Flame of Hope di Scaramouch_e (/viewuser.php?uid=2646)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capito IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
prologo
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di J.K. Rowling.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo e gli altri a seguire!
Buona lettura ;)!
Flame of Hope
Accetto la proposta di insegnare alla vostra Gabrielle, signor Piton.
Grazie dell’opportunità.
Lily Evans.
Lily Evans sorrise mettendo da parte la penna d’oca e leggendo la breve lettera da mandare al Haddon Hall.
Non c’era donna più felice di lei in quel momento.
Almeno secondo la sua discreta opinione: era giovane, forte e bella e aveva un lavoro.
Si, proprio per quell’ultimo
motivo era molto felice. Non poteva desiderare di meglio: sarebbe
andata in un’ottima casa, a istruire una giovane strega proprio
come lei.
E poi il signor Piton, il suo
Padrone, se l’era immaginato sempre come un uomo buono e gentile.
Non sapeva il perché, ma era così che si immaginava il
patrigno di Gabrielle, forse proprio perché non era da tutti gli
uomini occuparsi di una giovane strega, orfana di madre e padre, e
destinata, se non fosse stato per Piton, a rimanere senza poteri magici.
Invece i due si erano incontrati sulla stessa strada.
Lily Evans storse il naso: quelli
erano tempi bui per maghi e streghe, per le persone che non avevano
l’opportunità di essere accudite a Hogwarts, la migliore
scuola di magia e stregoneria in tutta la Gran Bretagna, o venivano
istruiti tramite insegnati privati, oppure perdevano i propri poteri.
L’ultima condizione, che si
verificava assai di rado, era la peggiore: perdere i propri poteri era
come strappare la coda a un gatto o peggio ancora… ecco
preché Lily era felice che Gabrielle avesse incontrato un uomo
come il signor Piton, un uomo che era sì senza poteri magici, ma
che aveva dimostrato di saper crescere qualcuno che, invece, ne era
provvisto.
E lei l’avrebbe aiutato, gli sarebbe stata vicino come amica e sostenitrice.
Sospirò, sorridendo a quel
ultimo pensiero mise la lettera dentro una busta, e la dette a Semola,
il suo gufo, che dopo averla becchettata per averlo svegliato,
volò via dalla finestra aperta.
Quindi spense la candela e andò nell’umile letto della locanda che l’avrebbe ospitata per la notte.
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Okay. Ora mi potete tirare i pomodori addosso.
So bene, che avevo detto "Niente fanfic prima di finire, Magic and Prejudice", ma quando l'ispirazione viene, viene.
Così eccomi qua, a pubblicare questo piccolo prologo di questa nuova avventura.
Spero che vi piaccia, così come è piaciuto a me.
Un bacio, e spero di leggere i vostri commenti (anche critiche vanno bene)
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
cap 1
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di J.K. Rowling.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo e gli altri a seguire!
Buona lettura ;)!
Flame of Hope
Lily Evans aprì gli occhi dopo che un timido raggio di sole fece capolino nella stanza.
Si alzò a sedere e si stiracchiò come un gatto.
Si lavò con dell’acqua posta in un catino vicino al letto,
si acconciò i capelli in una crocchia complicata quindi si
vestì accuratamente: indossò un lungo abito nero, che le
fasciava completamente il corpo e poi si appuntò una spilla, un
Grifone, simbolo dell’ordine dei maghi di cui faceva parte vicino
al petto.
Dopo essersi guardata in giro, prese la bacchetta di legno duro e
mormorò un incantesimo: tutte le sue cose ora erano sistemate
nella valigia.
Prima di andarsene definitivamente dalla stanza, la giovane strega si
mise un mantello nero allacciandoselo al collo, quindi scese al piano
di sotto.
Nel piccolo spazio, al pianterreno c’era sempre un viavai di
gente impegnata nelle proprie faccende, eppure la giovane non si
sentiva al sicuro: va bene che era una strega, ma era pur sempre una
donna e lì c‘erano delle persone strane.
La paura prese il sopravvento sulla lucidità, e Lily suonò disperatamente il campanello, posto sopra al bancone.
Il cameriere, un uomo tarchiato di mezz’età, arrivò in soccorso alla giovane strega.
“C’è un posto che si chiama Haddon Hall, nelle vicinanze?” domandò subito Lily.
“Non saprei, vado a chiedere.”
L’uomo scomparve e ritornò poco dopo. “Voi siete
Lily Evans?” domandò, la giovane strega annuì e
l’uomo le rispose che c’era un uomo ad attenderla.
