I will take you to Nowhere – Shin Tribute di candycotton (/viewuser.php?uid=57157)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 1 *** Prologue ***
I will take you to
Nowhere –
Shin
Tribute
PROLOGUE
Salii
sul treno che mi avrebbe portato ad Oxford con la faccia cupa e
gli occhi socchiusi per la stanchezza.
Mi
sistemai meglio lo zaino sulla spalla e inizia a cercarmi un posto a
sedere. L’atmosfera grigia di quella giornata faceva scendere
il mio umore
sotto zero, anche più di quanto avrei potuto sopportare.
Sbuffai,
notando che gli scompartimenti erano irrimediabilmente tutti
occupati.
Sbirciai
dalla porta successiva e quello che notai mi lasciò
incantata.
Lo scompartimento era vuoto, se non per un ragazzo seduto accanto al
finestrino, con lo sguardo perso fuori e il viso semi nascosto dal fumo
di una
sigaretta accesa, che pendeva dalle sue labbra.
Alzò
gli occhi su di me molto lentamente, quasi stancamente. Abbozzai un
insulso sorriso e senza sapere che fare, semplicemente entrai e mi misi
a
sedere, davanti a lui.
Sorrisi
vagamente un’altra volta, incontrando i suoi occhi
cristallini
che mi scrutavano. Poi lo vidi distogliere lo sguardo, quando anche io
avevo
fatto lo stesso.
Diedi
una fugace occhiata all’orologio dentro al mio zaino. Feci
qualche
calcolo mentale, rendendomi conto che avrei dovuto trascorrere su quel
treno
altre due ore buone.
Sospirai
a quel pensiero e diedi un’occhiata al tizio che avevo
davanti. Non me ne ero resa ancora conto, ma era dannatamente
bello. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso,
dai suoi lineamenti e dai suoi occhi chiarissimi, concentrati sulla
campagna
inglese. E i suoi capelli spettinati, ossigenati, sfumati di azzurro.
Aveva anche
un piercing al labbro a cui era attaccata una catenella che gli
arrivava fino
ad uno dei tanti orecchini. Non ricordavo di aver mai visto una cosa
del genere
prima di allora, non ricordavo di aver mai
visto un tizio così in tutta la mia vita.
Improvvisamente,
lui alzò gli occhi su di me, e io abbassai repentinamente
lo sguardo.
Il
puzzo di fumo raggiunse il mio olfatto in quel momento per la prima
volta da quando mi trovavo là dentro, e chissà
perché non me ne ero accorta
prima.
La
mia testa, sebbene in subbuglio, riuscì a farmi capire che
mi
mancavano ancora circa due ore prima di arrivare e mi trovavo da sola
in uno
scompartimento con un ragazzo a cui ero evidentemente interessata.
Perché
non fare conversazione? Stavo ragionando tra me e me su quale
fosse la cosa migliore da dire per iniziare il dialogo, quando la sua voce mi sorprese.
-Ti
da fastidio il fumo?-
Alzai
lentamente gli occhi su di lui, senza sapere perché avessi
l’espressione
quasi spaventata, e gli sorrisi un po’, come una cretina.
Scossi la testa.
Lui
annuì e mi squadrò da capo a piedi velocemente.
-Come
ti chiami?-, esordii alla fine, dopo non essere riuscita a
trovare nient’altro di adatto con cui iniziare.
Lui
mi guardò intensamente, si levò la sigaretta
dalle labbra. -Shin-.
Ero
letteralmente pietrificata. Per fortuna mi ricordai di spalancare
di meno gli occhi e di chiudere la bocca, altrimenti avrebbe potuto
pensare che
fossi una poco decente.
-Tu?-,
riprese lui, notando che io non ero in grado di proseguire.
-Claire-,
risposi con un filo di voce.
Lui
tirò dalla sigaretta.
-Dove
stai andando?-, continuai io, cercando di darmi più
credibilità
schiarendomi la voce.
-Ad
Oxford. Al college-.
Io
rimasi di nuovo a bocca aperta. –Davvero? Anche io-.
Mi
sembrò di vedere un sorriso attraversare il suo volto, ma
non ne fui
certa.
-Da
dove vieni?-, continuai.
-Sono
svedese, ma il treno l’ho preso a Londra-.
Il
modo in cui lo disse, “ma il
treno l’ho preso a Londra”, mi fece
sorridere.
-Sei
svedese?-, ripetei allibita.
Shin
annuì e io, più lo guardavo più
iniziavo a pensare che quei
capelli dovevano davvero essere così chiari al naturale.
