantenere la parola data, e la cosa lo snervava maledettamente. Non
poteva
rimangiarsi quella promessa. Che razza di uomo sarebbe stato? Avrebbe
dunque
dovuto riportare quello stupido pesce dove l'avevano trovato, fare
dietro front
e non pensarci più, tutto qui. Lui era Roronoa Zoro,
dannazione. Non poteva
perdere tempo dietro a quell'idiota. E fu proprio a quei pensieri che
andò a
cercare Chopper, certo che lui l'avrebbe aiutato a sbarazzarsi di
quella
stupida sirena in tempi relativamente brevi e a riportare un certo
equilibrio
nella sua vita... e, detto fatto, ecco che Chopper
si era ritrovato davanti a quel ragazzo steso sul letto, accigliandosi
nel
vederlo vestito solo di quel giaccone. Perché non indossava
degli abiti
come avrebbe dovuto? Che cos'era successo in quella stanza e,
soprattutto,
perché quella sirena si trovava lì e non nella
camera che gli era stata
assegnata?
«Il
principe mi ha mandato a prenderti...»
cominciò incerto, squadrandolo da
capo a piedi mentre zampettava verso di lui.
«E lui non
poteva farlo?» chiese
scocciato
il biondo. «Mi ha
mollato qui come un deficiente; ieri sera sembrava così
disponibile».
Chopper sbarrò gli occhi, esterrefatto. Aveva capito
male? «Disponibile?»
«Sì,
mi ha portato in giro ovunque», rispose
quasi ovvio. «Mica posso
camminare se non l'ho mai fatto. Ma non capisco come
fa un animaletto peloso come te ad aiutarmi. E' scemo, per caso?»
Il principe l'aveva portato in giro ovunque? Questa gli era nuova...
non
ricordava che avesse mai fatto una cosa del genere per qualcuno, forse
nemmeno
per Rufy. E lui era il suo miglior amico, si poteva dire. «Posso
aiutarti a
stare in piedi. L'ho già fatto», gli
ricordò.
«Già...
ma io non voglio camminare. Mi fanno male i
piedi».
«Per fare
prima potrei portarti io»,
si
offrì, anche perché Zoro non gli era
sembrato propenso ad attendere i loro comodi, vista l'aria scontrosa
che gli
aveva visto in viso. «Ma prima
dovresti metterti qualcosa addosso»,
affermò nel
gettargli un'altra occhiata, zampettando verso l'armadio. «Il
principe mi
perdonerà se frugo fra le sue cose solo per questa volta».
«Mi ha dato
questo», fece
notare, guardando il
cappottone che indossava. «E non
credo che tu riusciresti a portarmi da nessuna
parte».
Nemmeno il tempo di dirlo, che quel buffo animaletto si
trasformò praticamente
in un armadio a quattro ante, lasciandolo basito. Allora la prima volta
che
l'aveva visto, tempo addietro, non se l'era sognato per l'essere stato
troppo
fuori dall'acqua? «Ci
riuscirò eccome»,
dichiarò poi Chopper come se nulla
fosse, prendendo senza tanti problemi uno dei pantaloni del principe
per
offrirlo alla sirena. «Copriti
bene con il giaccone e mettiti almeno questi.
Dobbiamo portarti via senza dare nell'occhio»,
asserì,
osservando la sua espressione dapprima basita per poi chinare gli occhi
accigliato.
«Mi ci
vorrà un po' troppo».
«Perché?
Sono solo un paio di pantaloni».
«Beh, io
non indosso pantaloni», fece
notare,
e il piccolo medico sospirò. In effetti non aveva tutti i
torti, quella sirena.
«Avvicinati
al bordo del letto, ti do una mano per fare presto. Il principe
è
di cattivo umore».
«Uh...
credo che sia okay», ammise
l'altro,
cercando di fare come gli era stato detto e in poco tempo si era
ritrovato finalmente
vestito e poi portato fuori da quel castello.
