I will take you to Nowhere – Shin Tribute

di candycotton
(/viewuser.php?uid=57157)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


I will take you to Nowhere Shin Tribute

PROLOGUE 

 

Salii sul treno che mi avrebbe portato ad Oxford con la faccia cupa e gli occhi socchiusi per la stanchezza.

Mi sistemai meglio lo zaino sulla spalla e inizia a cercarmi un posto a sedere. L’atmosfera grigia di quella giornata faceva scendere il mio umore sotto zero, anche più di quanto avrei potuto sopportare.

Sbuffai, notando che gli scompartimenti erano irrimediabilmente tutti occupati.

Sbirciai dalla porta successiva e quello che notai mi lasciò incantata. Lo scompartimento era vuoto, se non per un ragazzo seduto accanto al finestrino, con lo sguardo perso fuori e il viso semi nascosto dal fumo di una sigaretta accesa, che pendeva dalle sue labbra.

Alzò gli occhi su di me molto lentamente, quasi stancamente. Abbozzai un insulso sorriso e senza sapere che fare, semplicemente entrai e mi misi a sedere, davanti a lui.

Sorrisi vagamente un’altra volta, incontrando i suoi occhi cristallini che mi scrutavano. Poi lo vidi distogliere lo sguardo, quando anche io avevo fatto lo stesso.

Diedi una fugace occhiata all’orologio dentro al mio zaino. Feci qualche calcolo mentale, rendendomi conto che avrei dovuto trascorrere su quel treno altre due ore buone.

Sospirai a quel pensiero e diedi un’occhiata al tizio che avevo davanti. Non me ne ero resa ancora conto, ma era dannatamente bello. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso, dai suoi lineamenti e dai suoi occhi chiarissimi, concentrati sulla campagna inglese. E i suoi capelli spettinati, ossigenati, sfumati di azzurro. Aveva anche un piercing al labbro a cui era attaccata una catenella che gli arrivava fino ad uno dei tanti orecchini. Non ricordavo di aver mai visto una cosa del genere prima di allora, non ricordavo di aver mai visto un tizio così in tutta la mia vita.

Improvvisamente, lui alzò gli occhi su di me, e io abbassai repentinamente lo sguardo.

Il puzzo di fumo raggiunse il mio olfatto in quel momento per la prima volta da quando mi trovavo là dentro, e chissà perché non me ne ero accorta prima.

La mia testa, sebbene in subbuglio, riuscì a farmi capire che mi mancavano ancora circa due ore prima di arrivare e mi trovavo da sola in uno scompartimento con un ragazzo a cui ero evidentemente interessata.

Perché non fare conversazione? Stavo ragionando tra me e me su quale fosse la cosa migliore da dire per iniziare il dialogo, quando la sua voce mi sorprese.

-Ti da fastidio il fumo?-

Alzai lentamente gli occhi su di lui, senza sapere perché avessi l’espressione quasi spaventata, e gli sorrisi un po’, come una cretina. Scossi la testa.

Lui annuì e mi squadrò da capo a piedi velocemente.

-Come ti chiami?-, esordii alla fine, dopo non essere riuscita a trovare nient’altro di adatto con cui iniziare.

Lui mi guardò intensamente, si levò la sigaretta dalle labbra. -Shin-.

Ero letteralmente pietrificata. Per fortuna mi ricordai di spalancare di meno gli occhi e di chiudere la bocca, altrimenti avrebbe potuto pensare che fossi una poco decente.

-Tu?-, riprese lui, notando che io non ero in grado di proseguire.

-Claire-, risposi con un filo di voce.

Lui tirò dalla sigaretta.

-Dove stai andando?-, continuai io, cercando di darmi più credibilità schiarendomi la voce.

-Ad Oxford. Al college-.

Io rimasi di nuovo a bocca aperta. –Davvero? Anche io-.

Mi sembrò di vedere un sorriso attraversare il suo volto, ma non ne fui certa.

-Da dove vieni?-, continuai.

-Sono svedese, ma il treno l’ho preso a Londra-.

Il modo in cui lo disse, “ma il treno l’ho preso a Londra”, mi fece sorridere.

-Sei svedese?-, ripetei allibita.

Shin annuì e io, più lo guardavo più iniziavo a pensare che quei capelli dovevano davvero essere così chiari al naturale.