Shin
si tolse di nuovo la sigaretta dalla bocca e lasciò la mano
sospesa in aria, alla ricerca di un porta cenere. Io lo cercai, a mia
volta,
con lo sguardo, ma nessuno di noi due lo trovò.
Schiacciò
il mozzicone sul bordo del finestrino e mi sorrise.
-Tu
invece sei inglese, non è vero?-, mi fece.
-In
realtà sono americana-.
-Ah,
mi sembravi inglese...-
-Mia
madre lo è-, dissi.
Lui
fece un cenno col capo. -Allora non ci sono andato poi tanto
lontano-.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Chapter 1 ***
ecco il primo capitolo della
mia storia... spero sia di vostro gradimento, grazie per i commenti
lasciati!! a voi
Chapter
1
Quando
fummo
arrivati, Shin si alzò prima di me, uscì dalla
cabina e si addentrò tra la
folla. Cercai in ogni modo di seguirlo con gli occhi, ma non ci riuscii
e ben
presto lo persi.
Mi
maledii
mentalmente più volte, ancora e ancora. Come avevo fatto ad
essere così
stupida? Come avevo potuto lasciarmelo sfuggire?
Erano
domande
a cui non riuscivo a trovare risposta, proprio non ci riuscivo;
incominciavo
davvero a pensare di essere un imbecille cronica. Dannazione a me!
Ad
ogni modo
ricordai a me stessa che Shin aveva la mia identica destinazione, a
meno che
non mi avesse raccontato una balla.
Non
dovevo
demordere, l’avrei riconosciuto anche in mezzo a centinaia di
persone.
Mi
avviai
lungo la strada che portava ad Oxford, nel centro della
città. Alla prima
fermata dell’autobus che trovai, salii e chiesi
all’autista dove diavolo era
diretto.
La
solita
fortuna: verso la parte opposta a quella del college.
Quando
finalmente
riuscii ad arrivare nel posto giusto, presi subito a guardarmi attorno,
alla
ricerca di Shin, tra tutti quegli studenti. Ma non riuscivo a scorgerlo
da
nessuna parte e mi chiedevo come caspita era possibile, dato il suo
aspetto.
Stupida Claire! Mi ripetevo, idiota, idiota, idiota!
-Ehi,
ti sei
persa?-
Udii
una
voce maschile, ma persi la speranza notando un collegiale addobbato di
giacca e
cravatta che mi fissava stranito. Forse la mia faccia sconvolta
l’aveva
traumatizzato.
-Sei
una
matricola?- continuò.
Io
annuii,
sperduta.
-L’accoglienza
per i nuovi arrivati è da quella parte-, mi
indicò una direzione.
Io
la
seguii, senza nemmeno ringraziarlo. Disgraziata.
La
testa mi
girava, c’era una gran moltitudine di persone che mi
frullavano attorno, non
riuscivo a capire un accidente di niente.
Avevo
seguito
l’indicazione del tizio, ed ero arrivata presso una specie di
gruppo con a capo
due ragazze, probabilmente le guide.
Poi,
qualcosa di familiare attirò la mia attenzione,
all’istante. Mi riscossi dal
mio stato di semi-incoscienza e aguzzai la vista: in mezzo al gruppo,
piuttosto
dietro agli altri, c’era lui, Shin.
Il
mio cuore
iniziò ad accelerare, partii spedita e dopo aver varcato
tutta la folla,
arrivai davanti a lui. Mi fissò stranito e io, senza sapere
perché, gli andai
incontro e lo abbracciai forte, perdendo il viso contro il suo petto.
Sentii le
sue braccia stringermi e le sue mani sulla schiena.
Improvvisamente,
mi resi conto di cosa diavolo stavo facendo. Mi scostai di scatto e lo
fissai
in viso: sorrideva leggermente tenendomi ancora stretta.
-Ops-,
fece,
lasciando cadere le braccia.
-Ti
stavo…
ehm… ti avevo perso prima sul treno-, biascicai.
-Già…
non
avevo mica capito che volevi restare con me-.
-No,
è che
non conosco nessuno di qui e allora…-
-Ehi,
mi sa
che ti sta chiamando da almeno due minuti…-, mi
sussurrò all’orecchio.
Io,
dopo
essermi ripresa dalla repentina vicinanza, mi diressi a forza di
gomitate fino
alle due ragazze guida, ritirai il mio foglietto e tornai da Shin.
-Dovrebbe
esserci scritta la tua stanza e…-, si bloccò e lo
vidi allontanarsi a sua
volta, per poi tornare con lo stesso foglio in mano.
-Uhm…
non ci
hanno messi molto vicini…-, disse confrontando i due
foglietti.
