Natale da maghi e non: C'è chi lo ama e chi lo odia

di oOMeppyOo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natale 1970 ***
Capitolo 2: *** Natale 1971 ***



Capitolo 1
*** Natale 1970 ***


 

 

Natale da maghi e non: C'è chi lo ama e chi lo odia

 

 

 

 

 

Natale 1970

 

 

25 Dicembre 1970 ore 7.30

 

“Mamma, Papà. Sveglia, è ora di aprire i regali”

La piccola saltava sul letto dei genitori con un grande sorriso stampato sul viso.

“Sei proprio sicura che sia ora piccola?”

Il padre prese la bimba tra le braccia e cominciò a farle il solletico.

“Dai papà smettila.”

Non riusciva a trattenere le risate mentre i suoi occhi verdi diventavano lucidi.

Riuscì a divincolarsi dalla stretta del padre e corse verso la porta.

“Forza pigroni alzatevi.”

I due genitori guardarono verso quella piccola creatura. Era così minuta, così fragile ma aveva un carattere forte e un'allegria che ti travolgeva come un uragano.

“Petunia muoviti alzati. È arrivato Babbo Natale e ci ha lasciato tanti regali.”

La ragazzina si svegliò di colpo e si girò verso la sorella.

“Non sei curiosa di vedere che regali hai ricevuto?”

Petunia lo sapeva bene che Babbo Natale non esisteva e che avrebbe ricevuto tutti i regali che aveva chiesto, ma la felicità di Lily le impediva di dirle la verità.

“Certo che sono curiosa. Facciamo a chi arriva prima sotto l'albero?”

Le due ragazze cominciarono a correre veloci. Questa gara succedeva tutti gli anni e Petunia lasciava sempre vincere la sorellina.

“Sono arrivata prima anche questa volta. Nia devi imparare a correre più veloce.”

Cominciarono a ridere entrambe scartando i loro regali.

I genitori entrarono nella stanza stretti nelle loro calde vestaglie, si appoggiarono entrambi sullo stipite delle porta e cominciarono a guardare le loro due piccole bambine così felici e spensierate. Un sorriso illuminò il viso di entrambi.

 

 

 

25 Dicembre 1970 ore 9.00

 

Un rumore assordante rombò per tutta la casa, facendo quasi traballare i muri.

“Tesoro cos'è stato?”

Dorea strattonò la manica del marito per svegliarlo.

“Non lo so. Dormi amore non è nulla.”

“Puoi andare a controllare per favore?”

Il marito si alzò a fatica, non riusciva mai a dire di no alla sua amata.

Uscì dalla stanza mentre Dorea lo seguiva , scesero le scale che davano sul grande salotto, la bacchetta in mano e lo sguardo vigile.

Un fruscio e qualcosa di molto veloce passò davanti agli occhi dei due coniugi.

“Iuhuuuu.”

Un ragazzino dai capelli neri scompigliati sfrecciava per tutta la stanza sulla sua piccola scopa.

I due coniugi tirarono un sospiro di sollievo.

“Jamie scendi subito da quella scopa.”

Dorea sorrideva incitando il figlio a scendere dal suo regalo di natale.

“Mai. È il regalo più fantasmagorico che potessi ricevere.”

James era felice come non mai nella sua vita. Si era svegliato molto presto quella mattina ed era sgattaiolato in salotto facendo molta attenzione per non svegliare i suoi genitori.

Aveva scartato tutti i suoi regali, Caramelle Tutti i gusti + 1, Api frizzole e dolcetti di ogni genere, il set del piccolo pozionista, una sciarpa fatta a mano da zia Gertry che aveva subito lanciato al di là del divano, qualche libro che non avrebbe mai letto e poi l'aveva vista. Era stata impacchettata con della carta rossa e un grande fiocco dorato, il pacchetto non poteva nascondere la forma del regalo quindi aveva capito subito di cosa si trattava.

Una Nimbus 100, la miglior scopa che un piccolo mago potesse desiderare e lui ora ce l'aveva.

 

 

 

25 Dicembre 1970 ore 12.45

 

“Se non esci subito dalla tua camera la mamma si arrabbierà molto.”

Nessuna risposta.

“Ti prego se non scendi con me la mamma mi matterà in castigo e non potrò aprire i miei regali dopo pranzo.”

La porta finalmente si aprì.

Una grande massa di cappelli neri si sporse oltre la porta e due occhi azzurri brillanti.