Shin si tolse di nuovo la sigaretta dalla bocca e lasciò la mano sospesa in aria, alla ricerca di un porta cenere. Io lo cercai, a mia volta, con lo sguardo, ma nessuno di noi due lo trovò.

Schiacciò il mozzicone sul bordo del finestrino e mi sorrise.

-Tu invece sei inglese, non è vero?-, mi fece.

-In realtà sono americana-.

-Ah, mi sembravi inglese...-

-Mia madre lo è-, dissi.

Lui fece un cenno col capo. -Allora non ci sono andato poi tanto lontano-.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


ecco il primo capitolo della mia storia... spero sia di vostro gradimento, grazie per i commenti lasciati!! a voi

Chapter 1

Quando fummo arrivati, Shin si alzò prima di me, uscì dalla cabina e si addentrò tra la folla. Cercai in ogni modo di seguirlo con gli occhi, ma non ci riuscii e ben presto lo persi.

Mi maledii mentalmente più volte, ancora e ancora. Come avevo fatto ad essere così stupida? Come avevo potuto lasciarmelo sfuggire?

Erano domande a cui non riuscivo a trovare risposta, proprio non ci riuscivo; incominciavo davvero a pensare di essere un imbecille cronica. Dannazione a me!

Ad ogni modo ricordai a me stessa che Shin aveva la mia identica destinazione, a meno che non mi avesse raccontato una balla.

Non dovevo demordere, l’avrei riconosciuto anche in mezzo a centinaia di persone.

Mi avviai lungo la strada che portava ad Oxford, nel centro della città. Alla prima fermata dell’autobus che trovai, salii e chiesi all’autista dove diavolo era diretto.

La solita fortuna: verso la parte opposta a quella del college.

Quando finalmente riuscii ad arrivare nel posto giusto, presi subito a guardarmi attorno, alla ricerca di Shin, tra tutti quegli studenti. Ma non riuscivo a scorgerlo da nessuna parte e mi chiedevo come caspita era possibile, dato il suo aspetto.

Stupida Claire! Mi ripetevo, idiota, idiota, idiota!

-Ehi, ti sei persa?-

Udii una voce maschile, ma persi la speranza notando un collegiale addobbato di giacca e cravatta che mi fissava stranito. Forse la mia faccia sconvolta l’aveva traumatizzato.

-Sei una matricola?- continuò.

Io annuii, sperduta.

-L’accoglienza per i nuovi arrivati è da quella parte-, mi indicò una direzione.

Io la seguii, senza nemmeno ringraziarlo. Disgraziata.

La testa mi girava, c’era una gran moltitudine di persone che mi frullavano attorno, non riuscivo a capire un accidente di niente.

Avevo seguito l’indicazione del tizio, ed ero arrivata presso una specie di gruppo con a capo due ragazze, probabilmente le guide.

Poi, qualcosa di familiare attirò la mia attenzione, all’istante. Mi riscossi dal mio stato di semi-incoscienza e aguzzai la vista: in mezzo al gruppo, piuttosto dietro agli altri, c’era lui, Shin.

Il mio cuore iniziò ad accelerare, partii spedita e dopo aver varcato tutta la folla, arrivai davanti a lui. Mi fissò stranito e io, senza sapere perché, gli andai incontro e lo abbracciai forte, perdendo il viso contro il suo petto. Sentii le sue braccia stringermi e le sue mani sulla schiena.

Improvvisamente, mi resi conto di cosa diavolo stavo facendo. Mi scostai di scatto e lo fissai in viso: sorrideva leggermente tenendomi ancora stretta.

-Ops-, fece, lasciando cadere le braccia.

-Ti stavo… ehm… ti avevo perso prima sul treno-, biascicai.

-Già… non avevo mica capito che volevi restare con me-.

-No, è che non conosco nessuno di qui e allora…-

-Ehi, mi sa che ti sta chiamando da almeno due minuti…-, mi sussurrò all’orecchio.

Io, dopo essermi ripresa dalla repentina vicinanza, mi diressi a forza di gomitate fino alle due ragazze guida, ritirai il mio foglietto e tornai da Shin.

-Dovrebbe esserci scritta la tua stanza e…-, si bloccò e lo vidi allontanarsi a sua volta, per poi tornare con lo stesso foglio in mano.

-Uhm… non ci hanno messi molto vicini…-, disse confrontando i due foglietti.

La mia espressione si rabbuiò e feci una smorfia.

