Non avrei mai voluto dirti addio

di Iamthelizardqueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


"Non avrei mai voluto dirti addio"

autrice : Iamthelizardqueen

Titolo originale : Never wanted to say goodbye

Tradotto da Erika per il sito "Erika's Fanfiction Page"

Nota dell'autrice (datata 29 gennaio 2001)

"Salve, non sapevo in che fascia di età mettere questa fanfic perciò sono andata sul sicuro (intende la R, restricted, messa accanto alla fic, cioè 'fascia ristretta', non adatto ai bambini, in pratica). Non possiedo Sailor Moon. Non possiedo la canzone "Never is a long time", è di Roxette. E non so perchè ho messo dentro una canzone di Roxette - la mia mente mi gioca strani scherzi talvolta (la maggior parte delle volte; tutte le volte) Non sono mai stata soddisfatta con gli episodi della 'rottura' fra Bunny e Marzio perciò ho cercato di tirarne fuori una mia versione ed eccola qui. Per favore leggete e recensite. Buon divertimento!"

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“Non voglio più stare con te Bunny. Perchè le nostre vite passate dovrebbero dettarci cosa fare in questa vita? Non voglio fingere solo per la salvaguardia di alcuni ricordi". disse Marzio in modo conciso, senza incontrare gli occhi di Bunny perchè sapeva che erano pieni di lacrime. In più se lei avesse incontrato il suo sguardo avrebbe saputo che stava mentendo, che l'amava più di quanto avesse mai fatto prima, e che questo era solo un piano per tenerla al sicuro. Parte di lui voleva che lei capisse che era un bluff così che lui potesse confessare che faceva sogni che gli profetizzavano qualcosa di terribile se continuavano a stare insieme, ma scosse con decisione la testa, in fondo sapeva che doveva andare così. Qualunque cosa perchè lei stesse bene.

In verità gli occhi di Bunny erano pieni di lacrime. Erano un sintomo del suo schock, della sua incredulità, della sua tristezza, e anche della sua rabbia. Come era potuto cambiare così rapidamente e dirglielo in modo così freddo? Nessuna spiegazione? 'Mi dispiace Bunny ma tu non mi piaci più e preferirei non vederti mai più'. Come avrebbe dovuto reagire?

I suoi occhi si guardarono intorno come se sperasse di vedere la risposta scritta sui muri del corridoio. I muri del corridoio di Marzio - quasi come quelli che aveva intorno alla sua anima, quei muri che non era mai riuscita davvero a superare. Muri che non avrebbe mai più visto - non era più la benvenuta. I suoi occhi si soffermarono su un paio di piccole scarpe rosa e bianche. Allora Chibiusa era qui? Allora Marzio stava allontanando solo lei ... Qualunque cosa fosse andata storta aveva a che fare solo con lei. Il suo mento si abbassò e una singola lacrima le cadde da un occhio, e all'improvviso sentì il bisogno di uscire a da lì.

Cercò con le mani la porta, i suoi occhi erano troppo annebbiati per aiutarla. Sentì le braccia di Marzio sfiorarla e passare oltre per aprire la porta e rabbia e vergogna la scossero. Non c'era alcun dubbio che Marzio non stesse avendo alcun problema a pensare chiaramente. Appena la porta si aprì cominciò a correre. Era già sulla cima delle scale quando lui la chiamò. Lei si girò, la speranza che risollevava un poco il suo spirito.

“Faresti meglio a prendere l'ascensore. Dieci piani mentre sei distratta .. " Marzio si fermò. Le speranze di Bunny si ruppero in mille pezzi. Una tale condiscendenza; poteva quasi ringraziare Marzio per averle dato una scusa per sfogare la sua rabbia.

“Va al diavolo, Marzio”, disse con la voce bassa e tremolante. “Non sei più tu a dirmi cosa fare”.

Bunny sbattè la porta della tromba delle scale e corse giù a massima velocità. Che importava se cadeva adesso? Stava già provando il più tremendo dolore della sua vita.

“Ha rotto… con te e basta?” chiese Ami più tardi. Le guerriere Sailor si erano radunate per un incontro. Il piano era quello di discutere dei nuovi nemici che inseguivano Chibiusa ma uno sguardo alla faccia di Bunny e anche Luna e Artemis sentirono il bisogno di abbandonare gli affari delle guerriere per un po'.

“Devi aver fatto qualcosa”, disse Rea incerta. Ma cosa poteva aver fatto Bunny che poteva far desiderare a qualcuno di sbarazzarsi di lei? Certo, la maggior parte del tempo era scocciante, ma riusciva ad avvicinare anche la più ostile delle persone. "O no?"

"Non che io sappia. Andava tutto bene qualche settimana fa e poi mi è sembrato piuttosto distratto e in un qualche modo distante e poi, bam, 'Non voglio più stare con te'."

“Wow, che modi bruschi. E se intendeva dire proprio così…” disse Morea.

“Non è possibile che lo intendesse davvero. Non è logico.”, disse Ami. “Forse era controllato dal nemico. Non sarebbe poi così sorprendente dal momento che è già successo prima.”

“Ma certo! Non posso credere che non ci abbiamo pensato prima. Deve essere così. Il vero amore non muore mai. Ha parlato la guerriera dell'amore!” disse Marta, alzandosi all'improvviso, le dita contorte in una V.

“Bene, questo significa che non dovrò picchiarlo. E potrei ... se fosse buio ... cogliendolo di sorpresa." disse Morea, formulando un piano nel caso che qualcosa andasse storto.

Le quattro guerriere erano così eccitate dalle loro teorie che non avevano notato come Bunny non fosse riuscita ad unirsi alla loro allegria. Bunny poteva non conoscere i libri, ma conosceva le persone. E Marzio le aveva detto quelle parole di sua spontanea volontà. Le sue amiche erano gentili ma non capivano davvero, comprese Bunny. Non capivano il dolore che provava ora che aveva rotto con Marzio. Non era un qualunque fidanzato - era la sua anima gemella. Senza di lui lei era solo una metà. E le sue amiche non avrebbero mai capito cosa si provava fino a che non avessero trovato l'amore e l'avessero perso. Fu all'improvviso colta da una tale solitudine che cominciò a tremare visibilmente. Non volendo che le sue amiche si preoccupassero ulteriormente strisciò fuori dalla stanza nel tempio di Rei. Sedendosi con le braccia avvolte intorno alle ginocchia fissò la luna, desiderando di poter tornare lì. Sulla luna avrebbe avuto una scusa meno dolorosa per poter stare da sola.

You build it up and tear it down ( Tu lo costruisci e lo distruggi)

There’s no reason to follow you (Non c'è alcuna ragione per seguirti)

You left the song without a sound (Lasci la canzone senza un suono)

You left the story I made for you (Lasci la storia che ho costruito per te)

Un grido spezzò la serata illuminata dalla luna. Bunny fu subito in piedi, la mano sulla sua spilla per la trasformazione. Aveva riconosciuto il grido di Chibiusa. Nonostante l'eccitazione della trasformazione, Bunny era ancora lontana dallo stare bene mentre gridava alle guerriere che c'era bisogno di loro. Infatti quando vide Milord correrle accanto, il cuore le saltò in gola così velocemente che poteva appena muoversi..

“Sbrigati, Chibiusa è in pericolo”, disse rapido Marzio. Per Bunny era troppo, troppo presto. Vederlo così vicino sapendo cosa provava per lei. Si sentiva impotente.

“Fuoco”, la luce scintillante del fuoco fece luce nei territori del tempio e colpì il mostro. Il mostro si ritrasse all'indietro e le attaccò nuovamente. Le guerriere schivarono e Bunny avanzò per attaccare. Aveva quasi finito di caricarsi per sparare il colpo quando Chibiusa si mise sul suo cammino. Intuendo il pericolo, Bunny ritrasse l'energia. Mentre tornava come un flusso dentro di lei, le bruciò le dita e la palma delle mani, bruciacchiando la pelle fino alle spalle. Il dolore le fece venire le vertigini per un attimo, esponendola agli attacchi proprio mentre il mostro la inquadrava. Prima che potesse essere colpita, fu sollevata dalle braccia di Milord. Per il breve attimo in cui fu là, lo fissò negli occhi cercando un qualche segno di calore e affetto. Rimasero di ghiaccio. Era umiliante. Era stato costretto a salvarla perché era un incompetente.

La lasciò cadere senza troppe cerimonie in un punto in cui il mostro non poteva vederla e sparì.

“Dannazione”, urlò Morea mentre veniva colpita. La sua attenzione si era focalizzata sul salvataggio di Bunny e si era scordata del pericolo per se stessa. Fu sollevata per aria e buttata contro Ami. Le due caddero.

“Fascio di Luce”, gridò Marta, ferendo il mostro quel che bastava per farlo fermare un attimo. Bunny si caricò nuovamente e uccise il nemico.

Chibiusa corse fuori dal suo nascondiglio e si strinse alle gambe di Marzio.

“La porto a casa”, disse lui brevemente, prendendo in braccio la bimba dai capelli rosa. Un colpo di mantello e se ne erano andati.

“Bella mossa, Testolina Buffa. Grazie a te Morea ed Ami sono state messe fuori combattimento”, disse Rea, togliendo la trasformazione.

"Lo so, mi dispiace ragazze”, disse Bunny.

“Nessun danno. Ho la testa dura”, disse Morea e poi sorrise, “e Ami ha un corpo soffice.”

“No, Ami ha un corpo ferito. Devi stare più attenta”, disse Rea.

“Sto bene Rea, davvero e Bunny ha avuto una brutta giornata”, si intromise Ami.

“No, Rea ha ragione. Non ci sono scuse per un tale comportamento. Il suo allenamento dovrebbe compensare lo stress emotivo.” disse Luna, avvicinandosi al gruppo.

Bunny accettò il tutto duramente. Era vero, ma al contrario di altre volte in cui era stata rimproverata, questa volta contava per lei. Non poteva permettersi di perdere nessun altro. Ovviamente c'era qualcosa che non andava con lei per aver perso Marzio, doveva capire cos'era prima che perdesse anche le sue amiche.

“Hai ragione Luna. Ho fatto un errore. Mi dispiace, a tutti quanti”.

“Va bene. Ti perdoniamo. Dopotutto errare è umano. 'Perdonare ti fa guadagnare punti col tempo.'”, disse Marta seria. Tutti risero mentre Marta sbagliava per l'ennesima volta. Poi si separarono, Bunny tornò a casa, e si bagnò le braccia con acqua fresca fino a che il dolore non svanì. Si sistemò sul letto stancamente, stando attenta a non disturbare ne' Luna ne' Chibiusa. Anche quando cominciò a piangere - gli eventi della giornata che le tornavano in mente - cercò di singhiozzare in silenzio.

Softly angels bow and cry (Gli angeli si inginocchiano dolcemente e piangono)

In the stillness of the night (Nel silenzio della notte)

Chibiusa si svegliò e dopo averci pensato molto su, diede a Bunny la rosa che Milord le aveva dato per farla smettere di piangere. Bunny riconobbe il sacrificio che Chibiusa aveva fatto ma l'ironia del gesto era troppo crudele.

“Grazie Chibiusa, ma perchè non la tieni?” cercò di dire.

“Ma tu stai piangendo.”

“Sì, ma smetterò presto e la rosa significa molto per te”, e non significa più niente per me. Infatti credo di odiare le rose, pensò. “ Ora dormi.”, disse Bunny, e rimboccò le coperte alla bambina. Per una qualche ignota ragione Bunny si sentiva meglio quando aveva Chibiusa accanto. Non si addormentò quella notte, ma i suoi occhi rimasero chiusi per bloccare le lacrime.

