Destini Incrociati

di BlackLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


L’aria di ottobre comincia a essere veramente fredda. Una nebbiolina snervante è costantemente posata sui campi e sui fiumiciattoli del territorio. Anche oggi, pur essendoci un debole sole che tenta di sbucare nel cielo autunnale , la nebbia è presente, e con lei il freddo che essa porta.

Mi chiudo il cappotto fin sotto il mento e raggiungo le altre, che sono andate avanti senza accorgersi che mi sono fermata a guardare un banchetto di dolci, per trovare qualcosa da sgranocchiare.

Lisa si guarda intorno entusiasta e indica le giostre come se fosse una bambina di quattro anni. Peccato che di anni ne abbia diciotto.

-Potremmo andare sulle montagne russe, che ne dite?- propone trascinandoci verso la giostra e a me si rivolta lo stomaco solo a guardarla.

-Si, è una buona idea, un po’ di adrenalina per scaldarci un po’.- concorda Monica.

Sembra che tutti i miei amici, Lisa, Monica, Jessica, Kurt e Nick, siano d’accordo. Io come al solito mi sento fuori posto, nonché la guastafeste di turno.

-Io.. vi aspetto qui eh?- dico senza muovermi dalla mia postazione. Sono andata sulle montagne russe una volta, e ho vomitato anche il pranzo del giorno prima. Un’esperienza da dimenticare la cui conseguenza è la nausea improvvisa non appena i miei occhi incrociano una montagna russa.

-O eddaaaai! – mi incita Jessica tirandomi per il braccio, ma il mio stomaco prevale e io scuoto la testa. Sorrido per sembrare meno una rompi palle. – Voi andate pure. Io mi faccio un giro qui intorno mentre vi aspetto.-

Sbuffando il gruppo si allontana e va verso la biglietteria. L’unico a non muoversi è Nick che viene verso di me con le mani in tasca e fissandosi le scarpe. No.. non di nuovo.

-Se vuoi io posso rimanere con te.. non mi va moltissimo di andare..-

-No tu devi andare.- gli dico. Non voglio essere crudele, ma è una settimana che tenta di attirare la mia attenzione. Ed è anche colpa mia, ad una festa sono stata un po’ troppo civetta, colpa della sangria. Ora devo cercare di ridimensionare la cosa.

-No ,ma davvero..-

- Nick! Vai sulle montagne russe.- dicco spingendolo amichevolmente ma saldamente verso gli altri che aspettano decisamente infastiditi.

Perfetto, riesco a rovinare tutto.

Nick mi guarda ferito, probabilmente aspettava di rimanere solo con me da quando il progetto di un pomeriggio insieme al lunapark è stato ideato. Mi sento una vera merda.

I miei amici si allontanano e scommetto che commentano quanto sia noiosa. Hanno ragione, sono sempre io quella che ha da ridire.

Sospiro e mi aggiro per alcuni banchetti vicino alla giostra, un mini mercatino delle pulci.

Mi avvicino a un banchetto alquanto interessante, con soprammobili d’epoca, tra cui un porta gioie bellissimo che cattura da subito la mia attenzione. Ha la forma tondeggiante, rivestito di stoffa color panna, le rifiniture in legno colorato d’oro che formano disegni di fantasia. Il disegno al centro rappresenta un signorotto settecentesco che offre un fiore a una dama in uno splendido abito azzurro e cappello con piume. L’interno è di velluto rosso sangue. Un oggetto splendido.

-Ti piace molto vero?- sobbalzo e mi volto di scatto. Davanti a me c’è una zingara, vestita di veli e con una lunga treccia nera che ha buttato su una spalla. Deve avere sulla cinquantina d’anni, a giudicare dalle rughe sul viso e da alcuni capelli grigi tra quelli neri.

-S-si.- balbetto. Mi ha spaventata, ero assorta dai miei pensieri e non l’ho sentita avvicinarsi. – E’ lei che vende questi oggetti?-

La donna assume uno sguardo sognante e guarda attraverso di me come se fossi fatta di vetro. – E’ attratta dal passato, signorina?- mi chiede, ignorando del tutto la mia domanda.

Non capisco subito dove voglia arrivare, ma intuisco che lei è la proprietaria del banchetto. Forse vuole sviarmi per convincermi a comprarle qualcosa. Ma è solo un ipotesi.

-No, il banco non è mio, signorina.- dice la zingara e io non capisco se abbia risposto alla domanda che le ho fatto ad alta voce prima o ai miei pensieri di adesso. – E’ attratta dal passato, signorina.- ripete, questa volta non è più una domanda, è un’affermazione, come se avesse scrutato nel mio essere e trovato il mio punto debole.

Non mi da il tempo di rispondere e mi incita a seguirla, e io, non so per quale motivo, lo faccio, dimenticandomi dei miei amici urlanti sulla giostra e del porta gioie.

La seguo senza fare domande attraverso il lunapark, tra le giostre, fino ad arrivare a una casetta grande quanto un banchetto dei mercatini di natale.

Per tutto il tragitto la donna non ha parlato con me, ma ha continuato a mugugnare tra sé e credo di aver captato, tra le altre, ‘è lei’.

Arrivata davanti alla porta, la apre e mi fa segno di entrare. Io esito. Perché dovrei entrare? Nemmeno la conosco, questa qui.

-Il mio nome è Eve Fanescu , sono una cartomante. Ora entrerà, signorina?- dice alquanto seccata la donna. Io sobbalzo e faccio un passo indietro . Quella donna ha appena risposto a una domanda che mi stavo facendo nell’intimo della mia mente. Come diavolo fa?

La curiosità supera lo scetticismo e io mi ritrovo a varcare la soglia della casetta.

L’interno è arredato in un modo caotico, dove veli, incensi e strani oggetti catturano la mia attenzione.

Al centro della stanza c’è un tavolino su cui sono disposti, tra le altre cose, dei tarocchi.

-Vuole che ve li legga, signorina?- la donna si rivolge a me come se avesse percepito la mia curiosità verso gli arcani.

-No, no..io non credo a queste cose..-

-Non ci crede o non vuole crederci?- mi chiede la Eve Fanescu e io non so cosa rispondere. Si avvicina a me e mi afferra la mano. Se la rigira tra le sue, poi fissa il palmo mormorando tra se.

-Sono sicura che è lei, signorina Fog..-

-Come sa il mio nome?! – esclamo ritraendo la mano, ma lei la riprende e continua a guardarmi il palmo.

-Lei non si trova bene qui vero? Si sente oppressa, sola, fuori posto.-

Ripenso a tutte le volte in cui sono uscita con i miei amici e sono stata ad ascoltare i loro discorsi, senza farne veramente parte. Come una spettatrice al cinema, che segue la storia ma non ne è parte, per quanto la desideri.

-Assiste inerme alla sua vita, è contornata da persone a cui vuole bene, ma più per abitudine che per un vero sentimento.-

Mi sento cattiva e ingiusta, ma so che è così. Da sempre sogno di andare via.

-Quello che desidera di più è andare via, e scoprire che non era lei la persona sbagliata nel posto giusto, ma il posto sbagliato per la persona giusta.. chissà, forse il tempo sbagliato..-

Trattengo il respiro. E’ vero che mi sono spesso trovata a fantasticare sul fatto che probabilmente mi sarei trovata meglio nel passato, tutta la tecnologia dei nostri giorni mi stordisce. Ma erano solo fantasie.

Eve mi guarda negli occhi – Io non sono una ciarlatana, miss Fog, l’avrà capito, spero.-

Io non rispondo. Questa donna ha guardato dentro di me e letto la mia anima come un libro. Un libro che nemmeno io riesco a leggere.

Improvvisamente sento che  ho paura della zingara. Cos’ha scoperto di me che non ha detto? perché ha scelto me? Perché ha deciso di cambiare la mia giornata? Può giocare con me come il gatto col topo, farmi del male dopo essersi divertita a scoprire tutta la mia vita ( e il mio futuro) da una linea della mano sinistra?

-Non deve avere paura di me, miss Fog.- mi dice col tono più dolce che le abbia mai sentito usare. – Io non sono qui per farle del male. Sono qui per aiutarla.-

Io non riesco a rispondere, non riesco a capacitarmi della sua capacità di leggermi dentro.

-Te?- mi chiede e senza aspettare la risposta sparisce in un piccolo stanzino e in pochi minuti l’aroma del te zuccherato riempie la casetta.

Stordita mi siedo al tavolo con i tarocchi e li osservo, senza osare toccarli.

Dopo poco tempo riappare Eve che mi porge la tazza e si siede al tavolo tondo di fronte a me.

Bevo un sorso della bevanda dolcissima che mi scalda dentro. Sembra alla frutta con un qualche retrogusto che non riesco a identificare.

-Vuole che le legga i tarocchi ora, vero?- mi chiede bevendo a sua volta.

Sospiro. Anche se rifiutassi ho l’impressione che lo farebbe lo stesso e io assisterei senza oppormi ,esattamente come ho fatto con la lettura della mano poco fa.

Mescola le carte con movimenti precisi, mi fa poi tagliare e li dispone in modo esperto e sguardo sognante, quindi prende  girarli.

-Ah ecco qui..l’Eremita, rovesciato. Significa che è una persona triste, tendenzialmente di malumore, sola,e attratta dall’occulto.. già altrimenti non sarebbe qui, vero miss Fog?- Eve ridacchia e prosegue con la lettura.

Il secondo arcano è la Temperanza. Eve mi spiega che può significare un cambio nella vita, e siccome è diritta è un arcano positivo, mi dice quindi di che sarà un cambiamento in meglio.

-O, ma qui abbiamo una Ruota della Fortuna! Conferma il cambiamento, una nuova prospettiva della realtà da cui dovrà cercare di approfittare delle opportunità.,,anche se.. il Matto rovesciato! Significa che non dovrete farvi prendere dal panico, o il vostro viaggio sarà senza senso né meta, e allora tutto sarà stato inutile.-

Ascolto rapita le parole della zingara, pur non capendo assolutamente  cosa diavolo sta dicendo.

-Uh-h…e qui abbiamo Gli Amanti.- dice scoprendo la carta rappresentante un uomo e una donna. Mi drizzo sulla sedia. Questo mi interessa.

-Bhè, come carta parla da se, non trova? Un amore in arrivo, che bell’arcano, gli Amanti..- commenta allegra Eve, e anche io sono piuttosto felice.

Vorrei che Eve non andasse avanti, così andrei via con la speranza che le cose cambieranno in meglio senza il consueto ‘però..’ che rovina ogni buona notizia.

-Come desidera, Miss Fog.- dice Eve riponendo gli arcani. Mi toglie la tazza di te e la porta con la sua nel cucinino.

Io mi alzo. Cosa si dice a una persona che ti ha predetto il futuro? Basta un grazie?

Metto le mani in tasca alla ricerca di qualche spicciolo.

-un grazie è più che sufficiente, miss Fog.- dice Eve ricomparendo dalla cucina. Si avvicina e mi prende il viso tra le mani. – Domani sarà tutto cambiato, Miss, e dovrà ringraziarmi per questo.- mi sussurra. Non so cosa voglia dire, mi ha solo letto la mano e i tarocchi, non vedo in cosa potrà cambiare la mia vita così velocemente.

Qualcosa cambia negli occhi della zingara, sembra assente e prende a camminare per la casa, parlando più a se stessa che a me.-Il tempo è qualcosa di relativo, è alcune persone sono in grado di manipolarlo. Si guardi dai Cavalieri del Tempo!- la zingara sembra presa in uno stato di trans, si muove per la stanza buttando oggetti a terra e vaneggiando.

il tono della sua voce aumenta, quasi grida, cose senza senso. Mi comincia a spaventare.Sono atterrita, non riconosco più la donna che era con me qualche minuto fa, sembra una pazza furiosa.

-Mrs Fanescu..?- la donna si volta verso di me e il suo viso si tramuta i una maschera d'odio. Si avvicina brandendo una scopa, minacciosamente. 

-E tu chi sei?! Cosa ci fai in casa mia?! Fuori di qui!!- la donna si avventa su di me come se non mi riconoscesse più, ma io sono più svelta e corro fuori , torno nel mondo, nel Lunapark.

 

Note dell'autrice :

si lo so, i cradle non sono ancora stati neanche menzionati, ma con un po' di pazienza arriveranno anche loro.E' la mia prima fanfic, siate clementi.

grazie di aver letto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

-Christine? Christine?-

Sono tanto scossa dall’ultima parte della mia conversazione con Eve che nemmeno mi accorgo che i miei amici mi stanno chiamando a squarciagola.

Ritorno sulla Terra e agito il braccio per attirare la loro attenzione.

Mi vedono e mi raggiungono col fiato corto.

-Ma perché diavolo sei qui? Ti abbiamo cercata dappertutto!- si lamenta Monica.

Ho seguito una cartomante che mi ha guidata fino alla sua casa, dall’atra parte del Lunapark, per offrirmi un te, leggermi la mano, i pensieri e predirmi una sorta di cambiamento in meglio della mia vita. Oh, e un fidanzato! Naturalmente prima di avere una crisi di qualche genere e tentare di strangolarmi se non me ne fossi andata da casa sua.

-Mi sono fatta un giro. – rispondo vaga. Non mi va di dire loro di Eve Fanescu. Mi prenderebbero per una stramba più di quanto già lo credano.

-Sapevi perfettamente che non ci avremmo messo tanto a fare la giostra, ci hai fatto prendere un colpo!- si lamenta Lisa. Monica mi scruta per un attimo poi mi dice  :- Sei tu che non sei voluta venire sulle montagne russe, quindi è inutile che metti il muso e fai la vittima mollandoci li come degli scemi.-

Io sento la rabbia salire – Non faccio la vittima, volevo solo farmi un giro e mi sono distratta un attimo.-

Monica sbuffa ed Lisa evidentemente la pensa come lei, perché non tenta minimamente di tenermi le parti.

Solo a questo punto noto che sono venute a cercarmi solo loro due.

– Dove sono gli altri?- chiedo per cambiare discorso, dal momento che non ho nessuna voglia di litigare.

-Nick e Kurt dovevano prendere il pullman, e Jessica voleva farsi ancora un giro o due. Se non fossi stata ‘distratta’ ti saresti resa conto che sei mancata per mezz’ora.- risponde acida Monica.

Avrei voglia di mollarla qui veramente , ma non lo faccio.

-Mentre giravi Kurt ha detto che sta sera ci sarà una festa a casa di un suo amico. – mi informa Lisa evidentemente per mettere fine al battibecco tra me e Monica . – Noi ci andiamo, vieni anche tu, vero?-

-Nick ci terrebbe molto..- dice ridacchiando Monica. E’ quello che ammiro in lei, riesce a odiarti e poi perdonarti, tutto nel giro di 5 minuti.

Rabbrividisco all’idea di Nick ubriaco che mi rincorre, ma accetto comunque perché ho voglia di divertirmi e distrarmi dallo strano incontro di oggi.

Anche perché durante tutto il tempo che mi separa dalla festa non riesco a pensare ad altro. Non è tanto la lettura della mano che mi sconvolge quanto tutto ciò che Eve ha tenuto per se, o che si è lasciata scappare durante il tragitto verso casa sua. ’E’ lei’. Sono io. Perché proprio io? E chi sono i Cavalieri del Tempo?

Questi interrogativi mi accompagnano lungo la serata fino a quando arrivo alla festa.

Non so chi sia l’amico di Kurt, si presenta come Martin e ci offre subito un cocktail dal gusto rivoltante.

-L’ho inventato io- dice orgoglioso agitando la bottiglia contenente un liquido verde-marrone dentro. Una persona normale non lo berrebbe già solo guardando il colore.-Ci ho messo..-

-Non lo voglio sapere, Martin! Neanche il creatore delle Coca Cola ha mai rivelato gli ingredienti, non vorrai non seguire il suo insegnamento? Hai idea di quanti soldi ha guadagnato?- lo blocca Kurt, che deve aver gradito la bevanda quanto me.

Io sono grata di non dover sapere cosa ho appena bevuto, non credo che sopporterei la verità.

Dopo qualche altro drink e la musica alta mi dimentico finalmente del pomeriggio al Lunapark e mi godo la festa. La Bomba (il nome della creatura di Martin) assume un gusto quasi piacevole e io scivolo nella confusione della sbornia.

Luci..musica..un coniglio rosa..no forse quello non l’ho visto veramente.

Improvvisamente mi ritrovo su una sedia a ballare una canzone che non conosco e tutti ridono, dal momento che non sono per niente una brava ballerina.

-Vieni giù Crish.. Crishtine – mi dice Nick sverso sul tappeto. Un suo amico gli tira un coppino e io trovo la scena terribilmente divertente. Mi metto a ridere a crepapelle fino a cadere dalla sedia e continuo  a ridere piegata in due sul tappeto che sa di fumo.

La gente che mi sta intorno ha visto la scena e ride di me, di come sono caduta come una babbea dalla sedia.

Mi drizzo in piedi barcollante, la testa che mi gira, leggera come se non esistessi, vedendo quello che c’è intorno a me come se fosse solo un sogno.

-Ridete, ridete!- dico, o meglio biascico, mentre tento di riprendere l’equilibrio appoggiandomi a un ragazzo che non conosco. – IO sono stata eletta da Madama Eve Fanescu in persona!-

-Ma che cazzo sta dicendo?- la gente intorno a me continua a ridere additandomi. Che facce da..

-IO troverò una nuova vita..si si! E un’eremita..o forse un amante.. non mi ricordo- dico più a me che al mio pubblico.

-E poi i Cavalieri del Tappo..del Tempio..Tempo..- concludo azzeccando finalmente la  parola – Bhe dovrò fare attenzione se non voglio..ehi ma che fai?!- mi giro verso la persona che mi sta tenendo per un braccio e trascinando per la stanza, dove tutti ridono della mia performance. Credo sia Lisa. Sembra sobria.

-Stai dando spettacolo eh?- mi dice portandomi fuori dalla stanza.

Mi oppongo cercando di divincolarmi. –Non voglio andare a casa..ci stavamo divertendo!- mi lamento, ma crudelmente Lisa mi accompagna fuori all’aria aperta. La brezza della notte mi colpisce in faccia e io mi sento più viva che mai. Oh, vorrei cantare!

-Smettila! E’ quasi mezzanotte, i vicini ti prenderanno a sassate.- mi sgrida Lisa interrompendo la prima nota della canzone.

-Domani tutto sarà cambiato.- dico, ricordandomi le parole della zingara.

Aspettiamo un attimo fuori, io lentamente mi riprendo e comincio a capire quello che sta succedendo intorno a me. Respiro profondamente l’aria e sento in lontananza la campana che comincia i dodici rintocchi.

E qui cambia tutto.

Improvvisamente è come se mi fossi di nuovo fatta qualche bicchiere della Bomba di Martin. La nausea mi sale e mi costringe a piegarmi in due.

Tutta la coscienza che ho ripreso svanisce di nuovo e ritorno in uno stato di ubriachezza peggiore di quando mi sono messa a straparlare di Eve Fanescu.

Cado sulle ginocchia scossa da un tremito, tutto gira intono a me.

-Christine!- dice Lisa inginocchiandosi vicino a me. Mi prende le spalle e mi toglie i capelli rossi dalla faccia. Sono completamente sudata e anche spaventata. Ubriacarmi non mi ha mai fatto quest’effetto.

Non voglio morire!

L’aria mia manca, tutto mi fa male. Il mondo gira come una trottola e io non capisco più chi sono.

Credo di essere sdraiata ora.

Mi giro su un fianco e vomito.

-Chiamo aiuto!- sento la voce di Lisa lontanissima.

-Christine- un nome detto dal vento, un’eco, una visione, nient’altro. Forse è solo un sogno, forse non accade veramente.

Si, ora dormo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Qualcosa nel naso. Devo avere qualcosa nel naso. Starnutisco un po’ di volte. Sono sveglia.

Dio  che mal di testa!

Provo ad aprire gli occhi, ma ogni minimo movimento che faccio mi fa male.

Molto lentamente riesco ad aprirli e vedo che mi trovo sdraiata su un fianco in mezzo a un prato.

Un filo d’erba! Ecco cosa avevo nel naso.

Mi sforzo con tutta me stessa di tirarmi su. Mi sollevo lentamente e rimango alcuni minuti seduta sull’erba con la testa che pulsa e tutti i segni dei postumi di una sbornia con i fiocchi. Mi sforzo di ricordarmi qualcosa di ieri sera, ma i miei ricordi sono piuttosto confusi. Ricordo che ha un certo punto sono stata accompagnata in giardino da qualcuno e poi..poi nulla, buio totale, devo essere svenuta, o addormentata..

Ma certo! Mi sono addormentata nel giardino della casa di Martin. Però che stronzi, potevano almeno portarmi dentro!

Sbuffo, sarà stato un altro stupido scherzo, oppure erano tutti così ubriachi da dimenticarsi di me. Non sarebbe la prima volta.

Mi volto per guardare la casa di Martin..e tutte le mie brillanti teorie vanno a farsi benedire.

La casa! Dove hanno nascosto la casa?!?  Il panico mi assale : dietro di me non c’è nessuna casa, solo erba e alberi.

Non so dove mi trovo, non mi sembra di riconoscere il posto : ci sono troppi alberi e poche case.

Dov’è? Dov’è la casa di Martin? Ok, Christine stai calma, probabilmente hanno deciso di farti uno scherzo  e ti hanno portata qui mentre dormivi. Probabilmente  ora sono dietro agli alberi a ridere del tuo panico. Si dev’essere così.

-Ah-a- urlo al vento, diretta a coloro che secondo la mia teoria si trovano appostati dietro agli alberi.- Molto divertente, davvero..ma non ci sono cascata neanche per un minuto!-

Silenzio. Un passerotto lancia il suo richiamo. La rabbia cresce dentro di me. Mi avvicino agli alberi davanti a me – mi prendete per una cretina?  Lo so che siete li, venite fuori!-

Niente. Comincio a sentirmi un’idiota.

E se non ci fosse nessuno li dietro?

-R-ragazzi?- la convinzione nella mia voce muore lentamente  -Dai venite fuori, per favore..-

Non ricevendo nessuna risposta il panico mi assale nuovamente e mi devo sedere con la testa che gira e in piena iperventilazione.

Non riesco a pensare a niente, mi sento persa. Cerco di ricacciare le lacrime negli occhi dove devono stare.

Poi lo vedo..è li..lo stronzo!

Qualcuno si è chiaramente mosso  tra i cespugli. Mi avvicino quatta e mi apposto, in attesa.

Niente si muove dall’altra parte, ma io sono convinta che ci sia qualcuno, e anche quel qualcuno sta attendendo. E poi eccolo, il passo falso : un bastoncino si rompe!

Mi sento come una pantera, è come se una molla scattasse dentro di me. Passo attraverso il cespuglio in un balzo tutto tranne che leggiadro e atterro pesantemente sul malcapitato artefice del crudele scherzo a mie spese.

L’ho abbattuto! Sono a cavalcioni su di lui, girato a pancia in giù sulla nuda terra.

-Ti ho preso carogna! Dimmi dove sono gli altri!- dico esultante.

Lui mugugna qualcosa. Non gli vedo il volto, ma noto qualcosa che mi fa esitare : capelli lunghi e neri. Non mi sembra di aver notato nessuno con dei capelli simili durante la serata.

-Chi sei?- chiedo, sempre fermamente.

-Chi diavolo sei tu?!- dice lui adirato – E cosa ci fai sulla mia schiena?!- si solleva e io cado all’indietro. Si è liberato di me. Nel momento in cui si alza, pulendosi via la terra dai pantaloni, noto che è un ragazzo moro con gli occhi di un bellissimo azzurro e un piercing al naso. Mi dice qualcosa..devo averlo già visto da qualche parte..

Ma certo! E’ venuto alla festa, è li che devo averlo visto (anche se non focalizzo il momento esatto). Quindi è stato lui a farmi lo scherzo!!

Mi calmo, decido di giocare bene le mie carte e farlo confessare con l’astuzia.

-Mi dispiace.- dico in un falso tono pentito – credevo fossi un altro.-

Mi rendo subito conto di quanto stupida suoni questa frase. Normalmente non salto addosso a nessuno urlante come un’ossessa, spuntando da dietro un cespuglio, a prescindere da chi ho davanti.

-A, bhe..non importa, non ti preoccupare.- dice lui guardandomi con aria preoccupata. Non è moto convincente.Probabilmente crede che sia una psicopatica.

-Allora, eri anche tu alla festa di Martin, ieri sera?- chiedo innocentemente, come per fare conversazione.

Lui mi scruta per un po’ come per valutare la risposta giusta da darmi e poi mi risponde –Si..-

-A-ah!- esclamo puntandogli l’indice contro.

Il ragazzo mi guarda perplesso.

Mi sento un’idiota.

-Tu..ti senti bene?- mi chiede indietreggiando.

No, tesoro, non mi intenerisci con quel tuo bel visino d’angelo e lo sguardo innocente. Io SO.

Mi ricompongo. –Quindi ti è piaciuta la festa? Conosci bene Martin?- chiedo ancora, per perdere tempo.

-Si..bhe..è mio cugino.-

Non sopporto quel suo sguardo spaventato. Entrambe sappiamo che è stato lui a farmi lo scherzo,e lui continua a prendermi in giro. Scoppio :- Confessa! Mi avete portato qui tu e i tuoi amici dopo che mi sono addormentata, non è così? Parla, non ha senso mentire!-

Lui sembra irritato dalla mia insistenza. – Portata qui?! Ma non so nemmeno chi diavolo sei!-

Lo scruto. Se mente, recita molto bene.

Ma c’è ancora un particolare che non mi spiego. – E allora perché mi spiavi da dietro il cespuglio?- dico come se fossi un avvocato dell’accusa che ha trovato il modo per mettere nel sacco l’imputato.

-Abito nella casa laggiù- risponde prontamente lui, indicando una casa oltre gli alberi.

Sembra tutto talmente logico. Merda.

-Ho sentito qualcuno che urlava- continua, approfittando del fatto che sono senza parole.- Sono venuto qui e ti ho vista urlare nel prato. Oh e poi mi sei saltata addosso.-

Guardo lui, guardo la casa. Non sta mentendo.

Mi butto su un ceppo sospirando. Non è stato lui. Quindi il colpevole è ancora a piede libero. Ammesso che esista un colpevole.

Nemmeno noto che mi è venuto vicino. – Va tutto bene?- mi chiede, si avvicina con cautela  come se temesse che lo attaccassi da un momento all’altro.

-Si, è tutto ok- rispondo con voce tremante.

Se nessuno mi ha portato qui, perchè mi sono svegliata in un posto che non conosco? Le lacrime minacciano nuovamente di sgorgare.

-Non credo di averti notata ieri alla festa, come ti chiami?- mi chiede gentilmente. Deve aver notato la mia confusione.

-Christine. Christine Fog – dico allungando la mano e stringendo la sua. – Mi dispiace di esserti saltata addosso urlando come una matta, è che..ho bevuto un po’ troppo ieri. Sono mortificata.- Sono confusa, imbarazzata e non so come scusarmi. O almeno come convincerlo che non sono una squilibrata pericolosa.

-Oh, non fa niente, capita anche a  me..intendo alzare un po’ il gomito, non di svegliarmi in mezzo a un prato e assalire il primo che mi passa vicino.- precisa velocemente.

Il rossore sulle mie guance si fa ancora più acceso e lui mi sorride. Ha un sorriso bellissimo.

-Il mio nome è Daniel- restituisce la stretta di mano. Io annuisco e lo scruto. Eppure lo conosco, o almeno so di averlo già visto. Eppure sono sicura di  non averlo visto alla festa. Anche se probabilmente mi sbaglio.

-Perché mi fissi?- mi chiede Daniel. Io arrossisco per l’ennesima volta in dieci minuti.

-No, niente..è che hai un aria familiare. E io..ora non so bene dove sono- lo dico più a me che a lui e sono assalita nuovamente dal panico. Sono stata abbandonata da tutti, perfino dalle mie amiche.

-Su, dai non preoccuparti, vedrai che tra un po’ ti si schiariranno le idee.-

Sorrido poco convinta e annuisco. Ho già avuto delle ciucche secche, ma per nessuna di queste mi è mai capitato nulla di simile.

Solo ora, dopo che la situazione si è relativamente calmata e io sto piombando in uno stato catatonico mi rendo conto di essere vestita di sola mini e corsetto e di avere quindi un freddo cane.

Comincio a tremare senza poterci fare niente.

-Hai un po’ freddo vero?- mi chiede Daniel, notando il mio tremito. Annuisco.

-Lo credo!- esclama lui alludendo alla mia mise – Se è vero che hai passato fuori tutta la notte mi stupisco che tu non sia ricoperta da una patina di ghiaccio.-

Battuta semplicemente penosa, ma io rido lo stesso per farlo contento.

-Senti, io abito la, perché non vieni con me? Ti offro qualcosa di caldo-

Spalanco gli occhi : mi sta invitando a casa sua? Una ragazza appena conosciuta che l’ha assaltato urlante? Io lo ammiro, questo Daniel.

-Non preoccuparti, non ho cattive intenzioni!- dice velocemente, notando la mia perplessità. –In fin dei conti siamo stati tutti e due alla festa di Martin, quindi è quasi come se ci conoscessimo.-

Non ci credo, mi sta rassicurando. Dovrei essere io a rassicurarlo ,io sono la psicopatica, non lui. Comunque non mi va di stare da sola, quindi accetto il suo invito.

-Hai dei documenti con te? Sai, per essere sicuro.- mi dice seriamente mentre mi alzo. Io scuoto la testa : i documenti sono nella borsa che si trova nella casa di Martin che al momento è sparita.

Lui mi guarda severamente, poi scoppia a ridere. – Scherzavo, dai! Vieni con me.-

-Non hai un po’ paura?- gli chiedo mentre camminiamo tra gli alberi. – Voglio dire, devo essere sembrata una matta.-

Daniel mi scruta. –Non credo che tu sia una matta. Eri soltanto spaventata.- mi sorride dolcemente guardandomi con quegli occhi azzurri tanto familiari.

Che bel ragazzo! Tutto sommato mi è andata bene, pensa se atterravo su uno scorfano!

In poco tempo raggiungiamo la casa bianca, tipicamente inglese in cui mi dice di entrare.

-I miei stanno lavorando e le mie sorelle sono a scuola. Per fortuna le tue grida non hanno svegliato il più piccolo, dorme ancora della grossa..cosa vuoi? Del tè ti va bene?- chiede Daniel levandosi di dosso il chiodo e rivelando una maglia dei Bad Religion più grossa di almeno una o due taglie, che lo fa sembrare terribilmente esile e piccolo, già che non è una stanga.

-Si, grazie. Quanti anni hai detto di avere?- gli chiedo sedendomi al tavolo, mentre lui mette su l’acqua per il tè.

-Diciotto, fatti a luglio, tu?-

-Idem, però sono di maggio. Sono più vecchia.- rispondo.

-si, in effetti ho notato delle ciocche bianche tra i capelli.- scherza lui indicando il groviglio di capelli rossi che probabilmente andrebbero pettinati per bene.

Il tè è pronto, Daniel me ne versa una tazzona su cui mi avvento. La bevanda calda mi scende per la gola scaldandomi fino alle ossa. E’ bellissimo.

Mentre bevo mi guardo in giro e noto un orologio che indica le 10:30.

-Dorme parecchio tuo fratello.- commento giusto per fare conversazione.

Daniel ridacchia. –Si, passerà alla storia come Phillip Davey Gran Ghiro di Inghilterra.-

Per poco il te mi va per traverso. Che cognome ha detto?

-Scusa com’è che ti chiami di cognome?- chiedo, le idee che cominciano lentamente a schiarirsi sulla strana familiarità di Daniel.

-Davey- mi risponde tranquillamente – Il mio nome completo è Daniel Lloyd Davey, ma se vuoi puoi chiamarmi Dani.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Non mi sento tanto bene. Mi gira un po’ la testa e il cuore mi batte un po’ troppo forte. Chi è che ho davanti?

-Scusa, posso usare il bagno?- dico cercando di mantenere la calma, ma la voce mi esce un po’ più alta del solito, comunque lui non sembra notarlo.

-Certo, vai nel corridoio, seconda porta a destra.- mi risponde lui indicando la porta che da sul corridoio.

Io ringrazio, poi mi alzo e seguo le indicazioni fino ad arrivare in bagno.

Chiudo a chiave la porta e mi siedo sulla tavoletta abbassata del WC.

Pensare, ho bisogno di pensare in santa pace.

Il TUM-TUM del mio cuore è insistente e mi riempie le orecchie.

Cerco di rallentare i battiti calmandomi ,dopo di che cerco di fare mente locale.

Dunque, sono stata raccattata da un ragazzo che dice di chiamarsi Daniel Davey. L’unico Daniel Davey che conosco è il cantante di una delle mie band preferite, i Cradle of Filth.

Respira profondamente, possono esistere altri con lo stesso nome, giusto?

E possono anche esistere altri ragazzi con lo stesso nome, la stessa faccia e costituzione che vivono nel luogo in cui lui viveva quando aveva la mia età?

All’ultima domanda non riesco a rispondere tranquillamente  di si.

Ma non è tanto la certezza di trovarmi nel bagno di Dani Filth a turbarmi, quanto il motivo per cui non l’ho riconosciuto subito.

Lui è giovane. Maledettamente giovane! Ai giorni nostri Dani dovrebbe avere 37 anni. Il Daniel in cucina ne ha 18.

No, c’è qualcosa che non va. Io non dovrei essere qui.

Perfetto, in neanche un’ora da quando mi sono svegliata ho già avuto troppi shock, la mia salute rischia di rimanerne terribilmente provata.

No, no, vedrai che ti stai sbagliando Christine. E’ solo una coincidenza.

Come lo è il fatto che mi sono svegliata in un posto che non conosco e tutti, casa compresa, sembrano essere spariti.

Poi tutto mi torna in mente. Eve Fanescu!