-Vabbè, ci si vede-, mi salutò con un cenno della mano e si allontanò.

Sospirai. L’avevo perso un’altra volta.

Mi guardai attorno: il gruppo di matricole si era diramato ed io ero rimasta pressoché l’unica là in mezzo, sperduta e senza sapere dove cavolo andare.

Rilessi il mio foglietto e provai a seguirne le indicazioni.

 

Il pallone da basket colpì il mio ginocchio. Mi destai dai pensieri quando udii una voce gridare nella mia direzione. Mi scusai con il ragazzo che andò a recuperare la palla; mi guardò male e fu sul punto di dire qualcosa, ma lasciò perdere.

Volai con lo sguardo su tutto il campo, quando una chioma azzurro-bianca colse all’istante la mia attenzione.

Fissai quella direzione per un tempo interminabile, fissai Shin per un eternità. Era seduto su una panchina a bordo campo e fumava, con lo sguardo perso sui giocatori… sembrava fosse perso nella mia direzione…

Scossi il capo, mandando via quel pensiero che di sicuro mi ero sognata.

Quando alzai di nuovo gli occhi, Shin non era più là. Voltai il capo a destra e a sinistra, nervosa di trovarlo.

Palleggiava lentamente, in piedi tranquillo davanti a due marcatori.

Tirò dalla sigaretta, la gettò a terra e la pestò con la scarpa, davanti alle espressioni sconcertate dei due ragazzi.

Si piegò sulle ginocchia e, facendosi comparire un incredibile sorriso, scartò di lato, abbandonandosi gli avversari alle spalle e correndo verso il canestro. Gettò la palla, facendola cadere con un tonfo sordo dentro alla rete del canestro.

Mentre tutti i giocatori si voltavano a fissarlo allibiti, Shin, di tutta risposta, tirò fuori dalla tasca un’altra sigaretta, la accese usando il grosso ciondolo della collana che portava al collo e se ne andò, con il fumo sopra alla testa.

Ero ancora immobile e ammutolita dalla sua perfetta performance, quando mi accorsi che lui stava venendo proprio verso di me. Mi voltai, per vedere chi ci fosse nei dintorni: io ero l’unica nel raggio di un miglio.

Cercai di calmarmi il cuore, o almeno di inghiottire la saliva con successo…

Shin si arrestò proprio davanti a me, mi fissò per un istante con quegli occhi di cristallo.

-Ti è piaciuto?-, mi chiese, lanciando uno sguardo al campo.

Io, sorpresa, borbottai qualcosa per un po’, cercando di farmi arrivare le parole fino alle labbra, e soprattutto di farle uscire fuori comprensibili.

-È stato forte-, risposi.

Shin scoppiò a ridere, e io ne rimasi incantata.

Era così bello… e poi quando rideva…

-Dove hai imparato?-, continuai.

-Da nessuna parte. Mi piace il basket, ho sempre desiderato mandare uno di quei palloni arancioni dentro un canestro-.

Annuii. Lo capivo, era lo stesso per me. Io amavo il basket, da sempre.

-Mi hanno detto che tu sei brava…-

Lo guardai. Pensai che probabilmente aveva assistito alla mia performance di poco prima e ora mi stava prendendo in giro. Altrimenti come avrebbe potuto sapere che ero davvero brava a basket?

-Andiamo a fare due tiri, ti va?-, proseguì.

Io, pietrificata dalla proposta, non riuscii a far altro se non annuire.

 

-E così quella di prima non eri davvero tu…-, scherzò Shin, dopo aver centrato un altro canestro.

-Pensavi che non fossi capace, eh? -

Shin rise un’altra volta.

Presi la palla e iniziai a palleggiare, mentre giravamo intorno. Ad un certo punto, lui si fermò, rimanendo immobile a fissarmi.

-Che c’è?-.

Shin non rispose, fermo dov’era prima.

Gli girai attorno palleggiando più lentamente, quasi sul punto di fermarmi.

Abbassai lo sguardo e fu allora che lo sentii muoversi. Alzai gli occhi e me lo vidi addosso. Provò a rubarmi la palla: io non ero pronta, ma cercai ugualmente di recuperare, mentre lui mi veniva sempre più addosso.

Scoppiammo entrambi a ridere. Mi voltai, cercando di riparare la palla con il corpo, ma Shin mi prese un braccio e mi tirò versò di sé.

