From the beginning...This is another story

di Estranged e Ramble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Sentiva il vento tra i capelli e il rumore dei suoi sogni che volavano alti nel cielo limpido, accompagnando lo sgommare incessante delle ruote sull’asfalto. Le note di un pezzo di Peter Frampton si disperdevano nella macchina e Josh continuava a sorriderle, mentre con un braccio fuori dal finestrino, si liberava della cenere in eccesso sulla sua sigaretta.
Liv sapeva di essere finalmente libera, lontano da Cincinnati, diretta verso la sontuosa California.

Poi qualcosa era andato inesorabilmente storto. Josh aveva iniziato a vedere il loro futuro per quello che era in realtà: un immenso buco nero; al suo interno li aspettava l’incertezza del domani.
Lo sconforto aveva iniziato ad assalirlo. Liv non ce la faceva più a vederlo così. Lo minacciò.
Gli promise che se ne sarebbe andata, se non avesse smesso di comportarsi in quel modo. Josh si era voltato con gli occhi iniettati di sangue e le aveva mollato un sonoro ceffone. Non era più in sé.
Con le lacrime che le rigavano il volto, Liv aveva posato una mano sulla maniglia dello sportello. L’aveva abbassata.
Josh le aveva urlato contro che se avesse deciso di scendere da quell’auto, lui se ne sarebbe tornato nell’Ohio, ma lei non sarebbe andata con lui.

-Sei solo una puttana, se pensi di lasciarmi così!-  ma Liv era già smontata dall’auto e si stava incamminando sul ciglio della strada, verso l’ignoto.



Ancora pochi chilometri e l'Arizona sarebbe stata solo un ricordo. Quella mattina aveva lasciato Poston... e adesso non sapeva proprio dove dirigersi. Prendendo autostrade a caso s'imbatté in una ragazza che faceva l'autostop, accostò

-Serve un passaggio?- la ragazza salì accomodandosi sul sedile accanto a lei

-Dove stai andando?- chiese

-Los Angeles-

-Oh.. ehm... sapresti mica dove siamo?- girò gli occhi guardandola vagamente sorpresa... probabilmente chiedendosi da chi diavolo si fosse fatta caricare ma rispose comunque

-Poco lontano dalla California..-

-Oh! Magnifico... ok... Los Angeles sia! Io mi chiamo Lilith comunque-

-Liv-.

Adesso aveva una meta: Los Angels, non ci aveva mai pensato... e perché avrebbe dovuto in fondo? Era andata via di casa semplicemente perché Poston le faceva schifo, cercava solo un posto migliore, niente di preciso. Alla fine era stata una fortuna incontrare questa ragazza, quanto meno sapeva dove andare e dove si trovava.
La sbirciò con la coda dell'occhio: non poteva essere troppo alta forse cinque centimetri più di lei, aveva dei capelli marrone scuro e gli occhi verdi, non era grossa ma nemmeno anoressica... sembrava una ragazza abbastanza normale ma con qualcosa che attraeva.
L.A. era sempre più vicina e il passato sempre più lontano: felicità! Poston era solo una minuscola cittadina con 389 abitanti nella contea di La Paz, Arizona e lei non avrebbe potuto sopportarla un secondo di più... con quell'ipocrisia, quel “sapere tutto di tutti” e giudicare sempre gli altri tipico dei piccoli paesi, che orrore l'aveva sempre trovato orribile ed era felice di esserselo lasciato alle spalle.
Guardò di nuovo Liv, sarebbe stato bello avere almeno un amica a Los Angeles no?

-Allora... come mai vuoi andare in California?-

 


Salve, salve, salve...qui è Ramble (cioè, la vecchia Galasty) che vi parla... questo è il primo capitolo della long che io e Estranged (Nico24 su EFP) stiamo scrivendo... è nata da un'idea che ci frullava in testa da un po'... e siamo curiose quanto voi di sapere cosa può venirne fuori, quindi...per ora vi salutiamo ^^
Un enorme grazie se avete deciso di leggere e...alla prossima :D

