The New Danger

di Peyton Sawyer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 37 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Si svegliò lentamente. La testa le faceva molto male, ma ancora più male le faceva il polso sinistro che vide fasciato. Si guardò intorno e si alzò a sedere di scatto sul letto nel quale fino a poco prima era addormentata, notando che non riconosceva niente in quella stanza glaciale, bianca e fredda.
< Buonasera Lily. > la salutò un uomo vicino alla porta. Era vestito con un completo grigio scuro e una camicia bianca, capelli corti scuri e barba corta. < Ti fai chiamare Lily, giusto? Mai Lilian. >
< E tu chi sei? Che posto è questo? > chiese spaventata guardadosi intorno.
< Certamente non sei in prigione, e non siamo nemmeno in Inghilterra, anche se siamo gli unici a saperlo. > L’uomo si avvicinò alla scrivania vicino al muro alla destra del letto. Prese la sedia che vi era posta sotto, la pose alla sinistra del letto e vi ci sedette. < Il primo novembre il dottor Timoty Burck ha classificato la tua morte come un suicidio. Le tue ceneri riposano al cimetero di Kingsbridg, nel Wiltshire. Ma la verità è che ti abbiamo salvata dagli Ingoiatori, anche se purtoppo hai perso i tuoi poteri. >
< Ho perso i miei poteri? > chiese confusa.
< Il simbolo che hai sul polso sotto le fasciature, è una runa di Moonecare, e ha il potere di impedirti di fare qualsiasi tipo di magia. In poche parole, non potrai più usare la tua bacchetta per fare incantesimi. Ma c’è una buona notizia in tutto questo. >
< E cosa ci può essere di buono nel fatto che non posso più essere ciò che sono? > disse ora in tono sprezzante.
< Che noi possiamo aiutarti. Possiamo fare in modo che tu sia in grado di eseguire incantesi senza l’ausilio di alcuna bacchetta. > disse serio. Lily lo guardò incuriosita. < Mi chiamo Micheal e voglio offrirti una seconda possibilità. >
< Perché a me? >
< Perché sei una giovane e bella ragazza bianca, senza un passato. Quello in realtà ci sarebbe, ma è…difficile da ricostruire. > Lily iniziò a innervosirsi. Voleva andarsene e non aspettava altro che un momento in cui Micheal abbassasse lo sguardo per andare verso la porta e provare a fuggire. < Quello che però maggiormente ha attirato la nostra attenzione è che sei sopravvissuta al processo di  fissazione. > disse abbassando un attimo lo sguardo.
Facendo uno scatto Lily si alzò dal letto e cercò di correre verso la porta, ma Micheal si alzò dalla sedia, le afferrò il braccio e dandole un pugno ben assestato nello stomaco la fece cadere in ginocchio.
< È  il processo con cui ti hanno marchiato racchiudendo la tua magia all’inerno del tuo corpo, impedendole di manifestarsi attraverso la bacchetta. Se ti alzi ti spezzo il polso. > disse rimettendosi seduto tenendo la ragazza per il polso.
< Voglio andarmene di qui. > disse piagnucolando.
< E dove? Per tutto il mondo sei morta e non hai nessuno che ti rimpianga. > Lily guardò l’uomo negli occhi per la prima volta e vide che erano verdi, come quelli di qualcuno che conosceva, anche se non ricordava di chi potesse trattarsi. Micheal le lasciò il polso e lei ritornò subito seduta sul letto spaventata. < La tua vita si è chiusa Lily, sono qui ad offrirtene un’altra. Ma dovrai guadagnartela. >
< E come faccio a guadagnarmela? >
< Addestrandoti. > disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. Si alzò dalla sedia e iniziò a camminare lentamente veso la porta. < A non sembrare una troietta strafatta per esempio. > Lily lo fulminò. < Dovrai assumere una postura corretta, camminare come si deve e parlare educatamente, imparare a difenderti da sola. > diede due colpetti alla porta dimetallo. La porta si aprì e un’uomo pelato stava aspettando per richiuderla. Lily capì che la sua camera era sotto stretta sorveglianza. < E naturalmente dovrai imparare a usare la tua magia autonomanente. >

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Capitolo 2
*** Capitolo 4 ***


La nuova stanza era più grande rispetto a quella in cui aveva passato i tre giorni precedenti. Il letto era a due piazze, il bagno aveva anche la vasca, c’era una spaziosa cabina armadio, una libreria colma di libri e un grande balcone che dava sul vasto parco che circondava la villa.
Verso le tre di notte decise di andarsi a prendere un bicchiere d’acqua.
Dal terzo piano scese al piano terra in cucina. Quando, tornata dalla cucina, aprì la porta di camera sua, la porta sull’altro lato del corridoio si aprì. Uscì un ragazzo biondo, alto, indossava una camicia sbottonata che mostrava il suo petto scolpito e dei jeans scuri.
I due rimasero a fissarsi per quache attimo poi Lily sorridendo falsamente lo salutò con un cenno della mano e tornò in camera.
 
 
Quella notte, in un luogo molto lontano da Lily, un ragazzo biondo non riusciva a dormire. Una donna dai capelli scuri entrò nel salotto dove il ragazzo stava seduto su un divano a fissare il fuoco acceso nel camino, e si avvicinò a lui.
< Nessuna notizia di lei? >
< No. > disse glaciale.
< Scorpius… >
Il ragazzo non le lasciò il tempo di dire nulla, perché si alzò dal divano e se ne andò, lasciando la madre ad osservare il suo dolore.
Era stato con molte ragazze nel corso della sua vita, troppe a dire il vero.
Con una sola donna era stato amore.
E ora quella donna gli era stata portata via.



La mattina seguente lo stesso biondo che aveva incontrato Lily la notte prima era seduto al bere il caffè sul bancone della cucina. Poco dopo entrò un altro ragazo, moro, che si servì anche lui il caffè.
< Ehi, l’hai già vista? > chiese il moro.
< È arrivata ieri. > disse il biondo.
< E…? >
< È arrivata ieri. La integreranno nel programma di addestramento oggi, quindi la vedrai con i tuoi occhi tra poco. > Il moro guardò l’altro andarsene e alzò gli occhi.
Poco dopo Lily entrò in cucina. Subito si diresse ferso la caffettiera.
Quando sentì degli occhi su di sé, alzando lo sguardo vide il ragazzo moro con occhi verdi intento a fissarla. C’era qualcosa di familiare in quel ragazzo, ma come le capitava spesso negli ultimi giorni, non riusciva a ricordare bene che cosa fosse.
Si versò il caffè e quando alzò di nuovo lo sguardo per vedere se quel ragazzo la stava ancora fissando, lo vide mentre si allontanava.
< Così tu sei la nuova ragazza. > disse una voce femminile dietro di Lily.
La rossa si voltò e vide una ragazza bionda, dagli occhi grandi e intensi in piedi accanto a lei. < < Sì, sono proprio io. >
< Sei davvero carina. > disse con un sorriso quasi maligno. Lily rimase spiazzata. < Attenta a non farti ammazzare subito. > la ragazza se ne andò non aggiungendo altro lasciando Lily un po’ perplessa.
< Quella è Marie, la cattiva ragazza di turno. > disse un ragazzo biondo da dietro Lily avendo osservato tutta la scena. Avrà avuto più o meno venticinque anni, era alto, biondo cenere con gli occhi chiari.
< È brava nel suo ruolo. > rispose la rossa.
Il ragazzo rise. < Ciao, sono Sam. > disse porgendole la mano destra. Lei la strinse.
< Io sono Lily. >
< Sì, lo so. >
Prima che potessero aggiungere qualcosa la chiamò una guardia.
< Lily. Amanda vuole vederti. >

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Capitolo 3
*** Capitolo 5 ***


< C’è nessuno? >
Lily entrò in un’ampio salone: era a metà fra un salotto e un centro estetico. C’erano vestiti appesi da un lato, una specchiera con molti trucchi e vari prodotti per il corpo, e vicino alla vetrata che dava sul parco c’erano una poltrona, un divano e un tavolino messo a dividere i due, con un bellissimo vaso di fiori bianchi come centrotavola.
Quello che però attirò l’attenzione di Lily fu un manichino sul quale vi era posato un’abito rosso.
< Puoi anche mettertelo se ti piace. > disse una voce femminile dietro di lei. < Ti calzerà a pennello. > dalla porta era appena entrata una donna bellissima ed elegante dai capelli lunghi di un rosso scuro, decisamente diverso da quello di Lily.
< Io quella roba non me la provo neanche. > rispose sprezzante Lily.
< Per scelta stilistica o perché non te la puoi permettere? >
< Perché mi fa schifo. > rispose ancora più acida.
La donna si mise a squadrare Lily girandole intorno come se fosse una preda sulla quale mettere le mani. < Sei una bella ragazza. Micheal è un vero  intenditiore. >
Lily esitò un’attimo, ma poi parlò di nuovo con il solito tono sprezzante. < Come funziona? Sei quella che hanno sceto per insegnarmi a parlare, a camminare e a magiare con a bocca chiusa? >
< Mi chiamo Amanda, e ti indicherò la strada per esaltare la tua bellezza, per sfruttarla a tuo vantaggio. > Amanda la squadrò di nuovo. < Sei una miracolata Lily. Sei sopravvissuta all’inferno…sopravvivrai anche qui. Ti insegnerò che non sempre serve tirar fuori le unghie per sopravvivere. Le nostre debolezze possono diventare la nostra arma più efficace. >
 
Al parco come spesso in quei giorni c’era un bambino che giocava sull’altalena mentre suo padre lo guardavo da una panchina lì vicino sempre con occhio vigile.
Quel giorno però il bambino scese dall’altalena e andò a sedersi sulla panchina vicino al padre.
< Insomma, papà che problema c’è? > chiese il bambino biondo di sei anni.
< Nessuno, perché? >
< Veniamo qui quasi tutti i giorni da tre settimane, e prima andavamo nell’altro parco. >
< Credevo che questo ti piacesse di più. >
< Si ha uno scivolo molto più alto. > disse sorridendo. < Si tratta della zia, vero? >
< Si, si tratta di lei. >
Ci fu un lungo attimo di silenzio.
< Papà, secondo te zia Lily sta bene? >
< Non lo so Lucas. > rispose sincero e triste suo padre.
< Secondo me sì. > disse covinto il bambino. < Insomma in fondo lei è Lily Potter, no? >
< Già…lei è Lily Potter. > disse Teddy sapendo che forse era proprio per quel motivo che l’avevano portata via.
 
Quel pomeriggio dopo la seduta con Amanda, che le aveva spiegato le regole della casa e dell’addestramento (che a parer di Lily erano un po’ troppe) con gli altri cinque ragazzi andò nella sala degli allenamenti, un’enorme salone attrezzato di ogni tipo di arma e attrezzi da palestra, situato sotto le fondamenta della casa.
Si arravava a quella zona solo attraverso un ascensore.
Ad aspettarli c’era Charles Meade il loro allenatore. Subito i cinque ragazzi andarono alle loro solite postazioni, correndo sul tapis roulant o esercitandosi nella lotta corpo a corpo, mentre Lily rimase ferma a guardali. Poi l’allenatore si avvicinò a lei.
< Sei la ragazza nuova. Lily, giusto? >
< Si. >
< Beh che stai aspettando? >
< Come prego? >
< Forza, vai ad allenarti! >
< Ecco…io non… >
< Charles lei è nuova. > Era Micheal. Lily si sentì quasi sollevata nel vederlo. < Non sa ancora in cosa consiste il suo programma. >
< E allora spiegaglielo. > disse rabbioso Meade per poi allontanarsi verso gli altri ragazzi.
< Ciao Lily. > disse Micheal posando gli occhi su di lei.
< Ciao. >
< Allora, ti spiego come funzionano le cose qui sotto. Meade è il vostro allenatore, si occupa della vostra preparazione fisica. >
< E’ così importante? >  
< Gli incantesimi non sono solo il fondamento del sapere magico. Sono vivi, sentono il vostro potere, il vostro stato d'animo quando li evocate. È per questo che nessuno riuscirà mai a fare un buon incantesimo se non sarà assolutamente predisposto per evocarlo. Dovete esercitarvi di continuo, ma soprattutto dovete voler imparare ed essere consci della fatica fisica che vi costerà riuscire a canalizzare il vostro potere. Dovrai metterti al pari con gli altri. Prima di riuscire a usare di nuovo la tua magia, il tuo corpo deve essere abbastanza forte da non soccombere ad essa. Quindi sì. È così importante. >

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Capitolo 4
*** Capitolo 6 ***


Harry sentì qualcuno entrare nel suo studio. < Capo? >
Era Wilson West, un ragazzo di venticinque anni che si era dimostrato sempre un valido Auror in tutte le missioni che Harry gli aveva affidato. < Si? Che c’è Wilson? >
< Lo so che con questa storia di sua figlia è preoccupato e stressato, ma…ne abbiamo trovato un altro. >
 
Lily sentiva il suo cuore scoppiarle nel petto.
< Su forza alzati! Devi continuare! > urlò Meade.
< Continuare? > disse ansimando. < Non ce la faccio, ho bisogno di un minuto. >
< Non ce l’avrai un minuto là fuori! >
< Calmati Meade. > Micheal. Sembrava sembre arrivare al momento giusto. < Per oggi Lily ha finito. >
< D’accordo, ma domani farai molto di più. > disse verso la rossa. Poi prese l’ascensore e lasciò soli Micheal e Lily. La ragazza si asciugò il sudore con una salvietta e si sedette a terra appoggiando la schiena contro il muro sfinita.
< E’ quasi una settimana che sono sempre qui ad allenarmi sedici ore al giorno. Me ne vado solo per mangiare, dormire e andare in bagno. Quando sarò pronta? Quando potrò usare di nuovo la  magia? >
< Continuando a questo ritmo lo sarai presto. > disse passandole una bottiglietta d’acqua. < Dimmi, come va con gli altri? >
< Intendi i cinque ragazzi marchiati che passono il loro tempo a praticare la magia al contrario di me? > Micheal rise. < Non ci parliamo molto. Anzi per niente. Non so nemmeno tutti i loro nomi. >
< Beh è ora di rimediare allora. Forza, vatti a fare una doccia, vestiti e poi cerca di fare conversazione. >
Lily fece quello che le era stato detto. Si fece una bella doccia calda, si vestì e scese nel soggiorno. Vi trovò il ragazzo moro, che spesso la osservava, seduto su una poltrona intento a leggere un libro. Quando la vide spostò il suo sguardo su di lei. < Ciao. >
< Ciao. >
< Sono Adam. > disse alzandosi e porgendole la mano destra. Lei la strinse.
< Lily. >
< Allora come è andato la tua prima settimana? > disse poi lui dopo averla studiata nei più piccoli particolari.
< Non è ancora finita. Ma te lo farò sapere. > lui le sorrise.
Ci fu un momento di silenzio in cui i due si fissarono l’un l’altro.
< Senti, io vado a prendermi da bere in cuina. Tu vuoi qualcosa? > chiese poi lei.
< No grazie. > il ragazzo tornò a leggere, mentre Lily andò in cucina.
Si prese un bicchiere di spremuta e all’improvviso si ritrovò davanti la ragazza bionda e un altro ragazzo moro e muscoloso.
< Adam è un figo. > disse la bionda sorridendole maliziosamente. < Dovresti provarci, sei il suo tipo. >
< Basta Marie. > Protestò il ragazzo.
< Che c’è? E’ vero. >
< Sono Pevv. > le tese la mano < Piacere di conoscerti. > disse con un leggerissimo accento bulgaro.
< E io sono Marie. >
< Già ci siamo conosciute, più o meno. > rispose Lily.
Marie si strinse nelle spalle. < Ora è ufficiale. Hai già conosciuto Amanda immagino. Non lasciarti incantare dal suo bel sorriso. Sa essere davvero una stronza. >
< Grazie del consiglio. >
< Adam è carino, non trovi? > continuò a dire Marie. < E ha davvero un debole per le tipe malinconiche e fragili. >
Quel commento infastidì molto Lily. < Sai, non mi sento poi così fragile in questo memento, quindi…credo che me ne andrò. Voi due divertitevi. > e detto ciò uscì dalla stanza.
 
Wilson accompagnò Harry all’obitorio del San Mungo, dove lì stava aspettando il dottor Thomas.
< Dottor Thomas, salve. > salutò cordialmente Wilson.
< Signor West. > si strinsero la mano.
< Dean > salutò Harry.
< Harry, grazie di essere venuto. Ti avrei mandato il solito resoconto, ma stavolta lo dovevi vedere di persona. >
Dean aprì la sacca nera posta sul tavolo al centro della stanza fredda. Il corpo senza vita era di un bambino di dieci anni, sfigurato e pieno di lividi e contusioni.
< È già il nono negli ultimi cinque mesi. > disse sconfortato Harry.
< Il corpo è stato ritrovato nel bosco a nord di Hambleton. > li informò il dottore. < Probabilmente si sono smaterializzati e hanno lasciato il corpo lì. Sarebbe dovuto andare a Hogwarts l’anno prossimo. >
< Era come tutti gli altri? > chiese Wilson.
< Sì. > rispose Dean. < Era un Nato Babbano. >
 
Dylan Gould era seduto alla scrivania del suo studio in un bellissimo attico del centro di Londra, con una stupenda vista su Hyde Park. Si era appena smaterializzatosi dopo una riunione sull’operato degli Ingoiatori con i suoi colleghi, quando la sua segretaria bussò alla porta. Una signora bassa con i capelli bianchi entrò sorridendo. < Signor Dylan, è arrivata la signora Clark. >
< Perfetto Grace, la faccia entrare. >
Subito la signora Clark entrò nello studio. < Amanda. > la salutò cordialmente. < Come procede il lavoro con le nostre reclute? La nuova arrivata? >
< Molto bene signore. Ha rimosso completamente ogni ricordo relativo a chi fosse prima. Le ho portato il suo fascicolo contenente le informazioni che le abbiamo impiantato nel cervello. > disse appoggiando una cartella sulla scrivania dietro cui c’era l’elegante uomo. < Lily Potter ora non esiste più. >
< Bene. > disse contento. < Ottimo lavoro Amanda. >
 
L’aria di prima mattina era fresca e non sarebbe stato difficile immaginare, più tardi, l’arrivo di una lieve brezza che avrebbe ben presto asciugato la rugiada sulle larghe foglie delle siepi d’alloro o nelle aiuole ornamentali lungo i vialetti.
Camminava accanto a quella che doveva essere una grande piscina vuota.
< Ciao. >
Si voltò e vide Adam seduto sulle scale con un libro in mano.
< Ciao. > rispose andandosi a sedere vicino a lui.
< Allora come va? > chiese lui chiudendo il libro facendo un’orecchia alla pagina a cui era arrivato.
< La verità? Non molto bene. >
< So come ci si sente. Lo sappiamo tutti qui. Anche se alcuni lo nascondono meglio di altri. > disse puntando i suoi occhi verdi in quelli castani di lei. < Hai una famiglia fuori di qui? >
< No. > rispose triste. < Mia madre morì che ero piccola, mio padre invece ci ha abbandonate dopo che sono nata. Non so molto su di lui. Mi hanno detto che è morto. Lui era…un drogato. O almeno credo. > disse un po’ confusa. Più continuava a pensare ai suoi genitori più i ricordi sbiadivano. Non ricordava i loro volti. Sapeva solo quelle poche informazioni.
< Anche i miei genitori sono morti. Niente fratelli. Storia triste. Sono rimasto solo all’età di nove anni. Qui abbiamo tutti storie simili, siamo tutti…soli. All’inizio ti potrà sembrare di essere in gabbia, ma dopo un po’ non è così male. >
< Da quanto sei qui? >
< Quasi due anni. Sam è qui da cinque, Pevv da quattro, Marie e Nick da tre. Nick è…>
< Il mio vicino di stanza sì. > l’aveva visto poche volte al di fuori degli allenamenti, ma non si lamentava: se anche lui era come Marie, allora poteva starsene tranquillo lontano da lei.
< Quanto tempo è passato? Prima di poter fare un qualsiasi tipo di magia intendo. >
< Non ti hanno ancora fatto provare niente? > chiese stupito.
< No. > rispose lei scoraggiata.
< Ok. > Adam si alzò. < Vieni con me. >
Adam la portò nel boschetto lì vicino e ad un tratto si fermò. Poggiò il suo libro su un tronco e da terra prese una foglia sulla quale c’era depositata una goccia d’acqua.
< Prendi. > disse posandola sulla mano di Lily. I due ragazzi erano l’uno di fronte all’altro e a separarli c’era la mano della rossa sospesa in aria < Ok, chiudi gli occhi. Pensa alla goccia di rugiada come fosse leggera come l’aria. Concetrati sul modo in cui la fua mano si connette con la foglia, e sul modo in cui la foglia si connette all’acqua. >
< Io non sento niente. > disse riaprendo gli occhi scettica.
Adam prese la mano di Lily che teneva la foglia, e subito avvertì una sensazione strana. < Questo lo senti? Il formicolio quando la mia mano tocca la tua? > Lei annuì. < E’ la tua energia che si connette con la mia. Ora prova di nuovo. Concentrati sulla goccia. >
Lily chiuse gli occhi: immaginò che la goccia fosse come aria, e quando riapri gli occhi si ritrovò davanti, fra il suo viso e quello di Adam, la goccia che fino a pochi secondi prima era posata sulla foglia. Sorrise, ma rimase decisamente stupefatta quando vide che intorno a loro, tutte le goccie di rugiada si erano sollevate in aria.
< Sei tu a farlo? > chiese stupefatta.
< Siamo noi. > disse Adam altrettanto sorpreso. < Questo non era mai successo prima. >

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Capitolo 5
*** Capitolo 7 ***


< Hai fatto un’incantesimo con lei? > chiese Sam.
< E tra tutti quelli possibili hai fatto fluttuare delle gocce d’acqua? > disse Nick ridendo con Pevv.
< Che romantico. > disse ironica Marie.
< Ho perso il controllo. > si giustificò Adam.
< Direi proprio. > continuò a canzonarlo Marie.
< No, ho perso il controllo dell’incantesimo. > gli altri quattro lo fissarono. < Con la presenza di Lily, il nostro potere è amplificato di cento volte. Non avevo mai sentito nulla del genere. La sua energia si è connessa con la mia. Tutto ciò che hanno detto del Cerchio è vero. Adesso che lei è qui, abbiamo veramente il potere. >
 
Lily era seduta in veranda a ripensare a quello che era successo il giorno prima. Aveva fatto il suo primo incantesimo senza bacchetta e si era finalmente sentita di nuovo se stessa. Provava sempre una sensazione strana da quando si era risvegliata otto giorni prima, come se le mancasse qualcosa. Ma quando aveva fatto l’incantesimo, per un attimo quella sensazione di vuoto era sparita.
< Ho sentito che hai fatto un’incantesimo con Adam. > disse Micheal appoggiato alla porta.
< Cosa? Oh già. > disse accennando un sorriso.
< Non avresti dovuto. > disse rimproverandola. < Non eri ancora pronta. Ci sono delle regole, Lily, regole che servono a salvarti la vita. >
< Non credo che far fluttuare delle gocce d’acqua nel bosco sia stato un gesto pericoloso per la mia vita. > disse sarcastica.
< Sì invece. > continuò severo. < So che non sempre comprendi le nostre necessità di allenarti, ma a volte devi fare ciò che altri cosiderano meglio. >
< Non concordo Micheal. > disse una bellissima donna alta, bionda, dagli occhi di un azzurro intenso e dalla voce seducente appena entrata in veranda. < Quando ero una giovane donna sapevo che nessuno era in grado di comprendermi, e che era molto meglio essere liberi di fare ciò che ci piaceva. > disse sorridendo a Lily, che rimase abbagliata dalla bellezza della donna.
< Signora Coulter, che piacere. > Micheal sembrò a disagio. < Le presento Lily, la nostra nuova arrivata. Lily, questa è Nicole Coulter. >
La donna bionda le tese la mano. Lily  si alzò dalla sdraio su cui era e la strinse. < Molto piacere signora Coulter. >
< Il piacere è mio Lily. > La donna si fermò un’istante a guardarla, e senza distogliere lo sguardo da Lily parlò all’uomo dagli occhi verdi. < Micheal, non ti dispiace se ti rubo per un po’ di tempo la nostra Lily, vero? >
< Certo che no. Vi lascio parlare. > e detto ciò se ne andò via subito, lasciando le due donne sole nella veranda. Lily attribuì quello stano comportamento al fatto che la donna doveva essere una delle persone che finanziava i loro allenamenti. Quella si sedette su una sedia e fece segno anche alla ragazza di fare lo stesso su quella di fronte a lei.
< Allora Lily, come ti trovi qui? Ti piace la casa? > Lily annuì. < Immagino che ti starai chiedendo perché abbia voluto parlarti. Beh vedi, volevo spiegarti di persona il perché tu sia qui. > Lily l’ascoltava molto attentamente: quella domanda le frullava nella mente da quando Micheal l’aveva portata lì la prima volta. < Non riesco nemmeno a immaginare come tu abbia sofferto svegliandoti e accorgendoti di non poter usare più la tua bacchetta. È terribile quello che ti hanno fatto. Ma noi possiamo aiutarti. Tu hai un dono, Lily. C’è un’incredibile potere dentro di te. Alcuni vorranno usarlo per i propri scopi. E vorranno usare anche te. È per questo che ti abbiamo portato qui: per proteggerti. >
< Mi scusi, ma…proteggermi da cosa? >
< Dalle persone che ti hanno tolto i poteri. Vedi, il simbolo che hai sul polso ti impedisce di usare la bacchetta, ma ti permette di accedere direttamente al tuo potere. Ogni mago o strega, per essere tale, ha dentro di se una certa quantità di magia. È così per tutti. Alla nascita abbiamo tutti quanti la stessa quantità di potere, ma nel corso degli anni c’è chi lo sviluppa maggiormente. Le persone da cui ti abbiamo salvato hanno fatto molti esperimenti prima di riuscire a trovare i soggetti giusti, i sei ragazzi che avevano dentro di loro abbastana potere da poter sopravvivere al processo di fissazione. Ti hanno spiegato che cos’è la fissazione, vero? >
< Micheal ha detto che è il processo con cui mi hanno marchiato, racchiudendo la mia magia all’inerno del mio corpo. >
< Si esatto. > disse sorridendole.
< Signora Coulter, ha detto…‘i sei ragazzi’? >
< C’è una leggenda che narra di come sei maghi, 3000 anni fa, acquistarono un potere così forte da riuscire a compiere magie senza l’aiuto di bacchette o pozioni. Ognuno di loro era in grado di controllare un elemento: aria, acqua, terra, fuoco, folgore e metallo. I Babbani di quel tempo li adoravano come dei. > disse ridacchiando.
A Lily non sfuggì la nota di disprezzo nella voce della signora Coulter riferita all’ingenuità dei Babbani.
< All’inizio, sotto il loro controllo il mondo era un posto tranquillo e pacifico, ma con il susseguirsi degli anni la loro bramosia e la loro avidità portò alla distruzione completa delle loro anime, lasciandoli completamente ossessionati dalla sete di potere. Per evitare che i sei distruggessero il mondo altri maghi trovarono una soluzione: legare insieme i loro singoli poteri. Con un rituale crearono una sorta di filo invisibile che univa i poteri di tutto il gruppo, così da tenerli sotto controllo. Il rituale riuscì e i sei maghi che si collegavano con gli elementi e le forze della natura, riuscirono a placare la loro sete di potere. >
< Quindi credete che chi ci ha marchiato volesse scatenare quell’enorme potere che 3000 anni fa aveva quasi distrutto il mondo? >
< In parole povere sì. Ed è per questo che vi stiamo aiutando: vogliamo che voi riusciate a sviluppare i vostri poteri così poi da unirli e poter riportare serenità nel nostro mondo. > disse sorridendo. < Vogliamo solo fare del bene. >

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Capitolo 6
*** Capitolo 8 ***


Il Cerchio comleto comprende sei maghi. Tu sei la sesta. Tu completi il Cerchio. Ma bisogna eseguire un rituale che vi legherà, così da poter controllare il potere e non esserne distrutti.
 
Lily continuava a ripensare alle parole della signora Coulter. Erano passati tre giorni da quando avevano parlato e ancora continuava a sentire la sua voce nella testa come fosse sempre di fianco a lei.
Stava tornando da una passeggiata e alzando gli occhi verso la villa vide affacciato a una finestra Nick a torso nudo che la vissava.
< Ma per piacere. Non hai neanche una maglietta? > disse salutandolo con la mano.
Poi le venne un’idea. < Okay, finestra, ora ti puoi chidere. > Ma non accadde nulla.
< Chiuditi, ora! > E all’improvviso la finestra si chiuse così forte che si frantumò.
Nick rimase scioccato e Lily corse subito in casa sconcertata da quello che aveva appena fatto.
 
Sbattè i pugni contro lo specchio e questo si ruppe con un fragore assordante.
Rose sentendo il rumore si affacciò alla porta del bagno.
< Malfoy vuoi distruggere tutti gli specchi della casa? > gli chiese, ma non c’era accusa nel tono. < E poi è il suo bagno e non credo che le piacerà sapere che le hai spaccato tutti gli specchi. >
< Che cosa vuoi Weasley? > chiese freddo.
< Da te? Niente. Volevo solo impedire che il bagno della mia migliore amica venisse distrutto. > Scorpius fissò il suo sguardo su di lei. < Non sei l’unico a soffrire. >
< Io non so cosa fare. > disse accasciandosi contro il muro. < Prima Adam, e poi Lily. Io non ce la posso fare. Non di nuovo. Se non dovesse tornare più come lui…io…>
< E’ normale sentirsi confusi e spaventati. > La rossa si sedette accanto a lui. < Ma la confusione e la paura ci sono per ricordarti che da qualche parte là fuori c'è qualcosa di meglio. E che vale la pena lottare per quel qualcosa. >
A Scorpius uscì un risolino isterico < Sai, si dice che il dolore serva a renderci forti, a farci apprezzare le cose positive della vita o che abbia qualcosa di bello, se non di poetico…ma non è vero. Non è vero! Il dolore è sempre e solo dolore! >
Rose rimase in silenzio per qualche istante.
< Sai cosa è meglio? > chiese poi. < L'amore! Il giorno in cui comincerai a pensare che l'amore non è importante, ti starai sbagliando! E se proprio non hai nulla da fare, invece di gironzolare senza meta, ogni tanto potresti andare a trovare Lucas. > disse quasi severa alzandosi in piedi. < Non so perché, ma quel bambino ti adora. >
Scorpius la guardò stupito. < Sai non sei poi così male. Insomma ammetto che ho sempre trovato stupido il fatto che ti sei sposata subito dopo la scuola, e che poi hai avuto una figlia, ma…devo ammetterlo, non sei niente male. >
< Lo so. > disse lei. Fece per uscire dal bagno, ma il ragazzo parlò di nuovo.
< Secondo te perché non siamo mai stati amici? >
< Perché tu sei una testa di cavolo che si diverte a spaccare specchi. >
 
Micheal aveva detto ai ragazi che quella sera sarebbero andati fuori.
Avrebbero passato la serata passeggiando per le strade del paese a venti kilometri di distanza dalla loro tenuta. Intorno c’era solo campagna, per miglia e miglia solo campagna. Erano isolati e perfettamente nascosti da tutti.
< Vi fa bene ogni tanto tornare nel mondo reale. > aveva detto Micheal. < Anche se si tratta di quello Babbano. >
Era un paesino di poco più di cinqueciento persone, e gli abitanti erano tutti Babbani e completamente ignari dell’esistenza della magia a pochi kilometri dalle loro case. La cosa più bella era che quasi tutte le abitazioni erano costruite intorno a un vasto lago con un’acqua cristallina. Sembrava quasi incantato.
Sul molo c’era un ristorante in cui i ragazzi erano soliti andare a mangiare, quando le guardie della tenuta li lasciavano liberi. Nick, Adam e Pevv andarono a farsi un giro lungo la spiaggia, e Lily invece decise di andare a mangiare qualcosa. Quando entrò nel locale trovò Sam e Marie che stavano discutendo ad un tavolo. Si sedette ad un altro poco lontano dal loro e istintivamente si mise ad ascoltarli.
< Allora quand’è che te lo metterai in testa? > disse Sam. < Dobbiamo sugellare il Cerchio. >
< Divertitevi. > rispose lei ormai stufa di sentirsi sempre ripetere le stesse cose da lui.
< E’ pericloso, perché non lo vuoi capire. >
< No. Non lo farò. Non se significa che saremo legati. Non voglio che mettiate bocca in quello che faccio. Non voglio che mi controlliate. >
< Ma avremmo più forza come gruppo e potremo usarla meglio. >
< Per cosa, la pace nel mondo? Salveremo gli unicorni? Perché non possiamo godercela? >
< Perché è egoista e pericoloso. >
< Sì, e mi va bene. Anzi, mi va da Dio. Ora abbiamo il vero potere, e l’ultima cosa che voglio fare è controllarlo. Infatti non lo farò. >
Marie uscì dal locale arrabbiata e poco dopo Sam si accorse di Lily.
< Non mordo mica sai. > disse scherzando.
< Ah, sì, è che non volevo disturbarvi. > disse leggermente imbarazzata osservando Sam sedersi di fronte a lei.
< Credimi, non c’è assolutamente niente fra me e Marie se è quello che pensavi. > Lily sorrise. < Ti ha spiegato la Coulter come funziona il Cerchio, vero?> disse serio.
< Ahm, sì. Sì me l’ha spiegato. >
< Il fatto è che abbiamo bisogno di te. Il Cerchio ha più potere di quanto ciascuno di noi riesca a gestire. Sugellarlo è l’unico modo in cui possiamo utilizzare quel potere, tenendolo sotto controllo, ma non possiamo legarlo senza di te. >
< Marie ha detto che ci legerà l’uno con l’altro. >
< Sì, limiterà le nostre abilità individuali, ma ci rafforzerà come gruppo. Così nessuno avrà troppo potere per sé. >
< Senti, non lo so. Io…io avverto un’emozone e poi le cose esplodono. >
< Ecco perché dovremmo legare il Cerchio. > continuò a insistere Sam. < Le nostre energie fluttuano ovunque, insieme, senza motivo. Dobbiamo contenerle prima che qualcuno si faccia male. >
 
Nick, Adam e Pevv stavano discutendo anche loro sulla questione del vincolare o no i loro poteri.
< Da quando c’è Lily è tutto scombussolato. > disse Nick. < Mi ha rotto la finestra stamattina. Frantumata del tutto. >
< Credo dovremmo ascoltare Sam. > rispose Adam.
< Già, forse dovremmo farlo. > disse Pevv. < Non mi piace tutta quest’energia nell’aria. >
< Dobbiamo solo allenarci di più. Più poteri richiedono più pratica. >
 
Sam non poteva continuare così. Non poteva dirle cosa fare solo perché era lì da più tempo di loro.
Camminando per il pontile, Marie sentiva la sua rabbia crescerle e quandò si avvicinò a una baca ormeggiata piena di luci, queste esplosero, e la barca si ritrovò al buio.
Si sentì bene. Il suo potere era forte e, al contrario di quanto pensava Sam, lei poteva controllarlo, e gliene avrebbe dato una prova.
Si avviò alla fine del pontile e puntò lo sguardo verso il cielo, che subito si riempì di nuvole scure.
< Cieli sopra di me, datemi un segno. >
Un lampo squarciò il cielo seguito subito da un rombo di tuono. Marie sorrise maligna.
< Ti prego cielo, fai piovere su di me! >
Una quantità impressionante d’acqua iniziò a scendere dal cielo.
Tutte le persone sul molo, che fino a poco prima erano immerse tranquille nelle loro conversazioni, si spostarono in luoghi caldi e riparati.
< Più forte! >
Lampi e tuoni si alternavano nel cielo, mentre la pioggia continuava a cadere ininterrottamente.
Da dentro il locale Sam e Lily videro Marie.
< Che sta facendo? > disse lui, uscendo dal locale e iniziando a correre verso di lei, mentre la pioggia continuava a scendere violentemente. Lily lo seguì.
Marie spalancò le braccia per godersi appieno quella sensazione di potere.
< È belissimo! > gridò per farsi sentire dai due ragazzi dietro di lei appena arrivati.
< Non puoi far piovere solo perché lo vuoi! > rispose Sam.
< Si che posso! Possiamo fare tutto quello che vogliamo! >
< No Marie! Falla smettere! >
Un fulmine cadde a pochi passi da Sam, che venne scaraventato a terra. La pioggia continuava a cadere.
< Sam, stai bene? > disse Marie correndo al suo fianco.
< Falla smettere! >
< Ok, va bene. > Marie puntò gli occhi verso il cielo e gridò: < Ferma la tempesta! > Ma non accadde nulla. < Ferma la tempesta! > Un altro fulmine attraversò il cielo mentre la pioggia sembrò aumentare. < Non ci riesco! >
Lily sentì come una scarica di energia dentro di sé. Fece qualche paso in avanti, arrivando alla fine del pontile e fissò lo sgaurdo sul cielo in tempesta. < Fermati. > la pioggia sembrò rallentare. < Fermati! >
All’improvviso tutto cessò.
Marie aiutò Sam ad alzarsi ed entrambi guardarno sbalorditi la rossa.
< Ce l’hai fatta. L’hai fermato Lily. > disse Sam. < Sei una di noi. >

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Capitolo 7
*** Capitolo 9 ***


< Allora chi è che vuole provare? > chiese ai ragazzai. Un sorriso scivolò sul viso di Michael mentre guardava la mano alzata con entusiasmo di Marie.
< Lily. >
Marie sbuffò, mentre Lily a malincuore si allontanò dal muro e si avvicinò a Michael.
L’allenamento di quella mattina era di riuscire ad attraversare l’intera palestra di allenamento, che per l'occasione era stata riempita di trappole e incantesimi vari, senza riportare alcun danno grave.
Superati i primi due ostacoli riportando solo qualche graffio, per scampare a un’ondata di fuoco si riparò sotto un barriera che riuscì a ceare con un po’ di fatica.
Sentì il suo battito farsi più veloce.
Qualcosa non andava: accanto a lei come dal nulla vide apparire un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi. Lo vide per un attimo e poi sparì. Non capiva cosa le stessa accadendo. Il suo respiro divenne improvvisamente affannoso. Era sdraiata con la schiena contro il pavimento sotto la sua barriera, circondata dal fuoco, e a intermittenza continuava a vedere quel ragazzo. Quando poi il ragazzo la chiamò, lei rimase a bocca aperta per respirare, come se fosse appena uscita da sott'acqua.
Albus.
Non sapeva da dove la sua mente tirò fuori quel nome, ma quando riguardò verso il ragazzo e lo vide scomparire nelle fiamme si paralizzò. Le fiamme accarezzarono la pelle di Lily, e lei sentì il crepitio orribile di tutto ciò che veniva bruciato. Era intrappolata. Senza via di uscita.
< Non riesco a muovermi. > Sussurrò terrorizzata. Il sangue le batteva fuori del cuore come se non potesse uscire abbastanza veloce.
Micheal e i cinque ragazzi osservarono la rossa, apparentemente pietrificata, rimanere inerte sotto le fiamme. Lily cominciò a tremare.
< Tiratemi fuori. > cominciò a gridare. < Aiuto! Tiratemi fuori! Voglio uscire! > Le sue urla attraversarono la sala di allenamento.
Micheal fermò la prova con un semplice colpo di bacchetta.
Adam corse verso di lei, e le afferrò le spalle e la strinse forte per farla calmare. Il suo respiro però era irregolare, e le sue urla continuavano.
Gli altri guardavano in allarme completo.
< Lily! > la chiamò Adam. < Calmati, calmati. > Lui la strinse forte contro di sé, accorgendosi che il corpo della ragazza era caldo come se fosse fuoco. < Va tutto bene > sussurrò.
Il suo piagnucolare persisteva, ma il suo corpo aveva cominciato a perdere la sua energia e a raffreddarsi.  < Va tutto bene, calmati > La sua presa si allentò un po', ma Lily alzò la mano contro il suo avambraccio e tirò le maniche della sua maglietta, per farlo rimane a stringerla. Adam spostò il braccio in modo che potesse tenerle la mano. < Andrà tutto bene. > le mormorò nei capelli. Con la sua guancia premuta contro il lato della testa lei, lui poteva sentire ogni respiro irregolare. < È tutto finito. Shh. È tutto ok, è finito. > Lily aprì gli occhi. Per un attimo, tra le braccia di Adam, si sentì al sicuro. La sua respirazione era quasi tornata alla normalità.
Un rumore di passi fece spostare lo sguardo di Michael, da Adam che stringeva a sé Lily, ad Amanda, mentre scendeva per le scale. La sua espressione calma catturò la sua attenzione. L'accenno di un sorriso le fece sollevare gli angoli della bocca, mentre guardava Lily che continuava a boccheggiare per respirare.
< Attacco di panico? > disse la donna alzando un sopracciglio.
< Ho tutto sotto controllo. > rispose l’uomo.
< A occhio non direi. >
Michael si voltò verso gli altri ragazzi. < La lezione è rimandata. Tornate nelle vostre stanze. >
< Adam > disse Amanda. < Porta Lily nel mio studio. >
Il moro sollevò la ragazza in braccio e seguendo gli altri si diresse verso l’ascensore.
< Non preoccuparti Micheal. > disse di nuovo Amanda. < Mi prenderò cura io di lei. >
 
< Non possiamo ancora muoverci, non abbiamo abbastanza elementi e la situazione non è ancora sufficientemente critica. > disse Victoria. Lei e suo marito Conrad erano seduti nella loro lussuosa sala da pranzo davanti ad un ottimo banchetto, discutendo quelli che per loro erano argomenti quotidiani. < Gli Auror godono ancora di troppo rispetto, e ci sono ancora molti maghi pronti a battersi per la “nobile” causa dei Nati-Babbani . >
< Ci saranno sempre liberi pensatori e Traditori del loro sange. > disse Conrad. < A meno che noi non affrontiamo il problema alla radice. Per questo il lavoro della signora Coulter con gli “Ingoiatori di bambini”, come li chiamano comunemente - disse ridendo insieme alla moglie - è così importante. Se possiamo proteggere i nostri figli prima che i figli di Babbani diventino abbastanza grandi da capire chi sono veramente, allora alleveremo una generazione in pace con se stessa. Una che non metterà nuovamente in discussione la nostra autorità. Lo dobbiamo ai giovani, non è così? >
 
< Non ce ne è bisogno. Ho perso il controllo per un attimo. > Non sopportava che Amanda le facesse tutte quelle domande, soprattutto perché non sapeva che cosa rispondere.
< Hai avuto un attacco di panico, Lily. > disse Amanda. < Una reazione involontaria, a cosa non so ancora dirlo. Parliamone. >
< Sto bene adesso. > disse stufa.
< L’ho visto succedere migliaia di volte, specialmente nei nuovi arrivati. Noi vi trasformiamo in qualcosa di nuovo, migliore di ciò che eravate prima. Ma c’è sempre qualcosa di cui non riuscite a liberarvi. Cos’è che ha scatenato l’attacco Lily? Cosa ti è passato per la mente? >
< Lo vuoi veramente sapere? > disse alzando la voce. Poi le vennero in mente i suoi incubi delle sere precedenti. < È questo posto! Mi ricorda quando mi avevano presa. > Nelle tre sere precedenti aveva fatto sempre lo stesso sogno: degli uomini vestiti di nero che la torturavano o le inniettavano sostanze nel corpo per farle perdere i sensi. Ogni notte si svegliava sempre sudata e ansimante.
< Quando stavi con i tuoi aguzzini? > chiese quasi sorpresa Amanda.
< Mi chiudevano in un buco e mi svegliavano quando mi dovevano torturare. > disse sprezzante. < Se non altro avevano la decenza di drogarmi tutti i giorni. >
< Un’acuta osservazione. > Amanda versò il contenuto della teiera sul tavolino di fianco a lei in una tazzina. < Evidentemente soffri di una forma di stress post-traumatico. > Poi prese in mano la tazzina piena e gliela porse. < Tieni. Lascia che ti aiuti. >
Lily rimase immobile, con le braccia incrociate, tenendo lo sguardo fisso sulla donna, che poggiò la tazzina davanti a lei. Passarono diversi minuti in cui le due rimasero in silenzio fissandosi l’un l’altra. Alla fine Lily prese la tazzina e la bevve tutta d’un fiato, sbattendola poi violentemente sul tavolino.
< Ecco. Contenta? Mi sento già meglio. >
< Sulle buone maniere dobbiamo ancora lavorare. >
< Mi dispiace interrompere l’atmosfera da centro benessere che avevi creato, ma non mi serve il tuo aiuto. > Lily si alzò e andò verso la porta, ma la vista le si appannò e si sentì mancare il pavimento da sotto i piedi. Poi cadde a terra.
< Non hai scelta Lily. > disse Amanda guardando la ragazza svenuta dall’alto.
 
Lily si risvegliò in camera sua. Aveva ancora la vista un po’ appannata e quando cercò di alzarsi e non ci riuscì, si accorse che stava indossando una camicia di forza. Iniziò ad agitarsi e ad ansimare. Quando cadde dal letto, vide delle scarpe nere col tacco vicino alla porta. Era Amanda. Piena di rabbia si alzò da terra.
< Ti piace? > disse la donna che osservava la rossa quasi compiaciuta. < Un capo della nuova collezione. >
< Ti prego, devi togliermela. > disse supplichevole. < Ti prego. >
< Non dipende da me, ma da te. >
Lily si arrabbiò ancora di più, e si agitò urlando cercando di liberarsi.
< La camicia di forza ha una serratura collegata al cardiofrequenzimentro che hai sul petto. > disse tranquilla Amanda. < Se scendi a cinquantuno pulsazioni al minuto e la serratura si aprirà. >
Lily tirò un calciò alla scrivania che si rovesciò.
< Ti ha preso il panico durante una semplice esercitazione. Non tolleriamo queste debolezze in voi. Non te le puoi permettere. >
Lily, dopo essersi dimenata per una buona mezzora, sfinita, si sdraiò a terra piangendo. Si sentiva intrappolata, come durante la prova.
< Lo faccio per il tuo bene. > disse chinandosi su di lei. < Cinquantuno battiti al minuto e sarai libera. > fece apparire una candela vicino alla ragazza per terra. < Inspira dal naso, espira dalla bocca. Concentrati sulla candela e prova ad accenderla. > Lily invece ancora arrabbiata la scaravebtò dalla finestra.
< Almeno hai usato la magia. > disse Amanda scontenta dell’opposizione che stava facendo Lily. Fece di nuovo apparire la candela davanti alla rossa. < Affrontare ciò che ti fa soffrire è l’unico modo per liberartene. >
< Magari quello che mi fa soffrire mi piace anche. > disse con disprezzo Lily.
< Hai lo spirito giusto. Potresti diventare la migliore. Ma devi liberarti delle tue paure. >
Lily iniziò a calmarsi. Si concentrò e la candela si accese. Nello stesso momento il cardiofrequenzimentro arrivò a cinquantuno battiti e la camicia di forza si aprì. Subito se la tolse e la lanciò via.
< Sono fiera di te Lily. > disse Amanda sorridendole. < Puoi davvero diventare la migliore. >
 
Il giorno dopo Lily riprovò l’esercitazione che l’aveva tanto scossa, e riuscì a superarla solo con pochi graffi e qualche bruciatura, sotto lo sguardo sorpreso di tutti.
< Complimenti. > disse Marie a Lily < Che cosa ti ha fatto Amanda? >
< Non lo so. > disse pulendosi la leggera bruciatura sul braccio. < Abbiamo solamente…parlato. Però è servito. >
Mentre poi Sam stava facendo a sua volta la prova, Lily si avvicinò ad Adam. < Grazie per avermi tirato fuori da lì ieri. >
< Te la saresti cavata anche da sola. > rispose lui semplicemente.
< Veramente Adam. > disse attirando su di sé lo sguardo del moro. < Grazie. >
Dall’altra parte della stanza Micheal si avvicinò ad Amanda.
< Come hai fatto? > le chiese lui impressionato.
< Non ho finito. > rispose lei dura.
< Che vuoi dire? >
< Sta iniziando a ricordare. >

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Capitolo 8
*** Capitolo 10 ***


Adam stava tornando in camera sua, quando vide Lily uscire di nascosto dall’ufficio di Micheal. Aveva appena lasciato il loro maestro in cucina a parlare con Pevv, ed era impossibile che avesse dato il permesso alla ragazza di entrare nel suo ufficio senza di lui: era vietato.
La vide inditreggiare di soppiatto e quando Adam le prese le spalle fra le mani lei si spaventò. Le mise una mano sulla bocca per non farla urlare.
< Ora facciamo due chiacchere. > disse lui
La portò in camera sua, sperando per lei che nessun’altro l’avesse vista infrangere le regole.
< Ma che ti sei messa in testa? >
< Niente, mi divertivo un po’. > rispose lei facendo finta di non capire la gravità di ciò che aveva fatto. In realtà voleva sapere perché continuava a fare quei sogni su quel ragazzo di nome Albus, e aveva pensato che forse Micheal aveva la risposta.
< Ti divertivi infiltrandoti nell’ufficio di Micheal? Se vuoi suicidarti fai pure. > Adam aprì la porta della camera facendole segno di uscire. < È stato un piacere. >
Lei però la chiuse. < Volevo cercare il mio fascicolo. > confessò. < Insomma non te lo sei mai chiesto perché siamo qui? >
< Lo sai perfettamente. > rispose lui severo.
< Non mi chiedo perché ci addestrano, mi chiedo perché hanno scelto noi. Perché me?
Cos’hanno notato di speciale? Cosa gli ha convinti che non fosse tempo sprecato? Che fossi la persona giusta. >
Adam la fissò intensamente. < Sono domande che mi faccio anch’io, come tutti qui dentro. Ma tu sei un’incosciente, e mi hai messo in una posizione difficile. > disse tornando serio. < Se ti azzardi a farlo un’altra volta sarò costretto a riferirlo. >
 
Dopo una lunga serie di allenamenti, Lily aveva bisogno di una bella doccia calda. Passò in cucina e prese dell’acqua, ma sulla porta, ad impedirle di passare, trovò Marie.
< So cos’hai fatto. > disse lei con le braccia conserte.
< Scusa? >
< Sei davvero scarsa a fare le cose di nascosto. Ricordatelo quando vai dove non devi andare. >
Ecco, ora era stata beccata, e sicuramente la bionda non sarebbe stata gentile come Adam. < Non so davvero di che parli. >
< La stanza di Adam. Ti ho vista uscire. >
Lily tirò un sospiro. < Mi ha aiutata a risolvere un problema. >
< E ci è riuscito o ti serve ancora un’aiuto? > disse assumendo il tono della fidanzata gelosa. A Lily diede molto fastidio.
< Senti, vuoi Adam? Tienitelo. > disse acida. < Ma ora leviti di mezzo. >
 
Michel entrò nell’ufficio di Amanda e la trovò intenta a preparare un pozione.
< Micheal. > disse la donna guardandolo. < Non si usa più bussare? >
< Volevo sapere come procede. >
< Con Lily indendi? > disse mescolando il contenuto del piccolo calderone davanti a lei. < Nessun problema. Lo hanno fatto tutti loro ricordare dei frammenti del loro passato. Solo che con lei sembra decisamente difficile aver accesso ai suoi ricordi. > aggiunse una piccola fialetta azzurra al contenuto del calderone. < Ho sottovalutato la sua abilità del controllo della mente. Il suo paparino le ha insegnato bene a quanto pare. >
< E che cosa vuoi farle? > disse lui preoccupato di quello che la sua collega aveva in mente. 
Amanda era una donna molto scaltra, ma era ancora di più pericolosa e senza mezzi termini. < Prenderla e sottoporla di nuovo al dirottamento? Sai che non sopravvivrebbe. >
< Certo che lo so. > la pozione divenne improvvisamente trasparente. < Infatti sto mettendo a punto una nuova sostanzache mi permettera di accedere ai suoi ricordi rimasti e cancellarli. > disse mettendo in una fiala un po’ del liquido. < Non sbaglierò di nuovo. >

 
Lily bussò e quando sentì risposta, entrò in camera di Adam. Lo trovò seduto alla scrivania mentre si esercitava sull’incantsimo che avevano provato quella mattina. < Ciao. >
< Ciao. > rispose lui guardandola intensamente.
Lily si perse un attimo nei suoi occhi verdi, ma poi si riprese. < Ancora su quell’incantesimo della bolla d’aria? Sembravi in difficoltà in palestra. >
< Avevo tutto sotto controllo. >
< Certo, soprattutto quando si è messa a fumare. >
< È un brutto vizio, dovrei farla smettere. >
Lily rise. < Senti Adam…ti volevo dire- >
< Non c’è di che. > la interruppe lui, alzandosi e mettendosi di fronte a lei. < Lily, so cosa ti gira per la testa. Ti chiedi se portandoti qui abbiano fatto un’errore e che senso abbia essere qui. Ma non devi pensarci. Ti hanno dato l’occasione di cambiare vita. Ti assicuro che non capita ogni giorno. >

Lily, come spesso succedeva quando era con Adam, si sentì al sicuro. < Grazie. > lo abbracciò, e quando i due si separarono Adam la baciò. < No. > disse lei indietreggiando. < Non me la sento. Mi dispiace. > e se ne andò sentendosi tremendamente in colpa, anche se non riusciva a spiegarsi il perché.

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Capitolo 9
*** Capitolo 11 ***


Prima che leggiate il capitolo dovete sapere che la parte scritta in corsivo fa parte delle visioni che sta avendo Lily. Poi capirete :)
Buona lettura!!