La
mia
espressione si rabbuiò e feci una smorfia.
-Vabbè,
ci
si vede-, mi salutò con un cenno della mano e si
allontanò.
Sospirai.
L’avevo
perso un’altra volta.
Mi
guardai
attorno: il gruppo di matricole si era diramato ed io ero rimasta
pressoché l’unica
là in mezzo, sperduta e senza sapere dove cavolo andare.
Rilessi
il
mio foglietto e provai a seguirne le indicazioni.
Il
pallone
da basket colpì il mio ginocchio. Mi destai dai pensieri
quando udii una voce
gridare nella mia direzione. Mi scusai con il ragazzo che
andò a recuperare la
palla; mi guardò male e fu sul punto di dire qualcosa, ma
lasciò perdere.
Volai
con lo
sguardo su tutto il campo, quando una chioma azzurro-bianca colse
all’istante
la mia attenzione.
Fissai
quella
direzione per un tempo interminabile, fissai Shin per un
eternità. Era seduto
su una panchina a bordo campo e fumava, con lo sguardo perso sui
giocatori…
sembrava fosse perso nella mia direzione…
Scossi
il
capo, mandando via quel pensiero che di sicuro mi ero sognata.
Quando
alzai
di nuovo gli occhi, Shin non era più là. Voltai
il capo a destra e a sinistra,
nervosa di trovarlo.
Palleggiava
lentamente,
in piedi tranquillo davanti a due marcatori.
Tirò
dalla
sigaretta, la gettò a terra e la pestò con la
scarpa, davanti alle espressioni
sconcertate dei due ragazzi.
Si
piegò
sulle ginocchia e, facendosi comparire un incredibile sorriso,
scartò di lato,
abbandonandosi gli avversari alle spalle e correndo verso il canestro.
Gettò la
palla, facendola cadere con un tonfo sordo dentro alla rete del
canestro.
Mentre
tutti
i giocatori si voltavano a fissarlo allibiti, Shin, di tutta risposta,
tirò
fuori dalla tasca un’altra sigaretta, la accese usando il
grosso ciondolo della
collana che portava al collo e se ne andò, con il fumo sopra
alla testa.
Ero
ancora
immobile e ammutolita dalla sua perfetta performance, quando mi accorsi
che lui
stava venendo proprio verso di me.
Mi
voltai, per vedere chi ci fosse nei dintorni: io ero l’unica
nel raggio di un miglio.
Cercai
di
calmarmi il cuore, o almeno di inghiottire la saliva con
successo…
Shin
si
arrestò proprio davanti a me, mi fissò per un
istante con quegli occhi di
cristallo.
-Ti
è
piaciuto?-, mi chiese, lanciando uno sguardo al campo.
Io,
sorpresa,
borbottai qualcosa per un po’, cercando di farmi arrivare le
parole fino alle
labbra, e soprattutto di farle uscire fuori comprensibili.
-È
stato
forte-, risposi.
Shin
scoppiò
a ridere, e io ne rimasi incantata.
Era
così
bello… e poi quando rideva…
-Dove
hai
imparato?-, continuai.
-Da
nessuna
parte. Mi piace il basket, ho sempre desiderato mandare uno di quei
palloni
arancioni dentro un canestro-.
Annuii.
Lo capivo,
era lo stesso per me. Io amavo il basket, da sempre.
-Mi
hanno
detto che tu sei brava…-
Lo
guardai. Pensai
che probabilmente aveva assistito alla mia performance di poco prima e
ora mi
stava prendendo in giro. Altrimenti come avrebbe potuto sapere che ero davvero brava a basket?
-Andiamo
a
fare due tiri, ti va?-, proseguì.
Io,
pietrificata dalla proposta, non riuscii a far altro se non annuire.
-E
così
quella di prima non eri davvero tu…-, scherzò
Shin, dopo aver centrato un altro
canestro.
-Pensavi
che
non fossi capace, eh? -
Shin
rise un’altra
volta.
Presi
la
palla e iniziai a palleggiare, mentre giravamo intorno. Ad un certo
punto, lui
si fermò, rimanendo immobile a fissarmi.
-Che
c’è?-.
Shin
non
rispose, fermo dov’era prima.
Gli
girai
attorno palleggiando più lentamente, quasi sul punto di
fermarmi.
Abbassai
lo
sguardo e fu allora che lo sentii muoversi. Alzai gli occhi e me lo
vidi
addosso. Provò a rubarmi la palla: io non ero pronta, ma
cercai ugualmente di
recuperare, mentre lui mi veniva sempre più addosso.