Il principe camminava dinanzi a loro con passo veloce e senza voltarsi
indietro, e sembrava quasi che intorno a lui aleggiasse un'aria
piuttosto
scontrosa difficilmente dissipabile, visto che di tanto in tanto
borbottava
chissà cosa fra sé e sé. Chopper
l'aveva lasciato andare avanti solo per non
contraddirlo, per quanto di tanto in tanto lo richiamasse per fargli
cambiare
direzione, palesemente sbagliata, grugnendo
contrariato quando arrivarono alla spiaggia. «Chopper»,
lo richiamò
immediatamente Zoro, come a voler far sì che si facesse
più vicino. Aveva
l'occhio puntato verso il mare e si guardava bene dal voltarsi verso la
renna e
quello scemo d'una sirena, fermamente convinto della propria decisione,
vedendo anche il suo volto quando il medico si voltò
verso di lui.
«Che
c'è?»
«Lascia
andare quella sirena e torniamocene al castello»,
asserì
in tono serio,
incrociando le braccia al petto. «E' libero
di andare dove gli pare. Da questo
momento in poi non è più affar nostro», concluse,
facendo accigliare di poco il suo interlocutore, mentre il biondo venne
posto
sulla sabbia, cogliendo quell'attimo per lasciare che il proprio viso
si
rattristasse.
Fu solo un momento e i pantaloni si stracciarono facendo sì
che la coda
azzurrastra tornasse al suo posto, sfiorando la riva poco
distante.
«Stammi
bene, ricciolo», lo
salutò lo spadaccino senza il benché minimo
entusiasmo, dando una pacca sulla schiena a Chopper prima di dare le
spalle
alla sirena, come se non volesse vedersela sparire davanti agli occhi
nelle
profondità dell'oceano. Ormai quel che era fatto era fatto.
Ognuno sarebbe
tornato alla propria vita e si sarebbero presto dimenticati di quella
storia.
«Ehi,
marimo... tornerai a trovarmi?» chiese
il biondo. «Devo farti
assaggiare un vero piatto del mare, ti ricordi?»
Oh, merda. Accidenti a quel dannato idiota. Per quanto avrebbe voluto
far finta
di niente, non poteva negare che il pensiero di poterlo rivedere anche
solo per
quello non gli piacesse. Si voltò dunque verso di lui con
l'ombra di un
sorriso, facendo cadere almeno momentaneamente la maschera scontrosa
che aveva
indossato fino a quel momento. «Mettimelo
da parte, aspettami e non farlo
mangiare a nessun altro che non sia io, scemo d'un cuoco», gli disse
con fare
vagamente divertito, facendo poi un cenno alla renna. «Andiamo,
Chopper».
«Ohi, ci
conto...» rispose
l'altro senza farsi
sentire, sparendo verso il mare.
***
Le
profondità dell'oceano sembravano
così cupe da fargli accapponare la pelle.
Prima di passare tutto quel tempo in superficie, dove il sole e il
calore di
esso la facevano da padrone per la maggior parte del giorno, non aveva
mai
creduto che il mare potesse essere meno illuminato di quanto non avesse
mai
pensato fino a quel momento, e si stupì del fatto
che i suoi occhi avrebbero dovuto riabituarsi. Eppure quello che lo
scocciava
maggiormente era il fatto che gli mancasse la superficie e tutte le
cose
che aveva veduto, pur sapendo che era quella la sua casa e che avrebbe
dovuto
smetterla di pensare a idiozie simili. Era un tritone. Non poteva
vivere sulla
terra ferma, ma forse non era proprio quello a
mancargli e ciò gli diede un po' fastidio,
soprattutto il pensare di aver
chiesto a quello scemo di tornare.
A quel suo stesso pensiero imprecò a denti stretti e si
scompigliò i capelli
con fare frustrato, nuotando più in fretta senza nemmeno
sapere
con esattezza
dove dirigersi. Forse sarebbe dovuto tornare a casa, visto che mancava
da tanto
e avrebbero anche potuto preoccuparsi, però sembrava non
averne
la benché
minima voglia, giacché il solo pensarlo gli faceva venire
una
fitta al petto. Ma non durò molto, perché
qualcuno lo
colpì in pieno con
una pinnata estremamente pesante, rischiando di farlo schiantare
direttamente contro il fondale marino. «Dove
diavolo sei stato per tutto questo
tempo, stupido marmocchio?»