Micheal stava osservando i ragazzi allenarsi sotto i duri rimproveri di Meade. Notò che Lily però non era con loro.
< Meade, sai dov’è Lily? > chiese l’uomo.
< E’ con Amanda. > rispose quasi dispiaciuto. < Spero solo che me la rimandi senza troppe ossa rotte. >
Amanda. Lily era con Amada.
Subito Micheal si avviò di corsa verso l’ascensore. Qualche giorno prima Amanda aveva esplicitamente detto che si sarebbe occupata di Lily, facendo in modo che rimuovesse davero ogni suo ricordo. Ricordava ancora quando lo aveva fatto con Pevv: lo aveva mandato in coma per dieci giorni.
Quando entrò come una furia nell’ufficio di Amanda, trovò Lily stesa su un lettino, con caviglie e polsi legati aad esso. I sui occhi erano persi nel vuoto.
< Tu proprio non bussi mai, eh? > disse Amanda guardandolo. < Ti avevo detto che mi sarei occupata di lei, Micheal, e così sto facendo. >
< Che roba le hai dato? >
< Solo una pozione allucinogena molto efficace. > spiegò la donna. < Ci sarà utile per verificare cosa ricorda del suo passato, e rimuoverlo dal suo cervello definitivamente. Queste sedute sono più efficaci quando il soggetto è lucido. Invece di boffonchiare parole senza senso dirà frasi sensate. Io sarò qui a controllarl atutto il tempo. >
< Perché tieni davvero a lei, vero? > disse ironico.
< Sotto l’influsso della pozione i soggetti entrano come in trans: alcuni rivivono i propri traumi, altri mettono in scena le proprie paure, e in determinate circostanze vivono quello che viene loro suggerito. >
< E perciò penetrerai nel suo subconscio con un piede di porco. > concluse Micheal.
< In pratica sì. >
Lily iniziò ad agitarsi. < Scappa. Vattene. Stanno arrivando, non è sicuro per te qui. >
< Con chi sta parlando? > chiese Micheal.
< È ovvio che in questo momento sta avendo una visione. > rispose Amanda. < Non posso vederla, ma posso interpretare quello che dirà. >
< Potrebbe parlare con chiunque. Come fai a sapere chi è? >
< I personaggi di un sogno non sono che proiezioni del sognatore. Speranze, paure, segreti. Tutto sta nel capire che cosa rappresentano. > poi si avvicinò alla ragazza < Va tutto bene Lily, calmati, sono qui per aiutarti. Ora dimmi, chi c’è li con te? >
 
Era notte. Lily si trovava nella Foresta Oscura inseguita da una creatura gigantesca e spaventosa: era metà uomo e metà bestia, alto quasi come gli alberi che componevano la Foresta Proibita di Hogwarts. Dagli occhi fuoriuscivano lingue di fuoco e continuava a sputare massi incandescenti cercando di colpire la ragazza.
La sua prima preoccupazione non era salvarsi, ma era salvare quel bambino dai capelli neri e gli occhi verdi nascosti da un paio di occhiali rotondi. Avrà avuto più o meno undici anni e correva tenedo stretta la mano della rossa.
< Coraggio! Dobbiamo arrivare al castello! >
Ci riuscirono e per un pelo Lily riuscì a chiudere il portone impedendo a quel mostro di entrare nel castello.
< Che cosa ci facevi nella foresta? > chiese al bambino riprendendo fiato.
< Non deve prenderli. > rispose lui spaventato.
< Che cosa non deve prendere? >
< Devi impedirglielo! >
< Non capisco. > disse lei chinandosi all’altezza del bambino. I suoi occhi verdi la ipnotizzarono.
Dopo qualche secondo li raggiunse quel ragazzo che Lily continuava a sognare.
< Albus. >

 
< Sta parlando con suo fratello. > disse Micheal.
< Il metodo risulta più efficace se il paziente fornisce da solo le spiegazioni. > rispose severa Amanda mettendolo a tacere. < È un processo terapeutico. >
 
Il mostro fuori dal portone cominciò a battere dei colpi fortissimi cercando di buttarlo giù.
< Dobbiamo andarcene. > disse Albus al bambino prendendolo per mano. < Lily, dobbiamo andarcene subito! >
Lily seguì i due ragazzi per il castello fino ad entrare nel dormitorio di Grifondoro.
< Perché ci hai portati qui? > chiese lei ad Albus. < Siamo in trappola. >
< Devi ricordare! > le disse il bambino.
< Che cosa? Che cosa devo ricordare? >
< Quello che hai dimenticato. > disse un altro ragazzo moro scendendo dalle scale del dormitorio. Era alto e molto affascinante. Rispetto agli altri due, lui aveva gli occhi castani, molto simili ai suoi.
< E tu chi sei? Che diavolo sta succedendo qui? >
< Davvero non ti ricordi di me? > le chiese il nuovo arrivato.
< No, io….non lo so. > disse sedendosi sul divano del dormitorio tenendosi la testa fra le mani. < Se davvero ti conosco dimmi chi sei. >
< Non posso. Devi ricordare. >
< Ricordare. Ricordare che cosa? > disse alzando la voce. < Perché continuate tutti a ripetermelo! >

 
< Il battito è accellerato. > disse Micheal guardando la ragazza continuare ad agitarsi. < Non è normale. >
< Certo che non lo è. > disse Amanda arrabbiata. < Sta facendo resistenza. Devo riuscire a rimuovere i blocchi del suo subconscio. >
 
< In che casa eri? > chiese Albus.
< Cosa? > disse lei confusa.
< In che casa eri quando venivi qui a scuola? >
< Io…ero una Grifondoro. Mi ricordo che…tu eri preoccupato di non diventarlo, e che…tu lo prendevi in giro. > disse guardano l’altro ragazzo. < James. Tu sei James. >
< Sì. > rispose sorridendo. < Io e Albus siamo i tuoi fratelli. >
< No…io…io non ho fratelli. >
< Te lo stanno facendo dimenticare. > disse Albus. < Devi combatteli, devi riuscire a ricordare tutto. >
Dal dormitorio provennero dei rumori, come se qualcuno stesse distruggendo. Lily, curiosa, salì le scale ed entrò nel dormitorio femminile. Entrò poi la stanza dalla quale proveniva il fracasso. C’erano cinque letti disposti attorno a una stufa posta al centro della stanza, ma con tutti quei vestiti sparsi ovunque, era ben lontana dall’essere definita “una normale camera del dormitorio”. In fondo la potrta del bagno era semi aperta e sicuramente, chi aveva trasformato la camera in quel casino, stava facendo la stessa cosa col bagno.
Poco dopo uscì una ragazza dai capelli lughi castani che quando vide Lily divenne un furia. < Dove cavolo l’hai messa? >
< Cosa? >
< Non fare la finta tonta! Dimmi subito dove l’hai messa! >
< Mi spiace, ma non so davvero di cosa tu stia parlando. >
< Sì, invece! > urlò quella fuori di sé.
< Penelope, Lily non c’entra niente. > disse una ragazza bionda appena entrata nella camera. < La maglietta l’avevi prestata a me la settimana scorsa e io te l’ho rimessa nel tuo armadio. >
< Santo cielo! > esclamò un’altra ragazza. < Che diavolo è successo qui? >
< Oh cavolo. > disse una terza. < Penelope ma che cosa ti è preso? Mi hai distrutto la lampada. > disse afferrando i resti di quella che doveva essere davvero una lampada, anche se nelle condizioni in cui era, Lily non l’avrebbe mai detto.
< Non è stata colpa mia! > si giustificò Penelope. < E’ stata Melissa che mi ha nascosto la maglietta. >
< Cosa!? > esclamò esterrefatta la prima ragazza entrata nella stanza. < Non è vero! Te l’avevo detto di averla messa nel tuo armadio. Non dare la colpa a me se sei una squilibrata! >
In effetti la bionda aveva perfettamete ragione: quella Penelope era davvero una squilibrata.
< Ok, va bene. > disse la ragazza che era entrata per seconda spostando dei vestiti dal suo letto. < Direi che abbiamo una cosa più importante da fare. >
< Già. > la supportò la ragazza della lampada. Poi si sedette sul letto vicino all’altra ed entrambe si misero a fissare Lily. < Allora dicci com’è. Racconta. >
< E’ un bastardo come con tutti o con te fa anche il romantico? >
< E’ bravo come dicono a letto? >
< I suoi capelli sono davvero belli come sembrano? >
< Già, come suono i suoi capelli? Sembrano davvero belli. >
Lily era sconvolta: quelle due erano come delle radio.
< Piantatela voi due. > le fermò Melissa. < Se Lily vuole ci raccontare della sua storia con Malfoy, allora lo farà, ma non torturatela di domande in questo modo. >
< Oh Melissa piantala. > disse Penelope. < Lei non ci dice mai niente, e sicuramente non ci dirà niente neanche di Malfoy. >
< Scusate chi è Malfoy? > chiese Lily, ma nessuno sembrava calcolarla.
< Perché così acida Penelope. Non sarai gelosa? > disse la ragazza della lampada.
< Piantala Astrid, io non sono affatto gelosa. >
Lily decise che era meglio tagliare la corda finché ancora poteva. Scese di nuovo nella Sala comune e vi trovò James, Albus e il bambino.
< Allora che cosa hai trovato? > chiese Albus.
< Solo quattro pazze. Scusate ma sapete dirmi chi è Malfoy? >
James scoppiò a ridere. < Davvero non ti ricordi chi è Malfoy? Forse non è poi così male che te lo sia dimenticato. >
< James. > lo rimproverò Albus.
All’improvviso tutto cominciò a tremare. < Che diavolo succede? >
< E’ lei! Sta arrivando! > urlò il bambino. < Non deve prenderli! > poi iniziò a correre fuori dal ritratto.
< Fermo! > lo chiamò Lily. Lo rincorse fino alla Sala Grande. < Ok, adesso mi dice che cosa sta succedendo. >
< Non deve. > disse tremando. < Non deve prenderli. >
Lily lo abbracciò per tranquillizzarlo. < Che cosa? Che cosa non deve prendeli? >
< Lei sta arrivando. >

 
< Chi Lily? > le chiese Amanda. < Chi sta arrivando? >
< Sta peggiorando. > disse preoccupato Micheal.
La Lily davanti ai loro occhi non rispose, ma continuò ad ansimare e tremare.
< Amanda hai detto che eri in grado di controllarla. >
< Mi respinge, non so come, ma mi respinge. >
 
Il bambino si liberò dalla sua stretta e ricominciò a correre. Lily lo vide entrare in un’alula del secondo piano, ma quando entrò a sua volta, non si trovava più a Hogwarts.
Si ritrovò in una camera da letto, luminosa e ben arredata. Dalle finestre entrava la luce del sole. Superò il letto matrimoniale e si diresse verso la cassettiera. Vi erano poggiate sopra delle foto: una ritraeva Lily con Albus e James, in un’altra invece c’era lei con una ragazzo biondo.
Dalla cucina provenivano dei rumori e quando Lily andò a vedere trovò lo stesso ragazzo biondo della foto intento a cucinare.
< Buon giorno. > disse lui sorridendole.
Indossava una semplice maglietta a maniche corte grigia e dei pantaloni della tuata neri. Aveva un canovaccio bianco poggiato sulla spalla destra, ma quello che attirò maggiormente l’attenzione di Lily furono i suoi bellissimi occhi grigi.
< Malfoy? > disse avvicinandosi al bancone della cucina.
Quando passò di fianco a tostapane, questo scattò e Lily sussultò.
< Abbiamo i nervi a fior di pelle. > disse lui sorridendole. < Non hai dormito bene? > quando le passò vicino con i piatti della colazione la baciò dolcemente e Lily si sentì scaldare il cuore.
< Ahm..hai visto un bambino per caso? > disse cercando di riprendere il controllo di sé.
< Tranquilla, è la. > disse sedendosi al tavolo apparecchiato indicando una culla poco distante da loro. < Credevi che l’avessi abbandonato? > disse ridendo.
Lily confusa si avvicinò alla culla e all’interno, vide un bellissimo bambino biondo con degli incantevoli occhi castani. < Ciao. > disse dolcemente al bimbo.
All’improvviso si ricordò di tutto. Dei suoi fratelli, di Scorpius, dei suoi cugini, dei suoi genitori. Le sembrò di aver solo fatto un brutto sogno. < E’ assurdo. >
< Lo so. > disse Scorpius avvicinandosi a lei. < Siamo sposati da tre anni e ancora non mi sembra vero. >
< Sposati? > disse confusa, poi si guardò la mano sinistra e vi vide una fede al suo anulare. Si sentì felice.

 
< L’ho persa completamente. > disse Amanda osservando preoccupata il viso felice della ragazza.
< Che vuoi dire? > chiese Micheal.
< Ha ricordato la sua vecchia vita e sta sognando quello che avrebbe voluto come futuro. Devo riportarla indietro. > prese Lily per le spalle e iniziò a squoterla. < Lily! Lily non so dove ora credi di essere, ma non sei al sicuro. Ovunque tu sei, lei ti troverà. >
 
< Ehi, lo stavo quasi dimenticando > disse Scorpius prendendo in braccio il bambino. < Qualcuno ti ha cercato ieri, ha lasciato quella busta per te. > indicando una busta bianca sul bancone della cucina. Lily la aprì e al suo interno vi trovò un foglio con disegnato sopra il simbolo della runa di Moonecare. Si guardò poi il polso sinistro e vide di avere ancora quella runa.
Poi tutto cominciò a tremare.
< Ma che diavolo succede? > chiese Scorpius, mentre il bambino cominciava a piangere.
< E’ lei. Sta arrivando. > disse Lily dirigendosi verso la porta d’ingresso.
< Chi sta arrivando? >
< Lo voglio scoprire. > aprì la porta e si ritrovò catapultata alla villa in cui era stata portata per imparare a controllare i soi potere. Si girò per tornare indietro da Scorpius, ma dietro di lei c’era solo un muro senza alcuna porta.
< Perché sono qui? >

 
< Perché è la tua casa ora. > rispose Amanda.
Micheal osservava Amanda giocare con la mente di Lily come fosse creta.
< Che cosa vuoi Lily? > chiese Amanda.
< Voglio andare a casa. > disse piangendo. < Da Scorpius. >
< Non puoi. > rispose dura. < Devi tornare indietro. Hai lasciato quel bambino tutto solo. È in pericolo. Devi trovarlo. >
 
Lily aprì la porta della sua camera e si ritrovò di nuovo a Hogwarts. Davanti a lei, c’era quel bambino spaventato. < Non mi piace questo posto. >
< Tranquillo adesso ce ne andiamo da qui. > i due ricominciarono a correre quando si trovarono la strada bloccata da un muro su cui era raffigurata la runa.
< E’ lei. Sta arrivando. > disse il bambino.
< Smettila di ripeterlo. >
Cercarono di tornare indietro, ma si trovarono in un’ampia stanza vuota. Quando Lily si voltò verso il bambino, vide suo padre al suo posto.

< Papà. >

< Mi piacerebbe sapere di più di tuo padre, Lily. > le disse gentilmente Amanda. < Che tipo di uomo era? >
Lily non rispose, ma cominciò ad agitarsi.
< È instabile. > disse Amanda allontanandosi da lei. Micheal fece lo stesso.
< Voglio uscire di qui! > riuscì a slegarsi dal letto su cui era, Micheal cercò di fermarla, ma Lily lo scaraventò dall’altra parte della stanza con un semplice gesto della mano.
< È ancora in stato di trans. > spiegò Amanda. Lily cercò di avviarsi vers la porta, ma prima che riuscì a raggiungerla cadde a terra. La pozione che le aveva somministrato Amanda le aveva prosciugato tutte le forze. Micheal la raggiunse, la prese in braccio e la portò in camera sua. Amanda non fece obbiezioni.
< Nei suoi sogni Lily parlava di un’oscura figura femminile che la inseguiva. > disse osservando Micheal adagiare la ragazza nel suo letto. < All’inizio credevo si riferisse a me. Ma ora ha tutto un senso: stava scappando da se stessa. Da quello che potrebbe diventare avendo accesso al potere del Cerchio. Inconsciamente si è resa conto che quello che le era stato detto sul loro potere collettivo no era altro che una bugia. >
< Ma si ricordava tutto. Di suo padre, dei suoi fratelli…>
< Non ha importanza. Quando ritornerà cosciente non ricorderà più nulla. Sarà confusa per qualche giorno, ma non avrà più alcun ricordo relativo alla sua vita precedende. Lily Potter è davvero sparita per sempre. >
 
Lily si ritrovò nel giardino della villa. Era inverno, e tutto era coperto di neve. Una figura incappucciata si diresse verso di lei, e quando si mostrò alla ragazza, Lily rimase sconvolta.
< Tu…tu sei me. > Lily stava osservando una se stessa adulta: non aveva più diciotto anni, i capelli lunghi e lo sguardo gentile, ma avrà avuto più o meno venticinque anni, teneva i capelli corti e il suo sguardo era pieno di odio.
< Tra qualche anno, lo sarò. > rispose l’altra.
< Perché mi stavi inseguendo? >
< La domanda è “perché stavi scappando”. Portatela dentro. > due guardie apparvero dal nulla e scortarono la Lily diciottenne all’interno della villa, seguendo l’altra Lily.
< Non mi hai ancora risposto. > disse poi una volta entrati in salotto. < Perché stavi scappando? >
< Io…non avevo capito…che ero io. > disse un po’ confusa. < Volevo solo andarmene. >
< Non quello. Questo. > disse indicando la runa sul suo polso. < Stavi scappando dal poter diventare una dei più grandi maghi che abbiano mai camminato su questa terra. Anche papà ti ha cresciuta per diventare grande. Devi solo accettare il tuo destino. >
< Papà non  i ha crescita per diventare grande uccidendo chiunque si metta sulla mia strada. > disse seria. < Io non voglio questo, io non voglio il potere. Voglio una vita felice…normale. Voglio imparare cosa vuol dire svegliarsi la mattina senza provare angoscia, o camminare per strada senza dovermi guardare alle spalle, come una volta, come prima. >
< Non puoi tornare inditro. >
< Non indietro, ma avanti. >
< Con loro? > disse disgustata indicando Scorpius e il loro figlio nell’altra stanza. < Mi ricordo quando li volevo anch’io. Ma sono una distrazione. E c’è solo un modo perché finisca. >
< No, non li puoi uccidere! > due guardie la presero per le braccia.
< Un giorno capirai. >
< No! > disse cercando di liberarsi. < Io non ho scelto questo! Io non voglio essere te! >
< Ma lo sarai. > e poi quello che Lily vide fu solo un’ondata di fuoco che riempì la stanza in cui erano Scorpius e il bambino.

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Capitolo 10
*** Capitolo 12 ***


In quei giorni aveva sempre mal di testa. Continuava a fare strani incubi e quando si svegliava era come se continuasse a farli.
Non si era più trovata da sola con Adam da quando l’aveva baciata e non si riusciva a spiegare il perché si sentisse così tanto in colpa.
Poi qualcuno la distolse dai suio pensieri. < Ehi Lily. >
Marie era esattamente l’ultima persona che in quel momento voleva vedere. < Senti so che sono stata scortese per quanto riguarda Adam. Sai mi devo ancora abituare al fatto di non essere più la sola ragazza del gruppo. > disse sorridendole. Sembrava sincera. < Comunque volevo scusarmi per quanto è succeso con la tempesta. Le cose mi sono un po’ sfuggite di mano. Volevo ringraziarti per averla fermata. > Lily non potè negare che quella ragazza sapesse mentire davvero bene. < Con te qui i nostri poteri sono ampliati, è grandioso, ma dobbiamo fare un po’ di pratica. Senti, Sam ti ha già assillato con la storia del rituale per legare il Cerchio? >
Lily si voltò verso Marie. < Un po’. >
< Dì di no. È esattamente quello che non vogliamo fare. >
< Perché no? >
Marie la guardò quasi stupita, come se lei avesse dovuto saperlo. E in realtà quello sguardo fece decisamente incavolare Lily. < Ci vincola insieme. Tutti e sei. Non avremo più potere individuale. >
Avrebbe dovuto capire che Marie non voleva assolutamente perdere i suoi potere.
Una parte di Lily voleva legare il Cerchio perché sapeva che era pericoloso avere tutte quelle energie sparse nell’aria, ma l’altra parte di lei dava ragione alla bionda: non voleva perdere i suoi poteri, non di nuovo.
< Diventerà un circolo fazioso con Sam, il maniaco del controllo, come dittatore. Non voglio che qualcuno mi guasti la festa, mi capisci? >
< No, per niente. > L’aveva davvero irritata quel suo sorriso falso.
< Noi non abbiamo mai avuto l'occasione di conoscerci meglio.
 > disse la bionda.
< Beh, questo perchè io non voglio conoscerti. Nè bene, nè male. Quindi lasciami in pace. >
 
Lily era seduta tranquilla vicino alla piscina. Arrivò poi Pevv che si sedette di fianco a lei. Era un ragazzo davvero bello: alto, muscoloso, moro con degli occhi azzurri ipnotizzanti.
La guardò per un attimo, poi fissò il suo sguardo sull’acqua della piscina, e disse < Fuoco senza fiamma, dammi calore. >
< Che stai facendo? > chiese lei curiosa.
< Un’esperimento. > rispose lui sorridendole. Cavolo aveva anche un sorriso perfetto. < Prova. >
Lily si concentrò a sua volta sull’acqua della piscina. < Fuoco senza fiamma >
< Dammi calore. > finì la frase il ragazzo.
< Fuoco senza fiamma. >
< Dammi calore. >
In un attimo la piscina con l’acqua piatta e fresca si trasformò in un idromassaggio.
I due ragazzi sorrisero compiaciuti.
< Mi è stato chiesto di venire qui e convincerti a legare il Cerchio. > disse Pevv.
< Già. Mi sa che Sam è uno che insiste. >
< Sì, così dicono. >
< L’altro giorno > cominciò a raccontare Lily. < Mi sono arrabbiata e ho fatto esplodere lo specchio del bagno. Se sugelliamo il Cerchio…poi saremo in grado di controllarlo meglio? Insomma…niente più esplosioni improvvise? >
< Sì. > rispose lui. < Credo di sì. >
 
< Non sopporto più quei due. > disse Marie guardando Lily e Sam parlare tranquillamente dall’altra parte del salotto. < Non ho bisogno di controllo. So controllarla da sola la mia magia. >
Nick rise. < Hai dato vita a una tempesta e non riuscivi a placarla. Ti sembra che quello sia controllo? >
< Possiamo dimenticarcene e basta? >
Adam e Pevv andarono a sedersi sul divano vicino agli altri due.
< Pevv mi ha detto che ha fatto anche lui un’inncantesimo con Lily. > raccontò Nick. < Sembra davvero che lei sia molto potente per essere qui solo da un mese. >
< Ma davvero? > disse la bionda dirigendosi verso i quattro.
< Ciao Lily. > disse sorridendo. < Ho saputo che ti piace fare magie di gruppo. Che ne dici di fare una piccola magia con me? Come dar vita a un’altra tempesta. Stavolta però tu la crei e io la placo. >
< Non è divertente. Avresti potuto uccidere qualcuno. > rispose Pevv.
< Ok, allora proviamo qualcosa di diverso. > disse lei sembre verso Lily. < Segli tu, ma pensa in grande. >
< Lasciami in pace. > rispose la rossa. Il fuoco nel camino si accese improvvisamente.
< Sei stata tu. > disse compiaciuta Marie. < Sei una piccola bomba, lo sai Lily? >
< Non voglio nemmeno inizare. > la rossa fece per andarsene, ma le porte si chiusero mentre dalle finestre entrò una folata di vento freddo.
< Marie, ti prego, non farlo. > disse Nick, cercando di farla ragionare.
< Su, è solo un po’ di fratuono. >
< E’ troppo rischioso. > disse Adam.
< Allora fermami Lily. > con un gesto della mano Marie spostò i quattro ragazzi contro il muro, e fuori dalla finestra Lily vide che il cielo scurirsi improvvisamente.
< Fermati. > disse la rossa. < Fermati! > una sedia venne lanciata contro la bionda, ma lei la schivò molto facilmente. I quattro ragazzi non riuscivano a muoversi e non potevano far altro che guardare le loro compagne attaccarsi.
< Scusami, è il meglio che sai fare? > disse Marie ghignando.
Una delle guardie della casa entrò in salotto. < Che cos’è tutto questo casino? Su forza tornate nelle vostre camere! Muovetevi! > Maire non mosse un muscolo e la guardia la prese per un braccio. < Su forza, falla finita ragazzina! >
< No. > rispose lei. < Tu falla finita! > Arrabbiata, Marie diede uno spintone alla guardia per allontanarla, ma invece che cadere a terra, fu scaravoltata fuori dalla finestra.
Marie restò pietrificata.
< Che cosa hai fatto? > disse Sam.
Dopo un momento di panico, i sei ragazzi corsero in cortile per accertarsi che la gusrdia stesse bene, ma purtroppo si accorsero che l’uomo era morto: aveva battuto la testa sul cemento e purteoppo non respirava più.
< Io…io non volevo…io…>
Arrivarono poi Micheal e Amanda. < Che cos’è successo? >
Quando i due videro il corpo dell’uomo capirono.
< Marie ora calmati. > disse Amanda in tono materno. < Non è stata colpa tua. E’ stato il tuo potere. >
Micheal mandò i ragazzi di nuovo in casa e chiamò altre guardie per occuparsi del corpo.
< Ci siamo. > disse poi Amanda.
< Credi che legheranno il Cerchio? > domandò Micheal.
< Dopo quello che ha fatto Marie ne sono sicura. >
 
I ragazzi andarono in cucina ancora scioccati per quello che era successo.
< Non volevo fare del male a nessuno. Davvero. > si voltò poi verso Lily. < Con te qui possiamo fare di più. Devo solo pensarlo e poi accade… >
< Te lo avevo detto che sarebbe finita male. Non possiamo permettere che le emozioni ci controllino così. > disse serio Sam.
< Ma a me piace… > disse poi triste la bionda. < Non voglio che finisca. Non di nuovo. >
< Non abbiamo scelta. > disse Nick. < È troppo pericoloso. Se non possiamo controllare quello che proviamo o pensiamo non faremo che ferire le persone. Neanche io voglio che finisca, ma non può farsi male nessun altro. Sam ha ragione. > Tra tutti loro Nick era quello che la pensava più come Marie, e sentirlo parlare così fece capire anche alla bionda che cosa era giusto fare. < Dobbiamo legare il Cerchio. >
Amanda poi entrò in cucina. < Cos’è successo stasera? > chiese a Marie. < Avevi bevuto? >
< La situazione mi è sfuggita di mano. > disse lei mortificata. < Ma non succederà più. >
< Che vuoi dire? > disse fingendo di non capire.
< Stanotte sugelleremo il Cerchio. > disse Sam. < Abbiamo bisogno dell’incantesimo. >
Amanda si finse sorpresa. < Certo. Se è la vostra decisione, farò in modo che sia tutto pronto per mezzanotte. >
In men che non si dica, Amada fece preparare un’enorme falò nel parco attorno al quale i sei ragazzi si sarebbero uniti per l’eternità.
< Ce l’hai fatta. > disse Adam s Sam, mentre aspettavano che anche gli altri arrivassero. < Li hai convinti a sugellare il Cerchio. Io non so cosa aspettarmi e tu? >
< No. Non proprio. > rispose nervoso il biondo.
< Come capiremo se ha funzionato? >
< Non lo so Adam, io ne so quanto te. >
Quando tutti e sei furono riunitì, Amanda diede a Sam l’incantesimo che avrebbe li avrebbe uniti. Era il più anziano, perciò spettava a lui. Le guardie, Meade, Micheal e Amanda erano pronti a godersi lo spettacolo.
< Fuoco, terra, metallo, aria, acqua e folgore. Con questi elementi, noi leghiamo il Cerchio e seguiamo le orme dei nostri antenati, che promisero di lottare contro le forze dell’oscurità. Quando il male ci assalirà, quando la paura ci indebolirà, quando la discesa ci spaventerà, nel Cerchio troveremo il nostro potere. Siamo giunti qui da soli, ma ci separiamo come una sola identità. Con questo giuramento, il nostro viaggio comincia insieme. Accettate il Cerchio? >
< Accetto. > dissero gli altri cinque all’unisono, e subito dopo il fuoco del falò si levò alto nel cielo. Ora erano come un’unica cosa.

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Capitolo 11
*** Capitolo 13 ***


Harry Potter non riusciva a darsi pace. Troppe cose sfuggivano al suo controllo. Come se non bastasse che una setta di maghi oscuri stesse dando la caccia a Nati-Babbani e Mezzosangue, e che sua figlia Lily fosse scomparsa da ormai tre mesi, ora gli si presentavano davanti due uomini che sostenevano che il potere più grande che fosse mai esistito sulla faccia della Terra fosse tornato per distruggere il mondo.
< Mi scusi come ha detto che si chiama lei? >
< Signor Potter, glielo ripeterò per l’ultima volta. Sono l’agente Simmons e lui è l’agente Brody. Facciamo parte di un’antico ordine di protettori, non solo del mondo magico, ma anche di tutti gli altri mondi. Il male, contro cui io e i miei colleghi operiamo, era rimasto dormiente per più di tremila anni, e ora si è risvegliato. Siamo venuti qui per offrirle il nostro aiuto e impedire la distruzione totale della Terra. >
< E lei si aspetta davvero che noi ce la beviamo? > disse Ron scettico.
< Signor Simmons > cominciò Harry.
< Agente Simmons. > lo corresse quello.
< Va bene, Agente Simmons, mi dispiace ma anche noi Auror abbiamo i nostri problemi, e francamente ora non ho tempo da dedicarle. > disse dirigendosi verso la porta del suo ufficio.
< Si riferisce ai dodici bambini babbani uccisi negli ultimi mesi vero? > disse Simmons.
< O a tutti quegli altri maghi scomparsi. > disse Brody. < Inclusa sua figlia. >
< Sono informazioni riservate quelle, come ne siete venuti a conoscenza? > disse Ron.
< Ci sono molte cose di cui siamo a conoscenza signor Weasley. E se riuscisse a trovare anche solo dieci minuti da dedicarci, le assicuro che questo cambierebbe tutte le vostre priorità. >
 
Nei giorni sguenti le tnsioni fra i sei ragazzi sembrarono aumentare
< Cos’è successo ai miei poteri? Perché non riesco più a fare incantesimi? > chiese furiosa Marie a Sam.
< Puoi farli. > rispose Sam. < Ma penso che avendo legato il Cerchio, ora possiamo farli solo insieme. >
< Oh ma davvero? > disse ironica, < Non avrei mai legato questo fottuto Crechio sapendo che avrei perso del tutto i miei poteri. >
< Non hai perso i poteri! Stando a quello che dice Amanda basta che sia presente un’altra persona del Cerchio. Più siamo più grande è il potere. Ora la nostra magia non è più casuale e fuori controllo. Quando stamattina Micheal ha chiesto a me e a Lily di creare uno scudo in grado si proteggerci dai suoi attacchi, ed entrambi ci siamo concentrati, era come se io e lei stessimo condividendo lo stesso pensiero e il risultato è stato esattamente ciò che volevamo. >
< Non condividerò i miei pensieri con nessuno, specialmente con te, che ti tieni tutte le regole per te. > disse furiosa voltandogli le spalle.
< Marie dove stai andando? >
< A trovare un incantesimo che mi permetta di agire di nuovo da sola. > disse lasciando la stanza. Nick era fermo sulla porta ad osservare la scena, quando Sam lo vide.
< Che c’è? Vuoi litigare anche tu? >
< No, lascio questi problemi di coppia a voi due. > disse scherzando. Poi tornò serio. < Avresti dovuto dirci che avremmo perso i nostri poteri individuali. >
< Non lo sapevo. > confessò Sam. < Io so solo quello che mi ha detto Amanda. >
< E che cosa ti ha detto? >
< Che andrà tutto bene. Ci eserciteremo e impareremo a lavorare meglio insieme. >
< E tu le credi? > chiese Nick.
< No. > rispose Sam. < Per niente. >
 
< Negli ultimi otto anni, da ogni parte del mondo magico, sono scomparsi centoventitre ragazzi, i quali purtroppo non sono mai stati ritrovati. > spiegò Simmons. < L’ultima sparizione risale a tre mesi fa. La ragazza si chiamava Lily Potter. >
Harry si irrigidì.
< Negli ultimi tre mesi non è più stata registrata alcuna sparizione, oltre a quelle dei bambini nati babbani. > continuò Brody. < Ora, come di certo saprete, la magia di ciascuno di noi ha un suo marchio inconfondibile, la quale involontariamente lascia sempre una traccia, che si manifesta anche quando un soggetto viene cancellato. >
< Cancellato? > chiese Ron.
< Ucciso. > spiegò meglio Brody. < Questi centoventitre ragazzi, da quando sono stati rapiti, non hanno però lasciato alcun tipo traccia. Sono semplicemente scomparsi dalla faccia della terra. >
< Ma quattro giorni fa > continuò Simmons. < sei di questi ragazzi hanno “riacceso” la loro traccia. Non è possibile individuare la loro posizione, o le loro condizioni, ma il loro sensore si è semplicemete riavviato. >
< Come? > chiese Harry. < Avete un modo per tracciare la loro magia, ma non sapete localizzarli? >
< I nostri rilevatori possono solo percepire l’alone di magia intorno alle persone, ma non possono dirci più di quello. È una sorta di autoprotezione che il mago usa inconsciamente per non essere rintracciato da persone indesiderate. > disse semplicemente Brody.
< Ecco qui i fascicoli dei sei ragazzi che sono stati riattivati. > disse Simmons facendo cadere sul tavolo davanti a Harry e Ron sei cartelle, ognuna contrassegnata con un nome diverso: Sam Lynch, Marie Dubois, Pevv Krum, Nick Bennett, Adam Nott e Lily Potter.
< Che cosa significa questo? > chiese Harry prendendo il fascilolo di Lily.
< Che purtroppo sua figlia, insieme a questi altri cinque ragazzi, ha risvegliato la più pericolosa minaccia che il mondo abbia mai visto: il Con Där. >
 
< Okay, concentriamoci su quel libro nello stesso esatto momento. > disse Marie chiudendo gli occhi. < Ti stai concentrando? >
< Ci sto provando. > rispose Pevv. < È difficile se devo rispondere alle tue domande. >
< Al mio tre, concentra tutta la tua energia per farlo muvere verso di me. >
< Cosa state facendo? > chiese Adam appena entrato nella biblioteca della villa.
< Stiamo cercando di capirci qualcosa in questo incubo della magia collegata. > rispose la bionda. < Pronto? Uno…due…tre. >
Il grosso libro su cui i due si concentrarono percorse tutta la stanza, da Pevv fino a Marie.
< Ce l’abbiamo fatta. > esultò Pevv.
Marie fece una smorfia. < La scorsa settimana accendevo fuochi senza tenere la mano di nessuno, e adesso solo per spostare un libro ho bisogno di una balia. >
< Ma chissà cos’altro possiamo fare. >
< Secondo Amanda, più siamo a fare l’incantesimo e più forte questo sarà. > disse Marie.
< E tu le credi? > chiese Adam. < Insomma non ci ha detto che avremmo perso i nostri poteri individuali. >
< Già. > lo sostenne Pevv. < Ultimamente non ci dicono molte cose. >
 
< No, aspettate un attimo, voi state dicendo che mia figlia ha risvegliato il più grande male che la Terra abbia mai visto? >
< In pratica sì. > rispose semplicemente Simmons.
< Non pensiamo che quei ragazzi siano consapevoli di ciò che hanno fatto, ma comunque ora hanno accesso a un potere che è, non solo illimitato, ma anche potenzialmente distruttivo. >
< Potenzialmente. > disse Ron. < Non ne avete la certezza. >
< Signore Weasley, l’ultima volta che il Con Där è stato liberato, il mondo ne ha pagato le conseguenze: Atlantide, le piaghe d’Egitto, Pompei, tutte catastrofi causate da quelli che tremila anni fa acquisirono lo stesso potere che ora hanno quei sei ragazzi. >
< Ma sono tutte ipotesi giusto? >  chiese Harry. < Insomma come potete essere davvero sicuri che quei ragazzi siano i nuovi portatori del Con Där? >
< Il Con Där non si attacca ai maghi comuni, ma solo a dei maghi molto potenti e marchiati da questo simbolo. > disse Brody mettendo sul tavolo un disegno del simbolo in questione. < Se quello che temiamo è vero, allora quei sei ragazzi sono stati marchiati e sono diventati i nuovi portatori della più potente fra tutte le magie esistenti. >
< Che possiamo fare? > chiese Harry.
< Aiutarci a trovarli. > rispose Simmons. < Sperando che non sia troppo tardi. >
 
Si passò una mano sulla fronte fradicia e fra i capelli scompigliati. Dalla finestra leggermente aperta entrava una leggera brezza d'aria che rinfrescava la stanza e muoveva la tenda leggera di qualche centimetro.
Ormai Lily non riusciva più a dormire senza venire svegliata all’improvviso da incubi, di cui però, una volta sveglia, non ricordava nulla.
Scese in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, e vi trovò Marie che beveva una tisana. Lily decise che era meglio ignorarla, ma la bionda non sembrò della stessa idea.
< Odio questa cosa della magia collegata. Insomma…che senso ha essere come noi, se non posso fare magie per conto mio? > Lily non rispose. < Senti, scusa se sono stata una stronza. Non sopportavo l’idea che tu fossi così brava a gestire il tuo potere. >
< Ma io non sono brava. > disse versandosi l’acqua.
< Sì, invece. Sei qui da poco più di un mese e, prima che fosse il Cerchio a farlo, tu eri in grado di controllare il tuo potere molto meglio di chiunque di noi. Quando sono arrivata qui, ho impiegato sei mesi per riuscire a canalizzare correttamente le energie. Abbiamo avuto tutti dei problemi i primi tempi. Adam ha persino dato fuoco all’intera ala est. >
< Che cosa? Davvero? > chiese la rossa ridendo.
< Sì, e dovevi vedere la faccia di Amanda. >
Per un attimo le due sembrarono davvero andare d’accordo.
< Non volevo uccide quell’uomo. Davvero. Ho…perso il controllo. > disse triste.
< E’ per questo che abbiamo legato il Cerchio. > rispose Lily. < Per impedire che fosse il nostro potere a controllarci. >
< Già… Ciò che mi spaventa di più però è che… quando mi è successo, quando mi sono arrabbiata...mi sono sentita sopraffatta e ho perso completamente il controllo, ma... mi è piaciuto. Mi sono arrabbiata e mi sono sentita…viva. Come se fosse quello che ho sempre desiderato. >
Lily osservò la bionda: era evidente il suo contrasto interiore, la felicità di quella pienezza che le aveva dato il potere, e il senso di colpa per aver lasciato che fosse lui a controllare lei.
< Beh, allora dovremo tenere d'occhio questo tuo caratteraccio. > rispose Lily sdrammatizzando.
Le due si misero a ridere insieme: finalmente avevano trovato il loro equilibrio. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 14 ***


I loro allenamenti erano cambiati. Se prima si insisteva più sulla loro preparazione fisica, adesso Micheal aveva spostato le priorità sulla loro abilità magica. Si allenavano prima tutti insieme, poi a coppie, ma purtroppo nessuno di loro era ancora riuscito a dominare singolarmente un elemento.
< Amanda lo so, non te la devi prendere con me. >
< Micheal > disse seria < Hanno chiamato Cole, domani verrà qui. >
< Senti, adesso basta. > disse stufo di continuare a sentire la donna lamentarsi. < Cole verrà per aiutarci a individuare quali poteri appartengo a chi, e ad allenarli. Non viene per noi, ma per i ragazzi. >
< Forse hai ragione. Mi sto preoccupando troppo. > disse Amada. < Ma questo non toglie che se quei sei ragazzini non si sbrigano a manifestare il loro dominio, il Consiglio prenderà personalmente in mano la cosa, e allora- >
< Amanda. > la interruppe Micheal ormai sull’orlo di una crisi di nervi. < Cole è il migliore. Non abbiamo nulla da temere. >
 
Harry, Ron e Ginny erano in salotto a casa Potter a discutere, ancora e ancora, di quello che gli avevano detto gli Agenti Simmons e Brody riguardo a Lily, quando Hermione entrò in casa dei suoi migliori amici come una furia impazzita.
< Sapevo che c’era qualcosa su quel simbolo che non mi tornava. > disse appoggiando alcuni libri sul tavolo e togliendosi il cappotto. < Così sono andata a controllare negli archivi del Ministero. Guardate qua. > disse aprendo un piccolo libricino logoro e decisamente antico e mostrandogli lo stesso simbolo di cui quegli agenti avevano parlato. < Questo è un simbolo Ubilaz, un tipo di magia nera molto antica. Serviva a contenere i poteri di qualcuno all’interno del corpo, come per bloccarli. >
< Cosa? Bloccarli? > chiese Ginny.
< Il processo era chiamato Fissazione. Il simbolo doveva essere inciso sulla pelle di una persona seguendo un rituale ben preciso, che portava poi alla fissazione di quest’ultimo all’energia magica della persona. Più di questo non ho scoperto sul simbolo. > disse amareggiata. < Ma sono risalita a questo. > disse aprendo un altro libro, stavolta più grosso e rovinato. Vi erano strani simboli e figure illustranti la storia del potere a cui i due agenti si erano riferiti. < Circa 3000 anni fa, sei maghi acquisirono un potere così forte da riuscire a compiere magie senza l’aiuto di bacchette o pozioni: il Con Där. Per controllarlo al meglio sugellarono insieme i loro singoli poteri, come se fossero legati da una sorta di filo invisibile. > disse indicando una figura in cui sei omini stilizzati, raccolti intorno a un fuoco, erano uniti insieme da una sorta di linea azzurra. < Al di fuori del Cerchio, ognuno di loro era in grado di controllare un elemento: aria, acqua, terra, fuoco, folgore e metallo. Sotto il loro controllo il mondo divenne un posto tranquillo e pacifico, ma poi altri maghi vollero usare quel potrere per governare il mondo, e cercarono di assorbirlo, ma qualcosa andò storto. Si trasformarono in una sorta di demoni, dei mostri dai poteri invincibili che avevano come unico scopo quello di dominare la Terra. Scoppiò così una lunga guerra, che ebbe ripercussioni su tutto il genere umano: terremoti, eruzioni vulcaniche, tutti fenomeni dovuti al loro scontro. I sei maghi riuscirono a fermare quei demoni solo facendosi completamente sopraffare dal loro potere. Fu come se in loro si fosse creata una doppia personalità: una consapevole, i cui poteri erano sempre sotto il loro controllo, e una composta di puro istinto, desiderio e potere. Cercarono poi di resistere a quelle pulsioni, a quella bramosia di potere, ma alla fine ne furono distrutti. >
< E tu stai dicendo > disse scettico Harry. < Che probabilmente Lily verrà distrutta da un potere che dei pazzi le hanno permesso di evocare, e che speravano di usare per impadronirsi del mondo? >
< No, non dico questo. Io ho solo trovato una vecchia storia correlata al simbolo che ti hanno mostrato quei due. Potrebbe semplicemente essere solo una leggenda. >
< Hermione, quando mai per noi le cose sono state semplici? >
 
Quella mattina Sam, Nick, Marie, Pevv, Lily e Adam si ritrovarono a essere esaminati da un uomo alto, moro, con degli occhi penetranti, e molto 
affascinante, che girava intorno a ognuno di loro come se dovesse solo scegliere quale mangare per primo.
< Io sono Cole Turner > disse con voce fiera e profonda, mettendosi di fronte ai sei. < e sono stato mandato qui ad aiutarvi a sviluppare il vostro potere individuale. >
I sei ragazzi si mostrarono sorpresi. < Vuoi dire che possiamo riaverlo? > chiese Marie.
< Non sarà mai come prima. > disse fulminando con uno sguardo la bionda < Ognuno di voi sarà in grado di controllare individualmente un elemeto. Soltanto uno. Gli altri tipi di magia dovrete continuare a farli in gruppo. > disse facendo di nuovo passare il suo sguardo su ognuno di loro < Sono aria, terra, acqua, metallo, fuoco e folgore. Nel corso della mattinata verrete sottoposti a un test: nulla di impegnativo, non preoccupatevi. Metterò davanti a ognuno di voi degli oggetti. In base alle vostre reazioni riuscirò a capire quale elemento vi appartiene, e programmerò i vostri allenamenti. >
Sam fu il primo. Poi toccò a Marie, poi Pevv, Nick, Adam e infine Lily.
Cole mise su un tavolo sei ogetti: un ventaglio, un sasso, un bicchiere d’acqua, una moneta, una candela e una lampadina.
Sam risultò predisposto per l’aria, Marie per la terra, Pevv per la folgore, Nick per il metallo, Adam per l’acqua e Lily per il fuoco.
< Da domani ognuno di voi dovrà esercitarsi il più possibile sul dominio del proprio elemento. > disse alla fine delle prove Cole. < Le regole che vi do sono semplici: fate quello che vi dico senza lametarvi e non sarò costretto a prendere provvedimenti. > con il suo sguardo penetrante squadrò per l’ultima volta i sei ragazzi e poi se ne andò.
< Ma chi cavolo si crede di essere quello? > disse sprezzante Pevv.
< Avete visto come si atteggiava? > chiese Marie. < “Fate quello che vi dico senza lametarvi e non sarò costretto a prendere provvedimenti”. > disse imitando Cole. < Spero almeno sia in grado di addestrarci. >
Il giorno dopo Cole fece recapitare ai ragazzi l’orario dei loro nuovi allenamenti: oltre ai normali esercizi fisici e magici, ogni giorno, per un’ora, tutti loro dovevano allenarsi privatamente con lui. Sam, Marie e Adam si addestravano all’aperto, mentre per Lily, Pevv e Nick, Cole faceva predisporre la sala allenameti in modo che ognuno di loro fosse capace di ricorrere al loro elemento senza materializzarlo.
< Tu, Pevv e Nick avete gli elementi più difficili. Non perché siano complicati da dominare, ma perché al contrario dell’acqua, dell’aria e della terra, il fuoco, il metallo e la folgore non vi sono sempre intorno. > disse Cole a Lily come prima cosa. La ragazza lo ascoltava attentamente. Per lei erano stati disposti vari bracieri nella stanza da cui Lily avrebbe dovuto attingere al fuoco fino a quando non fosse stata in grado di crearlo da sola. < Voi sei siete in grado di compiere incantesimi senza l’ausilio di una bacchetta perché, grazie al simbolo che avete tatuato sul polso, la vostra magia riesce a sprigionarsi come energia ambrica, ovvero come la forma più pura e potente di essa. Tu controlli il fuoco. Il fuoco è irrefrenabile. Il fuoco è impadronibile. Devi imparare a diventare un tutt’uno con il fuoco, a essere irrefrenabile, a essere impadronibile. Io ti isegnerò a essere il fuoco. >

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Capitolo 13
*** Capitolo 15 ***


Lily chiuse gli occhi.
Si concentrò il più possibile, cercando di isolarsi da tutti i rumori intorno a lei.
< Aria intorno a me, concedimi il fuoco. > disse Lily.
< Non servono parole. > la interruppe Cole. < Prova solo a immaginarlo. >
Lily liberò la sua mente da qualunque tipo di pensiero. Cercò di visualizzare davanti a sé una semplice ma intensa fiamma. Man mano che il suo disiderio di riuscire aumentava, Lily sentì una stana energia attaversarle il corpo, e quandò riaprì gli occhi, vide una piccola fiammella che bruciava sospesa nel voto di fronte a lei.
< Ce l’ho fatta. >
Cole stava sorridendo. < Tutte queste emozioni che turbinano dentro di te, sono la chiave per il potere. Rabbia, gioia, dolore, passione. > Lily si distrasse un attimo e la fiammella si spense. < Il tuo potere deriva dalle tue emozioni, ma devi sempre rimanere concentrata. Grazie al tuo potere, dalla tua concentrazione, proviene la realtà che ti circonda. > Disse prendendole gentilmente le spalle. < Ti è stato fatto un dono molto singolare, Lily. Devi essere in grado di usarlo al meglio. >
 
Erano passati ormai tre giorni da quando Harry e Ron avevano incontrato quei due agenti, e in quei tre giorni era successo il finimondo: quattordici maghi erano stati uccisi in un attacco di ignoti criminali a Newport, e altri due bambini erano stati ritrovati morti nei pressi della periferia di Londra.
< Il modo sembra impazzito. > disse Ron, che insieme a Hermione e Harry, era nell’ufficio di quest’ultimo a cercare nuove informazioni riguardo al leggendario Con Där.
< C’è una cosa che non capisco. > disse Harry. < Perché loro? Insomma che cos’hanno in comune questi sei ragazzi? >
< Oh cavolo. > disse Hermione.
< Che c’è? >
< Ve lo dico fra un secondo. > Iniziò a rovistare fra le cartelle dei ragazzi. < Guardate. > disse mostrando le genealogie dei sei. < Le loro famiglie. Ecco che cos’hanno in comune. >
< Non ti seguo. >
< Sia dal lato materno che paterno, le loro famiglie risalgono agli albori della stregoneria. >
< Sì, ma solo Nott e Krum sono dei veri purosangue. > disse Ron. < Gli altri sono tutti mezzosangue. >
< Non importa lo stato di sangue. La magia antica è potente e diventa sempre più potente man mano che le generazioni si susseguono. È questo il loro legame. Ecco perché loro. >
< Ottima deduzione signora Weasley. > disse entrando nella stanza l’agente Simmons. < Anche noi riteniamo che questi sei ragazzi siano sopravvissuti alla Fissazione grazie al fatto di essere fra i discendenti di alcune delle famiglie più antiche nel mondo dei maghi. Ottime ricerche a proposito, signora Weasley. Dicevano che era una donna sveglia, e sono rimasto colpito scoprendo che per una volta le voci erano vere. >
< Come sopravvissuti? > chiese Harry.
< Dai nostri studi risulta che la Fissazione è un processo che dura svariate settimane, in cui il soggetto è sottoposto alle più dolorose e strazianti agonie che si possono infliggere a una persona. È per questo che hanno impiegato otto anni per radunare sei ragazzi adeguati: hanno impiegato molto tempo a capire fra quali maghi dovevano cercare, e spesso il soggetto che sceglievano non sopravviveva comunque al processo. >
< E come mai voi sapete tutte queste cose? > chiese furioso Harry. < Sapevate quello che stavano facento, sapevate che in tutto il mondo magico scomparivano ragazzi che sarebbero serviti a evocare quel potere che tanto temete, e non avete fatto niente! Perché non avete agito prima? Perché non ci avete avvisati? >
< Il compito di noi Paladini, signor Potter, è preservare l’ordine cosmico. Abbiamo agito ora perché credevamo che ci fosse ancora tempo. Non è nostro dovere proteggere i singoli cittadini per farli sentire al sicuro nei loro letti. Quello è il compito degli Auror. > Harry cercò di picchiare quell’uomo, ma Ron lo trattenne. < Non sappiamo chi c’è dietro tutto questo. > continuò calmo Simmons. < Ecco perchè siamo venuti a chiedervi aiuto. >
Calò il silenzio. Ron, sentendo Harry rilassare i muscoli, lasciò la presa su di lui, che andò poi a sedersi dietro la scrivania. Simmons rimase in piedi davanti a lui senza muovere un muscolo. Fu Hermione a parlare. < In  che condizioni credete siano i ragazzi? >
< E’ probabile che li abbiano confusi o abbiano distrorto i loro ricordi. Ma è sicuro che qualsiasi cosa gli abbiano fatto, sia stata prima che sugellassero il Cerchio. >
< Perché? > chiese Ron. < Adesso sono diventati troppo potenti per essere piegati? >
< No, loro sono sempre gli stessi, ma il Con Där li rende immuni a ogni tipo di magia che non sia al loro livello, come la nostra ad esempio. Per questo dobbiamo trovarli al più presto: se perdessero il controllo del loro potere, saremmo costretti a ucciderli. >
 
Nei giorni successivi ognuno di loro scoprì la chiave dei rispettivi "poteri". Anche se a volte Cole con i suoi metodi dimostrava di non possedere alcun senso di misura o delicatezze, il lavoro che svolse con i ragazzi diede presto i suoi frutti: tutti loro in solo una settimana riuscirono ad ottenere un completo dominio del loro elemento.
Le scintille che si sprigionavano dai suoi polpastrelli andavano ad alimentare potenti lingue di fuoco che si piegavano al suo volere senza alcun problema.
Cole si difendeva a fatica dagli attacchi di Lily.
Quando poi il timer della provà suonò, buona parte della stanza di allenamento portava i segni di potenti getti di fuoco che avevano annerito pareti e pavimento.
< Complimenti. > disse Cole. < Davvero complimenti, Lily. Hai sviluppato la tua capacità di dominare il tuo elemento in maniera sorprendente. Ci si può esercitare, ma con il vero potere si nasce. >
< Grazie. > rispose leggermente imbarazzata.
< Per oggi basta così. > disse avviandosi verso l’acensore. < Mi hai distrutto abbastanza. >
Quando i due furono tornati nella villa, prima che Cole si congedasse dalla ragazza, la fermò.
< Tu puoi fare tutto. Tutto quello che riesci a pensare. La tua mente è uno strumento potente. Ricordalo sempre, e non fallirai mai. >
Lily, dopo il suo estenuante allenamento, andò a farsi una lunga doccia calda.
A sua voltà, Cole si ripulì, e quando una guardia lo informò che Amanda e Micheal lo volevano vedere, si diresse nell’ufficio della donna. Ovviamente i due volevano discutere dei ragazzi.
< Allora? > chiese Amanda impaziente. < Come procede con i ragazzi? >
< Molto bene direi. > rispose Cole. < Hanno fatto enormi progressi. Il loro potenziale è praticamente illimitato. >
< Sai Cole il mio lavoro qui è quello di riuscire a entrare in confidenza con quei ragazzi. > spiegò Amanda.
< Ah, credevo fosse quello di renderli degli schiavi la cui obbedienza al Consiglio fosse assoluta. Ma a quanto pare mi sbagliavo, perché se fosse così, direi che saresti da licenziare. > disse con tono di superiorità. Amanda fece finta di non averlo sentito mentre, Micheal trattenne le risate.
< Tutti e sei i ragazzi, nelle nostre sedute, non fanno che elogiare le tue qualità e potrei anche aggiungere che sono rimasti tutti ammaliati dal loro nuovo maestro, soprattutto la dolce Lily. > disse quasi rimproverandolo. < Non ti starai facendo coinvolgere, vero? >
Sul viso di Cole comparve un ghignò inquietante. < Certo che no Amanda. Vedi il mio compito, al contrario di Micheal che si occupa del loro potere collettivo, consite nel fargli sviluppare quello individuale, e per farlo ho bisogno di riuscire a entrare in confidenza con loro. > disse avvicinandosi alla donna. < Più si fidano di me, più riuscirò ad avvicinarmi ai loro poteri. Quei ragazzi sono un’incredibile sorgente di energia. Un’inesauribile fonte di potere magico. Attingendo a quella fonte per contrastare chiunque si metta sulla strada per il comando, non faremo alcuna fatica a prendere in mano il Governo. Datemi ancora due settimane. Ho già avvisato il Consiglio personalmente di procedere ai preparativvi per l’inoculazione>
< L’inoculazione? > chiese Micheal. < Credevo che una volta portati via da qui sarebbero stati sottoposti all’intercisione per poterli dividere dal Con Dar. >
< Il piano è cambiato. > spiegò Cole. < Ora il Consiglio vuole che siano gli stessi ragazzi che lo hanno evocato a svolgere da Sorgente per il potere Supremo, e dopo avergli strappato l’ultimo briciolo di personalità e di memoria che il dirottamento gli aveva lasciato, l’inoculazione…>
< Li trasformerà in sei mortali macchine da guerra. > finì Amanda.
< Precisamente. > disse Cole.
Mentre i tre continuavano a parlare della tempistica in cui i sei ragazzi avrebbero dovuto essere pronti per quei processi, nessuno di loro si accorse che Adam aveva ascoltato tutta la conversazione da dietro la porta.
Confuso e scioccato andò di corsa a cercare gli altri per riferirgli del pericolo.
Adam li trovò tutti e cinque in cucina. < Abbiamo un problema. >
< Marie e Lily se le sono date di nuovo? > disse Pevv scherzando. < Oh no, sono qui tranquille a fare le amicone. >
< Il che è ancora più inquietante. > disse Sam, provocando le risate di Nick e Pevv.
< Spiritosi. > disse Marie.
< E’ una cosa seria. > disse preoccupato il moro.
< Adam, che succede? > chiese Lily.
< Non qui. > disse guardando verso le guardie che li sorvegliavano. < E non ora. Sta notte, alle due, sul tetto. > i cinque lo guardarono interrogativi. < Fidatevi di me. Siamo davvero nei casini. >

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Capitolo 14
*** Capitolo 16 ***


< Che cosa? Sei sicuro? >
< Forse hai capito male. >
< Li ho sentiti con le mie orecchie. Ci stanno allenando per trasformarci in mostri. Non possiamo più fidarci di loro. >
I ragazzi rimasero sconvolti dalle rivelazioni di Adam, ma erano tutti d’accordo sul fatto che da quando avevano sugellato il Cerchio qualcosa non andava.
< E’ per questo che hanno aumentato la sicurezza? > disse Sam. < Per impedirci di scappare? >
< Non lo so. > rispose Adam. < Hanno detto che fra due settimane ci porteranno via. Ci usano come vogliono perché noi non esistiamo. Anche se veniamo uccisi, per il mondo siamo già morti. >
< Se davvero siamo in pericolo, allora dobbiamo andarcene. > propose Pevv.
< Va bene. > concordò Marie. < Ma non possiamo scappare da qui come se niente fosse. I cancelli della villa sono a 2 kilometri da qui, e intorno non c’è niente per miglia. >
< Tra una settimana Micheal ha programmato una nuova uscita al quel paese babbano. > disse Lily.
< Un’ultimo sguardò alla libertà. > disse ironico Nick.
< Oh il primo. > continuò Lily. < Possiamo approfittare di quell’uscita per andarcene. Aspettiamo che ci portino in paese, mettiamo fuori gioco le guardie, e poi ci allontaniamo il più possibile da qui. >
< E dove andremo? > chiese Marie.
< Non importa. > disse Sam. < Ora come ora, ovunque è meglio di qui. >
 
Mentre Adam, Marie e Sam tenevano occupati Amanda e Micheal, e Pevv aveva il suo allenamento con Cole, Lily e Nick si intrufolarono nei loro uffici per cercare altri elementi su chi loro fossero realmente. Non trovarono nulla di rilevante da Michael, ma in un cassetto della scrivania di Amanda, Nick trovò dei documenti sconcertanti.
< Oh mio Dio, Lily guarda. >
< Che cosa hai trovato? > La ragazza prese in mano il foglio e lesse l’intestazione. < Intendenza Generale per l’Oblazione. > poi capì. < Oh mio Dio. Ingoiatori. Dalle iniziali, IN-G-O. >
< Guarda la firma. >
Lily fece scorrere lo sguardo verso la fine del foglio. < Nicole Coulter. >
< Sono tutti coinvolti. > disse Nick. < Loro ci hanno rapito, loro ci hanno sottoposto alla Fissazione, loro ci hanno fatto questo. > disse mostrando il simbolo sul poslo, che tutti loro avevano. < Dobbiamo andarcene da questo posto, e al più presto. >
 
I giorni passarono e la sera della fuga arrivò. Ognuno di loro era armato di un pugnale, che avevano recuperato dalla sala degli allenamenti. Il piano della fuga era semplice: recuperare un mezzo qualsiasi e andarsene più lontano possibile da quel luogo. Nick e Sam dovevano trovare un mezzo di trasporto, mentre Adam, Pevv, Marie e Lily si occupavano delle guardie.
Le due ragazze avevano appena steso quattro guardie e stavano andando al punto di ritrovo con gli altri quando Lily si bloccò.
< Aspetta! Non abbiamo preso nessun tipo di provvista. >
< Non c’è tempo per questo. > rispose la bionda. < Dobbiamo andarcene prima che…>
< Prima che cosa? > disse Amanda interrompendola. In un batter d’occhio le due ragazze furono circondate da venti guardie, che puntavano le bacchette contro di loro. < Perché, mi chiedo io? Insomma, vi abbiamo dato una casa in cui vivere, una famiglia…ed è così che ci ripagate? Cercando di fuggire? >
< Lo sai che ti dico Amanda? Sono stufa marcia dei tuoi giochetti mentali! > disse Lily arrabbiata. < Voi ce l’avete tolta la famiglia! Non siete altro che degli assassini! >
< Beh se è così che la mettete…Prendetele! >
Al contrario di quanto si aspettavano le ragazze, le guardie non le attaccarono con la magia, ma cercarono semplicemente di prenderle. Gli allenamenti di Meade si dimostrarono molto utili alle due, che riuscirono con facilità a scappare.
< Forza, inseguitele! >
Corsero per due isolati, e per liberarsi dei sei uomini che le inseguivano lanciarono un incantesimo che diede origine ad una cortina di fumo, nella quale le due ragazze riuscirono a scappare.
Raggiunsero in fretta il luogo di ritrovo, dove i ragazzi le stavano aspettando.
< Ma dove diavole vi eravate cacciate? >
< Amanda è qui. Ci ha intercettate. > disse Lily riprendendo fiato. Quando Marie si accorse della Jeep nera che Nick e Sam avevano preso, li guardò con perplessità.
< E questo sarebbe il nostro mezzo di fuga? Una macchina babbana? >
< Ho sentito il proprietario vantarsi di quando questa macchina fosse grandiosa e così gliel’ho presa. > rispose Nick.
< Eccoli la! > urlò una guardia avendo avvistati i ragazzi.
< Va bene non c’è tempo, andiamocene! >
I ragazzi salirono tutti a bordo della macchina e Nick iniziò a guidare allontanandosi sempre di più dal paese. Le guardie però li raggiunsero presto.
< Scope. Loro hanno le scope e noi una stupida macchina babbana! >
< Marie sta zitta! >
Nick continuò a giudare, ma quando le guardie iniziarono a lanciare contro la Jeep degli schiantesimi, e questa iniziò a sbandare, fu chiaro ai ragazzi che c’era bisogno di un cambio di strategia. Incantarono l’auto affinchè non smettesse di andare, mentre i sei approfittarono di una curva per saltare fuori dalla macchina.
Il loro inganno funzionò, perché le guardie che erano alle loro costole continuarono a inseguire l’automobile Babbana.
Si ritrovarono su un tratto di terreno piatto e scoperto. Una pianura di terra battuta.
Videro in lontananza un rado bosco di pini, e iniziarono a correre a tutta velocità in direzione di esso.