Scoppiammo
entrambi
a ridere. Mi voltai, cercando di riparare la palla con il corpo, ma
Shin mi
prese un braccio e mi tirò versò di sé.
Il
pallone
rotolò via sull’asfalto, ed io ero a pochi
centimetri dal suo bellissimo viso.
-Tempo
scaduto-,
mormorò.
Mi
lasciò
andare e rimase per un momento in quella posizione, di poco distante da
me.
-Hai
trattenuto
la palla per troppo tempo-.
Io
ancora
non riuscivo ancora a capire niente. Lo fissavo ammaliata.
-Perciò
ho
vinto io-, rise e si allontanò da me, andando a recuperare
il pallone.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Chapter 2 ***
eccomi tornata con un altro capitolo, dopo un sacco di tempo. spero ritornerete a leggerla!
Chapter
2
-Claire-
Sentii
una
voce chiamarmi, eppure non riuscivo ad aprire gli occhi, a svegliarmi.
-Claire!-
Il
buio si
dissolse e vidi la luce fioca del sole mattutino che filtrava dalla mia
finestra semi aperta.
July,
la mia
compagnia di alloggio era china su di me, con una gamba schiacciava la
coperta
del letto.
-Svegliati,
forza! Siamo già in un ritardo pazzesco, considerando poi
che ti devi ancora
alzare e preparare, non oso pensare a che ora arriveremo a lezione!-,
sbraitò
mentre si allontanava verso la saletta comune, lanciando le braccia
all’aria.
Sbuffai
e mi
buttai via le coperte svogliatamente.
-Che
ti
prende? È un po’ che sei sempre
fiacca…-, mi sussurrò July una volta nel
corridoio, scrutandomi con quel suo modo invadente, mentre masticava
freneticamente una cicca.
Io
mugugnai,
passandomi una mano sugli occhi per cercare di svegliarmi.
Quando
la
ributtai giù, e mentre July continuava ad assillarmi con le
sue stupidaggini,
la figura ormai familiare di Shin attraversò il mio campo
visivo. Aguzzai la
vista e guardai meglio. Sì, era proprio lui e stava
camminando nella direzione
opposta alla mia. Lo seguii con gli occhi, mentre i suoi erano
concentrati
sulla sigaretta che stava accendendo. Un
attimo prima che sparisse dalla mia vista, alzò il capo e i
nostri sguardi si
incrociarono. Poi andò oltre, levandosi la sigaretta dalla
bocca e facendo
uscire un abbondante nuvoletta di fumo.
Mi
voltai e
camminai al contrario, sospirando amareggiata.
-Claire,
mi
stai ascoltando?-, July mi lanciò un occhiataccia.
Quel
pomeriggio tornai al campo da basket, dietro all’edificio
principale del
college. Era un’altra di quelle tipiche giornate inglesi che
stavo cominciando
ad odiare: grosse nuvole grigie riempivano il cielo, creando
un’atmosfera
sospesa nel vuoto, triste e malinconica. Proprio quello che mi ci
voleva, come
no.
Girai
su me
stessa parecchie volte, con lo sguardo concentrato attorno a me. Ma non
scorsi
nessuno.
Tornai
dentro, sentivo le palpebre pesanti. Percorsi
il corridoio principale, deserto pure
quello. Iniziai a chiedermi cosa ne fosse stato di tutti gli studenti.
Possibile che fossero rinchiusi nelle loro stanze, immersi nello studio
più
assoluto? Mah, di sicuro non faceva per me.
Stavo
camminando, assorta in questi pensieri stupidi, quando una voce bassa
mi colse
di sorpresa.
-Là
come
va…?-
Conoscevo
quella voce fin troppo bene, anche se forse non avrebbe dovuto essere
così. Mi
avvicinai cautamente verso dove proveniva e scorsi la chioma chiara di
Shin, in
piedi accanto ad una panchina del corridoio.
Per
poco il
mio cuore non fece un balzo fuori dal petto. Cercai di rimanere il
più ferma
possibile, nascosta dov’ero. Speravo con tutta me stessa che
non si accorgesse
di me. Chissà cosa avrebbe potuto pensare.
-Smettila...
Ti ho già detto che non ho intenzione di tornare-
Aggrottai
le
sopracciglia. Di cosa stava parlando?
-Ho
bisogno
di cambiare vita, quindi lasciami in pace! ora non capisco nemmeno
perché mai
ti ho risposto!-
Mi
parve che
fu sul punto di chiudere la discussione, quando udii di nuovo la sua
voce.
-Sì
che ce
l’ho ancora… sì è qui con me-
Cosa? Cosa è qui con lui?