Dall'altra parte della città in un appartamento scuro, Marzio si muoveva e si rigirava nel suo letto. Non a causa degli incubi ma perché non stava facendo incubi. Senza quella premonizione giornaliera era più dura mantenere le distanze da Bunny. Proprio quella notte l'aveva stretta fra le braccia, aveva sentito il suo respiro sulla pelle. Il legame che condivideva con lei lo allertava ancora del pericolo ed era impossibile da evitare. Per questo era grato - significava che poteva stringerla, proteggerla, stare con lei, anche solo per quei brevi momenti quando combatteva il nemico. Sperava che fosse abbastanza per tenerla fuori dalla sua testa.

Ma quella notte era torturato dai ricordi. Della volta in cui era venuta nel suo appartamento e gli aveva detto che lui sarebbe sempre stato una parte della sua famiglia. Si ricordava della volta che lei aveva scoperto che lui soffriva il solletico e l'aveva rincorso per ore. Quando si erano presi cura del bambino, quando aveva preparato il curry per lui, quando lui l'aveva aiutata con i suoi compiti e lei lo aveva baciato - così contenta quando era riuscita ad azzeccare la risposta giusta. C'era stata una volta in cui lui giaceva proprio su quel letto, un brutto raffreddore che l'aveva reso miserabile, e lei aveva badato a lui. Gli aveva cantato la prima vera ninna-nanna di cui poteva ricordarsi. Schiacciare pisolini insieme era stato il culmine delle loro attività a letto - avevano sempre pensato che ci sarebbe stato tempo dopo per il resto. Chi poteva sapere che il tempo sarebbe sfuggito loro di mano?

Sometimes you laugh, sometimes you cry (Talvolta ridi, talvolta piangi)

And yes, I’ve cried over you (E sì, ho pianto per te)

You’ve left me blind in paradise (Tu mi hai lasciato cieco in paradiso)

You’ve left me hungering for the touch of you (Tu mi hai lasciato desideroso di toccarti)

Marzio chiuse gli occhi, sentendosi come se avesse ingoiato un pallone che stava ancora dentro di lui perché faceva fatica a respirare. Immaginò di potere ancora sentire il profumo nell'aria, il suo odore sul tessuto del suo letto. La sua essenza permeava ogni angolo dell'appartamento e ogni aspetto della sua vita. Come avrebbe vissuto senza di lei? Ne valeva la pena? Sì, dannazione, doveva credere che ne valesse la pena. Avrebbe resistito se significava salvare la sua vita.

Softly angels bow and cry (Gli angeli si inginocchiano dolcemente e piangono)

In the stillness of the night (Nel silenzio della notte)

Bunny era sveglia a guardare l'alba il mattino seguente, non essendo riuscita a dormire per niente. Stava stringendo il cristallo, o meglio, stava sospeso a due centimetri sopra le sue mani. Il cristallo era pieno di emozioni; in molti modi era solo un altro aspetto di lei. Come tale, si preoccupava che le estreme emozioni degli ultimi giorni potessero averlo influenzato negativamente. Il cristallo d'argento pulsava con una debole luce - sembrava triste, pensò Bunny. Rimase lì a fare pratica con quello ancora per un po', facendolo rispondere ai suoi comandi. Stava progettando di fare qualcosa e c'era bisogno che fosse fatto nel modo giusto e per intero fin dal primo tentativo.

Il legame. Nella sua testa era un pezzo di metallo ossidato che stava fra lei e Marzio. Il legame sembrava più debole di quanto si ricordasse. A causa di questo legame, Milord sarebbe sempre venuto in aiuto di Sailor Moon che lui lo volesse o no. Non era giusto, Bunny lo sapeva. Era anche così umiliante essere salvati da qualcuno che non poteva nemmeno guardarti negli occhi. E se fosse rimasto ferito o ucciso per salvarla? Ucciso per adempiere ad un compito, non per qualcosa in cui credeva. Non sarebbe stata la sua palla al piede, la sua croce da sopportare. Se lui non l'amava allora lei non lo voleva. Non sarebbe stata protetta per obbligazione. Non aveva mai voluto che fosse così.

Never is a long time – goodbye (Mai è un lungo periodo - addio)

No answers for the asking (Nessuna risposta alle domande)

It’s a long time – goodbye (E' molto tempo - addio)

No mercy for the aching (Nessuna pietà per il dolore)

Il suo unico scrupolo era il fatto che se lo liberava completamente dalla loro relazione, allora le guerriere sarebbero state maggiormente in pericolo. Milord spesso le aiutava a sconfiggere il nemico o lo distraeva così che le guerriere potessero attaccarlo più efficacemente. Senza di lui le sue amiche avrebbero maggiormente corso il rischio di venire ferite.

Se è vero, allora devo solo assicurarmi di prendermi cura di me stessa e diventare più forte. Ce la farò cosicché non avremmo più bisogno di lui, pensò Bunny. D'altronde avrebbe avuto bisogno di qualcosa per tenere la sua mente lontana dal pensiero di Marzio. Allenarsi sembrava meglio che mettersi a studiare.

Tutti quei pensieri le fecero capire che le era rimasta una sola cosa da fare. Concentrandosi sul cristallo cominciò a fornirgli l'energia necessaria. Nella sua mente formò un'immagine del loro legame e piazzò l'energia del cristallo sopra di esso.

Nella sua stanza Marzio si svegliò, con una sensazione simile a quella che provava quando Bunny si trasformava in Sailor Moon, che gli scorreva nelle vene. Si mise una mano sul cuore e lo sentì battere rapidamente. Che stava succedendo?

Bunny sentì il suo battito accelerare e un manto di sudore formarlese sulla fronte mentre si concentrava - gli occhi fissi sull'abbagliante luce del cristallo.

Marzio sentì calore, poi una sensazione di bruciore.

Bunny sentì un colpo, un'ultima disperata preghiera.

Marzio si affaccendò a cercare di stringersi a qualcosa… qualcosa d'importante.

Bunny chiuse gli occhi e il legame… si ruppe.

Marzio gemette mentre il riflesso delle azioni di Bunny si ripercuoteva su di lui. All'improvviso si sentì come alla deriva, perduto nel suo stesso appartamento. Si sentiva vuoto, morto, e cieco dentro. C'era qualcosa che non andava, qualcosa stava andando terribilmente per il verso sbagliato e lui tirò un pugno contro il muro perché non sapeva cosa fosse. Tutto quello che sapeva era che non aveva mai sentito un tale dolore. Si sforzò di mettersi in piedi ma fu sopraffatto dalla disperazione. Non gli importava più di niente. Si accasciò al suolo e fissò il muro. Non si sentiva più in salvo, sicuro o amato, come se non lo fosse mai stato.

It’s a long time – goodbye (E' un lungo periodo - addio)

I see no light for the forsaken (Non vedo la luce sull'abbandono)

Never is a long time – goodbye (Mai è un lungo periodo - addio)

We’ll spend the night when this dream has come to an end (Trascorreremo la notte insieme quando questo sogno sarà finito)

Bunny urlò mentre il legame ingarbugliato si spaccava in mille pezzi. La luce attorno a lei svanì, e il cristallo minacciò di spezzarsi quando Bunny diede sfogo all'orribile sensazione di essere staccata dalla sua ancora di salvezza. Mezza morta e mezza viva, riuscì in un qualche modo a trascinare quel vuoto contenitore che era il suo corpo in bagno. Sotto il caldo spruzzo dell'acqua pianse, il suono della sua angoscia mascherato dal fruscio dell'acqua, le tracce delle sue lacrime che venivano cancellato non appena si formavano. Dopo (minuti, giorni, ore?) uscì dalla doccia, si vestì e svegliò Luna scuotendola.

“Luna?” Gli occhi di Luna si spalancarono allarmati. Non era nemmeno mezzogiorno. “ Luna, vorrei allenarmi di più. Voglio essere una combattente migliore”. Luna fece l'unica cosa che poteva fare in questa situazione; svenne.

Dopo che Luna tornò in vita e dopo che si convinse che Bunny non stava scherzando, che non le avevano dato un colpo in testa, che non era un sogno, una malattia, che non era su di giri, un alieno, un impostore, che non era stata corrotta - cominciò l'allenamento di Bunny. Era questo che Bunny faceva maggiormente quando non andava a scuola, si allenava. Bunny si allenava persino da sola anche quando Luna le aveva detto che poteva smettere per quel giorno, e diventava sempre più in sintonia con il cristallo d'argento che aveva compreso il dolore che stava vivendo.

La mattina Bunny era in orario per la scuola per l'unica ragione che temeva di incontrare Marzio. Faceva i compiti con trascuratezza ma sempre in tempo perchè temeva di dover rimanere in classe dopo le lezioni. Aveva ancora paura che qualcuno attaccasse mentre lei non era preparata. Era diventata un'ossessione proteggere le persone che le erano rimaste.

Marzio vagava nella sala giochi due settimane dopo quello che lui aveva definito l' 'incidente'. Non sapeva come altro chiamare quell'attimo di prima mattina quando la sua anima si era spezzata in due. Per i primi giorni dopo che era successo era rimasto rinchiuso nel suo appartamento. Gradualmente, la necessità lo aveva costretto ad uscire. Ora si sentiva tutto sommato abbastanza bene, abbastanza almeno per andare da Moran a bere un caffè. D'altronde doveva far sembrare come se stesse prendendo bene la rottura fra lui e Bunny, perché a tutti doveva sembrare che era qualcosa che lui aveva voluto.

“Gli occhi mi ingannano oppure è il mio vecchio amico Marzio che sta entrando nella sala giochi? E' passato così tanto tempo che per poco non ti riconosco.”

“Sono solo un paio di settimane”, disse Marzio, lanciando un'occhiata sospetta ai dintorni. Se Bunny fosse stata lì, lui se ne sarebbe andato. Beh, in verità l'avrebbe fissata, memorizzato cosa stava indossando, l'avrebbe 'accidentalmente' sfiorata, si sarebbe assicurato che stesse bene, e poi se ne sarebbe andato. Ma non c'era, il buco dentro di lui si aprì ancora un poco di più. Aveva bisogno di vederla almeno una volta - due settimane erano un periodo troppo lungo.

“Sai, dovrei davvero cominciare a chiedere un indennizzo ogni volta che tu e Bunny rompete. Voglio dire, il consumo di cibo di Bunny è talvolta l'unica cosa che tiene i profitti di questo posto in nero”.

Marzio non stava quasi seguendo la conversazione, ancora volendo vedere un piccolo scorcio del suo angelo nella sala giochi. Comunque il riferimento al nome di Bunny fu abbastanza per attirare la sua attenzione.

“Bunny non è stata qui di recente?”

“No. Quasi due settimane. Mi sarei preoccupato che stesse soffrendo di una crisi d'astinenza da frullato se non vedessi regolarmente le sue amiche.”

“E loro dicono che sta bene?” Marzio non cercò nemmeno di nascondere la preoccupazione nella sua voce; doveva sapere. Gli mancava? Pensava a lui? Stava bene, stava ancora soffrendo?

Sometimes you laugh, sometimes you cry (Talvolta ridi, talvolta piangi)

And yes, I’ve cried over you (E sì, ho pianto per te)

You’ve left me blind in paradise (Mi hai lasciata cieco in paradiso)

You’ve left me hungry for the touch of you (Mi hai lasciato desiderando di toccarti)

“E' affranta Marzio ed un po' avvilita ma le ragazze dicono che l'ha presa piuttosto bene tutto sommato. Sembra che abbia messo tutta la sue energia in un qualche progetto.”

Progetto? Questa non sembra la Bunny che conosco io. Ma dimentico che non ho più il diritto di dirle cosa fare, pensò Marzio. A Moran disse, "Beh, è un bene credo."

Moran fece un grosso respiro e mise giù il bicchiere che stava lavando. Appoggiando i gomiti sul tavolo guardò Marzio negli occhi,

“Perchè l'hai fatto?”

Marzio guardò di nuovo il suo amico e pensò a come rispondere. Anche se gli aveva confessato di essere Milord, dubitava che avrebbe potuto farlo capire a Moran. Persino lui aveva dei problemi a ricordare le ragioni concrete della sua decisione. Le premonizioni si erano completamente fermate dopo la mattina dell' 'incidente'.