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Capitolo 15
*** Capitolo 17 ***


Al limitare del bosco gli alberi erano troppo radi per offrire un buon nascondiglio, quindi continuarono a correre finché i rami coprirono il cielo sopra di loro, nascondendoli alla vista degli Ingoiatori. Poi rallentarono a un’andatura costante che riuscirono a tenere per un po’. Lo strato di aghi di pino attutiva il suono dei loro passi.
Nelle ore che seguirono alternarono la corsa leggera al passo, mettendo più distanza che poterono fra loro e il villaggio. Fecero solo una breve pausa per controllare di non avere inseguitori alle calcagna. Andarono avanti così per molto.
Il bosco cominciò a cambiare: i pini erano inframezzati da alberi di vario genere.
Tutti gli allenamenti di Meade si dimostrarono molto utili, soprattutto perché ne guadagnarono in resistenza, anche se erano a corto di sonno.
Dopo un’altra ora di marcia era chiaro che dovevano trovarsi un posto per accamparsi.
Marie notò un salice, piazzato in mezzo a un gruppo di altri salici, le cui lunghe trecce fluenti offrivano un buon riparo.
Lily si lasciò cadere accanto a Pevv.
< Dobbiamo trovare dell’acqua. > disse Sam. < Senza non dureremo a lungo. Per qualche giorno saremmo in grado di continuare a spostarci, ma moriremmo nel giro di una settimana al massimo. >
< Ci penso io. > disse Adam. Si alzò in piedi girandosi verso gli i cinque e cominciò a muovere le mani. Gli altri non capirono cosa stesse facendo, ma rimasero incantati dai movimenti fluidi che produceva. Dopo qualche attimo tutti loro si sentirono rinvigoriti.
< Che cosa ci hai fatto? > chiese Marie.
< Ho ricalibrato la quantità d’acqua nel vostro corpo. Finché ci sarò io a idratarvi non c’è bisogno di trovare dell’acqua. >
Adam aveva saputo manipolare i liquidi del loro corpo per fermare la disidratazione. I cinque rimasero sbalorditi.
In quel periodo, con il calare della sera, l’aria si raffreddava velocenmente, ma nella loro situazione era da incoscienti accendere un fuoco per scaldarsi. Un fuoco acceso al calar della sera sarebbe stato diverso, ma in quel momento sarebbe stato come issare una bandiera e mettersi a gridare: “Venite a prenderci!”. Così Lily, traendo spuntò dall’operato di Adam, fece in modo che i loro corpi non soffrissero il freddo di quelle notti di dicembre. All’inizio rischiò di ustionarli, ma poi riuscì a controllarsi meglio.
 
< Come avete fatto a lasciarveli scappare! > urlò Dylan
< Signor Gould, anche se i ragazi sono scappati, non potranno andare lontano. > cercò di giustificarsi Amanda. < Non sono in grado di smaterializzarsi, e siamo fiduciosi di poterli ritrovare presto. >
< Fiduciosi?! > disse molto arrabbiato. < Spera solo che li ritroviate Amanda, o ti farò pentire amaramente di averli sottovalutati. E ora vattene, vai a cercarli. >
Amanda uscì dallo studio di Gould a testa bassa, e appena la donna chiuse la porta, Dylan si smaterializzò nel salotto di Villa Grayson, dove Victoria, Conrad, Nicole e Xander lo stavano aspettando.
< Allora? > chiese impaziente Xander.
< Sono riusciti a scappare inoltrandosi nella foresta. > spiegò Dylan. < L’unico nostro vantaggio, è il fatto che loro non siano ancora in grado di controllare il Con Dar completamente. >
< Abbiamo anche un altro problema. > disse Conrad. < La settimana scorsa si sono presentati davanti al capo degli Auror, due agenti di una qualche organizzazione segreta, chiamata I Paladini, che lo hanno informato dell’esistenza del Con Dar e del fatto che i nostri sei ragazzi sono stati in grado di evocarlo e di incanalarlo con successo. Secondo la mia fonte, non hanno riferito nulla su di noi o sui nostri piani, ma lo scopo di questi Paladini è quello di trovare i ragazzi e fermare il potere supremo, anche se dubito che abbiano detto a Harry Potter che l’unico modo di salvare sua figlia è ucciderla. >
< Potrebbero essere una minaccia per noi. > disse Nicole.
< Sì, ma dubito che riusciranno a trovare i ragazzi là dove li abbiamo messi. > disse Xander. < Certo, non sono più dove li volevamo, ma comunque non li riusciranno a trovare: lo schermo che il Cerchio ha creato per proteggerli impedirà sicuramente anche a questi….Paladini di trovarli. >
< Questo è vero. > concordò Victoria. < Comunque, credo sia meglio mandare Joseph e i suoi. In fondo è per dare la caccia ai Mezzosangue che li paghiamo. >
< Mezzosangue sì, ma non quei ragazzi. > disse Nicole. < Non sono abituati a confrontarsi con loro. >
< Nicole, quei ragazzi non sono ancora invincibili. > rispose Xander. < Non sanno chi sono diventati, e anche se al contatto con il nostro tipo di magia possono risultare immortali, non lo sono. Joseph è la scelta migliore, e poi è stato lui a catturare Adam e Lily la prima volta. Non gli sarà difficile riportarceli. >
 
Il sole si levò alto e luminoso nel cielo.
Per tutta la notte i ragazzi alternarono turni di guardia alternandosi ogni ora, così da lasciare a ognuno il tempo di riprendere le forse. Pevv fece il primo, Nick il secondo e Adam il terzo e Sam era montato di guardia solo da mezzora.
Lily dormiva appoggiata al tronco del salice, quando il rumore di un ramo che si ruppe la svegliò. Quello non era il rumore di un ramo calpestato, ma lo schianto netto di un ramo spezzato da un albero.
Si alzò silenziosamente e si affiancò a Sam. < Hai sentito? > gli sussurrò. Il biondo annuì.
Si sentì di nuovo quel rumore. Facendo il meno rumore possibile i due ragazzi si incamminarono verso la fonte di rumore. Rimasero sorpresi nel trovare un piccolo ersserino arancione, alto fino alle loro ginocchia, con due lunghe orecchie squadrate, mentre stava spezzando dei rami da un’albero.
< Che cos’è? > chiese Lily.
< Sembra…un Gungan. > rispose Sam guardandolo curioso.
< Ma i Gungan sono…sono una leggenda. >
Il piccolo esserino si voltò improvvisamente verso di loro. Sbattè gli occhi un paio di volte, guardando i due ragazzi come se fossero loro gli esseri leggendari.
Saltò giù dalll’albero e si avvicinò a loro. < Vu potete vederme? >
< Certo che ti vediamo. > disse Lily.
< Vu siete magicanti! > urlò il Gungam.
All’improvviso rami in fiamme crollano dagli aleri e caddero ai loro piedi in un turbinio di scintille infuocate. Il piccolo Gungam urlò spaventato e subito iniziò a correre via. Le fiamme che avanzavano minacciose verso di loro avevan un’altezza innaturale, un’omogeneità che le classificava come prodotto magico, come prodotto degli Ingoiatori.
Sam e Lily iniziarono a correre dietro al Gungam, verso il salice dove erano gli altri.
Correndo, Lily scavalcò un tronco che stava bruciando. Nel giro di qualche minuto, la gola e il naso cominciarono a bruciare. Poi si fermò, si voltò verso le fiamme, e concentrandosi riuscì a domarle.
A cinqucento metri da lei, vide quattro uomini vestiti di nero con le bacchette puntate verso di lei.
Sentì un dolore lancinante al polpaccio. Uno degli Ingoiatori le aveva lanciato un coltello colpendola in pieno il polpaccio sinistro. Si appoggiò a un albero per non crollare a terra, mentre gli uomini iniziarono ad avvicinarsi. Un altro lanciò un proiettile di fuoco che si schiantò sul terreno di fianco alla ragazza, ma non prima di avere lambito il suo polpaccio, come attirato in quel punto dal coltello. A quel punto si accasciò a terra.
< Corri! Corri! > le gridò il Gungam tirandole la maglietta. Un Ingoiatore prese l’esserino fra le mani, ma prima che potesse fargli qualcosa, Sam arrivò e gli sferrò un pugno micidiale sulla faccia che lo fece cadere addosso a un altro Ingoiatore.
Usando il piede destro come punto di appoggio, flettè leggermente il ginocchio e con un unico fluido movimento spiccò un salto e, facendo fare un particolare movimento a spirale a braccia e mani, se le portò fino al petto. Una volta fatto un giro completo su se stesso, rilasciò espirando entrambe le braccia in avanti. Allora un potente vortice d'aria sembrò crearsi dal centro dei palmi uniti del ragazzo. Sam lo scaraventò contro gli Ingoiatori, che vennero catapultati lontano.
Sistemati li Ingoiatori, Sam si accucciò vicino a Lily ancora accasciata a terra. < Perché hai urlato? > chiese rivolto al Gungam. < Ci hai quaso fatto ammazzare. Sei senza cervello? >
< Ma io parle. >
< La capacità di parlare non fa di te un essere intelligente. >
L’esserino non lo ascoltò neanche, ma si avvicinò al polpaccio ferito di Lily e con un rapidissomo gesto lo estrasse. La ragazza non sentì più nessun dolore dalla ferita. < Come hai fatto? > chiese stupita. < Mi hai estratto un coltello dalla gamba e io non ho sentito niente…non continuo a sentire niente! >
< Mi son a Gungan, mi es magico. > rispose semplicemente studiando il coltello che aveva fra le mani.
< Ok, grazie dell’aiuto. Ora puoi andartene. > disse Sam.
< No no, mi va a restar. > disse mettendosi in mezzo ai due. < Mi me chiama Jar Wheelie. Mi aqui por servirve. > disse facendo un inchino.
< Non sarà necessario. > Rispose Sam aiutando Lily ad alzarsi.
< Oh ma lo es! Estas es la volontà di dei. > disse guardando il coltello. < Nus Gungam siamo al servicio di dei…di voi! >
< Cosa? >
< Sol uno dio poteva essere ferito da eso. > disse mostrando il coltello. < E vu siete magicanti dei! >
< Sam! > lo chiamò Marie, arrivando di corsa con Adam, Nick e Pevv. < Oh cavolo, Lily la tua gamba. >
< Già…non riesco a camminare. Ma non fa male, è solo brutta. >
< Come non fa male? >
< E’ merito suo. > disse indicando il piccoletto arancione.
< Salve! > disse sorridendo.
< Cos’è questo? > disse ridacchiando Nick.
< Un Gungan. > rispose Sam. Da lontano si udì un boato.
< Andiamocene prima che ne arrivino altri. > disse Adam. Pevv prese Lily in braccio, e i ragazzi cominciarono ad incamminarsi lontano da quel luogo.
< Altri? Altri tu a parle? > disse spaventato Jar guardando i sei allontanarsi. < Eschiusame! > disse rincorrendoli. < Ma io conuesco un max sicuro puesto, Gungan City. >
< Una città? > disse Adam. Jar annuì. < E ci puoi portare? >
< Ah…a bien pensar no. >
< No? > disse Marie.
< Es embarasante. Mi son stato messo a bando. Mi farescios coses terribili, terribilissibus se io ritorna là. >
Nick si abbassò per essere allo stesso livello del piccoletto. < Lo senti questo? > puntando un dito dove Sam aveva lanciato gli Ingoiatori. Si sentì di nuovo un boato.
Il Gungam alzò il grosso orecchio destro per sentire meglio < Ja > annuì sentendo il frastuono.
< Questo è il suono di mille cose terribili che vengono qui. >
< Se ci trovano > continuò a dire Marie. < ci schiacciano, ci stritolano in mille pezzettini, ci spazzano via dall’universo. >
< Tu estada maxi chiara. > disse un po’ spaventato Jar. < Da esta parte! Corri! >
Jar Wheelie cominciò a correre tra gli alberi, e per quanto fosse piccolo era incredibilmente veloce. I ragazzi lo seguirono per una buona mezzora, quando poi Jar si fermò davanti a un grosso albero.
< Esto es Albero Sacro. > spiegò il piccoletto. < Por nu Gungan rappresenta il collegamiento tra terra e cielo, eso es il portale per Gungan City. Ma mi vu avierto: a Gungan non piacciono estraniei, così no aspetate no benvenuto. >
< Ah non importa, non sono certo state giornate di benvenuti queste. > disse Nick.
< Bien, por di qua! > e poi fece un balzo nell’albero scomparendo.
I ragazzi lo seguirono, scomparendo dalla foresta e ritrovandosi sulle nuvole. Letteralmente. I suolo su cui camminavano era bianco e soffice e si estendeva per miglia. Sopra esso, non molto lontano dai ragazzi, vi era una città dorata.
< Finalmente io casa. > disse resprando a pieni polmoni quell’aria pulita.
< Ehi vu là, fermo là! > disse un altro piccolo Gungan arancione avvicinandosi ai ragazzi impugnando una piccola lancia. Sembrava essere più anziano di Jar agli occhi dei sei, e di certo più sveglio a quelli di Sam.
< Hello Acapol Torto! Io tornato! >
< No aora tu en big guaio esta volta Jar! > rispose duro l’altro. < Tu ora va da Big Boses! >
Acapol Torto posò poi gli occhi sul polpaccio di Lily.
< Nus potemos curarte. Vu altri vadas in piazza da Boses. Tu porta lei con mi. >
Mentre Pevv e Lily vennero condotti da Acapol in quello che per i Gungan era un ospedale, Sam, Adam, Marie, Nick e Jar vennero scortati da altri tre Gungan in città, fino a una grande piazza, in cui vi era seduto su un piccolo trono un grosso e grasso Gungan, che altri non era che Big Boses.
< Ma dove diavolo siamo finiti? > disse Nick.
< Chi es vu? > disse Big Boses puntando gli occhi sui quattro ragazzi.
< Lor son magicanti, Boses. > rispose uno tra quelli che li aveva accompagnati.
< Mi no va a genio magicanti, lor crede lor cerebro so big. >
< Siamo qui per chiederti asilo. > disse Sam. < Nella foresta da cui siamo venuti c’erano dei maghi malvagi che volevano catturarci. Una nostra amica è stata ferita gravemente, e noi…>
< La magicante rossa può es curada da nosotros. >
< Grazie. > rispose Sam.
< Ma vu sa qui no può stare. > riprese Big Boses. < Set armata en foresta là fuori es un vos problemas. >
< Se quei maghi controlleranno la foresta, controlleranno anche voi. > disse Adam.
< Mi no crede esto. Maghi no sabe de nu. I el Albero es no unico. Abbiamo maxi altri da portale. Mi el concede a vu el tempo per riposare e poi sparire. >
< Grazie. > disse Sam.
Mentre i quattro stavano lasciando la piazza, Jar Wheelie si aggrappò alla gamba di Nick. < Vi priego no lascia me qui, io posso condurre voi da vostra gentes. >
< Sam non abbiamo tempo di occuparci anche di lui. > disse Marie.
Sam esitò. < Che cosa sarà di Jar Wheelie? > chiese poi a Big Boses.
< Ello dovrà esser piunido. > disse con un sorriso maligno in volto.
< Io gli ho salvato la vita, ha con me ciò che chiamate “un debito di vita”. I vostri dei vogliono che la sua vita appartenga a me ora. >
< Wheelie! > disse stupito. < Tu ha debito di vitan con esto tizien? >
Jar annuì. < Porta via elo allora. > disse Boses a Sam. < Bandido nel mondo dei magicanti cun esi sarai per tutta loro vitan, Wheelie. >

La carne era di un rosso intenso, coperta di vesciche. La zona bruciata era all’incirca delle dimensioni di una mano. La pelle non era annerita in nessun punto.
< Cavoli, ma che cosa ti ha colpito? > le chiese Pevv osservando un Gungan spalmare sopra la ferita una pomata azzurrina.
< Io…non lo so. > rispose Lily. < Un Ingoiatore mi ha colpito con un pugnale, e il proiettile di fuoco lanciato da un altro è stato come attirato verso la mia gamba. Credevo che il fuoco non mi potesse toccare. > disse un po’ avvilita. Il Gungan infermiere poi uscì dalla stanza e i due sentirono le voci dei loro compagni giungere dal corridoio.
< Ma dove hai imparato tutte queste cose sui Gungan? > chiese Marie entrando nella stanza dove c’erano Lily e Pevv , seguita da Sam, Nick e Adam.
< Io…le so e basta. Non mi ricordo dove le ho imparate. Le so e basta. >
< Forse ci hanno fatto qualcosa loro. > disse Adam. < Insomma, non vi è mai capitato di avere dei buchi di memoria o delle sensazioni strane? Come se sentiste di aver qualcosa di importante da ricordare. >
< Ogni giorno. > disse Lily.
< Cole aveva parlato di dirottamento. > disse Adam.
< Dirottamiento? > ripetè Jar Wheelie entrando nella stanza.
< Sai che cos’è? > chiese Pevv.
< Es un prociesso terribilissibus. Viene con tortura tolta la memoria a un magicante. Venne messa a bando maxi tiempo fa. >
< Cosa? Tolta la memoria? >
< Ja. >
< Jar Wheelie, nella foresta haidetto qualcosa su degli dei. > disse Sam. < Di che cosa stavi parlando? >
< Ogni dio era segniato cun un simbulo nero, e poi venivano legati tutti insieme da Potere Supremo. > spiegò Jar sedendosi sul lettino vicino a Lily. < Gungan erano al lor servicio, e vienivan trattati mui biene, ma poi demoni arrivarono e fecero impazziren dei, e Gungan lasciarono terra di magicanti per vivere qui, su Città di Nuvole. >
< Il simbolo che venne marchiato a quei maghi, era per caso questo? > disse Adam mostrando il polso sinistro.
Jar Wheelie spalancò gli occhi. < Mi avieva ragione! Vu siete dei! > urlò felice.

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Capitolo 16
*** Capitolo 18 ***


I sei ragazzi passarono i due giorni successivi nella Città delle Nuvole.
La gamba di Lily era ancora infiammata, ma prima la bruciatura era molto più profonda. Riusciva a camminare zoppicando, ma di correre ancora non se ne parlava.
Sam si accordò con Big Boses per farli tornare sulla terra in un luogo diverso dalla foresta da cui erano arrivati.
Si ritrovarono infatti in un boschetto di faggi tutto innevato, mentre tenui raggi del sole illuminavano i rami spogli ghiacciati.
< Dove siamo Jar? > chiese Pevv.
< Mi già estado qui. Poco luntano està una city di Babbani. Lor non possono vederme. >
< Bene, allora è la che andremo. >
Camminarono per quasi un’ora per quel bosco silenzioso e tranquillo.
< Perché ti hanno bandito, Jar? > chiese Adam.
< Es è storia multo lunga, ma principialmente perché io son…gofo. > disse rattristato.
< Ti hanno bandito perché sei goffo? >
< Sì, esta quasi verità. Io causa capo forse uno o due piccoli axidenti. Prima io bunda gas, poi crescia i de iliberti Boses e poi io bandito. >
Dopo venti minuti i sette si ritrovarono alle porte di Pinawa, una cittadina a sud del Canada. I portoni, i portici e i tetti delle case erano carichi di neve.Poi il vivolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e il cuore del villaggio, una piccola piazzetta, si presentò davanti a loro.
C’erano diversi negozi, un ufficio postale, un pub e una chiesetta le cui vetrate rilucevano come gioielli. La neve era più compatta: era scivolosa e dura dove la gente aveva camminato. Davanti a loro, alcuni abitanti del villaggio attraversavano la piazza. Udirono uno scoppio di risa e musica pop quando la porta del pub si aprì e si richiuse. Con un incantesimo, riuscirono a farsi dare due stanze al Pinawa Inn, l’unico albergo della cittadina, dove si sistemarono per fare il punto della situazione.
< Che cosa facciamo adesso? > disse Marie. Erano tutti riuniti in camera dei quattro ragazzi. < Insomma tutto quello che sappiamo è una menzogna, non possiamo smaterializzarci, siamo in un paese sperduto del Canada, siamo scortati da un piccolo animaletto leggendario che non fa che dirci che siamo degli dei, e ci sono ancora gli Ingoiatori che ci stanno cercando. >
< Gli Ingoiatori non sanno che siamo qui. Quindi per adesso siamo al sicuro. > rispose Sam. < Ma dobbiamo continuare a spostarci. >
< Per andare dove? > disse Nick. < Non sappiamo nemmeno da dove veniamo. >
< Io credo di sì. > disse Adam. < Credo che ci abbiano cancellato solo una parte della memoria. Insomma ricordo di essere andato a Hogwarts, ma non ricordo in quale casa ero, né tantomeno di Lily, Sam o Nick. Ricordo di essere nato e cresciuto in Inghilterra, ma non ricordo casa mia. E non è strano che tutti noi siamo senza genitori e senza fratelli? >
< Forse Adam ha ragione. > disse Lily. < Anche io ricordo solo certi particolari. Forse le nostre famigle sono vive. >
< Si e magari siamo i figli di alcuni fra i maghi più famosi del tempo. > disse sarcastico Pevv. < Se ci hanno preso significa che non siamo molto importanti. >
< Cena! > disse Jar entrando nella stanza con un carrello dell’hotel pieno di cose appetitose.
< Dove l’hai preso quello? > disse Nick avventandosi affamato su una porzione di arrosto.
< Sgraffignato. > disse sorridendo beffardo il Gungan.
I ragazzi si avventarono sul quel ben di dio: c’era un arrosto che si divisero equamente, due tipi di insalata, formaggi, frutta e una torta al cioccolato che trovarono tutti squisita.
< Tornando a parlare di cose serie. > disse Pevv dopo essersi riempito per bene la pancia. < Che cosa faremo ora? >
< Beh siamo in Canada, la regione dei grandi laghi, e a due ore da qui c’è il Lago Winnipeg. > disse Sam.
< E allora? > chiese Marie.
< Circa trecento anni fa si stabilì vicino a ogni lago di questa regione una tribù di sciamani, che rifiutavano di mischiare le loro pratiche magiche con quelli dei maghi normali. > spiegò Lily.
< Si dice che fossero sempre propensi a dare il loro aiuto anche ai Babbani. Se li troviamo potrebbero aiutarci a capire come riaquistare la memoria. > continuò Sam.
< Ok, allora andremo a cercare una di queste tribù. > acconsentì Adam.
< Perciò. > disse Nick sorridendo. < Ci servirà una macchina. >
< No. > lo interruppe Marie. < Non la sceglierai tu. Questa volta lo farò io. >
< Non litigate bambini. Ci serviranno due macchine, siamo in troppi per una sola. Quindi potrete sceglierne una ciascuno. > disse Adam, provocando le risate degli altri.
 
Mentre la Congrega delle Forze Magiche Internazionali discuteva senza sosta l’allarmante succedersi di continui attentati, alcuni tra i più bravi esperti di xenolinguistica provenienti da tutto il mondo vennero convocati al Ministero della Magia per “dare il loro contributo grazie alle loro eccezionali doti intellettive”. O almeno era quello che era stato scritto sulla convocazione.
Nella sala in cui si sarebbe svolto l’incontro erano presenti all’incira cento maghi e streghe. Rose Weasley Paciock era stata una tra i più giovani a essere convocati. Si sedette accanto a Mike Banes e Jimmy Edwards, due suoi vecchi compagni di accademia, più grandi di lei di qualche anno.
< Ragazzi. > disse Jimmy. < Quello è il Segratario della Difesa. > indicando un uomo in giacca e cravatta vicino alla porta della sala conferenze.
< Neanche sono vestito bene. > disse Mike.
< Signore e signori, il Segretario della Difesa. > annunciò un ragazzo.
Tutti i presenti si alzarono in piedi come molle.
< Seduti prego. > disse il Segretario prendendo posto al centro della sala dietro un leggio. < Sono John Keller. Vi domanderete perché sono qui, quindi ecco i fatti. Ieri alle ore 19.00 ora locale, il comando centrale delle operazioni speciali ad Dundee è stato attaccato. A quanto sappiamo non ci sono sopravvissuti. Lo scopo dell’attacco era violare la rete del nostro Ministero. Non siamo ancora certi di cosa cercassero, sappiamo però che l’aggressione è stata interrotta, il che ci lascia supporre che ci proveranno ancora. Le basi che abbiamo in tutto il mondo sono ora al massimo livello di allerata. Nessuno ha rivendicato l’attacco, e l’unico vero indizio concreto fin ora è questo suono. >
Un rumore molto simile ad uno stridolio assordante risuonò per tutta la sala.
< È il segnale che ha attaccato la nostra rete. La Sicurezza Nazionale sta lavorando a ritmi forzati per intercettarlo e risalire a ulteriori informazioni, ma ci sevite voi per scoprire chi è stato, voi che avete dimostrato una notevole abilità nel campo dell’analisi dei segnali. La cosa non potrebbe essere più seria. Vi dividerete in team e cercherete di riuscire a capire che cosa contiene quel messaggio. Buona fortuna a tutti voi. >
 
Stava uscendo di casa e quando aprì la porta si ritrovò davanti i suoi genitori.
< Scorpius. > disse sua madre abbracciandolo.
< Che ci fate qui? > disse sorpreso. Da quando due anni prima aveva deciso di prendersi un appartamento da solo, i suoi genitori lo erano andati a trovare lì si e no quattro volte.
< Passavamo da queste parti e così siamo venuti a trovarti. > disse Astoria. < Oh, ma ti stiamo trattenedo? Vai a lavoro? Ad esempio? >
< Beh ti ringrazio. > disse sorridendo alla moglie Draco. < Era ora. >
< Ahm…io…ho dei colloqui di lavoro. > rispose a disagio Scorpius.
< Oh… Che bello. > disse sua madre con finto entusiasmo.
< Che schifo. >
< Smettila. > lo zittì Astoria.
< Tu sei troppo negativo papà. Sei qui a Londra, con ta moglie tuo figlio…>
< No dico, fa schifo che non hai un lavoro. Tanta fatica per mandarti in una delle più prestigiose accademie del mondo magico, e dopo quattro mesi che sei fuori, non hai ancora trovato lavoro. Lily di certo non ti avrebbe permesso di passare gli ultimi mesi senza far niente. >
< Non parlare di Lily. > disse severo Scorpius. < Non ti è mai piaciuta, quindi non…>
< Ti sabagli. Non mi è mai piaciuta la sua famiglia, ma quella ragazza aveva carattere. >
< Ha carattere. > lo corresse Scorpius. < Non è morta, papà. >
< L’hanno trovata? > chiese Astoria.
< No, ma sanno con sicurezza che è ancora viva. >
< E solo il pensiero che lei possa tornare e scaricarti perché non hai un lavoro ti motiva a cercartene uno. > disse divertito Draco. < Sono colpito. >
< Sto cercando un lavoro, perché quando tornerà le chiederò di sposarmi e voglio avere un po’ di soldi miei da parte, ecco perché. > Draco e Astoria rimasero colpiti. < E ora scusate, ma devo andare. >
Nell’arco della mattinata Scorpius affrontò sei diversi colloqui, ma nessuno lo assunse. Quando poi arrivò al suo settimo, invece di trovare una lunga fila di disoccupati nella sua stessa situazione come negli altri uffici, non trovò nessuno. Gli venne quasi il dubbio di essere nel posto giusto, ma dopo poco una gentile signora lo invitò ad entrare nell’ufficio del suo capo: si chiamava Dylan Gould.
< Salve signor Gould, io sono… >
< Scorpius Malfoy. Appena diplomato all’accademia del RID con il massimo dei voti. Precedenti esperienze pari a zero, ma ha…una lettera di raccomandazione da parte del direttore dell’accademia. Non male conoscendo Harold. Ho solo una domanda per te, Scorpius. > disse Dylan. < Quando puoi cominciare? >
< Subito direi. > disse sorpreso.
< Benissimo. > i due si strinsero la mano. < Vieni ti faccio fare un giro. > Dylan gli mostrò la sua scrivania dalla quale avrebbe svolto la funzione di assistente amministrativo, e poi lo portò a vedere tutto il resto del palazzo: era un enorme edificio in pieno centro londinese che ai Babbani veniva mostrato solo come sede di uffici di vario genere. < Mio padre aveva solo una scrivania e un sogno, e ci ha costruito sopra un impero. Siamo la più grande società di revisioni e bilanci d’Inghilterra. Ho cominciato le speculazioni quando papà è mancato. Investo nel fututo, scommetto sui vincenti. So che mi sarai di grande aiuto, Scorpius. >
< Farò del mio meglio, signore. >
< Ne sono sicuro. >

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Capitolo 17
*** Capitolo 19 ***


< Passeremo di sicuro inosserati con quelle. >
Adam, Sam, Pevv e Lily rimasero completamente scioccati dalla scelta dei mezzi di Marie e Nick: lei aveva scelto una Ferrari rossa, mentre lui un grosso Pickup nero.
< Dove le avete prese? > chiese Sam.
< Ahm…diciamo che i proprietari domani si sveglieranno senza le loro macchine. > rispose Nick con un ghigno.
< Sai almeno guidare Marie? > chiese Adam.
< E che ci vuole. > rispose Marie. < Se lo fanno i Babbani, non vedo perché non dovremmo farlo noi. >
< Però non potremmo incantarle? > chiese Nick. < Così da farle almeno volare. >
< Meno magia usiamo, meno sono le probabilità di attiriare gli Ingoiatori. Non sappiamo se siano in grado di rivelare la nostra traccia magica. > disse Sam.
< Comunque abbiamo preso questi. > disse Lily dando a Marie e Nick due strani aggeggi babbani.
< Che cosa sono? >
< Li chiamano cellulari. Si usano per comunicare da posti diversi. Abbiamo pensato che ci potessero esserci utili. >
< Cellulari? > disse Marie schifata guardando quella scatolina nera tra le sue mani. < Che porcherie. >
Si misero in viaggio.
Nick si dimostrò abbastanza abile nel saper guidare la sua enorme macchina babbana, al contrario di Marie che dopo solo un quarto d’ora venne sostituita da Adam.
Giunti sulle rive del lago, continuarono a percorre le sue sponde per quasi due ore, fino a quando non dovettero fermarsi a causa del passaggio bloccato da un albero sradicato e caduto in mezzo alla strada.
Pevv si avvicinò alle radici dell’albero. < Guardate questi segni. Quest’albero non è caduto, è stato tagliato da qualcuno. >
Poco dopo i sette si ritrovarono circondati da un branco di centauri che puntavano i loro archi contro i ragazzi. Jar si nascose dietro la gamba di Adam.
< Coraggioso il nostro amico. > disse Lily.
< Chi siete? > disse uno dei centauri.
< Ecco…non lo sappiamo. > rispose Sam. < Stiamo cercando la tribù del Lago Winnipeg. Ci serve il loro aiuto. >
< Dove sono le vostre bacchette? >
< Non ce le abbiamo. È una lunga storia. >
Il centauro che aveva parlato disse qualcosa ad altri due mezzi uomini e mezzi cavalli vicino all’albero sradicato. Subito questi lo sollevarono rimuovendolo dalla strada.
< Seguiteci. Vi porteremo da Lando. >
< Credete sia saggio fidarci di loro? > chiese sottovoce Nick. < I centauri sono creature irascibili e imprevedibili. >
< Ed è proprio per questo che è meglio se li assecondiamo. >
< Ragione Sam. > disse Jar. < Muy migliore seguire grandi cavalli-uomo che essere conficcati da lor freccie in tiesta. >
I sette risalirono in macchina e seguirono titubanti i centauri nella foresta. Li condussero fino ad una sorta di grande metropoli al centro della foresta, che contrariamente al villaggio fatto di poche capanne che sia aspettavano i ragazzi, era costituito dalle strutture esistenti più moderne ed attraversato da un fiume che sfociava poi su una grande cascata.
I centauri ritornarono nella foresta e lasciarono i ragazzi nelle mani degli abitanti del villaggio.
Quando scesero dalle auto, tutti i membri della tribù lì vicino li squadrarono da capo a piedi.
< Perché ci guardano tutti in quel modo? > chiese Pevv.
< Credo sia perché non si fidano dei maghi. > rispose Lily. < Trecento anni fa la società magica li giudicò troppo deboli perchè inclini ad accogliere le usanze babbane. Per questo si isolarono qui. >
< Chi siete? > disse un ragazzo facendosi avanti. Era alto, con la pelle scura e gli occhi azzurri. Avrà avuto circa ventisette anni ed era di una bellezza davvero sorprendente.
< Il mio nome è Sam, e loro sono Adam, Lily, Marie, Nick e Pevv. Siamo venuti da voi…>
< Chi è lui? > disse il ragazzo indicando Jar.
< Lui è Jar Wheelie. È un Gungan dalla Città delle Nuvole. >
<  E siete giunti fino a qui dalla Città delle Nuvole? > chiese stupito.
< Non direttamente. Siamo atterrati in un bosco vicino a una cittadina babbana e da lì siamo arrivati qui. >
< Si, ma siete stati sulla Città delle Nuvole? >
< Si. >
Subito a quella risposta si sollevò un brusio generale.
L’uomo allora avanzò verso i ragazzi. < Io mi chiamo Jackson. Mio padre è il capo della nostra tribù, e al momento è in riugnone con i capi delle altre tribù. Venite, vi porto da loro. >
Seguirono Jackson fino a un bellissimo palazzo, situato al’estremo nord del villaggio, posto sulla sommità di una rupe che dava sulla grande cascata. Entrando, i ragazzi rimasero impressionati dalla bellezza degli affreschi sui soffitti.
< Maxi carino aqui. > disse Jar.
Attraversando grandiosi corridoi di marmo decorati e accompagnati da ampie finestre, che davano sul panorama della foresta circostante, Jackson li portò in un’ampia sala, dove attorno a un tavolo vi erano sette uomini e quattro donne, i capi delle tribù, che non appena li videro si zittirono.
< Jackson, che cosa significa questo? Chi sono loro? > disse quello che dalla somiglianza probabilmente doveva essere suo padre.
< I centauri li hanno portati qui. Sono arrivati dalla Città delle Nuvole grazie a questo Gungan.>
Lo stesso brusio sollevatosi fra la folla si ripresentò anche in quella stanza. Gli occhi si puntarono tutti su Jar Wheelie. < Salve. > disse imbarazzato.
< Come mai siete giunti fino a noi? > chiese poi una donna del consiglio rivolta ai ragazzi.
< Ci hanno modificato la memoria. > spiegò Sam. < Non sappiamo più chi siamo veramente. Siamo scappati da persone che vogliono usare i nostri poteri per i loro scopi malvagi. Siamo qui per chiedere il vostro aiuto. >
< Io sono Lando Calrissian, capo di questa tribù. Discuteremo subito di come potervi aiutare. Nel frattempo sarete miei ospiti. Jackson accompagnali a casa, sarò lì appena possibile. >
I ragazzi ringraziarono e quando lasciarno la sala, il consiglio iniziò a discutere animatamente.
< Sono maghi e se sono stati sulla Città delle Nuvole, significa che sono riusciti a evocare il potere assoluto. >
< Potrebbero non esserene nemmeno a conoscenza. Ciò li renderebbe ancora più pericolosi. >
< No, aspettate un attimo. Potebbero non essere chi pensiamo. Potrebbero essere solo dei ragazzi normali con problemi alla memoria. >
< Hai visto anche tu il marchio sul polso di quel ragazzo. Sono sicura che anche gli altri sono marchiati allo stesso modo. >
< Comunque non possono rimanere nel tuo villaggio, Lando. Devi mandarli via subito. >
< Non farò nulla del genere, Callie. > disse serio quello, facendo zittire tutti gli altri. < Quei ragazzi sono il serbatoio del potere più pericoloso che il mondo abbia mai visto. Essedo loro arrivati nel mio villaggio è mio compito assicurarmi che vengano terminati. >
< Ucciderli? Ma sei diventato pazzo? Non si lasceranno mai avvicinare così facilmente. >
< Ecco perché li ho invitati a casa mia, Antwon. Devo ottenere la loro fiducia, e poi mi sbarazzerò del loro Cerchio. >
< E come pensi di fare? >
< Chiamerò i Paladini. >
 
Il team di analisi xenolinguistica a cui era stata assegnata Rose era composto da Jimmy, Mike e Hiro Sulu, un altro fra i più giovani analisti convocati. Tutti i giorni a orari allucinanti si ritrovavano insieme agli altri team a cercare di decifrare il messaggio intercettato.
< Ehi ragazzi credo che l’altro team ci siam arrivato. > disse Jimmy. < Iran. >
< Ma smettila. > lo zittì Mike. < È veramente fuori portata per i maghi iraniani. >
< Tu che dici, cinesi? > chiese Hiro a Rose.
< No guarda non centra niente con i sistemi dei cinesi. >
Ad un tratto su una delle sequenze che stavano esaminando per riscontrare simili comunicazioni, si iniziò a sentire un debole suono.
< Lo sentite? > disse Rose. < Riuscite a prenderlo? >
< Oh oh. > disse Mike.
< C’è una corrispondenza diretta con il segnale di Dundee. > confermò Rose < Hai lanciato una diagnostica? > chiese a Mike.
< Dici che è meglio? >
< Sì, in assoluto. >
< Se è meglio. >
< Oh mio dio. Stanno attaccando di nuovo la rete. > disse Hiro. < Sono…a Nairobi, in Kenya. >
< Qualcuno qui! > chiamò Rose alzandosi dalla sua postazione. < Stanno violando la rete della base a Nairobi! >
Subito si radunarono attorno al gruppo il capo del loro reparto con varia altri analisti.
< Contattate immediatamente i reparti a Nairobi, dite che la loro rete è sotto attacco. > ordinò il comandante. L’uomo che aveva ricevuto l’ordine si smaterializzò all’istante.
< Perché stanno attaccando lì? > chiese Jimmy.
< Abbiamo mandato le informazioni della sede di Dundee a quella in Africa per cercare di deppistarli. > spiegò un ufficale.
< A quanto pare non è servito a molto. > disse Mike.
Uno stridolio assordante risuonò per tutta la sala.
< Che diavolo succede? >
< Stanno bloccando tutto e sottraendo un sacco di dati allo stesso tempo. > rispose Rose cercando di tracciare il segnale aiutata da Jimmy e Hiro
< Non abbiamo più nessun contatto signore. > comunicò l’uomo smaterializzatosi di nuovo accanto al responsabile di reparto.
< Tagliate le linee. > disse Rose.
< Cosa? >
< Non so cosa vogliano, ma lo stanno prendendo! >
Il comandante esitò. Tagliare le linee sarebbe significato buttare giù la rete della difesa, ma al contempo impedire che informazioni preziose finissero in mani nemiche. Alla fine seguì il suggerimento della ragazza. < Tagliate tutte le linee! >
 
Jackson Calrissian si dimostrò un ragazzo molto gentile e intelligente, oltre che estremamente bello. Spiegò ai ragazzi che il loro villaggio era chiamato Threed, anche se dalle dimensioni sembrava più una metropoli che un villaggio, ma per tradizione gli sciamani continuavano a chiamarlo in quel modo. Tutto intorno al lago c’erano altri dieci città come quella e insieme costituivano la Federazione degli Sciamani del Winnipeg, la più piccola della regione dei laghi. Threed nel suo insieme sembrava parte naturale del panorama, soprattutto per la molta vegetazione tra gli edifici, circondati da pergolati ricchi di fiori e piante e per la particolarità di avere tutti i tetti delle case color smeraldo.
< Vi chiedo scusa per essere stato scortese all’inizio. > disse Jackson. < Sapete, non riceviamo molte visite di maghi qui. >
< Senti, posso farti una domanda, Jakson? > disse Lily.
< Certo. >
< Perché siete rimasti tutti colpiti dal fatto che siamo andati nella Città delle Nuvole? >
< Ahm…è complicato. Ma principalmente, perché voi maghi non potete andarci. Voi usate la bacchetta per dare luogo alle vostre magie, e questo vi impedisce di cogliere appieno le più piccole sfaccettature dei poteri della natura. Ma voi non usate più la bacchetta, vero? >
< No purtroppo. > rispose Marie.
< Purtroppo? > disse Jackson. < È una cosa negativa essere entrati in contatto con il vostro elemento naturale e avere la possibilità di sfruttarlo al meglio? >
< Beh…no. Ma però non possiamo smaterializzarci. >
< E chi lo ha detto questo? >
< Come? Voi riuscite a smaterializzarvi? > chiese Adam.
< Certo che si. Per chi ci avete preso? Babbani? >
< Ma allora > disse Marie confusa. < Perché avete le macchine babbane? > indicando alcune auto parcheggiate di fronte ad alcune villette.
< Perché sono belle. > rispose semplicemente.
< Sai Jackson, non hai tutti i torti. > disse Nick che cominciava davvero ad apprezzare quelle invenzioni Babbane.

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Capitolo 18
*** Capitolo 20 ***


Il lavoro si era dimostrato decisamente semplice per le competenze di Scorpius. Più che assistente amministatore era un addetto allo smistamento posta interna all’ufficio.
Doveva dire però che c’erano parecchi maghi bizzarri che lavoravano per Dylan Gould.
< Ribollo ancora per quello che hai fatto prima, Jerry. >
< Posso finire il mio shun milk, Donny? > chiese stizzito quello.
< Non mi interessano le tue bevande esotiche. Non ti azzardare mai più a chiudermi la porta in faccia in quel modo. Io pretendo rispetto! >
Quando l’ascensore si fermò al quarto piano tutti scesero, tranne Scorpius e quell’omino basso di nome Jerry. Apeena l’ascensore tornò a salire, l’omuncolo riprese a bere rumorosamente il suo succo lanciando al biondo occhiate inquietanti. Scorpius cercò di ignorare quelle occhiate fastiode. Teneva la giacca sotto braccio e i documenti che doveva consegnare tra le mani. Doveva arrivare al nono piano, ma quando l’ascensore passò sul sesto, l’omino lasciò cadere il succo sul pavimento e spinse Scorpius verso il muro bloccandolo.
< Lo so tu chi sei. Malfoy, Malfoy. >
< Come? > disse il biondo sconcertato.
< Io ti conosco. Parlo con te! >
La porta dell’ascensore si aprì e Scorpius si fiondò fuori così velocemente che quasi travolse una donna che stava aspettando l’ascensore per scendere. < Scusi. > disse velocemente.
L’omuncolo però lo rincorse e lo prese per un braccio. < Wohw, rallenta tigre. Ti si vede in tre diverse foto con la figlia del Salvatore del Mondo Magico. Non eri tu con lei al ballo dei McCall cinque mesi fa? Vero? Perché tu la conosci la Potter. Ciao eh. > Velocemente Jerry afferrò la giacca di Scorpius e scappò nascondendo in bagno.
< Ridammi la giacca! > Scorpius perse la pazienza, appoggiò i documenti su un ripiano lì vicino e seguì l’omino.
Entrati in bagno Scorpius afferrò il braccio di Jerry bloccandolo, ma questo si dimostrò incredibilmente forte e prendendogli la faccia con una mano lo fece sbattere contro la porta di un gabinetto. Questo si aprì e Jerry lo scaraventò sul water che fortunatamente aveva la tavoletta abbassata. Chiuse la porta e con un balzo l’omino saltò con i piedi sulle gambe del biondo.
< Sono Weng. Gola Weng. Gola Weng. Non ti dice niente? Gola profonda. Intendenza Generale! Parlo in codice! > disse prendendolo per la camicia. Qualcuno entrò in bagno e si lavò le mani. < Accidenti! > disse Jerry. Scorpius cercò di parlare ma l’omino gli mise un dito davanti alle labbra per zittirlo. < Shh! Sorvegliano e ascoltano. > Si sentì il rumore della porta del bagno chiudersi e con un altro balzo l’omino scense dalle gambe del giovane Malfoy. < Io non posso avvertire gli Auror, ma tu, tu puoi. Perché siamo nella merda, sai? Il codice, dark side. Perché nessuno ha più cercato l’antico potere? >
< Lo so che dovrei capire, in fondo parli la mia stessa lingua. È solo che… > si bloccò quando Weng iniziò a sbottonarsi i pantaloni. < Oh che fai? Guarda, ti picchio. >
< E io ti picchio più forte. > gli rispose l’omino. Legato alla coscia aveva un rotolo di fogli che prese in mano e poggiò in faccia al ragazzo, che rimase decisamente disgustato. < È il mio manifesto. Ci stanno eliminando. Chiunque sappia di come risvegliare il… > si interruppe quando un qualcun altro entrò il bagno e andò nel gabinetto di fianco a quello dove erano loro. < La ragazza rischia, e i suoi amici dico. Dipende da te. > non appena Scorpius prese i suoi fogli, Weng uscì velocemente dal bagno, lasciando il biondo molto più che confuso.
 
Tornato di corsa alla sua scrivania, Scorpius aprì il rotolo di fogli che gli aveva dato Weng. Erano degli appunti tutti sconnessi che per il biondo non avvano alcun senso logico. C’erano simboli strani chiamati Vanyarim, note su un potere assoluto e alcuni processi di dirottamento e intercisione.
< Guarda un po’ che ho trovato fuori dal bagno. > disse poi quello che gli aveva affidato i documenti da consegnare rimettendoglieli sul tavolo. < Non te li avevo dati venti minuti fa? Sbrigati. >
< Si signore. > prese i documenti e si avviò verso l’ufficio di un certo Sheldon Moloroviz a cui consegò i documenti. Tornando verso l’ascensore vide poi l’ufficio di Jerry Weng e decise di affrontarlo per chiedere spiegazioni logiche.
< Ho fatto tutto quello che vuoi! > sentì urlare da fuori. Quando aprì la porta però, trovò l’omino che stava parlando da solo, ma non ci diede molto peso.
< Riguardo a quelle cose, dobbiamo parlare. > disse Scorpius.
< Che fai? Non si bussa? Non vedi che ho da fare? Chi sei? Chi sei? > disse tutto agitato.
< Mi sei montato sopra. > rispose duro il ragazzo. < È stata un’esperienza bruttissima e non la dimentico. >
< Non ti conosco! >
< Dentro il bagno. Hai tirato fuori il pacco. Hai tirato fuori il pacco! È vero o no? >
< Non siamo fidanzati! Ok? Mi basta un attimo e ti faccio cacciare!  Oh vedrai principessina. >
Scorpius stava per richiudere la porta quando Weng emise un lamento di dolore. Riaprì la porta e lo trovò con le gambe sui braccioli della sedia e tutto agitato.
< Stai bene? >
< Sono le morroidi. > disse quello mentendo, cercando di controllarsi.
< Ripasso, quando ripasso? >
< Quando hai imparato l’educazione! >
Non appena Scorpius chiuse la porta dell’ufficio di Weng, Cole tornò a essere visibile.
< Non lo conosco! Non rivelerei mai niente! > disse Jerry.
< Jerry. Sei il mio preferito tu. > disse in tono calmo avvicinandosi all’omino.
< Farò sempre tutto quello che vorrete. > disse supplicandolo.
< Lo so. Ma i miei superiori mi chiedono di… suicidarti. >
< Non farlo, ti prego non farlo. Ho fatto tutto quello che Gould mi ha chiesto e farò tutto quello che il consiglio mi chiederà ancora. Non farlo. >
< Cosa hai raccontato a Malfoy? > disse quello avvicinandosi a Jerry.
Inaspettatamente per Cole, Weng estrasse la sua bacchetta e gliela puntò contro il petto. < Ah ah, cazzo! Chi vuole farsi un giro in obitorio? Perché ha sbagliato a metterti contro zio Jerry!  >
Con un semplice gesto, Cole schiantò Jerry facendolo finire fuori dalla finestra. Quando si sporse per vedere il risultato, fu compiaciuto nel vedere il corpo dell’omino spappolato sul cemento nove piani sotto di lui. Compiaciuto del suo lavoro si smaterializzò via.
Quando Scorpius, dal settimo piano si sporse e vide Weng morto sul marciapiede, capì all’istante che qualcosa non andava. C’era una sola persona da cui poteva andare.
 