“Scordatelo. Io a questo stupido pranzo non ci vengo.”

Detto questo la porta si richiuse con un tonfo proprio davanti al viso di Regulus.

“Oh non vale. Avanti Sirius, fallo per me.”

Sirius si distese di nuovo sul suo letto, le braccia incrociate dietro la nuca e le gambe distese fino alla fine del letto. Portava le scarpe come sempre, solo per infastidire sua madre.

Sui muri della sua stanza erano appesi poster di tutti i generi, ragazze babbane in bikini sorridevano immobili verso di lui, motociclette luccicanti stavano appoggiate ai loro cavalletti o erano sorretta da ragazzi muscolosi e alcune immagini delle più grandi città babbane si mostravano sempre allo stesso modo. Immagini ferme, che però lanciavano un messaggio ben preciso a chi ci passava davanti.

Un ticchettio pesante si faceva sempre più rumoroso. Walburga Black stava salendo le scale, Sirius ormai riconosceva il suono delle sue decoltè.

La porta si aprì da sola in modo brusco.

“Esci subito da questa stanza ragazzino e scendi di sotto, gli ospiti stanno per arrivare. Non voglio altre scenate come l'anno scorso.”

Sirius non si mosse di un millimetro.

“Dromeda viene?”

“No. Lo sai benissimo che è stata ripudiata. Sarà dai genitori di quel lurido mezzosangue.”

“Allora dovrete fare a meno anche della mia presenza.”
Il giovane Black rimase tranquillo disteso sul letto, senza degnare di uno sguardo la madre.

“Non farmi perdere la pazienza. Fai parte di questa famiglia e farei quello che ti dico io finchè vivrai sotto il mio tetto.”

Con un piccolo movimento di bacchetta fece lievitare il figlio.

Sirius cercò di divincolarsi dalle corde invisibili che si attorcigliavano attorno al suo corpo ma inutilmente.

Arrivati in sala da pranzo Walburga lo adagiò malamente sulla sedia e con un incantesimo non verbale lo incollò ad essa.

Non aveva più scampo era in trappola, ma nessuno poteva impedirgli di comportarsi in modo sgradevole per tutto il pranzo.



E questo era il primo capitolo di questa storia.
Spero vi sia piaciuto.
Sarah


 

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Capitolo 2
*** Natale 1971 ***


Ecco a voi un'altra carrellata di giorni natalizi.
In questo caso ho voluto far uscire il lato più intimo di alcuni dei protagonisti.
Buona lettura ragazzi:)
Sarah

 

Natale da maghi e non: C'è chi lo ama e chi lo odia

 

Natale 1971

 

 

24 Dicembre 1971 ore 10.00

 

Tutte le stanze del castello di Hogwarts erano gremite di studenti in partenza, ragazzini di tutte le età correvano per prendere le ultime cose da mettere in valigia, altri scendevano già le grandi scala con i loro pesanti bauli al seguito. C'era chi salutava i compagni di Casa con un abbraccio, alcune ragazze perfino piangevano mentre salutavano le loro amiche.

Ma c'era anche qualcuno che non aveva preparato la sua valigia perchè non ne aveva bisogno.

In un angolo buio della biblioteca un ragazzino un po' grassoccio e con i capelli beige spento stava seduto per terra appoggiato ad uno scaffale. Una lunga lettera tra le mani e qualche lacrima caduta sulle lettere eleganti scritte con inchiostro blu.

-Caro figliolo, ci dispiace molto avvisarti con così poco preavviso … per tuo padre questa è una grande opportunità di lavoro … crediamo che per te sia meglio passare il natale in un luogo più famigliare … abbiamo perciò deciso di non portarti con noi a Shanghai ...siamo sicuri che il tuo natale sarà fantastico ad Hogwarts con i tuoi amici … ti promettiamo di inviarti via gufo le foto del nostro viaggio appena torniamo … non affidare a Gaston lettere per noi, il viaggio verso la Cina è troppo lungo ed estenuante per lui … speriamo i nostri regali ti piacciano … Con grande affetto e un grosso bacio, Mamma e Papà-

Il ragazzo accartocciò la lettera.

Come avrebbe potuto passare bene il suo natale ad Hogwarts se tutti gli studenti se ne tornavano a casa per natale? Amici poi, lui non ne aveva di amici, era troppo timido e impacciato, nessuno si accorgeva di lui, tranne quando rovesciava il suo calderone durante la lezione di pozioni.