La cartomante mi aveva avvertita di un cambiamento, di un qualche viaggio. Possibile che si riferisse a questo? Possibile che volesse dirmi che oggi mi sarei svegliata nel passato?

‘Domani sarà tutto cambiato’ ha detto.

Ma com’è possibile? Come posso essere finita nel 1991 così, senza una ragione? E’ assurdo, la gente non si mette a viaggiare nel tempo così, solo per aver bevuto un po’.

Oddio! E’ un effetto collaterale della Bomba di Martin.

L’ipotesi non regge molto. E poi Daniel ha detto che era anche lui alla festa di Martin, quindi non posso essere nel ’91, sono nel 2010 dove dovrei essere.

Ma potrebbe essere un altro Martin, ricordati che tu questo Daniel non l’hai visto alla festa. Una vocina dentro di me mi fa notare la cosa, ma io la reprimo.

Dimostrerò a me stessa che sono solo una grande credulona, e che non parlerò mai più con una cartomante. Evidentemente sono troppo impressionabile per queste cose.

Mi ricompongo. Faccio un respiro profondo ed esco dal bagno.

Ricompaio in cucina, e Dani sta sempre bevendo il suo tè.

-Sei un po’ pallida.-mi dice guardandomi.

-Oh..devo aver preso freddo alla pancia.- rispondo prontamente controllando il tremito della mia voce il più che posso.

-Vuoi un farmaco, qualcosa contro il vomito?-

Oddio che insistenza!!

-No, io sto bene così, sto meglio davvero. Grazie dell’interessamento però.-  è incredibile quanto sia gentile, riesce a tranquillizzarmi solo con la sua presenza. Non so se sia un piccolo Dani, ma per il momento è l’unica cosa che mi dia un po’ di conforto.

Canticchiando mi guardo intorno. Un calendario, mi serve solo un calendario e una palla qualsiasi per avvicinarmi.

Una volta localizzato il calendario (raffigurante una serie di cuccioli tra fiori, spero sia stata un’idea di sua madre) mi sforzo con nonchalance di vedere l’anno e il mese.

Maledetta miopia, devo decidermi ad andare dall’oculista prima o poi. Non è molto forte, le figure più grandi le vedo, sono giusto le informazioni che mi servono ad apparire come macchioline blu.

Devo trovare una scusa plausibile per avvicinarmi.

“Oh, Daniel..hai un gran bel calendario, sai? Io sono un’intenditrice! Mmm ,carta plastificata, senti che liscia.”

No, non credo che questa sia una buona idea. Forse confermerebbe i suoi sospetti sulla mia presunta pazzia.

Cerco di farmi venire in mente qualcosa di meno stravagante, ma il vuoto nella mia mente è totale.

Se solo si allontanasse dalla cucina, solo per un minuto. Sarebbe perfetto.

Lo fisso mentre beve il te ripetendo la frase come un mantra nella vana speranza di far succedere quello che spero.

Come era prevedibile lui continua beatamente a sorseggiare il te.

Il te! Se solo se lo rovesciasse addosso dovrebbe andare a cambiarsi! E io sarei sola in cucina e allora potrò finalmente guardare in che hanno siamo.

Ora la domanda è : come gli rovescio il te addosso senza farlo arrabbiare e senza farmi sbattere fuori di casa?

No, non posso di nuovo avventarmi su di lui, non è carino. Forse.. forse potrei rovesciarmelo addosso io!

Come soluzione è più facile da attuare, e poi lui si è già dimostrato molto gentile, quindi magari mi impresterà qualcosa da mettermi addosso. Allora uscirà dalla cucina e io mi avvicinerò al maledetto calendario, muahahahah.

Ok devo solo mettere in pratica il mio piano diabolico, e sperare che funzioni.

Certo, sembrerò una demente, ma ‘demente’  è meglio di ‘pazza-fuoriosa-psicopatica-pericolosa-per-la-comunità’.

Certo mi rovinerò il corsetto, ma è una perdita accettabile per vedere se le leggi scientifiche hanno retto anche alle previsioni di una povera pazza vestita da zingara.

Per la scienza!

Sospiro, sollevo la tazza e poi fingo uno starnuto colossale. Lo scossone fa traballare la tazza nelle mie mani, il liquido ondeggiando come il mare in tempesta fuoriesce e inonda il mio povero corsetto viola.

Evvai mi sono rovesciata addosso il te! E mi sono bagnata abbastanza da dovermi cambiare.

-O cazzo, che sbadata!- esclamo guardando il danno al corsetto e reprimendo un urlo nel vedere che l’ho veramente sporcato. Fa che torni come prima, fa che torni come prima..

-Che casino.- commenta lui sporgendosi in avanti per vedere il disastro.

Già è un vero pasticcio. Sogghigno. Sono davvero una casinista.

-Già sei vestita poco, adesso sei anche bagnata.-

Ecco, sono bagnata come un pulcino, ora vai, fai ciò che è giusto fare!

-Oltretutto devi averlo strapagato quel corsetto, è un peccato.-

Si, si ho risparmiato per mesi per potermelo comprare e ora l’ho sacrificato per un semplicissimo calendario, ma ora vammi a prendere un maledetto cambio!Dani sospira e si rimette seduto comodo bevendo una sorsata di tè.

COSA??? Tutto qui? Vuoi veramente farmi credere che ho sacrificato il mio corsetto preferito (nonché unico vestito che ho da mettere) per niente? Per farti dire due o tre commenti su quanto abbia le mani di pasta frolla? Dopo che mi hai accolta a casa tua nonostante la mia figura da psicopatica, non mi offri neanche un cambio? Non te l’hanno detto ai boyscout che è doveroso nei confronti di un ospite bagnato di te offrirgli un maledettissimo cambio?!?

-Perché mi guardi così?- mi chiede lui alzando un sopracciglio.

Mi ricompongo, devo avere uno sguardo che mi rende molto simile a Jack lo Squartatore. In questo momento io mi sento come in vecchio Jack, in effetti.

-Niente, non guardavo te, pensavo a come ho ridotto il corsetto, l’unica cosa che ha da mettermi addosso.- dico a denti stretti e suggerendogli il fatto che forse vorrei qualcos’altro da mettermi addosso.

Lui sembra riflettere un attimo.

Forse se chiedevo una maglietta di ricambio a Babbo Natale l’avrei ricevuta più in fretta.

-Senti, vuoi mica un cambio?- chiede Daniel.

Ma dai, genio?!

-Oh, io non so se posso, voglio dire, mi hai già offerto il tè e tutto il resto.- dico io. Mi rendo conto, però, che sto giocando con il fuoco.

 – Non vorrai rimanere bagnata di te. Dai ti presto qualcosa, me la ridai poi, non c’è problema.-

Daniel posa la tazza e si alza in piedi. Apriti cielo! – Vado a vedere in camera mia, se vuoi altro te serviti pure.-

Finalmente Daniel sparisce nel corridoio, e io non perdo tempo. Mi alzo e vado furtivamente verso la parete su cui  appeso il calendario.

Mi tremano le mani e quasi non oso alzare lo sguardo, ma ho poco tempo, quindi devo farmi coraggio e guardare.

Ottobre. Questa parola mi fa alleggerire il cuore, è come se un peso fosse misteriosamente sparito da li sopra. Oh, bacerei quel micino che esce dalla O.

Poi abbasso lo sguardo..e per poco non svengo.

Mi aggrappo annaspando al bordo del mobile, la testa che gira, mille pensieri nella testa, come se mi trovassi in una piazza gremita di gente, e tutti stessero parlando insieme.

Riguardo l’anno sul calendario e le lacrime mi bagnano gli occhi.

1991.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


1991. Ottobre 1991.

Sono finita nel 1991. Questo significa che non ho una casa dove andare, non ho soldi ne documenti. E manca un anno alla mia nascita, quindi ufficialmente io non esisto.

Quindi è per questo che la casa di Martin era sparita, probabilmente nel 91 non era ancora stata costruita. E’ per questo che ero sola, i miei amici sono rimasti li nel 2010 dove dovrei trovarmi anche io. E’ per questo che non ho riconosciuto Daniel immediatamente, non l’avevo mai visto così giovane. Perché ora sono sicura che si tratti di lui. Sono in compagnia di Dani Filth , nell’epoca in cui lui aveva 18 anni.

Lui non era alla festa con me ieri, era a un'altra festa di un altro Martin. Incredibile.

Tremo come una foglia, non capisco come ciò sia possibile. Chi è stato, cosa è stato? Come faccio per tornare a casa?

Ho troppe domande che mi girano per la testa e nessuna risposta.

Daniel riappare in cucina e io mi fiondo a prendere la teiera e a portarla al tavolo. Mi rovescio il te facendo finta di niente, ma le mani mi tremano e devo fare attenzione a non rovesciare tutto sul tavolo.

-Tieni, ti ho preso questa.- mi dice Dani allungandomi una maglia nera con un teschio sopra. – Non ti ho dato una maglia di mia sorella, perché se sa che ho prestato qualcosa di suo a una persona che lei nemmeno conosce mi impala e mi mette in giardino come monito.-  

Io non riesco a parlare, non voglio parlare, mi tremerebbe troppo la voce.

Annuisco, questo riesco a farlo senza creare troppi sospetti. Prendo la maglia e la guardo.

-Oh, fai pure, io mi giro. – dice Daniel dandomi la schiena.

Sono lieta che si sia girato, così posso tremare in santa pace.

Ci metto un secolo per slegare i lacci del corsetto, con le dita tremanti è piuttosto difficile, ma poi riesco a liberarmi dalla sua stretta e mi infilo la maglietta di Dani.

Non mi sta proprio aderente, ma nemmeno così larga.

-Fatto. – dico.

Lui si gira e mi sorride. – Ti sta bene.- Poi gli balena sul viso un’espressione maliziosa –Col corsetto, però, eri tutta un’altra cosa.- Io avvampo. Per quanto assurda possa essere la situazione riesco a sciogliermi per un complimento, incredibile. Bhe, va anche detto che il complimento viene da Dani Filth in persona.

Ma non c’è tempo per fare la civetta con lui, ho bisogno di pensare, sono nell’archetipo della situazione di merda, devo pensare a quello che mi sta succedendo, a come mettere le cose a posto. E devo trovare Eve. E ucciderla.

-Ti ringrazio per tutto, Daniel, sei stato molto gentile con me, ma ora proprio devo andare .- dico (un po’ a malincuore, n effetti) – Ti passo a trovare, così posso ridarti questa- alludo alla maglietta. Lui annuisce.

-Va bene.- Mi accompagna alla parta, e dopo una stretta di mano mi allontano nel vialetto, fuori dal giardino. Mentre mi volto per chiudere il portoncino sbircio verso la casa e vedo che lui è ancora appoggiato allo stipite che guarda verso di me. Quando vede che mi giro, però, si affretta a rientrare chiudendosi la porta alle spalle.

Con un piccolo sorriso di soddisfazione mi avvio per quella che è la mia cittadina, quella in cui sono cresciuta (o dovrò crescere, vista la situazione?) e mi rendo conto che non è cambiata moltissimo, così riesco a orientarmi bene tra le sue vie fino ad arrivare al vecchio parco giochi in cui andavo quando ero piccola. Raggiungo una panchina e mi ci butto sopra sconsolata. Sono inesistente, la cosa negativa di non esistere è il fatto che non si ha nulla. Non ho una casa, non ho soldi, non ho vestiti. Niente, niente di niente!

Mi butto le mani in tasca e con mio grande stupore ne tiro fuori qualche sterlina. Mi viene da ridere. Non so perché, forse il nervoso. In tasca ho solo qualche spicciolo che mi serve al massimo per prendermi qualcosa da mangiare, ma non mi farà sopravvivere. Ho bisogno anche di qualcosa di più caldo che una mini e una maglietta a mezza maniche, per altro non mia. Questi soldi non sono sufficienti per tutto. Che dite, morire di fame e di freddo?

Passo gran parte della restante mattinata sola sulla panchina, riflettendo sull’accaduto. Mi ripeto mille e mille volte il mio colloquio con la zingara, cercando di scoprire cosa mi ha fatto  Mi ha letto la mano, i tarocchi, mi ha offerto un tè..ma certo il tè!

Aveva un retrogusto strano, ricordo di averlo notato, scommetto che mi aveva messo qualche diavoleria magica dentro. Suona tanto da strega cattiva delle fiabe, eppure è l’unica spiegazione che riesco a darmi.

Scatto praticamente in piedi per via della rivelazione. Voglio strozzarla! Avessi ascoltato i miei quando mi dicevano di non accettare doni dagli sconosciuti! Non è una palla, io ho accettato un po’ di te e ora guarda dove mi ritrovo!

La rabbia mi avvolge e scende a fiotti dai miei occhi. Peccato che la cara Eve non si sia curata di spedirmi nel passato con qualche vestito e soldo in più. E una Porsche, magari.

Ora che ho capito per quale motivo mi trovo qui non riesco a starmene ferma, devo trovarla.

Bazzico per e vie della cittadina sperando di trovare la zingara dietro qualche angolo, ma come ben si può immaginare non trovo nessuno. Le mie ricerche sono interrotte da un insistente brontolio allo stomaco che mi  obbliga a rifugiarmi in un bar e dire così addio ai miei quattro spiccioli per potermi riempire la pancia. E addio soldini. Ora morirò d freddo e di fame.

Rimango nel bar fino a quando, a serata inoltrata il proprietario mi sbatte poco elegantemente fuori e io mi trovo nuovamente al freddo, vestita come una scema.

Il pezzo di gamba che non è coperto né dagli anfibi né dalla fine stoffa della gonna è praticamente anestetizzato e lo stesso vale per le mie braccia.

Decido che non ho intenzione di dormire su una panchina come una barbona, ma che andrò invece a cercare rifugio in qualche fienile in campagna. Ricordo che il mio bisnonno aveva una sorta di fattoria e più o meno mi ricordo la strada per arrivarci. Mi incammino, se non altro a muovermi mi scaldo un po’.

Non so per quanto tempo vago per la campagna, ogni tanto la monotonia della mia marcia è interrotta da qualche cane slegato che pensa bene di corrermi dietro, facendomi rischiare l’infarto ogni volta.

Gli alberi in autunno nel buio della notte, illuminati dalla debole luce lunare hanno un aspetto terrificante, sembrano mani pronte ad afferrarmi da un momento all’altro.

Un movimento dietro di me. Mi volto di scatto, ma non c’è niente. Christine, la tua immaginazione non ha limiti. Mi volto e continuo a camminare.

Crak!

Mi volto di scatto di nuovo, ma non c’è nulla. Eppure lo stento. Un respiro, un altro respiro. Ma non normale, un respiro nella mia testa. Non so cosa sia, ma di sicuro non è un altro cane.

Mi volto è continuo a camminare, fischietto per tenere la mente occupata e non pensare ai passi dietro di me, leggeri, surreali. Brividi gelidi corrono lungo la mia schiena, e non hanno niente a che fare con il freddo.

I passi si fanno più pesanti.

-Per due soldi un topolino mio padre comprò. Alla fiera dell’est, per due soldi un topolino mio padre comprò.- canticchio, come ho sempre fatto da quando ero piccola, quella benedetta canzoncina. Mi rilassa, o meglio mi ha sempre rilassato, cantare canzoncine da bimbi quando ho paura, ma questa volta non sembra funzionare.

-E venne il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò..- la voce mi trema, non riesco a tranquillizzarmi, i passi dietro di me non sono ignorabili.

-A-alla f-f-fiera dell’est..- non riesco a finire il verso. La voce mi muore in gola. Non sento più niente dietro di me. O per lo meno non sento più i passi. Il respiro, quello è molto vicino, troppo vicino.

Trattengo il fiato. I battiti del mio cuore accelera. Tamburi nella notte.

Una voce dentro di me mi parla. Corri. E io corro, corro veloce, più che posso, col fiatone, ansimando. La Cosa è dietro di me , la sento correre. Zoccoli. Sono finita, se ha un cavallo mi raggiungerà, mi prenderà. La milza mi brucia, sento che la velocità della mia corsa diminuisce e io non posso farci niente. Fine.

O forse no, eccola! La casa del mio bisnonno! Giro a destra improvvisamente e la Cosa dietro di me rimane spiazzata, così io la stacco di un po’. Mi getto sulla rete che contorna la proprietà del nonno e mi arrampico più velocemente che posso. Una volta in cima mi butto. Atterro di faccia sull’erba. Devo essermi graffiata, ma non mi importa.

Mi volto, per vedere se la Cosa mi segue, ma non vedo nulla. Nessun cavallo, nessuno zoccolo. Niente di niente.

Mi butto sull’erba coricata. E’ finita non c’è più niente da cui devo scappare.

Un cane sbuca fuori dal nulla e mi abbaia minacciosamente, mi mostra i denti e azzanna l’aria. Faccio un balzo all’indietro soffocando un grido. Il cane tenta di venirmi addosso, ma è legato, quindi per quanto possa essere minaccioso, rimane innocuo. A questa distanza. Se non può mordermi, può però svegliare il padrone, con tutti quei dannati versi. Prima di ritrovarmi a dover spiegare al mio bisnonno perché mi trovo a casa sua nel bel mezzo della notte, corro attraverso il cortile, sperando che la nottata non mi riservi altre sorprese,e mi arrampico sulla scala a pioli che conduce sul fienile.

Ah! Pace. Solo qualche gallina qui e la, un po’ indispettita dalla mia presenza ma niente di preoccupante.

Sono terribilmente stanca, voglio dormire e dimenticarmi di tutto. Mi copro di fieno per stare al caldo e ascolto i rumori della notte. No, niente cavalli misteriosi.

Il cane viene sgridato dal padrone e si zittisce, così io posso finalmente dormire.

 

 --------

Eccomi qui con un nuovo capitolo. Siccome la storia non sta avendo molto successo vorrei che mi scriveste una recensione, anche negativa (badate bene ho detto negativa non offensiva) per capire cosa non va.

Grazie

 Selene

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che la storia vi stia piacendo :

 

 

-TOBY!!!!-

Mi sveglio di soprassalto, con un urlo strozzato e un gallina in testa. – Chi..cosa?!- mi guardo intorno disorientata. Poi mi ricordo di tutto e ricado sul fieno. Allontano la gallina con un piede e lei se ne va con un ‘co-o’ che credo sia un insulto nella lingua dei polli.

 Sentendo del trambusto in cortile striscio verso l’apertura che da su di esso e vedo mio nonno che corre dietro al cane che tiene in bocca una coperta. A giudicare dagli urli di mio nonno, non credo che dovrebbe farlo. Mi si riempiono gli occhi di lacrime alla sua vista (morì quando avevo 5 anni, ed era stato un bravo bisnonno a quanto ricordo) ma non posso scendere e salutarlo. Devo approfittare della sua distrazione (e di quella del cane) per scappare di qui.

Mi avvicino a una finestra dalla parte opposta del fienile :un bel saltino, ma se mi calo con una corda è perfetto, da sulla strada fuori dalla proprietà del nonno. Vago alla ricerca di qualcosa con cui calarmi e una volta trovato mi calo velocemente a terra.

Tiro un sospiro di sollievo, finalmente me ne va una dritta.

Torno in paese. Devo trovare Daniel, non conosco nessuno qui a parte lui. Riuscirò a fargli pena, così che decida di aiutarmi, perché da sola non resisterò a lungo. E non ho intenzione di passare altre serate come quelle di ieri. Scuoto la testa allontanando il ricordo della fuga avvenuta alcune ora fa. Daniel, devo trovare Daniel. Il problema di cosa dirgli è secondario.

Una volta giunta in paese prendo la strada che porta a casa sua. Farò finta che si tratti di una coincidenza, quando invece sarà tutto studiato nei minimi dettagli..

-Christine!- qualcuno mi chiama. Mi volto e vedo che è lui. Battuta sul tempo. Grazie Fato, una figuraccia in meno.

Felice di vederlo agito il braccio nella sua direzione e lui si avvicina. – Ciao Daniel.- gli dico quando mi raggiunge. Non si avvicina di molto e noto che sta fissando i miei vestiti e capelli. Tolgo dalla mia testa quella che ha tutta l’aria di una piuma di gallina. Come non detto, Fato.

-Ciao..tu..hai fatto a botte con un’oca?- mi chiede lui, alludendo al mio stato. Mi sento avvampare. – E già..- dico sarcastica. Lui si avvicina un po’ e sembra annusarmi. –E,Christine, tu puzzi!- aggiunge facendo una smorfia.

-Grazie Dani, anch’io ti trovo bene.- gli rispondo sarcastica.

-No, non intendevo offenderti,  solo che..sembra che hai dormito in un pollaio!- precisa lui.

Fienile, prego, e non erano polli, erano galline.

-Christine, ti è successo qualcosa?-mi chiede preoccupato.

Vai, Christine, fai valere 5 anni di teatro alle elementari.

-Daniel, tu sei stato molto gentile nei miei confronti, oggi a parte..- recito – ma io devo dirti qualcosa sul mio conto che tu non puoi neanche immaginare. Vedi, io..sono scappata di casa.- Lui spalanca gli occhi e sta per dire qualcosa, ma io lo blocco e in un perfetto stile melodrammatico racconto la mia triste storia. –Mia madre mi ha avuta quando era ancora molto giovane e quando avevo tre anni se n’è andata di casa. Ho vissuto quindi con mio padre, che non ha contatti con me, se non quando mi picchia.-

Dani mi guarda sorpreso e io preciso – Con la cinghia.-

-Mi dispiace..- comincia lui, ma io oramai sono partita e non mi ferma più nessuno. – Non ce l’ho più fatta, ho preparato una sacca e me ne sono andata via. E no! Non tornerò.- concludo amaramente.

Daniel è sconvolto – la polizia ti starà cercando Christine!- esclama allarmato.

-Pua! La polizia! Mio padre mi ha sempre detto che mi trovava solo d’intralcio, non credo che si sia scomodato a chiamare la polizia. Lui non sente la mia mancanza, e io non sento la sua.-

Daniel mi fissa senza parole. Ci crede! Ci crede! –Io..non so davvero cosa dire è terribile!-

-E puzzo- preciso un po’ indispettita – perché ho dovuto dormire in un fienile pieno d galline per non morire di freddo.-  

-Non immaginavo certo che ci fosse dietro tutto questo gran casino!- si giustifica. Per un attimo sembra riflettere, poi si riscuote come se avesse avuto una rivelazione. – E cosa ci facevi alla festa di Martin?-

Merda. La maledetta festa!

-Mi sono imbucata.- spiego – Volevo stare  un po’ al caldo, mangiare qualcosa, magari. La situazione mi è sfuggita un po’ di mano, e qualcuno ha pensato bene di portarmi nel prato dove mi hai trovata mentre dormivo.- Dovrei fare teatro d’improvvisazione.

Lui annuisce – e come mai sei scappata con solo una gonna e un corsetto?- Senti, gioia,ora non esageriamo, ok? – Voglio dire, sapevi che sarebbe arrivato il freddo.-

-Infatti- mi intrometto – avevo un cambio nella borsa, solo che me l’hanno rubata prima che arrivassi alla festa.-

Daniel alza un sopracciglio. Non sembra crederci molto.-Rubata?-

-Rubata!.- Lui sembra titubante, poi evidentemente decide di crederci. –Ora sono sola, senza soldi ne cibo, senza abiti da indossare o un posto in cui dormire.- sospiro sconsolata. – Guardami, sono ridotta a dormire con le galline per stare al caldo. Ma questo dubito che basterà a scaldarmi nelle lunghe notti invernali. Una sera mi addormenterò..e non mi sveglierò più..c’est la vie.-

Amen. Daniel sembra impietosito dal mio monologo. Mi mette una mano sulla spalla. – Non preoccuparti, ti farai una nuova vita.-

Scuoto la testa con fare drammatico – Non credo, chi mi aiuterà mai? Senti puzzo già ora!- mi avvicino per fargli sentire la mia essenza ma lui si ritrae. Poi mi sorride.

-Ti aiuterò io.-

Faccio un grosso sorriso e ciò che credo più adeguato  : lo abbraccio stretto ringraziandolo. Lui ricambia l’abbraccio.

Si stacca un po’ per guardarmi. – A una condizione però- precisa – Ti farai una doccia.-

*

E’ un bel po’ che il pullman va avanti, quando diavolo arriviamo?

Dani mi ha convinta ad andare a trovare un paio di suoi amici nel paese vicino, che condividono un’ appartamento. Li, dice, potrò lavarmi e mettermi qualcosa addosso di decente.

-Li hai avvertiti che stiamo arrivando, vero?- gli chiedo. Il pullman fa uno scossone e io mi appendo per non cadere. Si crea il vuoto intorno a me. Si, mi devo lavare.

-E come?- mi chiede lui – Non sono passato da casa.-

Idiota. Il cellulare agli inizi degli anni Novanta non erano ancora così diffusi. E in questo periodo Dani è ancora Daniel, un ragazzo normalissimo, quindi perché dovrebbe possedere un cellulare?

Finalmente il pullman si ferma e Daniel mi dice di scendere. Camminiamo in silenzio fino ad arrivare a un condominio. Lui suona il citofono.

-Ciao Paul, sono Dan, sono con un’amica, ci fai salire?-

La voce metallica nel citofono risponde allarmata –Dan, c’è Toni qui..- la voce del ragazzo si abbassa –Eravate rimasti che vi vedevate qui, con noi.-

-Oh, merda!- esclama Dani. Poi mi guarda. – Non importa, la mia amica ha bisogno. Con lei ci parlerò.-

Toni. La sua futura moglie è li. Quindi già si vedono. Sento una strana morsa allo stomaco, quasi gelosia. Non capisco perché. O non lo voglio capire.

Il cancelletto si apre e noi saliamo. – Chi è Toni?- chiedo, sperando di non sembrare troppo acida.

-E’ una con cui sono uscito un po’ di volte.- mi risponde lui vago.

-Ah, la tua ragazza.- indago. L’argomento ‘Toni’ mi mette addosso un nervosismo inaudito.

-No, no non è la mia ragazza!- dice lui e misteriosamente la morsa allo stomaco allenta la sua presa. – Siamo solo usciti un po’ di volte. Niente di serio.- mi guarda con quei bellissimi occhi azzurri. La morsa si allenta ancora.

Nooo. Christine non azzardarti a farti piacere lui, è fuori questione, non appartiene neanche al tuo tempo. Devi focalizzare l’obbiettivo : tornare da dove sei venuta.

Dani entra nell’appartamento salutando tutti, e io lo seguo. Mi vergogno tanto di presentarmi agli originari Cradle of Filth puzzando di gallina.

Ci viene in contro un ragazzo. –Ehi, Paul, questa è Christine, era alla festa di Martin, ricordi.-

-..Si..- mente Paul. Non può avermi vista, perché io non c’ero. – Piacere. -

Gli stringo la mano e sorrido.

-Lei..bhe è un po’ complicata come cosa, ma dovrebbe fare una doccia e mettersi qualcosa addosso di pulito. Può vero?- chiede Daniel.

Paul dice di si, e Daniel mi mette le mani sui fianchi e si avvicina per darmi una leggera spinta verso la sala da bagno.

Una ragazza bionda spunta davanti a noi proprio mentre le sue mani sono sui miei fianchi e lui è pericolosamente vicino. E ovviamente fraintende. A giudicare dallo sguardo assassino, deve trattarsi di Toni.

Mi scruta con quanto più odio si possa guardare una persona e mi incenerisce sul posto.

Daniel mi lascia velocemente e si allontana da me.

-Ciao Toni! Lei è Christine.-

Allunga la mano e me la stringe un po’ più forte del dovuto. Tento di farle un sorriso sincero. Non ho nessuna intenzione di fregarle il ragazzo, per quanto, lo devo ammettere, la cosa mi attiri.

-Piacere. – mi dice, ma non è per niente convincente. –E dove hai conosciuto Dani?- sottolinea il diminutivo come per dirmi ‘tho, guarda IO posso usarlo’.

-Dani -  sottolineo per farle vedere che anche io posso usare quel nome – l’ho conosciuto…- in un bosco perché gli sono saltata addosso come un perfetto felino..o una perfetta deficiente. -..alla festa di Martin.-

Tanto oramai, palla per palla..

Lei guarda Daniel di storto  –Aaah, ecco cosa hai fatto tutta la sera. – gli dice acidamente. Dio mio, che permalosa!

-Su, Toni, non cominciare.- le risponde Daniel.

-Io non comincio proprio nulla.- dice lei con un tono stizzito –perché dovrei? Mi hai solo fatta venire fino a qui da sola e poi compari con questa qui.- mi indica con un cenno del capo, e io mi sento offesa. – La cosa più divertente è che hai aspettato secoli per presentarmi ai tuoi amici..voi due vi conoscete da quanto? Due giorni?-

Oh, mi sento una merda.

Toni prende una giacchetta di pelle e se la mette addosso, dopo di che si avvicina alla porta e la apre. – Mi dispiace andarmene ora, ma mi sono appena ricordata che ho delle cose da fare, per la scuola. Divertitevi ragazzi..Christine.- mi saluta pronunciando il mio nome come se fosse una parolaccia e chiude la porta dietro le sue spalle. I suoi tacchi risuonano sulle scale mentre le scende.

-Ragazzi, torno subito..-dice Dani e le corre dietro.

Sento un improvvisa stretta allo stomaco che mi convinco a non chiamare ‘gelosia’.

Paul, che a quanto mi ricordo è Paul Ryan, che sarà il chitarrista dei Cradle of Filth, mi fa vedere dov’è il bagno.

Mi chiudo la porta dietro di me e mi spoglio dei vestiti lerci. L’acqua della doccia è come una benedizione, mi scalda, mi fa sentire bene. Cado un uno stato praticamente catatonico e nemmeno mi accorgo che qualcuno entra per dirmi che mi mette dei vestiti puliti sulla lavatrice, quindi rimango piacevolmente sorpresa quando li trovo belli caldi e piegati.

Li esamino : un paio di pantaloni verde militare abbastanza larghi da uomo, una t-shirt di una band che non conosco e una felpa. Credo che siano vestiti dei ragazzi. I pantaloni penso siano di Dani perché mi stanno giusti e non ho bisogno di fare il risvolto al fondo, la t-shirt e la felpa in compenso sono un po’ più grandi, ma vanno benissimo. Quello che non mi spiego solo le mutandine di pizzo e il reggiseno. Non credo che nessuno di loro li porti..spero. Comunque indosso e non mi lamento.

Quando ho finito e ripulito tutto torno dai ragazzi.

-Le mutandine sono di Benjamin!- mi dice uno dei ragazzi appena entro nella stanza.

-Piantala Darren!- sbotta Benjamin e lancia qualcosa a quello che credo sia l’originario batterista dei Cradle of Filth. –Sono della mia ragazza.- precisa diretto a me, come se avessi creduto veramente che fossero suoi. Bha, ragazzi!

Ringrazio e mi siedo sul divano vicino a Dani. E’ silenzioso, come se fosse combattuto. –Si è arrabbiata molto?- gli chiedo, più per gentilezza che per altro. Lui si stringe nelle spalle. Ok, non parliamone.

-Presentazioni- dice, per cambiare discorso – Allora Darren, Paul l’hai già conosciuto, poi quello è Benjamin, il fratello di Paul, e poi c’è Jon.- saluto tutti, pensando a come sono diversi nella realtà, senza i pixel sgranati delle fotografie su internet (perché le foto vecchie su internet devono essere minuscole??).

-E di chi è l’appartamento?- chiedo.

Benjamin alza la mano – Mio e di mio fratello, ma tanto abbiamo sempre questi clandestini in casa, quindi..- dice rivolto agli altri.

Passiamo la giornata insieme, e mangiamo anche pranzo insieme, voglio dire.. cibo. L’ultima volta che ho toccato qualcosa di decente (tolto il croissant di ieri al bar) è stato a cena, prima della famosa festa di Martin.

Mi trovo bene con i ragazzi, mi fanno sentire molto a mio agio, anche quando devo spiegare il perché delle mie condizioni di sta mattina e il perché della doccia a casa loro. Benché sia un argomento spinoso, di cui tralascio i dettagli (non vorrei mai confonderli da una volta all’altra), loro la prendono bene e Paul mi offre di rimanere da loro, se non ho un altro posto dove andare.

Io guardo Daniel (nel mio intimo speravo di rimanere con lui, ma come posso pretenderlo?) che mi sorride, quindi accetto.

La conversazione vira poi sul fatto che loro hanno una band (ma va?) e si chiamano The Lemon Grove Kids. Per poco non mi frego e dico ‘Cradle of Filth’, ma mi blocco abbastanza velocemente da non creare casini.

Dopo pranzo, un po’ abbioccati dal pranzo, un po’ dal narghilè comparso misteriosamente dalla borsa di Jon, c’è chi sonnecchia davanti alla tv guardando un film stupido per tele e una bottiglia di birra in mano e chi è uscito sul balcone per fumare una sigaretta. Daniel è tra quelli. E ovviamente esco anche io.

Nel momento esatto in cui poso il piede fuori, sul balcone, Jon finisce la sua sigaretta e la getta via con un semplice gesto delle dita. Rimaniamo io e Daniel soli soletti. Mi sorride e scuote il pacchetto di Camel – Sigaretta?- Io normalmente non fumo, ma devo giustificare in qualche modo la mia presenza sul balcone quindi ne prendo uno e lascio che lui me l’accenda. Il fumo mi invade i polmoni e mi brucia e io trattengo un colpo di tosse. Espiro velocemente.

 

-Grazie di tutto, Dani.- gli dico con voce strozzata esalando gli ultimi resti di fumo. Lui mi sorride – Figurati.-

-E mi dispiace tanto per Toni. - aggiungo imbarazzata – Se l’è presa parecchio.-

-Già- risponde lui – E’ convinta che l’abbia cornificata con te alla festa di Martin, non preoccuparti, le passerà.-

Per qualche strana ragione questo non mi fa sentire per niente meglio, anzi. – Per il momento però non mi vuole vedere, è arrabbiatissima..chi le capisce le ragazze!- aggiunge sorridendo. Non appare per nulla turbato e la mia immaginazione perversa si fa strane idee..che non sia turbato perché magari gli piace un’altra? Che magari quest’altra ragazza si trovi a pochi centimetri da lui e che si stia soffocando un’altra volta con il fumo della sigaretta?