Bussò animatamente alla porta e quando Albus aprì la porta fu colto alla sprovvista. < Malfoy, che ci fai qui? >
< Ho bisogno del tuo aiuto. > rispose il biondo.
Albus lo fece accomodare. Loro due a scuola non si erano mai sopportati, ma da quando Lily era stata portata via, si poteva dire che i due avevano legato fino ad arrivare a un atteggiamento di simpatia reciproca.
< Cos’è successo? > chiese il moro.
< Oggi uno sviluppatore del mio ufficio è stato ucciso. Poco prima che succedesse parlava di Lily e del fatto che è in pericolo e mi ha dato questi fogli. > disse mostrando i documenti ad Albus. < Parlano di certe procedure e ci sono anche dei simboli stani. >
< Quali simboli? > chiese Rose entrando nella stanza tenendo in mano piatti sporchi. Scorpius non si era accorto che Albus e la sua ragazza avecano ospiti a cena, e il fatto che fosse la famiglia Paciok capitò giusto a pennello.
< Guarda. > disse Malfoy mostrando i fogli alla rossa.
Rose poggiò i piatti nel lavello e si mise a esaminare i simboli. < Dove li hai presi questi? > chiese seria.
< Sai cosa sono? >
< Sono gli stessi simboli del segnale che ha attaccato due basi del ministero. Come li hai avuti? >
< Glieli ha dati uno sviluppartore del suo ufficio. > rispose Albus per lui. < Però oggi è morto. >
< Simboli Vanarym appartenenti agli antichi Titanes. > disse Rose leggendo gli appunti.
< Li sai leggere? > chiese Scorpius.
< No, al ministero ci sono sei piani di analisti che stanno cercando di capire che cosa significhino. Però ora ho un nome. Domani andrò a consultare gli archivi del Ministero e vi farò sapere. >
< Non sarebbe meglio se informassi anche gli analisti del tua dipartimento? > chiese Albus.
< Per dirgli cosa? Al moroso di mia cugina sono stati dati dei fogli scarabocchiati che contenevano gli stessi simboli che erano nel segnale che ha distrutto due basi segrete e sorvegliate del ministero, e crediamo che possano collegare il rapimento di Lily Potter agli attacchi terroristici più all’avanguardia di sempre? Certo come no, ci ritroveremmo immediatamente sotto inchiesta per sospetta complicità. >
< Ha ragione. > disse Scorpius annuendo ad Albus.
< Io ho sempre ragione. >
 
Rose era da più di un’ora chiusa negli archivi del Ministero a cercare informazioni sui simboli Vanyarim.
< Avete chiamato voi per un’aiuto? > disse una gentile signora avvicinandosi alla ragazza.
< Sì, si ho chiamato io. >
< Qualche difficoltà signora Paciok? >
< Sì, cerco un sistema linguistico molto antico, chiamato Vanyarim, che non appare però nei registri dell’archivio. >
< Vanyarim. Veramente è la prima volta che ne sento parlare. > rispose la signora. < Siete sicura di avere le informazioni giuste? >
< Secondo le mie fonti dovrebbe essere una lingua molto antica, risalente al periodo dei demoni Titanes, ma non riesco a trovarla da nessuna parte. >
< Spiacente signora Paciok. > disse sorridente. < Temo che il sistema linguistico che state cercando non esista proprio. >
< Non è possibile. Forse gli archivi sono incompleti. >
< Se una cosa non è registrata nei nostri schedari vuol dire che non esiste. >
 
Quando Rose tornò a casa, invece che un marito premuroso e una bambina dolcissima, trovò ad accoglierla uno sciroccato rompi specchi biondo e Albus.
< Allora? Trovato qualcosa? > chiese impaziente Scorpius.
< Niente. Assolutamente niente. Credo che qualcuno abbia sottratto quei documenti all’archivio. >
< Cancellare i documenti dall’archivio? > chiese esterrefatto Albus. < Ma non si può. Insomma bisognerebbe essere un funzionario di grande importanza per avere accesso alla modifica dei dati. >
< Lo so. È questo che mi preoccupa. > rispose Rose.
< Credi che ci siano infiltrati al ministero? > domandò Scorpius.
< Non sappiamo nemmeno chi sono le parti in causa, o che cosa centri Lily in tutto questo. Ma credo che potrebbe essere una possibilità. >
< E quindi adesso che cosa facciamo? > chiese il moro.
< C’è solo una persona al mondo che può riuscire a decifrare qui simboli. Farò una copia del segnale che ha attaccato la base  Dundeen e glielo farò decifrare. >
< Scusa, se è davvero così eccezionale come analista, perché il Ministero non l’ha reclutato come ha fatto con te? >
< Perché a lui non piace avere a che fare con il ministero. Diciamo che il suo ambito di azione non è strettamente riconosciuto come legale, anche se non l’hanno mai beccato. >
< E come si chiama? >
< Glan Hudson. >
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 21 ***


Passarono tre giorni da quando arrivarono a Threed, nei quali i ragazzi riuscirono dopo tanto tempo a sentirsi tranquilli e sereni.
Quella mattina mentre Nick, Sam e Jar Wheelie erano andati con alcuni sciamani della tribù al lago per pescare, Marie e Lily stavano facendo colazione osservando Adam e Pevv che cercavano di imparare nuove tecniche di combattimento con la spada.
< Piede sinistro avanti. > stava dicendo il maestro Ixus ad Adam. < I movimenti devono essere fluidi. > Con agilità Ixus si scagliò su Adam che con prontezza parò il colpo. Ci furono in quel momento pochi istanti di tregua. < La magia è una parte della tua anima, e la spada è un’estensione del tuo braccio. Concentrati, senti cos’hai intorno. Non devi mai perdere l’equilibrio. Se cadi… > Ixus attaccò di nuovo Adam che con un balzo all’indietro schivò di nuovo il colpo, ma il maestro lo prese per un braccio, riuscì a disarmarlo e a farlo cadere di schiena sul pavimento, puntando così le due spade alla sua gola. < Sei morto. >
Lily osservò divertita la scena.
Sposto poi lo sguardo verso Marie seduta al suo fianco, e notò una strana espressione sul suo volto. Seguì la traiettoria del suo sguardo, e vide Jackson dall’altra parte dell’immensa terrazza su cui erano, intento a fissarla allo stesso modo.
< E quello cos’è? > le chiese Lily.
< Cos’è cosa? >
< Quello sguardo. >
< Non so davvero di cosa stai parlando. > disse bevendo un sorso di tè. < E tu Lily? >
< Io cosa? >
< Come stai? >
< Bene. > rispose mentendo Lily.
< Davvero? >
< Si, certo. Perché me lo chiedi? >
< Hai avuto un incubo ieri sera. > spiegò la bionda. < È tremata tutta la stanza. >
< Perché eri in camera mia ieri sera? Volevi uccidermi nel sonno? > disse cercando di cambiare discorso, anche se non le riuscì.
< Non ero in camera tua, ero nella mia. Ti ho sentito dalla stanza di fianco. > Lily abbassò lo sguardo. < Lily che c’è che non va? >
< Ho un presentimono negativo. > confessò infine la rossa. < È un qualcosa di remoto, elusivo. Non so spiegarlo con precisione. >
< Non concentrarti sulle tue ansie, mantieni la concentrazione solo sul momento presente. >
< E questo da dove viene? > disse ridendo. Non aveva mai sentito parlare Marie in quel tono.
< Me l’aveva detto Cole durante un’allenamento. Sarà pur stato un imbroglione, ma di certo ci ha insegnato molto su come controllare i nostri poteri. >
Pevv si lasciò cadere sulla sedia di fianco alla bionda in maniere davvero poco aggrazziata.
< Oh dio mio…ho un mal di testa che mi sta schiacciando. > disse passandosi una mano sugli occhi.
< Fatti fare qualcosa da quei vudu che hanno messo a posto la gamba di Lily. > gli propose la bionda.
< Non so se servirebbe. > rispose il moro. < È da quando siamo scappati dalla villa, che ogni volta che chiudo gli occhi e mi addormento inizio a vedere strani simboli. >
< Simboli? > chiese curiosa Lily. < Di che genere? >
< Non lo so. Direi antichi, ma non ne sono sicuro. Non so che vogliano dire o se contengono un messaggio. Continuo sempre a fare lo stesso sogno. >
< Uffa che noia! > eslamò poi Marie. < Quando sposterete la vostra conversazione su qualcosa di più interessante fatemi un fischio. > e dettò ciò si alzò dalla sedia e rientrò nella villa.
< Ma che le è preso? > chiese confuso Pevv.
< Non ti preoccupare, le passerà. > Lily sorrise notando che anche Jackson era sparito dalla terrazza. < Credi che i simboli che continui a sognare siano un qualche avvertimento? >
< Non lo so. Più tardi andrò alla biblioteca per vedere se riesco a trovare qualcosa. >
 
Lando entrò nel suo ufficio. Non fece in tempo a sedersi alla scrivania che qualcuno si smaterializzo davanti a lui. < Buon giorno Calrissian. > Era un uomo alto, con i capelli di biondo scuro e un accenno di barba.
< Finalmente vi siete decisi a venire. > disse quasi arrabbiato Lando. < Sono passati tre giorni da quando vi ho chiamati. >
< E i ragazzi? > chiese l’uomo.
< Sono ancora qui. Non sospettano nulla. >
< Bene. Mi chiamo Isaac Argent comunque. > disse porgendo la mano destra a Lando. Questo la strinse. Non gli piacevano i maghi, ma se avere a che fare con loro significava liberare la sua gente da una minaccia ancora più grande, avrebbe stretto tutti gli accordi possibili con loro.
< Quando arriveranno gli altri Paladini? > chiese Lando.
< Altri dieci uomini arriveranno qui stasera. Da quello che mi hanno riferito stasera nel vostro villaggio c’è una festa. >
< Sì. Ma non posso cancellarla se è questo che… >
< Assolutamente no. > lo fermò Isaac. < La festa sarà un eccellente pretesto per riuscire a prendere i ragazzi singolarmente. Io e i mei uomini ci occuperemo di tutto, voi dovete solo fornirci un luogo adeguato per l’esecuzione. >
< Metterò a vostra disposizione una stanza nel palazzo. Mi scusi signor Argent, se posso chiedere…come pensate di sbarazzarvi di quei ragazzi? >
Isaac poggiò una valigetta nera sulla scrivania e ne tirò fuori un piccolo boccetto di vetro. < Ampolle delle streghe. > disse Isaac mostrandola a Lando.
< Cinquecento anni fa erano le armi più potenti per uccidere le streghe. Tutto quello che serve è radice di mandragora, un po’ di sangue e un oggetto personale della strega che abbia assorbito un po’ della sua magia. Tutto quello che bisogna fare è dare fuoco all’ampolla e la stega è morta. E la loro magia muore con
loro. >
< È pericoloso. Se uccidi in modo sbagliato un mago del Cerchio del Potere, i suoi poteri possono passare agli altri, rendendoli più forti. Non possiamo commettere errori. >
< E non lo faremo. > rispose Isaac.
La porta si aprì e Jackson entrò nella stanza, e trovandosi davanti suo padre che armeggiava con strumenti di morte, rimase allibito.
< Che sta succedendo, padre? >
< Signor Argent, ci lasci un momento per fvore. > disse Lando gentilmente. L’altro uomo annuì, lasciando padre e figlio da soli.
< Che stavi facendo? > disse Jackson preoccupato. < Che cosa hai intenzione di fare? >
< Jackson, quello che devi capire è che quei ragazzi sono un pericolo per tutti. >
< Padre loro non sono malvagi. >
< Jackson non si tratta di bene o male: si tratta di potere. > disse severo Lando. < Il potere assoluto può corrompere in modo assoluto. Quei ragazzi presto sentiranno di poter vivere senza più regole, di poter fare quello che vogliono. E nessuno potrà permettesi di fermarli. >
< Hanno il diritto di difendersi. In modo che possano combatterlo e impedirgli di prendere il sopravvento. >
< Figliolo, non riesci a vedere quello che sono veramente. Sono dei mostri. Mi dispiace, ma farò quello che devo. >
 
Pevv era sommerso in mezzo a un sacco di libri su simboli, rune e segni vari. Mentre stava leggendo un capitolo su delle rune Fuþark, qualcosa gli balenò per un secondo davanti agli occhi. Cercò di ignorarlo, ma quel simbolo misterioso balenò davanti agli occhi di nuovo. Sempre più simboli comparvero davanti ai suoi occhi.
Si alzò da dove era seduto e corse via a cercare Marie. Un ultimo simbolo gli balenò davanti e quando poi tornò a vederci normalmente non si accorse di stare scendendo delle scale e ruzzolò fino al pianerottolo. Si chiese per un attimo perché gli stava accadendo tutto quello, poi si rialzò e corse in camera di Marie per parlarle, ma lei non c’era.
Riniziò a vedere quei simboli. Prese poi un rossetto poggiato sulla specchiera e iniziò a disegnarli sulle pareti.
Quando dopo quindici minuti Marie tornò in camera, aprendo la porta si trovò davanti Pevv che guardava con un’espressione da ebete le pareti tutte scarabocchiate e piene di strani simboli.
< Ehi! > disse il ragazzo notando l’amica ferma sulla porta. < Sai quando hai una canzone in testa e non puoi fare a meno di cantarla o fischiarla, e si ripete, si ripete, si ripete, si ripete, si ripete, si ripete. >
< Pevv, che cacchio hai fatto? > disse infuriata.
< Lo so che scleri, non sclerare, si sistema. Porto il codice nella mia mente e ora è sulle pareti, è tutto a posto. > indietreggiando andò a sbattere contro una sedia che cadde a terra. Dopo essere rimasto fermo a guardare la sedia caduta per svariati secondi, Pevv si voltò di nuovo verso Marie come se niente fosse. < Okay, che dicevi? >
Quella infuriata nera, prese il moro per un braccio e lo trascinò in salotto dove tutti gli altri stavano chiaccherando amabilmente.
< Abbiamo un enorme problema. > disse la bionda facendo sedere Pevv ancora intontito. < Questo idiota ha avuto un collasso mentale leggendo troppi libri e mi ha rovinato la camera! >
Ignorando l’ultima parte della frase i quattro si misero a fissare Pevv preoccupati.
< Ehi stai bene? > chiese Lily.
< Ora si. Non so che mi sia preso. >
< Sono ancora quei simboli? >
< Si, ma stavolta li ho visti mentre ero sveglio. > notò di essersene disegnato uno sul braccio e così lo mostrò agli altri.
< Esto es un simbolo Vanyarim. > disse Jar osservando il simbolo.
< Conosci questi glifi? > chiese Adam.
< Quella es vecchia scuola. >
< Avranno un significato. Sai leggerli? > chiese Pevv.
< Leggerli? No, nun es che mi legga tanto. >
< Se non sai leggerli troviamo chi lo sa fare. >
< Io conosco ello! >
< Bene allora andremo da lui. > disse Pevv.
< Non possiamo andarcene. Gli sciamani non ci hanno ancora fatto sapere nulla della nostra memoria. > disse Marie.
< Senti, io sto letteralmente impazzendo. Ho bisogno di sapere che cosa vogliono dire questi simboli. >
< Potremmo dividerci. > propose Nick. < Tre di noi restano qui e tre vanno con Jar. >
< No, dobbiamo rimanere insieme. Singolarmente siamo forti, ma insieme il Cerchio ci da il potere di proteggerci veramente. > disse Sam. < Adesso si sta facendo tardi, ma domani comunicheremo a Calrissian che ce ne andremo. Potremo tornare, ma dobbiamo aiutare Pevv. Siete d’accordo? >
< Sì. > risposero insieme.
 
Quella sera a Threed si svolgeva l’annuale festa delRhiw, ovvero dell’Inverno. Era il 21 dicembre e per gli sciamani era il giorno in cui il buio aveva la meglio sulla luce. Celebravano il rapporto buio-luce accendendo grandi fuochi la notte, quando la luna era alta, intorno a cui si ritrovavano per meditare e riflettere. Si ricordavano i compagni caduti e si progettava il futuro. I grandi falò erano accompagnanti da danze che agli occhi dei ragazzi erano spettacolari.
Sam e Pevv erano andati a cercare Lando, Marie invece era andata da Jackson. Anche Adam, Nick e Jar erano spariti da un po’. Passando vicino ai fuochi Lily si sentì come rinvigorita. Dopo un po’ che non vedeva nessuno si allontanò dal centro della festa per andare a cercare i suoi amici.
Mentre camminava in una stradina che conduceva verso casa di Lando,i palmi le iniziarono a sudare. Una strana sensazione salì da dietro il suo collo, e all’improvviso un panno bianco scese sul suo naso: l'odore che sentì era molto dolce. Tentò di combattere contro le mani che le tenevano il viso premuto contro il panno, ma pian piano sentì le forze abbandonarla. Poi non vide più nulla.
 
Lily si risvegliò con la sensazione di qualcosa di affilato che le tagliava il polso destro. Un grido di dolore lasciò la sua bocca mentre voltò la testa per vedere il volto di un uomo che la fissava, mentre il suo il sangue colava dal polso in un’ampolla di vetro. Cercò di stringere una mano contro il suo arto sanguinante, ma si rese conto che era stata legata alla sedia su cui era seduta. In cerchio intorno a lei c’erano anche Sam, Marie, Adam, Nick e Pevv legati anche loro a delle sedie. Erano stati posti in modo da darsi le spalle per non guardarsi in faccia. Voltò lo sguardo verso destra e vide Adam lottare per cercare di sciogliere le corde. Lo stesso stava facendo Nick sulla sinistra. Notò poi Jar Wheelie rinchiuso in una piccola gabbia di metallo ad osservare la scena terrorizzato e preoccupato per i ragazzi.
< Sanguinate come noi, ma non lo siete. > disse l’uomo vicino a Lily passando l’ampolla ad Isaac. < Avete legato il Cerchio. Non avete altri da incolpare se non voi stessi. >
Il respiro pesante dei ragazzi riempivano l'aria vuota: erano circondati da solfuro di ferro, lasciandoli impotenti di fronte a qualunque cosa quegli uomini avevano deciso di fargli.
< Guarda il mago del Cerchio, ma mai fidarsi di lui. Ogni suo pensiero è un peccato e ogni parola una menzogna. >
< Non abbiamo fatto niente di male! > gridò Pevv.
< Ma lo farete. > rispose Isaac. < Mi dispiace Sam. > disse quello prendendo in mano l’ampolla contenente il sangue di Sam e posizionandosi all’interno del cerchio. < Hai un buon cuore. Ma non è abbastanza per proteggerti dalla tua vera natura. Sarà una cosa veloce. > e detto ciò accese un fiammifero per dare fuoco all’ampolla e ucciderlo.
Lily seduta sulla sua sedia ribolliva di rabbia. Sam si era sempre dimostrato gentile e leale con lei, quasi come un fratello maggiore. Non poteva permettere che gli venisse fatto del male.
< No! > Il grido squarciò l’aria, seguito dal suono di vetri infranti. L’ansimare di Lily attirò su di lei l’attenzione di tutti. Isaac calpestando i vetri si diresse verso il tavolo e afferrò un'altra ampolla. Fece poi posare il suo sguardo su Lily e come il fiammifero acceso cadde nella bottiglia, la ragazzà urlò e una scarica di adrenalina l’attraversò. Il fuoco consumò il sangue, ma poi si alzò e circondò il corpo di Isaac che cominciò a bruciare.
Una volta che il corpo dell’uomo cadde a terra carbonizzato, Adam strappò le sue corde, saltò dalla sedia e attaccò l’altro presente nella stanza. Dopo averlo messo fuori gioco sciolse dalle corde anche gli altri.
Nick liberò Jar dalla gabbia che si strinse subito al suo braccio ancora tremante per la paura.
< Stai bene? > chiese Sam a Lily.
< Sto bene… > rispose ancora agitata. < E’ solo che…l’ho sentito. >
< Che cosa hai sentito? > disse Adam avvicinandosi a lei preoccupato.
< Il potere. >
All’improvviso la porta della stanza si aprì e altri due uomini vestiti di nero entrarono e iniziarono a lanciare incantesimi contro i ragazzi. Pevv, arrabbiato perché avevano provato a uccidere le uniche persone che sapeva concertezza che tenevano a lui, lanciò contro i due una scarica potentissima che li fulminò all’istante. < Dobbiamo andarcene subito! >
Uscirono dalla stanza e cominciarono a correre per i corridoi di marmo del palazzo. Si sbarazzarono delle guardie e riuscirono facilmente a raggiungere la piazza del villaggio.
< La macchina! > propose Marie.
Iniziarono a correre verso una macchina parcheggiata li vicino. Fortunatamente era abbastanza grande per tutti. Nick si mise al volante, accese il motore e senza pensarci due volte iniziò a giudare allontanandosi da quel villaggio il più velocemente possibile.
Come un déjà vu, si ritrovarono braccati da uomini a cavallo di scope. Sporgendosi dal finestrino, Marie e Adam abbatterono i sei che li stavano inseguendo, ma dietro di loro spuntarono altre tre macchine: gli sciamani che li stavano inseguendo, cominciarono a lanciare incantesimi contro la macchina, che per poco non finì contro un albero.
< Noi va a morir aqui! > disse urlando Jar.
< Stai calmo, non siamo ancora nei guai. > rispose Sam.
< No ancora? Per te quando noi nei guai? >
< Jar Wheelie sta zitto! > urlò nervosa Marie.
< Adesso possiamo farla volare? > disse Nick iniziando a guidare verso la cascata.
< Concentriamoci tutti insieme! >
Nick guidò con la macchina giù per la cascata, che invece di cadere in acqua, si sollevò in aria, iniziando a volare lontano dal villaggio di sciamani. Quelli che li stavano inseguendo rimasero bloccati sulla cascata, osservando impotenti i sei andarsene velocemente.
< Okay e ora che si fa? > disse Nick.
< Beh direi di attenerci al piano. > disse Sam. < Troviamo chi sa decifrare i simboli che vede Pevv. Jar Wheelie puoi indicarci la strada? >
< Mi certo può fare esto. Mi puorta voi da Nero! >

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Capitolo 20
*** Capitolo 22 ***


Rose sapeva che era proibito fare una copia del segnale e portarlo fuori dal Ministero, ma c’erano troppe cose scollegate e voleva avere delle risposte.
Il ragazzo che l’avrebbe aiutata si chiamava Glan Hudson: aveva un anno in più di lei e a suo parere era il migliore xenolinguista e criptografo di tutti i tempi. Da qualche tempo si era trasferito in un cottage fuori Londra, e fortunatamente aveva informato la rossa del luogo esatto in cui stava.
Dopo essersi smaterializzata davanti al cottage, bussò alla porta e quando Glan aprì, si fiondò subito in casa senza lasciargli il tempo di obbiettare. < Senti, scusa se ti disturbo. >
< Ah, Rosie. > disse Glan sorpreso di vederla. Era un ragazzo piuttosto in carne, con la pelle scura e i capelli corti neri.
< Aiuto, aiuto. > disse la ragazza.
< No, questa è la mia boccata d’aria. Il mio posto di zen e pace. E poi è Natale! >
< Ascoltami. > disse supplichevola Rose.
< Glan chi è? > dal piano di soprà arrivò un urlo.
< Nonna piantala un po’! > urlò il ragazzo verso le scale. < Che ci fai qui? > disse poi con un tono tranquillo alla rossa.
< Glan! > la nonna urlò di nuovo.
< Nonna, piantala o vengo li e ti bevo tutto il succo! >
< Glan, sei lo smanettone migliore che conosca. > disse Rose.
< No no no Rosie. Io sono venuto qui per smettere di… >
< Glan davvero. Non vuoi vedere informazioni classificate? >
A quelle parole il ragazzo drizzò le orecchie. Rose sapeva che lui non avrebbe potuto resistere alla tentazione di guardarle.
< Classificate come? > chiese curioso.
< Da ‘andrei a finire dentro e poi butterebbero la chiave’ per quanto sono classificate. >
< Sì! > esultò il ragazzo. < Sbirciatina. >
Andarono nello studio del ragazzo attrezzato delle apparecchiature di ricezione di segnali più moderne e delle fonti più fornite sullo studio dei simboli.
< Il segnale è forte da paura. > disse Glan ascoltandolo attentamente. < Dove hai detto che l’hai preso? >
< Ha forzato la frequenza della base del Ministero a Dundee in meno di un minuto. >
< Non dirmelo. > disse stupito.
< C’è un messaggio all’interno del segnale. È della lingua Vanyarim, ma non sono riuscita a decifrarlo con le informazione degli archivi ministeriali. >
< Con le loro fonte antiquate non ne sono per niente sorpreso. La lingua è molto antica. >
< La conosci? >
< Non molto bene, ma sono in grado di decifrare alcuni simboli. Faccio la mia magia. >
In poco più di cinque minuti, Glan era riuscito a tradurre alcuni dei simboli, ma agli occhi dei ragazzi la trascrizione continuava a non avere senso.
< Con Dar? >
< Cos’è il Progetto Daimon? >
< Chi è Roland? >
I due ragazzi non ebbero il tempo di farsi altre domande, che attorno a loro si smaterializzarono dieci agenti del ministero che gli puntavano le bacchette contro. Al Ministero avevano scoperto che Rose aveva fatto una copia del segnale e l’avevano subito rintracciata. Glan spaventato urlò come una ragazzina.
< Non sul tappeto con le scarpe! Nonna non vuole che si vada sul tappeto con le scarpe! >
Su dieci Paladini mandati a uccidere quei ragazzi, solo uno era tornato, e ora doveva fare rapporto al loro capo, Roland Cox, un uomo sulla cinquantina, alto, muscoloso, dalla pelle scura e con un gran brutto caratteraccio.
< E’ andata bene? > chiese Roland seduto davanti al camino acceso.
< Abbiamo perso i ragazzi, signore. > disse l’uomo sopravvissuto a Threed. < Qualcuno sta schermando il loro segnale. >
< Non sei utile neppure per schiacciare dei piccoli insetti! > disse alzandosi in piedi rabbioso.
< Sei insetti fra sette migliardi, signore. Adesso che non riusciamo più a individure la loro traccia magica, è come de fossero comuni Babbani. Potrebbero essere ovunque. > disse quel poveretto terrorizzato.
< Allora saranno loro a trovarli per noi. > disse serio Roland. < Il Ministero della Magia non è stato utile a niente. È ora che il mondo dei Babbani sappia della nostra presenza. Basta nascondersi. Nessuna pietà! >
 
Jar Wheelie aveva raccontato ai ragazzi che conosceva un vecchio mago, chiamato Nero, che era a conoscenza delle antiche leggende sul Con Dar, sui simboli Vanyarim e sul Cherchio Originale di quelli che il Gungan chiamava dei.
L’unico intoppo era che Nero viveva ad Atlanta, a 2145 km da dove si trovavano attualmente i ragazzi.
Erano scappati da Threed da solo un giorno e si erano nascosti a Burns Lake, una graziosa cittadina rurale. Avevano viaggiato tutta la notte e alle prime luci dell’alba erano atterrati sull’autostrada babbana che li aveva portati in quella cittadina. Con lo stesso trucco usato a Pinawa, si fecero dare due camere in un albergo e raccolte mappe e cartine stradali avevano deciso la strada migliore da prendere per Atlanta. Dovevano cambiare macchina e prenderne due, così da non stare tutti ammucchiati come sardine, e, a turni di quattro ore ciascuno, avrebbero guidato senza mai fermarsi fino ad Atlanta, esludendo soste per bagno e benzina.
Nick e Pevv erano andati a recuperare cibo per il viaggio e nuovi cellulari, apparecchi che nelle loro condizioni si erano dimostrati davvero utili. Jar Wheelie era andato con loro, visto che i Babbani non lo potevano vedere. Marie e Sam, che avrebbero fatto il primo turno di guida, erano rimasti in albergo a riposare, mentre Adam e Lily si dovevano occupare di procurare nuovi vestiti per tutti.
Mentre stavano tornando in albergo dopo aver fatto i loro giri, Adam camminando accanto alla rossa, notò la sua espressione preoccupata. < Lily va tutto bene? > chiese gentilmente.
< È che…come possono esserci persone che ci odiano così tanto? Non abbiamo fatto niente. Non lo abbiamo scelto noi. Quando quell’uomo aveva in mano il sangue di Sam… >
< Lo so. >
< Ma chi sono? Perché ce l’hanno tanto con noi? > Quelle erano domande che tormentavano tutti loro.
< Non lo so. > rispose avvilito. < Speriamo che i simboli che vede Pevv ci portino a qualcosa di utile. Posso chiederti…cosa hai provato quando quell’uomo ha incendiato la boccetta con il tuo sangue? Ho visto il fiammifero toccare il fondo, e credevo saresti morta. >
< È stato orribile. Ero sicura sarei morta veramente. Non ho mai provato una paura simile. Quel panico. Io…ha inondato tutto il mo corpo. Poi…è esploso. La parte peggiore è che…mi è piaciuto. >
< Cosa ti è piaciuto? >
< La sensazione di potere. Uccidere coloro che mi stavano per strappare via la vita e lasciare che la paura mi salvasse. So che non è giusto…ma è stata proprio una bella sensazione. > disse con un po’ di rammarico.
I due continuarono a camminare in silenzio per un po’, fina a quando poi Lily decise di interrompere quell’imbarazzante momento.
< Credi che ci conoscessimo prima? Insomma io ho 18 anni, tu ne hai 20, anche se in case diverse, abbiamo frequentato entrambi Hogwarts. Ci saremo sicuramente incrociati nei corridoi. >
< Probabilmente. > rispose Adam. < Ma non lo ricordo. Non ricordo neanche Nick e Sam. Tu cosa ricordi? >
< Non molto a dire il vero. Solo fatti. So di essere andata a Hogwarts, di essere stata fra i Grifondoro, ma non ricordo lo smistamento, non ricordo le mie compagne di dormitorio, i miei amici. >
< Anche per me è così. >
< Credi che sia reversibile? Che torneremo a ricordare della nostra vita prima di Micheal e Amanda? >
< Non lo so. Ma lo spero. >
 
La luce del sole illuminava la stanza. Marie aveva appena fatto una bella doccia rilassante. Intanto, in camera entrò una specie di piccolo folletto. Era un Berretto Rosso, dall’aspetto emaciato e con capelli radi sui quali era posato un piccolo cappello rosso. Quando vide che nella stanza non c’era nessuno, quello iniziò a frugare fra i cassetti e gli armadi cercando disperatamente qualcosa. Il rumore che stava facendo attirò l’attenzione di Marie, che quando uscì dal bagno e vide quell’essere, non esitò due volte a prendere la pinza posta vicino al camino e afferrarlo per la gola.

< E’ il meglio che sai fare? > disse in tono di sfida quello. < È questo il meglio che sai fare?! >
Marie incavolata prese una candela accesa posta sul comodino e gliela spense nell’occhio sinistro. < Ahi! È il mio occhio brutta stronza! >
< Rispondi a tono ora? >
< Cerco la conoscenza del potere, ordine di Roland. > disse il Berretto Rosso.
< Che conoscenza? >
< Avete la conoscenza, voglio la conoscenza, dammi la conoscenza, voglio la conoscenza, dammi la conoscenza, mi fanno secco, sono morto senza la conoscenza! > Marie strinse la presa della pinza attorno al collo di quello.
< Piano dea della guerra! Sono solo un piccolo addetto al recupero rottami. >
< E io sono il tuo peggiore incubo. >
La bionda lo buttò in una scatola per attrezzi, che qualcuno fortunane aveva lasciato in camera, e lo chiuse dentro siglillandolo.
Pochi istanti dopo Nick, Pevv e Jar entrarono nella stanza. Quando videro la scatola muoversi fissarono tutti lo sguardo su Marie.
< Che diavolo c’è li dentro? >
< Una bomba! Tic tic tic tic….> disse il Berretto Rosso chiuso nella scatola.
< Ha detto che cercava una conoscenza. Non ho capito cosa volesse, ma qualcuno sa che siamo qui. Dobbiamo chiamare Sam, trovare Adam e Lily e filare da qui subito. >
 
< Ok Rosie, ti faccio un quadro di come andrà. > disse Glan. < Entrano e giocheranno a auror buono e sbirro cattivo, tu non cascarci. Siamo tu ed io. Quando entrano, non dire niente. >
Glan e Rose erano stati condotti al Ministero e gli auror li avevano chiusi in una stanza vuota, senza finestre, illuminata da luce artificiale, all’interno della quale vi era solo una scrivania e due sedie, sulle quali erano seduti i due.
Dopo poco entrarono due uomini: uno alto, pelato e mucoloso, che si mise in piedi vicino ai due ragazzi; l’altro, che teneva in mano una cartelletta, si mise all’altra estremità del tavolo rispetto ai ragazzi, e quando lasciò cadere i documenti sul tavolo, Glan scattò.
< È lei! > iniziò a urlare. < Lei è stata! È lei la vostra donna! Io stavo tranquillo davanti ai miei cartoni quando è arrivata lei! >
< Glen che schifoso! > rispose Rose.
< Ehi io non ci vado al fresco per te! Nè per nessun altro! Non ho fatto niente di male, mai in tutta la mia vita. Ehi bello sono ancora vergine. > disse alzandosi verso l’auror pelato, che subito lo fece sedere di nuovo. < Ok confesso: ho scommesso qualche svariato galeone sui Chudley Cannons, chi non l’ha fatto? Chi non l’ha fatto! >
< Glen ora taci! > disse Rose.
< No tu ora taci! Non rivolgerti a me! Non rivolgerti a me criminale! > poi appoggiò i gominti sul tavolo e si prese la testa fra le mani. < Calo di zuccheri. >
< Non è colpa sua. > iniziò a spiegare la rossa.
< Visto? Posso andare a casa ora? > disse alzandosi di nuovo Glan, e di nuovo l’auror lo fece sedere. < Ok, aspetto ancora un altro po’. >
< Sentite, fatemi parlare con il Segretario della Difesa. > disse Rose ignorando Glan. < Chi ha attaccato la rete del Ministero ha scaricato delle informazioni su un certo Roland, e su un Progetto Daimon. Fatemi parlare con lui prima di scendere in guerra con il paese sbagliato. >
 
< Fatemi uscire! Fatemi uscire di qui! >
Era da più di tre ore che il Berretto Rosso, rinchiuso nel bagagliaio della macchina, continuava a lamentarsi e a urlare.
< Sarà stata una buona idea portarlo con noi? > chiese Sam al volante.
< Possiamo sempre lasciarlo sul ciglio della strada, se non sta zitto! > disse Nick rivolto verso il bagagliaio.
< Oh si cetro! Prendetevela con il povero Robin! > continuò a dire il piccoletto.
Poco distante dalla loro auto, c’erano in un’altra macchina Adam, Pevv, Lily e Jar.
< Mi non piace che vus ha teniuto quel Redcap. Lor uccidono, lor cattivi. >
< Jar Wheelie, ti prego, abbiamo capito che non ti piace quel Berretto Rosso, ma ti prego, chiudi un po’ quella bocca! > disse esasperato Pevv. Non ne poteva più di sentirlo lamentare riguardo a quell’altro piccoletto.
< Mi ha aviertito vus. Mi es preochiupato per vus. >
Arrivati poi al confine tra Canada e Stati Uniti, rimasero bloccati in una lunghissima fila davanti al casello. Rimasero fermi per più di un’ora, insieme a tanti altri babbani, a causa dell’improvviso aumento di vigilanza lungo tutto il confine. Avendo sentito parlare i Babbani, i ragazzi avevano intuito che quello era un confine molto controllato per combattere il traffico illegale di stupefacenti e armi, ma che le autorità avevano triplicato i controlli a causa di recenti attacchi terroristici. I ragazzi rimasero un po’ perplessi di quelle lunghe e noiose procedure Babbane, ma non poterono far altro che aspettare.
Lily era andata a prendere da mangiare ad una stazione di servizio non poco lontana dalla frontiera, ma mentre stava tornando dai suoi amici incominciò a sentire la pioggia picchiettare sulle macchine. Poi la pioggia, che aveva iniziato a scendere forte, si interruppe all’improvviso. Qualche istante dopo, Lily vide una fitta nebbia avvicinarsi lentamente. Continuò ad avvicinarsi a velocità costante e la temperatura si fece improvvisamente fredda. Sapeva perfettamente che cos’era. Lasciò cadere gli snaks per terra e cominciò a correre tra le macchine per raggiungere gli altri.
< Via! > urlò da lontano. < Via! >
< Che c’è? >
< Correte! >
Una figura grigia incappucciata colpì Lily alla schiena, scaraventandola addosso a Nick.
I Babbani intorno ai ragazzi non riuscivano a capire, ma loro sapevano: Dissennatori.
Jar Wheelie cominciò a gridare e a scappare verso il casello, mentre il cielo si fece subito pieno di oscure figure incappucciate che cominciarono ad aggredire la gente. Sam aprì il baule della macchina e fece uscire Robin Berretto Rosso, che iniziò subito a correre dietro Jar Wheelie, seguito a ruota dai sei ragazzi.
All’improvviso il terreno vibrò sotto i loro piedi. Alcuni maghi oscuri vestiti di nero cominciarono a colpire le varie macchine facendole esplodere una dopo l’altra. La gente fuggiva incespicando tra i rottami e le fiamme.
La calca di Babbani fece dividere i ragazzi che però continuarono a correre in direzione della frontiera. Non avevano le loro bacchette. Non potevano difendersi contro i dissennatori senza un’incanto patronus.
Quando uno di loro prese Lily per la gola e cominciò a risucchiarle via la felicità, la ragazza si sentì subito paralizzata da un forte senso di depressione e tristezza che non riuscì a combattere.
Una luce bianca e calda fece allontanare quel Dissennatore dalla rossa che rimase un attimo stordita. Si appoggiò con la schiena a una macchina e quando guardò verso colui che aveva evocato il patronus rimase colpita dalla bellezza del giovane mago. Alto, altletico, con i capelli color oro e due occhi verdi incredibilmente magnetici.
< Lily che piacere rivederti. > disse tranquillamente osservando la ragazza alzarsi ancora un po’ scombussolata. < Sai non credevo ci avrei messo così tanto a trovarvi. >
< Chi sei? >
< Oh perdonami, nemmeno l’altra volta sono stato molto cortese. > disse sorridendole. < Io mi chiamo Joseph, e sono qui per riportarvi tutti a casa. Lavoro per coloro che vi hanno concesso i vostri poteri, e sono tutti molto preoccupati. Non si aspettavano che li abbandonaste in quel modo. >
< Non si aspettavano che scappassimo, vorrai dire. > rispose la rossa.
Joseph sorrise. < Noi siamo i buoni, Lily. >
< I buoni? Sai, non mi sembra proprio. >
< Non siamo noi quelli da cui vi dovete difendere, quelli che hanno cercato di uccidervi quando eravate a Threed. >
Quelle parole attirarono l’attenzione della ragazza. < Non erano i vostri Ingoiatori? >
< No, quelli erano i Paladini. >
< Cosa? > chiese confusa.
< Già ci si può confondere con tutti questi nomi. Ingoiatori, Paladini. Ma quello che devi ricordare è che noi vogliamo solo aiutarvi a controllare il vostro potere, mentre loro vogliono…beh uccidervi. >
In lontananza un lampo colpì una macchina, dopodichè si videro in cielo una serie di fulini. Pevv.
Lily diede le spalle a Joseph e iniziò a correre verso i suoi amici, ma venne subito fermata dal ragazzo alto e affascinante che si smaterializzò davanti a lei bloccandola per un braccio.
< Non è educato andarsene senza salutare. Ma visto che non vai da nessuna parte > disse avvicinandosi al viso della rossa < sei perdonata. >
Con la gamba Lily tirò al ragazzo un calcio nello stomaco che lo fece indietreggiare. Ne approfittò per continuare a correre, ma dopo pochi metri Joseph la prese per i capelli tirandola a sé.
< Non mettere alla prova la mia pazienza. > disse tenendola stretta, la schiena di lei a contatto con il petto di lui. < sto cercando di essere gentile, ma con quel tuo caratterino è quasi impossibile. Anche l’altra volta abbiamo avuto questo genere di problemi. >
< Quale altra volta? >
< Quando ti ho portato via dalla tua famiglia per farti diventare ciò che sei ora. >
< E cosa sarei? > chiese in tono di sfida.
Joseph appoggiò il suo mento sulla spalla di lei. < Un’immortale. > sussurò al suo orecchio.
 
 
 

A questo punto credo sia necessario un chiarimento.
Ci sono da una parte i Paladini, che si sono presentati agli Auror come maghi che vogliono difendere l’umanità dal potere assoluto (e nella loro mentalità contorta è vero), e dall’altra c’è il Consiglio, che ha evocato il potere assoluto tramite i sei ragazzi.
I Paladini hanno come unico scopo quello di impedire che il potere assoluto prenda il controllo del mondo. Per farlo devono uccidere i ragazzi e non gli importa quante vite dovranno essere sacrificate per riuscirci.
Il Consiglio, invece, vuole controllare il Con Dar attraverso i ragazzi. Anche se può sembrare, non sono Dylan Gould, la signora Coulter, Xander, Victoria e Conrad Grayson i membri del consiglio. Loro sono solo i loro portavoce, e tutti gli altri (Micheal, Amanda, Cole, Joseph…) sono ai loro ordini. I veri membri del consiglio si presenteranno più avanti.
Il segnale che Rose aveva intercettato, e che Glan è riuscito in parte a tradurre, è il codice di comunicazione che usano i Paladini. Ergo, le trasmissioni intercettate dal Ministero, sono dei Paladini che hanno attaccato le basi per cercare informazioni sui ragazzi.
I simboli che vede Pevv, sono gli stessi simboli che fanno parte dell’alfabeto Vanyarim, ovvero quelli che usano i Pacificatori, ma non hanno lo stesso contenuto. Si scoprirà poi che quell’alfabeto era lo stesso che veniva utilizzato 3 mila anni prima dai membri del Cerchio Originale, ma questo verrà spiegato meglio nei prossimi capitoli.
Grazie a tutti che continuate a leggere la mia storia! E un grazie speciale a quelli che l’hanno recensita!

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Capitolo 21
*** Capitolo 23 ***


Immortale.
Non ne capiva il senso logico. Una persona immortale non poteva morire, ma lei poteva morire. Tutti loro potevano morire. O forse il loro nuovo potere li aveva davvero resi immortali?
Joseph teneva acora Lily stretta a sé, quando una potente onda lo lanciò lontano dalla ragazza.
Lily si voltò e vide Sam e Nick che avevano usato una convergenza per aiutarla. Subito lei corse dai suoi amici, e tutti e tre si diressero veso la frontiera. Adam, Pevv, Marie e i due piccoletti li stavano aspettando dall’altra parte, pronti a guidare lontano da li. Quando Nick salì nell’auto di Marie e Pevv, e Sam e Lily in quella di Adam, i ragazzi si applicarono per far diventare invisibili le due macchine.
Il loro incantesimo riuscì, e sia Pevv che Adam non tolsero il piede dal pedale dell’accelleratore finché, diverse ore dopo lo scontro con gli Ingoiatori, non entrarono nello stato del Nebraska. Durante il viaggio Nick aveva creato una sorta di box metallico in cui aveva rinchiuso il Berretto Rosso, il quale non aveva fatto altro che lamentarsi e minacciare di morte i ragazzi per tutto il tempo.
Scelsero di nascondersi in una casa di Babbani, che in quel periodo erano andati in vacanza, situata appena fuori un centro abitato.
Decisero che avrebbero passato i due giorni successivi nascosti lì, per poi riprendere il viaggio verso Atlanta. Nessuno di loro si era ferito in modo grave: avevano solo ferite superficiali e svariati lividi. Dopo aver posto sulla casa alcuni incantesimi di protezione, passarono quella notte a dormire sonni irrequieti.
Il giorno seguente si svegliarono con un delizioso profumo di cibo fatto in casa. Jar Wheelie gli aveva preparato la colazione: cereali, uova, pancetta, frittelle, e tante altre delizie. Divorarono tutto in un lampo, e non si soffermarono a chiedere da dove il Gungam avesse preso tutte quelle bontà.
Trascorsero quella giornata ancora nella preoccupazione che qualcuno riuscisse a rintracciarli, ma non successe nulla.
Quando Jar Wheelie, il mattino seguente, dopo essere uscito a procurare dell’altro cibo, tornò a casa tutto agitato, i ragazzi capirono che qualcosa non andava.
< Jar che hai? > chiese Sam.
< Mi es divientato muy pratico con facciende di non-magicanti. > iniziò a blaterale. < Lor es muy intellighienti quando vuogliono trasmettere messaggio: hanno teliefuno che puorti siempre con te, scatola magica dalle belle immagini e son… >
< Ok piccolo amico arancione. > lo interruppe Marie. < dicci che è successo. >
Il Gungam afferrò il telecomando della televisone babbana e la accese appena in tempo per ascoltare un servizio di un telegiornale che parlava dei vari attacchi terroristici degli ultimi giorni.
< I militari hanno comunicato di avere assunto la condizione delta, cioè il livello più alto di allerta dall’11 settembre. È il peggior attacco simultaneo che la terra abbia subito a memoria d’uomo. La portaerei americana, la USS Roosvelt, è stata affondata a largo della East Cost, l’equipaggio è ancora disperso. Le vittime nel mondo sono stimate intorno ai sette mila morti, ma è un numero che potrebbe aumentare. È ancora presto per dirlo, ma quello che ci chiedamo è chi e perché. L’FBI sta ancora cercando i sei giovani. Si ritiene che abbiano informazioni sugli attacchi, ed è richiesta la collaborazione degli assetti di polizia mondiali. Una telecamera del traffico ha avvistato i ragazzi meno di due giorni fa al confine fra Canada e Stati Uniti, nello stesso luogo e tempo in cui è stata registrata una violenta scossa sismica. Ecco di nuovo il messaggio che è stato trasmesso simultaneamente in tutto il mondo >

L’immagine del giornalista americano scomparve, lasciando spazio sullo schermo a un uomo incappucciato dalla voce tetra e angosciante.
< Cittadini dell'alveare umano, i vostri leader non vi hanno detto il vero: non siete soli in questo Mondo. Noi maghi abbiamo vissuto tra di voi nascosti, ma ora non più. Come avete visto, possiamo distruggere le città a nostro piacimento, a meno che non ci consegnate questi sei ragazzi >
Si susseguirono allo schermo una foto ritraente ognuno dei sei giovani maghi in fuga.
< Se ci resisterete, distruggeremo il Mondo com'è ora! >
Il giornalista tornò sulla scena, e mentre continuava a parlare degli effetti disastrosi che avevano provocato i vari attacchi, Sam, Marie, Nick, Pevv, Adam e Lily erano rimasti sconvolti dalle rivelazioni di quel telegiornale.
Pur di trovarli, quei maghi avevano rivelato l’esistenza del loro modo. Ma la domanda era: chi aveva svelato l’esistenza del mondo magico? I Paladini o il misterioso Consiglio con i suoi Ingoiatori?


