What I feel

di DreamerCris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning. ***
Capitolo 2: *** New life. ***



Capitolo 1
*** The beginning. ***


The beginning.

 
Uscii di casa sbattendo la porta così forte che i deboli infissi in legno della finestra furono scossi da un improvviso tremore.
Corsi a perdifiato e quando fui certa di trovarmi lontana da casa, mi sedetti a terra e cominciai a piangere.
Ero stata ammessa alla “Beverly Hills Accademy”, la scuola più importante di Los Angeles, avevo ottenuto la borsa di studio. I miei genitori avevano vinto.
Mi sarei dovuta trasferire all’accademia tra due giorni.
Non avrei più rivisto la mia migliore amica Katrin, il mio amico d’infanzia Rev e soprattutto il ragazzo che mi piace, Niall.
Di lì a due giorni sarei stata circondata da ricconi con la puzza sotto il naso, pronti a squadrarmi da capo a piedi e a giudicare di quali marche avevo i vestiti.
Avrei condiviso la stanza con qualche ricca baby-ereditiera fissata con la moda e con i chihuaua che avrebbe continuato a snobbarmi per la mancanza di abiti “chic” nel mio guardaroba.
Mi appoggiai con la schiena a un albero, sollevai la testa e guardai il cielo.
Era così limpido e stellato in quella calda sera d'autunno.
Le mie lacrime sgorgavano ormai libere e scivolavano calde sulle mie guancie seguendone il profilo.
Non volevo andare in quella stupida scuola, non era quello il mio posto.
I miei genitori avevano sempre avuto difficoltà a pagare la retta scolastica della scuola pubblica, così sapendo che ero una delle alunne migliori, mi avevano proposto per la borsa di studio.
Avrei potuto finire i miei studi nella scuola privata più “in” della città.
Frequentata da soli VIP o da figli di persone importanti.
Ai miei tutto questo lusso piaceva, ma io stavo benissimo così, con i miei amici normali, senza distinzioni di reddito.
Mi strinsi le ginocchia al petto abbracciandole con le mani, vi appoggiai la faccia e piansi ancora. Guardai l’orologio, segnava le 9.15 pm, i miei di sicuro staranno guardando le repliche dei Talk Show in televisione, pensai.
Ancora scossa da singhiozzi e tremiti, mi sdraiai per terra.
Mi convinsi a fare dei respiri profondi e cominciai a cercare dei lati positivi nella faccenda che mi aveva fatto piangere fino ad ora.
“Potrei conoscere le figlie del Presidente” pensai, ma scartai subito la cosa poiché loro abitavano circa sulla costa opposta alla mia. “Magari troverò dei ragazzi più carini di Niall” mi convinsi a pensare, ma subito il volto allegro del ragazzo apparve nella mia testa.
- Cazzo … - bisbigliai.
Chiusi gli occhi, mi concentrai sul mio respiro e quando mi sentii pronta mi alzai e presi la strada di casa.
Una volta arrivata slittai in camera, afferrai in telefono e composi il numero di Katrin.
- Si? – rispose lei con voce soave.
- Ehi, sono io … - dissi in tono triste, cercando a stento di trattenere le lacrime.
- Che hai? Mi pari moscia! Ti devo raccontare cos’è successo tra me e Rev! Forse ci siamo!!! – disse lei euforica, ancora ignara di quello che stavo per dirle.
- Mi hanno dato la borsa di studio, parto dopodomani per la “Beverly Hills Accademy”… - pronunciai queste parole tutte d’un fiato prima di cominciare a singhiozzare.
- Che cosa? Ma è a un’ora da qui! Non avevi detto che non l’avresti ottenuta? E come faremo a vederci? – piangeva anche lei, lo sentivo.
- Lo so … abbiamo solo domani. A quanto pare sono riuscita a vincere lo stesso. – dissi tirando su col naso.
- Ora devo andare – dichiarai mentre mia madre mi urlava dal piano di sotto, con molta finezza, di andare a letto e terminare la telefonata. – Ti voglio bene, amica mia! –
- Anch'io te ne voglio, un mondo – disse in lacrime e poi riattaccò.
M'infilai il pigiama e andai a letto, piansi fino a quando non mi addormentai, pensando a cos’avrei detto a Rev, ma soprattutto, se avrei avuto il coraggio di dichiarar
mi a Niall.

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Capitolo 2
*** New life. ***


New life.