“Magari lo sapessi”, disse Marzio onestamente e tristemente. Moran annuì brevemente per fargli capire che gli dispiaceva per Marzio anche se non capiva. Marzio si alzò per andarsene poco dopo - non c'era ragione di rimanere. Lei non sarebbe venuta.

Snow white angels run and hide (Angeli bianchi come la neve corrono a nascondersi)

In the blackness of the night (Nell'oscurità della notte)

Never is a long time (Mai è un lungo periodo)

“Ah, e un piccolo consiglio, Marzio?” disse Moran, mezzo-ridendo, mezzo-serio. Marzio acconsentì. "Morea ha un sacco di piani che comprendono tutti il picchiarti alla fine e Rea sta pensando a quale delle sue maledizioni funzionerebbe meglio su di te.”

Marzio rise quasi, felice che Bunny avesse il supporto delle sue amiche.

“Che cosa, Marta ed Ami non se la sentono di scendere al mio livello?”

“Chi lo sa, magari sono solo più brave ad occultare le loro idee?”

“Sai davvero come far sentire la gente a proprio agio, Moran" disse Marzio sarcastico.

“E' per questo che sono qui”, disse Moran allegro salutandolo con la mano.

Non così lontano, al tempio di Rea, Sailor Moon stava seriamente considerando l'idea di distruggere le sue 'cosidette' amiche. Le quattro guerriere erano schierate contro la loro leader - un piano studiato per aumentare la resistenza e per imparare ad evitare le distrazioni come un viso familiare. Prima le guerriere avevano concordato che le loro abilità non sarebbero aumentate imitando il comportamento sciocco, benchè effettivo, di Bunny. Ora comunque era necessario che unissero le forze se volevano avere una qualche possibilità di batterla. Quel giorno però Bunny era al massimo e gli sforzi delle guerriere furono vani. Bunny riuscì a separare e a debilitare la sua intera squadra da sola.

“Basta così testolina-buffa. Abbiamo capito – tu vai bene, noi male”, urlò Rea dal punto in cui era stata legata ad un albero. Le mani legate dal suo stesso arco - che umiliazione. E non era nemmeno necessario. Avevano tutte cartellini colorati e lo scopo del gioco era quello di prendere il cartellino di un'altra guerriera - significava vincere la 'battaglia'. Non avrebbero mai usato i loro poteri l'una sull'altra. Morea si avvicinò e slegò Rea.

“Già, ed è gioco sporco alzare la corda del bucato in modo che colpisca solo me!” disse Morea dalla sua nuova posizione su un tronco rovesciato, anche lei col suo cartellino preso.

“Ancora non capisco come sono stata presa. Non ero vicina al punto di battaglia", mormorò Ami, facendo delle simulazioni al computer. Poi capì di aver ammesso di aver lasciato da sole le sue compagne e arrossì.

“Mi spiace ragazze, mi c’è voluto un po' per prendere Venus. Chi sapeva che poteva saltare sugli alberi così velocemente?” disse Bunny, emergendo fra gli alberi, mentre teneva in mano il cartellina arancione di Marta trionfante.

“Ben fatto ragazze. penso che vi siate allenate abbastanza per oggi”, disse Luna. Le ragazze tolsero la trasformazione ed andarono nella stanza di Rea per mangiare gli spuntini che Morea aveva portato prima. Bunny era affamata ma dopo un morso si accorse che non aveva fame di cibo. Davvero una brutta cosa dal momento che Morea aveva preparato i loro preferiti. Bunny lanciò un'occhiata ad una pallina piena di cioccolato e seppe chi l'avrebbe apprezzato di più.

“Non ci sono stati troppi mostri di recente. Solo due nelle passate settimane. Pensate che stiano pianificando qualcosa?” chiese Ami.

"Sì, stanno solo aspettando che facciamo un esame o qualcosa del genere. Saltano sempre fuori nei momenti peggiori.”

Come poi accadde, Bunny non dovette aspettare a lungo prima che potesse vedere quanto erano migliorate le sua abilità combattive. Poco dopo i mostri avevano fatto apparizioni notturne, che erano estenuanti per tutti, soprattutto per Bunny. Il suo allenamento col cristallo d'argento la stava rendendo più in sintonia col potere in generale. Di solito riusciva a sentire quando un mostro stava per attaccare. Sempre più spesso capitò che lei fosse la prima ad arrivare e, col passare dei giorni, era diventata l'unica guerriera di cui ci fosse bisogno. Bunny ricordava ancora la prima volta che aveva distrutto un mostro tutta da sola. Stava ormai tornando a casa quando Rea ed Ami si erano imbattute in lei mentre si dirigevano sul luogo della battaglia che era ormai finita.

Luna era entusiasta con i progressi di Sailor Moon ma non particolarmente impressionata con quelli di Bunny. Benché odiasse ammetterlo, a Luna mancava lo svegliarsi con in grido 'Sono in ritardo!'. Bunny rideva ancora quando era con le sue amiche ma non durava mai a lungo e l'allegria non raggiungeva mai il suo cuore. Era educata e gentile con la sua famiglia e con Chibiusa in pratica perché non poteva più essere costretta a fare più di quello che già faceva. Sebbene ci fossero alcuni momenti di pura gioia - come quando Chibiusa tornava a casa da scuola, con un sorriso lungo un miglio sul viso, coi capelli arruffati, che blaterava quasi incomprensibilmente su quello che le era successo durante la giornata. Questo faceva Bunny felice perché le ricordava tanto se stessa - o meglio della sua vecchia se stessa. Bunny era confusa sul fatto che Marzio volesse ancora passare del tempo con Chibiusa dal momento che le somiglianze fra lei e Chibiusa erano così evidenti ma poi lasciava correre. Forse erano meno simili di quello che pensava.

“Allora qual'è il problema Ami? E' una grande opportunità - non è mica un anno, per il quale che capiamo che non sei pronta, ma è un mese per vedere la scuola e la vista della Germania. In più tutte le spese sono pagate!" disse Marta eccitata.

“Ma, e le guerriere? Ho la responsabilità di rimanere qui.", disse Ami preoccupata. Rimasero in silenzio un attimo riflettendo sulle sue parole.

“Beh, per come la vedo io”, iniziò Luna, “abbiamo esitato a ‘risvegliarvi’ questa volta, dopo Beriglia, perché volevano che aveste vite normali. Alla fine abbiamo dovuto farlo lo stesso perché…”

“Perché non riuscivo a farcela da sola. Ma ti prometto che continuerò ad allenarmi duramente così che non succeda nulla mentre sarai via. Per favore, afferra questa opportunità di essere una persona normale dal momento che te l'ho rovinata la scorsa volta.”

“Oh, non dire così Bunny. Io non la penso affatto in questo modo. Mi piace essere una guerriera Sailor ma hai ragione. Mi fido di te per badare alla squadra. Allora non c'è davvero niente che mi trattenga. E'ì una grande opportunità ed è solo per un mese”, disse Ami, cercando di convincere se stessa, “Credo che ci andrò.”

“Già, bene così. Non preoccuparti per noi. Abbiamo sempre Luna attorno quando abbiamo bisogno di qualcuno con un po' di cervello!”, disse Morea.

“Che offesa!” urlarono Marta e Rea e cominciarono a colpirla coi cuscini. Questo fece iniziare una lotta senza esclusione di colpi che coinvolse tutti tranne Bunny che afferrò l'opportunità di sgattaiolare fuori. Luna comunque la vide e la seguì.

“Bunny, stai bene?”

“Sì. Luna, posso chiederti una cosa?”

“Certo.”

“Beh, credo di capire che Ami si sente ancora colpevole per lasciarci e si preoccupa molto dei suoi doveri di guerriera…”

“Sì, dove vuoi arrivare?”

“Che penseresti se le togliessi ancora una volta i suoi ricordi? Voglio dire, so come farlo col cristallo e non sarebbe per sempre.”

“Sei sicura di voler fare quest'offerta? E' una delle tue migliori amiche.”

“E' per questo che voglio farlo. E' egoistico da parte mia volere che mi aiuti solo perché io non voglio impegnarmi a fondo. Pensi che sia abbastanza brava da combattere senza di lei?”

Luna pensava di conoscere Bunny abbastanza da non poterne mai essere sorpresa. E tuttavia eccola qui che fissava questa donna bionda di fronte a lei come se fosse appena piovuta dal cielo. Cosa non avrebbe fatto questa bimba lunare per le sue amiche. Secondo lei, un mese prima Luna avrebbe detto di no di sicuro ma Bunny era cresciuta moltissimo da allora. Luna si fidava completamente di lei.

“Hai provato di essere capace a fare molte cose Bunny. Sei tu che devi prendere questa decisione.”

Bunny annuì e dopo un momento di esitazione sottopose la questione ad Ami. Dapprima Ami rifiutò decisa ma gradualmente comprese quello che le veniva offerto.

“Puoi fare in modo che non dimentichi tutto? Come se potessi tenere il ricordo di essere Sailor Mercury intatto ma rimuovere tutti i miei desideri e pressioni relativo ad esso?”

“Penso di farcela”, disse Bunny, sorridendo coraggiosamente.

“Allora, sì, se ti fa piacere.”

Bunny sollevò il cristallo dal suo involucro e focalizzò la sua energia. Visualizzò una linea blu dal cristallo ad Ami e cominciò a separare i fili che tenevano intatta la connessione, rompendo quello che giaceva sotto le motivazioni di Sailor Mercury. Quando tutto finì, tutti fissarono Ami chiedendosi se avesse funzionato.

“Come ti senti?” chiese Rea esitante.

“Bene. Perché?”

“Non…”

“Penso che vi lascerò al resto del vostro incontro, ragazze. Devo andare a casa a fare le valigie. Ci vediamo domani all'aeroporto?" chiese Ami, dimostrando che sapeva che erano guerriere ma che non sentiva che ci fosse bisogno di lei lì.

“Certo Ami. Ci vediamo domani ”, disse Morea e la guardarono andarsene.

“E' così strano pensare che non la vedremo nelle battaglie.”

“Già. Stai bene Bunny?” chiese Rea, preoccupata.

“Ah hah. Solo che il cristallo mi stanca parecchio. Ma non preoccupatevi per Ami. Se lo vuole davvero può andare oltre a quello che ho fatto ed essere di nuovo Sailor Mercury. Se non vi spiace però, penso che ora andrò a dormire", disse sbadigliando. “Buonanotte ragazze.”

Bunny se ne andò con Luna sulle spalle. Mentre si avvicinava alla sua casa sentì una goccia d'acqua. Nell'attimo in cui fu dentro casa, erano cominciati i tuoni e i fulmini. Bunny fece un balzo ma sorprendentemente non era poi così spaventata. C'era qualcosa da dire sul cuore spezzato dopotutto, aiutava a non sentire più niente.

“Oh, bene Bunny, sei a casa. Brutto tempo. E Chibiusa è a casa di Marzio. Le ho detto che poteva stare fino alle otto ma con questo tempo…” iniziò sua madre. Chibiusa aveva usato Luna-P per convincere i genitori di Bunny che era normale che passasse del tempo con Marzio.

“Vuoi che vada da lui a prenderla?”

“Lo faresti? E' solo che se aspettiamo ancora un po' di più ci sarà il buio oltre la pioggia.”

“Certo Mamma. Posso prendere un ombrello?”

Bunny camminò come se fosse ad una marcia funebre, ogni passo più riluttante del precedente. I fulmini non le davano minimamente fastidio. E neanche il fatto che era fradicia nonostante l'ombrello e stava gelando nel suo sottile cardigan bianco e i suoi jeans. Non voleva vedere Marzio sapendo cosa provava per lei. Riusciva sempre a vedere il suo contegno andare a farsi benedire ogni volta che qualcuno faceva il suo nome - come avrebbe reagito quando lo avrebbe visto in faccia? Sarebbe caduta sulle sue ginocchia pregandolo di tornare insieme? O peggio, avrebbe fatto una figuraccia e avrebbe visto quel suo sorriso di pietà? O qualche dio senza nome le avrebbe sorriso e le avrebbe permesso di non umiliarsi, lasciando che lo affrontasse con tutta la freddezza che lui aveva usato con lei?