Il Ministero della Magia era in completo stato d’emergenza. Nelle ultime cinquantadue ore, ben sette attacchi a sette diverse città Babbane erano stati effettuati dallo stesso gruppo di maghi che aveva attaccato le loro basi. Hong Kong, Roma, Parigi, Mosca, New York, Buenos Aires e Sydney erano precipitate nel caos più totale.
L’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, il Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici e l’Ufficio per la Collaborazione Magica Internazionale erano in completa mobilitazione.
Oltre al notevole numero di vittime e alle città babbane quasi interamente distrutte, i problemi erano legati all’impossibilità degli Auror di riuscire a risalire ai mandanti dell’attacco e a quella delle varie squadre di Obliviatori di agire a livello mondiale.
< Signore, cerchi di ricordare che quando la Sicurezza Nazionale chiede fondi, chiama me, quando gli Obliviatori devono eliminare un bersaglio chiedono sempre prima il mio permesso, e quando il Minstro vuole sapere i membri del Wizengamot politicamente vulnerabili in termini, diciamo, di condotta morale non impeccabile, chiama il mio ufficio. >
Charlotte Miring, Direttore delle Forze Magiche Nazionale, una donna prepotente, impaziente, che amava il controllo, aveva appena zittito uno dei più importanti membri del Wizengamot. Quando Harry la vide dirigersi verso di lui gli si formò un groppo in gola. In fondo, aveva il grado più alto del ministero e rispondeva solo al Ministro in persona. Era come fosse il suo capo.
< Signor Potter, mi dica che i suoi Auror sono riusciti a rintracciare i sei ragazzi. > disse lei con tono impassibile.
< Stiamo facendo il possibile, signora. > rispose lui. < Stiamo provando a rintracciarli da mesi ormai, ma ancora non siamo ancora riusciti a… >
< E quei “Paladini”? >
< Non siamo riusciti a trovare neanche loro, signora. >
< Basta con ‘signora’. Non mi chiami ‘signora’. Le sembro forse una ‘signora’? >
< No, signora. Sì, sì, signora. Sì. > rispose inebetito Harry.
< Il numero dei morti è catastrofico. > continuò a dire Miring, ignorando l’ultima risposta dell’auror. < Il mondo babbano ha subito sette gravi incursioni da parte di questa misteriosa minaccia, e noi non siamo riusciti a fare nulla per impedire che innocenti venissero uccisi. Ha intenzione di provare a rendersi utile in qualche modo, signor Potter? >
< È una situazione pericolosa. > rispose molto a disagio Harry. < Gli Auror non sarannò in grado di fronteggiare un agguerrito esercito. >
< Non accetterò una linea di condotta che ci conduca alla guerra. > rispose solenne Miring. < E ora mi scusi, ma Kingsley Shacklebolt mi sta aspettando. Dobbiamo andare a discture con il Primo Ministro babbano. >

 
Rose e Glan erano stati trattenuti in quella squallida stanza per gli interrogatori.
Grazie all’intervento di Ron, i due vennero rilasciati, essendosi accordati con il Ministero per tornare e aiutare a decifrare tutti i segnali che erano legati ai vari attacchi terroristici.
Dopo essere tornata a casa dalla sua famiglia, non perse tempo e chiamò subito Albus e Scorpius.
< Rose, ti hanno appena rilasciata, sei davvero sicura di voler continuare? > le chiese Frank.
< Si tratta di Lily, Frank. Quindi sì, sono sicura. > rispose decisa.
Il marito le sorrise. < E’ per questo che ti amo. Porto Lydia da Victorie e Teddy, e poi torno ad aiutarvi. >
< No, rimani con lei. >
< Agli ordini capo. > rispose scherzando. Dopo averle dato un bacio, salì in camera della loro piccola e, con lei in braccio, si smaterializzò dai Lupin.
Dopo dieci minuti, Albus e Scorpius bussarono alla porta.
< Ecco le ricerche che hai chiesto. > disse Albus. < Non siamo riusciti a trovare molto su quel Roland, anzi niente. Ma abbiamo riscontrato diverse leggende trattanti del Con Dar, o tradotto dalla lingua Vanyarim, il potere supremo. >
< O assoluto. > disse Scorpius. < Non siamo certi di quale sia più giusto. L’alfabeto che ci hai fornito era un casino. >
< Come stanno i tuoi? > chiese la rossa al cugino.
< Hanno una figlia ricercata per non si sa quale motivo, e se non saranno loro a trovarla per primi, probabilmente verrà uccisa. Quindi non molto bene. >
< Anche i miei zii stanno così. > disse Scorpius. < Ma almeno hanno la certezza che Adam sia ancora vivo. Sono passati più di due anni da quando lo hanno preso. Almeno ora si è riaccesa la speranza. >
Un ragazzo dai capelli rossi spettinati si smaterializzò in salotto atterrando su un tavolino.
< Hugo! > lo sgridò la sorella.
< Oh, andiamo. Ti ho fatto solo un favore. Era orrendo quel coso. >
< Che ci fai qui? > chiese Rose irritata.
< Ho fatto una ricerca su quello sviluppatore ucciso al tuo ufficio, Scorpius. > disse rivolto al biondo.
< Hai coivolto mio fratello? >
< Beh, tu eri stata arrestata. > si giustificò lui.
< E tu eri d’accordo? > chiese Rose arrabbiata ad Albus.
< A dir la verità, è stata una mia idea. >
< Possiamo tornare a concentrarci sulle informazioni che ho trovato? > disse Hugo sventolando vari documenti.
< Che cosa hai scoperto? >
< Quel Weng non è stato il primo. Ci troviamo di fronte a una moria di maghi. > spiegò appendendo al un muro alcune foto. < Disperso, morto, incidente in volo, morto, deceduto, altro incidente. Insomma sono maghi. Va bene compiere incantesimi di un livello più che avanzato, ma non sanno volare decentemente su una manico di scopa. >
< Si infiltrano, li intimidiscono, li costringono a fare il loro sporco lavoro e una volta fatto batush: un doppio tappo nel cervello. > disse Albus.
< Ma c’è di più. > continuò Hugo. < Sembra che fossero tutti dipendenti della Hotchkiss Gould Investments. >
< Cosa? > disse Scorpius confuso.
< Ma non è dove lavori tu? > chiese il moro.
< E’ esatamente dove lavoro io. >
 
< Una faida fra maghi è approdata da noi, e ora i nostri soldati ne pagano il prezzo! > stava urlando il Primo Ministro babbano. < Il segreto è svelato! Questa è la nostra guerra ora, e la vinceremo nel modo di sempre: con la coordinazione militare e la strategia. >
< Questo sciocco è terribilmente mal informato. > disse Charlotte Miring rivolta a Shacklebolt.
< Vi serviranno tutti gli assetti di cui disponiamo per poter pensare anche solo di sopravvivere. > disse calmo Kingsley.
< A noi servono solo piani di battaglia. Mentre esploriamo ogni possibile soluzione diplomatica. >
< Per esempio consegnare i ragazzi? > chiese il Ministro della Magia.
< È una possibilità, sì. > rispose il primo ministro Babbano.
< Qualunque cosa quei maghi oscuri cerchino, questo non è che l’inizio. > rispose Shacklebolt.
< Non cercherete di negoziare speriamo? > chiese Miring.
< Non posso discuterne più con voi. E ora andate via. Fuori! >
Cacciati in maniera brutale, i due maghi si smaterializzarono di nuovo nell’ufficio del Ministro della Magia da cui erano partiti.
< Quel tipo non mi è mai piaciuto. > disse Kingsley. < È un gran coglione. >

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Capitolo 22
*** Capitolo 24 ***


Il cielo era vuoto, un blu senza nuvole. Le strade erano sgombre. Non c'era nessun nemico, nessun pericolo. Era pomeriggio inoltrato quando si fermarono davanti a un piccolo negozio indicatogli da Jar Wheelie.
< Alimentari. > disse Nick. < Bella facciata. >
< Nero lavuora li dientro. Da a mi siempre ottimi bocconi quando vado. >
< Entriamo io e Nick. > disse Adam. < Aspettate qualche minuto e poi raggiungeteci. >
Quando i due ragazzi entrarono trovarono vari babbani in fila per comprare la carne, e dietro il bancone un uomo bizzarro che stava servendo i clienti.
< Numero 42 la tua picanha è pronta. A chi tocca? >
< Idiota! > disse una donna anziana all’uomo. < Ti ho detto mille volte che il salmone va prima in salamoia e poi affumicato. Tu hai rovinato un bel pezzo di pesce! >
< Ma sono un ninja con le lame. È una forma d’arte! > la donna squotendo la testa si allontanò, e lui fissò gli occhi su Adam. < Giovane il numeretto. >
< Con Där. > A quelle parole l’uomo si irrigidì. < Lo conosci? >
< Mai sentito nominare. >
< E nemmeno il Cerchio del potere assoluto? > chiese Nick.
Sam, Marie, Lily, Pevv e Jar entrarono nel negozio, e quando l’uomo dietro il bancone vide Sam, fu come se i suoi occhi si illuminarono. < Tu. >
< Dimmi che è uno scherzo. > disse quello.
< Fuori! Reparto carni chiuso! Tutti fuori! > iniziò a dire. < Si, anche lei signora! Fuori! >
< Un momento. Tu lo conosci? > chiese Lily all’amico.
< Siamo vecchi amici. >
< Vecchi amici? > disse Nero chiudendo la porta del negozio a chiave. < Ragazzo, tu sei il caso che ha fatto chiudere L’Ufficio Misteri. Serrata abbassata, si spranga. Non più nulla osta di sicurezza. Più niente, neanche la pensione. Per colpa tua! Tua e di tuo padre. Li hai portati tu qui da me? > disse rivolto a Jar Wheelie aggrappato alla spalla di Pevv.
< Me maxi gioia poterte riveder. > disse il Gungan.
< Sam ti ricordi di lui? > chiese sorpresa Marie.
< Si, io…io mi ricordo. Come è possibile? >
< Forse quando lo hai visto la parte della memoria legata a lui si è liberata e ora hai di nuovo accesso ai tuoi ricordi. > disse Adam.
< Idiota! > urlò di nuovo la donna. < Dove hai messo il salmone bianco? >
Vicino alla donna anziana alterata, un muscoloso omuncolo stava spostando un grosso pezzo di carne, che quando sfiorò l’impiegato che stava tagliando la carne scattò. < Ehi, non toccarmi col maiale! > disse quello. Aveva una grossa pancia, capelli corti e dei denti brutti, gialli e tutti storti.
< Yakov! > lo chiamò Nero.
< Che vuoi? >
< Te la scordi la tredicesima se batti la fiacca! Li vuoi quei denti nuovi che hai visto su SkyMall? >
< È il mio sogno. > rispose quello facendo cadere la mannaia sul pezzo di carne che stava taglaindo.
< E allora aiutala! > urlò indicando la vacchia.
< Vivi con la mamma? > chiese Marie con tono saccente.
< No, mamma vive con me è ben differente. > rispose quello serio. < C’è la vostra faccia in tutti i notiziari, magic boys. >
< Si, lo sappiamo. > rispose Adam.
< Non lo so che nascondete, ma io non voglio entrarci nulla, quindi goodbye, uscite di qui. Ho i panini da imburrare, quindi svanite! >
< Eddai, abbiamo bisogno del tuo aiuto. > disse Sam in tono di supplica.
< Davvero? Del mio aiuto? >
< Senti amico, sto letteralmente uscendo di testa. > disse Pevv, avendo perso la pazienza. < Vedo in continuazione nella mia testa questi strani simboli, e aggiungi anche che ora siamo dei fuggitivi, e tu ancora ti lamenti?! >
< Simboli? > chiese curioso Nero.
< Si, questi. > disse mostrandogli il braccio destro su cui aveva disegnato un paio di quei simboli.
Nero sgranò gli occhi. < Cella frigorifera, via! > Li condusse in un vano segreto nel deposito della carne, e quando aprì la botola sul pavimento si voltò verso i ragazzi. < Quello che state per vedere è top secret. Non ditelo a mia madre. >
< Che razza di nome è Nero? > chiese Marie scendendo le scale.
< In realtà mi chiamo Nicephorus Elpidio Robaldo Olindo, dalle iniziali N E R O, di gran lunga migliore del mio vero nome, concorderete. Vediamo, vediamo… Stiamo parlando di simboli. >
La cantina in cui li aveva portati quello era piena di documenti classificati, oggetti sotto vetro aventi ancora una forte traccia oscura e svariate altre cose chiaramente sottratte illegalmente al Ministero. < Ok, testa di pupo. > disse quello a Pevv. < Assomigliano a qualche simbolo che hai visto? > disse mostrandogli dei disegni raffiguranti i simboli Vanyarim.
< Dove li hai presi? > chiese prendendo in mano quei fogli.
< Prima che chiudessero tutto, ho prelevato i gioielli della corona dell’Ufficio Misteri. Oltre duecentosettantacinque anni di ricerca che puntano ad un ineluttabile fatto: il Cerchio Originale era alla base di tutto il sapere magico del tempo. Come lo so? Archeologi hanno trovato questi strani simboli intorno a tutto il mondo: Cina, Egitto, Grecia. Questa foto è del 1892. > disse mostrando una foto ritraente i simboli incisi sulle piramidi d’Egitto. < Quindi ditemi: come mai disegnavano tutti le stesse cose? > chise guardando i ragazzi. < Divinità. Da tutti gli altri esseri non magici erano venerati come dei per le loro straordinarie capacità di manipolare gli elementi. >
< Che cosa siamo noi? > chiese Lily.
< Dei, angeli, numi, supereoi. Culture diverse vi chiamano con nomi diversi. > spiegò Nero.
< E questi Paladini che cosa vogliono? > domandò Sam.
< Beh vi vogliono morti. >
< Si fino a lì c’eravamo arrivati. >
< Ah, siete bravi. >
< Sì, grazie. > rispose sarcastico Sam. < Perché? >
< Perché potete fare quello che volete. Quelli sono dei fanatici, dei bigotti esaltati. Sono spietati. Sono veloci e organizzati. Uccideranno chiunque provi a ostacolarli. > Poi Nero pose davanti a loro vari simboli; il primo era un otto rovesciato.< Questo significa aria. > Poi mostrò un tridente stilizzato. < Acqua. > Un cerchio con una croce al centro che lo divideva in quattro parti uguali. < Terra. > Un triangolo con la punta in alto attraversato da una linea orizzontale. < Metallo. > Una saetta. < Fulmine. > e in fine una spirale da cui iniziava la linea delle fiamme stilizzate. < E fuoco. >
< Sono i simboli che vedo nella mia testa. > disse Pevv prendendo l’immagine del simbolo del potere del fulmine. < Ma ne vedo moltri altri. >
< Gli antichi maghi del cerchio usavano questi simboli per comunicare, era il loro linguaggio. >
< Sai leggerli? > chiese Adam.
< Leggerli? No, fanno parte di una lingua morta e sepolta da secoli. Conosco solo i basilari. >
< Uno di quei Paladini, a Threed, aveva alcuni strani simboli tatuati in faccia. > disse Nick. < Sembravano dello stesso genere di questi. >
< Certo i Paladini potrebbero ancora utilizzarli come comunicazioni criptate. > disse il mago passandosi una mano sul mento. < Bisognerebbe parlare con un Paladino. Ah ma…non ne ho nessuno sotto mano. > disse ridendo.
< Se è per questo, noi si. > disse Marie.
Lei e Nick andarono a prendere il bauletto di ferro in cui avevano rinchiuso il Berretto Rosso.
< Fatemi uscire! > urlò quello da dentro la scatola
< Sarà una cosa un po’ triste. > disse Marie.
< Aprila. > ordinò Sam.
Quando la scatola si aprì il Berretto Rosso cercò di avventarsi sulla gola di Jar Wheelie che saltò spaventato sulla testa di Adam. < Malducato! >
< Vi ritroverete con tanti Paladini alle chiappe! > urlò il Berretto Rosso.
< Ehi! Comportati bene! > disse Marie tirando la catena legata stretta al collo del piccolo assassino.
< Piano. > supplicò quello.
< Uno spende tutta una vita a cercare la magia antica, e tu vai in giro con uno di loro nella borsa, come fosse un chihuahua. > disse a bocca aperta Nero osservando il Berretto Rosso mordicchiare la catena legata al suo collo.
< Vuoi litigare testa di pube a riccetti? > gli rispose scontroso il piccoletto.
< Scusami tanto, mi dispiace per l’occhio, sai? > disse Marie, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli. < Però se fai il bravo non ti do fuoco all’altro occhio, ok? Non diamogli fuoco. Su dimmi che sono questi simboli. > indicando i desegni che stavano analizzando. < Please? >
< D’accordo. > disse ipnotizzato quello dalla bellezza del sorriso della ragazza. < Oh lo so cos’è! Questa è la lingua del Cerchio. >
< Che cosa c’è scritto? >
< Dice…ciò che sarà, è già stato in passato. Gli antichi demoni risorgeranno e poi… >
< E poi cosa? >
< Ninte. Dice solo questo. >
< Ma che vuol dire? > chiese Adam.
< E io che ne so. > rispose il Berretto Rosso acido. < Siete voi quelli super potenti. >

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Capitolo 23
*** Capitolo 25 ***


Quando quella mattina Scorpius andò a lavoro trovò gli auror che parlavano con Gould nel suo ufficio. Rimase un po’ sorpreso quando li vide congedarsi da lui in modo amichevole.
< Scorpius. > lo chiamò Dylan. < Petresti, per favore, portare questi documenti all’ufficio del capo del dipartimento degli Auror? Andrei io personalmente, ma mi stanno aspettando per una riunione che non posso rimandare. >
< Certo signore. > rispose il ragazzo.
Quando Dylan si smaterializzò a casa Grayson trovò che tutti gli altri erano già arrivati. < Victoria, mi ha sempre colpito la tua maestria di far apparire sei mila metri quadrati accoglienti. >
< Non fare il sentimentale, Dylan. > rispose la donna dai lunghi capelli neri. < Abbiamo problemi più grossi a cui pensare. >
< E come dimenticare. > disse Gould prendendo posto a sedere accanto alla signora Coulter. < Joseph è già arrivato? >
< Sì, signore. > disse quello entrando nella stanza.
< Cosa ci dici dei ragazzi? > chiese Conrad.
< La loro forza era davvero notevole, molto al di sopra di quello a cui mi hanno preparato Micheal e Amanda. >
< Quello che voglio sapere è come diavo è potuto accadere! > disse furioso Xander, sbattendo il pungno sul tavolo.
< Signore, le prometto che useremo tutte le nostre forze per trovare quei ragazzi. >
< Joseph, eravamo conviti che fossi all’altezza del compito. > disse con calma la signora Coulter. < Sarebbe spiacevole accorgerci del contrario. >
< Non accadrà nulla di tutto questo. > e con un leggero cenno della testa lasciò la stanza.
< Abbiamo altri problemi da discutere. > comunicò Conrad. < Perché questi accidenti di Paladini hanno rivelato l’esistenza del nostro mondo? E perché vogliono così disperatamente i nostri ragazzi? >
< E c’è anche Weng. > continuò Xander. < Che cosa ha detto al giovane Malfoy? >
< Del ragazzo non c’è da preoccuparsi. > disse Dylan. < Me ne occupo io. >
 
Come si aspettava Dylan, Scorpius non resistì nel dare una sbirciatina ai documenti. Contenevano le informazioni su tutti quegli sviluppatori morti che anche Hugo aveva cercato. Quando arrivò all’ufficio del capo degli Auror, si bloccò per un attimo prima di aprire la porta: non vedeva il padre di Lily da più di due mesi ormai e si sentì strano nel doverlo rincontrare per motivi di “consegna postale”.
Mise da parte quei pensieri e bussò alla porta. Arrivò dall’interno il permesso di entrare, e il biondo entrò. Trovò nell’ufficio il signor Potter, il signor Weasley e il Segretario della Difesa Nazionale.
< Scusate l’interruzione, dovevo consegnare questi documenti da parte del signor Gould. > disse porgendoli a Harry.
< Il suo blocco è perfettamente legale. > disse il Segretario Keller. < Non c’è nessuna prova che sia coinvolto in tutto questo. E poi è un mago rispettato da tutta la società, per non parlare del fatto che detiene le revisioni e i bilanci di molte società del nostro mondo. > stavano parlando di Gould.
< Ma tutti questi sviluppatori legati alla sua compagnia non possono essere ignorati. > rispose Ron.
< E’ un uomo potente, cercate solo di non mettervelo contro. > salutando cordialmente i presenti nell’ufficio, uscì dalla stanza.
< Vado anch’io, devo tornare in ufficio. > disse Scorpius andando verso la porta.
< Scorpius. > lo chiamò Harry. Il ragazzo, con già un piede fuori dall’ufficio, si voltò. < La troveremo. E anche tuo cugino. >
 
< Non sarei qui se non mi fosse stato ordinato, Amanda. >
< Un bel modo per cominciare una pacifica collaborazione. > rispose quella. < Se è per questo neanche a me fa piacere vederti, anche se devo ammettere che sei molto meglio di Cole in quanto compagnia. Dimmi, Joseph, che cosa posso fare per te? >
< Mi serve il P9. > A quelle parole Amanda si irrigidì
< Non sai con cosa hai a che fare. >
< Certo che lo so. > rispose sorridenso il ragazzo. < Si tratta di un programma di addestramento killer. Il consiglio usava una versione super avanzata dell’ipnosi. Una riprogrammazione neuroipnotica di babbandi con antenati Magonò. Dopo le missioni, i soggetti tornavano alle loro vite senza ricordare nulla. Dei dormienti. >
< Il programma fu chiuso quando un dormiente sparì dopo aver ucciso due babbani. È pericoloso e senza controllo. > disse lei. < Ora mi domando: come mai vuoi il P9? >
< I babbani non troveranno mai quei ragazzi. Anche se hanno rivelato la nostra esistenza a quegli ammassi di carne, i Paladini non avranno alcuna chanse di trovarli con il loro aiuto. Ma se tra loro ci fosse qualcuno con capacità molto oltre la norma…>
< Allora potrebbero rintracciarli per noi. > finì la donna. < Devo ammettere che non è un brutto piano, ma non era per questo che erano stati programmati. >
< L’idea era di rapire dei cittadini babbani e manovrarli. > disse Joseph
< L’idea era il crimine perfetto. Se tu volessi assassinare il Presidente del Packistan perché inviare una squadra… >
< Quando un passante del del luogo lo può fare al posto tuo. > completò Joseph.
< Per poi suicidarsi. > continuò Amanda. < Il banale atto di violenza di un soggetto mentalmente disturbato. Personalmente lo trovo disgustoso. >
< Perché? > disse ridendo. < Preferisci il lavaggio del cervello vecchio stile? >
< Perché il progetto era folle, come il suo ideatore. Si chiamava Timoty Mars, un brillante neuropsichiatra specializzato nelle onde cerebrali. Nessuno sapeva manipolare la mente umana meglio di lui. >
< Io voglio risvegliare i dormienti. > comunicò Joseph. < Non mi importa quanti babbani uccideranno. Saranno solo effetti collaterali. >
 
< Dove siamo? >
< Questa è la biblioteca del congresso di Washington DC, la più grande libreria del mondo. > spiegò Nero.
< Ma è una libreria babbana. > disse Lily. < Che diavolo ci facciamo qui? >
< La biblioteca è anche babbana. I più antichi documenti relativi alla storia della magia sono conservati qui. Ora non fiatate e seguitemi. >
Nero li aveva smaterializzati lì senza spiegarli nulla. Aveva farfugliato qualcosa riguardo ad alcuni libri, ma i ragazzi non avevano capito molto. Robin Berretto Rosso era ancora chiuso nel bauletto di ferro di Nick, mentre Jar Wheelie camminava subito dietro Nero.
< Ci possiamo fidare di lui? > chiese Pevv agli altri cinque.
< È sciroccato, ma non è cattivo. > rispose Sam.
< Perché ricordi? > gli chiese Nick. < Insomma…perché all’improvviso ricordi chi eri? >
< Io non ricordo tutto, solo alcuni frammenti della mia vita legati a Nero. >
< Non capisco: la nostra memoria si riattiva quando incontrano qualcuno che conoscevamo? Qualcuno con cui abbiamo avuto dei contatti? > chiese Lily.
< Forse. > rispose Marie. < Ma c’è un’altra cosa: che cosa facciamo del Berretto Rosso? Ci stamo già portando dietro il Gungan, non abbiamo bisogno di un altro coso che ci gironzola intorno. >
< Può tornarci utile. > disse Adam. < È uno di loro, e può insegnarci a leggere il Vanarym. >
< Allora vi muovete o no? > chiese Nero gardando i ragazzi fermi a parlare.
< Perché siamo venuti qui? > chiese Sam. < Ci possono riconoscere. >
< No, se fate esattamente quello che vi dico. Ora, io e il piccolo affarino arancione vi terremo aperte le porte e voi senza farvi vedere, ci raggiungerete. Chiaro? >
< Ma… > Adam non fece in tempo a dire niente che Nero, tirandosi dietro Jar Wheelie, andò ad aprire una porta. Lasciò il Gungan a tenerla aperta e quando i ragazzi la passarono corsero subito verso Nero che teneva aperta un’altra porta.
Si ritrovarono in una parte della biblioteca diversa dalla precedente.
Gli scaffali erano molto alti e scuri, diversi da quelli su cui poggiavano i libbri babbani. Si incamminarono lungo il corridoio centrale della sala. Svoltarono a destra seguendo Nero, per poi aggirarne un altro e ritrovarsi davanti a un grande tavolo rettangolare. Attorno ad esso, una decina di sedie era messa a disposizione per i visitatori, per poter consultare e leggere i libri.
< Useremo il tavolo come punto di appoggio. > iniziò a dire Nero. < Qui intorno ci sono leggende, storie e incantesimi vari che si riferiscono ai periodi più antichi di cui il nostro mondo ha testimonianze. Dobbiamo capire a cosa si riferiva quel berrettino parlano di “antichi demoni”, e se possibile trovare anche informazioni sui vostri poteri. Jar vai a controllare i babbani, e avvertici subito se vedi qualcosa di sospetto. >
Il Gungan si avviò verso la zona della libreria di confine.
< Perché lo fai? > chiese Lily perplessa. < Perché ci aiuti? >
< Ho dedicato la mia vita a cercare le origini della magia e ora che vi ho davanti sento che sono vicino a una risposta. >
Detto questo si si avvicinò a una libreria straripante di voluminosi libri e iniziò a cercare quelli che gli potevano essere utili. I ragazzi fecero lo stesso. Pevv e Marie trovarono alcuni volumi in cui vi era spiegata la lingua Vanarym, e si misero intorno al tavolo cercando di imparare alcuni di quei simboli. Sam, Nick, Adam e Lily continuarono a cercare altre informazioni. Si divisero e si sparsero per i vari corridoi.
Lily fece scorrere le dita sul dorso dei tomi, leggendone a fior di labbra i titoli. Trovò un piccolo libricino dalla rilegatura in pelle rovinata sulla quale c’era inciso lo stesso simbolo che tutti i sei ragazzi portavano sul polso sinistro. Aprì il libro e nella prima pagina vi lesse un incantesimo a lei famigliare.
Quando il male ci assalirà, quando la paura ci indebolirà, quando la discesa ci spaventerà, nel Cerchio troveremo il nostro potere. Siamo giunti qui da soli, ma ci separiamo come una sola identità.
Era una parte dell’incantesimo che aveva pronunciato Sam quando avevano sigillato il cerchio.
Non fece in tempo a leggere nient’altro che un rumore di sirene giunse alle loro orecchie.
< Che diavolo è? >
Jar Wheelie corse verso di loro. < Non magicanti vu han visto. Tipi Paladini son aqui! Io criedo muy meglio noi via. >
Con un colpo di bacchetta Nero mise da nuovo al loro posto tutti i libri sul tavolo, ma Lily non lasciò il libricino. Appena i Paladini entrarono nella biblioteca, non c’era più traccia dei ragazzi.
Era comodo avere qualcuno che sapeva smaterializzarsi.
 
< Scoperto niente? > disse Albus porgendo una birra al biondo seduto in salotto.
< Gould sta collaborando col ministero. > rispose Scorpius. < Ha fornito le stesse informazioni che ha trovato tuo cugino, ma nemmeno tuo padre si fida di lui. >
Improvvisamente James si smaterializzò nell’ingresso, si tolse cappotto e sciarpa, e quando vide che in salotto suo fratello e quella testa di biondo stavano bevendo birra come due buoni amici, capì subito che sotto c’era qualcosa.
< Che ci fai qui? > chiese il più grande dei fratelli Potter.
< Niente. > rispose Malfoy alzando le spalle. < Stiamo facendo quattro chiacchere. >
< Al. > disse il moro guardando il fratello.
< Stiamo solo facendo quattro chiacchere, James. >
< Ah ah, e posso sapere l’argomento? > disse avvicinandosi ai due.
< Vecchie glorie del Quidditch. > rispose il fratello.
< Vecchie glorie del Quidditch. > ripetè scettico James. < E di quale squadra? >
< Chudley Cannons. > rispose Albus.
< Falmouth Falcons. > rispose Scorpius.
< Primo > iniziò a dire James prendendo la birra al fratello. < I Falcons fanno schifo. Secondo: ma davvero pensate che mi beva questa storia? >
< Beh, a mio parere sei piuttosto stupido, quindi potresti anche. > rispose indifferente il biondo.
< Non c’è Lily a difenderti ora Malfoy. > disse andando velocemente verso di lui per prenderlo a pugni, ma qualcosa lo fermò. < State parlando di lei, non è vero? > disse voltandosi verso il fratello.
< Non sono affari tuoi, Potter. > rispose acido Scorpius.
< E’ mia sorella idiota, certo che sono affari miei! >
< Grosse novità! Ho trovato qualcuno che potrebb…ciao James. > Hugo si era appena smaterializzato nell’ingresso eseguendo gli stessi gesti del cugino. Quando però lo vide, si morse la lingua. In quella famiglia avevano tutti l’abitudine di smaterializzarsi senza preoccuparsi di niente.
< Bel colpo, genio. > commentò Scorpius.
< Anche Hugo è coinvolto? > chiese James irritato.
< Beh Rose era stata arrestata, quindi… > iniziò a dire Albus.
< Anche Rose lo sa! Bene! Qualcun altro ne è a conoscenza? >
< Frank. > rispose il rosso. < ma lui non sa nulla nel dettaglio. >
James lo fulminò. < E’ anche mia sorella! Potevate dirmelo che la stavate cercando per conto vostro! >
< Si si, va bene, abbiamo sbagliato, mettiamoci una pietra sopra. > disse Scorpius alzandosi in piedi. < Che hai scoperto, Weasley? >
< Qualcuno potrebbe sapere qualcosa di più su Lily, Nott e gli altri ragazzi. > disse lui serio. < Ma non saremo i benvenuti, e di sicuro non vi piacerò per niente. >
< Dove? >
< Nelle Fosse dell’Inferno. >

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Capitolo 24
*** Capitolo 26 ***


< No, non andremo da Icarus. >
< James, lui può avere delle informazioni, sai che è così. > disse Hugo.
< Anche se sapesse qualcosa di Lily, e non è certo, il prezzo che chiede in cambio è troppo. >
< Chi è Icarus? > chiese Scorpius.
< Il padrone delle fosse. >
< Certo, ora è tutto più chiaro. >
< Tu non capisci Malfoy. > disse James alzando la voce. < Le fosse sono un luogo di morte e dolore, Babbani rapiti e addestrati a uccidere vengono messi in un’areana a combattere fino alla morte. Tre anni fa due auror sono stati mandati nelle fosse a cercare informazioni su un caso di strane morti di Nati Babbani, ma Icarus impose uno scambio: le informazioni che i due Auror cercavano in cambio di un combattimento. Due guardie delle fosse hanno buttato uno di loro nell’arena e per sopravvivere ha dovuto uccidere il suo avversario. Hanno ottenuto le informazioni, ma Kyle non è stato più lo stesso. > disse con malinconia ripensando a quel ragazzo più grande di lui di un anno.
< E perché non arrestate questo Icarus? > chiese Albus.
< Perché è impossibile. > rispose acido James. < Oltre ad essere un pazzo sanguinario, è anche un mago eccellente ed è stato un Auror prima di aprire la sua “attività”. È protetto dalle rete di incantesimi migliori che siano mai stati pronunciati, e non rimane mai nello stesso posto più di un giorno. Ha concentrato su di sé una squadra di quattro Auror, ma sa come mascherarsi. >
< E come pensavi di trovarlo? > chiese Scorpius rivolto a Hugo.
James si arrabbiò ancora di più. < No, non andrete nelle fosse, e se pensate anche solo ad avvicinarvi a Icarus vi denuncio entrambi, e ora andatevene! >
Spinse fuori di casa sia Hugo che Scorpius, ma quest’ultimo non si diede per vinto.
< Come pensavi di trovarlo? >
 
 
< Ma sei forse impazzita? > urlò Nero. < Perché hai preso il libro? Appartiene a una biblioteca pubblica, hanno un numero e un codice di riconoscimento! Ci rintracceranno! Bisogna riportarlo subito indietro. >
< Già certo, dobbiamo solo ritornare là e mettere a posto il libro. Non sei tu quello ricercato in tutto il mondo da Babbani, Paladini, Ingoiatori e compagnia bella. > rispose Nick.
< Ragazzo, io vi ho offerto il mio aiuto per trovare l’amico nella roccia, vi ho smaterializzati qui e…>
< Ci hai fatto finire in una fontana. > si lamentò Marie.
< Beh dettagli. > disse farfugliando l’uomo.
< Siamo ricercati, l’hai dimenticato? Non possiamo tornare là senza che qualcuno ci riconosca di nuovo. > gli rispose Lily. < E poi questo libro parla dei nostri poteri. >
< Cosa? > chiese Pevv.
< Parla del Cerchio. > disse la rossa apendo le prime pagine e mostrandole ai compagni.
< Ma è il rito che ho pronunciato la sera che abbiamo legato i poteri. > disse Sam leggendo la prima pagina.
< Potrebbe rivelarci qualcosa d’importante. > continuò a dire la rossa verso Nero non ancora molto convinto.
< E infatti è così > disse Sam tenendo gli occhi sul libro. < Sentite qua. >
 
Tutti i Domini sono associati a delle particolari sensazioni: la sensazione fondamental del Dominio dell'Aria è l'armonia. Il Padrone dell'Aria ha la particolarità di essere in costante contatto con il proprio elemento, riuscendo a sfruttarlo al meglio in luoghi aperti e ricchi di correnti ventose. Può usare le sue capacità in moltissimi modi diversi: può aumentare la sua velocità, generare turbini, getti d'aria, barriere, onde d'urto e lame di vento dall'elevato potere distruttivo.
 
< Ci sono le descrizioni di tutti i nostri poteri: metallo, fuoco, acqua, … >
 
La sensazione associata al Metallo è il coraggio. Il Padrone del Metallo ha la capacità di manipolare il metallo e creare campi magnetici attorno a oggetti e persone così da garantire una barriera indistruttibile attorno ad essi.
 
Il Dominio del Fuoco è associato ad una particolare emozione: la rabbia. Ma la "vera" emozione scatenante per il dominio è l'intensità e l'amore per la vita.Colui che controlla questo elemento ha la capacità di creare, assorbire e manipolare il fuoco e il calore.
 
La sensazione associta al Dominio della Terra è la serenità. Il Padrone della Terra è in grado di controllare a suo piacimento le rocce e il terreno: può infatti sollevarle, manipolarle a seconda nelle necessità, scagliarle contro gli avversari o creare strutture di roccia di varia forma e dimensione.
 
La sensazione associata all’Acqua è la benevolenza. Il Padrone dell'Acqua può sfruttare l'acqua presente nell'ambiente e manipolarla a loro piacimento: può generare potenti ondate, fruste d'acqua, lame d'acqua e scudi. Può inoltre congelare l'acqua e utilizzarla per intrappolare i nemici, scagliare lance di ghiaccio o congelare l'acqua sotto i suo piedi, per correre più velocemente.
 
Il dominio del Fulmine è legato alla sensazione di forza, collegata ovviamente alla forza fisica del Padrone. Il potere che possiede è quello di generare fulmini: un colpo preciso ha spesso esiti mortali per chiunque lo subisce.
 
< Ok, forse vi è utile quel libro. > disse Nero. < Ma non toglie il fatto che ora ci possono rintacciare. Quindi propongo di andarcene. >
< Andarcene? E dove? > chiese Lily.
< Lo vedrete. >
 
 
Stavano camminando in quella foresta da almeno quaranta minuti, da quando Nero li aveva smaterializzati, e ancora non gli diceva dove erano diretti. “Non è sicuro, più avanti ve lo dirò” era stata la sua risposta.
Il percorso indicatogli da Nero li aveva condotti fino a una grotta, e fortunatamente una delle straordinarie proprietà dei Gungan era quella di brillare al buio e così JarWheelie fece strada ai ragazzi e a Nero che era in fondo alla fila con la bacchetta illuminata.
< Che cos’era? > chiese Lily avendo sentito come un fruscio vicino alle sue orecchie.
< Un rumore in una grotta buia? Non domandare. Non ti fermare. Vai vai. > rispose Nero terrorizzato spingendo la ragazza verso l’uscita.
Quando furono fuori si ritrovarono vicino a un fiume e, quando Nero fece per avvicinarsi all’acqua, un vecchietto magro con i capelli bianchi sparati in alto lo fece finire con la faccia sott’acqua. Quando i due si misero in piedi l’uno di fronte all’altro, si ritrovarono con le bacchette puntate contro il petto dell’atro.
< Perché cerchi di uccidermi? > chiese il vecchietto che sembrava fulminato.
< Perché dovrei cercare di ucciderti? > gli rispose Nero.
< Perché l'ultima volta che ti ho visto ho cercato di uccidere te. >
< Ma è stato tanto tempo fa. >
< C'è chi porta rancore per anni e anni. >
< Quelle sono le donne. >
Dopo due minuti in cui i due passarono ad osservarsi, abbassarono le bacchette e iniziarono a ridere.
< Vi prego no, non un altro vecchio squilibrato. > disse Marie osservando i due.
A quelle parole l’amico di Nero si voltò verso la ragazza e la fulminò con lo sguardo. < Vecchio?! > Poi si voltò verso Nero. < Mi ha chiamato vecchio?! >
Nero annuì. < Non c’è più rispetto tra i ragazzi d’oggi, ma credo che li perdonerai non appena ti dirò chi sono. >
< Dovrebbero essere degli dei perché non li uccida all’istante. > disse sarcastico l’altro.
< Beh, loro sono- >
< Ehi, no, un momento! > lo interruppe Sam. < Chi sarebbe questo tizio? >
< Mi chiamo Marvin Boggs grandi coglioni, e portate rispetto! >

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Capitolo 25
*** Capitolo 27 ***


< Sono un mercenario letale in pensione, stupidi organismi col midollo spinale! >
< L’amico qui è invecchiato male. > commentò Pevv.
< Allora Nero, dimmi chi sono questi cazzoni che devo vaporizzare > disse puntando la bacchetta contro i ragazzi, ma quando vide JarWheelie i suoi occhi si illuminarono. < Per la barba di Merlino, questo è un autentico Gungan! >
< Salve. > disse leggermente intimorito il piccolo esserino arancione.
< Beh questo è interessante. Comunque, vuoi dirmi chi sono questi ragazzi? >
Nero sorrise. < Loro sono i nuovi membri del Cerchio. >
A quelle parole la mascella di Marvin arrivò fino a terra. Rimase immobile a fissarli per dieci minuti buoni e quando poi si riprese li invitò poi a casa sua a bere del tè. I sei ancora non sapevano se fidarsi o meno dello strano vecchietto, ma ripensando al fatto che Marvin conoscesse i Gungan e il Cerchio, decisero di seguirlo e provare a fidarsi, ma se era quell’uomo affidabile quanto delizioso era il suo tè allora dovevano scappare immediatamente. Era di un colore blu mischiato a del verde e viola e aveva un odore fetido e un saporaccio davvero amaro. Solo JarWheelie sembrava amare quella brodaglia disgustosa.
< Fatemi uscire di qui! Fatemi uscire! > urlò il Berretto Rosso da dentro la scatola di ferro che Nick si era portato dietro.
< Che cosa avete lì dentro? > chiese Marvin curioso.
Nick aprì la scatola contenente il Berretto Rosso, e subito quello uscì fuori. Aveva delle catene legate al collo che si fissarono al pavimento, ma lo lasciavano abbastanza libero nei movimenti tanto da arrivare a fregare la tazza di “té” a Marie.
< Fai il bravo! > lo minacciò la bionda.
< Robin! > lo salutò Marvin sorridente.
Quando il Berretto Rosso lo vide ricambiò il saluto. < Marvin Boggs, credevo fossi morto, vecchia canaglia! >
< Aspettate, voi vi conoscete? > chiese confuso Adam.
< Lavoravamo insieme per i Paladini. > disse Marvin.
Subito i ragazzi scattarono in piedi allontanandosi dal vecchio. < Ci hai traditi! > urlò Sam contro Nero.
< Oh no, non dovete preoccuparvi per me, io ho cambiato lato. > disse Marvin tranquillo, sorseggiando il suo intruglio.
< Cambiato lato? Come si fa? > chiese Adam.
< È una scelta, una sofferta decisione personale. Tutta quella negatività… chi vuole vivere una vita di odio? >
< Quindi non si lavora più per quegli insopportabili Paladini? > domandò Robin.
< Se lasciassero fare ai Paladini distruggerebbero l’universo. > disse amaramente il vecchio.
< Io cambio lato, cambio lato. Sto con la dea della guerra. > disse il Berretto Rosso avvinghiandosi alla gamba di Marie.
< Piantala. > disse quella scrollandoselo di dosso.
< Ragazzini state tranquilli, potete fidarvi di Marvin. > disse Nero.
< No che non possiamo. > rispose acida Lily. < Perché non ci hai detto dove ci portavi? >
< Perché ufficialmete il signor Marvin Boggs è un Paladino deceduto in una missione venticinque anni fa. > spiegò lo stesso Marvin. < Inscenare la mia morte era l’unico modo per vivere una vecchiaia tranquilla. >
< Lui può aiutarvi a decifrare i simboli che ti frullano nella testa, ragazzo. > disse Nero rivolto a Pevv.
< Beh staremo a vedere. > rispose quello. Pevv prese un coltello, uscì di casa e iniziò a disegnare sul terreno i simboli che da tempo continuava a vedere. Dopo averne disegnati una ventina si rivolse a Marvin. < E posso continuare, va a ondate. Sono vividi simboli, ma li ho nella mente. Tutto questo è nella mia mente. Che significano? >
Marvin osservò per qualche momento i simboli e poi alzò lo sguardo verso il ragazzo bruno. < La vita è sofferenza. Disperati... arriverai alla fine dell'arcobaleno e i leprecauni avranno una pentola di patate. > disse serio.
I ragazzi rimasero senza parole: ovviamente quell’uomo doveva aver subito dei seri traumi e si era rincretinito tutto d’un colpo. Pevv lo guardò sconvolto. < Cosa? >
< Questa è la lingua Vanarym. Nessuno è in grado di tradurla. > spiegò Marvin. < Certo, si potrebbe provare, ma quello che potrei dirvi è solo una traduzione secondo gli schemi che usano i Paladini, ed è tutto sbagliato. E solo voi del Cerchio con la conoscenza dei vostri poteri e dei vostri predecessori potete tradurre i simboli correttamente. Da quando sono stati ritrovati e tradotti ci sono mille versioni diverse della storia degli Originali e anche volendo arrivare a quella vera non è possibile che no->
< Vuoi piantarla vecchia ciabatta! > lo interruppe bruscamente Marie ormai al limite della sopportazione. < Inizio, metà, fine. Dettagli. Riassumi. Plot. Non puoi parlare a vanvera sperando che noi riusciamo a seguire i tuoi ragionamenti bacati! >
Marvin sbuffò seccato. < Il Cerchio è la magia più ambita che ci sia. Ma può tirare fuori il peggio delle persone. Può tirar fuori il peggio di voi. È come se foste stati benedetti e maledetti allo stesso tempo. > Fece una pausa, si sedette all’ombra di un albero lì accanto e poi cominciò a narrare la storia del Cerchio. < In principio regnava il caos. Streghe e maghi usavano la magia solo per il loro tornaconto personale. Un giorno però dodici maghi decisero di ripristinare l’ordine, e unendo i loro poteri riuscirono a riportare la giustizia in seno alla società magica. Quell’azione gli fece acquistare poteri illimitati e per oltre duecento anni regnarono con giustizia ed equità. Ma sei di loro bramavano solo il potere asoluto e volevano usare le loro capacità per attuare un regno di terrore e governare secondo i principi di malvagità e ingiustizia. Si vennero a creare così due Cerchi distinti, uno della luce e uno delle tenebre. Ci fu un’imponente battaglia e quando fu ucciso uno dei guerrieri del Cerchio della luce, gli altri si indebolirono a tal punto da permettere ai sei maghi oscuri di impadronirsi del regno. Morirono altri tre maghi della luce e alla fine di quello scontro rimasero soltanto il Padrone del Fuoco e il Padrone del Vento. Essi capirono che per mantenere la pace suprema non vi era altra soluzione che un sacrificio: immolarono le loro anime e riuscirono a mandare nell’ombra i sei maghi oscuri. Si dice che ancora oggi i Padroni delle Tenebre aspettino pazientemente di evadere dalla loro prigionia e rimpadronirsi del mondo. >
Così preso dal raccontare la storia, Marvin non si accorse delle espressioni sui volti dei ragazzi e quando li guardò, si preoccupò vedendo le loro faccie sconvolte. < Che c’è? Devo rispiegarvi qualcosa? >
< Siamo immortali? > chiese in un sussurro Nick.
< Sì. >
< E’ possibile tornare come prima? Con la magia delle bacchette e tutto il resto. > chiese Adam.
< Siete marchiati. Non sarete mai come prima. Le bacchette sono solo uno strumento che usano i maghi comuni e mediocri. > disse quasi con disprezzo.
< Hai detto che quando morì il primo membro del Cerchio tutti gli altri si indebolirono. Intendi che persero i poteri? > chiese Lily.
< Il Cerchio è la magia più potente del mondo. Niente può contrastarlo. Quando fu ucciso il primo membro, gli altri persero la magia collettiva del Cerchio e tornarono ad avere solo poteri individuali che però non furono sufficienti contro i Padroni delle Tenebre, che ancora avevano il loro Cerchio intatto. >
< E questa storia dell’immortalità come funziona? > domandò Sam.
< L’immortalità consiste nel non invecchiare. Rimarrete così per sempre. La magia comune non vi può fare niente. Anche il più letale degli incantesimi con la bacchetta non può nuocervi. >
< Non invecchieremo? > chiese Lily sconfortata.
< No. >
< Adesso capisco perché è una maledizione. > commentò Pevv.
Marvin si iniziò ad agitare. < Non è per questo che è una maledizione, stupido! È una maledizione perché siete destinati a regnare in eterno per mantenere la pace, e in questo mondo corrotto e in rovina non sarà facile farvi accettare come sovrani! >
< Ma noi non vogliamo regnare. > rispose Sam.
< Cosa? > domandò sconvolto Marvin. < Ma è il vostro destino! Siete i prescelti! >
< Non l’abbiamo scelto noi, non abbiamo mai voluto nulla di tutto questo! > rispose Sam alzando la voce. < Chi ci ha marchiato ci ha anche cancellato la memoria e tutto quello che vogliamo è ricordare chi siamo veramete e tornare a casa. >
< Non potete! Ora custodite il potere più grande del modo. Di rado il destino lascia a noi la scelta del momento della chiamata. Comunque è un bene che vi abbiano tolto i ricordi. Se i vostri pensieri indugiassero sulla vostra famiglia la paura che qualcosa gli potrebbe accadere vi invaderebbe. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, l’odio alla sofferenza, e questo è il modo migliore per cadere nell’oscurità. Perdereste voi stessi e diventereste come i sei Maghi che bramavano solo il potere. Sareste in grado di distruggere il mondo come noi lo conosciamo, e niente e nessuno potrebbe fermarvi. >
 
 
 
Il cielo era coperto d’artificiali nubi nere: non erano cariche di pioggia e fulmini, ma solo finte coperture per nascondere chiunque volesse accedere alle fosse.
< Non so se funzionerà. > confessò Hugo. < Hanno delle sonde che analizzano i pensieri di chi vuole assistere ai combattimenti, quindi cerca di non pensare a Lily o a tuo cugino, altrimenti non ci faranno mai entrare. >
Malfoy annuì.
Stavano aspettando vicino a una fabbrica abbandonata che una navetta li passasse a prendere per condurli alle fosse. Non un albero, non un sol filo d’erba ornava il terreno acciottolato e fangoso che giaceva tra i silos, i magazzini, le torri abbandonate e divorate dalla ruggine, i cumuli di rifiuti metallici accumulatisi nel corso degli anni. Era già la terza sera che provavano ad entrare tra la folla di quei combattimenti illegali, ma ancora niente.
Ad un tratto, in lontananza si sentì un rumore metallico e dopo poco davanti ai due ragazzi si materializzò una navetta verde smorto e dal muso curvo. Le porte si aprirono davanti a loro e Scorpius e Hugo salirono a bordo.
I finestrini oscurati non gli permettavano di vedere niente, ma erano sicuri che la navetta stesse volando, e avevano ragione. Quando scesero si ritrovarono su una sorta di isola fluttuante con al centro un immensa arena, illuminata da fari di colore blu, verso la quale erano dirette tutte le persone scese dalle varie navette attraccate sull’isola fluttuante.
Scorpius rimase un po’ colpito nel vedere che anche le donne tra la folla.
< Come facciamo a trovare Icarus? > chiese Malfoy.
Hugo non fece in tempo a rispondere che davanti a loro arrivarono due omoni alti più di due metri e molto robusti. Uno aveva i capelli neri rasati quasi a zero, mentre l’altro faceva quasi paura per via della cicatrice che aveva sul volto e che gli andava dalla fronte fino alla bocca passando sopra l’occhio sinistro.
< Icarus vi sta aspettando. > disse quello sfregiato.
I due ragazzi si guardarno, e invece che farsi pestare o peggio, per poi essere portati con la forza davanti a Icarus, decisero di seguire le due guardie tenendo sempre la bacchetta a portata di mano.
Invece di raggiungere la folla, li condussero ad una entrata secondaria sul lato destro dell’arena, ed una volta entrati si trovarono a dover percorrere lunghi corridoi fino a un ascensore che li portò sulla tribuna d’onore. Attorno a loro gli spalti erano colmi di gente urlante e impaziente di assistere allo spettacolo.
< Bene, bene, bene. > disse un uomo sulla quaratina davanti a loro. < Chi abbiamo qui? Due giovani ragazzi di buona famiglia finiti ad assistere agli spettacoli delle fosse? > Indossava una toga nuova di uno scintillante viola con ricami dorati che gli arrivava fino alle caviglie e ai piedi portava dei sandali altrettanto nuovi. I suoi capelli erano neri e ricci e la sua espressione trasudava sicurezza e arroganza.
< Hugo Weasley, tu sei una sorpresa. > disse quello guardando il rosso. < Non ti credevo capace di venire ad assistere ai miei giochi, considerando che tua madre è una Nata Babbana. > Hugo strinse i pugni. < Oh, non era un’offesa, piuttosto una constatazione. > poi spostò lo sguardo su Scorpius. < Tu sei il giovane Malfoy invece, molto piacere. Io sono Icarus, il vostro ospite. Dovreste essere lusingati di essere stati invitati a sedervi sul cuscino d’onore, è un vero privilegio. > disse invitandoli a sedere su due poltrone che davano verso il centro dell’arena.
I due esitarono. < Coraggio. > li incoraggiò invece Icarus. < Non mordo mica. >
Spinti anche dalle sue guardie, accettarono l’invito e si sedettero su due grandi poltrone rosse. Icarus si sedette su una poltrona più grande delle altre, che più che altro assomigliava ad un trono, e da lì potè guardare fiero la sua folla urlare e pregare per i suoi combattimenti.
 < Vuoi informazioni sulla tua bella Lily e sul giovane Nott, non è così? > chiese poi al biondo. Nel vedere l’espressione quasi sorpresa del ragazzo scoppiò a ridere. < Davvero credevi che non sapessi il motivo della vostra visita? Voi siete qui perché io ho voluto così. Siete qui perché oggi mi sono svegliato con il proposito di fare un’azione buona. Conoscere le cose è il mio mestiere, la mia arte. Vi dirò ciò che so, ma voi dovrete guardare i miei giochi fino alla fine e fingere talmete bene da farmi pensare che vi siano piaciuti veramente, e chissà magari sarà così. > Rise ancora.
Icarus era un uomo autorevole e sotto un certo punto di vista anche carismatico, ma era completamente pazzo, e i ragazzi ne ebbero la prova certa quando si alzò, si sporse dalla tribuna e iniziò a parlare alla folla incitandoli ad acclamare il massacro.
< Vedrete le bestie scatenate venute ad alleviare la nostra sete di sangue! Noi non abbiamo che una regola: solo uno sopravvive! > A ogni parola seguiva un boato di acclamazione. < Per il primo combattimento della serata, ecco a voi Mirmex! Che si batterà con Antelio! Che la morte si abbatta su di loro! >
Le grida erano aumentate sempre più subito dopo la comparsa del primo combattente all’interno dell’arena. Era dato per vincitore sicuro, ed era un ragazzo moro, dalla carnagione chiara, gli occhi neri come la notte. Questo fece qualche passo in direzione della tribuna e si inchinò al cospetto del suo padrone.
L'altro combattente era anche lui molto giovane, rivestito da un’ armatura d'oro molto simile alla sua carnagione. Capelli biondi, occhi azzurri e sorriso sfrontato. Anche lui s’inchinò ad Icarus, per poi posizionarsi di fronte al suo avversario.
< Cominciate! >
Tutta l'arena era in subbuglio, grida di incoraggiamento o scherno si innalzarono tra la folla desiderosa di vedere chi dei due sarebbe morto.
Hugo aveva sentito parlare di quegli spettacoli atroci e sanguinari, ma non avrebbe mai potuto immaginare che la gente li potesse amare così, che dei maghi potessero accettare di vedere due uomini che combattono fino alla morte solo per divertimento. Quei babbani saranno stati sicuramente sotto incantesimo, perché era inimmaginabile pensare che qualcuno volesse diventare un’assassino di quel genere spontaneamente.
Il favorito indossava un grosso elmo che gli copriva interamente il volto, ed era equipaggiato con un largo scudo rettangolare, che schermava l’intero corpo. Come unica arma d'attacco aveva una spada. L’altro invece non portava nessuno scudo, ma aveva due spade che sapeva maneggiare con grande rapidità.
< Scuoialo! >
< Sangue! >
< Uccidilo! >
Come poteva la gente accettare tutto questo?
Malfoy cercò di tenere a mente lo scopo della sua visita ad Icarus e distolse lo sguardo dal combattimento. < Che cosa sai di Adam e Lily? >
Icarus ghignò continuando a guardare i due Babbani che cercavano di uccidersi a vicenda. < Chiedimi invece perché la folla acclama Mirmex come fosse un dio sceso in terra solo per tagliare gole. >
< A cosa deve la sua reputazione? > chiese stando al gioco.
< Ha forgiato la sua reputazione sulla pelle di due belve vomitate dall’inferno, i Gemelli del Gargano, Decimo e Tiberio, figli di uno sciacallo e di una meretrice, più simili a bestie che a uomini. Ogni incontro era per loro come una battuta di caccia. Lo spettacolo dei corpi che si lasciavano alle spalle era raccapricciante. Nessuno osava affrontarli, solo uno ne ebbe il coraggio, Mirmex. I mostri caddero sotto i colpi della sua spada e da allora è considerato il campione. >
< Ti diverti tanto a fare sfoggio della tua crudeltà? > chiese Hugo non riuscendo più a trattenersi.
< La mia crudeltà? Non sono io quello che brandisce una spada come un mago impugna la sua bacchetta. I combattimenti nelle fosse sono per animali incapaci di sentire dolore, quegli uomini sono dei cani addestrati per uccidere azzannandoti la gola. Credo sia questo il motivo per cui la folla ama i miei giochi: la magia non regala molti bagni di sangue. >
L’espressione di Icarus sembrava come quella di un professore dopo una lezione ben riuscita e Hugo provò un assoluto disgusto verso quell’uomo.
< Ti dirò quello che so. > disse l’uomo parlando a Malfoy, ma senza distogliere lo sguardo dalle sue bestie. < In questo momento la tua bella, tuo cugino e altri quattro hanno risvegliato la più antica e potente forma di magia al mondo. Sono diventati detentori di poteri straordinari che neanche immagini. Ma se si lasceranno incantare da essi, la prima cosa che penseranno sarà che il mondo è a loro disposizione. E se così sarà, se si perderanno sulla via della tentazione, nessuno potrà salvarli. >

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Capitolo 26
*** Capitolo 28 ***


< Signor Potter! >
Harry si voltò e rimase un po’ sorpreso nel vedere che Scorpius gli stava correndo incontro senza fiato, e rimase ancora più sorpreso nel vedere che dietro il biondo c’era Hugo. < Ragazzi che cosa ci fate qui? >
< Dobbiamo parlarle di Lily. > disse Malfoy, mentre Hugo era piegato a riprendere fiato.
< Ragazzi, mi dispiace, ma ora non è proprio il momento. > rispose Harry.
< No, lei non capisce! > urlò Scorpius quasi fuori di sé. Hugo lo prese per un braccio.
< Zio, è veramente importante. > disse serio. < Dobbiamo assolutamente parlarti, ma non qui. > disse rivolgendo uno sguardo eloquente a Malfoy.
Harry ci pensò un attimò e poi accettò. < Andate nel mio ufficio, vado a cercare tuo padre e poi vi raggiungiamo lì. > disse a Hugo. Doveva davvero essere una cosa importante se quei due andavano in giro insieme.
 