Lily uscì fuori dalla locanda e l’aria fresca di metà Aprile le pulì il viso.
Cercò con gli occhi l’uomo e lo trovò, posto vicino
a una carrozza: l’uomo -anzi no, il ragazzo visto che doveva
avere più o meno la sua età- aveva un viso gentile e
grandi occhi castani, quando si posarono su di lei.
“Mi chiamo James Potter, signorina Evans. Qualunque cosa
desidera, può chiedere a me.” disse il ragazzo bonario,
caricando il baule della strega nella carrozza.
Lily sorrise trovandosi subito a proprio agio con quel giovane agile e
scattante. Si sedette con lui sul sedile del cocchiere e l’uomo
fece partire i cavalli al trotto.
“Vorrei sapere quanto tempo ci impieghiamo per arrivare a Haddon Hall.”
“Beh sicuramente non arriveremmo prima di stasera. È nelle
campagne vicino Londra, comunque.” rispose il ragazzo.
“Anzi, se volete andare nella carrozza per
riposarvi…”
“No grazie, sto bene così; ho dormito piuttosto bene. Sentite, sapete com’è il nostro padrone?”
Il volto di James si incupì, e borbottò un: “Non ne voglio parlare.”
Lily rimase stupita da quella risposta, ma non fece commenti. Parlarono
invece di altro e quel ragazzone le risultò piuttosto simpatico,
certo aveva una mente scherzosa, ma era intelligente e non aveva
pregudizi.
Le parlò con piacere della piccola Gabrielle, di dieci anni -che
a detta sua sembrava un angelo- e parlarono del più e del meno,
ma senza toccare l’argomento del padrone.
Avevano lasciato nel frattempo, la città, per arrivare nelle
verdi colline e prati coltivati che era il paesino di Handon, dal quale
prendeva nome il palazzo dove la giovane strega sarebbe andata ad
abitare.
“Da qui in poi dovete andare da sola, mi dispiace
signorina.” sul viso fanciullesco comparve un ultimo, radioso
sorriso, dopodichè il ragazzo si allontanò lasciandola
sola.
Lily si trovò a passare per un grande cancello che collegava la
strada principale al viale che collegava a sua volta con una grande
casa.
La ragazza prese a camminare per il vialetto con l’unica valigia in mano.
Arrivò, dopo aver percorso tutto il viale, al fabbricato di
pietra. Era tutto d’un pezzo, di pietra grezza, a tre
piani, i tetti spioventi erano di legno scuro.
La ragazza si decise a bussare dopo essersi guardata intorno. Ad
aprirla fu una signora dal volto arcigno e i capelli neri sciolti,
indossava una vestaglia beige su una camicia da notte bianca, possedeva
degli occhialini rotondi sopra i grandi occhi marroni.
A prima vista sembra una persona rispettabile.
“Chi c’è a quest’ora della notte?” domandò la donna fissando Lily.
“Signora, mi chiamo Lily Evans. Sono la nuova istitutrice di Gabrielle Chanel.”
“La strega.” borbottò la donna, ma a parte quel
piccolo borbottio sorrise a Lily e si fece da parte per lasciarla
passare.
“Il mio nome è Minerva McGranitt, signorina Evans, e sono
la capocameriera di Haddon Hall. Sono felice di conoscerla. Miss
Gabrielle purtroppo dorme, e anche il signor Piton. Domani comunque li
conoscerete. Ora venite, vi mostro la vostra stanza.” detto
questo la donna prese Lily per un braccio, e la condusse al piano di
sopra, in una stanza piuttosto grande, arredata in modo semplice, ma di
gusto.
“Ecco, questa sarà la vostra stanza, miss Evans. Se volete
di là c’è un bagno, e spero che vi troverete bene
qui Miss.” completò la donna.
“Sono sicura di sì, signora Mcgranitt.” la donna
sorrise e gli occhi le si illuminarono impercettibilmente e pure i
lineamenti divennero più dolci.
“Ora io me ne ritorno a dormire, ma se mi volete, sono nella camera a fianco alla vostra.”
“Credo di saper badare a me stessa, signora. Comunque grazie
della disponibilità.” la donna all’inizio aveva
fatto una smorfia di disappunto, ma poi aveva sorriso.
“Buonanotte Miss.”
“Buonanotte Signora.”