Incredibilmente, fu l'ultima.

Marzio era sdraiato a pancia in giù per terra, e osservava Chibiusa mentre faceva un disegno, con la piccola lingua che saltava fuori da un lato della bocca per la concentrazione. C'era un certa qualità di Chibiusa a cui non sapeva dare un nome che attirava la sua attenzione. Aveva cercato di analizzarla ma non ne aveva mai ricavato niente. Forse era perché era così lontana dai suoi genitori che gli ricordava di come era cresciuto lui. O forse era solo perché rimaneva pur sempre un collegamento con Bunny.

“Allora, come ve la state intendendo tu e Bunny in questi giorni? Non ti sei lamentata molto di lei in questi ultimi tempi.” chiese Marzio, fingendo scarso interesse. Era davvero alla disperata ricerca di qualche informazione concreta su Bunny. Non aveva avuto quasi nessuna notizia durante quel periodo - come se lei avesse spento il suo radar.

“Bene! E' stata molto gentile con me. Mi ha promesso di portarmi a fare shopping nel weekend.”

“Sembra un'idea divertente.” disse Marzio, benché una parte di lui si augurava ancora che Chibiusa e Bunny stessero litigando. Riceveva molte più informazione quando Chibiusa si lamentava e lui non doveva spillargliele col contagocce.

“Allora sarete allegre se state andando d'accordo.”, disse Marzio cautamente.

“Uh uh”, disse Chibiusa scuotendo la testa e osservando pensierosa i suoi pastelli prima si scegliere il verde chiaro.

“Che vuoi dire?”

“Bunny è triste – piange sempre. Non come quando cade o cose del genere, ma di notte quando pensa che sto dormendo, piange in modo tranquillo”.

Marzio ci mise un attimo a digerire questa notizia. Immaginarla con le lacrime sul viso ... quasi più di quello che poteva sopportare. Il bussare alla porta fece alzare Marzio. Confuso, si chiese chi potesse essere venuto a trovarlo. Aprì la porta e fissò il paio di occhi più bello e triste che avesse mai visto. Una delle ciocche dorate di Bunny stava davanti ai suoi occhi e lui istintivamente alzò la mano per spostarlo prima di ricordarsi che non avrebbe dovuto farlo. Abbassò lo sguardo dai suoi occhi, cogliendo la vista del semplice completo che indossava e il fatto che stava tremando - probabilmente a causa dei suoi jeans bagnati. E tuttavia era così bella, com'era ingiusto tutto questo? Concentrandosi finalmente sui suoi stessi piedi, disse burberamente,

“Che stai facendo qui?”

“Mi dispiace di averti disturbato. Mia madre voleva che qualcuno portasse a casa Chibiusa a causa della pioggia prima che facesse buio", disse freddamente Bunny. Marzio avrebbe potuto darsi uno schiaffo. Ma certo che era lì per Chibiusa, che si aspettava? Pensava che fosse venuta per pregarlo di fargli cambiare la sua decisione? Affronta la realtà Marzio, rimproverò se stesso.

“Oh già, mi dispiace ”, disse, girandosi per prendere Chibiusa. Lasciò la porta aperta ma non la invitò ad entrare. Quasi simbolico, pensò lei. Bunny fu lasciata in piedi nel corridoio come un qualunque estraneo e respirò il profumo del dopobarba di Marzio che era rimasto nell'aria. Glielo aveva dato lei, capì, con un groppo alla gola. Dio, perché ogni piccola cosa doveva ricordarle di quanto era bello quando stavano insieme? Magari avesse potuto cancellare ogni singola cosa che le ricordasse di ciò che era stato ... faceva troppo male. Si asciugò rapidamente una lacrima quando Marzio tornò, con Chibiusa appresso.

“Bunny”, disse Chibiusa, saltando in braccio a Bunny.

“Hei, piccolina, pronta ad andare?”

“Ma ho il permesso di rimanere fino alle otto. La Mamma ha detto così”, disse Chibiusa, indecisa se restare il che voleva dire una voleva dire una camminata solitaria verso casa o l'andare via presto.

“Beh…” iniziò Bunny.

“L'accompagnerò io a casa entro le otto. Va bene così?” chiese Marzio.

“Se non è un problema.”

“No, non mi da fastidio”, disse Marzio. “Va bene piccola? Ti porterò a casa dopo che avrai finito il tuo disegno.”

“Sì!” disse Chibiusa, correndo di nuovo dentro. Bunny capì di aver fatto tutto per niente e sospirò.

“Ecco”, disse lei, allungando a Marzio gli stivali di gomma e l'impermeabile giallo di Chibiusa, “Assicurati che li metta, anche se non vuole”.

Bunny si girò e camminò indietro per il corridoio. Stava ancora tremando - non le sarebbe venuto alcun calore da Marzio. Parte di lei rabbrividì all'idea che poteva fidarsi di se stessa stando in sua compagnia e un'altra parte morì quando la realtà del fatto che doveva cercare di dimenticarlo la colpì.

Ci fu l'incredibile scoppio di un tuono, che fece saltare le luci del corridoio per un attimo; Marzio saltò un poco per la sorpresa mentre fissava ancora Bunny. A pensarci bene, la Bunny che conosceva lui non andava in mezzo ai temporali a meno che non fosse questione di vita o di morte. E tuttavia in quel momento sembrava incurante della tempesta.

“Vuoi aspettare qui e andare a casa con me e Chibiusa? So che non ti piacciono le tempeste”, le disse Marzio. Per favore dì di sì, non ti vedo quasi più, voglio proteggerti dalle tue paure, come facevo un tempo, aggiunse a se stesso.

Bunny si girò, “Grazie, no. La tempesta non mi farà male”, disse lei, prima di aggiungere silenziosamente a se stessa, al contrario di quanto me ne farebbe andare a casa con te. Prese ancora le scale, non volendo rimanere bloccata in ascensore in caso di mancanza di corrente. Ascensori, pensò maliziosamente, ecco un'altra cosa, di cui avrei potuto fare a meno, che mi ricorda della nostra relazione.

Marzio chiuse la porta del suo appartamento, cercando disperatamente di riguadagnare il suo contegno. Si chiedeva se lei sapesse quanto gli faceva male sentirle dire che non aveva bisogno di lui.

“Andiamo, Chibiusa, è ora di portarti a casa”, le disse Marzio più tardi. Chibiusa indossò il suo impermeabile e Marzio si infilò la giacca verde e prese l'ombrello. I tuoni fuori avevano smesso di cadere ma la pioggia cadeva fitta. Chibiusa si stava divertendo un mondo a correre e a saltare su tutte le pozzanghere che incontrava. Stavano attraversando il parco quando un fascio di luce prese la loro attenzione.

Un mostro apparve e cominciò a urlare e a distruggere. Scorse Chibiusa e rivolse la sua attenzione su di lei. Marzio si nascose dietro un albero e si trasformò in Milord. Buttò una raffica di rose contro il mostro. Distrasse il mostro abbastanza per dare tempo a Chibiusa di scappare ma purtroppo scivolò sull'erba bagnata di pioggia, lanciando un grido mentre atterrava dolorosamente. Il rumore avvertì il mostro e quello riprese il suo attacco, sparandole una scarica di energia contro. Marzio sussultò per la paura, sapendo che non avrebbe fatto in tempo, a meno che Chibiusa non fosse fuggita. Proprio nel momento in cui l'energia stava per colpirla, brillò una luce dorata sul suolo, sollevò la bimba piangente e si allontanò dal pericolo.

“Sailor Moon, mi hai salvata!” disse grata Chibiusa.

“Certo, ma non è ancora finita. Voglio che tu ti nasconda in quei cespugli mentre io vado a distruggere il mostro, va bene? Bunny mise giù Chibiusa e tornò rapidamente alla battaglia. Una Chibiusa spaventata attivò la sua sempre presente Luna-P per alleviare le sue paure.

Marzio lanciò un altro mazzo di rose al mostro mentre questo sparava un'altra scarica di energia.

“Hei tu, io sono la paladina della giustizia, Sailor Moon, e ti punirò in nome della Luna”, disse Bunny, facendo una breve pausa, prima di sfoderare la sua arma (NdA: Oh, pensate a quella che preferite, io sono troppo stanca). Evitò tutti gli attacchi del mostro, facendogli sprecare la sua energia prima di tirargli un calcio da dietro che lo mise a terra per il tempo che le occorreva per distruggerlo. Bunny non si era infastidita a chiamare le altre guerriere perciò era da sola quando era andata a cercare Chibiusa.

“Ma non posso ancora tornare a casa? Mamma e Papà mi mancano”, disse Chibiusa a Luna-P.

“No, cara, hai ancora del lavoro da fare. Ma fatti coraggio piccola lady, ricordarti la tua discendenza. Molte principesse della luna prima di te hanno dovuto superare grandi ostacoli come il tuo e hanno sempre avuto successo.”

“Hai ragione. Troverò la mia mamma e il suo cristallo d'argento, vedrai”, disse Chibiusa, spegnendo il trasmettitore. Bunny stava a qualche metro di distanza completamente assorta. Chibiusa era una principessa della luna? E sua madre esisteva in questo tempo e aveva il cristallo d'argento? Cristo, stava osservando la propria figlia. Dal futuro ma sempre sua figlia ... lei? Una madre? Non c'era da sorprendersi se sentiva un legame particolare con Chibiusa – e questo spiegava certamente perché si assomigliavano e si comportavano in modo pressoché uguale. Bunny sapeva che era meglio non dirlo a Chibiusa fino a che non ne fosse stata sicura al 100%.

“Chibiusa? E' tutto finito. Faremo meglio a non stare sotto la pioggia.”

Chibiusa guardò Sailor Moon felice.

“Oh no, dov'è Marzio? Mi stava portando a casa”, disse Chibiusa.

“Sono qui, piccola. Cavolo, sono contento che tu stia bene”, disse Marzio. Abbracciò Chibiusa ma oltre la sua testa osservava Sailor Moon. Il suo sguardo era così intenso e penetrante che lei non seppe cosa dire e decise di scappare via. D'altronde aveva bisogno di tornare a casa prima di Chibiusa per tenere segreta la sua identità.

La mente di Marzio era in subbuglio, una domanda che lo tormentava in continuazione. Perché non ho sentito niente quando si è trasformata? Perché non ho sentito niente quando stava combattendo? Non aveva mai dubitato del loro legame prima, era semplicemente sempre stato lì. Ma ora ... non riusciva a capire se era stata ferita o se fosse arrivata a casa sana e salva. Non aveva senso.

La mattina dopo si alzò presto e andò in libreria. Diede un'occhiata ai giornali del mese appena passato e quello che ci vide lo spaventò. Piccoli articoli che descrivevano le gesta di Sailor Moon - tutti eventi di cui non sapeva niente fino a quel momento. Marzio chiuse l'ultimo giornale con la mano che gli tremava. Si sentiva strano e disorientato. Dovette chiudere gli occhi e sforzarsi di fare grosse respiri. Il legame è sparito. E' questo quello che ho sentito quella mattina, la separazione. Come avrebbe potuto proteggerla se non la sentiva? Come avrebbe potuto vivere sapendo che doveva affrontare la vita da solo?

Marzio si mise in piedi e lasciò la libreria. Alcune persone alzarono lo sguardo mentre se ne andava - sentendo dispiacere per quel ragazzo che era ovviamente addolorato e ancora chiedendosi come alcuni articoli su Sailor Moon potessero far piangere un uomo adulto.