«Stupido
vecchio. Ho avuto da fare»,
rimbeccò
prontamente il biondo, venendo colpito pesantemente da un'altra pinnata.
«Non puoi
andartene in giro quando ti pare e piace».
«Non sono
andato in giro dove mi pare!»
obbiettò
l'altro, irritato. «Io sono
stato catt... ho avuto da fare».
Il tritone, però, parve farsi più attento,
probabilmente perché le sue orecchie
avevano captato qualcosa che non gli era affatto piaciuto, ed era certo
di non
essersi sbagliato. «Sei stato cosa?»
sibilò, enfatizzando soprattutto
l'ultima parola.
«Non ho
detto nulla»,
volle
tenere il punto. «E ora
lasciami in pace, non andrà fallito il tuo ristorante, stavo
tornando».
A
quel dire l'altro gli appioppò un'ennesima
pinnata, nervoso. «Piccolo
idiota, ti pare normale sparire per giorni senza
dare notizie di te? Persino le sirene che nuotano di solito in tua
compagnia
non sapevano dove fossi!»
«Ehi, non
devo mettere conto a te della mia
vita privata»,
sbuffò, e la pinna slabbrata del tritone lo colpì
dietro
alla nuca con un colpo secco.
«Finché
lavorerai per me è esattamente il contrario»,
affermò,
sorpassandolo
per precederlo, facendogli un cenno con la coda come per obbligarlo a
seguirlo. «E ora
datti una mossa».
«Tsk.
T'importa solo di quel ristorante. Nemmeno
dei dipendenti...»
lamentò. «Sei un
pessimo Capo».
«E tu un
pessimo cuoco, ma lavori ancora per me».
«Non
è vero, sai che sono il migliore e senza di me
andresti fallito»,
obbiettò
contrariato, venendo bellamente ignorato
dall'altro. Nuotava come se nulla fosse e sembrava persino nervoso, ma
ciò non
avrebbe dovuto meravigliarlo più di tanto, conoscendo Zeff
Coda
Rossa, così decise di seguirlo a sua volta senza fiatare.
Anche perché aveva altro a cui pensare, e proprio non gli
andava
di
discutere con quel vecchio tritone da strapazzo,
tanto che non si accorse di essere arrivato a destinazione se non
quando venne
assalito da un gruppo di sirene, le quali ignorarono Zeff per
tartassare
Sanji di domande.
«Dove sei
stato, San-chan?» si fece
sentire una di loro, stringendosi
esageratamente a lui e confiscandogli un braccio, premendoselo fra i
seni. «Eravamo
così preoccupate!»
affermò, facendogli
tornare il buon umore, almeno per il momento.
«Potrete
chiacchierare dopo. Il marmocchio ha da fare»,
le freddò
immediatamente Zeff, fulminando con lo sguardo Sanji e ignorando i
coretti
increduli che provennero dalle ragazze; gli fece semplicemente un altro
cenno
con una mano ed entrò senza nemmeno aspettarlo, certo che
quel
bamboccio gli
stesse nascondendo qualcosa. Non era idiota e lo conosceva troppo bene.
Ma lui si limitò a fargli una linguaccia decidendo di
rimanere con le ragazze a farsi coccolare. Non aveva tempo di
stare
a sentire le sue sfuriate, e quel vecchio avrebbe dunque atteso che
scacciasse la sgradevole sensazione che si era impadronita di lui.
Tanto era
rimasto lontano per molto e il ristorante era ancora in piedi,
perché non
poteva concedersi qualche altra ora in più? Non perse tempo
a
rifletterci su oltre,
anche perché le ragazze, ridacchiando divertite, avevano
cominciato a tirarlo
per far sì che lui le seguisse, e come poteva non realizzare
il
desiderio di
quelle splendide fanciulle? Soprattutto se chiesto
con così tanta insistenza.
