The New Entry

di maty98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The new entry ***
Capitolo 2: *** ORGOGLIO ***
Capitolo 3: *** LETTERA... ***
Capitolo 4: *** LETTERE IN RIMA... ***



Capitolo 1
*** The new entry ***


Version:1.0 StartHTML:0000000188 EndHTML:0000007906 StartFragment:0000002454 EndFragment:0000007870 SourceURL:file://localhost/Users/mario/Desktop/THE%20NEW%20ENTRY/CAPITOLO%201.docCAPITOLO 1: THE NEW ENTRY
 
Quella mattina mi svegliai con la sensazione di aver dormito molto poco. In effetti la sera prima ero così agitata che era piuttosto improbabile che avessi dormito più di due ore.
Era presto, così decisi di prendermela con comodo, mi infilai sotto la doccia e con calma mi lavai.
Poi asciugai i capelli e li piastrai.
E’ una cosa strana quella del piastrarmi perché ho i capelli lunghi e perfettamente lisci, perciò restano in piega senza bisogno di nient’altro che non sia la spazzola.
Sta di fatto che mi piastro i capelli prima di ogni evento importante, dev’essere una specie di tic o il modo con cui somatizzo la tensione.
Ma torniamo alla famosa mattina.
Dunque dopo essermi cambiata circa settecentosesanta volte optai per un paio di jeans e una maglietta viola completati da un golfino nero lungo, decoltée nere e ovviamente l’immancabile sciarpa a scacchi viola e lilla.
Uscendo pensai che forse per il primo giorno di lavoro sarebbe stato meglio qualcosa di più elegante ma non avevo più tempo per cambiarmi, quindi afferrai la mia adorata “Pinko bag” e uscii.
Erano i primi giorni d’autunno e faceva ancora piuttosto caldo, perciò decisi di incamminarmi a piedi.
Le strade erano semi deserte tranne per qualche lavoratore mattiniero; dopo un po’ di cammino solitario eccomi arrivare davanti all’enorme sede dell’FBI. Era un grattacielo davvero imponente e lì per lì mi sentii un po’ intimorita.
Feci un respiro profondo ed entrai dandomi mentalmente della stupida; salutai il portiere e mi feci indicare gli uffici della BAU.
Quando spalancai la porta a vetri ed entrai nella grande open-space  pensai “E così il sogno di tutta una vita si avvera, peccato che Alice non possa essere qui…” a riscuotermi da questi pensieri fu una voce a dir poco squillante, appartenente ad una donna biondissima (e tintissima ) vestita in maniera bizzarra e molto sgargiante che mi correva in contro urlando: “Tu devi essere Annabeth, la nuova. Piacerissimo, io sono Penelope Garcia, il tecnico informatico del team, ma tu puoi chiamarmi Genio della Lampada: il mio motto è “chiedi e ti sarà dato”. Di solito è JJ che si occupa di dare il benvenuto ai nuovi ma è dovuta correre in sala riunioni, abbiamo un nuovo caso, vieni ti accompagno.”
Tutto questo lo disse senza mai prendere fiato e ad un tono di voce altissimo, tanto che mi chiesi come mai non si fossero voltati tutti a guardarla.
“Ci saranno abituati” pensai, le rivolsi un timido sorriso di saluto e mi feci accompagnare, o meglio trascinare nella sala riunioni.
Quando entrammo tutta la squadra era seduta attorno ad un grande tavolo rotondo pieno di fascicoli e fotografie.
Una ragazza bionda, con gli occhi azzurri era in piedi vicino a un megaschermo con un telecomando in mano.
“Benvenuta- fece lei –ti stavamo aspettando. Ti presento la squadra: loro sono nell’ordine: l’agente supervisore Aaron Hotchner, l’agente supervisore David Rossi, l’agente speciale Emily Prentiss, l’agente speciale Derek Morgan, il dottor Spencer Reid ed io sono Jennifer Jerau, l’addetta alle comunicazioni e alle relazioni con i media. Immagino tu abbia già conosciuto Penelope.” Disse guardando il tornado che mi aveva accolta.
Alzai una mano in segno di saluto, e risposi: “ Si, mi ha accolta prima nell’open space. Piacere di conoscervi”.
Notai che il dottor Reid mi osservava, ma quando mi voltai verso di lui distolse rapidamente lo sguardo.
“Un timido…” pensai.