You build it up and tear it down (Tu lo costruisci e lo distruggi)

No hope of getting over you (Non c'è speranza di dimenticarti)

You left the song without a sound (Hai lasciato la canzone priva di suoni)

You left the story I made for you (Hai lasciato la storia che avevo costruito per te)

Bunny prese a guardare Chibiusa più attentamente dopo la rivelazione dell'altro giorno e quello che vide la disturbò. Perché mentre amava davvero la bambina, vedeva anche dei momenti in cui Chibiusa sembrava svanire - come se non esistesse più.

Stava anche diventando più difficile per Bunny alzarsi la mattina perché non riusciva semplicemente a trovare una ragione per la quale dovesse importarle di farlo. Per un po' si era mantenuta in vita con sogni ad occhi aperti di lei e Marzio che stavano ancora insieme ma di notte le illusioni non arrivavano più, e le lacrime cadevano fino a che non ne rimaneva alcuna. Tutto quanto sembrava privo di colore per lei ora - quasi come se vagasse in un set cinematografico in cui tutto era surreale e privo di significato. La felicità la evitava, la soddisfazione se ne era andata, i sogni erano solo incubi ora, e il dolore la sua sola emozione.

Softly angels bow and cry (Gli angeli si inchinano e piangono dolcemente)

In the stillness of the night (Nella tranquillità della notte)

“Marzio, odio vedere questo succedere agli studenti, specialmente a quelli che hanno cominciato così bene. Ma corri davvero il rischio di fallire questo trimestre e l'università in generale. C'è qualcosa che non va a casa? Ci sono pressioni esterne su di te di cui la facoltà dovrebbe sapere?” Il consigliere della facoltà aveva chiesto un appuntamento a Marzio – uno studente eccezionale con un ottimo curriculum presso la loro prestigiosa università – che ora doveva sforzarsi anche per andare alle lezioni.

Marzio sapeva che doveva cominciare a riprendersi e piuttosto presto o tutti i suoi sogni sarebbero andati perduti. I suoi sogni, già, era così che era iniziato tutto. Un sogno gli aveva detto di stare lontano da Bunny e così lui aveva fatto - e ora tutta la sua vita stava cadendo a pezzi. Stava per mandare a monte la sua carriera scolastica e tutto quello a cui riusciva a pensare era una certa testolina buffa che si addormentava ogni notte piangendo. A causa sua. E il suo sogno di diventare un dottore? Aveva scoperto che era meno importante del suo sogno di avere una famiglia. L'aveva perso quando Bunny era uscita dalla sua vita e ora ... Ora quando si svegliava si chiedeva perché si sforzava, ogni lezione a cui andava, sapeva che non importava, con ogni compito a cui non adempiva sentiva solo vuoto. Aveva bisogno di Bunny, perché le aveva detto addio?

“Mi dispiace, signore. Non ho dormito bene negli ultimi tempi”, disse Marzio in modo poco convincente. Oh, e sono anche Milord, e il Principe Endymion. Sono stato innamorato della stessa ragazza per un migliaio di anni ma non posso più amarla a causa di un sogno, che ora sembra essere cessato. E il legame che avevo con lei, quello che garantiva che fossi sempre presente per proteggerla, è sparito perciò praticamente il sogno è diventato realtà nonostante il mio sacrificio. Amareggiato? Sì, sono un po' amareggiato.

“Di solito non lo consiglio, specialmente ad un medico. Hai mai pensato a lasciar perdere questo trimestre? Ci vorrebbe un considerevole sforzo per riportare a livelli accettabili questi voti - faresti meglio a ricominciare da capo il prossimo anno.”

Marzio ci pensò su, vedendo la logica del ragionamento. Naturalmente significava che avrebbe dovuto ripetere il lavoro degli ultimi mesi. "Come influenzerebbe il mio curriculum?”

“No lo farà. Metterò una nota dicendo che è stato una mia raccomandazione.”

“Facciamolo.”, disse Marzio. Nella sua mente si chiedeva se sarebbe mai tornato all'università.

Marzio lasciò il campo universitario da uomo libero. (NdA: Oh come vorrei essere io. Mi dispiace di avervi interrotto, posso solo dire che gli esami fanno schifo?) Il titolo di un giornale attirò la sua attenzione. Sulla copertina c'era una foto a colori di Sailor Moon, il suo viso aveva un'espressione che era in parte sorridente in parte sofferente. Marzio la riconobbe come la sua tipica espressione ‘mi hai scocciato troppo, preparati a morire’. Comprò il giornale e si sedette su una panchina per leggere della battaglia dal momento che ancora una volta non c'era stato.

Infine sola?

La battaglia senza esclusione di colpi della scorsa notte fra un mostro di sabbia, presentatosi come al servizio della Luna Nera, e Sailor Moon, la famosa eroina di Tokyo, è stata un altro episodio della serie di combattimenti dove Sailor Moon ha combattuto senza l'aiuto della sua squadra di guerriere Sailor. Le abbiamo chiesto un commento su questo fatto e benché fosse riluttante a parlare con la stampa ci ha chiesto di riportare questo messaggio : "Mentre è vero che io ho lavorato da sola negli ultimi tempi, sappiate che è un fatto di pura convenienza. Confido pienamente che se avvenisse qualcosa che io non fossi in grado di affrontare, le mie compagne verrebbero in mio aiuto. Non c'è alcun pericolo per gli abitanti di Tokyo’. Quando le si è chiesto particolari su Milord, il presunto compagno di Sailor Moon, ha risposto, ‘no comment’. Per chiarire le cose abbiamo chiesto se anche lui sarebbe ritornato agli affari da supereroi in caso dovesse sorgere un nuovo pericolo, e lei ha risposto ‘lui se ne è andato a tempo indeterminato’. Quando le si sono chieste ulteriori delucidazioni Sailor Moon ha terminato l'intervista e ha lasciato la scena lasciando questo giornalista a domandarsi su cosa esattamente ci sia sotto la sua facciata da supereroina? Sailor Moon è apparsa l'anno scorso e ha continuato ad essere avvistata in connessione ai numerosi avvistamenti di 'mostri'. Per il resto dell'articolo andate a pagina 9.

Non è vero Bunny. Non me ne sono andato. Ho solo avuto problemi a ricevere i miei messaggi per una qualche misteriosa ragione. Ma sono pronto a risolvere il tutto, pensò Marzio.

Never is a long time… (Mai è un lungo periodo ...)

Nota dell'autrice :

Ack! Perchè quello che scrivo non ha mai una lunghezza ragionevole? Oh, beh. La seconda parte sarà presto online perchè ho molte cose da studiare. E faccio sempre la maggior parte del lavoro scritto quando dovrei fare qualcos'altro! Per favore recensite, specialmente se volete la seconda parte!

Nota della traduttrice (30/07/2001):

Anche se il messaggio dell'autrice è stato scritto rivolto ai lettori inglesi quando è uscito il primo capitolo della storia (infatti il secondo capitolo già esiste ed è nelle mie mani), non sarebbe certo un male se recensiste questa storia per farle lo stesso sapere che ne pensate, le fa sempre molto piacere! (Tanto i commenti li traduco io in inglese per lei^^)

Fine prima parte

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


"Non avrei mai voluto dirti addio"

autrice : Iamthelizardqueen

Titolo originale : Never wanted to say goodbye

Tradotto da Erika per il sito "Erika's Fanfiction Page"

Nota dell'autrice

Ciao a tutti. Visto. Sono riuscita a scriverla in un batter d'occhio?! Visto che tutti mi hanno scritto cose così carine. Le recensioni funzionano! Dovrebbe essere piuttosto ovvio che non possiedo Sailor Moon. Ho usato un'altra canzone per questo capitolo, ( Avevo detto che non l'avrei fatto e invece .... l'ho fatto, non ho un minimo di autocontrollo). L'ho modificata un pochino usando la mia licenza poetica (amo questa cosa) ma la versione originale è scritta da Pierce Prettis a cantata da Dar Williams nel suo Cd 'Mortal City'. Davvero bello. Divertitevi!

Non è vero Bunny. Non me ne sono andato. Ho solo avuto problemi a ricevere i miei messaggi per una qualche misteriosa ragione. Ma sono pronto a risolvere il tutto, pensò Marzio. Dopotutto,

Never is a long time… (Mai è un lungo periodo)

Quella notte Marzio si diresse furtivamente verso la casa di Bunny, si arrampicò sull'albero, e diede un'occhiata dentro la sua stanza. Nonostante la tarda ora, Bunny era sveglia e stava nell'alone della sua lampada da tavolo. Indossava un pigiama rosa di flanella, largo in modo ridicolo per la sua mole. Sembrava più magra di quel che ricordava - più tesa.

Non sospettando di avere uno spettatore, Bunny lanciò un'occhiata veloce alle sue 'compagne di stanza', per assicurarsi che sia Chibiusa che Luna fossero addormentate. Poi si tolse la parte di sopra del pigiama per aggiustarsi di nuovo le bende sul braccio. Non era una ferita particolarmente grave ma non si stava risanando in fretta come al solito. Infatti, aveva notato un generale rallentamento di tutti i suoi solitamente straordinari poteri rigenerativi. Non riusciva a capirne la causa ma significava che doveva essere più cauta in battaglia. Specialmente ora che Sailor Mars era fuori gioco. Il nonno di Rea era di nuovo all'ospedale e Rea aveva bisogno di stare con lui. Dopo molte lacrime e molte notti trascorse a cercare una risposta, Rea aveva chiesto lo stesso dono che Ami aveva ricevuto. Bunny le aveva garantito il favore e aveva perso un altro pezzo di se stessa in quel modo. Sospirando, Bunny tornò al suo lavoro con le mani. Tolse la benda, facendo una smorfia di dolore mentre quella si sfregava sulla pelle. Aveva finalmente smesso di sanguinare perciò la pulì con calma e mise su una benda nuova.

Fuori, Marzio stava avendo problemi a respirare. Certo, era un supereroe, il protettore della terra e dei suoi abitanti, e anche un cavaliere e dotato del senso della decenza, ma questo lo avrebbe fermato dal mangiare con gli occhi la donna mezza nuda che stava dietro la finestra? Non proprio. Avrebbe distolto lo sguardo se avesse saputo prima quello che stava per fare, ma ora era troppo tardi. Niente avrebbe potuto farlo girare - era davvero bella da togliere il fiato. Ci volle qualche minuto perché il suo sangue cominciasse a scorrere via da certe aree e tornasse al suo corso regolare, ma una volta che avvenne, i suoi occhi cominciarono a guardarla per intero e si posarono sul bendaggio. La ferita che era incisa sulla sua pelle perfetta lo fece arrabbiare. Come aveva osato qualcuno ferirla!

E chi sei tu per parlare? Lo prese in giro la coscienza di Marzio. Bunny si rimise la parte di sopra e poi i suoi occhi andarono alla finestra. Il suo intero corpo era allarmato e Marzio pensò di essere stato visto ma poi Bunny allungò la mano verso la sua spilla e si trasformò. Marzio vide una luce scintillante, i fiocchi, e poi lei che stava aprendo la finestra. Ebbe appena il tempo di saltare a terra prima che anche lei fosse giù e già di corsa. La seguì, mentre gli tornavano in mente molte notti come quella. Solo che questa volta non riusciva a sentirla - non sapeva se aveva paura o fosse incerta.

Bunny si diresse rapida al cinema dove un mostro stava succhiando l'energia alle persone che si erano fermate a guardare l'ultimo spettacolo. Dopo aver fatto il suo piccolo discorso, Sailor Moon iniziò ad allontanare il mostro dalla folla, sperando che riuscisse a far sì che la seguisse in un posto più isolato dove poteva davvero attaccarlo. Stava funzionando fino a che una rosa rossa colpì il mostro. Quello si girò per affrontare il suo nuovo nemico.