Il pallone rotolò via sull’asfalto, ed io ero a pochi centimetri dal suo bellissimo viso.

-Tempo scaduto-, mormorò.

Mi lasciò andare e rimase per un momento in quella posizione, di poco distante da me.

-Hai trattenuto la palla per troppo tempo-.

Io ancora non riuscivo ancora a capire niente. Lo fissavo ammaliata.

-Perciò ho vinto io-, rise e si allontanò da me, andando a recuperare il pallone.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


eccomi tornata con un altro capitolo, dopo un sacco di tempo. spero ritornerete a leggerla!

Chapter 2

 

-Claire-

Sentii una voce chiamarmi, eppure non riuscivo ad aprire gli occhi, a svegliarmi.

-Claire!-

Il buio si dissolse e vidi la luce fioca del sole mattutino che filtrava dalla mia finestra semi aperta.

July, la mia compagnia di alloggio era china su di me, con una gamba schiacciava la coperta del letto.

-Svegliati, forza! Siamo già in un ritardo pazzesco, considerando poi che ti devi ancora alzare e preparare, non oso pensare a che ora arriveremo a lezione!-, sbraitò mentre si allontanava verso la saletta comune, lanciando le braccia all’aria.

Sbuffai e mi buttai via le coperte svogliatamente.

 

-Che ti prende? È un po’ che sei sempre fiacca…-, mi sussurrò July una volta nel corridoio, scrutandomi con quel suo modo invadente, mentre masticava freneticamente una cicca.

Io mugugnai, passandomi una mano sugli occhi per cercare di svegliarmi.

Quando la ributtai giù, e mentre July continuava ad assillarmi con le sue stupidaggini, la figura ormai familiare di Shin attraversò il mio campo visivo. Aguzzai la vista e guardai meglio. Sì, era proprio lui e stava camminando nella direzione opposta alla mia. Lo seguii con gli occhi, mentre i suoi erano concentrati sulla sigaretta che stava accendendo.  Un attimo prima che sparisse dalla mia vista, alzò il capo e i nostri sguardi si incrociarono. Poi andò oltre, levandosi la sigaretta dalla bocca e facendo uscire un abbondante nuvoletta di fumo.

Mi voltai e camminai al contrario, sospirando amareggiata.

-Claire, mi stai ascoltando?-, July mi lanciò un occhiataccia.

 

Quel pomeriggio tornai al campo da basket, dietro all’edificio principale del college. Era un’altra di quelle tipiche giornate inglesi che stavo cominciando ad odiare: grosse nuvole grigie riempivano il cielo, creando un’atmosfera sospesa nel vuoto, triste e malinconica. Proprio quello che mi ci voleva, come no.

Girai su me stessa parecchie volte, con lo sguardo concentrato attorno a me. Ma non scorsi nessuno.

Tornai dentro, sentivo le palpebre pesanti.  Percorsi il corridoio principale, deserto pure quello. Iniziai a chiedermi cosa ne fosse stato di tutti gli studenti. Possibile che fossero rinchiusi nelle loro stanze, immersi nello studio più assoluto? Mah, di sicuro non faceva per me.

Stavo camminando, assorta in questi pensieri stupidi, quando una voce bassa mi colse di sorpresa.

-Là come va…?-

Conoscevo quella voce fin troppo bene, anche se forse non avrebbe dovuto essere così. Mi avvicinai cautamente verso dove proveniva e scorsi la chioma chiara di Shin, in piedi accanto ad una panchina del corridoio.

Per poco il mio cuore non fece un balzo fuori dal petto. Cercai di rimanere il più ferma possibile, nascosta dov’ero. Speravo con tutta me stessa che non si accorgesse di me. Chissà cosa avrebbe potuto pensare.

-Smettila... Ti ho già detto che non ho intenzione di tornare-

Aggrottai le sopracciglia. Di cosa stava parlando?

-Ho bisogno di cambiare vita, quindi lasciami in pace! ora non capisco nemmeno perché mai ti ho risposto!-

Mi parve che fu sul punto di chiudere la discussione, quando udii di nuovo la sua voce.

-Sì che ce l’ho ancora… sì è qui con me-

Cosa? Cosa è qui con lui?

-Chissenefrega, non tornerò-

Il rumore di uno sportellino chiuso mi fece capire che aveva sbattuto il telefono in faccia a chiunque stesse parlando con lui.