Minerva uscì dalla stanza lasciando sola Lily. La ragazza
andò nel bagno, anche quello funzionale e abbastanza grande e si
fece un lungo bagno con l’acqua calda, asciugandosi con la magia,
indossò la camicia da notte e si sistemò nel caldo e
comodo letto; ringraziando qualunque destino benevolo le avesse
concesso la fortuna di un lavoro in quella casa, prima di addormentarsi
in un lungo sonno ristoratore.
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Okay. ora mi potete tirare VERAMENTE i pomodori addosso!
So che non succede niente in questo primo, capitolo, ma mi serviva per presentarvi la figura di Lily e della Mc, e di James.
Ho cambiato nome, alla residenza dei Piton, chiamandola Haddon Hall;
il nome della vera Thornfield Hall, la magione dove vive il signor
Rochester.
Spero che che questo capitolo vi sia piacciuto, e di ricevere dei
commenti -altrimenti vi crucio! ndpartemalvagia-, no non è vero
non vi crucio.
Anzi ci tengo a ringraziare le quasi 40 persone che hanno il prologo (e
che spero, non rimarranno invisibili) e i tre che l'hanno aggiunta
nella seguite, in più un grazie particolare va a Charme che non
solo ha betato questo e lo scorso capitolo, ma me l'ha anche
commentato.
Detto questo, la parola va a voi.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
F.o.H
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di J.K. Rowling.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo e gli altri a seguire!
Buona lettura ;)!
Flame of Hope
Lily si svegliò presto quella mattina. Aprì gli occhi
verdi alla prima luce dell’alba, e si mise a sedere sul letto
comodo della sua stanza a Haddon Hall.
Si alzò e aprì le grandi finestre per far passare un po’ d’aria.
Poi fece il letto; era
un’abitudine che aveva fin da ragazzina, quella di farsi il
letto, e non l’avrebbe cambiata mai… anche adesso che
abitava in una casa signorile come quella, e soprattutto aveva la magia
dalla sua parte: infatti con un colpo di bacchetta sistemò le
lenzuola dove aveva dormito quella notte.
Poi si andò a sciacquare il viso, e si vestì.
A Lily era sempre piaciuto vestirsi
bene, ma in quegli anni di difficoltà che aveva avuto dalla fine
dell’apprendistato a Hogwarts a ora, non le avevano permesso di
comprarsi dei vestiti all‘ultima moda, come quelli che vedeva,
non senza una punta d‘invidia, indossati con tanta noncuranza
dalle gran dame; per cui si vestì in modo semplice, ma al tempo
stesso accurato.
Dopodiché attraversò
il lungo corridoio deserto, scese le scale tenendosi al corrimano di
legno, e arrivò nell’atrio.
Osservò un attimo i quadri
appesi alle pareti di un bel blu scuro: uno rappresentava una donna,
anziana, dai lineamenti rigidi, in un altro un uomo anch‘esso dai
lineamenti rigidi, dai grandi occhi scuri e dal portamento saldo. A
Lily l’uomo piacque assai, anche se era rappresentato con i
capelli grigi e il volto rugoso.
Uscì, dalla porta dell’atrio, lasciata mezza aperta, nell’aria fresca di quell’inizio di giornata.
Si voltò verso il paesaggio
rappresentato da colline che proteggevano il grande palazzo dal piccolo
villaggio di Godric’s Hollow. Il palazzo di Haddon Hall era come
l’aveva visto la sera precedente: un enorme edificio, di pietra
grigia, dominato da nidi delle rondini che cinguettavano fra di loro,
chiamandosi in alto nel cielo blu.
“Com’è
mattiniera, signorina Evans!” gridò una voce, una voce che
Lily aveva conosciuto la sera precedente. Si voltò incontrando
gli occhi buoni di Minerva Mcgranitt.
Lily le diede il ‘buongiorno’ e la Mcgranitt sorrise brevemente.
“Mi ero alzata per poter incontrare il padrone e la signorina…” spiegò Lily.
“Oh Miss, il padrone e la
signorina non si svegliano prima delle dieci. Perché non venite
dentro, fate colazione e poi vi mostro il resto della casa?”
Lily annuì; effettivamente
un timido brontolio le si era fatto strada nella pancia: si era accorta
di non mangiare dalla mattina precedente quando si era presa un piatto
di minestra alla locanda.
“Allora venite con me.”
la gentile Mcgranitt, condusse Lily all’interno di una grande
sala corredata da tende e poltrone di un blu oltremare, un tavolo
quadrato posto al centro della sala di un legno scuro, dei pannelli
marrone e finestre dai vetri colorati e un soffitto alto, ampiamente
decorato.