 
Lily stava osservando Marvin scuoiare due conigli che aveva catturato per la loro cena. Non si fidava di lui. Era un Paladino, aveva fatto un giuramento: impedire che il potere assoluto prendesse il controllo del mondo, anche a costo di sacrificare mille vite. Di certo un giuramento del genere non poteva essere pronunciato senza una ferma convinzione di essere nel giusto, e sicuramente non poteva essere dimenticato molto facilmente.
< Hai detto che siamo immortali. > disse fredda, mettendosi di fronte a lui.
< E’ così. > rispose Marvin continuando a scuoiare il coniglio.
< Anche i membri del primo Cerchio lo erano? >
< Sì. >
< E allora perché sono morti? >
Marvin alzò lo sguardo verso la rossa e non rimase per niente sorpreso nel trovarsi davanti il suo sguardo indagatore. < L’immortalità è qualcosa che può esistere solo in tempi di pace. Esiste un unico modo per uccidere una persona come te, ed è trafiggerle il cuore con un pugnale di cristallo. >
< E dove posso trovare un pugnale di cristallo? >
< Oh, è una cosa molto rara e preziosa. Ne esistono solo sei. Furono forgiati nelle focine di sei diversi vulcani infuocati per mano dei nobili fabbri ferrai dell’Antico Padrone del Metallo per sconfiggere il Cerchio oscuro, ma prima che giungessero nelle mani destinate a impugnarli, furono rubati e usati dai Padroni delle Tenebre contro il Cerchio. So per certo che tre di quei pugnali sprofondarono nell’oscurità insieme ai maghi oscuri, e so che uno è in mano ai Paladini. >
< Come fai ad esserne sicuro? >
Marvin le sorrise. < Perché sono stato io a ritrovarlo. >
Lily non disse nulla, rimase immobile a fissarlo, e Marvin ritornò ad occuparsi del coniglio.
< Quindi basta solo un pugnale per ucciderci? > chiese lei dopo un po’.
Marvin alzò di nuovo gli occhi su di lei. < Solo un pugnale di cristallo può uccidervi. La magia “normale” non può nulla contro di voi, e ogni altro tipo di arma, coltelli, frecce, spade, causerebbe delle ferite che si rimarginerebbero in poco tempo. Certo, se fossi in voi, eviterei comunque di farmi staccare la testa. Non so se quella ricrescerebbe come si deve. >
 
 
< COSA?!?! Siete andati nelle fosse?!?! > urlò Ron guardando furioso il figlio che però mantenne saldo il suo guardo.
< Vi potremmo arrestare per questo, lo sapete? > disse Harry più calmo dell’amico.
< Sì, sappiamo che abbiamo infranto la legge, ma lo rifarei mille volte ancora. > rispose Hugo < Icarus ci ha rivelato delle informazioni importanti riguardo Lily e gli altri cinque ragazzi scomparsi che hanno formato il Cerchio. >
Harry e Ron si guardarono pensierosi. < Come fate a sapere del Cerchio? > chiese Harry.
< Sappiamo tutto, signore. > rispose Scorpius. < Avevamo iniziato a indagare e- >
< Ecco perché Rose ha trafugato quel codice, per aiutare voi. > disse Ron dando finalmente un senso al comportamento anomalo e irresponsabile della figlia.
Scorpius annuì. < Icarus ci ha confermato tutto quello che avevamo scoperto riguardante il Cerchio e ci ha dato informazioni preziose riguardo al suo immenso potere. Dobbiamo trovarli e impedirgli di fare qualunque cosa di avventato o non potranno essere salvati! >
< Calmo calmo, di che cosa stai parlando? >
< Icarus ci ha detto che Lily e gli altri cinque scomparsi sono stati scelti per diventare il nuovo Cerchio del Potere. > spiegò Hugo. < Incarnano sei elementi e i loro poteri insieme sono in grado di fare qualsiasi cosa. Molti secoli fa ci fu un altro Cerchio aveva quei poteri, e il mondo andò vicino alla distruzione. >
< E tutte queste cose come le ha scoperte? > chiese Harry.
< Ha detto che quandò lasciò il corpo degli Auror guadagnò una fortuna trafugando un pugnale dagli archivi del Ministero. > rispose Scorpius.
< Si aggiunge anche ladro alla lista. > disse Harry guardando Ron.
< Perché? Non c’era gia? > rispose quello.
Poi i due Auror riportarono l’attenzione sui due ragazzi. < Siete stati incoscienti e sconsiderati. È illegale andare nelle fosse, e, nonostante il vostro scopo fosse onorevole, avete agito male. > disse autorevole Harry. < Ma che sia chiaro, è stato solo un episodio. Infrangete di nuovo lalegge e non terrò conto il motivo per cui l’avete fatto. >
 
 
Passarono due giorni da quando i ragazzi arrivarono da Marvin, e li avevano passati ascoltando racconti sul Cerchio Originale e studiando il libro che parlava dei loro poteri. Avevano imparato molto su come controllarsi e come sfruttare al meglio le loro emozioni.
Mentre Nick e Adam si stavano esercitando, Pevv notò Lily seduta vicino al fiume con aria pensierosa. < Ehi, come mai quella faccia? >
< Non possiamo continuare a stare qui. > disse lei di getto. < Ci stiamo nascondendo, e non sappiamo ancora chi siamo. Adesso abbiamo capito molte cose su chi siami diventati, sui nostri poteri, ma io voglio sapere chi ero, voglio sapere se per caso c’è qualcuno che mi sta cercando. Non credo a nulla di ciò che hanno detto Amanda e Micheal. >
< Nemmeno io. > rispose il ragazzone moro. < E sono sicuro che anche gli altri la pensino come noi, ma cosa possiamo fare? >
< “Fare” per cosa? > disse Sam sedendosi vicino ai due.
< Per capire chi siamo. > spiegò la rossa.
< Beh a questo proposito io avrei una mezza idea. > rispose il biondo. Lily e Pevv lo guardarono molto interessati. < C’è una cosa che sappiamo essere vera dei nostri ricordi, una sola, ed è la scuola. Rifletteteci: sono gli unici ricordi che abbiamo che sono più confusi degli altri, e io credo sia per il fatto che non li hanno cambiati, ma perché hanno solo cancellato parte di essi. >
< Che pensavi di fare? > chiese Pevv sempre più interessato.
< Io dico di tornarci. >
< Dove? A scuola? > chiese Lily. < Sarà un po’ complicato visto che non siamo in grado di smaterializzarci. >
Sam sorrise. < Noi no, ma JarWheelie sì. Non so se sia stato Nero a liberare i miei ricordi legati a lui, ma se così fosse tornando a scuola potremmo recuperare gran parte della memoria, per non contare il fatto che ogni scuola possiede schedari completi su ogni studente. >
< E se avessero mentito anche su quello? > chiese Pevv.
< Tu sei andato a Durmstrang, Marie a Beauxbatons, mentre noi altri a Hogwarts. Dovremmo pur essere andati in una di queste scuole. >
 
 
JarWheelie stava magiando una mela sgraffignata dalla dispensa di Marvin e quando si vide accerchiato dai ragazzi iniziò a urlare spavenato, proteggendosi la testa con le mani. < Vu please no pichia me! Eschiusate ma io ero mui mui affamiato. >
< Puoi magiare tutte le mele che vuoi Jar. > rispose Sam. < Non siamo qui per sgridarti, ma per chiedervi un favore. >
< Oh, sechiuro che sì! > accettò felice.
< Dovresti smaterializzarci presso l’Accademia della Magia di Beauxbatons. > disse Sam.
JarWheelie assunse un’espressione un po’ confusa.
< Si trova nel sud della Francia, in Provenza, vicino alla città di Cannes. > gli spiegò Marie.
< Mi sa dove es la scuola di divise azzurro di sieta. Ma ecchio…ehm...me non può farlo. >
< Come no? Perché? >
JarWheelie diventò tutto imbarazzato. < Ecchio…me non es mui bravo in eso, me es un viero disastro. >
Marie sbuffò sonoramente. < C’è qualcosa che sai fare? > chiese irritata e in risposta Nick le diede un colpetto al braccio.
< JarWheelie ti prego, abbiamo bisogno del tuo aiuto. > disse Lily in tono di supplica.
Il Gungan guardò tutti e sei i ragazzi e alla fine accettò. < Fate solo dire me a Nero che mi e vu va a- >
< No! > lo fermò Adam. < Andiamo da soli. >
< Vu no vuol loro? > chiese confuso. Adam annuì. JarWheelie non fece nessuna obbiezione, anzi si stambò un gran bel sorriso sul viso. < Mi es mui happy che vu no vuole lor! Nero es good-man, ma mostrichiattolo rosso e omo crazy-lazy no piacciono per niente a mi. >
< Ok, piccoletto arancione, sai davvero come arrivare a Beauxbatons? > chiese Marie. < Ricorda che devi evitare la barriera della scuola, non vogliamo attirare alcun tipo di attenzione. >
< Mi es Gungan e Gungan son no tocchiati da magia di magicanti con bacchetta: barriere non fermeranno mi e se vu es con mi, vu non rintracchiabili da barriera. > spiegò quello gonfiando il petto fiero di essere superiore alla comune magia dei maghi.
Marie gli sorrise. < Almeno una cosa buona ce l’hai. >
I ragazzi e JarWheelie si presero per mano e dopo che quello contò finò a tre, si smaterializzarono nella Foresta Incantata che circondava Beauxbatons.
Ma non fu per niete facile come smaterializzazione.
Il princio alla base era più o meno simile a quello della smaterializzazione di un elfo domestico, ma il doloro che i ragazzi provarono fu immenso.
Furono scaraventati contro gli alberi e il terreno e svennero tutti non appena caddero a terra.
Quando JarWheelie si mise in piedi era barcollante e dovette appoggiarsi a un albero per stare dritto sulle gambe. < Uh…poteva andare mas worst. Mi gias espera di ess su steso pianeta. >
Sam e Adam erano finiti sopra un albero, e Adam muovendosi finì addosso a Pevv ai piedi dell’albero e si ruppe due dita della mano sinistra.
Poco lontano da loro, Nick e Lily erano stesi per terra: lei era atterrata esattamente con la testa fra le sue gambe e, quando aprì gli occhi, impiegò qualche secondo a capirela situazione.
< Che volto bellissimo, sarebbe tutto perfetto, se non fosse che mi sei atterrata sui testicosi. Pietà, levati! > disse lui contorcendosi dal male. < Dio…le palle… >
Lily si allontanò da Nick e si mise seduta con la schiena appoggiata ad un albero.
Marie fu la prima a riprendere piena coscienza del suo corpo. < Un dolore che non ti dico! Poteva scapparci il morto sai? > urlò infuriata verso il Gungan.
< Mi ha aviertito vus! Mi no es bravo in eso… > rispose mortificato per l’accaduto.
Ci volle un quarto d’ora perché tutti e sei fossero in grado di camminare.
< Allora, cosa facciamo? > chiese Pevv.
< Aspettiamo che faccia buio. > rispose Marie. < Sarà più facile muoversi indisturbati per il Palazzo. > e detto così guardò verso le tre torri che si vedevano fra i rami degli alberi.
< Ricordi niente? > chiese Lily fasciando la mano di Adam.
< No…ancora no. >

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Capitolo 27
*** Capitolo 29 ***


Finalmente era calata la notte. Marie li condusse attraverso la Foresta Incantata verso il Palazzo di Beauxbatons. Attraversarono un torrente asciutto passando sopra un vecchio ponte che Marie spiegò essere tappa romantica delle coppiette.
Arrivarono alla fine della Foresta e si trovarono davatiun magnifico palazzo, che illuminato dalla luna sembrava quasi brillare di luce propria.
Il grande portone d’entrata era circondato da immagini di leoni e draghi e al di sopra vi era appeso lo stemma della scuola, due bacchetta incrociate le quali sparavano tre stelle ciascuna.
Percorsero lunghi corridoi di pietra bianca fino ad arrivare nell’ufficio della preside, sperando di trovare lì le cartelle degli studenti.
Era un ufficio lussuoso ed elegante, arredato nei minimi dettagli, con appesialle pareti ritratti di precedenti presidi che dormivano beatamente. Dietro l’immensa scrivania c’era un balcone che mostrava il cortile interno del palazzo, le stallee il campo da Quidditch.
Era davvero un bel posto.
< Ok, io dico di guardare in tutti i cassetti e gli armadi e- >
All’improvviso dal nulla prese forma un vortice blu da cui apparve una ninfa. Aveva i capelli dello stesso colore dell’acqua, che risplendevano nel buio della notte. I suoi occhi, di un brillante verde smeraldo, avevano un espressione sorpresa.
< Marie! > disse abbracciandola. < Quelle surprise! Qu'est-ce que tu fais ici? >*
L’espressione di Marie subito fu confusa, ma poi un sorriso si aprì sul suo volto. < Je suis tellement heureux de vous voir, Namora! J'ai besoin d'une faveur: je vois mon dossier scolaire, il est important. Bien sûr! Mais vous vous ne voulez pas aller demain matin? Le principal serait très heureux de vous voir. >
< Il n'y avait pas besoin de déranger le président, même ne rien dire pour l'instant. Je vais venir la voir à nouveau, peut-être pendant la journée. >
La ninfa le sorrise e poi sparì in un vortice blu.
< Ma che accidenti le hai detto? > chiese Pevv che non aveva capito assolutamente nulla.
< Come? Non parli francese? > lo prese in giro Marie.
< Nessuno di noi parla francese, e quindi nessuno di noi ha capito cosa vi siete dette tu e la ninfa. > disse seccato Pevv.
< Io sì. > disse Lily.
< Tu parli francese? > chiese Nick.
< Sì, io ho… ho… non ricordo. > Sentiva che c’era qualcosa o qualcuno che doveva ricordare, ma non riuscì a capire cosa o chi fosse.
< Ricorderai. > la confortò Adam. Lei gli sorrise.
Quandò la ninfa tornò, diede a Marie la sua cartella scolastica e, dopo averla salutata, la bionda condusse gli altri ad una Passaporta per uscire dalla scuola.
< Scusami microbo, ma non voglio rischiare da spaccarmi una mano anch’io. > disse Marie a JarWheelie.
< No problema, mi es mui d’accordo. >
La Passaporta era un vecchio ritratto di una carrozza con dei cavalli bianchi alati. Si presero tutti per mano, e quando Marie toccò l'ala in alto a sinistra del più cavallo alto, si smaterializzarono lungo la Rue de Paradis, nota anche come Strada del Paradiso. La strada si trovava a Parigi e poteva essere trovata soltanto da streghe e maghi.
Passarono davanti a molti negozi, tra cui la libreria “Book Nook”, un negazio di dolci vari, una boutique che vendeva vestiti eleganti e un negozio che vendeva articoli da Quidditch.
Marie li condusse nel pub The Grub, in cui quella sera si svolgeva la serata karaoke. Si sedettero ad un tavolo un po’ isolato, così da poter parlare meglio e senza essere disturbati.
< Aspettate, ma con cosa paghiamo? > chiese Nick facendo notare che non avevano un soldo.
< Mi ha esti! > disse JarWheelie mettendo un sacchetto pieno di soldi sul tavolo.
< Ma dove li hai presi questi? > chiese Sam.
< Marvin Boggs. > disse quello sorridendo.
Fecero dopo molto tempo una cena come si deve, e Marie non aveva staccato gli occhi dalla sua cartella. L’aveva già letta due volte, ma ancora non aveva ricordato nulla.
< Almeno sai anche il tuo cognome. > disse Pevv cercando di tirarle su il morale.
< Già. > rispose lei. < Marie  Doupont. Peccato che non mi dica niente. >
Si aspettava di ricordare qualcosa, ma invece niente.
< Magari è collegato alle persone. > disse Nick.
< Magari no. > ribattè Adam. Gli cìocchi di tutti furono su di lui, tranne quelli di JarWheelie intento a mangiarsi una bella porzione di stufato. < Insomma è vero, Sam ha ricordato Nero, e tu hai ricordato la ninfa, ma vuoi davvero farmi credere che non ti siano venuti in mente ricordi legati alla scuola? Come facevi a sapere che il ponte era luogo degli innamorati? >
< Perché ci sono andata un sacco di volte. > rispose quella. Poi realizzò che in effetti si era ricordata del ponte quando vi si ritrovarono davanti.
< E la passaporta per venire qui? > continuò Adam.
< Sì, è vero. > rispose quella.
< Dove vuoi arrivare? > chiese Sam.
< Credo che non siano sole le persone, ma anche i luoghi, soprattutto i luoghi. Marie ha esitato quando la ninfa è apparsa, ma poi si è ricordata. >
< Io però mi sono ricordato di Nero non appena l’ho visto. >
< Sì, ma tu sei quello che era stato portato alla villa da più tempo. Credo che qualunque cosa ci abbiano fatto, qualunque incantesimo abbiano usato su di noi possa essere infranto solo dal tempo. >
< Così ha senso in effetti. > disse Lily appoggiando la tesi di Adam. < Spiegherebbe perché non ci ricordiamo di essere andati a scuola insieme. Forse non ci eravamo mai parlati, ma forse sì. Io ho diciotto anni, Adam né ha ventuno, Nick ventidue e tu ne hai venticinque. > spiegò rivolta a Sam. < Probabilmente io e te non ci siamo mai parlati, visto che quando io ero al primo anno tu eri all’ultimo, ma Adam e Nick hanno solo un anno di differenza e non ci credo che non si siano mai rivolti la parola. Quindi credo che Adam abbia ragione: i ricordi si sloccano solo perché l’incantesimo che ci hanno fatto si sta indebolendo a causa del tempo. >
< Ma tu sei arrivata solo da pchi mesi, noi da anni. > disse Pevv. < Cosa vuol dire? Che ricorderai chi eri tra qualche anno? >
< Non lo so. > rispose Lily. < Ma se la nostra teoria fosse esatta, potrei non ricordare niente per anni. >


Era stanco, e aveva altro per la testa. Quella mattina si era alzato, vestito, era andato a lavoro e ora era felice di potersene tornare a casa. Aveva appena svoltato nel vicolo che disolito usava per smaterializzarsi a casa, quando qualcuno lo chiamò.
< Malfoy! >
Riconobbe quella voce immediatamente, e si girò contro voglia verso uno dei vari coglioni che gli rompevano l’anima perché non consegnava la posta come volevano loro o perchè i documenti arrivavano in ritardo  di cinque minuti.
< Malfoy hai superato ogni limite! Questa è stata l’ultima volta che hai sbagliao a consegnare la posta! Non ti disturbare a venire qui domani mattina, altrimenti ti far- Ahio! > s’interruppe bruscamente lamentandosi per un dolore improvviso al collo e dopo pochi secondi cadde a terra come se avesse perso l’uso del corpo. < C-che succede? Io– le gambe e– non riesco a muovermi… > disse quello terrorizzato.
Subito Scorpius estrasse la bacchetta e si avvicinò all’uomo, ma qualcosa lo colpì al petto e slo scaraventò contro dei bidoni della spazzatura. Era un po’ confuso dalla botta, ma fece in tempo a creare uno scudo fra lui e quella cosa che cercò di saltargli addosso. Questo rimbalzò contro lo scudo, ma anche Scorpius ne subì il contraccolpo e si ritrovò alla fine del vicolo con una spalla lussata.
< Lumos! >
Mantenendo lo scudo protettivo illuminò il vicolo e vide un mostro con gli artigli infilzati nel petto dell’uomo sdraiato a terra. Era un abominio che si muoveva su quattro zampe, aveva la pelle scura e una coda lunga che probabilmente aveva usato per colpirlo al petto. Quando poi alzò la testa verso di lui e Malfoy vide i suoi occhi gialli, si smaterializzò istintivamente finendo sul tavolino di un salotto che si ruppe. Battè la testa per terra e l’ultima cosa che vide prima di svenire fu lo sguardo preoccupato di sua madre.


A meno di cinquanta metri da loro i ciottoli solitari, l’erba e le sterpaglie lasciavano il posto alla Foresta Proibita, fitta anche al suo principio. Giusto davanti a loro, invece, il binario dell’Hogwarts Express se ne stava solitario senza il suo inseparabile compagno rosso fuoco.
Loro due si trovavano in un vano di un muricciolo in mattoni rossicci alto pochi metri che segnava l’entrata principale del villaggio, su cui c’erano due cartelli che indicavano due direzioni diverse: su quello che puntava alle loro spalle c’era stato scritto ‘Hogsmeade’, mentre sull’altro, che indicava una strada sterrata alla loro destra, ‘Hogwarts’.
Alla loro sinistra, sulla banchina in ciottoli di pietra, c’era una semplice panchina rossa, che aveva un’aria abbastanza triste in quel luogo solitario. Senza dire una parola, Scorpius si diresse verso quest’ultima e vi si sedette, seguito da Lily, che prese posto alla sua destra.
Rimasero ancora per alcuni attimi in silenzio.
Il panorama non era male: oltre alla foresta proibita, che proseguiva per chilometri, si potevano scorgere le montagne rocciose, in perfetta armonia con il cielo plumbeo di quel giorno, e si poteva anche intravedere la sommità della Torre di Astronomia.
«Perché siamo venuti qui?» chiese Lily poco dopo, interrompendo il silenzio perfetto che si era creato.
Malfoy alzò le spalle e buttò per terra il mozzicone della sigaretta finita.
«Da quando siamo entrati al pub non hai fatto altro che lamentarti del fatto che tutti ci fissassero… bè, qui non c’è nessuno» rispose semplicemente.
«Ah, certo» sbuffò Lily, diffidente. «E dimmi, quante ragazze ci hai già portato qui?».
Malfoy si voltò verso di lei e ghignò divertito.«Gelosa, Potter?» domandò strafottente.
«Per niente, Malfoy» negò decisa, guardandolo fieramente negli occhi.
«Comunque, tanto per placare i tuoi spiriti combattivi, non ci ho mai portato nessuna» rispose senza smettere di essere fastidiosamente compiaciuto. «È inutile che fai quella faccia, Potter; sai, questo non è precisamente il mio prototipo di posto romantico».
«È comunque un bel posto» convenne la rossa, mordendosi il labbro inferiore mentre si guardava in giro. «Insomma, una stazione è un luogo abbastanza significativo, soprattutto questa. Quando arrivi qui per la prima volta è un grande inizio, perché imparerai ad essere un vero Mago; mentre quando te ne vai per l’ultima volta è una fine, ma allo stesso tempo anche un altro inizio, cioè quello della tua vita da adulto».
Il silenzio calò nuovamente su di loro, e Lily pensò per la prima volta che quello per Scorpius sarebbe stato l’ultimo anno lì.Non poteva credere che non sarebbe davvero più tornato.
«E tu che strada prenderai quando scenderai dal treno per l’ultima volta?» chiese Lily, curiosa.
Fu il momento di Scorpius di farsi pensieroso.
Prese tra le dita della mano destra una ciocca vermiglia di Lily e ci giocherellò distrattamente.
La Grifondoro, presa alla sprovvista, s’immobilizzò: non si era accorta che fossero così vicini.
«Non lo so» rispose rimuginando. «Non ci ho mai pensato seriamente. Mio padre vorrebbe che studiassi Magisprudenza».
«E tu lo vuoi fare?» domandò la rossa, senza fiato.
«Credo che non sarebbe male» commentò alzando le spalle, per poi posarle la mano fredda sul collo e portarla verso l’alto, immergendola completamente nei suoi capelli. «Ma prima vorrei viaggiare un po’, magari con Adam o Blake».
Lily, che si era dimenticata di respirare, fece un sospiro strozzato, odiandosi per essere così in difficoltà.
«E tu cosa vorresti fare?» rigirò poi la domanda, osservando con espressione seria i suoi capelli che passavano tra le sue dita.
«L’Auror » ammise Lily con orgoglio. «È sempre stato il mio sogno».
«Auror Potter» rise Scorpius, facendosi divertito.
Lily lo guardò male, ma la sua occhiata risultò compromessa dal fatto che la mano di Scorpius le stesse accarezzando con tocco lieve il collo e la nuca.
«Che c’è di tanto divertente?» sbuffò la rossa, facendosi lievemente imbronciata.
«Perché, dicevi sul serio?» la prese in giro lui, ghignando divertito.
Lily strinse le labbra, infastidita.
Non riusciva a capire quello che stava succedendo, ma solo che, qualunque cosa fosse, voleva che accadesse.Ne sentiva bisogno come l’aria che respirava in quel momento.
Fece il carico di coraggio Grifondoro e, fingendosi disinvolta, si voltò lievemente verso di lui, per poi poggiare la sua gamba sul suo ginocchio, in modo che penzolasse in mezzo alle sue, leggermente divaricate.
Scorpius non disse niente, ma posò la mano libera sulla coscia della rossa.
La rossa sentì un brivido caldo salirle lungo la schiena mentre il Serpeverde percorreva con le dita il suo interno coscia.
Lily si avvicinò a lui e posò la gamba rimasta a terra vicino all’altra.
A quel punto, la mano di Malfoy andò a posarsi sul suo fianco destro, avvicinandola a sé. Erano talmente vicini che poteva sentire il suo respiro caldo nell’orecchio.
«Non lo troverai così divertente quando ti metterò le manette» mormorò Lily, riprendendo il discorso di poco prima.
Scorpius ridacchiò contro il suo orecchio e scese a baciarle piano il collo.
«Mh, manette. Mi piace come idea» disse con voce roca, facendola rabbrividire.
La rossa posò spontaneamente il suo braccio sulla spalla sinistra del biondo.
«Idiota» mormorò disconnessamene, con il cervello in tilt.
Alzò lievemente il collo, in modo che potesse baciarla meglio, e lui iniziò a spostarsi verso l’alto, lasciando una scia bollente di baci che arrivò fino al suo zigomo, per poi proseguire sul profilo della mandibola.
Quando arrivò alle sue labbra si bloccò un attimo.
Respirarono per alcuni istanti l’uno sulla bocca dell’altra, desiderandosi come un nuotatore può desiderare ossigeno dopo interi minuti di apnea.
Quando le loro labbra si sfiorarono, nessuno dei due riusciva a credere a quello che stava accadendo. Si toccarono con circospezione, assaporando l’una il tocco dell’altro, muovendosi con lentezza, quasi come se si stessero studiando.
Le mani di Lily andarono ad immergersi nei suoi capelli, mentre la lingua di Scorpius percorse tentatrice il suo labbro superiore, come tacita richiesta di un maggiore contatto. A quel punto la rossa socchiuse la bocca, non aspettando altro che quel momento.
Poco prima che le loro lingue potessero sfiorarsi bramosamente, il Serpeverde l’attirò a sé, così che andò a finirgli in braccio, cosa che sembrò non dispiacerle affatto, visto che gli attorcigliò le braccia al collo e artigliò i suoi capelli con le dita, aggiungendo una punta di dolore a quell’uragano di emozioni che gli stava facendo provare.
Scorpius strinse i fianchi di Lily, eccitato dal sensuale gioco delle loro lingue, che sembravano rincorrersi e ritrovarsi all’interno delle loro bocche, mentre la voglia di toccarsi sempre di più cresceva a una velocità allarmante.
Si staccarono di pochi centimetri, poggiandosi l’uno alla fronte dell’altra, cercando di riprendere fiato.
La rossa riaprì lentamente gli occhi e incrociò quelli di Scorpius, più lucidi e scuri di quanto ricordasse.Automaticamente, senza nemmeno pensarci, congiunsero le loro labbra in un ultimo e casto bacio, per poi immobilizzarsi.
Lily, improvvisamente imbarazzata, si spostò dalle sue ginocchia e tornò al suo posto, guardando nella direzione opposta a quella di Scorpius, che tossicchiò nervosamente.
«Dicevamo?» domandò il Serpeverde, schiarendosi nuovamente la voce.
La Grifondoro si voltò nuovamente verso di lui, incerta, e si fissarono per quelli che parvero infiniti istanti. Poi scoppiarono a ridere.«Noi non faremo mai come le persone normali, vero?».
«Con te è impossibile fare le cose normalmente, Potter, si devono sempre fare i salti mortali».
 
 
Quando Scorpius aprì gli occhi e vide il soffitto della sua stanza d’ospedale una lacrima gli rigò il volto.
Erano passati molti mesi da quando Lily era scomparsa, ed erano passati più di due anni da quando era scomparso Adam.
Si sentì incredibilmente solo; la ragazza che amava e suo cugino, che considerava un fratello, erano stati rapiti e lui aveva perso le due persone più importanti della sua vita. Era determinato più che mai a ritrovarli, sapeva che erano vivi e sapeva che li avrebbe ritrovati.
< Ti sei svegliato finalmente! > si lamentò suo padre entrando nella stanza. < Come stai? >
Scorpius si mise seduto. < Bene, ma perché sono qui? >
< Non ricordi? Ti sei smaterializzato in salotto e hai battuto la testa. Quando ti abbiamo portato qui, i medimaghi hanno detto che avevi tre costole incrinate e la spalla lussata, ma ti hanno già guarito. >
Scorpius ricordò. < Sono stato attaccato da un mostro, e ha ucciso- >
< Sì, lo so. Quando uscirai da qui dovrai andare al ministero per lasciare una deposizione. > gli disse Draco.
< Come fai a saperlo? >
< Ti abbaimo letto la mente. >
< Voi cosa? > disse arrabbiato. < Non avevate il diritto di- >
< Non alzare la voce con me! > gli rispose severo Draco. < Non l’avremmo fatto se qualche giorno fa non fossi andato nelle fosse! Credevamo ti avessero pestato degli strozzini. >
< Ve l’ha detto il signor Potter, vero? > chiese abbassando gli occhi.
< Certo che ce l’ha detto. Harry Potter non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà, ma gli devo riconoscere il fatto di essere un uomo responsabile. > Draco fece un respiro profondo per calmarsi e si sedette sulla sedia vicino al letto. < Ci ha detto anche il perché sei andato là. Vedrai, li trovaranno. >
< No, io li troverò. >
 
 
La loro visita a Durmstrang fu molto più veloce e rapida rispetto a quella a Beauxbaton.
Pevv e Nick andarono a cercare la cartella del primo da soli, lasciando gli altri quattro e il Gungan alle pendici della scogliere sulla quale si ergeva l’Istituto di Magia del Nord.
Impiegarono meno di un’ora ad entrare nella scuola, prendere la cartella di Pevv e ritornare dagli altri.
< E così ti chiami Pevv Georgi Krum. > disse Adam leggendo la cartella dell’amico. < Ottimo rendimento, campione di Quidditch…almeno sulla cartella di Marie c’èera anche qualche nota personale, questo non ti aiuta per niente. >
< Lo so. > rispose Pevv. < Ma almeno so come mi chiamo. >
< Forse Georgi è il nome di tuo padre. > disse Marie.
< Krum…io credo di aver già sentito questo nome, ma non rocordo dove. > disse Lily cercando di sforzarsi.
< Beh, dimmelo se ti viene in mente. > rispose Pevv un po’ sconfortato.
< Dove va noi ora? > chiese JarWheelie.
< A Hogwarts. >





Angolo autrice:
Ovviamente la parte in corsivo sono dei ricordi di Scorpius riguardo la sua storia con Lily.

*Ecco il dialogo tradotto fra Marie e la ninfa Namora: 
< Che sorpresa! Che ci fai qui? >
< Sono così felice di vederti, Namora! Ho bisogno di un favore: devo vedere la mia cartella scolastica, è importante. >
< Certo! Ma sei sicura di non voler passare domani mattina? La preside sarebbe molto felice di vederti. >
< Non era il caso di disturbare la preside, anzi non dirle niente per ora. Verrò a trovarla un'altra volta, di giorno magari. >

Spero vi sia piaciuto il capitolo! Grazie mille a chi continua a seguire la mia storia!


 

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Capitolo 28
*** Capitolo 30 ***


Harry e Wilson si ritrovarono di nuovo all’obitorio del San Mugo convocati dal dottor Thomas.
< Che cosa puoi dirci, Dean? > chiese Harry fissando il cadavere dell’uomo che lavorava con Scorpius.
< Vedete qesto talio? > disse Dean alzando leggermente il collo del morto sul tavolo per mostrare ai due Auror un taglio orizzontale sotto l’attaccatura dei capelli. < Preciso, quasi chirurgico. Ma non è questa la ferita che l’ha ucciso. Questa ha uno scopo più interessente. >
< È legata alla colonna vertebrale? > chiese Wilson.
< Esatto. Qualunque cosa abbia fatto questo taglio è pieno di una tossina paralizzante tanto potente da inibire le funzioni motorie. > poi inidicò le ferite sul petto < Queste sono la causa del decesso. Notate lo schema su ogni lato. > Sul petto dell’uomo vi erano dieci lunghi e profond tagli. < Cinque per ogni artiglio. Come potete vedere, ha scavato dentro, tagliando verso l’altro e sventrando i polmoni, tagliando le ossa della gabbia toracica. >
< Hai mai visto nulla di simile prima d’ora? > chiese Harry preoccupato.
< No. > rispose Dean.
< Nessuna idea su chi l’abbia ucciso? >
< No, ma posso dirvi che è veloce, notevolmente forte e ha la capacità di rendere le proprie vittime indifese nel giro di pochi secondi. Nella natura, i predatori con tossine paralizzanti usano queste ultime per catturare e mangiare le proprie prede. Questa preda non è stata mangiata. Questo vuol dire che la cosa che l’ha ucciso voleva solo ucciderlo. Infatti, uccidere credo sia il suo unico scopo. >
< Abbiamo controllato nel passato della vittima, ma non c’era niente che spiegasse il motivo di una tale aggressione. > disse Wilson.
< Malfoy che cosa dice? > chiese Dean a Harry.
< Verrà al Minestero per rilasciare la sua deposizione, speriamo ci possa dare qualche informazioni utile. >
 
 
I sette si smaterializzarono a Hogsmeade e fortunatamente non trovarono nessuno per le strade. Era notte, faceva davvero molto freddo e il fatto che fosse gennaio non aiutava per niente.
< Da dove entriamo? > chiese Pevv guardando il castello di Hogwarts in lontananza.
< A Mielandia, passeremo dal passaggio segreto in cantina. > disse Sam.
Attraversato il tunnel, si ritrovarono al terzo piano del castello, davati alla statua della strega orba.Corsero per i corridoi di Hogwarts senza mai fermarsi, finché non giunsero davanti al gargoyle che aprendosi avrebbero portato all’ufficio del preside.
< E ora? Come facciamo a sapere la parola d’ordine? > chiese Nick.
< Proviamo senza. > propose Lily. < Proviamo con la nostra magia. >
Marie e Pevv non avevano capito di cosa gli altri stessero parlando, ma Lily, Sam, Adam e Nick si concentrarono sulla grande statua di pietra che subito iniziò a ruotare su se stessa mostrando una scala a chiocciola.
Salite le scale entrarono poi in una grande stanza rotonda con molti oggetti strani posti sutavolini con gambe sottili. Alle pareti erano appesi tantissimi quadri raffiguranti dei maghi che si sono susseguiti come presidi dalla fondazione della scuola. Fortunatamente dormivano tutti. Al centro della stanza regnava una grossa scrivania. Lì accanto, in una teca, c'era il Cappello Parlante, indossato da loro alla cerimonia dello smistamento. Ognuno dei quattro rimase a fissare il cappello parlante, e subito a tutti e quattro tornò in mente la prima volta che varcarono la soglia del castello.
< Che c’è? > chiese Pevv osservando i quattro immobili.
< Serpeverde. > disse Adam.
< Corvonero. > disse Nick.
< Tassorosso. > disse Sam.
Poi guardarono verso Lily in apprensione.
< Lily. > la chiamò Sam. < Tutto bene? >
< Io ricordo… > disse Lily sorpresa. < Io… ero una Grifondoro! > esclamò sorridendo.
< Quindi non c’entra il tempo. > disse Marie confusa sulla maniera in cui riaffioravano alla mente i loro ricordi. < Ricordiamo ogni volta che vediamo qualcosa a cui siamo legati? >
Nessuno di loro rispose perché nessuno di loro sapeva effettivamente che cosa sbloccasse i ricordi e cosa no.
< Forza cerchiamo le cartelle. > propose Adam.
Aprirono tutti gli armadi, tutti i cassetti, e trovarono mille e più schede di studenti che avevano frequentato Hogwarts. Tra le tre scuole dei ragazzi, Hogwarts era la più antica, ma anche la più disordinata. Pevv non faceva altro che lamentarsi del fatto che potevano mettere degli schedari ordinati per anno come a Durmstrang invece di tenere le cartelle degli studenti tutti in scatoloni, misti anche a vecchi moduli di punizioni e annunci vari.
Lily afferrò il suo ottavo scatolone muffito pieno di vecchi fogli ingialliti di venti e più anni prima. Guardò se magari lì in mezzo ci fosse un qualche documento recente, e aprì una cartella a caso.
Il nome dello studente a cui apparteneva era Harry James Potter.
Lily la ripose nel mucchio, ma un plico di pergamene ingiallite grande quanto un vecchio manuale attirò la sua attenzioni. Erano tutte punizioni di un solo studente, appunto quel Harry James Potter di cui aveva aperto la cartella.
Curiosa, la ragazza aprì una pagina a caso.
 
Data: 11 MAGGIO 1997
Nome dello studente: HARRY james POTTER
(motivo) DUELLO NON AUTORIZZATO IN BAGNO, MALEDIZIONE PROIBITA SU DRACO MALFOY. DRACO MALFOY RICOVERATO IN INFERMERIA
Punizione: RICOPIARE LE PERGAMENE DELLE VECCHIE PUNIZIONISOTTO LA SUPERVISIONE DEL PROFESSOR PITON
Firma
ARGUS GAZZA


Ricopiare le pergamene delle vecchie punizioni,  non c’era nulla di più noioso. Lily ebbe un flash in cui ricordò che una volta era toccato anche a lei come punizione.
Sorrise al pensiero di aver ricordato qualcos’altro della sua vita.
< Ehi li ho trovati! > esclamò Nick. Davanti a sé aveva un armadio con gli scatoloni degli ultimi dieci anni. Sam prese quello del 2019, anno del suo diploma, Nick quello del 2022, Adam quello del 2023, e Lily quello del 2025.
Frugarono un po’ e dopo poco trovarono le loro cartelle.
Non fecero in tempo ad aprirle, però, che nella stanza entrarono dodici uomini incappucciati e armati di bacchetta in una mano e di una spada nell’altra. Sapevano chi erano, altimenti non avrebbero mai avuto anche la spada. Quando poi entrò un altro uomo senza cappuccio, fu tutto chiaro.
< Joseph. > disse Lily.
< Vedo che ti ricordi di me questa volta. > rispose sorridendo compiaciuto. < Fantastico. >
< Chi siete e che cosa volete da noi? > chiese Sam.
Nel frattempo, JarWheelie, impaurito, si era nascosto sotto la scrivania e i ritratti dei vari presidi si iniziarono a svegliare.
< Prendeteli. > ordinò Joseph.
I dodici uomini incappuggiatì corsero contro di loro attaccandoli e da lì scoppiò il putiferio.
Pevv scaraventò contro il muro due di loro con un potente fulmine, mentre Sam ne aveva lanciati via altri con un forte vento, e Nick li disarmò tutti delle loro spade.
Riuscirono ad uscire dall’ufficio e a correre via per i corridoi, ma purtroppo furono bloccati da altri dieci incappucciati, e quelli però sempravano più potenti degli altri, tanto da ferire Marie alla gamba sinistra.
Nick e Adam l’alutarono a rialzarsi, mentre Lily, usando il fuoco delle torce appese alle pareti, creò una barriera fra loro e gli assalitori.
< Dobbiamo andarcene di qui! > urlò Pevv.
< Dov’è JarWheelie? > chiese Adam cercando il loro unico mezzo di smaterializzazione.
< AH! > urlò il piccolo essere arcancione correndo verso di loro a perdifiato. < No lascia me qui! No lascia me qui! >
< Smaterializzaci via! > ordinò Nick.
< Non puosso aqui! Maxi magia prottegge la scuola, magia maxi antica. > rispose JarWheelie.
< Ok, allora al passaggio segreto! > propose Sam iniziando a correre verso il terzo piano.
Lui e Jar Wheelie erano in testa, seguiti da Adam, Marie e Nick, mentre Pevv e Lily rallentavano il più possibile quei nemici.
Ad un tratto un grande esplosione scosse il pavimento sotto i loro piedi. Sam, Adam, Marie e Nick erano quasi arrivati al passaggio segreto, ma Pevv e Lily stavano ancora scendendo le scale e l’esplosione li scaraventò via.
Quando Lily riaprì gli occhi, per un’istante tutto sembrò congelato nel tempo.
Finì con la schiena a terra e la botta contro il pavimento le tolse il respiro. Si riparò il viso con le braccia mentre frammenti di materiali, alcuni in fiamme, le piovvero intorno. Un fumo acre riempì l’aria. Portò una mano all’orecchio sinistro e se la ritrovò insanguinata. L’esplosione le aveva prodotto un danno profondo. Era diventata sorda per lo scoppio.
Alla sua sinistra vide Pevv che si stava alzando a fatica; saguinava dalla testa, dal braccio destro e aveva un lungo taglio sul petto. Grazie al cielo erano ferite solo superficiali.
Una volta che si mise in piedi, aiutò Lily ad alzarsi, e con molta fatica raggiunsero gli altri.
Sebbene l’orecchio sinistro era ancora sordo, la ragazza cominciò a sentire un ronzio in quello destro.
Nick e Adam, li stavano aspetando vicino alla strega orba, mentre Sam aveva preso Marie in braccio e con JarWheelie aveva cominciato a percorrere il passaggio.
Dopo che entrarono nel tunnel, Nick chiuse il passaggio materializzando una pesante porta di ferro ch e impedì ai loro assalitori di inseguirli.
Percorsi pochi metri, Lily si sentì svenire, ma Adam la prese prima che cadesse a terra e, prendendola in braccio, seguì gli altri fino a Mielandia. Appena uscirono per strada si presero per mano e JarWheelie li smaterializzò di nuovo nel bosco, vicino alla casa di Marvin Boggs.
 
 
Appena uscito dall’ospedale, indagò sulla creatura che lo aveva attaccato tutto il giorno, senza però arrivare a nessun risultato. Mentre era a letto intento a guardare il soffitto gli venne in mente il fatto che Lily gli aveva sempre detto che il mezzo gigante amico della sua famiglia sapeva tutto sulle creature magiche, così la mattina seguente decise di andargli a far visita.
Si smaterializzò a Hogsmeade, stranamente piena di agenti del Ministero, e senza farci molto caso né senza fermarsi si diresse verso la capanna del vecchio guardacaccia.
Era il 25 gennaio, ed era da tanto che non vedeva il castello innevato.
Bussò alla porta, e poco dopo Hagrid venne ad aprire.
< Oh, Malfoy. > disse sorpreso nel trovarsi il ragazzo davanti a casa. < Che ci fai qui? >
< Avrei bisogno del suo aiuto per identificare una creatura magica. >
< Ahm, ecco… dovrei andare al castello. Stanotte qualcuno è entrato e c’è stato uno scontro. > comunicò a dire il mezzo gigante.
< Cosa? Qualcuno ha combattuto a Hogwarts? > chiese Malfoy sorpreso. < Non potrebbe essere opera di qualche studente? >
< No, ecco…dai, entra. > disse Hagrid aprendo del tutto la porta. Scorpius si accomodò e notò l’espressione decisamente pensierosa del suo ospite. < Lily, tuo cugino e gli altri quattro scomparsi sono venuti a Hogwarts stanotte. Non so perché, ma sono andati nell’ufficio del preside a cercare qualcosa. Poi sono arrivati una ventina di uomini che li hanno attaccati e c’è stato uno scontro violento. Molti quadri erano addormentati, quindi non hanno capito il motivo dell’intrusione, ma hanno confermato l’identità di Lily e gli altri e da… Malfoy? Ci sei? >
Lily era tornata a scuola.
Adam era tornato a scuola.
Questo voleva dire che erano liberi di muoversi, scappare, tornare a casa. Ma perché non l’hanno fatto? Cosa li poteva trattenere dal tornare dalle loro famiglie? Forse erano sotto Imperio e agivano per conto di coloro che li avevano rapiti. Ma allora chi erano gli altri uomini? E perché non andavano d’accordo? C’era forse qualcun altro che stava cercando quello che volevano loro?
< Oh Malfoy! >
La voce di Hagrid lo aveva riportato al presente. < Sono passati dal passaggio segreto di Mielandia, vero? Quando sono arrivato ho visto un gruppo di Auror li davanti. >
< Sì, sono passati da li. > annuì quello. < Ma dimmi, hai detto che dovevi identificare una creatura magica. >
< Due sere fa, io e un mio collega siamo stati aggrediti da un mostro, e lui è morto. Solo che prima di ucciderlo il mostro l’ha paralizzato dalla testa in giù. Speravo che potesse aiutarlo a identificarlo. >
< Non ci sono molte creature che hanno il potere di paralizzare le proprie prede in quel modo. Hai visto come ha fatto? Un morso, un graffio… >
< Un graffio! Sì, lo ha graffiato dietro il collo. > disse ricordando che il suo collega aveva lamentato di un dolore al collo prima di cadere a terra.
< E com’era fatto l’animale? > chiese Hagrid.
< La pelle era scura. Credo fosse ricoperta di scaglie. > disse cercando di ricordare più dettagli posssibili. < Gli occhi erano giallastri, aveva degli artigli lunghi e bianchi, aveva molti denti, e una coda lunga e sottile, ma tanto forte da rompermi un paio di costole quando mi ha colpito. >
Hagrid rimase in silenzio a pensare, e poi finalmente alzò gli occhi verso Scorpius.
< So delle storie, dicerie, su un mostro chiamato Kenema. La sua caratteristica principale è quella di avere all’interno del corpo una tossina che riesce a paralizzare la preda. È simile a un serpente da questo punto di vista, solo che invece di bloccare la preda mordendola, la graffia vicino alla colonna certebrale. >
< Sembra proprio quello che sto cercando. > disse Scorpius contento di aver dato un nome al mostro che lo aveva quasi ucciso.
Hagrid rise. < Sì, ma non può essere quello. Il Kenema è una leggenda. Tremila anni fa era usato come storia per spaventare i bambini. Non esiste nulla del genere. >
Nella mente di Scorpius si accese una lampadina. < Ha detto “tremila anni fa”? >
< Sì, perché? >
< Perché è il periodo in cui vissero i membri dell’antico Cerchio. > rispose parlando più a se stesso che al mezzo gigante.
Poi si alzò di scatto e, ignorando il fatto che Hagrid gli stesse ancora parlando, uscì dalla capanna avviandosi verso Hogsmeade così da riuscire ad andare al Ministero più velocemente possibile.
Si smaterializzò di nuovo a casa dei suoi genitori, fuori dallo studio del padre, entrò nella stanza e usando la metropolvere andò dritto al Ministero per rivelare a Harry tutto ciò che aveva scoperto.

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Capitolo 29
*** Capitolo 31 ***


< Ti sono scappati di nuovo, Joseph. > disse Amanda con un sorriso che esprimeva tutta la sua soddisfazione. < Sei sicuro di non aver bisogno di una mano? >
< Non devi disturbati Amanda. > rispose quello molto irritato dall’espressione e dal tono della donna. < Quando useranno di nuovo il loro Potere collettivo, li rintraccerò e non fallirò di nuovo. >
 
Al Ministero c’erano ancora moltissimi problemi. Non solo non riuscivano a ripristinare lo stato di segretezza del mondo magico rispetto a quello babbano, ma nelle ultime due settimane erano scomparsi alti sette bambini babbani di nascita che sarebbero diventati maghi a breve. Per non parlare del problema del Potere Assoluto che dei pazzoidi avevano risvegliato usando sei ragazzi ricercati sia dal mondo magico che babbano.
< …e questo fu il loro primo sopraluogo. È questo che vogliamo, e… quello chi è? > Charlotte Miring stava discutendo con ufficiali della Sicurezza Magica riguardo agli ultimi avvenimenti, quando, alzando lo sguardo, vide Scorpius, un civile, in una zona riservata del Ministero che parlava tranquillamente con Harry Potter. Si fiondò immediatamente verso di loro.
< Mi scusi, signor Potter. > disse a Harry interrompendo la sua conversazione con il ragazzo.
< Direttore Miring > disse Harry a mo’ di saluto. < Lui è Scorpius Malfoy, un… >
< Conosco il nome, signor Potter. Mi domando chi gli ha dato il permesso. >
A Scorpius scappò una risatina sarcastica. < Chi me l’ha dato? Le basta il fatto che sono stato io ad ottenere informazioni sui sei ragazzi che detengono un potere illimitato e con una capacità distruttiva incredibile? > disse lui con tono di sufficienza.
< Scorpius, lei è il Direttore delle Forze Magiche Nazionali, in caso… > disse Harry fermando il ragazzo prima che dicesse qualcosa di troppo.
< Ehilà. > disse il biondo rivoltò alla Miring.
< Prendi in giro un funzionario federale? Farai strada nella vita. > rispose quella squadrandolo da testa a piedi.
A Scorpius non piacque per niente il modo in cui la donna lo guardò. < Perché non torniamo all’argomento principale? Ovvero che sono stato quasi affettato da un mostro che risale a più di tremila anni fa. Con le tasse che pago posso fare reclamo, ne ho il diritto, penso. >
< Direttore, sono stato io ad autorizzare il ragazzo ad accedere a questa zona. > intervenne Harry prima che qualcuno arrivasse e cacciasse a calci Scorpius. < Ha scoperto molte informazioni su- >
< Senta un po’, signor Potter. > lo interruppe bruscamente la Miring. < Non possiamo affidare la sicurezza nazionale a dei teenagers, o almeno era la nostra politica. Mi sono persa la circolare? Direi di no. > Poi si rivolse a Scorpius. < Non mi interessa chi sei. Se fai parola di quello che vedi qui, ti sbatto dentro per tradimento. Ci siamo capiti? >
< Io posso dare un contributo, posso essere d’aiuto. > le rispose Malfoy cercando di tenere un tono calmo e controllato.
< Beh, non è una cosa complicata da capire. > disse lei. < Nessuno lavora a questo caso, senza la mia approvazione. Tu rompi la mia catena del comando. Questa è un’unità per Auror e Forze Speciali Nazionali, non per ragazzi senza più una ragazza speciale. >
< Senta signora- >
< Non chiamarmi ‘signora’, non sono una ‘signora’. >
< E’ una donna almeno? > disse sfontatamente Scorpius. Harry assistette alla scena rimanendo senza parole.
< Con tutto il rispetto giovanotto > disse lei cercando di sottolineare la maleducazione di Sccorpius. < Apprezzo ciò che hai fatto, ma non sei un soldato. Sei un messaggero, un semplice messaggero. >
Poi voltando le spalle ad entrambi se ne andò.
Harry notò lo sguardo offeso di Scorpius e lo condusse nel suo ufficio per farlo calmare. Poco dopo entrò Ron, che iniziò ad aggiornare Harry sulla situazione generale.
< Abbiamo trovato un altro bambino, è l’ottavo in poche settimane. Sembra che gli Ingoiatori abbiano deciso di agire sempre più velocemente. > disse passando all’amico il resoconto di quell’ennesimo omicidio. < Wilson è tornato dalla Francia e ha detto che la ragazza, Marie, è andata a richiedere la sua cartella scolastica qualche giorno fa. A Durmstrang non hanno visto nulla, però dagli arichivi manca anche la cartella di Pevv Krum. >
< Aspettate > intervenne Scoprius. < Vuol dire che hanno fatto visita a tutte le loro scuole per prendere le loro cartelle scolastica? > Ron annuì. < Insomma… perché? > domandò il ragazzo sempre più confuso. < A cosa gli serve avere i loro  risultati scolastici? >
< Risultati scolastici, allegati a foto e nome e cognome. > rispose Harry analizzando la situazione da un’altra prospettiva. < Rifletti > disse rivolto a Ron. < Quando ci hanno detto che sono entrati a Hogwarts abbiamo subito pensato che li avessero stregati e che li tenessero sotto Imperio. E se invece fossero solo senza memoria? Chi li avrà rapiti gli avrà anche fatto il lavaggio del cervello per riattivare il Potere del Cerchio con il loro consenso, ma avranno sicuramente tenuto nei loro ricordi il fatto di essere andati a scuola. >
< Cioè, intendi che stavano solo cercando di capire chi fossero? > chiese Ron seguendo il ragionamento dell’amico.
< È una possibilità. > rispose Harry.
< E quelli che li hanno attaccati? > continuò Ron. < Pensi siano gli stessi che li hanno presi e che li rivolevano indietro? >
< Non lo so. > rispose preoccupato. < Senza prove certe potrebbero esserci altre mille ipotesi. >
 
 
< Come è possibile che ogni nostro piano abbia fallito così miseramente? > urlò rabbioso Xander. < Il giovane Malfoy è ancora vivo, quei sei ragazzi sono riusciti a scappare di nuovo e non abbiamo ancora trovato un modo per eliminare del tutto questi Paladini. >
< Se non sbaglio era compito tuo occuparti dei Paladini, Xander. > disse calma Victoria.
< Sì, Victoria, era compito mio, ma non sono riuscito a rintracciare i loro capi. Due squadre di dieci uomini sono state eliminate, e i pochi che abbiamo catturato non hanno rivelato nessuna informazione di rilevo, a parte un nome, Roland, che a quanto pare sarebbe l’uomo a capo di questo gruppo di scellerati. >
< E il ragazzo Malfoy? > chiese Conrad rivolto a Dylan. < Perché è ancora vivo? >
< La creatura ha mancato il bersaglio, e ora il ragazzo ha preso l’abitudine di frequentare le zone con accesso limitato del Ministero, tenute sempre sotto strettissima sorveglianza. > rispose Gould. < Non si lascerà avvicinare ancora, e a quanto pare non ha smesso di indagare sulla sua dolce Lily Potter e su suo cugino. >
< È ovvio che qualcuno sta proteggendo quei ragazzi. > riflettè Xander. < Non sarebbero mai riusciti a sopravvivere così a lungo da soli. >
< Ho impiegato alcuni uomini alla ricerca di qualsiasi forma di magia che sia venuta a contatto con la loro. > rispose Conrad. < Ma ancora non sono riusciti a trovare niente. >
< Beh a quanto pare tutti i vostri piani sono dei fallimenti. > decretò Nicol Coulter versandosi un bicchiere di Acqua Viola. < Io però ho delle buone notizie. Gli Ingoiatori sono riusciti ad accumulare abbastanza magia pura da ridare forza e vitalità a due Padroni delle Tenebre. >
A quelle parole tutti i presenti si zittirono sorpresi.
< Vuoi dire che è possibile riportarli indietro? > chiese Victoria.
< Solo due di loro. > spiegò la Coulter. < Ma possiamo sperare che richiamandoli, siano più clementi riguardo ai nostri fallimenti e che si occuperanno loro di tutto, dal sbarazzarsi del ragazzo Malfoy al ritrovare il Cerchio. >
< Potremmo richiamarne solo uno. > disse Xander preoccupato.
< Così da farci saltare la testa per i nostri multipli insuccessi? > lo riprese Dylan. < No, sono d’accordo: richiamiamone due. Saranno in grado di occuparsi del Cerchio e del problema dei Paladini, così noi concentreremo le nostre forze per raccogliere altre energia magica per alimentare gli altri Padroni delle Tenebre. >
< Non sarà facile. > intervenne Victoria. < Abbiamo impiegato anni a raccogliere l’energia necessaria per due di loro. Non credo che siano rimasti bambini Babbani a sufficienza. >
< Provvederanno a indicarci nuovi obbietti. > disse Conrad. < In fondo i sei ragazzi del Cerchio hanno in loro la stessa magia pura che serve ai Padroni per rigenerarsi. È per questo che sono risultati idonei al processo di Fissazione. >
< È deciso allora. > affermò la Coulter. < Riporteremo in questo tempo due dei Padroni delle Tenebre. >
 
 
Lily aprì gli occhi lentamente, tentò di distendere i muscoli, anche se lo sforzo le provocò una smorfia: era ancora indolenzita. In un attimo i suoi ultimi ricordi le riaffiorarono come un fiume in piena: erano stati attaccati a Hogwarts e un’esplosione l’aveva ferita gravemente all’orecchio. Quando si portò la mano a toccare la ferita la trovò bendata. Si mise a sedere, ma un giramento di testa la fece barcollare.
< Piano. Sei rimasta incosciente per quarantotto ore. > disse Adam aiutandola a mettersi seduta sul letto. Dal comodino lì a fianco prese un bicchierde d’acqua e glielo porse.
< Dove siamo? > chiese prima di bere un sorso.
< Sei svenuta dopo che ti avevano ferito alla testa e JarWheelie ci ha riportati da Nero e Boggs. Ora stai bene, ti hanno curato le ferite e Boggs ti ha ricostruito l’orecchio sinistro. Eri diventata sorda. > spiegò il ragazzo dagli occhi verdi.
< Pevv? E Marie? > chiese preoccupata per i suoi amici.
< Boggs ha curato anche loro. Mari ora zoppica un po’, ma si sta riprendendo bene. Pevv invece aveva solo ferite superficiali. >
Lily ripensò a tutta la sera dell’attacco, e le venne un nervoso pazzesco a ripensare al sorriso sornione di Joseph. < Come ha fatto a trovarci? >
Adam le sorrise di nuovo e Lily si ritrovò a pensare a quanto fosse bello quel ragazzo quando sorrideva. < Prima ti alzi, ti lavi la faccia e poi vieni fuori a mangiare qualcosa. Parleremo di tutto quando saremo tutti insieme. >
 
 
< Ciao pischellos! > disse JarWheelie sorridendo verso Lily e Adam che avevano raggiunto gli altri vicino al fiume.
< Che stavate dicendo? > chiese Lily sedendosi vicino a Sam.
< Stavamo facendo il punto della situazione. > informò Nick prima di riprendere il discorso. < Chi ci ha bloccato la nostra magia > disse indicando il simbolo sul polso sinistro < ci stava solo usando per evocare il Potere Supremo del Cerchio; ognuno di noi possiede il dominio di un elemento; siamo legati indissolubilmente per l’eternità e possiamo invecchiare solo se uno di noi muore. Ho dimenticato qualcosa? >
< Siamo senza memoria, ricercati da Paladini e Babbani, abbiamo alle costole quel Joseph e i suoi tirapiedi e io continuo a vedere un’alfabeto di tremila anni fa. > aggiunse Pevv.
< Continui a vedere i simboli Vanyarim? > chiese Lily.
< Ed è diventato completamente matto. > rispose Marie ridacchiando. < Se prima il massimo della sua pazzia era stato rovinare la mia camera a Threed, adesso quando va in trans c’è il rischio che arrostisca qualcuno con i suoi fulmini. >
< Sì, ma almeno è stato divertente quando ha dato la scossa a Boggs. > disse Nick facendo ridere tutti.
< Non è stato affatto divertente quando un fulmine è caduto su di me! > disse offeso Marvin appena arrivato. I ragazzi smisero di ridere e si voltarono a guardare lo strano vecchietto. < La cena è pronta. Se volete mangiare venite subito, altrimenti rimarrete a digiuno. > fece per voltarsi e andarsene, ma poi si fermò. < Ehi signorina. > disse rivolto a Lily. < Ci ho messo due ore per rifati quell’orecchio, quindi vedi di non farci niente, capito? >
Lily annuì. Anche se l’aveva curata, ancora non si fidava del tutto di Boggs.
Quella sera c’era lo stufato di cinghiale.
Lily restò sorpresa nel venire a sapere che Robin Berretto Rosso aveva trovato la sua vocazione come cuoco. E doveva davvero ammettere che quello stufato era delizioso.
< Una cosa non capisco. > disse Sam ripensando a tutta la loro assurda situazione. < Abbiamo sugellato il Cerchio, ma non abbiamo mai provato a usare davvero il potere collettivo. Se davvero è un potere così straordinario dovremmo allora essere in grado di fare qualunque cosa. >
< Dove vuoi arrivare? > domandò Adam.
Sam andò a prendere il libro che parlava dei loro poteri e cominciò a sfogliarlo. < “Uniti, come erano originariamente, non esiste magia più potente.” > disse leggendo. < Abbiamo usato questo potere solo per incantesimi semplici, ma se riuscissimo a concentrarci potremmo provare a spezzare l’incantesimo che hanno fatto sulla nostra memoria. >
< Credi sia possibile? > chiese Pevv.
< Potremmo provare. >
< Beh, io credo che possiate fare tutto. > disse Nero. < Solo che quando deciderete di farlo, avvertitemi così mi riparerò dietro il parafulmini Boggs. > Tutti risero.
 