In fin dei conti ne aveva dannatamente bisogno, e se ne convinse ancor
più
quando le ragazze lo spronarono a nuotare con loro, abbandonando
momentaneamente il suo lavoro. Beh, per una volta poteva darsi alla
pazza
gioia, accidenti! Era stato rapito, portato in superficie e... a quei
suoi
stessi pensieri scosse in fretta il capo come se volesse cancellare
l'immagine
di qualcosa - o di qualcuno, rettificò nell'immediato la sua
mente -, e provò a
concentrarsi solo sulla presenza di quelle bellissime sirene, che di
certo
avrebbero saputo come consolarlo, anche se non come
avrebbe voluto lui. E se ne rese del tutto conto quando vide che le
loro
parole non bastavano a distrarlo, che i loro splendidi corpi non
riuscivano a
colmare lo strano vuoto che aveva nel petto e che le loro risate non lo
deliziavano come prima, e la cosa gli diede da pensare e quasi lo
terrorizzò,
giacché non era mai successo che si annoiasse in loro
compagnia.
Scosse la testa cercando di stare alloro passo,
mentre un brivido meno piacevole dei precedenti in loro
compagnia, non
sembrava soddisfarlo. Forse avrebbe dovuto seguire Zeff, per una volta.
Forse avrebbe dovuto dar retta a quel vecchiaccio maledetto e
tornarsene nel
ristorante, visto che più nuotava dietro quelle sirene
più sentiva il bisogno
di allontanarsi. E forse venne capito da
quest'ultime che decisero all'unanimità di lasciarlo solo
con i suoi
pensieri, che a quanto sembrava non erano per niente rivolti a loro,
costringendolo a tornare nuovamente al ristorante,
dove venne accolto da uno sbuffo scocciato.
«Alla
buon'ora, marmocchio».
«Non sono
qui per te»,
rispose
prontamente il
biondo, venendo fulminato da un'occhiataccia.
«Allora
potevi restartene con le ragazze. Qui non mi servi»,
rimbeccò, senza
dargli peso più di tanto per tornare ai propri affari. Il
ristorante non si
mandava avanti da solo.
«Se non
servo, posso tranquillamente andarmene»,
rispose sulle sue, non ricevendo nessuna risposta come invece si era
aspettato. Strano. Di solito Zeff non perdeva mai occasione di
rimetterlo in
riga con qualche suo colpo, ma a quanto sembrava aveva sul serio ben
altro da
fare che star dietro a lui, e ciò lo fece
approfittare per rifugiarsi altrove.
Poverina la nostra
sirenettucolonzaaa (?) Sanjulill (Come è stato chiamato
ultimamente da una voce misteriosa di nome My Pride...), sta pensando a
Zoruciell (Vi lascio indovinare la voce misteriosa anche qui v.v)
Buhahahahahahaha
vi terremo sulle spineeee *Viene ucciso dagli utenti*
JackShadow: Lol,
grazie dei complimenti. La storia non mira ad essere seria, ma noi
siamo noi e qualcosina un po' più del solo cazzeggio lo
sarà... è la deformazione professionale quella di
farla diventare seria, sìsì XD Speriamo
che anche questo chappy ti sia paciuto, zauuuu! Al prossimo, ti
attendiamooo XD
tognoz: Iva-samaaaa
ci sei mancataaaaa XD per Lucca ci organizziamo da Gennaio eh, dato che
ho scoperto solo dopo che eravate all'Hotel sotto al nostro
B&B... ad ogni modo anche il tuo blocco è finito ma
noi qui siamo ancora in fase aggiornamento speriamo di ritrovartiiii
Murasaki
Sutcliff: Aaah firenze! Ci siamo dimenticate di dire che
andavamo a Lucca XD Ad ogni modo sarà per il poi v.v saremo
anche felici di farti gioie nel farti trovare il nuovo cappy tutto per
te e chi ci segue D speriamo di vederti al prossimooo
jinnlover:
Ed eccoci ancora, la storia si fa sempre più
interessante, soprattutto ora che pare quasi finita buhahahahahahah non
disperare e non ti credere, ce ne vuole ancora molto alla fine
P.s. Per
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Story (2 su 6 'Volumi', Jason è un bambino che
RoyEd
adottano controvoglia, ma si rivelerà per loro il bene
più prezioso e tanta
avventura)
Geschenk
Blut / Bluid tiodhlac - Dono di sangue - (1
su 2 'Volumi', storia di Vampiri, RoyEd e Jason incluso, Non per
stomaci
delicati)
Dona
l’8% alla causa pro recensioni
Farai felici milioni di scrittori
E noi XD!
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