E ora ero davvero nei guai. Cosa potevo fare? Dovevo assolutamente decidere in fretta. Niente da fare, probabilmente feci la cosa più stupida possibile.

Uscii dal mio nascondiglio e lo fissai dalla mia posizione. Lui si accorse di me dopo qualche secondo, mi guardò e mi sorrise.

Mi sentii svenire, letteralmente.

-Ciao-,fece spontaneamente.

Caspita, quant’era bello.

-Ciao-, gli risposi.

Restammo a fissarci per un altro po’, poi Shin mosse un passo verso di me. Mi raggiunse silenziosamente, in quel deserto di corridoio.

Corrugò le sopracciglia, fissando i miei occhi.

Alzò una mano verso il mio volto, e me li accarezzò, leggermente.

-Cos’hai fatto? I tuoi occhi sono così rossi…-, mormorò.

Ero sicura che di li a poco sarei morta, almeno che non lo fossi già e quello fosse il paradiso.

-Nie… niente-, borbottai.

Shin sbuffò un sorriso, dritto contro di me.

Abbassai lo sguardo, al limite possibile d’ imbarazzo.

-Se non ti dispiace, ora dovrei andare-, continuò lui.

Ero sul punto di alzare lo sguardo, sebbeno sapessi che lui mi era attaccato, quando lo sentii prendermi il viso tra le mani e appoggiare le labbra sui miei occhi, lievemente.

Sussultai, ma poi mi rilassai. Il suo tocco era celestiale.

-Arrivederci.

Se ne andò via come un alito di vento, senza fare il minimo rumore. E io rimasi la, immobile, come se non avessi più la forza di fare niente. E mi aveva fatto quasi dimenticare quello che avevo sentito.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


ed ecco un altro capitolo!

Chapter 3

Quando seppi che sarei andata ad Oxford non avrei mai pensato che sarebbe accaduto quello che è successo.

Pensavo di entrare in un college, incontrare un sacco di persone antipatiche e magari anche qualcuna decente. Pensavo che non sarei mai riuscita a studiare abbastanza per passare gli esami con ottimi voti, ma almeno che ne avrei raggiunto uno sufficiente per passare. La mia vita di collegiale non avrebbe dovuto avere niente di particolare, o niente che sarebbe valsa la pena di intraprenderla.

E invece, eccomi là.

Non m’importava degli esami, non m’importava delle persone antipatiche, né di nessun altro.

Quel giorno, ero stesa sul mio letto e guardavo il soffitto, pensando ad un’unica cosa.

Shin.

Perché? Cosa mi stava succedendo? Proprio a me, l’inflessibile Claire. E poi nemmeno lo conoscevo, e mi sentivo un’irrimediabile superficialotta.

Solo perché aveva una bella faccia, allora non riuscivo a togliermelo dalla mente.

Ma era anche stata colpa sua, che mi aveva stregato.

Dovevo fare qualcosa, odiavo rimanere lì a rimuginare in quelle stupidaggini.

Mi alzai e superai July,che era entrata proprio in quel momento e aveva già la bocca aperta per dire qualcosa, che ovviamente non udii.

Il corridoio era deserto, perché di pomeriggio nessuno girovagava da quelle parti. Un’altra cosa che odiavo di quel posto, insieme al clima.

Avvelocizzai il passo e mi diressi al parco, nel retro dell’edificio. Puntai la prima panchina e mi ci sedetti sopra, infuriata. Per cosa, non ne avevo idea.

L’albero grande sopra la mia testa iniziò a muovere la sua chioma, facendo fresco. Come se ce ne fosse bisogno, in un posto dove piove sempre.

Sbuffai, e mi strinsi addosso il giubbotto.

-Dove?

Saltai letteralmente sulla panchina. Quando mi voltai, incontrai l’alta figura di Shin, con i capelli azzurrini e lo sguardo corrugato, puntato dritto su di me.

Non mi ero accorta di avere gli occhi sgranati, così cercai di assumere un’espressione più normale e dire qualcosa. -Come?

Lui si avvicinò, lasciandosi sfuggire un cenno di sorriso. Esitò un momento, prima di sedersi accanto a me, come se avesse voluto chiedermi se poteva. Come se non avesse saputo la risposta.

-Dove vorresti essere, adesso?-, chiese, totalmente concentrato su di me, mi vedevo riflessa nelle pupille dei suoi occhi celesti.