Smettila Christine, la tua priorità è trovare un modo per andartene di qui, non tentare di accalappiare Dani.

Dani tira dalla sua sigaretta e guarda con sguardo sognante oltre le case del paese. Chissà a cosa sta pensando. Che occhi..hanno lo stesso colore del cielo. I battiti del mio cuore aumentano pericolosamente. La ringhiera, guarda la ringhiera..però che bel viso, non ci trovo un difetto..la ringhiera, maledizione! Applicati, focalizzala!.. Guarda la sua mano, è vicina, se solo spostassi un po’ la mia potrei sfiorargliela..

-Devo andare.- mi dice Daniel interrompendo il mio attacco di innamoramento. Grazie a Dio. Annuisco, anche se preferirei che rimanesse. Butta la sigaretta e mi sorride. –Domani dopo la scuola ti passo a trovare, ok?-

Gli rispondo che va bene..ma che premuroso che è nei miei confronti, che dolce..grrrr mi odio!

Guarda un attimo dentro i suoi amici appollaiati sul divano poi torna a me e si sporge, posandomi un bacio sulla guancia che fa fare un po’ di capriole al mio stomaco. Rimango immobile se non per il fatto di ricambiare il bacio sulla sua guancia. –Allora, ciao-

Con la stessa naturalezza con cui mi è avvicinato si allontana e se ne va.

Il resto della giornata passa velocemente e io mi sento leggerissima. Non penso al cavallo di ieri notte, non penso a Eve, non penso a niente. Solo mi formicola il punto esatto in cui le sue labbra hanno toccato la mia pelle.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


ecco il nuovo capitolo, di passaggio più che altro, comunque buona lettura e grazie a coloro che leggono questa storia, pur rimanendo in silenzio

 

 

Sento il suo profumo vicino, non ho bisogno di girarmi per capire che si tratta di lui. Sento che si avvicina a me, sento il suo corpo appoggiato al mio, le sue braccia che mi avvolgono, la sua testa appoggiata alla mia schiena. Faccio per dire qualcosa, ma mi zittisce posandomi una mano sulle labbra. Mi fa voltare e lo vedo, mi vedo riflessa nei suoi occhi, mi guarda con desiderio e dolcezza insieme. Il mio cuore aumenta i suoi battiti mente avvicina il suo viso al mio, sento il suo fiato sulla pelle. Accosta le labbra alle mie, mi bacia prima dolcemente, poi con più passione. Rispondo al bacio avidamente, è tutto perfetto, dal profumo nell’aria al movimento delle nostre labbra insieme. Lo abbraccio, lo stringo a me, gli metto le mani tra i capelli, e lui mi stringe a sua volta, vengo avvolta dalle sue braccia e io suo profumo. Non riesco più a pensare, tutto succede in fretta. Mi ritrovo coricata su qualcosa, non so cosa e non mi importa, lui sopra di me che traffica con i bottoni della mia camicetta e sussurra il mio nome.

-Christine – nessuno ha mai pronunciato il mio nome in quel modo, è come se fosse la prima volta che lo sento suonare.

-Christine..- lo bacio ancora.

-Christine?-

Il tono è cambiato, sembra più una domanda che altro.

-Christine!-

Daniel sparisce e con lui il resto del sogno. Mi ritrovo sul divano di Benjamin e Paul, il primo che mi chiama scuotendomi leggermente. Potrei ucciderlo.

-Sei sveglia?-

Si, contento??

-Io e Paul andiamo a scuola, ti abbiamo lasciato qualcosa per la colazione sul tavolo.-

Ecco, se me l’hai lasciato sul tavolo l’avrei visto, che bisogno c’era di svegliarmi?

-Ciao, dormi tu che puoi.-

Va’ a cagare.

I due fratelli escono di casa e chiudono la porta a chiave dietro di loro. Io mi tento di riaddormentare, e lentamente scivolo nel sonno, ma non c’è nessun Daniel ad aspettarmi, solo un enorme bruco che vuole vendermi delle scarpe.

 

*

 

Mi risveglio quando il sole è oramai alto nel cielo, credo sia verso mezzogiorno.  Finalmente mi sento riposata e pronta per la nuova giornata.

Mi alzo dal divano e scosto la coperta. Benjamin e Paul mi hanno schiaffata sul divanoletto e io gli sono molto grata. Ho intenzione di pagare l’affitto con loro quindi oggi ho un sacco di cose da fare : devo trovare un lavoro ( devo pur guadagnarmi qualcosa, non posso andare avanti a indossare le mutande di fidanzate altrui) e devo capire come fare per tornare indietro.

Mentre mangio un biscotto inzuppato nel latte ragiono : non saprei neanche da dove iniziare dovendo fare tutto da sola, quindi la priorità è quella di scovare Eve, sempre che si trovi qui in questo Stato al momento. Altrimenti non so proprio come fare.

La questione numero 2 è il lavoro. Non ho una straccio di documento con me, quindi non credo che potrò presentarmi nel primo ufficio che trovo con un sorriso stampato sulla bocca che dice ‘Buongiorno, vi interessa assumere una persona senza curriculum né una qualche certificazione dietro? O, già dimenticavo, tecnicamente non esisto’.

Leggo un giornale alla ricerca di qualche offerta poco vistosa e trovo inserviente McDonald e simili e ragazza immagine in una discoteca in città. Scelgo il McDonald, non sono il tipo da discoteca.

Passo la giornata  tra un’offerta di lavoro all’altra. Al McDonald mi hanno silurata dopo che ho detto che non avevo con me un documento.

Quando ho oramai perso le speranze e sono convinta che non troverò mai niente, mi accingo a entrare in una lavanderia gestita da cinesi. Qui non solo non ho un documento, mi mancano anche gli occhi a mandorla.

La signora Chang, proprietaria della lavanderia, mi accoglie con sguardo incerto.

-Lei è la signorina..?-

-Fog. Christine Fog.- gli rispondo.

-E viene da..?-

-Ipswich- rispondo ancora, meno convinta che mai. Anche se avessi detto Hon Kong tanto non mi avrebbe creduto, meglio essere più realisti.

Lei fa per aprire la bocca ma io la precedo e ammetto che non ho un documento, perché avevo tutto in una borsa che mi è stata rubata mentre venivo alla lavanderia.

Per qualche strano miracolo mi dice non è un problema.

Il colloquio dura alcuni minuti, ma io non nutro molte speranze nel riuscire ad avere questo lavoro, dal momento che ha quanto ho visto fino ad ora, tutti quelli che lavorano qui sono cinesi.

-Lei non è esattamente il tipo di persona che stavamo cercando, miss Fog.- mi dice Chang togliendosi gli occhiali da vista e pulendoli. –In oltre lei non è in possesso di alcun documento ne certificazione.-

Oh, insomma che certificazione ci vuole per stirare due magliette?

-Signora Chang io ho assolutamente bisogno di questo lavoro.- le dico cercando di impietosirla.

Lei nemmeno mi ascolta e prosegue – Tuttavia, per quello che abbiamo parlato oggi, mi è sembrata una persona affidabile.-

Ti prego, mi farò gli occhi a mandorla e me li assicurerò con del nastro adesivo, se serve. –Quindi voglio darle una possibilità, miss Fog, lei è assunta.-

Non capisco subito quello che mi ha detto. Mi ha assunta? Io? Qualcuno mi ha finalmente presa? Evvai!

Mi contengo per non abbracciare la signora Chang, ringrazio e mi dice posso cominciare domani. Mi fa sapere velocemente gli orari, poi mi saluta e io torno a casa, con il sorriso sulle labbra.

Lo stipendio non è molto, ma sarò aiutata dai miei nuovi amici, e poi se avrò bisogno potrò sempre fare anche un altro lavoro.

Quando arrivo a casa Ben e Paul sono già arrivati.

-Ciao ragazzi! Vi ho lasciato un bigliettino sul tavolo, avete visto?- li saluto entrando in cucina, dove loro stanno diligentemente facendo i compiti.

-Si, novità?- mi chiede Paul tracciando una riga seguendo il righello.

-Si!- rispondo entusiasta – Mi hanno presa alla lavanderia, quella dei cinesi!-

I due alzano gli occhi – E come diavolo hai fatto a convincerli che eri cinese?-

Ridiamo di gusto.

-A già- dice Benjamin a un tratto – Mentre eri fuori è passato Dani, voleva vedere come te la passavi.-

Cazzo Dani! Me ne sono dimenticata, ero così presa dal trovare un lavoro che mi sono dimenticata di lui. Si sarà offeso? Sarà arrabbiato con me? Non mi bacerà mai più sulla guancia per questo? O, peggio ancora, non mi bacerà mai più, punto?

-Gli abbiamo detto che stavi cercando qualcosa da fare, ed era molto contento di questo, ha chiesto se potevi richiamarlo quando arrivavi, per dirgli se avevi trovato qualcosa.-

Compone un numero su un cordless e poi me lo passa che già sta suonando. Io vado in sala, il cuore che mi batte a mille mentre il telefono squilla a vuoto. Oggi sono stata troppo  impegnata per pensare a lui, il che è un bene, ma ora tutti i minuti in cui non l’ho considerato mi si riversano addosso come un’onda.

Tu-tu tu-tu.

Mi batte il cuore all’impazzata, mi sento una tredicenne, cavolo!

Tu-tu, tu-tu.

Ok, se non risponde metto giù. (ti prego rispondi, rispondi, rispondi..)

Tu-tu, tu-tu.

E se è con Toni? La gelosia mi assale, e stringo il telefono come se fosse il collo di quella ragazza e io la stessi strozzando.

-Pronto?- una voce femminile risponde, e per poco non mi viene un infarto. E’ lei, eccola, ma tu non  eri arrabbiata con lui?

-S-si. Sono Christine, c’è Daniel per caso?- chiudo gli occhi aspettandomi una serie di insulti da parte sua e avrebbe anche ragione. Già ha dei sospetti, io ancora lo chiamo..certo che sono sfortunata, però!

-Daniel? O si, te lo chiamo..DAAAAAAAN!!!- la voce dall’altra parte del telefono è rilassatissima, e urla il nome del ragazzo in un modo del tutto giocoso. Non c’è traccia di rabbia nella sua voce. All’immagine apocalittica di Toni con Dani si aggiunge il particolare di lui che la fa ragionare dicendole che non gli importa nulla di me. Li vedo mentre si baciano e si abbracciano facendo la pace. Magari lui le ha anche detto che la ama..

-Pronto, Christine?- la voce di Daniel mi riporta alla realtà, e io, ancora irritata dalla mia idea di come sono andate le cose gli rispondo con un acidissimo ‘Ciao’, come se fosse stato lui a chiamarmi e mi avesse interrotto nel bel mezzo di una qualche operazione delicata e che per colpa della sua chiamata ora il lavoro fosse tutto da rifare. Rende l’idea?

Lui rimane per un po’ zitto, poi mi risponde con un altro ciao. Mi ricompongo, reprimendo il nervoso.

-Hai fatto pace con Toni, mi pare.-dico, e la frase sembra più un’accusa che una considerazione.

-Toni? Ma va, ho provato a parlarle oggi a scuola ma non mi ha neanche considerato. Che vada a cagare.-

Cosa, cosa , cosa, cosa??? Non era Toni quella di prima? L’immagine di Toni e Daniel avvinghiati sparisce con un ‘puf’ dalla mia mente.

-E scusa, chi era quella di prima?- indago. Magari è un’altra rivale..grrrrrr.

-Era Amanda, mia sorella.-

Oh, il mondo è un posto meraviglioso! Mi rassereno e mi rilasso. Niente rivali all’orizzonte, per quanto ne so io.

-Ero passato, ma non ti ho trovata.- mi dice lui e nella mia mente contorta vedo lui che si dispera di fronte alla mia assenza. Improvvisamente mi ritorna in mente il sogno e arrossisco violentemente, sono grata che lui non sia qui a vederlo.

-Scusami- la voce mi esce un po’ zuccherata, ma fa lo stesso –Stavo cercando un lavoro..e indovina un po’? L’ho trovato!-

-Christine, è fantastico davvero! E dove lavori?- mi chiede lui felice.

-Alla lavanderia dei cinesi!- gli rispondo orgogliosamente.

-Scusa..e come hai fatto a passarti per cinese?- Dani si fa serio. Uffa ma perché tutti credano che mi sia fatta passare per una cinese? Sembro un’irlandese, piuttosto.

-In realtà sono mezza cinese- gli dico scherzando, ma lui non ci casca.

Mi sento leggera e tranquilla mentre parlo con lui, e sono immensamente grata che non esista un modo per scoprire cosa ha sognato una persona se non chiedendoglielo. E io non ammetterò mai cosa ho sognato.

-Oggi ero passato, a parte che per venire a vedere come te la passavi, anche per chiederti una cosa.- mi dice Daniel.

Si, lo voglio! Ma non ho mai fatto la comunione, dovremo sposarci in municipio, per te va bene?

-Un mio compagno di classe fa il compleanno venerdì sera, ha affittato un locale. Mi chiedevo se volevi venire anche tu.-

Farfalle nello stomaco, placatevi! Nuvoletta su cui sono seduta, fammi scendere! Daniel mi ha appena chiesto di uscire? Ok, non è un vero appuntamento, ma vuole che io vada con lui? Se è un altro sogno non svegliatemi!

-Si, sarebbe divertente!- accetto di buon gusto.

-Va bene, allora ci vediamo venerdì, magari passo ancora a trovarti prima, sempre che tu non lavori.-

-Ti faccio sapere quando posso.- gli rispondo.

-Altrimenti ti passo a prendere li venerdì alle otto.-

-Allora a venerdì!-

Chiudo la telefonata e mi sento felice come una pasqua. Daniel vuole che vada alla festa con lui!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


ECCOMI NUOVAMENTE CON LA MIA FF, SPERO VI PIACCIA! BUONA LETTURA!

 

 

La settimana passa fin troppo lenta per i miei gusti, sembra che le mie priorità siano cambiate, e passo sempre meno tempo a cercare un modo per tornare indietro. Quando mi sento in colpa per questo mi limito a pensare che è perché le mie ricerche non stanno danno i loro frutti, quindi sto perdendo motivazione. E poi qui non sto così male. Paradossalmente mi sento meglio di quando ero a casa, benché comunque i miei genitori e i miei amici mi manchino. Ma in un certo senso credo che se io mi trovo qui, se Eve ha deciso di farmi venire qui, ci sarà un motivo. Insomma, lei era una maga,o qualcosa di simile, evidentemente c’è una motivazione valida per tutto questo.

Sarà, ma non credo che la motivazione sia quella di stirare camice altrui a vita. Senza contare che questo lavoro mi lascia un sacco di tempo per stare chiusa nei miei pensieri (anche perché il resto dei miei colleghi parla in cinese) e da qualche giorno a questa parte dire ‘i miei pensieri’ significa dire ‘Daniel’. Lo penso in continuo e mi odio sempre meno per questo. Ho deciso che se mi viene in mente qualche volta o se ho un po’ di batticuore se mi è vicino non è certo la fine del mondo.

E’ venerdì pomeriggio è sono le sei di sera. E’ dalle nove di questa mattina che traffico tra magliette, maglioni e quant’altro. Prendo l’ennesimo vestitino (verde ramarro, semplicemente vomitevole) e comincio a stirarlo. Vestitino. In tema di priorità capovolte devo ammettere che non ho pensato molto a Eve perché la mia mente era ossessionata dal fatto che non avevo uno straccio di vestito da mettermi per la festa. Per fortuna ha risolto il mio problema è stato prontamente risolto da Katy, la ragazza di Paul, le cui mutande sto indossando ora. E’ una ragazza estremamente carina e disponibile. Goth convinta, sbava come un alano davanti a un salsicciotto caldo fumante ogni volta che si pronunci in un discorso la parola ‘corsetto.’ Deve anche essere una maniaca dello shopping compulsivo, dal momento che ha una quantità mostruosa di corsetti, vestiti, stringi vita e chi più ne ha più ne metta. Posso dire questo con certezza perché, quando ho menzionato in un discorso che avevo problemi a trovare cosa indossare, le si sono illuminati gli occhi e, in un’affermazione tra la promessa e la minaccia, mi ha detto ‘Ti aiuterò io’.

Infatti il giorno dopo si è ripresentata con un trolley che ho scoperto contenere tre quarti del suo armadio, con vestiti e gonne goth semplicemente fantastici. Devo ammettere che mi sono fatta trasportare dal provare questo abbinato a quell’altro e quel pomeriggio sono arrivata con mezzora di ritardo a lavoro. Comunque ciò che importa è che ora so cosa mettere, e il vestito di velluto fatto a corpetto di Katy è al sicuro a casa ad aspettarmi.

Guardo l’orologio appeso alla parete : 3…2…1…Fine! Finisco velocemente l’ultimo pezzo di vestito e  poi mi affretto a uscire.

Quando finalmente metto piede in casa di Paul e Benjamin sono le sette. Questo significa un’ora di tempo per prepararmi, nonché un’ora di agonia, conoscendo la mia impazienza, in cui consumerò l’orologio della cucina a forza di fissarlo.

Dopo essere riuscita a entrare nel corpetto del vestito (impresa alquanto ardua,dal momento che Katy ha fatto dei nodi praticamente impossibili da sciogliere ) e aver invano tentato di domare il solito ciuffo ribelle di capelli, mi accingo a truccarmi. Ci metto parecchio tempo per scovare un eyeliner e una matita nera, il che mi fa andare in crisi isterica, ma alla fine spuntano fuori così posso cominciare a rendermi presentabile. I restanti minuti son scanditi dal tic-tac dell’orologio. Ogni due minuti più o meno mi ritrovo a entrare con nonchalance il cucina per dare un’occhiata all’ora, ma le maledette lancette non ne vogliono sapere di muoversi un po’.

Ironia della sorte, qualcuno suona alla parta proprio mentre sono immersa nella delicata operazione eyeleiner. Al suono del campanello sobbalzo, il pennellino ancora poggiato sulla palpebra. Il risultato è una linea insensata e storta che parte da circa metà palpebra e che attraversa il sopracciglio per andare a morire sulla fronte. Che schifo.

Pulisco l’abominio e tento di riparare al danno abbastanza in fretta da non dover far aspettare Daniel.

-Wow!-

Arrossisco come una scema al suo commento. Non scioglierti, Christine, rovineresti il vestito.

Mi è venuto il dubbio che anche Paul e Ben vengano alla festa, quindi , come se nulla fosse, chiedo se loro sono pronti per partire.

-Certo, gli strumenti sono già in macchina, e gli altri ci raggiungeranno la.-

Strumenti?

Vedendo il mio sguardo perplesso Daniel mi spiega che il suo compagno di classe aveva chiesto a lui e alla band di suonare qualcosa, per questo aveva affittato il locale. Daniel non mi ha chiesto di andare alla festa con lui, mi ha chiesto di vederlo suonare.

Non so se essere elettrizzata o delusa. Voglio dire, vedrò i Cradle , quelli originari, suonare le canzoni che probabilmente faranno parte del mai uscito album Goetia, è un enorme privilegio e ne sono davvero contenta. Cazzo, avrò visto i Cradle of Filth dal vivo, finalmente, e completamente gratis! Dall’altro lato, però, mi sento un po’ delusa, un concerto di Daniel non era quello che la mia mente contorta aveva elaborato per una settimana.

Comunque non do segni di delusione (sarei un’idiota a farlo) e con un sorriso esco di casa seguendo Daniel e gli altri.

Arriviamo al locale con delle macchinate, durante il viaggio sto vicina a Daniel e le mie viscere si contorcono ogni volta che mi arriva a tiro una vampata del suo profumo. –Ora noi andiamo a prepararci, cominciamo tra un quarto d’ora, tu intanto bevi qualcosa.- mi dice Daniel accompagnandomi al bancone. Saluta un ragazzo che si trova dietro il bancone e che traffica con alcune bevande.

-Thomas, questa è Christine, quella di cui ti ho parlato.-

Il ragazzo si sporge e mi saluta –Lui è il festeggiato.- mi spiega –Ti terrà copagnia, vero Tom?-

-Certo.- gli risponde Thomas continuando a preparare alcuni cocktail. –Ti faccio un Long Island?- chiede rivolto a me, e io accetto. Daniel mi saluta con una carezza sul braccio e sparisce.

Rimaniamo io e Tom ( e il resto degli invitati) impacciati, senza sapere cosa dirci. Ringrazio che debba bere, così non devo pensare a cosa dire. In meno di cinque minuti dalla partenza di Daniel Thomas rompe la promessa e mi abbandona con il mio cocktail al bancone, andando (giustamente) a divertirsi con i suoi amici. Per minuti che mi sembrano eterni mi limito a bere e guardare la gente che mi sta attorno.

Non ci sono solo goth e blackster, ma anche ragazzi normali, venuti alla festa di un amico, che assisteranno al concerto per cui io, se non avessi avuto la possibilità di esserci, avrei ceduto  volentieri il mio braccio destro , e probabilmente a loro nemmeno importa. Guardo le persone che ballano e parlano, osservando i vestiti che hanno ancora molto lo stampo anni 80. Ma c’è qualcosa di più dei vestiti che mi porta a tenere lo sguardo incollato sugli invitati. E’ come se qualcosa si muovesse tra di loro, passasse tra i  loro corpi vicini senza sfiorarli, e senza che loro se ne accorgano minimamente. Non ha una figura ben delineata, non riesco a vederne i lineamenti. Si muove veloce, ora è qui, vicino alla ragazza con il maglione rosso, ora è la, con il blackster che parla con i suoi amici. Mi perdo nel suo itinerario senza senso, a volte non lo vedo più, poi scopro che si trova dall’altra parte del locale.

Sembra inquieto, è come se cercasse qualcosa, o qualcuno. Dal canto mio non capisco se ci sia veramente o sia solo un gioco di luci. Si, magari mi sto facendo mille problemi quando in realtà si tratta solo di un qualche effetto luminoso. Effetto luminoso..nero?

A un tratto la figura nera si ferma. E’ al centro della stanza, nessuno sembra notarlo, immobile come una statua ma impalpabile come fosse fatto di fumo. Mi ritrovo con il cuore in gola. Mi sta fissando. Sa che lo vedo. Ha trovato quello che cercava : me.

Lentamente i suoni attorno a me si attutiscono  e l’unico suono oltre a quello del mio cuore martellante nel petto è qualcosa che mi fa gelare il sangue nelle vene. Il respiro, quel respiro, quello che ho sentito la notte in cui sono scappata dalla Cosa a cavallo. E’ nella mia testa, spazza via tutti i miei pensieri..ho paura.

-Christine!- il mio cuore fa un salto e raggiunge la mia gola, per poco non ho un infarto. Mi volto tremante e vedo che si tratta di Katy. – Scusa, ti ho spaventata?- mi fa, avendo notato la mia reazione.

-No- mi affretto a dire – Ero solo sovrappensiero-

-Avevi una faccia terrorizzata, cosa stavi guardando?- Si mette accanto a me e scruta nella direzione in cui stavo guardando io. – Oh, capisco, il maglioncino arancione è abominevole, devo dartene atto.- mi dice individuando  una povera ragazza il cui maglioncino viene quindi demolito nel giro di pochi secondi da Katy. Poverina.

-No, io..credevo di aver visto una persona- è una mezza verità. Scruto tra la gente ma non vedo più nessuna ombra nera. Devo essermela immaginata. Si dev’essere così.

- Uh, come per esempio..Toni?- chiede lei guardandomi come se mi avesse scoperta. Toni? Cosa diavolo centra Toni adesso? E soprattutto come fa a saperlo?

-Chi?- fingo di cadere dalle nuvole e Katy scoppia a ridere.-Dai non fare la finta tonta, si vede che stavi guardando se c’era Toni  e ti è sembrato di vederla!- . E’ davvero convinta che stessi guardando se c’era Toni all’orizzonte. Perfetto, come spiegazione mi sembra sensata e plausibile. Meglio dell’ombra nera di certo, grazie Katy.

-Perché dovrei avere paura di vedere Toni?- le chiedo, pensando ad altro sono sempre più convinta di essermi immaginata tutto.

-Oh, bhe le hai fregato il ragazzo!- mi dice lei con tono di rimprovero. Sento la rabbia crescere in me.

-Io non ho fregato niente a nessuno! E’ lei che si è fatta mille idee sbagliate in testa.- mi giustifico. Non verrà fuori che Katy è la migliore amica di Toni?

-Si, certo, Paul mi ha detto che tu e Dan vi siete conosciuti alla festa.- mi dice con un tono che è un misto tra il rimprovero e lo scherzoso.

-Ed è così- mento – Ma questo non significa che ci sia stato qualcosa tra di noi. Te lo dico sinceramente , non c’è stato un bel niente.- Purtroppo. – E’ Toni che ha frainteso tutto e ha mollato Daniel, non vuole sentire ragioni! Allora che si tiri!- Dio, come sono contenta, però, che non voglia sentire ragioni.

-Sarà- dice ambiguamente Katy sorseggiando il suo drink – Ciò non toglie che tu e Dan siate piuttosto affiatati, tenendo conto da quanto poco tempo vi conosciate. Lui ti mette in mezzo a qualsiasi discorso,  a scuola! E tu, non fare la finta tonta, si vede che ti piace.-

Ooooh lui mi tira in ballo spesso con i suoi amici? Il mio cuore fa una capriola. – Ma va, lo conosco appena, come fa a piacermi?-

-O sicuro, è per questo che quando ti ho detto che ti nomina spesso hai sbattuto le ciglia come se dovessi rendere il volo, che mi avrai ripetuto un milione di volte che alla festa ti aveva invitata lui, mentre provavamo i vestiti per sta sera. Ed è per questo che stavi cercando Toni prima, perché di lui non ti importa niente.- mi ha fregata. Si nota davvero così tanto? Io credevo di nascondere bene la mia infatuazione!

-Lei non c’è, comunque, quando ha sentito che c’era sia Daniel che te ha deciso che aveva un altro impegno.-

Credo di essermi auto convinta anche io che prima stessi cercando lei, perché improvvisamente di mesto più leggera. Ora, che senso ha mentire?

-E va bene, ma è solo una cotta, vedrai che mi passa- ammetto, e mi sento ancora meglio, a poterne parlare con qualcuno. Certo, Katy non è Lisa, non lo sarà mai, ma avevo un disperato bisogno di dirlo a qualcuno.

-A-ah! – mi canzona lei dandomi una pacca sulla spalla.

-Ma non è successo niente, davvero, questa non è una bugia- aggiungo, piuttosto amaramente.

-Oh, ma niente niente?- mi chiede lei. Chissà se fa la doppiogiochista e in realtà lavora per Toni.

-Nulla..cioè una volta mi ha baciata sulla guancia!- dico con un po’ troppo entusiasmo.

-Oh, wow- commenta lei. E’ evidente che per lei non è abbastanza, come non lo è per me. – Vedrai che sta sera andrà meglio.- mi consola.

-Non credo, sarà sul palco tutta la sera!- mi lamento. – Non mi considererà neanche.-

-Balle, suoneranno un’oretta al massimo, poi ci raggiungeranno!- mi rassicura lei. Evvai!

Neanche a farlo apposta la musica si spegne, le luci si abbassano. –Toh, guarda parli del diavolo..cominciano..VAI PAUL!!!- mi perfora un timpano incitando il suo ragazzo, che ovviamente la sente e la saluta alzando la chitarra sopra la sua testa.

-SPACCA ANCHE STA SERA, AMORE!!- molti ragazzi ridono dell’appellativo che Katy ha dato al suo ragazzo. In effetti fa abbastanza ridere come situazione. E per un attimo mi immagino mentre io incito Dan in quel modo, ma non mi sembra il momento ne il luogo per espormi tanto.

Una musica di violini, tipica intro Cradeliana si comincia e il cuore aumenta i battiti.

Delle figure in nero salgono sul palco. Ecco che cominciano.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 

 Ciaoooooo

ecco un altro capitolo, che personalmente mi piace molto! Spero che piaccia anche a voi..quindi buona lettura!!

 

 

 

 

Thee I Invoke, bornless one
All woman, pure predator
Wherein conspiracy and impulse dwell
Like a seething fall from grace
 

 La voce in growl prorompe nella stanza. In pochi minuti di performance capisco che Daniel non è più Daniel Davey, al suo posto, sul palco c’è il vero Dani Filth, truccato pesantemente da blackster, la felpa dei Bathory. La sua voce non è quella degli ultimi cd, gli screaming sono decisamente più alti, in compenso il growl è un po’ sforzato. Ma è lui a tutti gli effetti. Seguo la canzone esaltandomi per questo, non mi interessa di sembrare un po’ eccessiva, come fan di band-non-ancora-emergente, sono proiettata sul palco, come se la mia anima si fosse staccata dal mio corpo.

The Black Godess Rises versione Total Fucking Darkness lascia spazio a una fantastica  Raping of Faith.

 

Flowers lift your precious head to me
I have come to her warm embrace

The gentle touch of surreality
A sweet kiss from beloved faith
 

 

Alle parole ‘sweet kiss’ mi sembra che mi stia guardando negli occhi, ma potrei anche essermi sbagliata, forse sono solo io a guardare negli occhi lui.

 

The gardens swim with fervent life tonight
I sense the beauty that waits for me there
Dancing with the statues in the pale moonlight
The velveret whisper at play with her hair

 

E’ sempre stato un poeta, le sue parole mi entrano nell’anima come se fossero incise nel fuoco. Non è solo un musicista, è un artista.

Il concerto prosegue senza intoppi ed è tutto talmente emozionante! Non mi preoccupo nemmeno di fare finta di non conoscere le canzoni, come invece dovrei dal momento che non sono ancora conosciuti.

Katy,  che si dimena come un’ossessa, si avvicina al mio orecchio – Spaccano, eh?-

Sono semplicemente estasiata , mi brillano gli occhi, non credo di essere mai stato tanto emozionata nell’assistere a un concerto. E’ tutto fantastico, dal suono delle chitarre alla voce malefica di Daniel.

Finisce la seconda canzone e mi unisco al coro esultante che li elogia per l’ottima performance. Nel ruolo che gli calza a pennello di leader di una band, Dani presenta un nuovo brano, che non ho sentito nominare praticamente mai   :Spattered in Faces. E’ lei! Ho letto da qualche parte che è l’unica canzone che sicuramente ha fatto parte del famoso album Goetia, mai realizzato. E io la sto ascoltando dal vivo, nel periodo originale!

Esulto e Daniel mi sorride. Sono troppo presa dal concerto per notarlo e preoccuparmene. La canzone comincia, ovviamente non la seguo come le altre, non avendola mai sentita, ma mi prende subito, mi entra dentro e dopo poco mi ritrovo a saltare sul posto braccetto a Katy, che dopo aver bevuto altri due cocktail comincia a essere un po’ brilla. Ci spostiamo praticamente sotto il palco e decido di lasciarmi andare e pogare. Decido di evitare dopo la terza volta in cui vengo sbattuta praticamente a terra, salvata solo dalle pronte braccia di Katy.

Lo sguardo di Dani incrocia il mio e io gli sorrido, perché sono felice di essere qui, perché il concerto si sta rivelando fantastico, perché è lui. Comincio a credere che forse non è stata così una brutta cosa farmi abbindolare da Eve.

Si vede che è nato per fare questo, sembra che abbia trovato il suo habitat ideale, li sul palco.

Una nuova canzone viene annunciata e comincia, Dani che da il massimo per scaldare la serata.

 

Thrill, kill the black cult
Walk among the weak by night
Affliction...
 

 

-DEEP AS ANY BURIAL!!- mi scappa, forte troppo forte. Katy si volta a guardarmi un po’ perplessa, evidentemente ha sentito. -Come..?-

Faccio finta di non averla sentita e continuo a muovermi a tempo, facendo però più attenzione ad attenermi alla mia finzione. Ma è terribilmente difficile, soprattutto quando inizia una versione più corta ma altrettanto pesante di The Principle of Evil made Flesh. Urlo incontenibilmente, è una delle mie preferite. Non riesco a trattenermi e mi ritrovo a seguire le parole, alcune diverse dalla versione che conosco io, senza badare alla pericolosa vicinanza di Katy. Spero che sia presa quanto me dal concerto per non stare a sentire come io conosco e canticchio le canzoni.

Il concerto termina con quella che riconosco come  Fraternally Yours, 666.  Saltello per tutta la canzone, come ho fatto per il resto del concerto insieme agli altri spettatori.  Meno male che non ho ascoltato Katy, che voleva farmi mettere degli stivaletti con il tacco e sono rimasta fedele ai miei anfibi, altrimenti mi ritroverei con i piedi ricoperti di bolle.

Mio malgrado anche l’ultimo verso viene pronunciato.

 

Where scorn is fed in the blackest fucking soul!

Terminata anche l’ultima canzone il pubblico prorompe in urla di entusiasmo. Io mi sento anche piuttosto triste quando viene annunciato che questa era l’ultima e Daniel augura buona festa a tutti e si inchina al pubblico con gli altri, poi sparisce con gli altri e dopo alcuni secondi riparte la musica dei cd. Il pubblico davanti al palco si disperde e tutti riprendono a fare quello che stavano facendo prima dell’inizio della performance dei Cradle.

Ma io non riesco a muovere un muscolo, sono ancora troppo piena di emozione per tornare al bar come se nulla fosse. Mi giro verso Katy e comincio a vomitarle addosso fiumi di parole su quanto mi sia piaciuto il concerto e come siano stati impeccabili loro. Non contengo nemmeno l’emozione e Katy ride di me e della mia reazione.