 
 

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Capitolo 2
*** ORGOGLIO ***


Version:1.0 StartHTML:0000000188 EndHTML:0000008248 StartFragment:0000002485 EndFragment:0000008212 SourceURL:file://localhost/Users/mario/Desktop/THE%20NEW%20ENTRY/Capitolo%202.docDunque, cosa ne pensate del primo capitolino? Come ho scritto nella premessa è uno dei miei primi esperimenti perciò non è questa gran cosa… Visto che pare che nessuno voglia leggere la mia storia aggiungo un altro capitolo per incoraggiarvi un po’…
Mi  raccomando, lo so che è noioso ma vi prego di lasciarmi una recensione… Anche corta corta, anche sfavorevole, basta che mi diciate cosa ne pensate…
Vabbè ora senza ulteriori indugi eccovi il secondo capitolo… 
A presto e hasta la vista!!
 
CAPITOLO 2: ORGOGLIO
 
Fatte le presentazioni ci buttammo subito a capofitto nel caso.
Per me era il primo e quindi tendevo a non esternare più di tanto le mie idee  per paura di sbagliare.
Credo che gli altri avessero capito questa mia sorta di timidezza perciò spesso mi invitavano ad esporre le mie opinioni.
Dopo un paio di settimane comunque iniziai a sentirmi molto più a mio agio con tutti i membri della squadra.
Erano tutti molto gentili e intenzionati a integrarmi nella loro “famiglia”.
L’unico con cui non avevo legato molto era il dottor Reid, certo sapevo che era molto timido, ero pur sempre una profiler, anche se alle prime armi, ma oltre al fatto che a stento mi rivolgeva la parola c’era un altro motivo che me lo rendeva insopportabile.
Era questa sua sorta di costante saccenza, certo era un genio, aveva un QI di 187, e una memoria eidetica, ma per la miseria, mi ero laureata in criminologia e psicologia con il massimo dei voti, non ero una completa ignorante!
Non l’avrei mai ammesso con nessuno, e tanto meno con me stessa ma non riuscivo a farmi andare giù il fatto che sapesse sempre qualcosa più di me.
Gli altri mi avevano detto che non lo faceva apposta a mettere in mostra la sua intelligenza, ma io sono sempre stata molto competitiva e, per dirla alla Jane Austen(scrittrice che adoro), avrei benissimo potuto perdonargli il suo orgoglio, se non avesse ferito il mio.
Qualche settimana dopo eravamo al quarto caso da quando ero entrata a far parte della BAU quando Hotch ci mise in coppia per tracciare il profilo dell’S.I. insieme mentre gli altri cercavano prove sulla scena del delitto.
Stavamo lavorando al caso di alcune giovani donne uccise in capanni isolati, alle quali l’assassino asportava la pelle intorno all’ombelico come “trofeo”.
Stavamo appunto tracciando il profilo quando io considerai che visto che le donne uccise avevano fenotipi simili probabilmente dovevano somigliare a una donna che era stata importante per l’S.I. ,  ma Reid mi  fece notare che l’ultima donna differiva dalle altre per colore di capelli e altezza quindi la mia teoria era errata.
A quel punto sbottai: “ Senti Reid capisco che tu sia un genio e tutto quanto, ma sai anche io ho studiato per diventare profiler e
 non è che sia proprio un’ignorante! Perciò ora tu mi spieghi perché cinque vittime su sei sono praticamente identiche mentre la sesta è diversa, e bada di trovarmi una spiegazione valida perché altrimenti sai dove te lo ficco il tuo Q.I. di 187!” sinceramente non so perché gli urlai contro in quel modo, in fondo mi aveva solo fatto notare un errore ma probabilmente era perché ogni volta che esponevo una teoria agli altri lui aveva sempre qualcosa da precisare, e io non lo sopportavo più.
Pensai di aver agito in maniera stupida ed infantile e stavo per scusarmi quando lui, con il suo solito tono calmo che mi dava tremendamente sui nervi mi rispose: “Probabilmente perché c’erano due donne importanti nella vita del nostro S.I.”
Il ragionamento, ovviamente, non faceva una piega ed io non potevo sopportarlo, così gli urlai: “ Vai al diavolo Reid!” e me ne andai, sbattendo la porta.