Abbassai lo sguardo un secondo. –Credo… credo in un posto caldo.

Alzai di nuovo gli occhi su di lui, abbandonandomi ad un mezzo sorriso. –Molto caldo.

Lui scoppiò a ridere e io non riuscii a far altro che seguirlo. Era contagioso.

-E tu?-, azzardai.

Lui alzò le sopracciglia, puntando lo sguardo per un istante nel vuoto. –Altrove.

Feci una smorfia. –Un po’ generico, non ti pare?

-Almeno quanto lo sei stata tu.

Touchè. Lo fissai, interminabilmente.

Poi, mi decisi a parlare di nuovo. –Che ci fai qui, allora?

In quel momento, mi si fece più vicino. Avevo paura di quello che sarebbe successo di lì a un secondo, oppure ero talmente estasiata da non percepire precisamente quello che sentivo.

Shin inclinò il capo di lato, di poco, e appoggiò le labbra sulle mie.

Non riuscivo ancora a realizzare, e rimasi ferma.

Lui mi sfiorò il profilo del viso, con le sue dita fredde e leggere. Si staccò da me e mi guardò ad un centimetro, sorridendo, poi mi baciò ancora.

Non sentivo più il freddo di poco prima, e lasciai andare le mani dalla chiusura del giubbotto.

Proprio quando ero pronta per rispondere decentemente alla sua azione, Shin si staccò, allontanandosi da me. Stava ancora sorridendo. Si alzò in piedi e fece per andarsene, mi aveva già dato le spalle, quando finalmente fui in grado di alzarmi e gridare.

-Aspetta!

Lui si arrestò, senza voltarsi ancora.

-Dove stai andando?

Shin rimase dov’era, senza rispondere.

Andai verso di lui, con i capelli che mi volavano in faccia per il vento.

Lo presi per un braccio, tirandolo.

Non potevo credere di essere stata davvero io ad aver fatto tutte quelle azioni.

Lui si voltò. –Mi dispiace-, sussurrò, quasi tristemente.

Più lo fissavo e più il mio sguardo si arricciava. –Come ti dispiace? Non ci conosciamo neanche!

Non sapevo come diavolo dirglielo, che se ora gli dispiaceva allora non avrebbe dovuto farlo affatto.

-Sono esperto, in questo-, bisbigliò, quasi schifato da sé stesso.

-Shin, si può sapere cosa ti sta succedendo?

Lui prese un lungo respiro. –Vado in Giappone, vuoi venire con me?


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


eccomi con un altro capitolo! Grazie davvero per i commenti e le recensioni! Mi fa molto piacere che ci sia ancora qualcuno che legge la mia Fan Fiction, dopo parecchio tempo che non postavo più niente, e spero ogni volta sia di vostro gradimento! Ancora grazie, a voi il capitolo 4!

Chapter 4

 

Stavo fissando Shin dritto negli occhi e non mi ero mai accorta di quanto i suoi fosseri profondi.

Corrugai la fronte, incerta. –Ma che stai dicendo?

Shin sospirò e abbassò lo sguardo dal mio.

-So che ti sembrerò pazzo, o una specie di maniaco, ma c’è qualcosa in te che mi ha attratto dal primo momento che ti ho vista. Ne ho viste tante di ragazze nella mia vita, e credimi, nessuna mi aveva mai dato quest’impressione.

A quel punto ero totalmente pietrificata. E le parole non mi uscivano di bocca, proprio per niente.

Shin si avvicinò ulteriormente a me, avanzando di un passo, quasi pestandomi i piedi. Mi accarezzò il profilo del viso, con la sua mano delicata, e mi baciò di nuovo. Questa volta più a lungo, per due volte.

Poi mi sorrise. –Vuoi venire con me?

Chiese di nuovo.

E io non ero in grado di domandare nient’altro, in quel momento.

Perché vuoi andare in Giappone? Perché vuoi che venga con te? Con chi stavi parlando ieri al telefono? C’entra qualcosa quella telefonata con la tua partenza? Torneremo mai qui, al college?

Ma, invece di chiedere qualunque cosa, semplicemente, annuii.

 

-Mi dispiace, ma avevano finito le camere con i letti separati.

Disse Shin una volta dentro alla nostra camera d’albergo. Diedi un’occhiata all’enorme letto al centro. A due piazze e con una bellissima coperta rossa e bianca. Ero certa di essere diventata bordeaux.