-Santo cielo Chris, ti comporti come se avessi appena assistito a un concerto degli Immortal !- ride divertita.

Per me è stato emozionantissimo, non sono mai riuscita ad assistere a un loro concerto, quindi ovvio che sono elettrica ora. Ma lei interpreta il mio entusiasmo solo come un altro chiaro segno della mia infatuazione per Daniel. –Aaah, l’amour- mi strizza l’occhio. –Allora, cosa ne dici di raggiungere i ragazzi dietro alle quinte? Così gli dici a lui direttamente quanto ti è piaciuto, e ti piace!-  mi prende per mano mi trascina tra la gente per raggiungere i camerini.

Mi sento una grupie, non è molto onorevole come sensazione.

Katy non bussa neanche alla porta e entra come un uragano. Si avventa su Paul come se non lo vedesse da secoli urlandogli dietro complimenti su complimenti mentre lo abbraccia e lo bacia. Scommetto che un po’ lo fa apposta, mi guarda a mi fa l’occhiolino. Oddio, non si aspetterà certo che mi avventi su di Daniel allo stesso modo. E’ già avvenuto una volta, ed entrambe stiamo cercando di dimenticarlo.

Mi avvicino timidamente a lui, che è senza maglia e sta cercando una maglietta di ricambio. Si volta e mi saluta, rimanendo a petto nudo e io non posso fare a meno di diventare rossa come un pomodoro. Sembra notarlo perché si infila la maglia con un sorriso enigmatico sulle labbra.

-Ti è piaciuto?- mi chiede avvicinandosi, e sembra che improvvisamente tutti gli altri spariscano e ci fossimo solo io e lui.

-Se mi è piaciuto?! E’ stato fantastico, siete bravissimi, riuscite a prendermi come nessun altro gruppo ci riesce, è tutto perfetto, dalla musica ai testi..oh, i testi! Tu..sei una specie di poeta, sono di una poeticità che…- parlo velocemente e presa dall’emozione come se fosse la prima volta che lo incontro e nemmeno mi accorgo che comincia a ridacchiare. –Ok, ok così mi metti in imbarazzo, mi bastava un si.- Si vede però che è contento dei complimenti. -Grazie, Christine, sono contento che sei venuta a vederci.- mi scruta negli occhi e io mi perdo nei suoi. Dio, muoio dalla voglia di baciarlo!

-Non potevo non venire, voglio dire, voi avrete un sacco di successo, ne sono certa, come perdermi un concerto gratis dei Cradle of Filth?-

Dani spalanca gli occhi. – Te l’ha detto Ben?- mi chiede seriamente.

-Dirmi cosa?- poi mi maledico. L’ultima volta in cui avevamo parlato del loro gruppo avevano ancora il nome vecchio. Mi sono fregata.

-Che adesso ci chiamiamo così, te l’ha detto lui?-

-Ah..io…- e ora cosa mi invento? Mi guardo intorno e cerco qualcosa che possa darmi l’ispirazione per una risposta razionale. Niente, panico. Poi lo vedo, un volantino stropicciato su un tavolo, che annuncia la festa con band live Cradle of Filth. Grazie a Dio. Lo indico. – Ho letto uno di quelli- prego tutti i santi che quella non sia l’unica copia esistente del volantino.

Lui segue il mio dito e si batte la mano sulla fronte – Ma certo di volantini! Li ha messi Tom per la città. Ha detto che servivano per attirare gente al concerto, per vedere se piacciamo, sai- dice lui. Grazie, grazie, grazie. Ridacchia e mi mette un braccio intorno al collo, mentre mi spinge verso la porta. Tanta vicinanza fa andare in tilt i miei ormoni. –Sai, per un attimo ho pensato che fossi una specie di veggente- mi confessa ridacchiando.

-Addirittura?- dico sorridendogli.

-O che venissi dal futuro..-

-Che assurdità!-

Arriviamo al bancone e ordina due cocktail. – Scusa se prima ti ho piantata in asso, sai dovevo prepararmi.- dice alludendo al trucco che ha ancora sulla faccia. – Spero che tu non ci sia rimasta male.-

Sorrido dolcemente e scuoto la testa. – Sono rimasta con Katy, e poi ne è valsa la pena.-

La musica cambia, è qualcosa di più lento. Alcune coppie intorno a noi si abbracciano e ballano. Lui le guarda , poi guarda me. Ti prego no, non so ballare!

-Ti chiederei di ballare- mi dice – ma non sono un bravo ballerino, ti sevizierei i piedi- Rido.

-Ti possa consolare il fatto che neanche io sono un granché con il ballo. Però se tu me lo avessi chiesto avrei accettato.- preciso.

-Perfetto, quindi ufficialmente abbiamo ballato insieme.-

-Praticamente si. – concordo.

-Sono andato bene?-

-Michael Jackson in confronto non è nessuno.- confermo. Andiamo avanti a scherzare per un po’, e sono di nuovo assalita dalla sensazione di trovarmi da sola con lui. E da quella ancora più forte di poterlo baciare. Sta passando l’intera serata con me (complice anche Katy che trascina via chiunque tenti di avvicinarsi a lui con un qualche pretesto) direi che siamo sulla buona strada. Ti adoro, Katy!

-Ti va se usciamo un attimo, fa un caldo soffocante qua.- mi dice lui e io sono ben felice di accettare.

Usciamo dal locale pieno di fumo dalla porta sul retro e veniamo accarezzati dalla fredda aria della notte. Ci sediamo sugli scalini e guardiamo il cielo.

-C’è la luna piena- commenta lui.

-Presto fuggi via, prima di vedermi ricoperta di peli e le zanne, non voglio farti del male!- esclamo scherzando. Daniel sta al gioco e spalanca gli occhi – Sei uno yeti?-

Gli do uno spintone – Non sono uno yeti, sono un lupo mannaro.-

Lui sembra pensarci su. – Questo potrebbe essere alquanto problematico!- afferma.

-Perché?- gli domando.

-Non lo sai che i Lupi Mannari e i Vampiri hanno la tendenza di sbranarsi a vicenda? E si, un bel problema.-

Lo guardo, bellissimo con la luna che si riflette sul trucco bianco facendolo sembrare veramente un vampiro. – E tu non lo sai che gli opposti si attraggono?-

Dio, ma che cazzata! Come faccio ad aver detto questo? Che stupida! Vedi come fila via, ora, razza di deficiente.

Eppure non succede, anzi sembra quasi che la mia affermazione l’abbia motivato. I pianeti devono essere allineati lassù in cielo perché una cosa così non sarebbe mai potuta succedere in una situazione astrale normale.

Daniel non mi dice nulla, mi guarda dritto negli occhi e si avvicina pericolosamente a me. I battiti del mio cuore aumentano inesorabilmente. Allunga le braccia e mi prende il viso tra le mani. Si avvicina. Omadonninasanta, respira Christine, respira! Riesco a vedere ogni sua ciglia, gli occhi azzurri che ho tanto agognato nell’ultima settimana che guardano i miei, sento il suo fiato caldo dannatamente vicino. Non ho più nessun controllo del mio corpo, sento che sto per afflosciarmi al suolo. Le sue labbra, come sono vicine le sue labbra. Sembra esitare, mi fa impazzire.

O andiamo sei arrivato fino a qui e BACIAMI!!

Completo la distanza che ci separa perché non ce la faccio più. E’ come nel sogno, anzi meglio che nel sogno. Le sue labbra sulle mie sono vere, sento distintamente il loro calore. Socchiude le labbra e il bacio si fa più profondo, la sua lingua che cerca la mia. Tento disperatamente di non perdere il controllo e mi costringo a respirare col naso, prima di andare in arresto cardiaco. Lo abbraccio stretto e rispondo al bacio il più che posso, per fargli intendere quanto l’ho desiderato. Sbircio appena il suo viso e vedo che ha gli occhi chiusi e l’espressione rilassata. E’ tutto talmente perfetto che potrebbe finire il mondo e io non me ne accorgerei..

Ehi, vieni qui!

Che strano, mi sembra di aver sentito la voce di Katy in lontananza. Daniel però continua a baciarmi accarezzandomi i capelli quindi evidentemente me lo sono sognato.

Dai, per favore!

Oppure non l’ho sognato? Questa volta mi sembra di averla sentita abbastanza chiaramente..oh al diavolo Katy. Accarezzo il viso di Daniel infischiandomene di lei.

La porta si spalanca con uno sbam che ci fa trasalire. Ci stacchiamo sobbalzando e guardiamo verso di essa per capire cosa è successo, e istintivamente sleghiamo l’abbraccio, ma è troppo tardi.

Dire che Toni è inviperita è un eufemismo, credo che potrebbe staccarmi la testa a morsi in questo momento. Vicino a lei Katy la trattiene per un braccio e mi guarda con espressione confusa. Che cazzo ci fa Toni qui?

-Tu..- dice o meglio urla rivolta a Daniel – ‘ Non essere sciocca, non è successo niente con lei, ti immagini le cose’ e questo me lo sono immaginato?!?!-

Grosse lacrime sgorgano da suoi occhi, e io mi sento malissimo. Ha ragione lei, io non dovrei essere qui, loro dovrebbero vivere insieme felici e contenti.

-Toni, tu mi hai piantato!- protesta Daniel alzandosi in piedi.

-Perché ci ho visto lungo, stronzo! Avevo quasi deciso di crederti sta sera e sono venuta per fare pace, e ti becco qui con questa troietta!- Sono talmente sconvolta che non mi offendo nemmeno per l’insulto.

-Cosa ne sai di lei? Nemmeno la conosci!- lui si arrabbia e mi difende. Molto nobile da parte tua, ma non è il massimo come frase da dire a una ragazza incavolata nera e gelosa. – Se tu mi avessi creduto io..-

-Tu cosa?- lo beffeggia lei facendo la voce grossa come a imitarlo. – Non ci saremo lasciati?-

-Se mi avessi ascoltato io lei non l’avrei mai baciata!- la frase di Daniel mi colpisce al petto come una pugnalata. E’ questo che sono? Una specie di ruota di scorta? Una ragazza con cui divertirsi una sera? Una specie di grupie?

Mi alzo in piedi anche io, ferita e arrabbiata per quello che lui ha appena detto. Si volta verso di me e il suo sguardo si fa desolato.

-Interessante.- dico sarcastica. –Davvero molto interessante.-

-Io..non volevo dire questo Chris.- si affretta a dire lui. Ma non sono in vena di ascoltare scuse idiote, come le ha date a Toni le darà a me.

-No certo che no. – gli rispondo delusa e arrabbiata. Mi volto e vado via, non so dove, voglio solo andare via da lui. Cammino con grosse falcate lontano da tutti loro, le lacrime che mi pungono gli occhi.

-Christine!- credo che sia Daniel che mi chiama, imitato da Katy.

-Lasciatemi in pace!- urlo, la voce che si rompe sull’ultima parola mentre lacrime amare mi bagnano le guance. Sento comunque qualcuno che non demorde e mi corre dietro –Christine!- è Katy. Non mi va di farle vedere che ci sono rimasta tanto male. –Lasciami in pace, Katy, per favore, giuro che appena mi calmo torno dentro, voglio solo un minuto.- le dico controllando la voce tremante. Non le do neanche il tempo di replicare e continuo a camminare, e lei per fortuna non mi segue. Meno male, lacrime, scendete pure liberamente. Che deficiente, come ho fatto a farmi fregare così? Dopo una sola settimana che mi conosce, com’era possibile che gli piacessi davvero e non solo per divertimento? E’ ovvio che è innamorato di Toni, è destinato a sposarla, io sono solo un elemento di disturbo.

Raggiungo un parchetto abbandonato poco distante dal locale e mi lascio cadere sulla panchina e le lacrime non accennano a volersi fermare. Stupida, stupida, stupida, dovevo fare attenzione a non farmelo piacere e trovare il modo di andarmene prima di avere il tempo di rimpiangere qualcosa. Il ricordo del bacio è più vivo e doloroso che mai, non so se mi bruciano di più le labbra o il mio orgoglio ferito. Che razza di..

Un brontolio. Sollevo la testa. Non è il mio stomaco, e vicino a me non c’è nessuno. Un brivido corre lungo la mia schiena : l’ombra nera che ho distintamente visto alla festa..ma no, cosa vado a pensare. Scuoto la testa come per allontanare il ricordo, ma non ci riesco. La cosa si fa ancora più difficile nel momento in cui scorgo qualcosa, una figura nel buio, poco distante da me. E il maledetto respiro, quello che mi fa gelare il sangue, si fa spazio nella mia mente. Comincio a tremare. –C-chi c’è?- chiedo, come se non avessi ancora capito. Ho solo bisogno di dare un nome alla mia paura.

-Non sei nel giusto luogo- un sussurro che riecheggia nella notte, e nella mia testa, qualcosa di indefinibile tra il maschile e il femminile, agghiacciante.  Salto in piedi e faccio alcuni passi indietro, e la Cosa avanza di rimando. Ora la vedo e i manca il respiro : è la figura nera che ho visto alla festa, slanciata, un tutt’uno con la tunica che indossa. Non ha piedi, o almeno non li vedo, perché a tratti sembra fatto di fumo. E’ privo di lineamenti, solo penetranti occhi di fiamme che si inchiodano ai miei. Monta quello che definirei cavallo in mancanza di altre parole, ma è più scheletrico e terrificate come il padrone in quanto non ha né occhi ne altre parti del muso, se non due buchi (presumo il naso) dai quali sbuffa irrequieto – Non sei nel luogo giusto- mi ripete il Cavaliere. Estrae quella che sembra una corda, una corda che brilla come fosse ricoperta di diamanti – Ora l’ordine verrà ristabilito- fa roteare la corda, che ora riconosco come una frusta, sopra la sua testa e il cavallo si impenna. Nel momento in cui l’arma sta per scendere su di me mi scosto e corro via, più veloce di quanto posso, corro, corro , corro.

 Il Cavaliere lancia un grido acuto che attraversa la notte e parte al galoppo, inseguendomi con la sua bestia. Non mi volto per vedere quanto mi è vicino a me, non mi sembra il caso di aumentare il mio panico. Aumento solo la velocità, il cuore che mi scoppia in petto. Voglio raggiungere il locale il prima possibile, non so se servirà a qualcosa, ma prima , quando l’ho visto alla festa, per quanto fossi stata vicina, non mi ha sfiorata. Corri, Christine, gli zoccoli si avvicinano, e se ti prendesse..già, se mi prende cosa? Non lo so di preciso, ma sento che devo sfuggirgli, lui è mio nemico.

Finalmente arrivo in vista del locale. Ancora pochi metri , poi sarò in salvo, spero. Eccolo, li davanti a me, forse questa volta gli sfuggirò. Mi fa male al petto, mi sento morire.

Una dannatissima pietra interrompe la mia corsa facendomi fare un capitombolo, e finisco a pancia in giù sull’erba bagnata. Sono fregata!

Gli zoccoli si avvicinano e io mi giro sulla schiena per vedere cosa succede. Il Cavaliere oramai mi ha raggiunta, il suo destriero si impenna, la frusta alta nel cielo notturno. Con uno schiocco questa scende su di me e si attorciglia al mio polso. Dolore, dolore immenso, allucinante, che mi blocca ogni muscolo, mi brucia ogni molecola. Urlo, o almeno credo di urlare, per la paura, per il dolore. Mi si annebbia la vista e non riesco a scappare. Mi ha presa.

-L’Ordine verrà ristabilito.- sibila il cavaliere e tira verso di se la frusta, e io sento il mio corpo spostarsi con lei come se non vi fossero ossa al suo interno. Sono stanca di soffrire, almeno uccidimi, così non sentirò più il dolore, verrò dove tu vuoi portarmi, ma fa che il dolore finisca. Le forze mi mancano e mi sento svenire.

-Christine, cosa ci fai a terra?- precipito nuovamente nel mondo reale. Tutto il dolore svanisce, riesco a muovermi e riesco a vedere. Mi guardo intorno e vedo che il Cavaliere e il suo cavallo sono svaniti. Va tutto bene, gli sono sfuggita!

Katy mi raggiunge e mi aiuta ad alzarmi. E’ stata lei a mandare via il cavaliere? L’ha allontanato con la sua presenza? Non lo so, però mi ha salvata. – Tutto bene?- mi chiede.

Già, va tutto bene? Ho male da qualche parte? No, non credo, è tutto passato. –  Si, sono solo inciampata- le rispondo, il cuore e il respiro stanno tornando normali, però tremo ancora come una foglia. Katy mi sostiene come se fossi ubriaca e mi riaccompagna dentro.

-Sembri uno straccio, ragazza, hai pianto molto, eh?- mi chiede apprensiva.

Pianto? A già, mi sono fatta abbindolare da Daniel, ma per via degli ultimi avvenimenti la cosa è passata in secondo piano. –Chris, Daniel è mortificato, sta malissimo, credimi. Non voleva dire quello che ha detto, era arrabbiato, sono sicura che ha parlato senza prima collegare il cervello.-

Sinceramente ora come ora Daniel è l’ultimo dei miei problemi. Ho bisogno di andare a casa, sono spaventata, sconvolta, ho bisogno di pensare, e il trambusto della festa mi fa soltanto irritare.

E soprattutto non voglio parlare di Dani.

-Katy- le dico – mi porteresti a casa, per favore?-

 Dopo neanche mezz’ora sono stesa sul divanoletto , coperta fin sopra la testa, ancora scossa, ma apparentemente tranquilla. Katy mi ha riportata a casa, convinta che la causa del mio stato semi-catatonico sia dovuto Dani, quando in realtà lui è colpevole de mio stato di al massimo lo 0.2%.

Appena la ragazza se n’è andata mi sono chiusa dentro e ho fatto una ronda per tutto l’appartamento a chiudere porte e finestre, e controllare che non mi stessi chiudendo dentro con il nemico. Ma è tutto normale, posso stare tranquilla. Ma sono sola,  e questo non mi piace per niente. Quando finalmente sto per addormentarmi sento qualcuno che apre la porta. Con i muscoli tesi, resto in ascolto. No, un'altra volta no!

In realtà sono solo Ben e Paul che rientrano. Sento le loro voci e mi tranquillizzo,ora non sono più sola. Ma poi sento una terza voce che mi fa contorcere le viscere : cosa ci fa Daniel qui?

Da la buona notte agli amici, poi sento la porta della sala in cui dormo che si apre.- Christine? Dormi?- sussurra. Non gli rispondo. Sento i suoi passi avvicinarsi. – Christine, mi dispiace immensamente, non era così che doveva finire la serata.- Il materasso si abbassa, si è seduto sul letto. Non mi muovo, continuo a fingere di dormire, ma lui non demorde.

-Ero arrabbiato, non ho pensato a quello che stavo dicendo..Chris?- il suo tono si fa supplichevole, e per un attimo mi sento intenerita. Ma non mi muovo. Sento la sua mano che comincia ad accarezzarmi i capelli e io fremo, mio malgrado, ma fremo. – Potessi tornare indietro lo rifarei, ti bacerei di nuovo, ti bacerei mille altre volte..se potessi. Perché tu mi piaci e non solo per divertirsi una sera, mi paci davvero.- Mi sto lentamente sciogliendo, ma non ho intenzione di dargliela vinta, più che per rabbia, per pura testardaggine. – Lo so che ci conosciamo da poco, ma è da quando ti ho conosciuta che non riesco a toglierti dalla mia testa, sto bene solo quando sono vicino a te. – Sento che si stende vicino a me – Chris, per favore, dammi una seconda possibilità-  mi sussurra. Si accosta a me e tremo un attimo, ma per una volta nella serata non tremo di paura. Per rincarare la dose, Daniel fa passare un braccio intorno alla mia vita, abbracciandomi, e cerca la mia mano. La stringe, ma io non mi muovo, Ho una dignità da difendere, cavolo! – Io ci tengo. – mormora lui. Non muovo un muscolo, anche se desidererei dannatamente girarmi e abbracciarlo, ma no. Non sarà così semplice! Non so dopo quanto tempo il suo respiro si fa lesto e regolare e capisco che si è addormentato. La sua vicinanza mi tranquillizza, il cavaliere è solo un brutto sogno. Lentamente scivolo anche io nel sonno e l’ultima cosa che mi ricordo di aver fatto, è quella di intrecciare le mie dita con le sue.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 Ed ecco che arriva il nuovo capitolo!

Prima di iniziare voglio ringraziare LittleHellScream per la recensione, hai ragione, chi non vorrebbe avere Dani <3? notare come ho tolto dai piedi Toni senza un briciolo di pietà muhahahahahah (<-----risata malvagia). Grazie ancora e fammi sapere se la storia contnua a piacerti!

Buona Lettura :

 

 

 

Devo essermi girata durante la notte perché quando mi sveglio non sto più dando la schiena a Daniel come quando mi sono addormentata. Lui è a pancia in su e io sono appoggiata al suo petto. Quando apro gli occhi e mi rendo conto che lo sto abbracciando mi sento una perfetta idiota. Vorrei alzarmi e mollarlo li, ma non ci riesco. Le sue parole mi hanno decisamente ammorbidita. Sento il suo leggero russare quindi deduco che stia ancora dormendo. Dio, mi scoppia la testa! Neanche ieri mi fossi ubriacata. Ma so che non è per questo. So che è colpa dell’incontro di ieri sera, non mi stupirei se fosse tutta colpa del dolore provocatomi dalla frusta.

Tento di fare mente locale : sono stata attaccata da un cavaliere senza volto che per un tragico attimo mi ha intrappolata e trascinata con lui, provocandomi un dolore inaudito che mi ha messo ko. E’ sparito quando Katy è uscita e mi ha parlato. La domanda ora è : è successo davvero? Come è possibile? Non esiste nessun cavaliere nero brutto e cattivo, a quanto dice l’opinione pubblica. L’alternativa è  la schizofrenia, e non è molto incoraggiante.

Ripenso a tutto mille e mille volte, senza trovare un perché del tutto. Finisco con il giocherellare con una ciocca di capelli di Daniel. Qualcosa sul polso attrae la mia attenzione : è sottile , corrisponde perfettamente al punto in cui la corda mi ha toccato. Un segno di una bruciatura , più scura del resto della pelle circostante, la prova che è successo veramente quello che mi ricordo. La buona notizia è che non sono schizofrenica, quella cattiva che molto probabilmente il cavaliere in nero tenterà ancora di uccidermi. Fantastico.

Daniel si sveglia e io ho ancora il braccio alzato e me lo sto fissando.

-Una nuova ginnastica mattutina?- mi chiede e io sobbalzo. Mi affretto a rotolare a distanza di sicurezza. Assumo lo sguardo da non-basta-una-nottata-insieme-per-farti-perdonare-e-no-non-l’ho-fatto-apposta-a-dormirti-appicicata, o almeno ci provo.

-Stavi fingendo di dormire ieri sera o devo ricominciare tutto da capo veramente?- mi chiede.

-Non c’è bisogno, ho sentito- sbotto.

Lui mi guarda un attimo –E..?-

-E niente, non sarò così scema da farmi fregare di nuovo.- il mio tono di voce è terribilmente poco convincente e credo che lui l’abbia notato. Mi sorride, si avvicina a me e mi bacia le labbra, neanche così velocemente. E io non riesco a fermarlo.

-Questo era per dimostrarmi che sono una scema?- sbotto. Vorrei, dovrei essere arrabbiata con lui per via del suo comportamento snervante, ma non ci riesco. Lui scuote la testa sorridendo. – No, era per chiederti scusa.- Sospiro, non ho le forze per continuare a discutere con lui. Allunga una mano per prendere la mia e mio malgrado lo lascio fare. Il suo sguardo si posa sul mio polso. – Cosa hai combinato?- mi chiede alludendo alla bruciatura.

Cosa diavolo gli rispondo ora? ‘Guarda, le stigmate!’ ‘E’ il segno di un rito di iniziazione che ho fatto durante un viaggio in Burundi’ ‘Per sbaglio ho messo la mano dentro dell’acido cloridrico, si nota molto?’

-Se te lo dico non mi crederesti- gli rispondo.

-Provaci- mi incita.

-Lo ammetto,  ieri sera sono stata inseguita da un Cavaliere nero che mi ha afferrato il polso con la sua frusta magica. Questa è la ferita di guerra.-

Lui mi guarda per un attimo immobile, poi si mette a ridere. –Per un attimo me la sono bevuta! Non dire balle, te lo sei fatto con il ferro da stiro a lavoro.-

E’ vero, sei un genio, Dani. Mi prende il polso e mi bacia il segno. E basta, sta esagerando però!

Non faccio tempo a ritrarre il braccio che la porta della sala si apre e Katy fa capolino, Dani ha ancora le labbra sulla bruciatura.

-Chris, io ora vado, ci sent…oh..oh! Scusate continuate pure..io stavo andando via..- Katy si blocca a metà frase evidentemente imbarazzata e ovviamente crede di aver interrotto chissà quale grande attività impura. Si affretta a richiudere la porta ridacchiando impacciata e io con un’imprecazione la seguo zampettando sul pavimento freddo.

La fermo sul corridoio e lei mi guarda compiaciuta. – Cosa ci fai qui? Torna a farti spupazzare!- mi rimprovera spingendomi appena.

Ma no cosa diavolo ha capito! – Noi non stavamo facendo quello che credi tu!- ribatto.

-Oh, meno male quindi non ho interrotto sul più bello.- dice sollevata.

-Certo che no!- confermo, felice che abbia capito.

-Però siete stati veramente bravi!- commenta strizzandomi l’occhio. Bravi a fare cosa? – Non un sospiro, né un cigolio, non si è sentito niente di niente!-

O no, non ha capito un bel niente, crede solo che lo abbiamo fatto durante la notte!

-Katy, non hai sentito neanche un sospiro perché non ce ne sono stati!- le dico esasperata. Il suo sguardo muta in dispiacere : -O diamine, ha fatto cilecca?Mi dispiace, non devi prendertela, magari era stanco..-

Cosa?!?! –NOOO- praticamente glielo urlo – Non ha fatto cilecca, non abbiamo sospirato ne fatto cigolare il letto, non è successo nulla!-

Se non capisce così dovrò ricorrere ai segnali di fumo. Lei mi guarda accigliata. – Vuoi farmi credere che avete dormito e nient’altro?-

-Si, confermo che non c’è stato niente di niente.- Katy sembra delusa.

-Oh, accidenti, va bhe l’importante è che avete fatto pace. Torna da lui, magari riesci ancora a farci qualcosa..-

-Katy!- la rimprovero. Lei mi sorride poi se ne va. Io torno in sala da Dani, che ha già richiuso il letto e ora si vede solo il divano.

- Cos’è che dovresti riuscire a fare?- mi chiede sorridendo sotto i baffi. Oddio non dirmi che ha sentito tutto.

-Cosa hai sentito?- gli chiedo preoccupata.

-Niente di così terribile.- mi assicura poi mi fa l’occhiolino – Non avrei fatto cilecca, comunque.-

Io inorridisco. Ha sentito. –Bhe..mi fa piacere..- sono imbarazzata e non so cosa rispondere. Mi metto a raddrizzare dei soprammobili come se fosse la cosa più importante da fare.

Lui sistema l’ultimo angolo di divano, poi mi si avvicina, mi appoggia le mani sui fianchi e si sporge per baciarmi. Io mi sposto di lato, e lui non riesce nel suo intento.

-Sto cominciando a capire come agisci, sai?- gli dico allontanandolo appena. – Devi meritartelo.-

Mi giro e me ne vado dalla sala. E spero sinceramente che se lo meriterà.

Una volta che Dani se n’è andato mi ritrovo a pensare seriamente a scoprire cosa mi ha attaccato, e possibilmente concentrarmi sul trovare Eve Fanescu. Lei è l’unica persona che mi possa aiutare.

Purtroppo però i giorni passano senza che io riesca a trovare una sola risposta. In più c’è l’elemento ‘Dani’ che già di per se è una distrazione. Senza contare le incursioni nei miei sogni e nelle fantasie dovute alla monotonia del mio lavoro, ogni volta che provo a concentrarmi sul problema, informandomi su alcuni libri che ho preso alla biblioteca lui puntualmente spunta fuori dal nulla mandando a farsi benedire tutta la mia concentrazione. Sono ancora ben decisa a farmi aspettare (sempre più per testardaggine che per altro) ma la cosa sarebbe molto più semplice senza che lui fosse sempre presente, a distrarmi con quel bellissimo viso e con quegli occhi penetranti.

-Cosa leggi?- mi chiede un pomeriggio, beccandomi intenta a leggere un libro sul sovrannaturale. Non mi da tempo di rispondere, prende il libro e ne legge il titolo ad alta voce. – Ti piacciono queste cose?-

Annuisco. – Anche a me. Vampiri, licantropi, stregoneria..-

-Esseri notturni, tipo cavalli neri?- chiedo di slancio, senza pensare alle conseguenze.

Lui pensa un po’. – Vuoi dire il Cavaliere senza testa?- mi chiede poco convinto. Io scuoto la testa.

-No..tipo..- i cavalieri del Signore degli Anelli, ops, è vero, che sbadata il film non è ancora uscito. – esseri umanoidi vestiti di nero su cavalcature nere. Con delle fruste bianche.- non so perché io gli stia dicendo tutto questo, ma le parole mi fuoriescono incontrollabili, dopo troppe ricerche risultate vane.

Lui sembra riflettere poi scuote la testa. –No, non ne ho la minima idea.-

-Allora non mi sei utile.- mi ritrovo a dirgli frustrata, dopo l’ennesimo buco nell’acqua.

-Perché ti interessando questi..cosi?- mi chiede guardandomi mentre sfoglio una ad una le pagine del tomo, senza concludere niente. Io mi stringo nelle spalle. – Credo di averli sognati e volevo vedere se esistevano già o è la mia infallibile mente che li ha inventati.- gli rispondo. Sto diventando la maga dell’improvvisazione.

-E precisamente cosa succedeva nel sogno?- mi domanda, sedendosi vicino a me e sbirciando da sopra la mia spalla per leggere. Sono alla pagina ‘Troll’ e quei cosi non sembravano per niente a dei Troll.

-Mi inseguiva e tentava di acciuffarmi con la sua corda magica. Per uccidermi, credo.- gli rispondo, sinceramente. Lui commenta che dev’essere stato un sogno parecchio da panico, e io mi ritrovo a parlargli di tutto quello che mi è successo in verità, solo mettendolo giù come se fosse stato un incubo, e non mi sono mai sentita meglio. E’ bello parlarne con qualcuno. –E mi attaccano sempre quando sono sola.-

-Dormirò con te, se vuoi.- mi fa lui strizzandomi l’occhio, ma io non ho tempo per raccogliere la provocazione e continuo a leggere. Con calma, bello, con calma.

-Quindi sei curiosa di vedere cosa sono quegli esseri dei tuoi sogni?-

-Esattamente.- gli rispondo voltando l’ennesima pagina e continuando a scorrere il testo per vedere se parla di qualcosa che mi interessi.

-Però sei parecchio tesa, sembra che ne vada della tua vita! E’ solo un sogno, dovresti rilassarti e leggere altro, altrimenti finirai col sognarteli di nuovo.-

Sospiro e chiudo il libro per farlo contento. Ecco quello che non posso dire, il motivo per cui non sarò mai sincera con nessuno qui, e il motivo per cui dovrei trovare il modo di andarmene, anche se ultimamente non è che mi vada molto. Loro non sono esseri che mi appaiono in sogno, vengono da me veramente, mi cercano, sento la loro presenza, e non quando sono immersa nel sonno, ma nella vita reale. Ma questo non si può certo dire.

-Secondo me sei stressata.- mi dice Dani buttando il libro lontano.

-Ha ragione- mi conferma Benjamin riemergendo da una rivista, dalla cucina. – Stiri tutto il giorno, lavori come un mulo per uno stipendio da fame poi arrivi a casa e ti butti su questi libri in un modo che sembra ne vada della tua vita!-

Dani torna a guardarmi – Vedi, lo dice anche Ben.-

-A bhe, se lo dice Ben..- borbotto. Hanno ragione, tra il lavoro e il Cavaliere sono più stressata che mai.

-Più che altro, perché stai passando praticamente ogni giorno qui con noi?- gli chiedo, forse sono un po’ sfacciata.

-Perché voglio farti cedere per sfinimento.- mi risponde passandomi la mano nei capelli. Ragazzo, piano con i contatti fisici, non risponderò delle mie azioni. –Ti va se usciamo a cena? Poi andiamo al cinema insieme.- lo dice come se stesse parlando del tempo, ma non mi guarda negli occhi.

-Dove andiamo e cosa guardiamo e quando?- gli chiedo, tanto per prendere tempo. Si, si che voglio uscire con te!

-Ti porto a un ristorante asiatico che hanno aperto a Ipswich e che dicono che sia buono. Ti piace come idea?-

-Non lo so, ho solo mangiato il cinese, non so dirti, ma diciamo che io ,pietre a parte, trangugio un po’ di tutto.- gli rispondo.

-Per il film..c’è Il silenzio degli innocenti oppure…-

-La Bella e la Bestia!!- esclamo come una bambina di quattro anni. La Bella e la Bestia è del 91 o sbaglio?

Lui mi guarda un po’ di storto. –Si bhe, se proprio vuoi..- non sembra convintissimo, ma d’altro canto non ce lo vedo a guardare un film per bambini. Poi l’ho già visto un milione di volte, quel cartone.

-Vada per Il silenzio degli innocenti.- cedo. E’ bello poter discutere di cose normali e non di esseri sovrannaturali.

Daniel mi sorride. – Prenoto per venerdì, domani.- si alza e prende la giacca – Devo andare, prima che i miei credano che io non abiti più li e affittino la mia stanza a uno sconosciuto.- Lo salutiamo lui si piega e fa per darmi un bacio, e io gliene concedo uno sulla guancia.

A domani, allora.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito la storia e che la seguono, questo capitolo è ricco di avvenimenti interessanti, la fine è stata un po' difficile da scrivere senza cadere nel volgare o nel tipico stile Mocciano (che uomo insulso, costui..vabbè) quindi spero che vi piaccia e che mi farete sapere le vostre impressioni....buona lettura!