-Chissenefrega,
non tornerò-
Il
rumore di
uno sportellino chiuso mi fece capire che aveva sbattuto il telefono in
faccia
a chiunque stesse parlando con lui.
E
ora ero davvero
nei guai. Cosa potevo fare? Dovevo assolutamente decidere in fretta.
Niente da
fare, probabilmente feci la cosa più stupida possibile.
Uscii
dal
mio nascondiglio e lo fissai dalla mia posizione. Lui si accorse di me
dopo
qualche secondo, mi guardò e mi sorrise.
Mi
sentii
svenire, letteralmente.
-Ciao-,fece
spontaneamente.
Caspita,
quant’era bello.
-Ciao-,
gli
risposi.
Restammo
a
fissarci per un altro po’, poi Shin mosse un passo verso di
me. Mi raggiunse
silenziosamente, in quel deserto di corridoio.
Corrugò
le
sopracciglia, fissando i miei occhi.
Alzò
una
mano verso il mio volto, e me li accarezzò, leggermente.
-Cos’hai
fatto? I tuoi occhi sono così rossi…-,
mormorò.
Ero
sicura
che di li a poco sarei morta, almeno che non lo fossi già e
quello fosse il paradiso.
-Nie…
niente-, borbottai.
Shin
sbuffò
un sorriso, dritto contro di me.
Abbassai
lo
sguardo, al limite possibile d’ imbarazzo.
-Se
non ti
dispiace, ora dovrei andare-, continuò lui.
Ero
sul
punto di alzare lo sguardo, sebbeno sapessi che lui mi era attaccato,
quando lo
sentii prendermi il viso tra le mani e appoggiare le labbra sui miei
occhi,
lievemente.
Sussultai,
ma poi mi rilassai. Il suo tocco era celestiale.
-Arrivederci.
Se
ne andò
via come un alito di vento, senza fare il minimo rumore. E io rimasi
la,
immobile, come se non avessi più la forza di fare niente. E
mi aveva fatto quasi dimenticare
quello che avevo
sentito.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Chapter 3 ***
ed ecco un altro capitolo!
Chapter
3
Quando
seppi
che sarei andata ad Oxford non avrei mai pensato che sarebbe accaduto
quello
che è successo.
Pensavo
di
entrare in un college, incontrare un sacco di persone antipatiche e
magari
anche qualcuna decente. Pensavo che non sarei mai riuscita a studiare
abbastanza per passare gli esami con ottimi voti, ma almeno che ne
avrei
raggiunto uno sufficiente per passare. La mia vita di collegiale non
avrebbe
dovuto avere niente di particolare, o niente che sarebbe valsa la pena
di
intraprenderla.
E
invece,
eccomi là.
Non
m’importava degli esami, non m’importava delle
persone antipatiche, né di
nessun altro.
Quel
giorno,
ero stesa sul mio letto e guardavo il soffitto, pensando ad
un’unica cosa.
Shin.
Perché?
Cosa
mi stava succedendo? Proprio a me, l’inflessibile Claire. E
poi nemmeno lo
conoscevo, e mi sentivo un’irrimediabile superficialotta.
Solo
perché
aveva una bella faccia, allora non riuscivo a togliermelo dalla mente.
Ma
era anche
stata colpa sua, che mi aveva stregato.
Dovevo
fare
qualcosa, odiavo rimanere lì a rimuginare in quelle
stupidaggini.
Mi
alzai e
superai July,che era entrata proprio in quel momento e aveva
già la bocca
aperta per dire qualcosa, che ovviamente non udii.
Il
corridoio
era deserto, perché di pomeriggio nessuno girovagava da
quelle parti. Un’altra
cosa che odiavo di quel posto, insieme al clima.
Avvelocizzai
il passo e mi diressi al parco, nel retro dell’edificio.
Puntai la prima
panchina e mi ci sedetti sopra, infuriata. Per cosa, non ne avevo idea.
L’albero
grande sopra la mia testa iniziò a muovere la sua chioma,
facendo fresco. Come
se ce ne fosse bisogno, in un posto dove piove sempre.
Sbuffai,
e
mi strinsi addosso il giubbotto.
-Dove?
Saltai
letteralmente sulla panchina. Quando mi voltai, incontrai
l’alta figura di
Shin, con i capelli azzurrini e lo sguardo corrugato, puntato dritto su
di me.
Non
mi ero
accorta di avere gli occhi sgranati, così cercai di assumere
un’espressione più
normale e dire qualcosa. -Come?
Lui
si
avvicinò, lasciandosi sfuggire un cenno di sorriso.