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Capitolo 2
*** 2 ***


Per quale razza di motivo si era fatto convincere da Steve? Periodicamente, due o tre volte a settimana, il biondino lo pregava fino allo sfinimento di accompagnarlo in questo o quel locale e, ogni tanto, lui accettava per sfinimento.Adesso si ritrovava all'entrata del Whiskey a go-go cercando di convincere il buttafuori che aveva veramente diciotto anni, e non capiva come potesse non credergli dato che era vero! -Amico ma non la vedi la carta d'identita?!- -Non m'interessa tu stasera non entri!- Eppure Steven era entrato, questa era discriminazione bella e buona! Risalì in macchina per poi dirigersi a casa furioso.Si lanciò sull'armadietto degli alcolici di Ola, la quale ritornò a casa in tempo per vederlo attaccare la seconda bottiglia di vodka -Ma non eri uscito con Steve?- chiese vagamente perplessa -Si... ma quel cretino del buttafuori non m'ha fatto entrare- biascicò in risposta Slash, diede altri due sorsi e sembrò illuminarsi come una lampadina -È la serata delle donne! Se io sono una donna entro...- -Ma non sei una donna- ribattè sempre più perplessa -Ma... ma lui non lo sa!- continuò con lo sguardo di un ubriaco con un idea geniale mentre si affrettava ad aprire l'armadio della madre.Iniziò a rovistare in mezzo ai vestiti -Si! Si questo è perfetto! Perfetto!- strillò estraendo un vestito nero. Ola realizzò imporovvisamente quale fosse il folle piano del figlio e pensò di divertirsi un po': entro mezz'ora Slash era agghindato come una perfetta ragazza.Un paio di moine al buttafuori dopo (il chitarrista non se ne era accorto ma quello non aveva gradito molto) era dentro e deciso a trovare Steven.

 

Il liquido gli bruciò appena la gola, la percorse scivolando via svelto e, tra un singhiozzo e un lieve pizzicore al naso, lo fece sentire ancora più leggero e spensierato.
Si era quasi scordato che Slash non era più con lui. Aveva passato quell'oretta al bancone a trangugiare whiskey, come se al suo portafogli facesse piacere sentirsi sempre più leggero.
Vedeva solo luci soffuse; qua e la qualche bel fondoschiena e una scollatura troppo accentuata. Sembrava una specie di Eden, o roba simile, perchè non doveva neanche pensare. Si versava un altro bicchiere e in poco tempo lo svuotava, lasciano perdere i lievi giramenti di testa e cercando di concentrarsi sul ritmo coinvolgente della musica.
Giusto ogni tanto, tornava coi piedi per terra per qualche istante, ricordandosi che era giunto al locale in compagnia di Slash, me che una volta dentro, si era ritrovato completamente solo. Si lasciò andare sul bancone, sfinito e completamente ubriaco. La guancia poggiava sulla superficie liscia e gelida.
Ad un tratto, scorse una figura che si avvicinava, avvolta da un succinto abito nero. Il fisico era molto mascolino; braccia ben tornite e fianchi larghi, in linea col busto. I lunghi capelli boccolosi e neri gli ricordavano vagamente qualcosa, ma proprio non ricollegava.
Il volto non era per niente fine. Le labbra erano truccate con un pesante e forse volgare, rossetto rosso, mentre il taglio degli occhi era contornato da uno spesso segno di matita nera.
Ai lobi, pendevano un paio di orecchini ad anelle, che si confondevano tra i ricci morbidi; steso com'era sul bancone, vedeva la sagoma capovolta.
Una mano bollente della sconosciuta si posò sul suo braccio pallido.
Sorrise sornione mentre sentiva le parole della ragazza giungerli ovattate, mezze coperte dalla musica ad alto volume. Annuì, senza capire assolutamente niente, senza cancellarsi il sorriso dal volto.
Poi, tutto d'un tratto, si sollevò dal bancone e piazzò una manata sulle natiche della riccia, senza pensare.
-Ehi honey...ti va di unirti allo zio Steve?- domandò il biondino, subito dopo aver compiuto l'atto.
La ragazza sbarrò gli occhi e cacciò uno strillo gutturale che fece accapponare la pelle Steve; quest'ultimo indietreggiò imbarazzato, mentre la riccia si sistemava addosso il vestito e le calze a rete, mostrando i lunghi peli neri che ricoprivano le sue gambe muscolose.
-Ma che...ehi..non pensavo che tu fossi...- borbottò confuso il biondino, singhiozzando.
-Steve, eccheccazzo, ma non mi riconosci?!- sbottò la riccia, con voce roca.
-Io non...-
-Sono Slash, pezzo di idiota!-
I due si fissarono nel più totale silenzio, mentre il riccio si sistemava la carta igienica che si era infilato nel reggiseno, gonfiando il petto.
-Slash?-
-Sì...razza d'imbecille...che cazzo ti è saltato in testa...mi hai palpato il culo! Frocio del cazzo!!-
-Ma...-
-Non una parola, è chiaro...non una solo fottutissima parola- ringhiò, abbassandosi il vestito sulle cosce tozze; poi si sedette sullo sgabello, accanto al biondo e alzò il braccio, schioccando nervosamente le dita.
-Una bottiglia di Jack- intimò al barista, che perplesso, gli porse il whiskey assieme a un bicchierino.
-Beh, che hai da guardare? Non hai mai visto una bella figa?- domandò, infastidito, facendo scappare via l'uomo mentre Steven se la ghignava e alcuni clienti si allontanavano imbarazzati.