 

 

-Cosa ordini?-

-Non ne ho idea non capisco cosa diavolo siano questi piatti.-

-Fai come me, punta il dito su una cosa a caso e ordina quella.-

-E se poi ordino qualcosa che non mi piace?-

- Ma vuoi mettere il brivido del rischio?-

E vada per questo brivido. Chiudo gli occhi e faccio vagare il dito sul menù facendolo poi cadere su una cosa dal nome di ‘kadin budu kofte’. Incrociamo le dita. Scelgo con lo stesso rischioso metodo anche un altro piatto, e lo stesso fa Daniel.

Alla fine per fortuna quello che ho ordinato è di mio gradimento, quindi per fortuna la cena non è rovinata da spiacevoli inconvenienti.

Mentre mangio guardo Daniel, giacca nera e pantaloni di pelle, i capelli legati in una coda anche se qualche ciuffo sul davanti non sta al suo posto e gli ricade sugli occhi. Che stile, cavolo. Mi sembra che molte ragazze nel ristorante lo stiano guardando, e io sono godutissima dal fatto che ci sia io nella sedia davanti a lui, quasi a dire ‘tho, questo spettacolo di ragazzo è venuto a cena con me, e non ho neanche dovuto minacciarlo!’

-Sono sporco?- mi riscuoto.

-Cosa?-

-Se sono sporco, mi stai fissando.- mi dice sorridendomi.  Io arrossisco leggermente. – Scusami.- gli rispondo. Mi sbilancio o non mi sbilancio? Al diavolo, mi ha invitata a cena. – E’ che stai veramente bene così .- Fai la tua porca figura, no questo non glielo dico. Allunga una mano e accarezza le mie dita con le sue – Anche tu, Chris.- mi scruta – sei bellissima.-

E’ il Kadin-non-so-cosa che ha fatto una capriola o sono le mie viscere?

-Hai ancora sognato quei Cavalieri neri?- mi chiede.

Scuoto la testa. Per fortuna non ci sono stati altri incontri strani, e ne sono grata. – Meno male.- mi dice appoggiandosi allo schienale. E ora a me, l’argomento spinoso.

-Cosa è poi successo la sera del concerto, dopo che me ne sono andata..con Toni intendo.-

Lui sembra meno rilassato, e si vede che qualunque cosa sia lo fa star male. – Lei ce l’ha a morte con me e ucciderebbe volentieri te. Non so se sta ancora male, spero di no, ma quando è andata via dalla festa era piuttosto sconvolta. A scuola se ci incrociamo fa finta di non conoscermi.-

-Ah- dico. – Bhe non ha tutti i torti, mi dispiace di essermi intromessa.-

Lui sospira. – Un po’ si, sembrava che stesse funzionando, ma in fin dei conti preferisco così .- mi guarda dritto negli occhi e gira il palmo della mano verso l’alto, avvicinandola un po’. Gliela prendo. Mi sento una merda, ma non riesco a resistergli.

La cena prosegue senza intoppi e non veniamo interrotti da nessuna ex idrofoba ne da Cavalieri su neri cavalli che provano ad uccidermi, cosa che mi sento che capiti da un momento all’altro.

Daniel dal canto suo si comporta bene, mano nella mano a parte, non tenta nemmeno di baciarmi, il che può essere una cosa piuttosto snervante da un lato, ma dimostra che è una persona seria.

Dopo il ristorante, come promesso, andiamo a vedere ‘Il silenzio degli innocenti’ al cinema come se fosse la prima volta . Vedere un film al cinema che ho già visto altre volte in dvd è abbastanza strano. Ma almeno mi evito salti e urletti che invece fanno molte altre ragazze. Sembro coraggiosissima. Ho anche il tempo di valutare o meno se sbilanciarmi di più o no, decidendo che non c’è niente di male nell’appoggiarsi alla spalla di un amico.

Mi chino e mi appoggio alla spalla di Daniel, che a sua volta inclina la testa appoggiandola sulla mia. Dopo due minuti ho male al collo, dal momento che non è per niente comoda come posizione, ma non voglio rompere la magia quindi soffro in silenzio concentrandomi sul film. Per fortuna dopo qualche minuto parte l’intervallo, quindi, quando le luci si accendono , raddrizzo il collo che si rimette in sede con un inquietante ‘scrack ‘

-Potevi dirmelo che ti stavi rompendo il collo, non ti voglio avere sulla coscienza.-

Gli sorrido. – Devo andare un attimo in bagno, scusami, torno subito.-

Mi alzo dalla poltrona e mi avvio verso i bagni. Coda. Perfetto, ci vorranno secoli. Mentre aspetto il mio turno mi guardo intorno. Mi metto a leggere il cartellone del film tanto per fare qualcosa.

-Christine!- mi volto, non mi sembra di avere riconosciuto la voce che mi ha chiamata, ma forse era Daniel. Non sarà incominciato il film?

-Christine!- eppure Dani non c’è, e non mi sembra di riconoscere nessuno nella sala. Il mio nome viene pronunciato con un disperazione. La gene comincia a guardarmi come se fossi matta, perché giro su me stessa per capire da che parte proviene la voce.

-Christine per favore aiutami!-

Aiutami? Chi sta male? – Arrivo – mi ritrovo a dire, e una donna vicino a me mi guarda interrogativa. Possibile che la senta solo io questa voce?

-Fai in fretta, aiuto!- la disperazione nella voce aumenta e io abbandono la fila per il bagno e cerco di capire da dove questa provenga.

Christine..Christine..Christine..

Dove sei? Chi sei?

Non proviene dalla sala del film, non proviene dai bagni, non proviene dalla hall del cinema. Viene da fuori.

-Christine aiutami!-

Daniel? E’ fuori? Si è fatto male?

-Arrivo, aspettami.- mi faccio largo tra le persone che sono in fila per i popcorn ed esco dal cinema.

L’aria è gelida, mi penetra fino alle ossa.

Christine..Christine..

-Dove sei?- chiedo ad alta voce.

La strada è deserta, non c’è nessuno tranne me e quel qualcuno, forse Dani, che invoca il mio nome come se fossi l’unica persona su tutta la faccia della terra che possa aiutarlo.

Mi allontano dal cinema seguendo la voce e mi ritrovo sul retro di un edificio che lo affianca. La voce proviene da li, sono sicura che si trovi li.

-Christine, sono qui aiutami!- non me lo faccio ripetere due volte, corro in direzione della voce guardandomi intorno per capire chi mi cerca.

Ma non c’è nessuno, sono sola. Cosa sta succedendo?

Il mio nome viene ripetuto, ma questa volta non è una voce che lo dice. Viene pronunciato nella mia testa. E quando all’eco della voce nella mia mente si aggiunge il respiro, capisco che sono stata messa in trappola.

Tre figure a cavallo escono dal buio, nelle loro tuniche nere, con quegli occhi infuocati che mi bruciano al solo sguardo.

-Il Viaggiatore sarà riportato al suo posto, l’Ordine verrà ristabilito.-

Parlano insieme con la stessa voce che ho sentito l’altra volta, i sussurri delle loro voci che rimbombano nelle mie orecchie.

Hanno le fruste, quelle maledette fruste che cono in grado di metterti KO sono sfiorandoti. Ho paura. Potrei correre via , ma sono a cavallo e sono tre, mi prenderebbero in men che non si dica. Ma non posso e non voglio neanche rimanere li, ad aspettare che facciano chissà cosa.

-Vieni con noi, Viaggiatore- i cavalli avanzano verso di me, faccio dei passi indietro e mi volto per fuggire, ma ne trovo altri alle mie spalle. Sono circondata, sono in trappola e sono fregata.

-Lasciatemi andare!- imploro.

-L’Ordine è stato rotto, ma ora verrà ristabilito. Vieni con noi, Viaggiatore.- mi rispondono non curanti della disperazione nella mia voce.

Non ho via di scampo, questa volta non posso girarmi e correre via, perché sono accerchiata. Quei cosi mi prenderanno  con le loro fruste maledette, mi trascineranno chissà dove, mi uccideranno forse, e nessuno saprà mai cosa mi è successo, dove sono andata. Probabilmente penseranno che me ne sono andata piantando in asso Daniel, Paul e Benjamin , che mi hanno ospitata, facendomi pagare una stupidata d’affitto, prestandomi i loro vestiti, senza nemmeno ringraziarli. D’altro canto credono che io sia una scappata di casa, una specie di nomade, incapace di allacciare relazioni e che non riesce a stare ferma in un posto per più di un mese. Riesco a leggere la delusione sui loro volti in particolare in quella di Daniel, e mi fa star male.  Non crederebbero mai che non è stata colpa mia, che sono stata portata via da dei Cavalieri misteriosi.

Avanzano stringendomi nel loro cerchio. La prima frusta vibra nell’aria, poi cala su di me. L’avambraccio viene avvolto dalla corda. Il dolore che ho sentito l’altra volta ritorna più forte che mai. Cerco di resistere, ma il dolore mi penetra nelle ossa. Un'altra corda mi avvolge una caviglia. Una corda fa male, malissimo, alla seconda imploro di morire. Non ho mai provato nulla di simile, mi sento strappare, bruciare, morire.

Mi accascio al suolo, la coscienza di me stessa svanisce lentamente, il buio cala intorno a me, il dolore continua a torturarmi.

Voi demoni, questa non è la vostra terra!

Mentre muoio, sento una voce lontana, una voce di donna.

Allontanatevi, non avrete altre anime, non ne avete il diritto, rammentate le regole!

E’ un’impressione, o il dolore è diminuito di un poco?

Via di qui, mostri!!

Il dolore svanisce tutto d’un colpo e io ripiombo nel mondo reale. Allora, a giudicare dal male, o meglio dal fastidio che continuo a provare nei punti in cui le fruste mi hanno afferrata, sono ancora viva. Apro gli occhi, aspettandomi di vedere ancora i cavalieri, ma non ci sono più. Perché sono andati via?

Poi la vedo. E’ più giovane, di una ventina d’anni, una donna sui trent’anni, la treccia ha tutti i capelli neri corvini. La zingara mi guarda, stretta nel suo scialle viola.

-Eve!- esclamo riconoscendola. –Eve Fanescu.- Mi alzo in piedi di scatto e la testa mi gira terribilmente.

La zingara mi guarda interrogativa e arretra di qualche passo. – Come conosci il mio nome..?- sembra confusa. Certo non sa che tra vent’anni mi rispedirà nel passato. Dio, che complicazione!

-Eve, le devo parlare, l’ho cercata ovunque..- ma la donna sembra spaventata, dice qualcosa in una lingua che credo sia il rumeno, poi comincia ad allontanarsi di tutta fretta.

-Aspetti!- comincio a correrle dietro, ma lei accelera il passo. – Aspetti deve dirmi cosa erano quei mostri che mi hanno attaccata! Eve..-

E’ inutile, oramai corre come una matta e non la posso raggiungere. Mi fermo e sospiro. Poi mi volto, per tornare al cinema. Devo trovarmi una bella palla per giustificare la mia assenza.

 

-Dove eri finita?!- mi dice piuttosto stizzito Daniel.

Scusami, tesoro, ho avuto da ridire con un gruppo di cavalieri brutti e cattivi, hai presente quelli del sogno? Ecco evidentemente non sono esattamente incubi.

-C’era coda per il bagno, mi dispiace, è iniziato da molto?-

La conversazione viene stroncata da alcuni ‘ssssh’ irritati, così mi limito a sedermi accanto a lui. Credo si sia offeso, e non so come scusarmi se non posso usare la parola. Allungo la mano a toccare la sua e con mio sollievo lui la stringe e guardiamo quello che resta del secondo tempo del film tenendoci per mano.

Diciamo che mi godo ben poco della situazione, l’avambraccio e la caviglia mi dolgono ancora, il cuore stenta a rallentare, la paura continua a pulsare in me con ogni suo battito. Non devo stare da sola quando cala il sole, altrimenti rischio di rimanerci. E di giorno? Sono al sicuro di giorno, oppure devo andare in giro con una guardia del corpo 24 ore al giorno?

Solo una cosa mi rasserena un po’, oltre ai cerchietti che il pollice di Daniel disegna sulla mia mano mentre me la stringe, è il fatto che ho visto Eve, lei è qui, e io la troverò, così che tutti i miei dubbi e le mie paure verranno eliminati. Finalmente un po’ di fortuna.

Una volta finito il film torniamo a casa, e per fortuna Dani no ha nessuna intenzione di lasciarmi la mano. Interpreta la mia tensione come il fatto che il film mi ha leggermente spaventata, e io non do ulteriori spiegazioni. Meno male che non siamo andati a vedere la Bella e la Bestia, sarebbe stato più complicato da interpretare il mio modo di fare teso, che mi fa voltare di scatto ogni scricchiolio che sento dietro di me.

-Non c’è nessun cannibale, stai tranquilla.- mi dice trattenendo a stento una risata all’ennesimo salto che prendo.  Non è di cannibali che ho paura. Gli stringo più forte la mano senza neanche rendermene conto, ma la sua vicinanza è un toccasana.

Una volta raggiunto il condominio sale le scale con me, come a ritardare il momento in cui ognuno tornerà a casa, e io ne sono tanto grata. Non voglio restare da sola, non risponderò più a nessuna richiesta di aiuto, ma più. Non in questa situazione.

-Eccoci qua.- dice Daniel una volta raggiunta la porta d’ingresso. Comincio a trafficare nella borsa che ho con me per cercare le chiavi a tentoni e anche dopo che le ho trovate fingo di non riuscire a trovarle, giusto per poterlo guardare ancora un po’.

Alla fine le estraggo vittoriosa, tanto per non passare come una deficiente.

-Bene, quindi, buona notte.- mi dice lui e io gli auguro la buona notte, ma nessuno dei due sembra avere intenzione di muoversi.

-Sono ancora in punizione?- mi chiede affondando le mani nelle tasche. Non afferro subito a cosa si riferisca.

-Io..no non credo.- gli rispondo. Capisco a cosa si stesse riferendo solo quando si avvicina a me e , passandomi un braccio intorno  alla vita, finisce con l’accostarsi al mio corpo, e, senza lasciarmi il tempo di pensare a cosa sta succedendo, mi bacia. Io rispondo al bacio, perché sono stufa di dovermi imporre di fare la stronza, quindi lo abbraccio stretto e lascio che il cuore mi batta a mille. Ah, mi sono mancate, le sue labbra, penso di non aver mai provato nulla di più dolce. Mi spinge leggermente e finisco contro il muro, mi faccio scappare un ansimo decisamente poco fine. Ma è più forte di me, non mi riesco a controllare : lui è troppo. Troppo bello, troppo dolce..troppo. Ogni suo movimento ora appare come la cosa più sensuale mai fatta dal genere umano, dalla mano che mi accarezza la testa tra i capelli, all’altra, che mi massaggia la schiena, scendendo lentamente, fino a farmi sussultare quando arriva al fondoschiena.

Non so cosa mi prenda di preciso, voglio dire non sono quel tipo di ragazza, una che si da al primo che passa senza poi conoscerlo così bene, ma è come se Daniel lo conoscessi da secoli, sento che c’è un’alchimia tra di noi che non ho mai provato con nessun altro ragazzo con cui sono stata. Non c’era questo feeling neanche con quello con cui l’ho fatto la prima volta.

A tentoni cerco la chiave giusta e la rigiro nella serratura (l’operazione, compiuta a occhi chiusi, eccezion fatta per qualche fugace sbirciatina, e di schiena, prende parecchi minuti, che non fanno altro che alimentare il fuoco che si sta accendendo tra di noi).Apro la porta sempre senza guardare e mi lascio guidare da Daniel, camminando all’indietro e pregando tutti santi e anche qualche dio egizio che Paul e Ben non ci abbiano aspettati in piedi. Non permetterò che qualcuno ci interrompa, non questa volta!

Sembra che gli dei siano dalla mia parte, perché non c’è nessuno sul nostro cammino, e le luci sono tutte spente. Senza intoppi di alcun tipo arriviamo in sala-camera mia, e io mi preoccupo di dare un giro di chiave per evitare altre scene imbarazzanti come quella in cui Katy ci ha beccati a dormire insieme. Anche perché questa volta avrebbe ragione, e non lo sopporterei.

-Sono in trappola?- mi chiede, alludendo alla chiave. Cazzo, non l’avrò spaventato.

-E’ per evitare intrusioni.- dico in fretta, ma lui ha l’aria completamente rilassata, quindi non mi preoccupo ulteriormente.

Si avvicina nuovamente a me e mi bacia. Lascio che faccia scivolare il mio giubbotto a terra e si libera del suo. Mi lascio condurre a occhi chiusi sul divano, dove  mi corico, lasciando che lui si stenda su di me.

Mi sento fuori di me, il mio corpo si muove automaticamente come se ci fosse il pilota automatico, perché la mie mente è troppo concentrata sulle piccole sensazioni che avvengono su di me, in me, che con il proseguire della nottata si fanno sempre più forti e appaganti..  

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 

 Rieccomi con un nuovo capitolo, ringrazio tantissimo Marquise per il sostegno e le recensioni, sono felice che la mia storia piaccia a qualcuno..bhe non voglio anticipare nulla, ma in questo capitolo finalmente si capisce qualcosa del tema Cavalieri Neri. Buona Lettura!

 

Buon giorno mi chiamo Christine Fogg e ho avuto una notte di fuoco con Dani Filth.

 O meglio con Daniel. E’ lui che mi piace, non il suo personaggio, è lui che ho abbracciato stretto ed è lui che si è addormentato su di me, la testa appoggiata sul mio petto come se fosse un cuscino.

E’ incredibile come l’esperienza più spaventosa del mondo possa essere spazzata via con il solo suo calore sulla mia pelle. E che calore.

Dorme ancora, anche se sono suonate le dieci di mattina, e li, messo su un fianco, nudo e lo sguardo beato sembra un bambino.

Forse l’essere fissato mentre dorme non è poi così piacevole, perché apre lentamente gli occhi e noto un breve sussulto quando si accorge che i miei occhi sono a poca distanza dai suoi e lo fissano avidamente. Gli chiedo scusa e mi allontano, ma lui mi blocca e mi tira a sé avvolgendomi con le braccia e cullandomi.

-Buon giorno.- gli dico.

-Ciao, Chris.- mi sussurra lui. Vengo attraversata da un brivido, credo di non essermi mai sentita così in vita mia, mi sento felice, davvero felice, e completa. Non mi importa dei cavalieri in questo momento, sono dove voglio essere, con chi voglio essere. E’ perfetto. E la porta è chiusa a chiave, quindi non ci saranno incursioni di nessun tipo a rovinare questo momento.

Sollevo un po’ la testa e arrivo al suo collo. Ha ancora il profumo addosso e quando lo bacio sento il sapore amaro della lozione sulle labbra.

Mi guarda negli occhi e mentre mi accarezza una guancia mi dice – Che bella che sei.-

Oh, immagino, con i capelli incasinati e gli occhi cisposi devo essere una strafiga spaziale.

Rimaniamo così, tra il sonno e la veglia, per qualche minuto ancora, intervallando a momenti di silenzio in cui mi godo la situazione in cui mi trovo, a momenti più interessanti in cui lascio che i baci che ci scambiamo mi riportino alla mente brevi flash di quello che è successo stanotte tra di noi. Dovrei alzarmi. Ho un po’ di cose da fare, prima di tutto devo trovare una spiegazione plausibile per la presenza di Dani  a Paul e Benjamin , in fondo non è casa mia, avrei dovuto chiedere a loro, ma date le circostanze non sarebbe stato il caso. Cosa facevo? Cosa gli chiedevo? – Pssss scusate se vi sveglio, ma vi secca se io e Dan scopiamo sul vostro divano?-

Come seconda cosa devo assolutamente scovare Eve e convincerla a vuotare il sacco. Mi deve un po’ di spiegazioni.

-Io dovrei andare.- mi dice alla fine Daniel. – Teoricamente ai miei avevo detto che rientravo, mia madre sarà isterica.- Non è che la cosa mi vada più di tanto, ma è meglio che anche io cominci le mie ricerche, quindi mi alzo di malavoglia e comincio a rivestirmi. Prendo degli abiti puliti che mi sono stati prestati da Daniel, ha detto che erano di sua sorella, ma che ora non li mette più. Devo decidermi a fare shopping, ma la cosa non è una della mie priorità assolute.

- Sta molto meglio a te che a mia sorella.- commenta Daniel tirandosi su la zip dei pantaloni.

-Non credo, è solo che non hai mai avuto fantasie sessuali su tua sorella, ma per fortuna è normale.-

La mia affermazione deve avergli dato un immagine nella mente poco piacevole e vedo che scuoto la testa rabbrividendo come ad allontanare il pensiero.

Benché i due gemelli siano in piedi e indaffarati, salutano Dani normalmente, ci scambiano qualche parola a proposito di provare con la band e altre cose simili, poi quando lui se ne va tornano alle loro occupazioni conversando con me come se nulla fosse. Niente battute, niente commenti niente di niente.

-Ragazzi devo fare un salto a Ipswich, oggi che non lavoro.-  dico loro ad un tratto. Devo andare a cercare Eve, anche se non so neanche da che parte devo cominciare.

-Ipswich? Ci dobbiamo andare anche noi nel pomeriggio. Katy ha detto che hanno messo su un lunapark e voleva farci un giro. – mi risponde Paul.

Lunapark? Grande Katy! Dove sei, quando ho bisogno di baciarti!

-Tu dove volevi andare?- mi chiede Ben.

-In realtà volevo fare un salto al lunapark anche io..-

-Perfetto!-  esordisce vittorioso Paul. – Non è che ci andresti tu con Katy? A me non va per niente, ma lei ha insistito tanto. Però, dal momento che anche tu ci vuoi andare..- mi guarda con gli occhi pieni di speranza. – Così mentre voi siete alle giostre noi suoniamo insieme, non è un’ottima idea?-

Mi sembra di sentire tutte le sue molecole con delle vocine infantili che mi dicono ‘tipregotipregotiprego..’

-Va bene.- acconsento, devo solo sperdere Katy un attimo, giusto il tempo di parlare a chiare lettere con Eve, poi per il resto del tempo saremo come sorelle.

 

 

-Che stronzo!- Katy non ha apprezzato moltissimo il fatto che Paul le abbia dato buca. – Cioè, sono contentissima di passare un po’ di tempo con te, sia chiaro, ma eravamo d’accordo che ci saremo visti io e lui.- si butta su un sedile del pullman con le braccia conserte e la faccia da bambina capricciosa. – Tutto per quella maledetta band , ci sono loro, con i loro strumenti.- strano che a dirlo sia la stessa ragazza che dopo l’ultimo concerto a cui è stata sembrava la persona più orgogliosa del mondo e ogni due minuti mi strillava nell’orecchio ‘Vedi quello sul palco?? E’ il mio ragazzo!’ come se non lo conoscessi.

-E poi mi fa storie tutte le volte che voglio vederli provare insieme, come se fossi una specie di cozza che gli sta sempre appiccicata.- continua Katy.

Passo in rassega tutte le volte in cui ho visto lei e Paul insieme, ed effettivamente per il 90% dei ricordi che ho, lei è attaccata al suo collo. Non mi sembra il caso di farglielo notare.

-E tu, con Dan? Come va a storia?- mi chiede d’un tratto, il tono di voce che è passato dallo scazzato al rilassato in un millisecondo. Mostruoso.

-Io..bhe..ieri sera siamo usciti..- dico vaga.

-Oh, si lo so, me l’ha detto Paul. – mi fa l’occhiolino. – E mi ha anche detto che Daniel se n’è andato via solo sta mattina..- mi punzecchia con il gomito come a dire ‘eh, birboncella, a me non mi fai fessa.’ – Ma immagino che abbiate solo dormito..-

Non resisto alla tentazione da pettegola e mi ritrovo a raccontarle la serata, rimanendo sul vago ed evitando i particolari, però nel momento in cui arriviamo al Lunapark lei sa tutto. Cioè, non proprio tutto. In realtà insiste sul particolari del dopo-cinema, ma io evito accuratamente di dirglieli.

-Oh, andiamo! Solo un po’..dimmi almeno se eri sotto o sopra..-

-Katy!!- la rimprovero. Una vecchietta che accompagnava la nipotina ci è passata accanto proprio mentre Katy chiedeva di questa basilare informazione e si  voltata a guardarci con gli occhi sgranati.

-Non sei per nulla divertente.- borbotta Katy. –Oh, guarda un tavolino da cartomante!-

Katy io ti amo!!

Eccola li, la stessa Eve che ho visto ieri sera, quella che mi ha salvata da quegli esseri spaventosi, solo che ora è tranquillamente adagiata su una sedia di fronte al suo tavolino, coperto da una tovaglia piena di lune e stelle e che giocherella con un mazzo di tarocchi. Non credo che mi abbia notata, neanche guarda davanti a se, si limita a mischiare le carte e a guardarne una di tanto in tanto con fare annoiato.

-Ti va se andiamo a farci leggere le carte? Solo per ridere, ora che non c’è nessuno.- dico senza fiato dall’emozione. Katy grazie al cielo, acconsente e così mi ritrovo ad avvicinarmi alla persona che ho tanto agognato incontrare nell’ultimo mese.

-Buon pomeriggio.- dice Katy. Eve alza gli occhi e le chiede se vuole farsi leggere le carte. Non mi ha guardata, si capisce perché e troppo calma. Vista la reazione di ieri, non credo che sia molto felice di vedermi.

-Si, per favore.- le risponde Katy.

-Allora, per favore se la sua amica può…- la voce le muore in gola non appena incrocia il mio sguardo. Temo quasi che si alzi, ritiri tutto e che mi tocchi inseguirla. Invece fa finta di niente, o almeno prova a far finta di niente, e torna a rivolgersi  a Katy.  –Se..se può allontanarsi..per il segreto.- farfuglia. Io mi allontano , ma rimango a guardare per scattare non appena Katy a finito.

Per minuti che mi appaiono interminabili, Eve e Katy parlano, guardano carte, mescolano. Sembra che non debbano più finire e io non sto più nella pelle.

Finalmente Katy si alza e saluta Eve e io mi ritrovo a correre da lei.

-Oh, sapessi..- comincia lei, ma io non l’ascolto e le dico che ora vorrei farmi leggere le carte io.

Katy si allontana e io mi siedo al suo posto. Eve mi guarda malissimo. – Buon pomeriggio, Eve. – le dico sedendomi. Non voglio spaventarla, ma non riesco a pensare a cosa dico.

-Tu..come fai a sapere il mio nome?- mi chiede lei sgranando gli occhi.

-Perché vengo dal futuro.- taglio corto io e lei spalanca gli occhi, ancora di più. – Mi ci hai mandata tu.- aggiungo.

-I..io?- mi chiede confusa.

- Se non ti dispiace, fai finta di farmi le carte, mentre io ti chiedo due o tre cose. - le chiedo. Mi rendo conto di parlare da vera maleducata, per via del nervosismo. – Per favore.- preciso, per sembrare più gentile.

Più che per paura che per complicità la donna mischia le carte.

-Allora, ora ti faccio un breve riassunto di quello che è successo..- le racconto tutto, di come lei mi abbia attratta con un pretesto e spedita nel passato senza nemmeno avvertirmi dei rischi.

- Mi dispiace.- dice lei alla fine.

-No, tu non ti devi scusare.- dico in fretta – Grazie.-

Mi guarda con aria interrogativa.

-Quando mi hai fatto le carte mi hai predetto che avrei incontrato una persona speciale. Be’ è successo.- improvvisamente mi ritorna in mente Daniel e non riesco a non sorridere.

-Oh, be’ ..- dice lei, come se tutto questo fosse merito suo, cioè di quella lei che mi sta davanti ora, non di quella Eve che ho conosciuto nel 2010.

- Ma io ho bisogno di aiuto, Eve.- le dico girando una carta tanto per fare qualcosa.

- Credo che tu ti riferisca a quegli essere che ho mandato via ieri notte, non è così?- mi precede.

Mi agito sulla sedia per l’emozione, ha centrato il punto.

-Cavalieri del Tempo.- scandisce lei. Già, solo ora mi ricordo che me li aveva nominati una volta, prima di andare fuori di testa e assalirmi. – Tutto nel mondo ha un ordine ben preciso. Il tempo non fa eccezione. Secondo l’Ordine una persona nasce, cresce e muore in ordine cronologico, seguendo una serie di eventi che costituiscono la sua vita. Buoni o cattivi che siano, normali o straordinari, l’Ordine prevede che questi eventi avvengano nella corretta successione di tempo. Se un individuo, si ritrova a vivere la sua successione di eventi nell’ordine, come dire, sbagliato, l’Ordine viene stravolto.

Tu sei un esempio di questo..casino, come lo chiamate voi. Tu stai vivendo la tua vita, ma ti ritrovi a viverla in un tempo sbagliato. In questo caso, vivi la tua vita in un anno in cui tu, secondo l’Ordine, non esisti. I tuoi eventi non avvengono in modo corretto. Vedi, per l’Ordine tu sei..uno sbaglio, il nemico da contrastare.-

-Ma chi lo stabilisce l’Ordine?- le chiedo, pendendo dalle sue labbra.

Eve fa un gesto vago con la mano indicando il cielo. – Chi lo sa, Dio, il Diavolo, le Stelle..il punto è che l’Ordine non può essere sconvolto. Per questa ragione esistono i Cavalieri. Sono loro gli addetti al ristabilire l’Ordine, riportando gli eventi alla normalità. Loro riportano fisicamente l’Errore nel suo tempo..-

-Vuoi dire che io non ci sono più, nel 2010?- le chiedo.

-Che cose assurde che dici, certo ch ci sei, solo che tecnicamente nel 2010 non è passato che un secondo da quando hai compiuto il passaggio. Il tempo la è come congelato, nell’attesa che tu torni..o muoia.-

Rabbrividisco. – E le fruste?-

-Sono le loro armi, come avrai notato, provocano un dolore tale da mettere completamente ko l’Errore, per evitare complicazioni nel caso questo opponga resistenza.-

Annuisco. Ho provato quel dolore, e ne porto i segni sul corpo. Per fortuna ieri sera era buio, e Daniel era troppo preso dal resto, per notare delle bruciature.

-Ma la cosa positiva, è che i Cavalieri non possono attaccare in qualsiasi momento. Non avendo la capacità di, che so, cancellare la memoria o altro, devono agire in momenti precisi, in cui l’Errore si trovi completamente da solo, possibilmente di notte, nel momento in cui si possono mimetizzare meglio. Infatti, nel momento in cui devono poter fronteggiare l’Errore, hanno bisogno di un’energia tale da doversi assolutamente materializzaei, la loro sola figura evanescente, che solo l’Errore può scorgere, che può capitare che sorvegli l’Errore durante il giorno, non basta. Hanno bisogno di forza, e per farlo devono diventare materia. Ma diventando materia, possono essere visti. Per questa ragione attaccando di notte, per non essere visti, e siccome la loro esistenza deve rimanere segreta (non si parla di loro nemmeno nelle leggende), nessuno deve vedere la loro azione.-

Rimango in silenzio assorbendo tutte le informazioni. Ecco perché non ho mai trovato nulla su di loro.

-E come me ne libero? Insomma, c’è un arma? Criptonite, qualcosa del genere? Quando rinunceranno?-

Eve allunga la mano e prende la mia. E’ gelida. –Christine, loro non smetteranno mai di cercarti. E dovrai vivere nella paura, nel dubbio, nella possibilità di incontrarli quando meno te lo aspetti.-

Mi sento le lacrime agli occhi. E’ come una specie di malattia senza cura. – Ma non c’è un modo per evitarli?-

Si stringe nelle spalle. – L’unico modo è viaggiare perennemente con qualcuno, anche una sola persona è sufficiente, così che loro non ti possano attaccare, per via delle loro regole.-

Annuisco. Sono in trappola. – E la casa. –

-Come?-

-In quella che tu chiami casa non possono materializzarsi. Credo che sia per via dell’energia positiva che il luogo emana. E’ qualcosa di troppo forte per loro.-

A, perfetto, allora diventerò monaca di clausura.

-Ma ne vale la pena?- mi chiede d’un tratto.

La guardo interrogativa. – Vale la pena vivere nel rischio tutta la vita, piuttosto che accettare l’Ordine e acconsentire di tornare indietro?-

-Certo che ne vale la pena!- dico indignata. – Qui ho Daniel, ho qualcuno che finalmente mi capisce e mi vuole bene per quella che sono. Non devo adattarmi a nessuno per poterlo compiacere, devo solo essere me stessa. Dall’altra parte cos’ho? Noia e tristezza, ecco cos’ho. -

Eve alza le mani in segno di resa. – Quella di rimanere o tornare è una scelta tua. Ricorda solo che le cose si complicheranno.-

O , ma quante buone notizie!

-Grazie, Eve, mi stai salvando. Se mai avessi bisogno di te, ancora, potrei venirti a trovare?- le chiedo speranzosa.

-Tutto questo stravolgimento temporale pare che sia opera mia , certo che puoi venire da me. - mi sorride.

-Perché l’hai fatto?- le chiedo. Non ho mai capito perché me.

-Be’ guardati. Sei qui davanti a me, e io ho 30 anni. Quando ne avrò 50 io ti incontrerò di nuovo, e saprò di averti già conosciuta in passato, e saprò che, nonostante tutte le difficoltà, mi sembra di averti vista felice. E quindi logico che farò in modo che tu sia felice nuovamente.-

Annuisco. Non ho capito molto, ma ho afferrato il senso. Mi volto a guardare Katy, saltella sul posto dalla noia, e io mi rendo conto che è meglio se taglio qui la conversazione.  So tutto quello che dovevo sapere. Solo ancora un cosa.

-Come sai fare queste cose?- le chiedo.