“È stupenda questa stanza, Mrs. Mcgranitt ”
“Vi ringrazio signorina, anche se è nulla, al confronto del salotto.”
e indicò un’altra
stanza che si vedeva dalle arcate, molto grande anche quella, con
parete decorate da un parato rosso, tappeti persiani, tende bianche e
divani e poltrone sul un bel rosso.
Lily le dovette dare ragione, in
quella stanza regnava un‘atmosfera da sogno, che la faceva
viaggiare verso paesi e regni lontani, a lei sconosciuti.
“Cosa volete come prima colazione, Miss?” domandò la donna alla giovane strega.
“Vi ringrazio Mrs, per il disturbo che vi state prendendo, ma posso andare anche io a servirvi.”
La donna sorrise e scosse la testa.
“Non vi permetterò di muovervi da qui, Miss.
C’è Grace, la cuoca che pensa alla colazione. Che ne
direste di pane imburrato e un po’ di the?”
“Con un po’ di latte per favore.” aggiunse Lily, imbarazzata.
“Benissimo.” e la donna sparì evidentemente diretta nelle cucine.
Ritornò poco dopo, con una
ragazza dai capelli neri e l’aria solare che servì Lily di
tutto quel che aveva ordinato in vassoi d‘argento.
La capocameriera si sedette di
fronte a Lily che incominciò a mangiare apprezzando la fragranza
del pane, e la freschezza del burro.
“Sapete chi sono i personaggi
ritratti nei quadri posti nell’atrio?” domandò Lily
dopo aver ingoiato la fetta di pane insieme a un sorso di the.
“Sono il signore e la signora Piton. I genitori del signorino.”
“Conoscete bene il signor Piton?” domandò Lily.
La donna sorrise brevemente e annuì. “Stavo qui, quando il signorino è nato.”
Lily la guardò stupita, chiedendosi quanti anni dovesse avere una donna del genere.
Non lo sapeva, né mai l’avrebbe saputo, ma era curiosa.
Finì di mangiare, e
sorridendo alla donna finì di bere il the. “Gradirei,
molto, andare a vedere il resto della casa, se lei fosse disposta a
farmela vedere…” annunciò alla donna sorridendo con
calore.
L’altra annuì, e poco
dopo avevano finito di girare il pianterreno, dove Lily, felicemente,
scoprì una grossa biblioteca, e poi una visitarono una stanza
che era la cucina; quindi salirono al piano di sopra, dove oltre la sua
camera, c’erano anche le altre camere; infine, al terzo piano
c’erano le camere dei servitori, poi salirono ancor più
su, alla soffitta.
“Vi va di vedere una cosa?” domandò la Mcgranitt, a Lily, che annuì.
La donna sorrise, aprendo una botola che dava sul soffitto, lasciando cadere una scala di legno.
“Accomodatevi.”
Lily salì sul tetto: da
lì la vista era un qualcosa di meraviglioso, le pareva di essere
così vicino al sole da poterlo toccare, e le rondini e gli altri
uccelli le cinguettavano attorno.
Quando scesero giù, la
ragazza aveva gli occhi pieni di lacrime per la bellezza che aveva
appena visto. “È semplicemente magnifica. Grazie,
signora.”
La Mcgrannitt, sorrise cordialmente, quindi scesero di nuovo al pianterreno.
“Dovrebbero essersi svegliati ormai…” disse la Mcgranitt, guardando la pendola posta nell’atrio.
Lily annuì timidamente con un groppo alla gola: finalmente,
avrebbe visto il suo Padrone e la Padroncina, aveva un po’ di
timore.
Seguì la Mcgranitt fino alla biblioteca.
Il quadretto famigliare la fece
sorridere e sentire subito meglio: su un tappeto, c’era una
ragazzina di dieci anni molto carina, che leggeva un libro con vicino
un gattone nero; seduto su un divano, vicino alla finestra c’era
un uomo con il viso in un giornale, in più scoppiettava un fuoco
nel camino che qualcuno doveva aver acceso.
Sentì vicino a sé la
Mcgranitt tossire, e solo quel colpo di tosse fece alzare i due visi da
ciò che stavano facendo.
Lily vide per la prima volta il suo
padrone e la sua padroncina: quest’ultima era molto bellina, e
delicata, anche dal colorito della pelle, molto pallido, si vedeva che
era una signorina; aveva due grandi occhi blu e capelli castano chiaro
lunghi e molto lisci.
L’uomo era invece imponente
dai capelli neri e occhi neri, svegli e attenti e dalla pelle
pallidissima, e un naso piuttosto importante.