Al bancone del bar vi erano tre ragazzi che chiacchieravano. Avevano tutti una birra in mano e parlavano delle cose più disparate. Si erano conosciuti solo pochi minuti prima ma l'atmosfera, le affinità e l'essere comunque dei ragazzi facevano in modo che parlassero come fossero già grandi amici. Il più alto di loro portava dei lunghi capelli biondo-ossigenati e nei quali si vedeva un po' di ricrescita, aveva il look un po' più punk degli altri e si chiamava Duff. Proprio accanto a Duff c'era un ragazzo con dei lunghi capelli rossi che rideva e scherzava ma, al contempo, si guardava intorno con meraviglia come a voler carpire i segreti di quel posto, si vedeva che tra i tre era l'ultimo arrivato nella città degli angeli, il suo nome era Axl. L'ultimo era moro e con i capelli più corti di quelli degli altri due, ma comunque lunghi, sembrava il più calmo e pacato, ascoltava e sorseggiava tranquillamente la propria birra interrompendosi ogni tanto per una risata od un commento, si era presentato come Izzy.Il biondo veniva di Seattle ed era arrivato in California per suonare il suo basso e diventare qualcuno. Gli altri due invece venivano da una cittadina dell'Indiana ed avevano attraversato sei stati per formare una band. Li conosceva da circa mezz'ora e già Duff aveva il serio sospetto che vivessero in simbiosi o roba simile, che pensandoci era anche carina come cosa... beh affettuosa se non altro.La comune passione per la musica aveva convinto i tre ad accordarsi per una jam session, per provare a metter su una band insomma.Qualche drink dopo l'argomento di conversazione si spostò sullo spettacolo che si stava consumando sul palco. Duff era a Los Angeles già da un anno e, continuando ad apprezzarle moltissimo, era abituato alle stripper; Izzy che vi era già da qualche mese non era a digiuno di simili spettacolini ma Axl era arrivato da poco e questo era forse il secondo numero che vedeva. Lo trovavano tutti estremamente eccitante, anche perchè era concepito per quello, ma il rosso ne era proprio catturato. Le due ballerine erano simili e diverse: una era chiara, con capelli mossi e marroni, magra e longilinea; indossava un corpetto nero che le fasciava il busto e faceva risaltare il seno (sarà al massimo una terza calcolò Axl), delle calze a rete e dei tacchi alti anch'essi neri, quanto al viso riuscivano a notare solo le labbra di un rosso acceso... ma anche se fosse stato visibile altro non lo avrebbero comunque guardato. Anche l'altra era chiara e con dei lughi capelli neri e lisci, non era grossa... non aveva la pancia, era formosa; portava un top rosso che a malapena le copriva il seno (questa dev'essere una quinta disse Izzy), una minigonna molto mini sempre rossa, delle calze bucate quanto un groviera scure e delle scarper con i tacchi scure.Nel bel mezzo dello show Izzy richiamò l'attenzione degli altri due per poi indicare uno dei primi tavoli dove un ragazzo biondo e ubrico stava cercando di rimorchiare quello che sembrava un tizio vestito da donna, il biondo doveva aver fatto qualcosa perchè sembrava che l'altro fosse contrariato ma non riuscivano a sentire nulla a causa del casino e della musica. Incuriositi e divertiti si diressero verso quegli strani personaggi per saperne di più.Andarono tranquillamente al tavolo e si presentarono, Steven e Slash si chiamavano gli altri due... Steven era il biondo e Slash quello vestito da donna. Si misero tutti a chiacchierare e, scoperto che per una fortunata coincidenza anche loro puntavano ad una carriera musicale, l'invitarono alla jam session che avevano organizzato.Alla fine venne fuori che, per qualche motivo non ben appurato, Slash si era presentato al locale con la gonna e Steve aveva cercato di rimorchiarlo dopo averlo scambiato per una bella donna... doveva essere bello ubriaco per scambiare il riccio per una donna e per di più bella! Comunque l'interessato sembrava perfino essersi scordato come fosse conciato, segno che anche lui non era proprio sobrio. Ad ogni modo poco dopo che ebbero iniziato a chiacchierare le stipper scesero dal palco per lasciare il posto ad una nuova rock band... Slash decise improvvisamente di andarci a provare con le due ragazze e gli altri, dimenticando immediatamente i propositi di sentire e analizzare la band, rimpiansero di non avere una macchina fotografica od una telecamera per filmare ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.