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Capitolo 3
*** LETTERA... ***


Ciao a tutti!!!! Eccomi, sono tornata! Per vostra sfortuna!! Comunque ho deciso che, scuola permettendo, posterò un capitolo ogni tre giorni… Questo anche perchè prima di buttarmi su un’altra ff preferisco concludere questa in modo da non fare paticci.  Non so quanto sarà lunga questa storia perchè è ancora in fase di lavorazione, diciamo che scriverò fino a quando avrò idee.
Ringrazio Lady cat e Zavarix per aver inserito la storia tra le seguite, mi scuso per non averlo fatto prima ma ho controllato solo dopo aver postato il secondo capitolo!
Ora vi lascio al capitolo, ciao ciao!!

CAPITOLO 3: LETTERA...

Uscii in strada e presi una boccata d’aria.
L’autunno stava cedendo il passo all’inverno e novembre portava con sé  l’aria fredda e i nuvoloni.
Ripensai mentalmente alla discussione che avevo appena avuto con Reid e (di nuovo) mi diedi mentalmente della stupida.
Chissà perchè riusciva sempre a tirar fuori il lato peggiore di me, quello irascibile e scontroso, ma soprattutto competitivo.
Pensai che se Alice fosse stata qui avrebbe di certo detto una delle sue frasi sceme tipo: “ Chi si picchia si ama” o simili.
Quanto mi mancava, era la mia amica d’infanzia, la prima e la migliore.
Era per lei, per quello che era successo, che avevo deciso di intraprendere il mio lavoro: per evitare che molte altre ragazze dovessero soffrire così…
A distogliermi da questi pensieri fu lo squillo acuto del mio cellulare, lo sfilai dalla tasca e notai il mittente: Hotch.
Solo in quel momento mi resi conto di trovarmi nei guai: avevo abbandonato il lavoro senza un motivo apparente lasciando Reid solo con il profilo. Ma d’altronde, visto che era così intelligente, poteva benissimo cavarsela senza di me, pensai con rabbia.
Risposi, per evitare che il mio superiore s’infuriasse ancore di pi_. “Annabeth, dove ti eri cacciata?!” “Si, scusa Hotch è che…” tentai “Non lo sai che è buona regola trovarsi sul luogo di lavoro durante il proprio orario? Vuoi essere sospesa subito?”
“No!” urlai “Bene, allora vedi di non sparire più, e ora sbrigati: ti aspettiamo in commissariato.”
Notai che il tono di voce si era ammorbidito nel pronunciare l’ultima frase, “Meno male” pensai, e mi avviai.
Quando arrivai alla polizia scoprii che era stata trovata un’altra vittima: Samanta Underwood.
E con questa eravamo a quattro: andava ad aggiungersi a Rebecca Hunter, Penelope Swan e Natalie Jonson.
Notai che le quattro vittime si somigliavano, esteriormente, a coppie: le prime due erano alte e snelle, bionde con gli occhi azzurri, tipicamente nordiche. Mentre le altre erano mediterranee: occhi e capelli castani, statura media, leggermente più in carne.
Reid stava aprendo la bocca per dire qualcosa, quando si accorse che stavo per fare lo stesso, allora mi fece un cenno con il capo per dirmi di parlare.
“ Che strano – pensai – devo averlo intimorito con la sfuriata di prima.” Sorrisi ed esposi la mia teoria.
Reid disse che aveva notato la stessa cosa, e di nuovo mi stupii: mi stava dando ragione!
In quel momento l’agente Grossman fece il suo ingresso nella stanza tutto trafelato dicendo: “ Ci è stata inviata una lettera intimidatoria e un’altra ragazza è scomparsa!”.
La lettera era stata battuta a machina e diceva:
“ Siete dei poveri illusi se credete di prendermi, e lo siete ancor più se credete di poterla salvare. Ma in fondo cosa ve ne frega a voi: è solo una creatura inutile. Morirà domani.”
Ci guardammo disperati poi Dave, che fu il primo a ricomporsi, disse: “E’ ancora viva, possiamo farcela!” Hotch disse: “Spencer questo ci da nuovi spunti per il profilo, tu e Annabeth riprovate a tracciarlo, noi andiamo sulla scena dell’ultimo delitto.”
Io e Reid ci avvicinammo alla lavagna mentre gli altri uscivano.
Attaccai la foto della ragazza scomparsa alla lavagna, vicino alle altre. Sabrina Trebblemeier, mingherlina, capelli rossi, occhi verdi.
“Non somiglia alle altre” dissi io “Già, ma somiglia in maniera impressionante a te” fu la risposta di Reid accompagnata da uno sguardo preoccupato.
Finsi di non aver sentito e continuai: “ Quindi è da scartare l’ipotesi della vittima che richiama una persona importante per l’S.I.” pur senza smettere di fissarmi ansiosamente mi rispose: “ A me sembra che voglia dire che per lui ogni donna è bella a suo modo, insomma non fa discriminazioni, per la serie “E' bello ciò che piace” hai capito?” sorrisi di quella frase poco chiara e annuii.
“ Questo però non ci aiuta a capire chi sia…” sospirai sconsolata.
In quel momento il cellulare di Reid squillò.