Lily si sentì studiata da
quegli occhi che le si conficcarono dentro, come due spilli,
deglutì ma rimase immobile.
Capiva che l’uomo la voleva far sentire a disagio, anche se non sapeva perché.
Poi lui scese dal divano con un balzo e si avvicinò alla ragazza.
La scrutò con i suoi occhi
neri penetranti. “Lei dovrebbe essere Lily Evans.”
parlò, e a Lily quella voce piacque molto, era baritonale e
straordinariamente calda.
“Signorina, le voglio
presentare la sua allieva, nonché mia figlioccia.”
l’uomo fece venire avanti la piccola Gabrielle, che guardava Lily
con occhi che esprimevano tutta la loro sorpresa nello scoprire la
novità.
“Ciao Gabrielle, io sono Lily
e sarò la tua insegnante. Hai già una bacchetta magica,
piccola?” gli occhi della ragazzina si illuminarono e
annuì con la testa.
“Ho una bacchetta di legno di
rosa, con peli di unicorno piuttosto flessibile. ‘È adatta
a fare magie di incanto’ ha detto il proprietario del negozio,
quando la sono andata a comprarla con il mio tutore.”
aggrottò le sopraciglie e una piccola ruga le si formò
nel mezzo.
“Non so bene cosa volesse dire, né come ha fatto a procurarsi i ‘peli di unicorno.’”
Lily sorrise, la sua allieva era
molto curiosa, oltre che con un bel caratterino, lo si vedeva
dall’inflessione della voce.
“Gabrielle.” la sgridò il suo tutore, guardandola con fare severo.
“Mi scusi signorina, ma
qualche volta la curiosità prende il sopravvento.” ammise
Gabrielle arrossendo per essere stata sgridata.
Lily sorrise riconoscendo il lato
tenero di quest’ultima. “Non fa niente, anch’io ero
come te quand’ero piccola. Perché non vai a prendere la
bacchetta, così vediamo le magie che sai fare?”
La ragazzina annuì, felice di poter dimostrare chi era.
La Mcgranitt lanciò uno
sguardo prima verso Lily e poi verso Severus, quindi dopo un rispettoso
inchino al suo padrone se ne andò.
Lily e Severus rimasero soli. La
ragazza respirò piano sotto lo sguardo indagatore del uomo,
sempre vicino a lei, troppo vicino. “Signorina Evans, spero che
le vostre credenziali siano giuste… per quello che vi
pago.” disse gelido, prima di staccarsi da lei, ma giusto
perché era arrivata Gabrielle con la bacchetta in mano e
un’aria quasi euforica addosso. “Signorina, questi sono
anche alcuni volumi che abbiamo preso con Severus.”
annunciò la ragazzina sorridendo, e porgendo i libri alla
ragazza che sorrise ritornando a respirare.
“Presto, vi accorgerete che avete fatto bene ad assumermi, signor Piton.”
Lily si avvicinò a Gabrielle sotto lo sguardo giudicante di Severus.
L’uomo si concesse un mezzo
sorriso, che addolcì in parte il suo viso. “Lo
vedrò, miss Evans, lo vedrò. Gabrielle, fai la brava con
la signorina, io vado a farmi sellare Nuit da Potter.”
Gabrielle annuì, quindi si avvicinò alla sua nuova insegnante mentre Severus usciva dalla biblioteca.
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Okay. Questo capitolo mi piace
molto di più degli altri, e spero che anche per voi sia lo
stesso; non solo perchè compare Severus e la piccola Gabrielle
(a cui, spero, vi affezzionerete), ma anche per come è scritto
in generale; forse perchè mi sentivo ispirata...
Ringrazio le uniche due anime pie
che hanno commentato, e spero, in questo capitolo di ricevere un
pò più di due recenzione.
Anzi non spero lo pretendo, altrimenti... sapete come va a finire -me vi guarda, con sguardo alla Bellatrix.-
Detto questo, lascio la parola a Voi, miei cari lettori.
Ps. le parti della descrizioni delle stanze, le ho prese in prestito da
Jane Eyer. Apparte questo, posso dire che il resto è tutto mio.
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Capitolo 4 *** Capito IV ***
4
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di J.K. Rowling.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo e gli altri a seguire!
Buona lettura ;)!
Flame of Hope
L’orologio a pendolo della biblioteca batté l’ora.
Lily guardò nella sua
direzione e vide che si era fatto tardi; si stiracchiò il collo,
guardando Gabrielle che riparava un vaso rotto con la magia: la
ragazzina era dotata, e molto.