Liv si passò una mano tra i lunghi boccoli castani, mentre con l’altra si sventolava il viso accaldata, in attesa dei loro drink.Lilith si guardava attorno scrutando da vicino il pubblico che aveva appena finito di intrattenere, ballando sensualmente su quel palco, che le vedeva protagoniste durante le serate piccanti della settimana.A qualche metro di distanza, c’era un gruppo di capelloni, dalle acconciature improbabili. Ad un primo sguardo, potevano sembrare drag queen in technicolor, specie quello riccio che indossava una gonna e delle calze a rete. Se fosse stata un po’ più lucida, si sarebbe di certo domandata perché diamine quel tizio fosse conciato in tal modo, ma lasciò correre.Tirò una gomitata a Liv, intenta a sorseggiare una birra, e le indicò i cinque ghignando divertita.La ragazza storse la bocca. Quei tizi erano davvero improbabili.Poi il suo sguardo si posò su quello che pareva meno partecipe alla conversazione. I suoi capelli corvini e scompigliati gli incorniciavano un viso pallido e magro che per un momento gli ricordò il volto di Josh. Ingoiò la birra, strizzando gli occhi e scosse la testa.
-Non sono adorabili?- mugugnò Lilith.
-A me sembrano solo dei coglioni montati…-
-Ma…oddio, quello sta venendo qui…- sussurrò in un misto tra eccitato e terrorizzato, la mora. Liv alzò lo sguardo giusto in tempo per vedersi arrivare a pochi centimetri dal naso, il riccio vestito da donna. Puzzava terribilmente di alcol, e si vedeva lontano un miglio che faticava a reggersi in piedi.
-Ehilà, bellezze…- biascicò. Liv indietreggiò perplessa e vagamente infastidita, mentre Lilith ridacchiava sommessamente, scrutando da vicino l‘improbabile outfit del ragazzo. -Vi ho viste muovervi su quel palco poco fa…davvero un bello spettacolo, non c’è che dire-
Nel frattempo, gli altri quattro ragazzi si stavano avvicinando impercettibilmente, per non perdersi il divertente siparietto
-Grazie…- azzardò Lilith. Liv sorrise tirata, tornando a sorseggiare la sua birra.
-Che ne dite di fare compagnia a me e ai miei amici?- domandò avvicinandosi pericolosamente.
-No, grazie dell’invito, ma preferiremmo essere investite più e più volte da una pressa- sibilò la riccia, stanca dell’insistenza dello sconosciuto.
-Quante storie… non me lo dai un bacino?- il ragazzo si era completamente dimenticato di essere vestito e truccato da donna -per giunta racchia- così si avvicinò ancora di più al volto di quell’osso duro, protendendo le labbra dipinte di rosso.
Liv seccata, gli allontano la faccia con una mano. Il riccio barcollò e finì tra le braccia di Steven che, assieme agli altri, aveva finalmente raggiunto l’amico.
-Che succede qua?- domandò il rosso, fingendo di non aver assistito alla scena fino a pochi istanti prima.
-Succede che questa qua è frigida e non vuole smollarla, perché pensa di essere l’unica donna ad avercela- brontolò Slash sorreggendosi.
-Che stronzo!- sbottò Liv -Tenete a bada il vostro amico o lo faccio cacciare dal locale- strillò inviperita.
-Dai Liv… lascia perdere, non vedi che è ubriaco?- tentò di farla ragionare Lilith, tirandole lievemente il braccio.
-Non è ubriaco, è coglione…- ringhiò -Andiamo, prima che m’incazzi sul serio- lasciò il boccale vuoto sul bancone e trascinò la mora verso i camerini, lasciando basiti i cinque sconosciuti.
-Penso di essermi innamorato- constatò il biondino, sghignazzando.
-Troia…- bofonchiò Slash.

Il rosso non staccò gli occhi di dosso alla mora, nemmeno per un istante, ignorando quasi completamente la riccia.
Quella ragazza era diversa dalle altre che aveva visto sino a quel giorno.
A Lafayette gli parevano tutte delle santarelline ipocrite e per nulla interessanti. Una volta arrivato a Los Angeles invece, aveva trovato solo ragazze facili e fin troppo disinibite.
Quella morettina gli sembrava diversa…ma visto il lavoro che faceva, non poteva essere poi così casta…
Uscirono dal locale e si fermarono in mezzo alla strada per fumare una sigaretta, scroccandole tutte al povero Duff che era l’unico provvisto di pacchetto.
-Allora- mormorò Axl, sbuffando fumo grigiastro -Domani sera…stesso posto, stessa ora?-
Tutti annuirono entusiasti.
-Ci vediamo domani, quindi…- Steve si congedò allontanandosi seguito da Slash, ancora barcollante.
Duff salutò con un cenno del capo e si avviò lontano, nel senso opposto.
Izzy e Axl rimasero fermi a finire la loro sigaretta, senza parlare.
Dopo poco sentirono dei passi avvicinarsi.
-Sbagliato strada- annunciò Steven con un sorriso a trentadue denti, mentre Slash mugugnava cose incomprensibili appeso al suo collo. -Abitiamo di là…- li salutò con la mano, trascinandosi appresso l’amico, sotto lo sguardo basito di Izzy e quello divertito di Axl.
Il rosso pestò con forza a terra, spegnendo il mozzicone e si infilò le mani in tasca.
-Andiamo?- domandò. Il moro annuì e si incamminarono nella notte, verso casa, illuminati dalle luci fioche dei lampioni.