-Figurati, non c’è nessun problema.

In realtà non era esattamente quello che avrei voluto dire, ma in effetti fu proprio ciò che dissi.

E Shin mi rivolse un sorriso irresistibile, mentre sistemava le sue cose.

Provai a cucirmi la bocca e iniziai a fare lo stesso, tirando fuori qualche indumento dalla mia valigia.

Di sicuro, se mia mamma avrebbe mai saputo quello che avevo fatto, non sarei arrivata viva tanto in là da compiere gli anni.

Ingoiai la saliva, terrorizzata al solo pensiero.

-Shin.

Lui alzò immediatamente lo sguardo verso di me.

-Che ci facciamo qui?

Mi fissò per qualche secondo, poi distolse lo sguardo.

-Andiamo a fare un giro, te lo spiego per strada-, disse avviandosi verso la porta.

Sorpresa, lo seguii.

 

Mai, nella mia vita, avrei pensato di andare tanto lontano come a Tokyo. Ancora non riuscivo a credere di essere davvero lì. Eppure, più mi guardavo intorno e più dovevo convincermene, aveva tutto un altro sapore dalla cupezza del college. Era semplicemente fantastico essere là.

-Abitavo qui, fino ad un paio di anni fa. E facevo parte di una band. Black stones. Eravamo anche piuttosto conosciuti, ma soprattutto qui in Giappone. Tu non ne avrai mai sentito parlare, immagino.

Si voltò verso di me, che annuii un poco, incantata da quell’improvvisa rivelazione. –Davvero eri parte di una band?

-Sì. Suonavo il basso. Ma poi è successo un casino, la vocalist se n’è andata e ci siamo sciolti a poco a poco.

-Quindi, qualche giorno fa, al telefono, era…

Shin si voltò ancora verso di me, non troppo sorpreso. –Era Nobu. Era il chitarrista. Voleva che tornassi per provare a rimettere in piedi qualcosa.

-Ma non gli hai risposto tanto bene, eppure adesso sei qui.

Lui sorrise. –Non sono qui per lui.

Lo fissai ancora per qualche istante in più. Volevo assolutamente sapere cosa doveva fare lì. Perché era tornato, se non per il suo amico? Se non per rimettere in piedi la sua band? Qual era questa ragione tanto segreta? E io cosa c’entravo realmente in tutto ciò?

Avevo ancora troppe domande che mi frullavano in testa, ma non ero certa di potergliele chiedere, così tranquillamente. Eppure, avevo bisogno di sapere.

 

Quella sera, non riuscivo proprio a prendere sonno. Forse perché sapevo che fuori da quella stanza c’era una città intera ancora sveglia, attiva. Forse perché sapevo che il giorno seguente non sarei stata costretta a seguire una noiosa lezione universitaria. Forse perché lì, accanto a me, c’era Shin.

-Claire.

Sussurrò il mio nome nell’oscurità. Come se non fosse perfettamente certo che l’avrei sentito, che fossi ancora sveglia.

-Sì?-, risposi.

-Sei ancora sveglia?

Sbattei le palpebre, fissando il soffitto. –Non riesco a dormire.

Sentii un fruscio delle coperte e quando mi voltai nella sua direzione, vidi il suo bellissimo viso che mi guardava; teneva le mani sotto al capo, e aveva gli occhi un po’ bassi.

-Sei preoccupata per qualcosa? C’èntro io?

Non riuscii a fare a meno di guardarlo. Da così sembrava incredibilmente ingenuo e puro, come un bambino.

-Vorrei solo capire qualcosa in più.

Rimase in silenzio a lungo, prima di sbuffare e voltarsi sulla schiena, fissando il soffitto. –Mi dispiace, hai ragione. Ti dirò tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Dopo tantissimo tempo sono tornata con l'ultimo capitolo che ho scritto di questa fanfiction. Non l'ho finito davvero e al momento mi sto concentrando su altre cose, un pò mi dispiace lasciare questa storia, anche se in fondo non sono pienamente convinta di lasciarla per sempre. Intanto posto l'ultima cosa scritta su Claire e Shin, spero vi piaccia anche se molto breve! Grazie mille per aver seguito questa storia e per le vostre recensioni!
Chapter 5
 