Erano poche ore che facevano
lezione, e Gabrielle non si era mai stancata, lavorando come una matta
su tutti gli Incantesimi che Lily le aveva suggerito. Era brava,
ordinata e aveva tanta voglia di imparare che Lily si era chiesta se il
suo posto non fosse a Hogwarts. Avrebbe scritto al preside, per
chiedergli se poteva accettarla o no.
“Gabrielle ora basta.”
la bambina guardò Lily con occhi sgranati, i capelli mossi e la
pelle pallida delle guance colorata di rosso, per via della
concentrazione.
“Ma Lily! Io mi sto divertendo tanto.” protestò la bambina.
Lily sorrise dolcemente, e si avvicinò a Gabrielle, incominciando ad accarezzarle i lunghi capelli.
“È meglio se ci
fermiamo qui, credimi Gabrielle, altrimenti ti stancherai.”
spiegò alla giovane allieva.
Lily aveva capito che con Gabrielle
ci sarebbe stato un sentimento diverso rispetto a quello fra allieva e
insegnante: un sentimento che si avvicinava all’amicizia, ecco
perché le aveva chiesto di darle del tu e perché si
comportava così dolcemente con lei, voleva coltivare quel
amicizia.
“Va bene.” la piccola
era un po’ delusa, ma ben presto la delusione lasciò il
posto a un’espressione serena.
Smise di accarezzare i capelli della bambina e le consigliò di uscire, visto che era un bel pomeriggio.
Gabrielle acconsentì di buon grado, e anche Lily uscì, preferendo prendere aria piuttosto che rimanere dentro.
Stava annusando le begonie, quando
una voce forte la fece voltare: “Avevo ragione: siete proprio una
creatura fatata.”
La giovane si girò e vide il
padrone di casa venire dalla sua parte con il volto solitamente severo
aperto in un sorriso che lo faceva sembrare più sereno.
La ragazza arrossì. “Come?” domandò.
“È la prima cosa che
ho pensato, signorina: voi assomigliate troppo a quel popolo
magico.” disse la voce dell’uomo. “E ora ne ho la
conferma.”
Lily lo guardò sorridendo dolcemente e scosse la testa. “Stavo solo annusando il profumo di queste begonie.”
“Aspettate…”
Severus Piton, si sporse, da dietro di lei e strappò dei fiori con garbo consegnandogli alla giovane.
“Sono per voi, per ornare la
vostra stanza.” annunciò, sorridendo nel vedere
l‘aria sorpresa che comparve sul volto della giovane donna.
“Vi ringrazio… ma non posso accettare!” protestò Lily.
“È un regalo di benvenuto, non potete dire di no”
Lily sorrise prendendo il mazzolino profumato in mano.
“Allora vi ringrazio,
signore. Accetto con piacere questo bel regalo. Com’è
andata la cavalcata?” domandò con curiosità la
giovane donna.
L’uomo sorrise, felice di aver un uditorio che non fosse quello della sua giovane protetta o della cameriera. “Ho solo fatto sgranchire le zampe al povero Nuit.”
“Io adoro cavalcare.”
ammise Lily con gli occhi luccicanti, sorridendo a Severus, che colse
l’occasione al balzo.
“Allora dovrete venire a cavalcare con me signorina. Vi procurerò un cavallo.”
Il volto di Lily si fece un
po’ rosato; lei non era convita di voler accettare la proposta,
per quanto la ritenesse gentile, eppure sapeva di non poter rifiutare
un’offerta che veniva direttamente dal padrone.
“Vi ringrazio signore. Accetterò sicuramente.”
Calò un silenzio
imbarazzante che fu interrotto nuovamente dal uomo:
“Com’è la mia protetta?”
“È molto brava, signor
Piton. Sa, mi chiedevo se non è il caso di farla iscrivere alla
scuola…”
Il volto dell’uomo si fece grave e un‘ombra passò sul suo viso.
“Ho raccolto la promessa
fatta alla sua madre morente, signorina. La devo educare io, io
soltanto. Glielo ho promesso e così farò.” fu la
risposta dell’uomo che fece impietosire Lily. Probabilmente la
madre di Gabrielle doveva essere stata un’amica del suo padrone
che doveva aver sofferto tanto.
“Mi dispiace…” mormorò Lily.
Severus riprese il buon umore e
domandò se voleva passeggiare con lui, la giovane strega
accettò di buon grado e si fece addirittura portare a passeggio
sottobraccio.