Esitò un momento, prima di
sedersi accanto a me, come se avesse voluto chiedermi se poteva. Come
se non avesse
saputo la risposta.
-Dove
vorresti essere, adesso?-, chiese, totalmente concentrato su di me, mi
vedevo
riflessa nelle pupille dei suoi occhi celesti.
Abbassai
lo
sguardo un secondo. –Credo… credo in un posto
caldo.
Alzai
di
nuovo gli occhi su di lui, abbandonandomi ad un mezzo sorriso.
–Molto caldo.
Lui
scoppiò
a ridere e io non riuscii a far altro che seguirlo. Era contagioso.
-E
tu?-, azzardai.
Lui
alzò le
sopracciglia, puntando lo sguardo per un istante nel vuoto.
–Altrove.
Feci
una
smorfia. –Un po’ generico, non ti pare?
-Almeno
quanto lo sei stata tu.
Touchè. Lo fissai,
interminabilmente.
Poi,
mi
decisi a parlare di nuovo. –Che ci fai qui, allora?
In
quel
momento, mi si fece più vicino. Avevo paura di quello che
sarebbe successo di
lì a un secondo, oppure ero talmente estasiata da non
percepire precisamente quello
che sentivo.
Shin
inclinò
il capo di lato, di poco, e appoggiò le labbra sulle mie.
Non
riuscivo
ancora a realizzare, e rimasi ferma.
Lui
mi
sfiorò il profilo del viso, con le sue dita fredde e
leggere. Si staccò da me e
mi guardò ad un centimetro, sorridendo, poi mi
baciò ancora.
Non
sentivo
più il freddo di poco prima, e lasciai andare le mani dalla
chiusura del giubbotto.
Proprio
quando ero pronta per rispondere decentemente alla sua azione, Shin si
staccò,
allontanandosi da me. Stava ancora sorridendo. Si alzò in
piedi e fece per
andarsene, mi aveva già dato le spalle, quando finalmente
fui in grado di
alzarmi e gridare.
-Aspetta!
Lui
si
arrestò, senza voltarsi ancora.
-Dove
stai
andando?
Shin
rimase
dov’era, senza rispondere.
Andai
verso
di lui, con i capelli che mi volavano in faccia per il vento.
Lo
presi per
un braccio, tirandolo.
Non
potevo
credere di essere stata davvero io ad aver fatto tutte quelle azioni.
Lui
si
voltò. –Mi dispiace-, sussurrò, quasi
tristemente.
Più
lo
fissavo e più il mio sguardo si arricciava. –Come
ti dispiace? Non ci
conosciamo neanche!
Non
sapevo
come diavolo dirglielo, che se ora gli dispiaceva allora non avrebbe
dovuto
farlo affatto.
-Sono
esperto, in questo-, bisbigliò, quasi schifato da
sé stesso.
-Shin,
si
può sapere cosa ti sta succedendo?
Lui
prese un
lungo respiro. –Vado in Giappone, vuoi venire con me?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Chapter 4 ***
eccomi con un altro capitolo!
Grazie davvero per i commenti e le recensioni! Mi fa molto piacere che ci sia ancora qualcuno che legge la mia Fan Fiction, dopo parecchio tempo che non postavo più niente, e spero ogni volta sia di vostro gradimento!
Ancora grazie, a voi il capitolo 4!
Chapter 4
Stavo
fissando Shin dritto negli occhi e non mi ero mai accorta di quanto i
suoi
fosseri profondi.
Corrugai la
fronte, incerta. –Ma che stai dicendo?
Shin
sospirò e abbassò lo sguardo dal mio.
-So che ti
sembrerò pazzo, o una specie di maniaco, ma
c’è qualcosa in te che mi ha
attratto dal primo momento che ti ho vista. Ne ho viste tante di
ragazze nella
mia vita, e credimi, nessuna mi aveva mai dato
quest’impressione.
A quel
punto ero totalmente pietrificata. E le parole non mi uscivano di
bocca,
proprio per niente.
Shin si
avvicinò ulteriormente a me, avanzando di un passo, quasi
pestandomi i piedi.
Mi accarezzò il profilo del viso, con la sua mano delicata,
e mi baciò di nuovo.
Questa volta più a lungo, per due volte.
Poi mi
sorrise. –Vuoi venire con me?
Chiese di
nuovo.
E io non
ero in grado di domandare nient’altro, in quel momento.
Perché vuoi
andare in Giappone? Perché vuoi che venga con te? Con chi
stavi parlando ieri al
telefono? C’entra qualcosa quella telefonata con la tua
partenza? Torneremo mai
qui, al college?