“Dannazione”, disse Sailor Moon in modo poco caratteristico. Avrebbe dovuto farcela nel modo più difficile. Attaccò fisicamente il mostro, accecandolo fino a che non cadde a terra. Poi tolse la sua arma dal suo contenitore spaziale e la usò a distanza ravvicinata per evitare di fare del male a chiunque altro. Naturalmente, fu colpita anche lei da una considerevole parte del suo potere mentre la creatura finiva in polvere. Le sue braccia erano bruciacchiate, le sue sopracciglia annerite, e per dirla tutta era pronta ad uccidere chi aveva gettato quella rosa.

Guardandosi intorno trovò la sua vittima appollaiata su un albero lì vicino. Gli fece segno di seguirla e lo condusse su un tetto nascosto. Poi si girò verso di lui,

“Che diavolo pensavi di fare?”

“Di che parli? Quel mostro ti stava seguendo”, disse Marzio confuso, concentrandosi più sul fatto che lei gli stava parlando che su quello che stava dicendo.

“Volevo che lo facesse, stupido! Non posso usare il mio potere vicino alla gente - li accecherebbe se non peggio”.

Marzio rimase a fissare l'eroina arrabbiata e sospirò. Si sedette sul bordo dell'edificio. In che razza di modo l'aveva protetta, facendole saltare il piano - però c'era il fatto che senza il loro legame non riusciva ad anticipare i suoi movimenti.

“Già, beh. Come facevo a sapere con quale piano contorto se ne era venuta fuori la tua testa?”

“Ma che stavi facendo lì? Passavi per caso?” chiese Bunny.

“Perchè non dovrei apparire quando sei in pericolo?” chiese Marzio curioso. Non poteva sapere del legame spezzato, ma se fosse stato vero, perchè chiedergli della sua presenza lì? Poi qualcosa gli venne in mente. “Tu lo sai, non è vero? Tu sai che non posso più sentire quando diventi Sailor Moon.”

Bunny stava per negare ma era ancora arrabbiata. Il suo corpo le doleva; la sua anima tradita ancora rimpiangeva la sua altra metà. Perchè doveva sempre essere così doloroso anche solo vederlo?

“Ma certo che lo so. Chi pensi che l'abbia rotto?”

Gli occhi di Marzio si spalancarono increduli ma vide la sincerità degli occhi di lei, e ne ebbe la conferma. “Ma… ma perché?”

“Hai davvero bisogno di chiedere? Ogni volta che ti vedo muoio un poco più dentro. Pensi davvero che voglia che tu mi venga a salvare sapendo che mi puoi a malapena sopportare? Sei stato perfettamente chiaro quando hai detto 'Non voglio vederti mai più - ebbene, ora non c'è più alcuna ragione per la quale ci dovremmo nemmeno incontrare. D'altronde, me la posso cavare bene anche senza di te”, disse Bunny con decisione. Anche se in questo momento sono così debole che mi reggo appena in piedi, aggiunse silenziosamente.

“Come ti sei permessa! Non avevi il diritto di prendere una tale decisione senza avvisarmi!”, le urlò Marzio. Aveva una qualche idea di quanto contasse per lui quel legame? Forse aveva significato più per lui che per lei.

“Vuoi dire come la decisione con la quale hai rotto la nostra relazione? Non ricordo di essere stata consultata quando l'hai deciso”, disse Bunny, fumando di rabbia. Per quel che le importava, qualunque dolore sentisse Marzio per la perdita del legame, se lo meritava. D'altronde aveva fatto male anche a lei.

“E' diverso”, brontolò lui, sapendo che non lo era.

“Ma certo. Perché io sono una sciocca, piccola, ragazzina, che ha bisogno di protezione - sono incapace di compiere una vera decisione. Affrontalo, non sei nemmeno davvero arrabbiato per questa faccenda del legame, sei arrabbiato solo perché non ci hai pensato per primo.”

“Come puoi dire una cosa del genere? Io ti sto lontano per proteggerti!” disse Marzio, prima di capire che non aveva inteso nominare il sogno.

“Proteggermi? Hai uno strano modo per fare le cose. Non penso di essermi mai sentita peggio in tutta la mia vita”, disse Bunny, arrabbiata perché stava per piangere. “Vado a casa”, disse tremando.

“Aspetta!” disse lui, afferrandole un braccio. Non poteva andarsene, non ancora. Bunny fece uno smorfia per la pressione causata dalla sua mano. “Cosa c'è che non va?” chiese lui vedendo la sua espressione di dolore. Lei non rispose e lui le sfilò il guanto, rivelando i segni delle bruciature. “Dovresti stare più attenta.”

“E perché? Mi succede ogni volta che uso il cristallo d'argento”, disse lei, poi aggiunse fra sé e sé, e va sempre peggio negli ultimi tempi.

“Oh, non lo sapevo”, disse Marzio calmo. Lei ritrasse la mano con forza e si rimise il guanto. “E le altre guerriere, perché non sono qui ad aiutarti?”

“Appaiono ancora di tanto in tanto. Ma le ho liberate dall'obbligo di proteggermi come ho fatto con te. Non voglio che mi stia attorno nessuno che non vuole esserlo”.

Io voglio esserci, pensò Marzio, per sempre.

“C… ch… che cosa hai detto?” disse Bunny, non osando credere alle sue orecchie.

Dannazione, l'ho detto ad alta voce, pensò lui. Beh, al diavolo quei sogni. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che ne aveva avuti in ogni caso. Lei aveva un'aria così ferita e vulnerabile. Perché mai aveva cercato di lasciarla? Aveva bisogno di lei. Aveva capito - come aveva perso quella carica di energia che sembrava sempre farla brillare. Non che questo avesse influenzato il fatto che sembrava contrariata. In piedi di fronte a lui, coi capelli lunghi che volavano al vento, gli occhi scuri e confusi; voleva affondare nelle loro profondità. L'amava ancora. Niente avrebbe cambiato questo. Stava soffrendo e i suoi sentimenti per lei furono trascinati via, almeno per il momento, tutti i pensieri tranne quello che lo voleva accanto a lei.

“Bunny? Mi dispiace, per tutto quanto. Solo per stanotte lascerai che mi prenda cura di te?” La implorò, incerto su come farle capire che tutto quello che aveva fatto era per lei. Sempre e solo per lei.

Bunny era così insicura. Era già quasi fra le sue braccia prima di ricordarsi il dolore che le aveva causato. Ogni fibra del suo essere le urlava di perdonarlo, di riempire il vuoto del suo cuore, ma restava una piccolo atomo dell’istinto di auto-protezione che la avvertiva di non mollare così facilmente. Va al diavolo, disse Bunny a quella piccola voce nella sia testa, guardalo. Sta soffrendo. Non posso, almeno per stanotte, pretendere che tutto sia come prima? Non meritiamo un'altra possibilità?

“Io…” iniziò lei, non sapendo come avrebbe terminato la frase, quando Marzio la abbracciò e affondò la testa fra i suoi capelli. Non riuscì a fare altro con lei lì vicino. Voleva sentire il suo battito, il suo tocco, e soprattutto, assicurare a se stesso che fosse viva.

Bunny affondò il viso nel suo petto – un'azione così familiare eppure così estranea ora. Riusciva a sentire che il suo cuore batteva velocemente e che le sue braccia erano strette intorno a lei così forte che faceva quasi male. Ma non le sarebbe piaciuto che lo facesse in nessun altro modo. Voleva che la solidità, la forza, la ‘realtà’, della notte spazzasse via tutti i pensieri che risiedevano nella sua mente. Piangendo e tremando si strinse ulteriormente a Marzio.

“Shh, shh, va tutto bene”, le bisbigliò, facendole scostare la testa all'indietro per asciugarle le lacrime. Poi, in modo talmente rapido che nessuno dei due riuscì a capire chi avesse fatto la prima mossa, le loro labbra si incontrarono in un disperato tentativo di non essere mai più separate. Le mani e i corpi si fusero insieme per essere il più possibile insieme e il più lontano possibile dal freddo. Si separarono, un po' di tempo dopo, con grande difficoltà.

“Non voglio lasciarti”, le mormorò Marzio in un orecchio.

“Allora non farlo” disse lei, stringendo la presa dietro il suo collo. Lui la sollevò facilmente e nessuno di loro ebbe bisogno di parole per decidere dove andare. Marzio si posò sul suo balcone, lasciando scivolare Bunny dal suo corpo mentre lui si arrangiava con le porte scorrevoli. Quando furono dentro l'appartamento, ritornarono talune inibizioni. Marzio si allontanò di qualche passo da lei e tolse la trasformazione, ritrovandosi nei pantaloni neri e nella camicia coi bottoni slacciati che indossava prima. Bunny fece lo stesso, e riapparve in pigiama, e sentì immediatamente il dolore delle bruciature e delle ferite del giorno prima.

“Sei ferita”, disse Marzio, raggiungendola per sostenerla. Si sprigionò un grande calore dal contatto, che ricordò loro il desiderio che avevano sentito prima, quel scioccante momento di pura adrenalina che li aveva resi bisognosi di affermare quanto erano vivi e reali. Le sue mani furono di nuovo su di lei, le labbra che la assaporavano, la divoravano. Lei aveva bisogno di sentirlo, tutto quanto di lui, di capire e tenere stretto tutto quello di cui era fatto.

Impossibile resistere al richiamo della pelle; abbisognavano del contatto, del calore. A volte teneri nella loro esplorazione, più spesso bruschi a causa della loro corsa fuori dalla presente realtà. Solo per quel momento potevano appartenere l'uno all'altra e a nessun altro.

Non furono dette parole, perché avrebbero rovinato l'atmosfera quasi da sogno di quell'istante. Il domani avrebbe presentato ripercussioni, domande. Stanotte c'erano solo loro, soli nel confortevole luogo della loro scelta, dove le regole e gli obblighi non avevano posto.

Marzio riuscì appena a contenere la sua meraviglia quando il suo pigiama cadde al suolo. Non solo era incredibilmente bella, ma gli stava anche concedendo la sua fiducia col suo corpo. Era una sensazione meravigliosa.

Bunny gli si avvicinò, memorizzando ogni millimetro del suo corpo con le sue lunghe dita. Se si fosse svegliata il giorno dopo e avesse scoperto che era un sogno, avrebbe voluto ricordarselo interamente.

Non ci fu alcun dolore, solo sorpresa, quando sentì Marzio dentro di lei.

Marzio si scosse; era una parte di lei.

Lei si sentiva viva. Lui la completava – un solo essere.

Erano uniti, si incastravano nel modo più stretto in cui due persone avrebbero potuto farlo.

Bunny lo baciò con passione, senza trattenere niente.

Marzio rispose, la accolse volentieri.

Rabbrividirono; ne uscirono piacevolmente stravolti.

Marzio mise le braccia intorno al suo angelo. A quell'ora ormai la luna splendeva bassa, bagnandoli nella sua luce di pace e sogni. Si addormentarono insieme, meravigliosamente incoscienti del fatto che presto l'orizzonte avrebbe rivelato i duri raggi del sole mattutino.

Marzio iniziò a sognare. Una bellissima mattinata di sole nel parco; una bellissima dea dea dei capelli biondi tra le braccia. Stava sorridendo, coi pensieri lontani milioni di anni luce. Anche lui rideva mentre si avvicinava a lei per un bacio. L'immagine di pace si ruppe quando Bunny fu allontanata con forza da lui. Un'ondata di nero si abbatte su di lei, coprendola. Ci fu un breve raggio di luce e poi era sparita.

Non sei riuscito a tenerti lontano, vero? Sei debole e lei pagherà con la vita’.

“No!” urlò il Marzio del sognò, cadendo in ginocchio. “Non la lascerò morire”.

‘Allora stalle lontano. Allontanala oggi, in questo istante. Forse è tempo’.

“Non sono sicuro di farcela, dopo tutto quello che è successo…”

‘Debole.’

“No!”

‘Codardo. La tua vita è più importante della sua?’

“Non so nemmeno se sei reale.”

‘Oh sono reale,' disse la voce, questa volta con tono spaventoso e minaccioso, ‘E sto arrivando.’