Lei muove le dita come se stesse lanciandomi un incantesimo. – Forse sono una strega..forse una fata..forse una maga..non importa in perché o come, il punto è che ne sono capace.-

Ok, afferrato , tutti hanno i propri segreti. La ringrazio dell’aiuto che mi ha dato e mi alzo tendendole la mano. Le me la prende, e poi dice una cosa che mi lascia di stucco.

-Dovreste cominciare a pensare a un nome. –

Cosa? Non capisco cosa voglia dire. Faccio per chiederglielo, ma lei prende a pubblicizzare la sua attività a gran voce, ignorando le mie richieste di chiarimenti.

Raggiungo Katy con la testa fra le nuvole, ripensando a questa strana conversazione. Cosa avrà voluto dire?

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 Ecco un nuovo capitolo!! Grazie a tutti quelli che mi seguono! Vi voglio bene.

Buona cradleliana lettura :

 

Le settimane passano abbastanza tranquille ora che so come evitare quegli esseri maledetti. Sembra che io abbia trovato finalmente il mio posto nel cosmo. Al diavolo se per l’Ordine questo è il posto sbagliato, io non mi sono mai sentita meglio in vita mia. E’ per Daniel, è per l’aria, è per tutto ciò che fa parte dei miei giorni.

A qualche settimana dal mio colloquio con Eve, sono in sala in compagnia di Katy che stiro qualcosa. Oggi non sono stata molto bene, mi è venuta un po’ di nausea e  mi sono sentita molto intontita per tutta la giornata, risultato : sono rimasta indietro con il lavoro, così me lo sono dovuto portare a casa. Non credo che si possa, ma come ha detto il boss, io senza documenti non potrei neanche trovarmi a lavorare nella lavanderia, un’infrazione in più o una in meno non farà certo la differenza.

Katy se ne sta sul divano facendo zapping con aria annoiata. Non parliamo, e abbiamo tutte e due la testa un po’ tra le nuvole. Io stiro una manica di una maglia blu con un po’ troppa foga e Katy ha già fatto sei o sette volte tutto il giro dei canali. E’ evidente che neanche lei pensa a quello che sta facendo realmente, o almeno spero, perché da un po’ di tempo è fissa su una rete che trasmette pubblicità su una serie di coltelli. Il cuoco, un omaccione con uno sguardo da assassino ogni volta che solleva una di quelle sciabole che spacciano per coltelli da cucina, lancia in aria un ananas e lo affetta con la stessa passione di un boia. Trasalisco senza volerlo.

-Ti prego, Katy, me lo sognerò di notte quel killer!- la imploro.

-Oh, scusa ero sovrappensiero.- si affretta a cambiare canale e ripartire dall’1 . – Sono troppo tesa- mi dice giocherellando con il telecomando. – Se fossi in loro sarei già svenuta!-

Non posso che concordare con lei. Dani e i ragazzi sono stati notati! Finalmente, a un loro concerto qualche sera fa, si è presentato un tipo che dice di essere di una casa discografica e di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla loro performance e voleva che lo raggiungessero per parlare d’affari. Ovviamente ha sentito la voce di Daniel e il talento degli altri non ha voluto farseli scappare.

E ora noi siamo qui, ad aspettare che ritornino da Londra, dove sono andati ‘per parlare d’affari’. Il fatto è che è semplicemente snervante non sapere come sta andando. O almeno, per Katy lo è sicuramente più che per me. Io so come va a finire la storia, ma non so se è oggi, se è questa la volta buona. Un po’ di tensione addosso ce l’ho anche io, quindi.

-Secondo te hanno già finito?- mi chiede. E’ la sesta volta che me lo chiede. Mi stringo nelle spalle. Cosa aspettano a fare diffondere i cellulari? Insomma, se fossimo nel mio tempo, ci avrebbero già chiamate o massaggiate. Invece qui bisogna trovare una cabina telefonica per parlare al telefono fuori casa. Però una cosa bisogna ammetterla, aumenta la suspance.

Di certo non sta giovando alla salute di Katy, è tesa come una corda di violino. Quando finalmente il campanello suona la povera ragazza fa un salto degno di un ginnasta e si ritrova in piedi. Io faccio per seguirla mentre lei si precipita al citofono per vedere chi è, ma poi mi rendo conto di aver lasciato il ferro posato sulla manica della felpa e torno indietro per rimediare al danno.

-Si?- urla Katy. –Oh, finalmente salite!- pigia il pulsante per fare aprire il cancelletto una decina di volte con violenza inaudita.

-Sono loro, sono arrivati!- apre la porta e io mi precipito con lei ad aspettarli sulla soglia.

Con calma, troppa calma, i ragazzi salgono le scale. Katy si mette a saltellare sul posto, ma io colgo qualcosa nelle loro espressioni che mi fa passare tutto l’entusiasmo. Si muovono con passi pesanti e sguardi spenti. Non per portare sfortuna, ma non sono il ritratto della felicità.

-Ciao- dice Ben entrando in casa, senza nemmeno guardandoci in faccia.

Mentre Katy assale Paul io raggiungo Daniel. Lo saluto baciandolo sulle labbra.

-Tutto bene?- gli chiedo guardandolo negli occhi per capire cosa sta succedendo.

Mi fa un sorriso tirato e non mi risponde. Mi prende per mano ed entriamo. Ci riuniamo in cucina, in cui Katy sta già facendo l’interrogatorio a Paul.

-Dai mi dici cosa è successo??- lui scuote la testa sconsolato.

Guardo automaticamente Daniel che si butta su una sedia e mi prende una mano.

Non credo che sia andata bene, insomma se fosse successo qualcosa di positivo non si comporterebbero così. Sento un’ondata di rabbia crescermi dentro. Quale razza di idiota patentato si lascia scappare una band come la loro? Hanno del talento e si sente, se lo capisco io che non sono un’esperta in musica, come è possibile che un deficiente di una casa discografica non lo capisca?

-Avete firmato il contratto?- chiedo rivolta ai ragazzi. Loro scuotono la testa.

-Come no???- salta su Katy.

-Perché?- chiedo non capacitandomi della cosa. – Il tipo aveva detto che eravate perfetti, che avevate il contratto praticamente già in tasca!-

Daniel mi accarezza la mano. – Lo so, è carino che vi preoccupiate, ma questa volta  andata male, non abbiamo firmato niente. Ci dispiace solo di avervi fatto credere che potesse esserci una svolta in questa cazzo di band.- il suo tono si fa amaro, e mi si stringe una morsa sullo stomaco.

-Non penserete di mollare tutto?- chiedo allarmata.

-Su, Chris, a che cazzo serve? Non ci porta da nessuna parte, dovremmo cominciare a preoccuparci di trovare un lavoro, o studiare.- dice Benjamin.

Non ci posso credere, vogliono mollare tutto! Non ci saranno mai i Cradle of Filth, e sarà tutta colpa mia! Si, perché sono io l’elemento che in questo contesto non c’entra una cavolo, magari venendo qui ho stravolto qualche equilibrio temporale, quindi loro non diventeranno mai famosi. Non ci posso credere, prima Toni, poi questo.

Però frena una attimo, con la faccenda di Toni io centravo direttamente, io cosa ho a che fare con questo? Non sono legata direttamente questa volta, insomma mentre loro discutevano con la casa discografica io stavo stirando!

-No, che non lo farete.- dico, fermamente convinta della mia innocenza questa volta.

- Ragionaci su, Chris, non concludiamo niente, non serviamo a niente!- mi dice Dani, e leggo un dispiacere immenso nei suoi occhi che mi fa stringere il cuore.

Mi verrebbe da prenderli a sberle tutti, e dirgli che io ne so qualcosa, se permettono, dal momento che vengo dal futuro. Ma no, forse è meglio evitare..chissà però come si incazzerebbero i Cavalieri del Tempo..

-Voi riuscirete a firmare un contratto, ne sono certa.- affermo.

-Già come no..- borbotta Darren.

Sospirando Daniel si butta le mani in tasca. Poi il suo sguardo cambia , come se avesse trovato qualcosa all’interno delle tasche che non sapesse che fosse si.

-Oh, ma qui cos’ho? Cosa diavolo è?- ne estrae una serie di fogli piegati fino a formare un quadrato discretamente piccolo, tanto da essere infilato in tasca.

Lo spiega come se fosse la prima volta che lo vede, ma dagli sguardi di complicità dei ragazzi capisco che c’è qualcosa sotto.

-Non capisco, cosa sarà mai?- dice fingendo di leggerlo. Dal tono di voce si capisce che sta recitando.

-Dai qui!- sbotto e gli rubo il foglio dalle mani. Katy viene da me e si mette a leggere da dietro la mia spalla.

Sento una sensazione di leggerezza crescere in me mentre vado avanti a leggere. Quello che ha sto leggendo ha tutta l’aria di essere un contratto. E’ lui, il maledetto contratto con la casa discografica che i ragazzi ci hanno nascosto.

-Siete degli stronzi!- dico colpendo il braccio di Daniel , ma non riesco a essere arrabbiata, sono troppo felice!

Vado avanti a scorrere il contratto. Però non ci sono firme. –E le firme?- chiede Katy, che ha notato la stessa cosa.

-Non vi abbiamo mentito- ci spiega Jon –Il contratto non è ancora al 100% firmato, per quello dobbiamo trovarci con la casa discografica un altro giorno.-

-Ma che merde!- esclama Katy ridendo. – Dobbiamo andare a festeggiare, andiamo da qualche parte, divertiamoci..ooh qui ci va un brindisi ben fatto..- poi si avvicina con aria maliziosa a Paul e gli dice qualcosa nell’orecchio che sono grata di non sentire, ma a giudicare dallo sguardo imbarazzato di Paul credo di aver intuito.

Sta notte non si dorme.

In meno di mezz’ora siamo pronte (il che siccome parliamo di Katy si tratta di un vero record) e siamo sparsi in macchine varie per raggiungere un pub.

Per tutto il viaggio ci vengono decantate le imprese della giornata nei minimi dettagli, e io sono emozionata come se fossi in loro.  Non posso credere di aver partecipato a un momento tanto importante di questo gruppo. Non posso credere di essere qui, ma ci sono, e credo di essere stata baciata dal Fato, per questo. Al diavolo i Cavalieri del Tempo dei mie stivali, so come evitarli, e non mi prenderanno mai.

Mi sento padrona del mondo, e so che Dani si sente nello stesso modo, gli leggo l’emozione negli occhi ogni volta che lo guardo.

Nel pub perdo la piena coscienza di me dopo solo qualche drink, non avendo mangiato praticamente nulla a cena. Ma il turbinio di voci e colori intorno a me non fa che aumentare la gioia del momento. Non sono ubriaca, voglio dire, devo solo controllare un po’ il tono di voce e smetterla di baciare quel povero ragazzo ogni volta che lo guardo. Mi ritrovo a farmi autografare braccia e fronte da tutti perché ‘ho visto su internet che nel 2010 ci sarà una coda lunga chilometri e non riuscirò a farmi autografare un bel niente.’ Per fortuna non prendono sul serio la mia affermazione, la vedono come i vaneggi di una che non sa reggere bene l’alcol, e ne sono molto grata.

-Cos’altro succederà nel 2010?- mi chiede ridendo Jon, e io per poco non gli rispondo. E l’unico motivo per cui non rispondo e perché la visione di un’ombra nera che mi guarda in mezzo alla gente mi fa ritornare in me.

Eccoti li, Cavaliere, ho capito l’antifona, devo chiudere la bocca, ma non mi fai paura perché so che qui tu non mi torcerai un capello. Non mi puoi toccare.

Non mi rendo nemmeno conto che gli sto facendo la linguaccia.

-Amore, a chi fai le smorfie?- mi dice allegramente Daniel tirandomi verso di sé.

-Ah..al cameriere..- dico vagamente voltandomi a guardare nuovamente il Cavaliere. I suoi occhi rossi sono fissi sui miei. Devo ammettere che anche se so che qui non può farmi niente sono piuttosto spaventata lo stesso. E’ il modo in cui mi scruta, il modo in cui sembra leggere dentro di me i miei segreti più intimi.

Lo vedo avanzare e mi manca il fiato.

Sta calma, non può farti nulla, sei in mezzo a un sacco di gente, non si può scoprire tanto.

-Ricorda le Regole.- borbotto a bassa voce, sperando che lui mi abbia sentito. Effettivamente si ferma. Il suo respiro mi entra nella testa, e io cerco di respingerlo. Comunque ha smesso di avanzare ma continua a guardarmi fisso in un modo che mi fa accapponare la pelle.

- Regole? Che regole?- mi chiede Daniel, obbligandomi a guardarlo.

- Io..vedi..- sono quasi tentata di dirgli tutto. – E che credevo di aver visto..

Bada, Errore, che le regole da ambo le parti devono essere rispettate..

La sua voce mi parla da dentro la testa, e vengo scossa da un brivido. Era una minaccia, una chiara minaccia. Ma se gli rivelassi qualcosa loro potrebbero veramente reagire non mantenendo il patto e comparendo in mezzo a una stanza gremite di persone che nemmeno sospettano della loro esistenza? O stanno bleffando?

Non lo so, e non voglio scoprirlo oggi, rovinando la serata a tutti.

-Niente.- dico.

-Aver visto cosa? Ti senti bene? Sei un po’ bianca.- insiste lui, toccandomi la testa come se avessi la febbre.

-Smettila, non ho la febbre, è solo..che ho bevuto un po’ troppo, ecco, lo sai che reggo poco.-

Lui mi guarda negli occhi, poi mi bacia. – Lo sai che se hai problemi puoi dirmelo se ti va ok?-

Annuisco. Non lo farò mai, tanto.  Il Cavaliere sospira. Sbircio verso di lui, pensando che questa sarà la mia croce fino a quando rimarrò qui.

-Devo andare in bagno, Chris ti staccheresti da Dani un attimo per accompagnarmi?- mi chiede Katy piombandomi davanti all’improvviso. Sobbalzo e mi stacco da Daniel.

-Va bene.-

Mi alzo dal tavolo e la seguo mentre cammina verso il bagno, per farlo devo passare vicino alla figura evanescente del Cavaliere e i miei battiti del cuore aumentano. Ci passa a pochissimi centimetri, ma lui non mi afferra, non prova a prendermi, non mi tocca, solo mi guarda con quegli occhi pieni d’odio, impotente, anche se sono vicinissima.

Mi sento meglio.

Entriamo nella toilette e Katy entra in un bagno sbuffando.

-Eccole li, stronze!-

Non capisco a cosa si stia riferendo.

-Con tutto il tempo che avevate per arrivare, in tutti i giorni in cui viaggio con la scorta di assorbenti, proprio oggi dovevate venirmi?!-

A le mestruazioni. Sta dialogando con le sue cose, ovviamente. Mi sento un po’ in imbarazzo ad origliare il litigio tra Katy e le sue ovaie.

-Maledette..tu hai mica un’assorbente?- la voce di Katy ha smesso di rivolgersi alle sue cose e ora parla con me.

Faccio mente locale. Avevo degli assorbenti nella borsa che avevo nel futuro, superstiti dell’ultima volta che le ho avute. Ma al momento non ho quella borsa e non ho ancora avuto le cose dall’ultima volta.

-No, mi dispiace..-

Aspetta un attimo. Sono qui da più di un mese, praticamente un mese e mezzo, com’è possibile che non mi siano ancora arrivate? Non ci ho fatto caso, visto che sono stata presa da altri problemi, ma non è possibile che non le abbia ancora avute.

La mia mente si riempie di numeri, di date, di giorni. Conto i giorni sulle dita e mano a mano che rifaccio il calcolo il panico cresce sempre di più in me.

Due settimane. Ho due settimane di ritardo. E’ normale? Che me le abbia sballate il salto temporale? No ma mi sto sbagliando.

Rifaccio il conto, e il dannato ritardo spunta nuovamente. Magari è per via dell’incasinamento dell’Ordine, si si, insomma cos’altro potrebbe essere? Cioè mica posso essere..

Ma va, non è neanche da pensarlo.

Però dice una vocina odiosa nella mia testa non è che tu e Daniel abbiate giocato a carte…

O, sta zitta tu, non sono incinta, voglio dire, non succede mica così, senza ragione. Voglio dire abbiamo usato dei metodi contraccettivi validi..da dopo che l’abbiamo fatto la prima volta.

Eravate così presi dall’impeto che non vi siete preoccupati di cercare un preservativo..l’avete fatto così, nature…

Merda, merda, merda, merda, merda!

-Chris ci sei ancora?- mi chiede Katy uscendo dal bagno. Cammina con le gambe stranamente aperte ed è molto buffa, e probabilmente riderei se non fossi atterrita. – Non sai che scomodo viaggiare con la carta nelle mutande.. ehi, sembra che hai visto un fantasma, va tutto bene?-

Cosa? Parla con me? –Eh..si si, tutto bene.- dico, ma sono molto poco convincente.

-Sicura? Problemi con Dani? Lo sai che con me puoi parlare tranquillamente.-

-Si, lo so..- dico, sempre in uno stato di semi incoscienza, o semi rincoglionimento, a scelta.

-Allora?- mi chiede posandomi una mano sulla spalla.

Rifletto, ho davvero voglia di gufarmi una cosa del genere? Voglio dire, non so come ci si comporta in queste occasioni, bisogna aspettare di essere sicuri prima di far prendere un infarto agli altri oppure si può rischiare quando non si è ancora sicuri?

No, non voglio dirglielo, non me la sento, sarebbe come concretizzare la cosa, e poi non dimentichiamoci una cosa : IO non credo di essere incinta, e la vocina dentro di me che mi mette strane idee in testa.

Probabilmente mi arriveranno domani, si sa che più le aspetti più quelle maledette ritardano. Si farò così, le fregherò : fingerò che non me ne importi un fico secco, così loro si sentiranno offese e arriveranno. E dimostrerò alla vocina maledetta che si sbagliava.

-Niente, tutto a posto, torniamo dagli altri?- dico sfoggiando il mio sorriso migliore.

Lei mi sorride a sua volta e usciamo dal bagno.

Il Cavaliere del Tempo è ancora li che mi studia, ma io chissà perché non lo noto neanche.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

Eccomi!! Prima di iniziare voglio mandare un bacio, un abbraccio, qualsiasi cosa, a tutti coloro che seguono questa ff, in particolare a Marquise, che recensisce i miei capitoli praticamente un millisecondo dopo che li ho postati, sei un tesoro! Mi dai la voglia di continuare a scrivere (nonostante la maturità si avvicini inesorabilmente e io dovrei pensare a studiare invece che a farmi mille seghe mentali sui Cradle <3) e aiuti la mia provata autostima, ti voglio bene!

Ma ora basta con le chiacchere, tutti a leggere !!

 

Credo di aver vissuto la nottata più brutta nella Storia delle Nottate. Non solo per tutto il tempo ho fatto sogni strani, in cui le cose mi venivano durante una qualche occasione speciale in cui io ero vestita in bianco, sporcandomi tutta e provocando l’ilarità dei presenti. Oppure in cui mi svegliavo un giorno a scoprivo di essere madre di sette gemelli completamente identici. Ma nel momento esatto in cui apro gli occhi di mattina sento uno sgradevole senso di nausea. Faccio respiri profondi per farla passare, mi siedo, sveglio Daniel che poverino si era appena riaddormentato, poi provo a riaddormentarmi.

Ma nulla, la dannata è ancora li.

A un tratto decido di andare in bagno e farla finita.

-Tutto ok?- la voce di Daniel mi raggiunge da dentro al water. Riemergo pallida e tremante.

-S-si- riesco a biascicare. Odio vomitare.

-Hai bevuto troppo ieri?- mi chiede passandomi un asciugamano con cui mi pulisco la bocca.

-Probabile.- mi appoggio tremante al muro, il freddo del pavimento sulle gambe. Daniel si siede accanto a me e mi bacia la fronte.

-Devi regolarti, Chris, se sai di stare così male dopo solo qualche bicchiere..-

-Oh, non farmi il girone adesso!- tento di esclamare, invano. -Non mi è mai successo di patire così, ok? Non potevo saperlo.-

E’ vero, ieri non ho bevuto così tanto da vomitare, dev’essere qualcos’altro.

-Forse ho preso l’influenza intestinale.- affermo.

Forse è solo un altro segno della tua..condizione..perchè non ti fai un test?

Zittisco la vocina nella mia mente, cosa vuole saperne lei? Ho deciso che entro oggi mi arriveranno, e questa è solo una stupidissima influenza.

-Ti senti meglio?- mi chiede Daniel. Fa passare il braccio dietro di me in modo da abbracciarmi e io mi appoggio a lui chiudendo gli occhi. Tento invano di allontanare l’ansia che cresce in me e che da il nome ‘nausea mattutina’ a ciò che è appena avvenuto. Mi ritrovo a sospirare profondamente per cercare almeno di placarla un po’.

-Viene su di nuovo?- mi chiede un po’ preoccupato Daniel. Mi guarda il viso –Sei un po’ palliduccia.-

Saresti palliduccio anche tu, se sapessi..

Se sapesse niente, non c’è niente da sapere, ora mi alzo è torno a letto, e vedrai che quando mi sveglio mi sarà passato tutto.

Mi alzo e prendo per mano Dani. –Vieni, andiamo a letto, fa freddo qui.-

Lui sembra sollevato e torniamo sotto le coperte. Mentre mi stendo godo del fatto che la nausea è sparita e che ora dormirò tra le sue braccia al  caldo sogni tranquilli.

 

-Vuoi che chiamiamo il dottore?- a parlare credo sia stato Benjamin, svegliatosi per i miei versi credo.

 Daniel mi massaggia a schiena seduto a terra e gli occhi chiusi, evidentemente stanco, forse nel dormiveglia.

Riemergo dal water e scuoto la testa. –Non ci provare.- scandisco. L’ultima cosa di cui ho bisogno è di un dottore che mi visiti, chissà cosa scoprirebbe..anche se, ovviamente, non c’è niente da scopire.

Arriva zampettante a piedi nudi anche Katy, questo bagno è più affollato di un cinema. Non che lo spettacolo che sto dando sia particolarmente piacevole.

-Non stai bene?- mi chiede la ragazza raggiungendomi.

-No, voglio provare a lavarmi la faccia con lo sciacquone!- riesco a biascicare innervosita. Perché devono starmi tutti intorno, non succede nulla, non voglio avere spettatori.

-Perché devi sempre essere acida!- sbuffa Katy. Vedo che prede a scuotere leggermente Daniel, che nel frattempo ha smesso di massaggiarmi la schiena e ha tutta l’aria di dormire della grossa. Infame, mentre io soffro lui dorme!

-Dani..?-

Lui si sveglia con un piccolo sussulto –Oh, io non dormivo, giuro!- dice velocemente.

-Dan, perché non vai a dormire? Me la cavo da sola, davvero.- gli dico.

-No, rimango.- dice lui, poco convincente.

-Davvero, Dan, dormivi, vai a riposarti, sto io con lei.- lo rassicura Katy.

-Ma..- fa Paul abbastanza contrariato.

-Vai anche ti a dormire Paul, che è presto!- lo zittisce. Lui si gira e va via a testa bassa, borbottando qualcosa del tipo ‘altri programmi’.

Daniel guarda prima me, poi Katy.

-Sicura?- mi chiede.

-Si, amore vai tranquillo.- mi sporgo per baciarlo ma lui si ritrae.

-Amore, no..sai com’è..hai vomitato.-

-Che gentleman..- borbotto e lui mi bacia una guancia, poi si trascina in sala e spero che si riposi.

Mi appoggio al muro sospirando. La nausea torna. Mi sento le lacrime salire agli occhi e tento di frenarle. Katy lo nota, maledetta.

-Chris, cos’hai?-

E’ più forte di me, vorrei non dire la cosa per non ‘gufarmela’ da sola, ma ecco che le parole cominciano a uscire da sole, insieme alle lacrime. Le dico tutto quello che non ho detto a Dani, che non mi sono più arrivate, che ho un ritardo mostruoso e ora questa stupida nausea!

-Ma insomma, avrete usato qualche precauzione!- mi dice Katy passandomi un pezzo di carta igienica per pulirmi gli occhi.

-No, non una valida almeno, insomma, ci eravamo fatti prendere dal momento, non volevo che succedesse..-

-Daniel lo sa?- mi chiede. E’ seria, credo sia la prima volta che la vedo seria.

Scuoto la testa. –Alla fine non lo so neanche io, voglio dire non è detto che sia quello no? Magari è solo un ritardo, così, e  mi sono presa un’influenza con i contro cazzi. Potrebbe essere solo una coincidenza, vero?-

Guardo supplichevole Katy, sperando che accetti la mia ipotesi che non sta molto in piedi. –Si, forse.- non è convincente ma mi aggrappo quel poco di speranza che mi rimane.

-Fammi un favore- mi dice.- Ti do un giorno, se entro domani non arrivano ti fai un test.-

Test? E confermare i miei dubbi? Giammai! –Katy..- dico supplichevole.

-Lo farai o non ti presterò più le mutande!-

Di fronte a una tale minaccia non posso che piegare la testa e accettare le condizioni. Arriveranno. Me lo sento.

Il risultato del patto fatto tra me e Katy è che con una frequenza di circa 10 minuti l’una dall’altra faccio una capatina in bagno, a controllare che qualcosa li sotto non si sia smosso, ma non sono mai stata tanto linda e pulita. Questo provoca in me una crisi di nervi non da poco, e dopo mezzogiorno, Dani, incapace di sopportare il mio modo di fare alquanto cagacazzo, si defila con una scusa qualsiasi, abbandonandomi a me stessa.

 

 

Me lo rigiro nelle mani da circa venti minuti senza riuscire a fare niente. Ho letto le istruzioni un migliaio di volte, inquietanti, tra l’altro. Sembra che siano l’istruzioni per maneggiare una bomba a orologeria, non di un semplicissimo test.

Guardo la confezione di cartone, che consiste in una donna  che mostra il suo test positivo con un sorrisone che va da orecchio a orecchio, orgogliosa di far vedere al mondo che anche lei s’è fatta fregare. Già la odio. Almeno Katy (perché si, è stata lei a comprarmelo, credendo che io non l’avrei fatto di mia spontanea volontà) poteva prenderne uno con una confezione meno stupida.

Sbuffo, forse dovrei farlo, sarebbe ora. Tutti stanno dormendo, ma prima o poi anche loro reclameranno il loro bagno, e non voglio farmi beccare in piena operazione (delicatissima) test di gravidanza.

-Tanto è negativo, soldi sprecati!- dico a me stessa, e non mi credo più neanche io.

Faccio il tutto con una cura mostruosa, e una calma impensabile, avrei detto che sarei svenuta molto prima della fase ‘riporre il test CON CAPPUCCIO in posizione IL PIU’ POSSIBILE ORIZZONTALE’. Altrimenti? Esplode?? Odio quando mi dicono cosa fare.

Comunque ripongo il maledettissimo test in posizione orizzontale e aspetto i benedetti minuti, sedendomi con calma per terra. Ed è LI’ la fregatura!

In quei minuti, che passano con una lentezza mostruosa tutta l’ansia che una persona può provare si scatena come una furia, come una tempesta implacabile. Il risultato è che sono stesa a pancia in su con le gambe in aria, cercando di ventilare il mio corpo in modo da non svenire.

Passati i maledetti minuti mi alzo tremolante e con il cuore in gola. Perché sull’infallibile bugiardino non c’è scritto come reagire a una possibile risposta indesiderata?

“IN CASO DI UN POSITIVO INDESIDERATO COLPIRE CON FORZA LA PARETE PIU’ VICINA A VOI CON LA FRONTE”

Afferro il test e mi obbligo a guardare cosa c’è scritto. E’ strana la marea di sensazioni che si possono provare tutte in un momento. Rimango catatonica, in piedi in mutande nel bagno, il test di gravidanza in mano e un forte senso di nausea. La testa mi gira. Sinceramente non so neanche cosa pensare.

Quando finalmente realizzo quello che sto vedendo sento una vampata di calore che mi assale, come se avessi preso fuoco dai piedi. La stanza è tutta un turbinio..no..non può essere..

Sono costretta a sedermi a terra per non cadere, il respiro alterato dal panico. La mana mi trema mentre armeggio con il foglietto illustrativo.

Positivo : due linee verticali.

Negativo : una linea verticale.

Fisso le due linee del mio test fino a quando non riesco più a vederle per via delle lacrime che mi riempiono gli occhi. Cosa faccio? Che cazzo faccio ora?

Improvvisamente vengo assalita dalla rabbia e scaravento con tutta la forza che ho il test di gravidanza, che vola per la stanza e si schianta a terra. Vengo colta da singhiozzi indomabili, mi accovaccio per terra e piango, l’unica cosa che posso fare.

Sono incinta, cazzo. Sono incinta.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Bene, riprendiamo dove eravamo rimasti, non con una bellissima notizia, insomma...non spreco altre righe anche perchè mi sono affettata il medio con il tritatutto ed è un'agonia scrivere al pc..buona lettura!

 

 

Dani sembra un fantoccio buttato malamente sul divano. C’è qualcosa nel suo sguardo spento che lo fa sembrare finto. Non muove un muscolo da un bel pezzo ormai, nemmeno per sbattere le palpebre. Oddio, l’ho ucciso!

-Amore…?- azzardo.

Mi risponde con un grugnito, quindi non è morto, sempre che i morti non grugniscano, ma non mi risulta.

-Vuoi qualcosa da bere?- chiedo, per giustificare la mia intrusione nella suo stato catatonico, di cui per altro sono la causa. 

Altro grugnito accompagnato da un movimento della testa appena percettibile. Lo interpreto come un no.

-Vuoi qualcos’altro..?-

Questa volta il verso ha tutta l’aria di essere un invito a star zitta, e io ubbidisco. Non voglio rendergli più traumatica la cosa.

Passano alcuni interminabili minuti in cui non ci diciamo nulla. Una lacrima mi riga la guancia ma lui non sembra notarlo.

La porta si apre improvvisamente ed entra Katy, il ritratto del buon umore con un corpetto rosso sangue in mano.

-Chriiiss, guarda cosa ho comprato..Ehi, ma è morto?- chiede riferita a ciò che resta di Dani. Non riesco nemmeno a risponderle, è come se facesse parte di un altro mondo, e sia io che Dani in questo momento ci ritroviamo in tutt’altra dimensione. Potrebbe cadere il mondo, ma non sarebbe poi così importante.

Entra nella sala anche Paul, la afferra per un braccio e la tira fuori dalla stanza.

-Ehi, ma che diavolo..?-

-Vieni via Katy, non è il momento.-

-Ma..-

Nonostante lei si opponga Paul la trascina fuori dalla stanza , che ripiomba un atmosfera paralizzata.

Siamo io e lui, in una bolla separati dal resto del mondo. Nella merda fino al collo.

-Mi dispiace- dice lui alla fine. Non capisco. Gli dispiace per come ha preso la lieta novella, gli dispiace perché ha intenzione di svignarsela?

-Non vorrai lasciarmi da sola proprio ora, vero?- chiedo, controllando la rabbia che sale in me.

-No!- mi dice, il suo sguardo ritorna umano e si avvicina. – Mi dispiace per averti messa in questo grandissimo casino.-

Cosa? Si da la colpa?

-Non è colpa tua, Dan – dico prendendogli le mani. – Eravamo o no in due?-

-Si- dice con un filo di voce.

-Allora ti proibisco di chiedermi scusa.-

Lui annuisce e posa lo sguardo sulla mia pancia. La scruta come se cercasse di vedere oltre la pelle.

-Non si vede niente.- ha gli occhi lucidi. 

-Per forza, è troppo presto. A breve ingrasserò come un maiale e una mattina ti sveglierai con a fianco Jabba.

Daniel sorride. –Dio, spero di no.-

Sorrido anche io. Poi torno seria. – Vuoi tenerlo?-

Lui riflette per un attimo. –Bhe, economicamente parlando non siamo messi poi tanto male, voglio dire ora che le cose cominciano a girare dal verso giusto con la band. Credo che potremmo riuscire a mantenerlo. Poi ci sono sempre i miei che ci possono aiutare. Così potremmo andare a vivere per conto nostro, no?-

Non riesco a trattenermi e lo abbraccio stretto. Forse questo bambino non sarà quella disgrazia che credevo.

-Amore, non diciamolo ancora ai ragazzi ok?- chiedo supplichevole a Daniel. Non me la sento di dover dare troppe volte questa notizia. – Aspetteremo di essere sistemati.-

-Certo, è una cosa nostra, la gestiamo come meglio crediamo..- dice lui, ma è interrotto dalla porta che si apre.

-Fermi , fermi , fermi!!- 

Ben entra nella sala senza bussare. Bhe, in fondo è casa sua..

-State dicendo che tra poco ci sarà un piccolo Dani in miniatura?-

-Ben, hai origliato!!- lo accuso arrabbiata.

-Ho origliato? Certo che ho origliato! Katy ha detto che Dani sembrava morto, non avrei lasciato che tu uccidessi il nostro cantante!- risponde prontamente Benjamin.

-Ma non si fa! Era una questione leggermente privata.-

-Tu indossi le mutande di mia cognata, ho il diritto di origliare come e quando voglio.- replica Benjamin e io non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.

Paul e Katy ci raggiungono. –Diventerò zia!!- esulta lei.

-Non sei sua sorella.- le fa notare Paul.

-Oh, tu taci guastafeste!- lo zittisce lei.

Alla faccia del segreto.

-Io e Dan siamo felici che voi siate così entusiasti, ma non è poi questo grande evento. Siamo giovani, un bambino non è esattamente quello che una ragazza della mia età si aspetta..- dico, leggermente infastidita da tutto questo entusiasmo.

- O balle, un bambino è sempre un bambino!- esclama Katy.

-E come lo manteniamo, aria e amore?- chiedo – E se le cose con la band non andassero bene? E se poi non lo possiamo mantenere? Crescerà e ci odierà, si drogherà!- sto vaneggiando.