 
Nome dello studente: Lilian Luna Potter
Data di nascita: 29 luglio 2008
Casa di appartenenza: Grifondoro

Quella notte Lily lesse e rilesse la sua cartella moltissime volte nella speranza che qualcosa potesse scattare e i suoi ricordi ritornarle.
C’erano i risultati dei GUFO, i risultati dei MAGO e anche una nota sulla sua scelta di studi dopo la fine della scuola.
Ammessa all’accademia per Auror di York.
Da quello che sapeva, al mondo c’erano tre accademie prestigiose per chi voleva diventare Auror, e tutte e tre avevano degli standard di ammissione elevatissimi. Le diede soddisfazione sapere che era riuscita ad entrare all’accademia di York, ma non riusciva a ricordare il motivo per cui lei voleva diventare Auror.
Un’infinita tristezza la pervase. Sarebbe riuscita a ricordare la sua vita? Era davvero la verità quello che gli avevano detto Amanda e Micheal riguardo i suoi genitori? Quel Harry James Potter di cui aveva letto a Hogwarts era un suo parente? Era forse suo padre? Era diventato davvero un drogato ed era morto oppure era vivo e la stava cercando?
Le venne in mente poi che non aveva ancora fatto vedere la sua cartella a Nero, quindi si alzò per andarlo a svegliare. Lui aveva lavorato al Ministero, forse poteva dirle qualcosa di quel Harry Potter.
Il suo letto però era vuoto, e quando uscì di casa per cercarlo, lo trovò vicino al fuoco che parlava con Sam e Pevv.
< Oh che meraviglia. > disse Nero vedendo arrivare Lily. < Anche tu qui per chiedere di tuo padre? >
Lily lo guardò confusa, e poi spostò gli occhi su Sam e Pevv.
< A quanto pare sono figlio di un famosissimo cercatore di Quidditch. > le spiegò Pevv. Anche i due ragazzi erano andati da lui per chiedere informazioni sui loro genitori.
< Ragazzi, vi prego sono le tre di notte! Voglio dormire! > si lamentò Nero, ma prima che potesse alzarsi Lily gli mise in mano la sua cartella scolastica e si sedette accanto a lui aspettando una qualche risposta.
Nero sbuffò e sbadigliò, ma poi aprì la cartella della ragazza e quando lesse il suo nome sbarrò gli occhi. < Potter? > disse guardandola allibito. < Tu sei Lily Potter? La figlia più piccola di Harry Potter? >
< Conoscevi mio padre? > chiese lei sperando di non sentirsi confermare la storia di Micheal e Amanda.
< Se lo conosco? > rispose un po’ scioccato. < Ragazzina, tu sei la figlia del Salvatore del Mondo Magico! >

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Capitolo 30
*** Capitolo 32 ***


< Ma che razza di incantesimo vi hanno fatto per farvi dimenticare Harry Potter? > chiese Robin Berretto Rosso.
< E’ la gioventù sfaticata di oggi. Ai tempi miei era tutto diverso, si dava più importanza alla storia! > disse Boggs.
I sei ragazzi non ricordavano minimamente chi fosse “il famoso Harry Potter”, ma secondo Nero era perché così nessuno di loro avrebbe avuto informazioni sulla vera vita degli altri.
< Che cosa facciamo quindi? > chiese Marie che aveva smesso di zoppicare del tutto. < Andiamo a cercare il padre di Lily e gli diciamo : “scusi signor Salvatore del Mondo Magico, dei maghi cattivi ci hanno rapiti e legati assieme per l’eternità. Potrebbe gentilmente aiutarci a recuperare la memoria e a tornare dalle nostre famiglie?” >
< Perché no. > rispose Nick. < Se davvero ha sconfitto quel Voldemort potrebbe aiutarci di sicuro. >
< La scelta spetta a Lily. > disse Adam. < E’ suo padre, tocca a lei decidere. >
Tutti si voltarono verso di lei in attesa di una risposta.
< Non mi ricordo niente di lui. > cominciò a dire. < Se devo tornare dalla mia famiglia voglio almeno ricordarmi come è fatta la mia casa o come si chiama mia madre. Credo che prima dovremmo provare a riacquistare la memoria usando il Potere. >
< Lily ha ragione. > disse Pevv. < Adesso so anch’io come si chiama mio padre e di certo non vorrei tornare da lui senza ricordarmi niente della mia
vita. >
< Sì, ma come facciamo? > chiese Nick.
< Credo che ci basti concentrarci su uno di noi e sul fatto di volerlo aiutare a ricordare tutta la sua vita. > propose Adam. < Quando eravamo a Hogwarts abbiamo dovuto solo pensare al fatto che il gargoyle si muovesse per farci accedere all’ufficio del preside. Non credo sia molto diverso ora. >
Boggs aveva ascoltato la conversazione dei ragazzi e ad un tratto si alzò in piedi. < Volete provare a usare il Potere Supremo? >
I ragazzi annuirono e poi assistettero alla strana fuga di Boggs, Nero e Robin che andarono a chiudersi dentro casa per sicurezza. Solo JarWheelie rimase vicino ai ragazzi.
< Ecchio… mi nu vuol esser bruciato vivo. Mi vuol viver maxi tanti anni anchiora. > e detto ciò corse a ripararsi in casa con gli altri.
< Nemmeno fossimo pronti ad esplodere. > commentò Marie.
< Su chi dobbiamo concentrarci? > chiese Pevv.
< Sam. > propose Lily.
< Cosa? Perché io? >
< Tu sei il primo che hanno preso, sei stato lontano dalla tua famiglia più a lungo. > spiegò Lily.
< Per quanto a volte proprio non ti sopporti, dovresti essere tu a ricordare per primo. > concordò Marie.
Sam stava per ribattere, ma tutti si ritrovarono d’accordo con le due ragazze.
< Come procediamo quindi? > domandò Nick.
< Prendiamoci per mano e concentriamoci su Sam e sui suoi ricordi. > disse Adam.
Così fecero, si presero tutti e sei per mano, chiusero gli occhi e si concentrarono su Sam. Subito sentirono come un’ondata di energia invadergli i polmoni, e una leggera scarica partì dal contatto delle loro mani e arrivò fino al cervello. Dopo pochi minuti fu come se si vosse creata una forza invisibile che fece cadere tutti quanti a terra.
Nero, Boggs, Robin e JarWheelie si precipitarono accanto ai ragazzi preoccupati che l’incantesimo fosse andato storto.
Sam era seduto per terra con gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto.
< Sam come stai? > chiese Lily preoccupata accanto a lui.
Per qualche secondo il ragazzo biondo boccheggiò. < Io… ora ricordo… ricordo tutto. > disse sorridendo.
Quel breve momento di gioia finì quando Robin Berretto Rosso venne scaraventato contro un albero da una luce verde.
Accadde tutto in un momento.
Nero e Boggs estrassero subito le bacchette e iniziarono a lottare contro degli uomini vestiti di nero. JarWheelie cominciò a gridare spaventato. Una forte onda d’aria fece dividere i ragazzi: Sam, e Pevv furono laciati in mezzo al fiume; Marie e Nick finirono dentro la casa di Boggs; Adam e Lily furono scagliati contro un albero.
Riacquistando lucidità dopo la botta, Adam prese Lily per un braccio e la tirò dietro un albero, riparandosi dagli attacchi di quegli uomini che li avevano divisi dagli altri.
< Portiamoli via! > gridò Nero a Boggs e JarWheelie.
Subito Nero corse verso il fiume, prese Sam e Pevv e si smaterializzò via dalla battaglia. JarWheelie andò da Marie e Nick, ma tre uomini, che avevano notato il piccolo Gungan raggiungere i due ragazzi dentro la casa, scagliarono un potente incantesimo che fece esplodere l’abitazione e la rase al suolo.
< NO! > gridò Lily avendo osservato la scena.
Non potevano morire. Cercò di correre per aiutarli, ma Adam la bloccò stringendola a sé e cercando di calmarla.
< Lasciami! Posso aiutarli! >
< No, non puoi! > le urlò in risposta il moro.
Boggs li raggiunse, e prima che potesse smaterializzare via i due ragazzi, una donna gli puntò la bacchetta contrò e cercò di incenerirlo. < Questa è per te vecchio! >
Al sentirsi chiamare in quel mondo Boggs si fermò e si voltò verso la donna. < Vecchio?! >
Il getto di fuoco stava per raggiungere Boggs, ma Lily riuscì a liberarsi dalla presa di Adam e a fare da scudo per Boggs.
Infuriato, Boggs superò Lily e puntò la bacchetta verso la gola della donna. < Vecchio sto cazzo! >
Fece materializzare un coltello che si conficcò profondamente al centro del collo della donna. Lei cadde in ginocchio e dimezzò il poco tempo di vita che gli restava tirando fuori la lama e affogando nel suo stesso sangue.
Adam tirò sia Lily che Boggs al riparo e l’uomo li smaterializzò lontani da quel bosco.
Si ritrovarono immersi nella neve fino alle ginocchia, e subito Adam si avventò su Boggs.
< Ci hai fatto quasi ammazzare! Dovevamo andarcene subito! >
< Quella stronza mi ha chiamato vecchio! > si giustificò lui.
Adam capì che discutere con lui era tempo perso, così lo lasciò e iniziò a guardarsi intorno.
< Dove ci hai portati? > chiese assumento un tono calmo e controllato.
< Siamo in un paesino babbano vicino a Pokka, in Finlandia. > rispose Boggs stringendosi le mani al petto per il freddo.
A Lily non mancò di notare quel gesto, e poi guardò Adam e notò che anche lui era decisamente infreddolito. Il fatto che lei controllasse il fuoco probabilmete era il motivo per cui non sentiva quel freddo pungente, così si avvicinò al ragazzo moro e gli prese la mano. Subito Adam non capì, ma dopo poco, sentendosi riscaldare dal contatto delle loro mani, sorrise alla ragazza a mo’ di ringraziamento.
< Venite! Non voglio morire congelato qui fuori. > disse Boggs iniziando a camminare per le stradine innevate e illuminate da pochi lampioni a bordo della strada.
Camminarono per due minuti e poi entrarono in un piccolo e malandato capanno quasi completamente ricoperto di neve. Boggs illuminò la bacchetta e poi passò una fiaccola a Lily che la prese in mano e l’accese per fare altra luce.
< Seguitemi. > borbottò il mago iniziando a camminare per un lungo tunnel sotterraneo.
Arrivati alla fine del tunnel trovarono una grossa porta di legno, e una volta superata quella porta, si ritrovarono all’interno di una sorta di cantina vuota con le pareti in pietra. Dall’altro lato della stanza c’era un camino spento, che probabilmente serviva per la metropolvere, e una scala di legno che saliva e portava a una bellissima casa moderna.
Adam e Lily rimasero a bocca aperta nel notare che quell’abitazione era stata interamente ricavata all’interno della roccia. L’apertura di ampie finestre consentirono di vedere un panorama montuoso innevato assolutamente mozzafiato. La casa si sviluppava su quattro piani, senza contare la cantina; ai piani superiori c’erano dieci stanza da letto e cinque bagni, mentre al piano “terra” dove si trovavano i tre, c’era una cucina attrezzatissima e un salotto con un camino maestoso che riscaldava tutta la stanza. Davanti all’ingresso della casa c’era un cortile con una sorgente naturale e una vasca di acqua calda.
< Dove siamo? > chiese Lily.
< In Svizzera. > rispose Boggs.
Adam e Lily spostarono lo sguardo su quel mago decisamente bizzarro e con forti problemi mentali.
< Non eravamo in Finlandia? > domandò Adam.
Boggs lo guardò torvo. < Viviamo in un mondo pieno di magia, ragazzo. Vedi di svegliarti un po’. >
Adam fece un respiro profondo per mantenere la calma, ma fu sorpeso nel sentire il commento di Lily al suo fianco. < Se non ci servissimo di lui come passaporta l’avrei già ucciso. >
Dopo essersi sistemati, ed essersi cambiati i vestiti adattandosi al clima di montagna, Lily e Adam si ritrovarono a magiare qualcosa in cucina.
< Credi che siano morti? > chiese lei ripensando all’esplosione che aveva coinvolto Marie, Nick e JarWheelie.
Adam si ritrovò talmente assorto a pensare agli avvenimenti di qualche ora prima che quasi senza accorgersene gli si era dipinto una sottospecie di broncio in volto; le sopracciglia scure erano lievemente corrugate, facendo sembrare i suoi occhi più cupi e freddi del solito, mentre le labbra erano leggermente incurvate verso il basso. < Non credo. > rispose versandosi da bere. < Sei riuscita a fermare quell’ondata di fuoco, quindi non credo che il Cerchio sia stato spezzato. >
Ripensando a tutte le volte che Joseph e i suoi uomini erano riusciti a rintacciare i ragazzi, Lily ebbe come un’illuminazione. < Ecco come hanno fatto a trovarci! Sono riusciti a rintracciare il potere del Cerchio! > Adam la guardò stranito. < A Hogwarts sono arrivati dopo che abbiamo usato la magia sul gargoyle. Abbiamo usato molta più magia per far tornare la memoria a Sam, quindi sono arrivati molto più velocemente questa volta. >
< Questo vuol dire che noi… >
< Che noi non possiamo più usare il Potere del Cerchio senza rischiare di venire rintracciati di nuovo. >
 
 
Vennero sbalzati in qualcosa di freddo e bagnato.
JarWheelie li aveva raggiunti appena prima di un’imponente esplosione, che se non fosse stato per il Gungan li avrebbe bruciati vivi.
Quando aprirono gli occhi si ritrovarono sdraiati in mezzo alla neve.Nick si rimise in piedi e si batté le mani sulle ginocchia per pulire la neve dai jeans.
< Dove ci hai portati JarWheelie? > chiese Nick guardando la foresta innevata che lo circondava.
< Mi porta vu da amici. > rispose il Gungam sorridendo. < Seguiteme! >
Marie sbuffò. < Ci ha fatti scampare da morte certa, ma se ci fa finire giù per un burrone lo ammazzo. >
< Preoccupati piuttosto di non morire assiderata. > rispose Nick, indicando i loro vestiti che non erano assolutamente adatti a camminare nella neve.
Camminarono nella neve per venti minuti buoni e poi si ritrovarono davanti a una piccola costruzione di legno con finestre strette, verniciata in un rosso opaco che la faceva somigliare a un fienile in miniatura. JarWheelie andò alla porta e bussò. Quando Marie e Nick videro chi abitava in quella casa fecero dei passi indietro pronti a difendersi: era Jackson Calrissian, figlio di Lando il capo di Threed che li aveva consegnati ai Paladini.
< No! Jackson es good amico! > disse JarWheelie in difesa del ragazzo.
< Suo padre ci ha traditi! > disse rabbioso Nick.
< Mio padre, non io. > si giustificò il ragazzo.
< Nick! Marie! > li chiamò una voce familiare da dentro la casetta. Quando i due videro Sam spuntare da dietro Jakson non capirono se potersi fidare o se quello era un trucco per attirarli in una trappola.
< Entrate, state congelando. > disse Jackson aprendo completamente la porta per fare entrare i ragazzi.
Ancora sospettosi, ma vinti dal freddo, entrarono a riscaldarsi davanti al fuoco. Insieme a Sam trovarono anche Pevv e Nero, che spiegò ai ragazzi che mentre loro erano andati a cercare i documenti nelle varie scuole, lui aveva preso i contatti con Jackson e aveva concordato che se qualcosa fosse andato storto, sarebbero dovuti fuggire li.
< Lily e Adam dove sono? >
< Sono al sicuro, in una casa protetta chiamata The Hole, in Svizzera. È la nostra prossima tappa. > rispose Nero.
Il giovane Calrissian, come aveva fatto per gli altri, offrì a Marie e Nick dei vestiti pesanti e adatti a quelle temperature invernali. Durante il pranzo, spiegò loro che lui non aveva preso parte al tredimento ordito da suo padre. Conosceva le leggende e i pericoli legati ai maghi del Cerchio, ma una volta che aveva conosciuto i ragazzi aveva deciso che avrebbe fatto di tutto aiutarli a tornare come prima.
< Non possiamo tornare come prima. > disse Pevv spostandosi davanti al camino per riscaldarsi meglio. < Siamo condannati, e possiamo invecchiare solo se uno di noi muore. >
< Questo valeva per i membri del primo Cerchio, voi siete stati costretti ad accettare il Potere. > spiegò Jackson. < Il simbolo con cui hanno bloccato la normale magia che è in voi può essere rimosso. >
Il loro discorso fu interrotto da JarWheelie che fece cadere in terra un vaso poggiato sul davanzale della finestra che si ruppe in mille pezzi.
< Eschiusame. > disse mortificato il Gungan.
< Perché sei salito lì sopra? > chiese Marie seccata dalla goffaggine del piccoletto arancione.
< Mi sientito rumore, mi vuoleva controllare. > rispose quello.
Marie allora si alzò e si avvicinò alla finestra. < E’ solo un cervo JarWheelie. >
< Comunque sarebbe meglio raggiungere gli altri. > disse Jackson alzandosi in piedi. < Siete più forti tutti e sei. Se state insieme niente può ostacolarvi. >
 
 
Fece un respiro profondo annusando l'aria e l'odore di quel tempo a lui sconosciuto. Molti secoli erano passati dall’ultima volta che aveva camminato sulla terra degli uomini mortali.
Guardò alla sua destra e suo fratello Esos era lì, anche lui intento a risvegliare i propri sensi dopo una così lunga prigionia.
Davanti a loro c’erano i cinque umani discendenti di coloro che avevano giurato di servirli con lealtà tremila anni prima.
< Grazie Nicol Coulter. > disse il Padrone del Ghiaccio. < Il tuo lavoro con gli Ingoiatori di bambini ci è stato molto utile per rigenerarci. >
< E’ stato un onore potervi sevire, mio signore. > rispose lei chinando il capo a mo’ di inchino.
< Padrone. > la corresse lui.
< Padrone. > ripetè lei.
< Yotunn. > lo chiamò Esos, Padrone delle illusioni. < Stanno aspettando nostre notizie. >
Conrad, Victoria, Dylan, Xander e la Coulter usciro dal salone in cui avevano risvegliato i due Padroni delle Tenebre, e subito Esos rese buia la stanza, collegando la loro energia a quella dei Padroni ancora imprigionati.
< Il Cerchio si è ridestato. > comunicò a dire Yotunn. < Sei umani sono i nuovi Padroni della Luce. >
< Loro vorrebbere avere il suo potere. > rispose una voce mettalica proveniente dal buio.
< Sono giovani e inesperti. > intervenne Esos. < Loro non conoscono il potere come noi. >
< Tra non molto, noi saremo pronti a governare di nuovo. > disse una seconda voce.
< Il mondo sarà nostro! > eslamò una voce femminile.
< E quegli umani cosa possono fare… > disse una quarta voce proveniente dall’oscurità. < se non bruciare? >

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Capitolo 31
*** Capitolo 33 ***


< Ricordo tutto. > disse Sam. < Mio padre, la mia ragazza, i miei amici, tutto. Ha funzionato! Possiamo tornare a casa! >
< Si, ma c’è un problema. > intervenne serio Adam. < Io e Lily ne stavamo parlando prima che arrivaste qui. >
< E sarebbe? > chiese Pevv.
< Ogni volta che abbiamo usato il potere collettivo del Cerchio, Joseph e i suoi uomini ci hanno rintracciati. > spiegò Lily. < Se vogliamo recuperare la memoria dovremo riuscire a fare un solo incantesimo abbastanza potente che basti per tutti, e una volta fatto dovremo andarcene subito. >
Il ragionamento era giusto, dovevano provare a eseguire un solo incantesimo per riuscire a far tornare la memoria a tutti. Nell’attacco che avevano subito a Hogwarts Lily, Marie e Pevv era rimasti feriti, e nell’ultimo attaco nella foresta Robin Berretto Rosso era morto. Non potevano rischiare ancora.
< E se non riusciamo? > chiese Marie.
< Dovremo farlo per forza. > rispose Lily. < Non possiamo sapere quanti uomini arriveranno questa volta. Dovremo trovare un modo per riuscire a tutti i costi. >
< Forse lo so io. > disse Sam. Dalla tasca interna della giacca che gli aveva dato Jackson tirò fuori il libricino che Lily aveva preso dalla biblioteca. < L’ho letto e riletto tantissime volte e c’è una sezione che riguarda certi simboli magici che possono incrementare la potenza del Cerchio. Ce n’è uno in prticolare che potrebbe esserci utile. > disse mostrando il libro agli altri. < Quattro punte di bussola e una linea che le attraversa è un simbolo che veniva inciso nel terreno per incrementare la potenza della magia che si voleva usare. Potrebbe ampliare i nostri poteri così da far tornare la memoria a tutti voi. >
< Non dovete usare troppo Potere. > intervenne Jackson, che aveva deciso di unirsi ai ragazzi. < Voi avete un enorme potenziale per il male. >
< Potenziale per il male? > ripetè Nick. < Ma di cosa stai parlando? >
< Il Potere vi può cambiare. Vi può rendere vendicativi e distruttivi. Più lo usate e più prenderà il controllo su di voi, e una volta che avrà il controllo dei vostri pensieri, non riuscirete più a liberarvene. >
< E da chi l’hai sentito questo? > chiese scettica Marie.
< Il ragazzo delle tribù ha ragione. > disse Boggs. < E’ la prima cosa che ti insegnano sul potere assoluto: corrompe qualsiasi animo, anche il più nobile di tutti. >
< Sì, ma noi dobbiamo fare questo incantesimo. > rispose Lily decisa. < Dobbiamo ricordare. >
 
 
Era seduto al bancone di quel bar da quasi un’ora e per tutto quel tempo non aveva mai smesso di pensare a un modo per rendersi utile, per aiutare a trovarli.
Fu distratto dalle parole di una donna che si sedette accanto a lui. < Devi proteggerli. >
Spostò lo sguardo dal suo bicchiere di wisky al volto della donna. Aveva i capelli castani raccolti, e i suoi occhi erano di un blu intenso come la notte. < Ti conosco? > chiese lui anche se conosceva già la risposta.
< No, ma io conosco te, Scorpius Malfoy. > disse quella.
Scorpius si mise sull’attenti. < Chi sei? > chiese portando la mano destra sulla tasca del cappotto in cui aveva riposto la bacchetta.
La donna notò il gesto e sorrise. < Non sono nessuno, ma loro avranno bisogno di protezione, ora più che mai. >
< Stai parlando di… >
< Dei sei ragazzi che hanno risvegliato il Potere Supremo. > disse la donna.
< Ti ascolto. > le disse Scorpius pregando di ricevere risposte alle sue mille domande.
< Torna a indagare su chi hai sospettato all’inizio, è collegato a coloro che faranno di tutto per uccidere i nuovi membri del Cerchio. >
< Di che cosa stai parlando? > chiese lui non capendo che cosa quella donna misteriosa stesse cercando di dirgli.
< C’è una profezia riguardo a quei ragazzi, giovane Malfoy. Loro decideranno la guerra che deve venire. >
< Guerra? Non ho sentito voci di alcuna guerra. > rispose Scorpius.
< Le sentirai. >
< E su che sarà la contesa? >
La donna gli sorrise di nuovo. < Nient’altro che il libero arbitrio. > Si alzò dal suo sgabello e si avviò verso l’uscita del locale. Scorpius subitò la seguì, ma non appena uscì dalla porta si ritrovò in una deserta via di Londra, e di quella donna non c’era più traccia.
 
 
Lily era seduta in cortile, intenta ad osservare il cielo notturno e le montagne innevate che circondavano The Hole e, perdendosi nella maestosa tranquillità che le trasmetteva quel silenzio, rifletteva.
< Dio, si gela qui fuori. > disse Sam sedendosi accanto alla rossa. Indossava vestiti pesanti adatti a quelle temperature, ma batteva i denti dal freddo ugualmente. Lily allora si sfilò il guanto della mano destra e la tese a Sam, che grazie al contatto delle loro mani riuscì a smettere di tremare e a riscaldarsi. < Comodo come potere. > disse lui.
Lily riportò lo sguardo fisso sui monti.
< Domani a quest’ora saremo tornati dalle nostre famiglie. > cominciò a dire Sam, ma vedendo che le sue parole non avevano alcun effetto sulla rossa cambiò discorso. < Mi ricordo di te. > Lily spostò gli occhi su Sam. < Anche se eri al primo anno quando io ero all’ultimo, era impossibile non trovarti simpatica. Avevi come una capacità sovrannaturale di piacere alla gente. >
Lily sorrise, ma poi tornò subito ad essere seria. < Non credo che finirà. >
< Che cosa? > chiese Sam.
< Tutto questo. Le persone che ci hanno preso non smetteranno di darci la caccia. Credo che saremo costretti a combattere per ritornare ad avere una possibilità di vita normale. >
< Lo so. > rispose il biondo accanto a lei. < Fino ad ora ci siamo nascosti, ma se arriverà il giorno in cui dovremo scegliere se nasconderci di nuovo o alzarci e combattere, io sceglierò di combattere. Non so cosa o chi dovremo affrontare, ma hai ragione… tutto questo non finirà. >
 
 
< Mi ha detto che ci sarà una guerra e che Adam, Lily e gli altri saranno coloro che ne decideranno le sorti. >
Scorpius, dopo l’incontro con la misteriosa donna del bar, a veva cercato Albus a casa sua, ma non avendolo trovato si era smaterializzato davanti alla casa di Rose e Frank e fortunatamente aveva trovato lì anche Hugo.
Erano in salotto tutti e quattro, mentre la piccola Lydia stava giocando con una delle sue bambole.
< E tu ci credi? > gli domandò Rose.
< Non avevo mai visto quella donna. >
< Ti ha detto di tornare a indagare su chi hai sospettato all’inizio? > chiese Hugo riflettendo su tutto il racconto di Malfoy. < Intendeva il tuo capo? >
< Se quello che ha detto è vero credo proprio di sì. >
< Che cosa indendi fare ora? > gli domandò Frank.
< Domani tornerò a lavoro. > rispose Scorpius. < Se è vero, Gould potrebbe portarci da chi sta dando la caccia a Lily. >
 
 
Alle prime luci dell’alba si smaterializzarono in un bosco dove secondo Jackson vi erano alcune rovine sopra le quali vi era inciso il simbolo sul libro di Sam.
La neve pesava sugli alberi e il freddo era pungente.
Si ritrovarono davanti a una enorme base di pietra dalla forma rotondeggiande circondata da due colonne ancora intatte e i resti di altre quattro.
Pevv andò al centro di quell’enorme pietra posta sul terreno e scostò la neve che vi si era posata sopra: vi erano incise quattro punte di bussola e una linea che le attraversava.
< È lo stesso simbolo che c’è sul libro! >
Nero, Jackson, Boggs e JarWheelie si disposero intorno alle rovine, pronti a ricevere qualsiasi nemico. Appena i ragazzi avessero finito l’incantesimo avrebbero smaterializzato i ragazzi di nuovo al The Hole, ma comunque, se qualcuno fosse arrivato prima della loro fuga, sarebbero stati pronti a riceverli.
Di nuovo, i ragazzi si presero tutti e sei per mano, chiusero gli occhi e si concentrarono sui loro ricordi. Un’ondata di energia gli invase i polmoni, e una leggera scarica di energia pura corse su tutta la loro pelle. Fu come se una luce chiara e colma di potere li collegò gli uni agli altri e si ritrovarono tutti con la schiena nella neve a guardare il cielo con gli occhi un po’ appannati. Tutto fu chiaro, tutto aveva di nuovo un senso.
Si rialzarono e senza indugiare si smaterializzarono di nuovo a The Hole.

Avevano usato il Potere e avevano recuperato la memoria. Ora potevano tornare a casa.

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Capitolo 32
*** Capitolo 34 ***


Erano appena le sette e mezza, Harry si stava facendo la doccia e Ginny stava preparando il caffè. Se ne versò una tazza e non fece in tempo a bere neanche un sorso che qualcuno suonò alla porta. Quando aprì, la tazza cadde per terra rompendosi in mille pezzi.
< Lily >
 
 
Albus gli aveva chiesto di passare a casa dei suoi genitori urgentemente, ma lui si era liberato solo all’ora di pranzo.
Quando suonò alla porta fu Ginny ad aprirgli e lo accolse con un abbraccio.
Scorpius non capiva, ma quando entrò in casa e arrivò in salotto i suoi occhi s’illuminarono.
Non poteva crederci, lei era lì.
Finalmente dopo mesi sentiva il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene.
Si fermò e la guardò senza pronunciare il suo nome, senza dire nulla. Voleva capire se fosse tutto vero o se si trattasse solo di un sogno. Un bellissimo sogno.
Stava parlando con i suoi fratelli, e ad un tratto si voltò e lo guardò.
< Ciao Scorpius. >
Pronunciò il suo nome come solo lei era in grado di fare, e non poteva ancora credere che fosse solo a pochi passi da lui. Voleva risentire la sua voce.

< Dillo di nuovo. > le chiese, quasi senza fiato, a causa del groppo che mi si era formato in gola in seguito alla felicità e al tempo stesso al sollievo di averla di nuovo con lui.

< Ciao Scorpius. > disse lei sospirando, e gli corse incontro.

Si fiondò fra le sue braccia, e la strinse forte a sé, non volevo lasciarla andare, per niente al mondo.
 I suoi polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine che si era aperta quando l’avevano presa si era chiusa senza lasciare traccia.
< Sei qui. > disse sollevando lo sguardo per guardarla negli occhi, quegli occhi castani che gli erano mancati così tanto e che sognava di rivedere ogni notte.
< Sono qui. > rispose lei accarezzandogli il viso.
< Stai bene? > le chiesi preoccupato.
< Adesso si. > rispose, guardandolo come aveva sempre fatto.
Gli prese il viso, delicatamente, avvicinò le sue labbra alle quelle del suo Scorpius e lo baciò appassionatamente.
Lui si staccò dolcemente, ma continuò ad abbracciarla, avendo paura di poterla perdere di nuovo.

< Lily… > le disse sorridendo < Ti amo. >
< Ti amo anche io. > rispose subito.
< Grazie per essere tornata da me. >
< Sempre > gli rispose lei < E per sempre. >
 
 
Su sua richiesta Nero lo aveva smaterializzato a Wokingam nel Berkshire.
Non era tornato a casa dei suoi genitori, ma era andato da lei, Maddy Barnes.
Quando Adam aveva deciso di non seguire la strada già tracciata da suo padre, si iscrisse al South England State, una delle scuole di specializzazioni per i maghi che seglievano un’indirizzo storico-letterale. I suoi genitori gli avevano tagliato i fondi sperando che questo bastasse per fargli abbandonare quella “pazzia” e iscriversi a magisprudenza. Ma Adam credeva fermamente nella sua decisione, perciò per pagarsi gli studi si era trovato un lavoro come commesso alla libreria “Il Ghirigoro”, e il proprietario gli aveva offerto il minuscolo ufficio sopra la libreria come posto in cui vivere. Era piccolo, ma c’era un letto, un bagno e la cucina, e ad Adam bastava.
Lì conobbe Maddy, una strega eccezionale, con occhi scuri e capelli lunghi castani, una ragazza spiritosa e molto intelligente, anche se aveva solo un piccolo neo: i suoi genitori erano Babbani. Quando lo disse alla sua famiglia, sua madre e suo padre non accettarono la cosa, ma non volevano rischiare di perdere definitivamente il loro figlio maggiore. Quando però la sua sorrellina minore, Deena, lo disse ai loro nonni, il signore e la signora Greengrass, questi lo accusarono di essere un traditore del suo sangue e quando Adam fu rapito dagli Ingoiatori, Herbert Greengrass disse che quella era la giusta punizione per uno scellerato quale era Adam.
Sarebbe andato ad avvisare sua madre e suo padre di essere ancora vivo, ma prima doveva vedere lei, quella ragazza che aveva passato ore e ore seduta su una poltrona del Ghirigoro a leggere montagne di libri di ogni genere.
Andò sul retro della casa, dove il padre di Maddy le aveva costruito una serra per le sue piante magiche.
La trovò inginocchiata che sistemava quello che sembrava un piccolo vaso di Belladonna.
Lei sentì dei passi sul brecciolino e si voltò di scatto. Aveva la faccia tutta sporca di terra e Adam non riuscì a trattenere un sorriso.
Scioccata nel trovarsi il ragazzo moro davanti, si alzò in piedi, tentando di pulirsi le mani terrose sul grembiule che indossava, non sapendo bene cosa dire mentre guardava Adam.
Maddy sbattè le palpebre ripetutamente, ancora incredula del fatto che Adam fosse lì davanti a lei.
< Adam > mormorò la ragazza, trattenendo a stento l’emozione.Dire che le era mancato era poco.Merlino solo sapeva quanto aveva sentito la mancanza dei suoi sorrisi, della sua risata soffocata, dei suoi occhi limpidi e calmi, del suo trattenersi sempre, come se volesse mantenere un’aria composta e distaccata, ma non ne fosse in grado.
Lui aveva le mani nella tasca davanti della felpa e gli occhi brillanti rivolti verso di lei.
< Come? > chiese lei con le lacrime agli occhi. Erano passati due anni, ma non aveva mai smesso di amarlo e di sperare che un giorno tornasse da lei.
Adam non disse niente: si limitò ad avvicinarsi, a passarle la mano destra dietro i fianchi nascosti sotto la veste "da giardino", e ad avvicinarla a sé. Poi la baciò.
Lei si lasciò andare e assaporò quel momento che aspettava da due anni. Per la prima volta da molto tempo, si sentì improvvisamente abbandonare da quel senso di solitudine e di abbandono che l'aveva presa quando Adam era scomparso.
Sorrise spontaneamente contro le sue labbra quando lui si staccò di qualche millimetro con il respiro lievemente affannoso, poggiando la sua fronte su quella di lei.
< Ti… ti ho sporcato questa bella felpa…> balbettò tra le lacrime di gioia.
Con le mani terrose aveva lasciato delle grosse macchie sulla felpa del ragazzo, che invece di rispondere, sorrise e la baciò di nuovo.
 
 
Harry, Ginny, James e Albus erano andati a lavoro e dopo le visite di Ron, Hermione, Hugo, George, Angelina, Fred, Roxanne, Percy, Audry, Molly e il marito Julian, Lucy, Bill, Fleur, Dominique e Louis, la casa così silenziosa sembrava quasi strana.
Scorpius aveva avvisato il suo ufficio che si sarebbe preso un paio di giorni di permesso e aveva deciso che avrebbe lasciato Lily solo se estremamente necessario.
< Non c’è bisogno che stai con me tutto il tempo. > disse la rossa mangiando degli avanzi di un delizioso arrosto con patate.
< Stai scherzando, vero? > rispose Scorpius prendendole la forchetta di mano e mangiando un boccone. < Non ti lascerò mai più andare! Se potessi cucire le nostre pelli insieme lo farei! >
Lily arricciò il naso. < Che roba schifosa… >
Scorpius rise e poi la prese fra le braccia baciandola con la stessa passione di sempre.
< Non voglio vedere quello che state facendo. > disse Rose entrando in cucina. < Voglio solo abbracciare Lils! >
< Ehi. > sorrise Lily andando in contro alla cugina. Con lei erano venuti anche Frank e la piccola Lydia. Rimase sorpresa nel vedere quanto la piccola fosse cresciuta nei sei mesi in cui era stata via, e sorrise quando le tese le mani per essere presa in braccio.
< Non ti ha dimenticato nemmeno lei. > disse Frank avvicinandosi a Lily e abbracciandola. < Mi sei mancata Lils. > Frank era sempre stato come un quarto fratello; lui e James avevano la stessa età ed essendo Neville il padrino di Lily erano sempre stati molto legati.
Lily gli sorrise e dopo aver messo a terra quella bellissima bambina di due anni dai capelli rossi, iniziò a spiegare anche a Rose e Frank la sua storia.
< Cavolo. > disse alla fine Rose. < Non posso crederci. > disse osservando lo strano tatuaggio sul polso sinistro della cugina.
< E io non posso credere che ti hanno arrestata! > disse Lily ridendo di gusto.
< L’ho fatto per te! > rispose quella imbronciandosi.
< Devi vedere la foto segnaletica. > disse Frank. < Era davvero carina. > Risero tutti.
< Smettetela! > li rimproverò Rose. < Piuttosto gli altri cinque ragazzi? >
< Siamo tornati tutti a casa. Dovevamo tornare prima di fare qualsiasi altra cosa. > rispose la giovane Potter. < Tra un’ora dovremmo incontrarci al Ministero con le varie forze Nazionali che stanno lavorando al caso per analizzare meglio la situazione, ma è tutto un gran casino. >
< Hai poi scoperto qualcosa? > chiese Rose rivolta a Scorpius.
< Gould non era in ufficio sta mattina, e ho preso dei giorni di permesso, quindi non scoprirò niente finché non tornerò alla Hotchkiss Gould Investments. >
< Zia Lily! > urlò la vocina di un bambino biondo appena entrato in casa.
Lucas Lupin accompagnato da Teddy e Victorie erano venuti a salutare Lily.
< Ehi ometto! > lo salutò Lily prendendolo al volo quando il piccolo le corse incontro.
Quando mise a terra il suo figlioccio, andò ad abbracciare Victorie.
< Sono felice di poterti abbracciare di nuovo. >
Lily le sorrise e poi quando guardò verso Teddy, notò che quel giorno aveva i capelli di un azzurro turchino, proprio come piacevano a lei, e questo la strappò un altro sorriso.
< Dio, è così bello rivedere il tuo sorriso. > disse lui stringendola forte a sé.
Teddy era come un fratello maggiore per lei: fin da quando era piccola le era sempre stato accanto, sia per darle il suo contributo in qualche suo progetto campato in aria, come quando aveva deciso di costruire un castello sulla quercia del giardino di casa sua, sia per consolarla e farla ridere quando era triste e stava piangendo.
< Ti voglio bene Teddy. >
< Anche io Lils, tantissimo. >
 
 
Quando i ragazzi si ritrovarono al Ministero avevano avuto il tempo di tornare a casa dalla propria famiglia e spiegare tutto quello che gli era successo.
Sam arrivò accompagnato dal padre, Kevin Lynch, capo dell’Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti. Sua madre, Sarah, era una Babbana e morì in un incidente d’auto quando Sam aveva dodici anni. Nel tornare a casa, Sam ritrovò anche la sua fidanzata Olivia, che non era riuscita a dimenticarlo anche se erano passati anni da quando lo avevano rapito. Il fatto che i due si sarebbero dovuti sposare aveva poi aiutato a mantenere viva in lei la speranza di poterlo rivedere.
Marie arrivò accompagnata dal fratello Robb, più grande di lei di un anno. Sua madre Aurelie e suo padre Gerard erano rimasti in Francia a sistemare alcune cose, ma poi avrebbero raggiunto i figli in Inghilterra, così da restare tutti insieme.
Nick era accompagnato dal padre Jake Parrish, uno dei più famosi avvocati del mondo della magia britannica. Sua madre, Jane Parrish, gestiva una famosa catena di ristoranti e panetterie in tutta la comunità magica. Aveva due sorelle, una sorella maggiore, Lauren, e una minore, Gabby.
Pevv arrivò insieme a suo padre, il quale si era tenuto in contatto con Harry dopo che questo aveva scoperto i vari collegamenti fra i loro figli. Sua madre, Katerina, era rimasta a casa con il suo fratellino di dieci anni, Anton, pronta però a raggiungere i suoi uomini in qualunque momento.
Quando Adam arrivò e vide Scorpius accanto a Lily andò subito ad abbracciare il suo migliore amico. Sapeva che Scorpius aveva passato tutto il tempo con Lily, e non ce l’aveva minimamente con lui dato che avrebbe voluto stare tutto il tempo con Maddy.
Charlotte Miring li andò ad accogliere, ma vietò l’ingresso alla zona riservata in cui i ragazzi avrebbero collaborato con il Ministero ai vari familiari.
L’ascensore su cui salirono scese per undici livelli, molto più giù della profondità cui pensavano arrivasse il Ministero. Quando le porte si aprirono si trovarono davanti un ampio corridoio bianco ai lati del quale si allineavano delle porte rosse, alcune chiuse, e altre aperte, nelle quali si vedevano vari maghi e streghe intenti ad analizzari dati e varie strategie di difesa contro gli attacchi nemici.
< Voglio parlare con chi comanda qui! > urlò poi un uomo facendosi strada tra i vari agenti. Era Nero, accompagnato da Jackson, JarWheelie e Bogg.
 < Bene bene bene, Charlotte Miring. > disse Nero sorridendo alla donna.
< Agente Nero, o meglio, ex agente Nero. > rispose quella. < Sei spravvisuto al mondo Babbano, vedo. >
< Sopravvivo e sopravviverò. > rispose lui facendo un giro attorno alla Miring. < Ti fai strade nel modo, eh? Devo ammettere che le tue chiappe sono stupefacenti. > disse sorridendole beffardo.
I ragazzi assistettero alla scena un po’ divertiti.
La Miring lo fulminò con uno sguardo e poi voltandogli le spalle si diresse verso il Comando operativa del piano. L’enorme sala era dotata di varie mappe su cui comparivano i movimenti di varie squadre di Auror e agenti della Sicurezza Nazionale che cercavano di sorvegliare più zone possibili, strumenti per intercettare comunicazioni criptate, e al centro un enorme tavolo ovale con quadri comandi che potevano essere maneggiati solo da agenti altamente autorizzati. All’estremità opposta della sala si trovavano quattro schermi televisivi babbani che trasmettevano ventiquatt’ore su ventiquattro la situazione di allerta nel mondo Babbano. Proiettavano filmati di guerra, vari attacchi alla popolazione e il sinistro messaggio del capo dei Pacificatori che dichiarava le sue intenzioni di guerra a meno che non gli fossero stati consegnati i ragazzi.
Miring spiegò loro che mano a mano che il Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici e riusciva a riportare nell’anonimato il mondo della Magia scompariva un televisore: all’inizio erano diciotto i paesi in cui non si erano riusciti a controllare gli attacchi dei Paladini, ora rimanevano solo Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Irlanda.
< E’ il problema maggiore ora come ora. > disse la Miring. < Ci stiamo focalizzando su uno stato alla volta, ma far perdere le nostre traccie non è così semplice come una volta. >
Arrivarono anche il Ministro della Magia Kingsley e il Segretario della Difesa Keller.
< E’ un piacera sapere che sei salva, Lily. > le disse Kingsley gentilmente. < Ragazzi, sono felice di sapere che siete riusciti tutti a tornare a casa sani e salvi, ma ora vi prego di raccontarmi tutto quello che vi è successo, senza lasciare nessun dettaglio che possa rivelarsi utile al risolvimento di questa crisi. >
Raccontarono di come li avevano catturati gli Ingoiatori, del processo di fissazione, del loro addestramento con Micheal e Amanda alla villa, di come legarono il Cerchio e  poi riuscirono a scappare a Threed, del loro scontro con i Paladini e dei vari attacchi da parte di Joseph.
Raccontarono del fatto che il Cerchio gli aveva conferito poteri eccezionali: ognuno di loro controllava un elemento specifico, e quando univano i loro pensieri, erano in grado di fare qualsiasi cosa. La loro capacità di non invecchiare e l’immunità agli incantesimi più semplici suscitò un certo interessa, ma quando chiesero informazioni sui pugnali di cristallo che potavano ucciderli trovarono un vicolo cieco.
< I file riguardo al ritrovamento del pugnale di cristallo risalgono a centocinquanta anni fa. > disse il Segretario Keller.
< E adesso dove si trova? > chiese Nick.
< Sette anni fa fu sottratto ai nostri archivi da Icarus. > rispose quello.
< Icarus delle Fosse dell’Inferno? > domandò Lily.
Keller annuì. < A quanto pare scambiò il pugnale per il suo regno, ma purtroppo non sappiamo a chi lo vendette. >
< Potrebbe averlo venduto ai Paladini > propose Marie.
< No, io non credo. > rispose Boggs. < Se è vero che il pugnale fu portato al Ministero centocinquanta anni fa, e i Paladini lo lasciarono qui, significa che credevano fosse al sicuro. Credo che Icarus lo abbia venduto alle altre alte cariche in gioco. >
< Joseph, Amanda e Micheal? > chiese Pevv.
< Joseph è un mercenario, e quelli che vi tenevano prigionieri eseguivano solo degli ordini. > rispose Bogg. < Credo che siano controllati da qualcuno molto più potente di loro. >
< Ma perché? > domandò Adam. < Insomma, se ci hanno dato loro i poteri, perchè ci vogliono uccidere? Che cosa ne ricavano? >
Nessuno ebbe il tempo di rispondere alla domanda perché improvvisamente si smaterializzò in mezzo a loro un uomo coperto di sangue e agonizzante.
< Chiamate gli Auror! >
Sam, che era il più vicino all’uomo quando arrivò lì, si precipitò ad aiutarlo. Aveva uno squarcio sulla parte destra del viso che andava dalla fronte a sotto la bocca.
< Luce blu… morti… hanno ucciso tutti… >
< Calmati, e cerca di rimanere sveglio, adesso ti portiamo in ospedale. > disse Sam tenendo la testa dell’uomo, ma quello tossì, schizzandogli il viso di sangue. Sam barcollò all’indietro, respinto da quello spruzzo caldo e appiccicoso.
< Ovunque ci sia un Cerchio, anche il male arriva. > disse l’uomo puntando lo sguardo nel vuoto. < Sono stati evocati… è la fine… > e con gli occhi pieni di terrore e lacrime, l’uomo esalò l’ultimo respiro, morendo.
 