Marzio si svegliò, respirando velocemente. Abbassò lo sguardo verso la donna accanto a lui e sentì la testa barcollargli dolorosamente. Tutto ma non lei, fa che il sacrificio sia qualunque cosa tranne lei. Si abbassò tremante e le bisbigliò nell'orecchio, “Mi dispiace.”

Bunny stava sognando. Era un bellissimo giorno di sole. Marzio aveva le braccia intorno a lei e i suoi occhi erano illuminati da un sorriso. La avvicinò a sé, il suo sguardo reso un po' più intenso dal desiderio, quando all'improvviso si sentì portare via da lui. Alzò lo sguardo e vide nuvole nere girarle intorno, che le versavano addosso il loro inquietante senso di vuoto.

Sta lontano da lei Marzio, o morirà’, udì parlare una voce rauca prima di essere soprafatta. Prima che potesse averne paura, sentì qualcuno scuoterla per svegliarla. Confusa per un attimo, Bunny si chiese dov'era. Il viso di Marzio le apparve distintamente sopra di lei - con uno sguardo così intenso che ne rimase sbalordita.

“E' stato un errore. Mi dispiace, devi andartene”, disse Marzio, con voce leggermente barcollante. La osservò mentre la luce spariva dai suoi occhi. Lo guardò come se lo stesse facendo per la prima volta. Lui si mosse nervosamente sotto il suo sguardo, che all'improvviso sembrava sapere troppo. Poi cadde una lacrima. Bunny sapeva che questa era la fine. Gli aveva finalmente dato tutto quello che le era rimasto da dare, sperando finalmente di attraversare le sue barriere, ed aiutarlo a ricostruire la sua fiducia nell'amore. Ma con la sua decisione, lui l'aveva tagliata fuori e lei non aveva più l'energia per combattere per lui.

“Suppongo che il nostro momento sia finito. Mi piacerebbe vestirmi ora, per favore”, disse con la voce spezzata.

“Già, vestiti ”, disse Marzio, cercando di guardare oltre le barriere che Bunny aveva eretto nella sua mente, senza riuscirci. Poi capì che quello che Bunny intendeva era che voleva vestirsi senza lui lì presente. Ma certo, era normale, ma faceva ancora male. Non c'era niente della gentilezza che una mattina come quella avrebbe dovuto presentare. Uscì dalla stanza.

Bunny capì che tutto quello che aveva da mettersi era il suo pigiama. Per una qualche ragione questo la fece piangere. Si sentiva così poco pronta ad affrontare questa nuova minaccia. Si sentiva totalmente vulnerabile; vuota. Dopo che si fu asciugata le lacrime dal viso, rialzò di nuovo le spalle. Sapeva istintivamente che Marzio l'amava ancora - almeno per tutto quello di cui era capace. E il sogno, era stato di Marzio, ne era sicura. La stava allontanando per proteggerla. La faceva sentire meglio? Stava preferendo un sogno a lei; un' illusione all'amore.

Bunny sapeva di non essere la ragazza più intelligente della terra. Non aveva una cultura, era ingenua, e rimaneva spesso sorpresa dalla vita, ma conosceva l'amore. Non c'era niente di questa complessa, frustrante, talvolta conflittuale, emozione che non fosse compreso e seguito da Bunny. Sapeva le strade del cuore e sapeva che Marzio era inciampato spesso per strada, ma per la prima volta, non aveva la forza di porgergli la mano per aiutarlo a rialzarsi. Era sua la decisione se voleva seguirla e ora ... ora sapeva che si era arreso. Così Bunny si sentiva vuota perché lui aveva tutto di lei e non gliel'avrebbe mai restituito.

Si trasformò in Sailor Moon – aveva più senso andare a casa in quel modo ed era ancora abbastanza presto cosicché la maggior parte delle persone erano addormentate. Doveva andare a casa prima che la sua famiglia si svegliasse in ogni caso. Fece un grande respiro e aprì la porta della camera di Marzio.

“Esco ora. Uso l'uscita posteriore.”, scherzò senza ilarità. Marzio non le rispose benché avesse quasi fatto un balzo quando aveva parlato. Non si sarebbe mai abituato a vederla come Sailor Moon senza che i suoi sensi impazzissero. La vide saltare dal suo balcone e quando se ne fu andata, cadde a terra abbattuto. Si trascinò di nuovo sul suo letto e strinse forte il cuscino sul quale lei aveva dormito, al petto.

Bunny vide la nuvola nera dei suoi sogni, che stava sopra il parco mentre si affrettava per andare a casa. Almeno era sabato, sua madre avrebbe pensato che volesse dormire. Aprendo la finestra, Bunny si infilò in casa, ed era sul punto di togliere la trasformazione quando si imbatté in Luna.

“Dove sei stata?” chiese Luna.

“Shh, fai silenzio? C'è stato un mostro e poi è comparso Marzio e voleva … parlare”.

“Oh, voi due…?”

“No”, disse decisa. “Penso sia finita, non posso dare nient'altro”, disse Bunny con tristezza. “Ho visto una nuvola nera mentre tornavo a casa. Non sembrava normale, tu e Artemis ne sapete niente?”

Luna sembrò piuttosto confusa poi ammise di non aver notato il fenomeno. Proprio in quell'istante suonò il comunicatore di Bunny.

“Che succede?”

“Hey, Bunny – sono Marta. Sta succedendo qualcosa nel parco - Artemis pensa che la Luna Nera (Nota dell'autrice: scegliete il vostro nemico preferito) stia cercando di creare un varco di energia negativa fra il loro pianeta e la terra”, disse Marta, prima di essere rimpiazzata nello schermo da Artemis.

“C'è bisogno del cristallo d'argento, Bunny, e della principessa”.

“Artemis, sei sicuro?” urlò Luna da sopra la spalla di Bunny.

“Questa cosa è più potente di quanto immagini e deve essere fermata, oggi, ORA!”

“Capito”, disse Bunny, stringendo la sua spilla nervosamente , ma con risolutezza. “Andiamo, Luna”.

Bunny si fermò abbastanza a lungo per lasciare un messaggio ai suoi genitori e si diresse fuori. All'esterno il cielo era già diventato più scuro, la tinta nera che si estendeva fra quella azzurro pallido.

Al parco, l'oscurità aveva formato un imbuto nero che aveva toccato terra e stava distruggendo quello che toccava. La zona interessata si stava estendendo e Bunny sapeva che avrebbe dovuto andare sotto di essa per fermare l'energia. Rimosse il cristallo dal suo involucro.

Luna spalancò la bocca. Il cristallo d'argento non era come se lo ricordava. Stava fluttuando sopra la mano di Bunny senza girare o riflettere alcuna luce. Non conteneva alcuna traccia di luce argentea e non brillava né luccicava. Piuttosto sembrava un semplice pezzo di vetro - fragile e privo di vita.

“Che cos'ha il cristallo?” gridò Luna. Forse questo era uno scherzo e qualcuno lo aveva rimpiazzato con uno falso?

“E' vuoto, tutto qui”, disse Bunny. Si concentrò e si trasformò nella principessa Serenity. Mettendo insieme la sua energia, cominciò a nutrire il cristallo e lo osservò mentre cominciava a brillare. La luce era molto debole. Una luce così piccola contro una tale oscurità…

Bunny cominciò a camminare lentamente verso la colonna nera, la determinazione la faceva andare avanti. Luna stette a guardare mentre la sua principessa andava verso il centro del nemico e cominciava la sua battaglia.

“Luna, dov'è Sailor Moon?”

“Dentro”, disse Luna, spostando la sua attenzione sull'arrivo delle guerriere Sailor. Sailor Jupiter e Sailor Venus avevano sentito il pericolo e avevano capito che dovevano portare con loro Sailor Mercury e Sailor Mars, anche se erano reticenti a venire.

Ci fu un lieve lamento da dentro l'aura malefica e poi un fascio di pura luce che di nuovo fu inghiottito all'istante dall'oscurità. Il cielo era completamente nero, come fosse di notte e c'era un forte vento che scuoteva i rami degli alberi vicini.

“Perchè il cristallo è così piccolo?” chiese Artemis.

“Non so. Bunny ha detto che il cristallo è vuoto, ma non capisco cosa intendesse."

Amy era confusa. Sapeva di essere Sailor Mercury ma non riusciva a trasformarsi. Combatté contro se stessa fino a che non trovò quel legame blu spezzato. Nella sua mente, annodò quella stringa intorno alla luce che vedeva davanti a lei. Aprendo gli occhi fu compiaciuta di trovarsi nella sua uniforme da combattimento. Davanti a lei una nuovamente trasformata Sailor Mars sorrise brevemente.

“Pare siamo tornate”, disse Rea, felice di aver trovato di nuovo se stessa.

“Mercury, puoi fare un analisi e dirci cosa sta succedendo?”chiese Jupiter. Ami era già al lavoro.

“Non capisco. E' proprio come dice Luna, il cristallo è ‘vuoto’, in mancanza di un termine migliore, tranne che per l'energia che Bunny è in grado di fornire. Come guadagnava piena energia di solito il cristallo?”

“E' nutrito dal cuore di Bunny”, realizzò Luna.

“Dall'amore”, disse Marta. “Le emozioni guidano e nutrono la sua vita. Dobbiamo mostrarle che siamo dietro di lei.”

Amore, pensò Luna. E' ovvio che il cristallo sia vuoto, perché anche Bunny è vuota. Ha dato il suo cuore e non lo riavrà mai indietro. Devo trovare Marzio.

Luna partì a gran velocità, dirigendosi verso l'appartamento di Marzio, pregando che fosse ancora a casa, pregando di poterlo convincere.

“Marzio, vieni subito. Si tratta di Bunny, è in serio pericolo”. Marzio si mise seduto sul suo letto e stava già alzando con la mano una rosa quando se ne ricordò.

“Non posso. Se le vado vicino, morirà”, disse.

“Chi l'ha detto?” chiese Luna.

“Ho avuto delle visioni…”

“Sei davvero uno stupido. Chi pensi che ne guadagnerebbe di più dalla vostra separazione? Il nemico - sanno la nostra forza quando siamo tutti insieme.”

Marzio vide la logica dietro questo ragionamento e si maledisse per non aver avuto il buon senso di arrivarci da solo. Ma e se Luna si sbagliava? E se le visioni erano vere e le sue azioni fossero costate la vita a Bunny?

“Non posso rischiare”, disse Marzio, convincendo poco anche se stesso.

“Rischiare cosa? Tutto quello che hai bisogno di sapere è che l'amore è più forte di ogni cosa. E' l'unica cosa che importa.”

“A parlare così, sembri Bunny.”

“Già, non è vero? Per tutto questo tempo ho pensato di essere io a insegnare a lei mentre lei stava cercando di insegnarmi la lezione più importante. Non puoi affrontare la vita senza fede, Marzio. Hai detto che potresti ucciderla avvicinandoti a lei? Beh, io ti dico che lei senza dubbio morirà senza di te. Sta combattendo per la sua vita e per questo pianeta, con in mano niente di più di un pezzo di vetro. Dille che l'ami ancora - non lasciarla morire!”

Marzio balzò in piedi - il suo autocontrollo che combatteva contro il suo cuore. Se muore, non sarà un bene lo stesso, idiota. Ascolta il tuo cuore per una volta.

“Vengo, dille che sto venendo”, disse Marzio. Trasformandosi in Milord, corse come se lo stesse creature dell'inferno lo stessero inseguendo. Luna stava davanti a lui, arrivando solo alcuni secondi prima, e trovandosi davanti una scena di completo caos.

Le guerriere erano in cerchio, le luci delle loro tiare che brillavano mentre infondevano la loro forza alla loro leader. Bunny era parzialmente visibile ora, con gli occhi aperti e le braccia alzate verso l'alto. Il cristallo brillava debolmente.