***
“Non ho mai visto il padrone
più contento.” mormorò Grace, gli occhi vispi,
intenti a fissare i movimenti il suo padrone.
“Eh si con una tale bellezza
a fianco, anche l’ultimo degli straccioni sarebbe
contento.” borbottò James che invece, osserva, Lily che si
trovava stesa sull’erba accanto al loro padrone.
Era passato un mese da quando si era trasferita a Handon Hall.
La ragazza aveva portato una
ventata di novità e di freschezza, nella magione: aveva fatto
amicizia con tutti, ma in particolare con il padrone.
C’era una tale
complicità, nei loro modi, nel loro stare l’una
vicino all’altro, che se non fossero stati una serva e un
padrone, tutti avrebbero sospettato che Severus Piton corteggiasse la
giovane istitutrice.
Invece da parte di Lily c’era
solo rispetto e amicizia per quell’uomo taciturno e solitario. I
due cavalcavano spesso insieme, portandosi dietro anche la bambina.
Sì perché stando vicino a Lily, Severus aveva istaurato anche un rapporto nuovo con Gabrielle.
In quella particolare giornata di Maggio, Lily aveva deciso di andare a fare un picnic con il suo padrone.
Erano andati tutti insieme verso la
parte remota di Handon Hall, ed erano rimasti dalla mattina al
pomeriggio e chiacchieravano amabilmente mentre Gabrielle faceva
scorrere nel fiume una barchetta di legno, dipinta con colori vivaci.
I due erano così presi dalle loro chiacchiere da non vedere l’arrivo dei domestici.
“Tu aspettami qui, Grace.” mormorò James alla domestica che sarebbe dovuta essere davanti
al fuoco, ma che grazie a una
distrazione da parte della capocameriera era fuggita e aveva incontrato
James, che stava andando a portare una lettera alla giovane donna.
Grace annuì e rimase nell’ombra mentre James andava verso Lily.
“Signorina. C’è
una lettera per lei.” annunciò, quando Lily ebbe posato i
suoi occhi verdi su di lui.
Lily lo guardò preoccupata, e prese la lettera, strappò la busta e lesse a bassa voce il contenuto.
Era di sua sorella Petunia, era
scritta in modo frettoloso e molto freddo: la informava, solamente, che
lei si sarebbe sposata, e che non la voleva per nessuna ragione al mondo al
matrimonio, che era solo per grazia del suo fidanzato se l’aveva
informata.
A Lily tremavano le mani e le labbra mentre leggeva la lettera.
Appena arrivata in fondo, sbatté le palpebre e fece a pezzi la carta, sotto gli occhi angosciati di Severus.
______________________________________________________________________________________________________________
Come avete capito, la nostra Lily
è un pò diversa da Jane Eyer, in quanto ha una famiglia,
con la quale non si parla, ma della quale si saprà di più
nei prossimi capitoli.
Anche della famiglia, degli affetti
di Severus si saprà di più nei prossimi capitoli, per il
momento rimane in ombra.
Spero che questo capitolo piaccia, e di ricevere numerose recenzioni.
Un bacio, a presto.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
cap 5
Disclaimer: io non
scrivo a scopo di
lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente di J.K. Rowling.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta
Charme
per i preziosi consigli riguardante questo capitolo e gli altri a seguire!
Buona lettura ;)!
Flame of Hope
Lily fuggì da Severus piangendo e sentendosi una stupida ragazzina, che voleva ancora bene a chi non se lo meritava.
Corse per i prati ben curati di
Handon Hall, con la gonna fra le mani, e il volto rigato di lacrime
fino a quando non vide il palazzo della famiglia Piton.
Entrò di corsa in casa,
urtando un’affrettata Minerva McGranitt, salì le scale
fino all’ultimo piano, dove aprì la botola rifugiandosi
sul tetto.
Lì si accoccolò ad ammirare il panorama; solo sul tetto si sentiva veramente libera.
Non provava il senso di vertigine,
e l’idea di essere un uccello e potere volare via dai problemi
del mondo, era molto allettante, anche se sapeva che non sarebbe,
probabilmente, mai avverata a meno che di non essere un Animagus.
La donna calmò la sua
delusione osservando un passerotto venirle vicino e sorrise
all’uccello. Non si accorse nemmeno di essere stata seguita, se
non quando una voce profonda la chiamò.
Si voltò incontrando gli occhi neri del proprio padrone, e, malgrado tutto, le venne naturale rivolgergli un sorriso.
“Mi dispiace di essere fuggita via.” mormorò Lily asciugandosi il viso con le mani.