-Però era carino…- si lagnò Lilith.
-Chi? La pertica, il tranvione, peldicarota, l’orso o il depresso?- domandò Liv, accendendosi una sigaretta. Non era solita fumare, ma dopo le serate lavorative più stressanti, un momento di relax con le sue sigarette non glielo toglieva nessuno.
Lilith sbuffò -Peldicarota…-
-Mhm…carino sì… nulla di che-
-Nulla di che?!-
-Passabile…-
-Ma parliamo della stessa persona?- domandò Lilith, stringendosi nella giacca di pelle, Liv soffiò via il fumo senza rispondere. -Ah, non importa…andiamo dai…-
Si incamminarono anche loro, seguendo le tracce del moro e del rosso che poco prima avevano calpestato quello stesso asfalto.

Li avrebbero mai rivisti?

 


saaaaalve a tutti da Estranged... ci auguriamo che la storia vi piaccia e ringraziamo chinque legga e recensisca (cosa che siete cordialmente invitati a fare) grazie a tutti... e alla prossima!

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Capitolo 3
*** 3 ***



Allungò un braccio verso l'orologio, che si trovava da qualche parte sul comò alla sua destra, lo portò accanto al viso ed aprì gli occhi: le 09.45. Era un orario accettabile, guardò nel letto dall'altra parte del comò: la sua coinquilina era ancora addormentata. Si sarebbe concessa una doccia calda e, se al suo ritorno, fosse stata ancora nel mondo dei sogni l'avrebbe svegliata.
Si diresse verso il bagno sbadigliando. Regolò l'acqua ed entrò sotto la doccia. Passò le mani sul viso per eliminare tutto il sonno e scoprì di aver eliminato anche una buona parte del trucco della sera prima. Avrebbe dovuto ricordarsi di struccarsi. E da questa semplice costatazione iniziò a ripensare alla serata: era stata molto infastidita da quel deficiente che sembrava un trans... chissà poi perché aveva deciso di andarsene in giro conciato a quel modo dato che poi ci provava spudoratamente! Mah... forse aveva davvero ragione Lilith, era ubriaco. Ok, magari se gli fosse capitato di rincontrarlo si sarebbe ricordata di essere un po' più carina. Improvvisamente gli tornò in mente la faccia di quell'altro ragazzo, quello moro che aveva chiamato depresso... era carino, gli ricordava Josh e... e l'aveva visto per circa dieci secondi cazzo! Forse era il caso di uscire da quell'affare: l'acqua aveva iniziato a raffreddarsi. Si avvolse nell'accappatoio (in realtà era un asciugamano da spiaggia... faceva caldo a Los Angeles e comprare dei veri accappatoi sarebbe stato un inutile spreco di soldi) e tornò nella loro stanza, che a dire il vero insieme alla cucina e al bagno componeva l'intera casa... non avevano soldi. Era un gigantesco casino: i letti disfatti e il comò pieno di libri, riviste e dischi, uno stereo era sotto il comò ed i vestiti sembravano esplosi ovunque... quasi tutto quello che possedevano lo avevano portato da casa, cercavano di comprare o comunque procurarsi il minor numero di cose possibile.
-Halleluja!- esclamò Lilith -Finalmente sei uscita...- dopodiché si diresse anche lei verso la doccia. Liv la seguì per asciugarsi i capelli e poi andò a vestirsi: un paio di jeans e una camicetta con le maniche corte, mentre si metteva le scarpe da ginnastica Lilith si precipitò su letto con i capelli un po' bagnati e un po' asciutti e s'infilò anche lei un paio di pantaloncini di jeans e una canottiera
-Oh ti prego andiamo a fare colazione in un bar? Ti preeeego- piagnucolò
-Umm....- ci pensò su, in fondo una volta ogni tanto... perchè no? -Ok-
-Aaaah! Grande grazie!- esultò l'altra.
Cappuccino per Liv, tramezzino per Lilith.
-Liv?-
-Uh?-
-Certo che era proprio carino..- sospirò la ragazza
-Ma chi?- domandò l'altra leggermente perplessa
-Ehmm... il... il ragazzo di ieri sera- bisbigliò imbarazzata la liscia
-Oh Lil, ma ancora ci stai pensando?-
-Già- era strano, insomma non era certo la prima volta che un cliente del bar si comportava in modo fin troppo cordiale con loro, eppure nessuno l'aveva mai colpita come quel ragazzo... alla fine non era nemmeno lui che aveva esagerato, a mala pena aveva parlato a essere sinceri e chissà perchè le era rimasto tanto impresso... non lo sapeva ma nemmeno le importava troppo di saperlo, sapeva semplicemente che aveva considerato l'idea di cercarlo in giro per la città, lui ed i suoi strambi amici... poi si era ricordata che non era possibile “cercare qualcuno in giro per la città” a Los Angeles che era enorme, non era come essere ancora in Arizona che è piccola e più o meno tutti si conoscono.
-Beh ad ogni modo quale era carino? Quello rosso?-
-Si- rispose mogia, mogia
-Ah dai... esagerata...-
Lilith fece un sorriso -Magari torneranno al bar no?-
-Può essere... e se quel matto di ieri ci ri prova sta volta lo prendo a schiaffi!- così il tutto sfumò in risate.
“Magari torneranno al bar” aveva ragione, magari sarebbero tornati... anche il ragazzo con i capelli mori.