In quell'istante, il mio respiro si bloccò. Davvero mi avrebbe detto tutto? Davvero mi avrebbe spiegato tutto quello che volevo tanto sapere?
- Avevo quindici anni quando entrai a fare parte dei Black Stones. Piuttosto giovane, penserai. Ma cercavano un bassista, e io ci provai, anche se non pensavo certo di venir scelto. Non avevo mai avuto tanto fortuna, prima di allora. Eppure, i Black Stones mi scelsero subito, appena gli suonai qualcosa. Magari li aveva colpiti il mio stile di suonare, o qualcos'altro. Non lo so. 
Pensai che stesse scherzando. Davvero non si accorgeva di quanto era speciale? Di come le persone fossero attratte da lui? Be', magari non proprio le persone, almeno non lo sapevo. Magari qualche persona, si qualcuna di certo. Io, di certo.
- Ma poi lo seppi, il perchè. Il mio idolo, colui a cui mi ispiravo nel mio stile di suonare il basso, stava insieme alla vocalist dei Black Stones, e li aveva lasciati per un altra band più famosa: i Trapnest. 
Mi voltai sul fianco, e socchiusi gli occhi, ascoltandolo.
Shin fece una lunga pausa. 
- Incontrai la cantante dei Trapnest, Reira, una sera. Era bellissima, parlava bene l'inglese e quando cantava la sua voce era divina. 
Aggrottai la fronte.  - Eri innamorato di lei. 
Non suonò tanto come una domanda, anzi proprio per niente. Shin non rispose, e rimase in silenzio a guardare il soffitto per un altro po'. Poi si voltò leggermente verso di me, con l'ombra di un sorriso sul volto.
- Sì. Anche se lei era molto più grande. 
- Quindi sei tornato per lei? Per rivederla?
Questa volta apparve sulle sue labbra un'espressione amara, e triste.
- Reira è morta. Due anni fa.
Rimasi letteralmente immobile, a quelle parole. Avevo cominciato a farmi un idea di lei nella mente, così bella che cantava con i capelli al vento. Invece, non c'era proprio niente di bello a cui pensare. Shin era innamorato di lei, e lei se n'era andata per sempre.
Probabilmente parlare di quello lo aveva costretto ad un enorme sforzo, che avrebbe potuto comodamente evitare, se non ci fossi stata io a fare tutte quelle domande. Eppure, dovetti ricordare a me stessa che era stato lui ad invitarmi ad andare in Giappone. E ancora mi stavo chiedendo il perchè. 
- Claire?
Sussultai, quando mi chiamò. 
- Scusa, ma è così... mi dispiace davvero -, non sapevo cosa dire. Probabilmente le mie parole sarebbero risultate senza senso per lui. Era una cosa sua, non mia, cosa ne potevo sapere io?
Mentre la mia mente vagava ancora in quei pensieri, Shin si mosse, le coperte frusciarono e lui si avvicinò a me. Vidi il suo viso sopra il mio, e i suoi occhi brillare, ai segmenti di luci della città che trasparivano dalle imposte. 
Alzai il mento, per guardarlo meglio e in quell'istante, lui si calò su di me e mi baciò.
Sentii caldo a lungo, mentre Shin mi accarezzava la guancia, e poi i capelli. Io gli appoggiai la mano sul torace, sentendo la linea delle costole sotto le mie dita. 
In quel momento, mi premette sulle labbra una domanda, che avevo assolutamente bisogno di chiedergli. Mi staccai da lui e lo guardai negli occhi. - Perchè lo stai facendo?
Lui parve un po' sorpreso. E io continuai.
- Stai ancora pensando a lei? è lei che ti sembro, quando mi baci e mi tocchi?
Il mio sguardo si era fatto serio. Volevo che mi rispondesse e avrei voluto che mi dicesse la verità.
- Claire, tu mi piaci perchè sei tu. Lei era un'altra cosa, passata. Non ci voglio più pensare.
Percepii la mia espressione spianarsi un po'. - E allora perchè sei tornato in Giappone?
Shin rimase immobile e senza parole. 
- Te l'ho chiesto anche prima, ma non mi hai ancora risposto. Perchè sei tornato? -, ripetei per l'ennesima volta.
Shin abbassò lo sguardo, allontanandosi di un po' da me. Scrollò il capo. - In verità non lo so nemmeno io. Un po' per la mia vecchia band, i vecchi amici, un po' per Reira, forse, per andare a trovarla...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=279696