Bunny stava al centro e si sentiva svenire. Non c'era più niente a cui poteva appoggiarsi e questa corsa sfrenata che stava affrontando in questo momento sarebbe finita in malo modo quando il cristallo avesse capito che era esausta.

“Bunny? Puoi sentirmi?” chiese Marzio, ora nelle vesti del principe Endymion, mentre si avvicinava.

“Questa non è la tua battaglia”, disse lei debolmente.

“Sono venuto lo stesso”.

“Potresti ferirmi”, disse lei, alludendo al sogno e alla fine della loro relazione allo stesso tempo.

“Potrei”, le disse lui, cingendola alla vita mentre lei cominciava a crollare, “se non ti faccio sapere quanto ti amo.”

Ci fu una rapida catena di eventi che seguirono il momento in cui quelle parole furono sussurrate. Bunny si sentiva come se stesse andando a fuoco. Da vuoto a pieno, l'energia si sprigionò dal suo corpo come un conduttore e si buttò nel cristallo con una tale intensità che la luce da sola era abbastanza da poter rivaleggiare col sole.

Marzio pensò di stare urlando ma di non potersi sentire sopra la confusione. Stava ancora abbracciando Bunny ma era come carta stagnola che cercava di tenere un martello - inutile. Finì non con un botto ma con un sussurro. La luce si fece strada tra l'oscurità e il vuoto sparì insieme al demonio che custodiva dentro di sé. Cominciarono a sentirsi gradualmente i rumori della natura e della città. Le guerriere si alzarono, malridotte ma trionfanti. Tornarono nelle loro normali vesti per conservare quella piccola energia che era rimasta loro. Il principe Endymion portava fra le braccia una Bunny incosciente, verso le sue amiche. Quando rinvenne, ritornò il suo potere, che la trasformò brevemente in Sailor Moon e poi di nuovo in se stessa con addosso solo il pigiama rosa.

“Visto il fatto che ormai mi hanno visto dappertutto con questo pigiama, dovrei davvero pensare a cambiare i miei abiti da notte”, disse Bunny, scivolando via dalle braccia di Marzio. Fu all'istante presa d'assalto dalle sue amiche e congratulata dai suoi guardiani. Bunny cominciò a dar segni di cedimento, era così stanca.

“E' meglio che ti porti a casa”, disse Marzio gentilmente, mettendole una mano sulla spalla. Bunny lo guardò, all'improvviso triste, e gli scostò bruscamente la mano.

“Penso che preferisco tornare a casa da sola”, disse Bunny, incontrando lentamente i suoi occhi. Poi la sua voce si ruppe, “Non posso farlo ancora. Non posso!”

Bunny si girò e corse, noncurante dei piedi scalzi e del suo pigiama. Riuscì in un qualche modo a giungere a casa. Anche con la porta della casa chiusa, si sentiva impaurita - esposta. Sepolta sotto le sue coperte, trovò conforto in quel calore artificiale, ma tremava ancora. Non c'era più perdono dentro di lei - il suo spirito era morto. Tutto a causa di un cuore spezzato.

Marzio rimase in silenzio. Era arrivato in ritardo - si era barricato dietro le sue paure di rigetto e d abbandono per troppo a lungo. Il sogno era sempre stato una scusa e se non li avesse avuti, senza dubbio, sarebbero venute fuori altre ragioni per non stare con lei. L'amore lo spaventava più del dolore. Ma se n'era accorto troppo tardi, l'aveva lasciata per troppo a lungo. La sua punizione era perderla? Davvero il destino era così vendicativo?

Marzio non lo sapeva e il pensiero che non avrebbe mai potuto esplorare la sua nuova saggezza era la peggior sensazione che sapesse esistere.

“Che sta succedendo? Che vuol dire che ‘non può’? Che le hai fatto?” domandò Rea.

“Lascialo andare Rea, questo è qualcosa che nessuno dei due può spiegare”, disse Luna, e costrinse le ragazze a tornare a casa.

Marzio sentì appena la voce di Rea mentre si girava per tornare a casa, chiedendosi pigramente perché avrebbe dovuto darsene un pensiero.

A child she plays with the moon and stars (E' una bambina lei che gioca con le stelle e la luna)

Waves a blood red rose whose petals are gone (Che sventola una rosa rossa i cui petali sono caduti)

In a lonely house, where the highest fall (In una casa solitaria, dove le cose più alte cadono)

She’s a child; she’s a child that’s all (E' una bambina; è una bambina, questo è tutto)

Bunny sentì Chibiusa piangere e corse al suo fianco. Chibiusa stava apparendo e sparendo, e Bunny non poteva nemmeno afferrarla per confortarla.

“Voglio la mia mamma”, gridò Chibiusa.

“Sono qui Chibiusa, sono io Chibiusa. Dimmi come posso aiutarti”, disse Bunny disperata.

“I miei genitori sono la Regina Serenity e il Re Endymion. Tu sei solo Bunny”, disse Chibiusa nella confusione.

Bunny si appoggiò indietro sui talloni, mentre l'innocente affermazione di Chibiusa la colpiva come uno schiaffo in faccia. Marzio – Endymion – lui era suo padre. Loro erano i suoi genitori. Questo voleva dire che, in una maniera o nell'altra, erano rimasti insieme alla fine. Che in un qualche modo, aveva trovato il coraggio di tentare ancora. Per la prima volta dopo tanto tempo sentì una nuova sensazione crescere dentro di lei. Non era un amore corrisposto, non era perdono, o devozione - era speranza. Solo una minuscola briciola di speranza che le cose fossero andate nel verso giusto.

“Sii forte, piccolina. Ho una cosa importante da fare adesso. Ma ti voglio bene”, gli occhi di Chibiusa si spalancarono e lei smise di singhiozzare.

“Ti voglio bene anch'io Bunny”, disse Chibiusa, sorprendendo se stessa. Chibiusa annuì solamente quando Bunny si alzò per andarsene. Non aveva più paura, per qualche strana ragione.

Let your love cover me, (Lascia che il tuo amore mi copra)

Like a pair of angel wings (Come una paio d'ali d'angelo)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

Da quando Marzio era tornato a casa non aveva fatto altro che chiudere tutte le tende per impedire alla luce di entrare. Stava in mezzo alla stanza, senza fare niente, senza sentire niente, senza pensare a niente. Ogni tanto la sua anima cercava istintivamente la sua altra metà per un po' di conforto, solo per rimanere sorpresa di volta in volta quando scopriva che il loro legame era rotto.

“Marzio?” disse Bunny nell'oscurità della stanza. I suoi nervi erano tesi, le ginocchia le tremavano, ma ce l'aveva fatta. Arrivata da Marzio aveva trovato la porta aperta, e stava esitante sull'uscio.

“Puoi entrare”, disse piano Marzio. Bunny si avvicinò alla figura distesa a faccia in giù sul divano. Si sedette accanto al suo tavolino così da poterlo guardare in viso. La sua faccia era così sconsolata che lei si ritrovò quasi a perdere la catena dei suoi pensieri. “Che fai qui?”

“Non ne sono davvero sicura. Ho cominciato a pensare a tutte le cose che non avrei avuto se non ci avessi provato un'altra volta: amore, felicità, una famiglia.”

Gli occhi di Marzio si spalancarono mentre si sedeva dritto per assicurarsi di non stare sognando.

“Stai dicendo… che possiamo tornare insieme?”

“No. Non ci saranno più tornare per noi. Ma sto dicendo che, forse, mi piacerebbe ricominciare daccapo.”

“Anche a me”, disse Marzio, prendendole gentilmente la mano. Lei non si mosse, ma lacrime si formarono sui suoi occhi. Era così difficile.

“Mi hai ferito Marzio, molto più di quanto sono mai stata ferita in vita mia. E non sono ancora sicura di poter reggere quel tipo di dolore un'altra volta”, disse tutto d'un fiato, le lacrime che le rigavano il viso.

Can you fix this? It’s a broken heart (Puoi ripararlo? E' un cuore spezzato)

It was fine, but it just fell apart (Stava bene, ma si è rotto all'improvviso)

It was mine, but now I give it to you (Era mio, ma ora lo do a te)

‘Cause you can fix it, if you know what to do. (Perchè tu puoi ripararlo, se sai cosa fare)

“Sono disposto ad aspettare Bunny. Ho appena scoperto cosa significa l'amore, non gli sfuggirò un'altra volta”, disse Marzio. Asciugò le lacrime dal viso di lei e lei si calmò nuovamente.

“Voglio crederti. Marzio, se lo facciamo, e dico se, le cose dovranno cambiare. Non sono più una bambina che devi proteggere. Dovremmo essere uguali, riesci a sopportarlo?”

“Sì, so che posso. Ti voglio nella mia vita e questa volta per davvero. Niente più destino o fato avverso. Io voglio stare con te solo perché sei tu, capito?”

“Sì.”

“E questo significa basta porte chiuse per tutti e due. E … e mi piacerebbe che venissi qui a passare la notte più spesso qualche volta, okay?”

“Okay”, disse Bunny, e alzò la testa verso l'alto per osservarlo meglio. Quello che vide la fece sorridere. Lo guardò dritto negli occhi e fino in fondo alla sua anima. Vide la sua stessa speranza riflettersi lì.

Marzio la guardò e vide i suoi occhi che brillavano come stelle nell'oscurità della sua stanza. Era diversa, forse, o magari era solo lui a pensarla così, ma qualunque cosa fosse, gli piaceva. Corrugò la fronte quando lei si alzò per andarsene.

“Aspetta, dove ci porta tutto questo?” Chiese lui, mentre lei sostava sulla soglia. Si girò.

“Facciamo le cose un po' alla volta”, disse lei, e poi gli si avvicinò. Si fermò per un attimo prima di dargli un breve bacio sulla guancia e andarsene.

Marzio corse verso il suo balcone in modo da poterla vedere mentre se ne andava. Era confuso mentre stava lì, guardando la sua figura che sbiadiva fino a che non fu del tutto sparita dalla vista. Sarebbe davvero tornata da lui? Aveva voluto davvero dire che gli aveva dato una seconda possibilità? Stette lì fino a che la sua anima, ancora una volta, si mise alla ricerca dell'altra sua metà. Questa volta però, con grande sorpresa di Marzio, ce la fece. Riusciva a sentire la sua presenza nella mente come un piccolo promemoria di tutto quello che davvero importava. Concentrandosi sul loro legame, lo vide, il regalo che gli aveva dato quando gli aveva toccato la guancia. Era un nuovo legame che si estendeva dal suo cuore a quello di lei. Fatto di oro zecchino che brillava, scintillava nella sua mente come il più bello dei suoi sogni. Era anche fragile e sottile, ma Marzio sapeva che ci sarebbe voluto tempo perché lo facessero diventare più forte di quanto fosse mai stato prima.

Let your love cover me, (Lascia che il tuo amore mi copra)

Like a pair of angel wings (Come una paio d'ali d'angelo)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

You are my family (Tu sei la mia famiglia)

Attraverso la città, attraverso il tempo, e attraverso lo spazio, il legame raggiunse il suo obiettivo e pulsò pieno di vita.

Fine

Nota dell'autrice

Fatto, finito. Piaciuto? Non vi è piaciuto? Ditemelo. E se vi piacciano le semi-storie d'amore provate a leggere la mia storia originale ‘Prophecy of Power’ (Profezia del Potere, la trovate su Fanfiction.net in inglese, NdTraduttrice) (Sono una tale auto-promotrice senza vergogna). Apprezzerei avere qualunque tipo di commento.

Nota della traduttrice (26/08/2001):

Dunque, innanzitutto mi scuso per avervi fatto tanto penare per sapere il seguito di questa storia. (anche se non è dipeso totalmente dalla mia volontà, come credo abbiate saputo ...) Mi sono resa conto solo ora guardando la data della mia nota dell'altro capitolo che ci ho messo quasi un mese a tradurre questo capitolo^^;;; Scusate ancora. Cmq scrivete pure delle recensioni che tanto le traduco io per l'autrice e gliele mando!

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