-Sicuro sia questo il posto?- domandò Axl calciando la ghiaia che ricopriva il vialetto della piccola villa. Izzy continuava a bussare alla porta in legno scuro, mentre la custodia della chitarra gli penzolava dalle spalle.
Nessuno andava ad aprire.
-La via è giusta… il civico è questo- il moro bussò di nuovo.
-Quello non è…come ha detto di chiamarsi…Steven?- domandò Axl indicando poco più in là, un ragazzo che si avvicinava con due bacchette infilate nei jeans.
-Sì è lui-
Il biondino si avvicinava guardando il cielo azzurro macchiato da una o due nuvole bianche. Teneva le mani in tasca e le gambe larghe.
-Allora è il posto giusto… ma perché non apre nessuno?-
Il ragazzo si avvicinò, scrutando la casa e i due che se ne stavano fermi davanti alla porta con le braccia conserte.
Poco dopo anche la pertica bionda che si faceva chiamare Duff, si avvicinò, comparendo dal fondo del vialetto.
-Ehi- lo salutarono.
-È questa?- domandò l’ultimo arrivato, indicando la porta.
-Pare di sì, ma il tizio non apre…-
-Tranquilli ragazzi, adesso arriva. Ha i suoi tempi…- garantì Steven, appoggiandosi con le spalle al muro.
Pochi istanti dopo, infatti, il riccio aprì la porta, a rallentatore.
-Mhm- biascicò. Il suo volto era coperto dai ricci e addosso portava solo una maglia larga e un paio di boxer.
-Appena svegliato Slasher?- domandò il biondino ghignando.
-Uhmmm-
-Sai che sono quasi le tre del pomeriggio, vero?-
-Smettila di parlare. Ho mal di testa- si scansò e fece cenno agli altri di entrare. Axl e Izzy si fecero largo nel corridoio osservando l’arredamento. Era tutto così famigliare in quella casa… non erano più abituati a un clima simile da quando si erano trasferiti.
-Ola?- domandò Steven.
-È fuori…torna dopo, ha lasciato della torta per te. Alle volte mi domando chi di noi due sia veramente suo nipote- li accompagnò in cucina e indicò la torta di mele appena sfornata.
-Sì, però adesso basta cazzeggiare, dobbiamo provare a vedere se funzioniamo assieme, no?- saltò su il rosso, con la bocca ancora piena.
Così si recarono in garage, allestito dal riccio alla bell’e meglio, per quelle che sarebbero state le prime prove del fantomatico gruppo.
-Purtroppo non ho un microfono…dovrai arrangiarti- Slash avvertì subito Axl che si guardava attorno spaesato. Il rosso annuì perplesso.
-Non avrà problemi, fidati- mormorò Izzy, che ben conosceva il timbro di voce dell’amico.
Il riccio imbracciò la chitarra, imitato dal moro.
Steven si sedette alla batteria, che ormai faceva parte del garage, da quando lui e Slash si erano conosciuti.
Duff attaccò il basso all’amplificatore e iniziò a far correre le dita sulle corde spesse.
-Dai il tempo Steve-
Tac tac ta..
-Aspetta! Il tempo per cosa?- domandò Axl, strabuzzando gli occhi.
-Boh…improvvisa-
-Ma…?!-
-Usa la tua fantasia…-
Tac tac tac tac
Steven iniziò a picchiare sulla batteria con una forza e un ritmo che coinvolsero subito il riccio il biondo e il moro.
I due chitarristi si ritrovarono ad improvvisare vari riff che, con meraviglia di entrambi si incastravano tra di loro come se ci avessero lavorato su per ore e ore.
Duff li seguiva con una linea di basso a tratti semplice, a tratti più complessa, e Axl stava li a guardarli, mentre si intrecciavano, lavorando grandiosamente e in sincronia come gli ingranaggi di una macchina.
Iniziò a gridare, e ad improvvisare un testo su quella che ormai era diventata la base. Ci fu un attimo di incertezza, ma poi si sciolse e si accorse che era come se fosse già tutto scritto. Stavano funzionando. E funzionavano alla grande.