 
< Si chiamava Simmons. > disse Harry. < Era uno dei Paladini venuto da noi per chiedere una collaborazione con il Ministero per trovarvi. >
< Trovarci e ucciderci. > lo corresse Nick.
< Ma di chi stava parlando? > chiese Sam. < Chi è stato evocato? >
< Credo stesse parlando dei Padroni delle Tenebre. > rispose Jackson. < “Ovunque ci sia un Cerchio, anche il male arriva”. È quello che dicono anche le nostre storie: sei membri del Cerchio e sei Padroni Oscuri. In origine formavano un unico gruppo di maghi e streghe dediti al bene e al mantenimento della pace, ma il potere corruppe sei di loro: il Padrone del Ghiaccio, il Padrone delle Illusioni, il Padrone dell’Energia, il Padrone del Legno, la Padrona della Corruzione e il Padrone del Dolore. I Paladini credevano che eliminando voi avrebbero potuto impedire la resurrezione degli antichi mali. >
< I Paladini sono dei fanatici. > disse seccato Nero. < Hanno rivelato l’esistenza del nostro mando, hanno usato i capi dei governi babbani per trovarvi, hanno fatto più danni che altro. >
< E’ vero > concordò Harry. < Ma se li hanno sterminati tutti, e se davvero questi Padroni delle Tenebre possiedono un tale potere distruttivo, significa che questo è l’inizio di una nuova guerra. >
 
 
Xander giaceva a terra, gli occhi aperti che fissavano il nulla, un’espressione terrorizzata stampata sul volto, impressa per sempre sulla sua faccia.
< Xander ci aveva deluso. > disse Yotunn agli altri quattro che avevano visto la fine terribile del loro socio.
Conrad stringeva la mano tremante di Victoria, la Coulter non riusciva a smettere di fissare il volto di Xander, e Dylan sperava solo che i Padroni delle Tenebre non prendessero allo stesso modo il fallimento che aveva riportato lui quando non era riuscito ad uccidere il giovane Malfoy.
< La fiducia è tutto per noi. > disse Esos. < E Xander aveva tradito la nostra fiducia non riuscendo a sterminare quella feccia di Paladini. >
< Se fallirete ancora > continuò Yotunn. < se il potere non ci verrà consegnato, non esisteranno monti, né deserti, né crepacci dove noi non vi troveremo. Credete di conoscere il dolore, ma noi vi faremo capire quanto quel dolore sia stato irrilevante. Non deludeteci più. >
 
 
Tornati dal Ministero, Harry e Lily aggiornarono Ginny, Albus, James e Teddy sugli ultimi avvenimenti, e mentre loro parlavano, Scorpius trovò Lucas seduto sul divano di casa Potter con un’espressione decisamente abbattuta.
< Ehi piccolo. > disse sedendosi vicino a lui. < Che hai? >
Lucas fece spallucce. < Sono contento che la zia sia tornata, ma non mi piace il modo in cui mi guardano tutti. >
< Quale modo? >
< Quello con cui mi stai guadando anche tu ora, il modo in cui mi guardano quando c’è qualcosa che non va, ma nessuno ne vuole parlare. > rispose Lucas fissando Scorpius negli occhi. < È come quando ho capito che la zia Lily era in pericolo. Ero a giocare a casa di Lydia, e mi è venuto a prendere il mio papà con lo stesso sguardo. >
< Perché lo dici? >
< Beh, perché serebbe dovuta venire a prendermi lei. E la zia non perde mai un giorno con me. Avevo capito che qualcosa non andava, ma nessuno me ne voleva parlare. >
Scorpius sorrise. < Sei un po’ troppo furbo per essere un bambino di sei anni. >
< Né compirò sette fra tre settimane. Credo di essere abbastanza grande da sapere la verità. > gli disse fiero. Ovviamente la fierezza era un tratto distintivo dei Potter, ed essendo Teddy cresciuto sotto l’ala protettiva di Harry Potter, Scorpius non si sorprese più di tanto nel vedere quello sguardo caratteristico sul volto del piccolo Lupin.
< Vuoi sapere la verità? > gli chiese poi.
< Sì. > rispose il bambino.
< Tua zia Lily… > iniziò a dire Scorpius. < è stata rapita da brutte persone. E anche se ora è tornata… quelle persone proveranno a farle del male di nuovo. >
< Quindi siete preoccupati perché delle persone cattive vogliono fare del male alla zia? > chiese serio. Scorpius annuì.
Lucas si alzò e lo abbracciò. < Sono felice che tu sia qui. Non mi tratti come un bambino. > Poi scese dal divano e corse in cucina dalla sua zia Lily. Lei lo prese in braccio e lui l’abbracciò forte.
< Sapevo che qualcosa non andava. > le disse il piccolo staccandosi dall’abbraccio per poterla guardare negli occhi. Lily lo guardò confusa. < So che non perderesti mai i nostri giorni insieme, a meno ché non fossi costretta. Mi dispiace che le persone facciano cose cattive come questa, specialmente alle persone buone come te. >
Lily sorrise, gli diede un bacio sulla guancia e poi lo abbracciò forte.
< Ti voglio bene zia Lily. >

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Capitolo 33
*** Capitolo 35 ***


Finalmente avrebbe dormito nel suo letto, nella sua camera, nella sua casa.
Sbadigliò, si scompigliò i capelli con una mano, poi dietro di lei il rumore di qualcosa che picchiava contro la finestra la fece sobbalzare.
Scorpius stava galleggiando fuori dalla sua stanza.
Si alzò dal letto con un sorriso e poi andò ad aprire la finestra.
Lily si fece da parte, e Scorpius entrò con un balzo, poggiando poi la sua scopa vicino a quella di Lily, sistemata in un angolo contro il muro.
Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, a quando i due avevano appena iniziato a frequentarsi. Scorpius la baciò stringendola a sè. Lily gli avvolse le braccia intorno al collo lasciandosi baciare.
< E se ti trovassero qui? > gli disse senza smettere di baciarlo.
Scorpius la prese in braccio e si buttò sul letto. < Non mi hanno mai trovato, perché dovrebbero ora? >
 
 
C’era stato un nuovo attacco alla Londra Babbana da parte di forze magiche sconosciute.
Molti Auror furono chiamati in piena notte a presentarsi al Ministero per intervenire d’urgenza.
< Quanto è grave? > chiese Ron appena arrivato da un camino del salone d’ingresso.
< Questo è il problema, signore. > rispose l’Auror Hilary Hill affiancandosi a lui. < Non lo sappiamo. >
Harry era con Wilson vicino alla fontana nell’atrio che stava organizzando due squadre per andare a prestare soccorsi ai Babbani, quando dal nulla si scatenò una luce azzurra e quando il bagliore terminò gli Auror videro che in mezzo a loro si era appena materializzato un uomo con la pelle blu e dura come il ghiaccio e gli occhi neri come la pece.
Il silenzio cadde nella grande sala. Si alzò lentamente, e impugnò la sua arma, una lunga lancia sottile dalla cui punta ricurva brillava una leggera luce azzurra.
< Signore la prego, metta via quell’arma. > disse Harry estraendo lentamente la bacchetta. Tutti gli Auror presenti lo imitarono, mirando a quell’uomo di ghiaccio.
Quello guardò il suo scettro, poi puntò la sua arma verso la schiera di maghi e streghe che lo stavano fissando e scatenò una luce accecante che esplose verso di loro e travolse una quindicina di uomini, che caddero a terra senza vita.
Gli Auror presenti iniziarono a scagliare numerosi incantesimi contro l’uomo blu, ma quello parò i colpi creando un muro di ghiacchio. Poi lo frantumò e scagliò le schegge contro i maghi e le streghe, colpendone molti a morte.
La lotta non durò a lungo. Nonostante gli Auror fossero in maggioranza, in quanto a potere eravno nettamente inferiori all’uomo di ghiaccio.
Quando la maggiorparte dei suoi nemici era o morta o ferita gravemente, l’uomo di ghiacciò sembrò assumere un aspetto umano. La sua pelle si colorò di un rosa pallido, e i suoi occhi divennero di un azzurro ghiaccio impenetrabile.
< Io sono Yotunn, e sono colmo di gloriosi propositi. > disse con una voce quasi surreale.
< Noi non vogliamo dispute. > disse Harry aiutando una strega ferita ad alzarsi.
Yotunn rise. < Una formica e uno stivale hanno dispute. > disse ironico.
< Il tuo piano è di calpestarci? > intervenne Ron.
Al fianco di Yotunn si materializzò un uomo vestito con un lungo mantello verde, un abito nero e dorato, e in testa un grande elmo cornuto che ricordava un cervo. Gli occhi di quell’uomo erano impenatrabili come quelli di Yotunn, l’unica differenza era che erano di un verde scintillante e assolutamente innaturale.
< Ben arrivato, Esos. > salutò Yotunn. < Credevo avessi rinunciato a questo piccolo divertimento. >
< Non mi perderei mai questo genere di divertimento gratuito, fratello. > rispose Esos con un sorriso maligno.
Yotunn tornò a rivolgersi a Harry e agli altri Auror. < Giungiamo a voi con la lieta notizia di un mondo reso libero. >
< Libero da cosa? >
< Dalla libertà, la più grande menzogna della vita. > rispose Esos. < Una volta che accetterete questo, nel vostro cuore, conoscerete la pace. >
< Sì, parli di pace, ma tu intendi il suo contrario. >
Esos ghignò. < Hai ragione. >
Alzò le mani verso il soffitto che subito crollò travolgendo molti Auror.
Quelli che riuscirono si gettarono nei camini per andarsene da lì, ma poi ci fu un’esplosione e pochi riuscirono a scappare.
Quando Harry alzò la testa, davanti a lui c’era il suo migliore amico steso per terra, immobile. Si alzò e gli corse accanto.
< Ron? Ron mi senti? > urlò Harry scuotendolo.
Ron aprì gli occhi e lentamente e con molta fatica si mise a sedere. Harry lo aiutò e notò che aveva la spalla sinistra lussata.
Ron era entrato per primo nel camino e il passaggio si era aperto su una stradina isolata del centro di Londra. Aveva fatto una brutta caduta sul cemento, ma in compenso Harry aveva subito maggiormente i danni dell’esplosione: aveva la gamba destra ferita, ma almeno entrambi erano vivi entrambi.
< Non è niente, sto bene. > gli disse Ron dolorante. < Pensa agli altri. >
Harry allora si portò poi la bacchetta alla gola e cercò di mettersi in contatto con chiunque riuscisse a ricevere la sua trasmissione. < Sono Potter, ho uomini feriti e siamo stati catapultati per le strade di Londra. > Non ricevette alcuna risposta, poi si ricordò che durante lo scontro Wilson West era rimasto accanto a lui. < Wilson? > provò a chiamare.
Ci fu un altro silenzio preoccupante, ma poi qualcuno ricevette il suo messaggio.
< Signor Potter. > rispose Hilary Hill.
< Hill, che succede lì da voi? > chiese preoccupato.
< Wilson… è morto, signore. > comunicò la ragazza senza riuscire a tenere la voce ferma. I due avevano frequentato l’Accademia insieme ed erano amici anche al di fuori dell’ambito lavorativo, per ciò fu un brutto colpo per la donna. < Ci sono molti uomini sotto le macerie… non so quanti sopravvissuti. > continuò a dire cercando di essere forte e controllare le sue emozioni.
< Emetti un allarme generale. > le rispose Harry. < Chi non si occupa delle operazioni di soccorso, si metta subito alla ricerca di quei due pazzi. >
 
 
Era bello svegliarsi in quel modo, con il petto nudo di Scorpius premuto contro la schiena, il suo braccio pigramente stretto intorno alla vita e le loro gambe intrecciate insieme. Anche nel torpore del dormiveglia il soffice respiro di lui contro il retro del suo collo riusciva a strapparle un sorriso contento, di quelli che nascono spontaneamente e senza un motivo particolare.
Era felice inoltre del fatto che quella notte fu la prima da quando gli Ingoiatori l’avevano presa in cui Lily non ebbe i soliti incubi che la svegliavano nel cuore della notte.
< Ti amo. > gli disse stringendosi maggiormente a lui.
Scorpius la stava guardando incantato, e a quelle parole, si chinò su di lei e la baciò passionalmente. < Ti amo. >
 

< A che punto è la raccolta dell’energia? > chiese Yotunn alla Coulter.
< Abbiamo quasi raggiunto il livello necessario per richiamare anche gli altri quattro Padroni delle Tenebre, padrone. > rispose quella.
Yotunn sorrise. < Ecco quello che compri con la vita di quattrocento Paladini… la quasi libertà dei tuoi compagni. > disse guardando fuori dalla finestra le neve di fine inverno cadere sugli alberi. < Ottimo lavoro, Nicole. Presto saremo liberi di impossessarci di questo mondo. >
 
 
L’avevano confinata in casa.
Le avevano proibito di uscire per la sua sicurezza.
Lei voleva stare là fuori, a combattere con suo padre, e invece doveva stare al riparo, nascosta.
Ginny, James e Albus erano andati in ospedale a prendere Harry dopo l’attentato di Yotunn e Esos al Ministero, e lei non poteva muoversi di casa. Certo, suo padre non si era ferito gravemente e sarebbe tornato a casa quella sera stessa, ma lei voleva comunque vederlo.
Fu distratta dai suoi pensieri solo al rumore del camino che si animanva. Adam e Sam si erano appena smaterializzati, e Lily ringraziò il cielo del fatto che almeno avrebbe avuto qualcosa di utile a cui pensare.
Quando arrivarono anche Pevv, Marie e Nick, Sam spiegò loro il motivo di quella riunione.
< Lo so che sembrerà impossibile, ma credo che il libro abbia aggiunto un capitolo. > disse poggiando sul tavolino del salotto il libricino che parlava dei loro poteri.
< Il libro ha aggiunto un capitolo? > chiese Marie confusa.
< Lo so che sembra strano, ma ieri sera ho notato che in fondo c’erano alcune pagine che narrano la storia degli antichi membri del Cerchio, e non le avevo mai viste prima. >
 
In principio regnava il caos.
Streghe e maghi usavano la magia solo per il loro tornaconto personale.
Un giorno però dodici maghi decisero di ripristinare l’ordine, e unendo i loro poteri riuscirono a riportare la giustizia in seno alla società magica. Quell’azione gli fece acquistare un potere illimitato chiamato Con Där. Sotto il loro controllo il mondo divenne un posto tranquillo e pacifico, e per più di due secoli regnarono con giustizia ed equità.
Ma sei di loro bramavano solo il potere asoluto e volevano usare le loro capacità per attuare un regno di terrore e governare secondo i principi di malvagità e ingiustizia; ma avevano scelto di intraprendere la via dell’oscurità, e si trasformarono in mostri controllati solo dalla sete di potere.
Si vennero a creare così due Cerchi distinti, uno della luce e uno delle tenebre.
Dalle fornaci eterne fecero forgiare dei pugnali di cristallo incantato, l’unico materiale in grado di strappare la vita a esseri immortali come loro.
Scoppiò così una lunga guerra, che ebbe ripercussioni su tutto il genere umano: terremoti, eruzioni vulcaniche, tutti fenomeni dovuti al loro scontro.
Quando fu ucciso Grid, Padrone dell’Acqua ,guerriero del Cerchio della luce, gli altri si indebolirono a tal punto da permettere ai sei maghi oscuri di impadronirsi del loro regno.
In un’altra battaglia morirono altri tre maghi della luce, Mirah, Padrona della Terra, Tommen, Padrone del Metallo e Duxor, Padrone del Tuono. Rimasero soltanto Edmar, Padrone del Fuoco, e Bren, Padrone del Vento.
I due guerrieri della luce rimasti capirono che per mantenere la pace suprema non vi era altra soluzione che un sacrificio: immolarono le loro anime e riuscirono a mandare nell’ombra i sei maghi oscuri.
Ma il prezzo che pagarono fu molto alto; in loro si creò una doppia personalità: una consapevole, i cui poteri erano sempre sotto il loro controllo, e una composta di puro istinto, desiderio e potere. Divennero per metà quello stesso male che avevano giurato di combattere, e così si tolsero la vita.

 
< E non è tutto. > continuò Sam. < Ci sono altre pagine che descrivono i poteri di ogni Padrone delle Tenebre. >
< Mio padre mi ha detto che quelli che hanno attaccato gli Auror sta mattina si chiamavano Esos e Yotunn. > disse Lily.
< Sì, ecccoli. > rispose Sam mostrando il libro agli altri.
 
Yotunn, Padrone del Ghiaccio.
Possedeva il potere di controllare il ghiaccio. Riusciva inoltre a congelare totalmente il proprio corpo, in modo da garantirsi uno scudo resistente ad ogni tipo di magia.
 
Esos, Padrone delle Illusioni
La sua magia gli concedeva svariate capacità tra cui manipolare i sogni altrui, mutare il proprio aspetto, provocare allucinazioni visive che modificavano la percezione della realtà.
 
Rasko, Padrone del Legno
Possedeva il potere di controllare ogni materiale di legno e di generare e rilasciare raggi distruttivi attraverso oggetti legnosi.
 
Ogmos, Padrone dell’Energia
Aveva il potere di assorbire qualunque tipo di magia e trasformarla in pura energia, in grado di creare, distruggere o modificare qualunque cosa a suo piacimento.
 
Savia, Padrona della Corruzione
La sua magia era basata sul controllo delle menti altrui; riusciva a soggiogare qualsiasi animo, e persino l’uomo più incorruttibile diventava un burattino nelle sue mani.
 
Lug, Padrone del Dolore
Veniva considerato il pià pericoloso dei Padroni delle Tenebre per via del suo potere di riuscire ad infliggere un immenso dolore fisico e psicologio con un semplice sguardo.

 
< Beh, non sembra che siano persone predisposte per la pace. > commentò Pevv.
< Se davvero sono questi i poteri dei Padroni delle tenebre, allora che cosa possiamo noi contro di loro? > chiese preoccupata Marie.
< Per come ora siamo in grado di controllare i nostri poteri, non possiamo competere minimamente con loro. > rispose Sam spostando la sua attenzione sulle pagine che descrivevano le capacità degli originali membri del Cerchio.
 
Grid, il Padrone dell’Acqua
I suoi poteri gli consentivano di controllare l'acqua, sollevandola e dando ad essa le forme più disparate; poteva inoltre gonfiare i corsi d'acqua, creare onde, ecc.
Possedeva un altro terribile potere che non usa mai, se non quando era in preda alla collera: il Dominio del Sangue. Si tratta dell'estrema tecnica della magia più oscura del Dominio dell'Acqua, ovvero il potere di controllare tutti i fluidi, inclusi quelli dei corpi degli esseri viventi: in questo modo il dominatore può muovere le persone come se fossero dei burattini.

 
Mirah, la Padrona della Terra
Riusciva a manipolare terra e roccia a suo piacimento, con una potenza in grado di spezzare le montagne. Arrivava addirittura a "cavalcare" il terreno sollevando intere colline sotto i piedi.
 

Tommen, il Padrone del Metallo.
Oltre ad avere il controllo su qualunque tipo di metallo, possedeva la capacità di corazzare il suo intero corpo con uno strato di acciaio. Una volta trasformato, il suo corpo gli garantiva forza e resistenza sovrumane. La sua armatura gli concedeva una straordinaria resistenza a fuoco, gelo, elettricità e magia di ogni tipo e per protezione, se toccava una persona, anche quella veniva ricoperta da questo strato di metallo.
 

Duxor, il Padrone del Fulmine
Poteva infatti controllare i fenomeni atmosferici, quali i fulmimi e le tempeste, ed emetteva saette dal potere devastante.
 

Edmar, il Padrone del Fuoco
Era in grado di sprigionare e controllare il fuoco. Oltre a saper scagliare palle di fuoco e fiammate di forma varia, era in grado di creare gigantesche fruste di fuoco, oltre a lame incandescenti da usare in modo offensivo. Riusciva inoltre a riscaldare ambienti, oggetti e persone con un semplice contatto.
 
Bren, il Padrone dell’Aria
Poteva generare correnti, onde d'utro, barriere, turbini, ecc. controllando mentalmente l'atmosfera e i venti. Sfruttando il dominio dell'aria era inoltre in grado di volteggiare (non volare), parare le cadute, sollevare gli oggetti e correre alla velocità del vento.Nel combattimento utilizzava spesso uno scettro che lo aiutava a generare turbini d'aria o ad assestare colpi micidiali.

 
< Gli antichi guerrieri della luce possedevano capacità molto superiori alle nostre, ma comunque non riuscirono ad annientare i Padroni delle Tenebre senza perdere loro stessi. >
< Quindi cosa? Siamo destinati a fallire qualunque sia la nostra scelta? > domandò Adam.
< Un momento. > li interruppe Nick. < Chi ci obbliga a dover affrontare da soli questi pericoli? Non siamo costretti a scendere in guerra contro di loro.>
< Sì invece. > rispose seria Lily. < Noi abbiamo qualcosa. Che lo vogliamo o noi possiamo fare delle cose che gli altri non possono fare. Questo significa che non abbiamo più scelta, che dobbiamo fermarli. Chi altro potrebbe farlo se non noi? >
 
 
Quando Sam, Nick, Marie e Pevv tornarono a casa loro, Adam decise di restare con Lily finché qualcuno non fosse arrivato.
< Posso cavarmela benissimo da sola. > disse stanca del fatto che le persone la trattavano ancora come una bambina.
< Lo so che puoi, Padrona del Fuoco. > scherzò lui.
Lily alzò gli occhi al cielo e si lasciò cadere sul divano accanto al ragazzo.
< Credi davvero che ci sarà una guerra? > chiese lui assumendo un’espressione molto pensierosa.
Lily sospirò. < Credo che la guerra sia già iniziata. > disse preoccupata. < La cosa che mi preoccupa è che Sam ha ragione: non siamo minimamente in grado di affrontare i Padroni delle Tenebre ora come ora. Ci ucciderebbero subito. >
< Con i pugnali di cristallo? >
< Probabilmente sì, se siamo davvero diventati immortali. Ho chiesto a Rose di cercare informazioni su queste armi. Speriamo che riesca a trovare qualcosa di utile. >
Adam sollevò il viso verso il soffitto. < Avresti mai detto che ci saremmo ritrovati in questa situazione? >
< A dire il vero quattro anni fa non avrei nemmeno mai detto che saremmo potuti diventare amici, Nott. > disse lei scherzando. < Sembrava tutto più facile allora. Io Grifondoro, tu Serpeverde. Niente di più semplice. >
Adam sorrise. < Poi hai voluto complicare tutto iniziando a frequentare noi serpi, e alla fine ci siamo anche affezionati a te. Guarda Scopius ad esempio.>
< Beh, se non ricordo male anche tu avevi un debole per me. > lo prese in giro lei.
Adam sorrise al ricordo del suo ultimo anno. < Tu eri diversa dalle altre ragazze che conoscevo, eri… strana. >
< Strana? > domandò curiosa. < In che senso… strana? >
< Nel senso speciale. > rispose tranquillamente.
< Strana. > ripetè Lily divertita da quell’aggettivo. < Mi piace. > disse sorridendo.
Dopo poco però il suo viso si fece serio.
< Che c’è? > chiese Adam scrutandola attentamente.
Lily fissò il camino davanti a sé mordendosi il labbro pensierosa. < Quante persone ho il diritto di uccidere per tenere in vita me? A che punto si perde l’anima? > Quando si voltò a guardare il suo interlocutore vide che Adam la stava fissando con occhi analitici; stava guardando lei, ma la sua mente stava analizzando ogni possibile risposta a quella domanda.
< Non lo so. Spero solo di non arrivare mai a scoprirlo. >

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Capitolo 34
*** Capitolo 36 ***


Lily si svegliò di soprassalto quella notte, ansimava, gocce di sudore le imperlavano il viso per scendere giù attraverso il collo. Con uno scatto repentino la ragazza si era seduta sul letto. La penombra della stanza indicava che era quasi l'alba.
< Ehi. > disse Scorpius accanto a lei.
Lily non riusciva a regolare il suo respiro, e così Scorpius l’abbracciò forte per cercare di calmarla. Rimasero dieci minuti in quella posizione e alla fine Lily riuscì a calmarsi.
< Va meglio? >
< Sì. > mormorò lei in risposta.
Si coricarono di nuovo, aspettando abbracciati che il sole sorgesse alto nel cielo.
< Sai… qualche tempo fa, quando eri scomparsa… io… avevo cominciato a pensare: e se non fossi mai tornata a casa? Cosa avrei fatto? > le disse stringendola forte s sé. < Non so come farei a vivere senza di te. Non posso svegliarmi la mattina e non averti al mio fianco, non riesco nemmeno a immaginarlo. >
< Sono qui adesso. > rispose lei alzando gli occhi verso di lui.
Sorrise, le diede un bacio sulla fronte e poi tornò a stringerla.
< Mi ritornava sempre in mente un momento insignificante che abbiamo vissuto l’estate scorsa. Ancora e ancora, mi tornava in mente quel momento insignificante… non so dirti perché. > disse ripensando al momento più brutto della sua vita, quando credeva di averla persa. < Era il tuo compleanno, avevi convinto la tua famiglia a non feteggiare, ma io avevo insistito affinchè mangiassimo almeno il tuo gelato preferito. Ti ricordi? Quando ti ho comprato il gelato cioccolato e menta, mi hai chiesto perché pensassi che fosse il tuo preferito, ed io ero confuso, ogni volta che avevamo preso un gelato insieme avevi sempre scelto quello, ma mi dicesti che cioccolato e marshmallow era il tuo preferito. Mi guardasti in un modo così tenero, e dicesti che sceglievi sempre il cioccomenta perché sapevi che era il mio preferito. Quello fu il primo momento in cui mi ritrovai a pensare al fatto che avevamo ancora molto da imparare l’uno dall’altra. E da allora, Lily, ho imparato che persona meravigliosa, altruista, umile e forte fossi. Non potevo sopportare il fatto che non saresti più tornata a casa, che non avrei più imparato nulla di nuovo su di te, che non avrei più vissuto il tuo altruismo, il tuo amore, il tuo calore. >
Lily si alzò poggiandosi sui gomiti e lo baciò dolcemente.
< Ti amo Malfoy… sempre e per sempre. >

 
 

Come se tutto il trambusto dei vari attentati non fosse sufficiente, in quei giorni si stava decidendo per l’elezione di un Nuovo Ministro della Magia. L’ultimo mandato di Kingsley Shacklebolt era finito, ed ora si doveva scegliere il suo successore.
< Temi che ci siano delle infiltrazioni di corrotti? > chiese Ginny guardando il marito fissare la Gazzetta del Profeta.
Harry le sorrise. < Mi leggi nel pensiero ora? >
< No, leggo solo la tua espressione. > rispose quella preparando il caffè.
Harry sospirò. < Ora come ora il mondo della Magia ha bisogno di una persona affidabile al suo governo, e Shacklebolt era la persona adatta. Chiunque sarà il suo successore avrà grandi responsabilità da mantenere. > disse preoccupato. < C’è una guerra alle porte. Non so quando né chi la combatterà, ma è alle porte. >
Harry e Ginny cominciarono a fare colazione, e poco dopo entrò in cucina anche Lily.
< Sento un delizioso profumo di caffè… > disse la piccola di casa andando verso la caffettiera.
Harry sorrise. < Sai che non ti fa bene tanto caffè… ma ormai ho rinunciato… sei come tua madre. > Ginny gli fece una smorfia.
< Da qualcuno dovrò pur aver preso. > rispose Lily sedendosi accanto al suo papà. < Qualche notizia sui Padroni delle Tenebre? >
< Gli incantesimi che hanno lanciato sono potenti, e hanno una traccia inconfondibile. > spiegò Harry. < Abbiamo tentato di localizzarli seguendo le loro scie magiche, ma i loro movimenti sono inesplicabilmente erratici. La Sicurezza Nazionale stava seguendo Esos e lo hanno localizzato a Marsiglia, Edimburgo e Glasgow, il tutto in meno di ventiquattro ore. Ha causato diversi danni, ma comunque siamo riusciti a tenere sotto controllo la situazione. >
< Dov’è adesso? > chiese Lily.
< Abbiamo perso la traccia purtroppo. > rispose lui ripiegando la gazzetta del Profeta e poggiandola sul bancone. Lily fece cadere l’occhio sul titolo in copertina: Nuovo Ministro della Magia: chi sarà il successore di Shackebolt?
< E di questo che cosa ne pensi? > chiese Lily aprendo il giornale e iniziando a leggerla.
< Non lo so… > rispose Harry cercando di evitare il discorso con la figlia.
< Si che lo sai. > disse Lily guardandolo negli occhi. < Sei preoccupato. >
Ginny rise finendo il suo caffè. < E’ proprio mia figlia. >
Harry si arrese. < Credo che il mondo della Magia abbia bisogno di una persona affidabile e forte al suo governo. Forse Finis Malador potrebbe essere adato, ma non sono convinto. >
< Già. > disse Lily finendo di leggere i vari profili dei candidati. < Se davvero si dovrà combattere una guerra servirà qualcuno in grado di reggere quel peso. >
Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo d’intesa. < È davvero nostra figlia. >

 
 

Su un’altura a picco sul mare sorgeva una fortezza dalle mura rosse. Era circondata da sette imponenti torri cilindriche incoronate da baluardi di ferro.
Specchi di argento lavorato erano appesi a tutte le pareti, in maniera da riflettere la luce, e alternati a pannelli di legno riccamente intagliato erano al loro fianco.
< Il mondo è cambiato. > disse la padrona della Corruzione osservando il mare davanti a sé da uno dei grandi balconi della fortezza. < Molto di ciò che era si è perduto. >
Yotunn si avvicinò a Savia poggiandole una mano sulla spalla. < Prepariamoci per una gloriosa battaglia. >
< Battaglia? > domandò lei scettica. < Contro la loro misera potenza? >
< Ho detto gloriosa. > rispose il Padrone del Ghiaccio. < Non lunga. >
 

 

Balzò a sedere sul letto, cercando di riprendere fiato.
Si sentiva il lontano tamburellare della pioggia contro le stecche delle persiane. Stava diluviando.
La testa le pulsava. Si sdraiò di nuovo sul letto e il sogno svanì lentamente, come faceva sempre.
Cosa le stava succedendo? Erano settimane che faceva quel sogno. Anche se non lo ricordava per intero, la parte vivida era sempre la stessa. La sua famiglia era morta. Li aveva uccisi lei.
Si alzò dal letto e scese in cucina per bere un po’ d’acqua. Aprì il frigo e dopo aver riempito un bicchiere si voltò e si accorse che Albus era seduto al bancone che mangiava una ciotola di cereali.
< Non riesci a dormire? > le chiese il fratello.
< E tu come lo sai? > rispose lei.
< Perché sei sveglia. >
< Giusto. > annuìLily sedendosi di fronte ad Albus.
< Che c’è che non va? > le chiese lui scrutandola.
< Niente. > rispose automaticamente.
Albus smise di mangiare e la guardò preoccupato. < Hai avuto un altro incubo sta notte. > disse serio.
< No, non è vero. > mentì lei.
< Sì, è vero. > insistette lui. < Hai fatto tremare tutta la camera da letto. >
< Cosa ci facevi in camera mia? >
< Non ero in camera tua, ero nella mia. > Albus continuò a scrutarla preoccupato.
Lily sospirò chiudendo gli occhi. < I miei incubi sono peggiorati. > confessò la rossa. < Ho sempre la sensazione che stia per accadere qualcosa… qualcosa di terribile. >
Spostò lo sguardo fuori dalla finestra.
Le nubi erano nerissime e la pioggia era così fitta che non si vedeva niente a più di un metro. All’improvviso, un lampo tagliò il cielo scuro davanti a lei, e dopo pochi attimi esplose il tuono.
Albus seguì lo sguardo della sorella e si mise a fissare anche lui il cielo. < Non mi piace per niente questo temporale. È come se qualcosa di cattivo fosse finito in mezzo al vento. >
Albus tornò a mangiare i suoi cereali, ma Lily continuò a fissare il cielo. I lampi e i tuoni si alternavano in modo decisamente non naturale e la cosa la fece subito sospettare che qualcosa stava accadendo a Pevv.
 
 
Quella notte Jeremy Tate era di turno per la guardia al terzo piano del Ministero. Erano circa le quattro del mattino, e mancavano altre quattro ore alla fine del suo turno. Sbadigliò e per un attimo la luce della sua bacchetta si spense lasciandolo completamente al buio.
Quando riaccese la bacchetta si trovò davanti una figura slanciata, dai capelli biondi e con degli occhi dorati.
Gli puntò la bacchetta contro il petto assumento la posizione di attacco.
< Fossi in te non lo farei. > disse Ogmos, Padrone dell’Energia.
< Stenditi a terra! Adesso! > gli ordinò Jeremy.
< Prima tu > con un semplice gensto della mano scatenò un’onda d’energia che scaraventò il povero Jeremy a terra, facendogli perdere i sensi.
Ogmos fu raggiunto anche dagli altri cinque immortali: Yotunn, Esos, Lug, Salvia e Rasko.
Quando Jeremy si riprese, si alzò e puntò la bacchetta contro i sei. < Non vi muovete! >
Savia sorrise. I suoi lineamenti sembravano perfetti. < Come ti chiami? >
Aveva una voce acuta, melodiosa. Al confronto delle sue labbra piene e dei suoi bellissimi occhi viola, anche gli angeli sfiguravano.
Jeremy rimase immobile, stordito da tale bellezza.
Lug, accanto a Savia si fece sfuggire un piccolo ghignò.
Jeremy cominciò ad urlare. Il suo corpo s’inarcò, rigido, in una posizione distorta e innaturale. Lo sguardo torturatore di Lug, Padrone del Dolore, si fece più intenso così come le urla del ragazzo.
Calò poi il silenzio.
< Come ti chiami > disse Lug, senza alcuna inflessione.
< Jeremy… Jeremy Tate… > tossì il ragazzo.
Lug sorrise e gli strilli ripresero. Dopo interminabili attimi il suono di quel dolore straziante cessò. Jeremy giaceva a terra con il respiro pesante e lo sguardo terrorizzato.
< Allora signor Tate, dove sono i ragazzi? >
 
 

Appena si fece mattina, anche se non aveva ancora smesso di piovere, Lily si fece smaterializzare da suo padre a casa dei Krum.
Harry andò subito al Ministero a incontrare il nuovo Ministro della Magia, Finis Malador, il quale sembrava essere un uomo capace e ben disposto ad una soluzione immediata dei vari problemi sorti nel Mondo della Magia.
Katerina, la madre di Pevv, fece entrare Lily gentilmente, e le indicò la camera del figlio maggiore.
Quando la ragazza entrò nella stanza del bulgaro, non lo trovò, ma rimasce colpita da
centinaia di parole, frammenti di frasi, gruppi di parole a caso. Sull’armadio c’era scritto il fato decide. Sul muro vicino alla porta: finché qualcuno non li sfiderà. Sul soffitto sopra il letto: i momenti sanguinano insieme, nessuna apertura del tempo. Dall’altra parte della stanza: disperati implacabil condannati investiti di poteri. Lo specchio: apri gli occhi; e i vetri delle finestre: e guarda.
< Che fai qui? > chiese Pevv entrando nella stanza e trovandosi la rossa davanti.
Lily si voltò verso il moroe senza perdere tempo arrivò dritta al motivo della sua visita. < Che cosa è successo ieri notte? >.
Pevv si fece cupo, chiuse la porta della camera e andò a sedersi sul letto. < Come lo sai? >.
< Ho visto la tempesta da casa mia ieri notte. > rispose sedendosi accanto al moro.
< Ho avuto un incubo. > spiegò Pevv passandosi le mani sugli occhi stanchi. < Ho sempre incubi a dir la verità. Non ricordo molto. > disse facendosi pensieroso. < Ricordo una voce, come di qualcuno che mi parlava da molto, molto lontano. Non ricordo cosa dicesse. Ricordo freddo, tanto freddo… e ogni volta che mi sveglio trovo una nuova scritta, ma la cosa che mi da da pensare è il fatto che nessuno della mia famiglia le riesca a vedere. >
< Non ne vedono nessuna? > chiese stupita Lily.
Pevv scosse la testa.
< Anche io ho incubibi. > disse la giovane Potter sedendosi accanto all’amico. < Tutte le notti, e quando mi sveglio continuo a vivere il terrore di quelle immagini fin quando non mi calmo. >
Pevv stava per risponderle, ma Marie e suo fratello Robb si smaterializzarono davanti ai due ragazzi. < Abbiamo un grosso problema. >
 
 
Quando Lily, Pevv, Marie e Robb arrivarono nell’atrio del Ministero trovarono moltissimi agenti e addetti di vari settori intenti ad aiutare i soccorsi magici.
Durante la notte, i Padroni delle Tenebre erano entrati nel Ministero e avevano ucciso chiunque avevano incontrato. Quando alla mattina i Maghi iniziarono ad arrivari dai vari camini, i sei immortali cominciarono a giocare al tiro al bersaglio fino a quando, semplicemente, non se ne andarono.
Lily fu scossa dal terrore, e cominciò a correre fra la gente alla ricerca di suo padre. Attraversò tutto l’ingresso e con la coda dell’occhio vide dietro di sé che Marie, Robb e Pevv furono raggiunti da Gerard Dupont, ma Lily continuò a cercare il suo di padre.
Lo trovò vicino alla statua centrale dell’atrio, e non appena Harry la vide corse ad abbracciarla. < Papà, che cosa è successo? Come sono riusciti ad entrare? >
Ma Lily non riuscì a sentire la risposta. Non riuscì a sentire più niente. Intorno a lei, tutto cominciò a muoversi a rallentatore, a sfumare, a espanders e a contrarisi, come le vampe d’afa.
Poi…
La stanza si congelò, in un certo senso. Anche suo padre congelò. I suoi occhi erano socchiusi, le labbra arrotondate per produrre un suono che non aveva avuto l’opportunità di uscire. Tutta la gente intorno a lei era come delle statue. Anche l’aria era perfettamente immobile.
< Sono stata io? > chiese Lily ad alta voce.
Qualcuno rise sbuffando dal naso. < A fare un Vincolo Temporale? Tu? Probabile come se dall’uovo di acromantula nascesse un drago. >
Lily si guardò un attimo intorno finché non lo vide: inpiedi, fra la gente immobile, c’era Ogmos, Padrone dell’Energia.
Elegante e bellissimo, sembrava un nobile di sangue reale, di un minuscolo stato sconosciuto.
Ogmos fece qualche passo verso di lei, senza toglierle mai gli occhi di dosso. La guardava, ma era più come se le stesse scandagliando dentro, in cerca di qualcosa.
Il cuore di Lily batteva così forte che era sicura che lo potesse sentire anche lui.
Era uno sguardo gelido, quello di Ogmos, calcolatore ed intelligente; fin troppo, forse. Ma allo stesso tempo era caldo, avvolgente, pareva affondare nelle sue iridi con una forza ed una passionalità inaspettate.
< No, non sei stata tu, mia cara. Questa è una cosa più grande di te. Pensavo che fosse ora di conoscerti, di fare una chiaccgerata. Nessuno ci può sentire. >
< Perché io? >
Ogmos sorrise. < Ho un debole per le rosse. >
< Che sta succedendo? Cos’hai fatto agli altri? >
< Niente. Mi sono solo ritagliato un po’ di tempo per noi. > disse cominciando ad avvicinarsi a Lily. < Il potere che detieni ti porta molto più vicina alle Tenebre che alla Luce, sai? >
< Che stai dicendo? Che vuol dire? > chiese confusa.
< Vuol dire che sei facilitata rispetto agli altri. >
< Facilitata in cosa? >
< In tutto. Possiedi molte più capacità degli altri, ma hai anche una maggiore propensione all’oscurità. Se gli altri dovessero perdersi e cedere alla tentazione delle Tenebre, riuscirebbero poi, col tempo, a ritrovare loro stessi. Ma tu no. Se accadrà, non potrai tornare indietro. >
< Non ti credo. > disse Lily con determinazione. < Siamo noi a scegliere il nostro destino, e io non sceglierò mai di diventare come te. >
Ogmos rise. < Sei una ragazzina coraggiosa. Mi piace. >
< Perché sei venuto qui? Vuoi uccidermi? >
< Non posso ucciderti. Sei come me ora. >
< Smettila di paragonarmi a te, io non sono come te. > rispose Lily infastidita.
< Non ti scaldare, Padrona del Fuoco. > disse calmo Ogmos. Ormai si era avvicinato così tanto a Lily che si ritrovarono l’uno di fronte all’altra.
< Anche se ti arrabbi, credi che una ragazzina coraggiosa come te possa farmi paura? Quando prima ho detto che non ti posso uccidere perché sei come me, inendevo dire che ora siamo entrambi immortali. Nulla può ucciderci. Non un incantesimo di bacchetta, non il fuoco, non il ghiaccio, non una semplice arma. Solo un’antico pugnale di cristallo può porre fine alle nostre vite. Ma questo lo sapevi già vero? > disse spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lily rimase sorpresa nel sentire che le sue dita erano calde. Per un attimo rimase abbagliata dalla bellezza di Ogmos, dal suo profumo, dal suo respiro caldo e regolare.
< Ogni creatura necessita di avere una debolezza al fine di mantenere l'equilibrio della Natura. > continuò il Padrone dell’Energia. < Noi possiamo essere distrutti solo da quegli antichi pugnali. >
Quando terminò di parlare, calò il silenzio. Ogmos fissò Lily a lungo, molto intensamente.
< Sei perfetta, non è così? > disse poi lasciando la ragazza un attimo perplessa.
< Come? > chiese lei.
< Lascia che condivida un po’ di saggezza. > Lily non riuscì a seguire il ragionamento di Ogmos. Era come se la sua mente riuscisse a pensare ad una velocità innaturale. < Più persone ami, più sei debole. Fai delle cose per loro sapendo che non dovresti farle, ti comporti da sciocca per farli felici e tenerli al sicuro. Ma non devi. La verità è semplice: pensa solo a te stessa. >
Lily capì. Si stava riferendo a suo padre, ancora immobile di fianco a lei.
< Sbagli a pensarla così. Sei convinto di essere indistruttibile e potente oltre ogni limite, ma sottovaluti la vera forza. > gli rispose lei. < Provo solo pietà per te. >
< Pietà? > chiese Ogmos. < Sbagli ancora, mia ragazzina coraggiosa. L'odio è un tonico, fa vivere, ispira vendetta; invece la pietà uccide, indebolisce ancora di più la nostra debolezza. >
Intorno a loro, il tempo ricominciò a scorrere normalmente.
Ogmos allungò la mano verso Harry, pronto a colpirlo, ma Lily scattò più velocemente: ai suoi occhi fu come se gli avesse dato un semplice spintone, ma nella realtà le sue mani lo scaraventarono lontano, facendolo cadere in mezzo alla folla.
< Lily, ma cosa… >
Harry non riuscì a capire la situazione finché non vide Ogmos scagliare un’onda di energia contro di loro. Non fece in tempo a creare uno scudo, che Lily innalzò una parete di fuoco che inglobò il colpo.
Fu esaltante. La sensazione di potere era indescrivibile. L’energia che aveva assorbito da Ogmos la riempì completamente e senza accorgersene rispose al colpo con un lampo di fuoco che lo andò a colpire in pieno petto.
< Lily basta! >
La voce di suo padre era lontanissima, ma riuscì a riportare Lily al momento presente. Iniziando la lotta con Ogmos, non si era accorta di aver ferito anche le persone innocenti che erano intorno a loro.
Guardò verso Ogmos e lo vide scoparire, poi si voltò verso suo padre e lo vide preoccupato.
Non si era accorta della potenza che aveva impiegato nel suo incantesimo. Aveva fatto del male, ma si era sentita bene e potente come non mai. In quel momento capì tutti gli avvertimenti di Jackson: il potere la stava cambiando.
 
 
Quel pomeriggio, dopo lo scontro con Ogmos, Lily era rimasta a casa a leggere ancora il suo libricino. Voleva avere delle risposte chiare, ma non riuscì a trovare nulla.
Jackson si andò a sedere accanto a lei sul divano.
< Avevi ragione sul Potere. > confessò mortificata. < Mi stava spingendo a fare ciò che non volevo. >
< Se continui ad usarlo, saranno quelle le cose che vorrai fare. > le rispose Jackson. < È una strada pericolosa. >
< Quindi, cosa? Devo smettere di usare la magia? >
< Sì. > disse quello sapendo di imporre a Lily un grande sacreficio. < La magia normale ti connette all’energia che ti circonda. La magia del Cerchio ti dà accesso all’energia creata dal tuo odio e dalla tua rabbia. Un giorno controllerai a pieno le tue emozioni, ma non ora. >
< Se fossi disperata? > chiese la rossa. < Se la mia vita fosse in pericolo, o quella di chi amo? >
< Qualsiasi cosa tu stia cercando di impedire, provocherà consecuenze ancora peggiori. Salvando tuo padre oggi, hai quasi perso te stessa. Sta a te la scelta, Lily. >

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Capitolo 35
*** Capitolo 37 ***


Cara signorina Potter,
il Ministero della Magia ha convenuto che il suo scontro con uno dei Padroni delle Tenebre nell’Atrium del Ministero, per quanto audace e coraggioso sia stato, è stato un atto che ha messo in pericolo molti innocenti presenti quel giorno.
La preghiamo dunque di recarsi il 12 gennaio all’udienza in cui verrà discusso il suo operato.
I migliori saluti,

Rey Wolfgang
Ufficio dell’Uso Improprio della Magia
Ministero della Magia

Erano passati tre giorni da quella mattina al Ministero. Quella stessa sera era arrivata la lettera, e ormai il 12 gennaio era giunto.
Quella notte Scorpius non aveva dormito con lei, e come accadeva ogni volta che lui non era con lei, i suoi incubi furono molto più intensi e pesanti.
Si era svegliata alle cinque e mezza, di colpo e completamente, come se qualcuno gli avesse urlato in un orecchio. Per qualche istante rimase distesa, immobile, mentre la prospettiva dell’udienza riempiva ogni piccola parte del suo cervello, poi, incapace di sopportarlo, balzò fuori dal letto, si vestì e scese in cucina.
Si era aspettata di trovarla vuota, ma giunta davanti alla porta sentì un quieto borbottio. La aprì e vide i suoi genitori, suo zio Ron e sua zia Hermione e Hugo seduti, come se la stessero aspettando.
< Buo-buo-buongiorno, Lils. > sbadigliò Hugo. < Dormito bene? >
< Sì. > rispose Lily.
< Che cosa vuoi per colazione. > le chiese sua madre. < Porridge? Muffin? Uova e pancetta? Pane tostato? >
< Solo… solo pane tostato, grazie. > rispose Lily.
< Come ti senti? > le chiese Hermione.
Lily scrollò le spalle.
< L’udienza è nel Vecchio Tribunale, Aula Dieci. > le disse Ron. < Vedrai che non accadrà niente, Lils. >
Lily annuì, incapace di pensare a qualcosa da dire. Suo padre la guardò e le sorrise.
< Andiamo. > disse. < Siamo in anticipo, ma starai meglio al Ministero che qui a ciondolare. >
Lily gli fu grata.
Si smaterializzarono nell’ufficio di Harry e da lì, si avviarono verso gli ascensori. L’ascensore arrivò sferragliando, loro entrarono e non misero molto ad arrivare laggiù.
< Ufficio Misteri. > annunciò una voce fredda femminile.
Harry e Lily scesero e si avviarono per un lungo corridoio dalle pareti spoglie; arrivarono ad unpapertura che dava su una rampa di scale.
< Perché tengono l’udienza qui? > chiese Lily.
< Nulla di strano. > spiegò Harry. < Dopo la fine della Guerra, si dovevano tenere così tanti processi che hanno ricominciato ad utilizzare queste aule. >
Quando arrivarono davanti alle porte dell’aula, Harry prese un attimo da parte Lily. < Ricorda, stai tranquilla. Non hai fatto niente di male. >
< Come… tu non vieni con me? >
Harry le sorrise dolcemente, e alla sua mente riaffiorarono i ricordi della sua udienza prima di tornare a scuola, l’anno dei GUFO. < C’è una pista sull’attacco di pochi giorni fa. Seguo il caso personalmente. Ti voglio bene, piccola. >
Lily lo abbracciò, e poi entrò nell’aula.
 
 

< Non posso negare di essere rimasto colpito. > disse Ogmos. < Non mi aspettavo che la ragazza fosse così potente. L’avevo sottovalutata. >
< Sciocco sei stato, fratello, a volerla affrontare da solo. > intervenne Savia. Una cascata di capelli biondi e lisci ricadeva sulla sua schiena esile, le cui ciocche ribelli erano tenute indietro da un fermaglio di ossidiana.
< Non volevo affrontarla. > la corresse Ogmos. < Volevo solo valutare la loro potenza. >
< Sì, ma perché lei? > chiese la donna.
< Ricordi quanto fu combattuto Edmar quando gli chiedemmo di unirsi a noi? > iniziò a spiegare Ogmos. < Il suo fuoco bramava di più, voleva sentirsi più libero. Credevo che essendo la ragazza molto più giovane e ingenua, potesse essere anche lei attratta dall’idea di libertà e potere assoluto. >
< Sempre a cercarti una donna, vero Ogmos? > intervenne divertito Yotunn.
< E tu sempre a far niente, vero Yotunn? > lo imitò il padrone dell’Energia. < Perché non raggiungi Esos e Raskos? Almeno non dovrei sopportare la tua vista tutto il giorno. >
< Smettetela. > li zittì Lug. < Yotunn, che novità dai nostri insetti operativi mortali? >
< Hanno iniziato a radunare forze in grado di costituire un esercito degno di combattere nel nostro nome… ma hanno paura. Tanta paura. > disse contento il Padrone del Ghiaccio.
< Bene. > constatò Lug. < È così che dovrebbe essere. >
< Sono preoccupata. > disse Savia. < Più tempo passiamo su questa terra, e più mi convinco che gli animi degli uomini siano cambiati. Non ci sono più i valori di un tempo da spezzare, ormai sono tutti egoisti e molto più… selvaggi. >
< Sorella, ogni essere umano può essere domato. > disse Lug. < Non importa quanto sia selvaggio. Bisogna solo trovare un barlume di scopo e alimentarlo. >
 
 

Si era aspettata di trovare ordine e una ventina di persone composte sedute sulle panche in alto, ma quello che trovò fu tutt’altro che ordine: quasi una cinquantina tra maghi e streghe, in piedi, a discute ad alta voce fra di loro.
< Ordine! Ordine! > disse Finis Malador, seduto al centro esatto delle fila, quando notò la giovane Potter.
Il silenzio cadde fra tutti i membri del Wizengamot, e tutti fissarono Lily dall’alto in basso, alcuni con espressioni molto preoccupate, altre con sguardi di sincera curiosità.
< Molto bene. > cominciò Malador. < Dal momento che la signorina Potter è presente, cominciamo. Sei pronta, mia cara? > chiese gentilmete, rivolto verso il basso.
< Sissignore. > rispose Lily sedendosi sulla sedia al centro dell’aula. < Mi scuso per il ritardo. >
< Oh schiocchezze. > disse Malador. < Non sei in ritardo. Siamo noi che eravamo già qui per un’altra udienta precedente. >
< Mia cara, non essere tesa per oggi. > intervenne Rey Wolfgang. < Siamo tutti un po’ troppo formali oggigiorno. Ti abbiamo convocato solo per discutere la situazione presente dei poteri tuoi, e degli altri cinque ragazzi nella tua stessa situazione. >
< Situazione alquanto spiacevole direi. > intervenne Doris Kim, Direttore dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.
Finis Malador alzò gli occhi al cielo. < Nessun giovane, per quanto straordinario, può conoscere il proprio destino. > disse il Ministro della Magia. < Come tutti, deve vivere per imparare. >
< Non possiamo permettere a dei ragazzini di annientarci dall’interno! > ribattè un’altra strega.
Di nuovo si sollevarono le voci dei vari maghi e streghe del Wizengamot. Era ovvio che non c’era stata nessuna udienza prima di quella; si erano ritrovati lì per discutere della situazione del Cerchio.
Lily si alzò in piedi. < Ministro della Magia, membri del Wizengamot. > disse attirando su di sé l’attenzione. < Posso assicurarvi che non è minimamente fra le nostre corde l’adattamento di una linea di condotta che porti alla violenza. >
< E di questo ne siamo certi, mia cara. > disse Malador.
< Non del tutto certi. > obbiettò un'altro mago di cui Lily ignorava il nome.
< Membri del Wizengamot, noi non- > intervenne Lily.
< Se mi è permesso, signorina Potter. > la interruppe un vecchio mago, seduto a pochi posti da Malador. Si alzò in piedi e nell’aula calò il silezio. Non riconosceva quel mago, ma Lily era sicura che godesse di ottima stima fra i membri del Wizengamot.  < Quando un individuo acquista un grande potere, l’uso o l’abuso di quel potere è tutto. Sarà usato per il bene di tutti? O per fini personali? Oppure distruttivi? Questa è una domanda che tutti dobbiamo porci. >
< Noi non vogliamo usare il potere per fare del male. > disse Lily.
< Sì, ma quando è accettabile usare quel potere? > intervenne di nuovo il vecchio mago. < Come facciamo ad essere sicuri che non oltrepasserete quella linea invisibile che vi trasformerà in tiranni? >
 

 
< Non capisco. Pechè di nuovo la biblioteca? > chiese Nick.
< Non è tanto la biblioteca. > rispose Marvin Boggs. < È Marian Gatlin, la bibliotecaria. È la persona più intelligente del Mondo Magico, con una mente molto vivace, o forse è solo una questione di pesonalità. >
< Perché non ci hai detto nulla di questa Marian? > chiese Sam a Nero, che aveva deciso di accompagnare i ragazzi, Boggs, Jackson e Jar Wheelie a cercare altre informazioni presso la biblioteca magica di Washington.
< Eravate dei ricercati, non credevo fosse adatto andare a dire ad una chiaccherona che volevate fare un tour del reparto magico. > si giustificò quello.
Quando si smaterializzarono nella biblioteca vuota, trovarono Marian che si aggirava tra gli scaffali senza scarpe, gemendo tra sé come una pazza.
< Lo sai? >
Seguirono la voce nel labirinto degli scaffali.
< Lo udisti? >
Girarono un angolo ed entrarono nel reparto Pozioni. La trovarono ondeggiante con una pila di libri tra le braccia e lo sguardo perso che sembrava non aver visto i visitatori.
< O ignori tu… che offese… >
Marian spostò lo sguardo sui ragazzi, al di sopra degli occhiali da lettura della montatura rossa e squadrata.
< … come ai nemici sugli amici incombono? >
Quali offese incombevano su di loro o sui loro amici, oltre che sui loro nemici? I ragazzi non erano sicuri di volerlo sapere.
Marian era vestita come una professoressa universitaria e il suo taglio di capelli corto era involontariamente trandy.
< Mi sei mancato tanto, Marvin! > Sorrise verso Boggs. Aveva i denti bianchissimi e la pelle nera vellutata; pareva più una modella che una bibliotecaria. La sua bellezza esotica era frutto di una lunga serie di incroci fra razze diverse: uomini venuti dalle Indie Occidentali, dalle Sugar Islands, dall’Inghilterra, dalla Scozia, persino dall’America, incrociati così fittamente tra loro che ci sarebbe voluta una foresta di alberi genealogici per rintracciarne le origini.
< Voglio solo sapere questo: quando hai deciso di scomparire dal mondo civile hai mai pensato che un’amica potesse almenno voler sapere dove saresti andato a stare? > chiese a Boggs.
< Se l’avessi fatto, come avrei potuto avere la pace e la tranquillità che tanto avevo cercato? >
< Vero. > acconsetì la bibliotecaria. Poi spostò gli occhi sugli altri presenti nella biblioteca. < E loro sono i sei ragazzi del Cerchio, accompagnati da un Gungan, un’abitante di Threed e… che vedono i miei occhi… Nicephorus… avrei giurato fossi stato rinchiuso in qualche ospedale psichiatrico. >
Nero rispose con una smorfia. Era ovvio che fra loro non scorresse buon sangue.
Boggs prese la parola. < Marian, siamo qui per… >
< Per consultare gli antichi testi dei Maghi, si lo immaginavo. > disse gentilmente Marian. < Vi mostrerò tutto quello che vi servirà, ma vi devo avvertire: questo non è un gioco. Ci sono libri molto potenti: libri di Vincoli, antichi testi di magia, talismani della Luce e delle Tenebre, oggetti di potere. Dovete maneggiarli con molta attenzione. >
I ragazzi annuirono. A differenza dell’altra volta, riuscivano a percepire molto di più la magia di quel luogo. Marian fece strada verso la stessa ala in cui erano già stati, e in cui Lily aveva preso il libricino che ormai teneva sempre con sé.
< Qui sono raccolte tutte le informazioni che cercate, provengono da ogni parte del mondo. Instambul. > Marian indicava vari scaffali. < Babilonia. > Né indicò un altro. < Egitto, Assiria, e tanti altri luoghi. >
Con un gesto di bacchetta, Marian illuminò meglio la stanza. < Date un’occhiata in giro. Io devo controllare la posta. Potrebbe esserci una richiesta di prestito interbibliotecario. >
 
 
Jackson prese un volume da uno scaffale. Il libro era pesante e riccamente rilegato e diffuse una nuvola di polvere grigia che si sparse intorno a loro. Cominciò a tossire.
Marie ne prese un altro. Era una scatola di cuoio. Si apriva dall’alto e conteneva un rotolo. Lo sfilò. Anche la polvere sembrava più vecchia e grigia.
Adam si dedicò allo scaffale opposto a quello di Jackson e Marie. Prese un libro, rilegato in cuoio grigio. Era uno dei libri che avevano aperto l’altra volta, e parlava del vanarym.
< Lily. > la chiamò Sam.
< Si? >
< Che cosa hanno detto all’udienza stamattina? >
< Sono preoccupati. > spiegò la ragazza. < Non solo per i Padroni delle Tenebre, ma soprattutto per noi. Hanno paura dei nostri poteri. Di quello che possiamo fare se non ci controlliamo. >
< La maggior parte delle persone non riesce ad guardare oltre quello che vede con gli occhi. > disse Sam. < Loro vedono solo il lato negativo della questione. Stiamo imparando a controllarci, possiamo sbagliare, ma non finiremo come i Padroni delle Tenebre. >
Nel frattempo Jar Wheelie si era arrampicato fino alll’ultimo ripiano in alto di uno scaffale e con un colpo secco fece cadere a terra un libro pesante, grosso, con la copertina in pelle marrone.
Nero lo iniziò a sfogliare.

Jin chiorisi zafra ajjin, majin kisha ataki morea ven me vallayafa kisha

< Ehi ragazzo. > disse chiamando Pevv. < Vieni un po’ a vedere se riesci a leggere questo. >
Erano pagine e pagine di vanarym, e non fu difficile per il Padrone del Tuono decifrarlo.

Anno 950 della Prima Era.
Qui segue il racconto di Amurru, re del Popolo Libero di Canaan, e della scoperta del Cerchio del Potere.
Sono giunti nelle nostre terre abitanti lontani, vagabondi del nord, scacciati dalla loro patria a causa di alcuni demoni sputati fuori dagli abissi più Tenebrosi oltre i confini del nostro Mondo. L'ultimo principe di quel popolo ha giurato fedeltà a me, si è inginocchiato e si è proclamato mio servo pur di non essere cacciato indietro. Sapevo che qualcosa di malvagio e potente si stava organizzando a nord... la terra non poteva essere stata scossa dagli dei, ma solo qualcosa di davvero cattivo avrebbe potuto arrecare a così tanti popoli così gravi danni. Mai avrei immaginato che tale crudeltà e potere potessero essere rinchiusi in corpi così sottili e belli... sembravano umani... ma erano tutto tranne che quello. Tutti i miei discendenti sapranno la verità legata al destino che ha sopraffatto quegli stregoni. Dopo una spedizione finita in disastro, abbiamo concordato che quella che loro chiamano MAGIA sarà per sembre bandita e ogni praticante verrà ucciso. Non voglio che mai si ripeta un tale sterminio. Chiusi nelle tombe fatte dai corpi degli ultimi fra loro con ancora a cuore le sori di noi uomini, quei demoni aspettano, aspettano che qualcuno li liberi dalla loro prigionia di Tenebre. Saranno tenuti nascosti, segreti, in attesa che il Mondo finisca.

Quel libro era pieno di testimonianze scritte di antichi re o principi che avevano subito o erano scappati dal potere distruttivo dei Padroni delle Tenebre.

è stato all’improvviso… eravamo disarmati… ora attraversano le nostre terre liberamente, bruciando fieno, capanne e alberi… non sono umani… incroci di demoni e creature instancabili… un terribile esercito che può spostarsi di giorno, e molto velocemente…non sono umani.

Si parlava di terribili creature venute dagli abissi, che sotto il loro comando avevano ditrutto miriadi di navi, porti e città costiere. Sulla terra, i loro eserciti seminavano distruzione e morte senza tregua.

Abbiamo sbarrato i cancelli, ma non possiamo resistere a lungo. La terra trema. Sono ombre che si muovono nel buio... Arrivano...

 

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