Quando mi svegliai scesi velocemente le scale, mi preparai e corsi a casa di Rev.
Suonai il campanello della deliziosa villetta color salmone che il padre del mio migliore amico aveva verniciato insieme al mio l’estate scorsa.
Sua madre aprì la porticina e mi sorrise:
- Vai a svegliarlo Linor, quel pigrone dorme ancora! – disse allegra.
- Ok, Signora Burns – dissi mentre già salivo gli scalini a due a due e mi dirigevo verso la stanza di Rev.
Entrai di getto e cominciai a disturbare il mio amico fino a quando non si svegliò.
- Che cazz… “Italia”, sei tu? – fu la sua reazione.
- Sì, sono io. E smettila di chiamarmi così! – risposi scostandogli le coperte di dosso.
Usava chiamarmi così (e fortunatamente era l’unico) perché ero di origine italiana.
I miei genitori mi avevano raccontato che avevamo abitato in Italia per quattro anni quando ero molto piccola, ma io non ricordo nulla.
- Che ci fai qui? -  Mi chiese uscendo dalle coperte e mostrando i suoi boxer a quadretto e la sua t-shirt dei L.A Lakers, che usava come pigiama.
Anche se era un ragazzo stupendo, non mi scandalizzava il fatto che rimanesse in mutande davanti a me.
Da piccoli facevamo la doccia insieme.
- Sono venuta a svegliarti, pigrone! Sai com’è, la gente normale alle 12.00 di mattina è sveglia. E poi devo dirti una cosa … - cambiai tono in quell’ultima frase.
Lui fece una faccia preoccupata e poi chiese:
- Che cosa? Non dirmi che … hai avuto i risultati del concorso per la borsa di studio? –
Io e lui riuscivamo a capirci con un solo sguardo.
Scoppiai a piangere e lui mi abbracciò forte.
Fu un bel momento nonostante tutta la tristezza.
Gli spiegai tutto e poi decidemmo di uscire con Katrin. Passammo una splendida giornata, ma poi arrivò l’ora dei saluti.
- Come farò senza di voi … - dissi lacrimando mentre li abbracciavo.
- Linor, mi mancherai tantissimo! – singhiozzò Katrin.
- Kate, giuro che verrò a trovarvi! – sussurrai.
Poi fu il turno di Rev:
- Non scordarti di noi, comuni mortali! – mi disse e poi mi strinse a se. Quando lo faceva mi sembrava di abbracciare un grande orso di peluche.
- Mai! – dissi.
Poi piangendo imboccai la strada di casa ed incrociai Niall.
- Ciao Linor! – mi disse.
Il sangue mi si gelò nelle vene. Mi aveva salutata? Sapeva il mio nome?
Arrossii e lo salutai a mia volta.
Lui proseguì per la sua strada, fino a quando io non raccolsi il coraggio e gli urlai:
- Ehi, sai che domani parto? Mi hanno preso alla “Beverly Hills Accademy”! –
Lui si girò e mi guardò con aria sorpresa ma noncurante:
- Oh, ecco allora chi ha vinto la borsa di studio. Beh … buon viaggio allora. Ciao Linor. –
Non era proprio la risposta che mi ero sognata, ma era meglio di niente.
- Grazie Niall, mi mancherai – sussurrai queste due parole e così finì il mio ultimo incontro con quel ragazzo per cui tanto avevo pianto.
Arrivai a casa, salii le scale ed entrai nella mia stanza.
Sul letto c’era una valigia aperta, segno più evidente della mia imminente partenza.
Mia madre entrò in camera e mi diede una lista con tutte le cose da portare.
Quando finii di riempire la valigia con le cose indicate, passai agli oggetti a me più cari, che mi sarebbero stati utili durante il mio anno all’Accademia.
Aprii un cassetto e vi trovai una lettera che Katrin e io avevamo scritto in prima media, la presi.
Presi anche il libretto del club che, io e delle amiche, avevamo fondato due anni prima.
Infilai il portatile nella custodia e lo riposi nella valigia.
Sul comodino scelsi, tra le mille fotografie, quella di me e Katrin, fatta alle macchinette in un giorno di Dicembre l’anno prima e quella di me e Rev, mentre ci facevamo “cioppi cioppi” a vicenda.
  Staccai dalla parete alcuni disegni e dediche, li infilai in una cartelletta e li misi in valigia.
Un anello, altre foto e i miei “aggeggi elettronici” furono le ultime cose che presi.
Aprii il mio diario e ci scritti tutti gli avvenimenti della giornata e poi lo adagiai sul fondo della valigia.
La chiusi. Era tutto pronto.
L’indomani avrei lasciato la normalità della mia vita quotidiana per entrare nella mia nuova vita da emarginata sociale in mezzo ai ricchi.
Mi infilai sotto il piumone e accesi la coperta termica.
Piansi ancora, inzuppai il cuscino e dopo un po’ mi addormentai.
Ero a pezzi, non avrei resistito un solo giorno lontano dai miei amici, e dovevo restare lì per un anno.
Sarebbe stato molto, molto difficile per una come me. 

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