-Alt!- dice Katy venendomi vicino. – Christine tuo figlio è ancora un essere bicellulare e tu già gli stai programmando la vita. Non credi di esagerare un pochino? –

Dani mi posa la mano sulla pancia e io sobbalzo. Non mi piace troppo l’idea di avere una cosa che mi cresce dentro.

-E poi ci siamo noi!- prosegue Katy – Non lasceremo che voi ve ne andiate facendo dipendere un bambino dal tuo stipendio , che diciamo la verità è piuttosto misero, e i soldi che per ora sono solo immaginari di Dani. Noi vi aiuteremo! Faremo colletta! Non è vero ragazzi?-

-Sicuro!- esclama Ben.

-Ma..!- Paul non sembra entusiasta di dover partecipare al mantenimento di un pargoletto non suo.

-VERO PAUL???- Katy lo fulmina con lo sguardo, così lui acconsente.

-Sarà la nostra mascotte!- esclama felice Katy massaggiandomi la pancia –Ehi, hai sentito piccolino? Sarai parte integrante della band!!-

-Non serve che urli, Katy, non credo che ti senta.- le dico.

-Tentar non nuoce.- si alza in piedi. – Oh e dovreste cominciare da subito a fargli sentire buona musica : Bathory, Gorgoroth, Immortal, non vorrete che diventi uno di quei fighetti che vanno in giro con le mutande firmate? Gli comprerò una tutina! E se è una femmina una viola col pizzo, il corpetto…piccoli anfibi..!-

-Katy- provo a fermare il raptus da gothic-shopping dipendente che si è impadronito della nostra Katy, spero non sia troppo tardi.

-Te la immagini? Dolcissima, faranno le taglie baby no?-

-Katy!!- a dirlo questa volta è Daniel. Lei si ferma e lo guarda interrogativa. –E’ nostro figlio, possiamo decidere noi almeno come vestirlo?-

Lei si imbroncia. –Se ci tenete..-

-Dai, andiamo, lasciamo mamma e papà da soli, avranno molto di cui discutere.- dice Benjamin.

Stanno uscendo dalla sala per tornare alle loro occupazioni, ma io li blocco.

-Ragazzi?- loro si girano –Grazie.-

Guardo Daniel. Non sembra più distrutto come prima. E neanche io sto così male. Forse andrà bene, forse devo solo abituarmi all’idea. Si, sono indipendente qui, amo Daniel, Daniel mi ama. Non è una disgrazia. E’ solo un cambiamento. Un cambiamento di cui però devo discutere con una persona. – Daniel?-

Lui mi bacia –Si?-

-Mi devi accompagnare in un posto.-

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Chiedo scusa per il ritardo, ma tra maturità e baby sitter non ho trovato il tempo materiale per continuare la ff. Ma ora che la piccola belva è assente posso postare un nuovo capitolo. Grazie a tutti delle recensioni!

Marquise : spero che questo capitolo non ti deluda e grazie che continui a seguirmi!

La ragazza del mistero : grazie! Spero di non averti fatto aspettare troppo!

Dopo di ciò, amiche fan dei Cradle (e di Dani, sbav sbav) buona lettura:

 

-Christine perché siamo in un lunapark?-

Non gli rispondo, non saprei che balla inventarmi. Ho bisogno di vedere Eve adesso. Lei è l’unica che può rispondere agli interrogativi che sono sopraggiunti dopo aver constatato che dal punto di vista della mia vita questo bambino non sarà una catastrofe. Lui sarà figlio mio, di un Errore e di un ragazzo di questo tempo. Temo che non sia del tutto in regola. Voglio sapere cosa potrà succedere quando i Cavalieri lo verranno a sapere. Di sicuro saranno parecchio incazzati.

Perché mi sono portata Daniel con me? Perché non voglio starmene da sola in queste condizioni. I Cavalieri non vedono l’ora di trovarmi e potermi portare via, loro e le loro maledettissime fruste , quindi non mi sembra il caso di andarmene in giro dopo il calare del sole sola soletta. E in oltre ci sono delle cose che forse Dani dovrebbe sapere..

-Chris?-

-Eh?- dico cadendo dalle nuvole.

-Il Lunapark è chiuso, perché siamo qui?- insiste lui.

-Devo vedere una persona.-

-E chi?- indaga

-Una cartomante.- rispondo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Lui mi guarda di storto. – Una cartomante? Vai dalle cartomanti ora? E’ così che spendi il tuo stipendio?-

-Amore calmati è solo un’amica, voglio darle la notizia.- taglio corto.

Lui cerca di ribattere ma io aumento il passo e gli faccio intendere che non voglio rispondere ad altre domande.

Mentre camminiamo lui mi viene vicino e mi prende per mano. –Allora d’ora in poi in tre, vero?-

Sorrido. –Già.- guardo la sua espressione indecifrabile. Immagino che sia preso dall’ansia quanto me. In questo momento immagino che abbia sulle spalle l’angioletto e il diavoletto come nei cartoni animati, l’uno dicendogli di resistere l’altro consigliandogli di strangolarmi e celare il cadavere in un cassonetto.

Mi scosto un po’ per sicurezza.

Finalmente ecco la baracca di Eve (esattamente come nel 2010). Corro nell’ultimo tratto di strada lasciando Daniel indietro.

Busso alla porta e una voce da dentro mi chiede chi sono.

-Sono Christine!- dico, sperando che voce e nome le siano sufficienti per capire di chi si tratta.

-Vi conoscete bene?- mi chiede Dani, ma io non gli rispondo. Il cuore mi batte all’impazzata, ho finalmente preso una decisione : gli dirò tutto, per filo e per segno. E’ arrivato il momento che Daniel sappia. Sta per diventare il padre di mio figlio, non posso mentirgli. Però non me la sento di dirglielo da sola. Ho bisogno di un supporto, di qualcuno che ne sappia più di me e che lo convinca, o che mi aiuti a convincerlo almeno, perché temo che da sola farò ben poco. Magari la presenza di un’altra persona che conferma le mie parole potrà essere utile.

-Tutto bene?- mi chiede. Riesco solo ad annuire nervosamente, il mio cervello sta già partorendo il diabolico piano con cui lo metterò a conoscenza che la sua fidanzata proviene dal futuro. E’ non è certamente semplice.

Eve finalmente apre la porta.

-Buona sera Christine, il parco è chiuso, ma per te posso fare un’eccezione- mi strizza l’occhio con fare complice. Sposta poi lo sguardo verso Daniel – Per te invece no!- guarda sospetta il mio ragazzo come se lo stesse analizzando.

-Eve, questo è Daniel, il mio fidanzato.-

-So perfettamente di chi si tratta!- ribatte lei. Si avvicina a lui. –Io VEDO.-

Dani si sposta per evitare il viso della donna. –Si.. mi fa piacere.- Lei continua a fissarlo come se volesse leggergli le viscere.

Non capisco perché tutto questo sospettare di Daniel, poi noto un particolare che non avevo visto prima.

Un piccolo crocifisso rovesciato penzola dal collo di Daniel ed è quello che sta esaminando la zingara.

-Amore- dico per attirare l’attenzione di lui. Gli faccio segno di togliersi la collana.

-Oh!- la toglie dal collo.

-Così va meglio.- dice scostandosi Eve. Gli prende il crocifisso di mano e lo scaraventa lontano.

-Ma!- prova a protestare lui, ma lei lo zittisce. –Ma , ma, ma niente ma, vediamo di non peggiorare le cose.-

Guarda verso di me, quindi credo che si riferisca alla mia situazione. Dubito che i Cavalieri siano cristiani, quindi ne deduco che si tratti di superstizione.

-Volevo parlarti, Eve- le dico.

-Lo immaginavo..io..-

-Vedo…- borbotta Daniel scrutando tra le foglie dove è atterrata la collana. Gli do una gomitata. E’ l’unica persona che può aiutarmi e non voglio che la innervosisca.

Lei lo fulmina con lo sguardo.

-Devo darti una notizia e poi credo che tu dovresti aiutarmi per far capire a una certa persona una certa faccenda.- continuo alludendo a Daniel.

Eve lo guarda, poi guarda me. –Entra un attimo, Christine.-

Mi trascina nella casetta chiudendo Daniel fuori.

La voce di Eve copre le proteste del mio ragazzo. –Siccome credo di aver capito riguardo alla ‘faccenda’ la mia risposta è no.-

Ci rimango male per un attimo. –No?-

-No!- conferma lei. –Questa è una cosa delicata, ma soprattutto è una cosa tua. E in quanto tale il come gestirla sta solo a te. -

-Ma non è giusto! Tu mi hai mandata qui! Tu hai detto che potevi aiutarmi!-

La zingara sospira e si siede al tavolino. Mi fa cenno di imitarla. Di malavoglia è con la rabbia che sale in me obbedisco.

-Ti ricordi cosa ti ho detto durante il nostro ultimo on colloquio?-

Non rispondo per evitare una qualche risposta in malo modo.

-La segretezza è forse l’elemento principale per i Cavalieri. Loro agli occhi del mondo non esistono. E’ questa segretezza che, insieme all’Ordine, proteggono con tutta la loro forza. Nessuno deve sapere. Nessuno. Sembra ironia che la cosa più vera di questo mondo sia tenuta in segreto, ma è così.

Ora tu hai già il tuo bel daffare con i Cavalieri, o sbaglio? Tu hai già rotto l’Ordine..si si lo so, per questo ti ho aiutata io!-

Evidentemente ha notato che stavo per protestare.

-E allora perché non ti danno la caccia? Perché solo a me?- chiedo sentendomi debole e ingiustamente punita.

Lei sbuffa e mi parla come se fosse la cosa più naturale de modo, come se fossi stata una sciocca a non arrivarci : - Mia cara, nel 1991 io sono del tutto innocente, non ho ancora fatto nulla. Il problema avverrà nel 2010 quando ti spedirò qui. Ma  fino a quando non torni o muori – rabbrividisco – di là il tempo non si muove. Per tanto quando il corso del tempo riprenderà vorrà dire che le cose sono..sistemate.-

Rabbrividisco di nuovo. E’ la prima volta che la mia morte potrebbe ‘sistemare le cose’ e non è una bella sensazione.

-I Cavalieri quindi non avranno più nulla da dirmi. Faranno semplicemente finta che nulla sia accaduto. Ma ora torniamo alla questione che mi preme?-

Annuisco.

-Stavo dicendo che tu già hai rotto l’Ordine, e inoltre gli stai dando filo da torcere, dal momento che sei riuscita, in un modo o nell’altro a sfuggirgli.

Dicendo a qualcuno chi sei veramente, che sei Chirsine Fog , residente ufficialmente nel 2010, ma immigrata clandestina nel passato..bhe, ti lascio immaginare la loro reazione. Romperesti non solo l’Ordine, ma anche il loro segreto..-

-Sarebbero piuttosto incazzati, si.- dico, la voce mi esce monotona e piatta.

-Al tuo Daniel non farebbero niente in quanto non è colpa sua se il segreto è stato svelato, ma le loro incursioni si farebbero più frequenti, su di te , e sul bambino che porti in grembo.-

Resto a bocca aperta. –Tu sai del bambino?-

-Si, certo che lo so. E questo bambino ha bisogno di tutta la protezione possibile. Non è mai avvenuta una nascita di un Errore da un altro errore..- la sua voce prende una strana tonalità e per un attimo si perde nei suoi pensieri.

-Lo perseguiteranno, dovrai fare molta attenzione.-

-Ma- mi intrometto – il bambino che nascerà sarà nel posto giusto, perché dovrebbe essere un Errore anche lui?-

Pazientemente Eve mi risponde : -Il bambino viene dall’unione di un uomo del 1991 e una donna del 2010. E’ metà e metà, mezzosangue, e in quanto tale non sarà mai al posto giusto nel momento giusto. Se per assurdo tu decidessi di tornare portando il bambino con te, le persecuzioni nei tuoi confronti finirebbero, ma continuerebbero quelle su tuo figlio. Lui non sarà mai a casa. Né di qua, né di là.-

Le lacrime mi salgono agli occhi. Sto per dare alla luce un bambino che vivrà una vita da fuggiasco,vivrà nella paura. Ed è tutta colpa mia.

Eve nota una mia lacrima e mi prende le mani.  -Meglio non peggiorare le cose portando altra attenzione su di te. Se vuoi un consiglio, un consiglio da amica, tieni il segreto più a lungo che puoi, e rivelalo solo quando non ne potrai fare a meno.-

Annuisco. Daniel allora non deve sapere, non per il momento. Mi alzo, tentando di ricacciare le lacrime indietro. Dentro di me chiedo scusa al mio bambino. Ho fatto un pasticcio.

Ringrazio Eve, che si lamenta di non portarmi mai buone notizie , ma non ce l’ho con lei. E’ un bene ch me l’abbia detto, non avrei mai dovuto portare qui Daniel.

 

-Cosa dovevi dirmi, riguardo a ‘una certa faccenda’ ?- mi chiede Dani durante il ritorno.

Mi sforzo di sorridere. – Niente, assolutamente niente.-

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 Ciao a tutti! Mi scuso per il ritardo, mi infiggerò 12 frustate per punizione, giuro! Grazie ancora a tutti coloro che seguono questa ff e che alimentano il mio Ego. Vi siamo molto grati.
Buona lettura!!

 
Sono..grassa. Ciò che sto guardando allo specchio sono in realtà due me, solo che l’altra me è in quella sporgenza che rende ridicolo l’abito che indosso.
Sbuffo abbassando la zip sulla schiena e gettandolo a terra. Sono una grossa boa.
-Quando ti decidi a nascere?- dico rivolta alla pancia, che mi risponde borbottando. Fame.
Mi volto ignorandola (se mangio ancora farò un bambino obeso alto un metro e novanta!!) e mi chino sul letto per ripiegare il vestito e prendere riluttante un abito pre-maman bianco con fiorellini di tutte le tonalità esistenti di rosa, orrido regalo della suocera, a cui ovviamente ho risposto con un sorriso a trentadue denti e un ‘’ma è beeelliiiissimo’’, pensando in realtà qualcosa come ‘’ho dell’ottimo arsenico in macchina, vuoi assaggiare?’’.
Purtroppo l’orrido vestito è anche terribilmente comodo vista la mia attuale forma fisica smagliante, quindi opto per quello, del tutto NON consono alla situazione. Sarò la prima donna che andrà ad un concerto metal vestita da boa a fiorellini.
Nel rialzarmi do uno sguardo dietro di me e noto quello che un tempo era il mio sedere riflesso nello specchio. Ora al suo posto c’è solo una portaerei di modeste dimensioni. Mi getterei in ginocchio alzando il pugno e urlando ‘perchèèèèèè???’ ma il ‘gettarmi in ginocchio con fare drammatico’ non rientra nelle mosse più consigliate dal ginecologo. Maledettissimo guastafeste.
Il bambino fa una capriola, o forse due, così che mi fa credere che li dentro non sia solo ma che sia in buona compagnia.
-Non ci provare- lo minaccio.
-Parli ancora con il tuo utero?- Katy è sulla soglia, odiosamente bellissima nel suo corsetto viola. Si avvicina a me e si piega, il volto all’altezza della mia pancia: -la tua mamma è suonata, piccolo mio, meno male che ti rimane zia Katy!- e detto ciò sbaciucchia la mia pancia come se già avesse mio figlio tra le grinfie.
Io sbuffo :- Quando hai finito di pomiciare con il mio ombelico ci incamminiamo?-
-Quanto sei noiosa!- mi dice lei rialzandosi.
Un dolore lancinante mi percorre, con un gemito mi piego su me stessa gli occhi chiusi e le mani sulla pancia. Dura quella che sembra essere un’eternità, tutto intorno a me sembra essere piccolo e insignificante a confronto. Poi tutto passa. Contrazione finita. Non è la prima oggi.
Guardo Katy che sembra seriamente preoccupata.
–Un’altra?- mi chiede. Io mi raddrizzo annuendo. Tutto si è placato. Il bimbo si muove. –Senti, ti porto all’ospedale. Poi chiamo Dani…-
-No!- dico fermamente. Non intendo rovinare la serata di Daniel con un falso allarme. Mi sentirei una merda.
-Christine, non voglio che mi partorisci in macchina!- insiste lei con fare scherzoso, ma posso leggerle negli occhi che quello è un timore abbastanza reale.
-Katy, ti prego non ti preoccupare, Dani era al settimo cielo per questo concerto, e ci teneva che fossimo li, io e il bambino.-
-Ma se il bambino ha voglia di farsi un giro…- comincia lei, ma io la blocco. –Non è ancora ora. Non ancora.- lo dico più rivolta a me che a lei. L’idea del parto mi terrorizza. Dolore a parte, io ho capito come evitare i Cavalieri, e non mi danno più fastidio da un pezzo oramai. Li vedo nell’ombra, li vedo fremere di rabbia. Ma io so che se sono in casa, o con una persona, loro non possono toccarci. Io so badare a me stessa, so badare a noi. Ma quando il bambino sarà nato, avrò due me separati da controllare, e la cosa potrebbe rivelarsi più complicata del previsto.
 –Quando ha detto che dovrebbe raggiungerci il piccoletto?- chiede Katy.
-Questione di una, forse due settimane- le rispondo, ricordando le parole del ginecologo. – Sicuramente non oggi- affermo. Lei annuisce.
Guardo l’ora:è tardi! Non possiamo certo perderci i Cradle, io non posso perdermeli!
Sembra che Katy mi abbia letto nella mente: -Faresti meglio a cambiarti, comincia a essere tardi.-
-Oh, io sono pronta, andiamo?- lo dico talmente velocemente che a sento mi capisco. Ho la vana speranza che non noti cosa ho addosso.
Lei spalanca gli occhi :- Cioè tu..insomma..così?- immagino che le sue frasi sconnesse siano rivolte alla mia mise.
-Hai altre idee?- le chiedo alzando gli occhi al cielo.
-No, ma, Chris, ti prego..devi proprio..?-
-Si-
-Ma non puoi…?-
-No.-
-Ma è rosa.-
-Andiamo?-
Il trucco è mostrarsi convinti di ciò che si fa. Si, mi mostrerò sicura di me, così nessuno mi noterà, la boa rosa a fiorellini passerà del tutto inosservata.
 
-GUARDA!! MA QUELLA LAGGIU’ NON E’ LA RAGAZZA DI DANI?!?!-
Chiunque tu sia, ti odio.
Siamo arrivate finalmente al locale dove i Cradle of Filth si stanno per esibire, e la mia teoria non ha funzionato. Faccio un sorriso tirato e rispondo al saluto di un-qualche-conoscente-che-probabilmente-avrò-già-visto-ma-al-momento-non-ricordo-chi-diavolo-sia.
Katy è vicina a me emozionata come sempre ad aspettare l’inizio del concerto. Anche io non sto nella pelle, ma credo che il fatto che io già sappia cosa succederà ai Cradle in futuro rovina un po’ l’atmosfera. E come vedere un film di cui si sa già la fine.
Il concerto comincia. Sono ancora molto più brutali degli ultimi Cradle. La voce di Dani è spettacolare, mi fa battere il cuore a mille. Sono la persona più fortunata su questa terra. Ai pezzi vecchi si uniscono quelli nuovi, la folla nel locale è in delirio, anche se per il momento, essendo ancora poco conosciuti perché solo all’inizio della loro carriera, si tratta per lo più di amici o conoscenti. Ci sono però anche persone che non hanno alcun legame diretto con i ragazzi della band, e mi pare di aver scorto anche qualche giornalista.
Come sono fiera.
La serata va avanti, il pubblico reagisce molto bene tanto che sono obbligata a spostarmi ai lati del palco, perché in mezzo a tutta questa gente rischio di fare seriamente male al bambino.
Dani annuncia il pezzo successivo, credo che ne manchino ancora uno o due, poi la serata sarà finita, e lui sarà tutto per me… -Ah!-
All’improvviso un’altra ondata di male lancinante mi travolge obbligandomi a piegarmi in due per il dolore. Sembra che qualcosa mi stia trapassando da parte a parte, ma poi il tutto torna normale.
Riapro gli occhi tremante, è tutto passato. Una contrazione. Solo una contrazione,niente di grave, il medico mi ha detto che non vogliono dire nulla, fino a quando non sono regolari e troppo vicine una all’altra.
-Si sente bene signorina?-
Uno del locale deve aver visto la scena e si è avvicinato, ma io lo allontano alzando una mano e rialzandomi, i postumi della contrazione ancora vivi in me.
-Sto benissimo.-
-Vuole che chiami un’ambulanza..?- insiste lui.
-Sto bene, non si preoccupi.- gli dico, tentando invano di rassicurarlo.
-Le prendo delle coperte,acqua calda…-
-NON E’ NIENTE!- gli urlo dietro. 
L’uomo, visibilmente offeso, si gira e si allontana. Ma cos’hanno tutti? Perché mi vogliono far partorire oggi?
Il bambino fa una capriola.
-Non ci provare.- gli dico sedendomi. Non avverrà oggi, il mio bel bimbo aspetterà ancora un po’ di tempo e nascerà come prestabilito in un giorno di sole, in un orario decente e con un travaglio indolore. Si, deve  per forza avvenire così.
-Non avere fretta, di uscire piccoletto, avremmo tante di quelle grane..-
-Buona sera, Christine.- una voce, una voce che avevo praticamente dimenticato, che pronuncia il mio nome come se fosse il peggiore degli insulti, attira la mia attenzione. Alzo lo sguardo e mi ritrovo faccia a faccia con una bellissima Toni. Vorrei che la terra mi inghiottisse.
-Toni! Perché qui?!- le dico fingendomi disinvolta, ma la voce mi esce più alta del dovuto e tremante. L’ultima volta che l’ho vista è stata quando mi ha beccata a baciare Dani, il suo allora ragazzo. Dio, ma come sono merda!
-Non lo so, tu che dici? Forse perché c’è un concerto?- mi dice lei, acida. Se le da tanto fastidio parlarmi perché non se ne va? Forse perché gode profondamente vedendomi tanto in imbarazzo? Cosa diavolo si dice in queste situazioni?
Mi esce una risatina idiota, il cuore mi pulsa nelle orecchie, quasi mi sembra che si sia unito a quello del piccolo.
-Ah, già, il concerto..eh-e.-
Silenzio.
Mi guarda con un odio tale da poterlo sentire sulla pelle. E ha ragione. Mi sono intrufolata qui, in un posto non mio, e le ho rubato Dani. Sarebbe dovuto essere suo. Forse lo sa, ecco perché mi odia tanto.
-Io..ecco..mi..- sto quasi per scusarmi, ma lei mi precede e con voce secca mi sbotta :-Vedo che quel che si dice è vero.-
Io la guardo interrogativa –E cosa si dice di preciso?-
-Che la trovatella vagabonda è incinta.-
Con 9 mesi di ritardo tesoro, però ci sei arrivata! Buon giorno!
-Io..si..bhe..si vede..- non capisco dove voglia andare a parare, mi irrita non sapere da cosa mi devo difendere. Dani! Dove sei quando c’è bisogno di te?
-E dimmi, hai la minima idea di chi sia il padre?Ti sei accontentata di quello che mi hai fregato a me, o ti sei sentita in dovere di adescare altri ragazzi altrui?-
-Io non ho..- le sbotto tirandomi in piedi di scatto, ma mi blocco. No, ha ragione lei, io ho, io sono nel torto. Sono io la stronza tra le due.
-Tu non hai cosa?- ringhia lei, talmente vicina a lei da poter quasi distinguere le lacrime che le si addensano negli occhi.
Non voglio doverle rispondere. Non voglio dirle che ha ragione. Non le rispondo e mi allontano, lacrime calde che cadono senza poterle frenare.
Cammino, cammino.
Rovino tutto quello che tocco, se non fossi mai venuta qui non sarebbe mai successo niente. Loro erano destinati a stare insieme, ho rovinato tutto.
Cammino, cammino.
Ho abbandonato tutto quello che avevo dall’altra parte, ho incasinato tutto quello che c’era da incasinare. Ho rovinato tutto.
Cammino, cammino.
Ho una contrazione. Mi piego ma non mi fermo, come se mi stessi punendo dal male che ho fatto, come se potesse essere una via di redenzione.
Cammino, cammino.
Poi mi fermo. E mi rendo conto di cosa ho fatto. Sono fuori. Sono fuori dal locale. Nei miei pensieri, sono uscita dal locale e ora sono nel parcheggio, da sola. E li sento. 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Miei cari lettori. Con il clamoroso ritardo (aggiornare dopo un anno può ancora definirsi 'ritardo'? Non c'è una parola più consona?) comunque, con il clamoroso ritardo che da sempre mi distingue, aggiungo un capitolo a questa stremante fanfiction. Lo ammetto, oltre a lavoro/studio/vita vera che mi hanno tenuta lontana da questa storia è subentrato anche un'altra terribile verità: Dani è ingrassato. Ma ingrassato tanto, non poco. Molto ingrassato. Fatto sta che le mie seghe mentali sul soggetto sono andate esaurendosi, è con loro l'ispirazione. Ma giuro, GIURO, che ora che non ho più la scusa degli esami tenterò di finire questa benedetta fanfiction. Spero di vedervi recensire in molti. Anche per insultarmi, me lo merito.



Il concerto è finito, ho ringraziato tutti coloro che sono venuti a vederci e a supportarci, sono veramente felicissimo. Ora siamo nei camerini, a ridere e a parlare a macchinetta della performance appena conclusa.
Mi godo il fatto di poter parlare con voce normale, non distorta dal growl o dallo screaming, e sento la mia gola esultare. Quasi mi tremano le gambe dall’emozione, tutto questo è un sogno che si avvera, il contratto firmato, i demo in produzione, i concerti e persone che amano la tua musica. E’ qualcosa di magico che spero non finisca mai.
Sento dei passi fuori dalla porta e questa si apre, rivelando Katy in mise decisamente provocatoria che ci raggiunge saltellando e riversandoci addosso una gran quantità di complimenti.
-Sarà meglio che ti chieda l’autografo, prima che tu diventi una rockstar snob!- mi dice lei allungando un braccio su cui già è impresso il nome di Paul e un pennarello.
-Io non diventerò una rockstar snob!- le dico cominciando a firmare. Firmandomi non come Dani Davey ma come Dani Filth.
Dani Filth. Suona bene. Suona molto bene. Tutti i componenti delle band black che conosco hanno dei nomi d’arte, perché io no? ‘Dani Filth, cantante dei Cradle of Filth’. Si, mi piace.
Katy ritira il braccio e legge quello che ho scritto –‘Dani Filth’..-
Io sorrido a trentadue denti, fiero del mio nuovissimo nome d’arte. –Ti piace?-
-Si..- dice lei, senza esserne veramente convinta. Gli altri ragazzi della band la raggiungono e leggono il nome impresso con il pennarello nero sulla sua pelle.
-Perché Dani Filth?- chiede sbottando Benjamin. Mi sento irritato, secondo lui perché ‘Filth’?
-Non lo so Ben, tu cosa dici? Pensa al nome della band..-
-Questo lo so, Dan!- mi interrompe lui, sempre mostrando una certa irritazione. – Ma perché tu dovresti essere Filth? Cosa ti da il diritto di prenderti il nome della band?-
Tutti ci fissano, e dallo sguardo che hanno, sembrano essere più d’accordo con lui che con me. –Perché l’ho fondata io!- rispondo seccamente – questa band è mia!-
Mi rendo conto di aver detto qualcosa di sbagliato solo dopo l’ultima parola, ma oramai è troppo tardi.
-Tua?- si intromette Paul in difesa del fratello. – Come sarebbe a dire tua ?-
Odio l’ostilità con mi sta guardando, e odio il fatto che vogliano prendersi il merito di aver fondato la band, quando questa è stata chiaramente un’idea mia.
-Io ho creato questo gruppo, Paul.- gli dico a bassa voce per controllare il nervoso. Non ho voglia di finire a litigare proprio dopo un concerto.
-E noi ci suoniamo!- aggiunge Darren, seguito a ruota da Jonhatan.
-Abbiamo diritto quanto te di chiamarci Filth!- sbotta quest’ultimo.
-Oh si, suonerebbe benissimo, dopo i Robinson, iFilth. Jon, fai tu la figlia piccola? O la vuoi fare tu, Darren?- dico acido. Comincio seriamente ad arrabbiarmi.
-Tu l’avrai anche fondata, Davey, ma senza di noi non saresti niente!- Paul ha alzato la voce e mi viene incontro, più alto di me, minaccioso, sottolineando il mio cognome, come un sovversivo, come a sottolineare che non mi accetterà come leader.
Non ho intenzione di dargliela vinta, quindi faccio una risata sforzata e gli butto in faccia :- Ne trovo a migliaia come voi, anzi meglio di voi!-
Per un attimo la stanza sembra congelarsi. La tensione che aleggia tra di noi si potrebbe tagliare con un coltello. Paul non risponde alla mia provocazione, ma posso leggere nei suoi occhi la delusione e l’ira.
Katy si è portata le mani al viso, l’espressione tesa, ci guarda uno ad uno, aspettando qualcosa.
Io mi sono reso conto di quello che ho appena detto. So che è pura e gratuita cattiveria, ma sono talmente arrabbiato che sono fiero di me. Non potevo scegliere frase migliore.
Restiamo in silenzio per qualche tempo, in attesa che qualcosa cambi, in attesa che le mie ultime parole si cancellino da sole.
Il primo a muoversi e a parlare è Jon. Lentamente si toglie il basso di dosso, senza guardare in faccia nessuno. Sono contento che qualcuno stia facendo finalmente qualcosa, così posso smettere di sentirmi lo sguardo severo di Paul addosso.
Jon prende la sacca del basso e lo ripone accuratamente dentro. Poi senza guardarmi dice: - Se è vero che ci sono miglia di musicisti migliori, non vedo cosa ci sto a fare ancora qui.-
Si tira in piedi e si mette la sacca contenente il basso a tracolla. –Io mollo.- e detto questo si gira ed esce dal camerino.
Ci rimango di sasso. Se n’è andato. E’ andato via veramente. La ragione mi dice di corrergli dietro e scusarmi, di trascinarlo in quel camerino e scusarmi. Ma l’orgoglio mi tiene inchiodato al pavimento.
-Io..- comincio a dire, per riempire il silenzio più che per parlare realmente. Mi fissano tutti, pieni d’odio e risentimento nei miei confronti. –Ce la caveremo, ragazzi.- dico, poco convinto. – Siamo forti, di sicuro troveremo un buon bassista..-
-E batterista.-
E’ la voce di Darren. Mi volto e lo guardo. –Cosa?-
-Trovati un altro bassista Daniel, ma anche un altro batterista. Io con te ho chiuso.-
-Non dire stronzate Darren!- gli dico con ansia crescente. Ho già perso un musicista, non posso prenderne un altro! Lui non mi ascolta e si avvicina alla porta.
–Darren, porta quel culo qui!- gli intimo, senza convinzione perché la voce comincia a tremarmi.
-Ho smesso di prendere ordini da te, Dani.- mi guarda per un attimo. –Auguri per tuo figlio.-
Se ne va anche lui. 
Mi stanno lasciando! Mi stanno lasciando tutti! Con un cazzo di contratto firmato! Ma cosa sono, idioti? Stanno mandando a puttane un sogno di una vita! Il mio sogno!
Mi volto verso gli altri. – Qualcun altro?!-
Paul e Ben si guardano ed escono dalla stanza. Rimane solo Katy.
-Oh, ma cazzo!- urlo, tirando un calcio al muro e facendomi un male cane. Mi butto su uno sgabello, la testa tra le mani.
Sono fottuto.
Mancava tanto così, tanto così per realizzare il mio sogno. Avere un band mia, vivere della mia musica. Non mi ero neanche preoccupato più di tanto per il bambino. Con il lavoretto di Christine, e i ricavi dei concerti, dei cd e di qualche altro lavoro saremmo riusciti a cavarcela ampiamente.
E invece puf! Ciao.
-Mi dispiace.- dice Katy a voce bassa. Ha una mano appoggiata sulla mia spalla. La guardo, credo che sia la prima volta che la vedo seria in tutto il tempo che la conosco.
-Sono un idiota?- chiedo,ì abbattuto.
Lei sorride appena. –Solo un po’.- si inginocchia davanti a me. – Vedrò di parlare con Paul, ok?-sospira. –In qualche modo riuscirò a farlo ragionare, almeno spero.-
Chiudo gli occhi, come per scacciare questa situazione. Annuisco. –Ben?-
-Sono fratelli, fanno praticamente tutto assieme. Una volta convinto Paul riportare qui Benjamin sarà uno scherzo.-
Annuisco ancora. Già, loro due, una volta calmati, saranno facili da convincere. Gli chiederò scusa. Scongiurerò, se vogliono.
-Jon e Darren.- dico, e quel poco di speranza che era tornata svanisce del tutto. Non era la prima volta che litigavamo, ed era con loro due che c’erano le più grandi incomprensioni. Ho paura che con loro non sarà altrettanto semplice.
-Daniel, loro sono andati.- conferma Katy. –Li ho sentiti più volte lamentarsi..non te l’ho mai detto perché non volevo creare tensioni.- aggiunge in fretta vedendomi alzare di scatto la testa. –Mi dispiace.-
-No, non è per quello che hai detto.- la rassicuro. Mi sono appena reso conto che non è normale che io sia qui con lei. Ci dovrebbe essere un’altra persona qui, a tenermi le mani e consolarmi. Dov’è Chris? Sono sicuro di averla vista sotto al palco, poi l’ho vista allontanarsi. Che sia andata a casa? Perché Katy non mi ha detto nulla?
-E allora cosa c’è?- mi chiede lei.
-Dov’è Christine?-
Anche lei sembra ricordarsi solo in quel momento di lei. –Oh! Ero talmente presa dalla situazione che non ho più pensato a lei.-
-E’ tornata a casa?- chiedo.
-No, non stava male. Ha avuto qualche contrazione, ma lei dice che è ok. L’ultima volta stava parlando con Toni..-
-Con Toni?!-
-Si..-
-Vado a cercarla!- dico e mi alzo.
Provo a guardare ovunque, nei bagni delle donne, in quello degli uomini, chiedo in giro se l’hanno vista, ma niente, l’unica cosa che mi sento rispondere è –Che? No, non l’ho vista, ma spaccate, ragazzi!-
Non rispondo neppure ai complimenti, non potrebbero essere più inconsistenti in questo momento. Dove diavolo è quella dannata ragazza?
C’è talmente tanta gente dentro questo locale che non la troverò mai.
Un uomo, il proprietario del locale, si avvicina a me. –Sei pallido ragazzo, e non parlo del cerone, non è che hai bevuto un po’ troppo e mi vomiti sul bancone vero?-
-No!- dico seccato. Non sono mai stato così sobrio in vita mia. E nemmeno tanto in ansia.
-Ha visto una ragazza? Una ragazza incinta, aveva un abito a fiori mi pare..-
-A si! Certo che l’ho vista, era piegata in due dal dolore, credo stesse per partorire..-
-COSA?!?-
-Le ho offerto il mio aiuto- continua il tizio – ma mi ha mandato via in malo modo.-
-E poi?- chiedo avido.
-E poi niente, me ne sono andato, credo di averla vista più tardi che correva come una furia fuori dal local..-
-Grazie mille!-
Mi giro e corro verso la porta d’entrata.
Perché diavolo è uscita? Forse per prendere un po’ d’aria,tra il bambino e Toni..chissà che cazzo le ha detto Toni!
Pensando a lei le mie viscere fanno una capriola. Mi dispiace tantissimo. Certo sono felice con Christine, ma a volte, solo a volte, mi chiedo come abbia fatto a perdere Toni. Le volevo molto bene, stavamo bene assieme, ci dicevamo tutto. Con Chris invece è diverso, sembra sempre ci sia qualcosa che non mi dice, sempre così misteriosa e strana. Mi viene quasi da pensare che abbia un qualche segreto che non mi vuole dire. E per non parlare del bambino, arrivato dopo pochissimo che stiamo assieme. E la band che è andata a farsi fottere. Dire che sono stato travolto dalle cose è dire poco.
Immerso nei miei pensieri esco dal locale, ma di Christine nemmeno l’ombra.
La chiamo a gran voce, ma nulla.
Finchè non lo vedo.
Lancio un urlo. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Strano ma vero, sono di nuovo qua, ci tengo a precisare che la fanfiction è stata terminata, e che faccio che pubblicare insieme i restanti capitoli prima che gli alieni mi rapiscano di nuovo. Non vi rubo altro tempo. Recensite^^ 


E’ troppo tardi quando mi accorgo di aver fatto un errore fatale. Sono sola nel parcheggio: sto offrendo me stessa e il bambino su un piatto d’argento ai Cavalieri. La loro presenza non tarda infatti a farsi sentire. Sono loro, posso quasi sentirne l’odore.
-Lasciatemi stare.- dico con voce tremante. Sento che si muove qualcosa dietro di me. Con il cuore in gola e la mano sul ventre, come se essa da sola potesse proteggere il bambino, comincio a voltarmi.
L’Ordine verrà ristabilito.
Suona come un sibilo, tagliente come la lama di un coltello ed entra nella mia testa. Non riesco a trattenere un urlo di dolore e mi accascio a terra. E’ come se avessi mille lame nel infilzate nel mio cranio, come se queste ruotassero tutte insieme.
-Ti prego!- urlo agonizzante.
L’Errore verrà corretto e il feto eliminato.
Il dolore aumenta sempre di più, penetra più a fondo nel mio cervello, non so quanto io stia urlando, strillando, ma spero che qualcuno mi senta. Apro appena gli occhi tentando di farfugliare una supplica, e vedo che il Cavaliere non è più solo, altri due si sono aggiunti, neri come la notte, le loro fruste argentate scintillanti. Parlano tra di loro credo, ma io non riesco a capire, non riesco a distinguere nemmeno una parola.
Uno di essi manda in alto la frusta e questa si attorciglia alla mia gamba destra, aggiungendo il dolore del fuoco a quello dei coltelli. Mi entra dentro e da come il bambino si muove so che lo sta provando anche lui.
Questo mi da la forza di tentare di alzarmi. – Lasciateci stare, figli di puttana!- sbraito con tutto il fiato che ho in corpo, ma tutto è vano, e una seconda frusta mi cinge la gola, impedendomi di urlare.
Io e mio figlio dentro di me ci contorciamo cercando di sfuggire al dolore immenso che ci attraversa.
Il feto verrà eliminato
Uno dei Cavalieri, o tutti insieme forse, ripetono all’infinito queste parole, riempiendomi di terrore.
Non posso fare nulla contro il loro volere, sono completamente inerme nelle loro mani.
Tra il sogno e la veglia vedo il Cavaliere al centro allungare una mano verso di me.
-Non..non..-
Vorrei dire ‘non ci toccare’, ma non ho la forza per dirlo, ho talmente male che non ho nemmeno più coscienza di me stessa.
La mano si avvicina ancora di più e tocca il punto in cui porto il mio bambino.
Credo di svenire.
 