Un fascio di luce fece chiudere gli occhi chiari del ragazzo.

“Ragazzino non puoi stare qua. Adesso ti porto dal preside e gli suggerisco qualche bella punizione.”

Peter riuscì a fatica ad aprire un occhio e poté intravedere la sagoma ricurva del vecchio custode.

Il dito indice ossuto puntato verso di lui in segno di ammonimento.

Il vecchio Gazza repentino prese Peter per un braccio e cominciò a trascinarlo verso l'uscita.

Quel natale cominciava davvero bene per il giovane grifondoro

 

 

25 Dicembre 1971 ore 7.30

 

“Petunia forza alzati.”

La ragazza si girò verso il muro e scacciò via con un segno di stizza la sorella.

Ma la piccola grifondoro non voleva arrendersi.

“Avanti, muoviti. Non vuoi scoprire cosa ti ha portato Babbo Natale quest'anno? Ho visto un grandissimo pacchetto con sopra il tuo nome.”

La sorella continuava a non rispondere sperando che Lily se ne andasse.

La piccola grifoncina aprì gli scuri della finestra della camera in modo che la luce svegliasse definitivamente la sorella, ma neanche questo funzionò. Petunia infatti prese il cuscino e lo usò per coprirsi gli occhi.

A quel punto la ragazza decise di usare le maniere forti, prese un lembo della coperta e la tirò con forza verso il fondo del letto lasciando così scoperta Petunia.

“Ma come ti permetti? Stupida streghetta che non sei altro ma non te l'anno insegnato in quella scuola per pazzi che Babbo Natale non esiste?”

Gli occhi verdi di Lily cominciarono a riempirsi di lacrime, non era quella la reazione che si aspettava dalla sorella.

“Cosa stai dicendo Nia?”

“Che Babbo Natale non esiste zuccona. Sono mamma e papà che ci comprano i regali e poi li mettono sotto l'albero.”

“Ma io spedisco tutti gli anni la letterina a Babbo Natale.”

“E la mamma la butta via tutti gli anni.”

Lily corse via dalla stanza piangendo. Perchè Petunia le faceva questo? Perchè da quando era tornata da scuola era così cattiva con lei? Proprio non se lo meritava, non le aveva fatto nulla.

Quel natale era il più brutto della sua vita.

 

 

25 Dicembre 1971 ore 19.15

 

“Oh tesoro è così bello averti a casa. Ci sei mancato così tanto.”

La donna diede un dolce buffetto sulla guancia al figlio.

Il ragazzo fece un sorriso timido in direzione della madre. Erano tutti e tre seduti a tavola, mamma papà e figlio, per la prima volta da mesi.

“Siamo così fieri di te figliolo. Stai dimostrando tutto il tuo valore in quella scuola. Hogwarts non poteva acquisire uno studente migliore.”

Il padre gli diede una pacca sulla spalla minuta.

Erano veramente orgogliosi di lui e di tutto l'impegno che ci stava mettendo.

“Vi ringrazio davvero tanto, ma non sarei riuscito in tutto questo senza l'aiuto del preside.”

“L'ho sentito giusto qualche giorno fa. Silente, un sant'uomo veramente.”

Era la verità. Quel mago si era dato veramente tanta pena per far entrare Remus ad Hogwarts, per dargli l'aiuto che serviva e per farlo sentire a suo agio.

“Siete riusciti a risolvere quel tuo piccolo problemino tesoro?”

Sua madre non riusciva ancora a parlare apertamente delle trasformazioni di Remus, lo chiamava il suo piccolo problemino ma sapevano benissimo tutti e tre che il problema non era così piccolo.

“Il professor Silente ha costruito un rifugio solo per me, dove portò andare a nascondermi durante ogni trasformazione.”

“Perfetto. Però ora sei qui con noi e ci prenderemo cura di te come abbiamo sempre fatto tesoro.”

Sua madre non avrebbe voluto che lui andasse a scuola, era costantemente preoccupata per il suo figliolo e quasi non riusciva a dormire la notte, ma sapeva che lasciarlo un po' andare era la cosa migliore per lui.

“Bhè direi che è ora di tagliare il tacchino. Vuoi farlo tu Remus?”

Il padre passò il coltello a Remus.

“Certo papà con piacere.”

Il giovane grifondoro era contento di essere a casa, non sarebbe stato natale se non lo avesse passato con le persone che amava di più.

 

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