-Liiiiiiiiiiv!!- urlò forte, di modo che questa potesse sentirla da dentro il bagno -Liiiiiiv!!- gridò ancora sbattendo i pugni contro la porta
-Che c'è?- rispose la ragazza aprendole
-Che c'è? C'è che è tardi! È tardissimo! Dovremmo attaccare alle nove ricordi? Ecco sono le otto e quarantacinque-
-Ops- rispose la riccia con aria colpevole facendo sbuffare Lilith
-Muoviti- si limitò a rispondere tirandola per un braccio.
Fortunatamente abitavano proprio accanto al Whiskey a go-go, arrivarono correndo e si sbrigarono a cambiarsi insieme alle altre “ballerine”... dei tre numeri del sabato il loro era il secondo. Lavoravano sempre in coppia, a quanto pare piaceva. Si prepararono con vestiti e trucco, anche se era perfettamente inutile: nessuno avrebbe mai notato il trucco e i vestiti non finivano mai troppo bene, ma erano del locale per cui... Dopo si misero a guardare le loro colleghe sul palco da dietro le quinte, Gloria e Hanna erano sempre bravissime.
Un bisbiglio di Lilith distrasse la riccia dalla performance -Che c'è?-
-Guarda- rispose indicando qualcosa tra i tavolini
-Ma dove?- per quanto si sforzasse non riusciva a notare niente
-Lì... proprio sotto il palco-
Liv aguzzò la vista e, scrutando tra la prima fila di tavoli, afferrò quello che voleva mostrarle l'altra: in uno dei tavoli centrali, che chiacchieravano, brindavano e guardavano lo show c'erano i ragazzi del giorno prima. Ancora con quel look improbabile, così diverso da quello degli altri avventori che si dividevano in distinti uomini in cerca di svago e ragazzi a metà tra il glam e il punk patinato della città degli angeli. Ma loro non rientravano in nessuna categoria, quello che aveva chiamato “la pertica” era quello che più si avvicinava al punk con quel chiodo di pelle, ma un punk grezzo e non patinato. Anche pel di carota, accanto a lui portava un chiodo, ma non sarebbe mai passato per un punk con quella pettinatura. Dell' “orso” non riusciva a vedere nulla se non i capelli riversi sul tavolo. Quanto meno quello che la sera prima ci aveva provato oggi non cercava di passare per una donna. Ed ultimo, il ragazzo che l'aveva colpita, aveva una bella coppola in testa. Liv non riusciva a smettere di guardarlo.
-Allora... hai visto?-
-Si si... vedo... e allora?-
-Beh allora... allora... -
-Allora?- ripeté Liv con viso sardonico, non riusciva a non guardare il ragazzo con la coppola, ma trovava che fosse inutile trivellarsi il cervello con inutili paturnie e preferiva rimanere distaccata e cinica, soprattutto perché vedeva Lilith così entusiasta e, insomma, doveva bilanciare un po' le cose
-Umm... allora niente però ecco, non lo so... io...- il labbro inferiore della mora sporgeva in un buffo broncio di delusione
-Facciamo così: gli offriamo un drink ok? Così mi scuso anche con il tipo di ieri- propose la riccia accondiscendente, facendo di nuovo spuntare il sorriso sulla bocca dell'amica, era così facile farla sorridere.
Lilith adesso continuava a blaterare di come volesse trovare un modo “qualcosa... qualunque cosa” per farsi notare dal rosso... non che fosse poi così difficile, le fece notare Liv, essendo solo in due e dato che erano in prima fila sarebbe stato strano se non l'avesse notata. Tra una chiacchiera e l'altra arrivò la fine del numero di Hanna e Gloria: toccava a loro. Liv si diresse al centro del palco molto tranquillamente, pronta ad affrontare un normale sabato con un numero che avevano fatto milioni di volte; al contrario Lilith avrebbe voluto fuggire per paura di fare brutta figura, anche se non era mai successo... poteva essere? Sempre la stessa storia? Tutte le sante volte? Evidentemente si.
Erano seduti in prima fila, bevendo birra e commentando le due spogliarelliste che si stavano esibendo. Slash sfoggiava un sorriso sornione e non staccava gli occhi da quei corpi perfetti nemmeno per un istante.
-Beh, almeno stasera non sei vestito da donna…- commentò Adler.
-Taci, cazzo, non ci voglio più pensare-
-È stata una tua idea, Slasher…-
-E relativamente, sarebbe stata geniale. Poi però tu hai tentato di stuprarmi- sbottò picchiando un pugno sul tavolo, scatenando l’ilarità tra gli altri tre, mentre Steven mascherava l’imbarazzo trangugiando il liquido ambrato.