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Capitolo 4
*** LETTERE IN RIMA... ***


Version:1.0 StartHTML:0000000188 EndHTML:0000008024 StartFragment:0000002485 EndFragment:0000007988 SourceURL:file://localhost/Users/mario/Desktop/THE%20NEW%20ENTRY/CAPITOLO%204.doc
Ciao a tutti! Sono in ritardo mostruoso, tanto più che avevo promesso di postare ogni due o tre giorni…
Che volte che vi dica… La musa m’ha abbandonata… In realtà non mi è ancora tornata del tutto l’ispirazione, ma ho un paio di ideuzze che mi frullano in testa… E poi mi spiace lasciare una storia a metà… Allora eccovi il capitolo… Spero vi piaccia! E… lasciatemi una recensioncina… Graaazie!!! Baci!

 
CAPITOLO 4:LETTERE IN RIMA…
“Reid… Si… Ok…Va bene… Certo… Ciao…” Spencer chiuse la telefonata e si girò verso di me.
“Hanno trovato un’altra vittima: Melissa Wellnes, simile all’ultima ragazza- disse, fissandomi teso –e vicino al corpo c’era un messaggio, credo sia per te…”
Trasalii, prima la somiglianza tra me e le ultime vittime, poi il messaggio “Cosa dice?- domandai, cercando di ostentare una calma perfetta.
Scavando nel tuo passato,
di certo scoprirai,
che di ciò che hai causato
presto ti pentirai.
Ognuna è bella,
in modo originale,
non serve una modella,
glielo dovevi inculcare.
Tu realizzi i tuoi sogni,
lei non lo può più fare,
ma dimmi non ti vergogni,
sei un’amica da buttare…”
Spencer si fermò, probabilmente notando che grosse lacrime avevano preso a rigarmi il viso.
Sulla faccia aveva stampato un grande punto interrogativo, ma non ero pronta per le spiegazioni.
Poi fece una cosa che mi stupì: si avvicinò e mi abbracciò.
La cosa mi disorientò parecchio e, non sapendo cosa fare, mi lasciai cullare da quell’abbraccio caldo…
Dopo un po’ mi scostai da lui e, cercando di non far tremare la voce chiesi: “Dice qualcos’altro?”
“Si- disse Spencer, e ricominciò a recitare
-ma a farti un po’ soffrire
io saprò pensare,
perciò non ti stupire
se mi sentirai arrivare.
A vendicare il mio amore
Presto io verrò,
a tutte le ore
potrei farti sparire.”
Sbiancai, ora ero assolutamente certa di chi era il nostro S.I…

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