Ma, invece
di chiedere qualunque cosa, semplicemente, annuii.
-Mi
dispiace, ma avevano finito le camere con i letti separati.
Disse Shin
una volta dentro alla nostra camera d’albergo. Diedi
un’occhiata all’enorme
letto al centro. A due piazze e con una bellissima coperta rossa e
bianca. Ero
certa di essere diventata bordeaux.
-Figurati,
non c’è nessun problema.
In realtà
non era esattamente quello che avrei voluto dire, ma in effetti fu
proprio ciò
che dissi.
E Shin mi
rivolse un sorriso irresistibile, mentre sistemava le sue cose.
Provai a
cucirmi la bocca e iniziai a fare lo stesso, tirando fuori qualche
indumento
dalla mia valigia.
Di sicuro,
se mia mamma avrebbe mai saputo quello che avevo fatto, non sarei
arrivata viva
tanto in là da compiere gli anni.
Ingoiai la
saliva, terrorizzata al solo pensiero.
-Shin.
Lui alzò
immediatamente lo sguardo verso di me.
-Che ci
facciamo qui?
Mi fissò
per qualche secondo, poi distolse lo sguardo.
-Andiamo a
fare un giro, te lo spiego per strada-, disse avviandosi verso la porta.
Sorpresa,
lo seguii.
Mai, nella
mia vita, avrei pensato di andare tanto lontano come a Tokyo. Ancora
non
riuscivo a credere di essere davvero lì. Eppure,
più mi guardavo intorno e più
dovevo convincermene, aveva tutto un altro sapore dalla cupezza del
college.
Era semplicemente fantastico essere là.
-Abitavo
qui, fino ad un paio di anni fa. E facevo parte di una band. Black
stones.
Eravamo anche piuttosto conosciuti, ma soprattutto qui in Giappone. Tu
non ne
avrai mai sentito parlare, immagino.
Si voltò
verso di me, che annuii un poco, incantata da
quell’improvvisa rivelazione.
–Davvero eri parte di una band?
-Sì.
Suonavo il basso. Ma poi è successo un casino, la vocalist
se n’è andata e ci
siamo sciolti a poco a poco.
-Quindi,
qualche giorno fa, al telefono, era…
Shin si
voltò ancora verso di me, non troppo sorpreso.
–Era Nobu. Era il chitarrista.
Voleva che tornassi per provare a rimettere in piedi qualcosa.
-Ma non gli
hai risposto tanto bene, eppure adesso sei qui.
Lui
sorrise. –Non sono qui per lui.
Lo fissai
ancora per qualche istante in più. Volevo assolutamente
sapere cosa doveva fare
lì. Perché era tornato, se non per il suo amico?
Se non per rimettere in piedi
la sua band? Qual era questa ragione tanto segreta? E io cosa
c’entravo
realmente in tutto ciò?
Avevo
ancora troppe domande che mi frullavano in testa, ma non ero certa di
potergliele chiedere, così tranquillamente. Eppure, avevo
bisogno di sapere.
Quella
sera, non riuscivo proprio a prendere sonno. Forse perché
sapevo che fuori da
quella stanza c’era una città intera ancora
sveglia, attiva. Forse perché
sapevo che il giorno seguente non sarei stata costretta a seguire una
noiosa
lezione universitaria. Forse perché lì, accanto a
me, c’era Shin.
-Claire.
Sussurrò il
mio nome nell’oscurità. Come se non fosse
perfettamente certo che l’avrei
sentito, che fossi ancora sveglia.
-Sì?-,
risposi.
-Sei ancora
sveglia?
Sbattei le
palpebre, fissando il soffitto. –Non riesco a dormire.
Sentii un
fruscio delle coperte e quando mi voltai nella sua direzione, vidi il
suo
bellissimo viso che mi guardava; teneva le mani sotto al capo, e aveva
gli
occhi un po’ bassi.
-Sei
preoccupata per qualcosa? C’èntro io?
Non riuscii
a fare a meno di guardarlo. Da così sembrava incredibilmente
ingenuo e puro,
come un bambino.
-Vorrei
solo capire qualcosa in più.
Rimase in
silenzio a lungo, prima di sbuffare e voltarsi sulla schiena, fissando
il
soffitto. –Mi dispiace, hai ragione. Ti dirò tutto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Chapter 5 ***
Dopo tantissimo tempo sono tornata con l'ultimo capitolo che ho scritto di questa fanfiction. Non l'ho finito davvero e al momento mi sto concentrando su altre cose, un pò mi dispiace lasciare questa storia, anche se in fondo non sono pienamente convinta di lasciarla per sempre. Intanto posto l'ultima cosa scritta su Claire e Shin, spero vi piaccia anche se molto breve! Grazie mille per aver seguito questa storia e per le vostre recensioni!