*
Quello che vedo davanti ai miei occhi è inspiegabile.
Lei è stesa a terra nel bel mezzo del parcheggio, legata da quelle che a questa distanza potrebbero essere delle catene..o delle fruste. Davanti a lei tre figure incappucciate e nere, non so cosa siano, ma dentro di me so che non sono tre semplici persone. Mancano di materialità, è come se fossero sfocate, evanescenti, non riesco a distinguere il punto esatto in cui poggiano i loro piedi.
Due di loro stanno fermi come statue, tenendo in mano le loro fruste, una delle quali è legata a una gamba di Christine, l’altra è attorno al suo collo. Christine sembra avere le convulsioni, e non urla, non riesco a sentire nulla, ma il fatto che si muova ancora mi da un senso di sollievo.
La figura al centro fa un passo in avanti e si piega su di lei allungando la mano e la appoggia sulla pancia di Christine. Lei inarca la schiena talmente tanto che credo che se la sia rotta in due, poi ricade a terra, immobile.
Non aspetto altro, non guarderò Christine e mio figlio morire senza fare niente.
L’odio che provo per quegli esseri è abbastanza forte da farmi recuperare l’uso delle gambe, rese inutilizzabili dal terrore che mi aveva assalito nel vedere quelle tre figure intorno a lei.
Mi rialzo e, accecato dall’odio, corro verso il parcheggio, sperando di poter fare qualcosa contro quei tre. E sperando che non sia troppo tardi.
 
*
Vedo il mio bambino. O meglio, vedo la mia bambina. Siamo nel vuoto più assoluto, sospese nel nulla. Lei fluttua davanti a me. E’ bellissima, rosea e grassottella, con occhi azzurri che mi parlano, e io parlo a loro.
Non mi ricordo nulla, chi sono, dove siamo nel tempo e nello spazio. E’ come se fossimo sempre state qui. Allungo una mano e tocco la sua.
Non so perché, ma sento una lacrima bagnarmi le guance, seguita da altre mille.
-Mi dispiace- riesco solo a balbettare. Lei mi guarda seria seria, inclinando appena la testa da un lato, come per guardarmi meglio.
Ma perché mi dispiace? Perchè sto piangendo? Cosa ho fatto?
Non me lo ricordo eppure non riesco a smettere di piangere e domandare scusa. La bambina si avvicina, senza nemmeno muoversi, compare semplicemente più vicino a me e con la sua manina tocca la mia guancia. E attraverso quel tocco provoca in me una calma infinita, che arresta le mie lacrime e mi da solo una sensazione di gioia. Attraverso quel tocco sento che non è arrabbiata con me. Prendo la manina nella mia e la bacio. Non credo di aver mai amato una creatura più di quella che ho di fronte a me in questo istante.
Rimaniamo così per minuti, ore,anni e secoli e niente ci potrebbe dividere.
Fino a che la bambina non spalanca gli occhi e cambia espressione, la serenità diventa paura, la paura dolore.
Ora il vuoto intorno a noi è colorato di rosso, rosso cremisi, rosso sangue, scorre su di noi due imbrattandoci corpo e capelli.
Poi la mia bambina comincia a sparire. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Viene come cancellata via dal sangue.
Comincia a piangere e non riesco a sentire quel suono, quel suo pianto disperato. Cerco di fare qualcosa, di stringerla a me ma non serve a nulla.
-Grace!- urlo
 
*
 
Christine è viva. Lo so di per certo perché le ho sentito urlare un nome: Grace.
Non so chi sia Grace, ma sono così felice di sentirla che lo urlo anche io.
E gli esseri mi sentono. Si voltano e fanno uno strillo che entra nelle mie ossa, così che mi accascio vicino a Christine.
Mi volto per guardala: respira, ma qualcosa non va: il vestito che le copre le gambe è completamente imbrattato di sangue. Sta perdendo il bambino, ed è colpa della figura incappucciata che tiene la sua mano sul suo ventre.
-Lasciala!- urlo, ma questi non sembra minimamente disturbato o minacciato dalla mia presenza.
L’Errore va corretto, il feto distrutto, e tu non ricorderai niente
La sua voce risuona direttamente nella mia testa.
-No!- sbraito alzandomi, ma l’essere toglie la mano dal ventre di Grace e con un semplice gesto, senza nemmeno toccarmi mi inchioda al suolo.
Tu non dovresti sentire, tu non dovresti vedere, ma l’Ordine va ristabilito ad ogni costo.
Tento nuovamente di alzarmi, e l’essere alla sua destra toglie la frusta dalla gamba di Christine, lasciandogli il segno ustionato della sua corda stampato per sempre sul polpaccio, e con un gesto violento la fa attorcigliare al mio braccio, facendomi sentire un dolore immenso, che non ho mai provato.
 
*
 
-Grace!- urlo, non sapendo da dove proviene quel nome, ma sapendo che solo così si può chiamare la mia bambina. Sta continuando a svanire pezzo per pezzo, nello steso momento in cui le lacrime cadono dai miei occhi.
-Non te ne andare..lasciatela stare!-
Non so a chi mi stia rivolgendo, ma so che c’è qualcuno che la sta portando via, che vuole farle del male.
Improvvisamente la bambina smette si sparire e torna completa. Con un singhiozzo la prendo tra le mie braccia. Sento attraverso il suo tocco che ha paura, e ne ho molta anche io.
Alzo gli occhi e rimango impietrita da quello che vedo: c’è una persona davanti a noi, o meglio, è come se la vedessi dietro un vetro, non direttamente.
E tutto mi torna in mente.
E’ Daniel! Io sono Christine, io sono incinta di lui, e quella che ora ho tra le braccia è la nostra bambina. Sono stata attaccata dai Cavalieri perché una zingara mi ha mandata indietro di dieci anni nel tempo, e ho conosciuto questo ragazzo straordinario, e ne sono follemente innamorata. Come mille flash rivedo il nostro primo incontro, il primo bacio, la sera al ristorante, rivedo il suo sguardo quando gli ho detto che aspettavo un bambino, la sua insistenza nel volerlo tenere nonostante fossimo troppo giovani. Lo rivedo sul palco . Però tutto questo non è giusto, da un punto di vista di ordine temporale, e in questo momento sono distesa sull’asfalto di un parcheggio, svenuta, e so che lui è con me, mi ha trovata ma è stato sopraffatto dal potere dei Cavalieri come lo sono stata io.
Così come era finito, Grace riprende a sparire, i Cavalieri hanno evidentemente continuato il loro compito nonostante la presenza di un testimone. Grace piange di nuovo, e io la sto perdendo. Ma non permetterò che la uccidano.
-Propongo un patto!- sbraito con quanto fiato mi rimane, e non lo dico solo nella mia mente, ma sento di averlo detto anche fisicamente, anche a causa della reazione di Dani: i suoi occhi, che riesco a vedere in questa dimensione, si sbarrano.
Tutto cessa.
Poi sento la mia stessa voce e le parole uscire dalla mia stessa bocca.
-Che genere di patto?-
*
 
Tutto quello che vedo a dell’inverosimile. Sono bloccato a terra da tre pseudo cavalieri neri che stanno uccidendo la mia ragazza e il mio bambino, e ora Christine parla con le loro voci.
-Propongo un patto!- le sento dire con forza, senza che si svegli, come bloccata in un altro mondo.
I Cavalieri la guardano e quello che tiene la mano sul suo ventre si rialza. E poi Christine parla, ma non con la sua voce, i suoni che emette sono le voci dei tre Cavalieri assieme, voci che provenivano come dall’oltretomba.
-Che genere di patto?-
Guardo la scena a bocca aperta, senza sapere cosa dire o pensare, sperando solo che Chris stia facendo la cosa giusta.
-Prendete me, lasciate mia figlia.- ha una voce ferma, decisa, nonostante la situazione non si lascia intimidire.
-E’ la figlia di un Errore.- dice ancora con la voce dei Cavalieri, e mentre lo fa muove la testa lentamente e si gira verso di me, gli occhi girati al contrario che lasciano vedere solo il bianco della pupilla. – va eliminata e l’Ordine ristabilito.-
La vedo sorridere, come se avesse un asso nella manica.
-Voi anche siete in errore, miei cari.- Mi sporgo appena come per sentire meglio – Avete infranto le regole. Vi siete mostrati a un uomo comune rompendo la regola del Segreto, e questo vi pone sul mio stesso piano.-
La testa di Christine scatta in avanti, e mille suoni incomprensibili, sussurri in una lingua sconosciuta, le escono dalla bocca, poi si volta di nuovo di scatto.
-E noi cosa ne otterremo?-
Per un po’ non dice nulla, poi apre la bocca e parla con la sua voce: -Il silenzio.- 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***




All’interno di questa dimensione senza tempo né spazio sono comparse tre figure lucenti, e sono le figure che parlano con me. Ecco come sono fatti i Cavalieri quando non devono incutere timore, quando non devono prendere una forma semi-fisica. Ecco la loro essenza: sono esseri fatti di pura luce.
-Il silenzio, dici-. Sembrano riflettere e parlare tra di loro.
-Si- dico, fingendo di essere più decisa e coraggiosa di quanto non lo sia veramente. – Voi non avete il potere di cancellare la memoria alle persone, e siete stati visti mentre tentavate di uccidere la mia bambina da quel ragazzo che ora giace vicino a me..si- dico vedendoli confusi –posso sentirlo, e posso vederlo.-
Anche Dani sembra confuso da tutto questo mio discorso. In realtà non so perché riesca a vederlo, visto che tecnicamente nella sua dimensione io sono svenuta, ma tanto vale giocare tutte le carte come si deve.
-Quindi- continuo –propongo questo patto: io faccio la brava e verrò con voi nel 2010 senza opporre nessuna resistenza, e voi lascerete Daniel e la bambina incolumi, e non vi farete mai più vedere-
-Il feto..- cominciano a protestare loro ma io li blocco.
-Mia figlia è al posto giusto al momento giusto. Voi non la toccherete, altrimenti Dani sarà costretto a raccontare a tutti di voi. E presumo che sareste in guai seri, dal momento che avete infranto le vostre stesse regole.-
Confabulano di nuovo tra di loro. Sento il cuore battermi forte nel petto, mentre aspetto il verdetto.
Alla fine parlano.
-Il patto è accettato. L’Errore verrà con noi, non tenterà più di scappare, e l’Ordine verrà ristabilito. Quanto alla figlia dell’Errore, questa rimarrà in questo tempo insieme al padre. Ma non dovrà mai sapere nulla della madre.-
Faccio per protestare: come sarebbe a dire che mia figlia non deve sapere che io esisto? Apro la bocca per parlare, ma poi guardo l’espressione spaventata di Dani e la richiudo. Va bene, va bene tutto purchè loro due stiano bene.
-Infine- continuano i Cavalieri – Né l’Errore e né il ragazzo dovranno mai fare menzione della nostra esistenza con chi non sa dell’Ordine. E l’Ordine non dovrà mai più essere sovvertito. Mai più.-
Annuisco. –Accetto.-
-E tu, ragazzo?- dicono rivolgendosi a Daniel, che è sempre più confuso – Accetti la proposta?-
Lui farfuglia qualcosa di incomprensibile e poi un –S..si-
-Molto bene. Ora l’Errore venga con noi.-
Mi sento attrarre verso le luci senza poter opporre resistenza.
-Aspettate! Aspettate! Permettetemi di salutarlo, ve ne prego!- supplico.
Le luci fremono di impazienza e spariscono, ruggendo un brusco – E sia-
*
 
Non ho idea di cosa stia succedendo, Christine parla di cose senza senso: Ordine, Errori, 2010! Non ho capito moltissimo di quello che sta succedendo, sembra di essere in una puntata di  Doctor Who, per la miseria!
Lei deve andare con questi tipi strani..ma tornerà? E la bambina (come diavolo fa a dire che si tratti di una bambina, fino ad ora ne abbiamo sempre parlato al maschile, perché ora ha deciso che è femmina?), starà con me, starà con lei?
Guardo sempre più confuso prima Christine, che dopo il colloquio è tornata ferma e fredda come il ghiaccio, gli occhi dolcemente chiusi, nel suo stato di incoscienza. Una cosa sembra positiva: ha smesso di sanguinare.
Ora che c’è un attimo di quiete mi avvicino a lei.
-Chris? Chris mi senti?-
Lei non risponde e le lacrime mi salgono agli occhi, talmente tante che non riesco a vedere nulla accanto a me. Tocco la pancia della mia ragazza sperando di sentire qualcosa, un qualche movimento, ma niente, il bambino è fermo come la madre. Li ho persi tutti e due.
La rabbia sale in me e tra i singhiozzi riesco a voltarmi verso le tre figure incappucciate, che aspettano ferme e mi guardano. –Le avete uccise, stronzi!-
Forse dovrei scagliarmi contro di loro, combattere per quello che mi hanno portato via, ma non ho la forza di muovermi, di staccarmi dal corpo di Christine, quindi mi corico accanto a lei stringendola forte, stringendo il punto in cui si trova mio figlio, o piuttosto mia figlia, a sentire Christine. Le mie mani sono imbrattate del loro sangue, non lo dimenticherò mai.
Poi mi sento strano, leggero e inconsistente, il campo visivo, già oscurato dalle mie stesse lacrime, si fa sempre più piccolo fino a che tutto non diventa buio.
 
*
 
Passa in questa dimensione come se avesse superato quel vetro, quel velo attraverso cui riuscivo a vederlo prima. Ora è vero, qui davanti a me. E’ Dani.
Si guarda intorno.
-Dove sono…Chris!- pronuncia il mio nome come se fossi la salvezza in persona e in un attimo ci stiamo abbracciando.
Lo bacio come se questo dovesse essere l’ultimo bacio, e quando mi rendo conto che è così non riesco a bloccare le lacrime. Poi mi ricordo del piccolo peso che sento tra le mie braccia, e tentando di sorridere gli dico :-Devo presentarti una persona.-
Lui abbassa lo sguardo e vede Grace. Spalanca la bocca, guarda lei poi me :- Come..come diavolo..-
-Oh, non ti starai chiedendo ora che mi vedi in braccio con la nostra bambina come questo sia possibile, dopo che hai visto tutto il resto! Questo in confronto è naturale!-
Fa un sorriso bieco. –Ecco prendila.- dico, e gliela metto in braccio. Lui la prende delicatamente e i due si scrutano per qualche minuto. E’ bellissimo vederli insieme, mi fa un effetto stranissimo, è come se per la prima volta nella mia vita mi sentissi veramente completa.
-Ti assomiglia un sacco.- commento, con il pianto in gola. Lui mi sorride e allunga una mano.
-Non te ne andare mai più!- mi ordina mentre mi tiene stretta a sé baciandomi la fronte.
La morsa allo stomaco si fa più forte che mai. Devo dirglielo. Deve sapere tutto.
-Daniel, ora tu mi devi ascoltare.-
Il mio tono è serio mentre gli racconto tutto, e lui non mi interrompe, non fa domande, non cambia nemmeno espressione.
Quando finisco di raccontargli la mia storia rimane in silenzio per un attimo, poi mi parla lentamente, come se avesse paura di farmi male con le sue parole.
-Quindi tu vieni dal futuro..?-
Annuisco.
-E ti manca?-
-Certo che no!- esclamo abbracciandolo stretto. –Come potrebbe mancarmi? Sono con te e la nostra bambina, non potrei essere più felice.- La mia voce si rompe sull’ultima parola.
-E allora perché piangi?- dice, ma siccome sento che anche la sua voce è tremante so che ha capito tutto perfettamente, e forse spera solo che si sia sbagliato, o si tratti solo di uno stupido scherzo.
-Perché io non posso rimanere, Dani. – lo guardo, le sopracciglia aggrottate, quasi fosse arrabbiato.
-Se io rimango- gli dico toccandogli i capelli neri – loro uccideranno la bambina, e io non posso permetterglielo. Non posso essere così egoista..-
-Verrò con te!- esclama.
-Non cambierebbe niente!- dico esasperata. – Ascolta, l’unica cosa positiva in tutto questo gran casino è che i Cavalieri non possono toccare i nostri ricordi. E vista la situazione non ci resta che aggrapparci a questi..-
Muoviti, Errore, o il patto non varrà più.
Anche Daniel li ha sentiti e si è voltato cercando le loro figure.
-Capisci cosa intendo? Non posso permettere né a te né a nostra figlia di vivere in questo modo, sempre spaventati, sempre perseguitati dalla loro presenza, dalla loro voce.-
Mi asciugo le lacrime e sospiro. –Ora io devo andare.-
-No!-
-Devo, hai sentito cosa hanno detto.- li guardo di nuovo tutti e due, mi mancheranno moltissimo.
-Trattala bene, ok? E non dargliele tutte vinte, non voglio che venga su antipatica e viziata come tua sorella.-
Ridiamo, ma è un riso amaro.
-E tu- dico rivolta alla bambina.- Comportati bene. E dimenticati di me.- mi chino e bacio la sua fronte liscia, e come se Grace avesse capito scoppia a piangere. Daniel la culla, e io so che sarà un padre perfetto.
Poi mi volto e vedo le luci, i Cavalieri che mi chiamano, e io sta volta lascio che mi trascinino via.
-Ciao!- dico tra le lacrime e agito il braccio fino a quando Daniel e Grace sono diventati troppo piccoli per distinguere le loro figure dallo sfondo nero.
Addio.
 
*
 
Capisco che se n’è andata veramente solo quando mi ritrovo nella realtà, in ginocchio sull’asfalto del parcheggio. E lei non è li con me. E’ sparito tutto, il sangue a terra, i Cavalieri, lei.
Come se non fosse mai esistita.
L’unica cosa che c’è ancora è una piccola bambina tra le mie braccia, che mi scruta come se mi dicesse ‘e adesso come facciamo?’
E quella bambina è e sarà l’unica cosa che mi permetterà di non perdere completamente il senno, quella bambina mi ricorderà che Christine è esistita davvero, che non era solo un bellissimo sogno.
-Io credo che ce la faremo, sai?- le dico prendendole le manine minuscole nelle mie e posandole un bacio sulla fronte. –Lo so per certo.-
E’ una bambina bellissima, gli occhi sono gli stessi di Christine. Poi improvvisamente mi torna in mente una cosa che avevo sentito mentre lei era svenuta. Una cosa al momento insignificante. Un nome.
-Benvenuta, Grace.- 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


 …Sta bene…bip bip…è viva..bip bip…
…Gli occhi azzurri di Daniel in un giorno di sole…
…Bip bip bip…
…Sembra di guardare dentro il mare…
…Si sveglierà…non si sveglierà…
…Non te ne andare mai più…
Bip bip bip, è stata…incosciente…
…No, non me ne vado, amore rimango qua…
…festa…alcool..bip bip bip….
…Grace, sembri una bambolina…
…Bip, bip, bip….si…svegliando….
…Vi amo tutti e due…
…Chistine…
…Respira…
-Christine.-
Lentamente apro gli occhi, tutto è sfocato intorno a me, ma credo di essere sdraiata, e avere della gente intorno a me.
Una delle persone ha dei lunghi capelli neri, e tento di allungare la mano per toccarli, ma sono troppo debole per farlo. Mi limito a stirare le labbra in un sorriso. Daniel capirà. Daniel è qui.
-Christine, come ti senti?-
Faccio per rispondere, ma poi le figure intorno a me diventano più nitide, e quando le distinguo sento un dolore che è più forte di mille fruste di Cavalieri del Tempo messe assieme.
La persona con i capelli neri lunghi non è Daniel. E’ mia madre.
-Mamma..?- mugugno, più colta dall’orrore di non essere più con Dani che per la contentezza di rivederla dopo tanto tempo.
-Si, tesoro,  sono io.- mi dice sorridendomi e accarezzandomi la fronte madida di sudore. Si china per baciarmi ma io mi scanso, l’ira che sale dentro di me.
-No..no..no..no!NO!-
Il cardiofrequenzimetro aumenta i suoi bip, il mio respiro si fa affannoso. Mi porto le mani sul ventre dove prima c’era Grace e ora lo trovo piatto, come se lei non fosse mai esistita.
-Dov’è mia figlia?!- urlo rivolta a un dottore che ha assistito alla scena. –Esigo di vedere mia figlia!-
-Signorina..-
-Christine…- mi madre prova a prendermi per un braccio per farmi coricare di nuovo, ma io con uno strattone mi libero.
-Ma che diavolo ti prende?!- esclama lei con tono arrabbiato.
Una folla di persone si è affacciata alla porta della camera dove mi trovo per guardare, tra di loro c’è una donna con un camice con una siringa e una boccetta di qualcosa in mano che si avvicina a me.
-Mi lasci stare!- urlo scostandomi, ma la donna non mette il liquido direttamente nel mio braccio, ma nella flebo che ho attaccato al braccio.
Sento le forze venirmi a mancare, e ripiombo in un sonno senza sogni.
 
*
 
Mi hanno riportata a casa il giorno dopo il mio risveglio all’ospedale. Dopo il mio svenimento alla festa di Martin, Lisa si è molto spaventata e ha chiamato un’ambulanza. Mi hanno ricoverata d’urgenza, e il binomio incoscienza e alcool ha fatto pensare subito a coma etilico. Per fortuna, a detta dei dottori, questo mio stato non è durato a lungo, mi sono infatti svegliata la prima volta appena cinque minuti dopo l’arrivo all’ospedale di mia madre. Ulteriori esami hanno poi accertato che lo svenimento in sé non era stato provocato dall’alcool, la cui quantità nel mio corpo non era tale da provocare uno svenimento. Mi hanno tenuta in osservazione per un po’, assicurandosi che non fossi epilettica o cose del genere, hanno dovuto la mia reazione di appena sveglia a un semplice delirio dovuto alla febbre che mi era salita, in cui ho sovrapposto la realtà con il sogno.
Sembra quadrare.
Ma non quadra a me. La mancanza che provo per le persone che a detta dei dottori non sono state altro che frutto della mia immaginazione, è più vera e forte che mai. Ma dopo essermi fatta ripetere la solfa un miliardo di volte da più fonti autorevoli diverse non ho potuto che crederci. Un sogno. Solo uno stupido sogno. In fin dei conti, come si potrebbe spiegare diversamente tutto? Sbalzata nel 1991 da una zingara, perseguitata da dei Cavalieri con fruste magiche…non può che essere stato un sogno. Ma un sogno bellissimo, il più bello che abbia mai fatto. Così reale, così vero. Ogni volta che chiudo gli occhi spero di riprendere da dove avevo lasciato, di rivedere Daniel e Grace, ma questo non avviene mai.
Ciò nonostante le mie giornate sono diventate monotone, non rido facilmente, sento perennemente un vuoto all’altezza dello stomaco.
Ma poi ho notato una cosa che mi ha fatto dubitare della teoria di psicologi e dottori. Ero a fare un bagno, quel giorno, a godermi un po’ del sollievo che solo l’acqua calda riusciva a darmi. Il cellulare che avevo appoggiato sul pavimento ha preso a squillare, e io l’ho preso, e ho avvicinato il braccio ai miei occhi. E li ho visti. Sono piccolissimi, in realtà, non si vedono se non guardi attentamente, ma io li ho visti. Dei segni, segni di bruciatura. Con il cuore in gola mi è tornato in mente il primo vero incontri diretto con i Cavalieri e, lasciando il cellulare esalare gli ultimi squilli mentre mi cadeva in acqua, sono uscita dalla vasca senza curarmi di coprirmi o non bagnare in giro e mi sono fiondata davanti allo specchio: eccoli! Un segno di bruciatura mi percorre la gola, un altro la gamba destra, gentile souvenir della mia ultima sera nel 1991. Quella in cui ho perso tutto. Ma in questo momento rido, rido di gusto perché non si trattava di un sogno. Ho davvero fatto quelle esperienze. Ho davvero una figlia.
La troverò, le dirò chi sono, mi riprenderò Dani, non è tutto perduto..
Ma la verità si fa sentire poco dopo l’euforia. Ho fatto un patto con i Cavalieri per assicurare la vita a mia figlia: non posso più vederla, né lei né Dani, e lei non deve sapere nulla di me. Ed ecco che il dolore è tornato più vivo che mai.
Ma se non posso riaverli indietro, voglio almeno capire, prima di dimenticarmi tutto. E c’è una sola persona con cui posso parlare, ed è questo il motivo per cui sto bussando alla sua porta.
-Sei tu.- mi dice Eve aprendola. Io annuisco e mi si riempiono gli occhi di lacrime. Eve, la Eve che avevo visto la prima volta, quella che a stento riconosco, allunga le braccia con fare materno. – Vieni qui-
Non me lo faccio ripetere due volte e la abbraccio piangendo fino a quando non mi si asciugano le lacrime da sole.
Ora siamo dentro, sedute al tavolo con una tazza di te caldo fumante davanti. Non abbiamo parlato molto, si è limitata ad ascoltare in silenzio i miei singhiozzi, ma io ora devo sapere.
-Come hai fatto?-
Lei sospira e rigira la tazza nelle mani. –Io sono come tua figlia.-
La guardo interrogativa, non capisco cosa voglia dire. –Come Grace?-
Lei annuisce e mi guarda come se quello che dice fosse ovvio. Peccato che lo sia solo a lei. Vedendo che non capisco sospira, forse sperava che ci sarebbe stato bisogno di raccontarmi tutto dall’inizio.
-Mia cara, tu non sei l’unica persona ad aver dato filo da torcere ai Cavalieri del Tempo. Da quando il tempo stesso esiste, i Cavalieri combattono per mantenere l’Ordine. Non ti sei mai chiesta il perché, la ragione della loro esistenza?-
Scuoto la testa, mi basta sapere che esistono, non mi sono mai chiesta il perché.
-La polizia esisterebbe se non ci fossero persone che infrangono la legge? Con i Cavalieri funziona nella stessa maniera. Se non ci fossero persone in grado di viaggiare nel tempo, i Cavalieri non avrebbero ragione di esistere. Invece ci sono state sempre certe persone con queste capacità. Secoli e secoli addietro esistevano molte persone che avevano, tra i vari poteri, quello di alterare l’Ordine del Tempo. Vero è che sono sempre stati contrastati, e molto più che i roghi medievali, sono stati i Cavalieri a decimarli. Ma il potere si è comunque tramandato. Questo però non si tramanda di madre in figlia o di padre in figlio. No, è qualcosa che si ottiene solo in determinate situazioni, ovvero quando c’è una mistura di sangue tra un uomo e una donna che appartengono a due ere temporali differenti..-
-Come Grace!- esclamo. –Quindi Grace potrebbe avere dei poteri?-
-Mi stai ascoltando?- dice Eve, la cui dote ho scoperto non essere la pazienza. –Tua figlia ha  dei poteri.- Improvvisamente ricordo che mentre ero svenuta nel parcheggio, mentre patteggiavo con i miei nemici, ho visto Daniel. Non ero io in grado di vederlo, era mia figlia che me lo stava mostrando.
- E non poteri qualsiasi,- continua Eve - ma potrei relativi al Tempo. E sono poteri che i Cavalieri temono più qualunque altra cosa, perché possono alterare l’Ordine..ma non ti devi preoccupare- aggiunge in fretta vedendomi sbarrare gli occhi –tu mi hai detto che hai fatto un patto con i Cavalieri, ed essi sono fedeli alla loro parola. Non torceranno a tua figlia un capello.-
Il peso che mi aveva colto se ne va. Sono felice che il mio sacrificio non sia stato del tutto inutile. Poi finalmente capisco dove vuole andare a parare Eve.
-Quindi anche tu sei una mezzosangue!- esclamo.
Lei mi guarda  con lo sguardo da ‘Buon giorno! Meglio tardi che mai!’ – Si- risponde – lo sono. Mia madre conobbe un uomo ,un giorno, che si rivelò non appartenere al suo tempo, e dalla loro unione nacqui io, né di là, né di qua. E questo mi diede dei poteri. E come te, anche i miei genitori fecero un patto con i Cavalieri, sacrificarono la loro vita per permettere a me di vivere. Infatti, come avrai intuito, solo un sacrificio può permettere la sopravvivenza dei mezzosangue. E tu lo hai fatto. Non devi preoccuparti per tua figlia, né per Daniel, perché anche se non ti hanno più con loro, tu rimarrai per sempre nei loro cuori. E anche se Grace è troppo piccola per ricordare, sappi che per sempre porterà con sé la consapevolezza che tu sei qui fuori da qualche parte, e che le vuoi bene.-
Ed è questo che penso ogni giorno quando mi alzo: Dani e Grace sanno che io li amo, tutti e due. E mi basta.  

FINE


Ecco, come avevo promesso, l'ultimo capitolo della nostra storia. Spero non troviate il finale troppo assurdo o banale, ho cercato di far quadrare tutto. Che dire, grazie a tutti coloro che hanno messo la fanfiction tra i preferiti o tra le seguite, grazie a tutti coloro che hanno recensito, e infine grazie a tutti quelli che l'hanno anche solo letta. E grazie ai Cradle of Filth di esistere!

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