Si voltarono a guardare il palco, mentre le due ragazze finivano il numero.
La musica cambiò d’improvviso. Killer Queen movimentò l’atmosfera che si era creata e dalla tenda scura che ricopriva il fondo del palcoscenico, uscì una gamba fasciata da sottilissime calze nere.
Slash fischiò ed essendo già mezzo ubriaco, forse nemmeno se ne rese conto.
Axl si sistemò meglio sulla sedia, sprofondandoci dentro, imitato da Duff.
Steven si fregava già le mani e Izzy scrutava il palco con un’espressione indecifrabile.
La voce di Freddie accompagnava i movimenti sensuali della gamba che, dopo aver giocato con la stoffa della tenda, uscì seguita dal corpo formoso della ragazza riccia.
Slash quasi si strozzò vedendola spuntare così all’improvviso.
Poco dopo, l’altra ragazza, che avevano visto la sera precedente, fece il suo ingresso raggiungendo la compagna.
Cominciarono a ballare provocando varie reazioni tra il pubblico sottostante.
Steven faceva oscillare lo sguardo tra entrambe, senza sosta, e senza cancellare il sorriso sornione dalla sua faccia visibilmente compiaciuta.
Duff continuava ad ammiccare convinto che gli sguardi che le due lanciavano agli spettatori, fossero solo per lui.
Slash alternava un sorso di birra a un’occhiata maliziosa.
Poi c’erano Axl e Izzy che osservavano le due senza dare segno d’apprezzamento. Erano semplicemente rapiti dalla loro danza provocante.
Il rosso non aveva scollato lo sguardo dal corpo della mora, vestita da uno striminzito completino di lingerie rossa, nemmeno per un istante.
Il moro invece, continuava a fissare la castana. Vedeva i ricci ricoprirle le spalle esili, mentre il suo busto stretto in un corpetto blu si piegava a tempo di musica, oscillando e ancheggiando.
-Mi sono innamorato di nuovo- mormorò Steve, svuotando il boccale.
-Mhm, ti eri innamorato anche la settimana scorsa, e quella prima ancora- gli fece notare il riccio, facendo l’occhiolino alle due, scordandosi quasi del tutto dello spiacevole incontro che avevano avuto giusto la sera prima.
-Sono uno che non si impegna…-
Tra una risata e un commento malizioso, Axl e Izzy continuavano a guardarle silenziosi, come stregati…
Liv scese dal palco accaldata e stanca (e poi dicono che lavori come questo sono facili...), ma decisa a mantenere la promessa fatta all'amica che si trascinava dietro. Lilith al contrario procedeva oscillando tra imbarazzo ed entusiasmo... certo presentarsi così da gente che si è vista solo una volta, e in una situazione non troppo rilassata, è un po' bizzarro ma alla fine chissà che non potesse essere anche divertente.
Le due si avvicinarono al bancone del bar e ordinarono qualche drink: birra per la riccia e whiskey per la mora e i cinque sconosciuti... di solito non si sbagliava con il whiskey. Una volta presi i bicchieri si avviarono al tavolo dove questi erano seduti e, posando le bevande davanti a loro, si sedettero con nonchalance
-Salve- esordì il riccio con uno sguardo lascivo e annacquato diretto alla scollatura delle due. Liv, decisa a porsi nel modo migliore, rispose con un sorriso mentre Lilith esclamò -Ciao! Noi siamo ehm... -
-Stripper sì, l'abbiamo notato- concluse per lei uno dei due ragazzi biondi, ma non lo disse con malizia, era più che altro come se volesse levarla dall'imbarazzo
-Già beh... io mi chiamo Lilith- proseguì quella ancora sorridente
-Liv- la seguì la riccia con un cenno del bicchiere, tutti i ragazzi si presentarono
-Slash- farfugliò il riccio vagamente sbronzo
-Steve- annuncio il più basso dei due biondi con un sorriso ingenuo e luminoso
-Izzy- disse pacato l'altro ragazzo moro
-Duff- continuò il biondo che era intervenuto prima il aiuto della mora
-Axl- concluse peldicarota dando un sorso al suo drink.



Ehilà, gente :)
Qui è Ramble... Siamo al terzo capitolo... le nostre ragazzuole hanno capito che i cinque bellocci non mordono...chissà cosa potrà accadere adesso °-°
Direi che vi lascio, ringraziando chi ha letto e chi ha messo la storia tra le seguite, a nome di entrambe ^^
Al prossimo capitolo ;)

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