Chapter 5
In quell'istante, il mio respiro si bloccò. Davvero mi avrebbe detto tutto? Davvero mi avrebbe spiegato tutto quello che volevo tanto sapere?
- Avevo quindici anni quando entrai a fare parte dei Black Stones. Piuttosto giovane, penserai. Ma cercavano un bassista, e io ci provai, anche se non pensavo certo di venir scelto. Non avevo mai avuto tanto fortuna, prima di allora. Eppure, i Black Stones mi scelsero subito, appena gli suonai qualcosa. Magari li aveva colpiti il mio stile di suonare, o qualcos'altro. Non lo so.
Pensai che stesse scherzando. Davvero non si accorgeva di quanto era speciale? Di come le persone fossero attratte da lui? Be', magari non proprio le persone, almeno non lo sapevo. Magari qualche persona, si qualcuna di certo. Io, di certo.
- Ma poi lo seppi, il perchè. Il mio idolo, colui a cui mi ispiravo nel mio stile di suonare il basso, stava insieme alla vocalist dei Black Stones, e li aveva lasciati per un altra band più famosa: i Trapnest.
Mi voltai sul fianco, e socchiusi gli occhi, ascoltandolo.
Shin fece una lunga pausa.
- Incontrai la cantante dei Trapnest, Reira, una sera. Era bellissima, parlava bene l'inglese e quando cantava la sua voce era divina.
Aggrottai la fronte. - Eri innamorato di lei.
Non suonò tanto come una domanda, anzi proprio per niente. Shin non rispose, e rimase in silenzio a guardare il soffitto per un altro po'. Poi si voltò leggermente verso di me, con l'ombra di un sorriso sul volto.
- Sì. Anche se lei era molto più grande.
- Quindi sei tornato per lei? Per rivederla?
Questa volta apparve sulle sue labbra un'espressione amara, e triste.
- Reira è morta. Due anni fa.
Rimasi letteralmente immobile, a quelle parole. Avevo cominciato a farmi un idea di lei nella mente, così bella che cantava con i capelli al vento. Invece, non c'era proprio niente di bello a cui pensare. Shin era innamorato di lei, e lei se n'era andata per sempre.
Probabilmente parlare di quello lo aveva costretto ad un enorme sforzo, che avrebbe potuto comodamente evitare, se non ci fossi stata io a fare tutte quelle domande. Eppure, dovetti ricordare a me stessa che era stato lui ad invitarmi ad andare in Giappone. E ancora mi stavo chiedendo il perchè.
- Claire?
Sussultai, quando mi chiamò.
- Scusa, ma è così... mi dispiace davvero -, non sapevo cosa dire. Probabilmente le mie parole sarebbero risultate senza senso per lui. Era una cosa sua, non mia, cosa ne potevo sapere io?
Mentre la mia mente vagava ancora in quei pensieri, Shin si mosse, le coperte frusciarono e lui si avvicinò a me. Vidi il suo viso sopra il mio, e i suoi occhi brillare, ai segmenti di luci della città che trasparivano dalle imposte.
Alzai il mento, per guardarlo meglio e in quell'istante, lui si calò su di me e mi baciò.
Sentii caldo a lungo, mentre Shin mi accarezzava la guancia, e poi i capelli. Io gli appoggiai la mano sul torace, sentendo la linea delle costole sotto le mie dita.
In quel momento, mi premette sulle labbra una domanda, che avevo assolutamente bisogno di chiedergli. Mi staccai da lui e lo guardai negli occhi. - Perchè lo stai facendo?
Lui parve un po' sorpreso. E io continuai.
- Stai ancora pensando a lei? è lei che ti sembro, quando mi baci e mi tocchi?
Il mio sguardo si era fatto serio. Volevo che mi rispondesse e avrei voluto che mi dicesse la verità.
- Claire, tu mi piaci perchè sei tu. Lei era un'altra cosa, passata. Non ci voglio più pensare.
Percepii la mia espressione spianarsi un po'. - E allora perchè sei tornato in Giappone?
Shin rimase immobile e senza parole.
- Te l'ho chiesto anche prima, ma non mi hai ancora risposto. Perchè sei tornato? -, ripetei per l'ennesima volta.
Shin abbassò lo sguardo, allontanandosi di un po' da me. Scrollò il capo. - In verità non lo so nemmeno io. Un po' per la mia vecchia band, i vecchi amici, un po' per Reira, forse, per andare a trovarla...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=279696
|