Severus la guardò e si mise le mani in tasca porgendole un fazzolettino.
“Prendilo.”
mormorò con la voce roca. Lily ringraziò e con un
po’ di rossore sul viso, prese dalle lunghe e affusolate mani il
fazzolettino. Si asciugò le lacrime.
“Chi ti ha scritto?”
“Come mai sei salito?” si domandarono all‘insuono.
Toccò a Severus sorridere.
“Sono salito, perché è qui che vengo quando mi sento arrabbiato con qualcuno.”
Lily sorrise a sua volta, il
volto illuminato dagli ultimi raggi del sole. “Mi ha scritto mia
sorella, Petunia. Lei si sposa e mi ha detto… di non venire al
matrimonio.”
Il volto di Severus si fece di
pietra mentre osservava la strega. Non ce l’aveva con lei, ma con
un episodio che era avvenuto un po’ di tempo fa. La donna non se
ne accorse, o comunque non fece domande.
“E tu le ubbidirai o no?”
“Credo di sì…
è da tanto che non ci vediamo.” con un’alzata di
spalle Lily tornò a guardare il cielo, accorgendosi appena di
Severus che si sedeva accanto a lei.
“Io ti consiglio di andarci,
Lily. Vedi, una persona -un amico- ha fatto quasi il tuo stesso errore
decidendo di chiudere tutti ponti con la sua famiglia… e
ora… soffre.” ammise scrutando il volto di Lily che lo
osservava interessata.
“Mi dispiace, Severus, ma io sono diversa da questo… tuo amico.” gli fece presente la bella rossa.
“No, veramente tu ci devi
andare. Se vuoi… ti accompagno io.” disse senza esitazione
l’uomo prendendo anche una mano di Lily e giocando con le dita
della ragazza, che arrossì senza motivo.
“Io… ti
ringrazio… Severus. Ci penserò.” sorrise la
ragazza, con il cuore a mille, non capendo quest’improvvisa
emozione.
Severus, sorrise rendendo la sua espressione più dolce.
“Vado a prendere Gabrielle,
ci vediamo a cena, Lily.” lasciò la mano della donna,
ponendo fine a quella conversazione imbarazzante, e fece per riaprire
la botola e scendere in casa.
“Severus! Aspetta!” lo
richiamò indietro Lily, facendolo voltare verso di lei, quindi
gli porse il fazzolettino con il gesto ingenuo e spontaneo di una
bambina, al che l’uomo sorrise.
“Lo puoi tenere.” Disse, sorridendo a Lily e discese a casa.
La ragazza sorrise dove
l’uomo era sceso e si voltò di nuovo verso il tramonto,
poi sospirò e scese anche lei, chiudendo la botola.
La sera fu costellata da eventi
piacevoli, che fecero dimenticare a Lily i propri guai, almeno per un
po’, e fecero sì che ritrovasse il proprio umore solare e
splendente.
Aveva recuperato Gabrielle con la
quale si era esercitata un po’ negli incantesimi di riparazione,
era andato tutto bene -a parte quando la sua allieva si era sbagliata
ed aveva incendiato un vecchio tomo, ma lì era intervenuta Lily
a riparare all’incantesimo.-
Subito dopo, la McGranitt li aveva
chiamati, perché andassero a tavola dove avevano gustato la
buona cena chiacchierando amabilmente, proprio come fossero una
famiglia!
Con Severus, poi, si erano recati
nella biblioteca dove il padrone di casa aveva letto, con la sua voce
roca e rassicurante un libro di favole.
Infine Lily era andata in camera,
dopo aver posato un bacio leggero sulla fronte di Gabrielle e augurato
la buona notte al proprio padrone.
Finalmente sola nella sicurezza
della sua stanza, Lily si era fatta un bagno rilassante, prendendo la
decisione –che lasciò stupita lei per prima- di andare al
matrimonio. Anche senza l’uomo, ma doveva affrontare la sorella.
Avrebbe scritto a Petunia la
mattina dopo, e nel pomeriggio sarebbe partita, ma sarebbe tornata
durante la settimana. Con la decisione presa, Lily si sentì
meglio, e un grosso sorriso riaffiorò sul volto della ragazza,
poco prima di spegnere la luce.
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Come già vi avevo avvertito nelle recenzioni, la lettera non ha
portato troppi turbabenti nella vita di Lily e Severus, anzi...
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Nei prossimi vedremmo la famiglia di Lily e che effetto avrà su Sev e la giovane strega.
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